Pseudocatalogo # 10
“Fotografie al collodio sui campi di battaglia risorgimentali” Riprese fotografiche eseguite da Aldo Marci in esterno ed in azione con l’antico processo al collodio umido. A cura di Gabriele Chiesa.
11 dicembre 2021 - 9 gennaio 2022 Museo Nazionale della Fotografia Cinefotoclub Brescia
Orari di apertura: martedì, mercoledì, giovedì dalle 9 alle 12 sabato e domenica ddalle 16 alle 19 Ingresso visitatori da Contrada del Carmine 2F, accanto alla chiesa del Carmine Segreteria: Via San Faustino, 11/d - 25122 Brescia (Italia) Tel. Email: Web site:
03049137 museobrescia@museobrescia.net https://www.museobrescia.net/it/
Impaginazione, grafica e testi di Gabriele Chiesa. Museo Nazionale della Fotografia di Brescia, 13 novembre 2021.
Opera in Licenza Crreative Commons Attribuzione – Non Commerciale – Condividi allo Stesso Modo 4.0 Internazionale https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0/deed.it
Presentazione
Presentazione Il museo Il Museo Nazionale della Fotografia – Brescia è espressione del Cinefotoclub di Brescia, nato nel 1953. I materiali raccolti nelle sale espositive raccontano la storia della fotografia e del cinema, dagli albori dell’invenzione ad oggi, attraverso apparecchiature fotografiche e cinematografiche, materiali storici, originali fotografici ed accessori, iniziando dai primi esperimenti fino ai giorni nostri. Nelle due sale mostre del Museo si susseguono ogni mese esposizioni dedicate alla produzione di autori nazionali e internazionali. Dal 2013 inoltre è stata creata la sezione espositiva “La mostra nel cassetto”, uno spazio espositivo che accoglie e rende fruibili al pubblico alcune fotografie conservate nell’immenso archivio del Museo. Nel corso degli anni si è aggiunta la sezione “Spazio Soci”, dedicata a piccole mostre personali. Dal 2020 una sezione espositiva è dedicata alla storia dei processi fotografici ed agli artisti visuali che si esprimono attraverso la reintepretazione dei processi analogioci storici. La Biblioteca foto-cinematografica permette la consultazione di circa 8.000 volumi di argomento fotografico e cinematografico. Il Museo custodisce importanti fondi fotografici storici che si arricchiscono progressivamente di stampe, lastre e pellicole, grazie ad acquisizioni e donazioni di archivi privati e di prestigiosi studi fotografici. L’ingresso al Museo è libero e gratuito. Sito web del museo, con tutte le informazioni, contatto, n. di telefono e gli orari di apertura: https://www.museobrescia.net/it/ facebook: https://www.facebook.com/MuseoFotografiaBrescia youtube: https://www.youtube.com/c/MuseobresciaNet
La mostra La mostra “Fotografie al collodio sui campi di battaglia risorgimentali” a cura di Gabriele Chiesa si è svolta dall’11 dicembre 2021 al 9 gennaio 2022 presso il Museo Nazionale della Fotografia Cinefotoclub Brescia. l’esposizione ha presentato una selezione di opere realizzate dal fotografo Aldo Marci con l’antico processo del collodio umido negli anni tra il 2017 ed il 2019 nel corso di rievocazioni storiche che si sono svolte sui luoghi di alcune delle più sangiuonose battaglie del Risorgimento. Aldo Marci non ama le soluzioni semplici ed anche in fotografia preferisce affrontare le sfide più ardue per esprimersi in modo del tutto originale ed autonomo. Sperimentatore appassionato, non si è limitato ad applicare e reinterpretare le ricette storiche della fotografia antica, introducendo perfezionamenti che gli permettono di raggiungere risultati che spesso sono mancati anche ai più grandi maestri della fotografia di Metà ottocento. Le rare riprese d’epoca che documentano gli eventi bellici di oltre un secolo fa sono di regola molto statiche, a causa dei limiti imposti dai lunghi tempi di posa. Aldo Marci, pur impiegando la medesima tecnica del passato, ha affinato formulazioni e abilità operative fino ad ottenere una padronanza di esposizione che gli consente autentiche istantanee ricche di presenza ed animazione. Aldo Marci opera regolarmente in esterno: per strada, in piazza, in montagna, in ambienti rurali o di archeologia industriale. Miniere, fabbriche e capannoni che il tempo ha ormai trasformato in scheletri, ma anche ponti, fiumi e boschi sono gli ambienti nei quali Aldo Marci ama perdersi, trascinandoci con lui nella magia di riprese fotografiche dal sapore antico. Contatto facebook: https://www.facebook.com/aldo.marci
