Rivista arti marziali cintura nera budo international giugno 2014

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KYUSHO

SACHIKO KASE La donna non deve porsi sulla difensiva; lei deve essere cosciente della propria situazione e non sottovalutare o ignorare la possibile minaccia. Deve essere propositiva, prendere l’iniziativa e avere l’impulso di manipolare la mentalità degli attaccanti, per avere la possibilità di prendere un vantaggio su di loro.

Poco più di un mese fa, Sachiko Kase, la figlia minore del defunto Sensei Taiji Kase, mi disse che sua sorella Yumiko aveva scritto un libro sulla vita di suo padre. allora, Sachiko ed io abbiamo avuto l’idea di realizzare quest’intervista per rendere pubblica la notizia attraverso le migliori riviste di arti marziali. Cintura Nera/Budo International vi invita a leggerla.

COMBAT HAPKIDO Sin dal principio, la mia visione del Combat Hapkido è stata quella di un sistema ben strutturato, completo ed efficace di auto-difesa realistica, per cui era logico (in realtà inevitabile) che il programma didattico comprendesse lo studio e l’impiego appropriato per la protezione personale di oggetti selezionati. Noi, correttamente, evitiamo di chiamarli armi, perchè non sono stati concepiti per esserlo.

E-BUNTO Sei nuovi Shidoshi hanno celebrato la loro investitura secondo la tradizione Shizen, con tutti i suoi cerimoniali, i rituali e le antiche danze intorno al fuoco, il tiro cerimoniale e la compagnia delle persone più care; con generosità e abbondanza, hanno festeggiato e onorato tutto il mondo visibile e invisibile, seguendo l’antica usanza del popolo dei Tengu in una notte magica e indimenticabile... Chi ha detto che non ci sono più le cose autentiche?

BILLY BLANKS Dopo aver visto Billy Blanks insegnare per un’ora abbondante una lezione di Tae Bo ®, mi sono reso conto che le mie 4 volte alla settimana, 1 ora di esercizi, non significavano assolutamente nulla. Billy ha quasi 60 anni ed è in una forma incredibile, come chiunque io abbia mai conosciuto alla sua età. Infatti, non conosco nessuno di qualsiasi età che sia in splendida forma come lui.

KAPAP “Nato per combattere”. Di recente mi hanno domandato quando ho iniziato a imparare a “combattere”. La mia filosofia è che ho imparato a combattere nell’attimo in cui ho esalato il mio primo respiro. Sono nato in un pronto soccorso di un ospedale, lottando per vivere e ho continuato a lottare in terapia intensiva per alcuni mesi, fino a che non divenne sicuro portarmi finalmente a casa.

WING CHUN

Molti praticanti di Wing Chun hanno sentito parlare nel corso degli anni, delle mitiche origini dell’arte, quando sia Yim Wing Chun che Nui Mg furono testimoni di un combattimento tra un serpente e una gru. Più tardi incorporarono i concetti di entrambi gli animali in un nuovo sistema di combattimento, concepito specificamente per consentire ad una donna più piccola e debole di sconfiggere un uomo in un combattimento mortale.

UN GIORNALE SENZA FRONTIERE

BUDO INTERNATIONAL NEL MONDO

Budo International è senza alcun dubbio la rivista di Arti Marziali più internazionale del mondo. Siamo convinti di vivere in un mondo aperto. Gli unici confini sono quelli che la nostra mente vuole accettare. Così costruiamo, mese dopo mese, una rivista senza frontiere, dove ci sia spazio per tutte le informazioni che interessano ai praticanti, qualunque sia il loro stile.

Budo International è un gruppo editoriale internazionale che lavora nell’ambito delle Arti Marziali. Raggruppa le migliori aziende che lavorano nel settore ed è l’unica rivista al mondo pubblicata in sette lingue diverse e che viene diffusa in oltre 55 Paesi di tre continenti tra cui: Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Inghilterra, Stati Uniti, Australia, Svizzera, Olanda, Belgio, Croazia, Argentina, Brasile, Cile, Uruguay, Messico, Perù, Bolivia, Marocco, Venezuela, Canada, Senegal, Costa d’Avorio…


ESCRIMA

KRAV MAGA RED Alcune persone credono che il Krav Maga sia una disciplina che deve essere insegnata allo stesso modo a ciascun pubblico, perchè, al contrario, perderebbe la sua autenticità ed efficacia. Ma sorge una domanda. Qual’è l’uso principale del Krav Maga?

SDS-CONCEPT

L’Arte dell’efficacia. Ci sono molte Arti Marziali che sono più o meno efficaci. Sei anni fa ho conosciuto l’Eskrima sviluppata da Frans Stroeven, stavo cercando un modo per tenermi in forma e praticare un’arte marziale efficace, come vorrebbero molte persone della mia età.

Combattimento con coltello e lotta con coltello – Vanno d’accordo tra loro? La risposta chiaramente è si! Una Competizione di lotta con coltello si svolgerà a Vienna, per la quinta volta quest’anno, come torneo di lotta a punti, a contatto medio.

WINGTSUN Tra tutte le tecniche che compongono il sistema WingTsun posso affermare, senza paura di sbagliarmi, che la meno praticata in tutti i rami è il Chi Gerk.

LAJOLO SYSTEM Oggi parliamo di tradizioni italiane. Lo facciamo con un personaggio davvero carismatico e abbastanza unico nel suo genere. Si tratta del Maestro Danilo Rossi Lajolo di Cossano, fondatore della “Calix Academy” e del noto sistema di coltello “Lajolo System”, appunto dal suo cognome. Lo abbiamo intervistato in occasione del recente FESTIVAL DELL’ORIENTE tenutosi al Parco Esposizioni di Novegro (Milano) dello scorso Maggio.

HWA RANG DO® Il Hwa Rang Do® (letteralmente “via dei giovani cavalieri”) è un'Arte Marziale Tradizionale Coreana le cui radici si perdono nell'antichità dei 3 regni che formavano l'attuale Corea arrivando a circa 2000 anni or sono. “Le lezioni di Hwa Rang Do®, per quanto disciplinate e dure, sono affascinanti in quanto riportano all'attualità metodi ed impostazioni che si stanno perdendo ovunque”

WTA FUNCTIONAL TRAINING L’obiettivo della preparazione fisica di qualsiasi disciplina sportiva è quello di creare i presupposti ottimali affinché il praticante/atleta riesca ad esprimersi al massimo delle proprie potenzialità psicofisiche sia nell’esecuzione delle tecniche specifiche nella pratica quotidiana della propria disciplina che durante il confronto agonistico in gara.

SHAOLIN HUNG GAR KUNG FU Gli elementi nell’Hung Gar n o n comprendono delle semplici posizioni, ma sono la filosofia di una forza s p e c i a l e p r e s e n t e all’interno del corpo. Gli elementi influiscono come fonte di una forma molto astratta.

SHUGENDO & BUJUTSU

WENG CHUN KUNG FU

Fa molto freddo, un gruppo di persone vestite di bianco sta calpestando dei profondi cumuli di neve. Il suono della Horagai (il corno di guscio di lumaca giapponese), squarcia il silenzio e da un luogo lontano risuona il mormorio fragoroso della cascata.

Il Weng Chun Kung Fu si è sviluppato a partire dai due rami principali della storia delle Arti Marziali cinesi. In primo luogo, c’è il Weng Chun Kung Fu che si riallaccia all’epoca dei templi di Shaolin e poi c’è la tradizione, un po’ più giovane, del Weng Chun Kung Fu, nella quale si racconta sia stato praticato e trasmesso in segreto all’interno della compagnia dell’Opera del Giunco Rosso, durante il regno Manciù. Le 16 strategie di combattimento del Weng Chun derivano da questo periodo di fermento clandestino.

Direttore editoriale: Alfredo Tucci, e-mail: budo@budointernational.com. Facebook: http://www.facebook.com/BudoInternationalItalia. Traduttore: Leandro Bocchicchio. Pubblicità e Redazione: Nicola Pastorino, e-mail: budoitalia@gmail.com Hanno collaborato: Don Wilson, Yoshimitsu Yamada, Cass Magda, Antonio Espinós, Jim Wagner, Coronel Sanchís, Marco de Cesaris, Lilla Distéfano, Maurizio Maltese, Bob Dubljanin, Marc Denny, Salvador Herraiz, Shi de Yang, Sri Dinesh, Carlos Zerpa, Omar Martínez, Manu, Patrick Levet, Mike Anderson, Boulahfa Mimoum, Víctor Gutiérrez, Franco Vacirca, Bill Newman, José Mª Pujadas, Paolo Cangelosi, Emilio Alpanseque, Huang Aguilar, Sueyoshi Akeshi, Marcelo Pires, Angel García, Juan Díaz. Fotografi: Carlos Contreras, Alfredo Tucci.


"Il buonsenso è l'insieme di pregiudizi accumulati attraverso i secoli". Albert Einstein

“Oltre il vivere e il sognare, c'è la cosa più importante: svegliarsi”. Antonio Machado

a spiritualità, tale e quale la intendo io, non come religione, bensì come la conoscenza dell’invisibile, risulta altrettanto o ancora più difficile da spiegare che i colori ad un cieco che non ha mai visto. Tuttavia, al contrario del non vedente dalla nascita, tutti disponiamo di strumenti percettivi per interagire con questi piani dimensionali, perché tutti ne siamo nati dotati. Non potrebbe essere altrimenti, perché siamo esseri spirituali che stanno vivendo una vita materiale. Come girini usciti dall'acqua in forma di rana, sappiamo ritornare là e sguazzare quando vogliamo e, come le rane, scopriamo presto che ci piace quest’ambiente e ci completa. Il religioso crede per fede, in una determinata disposizione del mondo invisibile. Lo scienziato crede ... per fede nel suo metodo. Per lo studioso della spiritualità esistono ciononostante due strade, lo sviluppo della medianità, la percezione sensitiva dell’invisibile, e/o lo studio e l'interazione diretta e personale coi piani dell’invisibile. La fede in questo caso, si costruisce attraverso esperienze dirette, che solitamente sono una buona materia sana di lavoro, sempre, questo sì, che lo studente rifugga da ogni mistificazione, un'esigenza d'altra parte piuttosto complessa da concorrere. Le persone sensibili mancano molte volte della forza e del carattere, le persone forti, della sensibilità o dell'interesse. Ciononostante, tutte tendono a rimanere intrappolate nelle maglie dell'inganno percettivo, frutto dell'educazione ricevuta o della pressione della consapevolezza consensuale del loro ambiente. Il principale problema nell’affrontare la spiritualità in modo coerente sta nell'ignoranza, e non in quella che è frutto del non sapere, perché questo ha facile risoluzione, bensì nella vera ignoranza, quella di non voler sapere. In qualsiasi caso non è compito facile costruire una solida conoscenza del mondo invisibile per ragioni ovvie e non è la minore di queste, che non lo vediamo. Persone di tutte le tradizioni ed epoche, sono giunte dotate della capacità di vedere quello che altri non vedono, udire quello che altri non odono o sentire quello che altri non sentono. C’è perfino chi annusa le energie e percepisce sottili cambiamenti invisibili attraverso questo mezzo. Ovviamente quest’uso straordinario dei sensi non funziona come nell'ordinario. Dicono gli studiosi che ogni percezione non topica è relazionata soprattutto con la ghiandola pineale e allo stesso modo con un uso non convenzionale del cervello, capace di tradurre sensazioni apparentemente spurie per la maggioranza, in un amalgama di dati coerenti. Non si tratta tanto di un'abilità o di qualche tipo di anomalia biologica, bensì dello sviluppo di una capacità innata in tutti noi. La mia esperienza in questo campo lo testimonia, perché ho visto come qualsiasi persona, realizzando gli esercizi adeguati, può accedere facilmente a informazioni occulte, dentro un modello simbolico o reale che quell'individuo ignorava assolutamente. Questo è così perché tutti sappiamo sguazzare come le rane in quest’ambiente, anzi, lo facciamo

L

costantemente, ma solo in occasioni straordinarie segnate da fatti eccezionali, notiamo la sua esistenza. Per gli sciamani del vecchio Messico queste situazioni estreme, avevano il potere di scuotere le bolle energetiche delle persone, muovendo violentemente il punto d’incastro delle loro consapevolezze verso un luogo differente, cambiando in questo modo completamente la loro percezione. Il problema è che il risultato non era duraturo e il punto d’incastro tendeva a ritornare al suo posto abituale, spinto dalla routine dal consenso degli altri. Però, non è necessario aspettare che tali situazioni succedano per aumentare la nostra percezione dell’invisibile. Molte scuole e tradizioni hanno esplorato il potenziale umano e sviluppati metodi per aumentare la consapevolezza e le nostre potenzialità d’interagire col mondo delle energie nascoste. Il principale problema per il neofito risiede sempre nell’identificare questi processi e acquistare a se stesso la giusta credibilità del loro autentico potenziale. Per ciò è essenziale mantenere una mente aperta, così come attenta a ogni mistificazione e inganno proprio o altrui. Per questo motivo il primo passo di ogni scuola seria, normalmente è consolidare nell'iniziato un carattere solido e ben formato, unito a una capacità di auto introspezione, e vigile davanti alle proprie miserie. Nulla è più pericoloso dell’aprire le porte dello straordinario a un individuo squilibrato e lasciarlo muoversi a suo agio; prima o tardi il disastro sarà servito. Mantenere la lucidità è dunque il primo comando per mettersi in tali campi, e non perché la lucidità sia necessaria per scoprire i nostri potenziali nascosti, bensì perché essa ci permetterà di essere pronti per utilizzarli adeguatamente. Dette abilità non sono altro che un’arma della nostra coscienza e le armi da sole non ammazzano, ammazzano gli imbecilli che le sparano. Esistono inoltre, e non possiamo eluderli altri pericoli inerenti all'ignorante utilizzo dei nostri potenziali nascosti. La nostra bolla energetica possiede meccanismi automatici di auto protezione che devono essere passati a manuale ed eventualmente essere annullati nel processo di sviluppo della nostra medianità. La paura è una di essi, perché provoca un'immediata, diciamo così, "coagulazione" delle nostre bolle che respingono in questo modo il contatto con coscienze ed energie presenti nell'universo dell’invisibile. Per testimoniare e interagire con esse è imprescindibile aprirsi alle stesse e questo, senza le precauzioni dovute, è esporsi a qualsiasi cosa. Esistono inoltre energie di alta tensione con le quali uno deve essere preparato a combattere, perché al contrario di ciò che espongono le visioni ottimiste di molte religioni, c'è di tutto là fuori, come qui ... e non si va nella foresta senza una mappa o senza portare un’équipe adeguata. A volte conviene andare perfino "vaccinati" perché le infezioni non sono solo di questo piano. Perciò, riguardo al compito di affrontare queste esplorazioni in modo autonomo, che è possibile, chiaro,


Alfredo Tucci è Managing Director BUDO INTERNATIONAL PUBLISHING CO. e-mail: budo@budointernational.com

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ma data la grandezza dell'impresa e i pericoli che potrebbe racchiudere, non è mai nella mia opinione qualcosa di raccomandabile. Una vita applicata a tale compito, per quanto straordinaria che sia la persona che lo affronta, è qualcosa d’insignificante davanti a una simile sfida. Questo non è compito di un solo individuo, bensì di molti. Ci vuole tempo, tatto e perseveranza per questa enorme sfida. Solo quando molte vite e generazioni sono state consacrate a tale impegno, sarà possibile stabilire strade coerenti. È stato così in tutto ciò che concerne la conoscenza umana; ci basiamo sull’anteriore per andare oltre, evitiamo le strade che non portano da nessuna parte, i sentieri impossibili, i pericoli, testimoniamo le scoperte, assicuriamo i perimetri e avanziamo ... si chiama evoluzione. Questi sentieri nell’invisibile sono conosciuti come “i fiumi navigabili della spiritualità." Non credo che siano molti quelli ai quali si sono aperte comodamente le strade, tracciate buone mappe, stabiliti riferimenti coerenti, e testate le informazioni ... ma ci sono, esistono. La maggior parte delle volte essi trovano te, come te loro; generalmente sono "club" con il "diritto di ammissione riservato" appeso sulla loro porta e che mantengono sempre un certo segreto, perché anche se potessero operare alla luce del giorno, sanno con certezza che la loro conoscenza è per pochissimi. Perché ... come spiegare a un cieco dalla nascita i colori? I sempre lucidi Miryoku della tradizione dell'e-bunto, divisero tutti gli esseri tra affamati, malati, addormentati e svegli. Questi ultimi li chiamarono anche generosi. Svegli, perché sapevano perché facevano le cose, e comprendevano le cose che facevano, e generosi perché, prima o dopo, quando ti sei svegliato, finisci, come in Matrix, per essere il legame necessario per il risveglio di altri. Ci sono più cose tra il cielo e la terra, Orazio. Di quelle che suppone la tua filosofia"



“Difesa Personale Kyusho” per Donne Siamo davanti al fatto che le Arti Marziali sono piene di programmi di difesa per le donne, i cui nomi già non sono altro che la via più breve verso il fallimento. Il termine “Difesa Personale” ha una connotazione negativa che fin dal principio può condurre l’utente al fallimento. Il problema è che questa etichetta porta con se l’idea che la persona è vittima di un atto violento o di un aggressione, contro la quale deve agire per difendersi. Tale premessa di agire dopo un attacco, è il motivo per cui la maggioranza della gente soccombe alle azioni degli aggressori e non recuperano mai completamente dall’attacco iniziale, o dalla paura causata da questa situazione. Se una donna pensa o possiede una mentalità difensiva, o un allenamento per agire basandosi solo su ciò, apre la porta a molti problemi in un alterco con un soggetto aggressivo o un depravato sociale. Assumendo un atteggiamento difensivo, esse permettono all’aggressore di iniziare la sua azione e di creare un impulso offensivo. Essendo di norma più piccola, più debole e meno aggressiva, la donna si trova in questo caso in una situazione ancora più svantaggiosa, poichè le azioni con la mentalità aggressiva non sono state intercettate ed è stato concesso loro di prendere il sopravvento. La donna non deve porsi sulla difensiva; ella deve essere cosciente della propria situazione e non sottovalutare o ignorare la possibile minaccia. Deve essere propositiva, prendere l’iniziativa e avere l’impulso di manipolare la mentalità degli attaccanti, per avere la possibilità di prendere un vantaggio su di loro. Questo approccio inverso è in realtà un metodo e un meccanismo di prevenzione e protezione più sicuro. Prima di tutto, lei deve arrivare ad essere cosciente della situazione e il suo atteggiamento deve essere propositivo o offensivo, perchè ciò determinerà le sue capacità e la sua sicurezza. Essere adeguatamente preparata per qualsiasi eventualità con una mentalità perfezionata, è un “Punto Vitale” per la protezione, così come avere degli obbiettivi e degli strumenti appropriati. L’allenamento deve comprendere molto più che semplici “tecniche”. Deve renderla riflessiva, adattabile, spontanea e prospettarle di trovarsi in situazioni di emergenza sotto la pressione dell’adrenalina o di uno stress severo. Oltre anche a certi limiti esistono quelli innati, che devono essere anch’essi affrontati dal soggetto per potersela cavare nella realtà. Questa non è una tecnica, questa è l’anima della persona e la sua capacità di fare ciò che è necessario. C’è una grande differenza nelle capacità motorie che comunemente possiedono gli uomini e le donne, che devono essere valutate per non lottare contro se stessi in caso di necessità. Una volta appurato questo, devono basarsi su queste azioni istintive per ottenere una capacità di protezione più efficiente, che non richieda alcun pensiero o pratica costante (anche se questo, ovviamente, è l’approccio migliore). Bisogna allenare naturalmente gli strumenti adeguati per ogni sesso, secondo le comuni capacità motorie più spontanee per ciascun individuo. Questo accrescerà la sua efficienza, evitando di subire possibili traumi. Molte delle capacità fisische che crediamo di possedere (e che realizziamo in un ambiente perfetto), non potranno

Testo: Evan Pantazi - www.kyusho.com Allieva:Danielle Halley Fotos: Brian Hall - www.brianhallpictures.com




Punti Vitali


utilizzarsi nel momento in cui si produce la scarica di adrenalina che ci spoglia di ogni variabile sensoriale, mentale e della comprensione muscolare. Ciò provocherà anche un effetto palla di neve o valanga nell’individuo, che mano a mano perderà il controllo su di se. La prima capacità che svanisce è quella di realizzare azioni in serie complesse (esattamente quello che sono le tecniche stilizzate), così se contavate su queste, rimarrete completamente spiazzate, portandovi ad un aumento di stress, dell’adrenalina e verso un blocco a livello fisico. Ben oltre le innate inclinazioni riflesse ci sono le barriere mentali, che vanno dalle normali propensioni (pensare che non potra mai succedervi ciò che succede agli altri, perchè ancora non è accaduto) fino a molto più in là della solita paura, il rifiuto o l’incapacità di colpire un altro essere. Molta più gente (soprattutto di sesso femminile) sente questo rifiuto o incapacità verso ciò che si insegna nelle tipiche lezioni, per cui i colpi agli occhi, alla gola, alle articolazioni e alle ossa, non vengono contemplati, in quanto la coscienza non permette di utilizzarli istintivamente. Inoltre, bisogna imparare a non presentarsi come un potenziale obbiettivo, evitando pensieri, azioni o abitudini che ci mettano maggiormente a rischio. La pratica di un insieme di tecniche per una situazione è resa molto difficoltosa, trasformandosi in una ricetta per l’insuccesso... Invece di quello, bisogna lavorare le tecniche tenendo preventivamente conto dei limiti e delle inclinazioni naturali. Le donne devono scoprire le proprie tendenze naturali (non quelle di altre persone) e affinarle in azioni affidabili e sicure. Ci sono così tanti modi in cui un individuo può essere attaccato, che è impossibile praticare una tecnica per tutte le situazioni, perciò bisogna capire e acquisire un atteggiamento mentale diverso. L’allenamento degli obbiettivi specifici con movimento dinamico, della coordinazione, della forza e dell’intensità, così come dei vari contesti (la meniera in cui ognuno influenza le capacità o le possibilità della persona), permetterà al praticante di acquisire una maggior capacità di adattamento. Tantomeno questi obbiettivi specifici devono essere protetti riflessivamente dall’aggressore, perchè questo diminuirà l’efficacia o minerà ciò che il praticante è capace di realizzare. Per esempio, il colpo all’inguine è una delle tecniche che di solito si insegnano, così come il colpo agli occhi. Queste zono sono protette dai riflessi istintivi che lavorano per difendere questi obbiettivi mediante delle parate che deviano attacchi di questo tipo. Gli obbiettivi vitali appresi non devono provocare questo riflesso e quindi sono sufficientemente potenti per neutralizzare instantaneamente la funzionalità fisica degli attaccanti, questo è il Kyusho. La formazione deve essere divisa in moduli separati con l’aumento della preparazione mentale e fisica, unita all’intensità dell’attacco. Con questo tipo di allenamento, le persone aumenteranno del 100% la loro potenza e capacità di proteggere se stesse e le persone care... Così si educa l’individuo ad agire in forma spontanea. Nessuno viene obbligato a realizzare una sequenza di tecniche, ne ad allenarsi per fare delle azioni che non siano istintive, ma si viene preparati ad agire in maniera più sicura ed efficace in qualsiasi circostanza. Inizialmente, la persona deve essere aiutata ad abbattere le tante barriere che le impediscono di agire. Deve superare la paura di colpire davvero e mettere ko un altro individuo e che ciò non comporti alcun




Difesa Personale


“L’allenamento deve comprendere il timing, la distanza e l’impegno a colpire realmente gli attaccanti, invece di aspettare il loro colpo per contenerlo o afferrarlo” danno per lei. Questo sarà molto più difficile quando qualcuno ci attacca, ma se si avrà al minima titubanza o rifiuto di colpire qualcun’altro, non agiremo mai adeguatamente sotto la pressione emotiva di un conflitto reale. Tutto questo addestramento sarà inutile se non ci disfiamo di ciò che si definisce la “tendenza alla normalità”. In pratica vuol dire credere di non poter mai subire un attacco. È necessario capire che, come chiunque, può essere necessario difendersi, nessuno è immune. Il seguente step è lo sviluppo delle armi naturali, che sono molto differenti rispetto a quelle di un uomo o alle sue azioni naturali. Questo lo si fa attraverso colpi a mano nuda reali – attitudine naturale utilizzando la mano aperta per avere l’arma adeguata – contro istruttori, in modo che i calli allontanino la paura e i dubbi. Le azioni non devono essere emotive, ma deliberate e immediate. Una volta che conosciamo le armi naturali, il livello di stress deve aumentare per vedere se si può continuare ad essere sciolti e affidabili in condizioni di incertezza, immediatezza, alta tensione e mobilità. Se simulando una situazione di stress, la persona non riesce ad usare le armi che tende a fare naturalmente, deve cambiarle con altre che siano più utili. Poi, una volta conosciute, devono essere esercitate sempre e in forma dinamica e verace. Dopo che la donna conosce perfettamente le proprie armi naturali, bisogna insegnarle gli obbiettivi..., ma solo quelli raggiungibili facilmente sotto pressione e anche di fronte a molteplici attaccanti in un allenamento di situazione dinamica. Questi obbiettivi devono essere le strutture anatomiche più deboli, sulle quali si avrà il maggiore effetto senza grande potenza o velocità. Questi obbiettivi non devono essere protetti da azioni riflesse – come avviene con l’occhio o l’inguine – e devono restare fuori dalla linea visiva degli attaccanti. Devono essere un numero esiguo, dal momento che la qualità e l’accessibilità garantita sono molto più importanti che la quantità.. il principio deve essere il più semplice possibile, perchè ci siano minori possibilità di errore sotto pressione. Il passo successivo è lavorare la coordinazione per colpire, sviluppando la capacità di accedere ad esso correttamente, con la pressione di doverlo fare in fretta, facendo un passo indietro o di lato. Di seguito, le donne devono essere messe in condizione di utilizzare ognuna delle mani o delle gambe con la medesima abilità, efficacia e fiducia. L’allenamento deve comprendere il timing, la distanza e l’impegno a colpire realmente gli attaccanti, invece di aspettare il loro colpo per




Punti Vitali


contenerlo o afferrarlo. La donna deve provare tutte le velocità e intensità per poter essere pienamente cosciente delle proprie potenzialità e possibilità, e l’instruttore deve essere sempre vigile ad aiutare, o a cambiare ciò che è necessario. L’induzione di stress aiuterà a sviluppare la disposizione alla battaglia e ad aumentare la fiducia, la coordinazione, la precisione e l’affidabilità delle sue armi naturali, degli obbiettivi del Kyusho e della loro risposta. Questo lo si può fare con l’attacco verbale, la sorpresa, la forza, creando nuove situazioni e nuovi scenari. La Formazione ambientale aiuterà a comprendere se sono capaci di gestire l’aggressore con esatta sicronia e orientamento nei diversi luoghi e ambienti, tenendo conto dell’abbigliamento, delle scarpe e delle condizioni del terreno. Si sviupperà ancora di più la sua “coscienza della situazione” in tutte le aree. Una volta che queste linee vengono adottate, allora potremo aumentare la domanda e l’urgenza di lavorare contro un attacco che non intercettano e nel quale vengono fisicamente intrappolate. Tutto ciò può mutare la dinamica, ma la disciplina e la semplicità giè inculcate, proteggeranno la praticante. L’allenamento comincia di nuovo con questo inedito paradigma, ma con una nuova idea. Quando uno viene preso, la tendenza naturale è opporre resitenza o cercare di scappare. Le donne di stazza più contenuta, a cui vengono bloccate entrambe le braccia, per esempio, naturalmente cercano di allontanarsi o di combattere a distanza, ma ciò non è efficace poichè l’attaccante è più forte, più aggressivo ed è preparato a quello, in modo da essere in grado di mantenerla bloccata. La donna deve rendersi conto di questo e trarne vantaggio...e c’è una soluzione assai semplice. Come l’attaccante afferra, il primo tentativo di allontanarsi da lui e quando inizia fare resistenza o ad arretrare, è il momento in cui si può saltare, girare, cambiare l’altezza o utilizzare altre direzioni di entrata. L’aggressore tira verso di se, allora si deve entrare più rapidamente per sorprendere e contrastare la sua forza e pertanto il suo controllo. È questo il momento per attaccare gli obbiettivi Kyusho più deboli che si sono imparati e allenati al primo livello del programma di difesa di Kyusho. In questo momento, la necessità di combattere è molto più grande, pertanto, dobbiamo ancora una volta vedere che gli obbiettivi originali che si utilizzavano nell’intercettazione, sono ancora validi per esse (la nostra esperienza mostra che ne useremo la maggior parte, ma possono essere necessari alcuni obbiettivi o armi addizionali). Una volta di più non ci si basa sulla tecnica, ma sull’arma naturale, sull’obbiettivo e sulla capacità di coordinazione individuale di ciascuna donna. Tutti i nuovi obbiettivi o armi devono essere nuovamente al di fuori della principale linea visiva (se si tratta di attaccanti recidivi, saranno alquanto coscienti di poter ricevere una ginocchiata o un calcio nell’inguine e saranno pronti a bloccarlo), bisogna usare le capacità motorie accessibili e avere una maggior efficacia generando meno potenza. Lo studio continuativo del Kyusho aiuta a comprendere le strutture anatomiche più vulnerabili, il che agevolerà immensamente le donne, però c’è molto più di questo... si deve allenare il Kyusho correttamente perchè si trasformi in qualcosa di reale.


