“Per vedere chiaro basta cambiare la direzione dello sguardo” Antoine de Saint-Exupery
P
iù in là dell’evidente risiede l’essenziale. L’essenziale è invisibile; quello che dà valore alla tazza è il suo vuoto, ma tutti guardiamo la tazza. Così la percezione affronta il mistero. Guardiamo, udiamo, sentiamo, immagazziniamo informazioni, milioni di dati al secondo per collocarci nel nostro ambiente e metterci in relazione con esso; elaboriamo questi dati in accordo a codici appresi, a schemi che si sono interiorizzati nello stesso momento in cui nascemmo e in conformità a meccanismi che si sono costruiti frutto di milioni di anni d’evoluzione con un unico fine: prevalere, esistere, riprodursi ... finché continui a girare la ruota nella quale siamo inseriti come specie. In qualche momento della nostra evoluzione, una scintilla di consapevolezza saltò fuori e ci obbligò ad avanzare in un altro processo molto diverso dalle attività comuni con altri mammiferi, quello dell'evoluzione come individui, e con esso la necessità di porci di fronte al mistero. Che cosa siamo? Dove risiede l’essenziale dell'essere umano? Il corpo è un veicolo senza dubbio importante, perché ci dà la possibilità d’interagire e rispondere agli stimoli e all'ambiente sul piano materiale, ma è una carcassa complessa che si esaurisce e finisce per cedere. La mente non smette di essere un accompagnamento di questa biologia, sebbene transiti in piani molto più sottili del corpo fisico, è ugualmente esposta alle vicissitudini del passare del tempo e delle molte limitazioni che racchiude la sua natura biologica. I classici affrontano il conseguente salto dimensionale al grado successivo, in molteplici maniere, perché quando incominciamo a parlare di anima, di spirito, o qualunque altro significato di ciò che è intangibile, navighiamo in mari procellosi dove stabilire parametri fissi, implica spesso un atto di fede. Le religioni risolvono questo problema con proposte e spiegazioni vincolate alla loro descrizione del mistero, organizzate attraverso profeti e rivelazioni e che sono sufficientemente soddisfacenti per una gran maggioranza di persone. Altri, convinti che chi nasce maiale muore porco, deambulano tra la scienza, l'agnosticismo e il materialismo, non sapendo molto bene che fare con la loro innata porzione di cervello dedicata al pensiero magico. Alla fine l’uno e l’altro, presto o tardi, affronteremo a faccia a faccia il mistero, almeno nel momento della "sorte suprema"; con un po' di fortuna, durante il nostro periplo vitale, alcune occasioni incroceranno le nostre vite per risvegliare di motu proprio queste altre realtà dell’intangibile e sapremo approfittarne. Io adoro le strade di mezzo, sebbene non siano le più facili da transitare. Ho comprovato con certezza (fino alla
“Ho sospettato, qualche volta, che l'unica cosa senza mistero è la felicità, perché si giustifica da sé” Jorge Luis Borges
veemenza), che possediamo strumenti sufficienti da non aver bisogno di costruire una fede basata su qualcos’altro, che non sia la nostra stessa esperienza. Ma, per albergare qualche possibilità d’interagire col mondo spirituale, è necessario transitare per una via basata in qualcosa come la saggezza degli antichi, coloro che prima di noi osarono guardare il mistero con lo zelo, l'audacia e lo scetticismo di un gitano al momento di comprare un cavallo. Però quei sentieri sono scarsi, perché pochi sono stati coloro che s’imbarcarono in questa ricerca e meno ancora chi è stato disposto a condividere le loro esperienze. Quando esci dal gregge, le altre pecore ti guardano come un lupo, specialmente quanto più lontano ti situi da esse. Le pecore, come gli umani, quanto più unite camminano, più polvere sollevano e meno vedono; la loro difesa risiede nell'ammucchiamento e nella speranza che il predatore si porti via per prima quelle di fuori. Ma davanti al gran predatore, quello con la falce, nessuno fuggirà e, in un modo o nell'altro, la finitezza dell'esistenza personale, ci colloca davanti a dilemmi e questioni che superano la cornice della propria naturale inquietudine per la sopravvivenza o no, di ciò che è essenziale in noi. Coloro che sono stati presenti davanti a un cadavere, forse hanno sentito come me l'estranea e peculiare sensazione di vuoto che lo avvolge. Non c'è nulla lì, per tanto che vediamo il corpo della persona che abbiamo conosciuto, esiste un vuoto. Nulla anima (v. animare, dal latino "anima") più quell'individuo, è presente solo la vertigine di un vuoto immenso. Una delle questioni più ricorrenti, giunti a questo punto, è quella dell'identificazione. Chi s’identifica esclusivamente col suo involucro carnale, nota solo quello. Chi lo fa con la sua fase mentale, si preferisce così. E alla fine, chi lo fa con l’intangibile, percepisce il mondo da questa vedetta. Questi ultimi sono i meno, perché in questo particolare, la legge della piramide come elemento che definisce tutto su questo piano, inevitabilmente si compie ... ossia, molti sotto ... pochi sopra... Il mistero è intangibile, non si manifesta dentro i comuni parametri, non perché non possieda natura, contenuti e forme specifiche, ma perché penetrare in esso, è trasgredire i limiti abituali della percezione, il comune accordo e il consenso di gruppo, quello che ci obbliga a guardare le cose come tutti accettiamo che siano. Questa trasgressione implica, in qualche momento, un necessario salto nel vuoto, un'iniziazione che rompa il quadro di riferimenti che abbiamo costruito con impegno e questa manovra presuppone la morte di quello che siamo, affinché qualcosa di nuovo nasca. Non li tradirò,
Traduzione: Chiara Bertelli
Alfredo Tucci è Managing Director BUDO INTERNATIONAL PUBLISHING CO. e-mail: budo@budointernational.com
https://www.facebook.com/alfredo.tucci.5
né tutto il mondo vuole, né può riunire l'energia e il coraggio necessari per farlo. Per tanto che questo sia un processo sottile, complesso e doloroso, al contrario di quello che ci si potrebbe aspettare è qualcosa che siamo costantemente esposti. Gli antichi sciamani messicani, dicevano che la cosa difficile non era realizzare questo salto, bensì mantenere costantemente la nostra percezione della realtà attiva e fissa in un solo punto, il consenso. Essi dicevano che questo sforzo consumava tutte le nostre energie in modo tale che non ce ne rimaneva nessuna disponibile per essere liberi, impeccabili ed autentici. L'infinito, come l'acqua, ha un naso molto fine e s’intrufola in ogni spiraglio del nostro quotidiano, inavvertitamente ci inonda. Esplorare la spiritualità, è un orizzonte molto più vicino di quello che possiamo immaginare; finisce per non avere niente a che vedere con la religione, eccetto che entrambe mettono a fuoco il mistero attraverso lenti diverse. L'una abbraccia l’inconcepibile per renderlo accettabile e detta norme morali per transitare cortesemente in gruppo attraverso questa vita. L'altra affronta il mistero crudamente, senza barriere formali, né formule preconcette se non peculiarità proprie del suo lignaggio basate sull'esperienza degli anziani. L'una giudica, l'altra accetta; la prima sa, la seconda comprova. Alla fine, davanti al grande arcano, non ci sono versioni possibili, solo la grande verità di un'esperienza senza pari, paragonabile solamente a quel momento che nessuno ricorda ... quello del nascere. Inizio e fine sono opposti complementari, e ogni minuto nel mezzo è un'occasione eccezionale per andare oltre l’evidente, il plausibile, il consensuale. Scorrere i veli di Iside, svelare le eterne verità, da dove saltò fuori la scintilla della consapevolezza, non c’è mai stata sfida maggiore. La vita si spiega da se, se lo decidiamo, ma per gli affamati, curiosi e intrepidi viaggiatori dell'infinito, questo non è abbastanza. Buon viaggio a tutti! Stazione finale: l'eternità.
Kenpo
FU-SHIH KENPO, Etica, principi e fondamenti... L’etica è un ramo della filosofia che si occupa dello stadio razionale della morale, della virtù, del dovere, della felicità e del buon vivere. Richiede riflessione e argomentazione. Lo studio dell’etica si rifà alle origini stesse della filosofia nell’Antica Grecia e il suo sviluppo storico è stato ampio e vario. L’etica studia ciò che è morale, come si giustifica razionalmente un sistema morale e come si deve applicare successivamente a livello individuale e sociale. Nella vita quotidiana costituisce una riflessione sul fatto morale, cerca le ragioni che giustificano l’adozione di un processo morale o di un altro. Una dottrina etica elabora e verifica affermazioni o determinati giudizi. Una sentenza etica, un giudizio morale o una dichiarazione normativa, è un’affermazione che conterrà termini come “buono”, “cattivo”, “corretto”,
“scorretto”, “obbligatorio”, “consentito”, ecc., riferiti a un’azione, a una decisione o persino alle intenzioni di chi agisce o decide qualcosa. Quando si usano delle sentenze etiche si sta valutando moralmente persone, situazioni, cose o atti. Si definiscono giudizi morali quando, ad esempio, si dice: “quell’uomo è cattivo”, “non si deve uccidere”, ecc. In tali dichiarazioni si
trovano i termini “cattivo”, “non si deve”, ecc., che implicano valutazioni di tipo morale. Il rapporto tra Maestro e allievo è sempre stato considerato come quello che esiste tra genitori e figli. Fatta eccezione per le ovvie differenze e distinzioni facili da comprendere. I genitori creano i loro figli/e, offrono loro amore, protezione, riparo, nutrimento, educazione, studi,
una casa, una famiglia, ecc. L’insegnante, o il Maestro, d’altra parte concederanno loro un grande ampliamento delle conoscenze che lo riguardano. Parlo in termini scolastici e di formazione professionale. Ciò lo farà con costanza, pazienza, correttezza, educazione, perseveranza, rispetto e anche protezione, con la propria capacità di insegnare.
Kenpo
“Il rapporto Maestro/Allievo l’ho sempre considerato come quello che esiste tra genitori e figli”
Sin da quando il bambino muove i suoi primi passi nel percorso scolastico, fino a alla specializzazione, diploma o laurea, è grande responsabilità di chi trasmetterà ogni singola materia. Per arrivare a tutto ciò, l’individuo avrà avuto svariati insegnanti o guide e una volta conclusa questa fase della sua esistenza, dovrà prendere delle decisioni circa il proprio futuro. Cercare un lavoro, per esempio, che troverà nella città d’appartenenza, o fuori da questa. Col passare del tempo e poco a poco si allontanerà dalla focolaio dei suoi genitori e un
bel giorno darà vita al suo e avrà dei figli. In definitiva, si allontanerà dai suoi cari, dagli amici di una vita, dai parenti, dagli usi e i costumi, ovvero, dal suo ambiente. Nel contesto sportivo o marziale, la direzione sarà o sarà stata molto simile. Il genitore, il figlio/a o entrambi, avranno opportunamente studiato il mercato e le sue offerte a riguardo. É altresì raccomandabile che l’allievo in questione abbia almeno una vaga, o chiara, idea di ciò che è tenuto a sapere in merito e che cosa sta veramente cercando. Deve sapere
quali sono i suoi traguardi o le sue personali inquietudini. Altra questione assai importante è essere a conoscenza delle proprie qualità fisiche, psicologiche e fisiologiche; così come dei propri limiti, tenendo conto dell’età, della morfologia e degli aspetti genetici. Generalmente, quando si decide di iniziare qualche art marziale o sport affine, lo facciamo influenzati da qualcosa. A volte è per via di quello che si sa attraverso i mezzi di comunicazione, ovvero, trattasi di un’arte o uno sport che va di moda. Magari perchè dei nostri
“Generalmente, quando decidiamo di iniziare un’arte marziale o sport affine, lo facciamo influenzati da qualche cosa”
Kenpo amici, vicini o alcuni familiari già li praticano. I programmi televisivi e il hanno cinema anch’essi una grande impatto in questo tipo di scelte. Basta ricordare quella prima serie televisiva – ancora in bianco e nero – chiamata “Kung Fu”, con David Carradine, che oltrepassò le frontiere di tutto il mondo e fece diventare di moda il Kung-Fu, quando ancora pochissimi sapevano che differenza c’era tra Karate, Judo, Kung-Fu o Tae Kwon Do. C’erano cose così aberranti come libri o video che parlavano del “Karate Coreano” – cosa inverosimile ai giorni nostri..., semplicemente perchè non esiste il Karate Coreano. Quella stessa ignoranza dell’epoca, è stata ciò che ha tolto il ruolo a Bruce Lee, consegnandolo a Carradine, che era “ più terribile della fame” come artista marziale, e io direi anche un pessimo attore. Tuttavia, la serie ebbe un succesos clamoroso in tutto il mondo. Abbiamo subito o accettato mode come quella del Kung Fu, del Full Contact, della Kick Boxing, del Ninjutsu, del Vale Tudo, delle MMA, e al giorno d’oggi ciò che risuona maggiormente, il Krav Maga israeliano. Ma qual’è la differenza tra tutte e ciascuna di esse? E dall’altro lato, cos’è che desideriamo fare e perchè? Grazie ai moderni mezzi di diffusione che esistono oggi, come riviste, libri, video, televisione, cinema, internet, spendendo un po’ del nostro tempo è molto semplice indagare e scoprire l’alone di mistero o di verità che avvolge ognuna di queste discipline. Qual’è la loro realtà? E’ quindi raccomandabile indagare, leggere, parlare con chi ha già iniziato o con gli esperti. Domandare e chiarire i dubbi, prima di fare il grande passo. Così come esistono una serie di carriere professionali, come Ingegneria, Chimica, Architettura, Medicina, Giurisprudenza, ecc..., ci sono anche molti stili, e stili all’interno di altri stili o arti. Il fatto di sapere bene “cos’è che vogliamo?”, ci eviterà perdite di tempo, di energia e di denaro. Oltre a spiacevolezze e delusioni. A grandi linee, il Judo è uno sport olimpico e non un’arte marziale. Il Judo è uno sport da combattimento di origine giapponese. Il termine giapponese si può tradurre come “la via verso la cedevolezza”. Questa arte marziale è stata creata dal Maestro Jigoro Kano nel 1882. il Maestro Kano raccolse l’essenza tecnica e tattica di due delle più antiche scuole di combattimento corpo a corpo giapponesi, o Jujitsu;
Kenpo queste erano la Tenjin Shinoy Ryu e la Kit-Ryu, che si basavano nella lotta corpo a corpo e che erano praticate in Giappone dai guerrieri medievali, con l’armatura (i samurai), sul campo di battaglia, fino all’inizio del XIX secolo. Kano è riuscito a riunirle in una cosa sola, il Judo, all’interno della propria scuola, il Kodokan. Nella sua accezione sportiva esso si specializza nelle proiezioni, nelle sottomissioni e negli strangolamenti. Malgrado ciò, nella sua pratica completa, non ha messo da parte i colpi, i disarmi, varie leve articolari, l’uso dei punti di pressione e i metodi di rianimazione, il che lo rende molto adatto all’utilizzo per forze dell’ordine, caschi blu, corpi di polizia, paramedici, ecc.