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Aldo Marci
Intervista di Eduardo Di Cristina ad Aldo Marci Adattamento tratto da IStoria - Vivi la Storia https://www.istoriaitalia.com/post/la-storia-per-aldo-marci
La selezione delle fotografie al collodio umido esposte nella mostra “Fotografie al collodio sui campi di battaglia risorgimentali”, svoltasi dal 11 dicembre 2021 al 9 gennaio 2022 presso il Museo Nazionale della Fotografia Cinefotoclub Brescia, sono state realizzate su lastra in vetro da Aldo Marci applicando il processo inventato da Frederick Scott Archer nel 1850. Le riprese sono dunque opere fotografiche contemporanee create tra il 2017 ed il 2019. 1 [EDC]. Raccontaci in sintesi quale e quanto lavoro è richiesto per diventare esperto nell’utilizzo del collodio e fare queste splendide foto. [AM] Il collodio è una tecnica che richiede pazienza, esperienza e manualità. Per arrivare a un livello dignitoso occorrono studio teorico per comprendere la chimica del processo e la sua gestione sul campo, una buona dose di pazienza nella gestione della chimica e dei suoi problemi, molta manualità che si acquisisce solo con il tempo ed accettando di sbagliare molto all’inizio. Una volta superati questi ostacoli si apre un mondo differente, con altre regole, dove dietro ogni singolo scatto occorre preparazione ed una buona dose di esperienza fondata su molte lastre sbagliate. Buona parte del lavoro di fotografo al collodio devo dire che è nascosta: tagliare le lastre di vetro, molarle e pulirle, preparare la chimica, gestirla e riordinare le attrezzature sono attività che occupano la maggior parte del tempo. Le persone che osservano dall’esterno vedono solo il lavoro sul campo con la camera oscura e la macchina fotografica, ovviamente parlando di collodio umido negativo e ambrotipia. Lo scatto è solo una minuscola frazione dell’impegno necessario e fa specie che in quella manciata di secondi si dia il senso alle giornate di lavoro necessario alla preparazione dei materiali. Ovviamente solo l’esperienza permette di capire quanto esporre e come, a seconda della luce e del suo colore. Il collodio come tecnica vede solo la luce attinica e di fatto è sensibile a lunghezze d’onda che per noi sono per lo più invisibili. Stessa cosa accade con lo sviluppo, che agli inizi, particolarmente con le ambrotipie è poco intuitivo. Ma ogni cosa diventa possibile con pazienza e perseveranza. Anche i migliori continueranno a sbagliare, specie se porteranno la tecnica al limite, ma sempre meno rispetto agli inizi. In cambio il collodio è una tecnica capace di dare una soddisfazione unica, ogni scatto è una sfida ad ottenere un risultato perfetto. Regala un’emozione che quasi nessuna altra tecnica è in grado di dare. 2 [EDC]. Sappiamo che partecipi attivamente alle rievocazioni storiche. Come è iniziata questa passione e quale è il ricordo più bello? [AM] Questa passione nacque quasi per caso. Penso nel maggio del 2017. Fino ad allora non sapevo che esistesse il mondo delle rievocazioni. Vidi per caso un documentario del quale era protagonista un gruppo di rievocatori del periodo della guerra civile americana. Iniziai allora a pensare che portare il mio modo di fotografare ad una rievocazione potesse portarmi a fare cose interessanti. Ovviamente non conoscendo nessuno iniziai a scrivere a varie associazioni. Conobbi Amaltea. Fu così che il 24 giugno 2017 partecipai alla prima rievocazione a San Martino, anche se solamente come ospite. Fu l’inizio di una esperienza incredibile che mi portò a fare grandi progressi dal punto di vista tecnico.