Il termine “Difesa Personale” ha una connotazione negativa che già dal principio può portare al fallimento per l’individuo. Il problema è che questa etichetta si rispecchia nell’immagine che la persona è vittima di un atto violento o di un’aggressione e quindi deve realizzare un’azione difensiva. Questa premessa di agire dopo che è avvenuto il fatto violento, è la ragione per la quale la maggioranza delle persone soccombe alle azioni dell’aggressore e non recupera mai completamente dall’attacco iniziale o dalla paura che induce tale situazione. La donna non deve mettersi sulla difensiva; deve essere cosciente della propria situazione e non sottostimare o ignorare le possibili minacce. Ella deve essere propositiva, prendere l’iniziativa e avere l’impeto di provocare confusione nella mentalità dell’attaccante, per poter avere qualche vantaggio. “Autoprotezione Kyusho” è un processo di allenamento che offre agli individui più deboli, più lenti, più anziani o meno aggressivi, delle chance contro il più grande, più forte o più aggressivo degli attaccanti. Tramite l’uso degli obbiettivi anatomici più sensibili del corpo, collegati alle proprie azioni e inclinazioni naturali del corpo, puoi proteggere facilmente te stessa o gli altri, anche in situazione di stress o di limitazioni fisiche quando la tua adrenalina si scatena. Attraverso un lavoro graduale e progressivo delle tue innate abilità motorie (invece che delle tecniche altrui), le tue possibilità di vittoria sono notevoli.


REF.: • KYUSHO-21


LE 16 STRATEGIE DI COMBATTIMENTO DEL WENG CHUN KUNG FU – 1° PARTE Il Weng Chun Kung Fu si è sviluppato a partire dai due rami principali della storia delle Arti Marziali cinesi. In primo luogo, c’è il Weng Chun Kung Fu che si riallaccia all’epoca dei templi di Shaolin e poi c’è la tradizione, un po’ più giovane, del Weng Chun Kung Fu, nella quale si racconta sia stato praticato e trasmesso in segreto all’interno della compagnia dell’Opera del Giunco Rosso, durante il regno Manciù. Le 16 strategie di combattimento del Weng Chun derivano da questo periodo di fermento clandestino. LOI LAU HOI SONG HUEN LAU KAU DA KWUN FUN JEET TSCHUEN CHUM KIU BIU CHI L’intenzione era sviluppare un sistema che si potesse imparare velocemente e che fosse applicabile per una difesa personale efficiente, il che avrebbe addirittura consentito di sconfiggere degli avversari esperti. Venne messa molta enfasi nel combattimento estremo a corta distanza, nel quale l’avversario sarebbe stato sottomesso e forzato a non poter guadagnare di nuovo la distanza. Tutto ciò viene descritto dalle prime quattro parole delle 16 strategie di combattimento: Loi Lau Hoi Song.

Loi Lau – “Quando si avvicina, attaccati a lui” La naturale reazione istintiva a una minaccia è la tensione, applicando forza contro forza. Tuttavia, il combattente di Weng Chun soprende il suo avversario senza apparentemente difendersi, istigandolo ad attaccarlo e a continuare ad avanzare. Non utilizza la sua forza contro quella dell’avversario, piuttosto la assorbe e “fluisce” con quest’ultima, usandola a proprio vantaggio. Questo è il significato di Loi Lau. L’attaccante non si rende conto di essere attirato in una trappola usando la sua stessa forza e si ritrova così in una situazione dalla quale difficilmente può fuggire. Ai combattenti inesperti, gli avversari non lasciano quasi alcun margine di errore. Si mettono in tensione e fin dal principio si sforzano per evitare che il contendente abbia una qualsiasi opportunità. Tuttavia, questo implica anche che quest’ultimo si metta in tensione e trattenga la propria forza, agendo con attenzione per non perdere il centro dell’azione. E’ qui che si applica il principio di Loi Lau. Un buon combattente apre una “porta” al proprio avversario, invitandolo ad “entrare” e ad attaccare. Allora è lì

Testo: Andreas Hoffmann, Christoph Fuß, Foto: Gabriela Hoffmann & Budo International

che gli tende la trappola perchè attaccando, per esempio, con un calcio laterale, l’avversario si apre perdendo il suo centro – offrendo così la propria forza al combattente di Weng Chun, di modo che quest’ultimo la usi nel suo contrattacco. Un combattente esperto di Weng Chun, fluisce con la forza dell’avversario e trova la sua strada nella distanza più corta, nella quale utilizza le sue armi più efficaci come le ginocchiate e le gomitate, o le combinazioni specifiche di colpi e prese, o le proiezioni. Il Brazilian Jiu Jitsu, che viene anch’esso insegnato nell’Associazione Internazionale di Weng Chun Kung Fu, condivide un approccio similare, cercando di attrarre il rivale alla distanza di presa, dove questo viene forzato a combattere a terra e infine sottomesso. Il combattente di Weng Chun cerca allo stesso modo di entrare nella corta distanza, per controllare il suo avversario con combinazioni di colpi, proiezioni, leve articolari, strangolamenti, ecc. Tuttavia, mantiene l’intento di restare in piedi mentre controlla il rivale dall’alto, utilizzando tecniche specifiche di ginocchio.

Hoi Song – “Quando si allontana, accompagnalo” Quando l’attaccante si rende conto che è sul punto di essere intrappolato, cerca di ritrarsi e di recuperare la distanza, ma il praticante di Weng Chun gli impedisce di farlo perchè lo accompagna e lo sottomette – in genere lo attacca dai lati o dalle spalle. Questo è il significato di Hoi Song. Loi Lau Hoi Song rappresenta una cambiamento del paradigma all’interno del Weng Chun Kung Fu. Mentre lo Shaolin Weng Chun usa anche i colpi a lunga distanza, il Weng Chun che deriva dalla tradizione del Giunco Rosso, si concentra esclusivamente su metodi estremi a corta distanza. Questi sono adatti specialmente per l’autodifesa o per il settore della sicurezza privata, però hanno anche i loro limiti. Per le MMA o il Sanda, o in generale per il combattimento su tutte le distanze, è senz’altro raccomandabile imparare anche lo Shaolin Weng Chun, che è parte del programma didattico della Associazione Internazionale di Weng Chun Kung Fu, diretta da Andreas Hoffmann.


Weng Chun



Weng Chun



Weng Chun





Il Krav Maga nasce in un contesto professionale ed è soprattutto un “combattimento corpo a corpo”. Quando parliamo di combattimento corpo a corpo, parliamo di una disciplina adatta all’ambiente militare il cui principale obbiettivo è neutralizzare un nemico, causandogli il massimo danno in poco tempo o anche di più...


KMRED – Un Krav Maga, caratteristiche specifiche per ogni pubblico Tuttavia, la diffusione del Krav Maga da vari anni si è estesa a tipi di pubblico ben differenti. Infatti, ora si insegna e si pratica all’interno delle unità militari in tutto il mondo, ma è anche molto presente nelle nostre società civili, dove viene insegnato e praticato dal personale delle forze dell’ordine, agenti di sicurezza, ma anche da uomini, donne e bambini che non hanno vincoli professionali. Alcune persone credono che il Krav Maga sia una disciplina che deve essere insegnata allo stesso modo a ciascun pubblico, perchè, al contrario, perderebbe la sua autenticità ed efficacia. Ma sorge una domanda. Qual’è l’uso principale del Krav Maga? Bene, se non mi sbaglio, al giorno d’oggi viene spesso considerata come una discilpina di autodifesa.

Nel 2014, nell’era delle MMA, il Krav Maga è tecnicamente in piena evoluzione, perchè la ricerca dell’efficacia e l’esame dell’esperienza acquisita di recente, ha mostrato le lacune di alcuni aspetti tecnici. Questa è una buona cosa ed è lo spirito che abbiamo nel KMRED – Krav Maga Ricerca Evoluzione e Sviluppo. Tuttavia, è necessario farsi altre domande importanti. Possiamo davvero insegnare lo “stesso” Krav Maga a tutti? Nel KMRED, abbiamo optato per studiare meglio che potevamo le necessità dei diversi tipi di pubblico ai quali insegniamo da molti anni e, partendo dalle basi e dai principi comuni che sono le fondamenta del KM, abbiamo adattato i nostri programmi. Consideriamo in primo luogo il pubblico originario del KM, il personale militare.



L’obbiettivo in questo caso è bellico e l’integrità fisica dell’avversario non è una priorità in assoluto, conta solo il risultato, l’obbiettivo è distruggere. Ora diamo un’occhiata a un destinatario per cui il KM può essere particolarmente utile: i corpi di polizia. In questo caso, comunque, dovremmo anche interessarci delle diverse leggi e regole in materia che differiscono molto da un paese all’altro. L’obbiettivo qui è mantenere l’ordine e, come tale, la priorità continua ad essere, nella maggioranza dei casi, la ricerca del controllo di uno o più individui, cercando di preservare al massimo la loro integrità fisica. Inoltre, è necessario combinare le tecniche del Krav Maga con l’uso di strumenti come bastone telescopico o tonfa, per esempio, ai quali si devono aggiugere le procedure di ammanettamento, il lavoro di squadra, ecc. Sembra ovvio dunque che il Krav Maga praticato da questa “categoria” non può avere lo stesso proposito che nel caso citato in precedenza. Ed è anche chiaro che il KM non si può praticare da solo, conviene accoppiarlo al lavoro degli accessori messi a disposizione delle forze dell’ordine, così come alle tecniche



definite “movimenti e tecniche di intervento professionale”. Questa ricerca è uno degli assi portanti di lavoro che è stato oggetto di uno studio alquanto dettagliato nel gruppo KMRED, visti i curriculum professionali dei suoi fondatori. Ma ora, avviciniamoci al pubblico che è all’origine della democratizzazione del Krav Maga come disciplina di difesa personale: i civili. Con questo termine, ci riferiamo a uomini, donne e bambini che praticano questa autodifesa nelle palestre e nelle scuole tutto l’anno, nel mondo intero. Ancora una volta, dobbiamo farci questa domanda...Dobbiamo insegnare lo stesso Krav Maga a uomini, donne o bambini? La nostra ricerca ci porta da molto tempo a fare una distinzione nel programa tra questi diversi tipi di pubblico. Infatti, una donna che corre principalmente il rischio di venire aggredita da uno o più uomini, deve imparare a difendersi da una mazza da baseball? Oppure, quali sono le possibilità che un uomo venga afferrato per i capelli? O, infine, un bambino che pratica in un gruppo la cui età fluttua dai 7 ai 10 anni deve allenare le difese contro minacce da arma da fuoco?

Nel gruppo KMRED, crediamo che sia importante far evolvere la pratica del Krav Maga mantenendo lo “spirito” del KM, ma modernizzando il suo contenuto e differenziando i programmi in funzione del pubblico. Evidentemente, sarebbe difficile cambiare il programma di un’arte marziale che esiste già d centinaia di anni e codificata da così tanto tempo come il Karate o il Judo, ma anche se il Krav Maga ha avuto all’origine una precisa codificazione, perchè, dal momento che attualmente è praticato soprattutto come una disciplina di difesa personale, non dovrebbe evolversi e svilupparsi intorno a tecniche ogni volta più efficaci e adatte a ciascun pubblico interessato? Questo, naturalmente, mantenendo quello “spirito” di lavoro particolare che rende il Krav Maga una delle discipline più efficaci oggi nel mondo dell’auto-difesa. La nostra ricerca continua, per questo potremo evolvere e sviluppare il nostro contenuto!



Shifu Shi Miaozhi, uno dei migliori Maestri sorti dalla più importante generazione di Shaolin e allievo dello stimato Maestro Shi De Yang, in questo DVD presenta una delle forme più caratteristiche dello stile Shaolin, la Xiao Hong Quan. L’origine di questo Tao Lu è a metà strada tra la realtà storica e la leggenda. Antica di secoli, tutt’oggi il suo insegnamento è ritenuto imprescindibile in questa Arte Marziale, grazie al fatto che contiene l’essenza stessa dello Shaolin Gong Fu ed è un ottimo strumento per imparare il Grande Metodo del Palmo, Zhang Fa (Tecniche di Palmo). Una delle caratteristiche che la rendono famosa è che risulta molto adatta al combattimento reale. Shaolin Hong Quan la si potrebbe definire come un Tao Lu il cui sviluppo è perfetto e ritmato, la tecnica è forte e potente, ma se viene eseguito correttamente potremmo dire che è “come il vento”. Questo Tao Lu possiede i movimenti e le posizioni base di altri tipi di Gong Fu. Possiede un completo sistema delle combinazioni di mani, gambe, occhi e spostamenti, così come di un intero sistema di teoria e pratica sulle proiezioni offensive e difensive. Il DVD comprende gli esercizi di riscaldamento, la routine dei movimenti a diverse velocità di esecuzione e angoli, la forma sequenza per sequenza e le applicazioni tecniche per la difesa personale. Una forma che tutte le persone interessate ad imparare questa arte marziale dovrebbero conoscere profondamente.

REF.: • MIAOZHI-1 Tutti i DVD prodotti da Budo International vengono identificati mediante un’etichetta olografica distintiva e realizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili). Allo stesso modo, sia le copertine che le serigrafie rispettano i più rigidi standard di qualità. Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o la copertina non coincide con quella che vi mostriamo qui, si tratta di una copia pirata.

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Il Wing Tsun è un eccellente stile di Boxe Cinese, che permette di dedicare tutta una vita alla pratica e alla crescita integrale del praticante. Idee, tecnica, filosofia, ecc… tutto fa parte di un’ARTE ancestrale e deve essere studiata e compresa come un TUTTO. Sifu Salvador Sanchez, nel suo secondo DVD, parla dell’uomo di legno e di come questo influisca nella pratica del Wing Tsun. Dato che nel sistema attuale la Forma si impara ai livelli più avanzati dello stile, molti praticanti che abbandonano non hanno l’opportunità di conoscere le sue idee, le tattiche e le strategie, e non possono includerle nella loro pratica. Per la TAOWS Academy è molto importante che il praticante comprenda che è questo è ciò che fa in tutti i suoi aspetti della pratica, e quindi in questo DVD seguiremo la stessa impostazione che seguiamo in qualsiasi lezione, seminario o allenamento. La nostra impostazione comprende 6 passi: il primo è l’idea da sviluppare, ciò che vogliamo ottenere. La seconda parte sono le forme (Siu Nim Tao, Chum Kiu, Biu Jee, Uomo di legno, ecc…) a seconda dei livelli; la terza sono gli spostamenti, la mobilità. Il quarto pilastro è il Chi Sao – Chi Gerk, l’aderenza, l’anima del nostro sistema. Il quinto elemento è la non aderenza, il non contatto, sapere cosa fare per arrivare al contatto con l’avversario in modo sicuro. Alla fine, il sesto settore è lo Sparring, il combattimento o Lat Sao. Bruce Lee diceva che s’impara a combattere combattendo ed è la cosa più esatta che un artista marziale abbia mai detto. Come renderemo il Wing Chun un Arte Marziale efficace e rispettata? Praticando esercizi di sparring che ci avvicinino al combattimento in maniera progressiva, fino a che ciascuno di noi ottenga il massimo, come fighter, che questo meraviglioso sistema ci può offrire.

REF.: • TAOWS-2

Tutti i DVD prodotti da Budo International vengono identificati mediante un’etichetta olografica distintiva e realizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili). Allo stesso modo, sia le copertine che le serigrafie rispettano i più rigidi standard di qualità. Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o la copertina non coincide con quella che vi mostriamo qui, si tratta di una copia pirata.

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“MOLTIPLICATORI DI FORZA” – Parte 1 – A cura del Gran Maestro John Pellegrini La maggior parte degli artisti marziali hanno familiarità con le diverse circostanze storiche che hanno portato allo sviluppo di armi inusuali delle arti marziali e “poco ortodosse” in varie parti del mondo. Probabilmente, il primo esempio che viene in mente risale all’epoca dei fatti accaduti nel 1604, quando Okinawa venne invasa e occupata dal Giappone e le sue forze militari proibirono alla popolazione locale di possedere e portare con se qualsiasi “arma da guerra”, tipo le spade. Gli ingegnosi abitanti di Okinawa risposero attraverso la trasformazione di innocui strumenti agricoli e da pesca, in armi micidiali. Quindi, il Kama, il Tonfa, il Bo, il Nunchaku, ecc., divennero armi letali e si studiano ancora oggi in molte scuole di arti marziali tradizionali. Il machete, la sciarpa, la frusta, il bastone e il ventaglio, sono solo alcuni esempi di oggetti che non


“Coloro che pensano che la polizia vi proteggerà da tutto questo, vivono in un mondo di fantasia, non nella realtà”

“La polizia arriva quasi sempre DOPO che la violenza si è manifestata, troppo tardi per proteggere la gente”


erano originariamente destinati ad essere armi, ma che sono stati utilizzati in questa maniera dalle differenti culture in differenti epoche. Curiosamente, questo processo continua anche nell’attuale cerchia della difesa personale. Ma perchè in questo periodo di pistole super tecnologiche e coltelli tattici di alta qualità, dobbiamo continuare a ricercare il modo di trasformare oggetti comuni in armi di difesa personale? La risposta è dolorosamente semplice e ha due parti. La prima, è la realtà delle molte leggi che regolano strettamente la vendita, il possesso e, soprattutto, il trasporto di armi da fuoco e coltelli nella maggioranza dei paesi di tutto il mondo. Queste leggi variano da un paese all’altro e possono andare dal rigido controllo, al divieto assoluto (negli Stati Uniti, dove io vivo, le leggi sono diverse in tutti i 50 stati!). La seconda riguarda il fatto evidente che, anche nei pochi luoghi in cui è permesso possedere e tenere un’arma, non sempre la si può portare con se (ad esempio, pensate all’aereo). Però, prima di continuare con il nostro tema delle armi improvvisate nelle arti marziali, cui si dedica specificatamente il Combat Hapkido, permettetemi di prendere un momento per condividere con voi la mia personale idea sulle leggi riguardo alle armi: sono oppressive, ingiuste, e “puniscono” in modo scorretto i cittadini rispettosi della legge, privandoli dei mezzi per proteggersi. Tali leggi sono anche spesso inutili. Criminali, bande e terroristi (per definizione!) non rispettano, ne obbediscono alle leggi, non importa quante se ne trovino nei libri, essi troveranno sempre la maniera di reperire le armi per infliggere violenza, ferite e morte alle vittime innocenti. Coloro che pensano che la polizia vi proteggerà da tutto questo, vivono in un mondo di fantasia, non nella realtà. La polizia arriva quasi sempre DOPO che la violenza si è manifestata, troppo tardi per proteggere la gente. Un altro aspetto preoccupante e potenzialmente pericoloso delle leggi che proibiscono l’uso delle armi, è l’evidenza storica che nei regimi totalitari militari e di polizia, queste forze agiscono peggio degli stessi criminali e sono più violente. Io credo nella libertà, nella responsabilità individuale e nel diritto della gente per bene a difendere se stessi e i propri cari, oltre che a salvaguardare le sue proprietà. È molto triste che la maggior parte dei governi, disgraziatamente, non abbiano fiducia nelle persone che possiedono armi e non si preoccupano delle numerose tragedie derivate dalle loro leggi paranoiche. Pertanto, per compensare questa spiacevole situazione, dobbiamo



dirigere la nostra attenzione al tema delle “armi improvvisate” e, così come i contadini di Okinawa di 400 anni fa, dobbiamo usare di nuovo la nostra creatività, alla ricerca di applicazioni difensive tramite oggetti comuni apparentemente inoffensivi. Sin dal principio, la mia visione del Combat Hapkido è stata quella di un sistema ben strutturato, completo ed efficace di auto-difesa realistica, per cui era logico (in realtà inevitabile) che il programma didattico comprendesse lo studio e l’impiego appropriato per la protezione personale di oggetti selezionati. Noi, correttamente, evitiamo di chiamarli armi, poichè non sono e non sono stati concepiti per esserlo. Sono oggetti di uso quotidiano, a disposizione di chiunque e, cosa più importante, è legale possederli e portarli con se in ogni momento, praticamente in tutto il mondo. A noi piace chiamarli “ Moltiplicatori di forza”, perchè, letteralmente, questi articoli, quando vengono usati in modo appropriato, aumentano in gran misura la potenza delle tecniche a mano nuda, come parate, colpi, l’attivazione di punti di pressione e la manipolazione delle articolazioni. Aumentare la forza di una tecnica è cruciale nella situazione frequente in cui un attaccante più grosso, più forte, aggredisce una persona più piccola, più debole (pensate agli anziani, ai bambini, alle donne minute, ecc.). Un Moltiplicatore di forza utilizzato da esperti, deve percorrere una lunga strada per poter “riequilibrare i valori” in campo. Dunque, quali sono i Moltiplicatori di forza scelti dal Combat Hapkido? Prima che io li descriva, devo aprire un’altra piccola parentesi per c h i a r i re a s s o l u t a m e n t e u n c o n c e t t o : i n c a s o d i emergenza, quasi ogni cosa può servire come strumento di auto-difesa (o moltiplicatore di forza). Una spilla per capelli, una bottiglia, un laptop, un cappello, un libro, una borsetta, una scarpa e un milione di altre cose di cui s i a m o c i rc o n d a t i , p o s s o n o e s s e re u t i l i z z a t e c o n s u c c e s s o p e r p ro t e g g e r s i d a u n a t t a c c o . C o m e praticanti di arti da combattimento, dobbiamo essere sempre pronti, con risorse e mentalità aperta. Dobbiamo possedere lo spirito di “sopravvivenza”, senza il quale non esiste arma, reale o improvvisata, che ci aiuti a risolvere un combattimento a nostro favore. Per cui è importante comprendere che, solo perchè abbiamo selezionato un ristretto gruppo di oggetti specifici per allenarsi con loro, non stiamo sottovalutando altre opzioni e non stiamo escludendo l’esplorazione e la pratica di altri strumenti, nello sforzo di migliorare le nostre chances di sopravvivenza. Nella seconda parte di questo articolo, rivedremo in dettaglio l’arsenale dei Moltiplicatori di forza nel sistema Combat Hapkido. Daremo un’occhiata da vicino agli oggetti e svelerò perchè sono stati scelti, quali sono i migliori e anche dove poterli trovare. Non ve lo perdete...Vi prometto che la vostra pazienza verrà ricompensata.




AUTORE: B. RICHARDSON

AUTORE: SALVATORE OLIVA

REF.: DVD/TV2

REF.: DVD/SALVA • DVD/SALVA2 • DVD/SALVA3 TITOLO: KNIFE FIGHTING: • DVD/SALVA4 • DVD/SALVA5 TITOLO: PROFESSIONAL • DVD/SALVA6 FIGHTING SYSTEM: • DVD/SALVA6 TITOLO: PROFESSIONAL • DVD/SALVA7 FIGHTING SYSTEMKINO MUTAI:

REF.: DVD/BL

TITOLO: J.K.D. STREET SAFE:

TITOLO: BRUCE LEE: L’UOMO E LA SUA EREDITA

AUTORE:RANDY WILLIAMS

AUTORE:JOAQUIN ALMERIA

REF.: DVD/ALM2 TITOLO: JKD TRAPPLING TO GRAPPLING

TITOLO: HOMENAJE A BRUCE LEE AUTORE: TED WONG & CASS MAGDA

REF.: DVD/ALM3 REF.: DVD/ALM4 REF.: DVD/RANDY1 REF.: DVD/RANDY2 TITOLO: WING TITOLO: WING TITOLO: FILIPINO TITOLO: STREETCHUN KUNG FU: CHUN KUNG FU: MARTIAL ARTS FIGHTING! SIU LIM TAO CHUM KIU JEET KUNE DO

TITOLO: JKD STREET DEFENSE TACTICS: TITOLO: EXPLOSIVE DUMOG TITOLO: JKD STREET TRAPPING”

inglés/Español/Italiano inglés/Español/Italiano

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TITOLO: JEET KUNE DO BRUCE LEE’S YMCA BOXING

REF.: DVD/YAW2 TITOLO: YAWARA KUBOTAN AUTORE: MASTER PEREZ CARRILLO

TITOLO: JKD EFS KNIFE SURVIVAL AUTORE: ANDREA ULITANO

REF.: DVD/DP1 TITOLO: 5 EXPERTS - EXTREME STREET ATTACKS AUTORI: VICTOR GUTIERREZ, SERGEANT JIM WAGNER MAJOR AVI NARDIA, J.L. ISIDRO & SALVATORE OLIVA

AUTORE: BOB DUBLJANIN

TITOLO: JEET KUNE DO ELEMENTS OF ATTACK

REF.: DVD/SILAT3

TITOLO: JEET KUNE DO

DVD/RANDY4 TITOLO: CONCEPTS & PRINCIPLES

REF.: DVD/EFS1

TITOLO: JKD “EL CAMINO DEL PUÑO INTERCEPTOR”

REF.: DVD/RANDY3 TITOLO: WING CHUN KUNG FU: BIU JEE

REF.: DVD/SILAT

REF.: DVD/JKDTIM

REF.: DVD/JKDTIM3

AUTORE:TIM TACKETT

REF.: DVD/JKDTIM4

REF.: MUKRANDY4 REF.: MUKRANDY6

REF.: MUKRANDY5

REF.: MUKRANDY3

INGLES

ALTRI STILI

REF.: DVD/JKDTIM2

REF.: MUKRANDY1

REF.: MUKRANDY2

TITOLO: THE WOODEN DUMMY INGLES/ITALIANO

TITOLO: PENTJAK SILAT

REF.: DVD/SILAT4

REF.: DVD/BURTON REF.: DVD/BURTON2 TITOLO: JEET KUNE TITOLO: JEET KUNE DO UNLIMITED DO UNLIMITED

TITOLO: TITOLO: ESPADA Y DAGA BUKA JALAN SILAT


Karate

A cura di Sachiko KASE: Traduzione Martín Fernández Rincón

L'idea di questa intervista è nata un mese fa, quando Sachiko Kase, la figlia più giovane del Maestro Taiji Kase, mi ha informato che sua sorella Yumiko aveva scritto un libro sulla vita di suo padre. Allora abbiamo pensato di pubblicare questa intervista sulle migliori riviste di arti marziali e Alfredo Tucci, ci ha offerto gentilmente la sua collaborazione.