Boxe La boxe – (dall’inglese boxing) a volte chiamata anche boxe inglese o irlandese, comunemente conosciuta come boxe – è uno sport da combattimento nel quale due contendenti combattono utilizzando unicamente i pugni con dei guanti, colpendo l’avversario dalla cintola in su, all’interno di un quadrato appositamente progettato a tale scopo, in brevi scampoli di combattimento denominati assalti o rounds e seuendo un regolamento preciso, che determina delle categorie di peso e la durata dei match, tra le altre cose. In maniera più generica, Boxe o Pugilato si riferiscono a un ampio contesto di sport da combattimento, nei quali due avversari si affrontano utilizzando i pugni, esclusivamente o meno, a seconda delle regole, delle differenti discipline, come la già citata boxe inglese, ovvero, la boxe per definizione, la boxe francese, o savate, la Boxe cinese, o boxe di Shaolin, la Kick Boxing, o Boxe giapponese, la Muay Thai, o Boxe thailandese, le forme antiche di pugilato greco come il Pygmachia e il Pancrazio, ecc. La prima codifica delle norme che regolano gli incontri di boxe risale al 1743, mentre i regolamenti ancora vigenti furono stabiliti nel 1889, dal marchese di Queensberry che, tra le altre cose, intridusse l’uso dei guanti. Tradizionalmente è sempre stata considerata una pratica sportiva esclusivamente maschile, influenzata legalmente e culturalmente da pregiudizi di sesso. Il riconoscimento dei diritti delle donne e i progressi nella lotta contro le discriminazioni, hanno permesso che negli ultimi decenni la Boxe femminile abbia preso campo, tanto che ai Giochi Panamericani del 2011 e ai Giochi Olimpici Estivi del 2012 è stata inclusa con diverse categorie. Il Karate, il Karate-do “la via della mano vuota” è un’arte marziale tradizionale delle Isole Ryu-Kyu del Giappone, quella che attualmente è conosciuta come l’Isola di Okinawa. Ha origine nelle arti indigene delle Isole Ryu Kyu e successivamente si è
Kenpo diffuso, in quanto insegnato sistematicamente in Giappone dopo l’epoca Taisho, in conseguenza degli scambi culturali tra i nipponici e gli abitanti delle Isole Ryu Kyu. Il Karate-Do è caratterizzato dall’utilizzo di pugni e calci, anche se non limita il suo repertorio a questi. È un’arte marziale nella quale si fondono forza, respirazione, equilibrio e postura, un corretto movimento del bacino e il collegamento integrale dei muscoli e delle estremità, trasferendo gran parte del perso corporeo e del centro di gravità al momento dell’impatto. Generalmente si cerca di sconfiggere l’avversario con un solo colpo micidiale, un po’ come la stoccata o il taglio di una katana, la spada giapponese. La persona che pratica questa disciplina si chiama karateka, o karateca. Il Tae-Kwon-Do è un’arte marziale divenuta sport olimpico da combattimento dal 1988, quando è stato introdotto come sport dimostrativo ali giochi olimpici di Seul, in Corea del Sud. Il Taekwondo si distingue per la varietà e la spettacolarità delle sue tecniche di calcio e attualmente è uno dei sistemi più conosciuti. Si basa fondamentalmente su arti marziali molto più antiche, come il Kung Fu, o il WuShu cinese, in alcune delle sue tecniche a mano aperta, sul Taekkyon coreano nel modo di portare le tecniche di gamba, e sul karate-do giapponese (stili Shi de Kan e Shotokan), da cui prende i colpi di pugno, vari colpi a mano aperta, la planimetria (o suddivisione del corpo umano in zone: alta – media – bassa), le parate, le posizioni, il sistema dei gradi con cinture, la sua prima uniforme e le sue prime forme conosciute come “palgwe”, nella WTF (World Taekwondo Federation) e le forme “Hyong”, nella ITF (International Taekwondo Federation). La Kick Boxing, è uno sport di contatto di origine giapponese, nel quale si mescolano le tecniche di combattimento della Boxe, con altre di alcune arti marziali come il Karate e la Boxe Thailandese. Pur essendo così legata all’antica arte della Muay Thai, i colpi di gomito e di ginocchio
di solito non sono permessi. È dunque più simile alla moderna Boxe Thailandese o Thai Boxing. Pertanto non viene considerata un’arte marziale tradizionale, o Gendai Budo, ma uno sport da combattimento. Un fighter di Kick Boxing ha una competenza ristretta rispetto agli altri combattenti in piedi che preferiscono altri tipi di sport di contatto, per la resistenza fisica, l’efficacia e il condizionamento ai colpi dei suoi praticanti. Attualmente è uno dei sistemi preferiti per lo sviluppo del combattimento in piedi, usato nelle arti marziali miste o MMA. La Muay Thai, conosciuta anche come Boxe Thailandese, è un’arte marziale che si sviluppa in piedi, per mezzo di tecniche combinate di gambe e braccia. Molto simile ad analoghi sistemi di boxe Indocinese, come il Prodal della Cambogia, il Tomoy della Malesia, il Lethwei della Birmania e il Muay Lao del Laos. Oggigior no la Muay Thai è diventata simbolo nazionale della storia e dell’identità del Regno di Thailandia. Le sue radici sono nella Muay Boran, variante tradizionale e arte marziale (che comprende forme, tecniche a mano aperta, leve, proiezioni e cadute). Attualmente questa disciplina completa la Muay Thai, insieme alla boxe occidentale. Oggi la Muay Thai viene spesso considerata come uno sport estremo, che favorisce un giro di scommesse e quindi uno sport ritenuto illegale in vari paesi, come in alcuni stati degli USA. Il Kenpo è il nome di alcuni stili di arti marziali, con una grande influenza metodologica nel sistema dei gradi e delle uniformi da parte delle arti tradizionali giapponesi, o gendai budo, e recentemente anche delle arti marziali filippine, come l’eskrima. La parola Kenpo è la traduzione in giapponese della parola cinese Quanfò, che significa arte marziale / boxe di origine cinese. È importante notare che il termine kenpo è usato per fare riferimento alle arti cinesi (Wu Shu / Kung Fu), specialmente al Kung Fu, tradizionalmente ritenuto la base della maggior parte degli stili tradizionali esistenti; queste arti
furono create in Cina, praticate e sviluppate in Giappone e Corea, per poi essere promosse in molti altri paesi. Ai suoi albori, si crede che questa arte marziale venne appresa da vari guerrieri giapponesi, poichè alcuni samurai si recarono in Cina in cerca di conoscenze marziali; impararono il Wu Shu (anche chiamato Kung Fu). Questi maestri, tornati in Giappone, cominciarono ad insegnare il Chuan Fa o Quan Fa (così era anticamente conosciuto il Wu Shu) come Kenpo o Kempo, con una crescente influenza giapponese; per questo, alcune volte lo si considera uno stile differente, con maggior enfasi nelle tecniche circolari e di colpi in sequenza con le mani, rispetto al Karate di Okinawa. Kenpo significa letteralmente “metodo del pugno”, che concettualmente si traduce come “metodo di combattimento a mano nuda”, anche se vista la polisemia degli ideogrammi, oggi viene tradotto erroneamente come “legge del pugno”, che possiede un suono più aggressivo, quando in realtà il suo significato tradizionale non è questo. Al giorno d’oggi esistono centinaia di stili di Kenpo moderno o posteriori alla Seconda Guerra Mondiale (19391945) poichè, con il tempo, vari maestri giapponesi e stranieri impararono altre arti marziali, sviluppando svariate correnti e stili dello stesso. Così, molti maestri iniziarono a insegnare il Kenpo moderno basato sul Wau Shu, ma con uno stile proprio. Tra questi maestri, i più conosciuti sono Adriano Emperado, che ha fondato il Kajukenbo, e Ed Parker, che ha creato il Kenpo Karate. Il Fu-Shih Kenpo, basa la sua arte su 5 direzioni: Tradizione, Difesa personale artistica della scuola, Difesa personale stradale, Difesa Personale per forze di polizia, maneggio di armi orientali e naturali in un’applicazione moderna e pratica, con influenze nello Shotokan Karate, nel Kenpo Karate americano, nel Tae Kwon Do e nella Kick Boxing. Il Krav Maga (che in lingua ebraica significa “combattimento corpo a
Kenpo
“Il Fu-Shih Kenpo basa la propria arte su 5 indirizzi: Tradizione, Difesa Personale artistica di scuola, Difesa Personale stradale, Difesa Personale per forze di Polizia, Maneggio di armi orientali e naturali, in una applicazione moderna e pratica�
Reportage corpo”) è il sistema ufficiale di combattimento e difesa personale usato dalle Forze di Difesa di Israele (I.D.F.), dalla Polizia israeliana, dai servizi di sicurezza e da numerose forze dell’ordine degli Stati Uniti. Viene anche insegnato da diverse istituzioni associate al Ministero dell’Educazione di Israele e dal 1964, anche ai civili in tutto il mondo. Sviluppato e perfezionato in anni di conflitti, il Krav Maga si distingue per la facilità dell’apprendimento delle tecniche che sono state sperimentate in diverse occasioni, in scontri reali. Questo stile è nato nel XX secolo, è un sistema di difesa moderno, non è pensato per una società di contadini che devono difendersi senza armi in una cultura dell’estremo oriente o nel Medioevo, ma tutte le tecniche, i movimenti e le combinazioni sono state concepite pensando alle necessità odierne. Dobbiamo anche tener presente che è stato ideato in una società e in un paese in cui la violenza fa parte del quotidiano, più che in altre culture, per cui il sistema deve necessariamente essere semplice e di massima efficacia. Il Krav Maga è diviso in due parti principali: Difesa Personale e Combattimento corpo a corpo. Il rapporto tra Insegnante/Istruttore o Maestro e allievo deve anche essere molto stretto, corretto, educato, professionale e di rispetto reciproco. La nostra società moderna (così come lo stesso pianeta) è assai degradata. Tra la corruzione politica mondiale e di conseguenza, la scarsità di lavoro, i bassi introiti economici, le rare opportunità, i limiti e le frustrazioni che tutto ciò causa alla popolazione media, ci sta dando un triste e spiacevole risultato di convivenza, s e n s o civico,
onorabilità e fiducia in un mondo migliore. La crisi che questo provoca nelle principali città del mondo, incide gior nalmente su una convivenza sempre più ostile, violenta e di mancanza di rispetto verso tutti i nostri diritti di cittadini di questo mondo. Il lavoro di educatori, genitori o guide, deve essere maturo, sensato, onesto, comprensivo e onorevole. Quando certi allievi, per circostanze del destino, doveri o imprevisti, devono allontanarsi o separarsi da noi; fondamentalmente coloro che sono rimasti con noi per un determinato numero di anni e con i quali abbiamo condiviso molti momenti belli e brutti, con impegno, a volte dolore, sacrificio, costanza, ecc., e con i quali siamo arrivati ad avere un rapporto quasi familiare. L’ideale sarà che lo facciano “dalla porta principale”. A prescindere dalle motivazioni, esiste il dialogo, la comprensione e la presa di coscienza o accettazione di suddetta realtà. Che bello è quando non si dimenticano mai di noi e viceversa. Come l’amore di un genitore, che tutto comprende e tutto perdona. Per grande che sia la distanza fisica, non sarà altrettanto nei nostri cuori. Non dimentichiamoci che i nostri figli, così come un bel giorno abbiamo fatto anche noi e a loro volta i nostri genitori e i genitori dei nostri genitori, e lo faranno quindi i figli dei nostri figli...quando decideranno o dovranno far fronte alle loro responsabilità, accettando i cambiamenti naturali nel ciclo della vita, non smetteranno mai di essere una parte di noi, ne tantomeno di essere amati. Come i nostri genitori non ci abbandonano mai, ne ci rinnegano (eccetto casi isolati o particolari), allo stesso modo un semplice allievo dovrebbe portarci per sempre nel suo cuore. Con una immensa allegria ogni volta che, col passare del tempo, ci sarà occasione di rincontrarsi. Perciò, ovviamente, sarà molto importante che ciascun istruttore/insegnante o Maestro, abbia seminato un enorme seme di affetto, dedizione,
comprensione, rispetto e amore verso tutti e ognuno di quegli individui che sono passati per la sua scuola o dojo. Ogni perdita, ogni separazione è sempre “dolorosa da ambo le parti”. Nessuno se ne va da vincitore, almeno nel momento stesso in cui ciò accade. È per tutto questo che nel Fu-Shih Kenpo, propongo, suggerisco e raccomando: Essere sempre onesti, seri e professionali con i nostri allievi e collaboratori. Realizzare con essi un lavoro sociale e umano, impregnato di rispetto, comprensione, dedizione e cura dei particolari. Soffrire con loro e operare con maturità e dignità per guidarli adeguatamente nella loro formazione e orientarli su tutto ciò che accade e sul fatto che nulla è per sempre; ne il buono, ne il cattivo. Saper tradurre o intendere i messaggi che ci manda la vita nel corso della nostra esistenza. Condividere e vivere con loro momenti belli, successi, trionfi e anche le sconfitte. Non dimenticare mai che anche le strisce vincenti finiscono e che mentre ne siamo dentro, non dobbiamo perderci nella vanità, nell’eccessivo orgoglio, nella prepotenza o deliri di onnipotenza, e che quando ci troveremo nel lato oscuro e la negatività prenderà il sopravvento, dovremmo sfruttare tutto ciò che abbiamo imparato, per saper accettare umilmente i contraccolpi fisiologici della nostra esistenza. Cercare di superarli prima possibile, perchè il dolore non diventi depressione, il che ci condurrebbe verso strade ben peggiori. Grazie a Dio ci sono molte brave persone a questo mondo, oneste, integre, incorruttibili, leali, coscienziose, umili e forti allo stesso tempo. Esseri con grandi valori, forti e principi di convivenza sociale e familiare assai radicati. Dall’altro lato, anche a quegli esseri volubili che seguono unicamente i propri interessi, persone mediocri, ipocrite, invidiose, egoiste e miserabili, dedicheremo parte delle nostre buone maniere e abitudini, cercando di trasmetter loro qualcosa
Kenpo di positivo nelle loro vite. Ma non dobbiamo intrattenerci troppo con loro, se non percepiamo dei miglioramenti personali, o almeno l’intenzione di provare a attuarli. Di solito, le conseguenze per noi saranno alla fine peggiori, se ci lasciamo intrappolare da tali soggetti. Coloro che invece sono esseri “davvero deprecabili”, che possono addirittura arrivare a credere in Dio e chiedergli che gli “offra un buon attracco, con un buon bottino”, anche se per raggiungerlo danneggeranno irrimediabilmente le loro vittime. Questa cosa l’ho vissuta personalmente con immenso stupore. Queste persone sono molto difficili da cambiare. Sono nate e sono state cresciute in quell’orribile lato oscuro dell’esistenza. Hanno agito da criminali per tutta la loro vita, perchè non sanno ne vogliono fare altro. La nostra missione a riguardo è il dialogo e l’esempio. Tenendo presente che nel profondo di sè, anch’essi vorrebbero essere persone normali e vivere una vita tranquilla, circondata dalla famiglia e dagli amici. Da queste pagine voglio ricordare, con massimo rispetto, affetto e ammirazione, i miei genitori, i miei
insegnanti e maestri che mi hanno guidato, orientato o influenzato durante questi miei già 64 anni di esistenza in questo bel mondo. Voglio anche dirigere dei bei pensieri e i miei migliori auguri di salute, armonia e prosperità, verso tutti coloro che sono stati miei allievi, collaboratori, delegati o rappresentanti. A coloro che non ci sono più, a quelli che hanno abbandonato la via delle arti marziali, a quelli che rimarranno ancora a mio fianco, e do il mio benvenuto a quelli che verranno. Spero, un giorno, di poter essere un buon maestro, o almeno una guida nelle loro vite. Tutti saliamo insieme sul treno, e nelle diverse stazioni molti scendono, gli altri continuano fino a che anche questi giungeranno alla propria. Grazie a tutti. STUDIA, RIPETI, CERCA DI COMPRENDERE E APPLICARE QUESTE PAROLE SAGGE. Cerca di essere un buon artista marziale e diventa un buon Maestro La comprensione arriva quando c’è la calma. MEDITA. L’ansietà viene dalla passione. CONTROLLA. La disgrazia deriva dalla mancanza di umanità. SII PIU’ UMANO.
Gli errori vengono dall’imprudenza. SII PRUDENTE. Il peccato deriva dall’impazienza. SII PAZIENTE. Bisogna stare attenti a non guardare cose nocive e sfruttare il dono della vista per apprezzare le cose migliori della vita, come la lettura, che permette di garantirsi una migliore educazione. Ringrazia la vita che ti dato gli occhi. Scegli con cura le tue parole, evita di mentire, dì solo la verità, gentilmente e dolcemente, sii costruttivo nelle tue critiche e sii sempre disposto a dire parole di conforto a chi ne avrà bisogno. Il giusto modo di parlare. Non frequentare cattive amicizie, circondati di gente compassionevole e buona, comportati correttamente, con gentilezza. Prenditi cura del tuo corpo e del tuo aspetto, sii pulito e ordinato. Dimmi con chi vai, e ti dirò chi sei. Rispetta gli anziani, loro sono la voce dell’esperienza. Il trascorrere degli anni è l’unico e il miglior modo di vivere la vita. Molti non hanno tale privilegio. Quanta gente abbiamo perso per strada nel nostro cammino della vita!