Fotografie al collodio sui campi di battaglia risorgimentali
Buona parte dei fotografi al collodio contemporanei non lavora al di fuori del proprio studio. Scattare all’aperto con qualsiasi condizione climatica a volte rasenta il proibitivo. Ma quando riesci a portare a casa una lastra perfetta la soddisfazione è immensa. Per me è difficile dire quale sia il ricordo più bello. Il fatto è che ne ho tanti e dietro ogni ricordo quasi sempre vi è una lastra. Della prima volta ricordo lo stupore dei rievocatori e futuri amici di Amaltea. La prima lastra non posso scordarla. Era surreale perchè quasi nessuno si aspettava che lo stessi facendo sul serio. Io mi ricordo che arrivai prestissimo e iniziai a montare con la pioggia. Mi girai e vidi le tende del campo. Capii subito che era iniziata una giornata indimenticabile. La prima lastra dei due bersaglieri, con le tende sullo sfondo, qualche goccia di pioggia ed una luce morbidissima che non potrò mai scordare. Di certo non posso dimenticarmi della prima volta al forte Ardietti, dove iniziai a fotografare la folla senza mettere in posa, e neanche la serie di lastre fatte il giorno dopo una tempesta vissuta sotto le tende di cotone. Non dimenticherò nemmeno il primo negativo andato a buon fine, quello del duello, con poca luce, sotto ad un cielo nuvoloso con pioggia ed un freddo incredibile. Ma i ricordi sono tanti e molti altri non sono legati alla fotografia, ma proprio al senso di comunità che si crea quando partecipi alle rievocazioni. Ma ciò è difficile da spiegare se non lo si prova. 3. [EDC]. Quali sono i personaggi storici più influenti della fotografia e quali sono i momenti salienti che l’hanno caratterizzata dalla sua nascita ad oggi? [AM] Per rispondere a questa domanda si dovrebbe scrivere un trattato e vi è da dire che sugli inizi i pareri sono discordi. Il problema della fotografia agli albori non era quello di riuscire a creare un’immagine ma piuttosto quello di mantenerla. La fotografia era qualcosa di diverso da come noi oggi la intendiamo. Impossibile dare una risposta esaustiva in poche righe, ma penso che qualche accenno sia già un piccolo inizio. Tralascio molto e spero mi perdonerete. I personaggi principali che non si possono tralasciare di sicuro sono Niepce e Daguerre. Il famoso dagherrotipo è stato l’inizio della fotografia di ritratto con la sua qualità incredibile ma anche le enormi difficoltà del processo. Accanto a loro a mio avviso devono comparire Talbot ed Herschel. Solo grazie alla carta salata ed al calotipo, con il concetto di creazione di negativo e successiva stampa per ottenere un positivo, per la prima volta fu possibile ottenere delle copie su carta. Questa è un’idea piuttosto moderna e simile a ciò che noi concepiamo come “fotografia”. Herschel contribuì in modo determinante alla creazione di numerose tecniche, compresa la cianotipia. Archer fu l’inventore del collodio umido ma accanto a lui non si può non menzionare Blanchart-Evrard, inventore dell’albumina. Questi due processi rivoluzionarono la fotografia e la dominarono per almeno 30 anni.
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Aldo Marci
Accanto a nomi degli inventori dei processi andrebbero menzionati gli inventori e i produttori delle lenti senza le quali sarebbe stato impossibile fotografare. Petzval va ricordato come inventore della lente per ritratti, ma ritengo quasi impossibile in questo contesto riuscire a citare tutti gli altri e di come le loro invenzioni abbiano cambiato il modo di fotografare. Uno dei momenti di svolta della fotografia fu il passaggio dal collodio alle lastre alla gelatina. Come sempre l’invenzione del processo è dovuta a studi di più autori ed è durato anni. Ma uno dei periodi chiave sicuramente è l’inizio della creazione delle industrie fotografiche. Esistevano anche prima del 1880 e producevano ad esempio le carte all’albumina che poi andavano sensibilizzate. La produzione in massa delle lastre alla gelatina, delle carte alla gelatina e successivamente delle pellicole cambiò il modo di fotografare e il lavoro del fotografo. Facilità di utilizzo, nuovi prodotti acquistabili pronti, possibilità di scattare anche per persone non esperte con soluzioni geniali e innovative come quelle di George Eastman. Nomi come Kodak, Ilford, Agfa e molti altri sono ancora oggi famigliari. La nascita della fotografia a colore, con il breve e splendido periodo delle lastre a colori Autochrome dei fratelli Lumiere, e la sua evoluzione successiva nelle pellicole che ancora oggi si possono utilizzare. L’evoluzione degli apparecchi cambiò per sempre il modo di fotografare: la nascita del medio formato e del piccolo formato. Non si possono tralasciare personaggi come Leitz , Franke ed Heidecke, Hasselblad . Ma così facendo si finisce per dimenticarne molti altri. Infine il digitale, che quasi tutti diamo per scontato. Per quanto possa sembrare assurdo fu la Kodak a lavorare ai primi progetti di sensori ccd intorno agli anni 70. Il resto è storia ed evoluzione fino ai nostri giorni. 4. [EDC]. Cosa è per te la storia e cosa ti ha avvicinato ad essa? [AM] Domanda di non facile risposta, specialmente se non si vuol dare una risposta banale. La storia mi ha affascinato fin da bambino. Mi ricordo delle gite agli scavi archeologici: la storia era una materia che adoravo a scuola. In realtà penso che noi tutti siamo immersi nella storia. Non solo in quella contemporanea. Senza che ce ne rendiamo conto, noi conserviamo tracce di tempi antichissimi in ogni cosa che facciamo. Nelle nostre parole vi sono storie di popoli lontani. Camminiamo fra palazzi che sorgono sopra a rovine che talvolta sorprendentemente tornano alla luce narrando di lontane epoche passate. Ma questa è una visione romantica. Non sono la persona con la giusta competenza per definire cosa sia la storia. Finirei quasi per dire che è come l’arte: quasi tutto è arte. In realtà mi piacerebbe dire che ogni cosa del passato di cui si può avere traccia, scritta o meno, è storia. Poi vi è la storia dal punto di vista di uno storico e di un archeologo. Magari meno romantica, ma di sicuro rigore scientifico. Forse dal loro punto di vista la storia è altra cosa. Per fortuna oserei dire.