Voglio innanzitutto ringraziare te, tua sorella e tua madre per la fiducia che avete riposto in me. Ho avuto il privilegio di leggere la bozza del libro, al quale erano allegate alcune grandi foto (per lo più inedite) e ho inoltre potuto vedere i due DVD inclusi nei quali vi sono numerose foto e video clip. Voglio sottolineare che la famiglia di KASE ha dato un grande contributo non solo a coloro che ammirano e rispettano il Maestro Taiji Kase, ma anche alle persone che pur non conoscendo il Maestro ne seguono i suoi insegnamenti, per non parlare di chi ha avuto la fortuna di essere suo allievo. In queste brevi note cercheremo di evidenziare dei particolari circa la persona per poter meglio conoscere il MAESTRO. Nota: Alcuni degli argomenti affrontati in questa intervista sono trattati più ampiamente nel libro ...


Grandi Maestri 1 - MF: Il libro e il materiale audiovisivo che lo accompagna è meraviglioso, profondo e di grande impatto emotivo. Ci può raccontare come è nata l'idea di questo libro, e perché 2 DVD + libro? SK: Sono felice di vedere che vi è piaciuto il libro. Penso proprio che mia sorella Yumiko ha fatto un ottimo lavoro, e faccio notare che questo è il frutto di anni di lavoro!! Sì, hai ragione Martin, penso che Io e Yumiko costituiamo un ottimo team di lavoro e siccome abbiamo caratteri molto diversi, ci completiamo l'un l'altra, non poteva essere meglio!!

Quando mia sorella ha cominciato a scrivere il libro, non aveva alcuna idea circa il formato del libro. Così, abbiamo iniziato a raccogliere molte cose, come foto e video. Guardando il materiale raccolto, mia sorella ha avuto l'idea di fare un album di foto con moltissime fotografie private e personali, ma siccome le foto erano molte, non potevano essere contenute nel libro allora è sorta l'idea di fare un DVD con quelle immagini. Poi, con tutti i video raccolti, ha avuto l'idea di fare un DVD speciale che mostra l’insegnamento di nostro padre in Europa. Volevamo mostrare come egli insegnava, il modo in cui si comportava

con gli studenti, e soprattutto, le sue meravigliose tecniche. La persona responsabile di questo compito ha avuto la buona idea di scegliere diverse tecniche con differenti assistenti. Questo è stato fantastico! Dopo questa prima stesura, ha dovuto trovare il modo di come strutturare il libro. È venuta in Francia per trovare ispirazione, e ho programmato colloqui con alcuni studenti francesi. Uno di loro, Alain Verbeeck, un assistente francese molto vicino a mio padre, le ha dato l'ispirazione in modo che potesse iniziare il libro. Questa è la storia del formato libro + 2 DVD e di come è stato concepito e creato. 1bis-MF: Ma che ruolo ha avuto tua madre, la signora KASE, nella scrittura di questo libro? SK: Lei era la fonte principale d’informazione di racconti e aneddoti, che mia sorella riporta nel libro e inoltre ci ha incoraggiato e sostenuto in questo compito. Lei è sempre il pilastro della famiglia! 2 - MF: E perché questo libro è stato scritto ora in occasione del decimo anniversario della morte di tuo padre? SK: All'inizio, non pensavamo di scrivere per questa occasione ... Dopo la morte di nostro padre avevamo bisogno del tempo necessario per recuperare, e di essere in grado di andare avanti di nuovo, nel modo in cui ci aveva insegnato. Poi, nacque l'idea di scrivere un libro, per condividere i nostri ricordi con chi ha amato nostro padre. Pensavamo di poterlo pubblicare prima, ma abbiamo avuto molti problemi nella stesura del libro. Ci sono stati molti errori e fraintendimenti nella traduzione inglese, il fatto che la redazione di Tokyo ha cambiato il suo staff a causa di problemi interni e così via ... Con tutti questi ritardi abbiamo deciso che sarebbe stata una buona idea pubblicarlo nel 2014 in occasione della commemorazione del 10° anniversario della morte di nostro padre. 3 - MF: A dire il vero mi vengono in mente molte domande ma non voglio che vengano rivelate troppe cose, in modo da lasciare che i lettori possano, come me, godere in prima persona nella lettura del libro. Tuttavia si potrebbe brevemente raccontare di come tua madre ha contribuito nel far sì che suo marito potesse dedicare la sua anima e il suo corpo alla pratica e all'insegnamento del karate? SK: In tutta onestà, mio padre non sarebbe stato in grado di fare


Grandi Maestri - Foto a sinistra: mio padre a 14 anni; è al secondo anno del college - Foto di mezzo, in basso: mio padre con i suoi genitori e il fratello minore Yasuaki. Foto rara, scattata in uno studio professionale nel 1933. - Foto in alto a destra: mio padre in fondo a sinistra nella sua uniforme da scolaro del college con i suoi genitori e fratelli, durante la guerra (1941 circa).


la carriera che ha fatto senza il sostegno incondizionato di mia madre! Penso proprio che mia madre abbia passato momenti difficili quando è venuta in Francia con due bambini nel 1967. Non parlava la lingua francese, non aveva amici, senza famiglia. Si deve essere sentita molto sola. La Francia e Parigi erano completamente diverse a quel tempo (46 anni fa). Pochissimi Giapponesi, nessun negozio di cibo Giapponese, nessun canale televisivo Giapponese. Però non si è mai lamentata. Ma parlare solo di mia madre non è abbastanza secondo me. C'è un altro membro della famiglia di cui vorrei parlare e che ha contribuito notevolmente nella famiglia e nella storia di mio padre: mia sorella maggiore Yumiko!. 3bis - MF: Puoi dirci qualcosa di più? SK: Se è vero che mia madre era il pilastro della famiglia, questo perché poteva contare sulla sua prima figlia. Questo è qualcosa che non viene rivelato nel libro, perché lei è lo scrittore , ma trovo interessante parlare di questo. Visto che mia madre aveva difficoltà a

parlare francese, mia sorella maggiore l’ha aiutata sin dalla più tenera età. Inoltre ha anche svolto un ruolo importante accanto a mio padre e posso dire che, in un certo modo, lei è stata il primo assistente di mio padre ! Ha anche svolto un ruolo importante quando ero un adolescente e quando ero spesso in conflitto con mio padre. Siccome sono arrivata in Francia, quando avevo 3 anni, ero mentalmente più " francese" e a differenza di mia sorella maggiore trovavo la rigida educazione del budo abbastanza difficile da sopportare. Così discutevo con mio padre, perché ho lo stesso carattere, forte e indipendente come lui. Prese nel mezzo, mia madre e mia sorella hanno avuto momenti davvero difficili e hanno sofferto molto a causa di questo ... Oggi mi sento male per quanto accaduto, ma a quel tempo, non avevo altro modo per esprimermi! Tuttavia, mia sorella e mia madre hanno sempre cercato di prendere le mie difese, perché non volevano che la famiglia si dividesse.


Karate 4 - MF: Sicuramente, tuo padre è stato uno dei più importanti maestri del XX secolo, perché ha avuto una lunga carriera di grande importanza a livello mondiale. In realtà, ci sono stati altri grandi maestri di questo stile, ma ben pochi hanno lasciato un'eredità (Ha) così profonda e illustre. Kase Ha Shotokan Ryu, è riconosciuto come una linea specifica e originale di

lavoro in tutto il mondo. Come vi sentite, voi e la vostra famiglia, nel sapere che il lavoro di vostro padre è vivo, e ha seguaci in molti paesi? SK: Troviamo incredibile che dopo 10 anni, la gente ancora continua il suo lavoro attraverso Kase-Ha Academy, in altri luoghi, o nel proprio dojo. Naturalmente ci sentiamo molto felici e orgogliosi. La cosa più incredibile è che i suoi assistenti e i suoi studenti più vicini, sono ancora in contatto con noi in Francia e in altri paesi Europei. E questa è la più grande eredità per noi, una eredità che viene dal cuore, è davvero impagabile! Quando si confronta ciò che di solito accade quando un grande maestro scompare(non solo nel karate), è semplicemente incredibile. Di solito, anche se vi è una continuazione

- Foto in basso a sinistra: matrimonio, 15 Aprile 1952. - Foto di basso al centro: durante la loro luna di miele in un ryokan, albergo di stile giapponese a Shuzenji, mese di aprile 1952. - Foto sopra: mio padre con mia sorella Yumiko, 1963 circa. - Nella foto piccola in mezzo a destra: mio padre, le sue figlie e Sensei Shirai nel giardino della casa di Ichikawa. Sullo sfondo, particolare del dojo che aveva fatto costruire (gennaio 1965).


Grandi Maestri all'inizio, questa svanisce rapidamente. La cosa più incredibile è l'impatto che mio padre aveva sui suoi allievi diretti. Recentemente, sono andata a uno stage in Francia per fare la promozione del nostro libro. Ho incontrato studenti molto giovani che non avevano mai conosciuto mio padre, e non avevo mai ricevuto nessun insegnamento da lui. Ma stanno imparando da chi l’ha conosciuto direttamente, ed è semplicemente incredibile quanto egli sia vivo. 5 - MF: Secondo te, tuo padre come si sentiva riguardo la missione di insegnare e trasmettere a noi quello che aveva appreso dai suoi maestri, i suoi istruttori e tutto ciò che ha incluso di suo? SK: Aveva Fede e Credeva in ciò che egli insegnava: l'insegnamento del suo Maestro Sensei Yoshitaka Funakoshi. Mio padre ha avuto uno shock quando morì, e faccio notare che, mio padre è morto nella stessa data: 24 novembre. Quello che mio padre ha incluso per conto suo è stato sviluppare gli insegnamenti di Yoshitaka Sensei. 6 - MF: Può dirci se tuo padre ti ha raccontato le sue preoccupazioni per quanto

riguarda lo sviluppo e il coinvolgimento dei suoi studenti nei diversi paesi? E se sì, di quali aspetti era solito parlare di più? SK: Poco prima di morire, mio padre voleva tornare in Sud Africa, il primo paese che ha visitato quando è andato all'estero per la prima volta dal Giappone. A mio padre piaceva molto questo paese. Voleva dare il suo sostegno ai suoi studenti Shotokan, visto che altri stili di karate si stavano sviluppando. Volevamo andarci con tutta la famiglia! 7 - MF: Kase sensei era sempre molto felice e coinvolto con quello che faceva. Potresti dirci com’era una giornata normale della sua vita a casa? Che tipo di cose faceva abitualmente? SK: Quando non stava insegnando, gli piaceva riposare a casa . Aveva bisogno di ricaricare le batterie, perché aveva un lavoro molto interessante, ma molto faticoso e stressante soprattutto per il modo in cui lo faceva, prestando attenzione a tutto e a tutti. A casa gli


Karate piaceva leggere molto. Si tratta di un'attivitĂ tranquilla che gli permetteva di riposare e di rimanere in un certo senso " attivo" e imparare delle cose. CosĂŹ, periodicamente, era solito ordinare molti di libri dalla libreria giapponese " Junku " dove mia madre si recava ad acquistarli per lui. Gli piaceva anche a collezionare macchine fotografiche, i

diversi accessori e componenti e gli piaceva provarne il funzionamento. Aveva anche un telescopio installato vicino alla finestra del nostro salotto per guardare le stelle quando era possibile, e aveva una collezione di orologi che teneva con cura in una scatola. Io e mia sorella li abbiamo condivisi dopo la sua morte. Mio padre amava la cucina fatta in casa da mia madre. Lei cucina davvero bene. Quando era di buon umore, amava condividere il suo tempo libero e le esperienze dei suoi viaggi con noi, quello che mangiava, chi aveva incontrato ecc .. Siamo stati dei privilegiati ad avere questi momenti preziosi con lui . 8 - MF: Tutti quelli che lo conoscevano sanno che era ed è amato e rispettato, ma, avete avuto qualche problema

- Foto in basso a sinistra: durante un viaggio in Sud Africa nel 1960. - Foto di centro in basso: durante uno stage a St. Raphael nel 1971. - Foto in basso a destra: nel dojo di mio padre al "Fudo Karate Club" nel 1975. - Piccola foto in alto: mio padre con mia sorella Yumiko, estate 1960.


Grandi Maestri dopo la morte di Kase Sensei? Ad esempio, gruppi o persone che hanno cercato di affermare di essere i veri rappresentanti del Maestro Kase ? SK: Sì , è vero . 1 o 2 anni dopo la sua morte , alcuni studenti francesi ed europei hanno preteso di essere il sui eredi . Di recente, alla fine del 2013, poco prima di Natale, un assistente molto vicino a mio padre, ha affermato questa cosa. Abbiamo solo pensato che siccome mio padre era così gentile nei

confronti di tutti, alcune persone "arroganti" credono di avere il diritto di farlo. Purtroppo, questi ragazzi non capivano molto dell’insegnamento di mio padre. Non sono numerosi, ma questo è solo scioccante e non abbiamo parole per descrivere un simile atteggiamento. Abbiamo solo pietà di loro. Ora, sarebbe molto interessante sapere cosa deve fare un vero erede o un “successore ufficiale". Perché molte persone parlano di questo, ma non sono sicura che la gente capisca il vero significato di tutto questo! Questo è un argomento molto interessante che svilupperemo più oltre! 9 - MF: Ho sentito parlare della vostra associazione AKS ( Amicale Kase Souvenir ), ma non ne so molto. Mi puoi spiegare di cosa si tratta? SK: AKS è un'associazione che ho

creato con tutti i membri della mia famiglia , compresa mia madre e mia sorella maggiore Yumiko che ha scritto il libro. E’ stata creata quando mio padre era ancora vivo entro la fine del 2003. L’obiettivo era quello di lavorare al fianco di mio padre per fornirgli un "supporto" poiché quando sono tor nata dal Giappone nel 2002 e quando mio padre si è ammalato nel 2003 mi sono accorta che avremmo potuto avere problemi finanziari se non facevamo qualcosa. Ecco perché ho chiesto il sostegno di tutti, compresa la federazione Francese, e ho iniziato a fare un buon lavoro fino alla sua morte avvenuta 1 anno dopo. Ero distrutta, questo accadeva proprio nel momento in cui ho iniziato a ricongiungermi con mio padre, dopo che a 22 anni ero partita da casa. Non ho parole per descrivere quello che ho provato in quel momento, ma almeno ho trascorso un anno intero al suo fianco, discutendo con lui di vari di argomenti e soprattutto di karate, il suo argomento preferito. Quando era di buon umore, poteva parlare per ore, ma quando era stanco o non era in vena rimaneva in silenzio.



Grandi Maestri Alla famiglia ci sono voluti 10 anni per accettare la sua morte e andare avanti di nuovo nel modo in cui ci aveva insegnato. Questo grazie anche alle persone che davvero amavano mio padre e che continuano a sostenerci, ora, l'obiettivo di AKS è quello di mantenere e perpetuare l'eredità di nostro padre, come per esempio scrivere un libro che sarà presto disponibile. Abbiamo anche mantenuto i contatti con tutti coloro che hanno contato su mio padre in Francia e all'estero . Ecco perché, per questa occasione speciale ( mia mamma e io ) viaggeremo molto. Mia sorella Yumiko si unirà a noi ogni volta che le sarà possibile. AKS rappresenta il mio padre e io farò del mio meglio per essere degna del suo nome . Mia madre e mia sorella sono sempre al mio fianco. Ho il loro sostegno fintanto che io rimarrò fedele e onesta in quello che sto facendo. Ho diversi progetti che vorrei realizzare, ma è troppo presto per parlarne. Prima voglio vedere come la gente reagisce alla nostra proposta (Libro + DVD). Poi, deciderò cosa fare.

continuare senza di lui. Dirk Heene, il presidente, ha il difficile incarico di continuare a dirigere l'Accademia senza mio Padre. La nostra famiglia è sempre rimasta in contatto con lui e lo ha sostenuto al meglio delle proprie possibilità. Mia madre è il presidente onorario.

10 - MF: Qualche parola sulla KSKAcademy? SK: L'Accademia, che è stata creata mentre mio padre era ancora in vita e deve

12-MF: Ci puoi raccontare i momenti in cui tuo padre era particolarmente felice riguardo ad eventi o alla vita del Karate?

11 - MF: Tuo padre mi ha detto che quando insegnava in Giappone, a volte, si sentiva incompreso perché i giapponesi non hanno capito molto bene il punto centrale del suo lavoro. Egli ha detto: Mi sento più capito in altri paesi ... però a volte scherzava. Cosa ci puoi dire a riguardo? SK: Penso che l'insegnamento di mio padre e il suo modo di pensare, si adatti di più alla persona occidentale che al giapponese, anche se è nato in Giappone e ha avuto la sua educazione in Giappone. Ecco perché ha sentito il bisogno di andare all'estero e di vivere da qualche parte in Europa. Poiché amava la Francia per un motivo molto speciale, ha deciso di stabilirsi in Francia.

SK: Era particolarmente felice quando parlava della quarta dimensione nel karate. Quando era di buon umore, poteva parlare per ore, cercando di spiegare a me e mia sorella in cosa consisteva questa Quarta Dimensione del karate. Siccome non ho non ho capito tutto, ed essendo molto lontano da essa, ho chiesto ai collaboratori più stretti ulteriori spiegazioni. Ma, neppure loro sono stati in grado di rispondermi. 13 - MF: Oltre tutto quello di cui abbiamo parlato in questa conversazione, c'è qualcosa in particolare che ti piacerebbe trasmettere ai lettori , in modo che possano meglio da conoscere la famiglia, l’umanità e la vita professionale di tuo padre ? SK: Per quanto mi concerne, direi che mio padre aveva lo stesso tipo di problemi con le figlie, soprattutto con me, che ha qualsiasi altro padre! Quindi, in un certo senso, siamo una famiglia come tante altre, tranne una cosa: mio padre era eccezionale in quello che ha fatto! Ha sempre mantenuto questa qualità meravigliosa nella sua personalità, era sempre interessato alle persone che incontrava ed era curioso in ogni momento, gli brillavano gli occhi, erano


Karate sempre scintillanti. Un vero e proprio grande evento familiare per mio padre è stato la nascita di mio nipote Yuusuke. Mio padre era molto contento quando nacque suo nipote Yuusuke, e Yuusuke ha ricevuto un profondo influsso da mio padre. È vero che non hanno vissuto insieme ma mia sorella veniva a visitare i miei genitori tutte le volte che poteva. Ad esempio,

prima di partire per il Cile, mia sorella ha trascorso due mesi a Parigi e Yuusuke aveva 3 anni. Hanno trascorso del tempo insieme a mio padre e Yuusuke ha ricordi indimenticabili, anche a quell'età ! Poi loro hanno vissuto per altri 3 anni in Argentina (quando Yuusuke aveva tra 9 e 11 anni). Mio padre è morto in quel momento, Yumiko è venuta con Yuusuke che ha vissuto la morte di suo nonno in modo diretto. Di fatto Yuusuke è stato presente a momenti speciali della vita di mio padre, così egli manterrà questi ricordi ( buoni e cattivi ) per sempre! 14 - MF: Nelson Mandela è recentemente scomparso e so che tuo padre ammirava molto questa grande persona. Potresti parlare di questo?


Grandi Maestri SK: Certamente! Non c'è dubbio che mio padre è stato ispirato da questa grande persona. Soprattutto quando ha avuto difficoltà con diverse organizzazioni, partner finanziari o studenti che l’hanno tradito. Nelson Mandela ha avuto questa forte convinzione nella sua lotta perché sapeva ciò che era giusto. Anche durante i 27 anni passati in prigione è stato in grado di mantenere la sua fede e poi di essere in grado di perdonare le persone che erano responsabili della sua prigionia ... Mio padre ha sempre mantenuto le sue forti convinzioni, perché voleva continuare il karate di Yoshitaka Funakoshi Sensei. Se fai parte di una grande organizzazione, non puoi fare quello che vuoi. Devi fare compromessi. Lui non ne ha fatto nessuno. Voleva restare libero di essere in grado di perseguire il karate che voleva sviluppare. La libertà ha il suo prezzo, è per questo che non ha ottenuto una ricchezza economica ( però aveva abbastanza di cui vivere agiatamente)

perché voleva che la sua famiglia e soprattutto le figlie apprezzassero realmente le cose che avevamo. Quello che apprezzo di più (sia io che mia sorella), è questa eredità che ci ha lasciato. Tutta questa educazione al Budo ci ha permesso di sopravvivere e ci ha permesso di far crescere quella energia che abbiamo in qualche parte nel profondo dentro di noi. Questo è anche connesso con le persone che amava e di cui si prese cura, queste persone che ci hanno sostenuto nei momenti difficili . 15 - MF: Tuo padre era un grande lettore s’interessava di svariati argomenti. Ricordi il nome di uno degli ultimi libri che tuo padre leggeva? SK: Le sue ultime letture erano solo riviste. Una rivista che apprezzava molto è stata: Bungei Shunjun, una rivista mensile giapponese, che possiamo paragonare all’Express, Le Nouvel Observateur o Le Figaro in Francia, ma

più orientata verso la letteratura. Non conosco l'equivalente in altri paesi. 16 - MF: Potresti commentare l’evento in cui tuo padre e Sensei Shirai sono stati invitati dal governo Francese per fare una dimostrazione per celebrare la staffetta della torcia olimpica ai Giochi Olimpici Invernali 1 gennaio 1968 a Grenoble? SK: E 'stato uno dei più grandi momenti della sua vita. Ha pensato che fosse un grande onore dimostrare il karate, un Budo Giapponese in una simile grande occasione. Per lui è stata la realizzazione di un sogno. 16bis. Quale impatto ebbe sulla vita di tuo padre? SK: Ha avuto un impatto profondo nel suo coinvolgimento nell’insegnamento del karate in Francia. 17 - MF: Una delle caratteristiche che hanno caratterizzato l'insegnamento di tuo padre era la libertà, la lontananza da stereotipi e regole che imbrigliavano, semplicemente ci incoraggiava ad allenarci, ripensare e praticare. Nel suo karate non c'erano scorciatoie. Ma, ci sono state persone che hanno cercato di creargli impedimenti per il fatto non avere i requisiti istituzionali richiesti dal governo Francese ...? SK: Non mi piace parlare troppo di questo, perché la richiesta del governo Francese a quel tempo era semplicemente incredibile! Anche perché mio padre è stato così ferito da questo episodio! 18 - MF: A mio parere, è molto difficile scrivere di tuo padre senza menzionare il suo allievo e amico Hiroshi Shirai Sensei. Cosa puoi dirci del rapporto tra loro e tra le loro famiglie? SK: È lunga storia di Grande Forte Amicizia iniziata molto tempo fa, prima che io nascessi. Ci sono moltissime cose da raccontare. Si sono conosciuti all’inizio alla JKA, quando mio padre era già istruttore e Shirai era l'assistente di Sensei Nishiyama. Sensei Shirai è stato accettato nella JKA come tirocinante. Era nel 1960. Da quel momento, la loro amicizia è iniziata e non si è mai spenta!! Sensei Shirai ha avuto questa formazione molto severa da mio padre che lui stesso aveva ricevuto dal Sensei Yoshitaka Funakoshi. Tutto questo è accaduto prima di venire in Europa. Quindi il loro rapporto è molto più di quello che si possa immaginare!


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TCS – CONCETTO DI COMBATTIMENTO CON COLTELLO Competizione di combattimento con coltello 2014 Combattimento con coltello e lotta con coltello – Vanno d’accordo tra loro? La risposta chiaramente è si! Una Competizione di lotta con coltello si svolgerà a Vienna, per la quinta volta quest’anno, come torneo di lotta a punti, a contatto medio. Con ciascun colpo si ottiene un punto, la reazione, la velocità e l’agilità sono fondamentali, così come nella vita reale.



Difesa da Coltello


Peter Weckauf

Il 15 di Novembre 2014 sarà il gran giorno: La Competizione internazionale di combattimento con coltello, avrà luogo a Vienna, per la quinta volta, con partecipanti dall’Austria e dall’estero. Nelle edizioni precedenti abbiamo avuto concorrenti da Russia, Repubblica Ceca, Germania, Inghilterra, Svezia, Italia, Spagna, Grecia, Argentina, Svizzera, Slovacchia e ovviamente Austria. Il combattimento con coltello è principalmente una competizione sportiva, che esalta le abilità, la velocità, la precisione e l’agilità. Il combattimento con coltello si basa sulla vera lotta con i coltelli,

naturalmente, con la grande differenza che ci sono regole, categorie, arbitri e i punti di sparring con il coltello. L’idea dell’evento è quella di conoscere altri praticanti, in uno scambio sportivo e reciproco di conoscenze. Si farà particolare attenzione all’equità, la forza eccessiva verrà penalizzata, inoltre pugni, calci o atterramenti causeranno la squalifica del concorrente. I partecipanti useranno coltelli da allenamento di gomma (lama morbida). Si dovrà usare un caschetto, scarpe e protezioni per le mani (guanti da Lotta Libera) per ridurre il rischio di traumi.

Chi può partecipare? Tutti sono i benvenuti a partecipare, sia principianti che avanzati, di tutte le organizzazioni e gruppi, novizi e veterani, tutti allo stesso modo. Per dare le stesse possibilità a tutti, ci sarà una lezione per partecipanti senza esperienza, precedente alla competizione e una di livello avanzato per combattenti più esperti. L e d o n n e c o m b a t t e r a n n o n e l l a p ro p r i a categoria, che è sempre più popolare negli ultmi anni e ha già prodotto alcuni incontri davvero stupefacenti.

Il torneo Il torneo comincerà con turni preliminari, divisi per categorie, le categorie saranno divise in gruppi, a seconda del numero dei partecipanti. I combattentimenti si svolgeranno in vari turni. Ogni combattimento durerà 3 minuti. Ciò permetterà a ciascun partecipante di combattere 4 o 5 volte e di avere la possibilità di classificarsi per l’evento principale. I principianti e le Donne otterranno risultati intermedi, in funzione del numero di turni vinti. In caso di pareggio, i punti totali decideranno il risultato. I partecipanti che arriveranno al primo e secondo

posto di ogni categoria (principianti, avanzati e donne) passeranno all’evento principale. Nell’evento principale sarà previsto il KO, verranno decisi i primi Quattro classificati (semifinali e finali).