Onora le virtù. Ammira, celebra e impara da esse. Scegli persone intelligenti e sagge come leaders. È la maniera migliore per andare avanti. Perdona con saggezza gli ignoranti e i maleducati. Tutti abbiamo i nostri limiti. Non devi respingere chi è irresponsabile. Mostragli la via con il tuo esempio. Non aspettarti di venire trattato come se fossi meglio degli altri. L’umiltà e l’onestà sono la strada corretta per ricevere il rispetto. Non guardare con risentimento ai fatti del passato. Vai avanti e impara la lezione. Quando danneggi qualcuno, danneggi te stesso. I cattivi pensieri e azioni nascono dal più profondo del nostro essere. E pertanto colpiscono noi per primi. Se dipendi solo da ciò che faranno gli altri, vivrai solo in disgrazia. Sii utile alla società e cerca di fare e creare. Controlla il tuo temperamento con dolcezza e tranquillità. Pensa tre volte prima di agire, analizza quali potrebbero essere le conseguenze. Il male si sconfigge con le buone azioni. È sempre stato, e sempre sarà così. Dando sempre agli altri, si controlla l’egoismo, si genera un flusso o una sinergia positiva. La verità prevarrà sull’ipocrisia. Le bugie hanno le gambe corte.
Esperti
Alexander Bennett Ph.D.
Conoscete i vostri limiti L’Hagakure apre una finestra sulla vita del XXVIII° secolo in Giappone. Grazie a quello, ci facciamo un’idea delle frustrazioni che il samurai doveva affrontare in tempo di pace, così come dello stress che avvolgeva la sua esistenza. Dopo aver visto e detto tutto ciò, essi non erano davvero così differenti da noi. Avevano le loro debolezze, e molti dei passaggi dell’Hagakure sorprendono per la loro semplicità terrena. Per esempio, in più di uno si raccomanda i samurai di conoscere bene i propri limiti e di non esagerare con il cibo e le bevande. Il samurai, a quanto sembra, aveva la tendenza a riempirsi lo stomaco di riso e di vino per alleviare le sue pene, cosa con la quale, sono certo, alcuni di noi si riconoscono. La voglia di perdersi temporaneamente dietro a una bottiglia, sia per distrazione, che per la frustrazione di avere ogni giorno a che fare con gente sgradevole, è un fatto comune alla maggior parte delle culture di tutto il mondo.
L’
Hagakure
“L’Hagakure apre una finestra sulla vita del XXVIII° secolo in Giappone. Grazie a quello, ci facciamo un’idea delle frustrazioni che il samurai doveva affrontare in tempo di pace, così come dello stress che avvolgeva la sua esistenza”
Esperti
Al giorno d’oggi, le ripercussioni di una lunga notte di bagordi, non vanno oltre qualche imbarazzante foto sui social network, o un po’ di sangue dal naso per essersi scontrati con qualcuno con cui era meglio non farlo. Le conseguenze di una sbornia potevano essere nefaste per un samurai. Di fatto, letali. Al livello più basso di una scala di valori, le conseguenze che una sbornia poteva avere per un samurai, sono simili a quelle che potrebbe avere un giovane manager in cerca di lavoro e viene fotografato con un IPhone, con i pantaloni abbassati durante una baldoria, ovvero una macchia pesante nella sua reputazione. “Bisogna fare attenzione a comportarsi in maniera appropriata nei contesti sociali. L’attenta osservazione dei festeggiamenti, ci dimostra che la maggior parte degli uomini tende a finire completamente ubriaca. Bere alcolici è piacevole, sempre che si smetta al momento opportuno. Comportarsi imprudentemente è una volgarità, ed è una dimostrazione del carattere di un individuo e del suo livello (basso) di raffinatezza. Quando beve, il guerriero deve essere cosciente del fatto che ha gli occhi puntati su di se. Agite in modo appropriato quando siete in pubblico.” (1-23) A quanto pare, lo spettro dell’alcolismo era anch’esso un aspetto della vita. “Molti uomini vengono sconfitti dall’alcool. E’ una cosa riprovevole”. Come per molte altre cose nella vita precaria di un samurai, la moderazione era la chiave per conservare intatta la propria importante reputazione. “Bisogna stare attenti a quanto si beve per non ubriacarsi, e non superare il limite. A volte c’è anche il rischio di venire avvelenati. Quando si festeggia qualcosa, bisogna stare costantemente in allerta per saper gestire qualsiasi avvenimento inatteso…” (1-68) “Avvenimento inatteso” è riferito a una discussione, è può facilmente sfociare in uno scambio a colpi di lame d’acciaio quando i temperamenti vengono alterati e il testosterone prende il sopravvento. “Bere è un’attività sociale, pertanto, prestare attenzione all’impressione che si da in pubblico.” La moderazione è la conoscenza dei vostri limiti, è un consiglio alquanto opportuno, anche ai giorni nostri.
Hagakure
“Bisogna fare attenzione a comportarsi in maniera appropriata nei contesti sociali. L’attenta osservazione dei festeggiamenti, ci dimostra che la maggior parte degli uomini tende a finire completamente ubriaca� Hagakure
La distanza del serpente nelle Arti Marziali dei “Dog Brothers” Testo: Guro Marc “Crafty Dog” Denny
Come disse Juan Matus, vedere l’invisibile significa vedere il potere della vita... lo stesso accade nel combattimento con i bastoni... Spesso scorgo il dubbio o l’espressione “allarme rosso” sulle facce delle persone quando si allenano nella distanza del serpente, la prima delle distanze del DBMA, che si definisce come “prima di entrare in contatto”. Per la maggioranza della gente, se non ci sono colpi, non succede niente di rilevante. Tuttavia, l’idea di distanza del serpente, si fonda in quello che facciamo invece di colpire, allo scopo di definire il momento dell’impatto (e il suo seguito), senza dubbio una delle parti più importanti del combattimento.
Quali sono gli elementi del serpente nel DBMA? In primo luogo, c’è “l’abilità di muovere il bastone per proteggere la mano, nascondere le proprie intenzioni, creare l’apertura e fingere l’inizio”. Secondo, c’è l’analisi psicologica dell’avversario. Terzo, e alquanto collegata, c’è l’analisi della sua struttura, che denominiamo “La Teoria delle Camere”. Quarto, esiste una teoria specifica sul gioco dei piedi. Quinto, l’uso della distanza per EVITARE il contatto, che comprende sia la ST. FOOM (acronimo di, “stai fottutamente lontano da me”) e il gioco di piedi specifico per eludere il contatto. Sesto, abbiamo la teoria della scaramuccia (tanti contro uno, tanti contro tanti, dove il numero dei partecipanti per ogni schieramento può essere uguale oppure no). Il primo elemento lo lasceremo per un altra volta. Per adesso, parleremo del fatto che la maniera distintiva del TOP DOG di roteare il bastone, la chiamiamo “ad orologio” e che un combattente esperto nel parare colpi, sarà in grado di utilizzare un 8 dall’alto in maniera analoga. Torniamo ora ai vari tipi di giochi psicologici che dobbiamo riconoscere nella distanza del serpente. Qui ci sono, senza un ordine particolare, alcuni esempi: Il “Mongo” (in onore al personaggio di Alex Karras nel film di Mel Brooks “Mezzogiorno e mezzo di Fuoco”). Mongo vuole schiacciare chiunque e tutto ciò che va verso di lui, o si trova davanti. lo stalker: mettersi alle spalle, spesso con un passo e il gioco di scivolamento dei piedi. L’evasore: evadere e tentare il contrattacco. La parata e il contrattacco: pressare in avanti e cercare di bloccare l’attacco. Il gioco delle posizioni: in realtà non si vuole combattere. Normalmente, chi gioca con le posizioni si pone fuori misura dall’avversario, aspettando che dopo un po’ di tempo, quest’ultimo perda la pazienza.
MA Legends Il Venditore: usa il bastone con l’intento di ingannare l’avversario. Perchè esporsi! Il gioco delle tre carte: una variante del Venditore, fatta con il doppio bastone. Mescola le camere di ogni bastone (per esempio, ne tiene uno alto e uno basso) e cerca di colpire con quello che l’avversario non può vedere. Il velocista: Senza molta forza, bisogna muoversi e colpire. Il troglodita: non importa granchè se si viene colpiti, l’importante è colpire. Il Linebacker: viene da dietro, come un linebacker che supporta un
quarterback in campo. Vuole rompere e portare a terra. Ovviamente c’è di più, e questo tipo di azioni possono essere combinate. Per esempio, un Mongo può essere un aggressore troglodita. La Teoria delle Camere è l’analisi della struttura fisica dell’avversario. Dove attaccare? Alcuni esempi: Il colpo di destro sopra la spalla è “l’uomo delle caverne”. Questo attacco termina con il gomito sulla linea centrale? Allora questo è il “punto d’appoggio del gomito”.
Un “colpitore di rovescio” preferisce portare i colpi dal lato opposto. Un “percussore” non è bello a vedersi e tende a ruotare orizzontalmente. “Mano posteriore”, impugna l’arma con la mano arretrata. La Camera Bassa è una posizione bassa di mano destra. A volte la si può vedere in una “Mano posteriore”. Il Cavernicolo Siniwali è un colpo dell’uomo delle caverne con la mano arretrata e si posiziona il bastone anteriore in posizione di parata (anche conosciuto come “paw e pow”).
Il Doppio Cavernicolo è con ciascun bastone sopra la rispettiva spalla. La Falsa Anteriore è con la spalla sinistra e il piede destro in avanti e il bastone destro nella mano destra o viceversa. Questi sono solo alcuni esempi. Bisogna sapere quali sono i punti forti e deboli, e le soluzioni disponibili per ciascuna di queste strutture. Oltre al bastone del serpente, esiste anche “il piede del serpente”, che naturalmente è un ossimoro, poichè i serpenti non hanno piedi... Ma non importa. Esiste una teoria specifica di gioco di piedi per questa distanza, che tratteremo un altro giorno.
Per la strada, può darsi che non si voglia combattere e dunque mantenere gli sciacalli a debita distanza. Il ST.FOOM muove i piedi e i suoi strumenti, allo scopo di creare una bolla intorno a sè, nella quale nessuno vuole passarci. L’eskrimista usa tutte le abilità necessarie per le molteplici situazioni. Tutto questo è più tattica e strategia, che tecnica individuale. La capacità tecnica si presume già, perciò, in generale, si tratta più avanti nell’addestramento. Se non si può combattere contro uno, è facile che non si sia pronti per
pensare a uno scontro con più avversari, ma a nostro avviso, l’allenamento delle abilità di combattimento uno contro uno deve gettare le basi per confronti con multipli aggressori. Non si deve creare azioni riflesse che saranno controproducenti contro molteplici aggressori. Ad esempio, nel DBMA crediamo fermamente nello sviluppo della capacità combattiva, in maniera uniforme e pratica con entrambe la gambe avanzate. Tutti questi sono elementi della distanza del serpente nelle Arti Marziali dei Dog Brothers.
KIMONOS - KARATE
KYOKUSHIN KARATE Ref. 10179 Pantalone Karate. Bianco. Cotone
Ref. 10151
Ref. 10105 Karate Allenamento. Tergal
Karate-gi tradizionale cotone
Karate "Elegant".Cotone ritorto16 oz. Maestro
KARATE COLOR
Ref. 10141
Ref. 10162
Ref. 10150
Ref. 10100
Ref. 10165
Kyokushinkai allenamento
KKarate "Style". Cotone 16 oz
Karate-gi. Competizione 10 oz..
KARATE KEMPO
Karate negro. Kempo Competición. Lona 10 oz
Ref. 10140 Kempo. Allenamento. Cotone
Ref. 10132
Ref. 10180
Karate-gi Rojo. Competición
Ref. 10131 Karate-gi Azul
JUDO
Ref. 10142
Pantalon karate nero. Cotone
JIU-JITSU
Kempo Master. 16 oz
Ref. 10406 Jiu-Jitsu Brasilian. Blu
Ref. 10360
TAEKWONDO Ref. 10261
Judo allenamento. Bianco
Dobok "FUJI". Collo nero
R.10407 Ref. 10400
Ref. 10235
Ju Jitsu. Altamente rinforzato. Lotta
Do-Bock Fuji Cuello Negro
Ref. 10405 Jiu-Jitsu Brasilian. Bianco
Ref. 10380/81
Ref. 21600
Judogui Gokyo
Ref. 10340
Ref. 10240
Master Judo. Blu. Competizione
Dobok. Rosso
Ref. 10200 Ref. 10335 Pantalone Judo. Bianco
Ref. 10370 Pro-Master alta qualità Judo. Bianco
Dobok cotone. Collo bianco. Ricamo espalda WTF
TAEKWONDO ITF
Ref. 10241 Dobok. Blu
HAPKIDO Ref. 10270 Hapkido allenemento nero. Cotone. Ricamo sul dorso
Ref. 10271 Hapkido bianco tradizionale filettato in nero
Ref. 10361 Judo allenamento. Blu
Ref. 10230 Dobok ITF. 'Black Belt'. Diamond
Ref. 10224 Taekwondo I.T.F. Master Instructor
Ref. 10223 Taekwon-do I.T.F. Cinture Nero
Ref. 10221 Taekwon-do I.T.F.. Cotone. Ricamo espalda ITF
Ref. 10217 Dobok ITF. Kids. I
Il Maggiore Avi Nardia, uno dei principali istruttori ufficiali per l'esercito israeliano e la polizia israeliana nel campo della lotta al terrorismo e CQB, e Ben Krajmalnik, hanno fatto un nuovo DVD elementare sulle armi da fuoco e sicurezza, e tecniche di allenamento derivate dall'IPSC. Il Tiro Istintivo in Combattimento (Instinctive Point Shooting Combat IPSC) è un metodo di tiro basato nelle reazioni istintive e cinematiche di sparare a brevi distanze in situazioni veloci e dinamici. Una disciplina di autodifesa per sopravvivere in una situazione di minaccia per la vita, in cui è necessario avere una grande rapidità e precisione; si deve tirar fuori immediatamente la pistola e sparare a breve distanza, senza usare lo spioncino. In questo primo volume studieremo: il maneggio dell'arma (rivoltella e semiautomatica); la pratica di tiro secco e sicurezza; "Point Shooting" o tiro istintivo, a breve distanza e movimento; esercizi di ritenzione dell'arma, sotto stress e multiple attaccanti; esercizi di ricarica, con caricatore, a una mano, ... e, infine, la pratica in galleria di tiro con pistole, fucili AK-74, M-4, mitragliatrice M-249 e anche lanciagranate M-16.
REF.: • KAPAP7 Tutti i DVD prodotti da Budo International vengono identificati mediante un’etichetta olografica distintiva in supporto e realizzati DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili). Allo stesso modo, sia le copertine che le serigrafie rispettano i più rigidi standard di qualità. Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o la copertina non coincide con quella che vi mostriamo qui, si tratta di una copia pirata.
ORDINALA A:
Budo international.net
Il paradosso è l'essenza stessa del Tao, perciò nessuno dovrebbe stupirsi del fatto che sia attraverso un occidentale che le Arti della Thailandia stanno ritrovando l'alveo della loro essenza. Marco De Cesaris sta facendo la differenza. Lo stesso governo tailandese, impegnato nell'organizzazione e nel recupero delle sue Arti tradizionali, conta costantemente su questo italiano universale per ritrovare e riorganizzare la tradizione quasi perduta. E’ stato attraverso le sue ricerche, pazienti, frutto di innumerevoli viaggi, di un lavoro perseverante, che Marco ha riunito le voci di quei vecchi Maestri a cui nessuno ormai prestava attenzione. Le forme tradizionali erano state accantonate a causa della novità e degli affari del campo sportivo, tuttavia erano pur sempre lì, silenziose, senza nomi e cognomi, a far parte dell'allenamento che i più grandi allenatori usavano con i loro pupilli. Tra queste meraviglie dovevano essere messi in luce i Kata, le forme Mae Mai della tradizione Thai, un segreto finalmente svelato nel recupero della via della Thai Boxing come Arte Marziale. Probabilmente sarà proprio in Occidente dove tutto questo prenderà corpo, perché ci sono sempre più allievi interessati agli aspetti marziali e sempre meno a quelli sportivi, esattamente come si vivono e s’intendono in Thailandia. La vita di uno sportivo Thai è molto sacrificata e distante da ciò che interessa ad un occidentale, tuttavia la tradizione marziale e il suo tipo di combattimento interessano sempre più e stimolano gli artisti marziali occidentali per la loro ricchezza, la loro potenza e la loro efficacia. Adesso finalmente abbiamo le sue forme, un altro successo di Marco De Cesaris. Congratulazioni!