Fotografie al collodio sui campi di battaglia risorgimentali
5. [EDC]. Come si crea una foto al collodio? [AM] Il collodio può essere definito come una famiglia di tecniche basate, come si comprende dal nome, sull’invenzione del collodio, che è composto da etere, alcool e piroxilina, in percentuali variabili. Tale composto non nacque ad uso fotografico ma per uso medico. In effetti, in modo marginale, lo si impiega ancora attualmente. Qualcuno forse storcerà il naso quando definisco il collodio come una famiglia di tecniche. Al giorno d’oggi quando si parla di collodio ci si riferisce per lo più all’ambrotipia e alla ferroripia. Nell’Ottocento il collodio nasce con lo scopo di ottenere un negativo al collodio umido per ottenere una stampa. Il processo è simile ma con un risultato ben diverso. Infine vorrei ricordare il collodio secco che permise la fotografia di paesaggio e di architettura. Processo che, a parte i tempi di posa lunghissimi, produce la sensazione di scattare quasi con una pellicola, almeno per quel che riguarda la logistica all’esterno rispetto al collodio umido. Mi limito all’ambrotipia e al negativo al collodio umido. Si parte dalla preparazione della lastra di vetro, che devono essere pulite alla perfezione. Ovviamente anche la chimica va preparata in precedenza. Le formule di collodio sono molte, alcune simili tra loro ma con sali diversi. Il collodio fotografico contiene sali di bromuro e ioduro d’argento, con percentuali e rapporti che cambiano tra ambrotipia e negativo. Il collodio viene versato sulla lastra di vetro pulita e recuperato nella bottiglia, muovendo in modo particolare la lastra. Dopo pochi secondi si immerge la lastra, che non è ancora sensibile, nel bagno di argento nitrato contenuto in un contenitore a tenuta di luce. A questo punto si deposita bromuro e ioduro d’argento. La lastra è sensibile e ad occhio è possibile osservare che diventa bianca opaca. Ovviamente in luce rossa ed al buio della camera oscura si carica la lastra nello chassis, che non è altro che un contenitore a tenuta di luce. Ciò permette di portare la lastra alla macchina ed esporre. A questo punto, nel minor tempo possibile si espone. Subito dopo si va in camera oscura a sviluppare. Va da sé che chiamandosi collodio umido funziona solo da bagnato e che quindi all’aperto è necessario avere tutta l’attrezzatura necessaria, come la camera oscura e l’acqua. Lo sviluppo differisce a seconda di una ambrotipia o di un negativo. Sostanzialmente si impiegano le medesime sostanze, ma con proporzioni differenti. L’ambrotipia, è di fatto, un negativo debole ed è una foto in copia unica che si può ammirare disponendo sul retro uno sfondo di contrasto nero. Il negativo invece ha bisogno di maggiore esposizione e di uno sviluppo più lungo in quanto il fine è quello di ottenere la giusta densità adatta alla stampa. Dopo lo sviluppo si sciacqua e si fissa la fotografia. Successivamente si lava ancora con diversi cambi di acqua per poi asciugarla con un fornellino ad alcool e verniciarla con una vernice protettiva a base di sandracca. Un negativo dopo il lavaggio, se non è abbastanza denso, può essere intensificato in modo da renderlo perfetto per le varie tecniche di stampa.
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Aldo Marci
Aldo Marci si racconta Il collodio è stato amore a prima vista, uno strano incontro del destino accompagnato dalla sensazione di conoscerlo da sempre. Ho iniziato come artista di strada facendo ritratti. Centinaia di lastre mi separano dall’emozione della prima volta. Amo definirmi un esploratore di mondi: è la curiosità a spingermi a farlo, a conoscere persone, ad una faticosa ricerca costante per ottenere un singolo ritratto. Pochi mezzi, luce naturale e consapevolezza di dover fotografare in qualsiasi situazione. I limiti sono divenuti prima una sfida ed infine una firma.