Tecniche di allenamento L’allenamento per il torneo di combattimento con coltello deve concentrarsi sull’agilità, la velocità e la flessibilità, così come sulla strategia. I seguenti esercizi e tecniche possono aiutare a perfezionare tali qualità. Nel torneo di combattimento con coltello di quest’anno, desideriamo vedere molti partecipanti di tutte le organizzazioni e gruppi, poichè è la disciplina che ci unisce tutti. La data limite per le iscrizioni è il 13 Novembre 2014. Potete registrarvi qui: //sami-international.com/event/id/42/tcs-knifefighting-championship-2014 Ulteriori info e il regolamento del torneo: http://www.knifefighting-concept.com/aboutus/competition/ Per maggiori informazioni su seminari e corsi istruttori visitare: HYPERLINK http://www.sdsconcept.com www.sdsconcept.com


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6 nuovi Shidoshi hanno celebrato la loro investitura secondo la tradizione Shizen, con tutti i suoi cerimoniali, i rituali e le antiche danze intorno al fuoco, il tiro cerimoniale e la compagnia delle persone piĂš care; con generositĂ e abbondanza, hanno festeggiato e onorato tutto il mondo visibile e invisibile, seguendo l'antica usanza del popolo dei Tengu in una notte magica e indimenticabile... Chi ha detto che non ci sono piĂš le cose autentiche?


Arti del Giappone

Testo: Joho Goemon Kawazuki

Festa di diploma dei nuovi Joho (Shidoshi) del lineage di Kawa, scuola Kaze no Ryu Ogawa Ha, diretta da Shidoshi Jordan Augusto Oliveira. La tradizione della cultura Shizen conta su un grande paladino nella figura di Shidishi Jordan Augusto, uno degli ultimi conoscitori della cultura Shizen, che fino ad oggi è stata mantenuta segreta. Il ricchissimo bagaglio di questo popolo, che include una lingua propria, lo Shizengo, oltre a dialetti e tre tipi di scritture differenti, immense conoscenze nel campo della filosofia, della strategia, della medicina, delle Arti da combattimento, ecc., proviene dagli abitanti originari delle isole del Giappone prima dell'arrivo dei Yamato, con i quali si mescolarono dopo la distruzione dei villaggi, ma che seppero mantenere la memoria collettiva e le loro tradizioni fino ad oggi. Forse, Shidoshi Jordan potrebbe essere l'ultimo di questo lignaggio culturale (se ne esistono altri, non ne abbiamo notizia) e il primo non giapponese che ha continuato ad insegnare l'antica saggezza di un popolo eccezionalmente fuori dagli schemi, che ha mantenuto segrete le proprie conoscenze. Di tutto il suo bagaglio culturale, forse il gioiello più prezioso e occulto è la conoscenza dell'invisibile, denominato e-bunto (Ochikara in giapponese) che significa “la grande forza”, un argomento al quale il nostro direttore, Alfredo Tucci, si è appassionato da anni e che per la sua formazione antropologica ci si è immerso a tal punto da averci scritto due libri: “Al confine con l'invisibile. Lo sciamanesimo giapponese della cultura Shizen” e il più recente “L'Armata

“Le feste erano parte essenziale della vita quotidiana dei villaggi. Il loro scopo era di riunire i quattro villaggi, almeno 4 volte all'anno, in occasione dei cambi di stagione”

“La notte stellata di Valencia era piena di magia, incanto e forza eccezionali; parte di detta energia traspare dal reportage fotografico che accompagna l'articolo” dell'invisibile. La struttura e l'Universo degli sciamani Shizen”, già tradotti entrambi in inglese (per primo), in portoghese e in italiano. Fino a quel momento, anche se sembra strano, nessuno aveva mai pubblicato nulla su questo tema; anche oggi su Google non si trova niente di più, tale era lo zelo con cui gli Shizen conservavano sempre i loro segreti. L'articolo che presentiamo oggi, parla della grande festa celebrata a Valencia, Spagna, che si è svolta in due parti. La celebrazione spirituale della festività dedicata a Shojobu Tengu e la messa in scena di un'opera di teatro originale, nella quale è stata presentata, con il nome di “Il Popolo dei Tengu”, una dimostrazione della storia e delle peculiarità culturali de “I naturali”, traduzione letterale del nome giapponese “Shizen”. Alla festa sono accorsi invitati e iniziati dell'e-bunto da tutto il mondo e durante la stessa sono state eseguite le danze e fatti gli onori a tutti i Tengu, tiri cerimoniali, investiture e offerte, ovvero tutte le antiche cerimonie che fanno parte di un simile evento nella tradizione Shizen. I rituali per una festa cominciano a prepararsi sette giorni prima, con diverse cerimonie e le dovute precauzioni al fine che tutto proceda come si deve.

Una breve introduzione ai cerimoniali. Le feste erano parte essenziale della vita quotidiana dei villaggi. Il loro scopo era di riunire i quattro villaggi, almeno 4 volte all'anno, in occasione dei cambi di stagione. Ogni villaggio provvedeva a fare più feste se lo riteneva opportuno, poichè in esse l'abbondanza del cibo, garantiva la cura di tutti i propri membri, anche di quelli più disagiati, creando un messaggio positivo di convivenza e di comunione. L'idea era di stabilire un punto di incontro, non solo tra le persone, ma cercare di unire quest'ultime


alle forze Universali che coltivavano e crescevano nella loro profonda spiritualità, l'e-bunto. La festa di cui raccontiamo oggi, è stata dedicata all'entrata dei nuovi Joho nel “regno” di Dono Tengu, l'anziano Tengu signore dei cammini. Anticamente la festa si realizzava subito dopo il ritiro dei Sensei, che uscivano dai loro 10-12 giorni di ritiro nella stanza dei Tengu, direttamente alla celebrazione. I Joho occupano il posto più rilevante nella tradizione Shizen, perchè la persona che ne detiene il titolo ha dovuto superare enormi prove e anni di studio per raggiungere tale rilevanza. Nella festa i Joho camminano intorno al fuoco 9 volte portando il colore di ciascun Tengu a coprire le spalle, perchè gli Oni (demoni, geni) che perseguitano quei Tengu non li trovino mai, simboleggiando dunque che, dopo anni di studi e preparazione, finalmente sono giunti al termine del sentiero, dopo aver camminato attraverso tutti i regni dei Tengu. Questo si evidenzia perchè ora sono vestiti di bianco, segno che adesso nulla di negativo al mondo li potrà

toccare. Il resto del villaggio danzava insieme a loro, dopo il cammino intorno al fuoco, la danza di ogni Tengu, con il proprio ritmo specifico scandito dal Taiko (Tamburo giapponese) e dalle loro canzoni. Erano i nove balli dedicati a Susunda Tengu (nero), Senso Tengu (rosso), Kaze no Tengu (azzurro), Bioki no Tengu (grigio), Aino Tengu (rosa), Shojobu Tengu (giallo), Karassu Tengu (rosso e nero), Tateru Tengu (verde) e Dono Tengu (marrone e bianco). All'inizio della cerimonia si realizzava il tiro rituale con l'arco giapponese, sempre in onore degli invitati più illustri. Il tipo di tiro è effettuato specificatamente per Shojobu Tengu, poichè la festa che oggi raccontiamo ha avuto un ulteriore illustre invitato, in questo caso Shojobu Tengu, il signore della saggezza, il grande Re possidente di tutte le ricchezze; perciò il tipo di cibo che è stato servito era quello specifico per la sua presenza, Sashimi, pesce, frutti di mare, frutti nobili, ecc...Il cibo durante i rituali è consacrato a questo Tengu ed è lo stesso che mangiano gli invitati, portando così al loro interno la sua presenza. La notte stellata di Valencia era piena di magia, incanto e forza eccezionali; parte di tale energia traspare dal reportage fotografico che accompagna l'articolo e potete seguirla allo stesso modo nei piccoli link audiovisivi che si trovano in questo testo e che sono il prologo di due DVD in fase di preparazione: il primo, un documentario sull'ebunto e il secondo il making-off dell'opera teatrale con alcuni spezzoni della stessa e che comprenderà il backstage, le interviste, ecc...

“Il ricchissimo bagaglio di questo popolo, che include una lingua propria, lo Shizengo, oltre a dialetti e tre tipi di scritture differenti, immense conoscenze nel campo della “I Joho occupano il posto più filosofia, della strategia, rilevante nella tradizione della medicina, delle Arti da Shizen, perchè la persona combattimento, ecc., che ne detiene il titolo ha proviene dagli abitanti dovuto superare enormi originari delle isole del prove e anni di studio per Giappone prima dell'arrivo raggiungere tale rilevanza” dei Yamato”



Nella cultura Shizen è Shojobu Tengu il titolare per eccellenza del tiro cerimoniale. Considerato il proprietario dell'oro terreno e della coscienza (la saggezza), i suoi tiri cerimoniali venivano realizzati, interamente, per onorare gli invitati piÚ illustri e naturalmente nelle cerimonie a lui dedicate. Si tirano due frecce; l'arcere mostrava le sue frecce e l'arco orizzontali verso terra, in segno di rispetto e sottomissione, mentre il Miryoku, il sacerdote sciamano, recitava le invocazioni.




Un'unica rappre Valencia, ha manda misterioso e ricco U Arti e tradizioni sp dalla sua cultur giapponese, ne


sentazione, nel teatro pi첫 moderno di ato in visibilio un pubblico estasiato dal Universo della cultura Shizen, dalle sue pirituali e guerriere, dalla sua storia e ra, con il patrocinio dell'ambasciata el segno del anno Spagna-Giappone.


Testo: Joho Mitsutake Kawazuki

Un allestimento eccezionale acclamato dal pubblico Magnifica rappresentazione nel teatro della Rambleta de “Gli Shizen, il popolo dei Tengu”, uno spettacolo audiovisivo giustamente incorniciato nell’anno Spagna-Giappone, una grande iniziativa dell’ambasciata del Giappone in Spagna che celebra il rafforzamento delle relazioni tra i due paesi. Lo spettacolo creato per l’occasione, faceva parte anche delle celebrazioni pubbliche per l’investitura, nella scuola Kaze No Ryu, di 6 nuovi Shidishi, Joho così come si dice in Shizengo. Un documentario su questa rappresentazione sta per essere prodotto, con il suo making off, back stage, interviste, ecc. e comprenderà parte dello spettacolo, per far si che tutti gli interessati alla cultura Shizen di tutto il mondo e che non hanno potuto assistere, possano godere dello stesso. Il popolo dei Tangu, è stato concepito come una presentazione al pubblico della tradizione Shizen, inquadrandola storicamente e culturalmente e per evidenziare i suoi due aspetti più interessanti, da un lato la tradizione Marziale, il Bugei, e dall’altro la cultura spirituale, l’ebunto. L’opera, della quale di seguito mostriamo una sinossi e un ampio reportage fotografico, mette alla portata del pubblico in genere moltissime informazioni su una cultura quasi sconosciuta persino nel Giappone odierno, data la reticenza degli Shizen a mostrarsi in pubblico. Antropologicamente questo comportamento è facile da comprendere in un popolo perseguitato e che è riuscito a sopravvivere solo grazie al segreto e alla coesione intorno alle proprie tradizioni. Il nuovo mondo in cui viviamo oggi, un mondo che ha trasgredito i

v e c c h i l i m i t i d e l l e d i ff e re n z e nel segno della società dell’informazione, la riapparizione degli Shizen, una antica cultura conservata incredibilmente intatta, con una lingua propria e tre forme di scrittura, è un’occasione unica per fare in modo che non solo le sue rucchezze non vadano perdute, ma che vengano dovutamente ammirate per le loro peculiarità, profondità e grandezza. Allo stesso tempo, la loro cura darà modo e opportunità che tutti quelli destinati a vivere in essa e a mantenere la sua ricchezza, possano arrivare a conoscerla, oggi e nei secoli che verranno.

Gli Shizen: Il popolo dei Tengu La storia del popoli dei naturali, o Shizen, risale a circa 18.000 anni fa, nell’ultima glaciazione quando un gruppo di tribù, sfuggendo dal freddo, arrivarono sulle isole giapponesi facendo di loro la propria dimora definitiva. Il bosco li dava tutto ciò di cui avevano bisogno per vivere e loro, consapevoli della loro condizione, agivano di conseguenza. E’ stato questo il motivo principale per il quale divennero, attraverso l’osservazione, profondi conoscitori della natura, guadagnandosi così il soprannome di “naturali”. Però, presto la loro pace venne turbata dall’ansia di conquista…numerose tribù capeggiate dagli Yamato, sbarcarono nel sud dell’isola e iniziarono il loro attacco, il che, per gli Shizen e molte altre tribù autoctone delle isole, significò la fuga verso nord della loro già decimata popolazione. Nel corso dei secoli l’avanzata inarrestabile degli Yamato li costrinse ai fitti boschi dell’isola di Hokkaido, che diventarono il loro ultimo rifugio e residenza.

“Il popolo dei Tengu”, è stato concepito come una presentazione al pubblico della tradizione Shizen, rimarcandone la valenza storica e culturale e mettendo in evidenza i suoi due aspetti più interessanti, da un lato la tradizione marziale, il Bugei, e la cultura spirituale dell'e-bunto” Malgrado fossero grandi conoscitori della natura, adattarsi fu molto arduo poiché gli inverni erano freddi e lunghi e la natura che li circondava era selvaggia e spietata. L’arte della sopravvivenza divenne, da quel momento in avanti, prioritaria e con quello spirito si prepararono alle seguenti generazioni. Svilupparono presto tecniche di difesa, di attacco, di mimetizzazione, di imboscata, di comunicazione e di divinazione tramite l’osservazione della natura. Il bosco era nuovamente


il loro habitat e stavolta non sarebbe stato facile cacciarli da li. Quindi, nel corso del XII Secolo, nel periodo Kamakura, si consolidarono quattro villaggi perduti nelle intricate foreste, che erano conosciuti come Kawa, Tayo, Yabu e Yama e che costituirono il germe di una nuova speranza per il popolo Shizen. Ribelli e fuorilegge davanti agli invasori Yamato, andarono ad aumentare gli abitanti dei villaggi, essendo degni, dopo durissime prove, di essere accettati come shizen, poiché per loro essere uno Shizen non dipendeva dalla razza o dal luogo di nascita, ma dal comportamento e dall’onore di una persona. Cosicchè, si è andata sviluppando una ricca cultura non solo militare, ma anche depositaria di alcune profonde forme di spiritualità proprie, conosciute nella loro lingua, lo Shizengo, come l’e-bunto (Ochikara in giapponese) che vuol dire “La grande Forza”. I villaggi vennero distrutti almeno due volte. Piccoli gruppi di alcuni soggetti, tuttavia, si infiltrarono tra gli Yamato, in un primo momento come spie e alla fine, con il passare degli anni e dopo l’ultima sconfitta e sottomissione dei villaggi, avvenne la completa integrazione nella società giapponese. In quanto popolo perseguitato per secoli, non fu dunque strano per loro mantenere occultati i costumi, la lingua e le forme culturali, costituendo dei gruppi segreti e reti di potere e di influenza nella società giapponese. Lo stesso attrito e la convivenza tra ambo le culture, lontano da produrre una conoscenza delle loro tradizioni, servì comunque a propiziare l’arricchimento delle arti shizen. Dato che molti dei loro componenti si erano mescolati con l’aristocrazia giapponese, le arti più raffinate, come la cerimonia del Tè, l’ikebana, o il Sumi-e, entrarono a far parte del loro bagaglio. I fieri guerrieri Shizen adottarono rapidamente le arti marziali della

guerra dei samurai giapponesi, conosciute come il Bugei, sviluppando il proprio stile in materie disparate come il Jujutsu, Iaijutsu, Kenjutsu, Aikijutsu, conservando però memoria delle loro forme più caratteristiche, devastanti e antiche racchiuse nel Uchiuu Shizen e che furono molto apprezzate dai migliori samurai studiosi del tempo. Ma non fu solo la cultura Shizen ad essere beneficiata da questo processo di integrazione. I suoi miti e la spiritualità contaminarono la cultura giapponese attraverso la sua ricchissima mitologia. La propria disposizione aperta davanti alle forme religiose dei giapponesi, fu il seme propizio per far si che detto avvenimento avesse luogo in svariate maniere. Il Culto di Tengu cominciò a far parte della cultura giapponese, sebbene si instaurò, visto che era segreto, in modo confuso ed estemporaneo. Persino oggi la cultura giapponese parla di Karassu Tengu, soprattutto nelle sue tradizioni guerriere, ma la conoscenza di cui dispongono, spesso si limita a un mucchio di leggende incoerenti. Lo sviluppo del Bugei, unito a quello della spiritualità, sfociò in risultati incredibili; la capacità di concentrazione e di autoconoscenza dei guerrieri era tale che essi erano capaci di imprese che li rese leggendari. Quindi, erano in grado di deviare frecce e persino di prenderle al volo, di fare dei tagli perfetti con la katana là dove altri facevano solo dei graffi, ecc… Quando lo spirito si fonde con il corpo e agiscono come un tutt’uno, si può fare qualsiasi cosa. Col passare del tempo, la società Shizen si integrò con la cultura giapponese, cercando di mantenere vive la propria lingua, la cultura e la spiritualità. Fu in questo modo che, agli inizi del XX secolo, all’epoca delle grandi migrazioni giapponesi in Brasile, un gruppo appartenente al lineage del

villaggio di Kawa arrivò in terra brasiliana in cerca di fortuna. Uno di essi, Sensei Hiroshi Ogawa, creò la prima scuola Shizen fuori dal territorio nipponico, per autodifesa e in risposta agli attacchi che la popolazione giapponese stava soffrendo da parte di un gruppo di fanatici che non accettavano la sconfitta del Giappone nella II Guerra Mondiale. Detto episodio della storia del Brasile è stato di recente illustrato nel film “Cuori Sporchi”. Fu in quella scuola che un allievo, Shidoshi Jordan Augusto, dopo 20 anni di immersione nelle conoscenze della cultura Shizen, venne riconosciuto come il primo Shidoshi non giapponese della storia. Da quel momento in poi, la dedizione di Shidishi Jordan alla coltivazione della cultura Shizen è stata totale e fruttifera. Il destino lo portò in Europa oramai 8 anni fa e da allora il seme della cultura shizen è tor nato a radicarsi con forza e da qui sta nuovamente spargendosi in quei tanti paesi che attualmente fanno parte della International Bugei Society, una organizzazione dedita all’insegnamento del patrimonio culturale Shizen. Da queste pagine, ormai da 8 anni, numerosi video e articoli hanno favorito questo processo all’interno della comunità Marziale, che al giorno d’oggi gli tributa un rispetto giustamente ottenuto con il suo lavoro. Il nostro direttore Alfredo Tucci ha già scritto due libri sulle incredibili conoscenze dei Miryoku, i sacerdoti sciamani Shizen e sull’e-bunto, per secoli così temuto, che oggi inizia ad essere ammirato e riconosciuto come eredità di una cultura unica nel suo genere.


Shidoshi Jordan ha stupito come sem Tiri con l'arco da guerra, cerimonia del Marziale degli Shizen accompagnato


mpre con la sua impeccabile tecnica di spada. l tè, tecniche di cattura, l'Universo culturale e da una narrazione e una musica magnifiche.


Tecniche marziali con le pi첫 svariate armi, danze tradizionali Odori, una accurata messa in scena che ha entusiasmato il pubblico.


I tiri contro i quattro Oni, i demoni che devastavano i villaggi, nei quali l'arciere grida il nome di ciascuno di loro prima di fulminarlo, fa parte dei costumi spirituali degli Shizen ed è la stata la prima volta che si è visto in pubblico. Shidoshi Koji Kawazuki ha fatto 4 centri perfetti!




Oggi parliamo di tradizioni italiane. Lo facciamo con un personaggio davvero carismatico e abbastanza unico nel suo genere. Si tratta del Maestro Danilo Rossi Lajolo di Cossano, fondatore della “Calix Academy” e del noto sistema di coltello “Lajolo System”, appunto dal suo cognome. Lo abbiamo intervistato in occasione del recente FESTIVAL DELL’ORIENTE tenutosi al Parco Esposizioni di Novegro (Milano) dello scorso Maggio. Aldilà del lignaggio nobiliare che traspare dal suo lungo cognome, cosa del quale egli va giustamente fiero, siamo stati colpiti dalla sua esuberanza, da una schiettezza non facile da riscontrare nel nostro mondo e da un appassionato senso di appartenenza alla propria terra natale, alle sue tradizioni e alla sua cultura, degne di un uomo di altri tempi che non le manda a dire a nessuno. La sua opera è preziosa quanto il valore del patrimonio sepolto, che, grazie ad esponenti della realtà nostrana come lui, ritrovano la luce dopo anni di immeritata oscurità. E non soltanto a beneficio degli stessi connazionali, ma anche di coloro che, fuori dai nostri confini, vogliono addentrarsi in un universo tanto misterioso, quanto ricco di storia e di contenuti che non ha nulla da invidiare alla quantità monumentale di arti e sistemi che arriva da Oriente (e non solo).

A cura dA cura di: Nicola Pastorino & Leandro Bocchicchio


Intervista

Invito i nostri lettori a leggere il presente articolo, ma anche e soprattutto a vedere il video relativo, disponibile su HYPERLINK "http://www.marzialenetwork.info" www.marzialenetwork.info, nel quale oltre ad avere una piccola dimostrazione delle sue notevoli abilità nell’uso del coltello, potrete apprezzare al meglio la genuinità, la passione e l’orgoglio di un vero maestro della tradizione marziale italica. Buona lettura e buona visione! Cintura Nera: Maestro, ci parli dell’attività che svolge attraverso la “Calix Academy” Danilo Rossi Lajolo di Cossano: In primis faccio una premessa. Normalmente le persone tendono a pensare alle arti marziali come a qualcosa che viene solo dall’Oriente. Ci tengo a precisare invece che l’arte marziale appartiene anche a noi italiani. Detto ciò, nell’arco degli anni mi sono avvicinato a questo universo anche grazie al retaggio storico della mia famiglia, una casata nobile di militari che hanno sempre avuto a che fare con spade, sciabole, ecc., per cui non ho fatto altro che portare avanti

quanto era già di nostra competenza. Ho cominciato a 6 anni ad appassionarmi a queste tradizioni grazie ad uno zio, fino a che, col tempo, da semplice passione è diventata una vera e propria “ossessione”, come sottolinea spesso mia moglie (ride). A dirla tutta, ho speso una valanga di soldi per portare avanti questa mia ricerca in giro per tutto il paese, da nord a sud, intervistando un sacco di personaggi e raccogliendo tutto il prezioso materiale che oggi riporta alla luce importanti tradizioni nostrane di coltello e di bastone. Ricordiamoci che fino agli anni ’40 nel nostro paese c’era ancora gente che si uccideva con le spade e che anche personaggi come i fratelli Nadi sono stati protagonisti di sfide cosiddette “al primo sangue”. Per questo abbiamo un occhio di riguardo verso il patrimonio che abbiamo denominato “Scherma Corta”, parlando del coltello in particolare. Ho cercato di sviscerare le tecniche in maniera scientifica, non solo basandomi sulle movenze presenti in tradizioni come la Pizzica, la Taranta o la Danza dei Coltelli. Ho analizzato il tutto nello specifico, estraendo l’essenza dei

sistemi che si utilizzavano un tempo da un punto di vista scientifico, realistico, di tempi e ritmi, che poi sono anche quelli che ritroviamo, oltre che in quella storica, anche nella scherma olimpica. C.N.: Possiede un background marziale che ha influenzato questa sua passione per le antiche tradizioni italiche? Da dove parte questo desiderio di approfondire la ricerca in tale direzione? D.R.L.C.: Sicuramente parte dal luogo di nascita. Io sono nato a Torino ed essendo cresciuto in un quartiere come tanti altri, ho avuto la possibilità di relazionarmi con gente di ogni genere. Quindi, un po’ spinto da certe vicissitudini di strada e, come dicevo prima, da un mio zio, ho dato spazio a questa mia passione fino a quando ho capito che questa era realmente la mia via. Sono sempre stato un appassionato di coltelli per cui è stato come fare uno più uno… Adesso sto dedicando tutto me stesso a questo proposito, sacrificando anche alcuni aspetti della mia vita per conseguire il mio scopo: preservare questo bagaglio tradizionale per mantenerlo vivo, perchè fa parte della nostra



Intervista regolarmente, negli Stati Uniti, Australia, Spagna, Germania, Francia. Mi sono concentrato, ahimè, di più sull’estero anche perché sai come si dice no? “Nemo profeta in Patria!”. Nessuno è profeta nel proprio paese, quindi vuoi per questo aspetto, che per l’attuale situazione italiana sono stato un po’ costretto a puntare altrove. Ma ora sono tornato in Italia, anche perché giustamente i miei allievi mi hanno detto: dai anche a noi la possibilità di mantenere queste tradizioni! Allora ho aperto una sede a Padova, dove c’è un mio istruttore Marco Antonio Soldati e un altro mio istruttore Alan Saitta, quest’ultimo peraltro anche maestro di Muay Thai che opera in un’altra sede a Udine. Abbiamo queste due sedi nelle quali io faccio lezioni private e loro insegnano.

cultura. Non dimentichiamo che la storia Italiana è passata sul filo di lama. C.N.: Da tutto questo nasce quindi il “Lajolo System”. Ce ne parla un po’ più nel dettaglio? D.R.L.C.: Il “Sistema Lajolo”, che prende spunto dal mio cognome, è una sintesi di quello che a mio avviso erano le cose più pratiche e reali, le ho rese moderne e accessibili alla mentalità attuale e al contesto ambientale in cui viviamo oggi. Ho capito che dovevo restringere il raggio d’azione, a partire dal fatto che, per esempio, oggi non ci sono più campi ma vie strette, locali affollati, ecc. Da li nasce l’idea del “Sistema Lajolo”, un sistema pratico e aggiornato. La “Calix Academy”, da Calix che in latino vuol dire “calice”, è appunto un

contenitore all’inter no del quale confluiscono tutte le esperienze mie e dei miei istruttori. Infatti io do molto spazio ai miei ragazzi, nel senso che gli lascio la possibilità di accedere e migliorare anche in altre discipline per poi far convergere le proprie esperienze dentro il medesimo contenitore. La nostra è un po’ come una tavola rotonda. C.I.: Come opera la sua organizzazione sul territorio nazionale e quali sono i suoi progetti di espansione, dentro e fuori dal nostro paese? D.R.L.C: Attualmente, nell’arco di questi anni, ho spinto molto all’estero. Sono stato chiamato in Russia, dove per quattro anni ho collaborato con una scuola ogni 2 mesi e la quale ho iniziato alle nostre tradizioni. Sono stato in Ucraina, dove tutt’ora mi reco

C.N.: Visto quanto ha premesso all’inizio dell’intervista, ci incuriosisce sapere una cosa: come vengono accolte all’estero le tradizioni italiche dell’uso del coltello? D.R.L.C.: Molto bene direi, le persone sono molto recettive. Molte di loro, essendo immigrati italiani o figli di immigrati, hanno la volontà di conservare questi aspetti della loro cultura d’origine. Allo stesso tempo c’è una grande risonanza perché parliamo di tradizioni storiche esistenti e ben definite. Per esempio, tutti parlano del Kali Filippino quando tutti sappiamo che questo deriva in gran parte dalla tradizione Europea della scherma, spagnola, francese e italiana in particolare. Diciamo quindi che noi italiani abbiamo conquistato con Roma mezza Europa, abbiamo dato spunti a tutti dando modo ad altri solo di arricchirsi grazie a noi. Questo andrebbe sottolineato più spesso, così come il fatto che le arti marziali sono dunque italiane e non solo orientali. C.N.: La ringraziamo per averci dedicato un po’ del suo tempo. Ha qualcosa da dire ai nostri lettori? D.R.L.C.: Certo. Cerchiamo di dare di più il buon esempio noi italiani, studiamo di più educazione civica e diamoci più da fare per preservare e amare il nostro paese, la nostra cultura e le nostre arti. Non permettiamo ad altri di venire a casa nostra a trattarci come degli “imbecilli”, passatemi il termine. E’ stato un piacere scambiare due parole con voi di Cintura Nera/Marziale Network e vi faccio i complimenti per la dedizione e la professionalità che state dimostrando col vostro lavoro. Grazie davvero!