Mae Mai e Look Mai Muay Thai: Le forme segrete della Muay Boran Parte prima: Le origini Allo scopo di preservare dall’oblio, in un contesto culturale come quello attuale, la ricchezza della Muay Boran cioè dell’insieme delle tecniche da combattimento sviluppate dal popolo tailandese e arricchito dalle esperienze di tutti i maestri del Siam nel corso dei secoli, lo stesso Ministero dell’Educazione della Thailandia ha dato a suo tempo precise istruzioni alla Commissione Nazionale della Cultura, uno dei massimi organi del Governo di quel paese, di raggruppare e ordinare tutto il repertorio tecnico dell’antica Arte Marziale thai; tale opera di restaurazione ha dato il via alla formulazione di veri e propri programmi di studio e di una completa progressione tecnica, che potesse essere usata anche fuori dei confini tailandesi per aiutare gli studenti di tutto il mondo ad apprendere nel migliore dei modi la vera Arte guerriera del Siam e non una versione annacquata della stessa di provenienza dubbia. Il risultato del lavoro di codificazione effettuato dai maestri convocati a tale scopo dall’allora Direttore della Commissione Cultura, Mr. Payungsak Jantrasurin, diretti dalla massima autorità in materia il Gran Maestro e Professore universitario Paosawat Saengsawan, ha portato a suddividere l’insieme delle tecniche marziali a mani nude della Muay Boran nei cinque sottogruppi di seguito elencati. Il primo gruppo di principi e di tecniche denominato Chern Muay, comprende i metodi per il corretto uso delle armi naturali del corpo umano (mani, piedi, tibie, ginocchia, gomiti e testa) per attaccare le varie parti sensibili del corpo dell’avversario: gli attacchi potranno essere diretti o preceduti da finte, inviti o eseguiti in combinazione. Il secondo gruppo, o tecniche Kon Muay Kee, riguarda lo studio dei diversi stili di lotta mirati a neutralizzare gli attacchi dell’avversario e ai sistemi di contrattacco: avremo così tecniche di
blocco, schivata, spostamento, deflezione, anticipo, presa ecc., seguite da contro colpi diretti a zone non protette del corpo dell’avversario. Il terzo gruppo è il Chap Ko e riguarda il lavoro a corta distanza, altrimenti detto corpo a corpo, in cui il combattente si specializza in tecniche di percussione con gomito, ginocchio, testa ed in cui si applicano tecniche di rotture articolari e proiezioni a terra. Gli ultimi due gruppi comprendono le tecniche, le strategie ed i metodi di utilizzo dei principi fondamentali della Muay Thai Boran: si definiscono, quindi, come Mae Mai Muay Thai (o Mai Khruu) le 15 tecniche di base della Muay Thai, e come Look Mai Muay Thai (o Mai Kred) le 15 tecniche complementari di combattimento. Sia le prime che le seconde sono state codificate in un ordine preciso ed il novizio dovrebbe impararle secondo
la sequenza prevista, passando dalle tecniche più semplici alle più complesse, al fine di costruire delle solide basi, prima di poter approfondire le strategie più consone alla propria morfologia e alle proprie caratteristiche psicologiche. Come molte “forme” delle arti marziali tradizionali anche le Mae Mai e le Look Mai Muay Thai sono suscettibili di letture diverse, effettuate su piani sempre più approfonditi. Se, infatti, ad una lettura superficiale esse sembrano dare informazioni relative solo a movimenti offensivi e difensivi, ad un esame più attento, sotto la guida di un vero esperto di Muay Boran, si rivelano essere una fonte eccezionale di nozioni indispensabili per il combattimento marziale, fino ad oggi custodite gelosamente e mai rivelate nella loro interezza agli studenti occidentali.
Queste sequenze tecniche la cui codifica risale secondo alcuni studiosi al XIX secolo, ci mostrano, ad esempio, i sistemi necessari a sviluppare attributi indispensabili quali la scelta di tempo (il timing) nelle azioni di attacco o difesa dell’adepto, fin dalle prime sessioni di allenamento; ci insegnano inoltre come allenare il senso della distanza, elemento strettamente correlato al punto precedente, a fini offensivi o difensivi (vedi a questo proposito l’enfasi data allo studio di questo elemento nelle tecniche appartenenti al misterioso stile di Hanuman, la mitica Scimmia Bianca); ci forniscono una mappa dei punti sensibili e vitali del corpo umano, unitamente agli angoli secondo cui percuoterli in modo più devastante; ci indicano, infine, in modo preciso quali armi naturali (mani, piedi, tibie, testa, anche, spalle, gomiti, ginocchia) usare per ottenere i maggiori effetti quando attacchiamo i differenti bersagli precedentemente identificati. Ogni Mae Mai e ogni Look Mai, inoltre, deve essere studiata non solo nella sua forma base codificata, ma anche nelle sue varianti principali (da 3 a 6 varianti per ogni forma) e deve essere applicata con una o più tecniche combinate, dette da alcuni Maestri Thai “combinazioni devastanti”. Il totale delle forme base e delle varianti supera il numero di 100 e rappresenta la vera piattaforma tecnica dello stile attualmente in uso tra i membri dell’IMBA. Per noi appassionati europei, lo studio di tali principi e gruppi di tecniche è una fonte praticamente inesauribile di informazioni marziali di grandissimo valore utilizzabile in primis da chi fosse interessato a costruirsi un solido bagaglio tecnico a fini di autodifesa, in secundis dai preparatori di atleti agonisti che attraverso le Mae Mai e le Look Mai possono elevare enormemente la caratura tecnica dei propri allievi con ovvi benefici a breve e lungo termine. Grazie ai Gran Maestri della Associazione Internazionale AITMA (Association Institute of Thai Martial Arts) che ha la sede a Bangkok ed è direttamente controllata dalla Commissione Cultura della Tailandia, primi fra tutti il GM Paosawat e il GM Woody ed all’IMBA (Accademia Internazionale di Muay Boran) l’organismo presieduto dall’italiano Arjarn Marco De Cesaris-, che cura la diffusione della Muay Thai Boran in Europa in nome e per conto della suddetta Associazione (di cui De Cesaris è supervisore per l’Europa), oggi anche i praticanti occidentali possono accedere a tali preziose nozioni come non era mai stato possibile fare fino ad ora: finalmente siamo in grado di penetrare a fondo nelle tradizioni, apparentemente di facile lettura, ma in realtà molto complesse ed articolate, del vero combattimento marziale tailandese.
Parte seconda: le competizioni tradizionali di Mae Mai Come abbiamo evidenziato nei nostri resoconti più recenti dalla Thailandia, la
della Thailandia, a cura della Commissione Cultura di quel paese e, recentemente, organizzati più dall’AITMA, l’ente preposto alla conservazione e sviluppo delle tradizioni marziali thai.
moda delle competizioni basate su elementi della tradizione marziale siamese sta effettivamente esplodendo nella madrepatria della Muay Thai come mai prima d’ora. E’ con orgoglio che noi della Accademia Internazionale di Muay Boran (IMBA) riteniamo di aver avuto un ruolo importante nella riscoperta e valorizzazione di un enorme patrimonio tecnico e culturale che, a detta delle stesse autorità thailandesi, era in declino da anni e praticamente sull’orlo dell’oblio. Ciò detto è stato naturale che proprio gli atleti dell’IMBA fossero tra i primi ad essere ufficialmente invitati a prendere parte alle competizioni ufficiali, che si stanno svolgendo da pochi anni a questa parte, nei luoghi più suggestivi
Al fine di essere competitivi anche sotto il profilo “agonistico” nel corso di queste gare tecniche, definite più esattamente come “combattimenti preordinati con utilizzo obbligatorio di tecniche tradizionali Mae Mai e Look Mai Muay Thai”, durante l’anno in corso i tecnici IMBA hanno promosso numerose occasioni di incontro tra i propri membri europei (italiani, inglesi, s pag no li, tedes chi, o landes i e francesi) per migliorare per quanto possibile le prestazioni degli atleti che s i dev o no co nfro ntare co n i lo ro omologhi thailandesi nel corso dei Campio nat i Int er naz io nali, co me quello ultimo svoltosi quest’anno ad Ayuddaya, antica capitale del Regno del Siam.
Vediamo qui di seguito alcuni degli elementi che possono “fare la differenza” in termini di valutazione da parte dei giudici, nel corso di un’esecuzione di Mae Mai a fini competitivi. • Utilizzare movimenti sofisticati per neutralizzare i vari tipi di attacco, come ad esempio la deflezione a ponte per entrare sui diretti all’interno del colpo. E’ ovvio come per
ogni singola azione Kon Muay Kee, cioè di difesa su un qualsiasi colpo e contrattacco relativo, esistano innumerevoli possibilità tecniche tra le quali l’atleta può scegliere in base alla propria abilità e conoscenza della materia. E’ però altresì ovvio come, ai fini di una migliore performance (e quindi di un punteggio più alto), siano da preferire soluzioni tecniche che mostrino una grande
padronanza della disciplina, data da un tempo di pratica maggiore. • Eseguire le tecniche nella maniera corretta ed efficace anche nel caso di atleti con massa e peso differente: ad esempio studiamo come ammortizzare correttamente il calcio circolare, spostandoci diagonalmente all’indietro per poi reagire avanzando. Quando si sceglie un’azione, soprattutto difensiva, è importante tenere conto del fatto che il combattimento tradizionale con corde, Muay Kard Chiek, o senza (in epoca precedente), era disputato anche tra atleti di peso molto diverso, al contrario di quanto accade attualmente negli sport da ring. Conseguenza di ciò è che alcune strategie e tecniche, soprattutto di parata, blocco e proiezione, in uso oggigiorno non sono molto indicate per affrontare avversari molto più pesanti e grandi di noi; è quindi importante, quando si scelgono tecniche per inserirle nelle routine di Mae Mai, verificare che rispondano a tale requisito che, senza dubbio, verrà valutato positivamente dalla giuria. • Inserire nella routine tecnica anche movimenti spettacolari ancorché efficaci tratti dallo stile Hanuman: ad esempio esistono nelle forme più antiche, molti colpi di ginocchio e gomito saltati, effettuati dalla media e corta distanza, spesso sorprendenti per l’avversario non avvezzo a tali azioni, oltre che ovviamente devastanti. La spettacolarità spesso non è sinonimo di efficacia, ma in molte azioni di stili di Muay Boran che si sono specializzati in tecniche anomale
e sorprendenti, come il celebre stile di Hanuman, la mitica scimmia bianca, si può riscontrare una sapiente combinazione dei due elementi citati, spettacolarità ed efficacia. Nella maggior parte dei casi, chi prepara una routine di Mae Mai serba le azioni di Hanuman per la parte finale della performance, aumentando gradualmente la difficoltà delle esecuzioni tecniche fino ad arrivare
all’ipotetica conclusione del combattimento proprio con un attacco estrapolato dal bagaglio tecnico di questo stile. Ovviamente anche i giudici si aspettano che almeno una di queste tecniche venga inserita nell’esecuzione della routine, e spesso proprio il modo di combinarla con il resto delle azioni da luogo alla valutazione più o meno alta di tutto l’esercizio. In conclusione possiamo dire che la corretta preparazione effettuata per partecipare ad una competizione tradizionale di Mae Mai Muay Thai non solo apporta un grande sviluppo di doti tecniche ed atletiche fuori del comune, ma altresì è forse il metodo più efficace per padroneggiare, anche ai fini di un utilizzo reale, azioni potenzialmente molto pericolose se non allenate con cautela, che ci rivelano la vera essenza di un metodo realmente marziale come la Muay Boran.
Il DVD "Krav Maga Ricerca e Sviluppo" sorgè dalla voglia di quattro esperti di Krav Maga e sport da combattimento: Christian Wilmouth, Faustino Hernandez, Dan Zahdour e Jerome Lidoyne. Ad oggi, loro dirigono molti club e conducono un gruppo di una ventina di professori e istruttori di molteplici discipline, dalla Krav Maga alle MMA, Mixed Martial Arts. Questo lavoro non è destinato a mettere in evidenza un nuovo metodo nè una corrente specifica di Krav Maga. Il suo scopo è semplicemente quello di presentare un programma di Krav Maga messo a fuoco sull'importanza del " c o n t e n u t o " , condividendo in questo modo le nostre esperienze.
REF.:KMRED1
Tutti i DVD prodotti da Budo Inter national vengono identificati mediante un’etichetta olografica distintiva e realizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili). Allo stesso modo, sia le copertine che le serigrafie rispettano i più rigidi standard di qualità. Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o la copertina non coincide con quella che vi mostriamo qui, si tratta di una copia pirata.
ORDINALA A: Budo international.net
Il Wing Tsun è un eccellente stile di Boxe Cinese, che permette di dedicare tutta una vita alla pratica e alla crescita integrale del praticante. Idee, tecnica, filosofia, ecc… tutto fa parte di un’ARTE ancestrale e deve essere studiata e compresa come un TUTTO. Sifu Salvador Sanchez, nel suo secondo DVD, parla dell’uomo di legno e di come questo influisca nella pratica del Wing Tsun. Dato che nel sistema attuale la Forma si impara ai livelli più avanzati dello stile, molti praticanti che abbandonano non hanno l’opportunità di conoscere le sue idee, le tattiche e le strategie, e non possono includerle nella loro pratica. Per la TAOWS Academy è molto importante che il praticante comprenda che è questo è ciò che fa in tutti i suoi aspetti della pratica, e quindi in questo DVD seguiremo la stessa impostazione che seguiamo in qualsiasi lezione, seminario o allenamento. La nostra impostazione comprende 6 passi: il primo è l’idea da sviluppare, ciò che vogliamo ottenere. La seconda parte sono le forme (Siu Nim Tao, Chum Kiu, Biu Jee, Uomo di legno, ecc…) a seconda dei livelli; la terza sono gli spostamenti, la mobilità. Il quarto pilastro è il Chi Sao – Chi Gerk, l’aderenza, l’anima del nostro sistema. Il quinto elemento è la non aderenza, il non contatto, sapere cosa fare per arrivare al contatto con l’avversario in modo sicuro. Alla fine, il sesto settore è lo Sparring, il combattimento o Lat Sao. Bruce Lee diceva che s’impara a combattere combattendo ed è la cosa più esatta che un artista marziale abbia mai detto. Come renderemo il Wing Chun un Arte Marziale efficace e rispettata? Praticando esercizi di sparring che ci avvicinino al combattimento in maniera progressiva, fino a che ciascuno di noi ottenga il massimo, come fighter, che questo meraviglioso sistema ci può offrire.
REF.: • TAOWS-2
Tutti i DVD prodotti da Budo International vengono identificati mediante un’etichetta olografica distintiva e realizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili). Allo stesso modo, sia le copertine che le serigrafie rispettano i più rigidi standard di qualità. Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o la copertina non coincide con quella che vi mostriamo qui, si tratta di una copia pirata.
ORDINALA A:
Budo international.net
Minou Risso
mail: budo.cinturanera@gmail.com
Oggi, il nostro consueto collaboratore, Salvador Herraiz, ci fa avvicinare a un curioso personaggio dell’isola di Okinawa. Si tratta del più autorevole monaco del Buddismo Zen dell’isola e appassionato karateka, che è stato discepolo dei leggendari fondatori del Goju Ryu. Herraiz ci offre un breve profilo di questo importante Maestro di Zen e di Karate, che passati abbondantemente i 90 anni, è stato un esempio di austerità, umiltà e disciplina. A cura di Salvador Herraiz, 7°Dan di Karate Shuri (Okinawa)
S
ebbene sapessi di lui da anni, ho conosciuto il monaco Sakiyama Sogen nel 2010, quando una amico comune mi ha portato al suo tempio Kozenji, per presentarmelo. Roshi Sakiyama Sogen è nato a Naha nel 1921, agli albori dello sviluppo del Karate nel mondo, che si sarebbe prodotto per mano di maestri come Gichin Funakoshi, Kenwa Mabuni, Chojun Mkagi, Kentsu Yabu…, che lo esporteranno tramite i loro viaggi sull’isola principale e nei remoti luoghi d’oltreoceano, come le Hawaii e la California. Durante i suoi anni di Seminario, inizia la pratica del Karate, sotto la tutela del maestro Juhatsu Kyoda. Molto presto, al Teacher’s College, Sakiyama praticherà anche Karate con il prestigioso maestro Chijun Miyagi, creatore del Goju Ryu, nello stesso momento in cui si introduce
RITRATTO BASILARE DEL MONACO KARATEKA Salvador Herráiz e Hokama Maestro conversano nel 2010 con Sakiyama Sogen a casa, a Shuri, in presenza di un gruppo di karate americano.