Le illustrazioni
Sono state realizzate riproducendo le opere esposte in mostra nella loro confezione. Pertanto si osservano le ombre prodotte da passepartout, cornici ed eventuale presenza di tracce di polvere, evidenziata dall’illuminazione delle bacheche.
Mettiti nei miei panni
Un’espressione che ci è familiare e che ci invita a considerare le persone in modo originale, spingendoci al cambiamento, verso una maggiore comprensione della vita e degli eventi. L’empatia mette in moto una sequenza concatenata di fenomeni mentali progressivi che ci possono aiutare a comprendere chi siamo, cosa vogliamo, come ci poniamo in relazione agli altri ed al mondo che ci circonda. Walk in my shoes, come si dice in inglese. Non si tratta di immaginare “cosa farei io se fossi al suo posto”, ma piuttosto “cosa avrei fatto come altra persona, in un altro tempo, luogo o situazione”. Non è semplice. Sentirsi addosso la pelle dell’altro è una carezza per lo spirito. Indossare fisicamente panni che non appartengono alla nostra quotidianità significa mettersi nella disposizione di cambiare mentalità, aprendosi a nuove esperienze e sensazioni che costituiscono una grande opportunità di crescita personale. Quando ciò viene vissuto come esperienza collettiva, come in occasione delle rievocazioni storiche, per i protagonisti dell’evento si apre la possibilità di attraversare il tempo e le anime, espandendo la propria esperienza umana, la propria coscienza individuale e la coscienza storica collettiva.
Fotografie al collodio sui campi di battaglia risorgimentali
Contadina dopo la tempesta sulle risaie - Vinzaglio - Ambrotipia.
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Aldo Marci
Ufficiale dell’esercito piemontese - Vinzaglio Ambrotipia.
Fotografie al collodio sui campi di battaglia risorgimentali
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Donna al campo militare - Vinzaglio Ambrotipia.
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Aldo Marci
Zuavi al mattino - San Martino della Battaglia - Ambrotipia.
Fotografie al collodio sui campi di battaglia risorgimentali
Infermieri - San Martino della Battaglia - Ambrotipia.
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Aldo Marci
Scherma - San Martino della Battaglia - Ambrotipia.
Fotografie al collodio sui campi di battaglia risorgimentali
Campo infermeria - San Martino della Battaglia - Ambrotipia.
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Aldo Marci
Bersagliere con sposa - San Martino della Battaglia Ambrotipia.
Fotografie al collodio sui campi di battaglia risorgimentali
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Infermiera - Castello di Urgnano Ambrotipia.
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Aldo Marci
Donne - San Martino della Battaglia Ambrotipia.
Fotografie al collodio sui campi di battaglia risorgimentali
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Carabiniere a cavallo - San Martino della Battaglia Ferrotipia.
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Aldo Marci
Soldati austriaci - Forte Ardietti Ferrotipia.
Fotografie al collodio sui campi di battaglia risorgimentali
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Bersaglieri - San Martino della Battaglia Ferrotipia.
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Aldo Marci
Ufficiale bersagliere dell’esercito piemontese con dama. Ferrotipia.
Fotografie al collodio sui campi di battaglia risorgimentali
Schieramento - Castello di Sannazzaro - Ferrotipia.
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Aldo Marci
Dama nel giardino - Castello di Urgnano Ambrotipia.
Fotografie al collodio sui campi di battaglia risorgimentali
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Ufficiale medico - Oberartz, Impero d’Austria 1866 Ferrotipia.
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Aldo Marci
Giornata piovosa al Castello di Sanazzaro di Giarole. Stampa ai sali d’argento da negativo al collodio.
Fotografie al collodio sui campi di battaglia risorgimentali
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Giorno d’estate. Dama con ombrellino. Ferrotipia.
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Aldo Marci
Giornata piovosa al Castello di Sanazzaro di Giarole. Stampa ai sali d’argento da negativo al collodio.
Fotografie al collodio sui campi di battaglia risorgimentali
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Ritratto di dama al Castello di Sanazzaro di Giarole. Stampa ai sali d’argento da negativo al collodio.
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Aldo Marci
Duello al campo - Castello di Sanazzaro di Giarole Stampa ai sali d’argento da lastra negativa al collodio umido.
Fotografie al collodio sui campi di battaglia risorgimentali
Duello al campo - Castello di Sanazzaro di Giarole Stampa al sale da lastra negativa al collodio umido.
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