Eskrima L’Arte dell’efficacia Ci sono molte Arti Marziali che sono più o meno efficaci. Sei anni fa ho conosciuto l’Eskrima sviluppata da Frans Stroeven, stavo cercando un modo per tenermi in forma e praticare un’arte marziale efficace, come vorrebbero molte persone della mia età. Il mio nome è Niels, sono un praticante di Eskrima di 39 anni, quindi se avete 39 anni o giù di lì, sarete restii a iniziare a praticare una nuova arte marziale completa, o per lo meno questo era il mio caso. In tutti i modi, io avevo già praticato varie Arti Marziali in passato, che mi hanno dato delle solide basi. Frans mi ha chiesto un’opinione sulla sua Eskrima e mi ha domandato di scrivere qualcosa dal mio punto di vista. Beh, Frans è il mio maestro e ci sono molti altri allievi che sono molto migliori di me e con più esperienza nell’Eskrima di quanta ne potrò mai avere, per cui mi sento onorato di portelo fare. Durante la mia infanzia ho praticato Judo, fino all’età di 21 anni. Il mio rendimento era abbastanza buono. Sono salito sul gradino più alto del podio varie volte in numerosi tornei nazionali ed internazionali, e sono stato spesso campione dell’Olanda Meridionale e terzo nel campionato olandese con il team di Peter Snijders. Possiedo anche una formazione militare nella quale ho imparato Kempo e Boxe e mi allenavo con le armi (coltello e le armi in genere).


Con questi precedenti si tende a guardare con spirito critico ciò che gli insegnanti fanno e mi aspetto soprattutto efficacia e quindi guardo molto meno all’arte e alla bellezza. Non sono appassionato degli stili complessi, con vari elementi dell’Arte al loro interno. In definitiva, ci siete solo tu e il tuo avversario. C’è stata un’altra ragione che ha influito sulla mia decisione. In quel momento mi diagnosticarono un diabete di tipo 1. Il che rendeva più complicato praticare un nuovo sport. Con quella prospettiva mi misi a cercare un’arte marziale efficace che potessi fare a un livello più ludico.

Scoprendo l’Eskrima Quando iniziai la mia ricerca, naturalmente usando internet, mi ricordai che avevo un libro sulle Arti Marziali con foto particolarmente impressionanti. Questo libro era una specie di vademecum con una lista di tutte le Arti Marziali conosciute. Lo avevo comprato in gioventù e lo avevo letto parecchio in quel periodo. Lo tenevo in mano e me lo guardavo tutto un’altra volta con, lo ammetto, un sentimento di nostalgia. Kung Fu, Karate, Taekwondo, Ninjutsu, c’era tutto. Naturalmente vidi le splendide immagini dei Maestri di Taekwondo che volavano quasi in aria e rompevano delle grosse tavolette, o quelle di un Karateka che rompeva 20 pietre. Azioni sovrumane, si diceva. Però, quando hai 39 anni, la tua capacità è relativa e non c’è nessun desiderio di rompere 20 pietre. Non mi vedo nemmeno con un vestito da Ninja che mi addentro di notte in un bosco, in cerca di un nemico immaginario. Ma credo che questa Arte sia strettamente connessa all’immaginazione. Attualmente mio fratello pratica Karate e a lui calza a pennello; i Kata e il metodo col quale apprende le tecniche del Karate, coincidono con il suo carattere. Egli è un uomo disciplinato, ed è progredito molto in questa Arte marziale. È degno di ammirazione. Mi chiese di unirmi a lui negli allenamenti, ma decisi che il Karate non faceva per me. Iniziai a fare Jiu Jitsu. Nel mio caso, logicamente, grazie alla mia esperienza nel Judo. Ma mi resi conto che ero molto critico verso il modo di insegnare del Maestro. Ed io avevo molta familiarità con quelle tecniche. Ci sono semplicemente molti elementi del Judo nel Jiu Jitsu. Decisi velocemente che non volevo fare nemmeno Jiu Jitsu, mi sembrò che il Maestro non soddisfasse le mie aspettative. Dopo un po’ di tempo ho visto il film “Haunted”, un produzione Hollywoodiana nella quale alcuni militari ed esperti di sopravvivenza, l’ex tenente Bonham, insieme all’agente dell’FBI Durrel, dovevano catturare il vecchio allievo del primo, l’assassino ben addestrato Hallam. Hallam stava uccidendo vari cacciatori nel bosco in cui viveva. Egli sapeva come mantenersi a distanza da loro due. Era sempre un passo avanti. Un fim con Tommy Lee Jones e Benicio del Toro. Il bello di questo film è che si vede una enorme quantità di tecniche di coltello. Mi ispirò per concentrarmi sul combattimento con le armi invece che sull’allenamento a mano nuda.

Frans Stroeven Il bello di quest’epoca è che abbiamo internet a nostra disposizione. Così con una veloce ricerca, trovai Frans Stroeven. Un insegnante che tramanda l’Eskrima, bastone e coltello, a Utrecht. In quel periodo avevo una certa familiarità con l’Eskrima. Quindi decisi di andare a dare un’occhiata. La prima volta che entrai in palestra, in soli 10 minuti rimasi impressionato. Vidi all’opera uno che non solo era capace di


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fare le tecniche a un livello altissimo, ma sembrava anche essere un eccellente insegnante per i suoi allievi. Infatti la maggior parte dei suoi allievi erano in generale molto competenti. Mi conquistò immediatamente.

Umiltà nella filosofia Tutto lo stile è molto efficace, pratico e senza complicazioni. Vidi l’Arte, ma la differenza con le altre Arti Marziali e i loro insegnanti era che quell’Arte aveva una funzione ed era un supporto valido per ciò che realmente è importante: sconfiggere l’avversario. Inoltre, lo stile di Frans Stroeven è facilmente assimilabile. Le tecniche sono, in termini di principi, assai logiche. Frans si è sempre impegnato per perfezionare le tecniche, il che significa che se ci sono elementi di queste che non sono efficaci, vengono eliminati. Il risultato che si ottiene è la massima efficacia. Questa filosofia, combinata alla logica, fluisce attraverso il suo sistema rendendolo unico. Devo dire che questa filosofia la si vede praticata dai molti validi maestri in tutti i Paesi Bassi. È per questo che l’Olanda si disimpegna positivamente in molte Arti Marziali. È una certa mentalità, una umiltà che, insieme alle Arti marziali, viene praticata nei Paesi Bassi. Tale umiltà si riflette nelle tecniche. Inoltre, si pone grande attenzione al modo in cui si insegna. So che Frans è molto energico nei suoi insegnamenti e lui sa come incitare i suoi allievi continuamente, aiutandoli nel loro precesso di apprendimento. Frans ha praticato diversi stili di Eskrima per un lungo periodo. Attraverso l’esplorazione di questi stili si è reso conto quanto siano differenti tra loro. Se si studiano realmente i diversi stili, si scoprirà anche le differenze di efficacia. Infatti, lasciare un’arte marziale ai suoi principi essenziali, vuol dire spogliarla della stessa arte e le tecniche che funzionano sul serio sono molto semplici e per nulla complesse.

Il Flusso La filosofia praticata da Frans è sempre legata all’agilità e a ciò che egli chiama “Il flusso”. I movimenti di attacco e difesa si susseguono continuamente con facilità. Questo flusso è il nucleo del suo sistema, la serie di attacchi non si può contenere perchè quando un avversario effettua dei movimenti difensivi, c’è un senso di prevedibilità di ciò che sta per accadere. Quindi le serie di attacchi all’interno del “flusso” stanno anticipando le tecniche difensive o di contrattacco del rivale. Ciò che fa Frans è la combinazione delle differenti tecniche di diversi stili di Eskrima, frutto della sua grande esperienza e della visione dei danni che possono fare le armi. Tuttavia, questi principi si applicano anche nel combattimento senza armi. In realtà, ciò che si impara a fare con un’arma (bastone o coltello) si può fare anche a mani nude. “Il flusso” si può comprendere solo quando uno vede i principi che sono dietro un attacco o una difesa. A volte i principi li


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Visitate il suo sito web: HYPERLINK: http://www.knifefightsystem.com www.knifefightsystem.com, oppure, www.scseskrima.com e potete mettervi in contatto con me a: sekan@ziggo.nl o HYPERLINK "mailto:scseskrima@gmail.com" scseskrima@gmail.com Per la Svizzera potete mettervi in contatto con Lavine Olcan www.swiss-eskrima.ch


troviamo quando siamo in fase di attacco o nella maniera di mantenere la distanza, o nel modo di avvicinarsi al contendente. Gli esercizi nel suo sistema vengono utilizzati come principi maestri e non sono per le dimostrazioni. Gli esercizi servono solo per aumentare la velocità degli attacchi o controllare un attacco o una difesa. L’attacco è celato nella difesa, perchè i contrattacchi si basano anch’essi sul principio del flusso. Frans usa il “flusso” per addestrare i suoi allievi, per quello essi sono molto agili ed efficaci anche ai gradi più bassi. Lo sviluppo dell’addestramento è molto importante. Secondo Frans, l’Eskrima è un’Arte Marziale viva. Pertanto la ricerca di nuove combinazioni, nuove tecniche, deve proseguire. Frans ha sviluppato molte nuove tecniche nel suo sistema. I criteri che vengono usato si basano sull’aggressività, l’agilità e la prevedibilità. Il flusso è interminabile in questo modo, potete trovare alcuni suoi video su YouTube che illustrano bene ciò che fa. Scoprite voi stessi ciò che rende così efficace il sistema di combattimento di Frans Stroeven. In un certo modo, si potrebbe dire che il suo sistema riflette il suo carattere. Egli è una persona che vive con umiltà, buon senso e senza fronzoli. Però con una grande consapevolezza di se stesso. Il che fa si che un Maestro arrivi ad essere un Gran Maestro. Anche il buon senso dell’umorismo, ovviamente. E la prova è che ha prodotto molti campioni di Eskrima, persino campioni d’Europa e del Mondo. Vengono ad allenarsi da lui o a seguire i suoi corsi anche parecchie persone di altre discipline marziali.

Sviluppo Alcuni anni dopo, continuo a divertirmi tantissimo, ho seguito i corsi di addestramento col coltello e di istruttore. E sono ancora assai entusiasta. Frans si sta persino espandendo e sviluppando a livello internazionale ed insegna al di fuori dei confini dei Paesi bassi e anche Europei. Mi rallegro di dover percorrere soltanto 70 km per potermi allenare con questo Maestro. Mi rendo conto che è un privilegio che non tutti possono avere. Se avete l’opportunità di assistere alle sue lezioni, non perdete l’occasione di farlo! Potreste pentirvene. Seguite regolarmente i suoi messaggi su Facebook e i suoi video su You Tube e rendetevene conto da soli. Per adesso, vi do il benvenuto nel mondo di Frans Stroeven!


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La Colonna di Raúl Gutiérrez LE FORME O KATA DEL FU SHIH KENPO, 2ª parte La seguente forma, nell’iter di formazione, corrisponde precisamente a una “Forma di Respirazione” denominata “La Tigre Respira”, che si realizza attraverso il movimento di diverse applicazioni o metodi di respirazione, usando in alcuni casi una tensione dinamica di certe zone muscolari, molto definite nello sviluppo dell’azione tecnica, implicata in maniera costante in un processo di contrazionerilassamento necessario per un migliore sfruttamento ed uso dell’energia. Per ultimo e prima della serie di forme di difesa personale, il praticante si addentra nella “Forma dei Punti Vitali”, dove, appilcando il concetto di lateralità, il sistema approfondisce la conoscenza di alcune delle zone più “sensibili” del corpo umano, in materia di protezione e vulnerabilità, così come le forme più adeguate di colpo o percussione. Come pietra miliare di tutto il sistema troviamo il suo programma specifico di difesa personale, la cui particolarità risiede nel fatto che questo è totalmente

implicito ed esplicito nelle sue forme per la difesa personale, le quali racchiudono tutti i concetti e i principi inglobati nella ricchezza del Kenpo: 1ª Forma o Kata delle Tigri Gemelle Sono 20 tecniche realizzate su ambo i lati. 2ª Forma o Kata La Saggezza della Tigre Sono 32 tecniche. 3ª Forma o Kata La Danza della Tigre. Anche questa 32 tecniche. 4ª Forma o Kata della Vecchia Tigre o Guerriero Fu Shih. Sono 25 tecniche. 5ª Forma o Kata della Tigre e del Drago. Sono 21 tecniche. Inoltre, il sistema si arricchisce con l’apprendimento e la pratica dell’uso di diverse armi, sia contemporanee che tradizionali, approfondendo lo studio di diverse forme o Kata


Kenpo adattati alla gestualità a mano nuda del Fu Shih Kenpo: Bastoni Corti Coltello (diversi formati) Bastone di strada Bo o Bastone Lungo Tonfa Nunchaku Yawara Sai Kama Cercando di conoscere gli usi e la storia delle armi, i loro modelli di movimento e le loro possibilità, sia da un punto di v is ta culturale che pratico nell’us o della difes a pers o nale, ma s empre trattate da una

prospettiva Fu Shih Kenpo, adattate e usate all’interno dei principi e dei concetti di questa Arte Marziale, al di fuori e senza alterare l’utilizzo e l’insegnamento tipico, che esiste in Sistemi e nelle Arti specializzate in queste o altre armi. Precisamente e come dicevo in precedenza, quella delle Tigri Gemelle è la prima forma di difesa personale del Fu Shih Kenpo. Racchiude una serie di dieci tecniche di difesa personale che vengono realizzate da due possibili angoli e che ci mostrano delle azioni di difesa attiva su: Attacco circolare o diretto di pugno al collo o al viso. Tentativo di doppia presa al bavero. Attacco verticale o circolare di pugno o bastone corto. Calcio frontale a livello medio. Presa totale alla schiena a livello medio Controllo o chiave in bloccaggio laterale al collo. Attacco di pugno trasversale o circolare. Doppia presa al bavero.

“Quella delle Tigri Gemelle, è la prima forma di difesa personale del Fu Shih Kenpo”


La Colonna di Raúl Gutiérrez Attacco di pugno frontale diretto. Calcio frontale. Questa forma, sviluppata in una linea d’azione o “embusen” principalmente retta, ha la sua base su alcune delle prime tecniche del programma di Ed Parker, ma trasformate e arricchite da Raul Gutierrez, seguendo la metodologia Fu Shih Kenpo, ovvero, le tecniche non vengono mostrate realizzate solo sulla prima linea di risposta a un attacco, ma contengono una sequenza più estesa di replica al fine di contemplare possibili nuove azioni dell’attaccante, o piuttosto allo scopo di dotare l’allievo dei mezzi necessari per una improvvisazione tecnica fatta di fluidità di risorse, per arrivare definitivamente alla situazione pianificata. Indubbiamente, le Tigri Gemelle fa riferimento, da una parte, all’animale di Shaolin che orienta e stimola (insieme al drago) la realizzazione delle tecniche del Kenpo e, dall’altra, alla doppia esecuzione delle tecniche da due angoli distinti, con lo scopo di lavorare o potenziare la lateralità e la mobilità nella risposta. La fluidità, la velocità adattata e la coordinazione devono accompagnare sempre la vostra pratica, essendo allo stesso modo raccomandabili agli inizi il lavoro lento e di respirazione (respirazione basilare e naturale), così come il lavoro sulla velocità e il potenziamento: fini specifici per la salute e la difesa personale. La forma si esegue totalmente da posizioni naturali e i suoi movimenti sono sviluppati dall’applicazione reale ed efficace della difesa personale, dove le suddette tecniche svolgono e mettono in evidenza i concetti e i principi che

animano la metodologia basata sull’efficienza del sistema Fu Shih Kenpo. In seguito e tenendo conto dell’estensione concettuale di detta forma (10 tecniche di difesa personale), definirò le linee che animano lo sviluppo della prima tecnica della forma delle Tigri Gemelle. L’attacco si può produrre con o senza movimento, il che implica un avvicinamento dell’agressore alla nostra posizione, ovvero, deve rompere la distanza per “arrivare” alla posizione che gli consenta di colpirmi senza effettuare uno spostamento, portando un attacco di pugno circolare alla zona alta e cercando di impattare la parte laterale del collo o il viso. In primo luogo, dobbiamo agire sulla distanza e sulla posizione, ma contemporaneamente lavorare con le nostre braccia per potenziare la linea difensiva, però “guidate” dall’allineamento del nostro corpo. Per esempio, una prima e fondamentale interpretazione ci porterebbe ad eseguire la seguente azione: A fronte di questa nostra prima replica, concateniamo un’altra sequenza di attacchi per, come dicevo prima, neutralizzare una possibile risposta dall’altro lato del corpo, oppure mantenere la posizione di fronte all’attaccante realizzando un attacco di palmo, avanbraccio o taglio, a seconda delle circostanze, al collo o al viso, per poi continuare con un pugno rovesciato a livello medio e uno circolare a livello alto, entrambi con lo stesso braccio. Continueremo con la terza parte di questo articolo nella prossima uscita dell’extra di Luglio-Agosto 2014. Grazie...

“Le Tigri Gemelle fa riferimento, da una parte, all’animale di Shaolin che orienta e stimola (insieme al drago) la realizzazione delle tecniche del Kenpo e, dall’altra, alla doppia esecuzione delle tecniche da due angoli distinti”


Kenpo


Edizione e foto a cura di Ken Akiyama www.KAPAPusa.com


“Nato per combattere” Di recente mi hanno domandato quando ho iniziato a imparare a “combattere”. La mia filosofia è che ho imparato a combattere nell’attimo in cui ho esalato il mio primo respiro. Sono nato in un pronto soccorso di un ospedale, lottando per vivere e ho continuato a lottare in terapia intensiva per alcuni mesi, fino a che non divenne sicuro portarmi finalmente a casa. Da allora, ho partecipato a molti confronti: dalle strade di Tel Aviv, passando per la Guerra in Libano, fino al mio servizio con il reparto dell’unità antiterrorismo YAMAM e altro ancora. Tutte queste esperienze mi hanno portato a rispettare e ad apprezzare la vita come un dono. Mi ispiro alla parola Latina “spiritus” che significa “respiro”, “anima” e “vigore” in inglese. Si tratta di spiegare che le arti marziali sono molto di più che combattere contro altre persone. Ci sono molte cose profonde nelle arti marziali e l’apprendimento non deve essere affrettato. Non possiamo essere insegnanti di nuoto la prima volta che si cade in una piscina.



Grandi Maestri Lo Spirito delle Arti Marziali israeliane Più insegno Arti Marziali israeliane, più mi chiedo se qualcuno comprende davvero queste arti o le vedano solo come un’immagine di moda. Le Arti Marziali israeliane non sono le migliori in tutti i sensi. Per esempio, le Arti Marziali Filippine hanno conoscenze profonde del bastone e della lotta col coltello, la boxe Thailandese e il Karate si basano di più sugli impatti, mentre il grappling e il BJJ sono eccellenti nella lotta a terra. Pertanto, che cosa definisce i sistemi israeliani? Hanshi Patrick McCarthy mi ha insegnato che vennero sviluppate col fine di intenderle come Arti Marziali che aiutano a studiare la cultura della gente. Per esempio, le Arti Marziali giapponesi vengono da una cultura conformista; mentre il Jiu Jitsu brasiliano è più rilassato. Ogni Arte è modellata dai comportamenti delle persone che la concepiscono. Per descrivere la cultura israeliana, vi dirò che se qualcuno mi dice qualcosa di fantastico, voglio vederlo; se mi mostrano qualcosa di incredibile, voglio sentirlo. Solo se tutto ciò passerà questa prova, allora ci crederò. Le Arti Marziali israeliane sono centrate sul pragmatismo; è per questo che mi piace descrivere l’Accademia Avi Nardia come “Arti Marziali Pratiche”. Recentemente ho disegnato un coltello, per la FOX Coltelli, chiamato “Israeli Tracker”. La mia ispirazione per il disegno si basa sullo spirito della lama come uno strumento pratico per la sopravvivenza fondamentale. Un coltello da sopravvivenza deve eccellere in compiti come tagliare una corda, accendere un fuoco, costruire un rifugio e molto altro ancora. In primo luogo, il coltello è uno strumento che da la vita; tuttavia, la maggior parte dei sistemi mostrano solo come fare danni con un coltello. Qualsiasi stupido può togliere la vita e persino un bambino può maneggiare fatalmente un coltello. Andando diretti al punto, perchè non usare una pietra? Per dimostrare questo concetto mi piacerebbe dirigere un seminario chiamato “solo coltello”. In questo corso gli allievi possono utilizzare qualsiasi tipo di coltello che desiderano. Immediatamente penseranno: “come sopravviverò, mi accamperò e mi costruirò un rifugio con il Karambit?” Il karambit è certamente l’ultimo coltello che scieglierei per l’equipaggiamento delle forze speciali. Esse hanno bisogno di un coltello tattico con il quale lavorare e realizzare compiti funzionali. Nell’Accademia Avi Nardia insegniamo agli allievi a comprendere il coltello nel suo insieme, e non solo come uno strumento per uccidere. Insegniamo anche cose sull’uso della forza e avvertiamo che ciò che viene insegnato in molte lezioni verrebbe ritenuto un assassinio da un tribunale e non una legittima auto-difesa. Nella mia Academia, non combattiamo perchè odiamo l’uomo davanti a noi. Combattiamo per difendere i nostri familiari e amici. Lo spirito fondamentale

delle Arti Marziali israeliane è comprendere che avete altre opportunità per difendervi. Dobbiamo usare la mente, il corpo e lo spirito insieme alle tecniche e ai principi del movimento e alla conoscenza della situazione. Non è la miglior tecnica quella che vince la lotta per la vita, è lo spirito della voglia di sopravvivere, lo spirito del non darsi mai per vinto.

Shin Gi Tai Di recente, il mio insegnante di Aiki Jujutsu Kenpo, Hanshi Patrick Mc Carthy, ha parlato dell’antica massima cinese: “shin gi tai”, condizionare il corpo, coltivare la mente, nutrire lo spirito. Al giorno d’oggi, molte persone curano solo la forma fisica; soprattutto con la nuova ondata delle MMA. Tuttavia, spesso si sottovaluta il fatto che la maggioranza dei migliori atleti di MMA hanno una base in uno stile primario, come il Jiu Jitsu, il Karate o la Muay Thai, non solo “MMA” come proprio stile. È molto importante capire questo per i nuovi allievi. Ho gareggiato in svariate Arti Marziali di contatto, ho allenato alcuni atleti di Vale Tudo e alcuni dei miei amici e allievi (compreso il campione UFC Carlos Newton) sono riconosciuti a livello mondiale nelle competizioni degli sport da combattimento. Pertanto le mie parole sono basate sull’esperienza. Lo sport da combattimento è un modo di esplorare noi stessi e le nostre capacità, ma non ci insegna come far fronte alle sconfitte nella nostra vita quotidiana, alla morte delle persone che amiamo, o al fallimento negli affari. Le competizioni sono una piccola parte della vita, e un minuscolo combattimento se paragonate al fatto di dover affrontare qualcosa di pericoloso come un cancro, ad esempio. Considerando che lo sport è una lotta per il risultato, una battaglia personale è una lotta per la sopravvivenza. La sopravvivenza richiede la capacità di pensare in situazioni difficili, di sviluppare e mantenere la salute fisica e l’allenamento dello “spirito”. Persino Sun Tzu mise in evidenza quest’idea quando scrisse: “Conosci te stesso e vincerai tutte le battaglie”. Questa è la chiave per trasformarsi da combattente sportivo a vero guerriero. Negli ultimi anni sono stato coinvolto in progetti di addestramento di sopravvivenza in Artico, nel deserto e nelle foreste. La mia Accademia tiene dei campi di allenamento nella foresta tailandese chiamati “Guerriero per Natura”, con meditazioni sulla natura stessa. Quando siamo in una foresta, il caldo, l’umidità, le mosche, i serpenti, le api e altri pericoli ci tentano costantemente a rinunciare. Tutto lì dentro vuole ucciderci. Questo stress ambientale, combinato con lunghe giornate di Muay Thai, MMA e KAPAP crea un’esperienza che sfida la mente, il corpo e le emozioni. L’addestramento in queste condizioni estreme mi ha ispirato a riflettere sull’importanza della forza mentale. Dopo la foresta, ho lavorato a un progetto in Artico con il mio vecchio

amico, allievo e campione dell’UFC, Carlos “Ronin” Newton. Abbiamo sviluppato un programma di Arti Marziali per le tribù native Inuit e Cree, basato su quello dell’Accademia Avi Nardia. Abbiamo sperimentato l’autentico allenamento polare a 45 gradi sotto zero, dove qualsiasi errore poteva essere l’ultimo. È stato un onore essere ricevuto dalla comunità locale e studiare come vivono quotidianamente queste tribù in un freddo allucinante. Tutta l’esperienza è stata una specie di rinascimento spirituale e quando me ne sono andato, i ragazzi si sono avvicinati e mi hanno abbracciato tutti. Ero orgoglioso di aver fatto qualcosa per loro, perchè lo comprendessero e lo valorizzassero. L’esperienza con gli Inuit e i Cree mi ha fatto tornare in mente un vecchio detto dei nativi nordamericani:” Ci sono certe cose che attirano l’attenzione. Ma persegui solo ciò che cattura il tuo cuore”. La saggezza dietro a queste parole mi ha dato modo di riconsiderare il passato, il presente e il futuro del KAPAP e dell’Accademia Avi Nardia.

KAPAP: Allora, adesso e nel futuro Quando sono tornado in Israele dopo anni di studio delle arti marziali all’estero (principalmente in Giappone), sono stato reclutato di nuovo nell’esercito israeliano dal tenente colonnello Avi Harus (RIP), per creare un nuovo sistema corpo a corpo per le reclute delle forze speciali dell’esercito. In precedenza era stato un sottufficiale maggiore e in quel momento era un ufficiale con il grado di Maggiore. Quando valutai il suo programma già esistente, constatai che il sistema di Arti Marziali che stavano impiegando non era stato aggiornato negli ultimi 30 anni. Ho costruito un nuovo programma di studi del combattimento corpo a corpo più pratico, efficace e adatto alla missione della scuola. Questo programma che ho codificato qui è stato la base per ciò che dopo sarebbe diventata una delle Arti Marziali più rispettate del mondo. Quando l’unita antiterrorismo d’elite israeliana voleva aggiornare il suo sistema, ogni allenatore CQB in Israele lo applicava per la sua posizione di prestigio; anche gli operatori anziani. L’unità è denominata YAMAM ed è la divisione operativa speciale della polizia israeliana, riconosciuta come una delle unità di combattimento più esperte al mondo. Sono state riviste tutte le richieste e le proposte grazie a questa posizione di prestigio e mi hanno dato il lavoro. Siccome era Sergente Maggiore in commando nel YAMAM, ho lavorato con il tenente colonnello Chaim Peer, un uomo molto rispettato delle unità delle forze speciali dell’esercito (simili alla Delta Force negli USA). Il tenente colonnello Peer ha portato una grande conoscenza delle necessità e delle strategie delle unità e con il mio bagaglio delle Arti Marziali, è stato creato un nuovo sistema di combattimento a corta distanza per una delle unità più d’elite nelle operazioni militari del mondo. L’ho chiamato KAPAP.