Il Sinistra: Herraiz Salvador Sakiyama Sogen dice addio in porta della sua casa, vicino alle colline di Naha, nel 2012. basso: Sakiyama durante un evento, con i Maestri Morio Higaonna e Zenpo Shimabukuro.
alla pratica dello Zen, per mano del Roshi Matsuhisa, che insegna nello stesso posto. Sakiyama Sogen presta servizio nell’Esercito per un po’ e quando torna a casa, riprende i suoi studi nel Karate, stavolta con il maestro Seko Higa. Nel 1949, in pieno dopoguerra e sotto l’occupazione nordamericana del generale Douglas McArthur, Sakiyama si trasferisce sull’isola principale del Giappone, per approfondire gli studi Zen, nel tempio Bairinji, fondato nel 1620 nella città di Kurume, dove insieme alla corrente Chikugo, il monaco Sakiyama si avvicina alla scuola Myoshinji, della corrente Rinzai di Buddismo Zen. Infatti, poco dopo studierà nello stesso tempio Myoshinji, a Kyoto, maestoso luogo eretto nel 1337, con oltre 50 templi minori nel suo perimetro. Sakiyama continua il suo approfondimento nel Buddismo
Karate & Zen
Zen della scuola Rinzai, studiando anche con il prestigioso maestro Roshi Genpo Yamamoto, nel tempio Ryutakiji, fondato da Hakuin Ekaku, a Mishima, Fukuoka, nell’anno 1761 e più tardi con il non meno prestigioso Roshi Sogen Asahisa (1891-1979), nel mitico tempio di Engakuji, a Kamakura, dove Gichin Funakoshi si era spesso rifugiato, per alleviare la sofferenza prodotta dalla perdita del suo dojo, di suo figlio Yoshitaka e dopo di sua moglie, nel 1947. Nel 1970, il monaco si stabilisce negli Stati Uniti, dove sviluppa e insegna Zen per due anni, allo stesso tempo in cui impartisce lezioni di Karate. Quel periodo serve per decidere di creare ad Okinawa il suo centro, il Kozenji, nel cuore di Shuri, a una manciata di metri dal famoso e mitico castello, dove si stabilisce al suo ritorno. Convertito in Roshi, titolo o posizione di “maestro veterano”, che nella scuiola Rinzai significa aver ricevuto l’autorizzazione (inka shomei) da un altro Roshi, dopo aver
completato lo studio Koan e ricevendo la trasmissione del Dharma che lo trasforma in prosecutore della linea, senza interruzione. Sakiyama è un simbolo di Okinawa. Per tutta la sua vita a venire, gode di grande prestigio nel mondo Zen e ancora di più nei circoli dei karateka dell’isola, per essere stato anche un grande esperto di Goju Ryu e da lui accorreranno maestri importanti, per avere i suoi consigli e correzioni. In effetti, Sakiyama ha partecipato abitualmente a eventi del Karate okinawense o in omaggio agli antichi maestri. Nel 2007, quando molto vicino al Budokan di Naha viene eretto il monumento a Gichin Funakoshi, in occasione dei 50 anni dalla sua scomparsa, Sakiyama svolge gli onori, insieme ai suoi riti buddisti. Sakiyama è diventato, già da diversi anni, il principale Maestro del Buddismo Zen dell’isola. Nel 2010, insieme a un paio di amici karateka degli Stati Uniti e un maestro locale, abbiamo visitato Sakiyama casa
Karate & Zen
sua, un piccolo edificio posto di fronte al tempio. Roshi Sogen mi ha enormemente colpito, non solo per il suo alto rango nel Buddismo Zen, ma per essere una testimonianza vivente degli insegnamenti di Chojun Miyagi e per il suo spirito indomabile, forgiato attraverso umiltà e austerità ineccepibili. Seduti in una delle sue stanze, il prestigioso monaco ci parla e nessuna delle sue frasi è vuota di contenuto e intenzione. La sua
preoccupazione è palese e non perde un istante per far si che i valori tradizionali non vadano perduti. Sia al nostro arrivo, che al momento dei saluti, Sakiyama si inginocchia, così come lo facciamo noi, i suoi movimenti sono lenti e si nota che ciò gli costa un certo sforzo, ma quando facciamo il gesto di aiutarlo a trovare un appiglio o ad alzarsi, il suo orgoglio, dignità e disciplina gli impongono di rifiutare il nostro aiuto. L’ultima volta che sono stato da Sakiyama è stato nel 2012. Sono
stati pochi attimi, poiché egli doveva andare in o s pedale per curare i dolori che l’età, inevitabilmente, po rta, s o prat tutt o quando s i passano i 90 anni. Mentre entra nel taxi, Sakiyama osserva se stesso in uno dei miei libri e mi dice “la prossima volta che vieni a Naha, non scordarti di chiamarmi e venire a farmi visita”. Spero solo di tor nare presto sull’isola dove è nato il Karate e che Sakiyama Sogen sia lì, pronto a ricevermi!
Il termine “Difesa Personale” ha una connotazione negativa che già dal principio può portare al fallimento per l’individuo. Il problema è che questa etichetta si rispecchia nell’immagine che la persona è vittima di un atto violento o di un’aggressione e quindi deve realizzare un’azione difensiva. Questa premessa di agire dopo che è avvenuto il fatto violento, è la ragione per la quale la maggioranza delle persone soccombe alle azioni dell’aggressore e non recupera mai completamente dall’attacco iniziale o dalla paura che induce tale situazione. La donna non deve mettersi sulla difensiva; deve essere cosciente della propria situazione e non sottostimare o ignorare le possibili minacce. Ella deve essere propositiva, prendere l’iniziativa e avere l’impeto di provocare confusione nella mentalità dell’attaccante, per poter avere qualche vantaggio. “Autoprotezione Kyusho” è un processo di allenamento che offre agli individui più deboli, più lenti, più anziani o meno aggressivi, delle chance contro il più grande, più forte o più aggressivo degli attaccanti. Tramite l’uso degli obbiettivi anatomici più sensibili del corpo, collegati alle proprie azioni e inclinazioni naturali del corpo, puoi proteggere facilmente te stessa o gli altri, anche in situazione di stress o di limitazioni fisiche quando la tua adrenalina si scatena. Attraverso un lavoro graduale e progressivo delle tue innate abilità motorie (invece che delle tecniche altrui), le tue possibilità di vittoria sono notevoli.
REF.: • KYUSHO-21
Dentro la verità dell’attacco Non si è mai discusso tanto sulla veracità delle tecniche applicate nell’Aikijujutsu e di conseguenza, nelle arti derivate da esso. Dalle molte email che ricevo, principalmente da maestri più studiosi, in un modo o nell’altro percepisco che stiamo arrivando alle stesse conclusioni: la loro funzionalità, in maniera empirica, senza adattamento, è davvero efficace soltanto per le necessità dell’epoca antica; anche se, in un modo o nell’altro, c’è da tener presente che la storia è immaginabile e non c’è modo di dimostrarlo, esiste un margine di possibilità che certamente si può spiegare, se i concetti storici sono pertinenti alle spiegazioni di ciascuna delle forme praticate. Ovvero, che siccome non esiste mezzo di conferma, pratichiamo credendo di fare la cosa giusta che per quella occasione viene mostrata nei Seiteigata. Dall’altro lato, tali tecniche, se applicate ai giorni nostri, hanno bisogno di un forte e coerente adattamento: epoche distinte necessitano di pensieri e adattamenti distinti. Può essere così? Le pratiche dei Seiteigata favoriscono la costruzione del pensiero dell’epoca in cui spade, lance, naginata, ecc., erano le armi più pericolose. Sicuramente, i maestri più saggi adattano tali concetti e pensieri, rendendoli applicabili in qualsiasi genere di situazione. In gran parte, molti hanno usato la strategia – Heiho – come fonte di ispirazione e adattamento alle situazioni reali, empiriche. Se queste strategie (Heiho) fanno parte degli studi di Aikijujutsu, di certo staranno utilizzando le tecniche di quest’Arte; ne più, ne meno! L’evento è stato soltanto l’adattamento! Se lo osserviamo in profondità, vedremo che le massime utilizzate come metodo di insegnamento, coinvolgono sempre la percezione del pericolo e le diverse forme di superarla: è interessante notare che tra i molti enigmi ai quali di frequente i diversi popoli dell’Asia ricorrono per abitudine automatica e che richiedono soluzioni piene di malizia, ce c’è uno dove il lupo e la capra (invece dell’agnello) hanno anch’essi il loro ruolo. Solo l’uomo può essere il lupo di un altro uomo! La casta samurai, in gran parte, principalmente nel periodo Sengoku, sviluppò molti sistemi strategici per sorprendere il nemico; senza dubbio, questi sistemi sono ancora applicabili ai giorni nostri. È la tanto citata dai maestri Zen, “simultaneità del tempo”, ciò che si fa presente. Potremmo dunque dire che l’Aikijujutsu è atemporale? Chi non ha sentito la frase: “Metti
Ogawa Ha
la tua testa perchè ti attacchi senza esitare”. Non possiamo negare la sua funzionalità atemporale! In fondo, le tecniche, le strategie di attacco e difesa, sono insite in noi; così come esiste tutto quanto, così accade anche dentro noi stessi. Ogni cosa, ogni essere, tutto in questo mondo, non è niente di più che tempo. La realtà di ogni attacco sta nel tempo della sua applicazione! Uke e Tori attingono dallo stesso calice di saggezza in relazione al tempo: ognuno fluisce dentro la propria realtà. Attacco e difesa, verità e menzogne… Forse come il rapporto che hai con te stesso? Ci sono due aspetti importanti: la pratica e la realtà. Un amico sosteneva: Aikijujutsu è sinonimo di dolore. In altre parole, voleva dire che le tecniche praticate all’interno di queste forme, sono state concepite per provocare danni fisici e psicologici interni; esistevano per destrutturare. Ma come praticare qualcosa in questo modo? La coscienza è la miglior medicina: la separazione tra la realtà e la pratica inizia e finisce con il rispetto. Non abbiamo bisogno di sparare a qualcuno per sapere che un’arma da fuoco può uccidere. La mente del praticante che dipende dall’ignoranza sicuramente mancherà del principio tanto desiderato nelle tecniche: l’efficienza! La mente tendenziosa si attacca al: “Voglio vedere se funziona”; “Fallo di nuovo in modo che lo veda”; “E allora, questo funziona?”. Comunque, dobbiamo ricordare, prima di qualsiasi dimostrazione, che il tuo corpo non è preparato a ricevere una tecnica eseguita in maniera empirica o più solida. Molti sono stati i casi di allievi che hanno messo in discussione il modo in cui alcuni insegnanti potevano aver eseguito più fedelmente la tecnica e dopo si sono resi conto che avrebbero potuto rompere loro le braccia! Però… Siamo dunque giunti al cuore del tema: non è obbligatorio che il maestro faccia “maturare” la forza nella mente dell’allievo intransigente. Al contrario, dovrà conservare la pace e aspettare che, poco a poco, essa si “schiarisca”… Ciò perché, comprendendo tutti i conflitti, le frustrazioni, i turbamenti, le agitazioni e le sofferenze interne, deve rimanere sereno e di conseguenza, esteriormente lui sa che questo stato lo rende intensamente attivo; la sua coscienza è viva, con tutti i sensi ben svegli, pertanto, in grado di osservare senza far trasparire nulla, di seguire ogni evento in modo non tendenzioso. La magia del controllo, dell’alterazione della forza dell’Uke; la conduzione della sua energia e la trasformazione dal suo interno…, intendiamo queste
Ogawa Ha
posizioni solo come cognitive e astratte; tuttavia, mi riferisco ai momenti in cui l’Uke smette di essere Yang per divenire Yin, smette di agire e diviene pacifico. Diverse forme di Osae (immobilizzazioni) e kansetsu (leve e torsioni) possono essere esempi di tale momento nel quale l’asse del Tori si stabilizza e prende il controllo dell’asse di Uke. JouRiki: Jou – Puro Ri – ragione Ki – energia È il fenomeno dell’eterna polarizzazione naturale delle energie Yin e Yang, che esprimono ciclicamente il dualismo di armonia e conflitto – problemi, combattimenti stupidi. Quello è l’attimo in cui si scatenano molte crisi. È l’attimo nel quale il mondo che coinvolge Tori e Uke non sono altro che Mujou, impermanenza. Come il vero aspetto della vita e del mondo! Tutti possiedono quella forza, ma bisogna risvegliarsi in quell’istante esistente tra l’uno e l’altro; nel caso non ci sia tale coscienza, essa non riuscirà a manifestarsi e a meno che non si realizzi, non potremo esserne consapevoli. In qualsiasi pratica marziale, con i vari gradi di conoscenza che l’evoluzione ci offre, si raggiungono varie tipologie di intelligenza, proporzionali al livello biologico conquistato dall’individuo. Per le forme superiori praticate nell’Aiki, i primitivi sono completamente immaturi. Possono riceverla, impararla, ripeterla, possederla in apparenza, ma la pratica rafforzata dalla comprensione obbedisce solo alle persone che si interessano ad essa. La conoscenza non si può sovrapporre all’esperienza, perché è una conseguenza di quest’ultima. Allora, cos’è che ci permette di fluire?... La verità innata! Un dojo non ha le stesse proprietà di un fiume che, indipendentemente dalla nostra volontà, con la forza delle sue acque, ci conduce in altre direzioni. Ciò significa che diverse situazioni portano a diversi ragionamenti. Uke, Tori, Dojo, sono tutti parte dell’universo interpersonale che stabilisce le differenti condizioni di una buona tecnica. Agendo prevalentemente come Tori, che è ben diverso dal modo di essere Uke, non dobbiamo cadere nell’errore di pensare che un semplice attacco determina il momento. Anche se gli studi si svolgono sotto forma di Seiteigata, ogni movimento possiede in se una fase completa; se l’Uke altera un movimento durante la sua tecnica, allora avremo due fasi che si devono
Ogawa Ha
completare e quindi, ciascuna ha un proprio passato e un proprio futuro. Perciò, nel momento in cui le tecniche si completano, l’apice della tanto agognata armonia della mente, si definisce non-mente. Poi, il momento in cui la tecnica è già arrivata alla fine, il momento in cui l’Uke non interagisce più con l’attimo, è di per se stesso una fase completa; ha il proprio passato e futuro; si dice dunque che il momento è il “non-momento”. In questa fase della comprensione, il Tori non è nient’altro che la persona che ha eseguito la tecnica e l’Uke nient’altro che colui che ha ricevuto la tecnica. Pertanto, quando il momento si manifesta sottoforma di fluidità, vuol dire solo la stessa cosa: niente lo fa fluire, a meno di una interferenza da ambo le parti. Quindi, il nostro problema non è sapere cos’è l’indipendenza, la reale funzione della tecnica, così come i personaggi Tori e Uke, è ciò che vuol dire l’interazione di tutti in un unico momento. Con la comprensione del momento, dell’istante, del Dojo figurativo come via di queste relazioni, che è la condotta tra praticanti umani – coloro che credono che stanno sempre imparando, che siano intimi o estranei, ora vicini, ora lontani – inizieremo a capire tutto il processo dell’esistenza e del conflitto tra la tecnica in se, il modo in cui la eseguiamo e l’indipendenza dalla realtà/fantasia. A tutti ci piace parlare di fluidità, ma ci dimentichiamo che detta pratica inizia molto prima di entrare nel Dojo. “Se misuri il successo in termini di onori o critiche, la tua angoscia sarà infinita” Lao Tsè La questione è che essendo un’arte eminente dell’aristocrazia giapponese e vista come tale, la ricerca della perfezione sorge attraverso l’inevitabile: la guerra e la pace! Con questo presupposto, il ragionamento che il centro generato dalla forza AIKI è il centro che dalla forma centripeta o centrifuga, trasforma l’energia opposta dando forma ai suoi sussulti. Ma esiste un asse estremamente importante di utilizzazione di questa forza: Joge no Rasen-j” (energia a spirale in senso verticale); e inoltre, nello stesso asse, i flussi diretti senza interruzione – “Oroshi”. Per i maestri di Haragei, che sono anche maestri di Aikijujutsu, esiste una forza centrale che si chiama “Ch ki”, che è la forza eliminatoria, la cui riserva