KAPAP era un acronimo ebraico, quasi dimenticato, dell’epoca della II Guerra Mondiale, che significa “combattimento faccia a faccia”. Gli ho dato il nome KAPAP con lo scopo che il nostro nuovo sistema si distinguesse da stili come il Krav Maga. In riferimento a questo, il “Krav Maga” è diventato il nome predeterminato per il corpo a corpo militare dalla fine degli anni 60 in poi. La prima volta che abbiamo costituito il KAPAP stavamo elaborando un programa specifico per l’unità specializzata degli agenti. Tuttavia, non passò molto tempo fino a che il nostro nuovo sistema venne riconosciuto come un programma di combattimento estremamente efficace e all’avanguardia. Nonstante che questo sistema non fosse stato pensato per gli artisti marziali o anche per il pubblico in generale, il KAPAP

guadagnò rapidamente popolarità e una solida reputazione nella comunità dei CBQ. Tempo fa, uscì da Israele e cominciai a condividere i principi, i metodi e le tattiche della polizia civile e di difesa. Il KAPAP ha continuato a crescere e in questi ultimi anni ho viaggiato senza sosta per insegnarlo. Adesso ho un bel team di istruttori con scuole di KAPAP in tutto il mondo. Abbiamo addirittura insegnato il KAPAP in Antartide. In soli 15 anni, il KAPAP è passato dall’essere un sistema per un piccolo gruppo di operatori, a un sistema di livello mondiale per tutte le persone in tutto il mondo. Il mio obbiettivo principale sta nella continua crescita ed evoluzione della qualità dei miei istruttori, perchè lo stesso messaggio, le tecniche e lo spirito si possano apprendere in


Grandi Maestri ciascuna scuola. Allo scopo di ottenere che l’organizzazione sia essenziale. Dopo essere stato stimolato dai miei amici e Maestri, ho fondato l’Accademia Avi Nardia con sedi in tutto il mondo. Inoltre dal momento che ho raggiunto la Cintura Nera nel Karate, Judo, Jujutsu giapponese e Machado Jiu Jitsu, la Accademia Avi Nardia è una scuola di arti marziali pratiche che include la lotta corpo a corpo, il coltello, il bastone, le armi da fuoco e tutto il resto. Insegniamo Arti tradizionali e sport da combattimento sotto una sola bandiera, per chiunque desideri imparare e progredire, con un unico importante requisito necessario: l’integrità. Il KAPAP adesso non è più solo “L’Arte Marziale delle Forze Speciali Israeliane”. Mi sento onorato di avere un allievo di 72 anni nella mia accademia. Questo è un esempio di come è il

KAPAP e di come lo vedo progredire nel futuro. Dobbiamo supportare la popolazione civile, inclusi donne, bambini, anziani ed adolescenti. Vedo i miei traguardi personali nella vita in maniera molto diversa da come facevo prima, e ora ritengo l’insegnamento ai bambini disabili, in un centro specialistico, come qualcosa di più importante dell’addestramento delle forze speciali. Insegno dal cuore e come un guerriero. La mia filosofia è basata sulla verità, l’amore e la pace. Incito i miei allievi ad essere compassionevoli, senza essere vulnerabili. La cosa interessante delle persone, che siano fisicamente forti o deboli, è che tutti possiamo scegliere di essere gentili, rispettosi e pacifici.





Tra tutte le tecniche che compongono il sistema W ingTsun posso affer mar e, senza paura di sbagliarmi, che la meno praticata in tutti i rami è il Chi Gerk. Il concetto tecnico del Chi Gerk (Gambe Appiccicose) racchiude una serie di tecniche molto importanti, se vogliamo mettere in pratica il nostro sistema alla ricerca della massima efficacia.


WingTsun Chi Gerk...Il grande dimenticato! Circa un anno fa ho strutturato insieme al mio team di istruttori più avanzati, un gruppo di allenamento che abbiamo chiamato TAOWS Lab (Laboratorio della TAOWS Academy). Nel Lab vogliamo fare un ulteriore passo avanti nell’allenamento, per cercare di integrare tutto il sistema sotto una linea univoca di lavoro e di addestramento che ci avvicini all’idea originale: poter applicare il nostro stile in qualsiasi situazione di combattimento. Comprendo che molti lettori potrebbero pensare: Bene...e non è ciò che ogni praticante di Wing Chun pretende dal proprio allenamento? E la risposta non potrebbe essere altro che SI, effettivamente. Ognuno fa del proprio meglio per arrivarci. Ed è precisamente quello il motivo per cui noi crediamo che per ottenere un sistema logico e senza “incoerenze tecniche”, dobbiamo allenarci molto di più sotto la tutela del migliore dei maestri: il silenzio e l’impegno nel luogo di allenamento! Il TAOWS Lab è un gruppo nel quale tentiamo di analizzare da differenti punti di vista il nostro sistema. In molteplici occasioni, per comprendere alcuni aspetti, guadagnare una diversa prospettiva e guardare le cose da un altro punto di vista, ci può regalare enormi e gradite sorprese. Questa è la nostra impostazione iniziale. Se osserviamo il nostro stile con obbiettivi più chiari, ma studiando alcuni altri aspetti come la biomeccanica, la strategia, la fisica, l’antropologia, ecc...sicuramente arriveremo a conoscere molto meglio il sistema che pratichiamo. Ai molti puristi degli stili cinesi questi metodi non piacciono troppo, ma gradirei invitarli a dare un’occhiata al nostro lavoro. Sono assai certo che lo troverebbero interessante e magari darebbe loro un ulteriore punto di vista che ne aricchirebbe la pratica. Ado ogni modo, quelli che già conoscono il nostro lavoro, sanno già perfettamente della nostra ossessione per la difesa della TRADIZIONE e la conservazione dei valori tradizionali della nostra arte. Studiando la storia del nostro stile, ciò che più mi ha sorpreso è stato constatare come il Gran Maestro Yip Man sia stato capace di apportare “cambiamenti” al sistema “tradizionale”. Non mi direte che non è curioso che colui che oggi è considerato il massimo esponente del Wing Chun tradizionale, veniva tacciato come un “rivoluzionario” ai suoi tempi. Non voglio e non posso immaginare la quantità di problemi che questo gli può aver causato a livello personale. Se all’interno di una linea diretta del G.M. Cham Wah Sun e del G.M.Leung Bik, senza apparente “contaminazione”, il G.M. Yip Man ebbe il coraggio di insegnare il proprio metodo cercando di semplificare il sistema all’epoca in cui questo avvenne, ci possiamo fare un’idea di quanto potesse risultare complicato proporre nuove idee e nuovi approcci alla pratica.



WingTsun


“Studiando la storia del nostro stile, ciò che più mi ha sorpreso è stato constatare come il Gran Maestro Yip Man sia stato capace di apportare “cambiamenti” al sistema “tradizionale”. Non mi direte che non è curioso che colui che oggi è considerato il massimo esponente del Wing Chun tradizionale, veniva tacciato come un “rivoluzionario” ai suoi tempi” In differenti scritti parlo delle enormi differenze che ci sono tra il Wing Chun di Fat Shan che il G.M.Yip Man imparò, e quello che egli apprese dal G.M. Leung Bik (figlio del Dr.Leung Jan, insegnante di entrambi). È impressionante appurare come in una stessa generazione, uno stesso stile possa creare tantissime differenze tra due praticanti contemporanei. Se osserviamo il primo periodo di Yip Man a Hong Kong e l’ultimo, troveremo lo stesso delle grandi differenze. Se alla fine guardiamo i primi anni dell’epoca “post” Yip Man e quella attuale, troveremo (salvo in rare eccezioni) notevoli differenze. Che cos’è che provoca tutto ciò? Come è possibile che nello stesso lineage di uno stile possano esistere versioni così disparate? La spiegazione, a mio avviso, sta nelle caratteristiche che definiscono il nostro sistema, ma principalmente nelle IDEE e nei CONCETTI che sono sempre stati al di sopra delle tecniche. Con questo non voglio dire che la tecnica non sia importante, ma che forse in questo sistema i concetti lo sono ancora di più. Ciò origina queste differenze in molte cose, anche nell’estetica dei movimenti di una scuola o dell’altra. Presentando il nostro TAOWS Lab cerchiamo di sottoporre a diversi punti di vista tutto quello che già facciamo. Nella mia esperienza di pratica ho dovuto dimostrare in molte occasioni l’efficacia del Wing Tsun nella pratica reale. Non è una cosa di cui andare particolarmente orgogliosi, ma credetemi, posso riconoscere quali sono le cose che funzionano e quali sono assolutamente inapplicabili in uno scontro reale. Riferendomi al settore del Chi Gerk, ho potuto osservare profondamente il lavoro di molte delle scuole di Wing Chun che esistono attualmente in Europa e in America. Se esiste un elemento comune tra la quasi totalità delle scuole di Wing Chun di tutta Europa, è il poco tempo che viene dedicato al Chi Gerk. Come ho già detto in altre occasioni, la pratica del Chi Sao (l’anima del sistema) diventa qualcosa che crea dipendenza. Quasi patologica. Questo causa uno squilibrio rilevante nella pratica, perchè trovandosi in un caso di combattimento o di difesa personale reale, la pratica del Chi Gerk diviene fondamentale. La pratica del Chi Gerk si è ridotta a una serie di schemi dove un praticante preme la gamba del compagno, facendo in modo che questo reagisca attraverso il contatto per guadagnare la posizione. È mia opinione che questi esercizi e la loro pratica siano scarsi. Poco profondi. Se ci mettiamo, di nuovo, di fronte alla necessità di comprendere l’IDEA al di là della tecnica, capiremo che il significato letterale del termine “Chi Gerk” si riferisce direttamente alle “gambe appiccicose”. Saremo d’accordo che l’intento delle “gambe appiccicose” sia lo stesso delle mani appiccicose:


WingTsun rimanere a contatto con le estremità inferiori dell’avversario, così come cedere alle pressioni per trovare un vuoto di forza per poterne poi approfittare e attaccare la base dell’avversario stesso. Ma quando cominciamo a praticare più seriamente questo aspetto del nostro stile, si apre davanti a noi un ventaglio di possibilità inimmaginabili. Quando abbiamo deciso di affrontare l’allenamento del Chi Sao, si è reso necessario guardare a uno stile che gestisce l’uso delle gambe con un’IDEA molto simile a quella del Wing Tsun: il Brazilian Jiu Jitsu. Nel BJJ il praticante utilizza le gambe attaccandosi all’avversario, per impedire che passi la sua guardia e lo scavalchi. Perciò, le gambe acquistano una mobilità e una forza incredibili. Una capacità di attaccarsi e lottare con il nemico, basata sul controllo “appiccicoso” di quest’ultimo tramite le gambe. Questo lavoro tecnico ci ha aperto gli occhi in merito a COME potremmo approcciare costruttivamente la pratica del Chi Gerk. Se poniamo sulla stessa linea di allenamento la pulizia tecnica delle tecniche del Chi Gerk, oltre alla corretta gestione dell’angolo e della pressione, insieme agli incredibili esercizi per sviluppare le capacità che vengono usate nel mondo del grappling, avremo la combinazione perfetta. Dopo questa fase di addestramento, abbiamo cominciato a notare come le possibilità di fare delle cose con le gambe aumentassero in maniera esponenziale. Ora non tocchiamo soltanto le gambe dell’avversario con le nostre per cercare di inibire parte dei suoi movimenti. Possiamo premere, cedere, spazzare, guadagnare una posizione per proiettare, calpestare, colpire, ecc...un arsenale incredibilmente NUOVO si apre ai nostri occhi. Siamo nelle prime fasi dello sviluppo di questi esercizi specifici, ma possiamo certamente affermare, senza ombra di dubbio, che più pratichiamo e comprendiamo il Chi Gerk, più elevate sono le possibilità di vittoria. Proverete anche che per una simile abilità nel Chi Sao sarà SEMPRE decisivo un adeguato utilizzo del Chi Gerk. Se guardiamo in prospettiva alle Arti Marziali Cinesi, vedremo come l’uso delle gambe per aderire, calpestare, spazzare, ecc... è qualcosa di assai comune in altri stili (Choi Li Fut, Hung Gar, ecc...). Pertanto questo è uno di quei “soggetti trascurati” nei quali dobbiamo investire un pò di ore per riuscire a migliorare il nostro rendimento. Come sempre il Wing Tsun è generoso, più investiamo nella sua pratica corretta, più ci restituisce...non ci sono segreti.



“Bruce Lee è stato senza dubbio uno dei miei più grandi idoli, perchè lui era davvero sempre incredibilmente in forma” “Si vedono molti artisti marziali che non sono in forma, ma io credo che per essere il migliore di tutti, devi essere il primo presentarti in perfetta forma”


Mr.Tae Bo, Mr.Fitness, Mr. Atleta, Mr. Impresario, Mr. Successo, Mr. Gentile, Billy “Tae Bo®” Blanks è tutto questo e molto altro. Dopo aver visto Billy Blanks insegnare per un’ora abbondante una lezione di Tae Bo ®, mi sono reso conto che le mie 4 volte alla settimana, 1 ora di esercizi, non significavano assolutamente nulla. Billy ha quasi 60 anni ed è in una forma incredibile, come chiunque io abbia mai conosciuto alla sua età. Infatti, non conosco nessuno di qualsiasi età che sia in splendida forma come lui. Non vedevo l’ora di potermi sedere con lui e fare un’intervista sulla sua vita nelle Arti Marziali e nel fitness. Billy ha cominciato la passione della sua vita a Erie, Pennsylvania, sotto la tutela di Tom Meyers. Dopo soli 3 anni di allenamento, ottenne la sua prima cintura nera a 14 anni. A cura di Don Warrener

“Billy Blanks, Arti Antiche” Budo International: Quali sono stati i tuoi più grandi successi come atleta? Billy Blanks: Ho ottenuto molte vittorie quando ho iniziato a gareggiare, ma credo che la vittoria più importante sia stata nel 1975 quando vinsi i Nazionali AAU. Parteciparono a questo torneo tutti i migliori combattenti del mondo e ho preso parte a 24 incontri per poter vincere. Ho combattuto 12 volte il sabato e 12 la domenica. Sono stato il primo statunitense a vincere quel titolo. Prima di me, tutti i vincitori erano stati combattenti stranieri. Erano in gara fighters del calibro di Victor Moore e molti degli altri con cui ho combattuto allora erano i grandi nomi dell’epoca. Non volevo nemmeno partecipare a quel torneo, perchè non pensavo di poter sconfiggere qualcuno di quei grandi lottatori, ma poi mi convinsi a farlo. È stato grazie a questa esperienza che ho davvero cominciato a credere in me stesso. B.I.: Hai praticato altre Arti Marziali? B.B.: Si, ho fatto anche molto pugilato quando ero ragazzino e ho vinto il Campionato dei Guanti D’Oro. B.I.: Chi erano alcune delle leggende con cui hai combattuto allora? B.B.: Credo di aver combattuto con ognuna di loro prima o dopo. Ho combattuto con Wally Slocky, un canadese che portava i migliori calci che avevo mai visto. Al tempo ho combattuto con Joe Lewis nella mia scuola. Lui veniva spesso e praticava la boxe, perchè si stava dedicando alla kickboxing in quel momento e stava cercando qualcuno di diverso con cui allenarsi. Poi naturalmente Bill Wallace veniva sovente alla mia palestra e quando vivevo a Los Angeles ci piaceva allenarsi e combattere continuamente. B.I.: Chi erano i tuoi eroi in quel periodo? B.B.: Wow, questa è una domanda difficile perchè ne avevo tanti se guardo al mio passato...Wally Slocki è stato colui che mi ha ispirato per i calci, dal momento che aveva i calci migliori e più forti mai visti prima. Allora, parlando di fitness,


Intervista Bruce Lee è stato senza dubbio uno dei miei più grandi idoli, poichè egli era sempre in perfetta forma. Mi entusiasmava vedere anche Tadashi Yamashita. Lui era il più veloce che avessi mai visto. C’è anche il mio buon amico, Don Jacob de Trinidad. È un artista marziale incredibile e raramente gli viene dato merito della sua reale grandezza. È un maestro incredibile, inoltre realizza le migliori dimostrazioni che abbia mai visto in vita mia, senza ombra di dubbio e, dulcis in fundo, ha un carattere eccezionale ed è un eccezionale modello da seguire per la nostra gioventù. Ma l’unica persona che ancora ammiro con grande stupore è il Gran Maestro Park Jong Soo di Toronto, il mio Maestro. Non solo è un vero signore, ma la sua tecnica e la sua abilità in sono combattimento insuperabili. Voglio dire, DA NESSUNO. Ricordo che quando ero nella scuola da una sola lezione mi disse, “il tuo attacco è molto buono, ma

adesso vediamo come sei messo in difesa”. Quindi mi diede una bella lezione. Era forte, rapido e assai imprevedibile. Molti mi hanno offerto un alto grado in passato, ma non ho mai accettato nulla da nessuno, salvo quando il Gran Maestro Park mi offrì il mio 8°Dan e lo accettai con sincera umiltà. B.I.: Che opinione hai dell’UFC e delle MMA? B.B.: Quando la nacque la UFC cambiò la percezione delle Arti Marziali da parte del pubblico, perchè adesso molti credono che questo sia lo standard di tutte le Arti Marziali. I lottatori dell’UFC sono un mix di gladiatori moderni e artisti marziali. Le caratteristiche delle vere scuole di Arti Marziali insegnano a ogni artista la disciplina, la concentrazione e la coscienza di se stessi, anche se queste caratteristiche non sembrano essere molto presenti da nessuna parte nella UFC. Ci sono alcuni combattenti, come Lyoto Machida e Georges St.Pierre, che non hanno realmente un vero spirito delle Arti Marziali e questa formazione e personalità si nota nel modo in cui rispondono nelle loro interviste. Il bello della UFC è che è diventato uno sport seguito in tv da milioni di persone. B.I.: Come e perchè sei finito a Hollywood da Erie, Pennsylvania?


B.B.: Ho sempre avuto il sogno di essere come Bruce Lee nei film, così decisi di andare prima a Boston e codificare il mio programma di Tae Bo ®. Poi a 28 anni mi sono trasferito a Los Angeles e ho provato a entrare nell’industria del cinema. B.I.: Hai avuto successo a Hollywood? B.B.: Andò bene, ma quando il Tae Bo ® prese il volo, dovetti mettere tutto il resto in secondo piano. Ho fatto alcuni film di grosso budget come “L’Ultimo Boy-Scout”, con Bruce Willis e “ Il Collezionista”, con Morgan Freeman. B.I.: Hai qualche progetto per rientrare nel business? B.B.: Si, ho dei progetti per tornare nel mondo del cinema molto presto. Ho appena scritto un soggetto che mi piace molto e spero di produrlo e recitarlo. B.I.: Se un giovane viene da te e vuole entrare nella scena di Hollywood, cosa gli diresti, lui o lei cosa dovrebbero fare? B.B.: La prima cosa che direi è che devono pensare prima di tutto a se stessi e di aver fede in ciò che possono fare. Poi devono avere in mente degli obbiettivi specifici da raggiungere. Non devono mai perdere di vista il loro stile di vita personale, perchè Hollywood può essere un luogo sgradevole e avrà sempre qualcuno da trasformare nella prossima superstar. B.I.: Da dove hai preso l’idea per il Tae Bo ®? B.B.: Già nel 1975 io ci lavoravo nella mia cantina, con uno di quei vecchi registratori a cassette con gli auricolari. Mi ha aiutato davvero molto e un giorno ero con l’allenatore (Chuck Merriman) e il “Transworld Oil Team”, così io gli domandai se potevo provare l’allenamento con la squadra e dopo aver visto che molti di loro non riuscivano semplicemente a mantenere il passo, allora mi resi conto di avere qualcosa di buono per le mani. La prima volta lo chiamai Karaerobics ma dopo ho pensato:”Io pratico Tae Kwon Do, non Karate e faccio anche molta boxe, dunque lo chiamerò Tae Bo ®.” Si



vedono molti artisti marziali che non sono in forma, ma io credo che per essere il migliore, devi essere il primo a presentarti in perfetta forma. Questo è il motivo per cui credo di aver avuto tanto successo nelle competizioni. Ero sempre in ottima forma paragonato agli altri. Sai cosa significa Tae Bo ®? B.I.: No, cosa significa? B.B.: Bene, è l’acronimo di: T = Totale A = Awareness (coscienza) E = Eccellenza B = Body (corpo) O = Obbedienza B.I.: Geniale, ma c’è qualche altro stile di Arti Marziali che è inculso nella tua creazione? B.B.: Non c’è nessun altro stile di arti marziali, ma ho fatto danza per 12 anni e la mia insegnante di russo mi ha insegnato a seguire la musica. Uso tutto questo in ciascun esercizio di Tae Bo ®. Lo Stretching nella danza è eccellente e utilizzo anch’esso. Ho anche avuto la fortuna di ballare in 12 spettacoli diversi, come lo Schiaccianoci, Il Lago dei Cigni e Billy Elliot. B.I.: Che cos’è che ha reso così celebre il Tae Bo ®? B.B.: Credo che siano stati vari fattori. Il primo e p i ù

importante era che io ho sempre detto la verità, che essere in forma è un lavoro duro, ma mantenersi in forma lo è ancora di più. É stata anche la prima forma di allenamento vero in cui si sono viste sudare anche le donne. Se uno pratica Tae Bo ® suderà, questo è poco ma sicuro. B.I.: Hai apportato dei cambiamenti negli ultimi anni e se è così, come? B.B.: Si, lo aggiorniamo di continuo per rimanere al passo coi tempi. Il cambiamento più importante è la musica, poichè deve essere sempre di tendenza. B.I.: Qual’è stato l’impulso che lo ha spinto di più verso il successo? B.B.: Beh, un giorno un uomo entrò nel mio studio e mi chiese se volevo mettere tutto questo in cassetta, gli dissi di si e subito dopo tutto il resto è storia. B.I.: Quindi, che ne è stato di tutto ciò? Sembra che sia sparito... B.B.: Ogni cosa ha il suo tempo e questa è una fase nuova. Abbiamo avuto molto successo con il Tae Bo ® e abbiamo venduto più di 175 milioni di DVD nel 1999. Ad oggi credo che abbiamo venduto oltre 200 milioni di pezzi. Più di ogni altro DVD di fitness della storia. Quando era all’apice della popolarità fu superato nelle vendite soltanto da Titanic. Fino ad ora ho realizzato più di 175 DVD di allenamento differenti. Bene, ti ricordi della mia scuola a Sherman Oaks quando venisti a trovarmi e come era affollata? Facevamo lezioni di continuo, con classi di almeno 200 persone in un unica sessione e altre 200 in fila per entrare nella successiva. Ricordo la prima volta che andai in Giappone a insegnare e c’erano 20.000 fans che mi aspettavano all’aeroporto. Dissero che erano lo stesso numero che accolse i Beatles quando arrivarono in Giappone. C’era una gran folla di persone ovunque. B.I.: Perchè finisti col trasferirti in Giappone? B.B.: Beh, quando ero a Hollywood e successero certe cose, dovetti allontar narmi da tutto. Mi trasferì in un piccolissimo paesino in Giappone, dove mi allenavo e correvo


tutti i giorni. Tornai a fare i miei esercizi quotidiani, a mangiare in modo salutare e a fare le cose di cui mi importava. Stavo affrontando i postumi di un divorzio e non ero interessato ad allacciare altre relazioni allora, fino a che non ho incontrato la più meravigliosa tra le donne. Alla fine ci siamo sposati e adesso abbiamo una figlia di 5 anni e la vita non potrebbe essere migliore. B.I.: Qual’era la differenza tra Giappone e America? B.B.: Era molto diverso per me, poichè i giapponesi non esternano le emozioni come lo facciamo negli Stati Uniti; è solo una parte della loro cultura. Ricordo che una volta stavo insegnando e mi resi conto che nessuno parlava con me, allora mi fermai e dissi loro che volevo che contassero a voce alta. Essi rimasero scioccati, ma lo fecero e così uscirono un pò dal proprio guscio. Ora mia moglie, mia figlia ed io andiamo tre-quattro volte all’anno a Osaka per insegnare, perchè abbiamo ancora una scuola lì. B.I.: Cosa hai imparato da loro (i giapponesi, ndt) B.B.: Ho imparato a controllare le mie emozioni, a non mostrarle e come essere più paziente. B.I.: E sulle Arti Marziali? B.B.: Ho praticato un po’ di Shotokan Karate, così come Karate di Okinawa. Ho anche conosciuto e praticato con uno degli ultimi Ninja. É stata una cosa incredibile e apprezzo davvero tutto quel sapere. B.I.: So che la religione è molto importante per te. Ci puoi dire come hai incontrato Dio? B.B.: Sono molto contento che me lo chiedi. Quando ero giovane andavo in chiesa tutti i giorni, ma il giorno che compì 18 anni giurai che non ci sarei mai più tornato. Allora un giorno, dopo essermi trasferito a Los Angeles, ero a casa che guardavo la tv e ho visto predicare tale Frederick Casey Price, che diceva delle cose molto diverse da quelle che conoscevo e che ritenevo davvero


“Il passo successivo sarà il “Centro di Arti Antiche Billy Blanks ®” che apriremo a Dana Point, California, a settembre 2014”


Intervista ipocrite. Tutti parlavano della parola e non di percorrere la via, ma lui era diverso. Così il gior no dopo ero a lezione e domandai ai miei allievi se sapevano dove era la chiesa di quest’uomo e un giovane di 18 anni mi disse che mi ci avrebbe portato. Così ci andai. Quando arrivai lì rimasi ad ascoltare il sermone e dicevo a me stesso che non potevo aspettare che finisse per poter uscire da questo posto. Quando terminò il tutto mi alzai ed ero sul punto di andarmene da lì, quando mi ritrovai a correre verso l’altare piangendo a dirotto. Fu in quel momento che ho pensato di dedicare la mia vita a Cristo e ho cominciato a studiare sul serio la Bibbia.

Sai che sono nato nel ghetto e ho sognato di uscire dal ghetto, per diventare un campione di Arti Marziali, arrivare ad essere come Bruce Lee e possedere auto di lusso e vivere una vita sfrenata. Ma dopo aver avuto tutte queste cose, mi sono reso conto che in realtà non mi davano alcuna soddisfazione come pensavo. Mi sentivo vuoto. È stato solo nel momento che ho accettato Cristo nella mia vista che mi sono sentito realizzato. B.I.: Qual’è il futuro di Billy Blanks? B.B.: Il passo successivo sarà il “Centro di Arti Antiche Billy Blanks ®” che apriremo a Dana Point, California, a settembre 2014. Offrirà servizi incredibili, come una vera Spa giapponese per la Salute, così come una palestra con tanto spazio per me, per insegnare Tae Bo ® e Arti Marziali nella maniera che ho


sempre voluto fare. Il mio obbiettivo è avere uno studio dove la disciplina e la coscienza di se stessi siano alla’avenguardia nell’insegnamento, oltre naturalmente al fitness. B.I. Bene Billy, sono più di 40 anni che ci siamo conosciuti a Buffalo e facemmo amicizia in quel torneo, quando realizzai la prima intervista con te per la mia vecchia rivista. Credo di avere talento nella scelta dei vincenti. Allora sapevo che eri un vincente e hai dimostrato abbondantemente che avevo ragione. Spero che potremmo farne un’altra tra altri 40 anni Billy. B.B.: Lo spero anch’io. Grazie mille.


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I cinque elementi dello Shaolin Hung Gar Kung Fu Gli elementi nell'Hung Gar non comprendono delle semplici posizioni, ma sono la filosofia di una forza speciale all'interno del corpo. Gli elementi influiscono come fonte di una forma molto astratta. Se rapportiamo gli elementi ai differenti animali, allora si crea una forza enorme. Questa forza è, tra l'altro, quella che rappresenta il marchio distintivo dell'Hung Gar Kung Fu. Tutti i praticanti di Hung Gar sanno dell'esistenza degli stili degli animali nell'Hung Gar Kung Fu originale.


Come è già stato detto, spesso, dietro a tutto ciò si nasconde più di quanto anche l'allievo più attento abbia mai immaginato. E' quindi poco nota ai profani la realtà che nelle arti marziali tradizionali, come l'Hung Gar Kung Fu, la teoria dei cinque elementi trova la sua collocazione ed è, per gli allievi interessati, una cassa piena di sorprese sottoforma di conoscenze e capacità. Se, soprattutto in Occidente, parliamo di quattro elementi (aria, acqua, fuoco e terra), nel Kung Fu tradizionale se ne conoscono cinque: fuoco, legno, acqua, metallo e terra.


Questi non sono soltanto legati strettamente all'Hung Gar Kung Fu, ma anche fortemente ai cinque animali. Come si vede nella descrizione del Drago, per esempio, esiste una forte unione tra il Drago e l'elemento terra. Ma andiamo per ordine. Se cerchiamo sui libri o su internet alcuni testi sulla materia, spesso la troviamo descritta in maniera assai colorita. Per esempio, si legge che l'elemento legno nel Kung Fu significa posizioni dal radicamento profondo, simile a un poderoso albero che mette le sue radici nella terra. Spesso queste spiegazioni non sono di grande aiuto per il praticante o suonano troppo astratte per un reale progresso nella pratica. L'allievo vorrebbe, in relazione ai cinque elementi, capire quali precise nozioni si nascondono dietro tutto questo. Ha imparato che nell'Hung Gar Kung Fu non c'è nulla che, essenzialmente, non abbia un senso nel combattimento tra uomo e uomo. Un maestro tradizionale di Hung Gar dice una cosa tipo: “Osserva allievo, questa è una tipica tecnica del metallo”. L'allievo attento assorbe avidamente e pensa che la tecnica mostrata incarni a pieno l'elemento metallo. Punto. Ma se fosse così facile, sarebbe vero Kung Fu tradizionale? Il maestro ha ragione. Si tratta di una tipica tecnica del metallo, ma ciò che collega la tecnica al metallo, rimane un mistero per l'allievo. Come abbiamo detto all'inizio, tutto ciò che è riferito ai cinque elementi è astratto e non si tratta soltanto di tecniche precise, rispettivamente, sull'esecuzione dei movimenti. Si tratta piuttosto di cinque differenti filosofie sulla forza. Potremmo anche dire cinque diverse categorie di forza, oppure: cinque basi per generare forza con il corpo in combattimento. Cio che esattamente sono questi movimenti del corpo e le filosofie in questione, deve scoprirle da solo l'allievo ambizioso con la sua sete di conoscenza. Se l'allievo ha compreso questo, le suddette filosofie influiscono in maniera banale. Queste, se combinate alle tecniche e agli stili degli animali, producono una enorme forza che può essere molto pericolosa per un possibile attaccante. Queste forze sono esattamente quelle che hanno dato, da migliaia di anni, la fama all'Hung Gar. Traumi gravi, causati da minime tecniche di combattimento perfezionate, fanno paralizzare dalla paura lo spettatore. Non è per niente raro che i praticanti di Hung Gar vengano spesso descritti dotati di rapidità, durezza e forza sovrumana. Malgrado che nell'insegnamento dei cinque elementi si parli automaticamente dei distinti cicli e delle corrispondenze con questi, questa chiave di let-

tura non si trova nell'Hung Gar Kung Fu. Uno dei motori più importanti per lo sviluppo dell'Hung Gar e della sua efficienza è sempre stato il combattimento per sopravvivere. Nel combattimento non c'è tempo per vedere che elemento vuole utilizzare l'avversario e scegliere il corrispondente contro-elemento. Un decimo di secondo decide la vittoria o la sconfitta. Dunque, in quest'arte non si può parlare di dipendenza tra gli elementi. O per dirla meglio con le semplici parole di un fratello di Hung Gar: “Just to destroy the human body”.

Terra: Stabile come una montagna, cedevole come sabbia al vento. La forza che si sprigiona da una posizione bassa è fortemente legata alla terra, la quale, trasmessa attraverso il pugno (per esempio, il gancio anteriore), influisce sulle funzioni della milza e dello stomaco. L'elemento terra è uno dei cinque elementi dell'Hung Gar. In molte descrizioni, si attribuisce alle tecniche della terra l'esecuzione di posizioni dal livello basso, con la forza che va verso l'alto. Con movimenti circolari e supportate da un Qi straordinariamente forte. Qui si nota di nuovo la relazione con lo stile del drago nell'Hung Gar, il quale lo conosciamo già dalla pratica (stile del drago nell'Hung Gar). In rapporto al Qi e alla tecnica, l'attributo che coincide pienamente è “solido” o “compatto”. Ma come sempre nell'Hung Gar ciò non corrisponde a un lato puramente duro o a uno puramente morbido. Piuttosto, a seconda della situazione si prende la qualità che si adatta meglio e la si utilizza. Se le tecniche del mio avversario sono dure e rigide rispetto alle mie, allora posso optare per il lato morbido. Se sono tecniche morbide ed elastiche, a confronto, allora andrò per il lato duro dell'Hung Gar. Così avviene con l'elemento terra in combattimento: stabile come una roccia, cedevole come la sabbia al vento. L'allievo interessato sa anche che, in genere, l'elemento terra è considerato il centro di tutti gli elementi e nelle rappresentazioni questo viene mostrato come il punto centrale. Come sappiamo, la medicina tradizionale cinese ha fatto sempre parte dell'Hung Gar Kung Fu, per curare i traumi provocati dagli allenamenti o in combattimento. Naturalmente l'elemento terra possiede la sua collocazione in merito a questo contesto e si pone in relazione con gli organi milza (organo-Yin) e stomaco (organoYang). Se vogliamo curare il nostro centro e questi organi, ci dobbiamo preoccupare di una regolare e tranquilla alimentazione. Quello che mangiamo è ovviamente importante e alla fine decide come ci sentiamo in generale e come è la nostra costituzione.


“Sei quello che mangi”. L'elemento terra viene messo in correlazione anche con altre cose. Per esempio, viene accostato al sapore dolce e al colore giallo. In quanto allievi occidentali, siamo propensi a prendere molto sul serio questi concetti simbolici e ad applicarli a tutte le cose possibili. A volte così alla lettera che perdiamo di vista il significato essenziale all'interno del sistema Hung Gar e dobbiamo dunque tornare a ricordarlo.

Noi sappiamo che: l'Hung Gar Kung Fu originale si è sviluppato soprattutto per sopravvivere in combattimento, vincendo nel modo più efficace possibile e mantenendo il corpo del praticante sano per tanto tempo. A riguardo, l'elemento terra nella pratica ha proprio questo obbiettivo e ci offre (come abbiamo detto all'inizio) soprattutto una cosa: una possibile arte della forza nel combattimento.






Il Hwa Rang Do®: un'Arte Marziale e un Movimento di Pensiero ed Azione Il Hwa Rang Do® (letteralmente “via dei giovani cavalieri”) è un'Arte Marziale Tradizionale Coreana le cui radici si perdono nell'antichità dei 3 regni che formavano l'attuale Corea arrivando a circa 2000 anni or sono. Con precisione nell'antico regno coreano “Silla” dove i “Hwarang” (letteralmente “giovani cavalieri”) venivano preparati alla guerra attraverso una duplice preparazione: (1) culturale: filosofia morale, etica, musica, strategia, matematica e letteratura; (2) marziale: combattimento armato e disarmato su ogni genere di terreno ed a cavallo.


Corea “Le lezioni di Hwa Rang Do®, per quanto disciplinate e dure, sono affascinanti in quanto riportano all'attualità metodi ed impostazioni che si stanno perdendo ovunque”


Estilos Coreanos “L'impostazione orientata alla forza di carattere tipica del Hwa Rang Do® ha avuto particolarmente successo”


L'integrazione tra le tecniche da combattimento e le discipline culturali tendevano a formare dei combattenti altamente motivati in grado di spingere le truppe a sostenere le terribili e devastanti azioni di guerra tipiche di quel momento storico. Sulla base di tale motivazione e forza il regno “Silla”, il minore in dimensione tra i 3, riuscì in secoli di lotte e sagge azioni diplomatiche ad unificare per la prima volta la Corea in un'unica nazione (670 D.C. circa). Ciò comportò un congruo periodo di pace e la fioritura delle arti coreane e del Buddhismo che divenne una parte fondamentale della cultura di Silla. (opere artistiche ed architettoniche di questo periodo comprendono il Tempio di Hwangnyongsa, il Tempio di Bunhwangsa e la Grotta di Seokguram, patrimonio dell'umanità). Il Hwa Rang Do®, come Arte Marziale codificata negli anni 60 dal Fondatore Dr. Joo Bang Lee (10° dan), riflette tutta la cultura “Hwarang” di “Silla” oltre che le sue tecniche marziali. Suddiviso in “Nae Kong” (tecniche interne relative all'energia), “Wae Kong” (tecniche esterne comprendenti 365 tipi di calci e circa 4000 tecniche di leve e lotta corpo a corpo), “Moo Gi Kong” (108 tipi di armi tradizionali) e “Shin Kong” (tecniche mentali), il suo principale aspetto è comunque quello etico e relativo all'autodisciplina. In questo senso il Grandmaster Taejoon Lee (Presidente della World Hwa Rang Do® Association WHRDA - ed 8° dan) dice: “Il Hwa Rang Do® non è solo Arte Marziale ma soprattutto un movimento di pensiero ed azione; la vera capacità combattiva di un guerriero non è solo nelle tecniche marziali che conosce ma soprattutto nella sua motivazione a combattere e a non cedere mai! Per questo motivo la World Hwa Rang Do® Association è una organizzazione no-profit dedita al bene sociale e non al suo arricchimento o al denaro”.

L'impostazione orientata alla forza di carattere tipica del Hwa Rang Do® ha avuto particolarmente successo, oltre che negli USA (attuale sede del Dr. Joo Bang Lee e di suo figlio Taejoon Lee) in Italia dove sono fiorite

diverse decine di scuole nell'arco di oltre 10 anni. Alla domanda “Perché lei si dedica in questa maniera al Hwa Rang Do? Da dove viene questa dedizione?” l'Istruttore Capo Marco Mattiucci, Ufficiale Superiore dell'Arma


Estilos Coreanos

dei Carabinieri e responsabile per l'Italia risponde: “Non certo per soldi! Ho la libertà e possibilità di praticare ed insegnare il Hwa Rang Do® da molto tempo senza vincoli di natura economica in quanto non vivo dei suoi introiti. In pratica posso selezionare i miei allievi con estrema durezza, sottoporli a costanti e pesanti esami che riguardano sia aspetti culturali che fisici e marziali e posso quindi mantenermi aderente all'impostazione originaria della cultura “Hwarang” (duro allenamento di corpo, mente e spirito).” Di tutto ciò non sembra soffrirne la struttura dell'Italian Branch della WHRDA che cresce costantemente di anno in anno fino ad essersi espansa all'estero; si è ultimamente aperto allo studio anche il Lussemburgo e nuovi aspiranti istruttori per altri dei paesi EU stanno subendo il duro processo di selezione cui il capo istruttore li sottopone. Viene da chiedersi perché ed il colonnello risponde come segue: “Non voglio essere banale ripetendo una cosa che sanno tutti, ossia che viviamo in una società in cui tutto è considerato temporaneo e tutto quindi si vanifica con il tempo. Il Hwa Rang Do®, praticato come noi lo pratichiamo, è un movimento che si oppone a tutto questo proponendo un modello di pensiero in cui la motivazione a fare meglio e fare per il bene di tutti è dominante, in cui l'eccellenza fisica e mentale sono obbiettivi di allenamento. È naturale che, quali esseri umani, negli anni diverremo deboli, incapaci e moriremo ma questo, secondo l'etica del Hwa Rang Do® non giustifica la

nostra pigrizia di oggi e l'abbandonarsi al nulla.” Certamente, sentendo queste parole se ne avverte una carica emozionale forte, ma un movimento è semplicemente un modo di pensare e domandarsi perché quindi farne un'arte marziale o quantomeno perché studiare un'arte marziale per seguire un movimento etico è sicuramente lecito. Questa domanda trova gran parte della sua risposta nella storia dell'avvicinamento dell'istruttore capo al Hwa Rang Do®, da lui così riportata in sintesi: “La mia storia non è diversa da quella della maggioranza degli istruttori che hanno deciso di unirsi a me ed al Hwa Rang Do® negli ultimi 10 anni provenendo da altre arti marziali. Ero già insegnante di difesa personale con anni di studi marziali sulle spalle ed ero sostanzialmente insoddisfatto di quello che ero diventato: un contenitore di tecniche vaste e diversificate ma scollegate tra loro. Sentivo il bisogno di sostanza, di qualcosa che collegasse tutto ciò che studiavo, che gli desse una via più alta e che lo dirigesse saggiamente. L'incontro con il Hwa Rang Do® avvenne per caso così come la decisione di contattare la WHRDA ma fu il successivo incontro con il Supreme Grandmaster Dr. Joo Bang Lee, una leggenda vivente delle arti marziali coreane, a convincermi definitivamente che quella era la mia via.” L'istruttore capo abbandonò ogni pratica marziale ulteriore al Hwa Rang Do® e si gettò a capofitto nello studio dell'Arte divenendone, con enormi sacrifici, cintura nera in tempi molto ridotti rispetto a quello degli studenti

comuni (si pensi che uno studente di Hwa Rang Do® comune impiega almeno 7 anni per conseguire la cintura nera 1° dan). Fu conseguente la chiusura del suo corso di difesa personale e l'apertura di un nuovo corso di Hwa Rang Do®, il primo del suo genere in Italia. L'inizio fu difficile, aveva pochissimi allievi! Il carattere particolare dell'Arte e la inequivocabile durezza dell'insegnante erano una combinazione che portava a rendere molto difficile la pratica ai principianti: “Non posso evitare di dire che molti allievi, affascinati dal mio insegnamento, hanno presto abbandonato l'idea di rimanere miei studenti a causa del mio modo di essere. Il mio modo di incorporare il Hwa Rang Do® nella vita e nell'insegnamento non mi rendono adatto ai principianti. Eppure ho insistito e decine di scuole, nel tempo, si sono aperte in Italia ed oggi migliaia di studenti apprezzano quest'Arte. L'approccio della cultura Hwarang è forte ed investe la persona per intero. Proprio questo mi avvicina a quest'Arte e mi fa rimanere suo studente ed insegnante.” ed aggiunge: “Se l'incontro con il Dr. Joo Bang Lee mi ha legato al Hwa Rang Do®, quello con suo figlio, il Grandmaster Taejoon Lee, ha negli anni costruito e raffinato tutta la cultura e filosofia Hwarang della quale mi nutro attualmente. Essere umile discepolo di un Maestro di questo livello ti richiede di rivedere molte delle tue convinzioni di base e forse di divenire una persona nuova, ma lo sforzo apre così tante prospettive da renderlo immensamente remunerativo.”


Negli scorsi anni, proprio grazie agli sforzi del Grandmaster Taejoon Lee, il Hwa Rang Do® in EU ha subito molte modifiche ed il capo istruttore Mattiucci ha avuto la possibilità di partecipare a diverse lezioni fuori dall'Italia (Olanda, Germana e Danimarca) con altri insegnanti di provata esperienza come l'istruttore capo Alexander Krijger. Le lezioni di Hwa Rang Do®, per quanto disciplinate e dure, sono affascinanti in quanto riportano all'attualità metodi ed impostazioni che si stanno perdendo ovunque. Le ragioni di questo fascino sono riscontrabili anche nella cinematografia degli ultimi anni, nel successo di acclamati film su samurai, legionari, gladiatori, sull'antica Roma, su Sparta, ecc.. La nostra società, infatti, è cresciuta tecnologicamente ma ben poco dal punto di vista etico. Si assiste quindi ad un avanzo di disponibilità di tecnologie (vds smartphone, tablet, ecc.) cui non corrisponde un innalzamento dello spirito dell'essere umano che, al contrario è sempre più solo e demotivato in quello che fa. Gli antichi guerrieri, i Hwarang coreani, gli eroi di Sparta, i legionari romani, i samurai, erano persone dedite al combattimento ma soprattutto motivate a combattere fino alla fine, in questo risiede il loro fascino.





La preparazione fisica funzionale alle Arti Marziali L’obiettivo della preparazione fisica di qualsiasi disciplina sportiva è quello di creare i presupposti ottimali affinché il praticante/atleta riesca ad esprimersi al massimo delle proprie potenzialità psico-fisiche sia nell’esecuzione delle tecniche specifiche nella pratica quotidiana della propria disciplina che durante il confronto agonistico in gara. Quindi se da una parte viene richiesta una pratica tendente alla massima espressione della performance, dall’altra bisogna salvaguardare l’atleta dal rischio infortuni che incombe quando ci si spinge al massimo. Ovviamente questo scenario riguarda anche il mondo delle Arti Marziali dove il condizionamento delle caratteristiche fisiche generali per supportare al meglio le abilità tecniche specifiche non deve andare in contrasto con le stesse. Tutte le Arti Marziali richiedono qualità fisiche notevoli che spesso possono sembrare in contrasto con quelle prettamente tecniche marziali. Sé da una parte è richiesta mobilità dall’altra è fondamentale la stabilità. Av ere una s t ruttura capace di es primere fo rz a no n dev e penaliz z are la v elo cità dei movimenti. Il condizionamento della resistenza non deve trascurare la po t enz a. A lt ra caratteris tica fondamentale nella pratica delle Arti Marziali è la giusta sinergia tra corpo e mente. Purtroppo però se da una parte le richieste delle Arti Marziali sono chiare, dall’altra toppo spesso sono poco appropriati i mezzi, gli strumenti e le strategie applicate nel tentativo di raggiungerle. Vedere atleti di Arti Marziali allenare la mobilità articolare con l’allungamento muscolare (stretching), la propriocezione con le tavolette instabili, la forza con attrezzature e metodiche tipiche del body building, la resistenza con la corsa, è uno scenario all’ordine del giorno! Ma allora quale è la giusta strategia?

La risposta è fin troppo chiara, ma dura da digerire: il corpo è fatto per muoversi e deve essere allenato ad eseguire schemi motori secondo i dettami della Anatomia, della Fisiologia e della Biomeccanica. Queste scienze ci spiegano in maniera molto chiara come siamo fatti e come ci dobbiamo muovere, basta non lasciare queste informazioni sui testi ed applicarle alla pratica quotidiana negli allenamenti. Si sente spesso dire che il Corpo Umano è una macchina perfetta ed in realtà non esiste altra specie vivente così evoluta. Abbiamo un potenziale enorme, il problema è che il sistema che ci circonda non vuole che noi lo utilizziamo! Ecco che l’allenamento si riduce ad una visione semplicistica della materia: ci si allena per fare meno fatica possibile pur di illudersi di essersi allenati; si utilizzano le macchine isotoniche e i movimenti

di isolamento con i carichi liberi per la forza, quando invece il nostro corpo è progettato per movimenti globali a grossa sinergia neuromuscolare; si riduce l’allenamento d e l l a m o b i l i t à a r t i c o l a re a d u n semplice allungamento muscolare settoriale che non coinvolge l’intera catena mio-fasciale e che non considera la stabilità e la coordinazione delle articolazioni coinvolte nei movimenti; si riduce l’allenamento della resistenza alla corsa, quando invece nella forza resistente sono richieste capacità anaerobiche a supporto di quelle a e ro b i c h e i n q u a n t o i s i s t e m i e n e rg e t i c i interagiscono c o n t i n u a m e n t e t r a d i l o ro e p e r i n n a l z a re l a s o g l i a a e ro b i c a e d anaerobica, pe andare oltre i propri limiti, bisogna dare dei picchi di intensità che non trascurano gli aspetti neuro-motori coordinativi che sono alla base dello sviluppo

Articolo a cura di: Emilio Troiano: Master Trainer WTA Fondatore della WTA Functional Training Academy (1ª Accademia Europea specializzata nel Functional Training, fondata nel 2009). Ideatore del sistema di allenamento funzionale a corpo libero Primitive Functional Movement™.


Preparazione Fisica

della forza, che a sua volta è alla base dello sviluppo della resistenza. Prima di intraprendere un programma di allenamento bisognerebbe porsi una semplice domanda: chi sarà sottoposto a questo allenamento? Se comprendiamo che la risposta è l’intero organismo, non possiamo ridurre il nostro target a muscoli e cuore (tradotto: pesi, stretching e corsa). Il corpo umano è fatto di organi e sistemi che interagiscono in sinergia tra di loro per garantire il funzionamento ottimale della “macchina uomo” in tutte le condizioni, da quelle di quiete a quelle di stress col solo obbiettivo di consentire la sopravvivenza. Ad ogni sistema sono associate delle qualità fisiche esprimibili, ma se da una parte tutti questi sistemi per poter funzionare necessitano di una perfetta interazione tra di loro, anche le qualità ed abilità fisiche per poter essere espresse necessitano di una ottimale sinergia! Il sistema neuro-muscolare dà vita al l a co nt raz i o n e mu s co lare ch e tramite il sistema cardio-circolatoriorespiratorio e quello endocrinoormonale si rifornisce di energia di breve, media e lunga durata. Ma per poter utilizzare questa energia in maniera produttiva, necessita di un sistema muscolo-scheletrico e miofasciale che gli consenta di generare e trasmettere il movimento. I sistemi n eu ro -mu s co l are e mu s co lo scheletrico necessitano inoltre del

sistema propriocettivo per il co rretto po s iz io namento del corpo nelle spazio al fine del co mpleto controllo dello stesso. Questi cinque sistemi i n t e r a g i s c o n o continuamente con gli o rg ani inter ni e co l mondo esterno in ogni singolo istante della no s t ra v it a, s ia in s tat ica che in dinamica, s ia nelle no rmali at tiv ità quotidiane che nelle discipline sportive. Tor nando alla preparazione fisica il discorso risulterà più chiaro definendo le qualità condizionali e coordinative richieste. La mobilità articolare si riferisce alla capacità di controllare le strutture mobili del proprio corpo, le articolazioni, che se da un lato ci permettono di muoverci e quindi devono avere il completo range di movimento libero, in base alla fisiologia articolare della data articolazione, dall’altro devono essere stabili nella propria sede (grazie al ruolo degli stabilizzatori passivi, i legamenti ed attivi, i muscoli stabilizzatori profondi) e coordinante tra loro in base al tipo dl movimento svolto secondo i cardini della Biomeccanica dei movimenti del corpo umano. Questa capacità fisica non può limitarsi al semplice allungamento muscolare, bensì richiede una perfetta sinergia tra i sistemi neuro-muscolare, propriocettivo, muscolo-scheletrico e mio-fasciale! La forza che è la qualità fisica madre da cui derivano poi tutte le altre, la resistenza (forza resistente), la velocità (forza veloce), la potenza (forza esplosiva), per definizione è la capacità di sviluppare tensioni per superare resistenze ester ne (sovraccarichi o peso del corpo) ed interne (contrazioni contrastanti dei muscoli antagonisti). Questa tensione sebbene nasca nei muscoli non potrebbe generarsi s enza il s upporto: del s i s tema nervoso e propriocettivo che attivi e control li la cont raz ione; dell a componente scheletrica e fasciale che accolga la tensione stessa e la trasmetta; del sistema ormonale che la veicoli. Venendo alla resistenza, perché la corsa non migliora la resistenza nelle Arti Marziali?

Innanzitutto è bene rimarcare che è fondamentale condizionare la forza resistente( o resistenza alla forza) anche nelle Arti Marziali almeno per quattro buoni motivi: i round in gara in base alle varie discipline durano da un minimo di due minuti fino anche a otto minuti; i round sono quasi sempre più di uno e sono intervallati tra di loro da un solo minuto di recupero; se i match sono all’inter no di un tor neo ad eliminazione, possono essere più di uno all’interno della stessa giornata; la pulizia tecnica per portare i colpi a segno deve essere tenuta dall’inizio alla fine e sempre in condizioni di stress psico-fisico. Ma ci sono almeno altri due validi motivi che ci fanno comprendere quanto sia fondamentale associare la resistenza alla forza: gli schemi motori degli Arti Marziali richiedono le abilità coordinative che derivano dalla coordinazione neuro-motoria ( intramuscolare ed intermuscolare) sviluppabili solo con la forza; i movimenti tecnici richiedono agilità, reattività, velocità e potenza associati alla resistenza, condizione allenabile con i picchi di intensità di un programma di forza. A questo punto risulta chiaro come ridurre l’allenamento della resistenza ad un gesto ciclico-ripetitivo come la corsa, che non richiede particolari capacità coordinative e reattive e che si limita al condizionamento di una componente aerobica dissociata da quella anaerobica globale invece richiesta negli schemi motori di un marzialista, non è una bella prospettiva per un atleta di Arti Marziali! La velocità nasce dalla combinazione della reattività (che a sua volta necessita di mobilità articolare e propriocezione) con la forza, mentre la potenza deriva dalla combinazione della forza con la velocità. Il Metodo WTA Functional Training nasce dalla chiarezza di idee e dal giusto connubio tra teoria e pratica. La chiarezza di idee è che esiste una Anatomia, una Fisiologia ed una Biomeccanica come esiste una Storia della Preparazione Fisica con dei principi guida fondamentali che non devono essere dimenticati per pigrizia ( in una visione semplicistica della Preparazione Fisica) o per seguire la moda di turno ( sistemi di allenamento che propongono esercizi e protocolli standard per saziare la fame di una società di cloni non pensanti!). Nel WTA Functional Training System la teoria convoglia nella pratica in modo da permettere di riscoprire quella consapevolezza del proprio potenziale psico-fisico che si traduce


in un controllo posturale dinamico su cui costruire poi tutte le qualità fisiche generali e da cui esprimere tutte le capacità tecniche specifiche dell’Arte Marziale praticata la quale richiede quella giusta sinergia tra corpo e mente. Il Metodo WTA Functional Training non allena i muscoli, allena le capacità motorie, i movimenti e tutte le caratteristiche ad essi connesse: • movimenti in cui interagiscono tutti i sistemi corporei e di conseguenza tutte le qualità e capacità fisiche e psichiche; • movimenti in continuo controllo posturale e propriocettivo; • movimenti globali (non settoriali) a grossa sinergia neuro-muscolare; • movimenti con completo range di escursione e controllo della tensione nelle tre fasi della contrazione muscolare (concentrica, isometrica, eccentrica); • movimenti col continuo controllo del baricentro corporeo e in trasmissione di tensione dal centro alle estremità (Core Training) tramite le catene cinetiche (mio-fasciali); • movimenti nella tridimensionalità (multiplanarità con l’utilizzo sinergico dei piani frontale, sagittale e trasverso). Per permettere ciò il WTA Functional Training non considera strumenti e sistemi fini a sé stessi e partendo dal primo sovraccarico che abbiamo a disposizione, il proprio corpo, si avvale poi di tutti quegli strumenti di lavoro convenzionali e non, che per la loro forma e costituzione fanno della instabilità la loro caratteristica fondamentale, “costringendo” al controllo posturale globale e alla espressione in sinergia di tutte le capacità neuro-motorie come abilità e qualità fisiche. Gli strumenti convenzionali del metodo WTA sono:

viene costruita una reale mobilità articolare globale (lavorando sui blocchi articolari col proprio sovraccarico corporeo sotto gravità) in sequenze fluide e dinamiche senza i compensi tipici del lavoro da in piedi.