Ogawa Ha
è localizzata nei punti inferiori dello Hara. Quando si produce questa forza, sia attraverso l’adrenalina, che per la respirazione canalizzata, si genera una pressione che origina calore (energia), diventa forte e viene diretta al centro e, una volta concentrata, si espande lungo la colonna vertebrale, da dove passa tutto il nostro sistema nervoso. Una volta presa coscienza di questa energia e, logicamente, delle conoscenze adeguate per utilizzarla, le pratiche connesse all’Aikijujutsu o alle altre arti marziali in generale, rendono possibile l’espansione della coscienza stessa, in maniera che l’essere umano possa unire la coscienza quotidiana a quella interiore o energetica, regolarmente e giornalmente, praticando attentamente una serie di esercizi e meditazioni combinate. Presto il praticante sente il movimento dell’energia dentro di se e attorno al suo corpo e così, coscientemente, inizia a canalizzare il fluido energetico per stimolare e risvegliare i centri che coinvolgono lo Hara. Ai giorni nostri, molti maestri utilizzano queste conoscenze soprattutto per risvegliare la pace interiore. Allo stesso tempo, guidano gli allievi per mezzo di una spiegazione della spirale che eleva o abbassa i nostri sentimenti. Per questi maestri, il cuore della pace e dell’armonia, principalmente ciò che espande la coscienza, è quello carente di ego. È il rispetto e la stima per tutti gli esseri e l’imparare dagli altri. Sono le azioni corrette e il giusto modo di vivere, così come una buona coscienza; è il silenzio, la quiete benedetta, l’elemento più importante della via interiore dell’energia che risveglia partendo dal centro; è niente meno che Mushin! Perché gli “onori” generano disgusto? Tutto il disgusto nasce dal fatto di avere un ego. E non è possibile soddisfare l’ego! Se ci liberiamo dall’ego, non ci sarà più disgusto. Perciò: “Chi rimane libero da favori e spiacevolezze, si libera dall’idolatria dell’ego. Solo chi è disposto a servire con disinteresse, può possedere il Regno! Solo in questi può aver fiducia il Regno. (Tao te King)
Ogawa Ha
Campionati del Mondo WKO 2014 Tu t t o e r a p r o n t o p e r l ’ 8 ° Campionato Mondiale di Karate a Curitiba, Brasile, ma nessuno si aspettava che sarebbe stato così straordinario. E’ stata una delle competizioni più incredibili alle quali, personalmente, io abbia mai assistito. Non è stata la più grande, ma ha avuto tutti gli ingredienti di uno di quegli avvenimenti che rimarranno nella memoria di tutti gli spettatori e che non dimenticheranno mai. utto è iniziato nel 2012 a Phoenix, Arizona, quando al Comitato brasiliano di Karate, condotto dal dinamico trio formato da Marco Ferreira, Julio Bassan e Samuel Ferreira, è stata assegnata l’organizzazione dei campionati di Karate WKO. Essi si sono subito messi all’opera per organizzare l’evento, utilizzando le proprie risorse e contatti. I campionati hanno avuto inizio la mattina di venerdì 21 Novembre alle 10:30 con tutte le cinture Kyu e le sezioni infantili, che hanno terminato la loro competizione alle 7:30 p.m. Per il sabato era in programma l’entrata in scena delle Cinture Nere. La competizione è stata amministrata grazie all’arbitraggio del direttore di gara principale, Rui Marcal (Brasile) e dell’assistente, il Dr.Eloy Izquierdo, di Valencia, Spagna. Ci si aspettava tutti che uno dei due forti team maschili del Brasile, nei quali c’erano alcuni dei migliori combattenti del paese, provenienti da Curitiba e Brasilia, uscissero vincitori nei combattimenti a squadre, ma è stata la compagine degli Stati Uniti, diretta da Adrian Ellis, ad aggiudicarsi il titolo in palio. Gli statunitensi avevano solo due atleti, tra i quali l’oriundo svedese Lucas Bokelius, che formavano la squadra. Quindi, hanno ingaggiato il canadese CONROY
T
Presidente Don Warrener Ph 1-818-891-1133 Cell 1-310-926-7808 donrw@earthlink.net
Karate
COPELAND come capo-allenatore e Adrian Ellis che si è aggiunto come assistente. Il team alla fine è stato riconosciuto come quello delle Nazioni Unite, invece che solo degli Stati Uniti. Nella competizione femminile di forme, è stata Marcia Budd Scheneff, Canada, che si è aggiudicata il titolo di campionessa del mondo. La sua forma è stata eccellente e una scelta totalmente azzeccata del suo Sensei DAVID TURKOSKI di Brantford, Ontario, Canada. TURKOSKI ha portato un team di circa 40 tra atleti, tecnici e assistenti di squadra. Al momento di scegliere la migliore delle forme in campo maschile, la decisione è stata semplice. Anche se ci sono state forme molto buone eseguite da Ian Pollet dell’Australia, nessuno è sembrato poter reggere il confronto con la superstar brasiliana, il campione Mario Hayashi Jr. Il suo kata “Unsu” è stato semplicemente impeccabile, e i punteggi ottenuti hanno dimostrato veramente perché egli è stato il migliore della WKO nella competizione di kata quel giorno. Il team australiano, capeggiato da Ian Pollet, era altrettanto forte, con la moglie di quest’ultimo, incinta di 5 mesi, che è riuscita a prevalere nella sua categoria nei kata. Nella competizione di KUMITE femminile, la brasiliana Cinthia Carolina Costa ha ottenuto il successo superando Mary Power del Canada in un grande combattimento. Le sue braccia lunghe, la grande coordinazione e la difesa solida, sono state le chiavi che le hanno aperto la strada verso la medaglia d’oro. Quando è arrivato il turno del grande campione di Kumite Mario Hayashi Jr., ancora una volta ha avuto la meglio di Wilson Miranda, di Brasilia, nella finale. Hirokazu Kanazawa ha detto che la caratteristica di un vero fuoriclasse è che è in grado di arrivare al primo posto sia nei Kata, che nel Kumite, nello stesso campionato. Beh, se questo è il vero standard di riferimento, allora suppongo di poter dire che Hayashi è un autentico campione dei campioni. La WKO è molto differente da altre organizzazioni internazionali di Karate, poiché sta tornando all’essenza originale del Karate, specialmente della parola Zanshin, che ha un significato molto più profondo che quello della semplice concentrazione mentale. Il suo significato più profondo, quando il termine si applica alla competizione, è che c’è una bella
Karate
differenza tra una vittoria bella o brutta. Così come ci sono belle o brutte sconfitte. Per esempio, se quando si combatte, uno si aggiudica un punto e lo accetta semplicemente senza atteggiamenti plateali, questo è ciò che a noi interessa. Perché festeggiare saltando qua e là, in faccia all’avversario, è una mancanza di rispetto. Una sconfitta onorevole è semplicemente quando uno accetta il verdetto, invece una brutta sconfitta è quando uno contesta il risultato. Questo è lavoro dell’istruttore, non dell’atleta, e, una volta di più, bisogna farlo nel rispetto del proprio avversario. Ovviamente, i festeggiamenti sono accettabili fuori dal ring. Pertanto la WKO provvederà a squalificare sempre coloro che non saranno un esempio positivo dello spirito dello Zanshin, vincendo o perdendo con onore. Un’altra cosa che la WKO fa in maniera molto diversa è la promozione dei suoi vincitori, poiché questa non va a favore dei suoi dirigenti, bensì dei CAMPIONI, e lo fa attraverso i suoi siti web, Facebook e Twitter, oltre che tramite la rivista Budo International. Inoltre i suddetti campioni verranno presentati a registi e produttori di Hollywood, con la speranza che ottengano delle parti in alcuni film. In altre parole, la WKO si occupa soprattutto degli atleti, non di chi dirige l’organizzazione. L’altra importante distinzione è che la WKO ha come obbiettivo finale la fratellanza tra le nazioni e lo scambio tra culture differenti, perciò i campionati del Mondo si svolgono da un paese all’altro. Il presidente Don Warrener ha detto che questa è il nostro piccolo granello di sabbia a favore della pace mondiale e che magari sarà un sogno, ma è un bel sogno. Quest’anno non è stato diverso, perché la festa Sayonara, organizzata dai brasiliani, ha offerto un banchetto degno di un re. Il Brasile è conosciuto per ciò che qui chiamano Churrascaria (BBQ) e gli stranieri hanno definito scherzosamente una overdose di colesterolo, poiché hanno portato almeno 30 piatti differenti; c’era persino una cantante lirica, molto somigliante all’argentina Eva Peron, che con la sua voce ha deliziato la sala stracolma di gente. Solo per il banchetto c’erano almeno 100 persone. Su Budo Inter national leggerete svariati articoli riguardo a queste giovani promesse del futuro, perché pubblicheremo dei pezzi su ciascuna di esse, e su come sono diventate dei campioni del mondo.
Karate
Tutti gli artisti marziali lavorano in 3 delle 5 dimensioni, la quarta e la quinta sono nell’ambito dei praticati più avanzati. Ogni dimensione ha un doppio significato quando utilizzata nelle Arti Marziali tradizionali e un’applicazione secondaria nel Kyusho. Il livello convenzionale o rudimentale, o la spiegazione scientifica, è la fisica del suono e l’aspetto atletico nella sua natura, mentre la spiegazione Kyusho è più radicata nella micro fisica e va più in profondità. È questa attenzione microfisica quella che permette al praticante di Kyusho di avere un altro livello di applicazione e dedizione affettiva. Questo non è un argomento tipico dell’Arte Marziale, poiché si basa più sull’aspetto scientifico, ma è al centro di tutti gli stili marziali, così come nell’uso del Kyusho. L’obbiettivo previsto di questo articolo è illustrare la differenza in queste rigide leggi, dalla tipiche Arti Marziali, fino al Kyusho.
Le 5 dimensioni del Kyusho
Kyusho
Le 5 Dimensioni del Kyusho 1° Dimensione Nelle Arti Marziali regolari, la prima dimensione è la distanza…, la portata, se andiamo ad implementare i nostri metodi o la nostra Arte. Questo si trova in tutte le scuole e lezioni, ma non è altro che la semplice applicazione scientifica, non è l’applicazione interna (o punto vitale, che dir si voglia). Applicando il Kyusho, questa dimensione si considera di più come Profondità o livello di penetrazione. Nelle Arti marziali regolari si deve colpire esternamente, più forte e velocemente possibile, tuttavia, il corpo dispone di protezioni naturali per salvare la vita. Il corpo si può rompere, ma questo disperde la forza per far si che la penetrazione più profonda venga evitata. Naturalmente, se la forza è maggiore della capacità di protezione, ci saranno conseguenze gravi, ma questo è molto difficile da ottenere in un’applicazione classica…, basta vedere quello che i lottatori di MMA sono in grado di sopportare. La maggior parte dei combattenti di AM si impostano in base alla distanza tra loro e l’avversario, ma non guardano l’avversario, ne cercano di arrivare al suo interno. Essi cercano soltanto il “guscio”, l’esterno, mentre il praticante di Kyusho si addentra nel primo spazio dimensionale. Dunque, quale sarebbe la seconda dimensione delle AM (in termini di leggi naturali?)
Le 5 dimensioni del Kyusho
Kyusho
2° Dimensione Ovviamente, la seconda dimensione nelle AM sono quei movimenti angolari al di fuori della linea delle distanze originali, o linea di avvicinamento o uscita. Nella scienza, questo è l’asse Y e l’asse X della linea retta…e produce un grande vantaggio o svantaggio. Questo è un motore per la leva, la schivata, il reorientamento e altri movimenti fisici atti a prendere un vantaggio sull’avversario. Ma la seconda dimensione, per un praticante di Kyusho, è l’angolo interno dell’attacco verso un obbiettivo anatomicamente vulnerabile, specifico per massimizzare l’effetto e la disfunzione interna. Ciò è fondamentale se vogliamo superare le protezioni naturali e l’energia di dispersione, attributi del corpo esterno. Bisogna penetrare in diversi angoli, per infilarsi tra i muscoli, i tendini e le ossa, e accedere ai nervi e ai vasi sanguinei, per danneggiare al massimo o distruggere. Questi due primi casi sono facili da capire, anche per i principianti di qualsiasi disciplina. Le dimensioni successive si riferiscono ai praticanti più avanzati.
3° Dimensione La terza dimensione è l’altezza o, in termini più basilari, la perpendicolare all’asse XY (Z). Dunque, come si utilizza nelle AM classiche? La terza dimensione può consentire all’artista marziale di utilizzare l’altezza dell’attacco, una volta fuori dalla linea retta e nel secondo piano dimensionale. Potrebbe anche essere usata per le proiezioni o per sollevare un avversario o se stessi, o per una tecnica selezionata, o per forzare un nuovo angolo o piano. Dunque, come si potrebbe mettere in relazione con il Kyusho? La terza dimensione si usa una volta preso contatto con la struttura
Le 5 dimensioni del Kyusho
Kyusho “La definizione che più aiuta, non solo a comprendere a un livello più alto, ma anche a provocare effetti Kyusho in modo più efficace e redditizio, è la “Traiettoria”
anatomica, siano nervi, vasi sanguinei, tendini o organi, allo scopo di stirare, lacerare, comprimere o rompere tale struttura. Ora, la maggior parte dei praticanti di Kyusho (non tutti) imparano le prime due dimensioni di attributi e possono realizzarle. La te terza è ciò che distingue dalla maggioranza i praticanti di Kyusho più qualificati, poiché aggiunge il tocco, il dettaglio, quel piccolo extra che aumenta gli effetti. Invece, la quarta dimensione è stata esplorata veramente da molti pochi, anche se è notoriamente conosciuta dalla gran parte dei praticanti.
4° Dimensione Dunque, che cos’è la quarta dimensione nelle Arti Marziali? La quarta dimensione è il Tempo. Dicono che il tempo sia tutto, bene, magari non è così, ma è la prima cosa nella lista degli artisti marziali… ed è ciò che distingue i professionisti davvero avanzati, da coloro che ancora non si sono evoluti. Se in una situazione siamo una frazione di secondo più veloci, abbiamo un vantaggio. Se si è un secondo più lenti, tutto il contrario.
Nel Kyusho, il fattore tempo ha un duplice aspetto: L’aspetto del tempo nel bersaglio è un fattore chiave, poiché alcuni obbiettivi bisogna colpirli rapidamente, invece altri necessitano di un maggior tempo di esecuzione, in funzione della struttura che si sta attaccando, delle strutture che lo circondano e della profondità di tale obbiettivo. L’altro aspetto del colpo in un tempo scaglionato, significa colpire ma non nello stesso lasso di tempo. Per avere più effetti (squilibrare i sistemi fisiologici) si deve alterare, cambiare la
Le 5 dimensioni del Kyusho
Kyusho
Le 5 dimensioni del Kyusho
Kyusho Per ultimo, deve sapere cosa si sente nell’attacco, come si sentirà l’avversario, come reagirà o cadrà, per poter intensificare l’attacco o utilizzarlo strategicamente contro molteplici opponenti.
sincronizzazione dei colpi e così, il corpo dell’avversario non sarà in grado di difendersi facilmente da questi. Questo si estende anche alle manipolazioni delle articolazioni, dal momento che non si deve mantenere la stessa pressione per molto tempo, perché il corpo può adattarsi.
5° Dimensione Dunque, qual è la quinta dimensione nelle arti marziali? Nella scienza, la quinta dimensione è la coscienza, che permette la percezione di tutte le altre in relazione a futuro, passato, e anche alle variazioni rispetto al percorso del tempo lineare. Si può definire anche percezione o intuizione (dipende tutto dall’esperienza). Un combattente di primo livello, possiede questa coscienza sul ring; il soldato ce l’ha sul campo di battaglia. Entrambi percepiscono la sensazione di allerta o minaccia imminente e sono pronti. Coloro che qualche volta hanno avuto un incontro ravvicinato con la morte, in conseguenza di un incidente, o altro del genere, si saranno resi conto che la mente inizia a muoversi più lentamente in quelle situazioni. Tutto sembra succedere a rallentatore. In queste situazioni siamo nella quinta dimensione della coscienza e la percezione del tempo rallenta. Nel Kyusho, anche questa dimensione ha un doppio obbiettivo: In primo luogo c’è l’empatia, sentire l’azione o l’intenzione (cosa che si sviluppa quando si riceve l’attacco Kyusho, così come quando lo si effettua)…e determina il successo o meno del colpo, il fallimento nel compimento del suo scopo. Quando si sa cosa succede (con l’esperienza) a un bersaglio attaccato fisicamente, si può applicare molto più facilmente e con maggiori probabilità di successo. Secondo, sapere esattamente ciò che si sta attaccando e le reazioni del corpo se colpite o stimolate certe strutture. Ma più di questo, si tratta di sapere ora, come reagirà la persone, fisicamente, mentalmente e spiritualmente (se avrà ancora la volontà di combattere). Quindi, per raggiungere le 5 dimensioni del Kyusho (unite a quelle dell’arte marziale): Prima cosa, l’allievo deve apprendere la necessità di un attacco penetrante o di una manipolazione e ottenere una leggera reazione. Poi, deve iniziare a utilizzare gli angoli più propizi (e le armi) per penetrare con maggior precisione nella profondità più adeguata e con minor resistenza della struttura circostante. Di seguito, c’è l necessità di stirare, torcere o comprimere la struttura fisica sottostante (nervosa, vascolare, organo) in maniera più redditizia per ottenere il risultato desiderato. Deve imparare a scaglionare il tempo, così come la pressione, per squilibrare il funzionamento fisiologico dell’avversario.
Sinossi della 5° Dimensione E’ necessario “sentire” la struttura. E’ necessario “sentire” la maniera in cui si comprime (con lo stiramento) E’ necessario “sentire” che la struttura reagisce all’attacco, manipolazione, ecc. E’ necessario “sentire” l’effetto attraverso l’empatia che causa nell’avversario o paziente. Si deve “sentire” l’avversario cadere, saltare, rilassarsi, ecc., perché questo indicherà tutto ciò di cui c’è bisogno e aprirà ulteriori possibilità. Ma, come si ottiene tutto questo? Attraverso l’esperienza e l’uso della traiettoria. Guardando la foto di un proiettile che passa attraverso una gelatina, possiamo vedere la differenza tra un attacco balistico convenzionale e quello del Kyusho. Se intendiamo il cubo di gelatina come un corpo umano, e la distorsione come gli effetti dell’impatto di un proiettile su quel corpo, abbiamo una visione molto attendibile. Con un potente colpo di pugno, di gomito, di ginocchio o qualsiasi arma contundente, vediamo che in superficie – ma anche all’interno – si ha un trauma massivo, o un effetto esteso in una data struttura. La sua forza è catturata e assorbita quando si dipana all’interno della struttura, nel punto d’impatto. Danneggia il tessuto o l’integrità fisica, ma dipende esclusivamente dalla quantità di forza impiegata. L’idea che il Kyusho può essere rappresentato dal proiettile che trapassa un obbiettivo, in una traiettoria determinata dallo spazio e dall’oggetto, è ben differente. Ma prima dobbiamo usare la terminologia corretta, perché c’è molta confusione a riguardo. Nel Kyusho, il motto classico è “angolo e direzione” in superficie, (meglio di così non si può), è un approccio valido, ma molto limitato. Angolo: si traduce nella maniera in cui l’arma si avvicina a un obbiettivo specifico (alcuni, ancora, lo chiamano punto di pressione), è esemplificativo dell’azione fisica. Si tratta da una posizione iniziale a una finale, da anteriore a posteriore, da più grande a più piccola, da più a meno, da destra a sinistra o viceversa, ecc. Direzione: si traduce in un asse sopra il quale qualcuno o qualcosa si muove e può indurre all’errore il praticante novizio nello studio del Kyusho. È anche per questo che molti cercano invano di provocare grandi danni, ma non ci riescono… purtroppo direi, perché molti si arrendono, affermando che il Kyusho non funziona. La definizione che più aiuta, non solo a comprendere a un livello più alto, ma anche a provocare effetti Kyusho in modo più efficace e redditizio, è la “Traiettoria”.
“Nella scienza, la quinta dimensione è la coscienza, che permette la percezione di tutte le altre in relazione a futuro, passato, e anche alle variazioni rispetto al percorso del tempo lineareâ€?
Le 5 dimensioni del Kyusho
Kyusho La Traiettoria è il percorso fatto dal volo di un proiettile, o da un oggetto che si muove sotto l’azione di determinate forze, attraverso lo spazio. Nel Kyusho questo è ciò che cerchiamo, per inviare la nostra energia cinetica tramite un percorso specifico nel corpo umano, non nel punto d’impatto ma più in profondità, nel suo nucleo. Non cerchiamo di traumatizzare l’esterno o il guscio del corpo e le sue strutture; cerchiamo una traiettoria nell’arco di una struttura di accesso al nucleo. Nel Kyusho, questo è il sistema nervoso centrale (midollo spinale e cervello), mediante i nervi. Per questo non ci sono ferite nel Kyusho, perché non usufruiamo, tantomeno ne abbiamo bisogno, di traumi forti e violenti. Il continuerà a funzionare così, come mostra anche questa immagine, il danno può essere inflitto e la traiettoria prolungata a sua volta, ma nell’allenamento, l’importanza risiede nella traiettoria e nel raggiungere il nucleo con una forza più ridotta possibile. Una volta che si pratica e si controlla, si aggiunge la forza (talvolta, se necessaria) che, ovviamente, moltiplicherà gli effetti per una protezione ancora più affidabile (anche dal punto di vista legale…).
Nelle MMA adesso possiamo vedere la dura realtà di tutto questo. Si vede la forza e la brutalità, che spesso si assorbe quando si combatte…, ma, di tanto in tanto, si vede anche la traiettoria corretta usata con minor forza in un punto, in modo tale da neutralizzare l’avversario. Ma questo, e la maggior parte delle Arti Marziali sono di natura Yang, non ha tanto a che vedere con il funzionamento esterno, quanto con la distruzione delle strutture esterne. E come termine di paragone con lo Yin, prendiamo spunto dall’abilità del Kenjutsu o dagli stili giapponesi di spada. non utilizzano la forza per fare i loro tagli, ma la traiettoria per attraversare la parte esterna… Questo è ciò di cui tratta, o dovrebbe trattare, il Kyusho. Non è questione di forza, di angolo o di direzione…, tutto sta nella traiettoria.
Tenendo sempre come sfondo l’Ochikara, “la grande forza” (chiamata e-bunto nel dialetto degli Shizen), la saggezza segreta degli antichi sciamani giapponesi, i Miryoku, l’autore ci sommerge in un mondo di riflessioni genuine, capaci allo stesso tempo di smuovere nel lettore il cuore e la testa, collocandoci continuamente di fronte all’abisso dell’invisibile, come vera, ultima frontiera della coscienza personale e collettiva. La spiritualità non come religione, ma come studio dell’invisibile, è stato il modo per avvicinarsi al mistero dei Miryoku, nel segno di una cultura tanto ricca quanto sconosciuta, allo studio della quale l’autore si è dedicato intensamente. Alfredo Tucci, direttore dell’editrice Budo International e autore di un gran numero di titoli sulla via del guerriero negli ultimi 30 anni, ci offre un insieme di riflessioni straordinarie e profonde, che possono essere lette indistintamente senza un ordine preciso. Ciascuna di esse ci apre una finestra dalla quale osservare i temi più svariati, da un punto di vista insospettabile, a volte condito da humour, altre da efficacia e grandiosità, ponendoci di fronte ad argomenti eterni, con lo sguardo di chi ci è appena arrivato e non condivide i luoghi comuni con i quali tutti sono abituati ad avere a che fare. Possiamo affermare con certezza che nessun lettore rimarrà indifferente davanti a questo libro, tale è la forza e l’intensità del suo contenuto. Dire questo, è già un bel dire in un mondo pieno di presepi collettivi, di ideologie interessate e tendenziose, di manipolatori e in definitiva, di interessi spuri e di mediocrità. E’ dunque un testo per animi nobili e persone intelligenti, pronte a guardare la vita e il mistero con la libertà delle menti più inquiete e scrutatrici dell’occulto, senza dogmi, senza moralismi di convenienza, senza sotterfugi.
Nei miei ultimi due articoli abbiamo trattato un tema interessante ma incredibilmente controverso, che è stato dibattuto varie molte nel nostro universo: il ruolo delle Arti Marziali (se ce l’ha...) nell’addestramento delle forze dell’ordine. In questo articolo, continuerò a sfidare i lettori, p r e s e n ta n do e dis c u t e n do n e lla stessa interessante e controversa modalità questo argomento che è stato parte della nostra cultura, sin dall’inizio dell’era moderna: il ruolo delle Arti Marziali (se ce l’ha) nell’addestramento militare.
D
urante i primi duemila anni di storia delle Arti Marziali, non si è mai messo in discussione il dovere o l’obbligo che i guerrieri avevano di svolgere un addestramento “Marziale”. Infatti, tutti sappiamo che originariamente, “le discipline Marziali” furono sviluppate esclusivamente per l’allenamento dei guerrieri e progettate specificatamente per il campo di battaglia. Dopotutto, la parola “Marziale” deriva dalla parola Marte, il dio romano della guerra! E sappiamo, grazie alla storia, che per molti secoli (sia nella tradizione asiatica, che in quella occidentale), la pratica delle Arti marziali (con o senza armi) era riservata alle caste guerriere. Gli Spartani, i cavalieri Templari e i Samurai, sono alcuni esempi che vengono subito in mente. L’addestramento Marziale di quelle caste guerriere si è evoluto nei secoli e in moltissime culture del pianeta, fino a originare centinaia di stili e sistemi. Molti di essi
Gran Maestro John Pellegrini
“Durante i primi duemila anni di storia delle Arti Marziali, non si è mai messo in discussione il dovere o l’obbligo che i guerrieri avevano di svolgere un addestramento “Marziale”
li conosciamo al giorno d’oggi come “Arti Marziali”. Tuttavia, bisogna chiarire che la maggior parte dell’allenamento dei guerrieri è stato dedicato, per secoli, soprattutto all’utilizzo delle armi, mentre quello a mani nude veniva visto come l’ultima risorsa, l’opzione “prestabilita” quando le armi fallivano o non erano disponibili. Con le Arti guerriere e militari inesorabilmente connessa alle Arti Marziali nel corso della storia, non esiste alcun dubbio circa il loro ruolo nell’addestramento delle truppe. Tuttavia, agli inizi degli anni ’70, alcuni “esperti” militari (alcuni di loro civili senza esperienza di combattimento) cominciarono ad affermare che l’addestramento alle Arti Marziali per gli eserciti moderni non era utile alle allora attuali situazioni di campo di battaglia, e sentenziavano di non “perdere tempo e denaro dietro a quelle inutili e obsolete tecniche”. Alcuni ammettono a malincuore che, nel migliore dei casi, certi allenamenti delle Arti Marziali potrebbero avere dei benefici come “esercizio fisico” o come “sport da combattimento”. Le loro argomentazioni si basava sui seguenti punti: I soldati moder ni sono dotati di armi altamente tecnologiche I soldati si portano dietro un equipaggiamento assai pesante (fino a 65 libbre / 30 kg). I soldati moderni quasi MAI entrano in un combattimento corpo a corpo. Per questi motivi, le tecniche delle Arti Marziali sono poco pratiche, non necessarie e persino pericolose per gli stessi soldati. Adesso io esporrò la tesi opposta, in sostegno del fatto che l’allenamento nelle Arti Marziali è pratico, efficace e necessario per i soldati moder ni. Penso di essere adeguatamente qualificato in questo ambito,
“Con sempre più frequenza, le unità militari vengono impiegate per missioni del tipo “mantenere la pace”, “ricostruire nazioni”, “sorveglianza armata”, “supporto in catastrofi”, “controllo delle masse” e altre missioni di “assistenza umanitaria”. Le abilità nelle Arti Marziali possono aiutare le truppe a contenere episodi di violenza”
Gran Maestro John Pellegrini
“L’allenamento nelle Arti Marziali contribuisce significativamente a sviluppare il carattere del guerriero. Per secoli, la combinazione tra disciplina fisica, mentale e spirituale, necessarie per l’addestramento del combattimento corpo a corpo, ha aiutato enormemente a forgiare lo spirito e la mentalità del guerriero.”
“In talune situazioni, viene ordinato ai soldati di catturare dei nemici vivi per questioni di intelligence. Le tecniche di controllo a mani nude sono fondamentali per quello.” grazie alla mia esperienza personale come istruttore di unità militari in tutto il mondo, per più di 25 anni. Queste esperienze includono l’addestramento alle truppe della OTAN in Europa, Unità Antiterroristiche in Colombia e Unità di Elite dell’Esercito degli STATI UNITI. Ho avuto anche il raro privilegio e onore di aver addestrato truppe statunitensi e alleate in Afghanistan (2006) e in Iraq (2008). Ho lavorato anche con la divisione d’èlite dei paracadutisti dell’Esercito Italiano (1968-1969). Adesso che ho dimostrato le mie referenze ed esperienze sulla questione, vado a esporre le mie argomentazioni a favore della pratica delle Arti Marziali per l’esercito, basandomi sui seguenti punti: L’allenamento nelle Arti Marziali contribuisce significativamente a sviluppare il carattere del guerriero. Per secoli, la combinazione tra disciplina fisica, mentale e spirituale, necessarie per l’addestramento del com -
battimento corpo a corpo, ha aiutato enormemente a forgiare lo spirito e la mentalità del guerriero. Grazie alle sempre più ristrette “Regole di Intervento” imposte dai governi e dalle organizzazioni internazionali (e sotto la lente dei mass-media), ai moderni guerrieri si debbono fornire abilità aggiuntive (non letali) nell’addestramento al combattimento, specialmente per abituare le truppe ad aver a che fare e a interagire con la popolazione civile. In talune situazioni, viene ordinato ai soldati di catturare dei nemici vivi per questioni di intelligence. Le tecniche di controllo a mani nude sono fondamentali per quello. Negli interrogatori dei prigionieri, il personale coinvolto è sempre disarmato. Qui più che mai, l’abilità a mano nuda ha un’importanza cruciale. Con sempre più frequenza le unità militari vengono impiegate per missioni tipo “mantenere la pace”, “ricostruire nazioni”,
“sorveglianza armata”, “supporto in catastrofi”, “controllo delle masse” e altre missioni di “assistenza umanitaria”. Le abilità nelle Arti Marziali possono aiutare le truppe a contenere episodi di violenza. Infine, le armi (siano tecnologicamente avanzate o meno), anche se usate appropriatamente, possono incepparsi, restare senza munizioni, possono cadere, essere strappate di mano, oppure, quando se ne ha un impellente bisogno, possono non essere disponibili. Credo che sarete d’accordo che abbiamo dimostrato i casi di utilità, importanza e saggezza di una competente e necessaria pratica delle Arti Marziali da parte dei moderni soldati professionisti. È nostro dovere convincere i comandanti di alto rango, così come ogni singolo soldato, dei benefici che portano i nostri allenamenti e speriamo che non siano i commercialisti o i politici a prendere le decisioni
Self Defense
Jim Wagner ormai da anni è impegnato ad aprire il mondo della difesa professionale ai civili, ma tutto questo senza trascurare il suo asse centrale di lavoro come esperto tra i professionisti. Oggi vi presenta il suo ultimo lavoro (che, come è sua abitudine, è disponibile in DVD), nel quale analizza le tattiche tipiche del bastone poliziesco americano. Oltre alle peculiarità dell’ar ma, questo lavoro tattico è estendibile ad altre difese più comuni in altri paesi dell'Europa e del SudAmerica. Un nuovo video da non perdere di un esperto riconosciuto a livello mondiale.
Tattiche di Bastone Poliziesco Basate sulla Realtà L'agente Judy Ochoa chiese rinforzi. Stava per realizzare un arresto ed aveva bisogno di altri agenti. Io mi trovavo ad un isolato di distanza, perciò presi la radio e gli dissi: “Arrivo subito. Sono quasi a 97”. Parcheggio l'auto pattuglia e comincio a camminare per la stradina. Vedevo Judy che parlava con un uomo che sembrava più disposto ad andare in spiaggia che in prigione. Aveva circa 30 anni, ben abbronzato, capelli biondi tinti ed indossava una camicia hawaiana, pantaloni corti e sandali. Dietro di me veniva l'agente Ted Williams, anche lui aveva risposto alla chiamata. Era un uomo basso e muscoloso, la tipica persona che vorresti avere al tuo fianco quando qualcuno decide di fare a botte. Ma, per l'aspetto dell'uomo che Judy stava per arrestare, non sembrava fosse necessario nessun tipo di scontro fisico. Il sospetto era ricercato per guida in stato di ebbrezza. Erano circa due anni che scappava dalla polizia ed ora l'avevano preso. Invece di resistere a Judy, si mostrava educato e si scusava molto. Quando Judy gli mise le mani dietro la schiena ci disse: “Mi dispiace molto per tutto questo. Era da tanto tempo che volevo consegnarmi. Sono contento che siate qui per
Armas
Self Defense
“Imparare colpi e blocchi è evidentemente necessario, ma non servirà a niente se non li pratichiamo in esercizi di conflitto”
porre fine a tutto questo una volta per tutte”. Io mi misi davanti a lui e l'agente Williams fece la stessa cosa. Judy che stava dietro il sospetto, tirò fuori le manette dalla fondina di cuoio e avvicinò il metallo al suo polso sinistro. Formavamo un triangolo tattico attorno al sospetto per sicurezza. Questo arresto sarebbe stato facile. All'improvviso, il sospetto afferrò Judy per la mano destra prima che potesse chiudere le manette. Il sospetto si girò e colpì con forza Judy in faccia con il dorso della mano che aveva libera. Con la forza del colpo la testa di Judy si mosse all'indietro e l'impatto gli ruppe il labbro. Il sospetto sapeva che non sarebbe riuscito a passare attraverso me e l'agente Williams, perciò evitò Judy, si scagliò verso un lato e cominciò a correre. Immediatamente gli corsi dietro e lo raggiunsi nella stradina. L'agente Williams riuscì ad afferrarlo per la manica destra, strappandola violentemente, ma il sospetto cominciò a muovere le braccia a mulinello per cercare di colpirci. Dalla mia visione periferica vidi che Judy si era rimesso dall'impatto del colpo e che stava correndo per unirsi alla lotta. Tuttavia, io non avevo voglia di lottare e tanto meno avevo voglia che quel buffone mi piazzasse un colpo. Mi chinai immediatamente dal lato destro, giusto davanti alla mia pistola e presi il manico del mio bastone pieghevole. Lo estrassi dalla fondina fino all'altezza della spalla e lo abbattei con tutte le mie forze sullo stinco del sospetto, che stava per darmi un calcio. Sentii un colpo sordo, come quando scuoti un tappeto per togliergli la polvere. L'uomo gridò: “D'accordo, d'accordo, mi arrendo”. Fu necessario un solo colpo con questo fine bastone metallico, affinché l'uomo smettesse di lottare. Benché fossi pronto a colpirlo di nuovo, le sue grida mi convinsero che non avrebbe più opposto resistenza e così, in effetti, accadde. Sdraiato supino sul asfalto caldo dell'estate, alzò le mani per arrendersi. L'agente Williams lo ammanettò ed io mi misi tra Judy ed il sospetto, perché sapevo che voleva fargli pagare per quello che gli aveva fatto. Questo successe alcuni anni fa, quando ero agente di polizia in un commissariato del sud della California. Da allora ho lavorato proteggendo personalità per il dipartimento dello Sceriffo e nell'unità antiterrorista del governo degli Stati Uniti. Attualmente sono istruttore di Armi e Tattiche Difensive ed insegno ad altri il metodo per sopravvivere ai confronti pericolosi. Da quel giorno non ho più colpito nessuno con il bastone e spero di non doverlo fare mai più. Tuttavia, imparare ad utilizzare un’arma da colpo e conservare questa capacità è di vitale importanza nell'allenamento di un poliziotto ed anche per la maggior parte di voi nell'allenamento della difesa personale civile, tanto con un bastone, quanto con una scopa o qualunque attrezzo abbiate a portata di mano in una situazione di crisi.
Armas
Focalizzarsi sulle cose semplici Prima di diventare agente di polizia ero un artista marziale. In realtà, fui uno dei primi allievi di Dan Inosanto di Jeet Kune Do e Kali Filippino nel 1978. Mi allenavo esclusivamente con Dan Inosanto e Richard Bustillo e poi con Ted Lucay, quando le Arti Marziali Filippine cominciavano a guadagnare popolarità. Fino alla fine degli anni ‘80 non diventarono veramente popolari. Per anni pensai che le Arti Marziali Filippine fossero il miglior sistema esistente per le armi da taglio e da colpo. Io non ero solo un allievo diligente, ma diventai anche un istruttore ancor più diligente, insegnando ai miei allievi quello che mi avevano insegnato, come se fosse il Vangelo. Solo quando entrai nell'accademia di polizia nel 1991, nel mio corso di allenamento di bastone, mi resi conto che in un conflitto reale il bastone era molto più semplice da utilizzare rispetto a tutto quello che avevo praticato negli ultimi anni. E, naturalmente, la prima volta che partecipai ad un combattimento reale con un bastone, tutte le “fioriture” le buttai dalla finestra. Non sto criticando i miei istruttori per quello che mi hanno insegnato, ma evidentemente esiste una differenza tra le Arti Marziali Tradizionali e le Arti Marziali Basate sulla Realtà. Le prime si basano sul conflitto antico (su metodi e tecniche di allenamento antichi) e le seconde si basano sul conflitto moderno (quello che fanno le bande, i criminali, i terroristi, ecc.). Quando ti difendi in una situazione reale, ricorri alle tecniche di abilità motorie basilari.
Spariscono i giri spettacolari, l'impugnatura morbida, i bei movimenti a ventaglio ed i tocchi multipli, che si suppone rappresentino dei colpi, tutte cose che troviamo nella maggior parte delle lezioni di armi delle Arti Marziali. In un combattimento reale con un’arma da colpo finisci per utilizzare quell'arma come un gorilla. Non è bello da vedere. Dopo qualche anno, nel 1995, mi allenai con Steve Tarani e partecipai ad un seminario del Gran Maestro Leo Giron, per vedere se era cambiato qualcosa dai miei tempi nel JKD, e
Self Defense
non era cambiato niente. Non sono più tornato da allora, ma ho avuto alcuni allievi del JKD che sono venuti da me. Uno di essi è David Cheng, che ha appena scritto un libro intitolato “La base del Jeet Kune Do” (Tuttle Publising 2004).
Ora per i civili Dal 1992 sto allenando Tattiche Difensive con migliaia di agenti di polizia e militari, dove si aggiunge l'uso corretto delle armi da colpo. Grazie alle mie esperienze per la strada come agente di polizia, ho sviluppato un sistema piuttosto facile da imparare e da applicare in
situazioni di conflitto reale. Fino al 2001, i miei insegnamenti erano diretti solo alle entità governative. Ma nel 2001, dopo gli attacchi terroristici negli Stati Uniti, mi resi conto che anche i civili dovevano imparare a proteggersi e, guardandomi attorno, vedevo che non c’erano molti istruttori di Arti Marziali civili che for nissero ai loro allievi un allenamento realistico. Una delle ragioni di questo fatto è che assai pochi istruttori di Arti Marziali civili hanno affrontato degli scontri reali, soprattutto con armi. La maggior parte degli istruttori civili imparano da altri istruttori civili e non hanno formazione né militare né poliziesca. Quest’ultima è una componente importante perché i militari hanno a che fare con dei nemici e la polizia con persone mentalmente instabili, criminali e, in alcuni casi, terroristi. Questi, naturalmente,
Armas
sono i nemici con i quali chiunque di noi può avere a che fare. Con questo bene in mente, io e l'editore Alfredo Tucci di Budo International ci riunimmo per produrre un nuovo DVD intitolato Tattiche di Bastone Poliziesco Basate sulla Realtà. Questo nuovo DVD rappresenta tutto quello che una persona deve sapere al momento di imparare ad utilizzare un’arma da colpo. Benché sia pensato per le forze di sicurezza e della polizia, i concetti e gli esercizi di allenamento sono esattamente gli stessi per i civili, i quali possono trovarsi ad usare in maniera estemporanea un’arma per proteggere la loro vita.
Che cosa fa sì che funzioni Il sistema, come il mio ultimo DVD, comincia insegnando all'allievo le aree di impatto del corpo umano. In un conflitto reale non puoi colpire qualcuno a caso. I tuoi colpi rimanere all’interno dell'uso legale della forza. Per esempio, se colpisci un aggressore disarmato con un bastone perché cerca di darti un calcio, il punto adeguato dove sferrargli il colpo sarà sui grandi gruppi muscolari delle braccia o delle gambe. D'altra parte, se un criminale si dispone a prendere una pistola da terra per spararti, potresti non avere altra scelta che colpirlo su un obiettivo della ZONA ROSSA, come la testa, la colonna vertebrale o l'inguine. Come in qualunque scontro, tutto dipende dalle circostanze. Una volta che l'allievo impara gli aspetti legali, gli è insegnato ad usare l'arma e ad impugnarla in una situazione di conflitto. Naturalmente, il primo passo è impugnarla correttamente. Il modo di impugnare l'arma è lo stesso che si utilizza quando colpiamo qualcuno, che sia un coltello o un’arma da fuoco (l'unica differenza che ha l'arma da fuoco è che il dito indice si trova sul grilletto). Quasi tutto quello che facciamo si fa con il pugno. Questo è il nostro principale strumento di colpo. La posizione corretta quando impugniamo un’arma da colpo è portare all'indietro la mano principale che afferra l'arma ed anche il rispettivo lato del corpo. Se siete destrimani, come l’80% della popolazione, il vostro lato principale è il lato destro. Se siete mancini, sarà il lato sinistro che porterete indietro. Tuttavia, se anche l'avversario ha un’arma -che non sia da fuoco-, potete avanzare il vostro lato principale per raggiungerlo meglio.
Self Defense
“Ci sono solo 12 angoli nei quali si può colpire il corpo umano”
“Benché sia pensato per le forze di sicurezza e della polizia, i concetti e gli esercizi di allenamento sono esattamente gli stessi per i civili, i quali possono trovarsi ad usare in maniera estemporanea un’arma per proteggere la loro vita”
Armas
Ci sono solo 12 angoli nei quali si può colpire il corpo umano. Nel sistema, e nel mio nuovo DVD, spiego i 12 angoli passo per passo. Questi angoli non differiscono da quelli stabiliti dagli antenati europei, filippini o indiani apache americani. Persino nel Programma di Arti Marziali per il Corpo dei Marines degli Stati Uniti (MCMAP) si studiano questi stessi angoli, ad eccezione di alcuni. Bloccare è facile. Esistono solo 4 blocchi principali: in alto, in basso ed orizzontalmente (dentro o fuori). Se aggiungiamo i 4 blocchi diagonali che non sono altro che variazioni dei primi quattro, possiamo bloccare qualunque colpo. Mi fa ridere quando gli istruttori tradizionali dicono ai loro allievi che ci vogliono anni per imparare a colpire e a bloccare, quando, in realtà, si può
imparare tutto in un giorno. Quello che richiede anni è mantenere queste abilità. Imparare colpi e blocchi è evidentemente necessario, ma non servirà a niente se non li pratichiamo in esercizi di conflitto. In questo sistema abbiamo tre esercizi principali. Si comincia dal più facile e si complicano le cose man mano che si adatta alla velocità reale: l'Esercizio di Sparring di Un Punto, l'Esercizio di “Feeding” e l'Esercizio di Stile Libero. Naturalmente, la prova del fuoco sarà combinarli tutti in una Prova del Conflitto (con attori, vestiti e strumenti reali in un ambiente reale).
Conclusione Come ho già detto, esistono due tipi di Arti Marziali, quelle tradizionali e
quelle basate sulla realtà. In realtà, esiste una terza categoria: quelle sportive. Se non praticate Arti Marziali per imparare la difesa personale, non c'è niente di male nell’imparare le antiche e coreografiche tecniche di armi, nel fare i kata e nel seguire le tradizioni antiche. Tuttavia, se studiate Arti Marziali con l'unico proposito di proteggere voi o i vostri cari, l'unico modo per farlo, come ho già detto nei precedenti artico li, è imparare tecniche semplici ed una preparazione mentale adeguata. Il mio sistema basato sulla realtà è per coloro che si guadagnano da vivere lottando, ed il mio nuovo DVD di Tattiche di Bastone Poliziesco Basate sulla Realtà può es s ere g ius to quello di cui av ete bisogno se dovete lottare per salvarvi la vita.
Self Defense
Nella Taekwon-Do, punto vitale è definito come qualsiasi area sensibile o fragile nel corpo vulnerabile ad un'attacco.È essenziale che lo studente di Taekwon-Do possieda una conoscenza dei diversi punti in modo da poter utilizzare il corretto strumento d'attacco o bloccaggio. L'attacco indiscriminato è riprovevole per essere inefficiente e uno spreco di energia."Generale Choi Hong Hi, THE ENCYCLOPEDIA OF TAEKWON-DO, Volume II, pag 88. Il Taekwon-Do è una delle arti marziali più diffuse e professionali attualmente nel mondo (fondata il 11 aprile 1955 dal generale Choi Hong Hi), e continua a prosperare anche dopo la morte del suo fondatore nel mese di giugno 2002. Nel corso del tempo i fattori sportivi hanno ottenuto priorità e gran parte dei metodi originali di autoprotezione sono stati ignorati o scartati. Negli scritti originali del generale Choi, una gran parte dell'attenzione, la struttura e anche l'uso di punti vitali "Kupso" (o Kyusho), nonché lo sviluppo di armi per accedervi, fu delineata, ma non è satata mai completamente insegnata. Kyusho International ha sviluppato un programma per illuminare, educare, integrare e restituire a questa incredibile arte marziale i concetti del suo fondatore. Questo nuovo programma ha il pieno sostegno del figlio del fondatore, Choi Jung Hwa. L'obiettivo di questa serie è quello di indagare i modelli (TUL), che vengono eseguiti in conformità con i precetti del fondatore nella "The Encyclopedia of Taekwon-Do" (15 volumi scritti dal generale Choi Hong Hi, compresi i suoi "punti vitali"). Attraverso questa struttura, il Kyusho sarà inizialmente integrato di nuovo nel Taekwon-Do. Kyusho International è orgogliosa di aiutare in questo compito di collaborazione monumentale e storica.
REF.: • KYUSHO20
Tutti i DVD prodotti da Budo International vengono identificati mediante un’etichetta olografica distintiva e realizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili). Allo stesso modo, sia le copertine che le serigrafie rispettano i più rigidi standard di qualità. Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o la copertina non coincide con quella che vi mostriamo qui, si tratta di una copia pirata.
ORDINALA A:
Budo international.net
La Zen Nihon Toyama-Ryu Iai-Do Renmei (ZNTIR) è l'organismo che attualmente, una volta rivisti e adattati i concetti e la metodologia di una scuola proveniente da un sistema di combattimento reale, vuole preservare questa tradizione e le forme originali tramite un metodo che unisce corpo, mente e spirito in maniera realistica ed efficace. Questo DVD è stato creato a cura dei praticanti della Filiale Spagnola della Zen Nihon Toyama-Ryu Iai-Do Renmei (ZNTIR - Spain Branch) per far conoscere a tutti uno stile di combattimento, con una vera spada, creato nello scorso XX secolo e con radici nelle antiche tecniche di guerra del Giappone feudale. Qui potrete trovare la struttura basilare della metodologia che viene applicata nello stile, dagli esercizi codificati per il riscaldamento e la preparazione, passando per gli esercizi di taglio, le guardie, i kata della scuola, il lavoro in coppia e l'introduzione alla pietra miliare su cui si basa il Toyama-Ryu: il Tameshigiri, o esercizio al taglio su un bersaglio reale. Ci auguriamo che la conoscenza dell'esistenza di uno stile come il Toyama-Ryu Batto Jutsu sia una riscoperta di un modo tradizionale e allo stesso tempo differente dalle attuali discipline da combattimento, che attragga coloro che desiderano andare più lontano nella pratica delle arti marziali. Gli appassionati della spada giapponese e i neofiti, troveranno questo DVD utile come punto di riferimento e supporto al proprio apprendimento.
REF.: • TOYAMA1
Tutti i DVD prodotti da Budo International vengono identificati mediante un’etichetta olografica distintiva e realizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili). Allo stesso modo, sia le copertine che le serigrafie rispettano i più rigidi standard di qualità. Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o la copertina non coincide con quella che vi mostriamo qui, si tratta di una copia pirata.
ORDINALA A:
Budo international.net