Primitive Functional Movement™ : Il primo strumento è il proprio corpo! Prima di passare all’utilizzo di strumenti esterni, bisogna infatti sviluppare una piena capacità di percepire, conoscere, utilizzare e gestire il proprio corpo libero sia in statica che in dinamica, e il PFM permette di riscoprire le proprie potenzialità di movimento all’interno delle traiettorie più estreme, andando gradualmente a sbloccare le due cerniere fondamentali del movimento, l’anca e la spalla, ridando di conseguenza respiro alla colonna vertebrale, e rendendo nel contempo i movimenti stabili e coordinati grazie al lavoro posturale globale ed al rinforzo del Core. Per fa ciò, il Primitive si sviluppa completamente a terra, dove

Flying Suspension Training: con questo attrezzo viene utilizzato il proprio corpo in sospensione a due o ad un supporto instabile (maniglie o supporti per i piedi). Questo obbliga una prestabilizzazione di tutte le articolazioni coinvolte ancor prima di eseguire una qualsiasi contrazione muscolare, ne deriva un incremento della propriocezione (sia statica che dinamica!), della stabilità, della coordinazione, della forza del core e della capacità di gestire le tre fasi di ogni singola contrazione muscolare. Inoltre, non avendo nessun limite di movimento a 360° (tipico dei range imposti dalle macchine isotoniche e dai bilancieri), permette il lavoro nella multiplanarità degli schemi motori seguendo le lineee delle catene

muscolari e potendosi avvicinare molto ai gesti tecnici specifici. Molto utile per lavori sulla potenza dell’anca nei 3 piani e sulla stabilità del tronco e delle spalle, fondamentale nella trasmissione dei colpi dall’anca alle braccia e alle gambe e nella prevenzione dei traumi e nel recupero post infortunio.

Kettlebells & Clubs Training La caratteristica di questi due straordinari strumenti di lavoro è quella di avere la massa decentrata rispetto all’impugnatura (molto di più nelle clave), cosa che permette non solo il rinforzo della presa, ma anche di tutte le articolazioni coinvolte (in particolar modo il cingolo scapoloomerale), nonché del potenziamento del motore di ogni movimento da in piedi, l’anca ed il core. Infatti la loro forma permette l’esecuzione dei movimenti balistici che sono alla base dell’incremento della forza (F=m x a),


Preparazione Fisica Med Ball Training: l’utilizzo delle palle mediche di varia natura (con maniglie, per smasch, giganti e con fune) consente l’incremento della velocità e della potenza nei trasferimenti di carico e nei movimenti pliometrici, richiedendo una continua coordinazione e stabilizzazione.

della velocità e della potenza, e portano alla completa estensione dell’anca e alla stabilità del tronco e delle spalle, caratteristiche fondamentali in tutti gli schemi motori delle Arti Marziali. Il tutto avviene in decompressione articolare in quanto l’attrezzo nei movimenti balistici viene slanciato (e non sollevato), portando a liberare le articolazioni in quando viene privilegiata la fase eccentrica del movimento che è quella sempre più carente nelle esercitazioni classiche (ad esempio dei lavori col bilanciere). Con le clave è possibile anche il lavoro sul piano trasversale, cosa che per la conformazione dell’attrezzo, risulta pericoloso coi kettlebells. Flowbags & Sandbags Training: il lavoro con questi due attrezzi, costituiti da una sacca, con all’interno acqua (Flowbag) o sabbia

(Sandbag), è basato sulla capacità di gestire un carico instabile (molto di più l’acqua rispetto alla sabbia), sia nei movimenti tradizionali semplici (stacco, press, squat, affondi ecc) che in quelli balistici (swing, clean, snatch ecc), dando la possibilità di incrementare la connessione tra anche e spalle migliorando nel contempo la propriocezione dinamica e la stabilità del corpo in maniera globale nella multiplanarità dei movimenti. Barbell & Body Weight Stenght: all’inter no del metodo WTA Functional Training, il lavoro coi bilancieri, e a corpo libero alla sbarra e alle parallele, nonché il body weight libero, hanno un ruolo fondamentale nell’incremento della forza massimale, nella coordinazione neuromotoria e nella stabilità del tronco.

Battle Rope & Speed Band: le corde navali (mediamente di una lunghezza totale di 15 metri per un diametro che va dai 30 ai 50 millimetri) e gli elastici per scatti contro-resistenza, permettono il lavoro di attivazione e trasmissione della potenza dal core alle braccia (battle rope) ed alle gambe (speed band), dando inoltre la possibilità di allenare in sinergia velocità e resistenza. A questi si aggiungono strumenti non convenzionali quali catene, tronchi, massi, copertoni ecc, che permettono la creazione di Workout con materiali di circostanza in ogni luogo e condizione. Tutti questi strumenti di lavoro, secondo il metodo WTA Functional Training, danno la reale possibilità di riscoprire il proprio potenziale sia in termini di gestione posturale dinamica (fondamentale nell’analisi dei limiti dell’atleta, nella gestione delle risorse e nella prevenzione degli infortuni), che di massimizzazione delle prestazioni sportive specifiche, incrementando tra l’altro la consapevolezza delle proprie capacità da parte dell’atleta (fondamentale anche a livello mentale nella gestione del carico e dello stress), ma per cimentarsi in maniera sicura e consapevole, non bisogna dare spazio all’improvvisazione bensì affidarsi ad un WTA Functional Trainer specializzato in materia! Il Metodo WTA Functional Training non segue le mode di turno, si basa sui principi del Movimento e fa propria la missione di far riscoprire le enormi ma troppo spesso occultate potenzialità di quella macchina perfetta che risponde al nome “Corpo Umano”!



A

ll’interno del Tempio Shaolin, Shi De Yang è uno dei maestri più rispettati. Tutti i praticanti di Shaolin del mondo si deliziano nel vedere Shi De Yang che dimostra il proprio Kung Fu. I suoi movimenti incarnano i principi dell’Autentico Shaolin. La sua pratica è strettamente tradizionale ed è molto differente a ciò che la gente è abituata a

vedere, perciò non vedrà Shi de Yang che esegue dei salti spettacolari, ne calci a farfalla, ne salti mortali...Il Kung Fu di Shi De Yang non è Wushu moderno orchestrato per compiacere un pubblico, è per la coltivazione di se stessi e non per intrattenimento, per questo Shi De Yang rispecchia la cultura e l’essenza dello Shaolin in prima persona. La sua abilità eccezionale si è guadagnata il rispetto di tutti i suoi fratelli nel tempio Shaolin e nel corso degli ultimi decenni ha svolto importanti incarichi come capo istruttore del Tempio Shaolin e come Vicepresidente dell’Istituto di Ricerca delle Arti Marziali di Shaolin. Ha anche la propria scuola privata chiamata Songshan Shaolin Wuseng Houbeidui, situata a soli 2 km dal Tempio Shaolin, in un contesto naturale e speciale per la pratica del Kung Fu e della Meditazione, lontano dalle centinaia di turisti che visitano il Tempio quotidianamente. A differenza delle altre scuole, quella del GM Shi De Yang accetta allievi da tutto il mondo. Lui dice sempre: “Come Buddista non faccio distinzioni di razza o colore di pelle, siamo tutti uguali” Il GM Shi De Yang si specializza in Luohan Quan, Da Hong Quan, Bastone di Shaolin, tra gli altri stili. Il suo Kung Fu e la sua filosofia sono senza frontiere, ha visitato oltre 20 apesi e insegnato in Inghilterra, Spagna, Italia, Australia, Messico, Argentina, Uruguay, tra gli altri. Egli dice sempre: “La mia filosofia non ha confini, voglio che tutti beneficino e conoscano la vera cultura Shaolin”. Come Maestro e monaco Shaolin mette l’accento sull’importanza della pratica del Chan (Zen), poichè considera le Arti Marziali come un veicolo per lo Zen e tutti dovremmo sfruttarlo per migliorare le nostre vite.

L’intervista Cintura Nera: Ci racconti da dove proviene e come è stata la sua infanzia... Shi De Yang: La mia casa è nella provincia dell’Henan, nella contea di Tai Kang. La mia infanzia è stata molto semplice, indimenticabile e piena di affetto. Ho dei ricordi molto belli. C.N.: Chi è stato a influenzarla nella sua decisione di andare al Tempio Shaolin a imparare il Kung Fu? S.D.Y.: Decisi di andare nella Terra Santa del Tempio Shaolin, per conoscere la cultura di Shaolin, spinto da mia nonna e dalla gente del mio villaggio. Erano altri tempi e il Tempio Shaolin stava appena risorgendo. C.N.: Fu facile entrare nel Monastero Shaolin?


Grandi Maestri S.D.Y.: Non fu molto facile, ma nemmeno così complicato e misterioso come dice o pensa la gente. C.N.: Quando entrò, quante persone abitavano al Tempio? S.D.Y.: Quando arrivai al Tempio Shaolin c’erano più di 60 monaci, ciascuno col suo compito specifico all’interno del tempio. C.N.: Com’erano gli allenamenti allora? S.D.Y.: Aldilà della millenaria e quotidiana pratica buddista, il resto del tempo si praticava le arti marziali. Come tutti sanno, l’allenamento del Tempio Shaolin è uno dei più duri del mondo e si deve essere perseveranti nella pratica dedicandole molte ore.

Intervista: Bruno Tombolato Traduzione dal cinese: Lin Yan & Bruno Tombolato Fotografie: José Ramón Couto & Bruno Tombolato


C.N.: Si parla di varie scuole all’interno del Tempio Shaolin, a quale appartiene? S.D.Y.: Durante le dinastie Ming e Qing c’erano abbastanza monaci nel Tempio e per facilitare la loro gestione, si divisero in quattro scuole, quella dell’Est, dell’Ovest, del Nord e del Sud. Oggi vengono utilizzate le tecnologie avanzate per la loro amministrazione, ma a quel tempo venne creato quel sistema. Il mio lineage è quello del ramo del Sud del Tempio di Shaolin e si chiama Nanyuan. C.N.: Parliamo del suo Maestro, il Venerabile Shi Su Xi. Sicuramente il suo Maestro ha vissuto momenti molto difficili e di grande cambiamento. Che aneddoti può raccontarci in merito? S.D.Y.: Ogni persona nella propria vita passa attraverso momenti belli e momenti difficili, le esperienze di ciascuno sono diverse, per questo ognuna di esse modella la propria esistenza. Ciò che mi ha più colpito, che rispetto e ammiro del mio Maestro è la sua fede, la sua costanza e perseveranza. Il suo spirito e i suoi insegnamenti perdureranno nel tempo. C.N.: Quale sarebbe il miglior modo per definire le Arti Marziali di Shaolin, wu kong, Kung fu o wushu? S.D.Y.: Di base sono la stessa cosa, ma la gente le differenzia. Wu Shu è più generale, è il nome che è stato dato alle arti marziali cinesi, Wu Gong è una maniera più formale di denominarle, Gong Fu si riferisce alla gente che ha avuto successo nel proprio studio o pratica delle arti marziali di Shaolin. C.N.: Che cos’è un monaco Shaolin? S.D.Y.: Un vero monaco Shaolin è una persona che segue le strette regole e la disciplina del Buddismo: praticare duramente, non combattere per la fama e la fortuna, non truffare, non ingannare la gente. Coloro che usano il nome di Shaolin per ingannare la gente e commettere ingiustizie, non sono monaci Shaolin. Per essere un monaco Shaolin la cosa più importante è la correttezza. C.N.: Qual’era la sua visione del Tempio Shaolin a quell’epoca e quale è quella attuale? S.D.Y.: Il Tempio Shaolin non è diverso dal passato, ciò che fa la differenza sono le persone. In quanto al cambiamento dell’aspetto dell’edificio è solo per adattarsi ai tempi e per poter andare avanti. C.N.: Per ultimo, vuole dare qualche consiglio o suggerimento ai lettori della rivista? S.D.Y.: Siate sinceri, lavorate seriamente e praticate Kung fu col cuore. Elevate la vostra anima, siate buoni e utili alla società, tutto inizia dalle cose semplici e ricordate sempre che fare cose positive è meglio che farne di negative. Grazie.




Nuovi libri! Questo libro è il primo che parla apertamente di una tradizione Sciamanica giapponese che dal Secolo XII rimase segreta. Si tratta della cultura spirituale degli Shizen ("i naturali"), un popolo che raggiunse la sua massima espressione intorno al Secolo XIV sull'Isola di Hokkaido, al Nord del Giappone. La cultura apparteneva alla popolazione Aino, culla di guerrieri e sacerdoti, gli abitanti originari delle Isole, di razza caucasica e in perenne lotta con gli invasori Yamato. Oggigior no solo un tre percento dei giapponesi possiede geni Aino, tuttavia la sua saggezza sul mondo spirituale fu tale che, nonostante l'essenza fu mantenuta segreta, "contaminò" intensamente la cultura giapponese e la sua influenza si può percepire in aspetti dello Shinto, nello Shugendo, nelle Arti Marziali e nelle tradizioni e abitudini di tutto il Giappone. I saggi Miryoku, gli Sciamani del popolo Shizen, erano temuti e ricercati persino dallo stesso Shogun per via del loro potere e delle loro conoscenze. L'e-bunto è rimasto talmente segreto che anche digitando il suo nome su Google, non ne esce niente. La ricchezza della sua eredità è enor me e le sue conoscenze del mondo spirituale e delle interazioni con esso sono sorprendenti e poderose. Filosofia, psicologia, strategia, alimentazione, medicina spirituale ... le materie che compongono l'ebunto sono molto vaste e ricche mentre la sua Cosmogonia possiede la finezza, la profondità e la raffinatezza della Grecia classica. Questo lavoro è dunque una primizia storica, ma anche una fonte d'ispirazione per comprendere come i popoli antichi esplorarono l'ignoto, interagendo in modo sorprendente con le forze dell'Universo, a partire dall'analogia e dal linguaggio dei fatti, giungendo a conclusioni che solamente ora la scienza moder na incomincia ad intravvedere. Una conoscenza che lontano dal rimanere un qualcosa d'infor mativo o sterile, fu utilizzata come medicina spirituale, trasmettendoci un bagaglio immensamente ricco che solo ora, finalmente, incomincia ad aprirsi al resto dell'umanità, trovando in questo modo il suo giusto riconoscimento.

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Il percorso verso la cintura nera con i Vacirca Brothers – Parte 2 Il percorso verso la cintura viola; il movimento fluido (tecnico) naturale: La cintura azzurra adesso ha una “percezione” abbastanza elevata del Vacirca Jiu Jitsu, poichè può trarre alcuni vantaggi da certe esperienze. Comunque, è importante capire quando e come applicare le tecniche contro qualcuno che possiede capacità similari. Vogliamo migliorare tramite la pratica delle combinazioni, da un lato le tecniche basilari e, dall’altro, usare i collegamenti equivalenti per ingannare l’avversario e non usare la forza, vogliamo vincere attraverso la strategia. La persona più piccola o più debole fisicamente, a seconda dei casi può essere spesso l’uomo contro la donna, serve a dimostrarci il fatto che la forza muscolare non può essere la risposta. Il Gran Maestro Helio Gracie, l’uomo che migliorò molte delle nostre tecniche di Jiu Jitsu, riconobbe tutto ciò quando apprese questa Arte da suo fratello Carlos Gracie, che a sua volta imparò il Jiu Jitsu dal suo Maestro giapponese Mitsuyo Maeda. Uno alto circa 160 centimetri, che sia più o meno forte, deve usare le tecniche di Helio Gracie contro qualcuno più grande, più forte e spesso più giovane. Non bisogna guardare ad atleti che non sono ben allenati nel Brazilian Jiu Jitsu come modello da seguire nel

Testo: Franco Vacirca &v Sandra Nagel Foto: Alica Fröhlich




percorso verso la cintura nera...è necessario, soprattutto andando in là con gli anni, imparare le cose che valgono. Dalla cintura azzurra alla cintura nera si esige che l’allievo abbia una maggiore e migliore finezza nello sviluppo dei suoi movimenti, fa lo stesso se si è allenato lottando contro qualcuno di grado superiore o inferiore e se alla fine del combattimento è uscito vincitore o sconfitto. Ciò che è richiesto è anche che, pur imparando nuove tecniche, non vengano messe in disparte le tecniche basilari, ma che queste siano sempre praticate e applicate. L’obiettivo non sta nella quantità, bensì nella qualità e, nel nostro Jiu Jitsu, sta soprattutto nella maniera di combinare vecchie e nuove tecniche o combinando quanto precedentemente sviluppato. La cintura azzurra deve essere capace,

questo avviene da qui in poi e per il resto dei gradi più alti, di aver chiaro nella testa il combattimento ed essere in grado di contrastare il compago di allenamento, in modo che lui e tutti i partecipanti possano trarre beneficio da questo “autoallenamento”; continuare ad allenarsi motiva a “indossare il kimono!”

Il percorso verso la cintura marrone; concretizzare e continuare a migliorare: Nella Triangle Academy, adesso esigiamo di essere più concreti quando si combatte indossando la cintura viola. La fluidità del movimento ora sta cambiando dall’elemento “acqua”, all’elemento “fuoco”. A differenza di altre scuole di Jiu Jitsu che si occupano esclusivamente o unicamente della

competizione sportiva, noi diamo molta importanza al fatto che colui che porta la cintura viola e desideri diventare cintura marrone, possa riconoscere e spiegare le differenze sostanziali tra il Jiu Jitsu sportivo e quello da strada. Non è così facile, perchè molti dei Jiu Jitsuka che hanno raggiunto un alto livello vivono in questa fase “fuoco” una grande evoluzione personale ed emozionale e spesso il punto di vista degli elementi essenziali, rimane un pò lontano. Chiunque voglia raggiungere la cintura nera nella Triangle Academy, deve essere necessariamente in grado di fare questo passo avanti e continuare nel proprio sviluppo, ma senza dimenticare l’essenza del vero Gracie Jiu Jitsu. Tecnicamente, da chi porta la cintura marrone mi aspetto che padroneggi tutte le posizioni e situazioni, sia in piedi che



a terra. Inoltre, non bisogna scordare che colui che indossa la cintura marrone, in realtà, dovrebbe essere il braccio destro della cintura nera, se vogliamo dirla tutta. Quindi, qual’è la differenza tra i due? Naturalmente, tra le altre cose, l’esperienza della cintura nera. Questa distinzione è fondamentale e molto importante, deve essere tenuta presente in ogni caso. Per far si che chi indossa la cintura viola raggiunga il suo obbiettivo, nella Triangle Academy io insegno a utilizzare i diversi strumenti di cui è circondato, per accompagnarlo e orientarlo verso il suo target. A mio avviso, non solo il programma tecnico, ma anche il Randori deve essere adeguatamene allenato. Pertanto, può essere che richieda a un praticante che in un Randori sia in grado di liberarsi da una situazione specifica, come “la Monta”, e che il compagno di allenamento che è in “Monta” possa solo attaccare con una leva a braccio disteso. Poi, in seguito potrei anche richieda loro che in tutti i Randori portino solo leve alle gambe per un mese intero. I Jiu-Jitsuka più avanzati cadono nella monotonia, per cui esiste anche la possibilità che non si divertano più nel Jiu Jitsu, in quanto pensano di “essere giunti a destinazione”, instaurandosi in loro una falsa sensazione di sicurezza. Un’altra sfida potrebbe essere che durante il randori un praticante chiuda gli occhi e si basi solo sul contatto corporeo. Spesso i Jiu-Jitsuka commettono l’errore di applicare un eccesso di forza e di peso, soprattutto se hanno abilità tecniche analoghe. Si può verificare che il nemico non sia sempre un vantaggio, perchè allora si ha la sensazione che si possa ottenere ciò che crediamo di vedere...ma se io non vedo nulla, allora devo confidare completamente nella mia sensibilità e dunque usare l’istinto non solo per sopravvivere a una situazione, ma anche per prevalere. Un’altra possibilità è che io dica al JiuJitsuka che può attaccare solo il braccio destro dell’avversario, o la gamba sinistra. Quindi io lo sfido, soltanto per vedere quali sono realmente le qualità in cui eccelle e non soltanto dove crede di farlo.

Il percorso verso la cintura nera; contrattaccare e sviluppare: Una cintura nera deve essere capace di dimostrare un’affinità elevata con tutti i settori e tendere a distinguersi come Maestro dell’eccellenza e dell’essenza. Questo è il caso, almeno per ciò che riguarda la Triangle Academy di Zurigo. Egli deve essere in grado di spiegare sempre l’obiettivo del vero Jiu Jitsu ed essere pronto in qualsiasi momento a

lavorare sulle sue debolezze e non solo sui punti di forza. Ora, deve altresì essere capace di annullare totalmente il suo compagno di allenamento. Di sviluppare nuovi elementi, specialmente se io non sono d’accordo o se inizialmente fingo di non esserlo. Provoco simpaticamente, non solo i principianti, ma specialmente i praticanti avanzati, perchè ciò che voglio e ho bisogno sono delle cinture nere che abbiano raggiunto un certo livello mentale. Per me è necessario che sappiano anche mettere in conto le critiche. Voglio e desidero che la cintura nera possa gestire la cosa in tutti i suoi aspetti. Deve essere capace di dimostrare, al livello più elevato, come un buon praticante di Jiu Jitsu deve saper applicare i tre principi basilari (potenza, tempismo e precisione), senza badare alla resistenza che deve superare, sia mentale che fisica. La cintura nera deve mantenere queste 20 qualità mentali e lavorare sempre duramente su di esse, perchè si rispecchino in lei al livello più alto possibile: 1 Coraggio 2 Gentilezza 3 Tolleranza 4 Semplicità 5 Sincerità 6 Disciplina 7 Forma Fisica 8 Rispetto 9 Tecnica 10 Onestà 11 Saggezza 12 Imparzialità 13 Discrezione 14 Convinzione 15 Dedizione 16 Igiene 17 Educazione 18 Scioltezza Mentale 19 Simmetria Antropometrica 20 Versatilità Se avete letto attentamente l’articolo, allora probabilmente avrete notato che non ha nulla a che fare con vincere o perdere. Nella vostra carriera nel Jiu Jitsu, potrete vedere varie volte come una cintura azzurra riesca a sconfiggere una nera in un randori...ma questo non vuol dire nulla. Chi pensa in maniera così meschina, non arriverà tanto lontano nel Jiu Jitsu, non si deve dimenticare che siamo solo persone e che tutti abbiamo i nostri momenti buoni e meno buoni. Tuttavia, questo si applica in generale a tutte le Arti Marziali. Il Jiu Jitsu offre un’ampia scelta di motivi per cui iniziare a praticarlo, e perciò credo che ciascuno debba scoprire da solo perchè dedicarsi ad esso. Chissà che, in questo modo, tutti i Jiu Jitsuka si divertiranno tantissimo e avranno grande successo!




KOBUDO AIKIDO/KENDO/IAIDO

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Armatura Kendo. Giappone.

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Kimono Tai Chi. Allenamento. Nero

Kimono Tai Chi. Allenamento. Bianco

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Kung Fu Wu Shu. Cotone

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Kimono Tai Chi. Avena

Ref. 10671 Pantalรณn de Kung Fu. Algodรณn

Ref. 10610 Kung Fu rosso/nero. Cotone

Ref. 10630 Kung Fu filettato bianco

NINJA/PENJACK SILAT Ref. 10870 Divisa bianca da Tai Chi con ricamo

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La Zen Nihon Toyama-Ryu Iai-Do Renmei (ZNTIR) è l'organismo che attualmente, una volta rivisti e adattati i concetti e la metodologia di una scuola proveniente da un sistema di combattimento reale, vuole preservare questa tradizione e le forme originali tramite un metodo che unisce corpo, mente e spirito in maniera realistica ed efficace. Questo DVD è stato creato a cura dei praticanti della Filiale Spagnola della Zen Nihon Toyama-Ryu Iai-Do Renmei (ZNTIR - Spain Branch) per far conoscere a tutti uno stile di combattimento, con una vera spada, creato nello scorso XX secolo e con radici nelle antiche tecniche di guerra del Giappone feudale. Qui potrete trovare la struttura basilare della metodologia che viene applicata nello stile, dagli esercizi codificati per il riscaldamento e la preparazione, passando per gli esercizi di taglio, le guardie, i kata della scuola, il lavoro in coppia e l'introduzione alla pietra miliare su cui si basa il Toyama-Ryu: il Tameshigiri, o esercizio al taglio su un bersaglio reale. Ci auguriamo che la conoscenza dell'esistenza di uno stile come il Toyama-Ryu Batto Jutsu sia una riscoperta di un modo tradizionale e allo stesso tempo differente dalle attuali discipline da combattimento, che attragga coloro che desiderano andare più lontano nella pratica delle arti marziali. Gli appassionati della spada giapponese e i neofiti, troveranno questo DVD utile come punto di riferimento e supporto al proprio apprendimento.

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Tutti i DVD prodotti da Budo International vengono identificati mediante un’etichetta olografica distintiva e realizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili). Allo stesso modo, sia le copertine che le serigrafie rispettano i più rigidi standard di qualità. Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o la copertina non coincide con quella che vi mostriamo qui, si tratta di una copia pirata.

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Questo DVD sul pronto soccorso è uno strumentoindispensabile per tutti i praticanti di Arti Marziali chepresto o tardi si trovano in situazioni nelle quali ènecessario “soccorrere”. In qualsiasi scuola in cui siha a che fare con la lotta, il combattimento osemplicemente il contatto fisico, è successo chequalche allievo o istruttore sia stato colpitoo abbia patito un infortunio. E' possibile siano stati messi ko,che abbiano avuto difficoltàrespiratorie, spasmi muscolari,vertigini, nausee, o unqualsiasi altro problemacausato da un allenamentolesivo. Gli “incidenti” sonoqualcosa di reale ed ènecessario intervenirequanto prima, in modoche la disfunzionecausata non peggioriulteriormente. Questeinformazioni n o n d o v r e b b e r o essereobbligatorie per tutti gli“istruttori”, ovviamente, perpreservare la sicurezza e ilbenessere dei loro allievi?Questo DVD è il primo di unaserie di lavori a cura del Maestro Pantazi, incentrato nell' “altro lato”del Kyusho, quel lato che ponel'attenzione alle scienze dell' “energia” dellasalute e del benessere, non solo applicabile nei Dojo, ma anche ne quotidiano con i vostri cari e tutte lepersone che ci circondano.

REF.: • KYUSHO19

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Wing Chun IL SERPENTE E LA GRU Parte 2 - la gru Molti praticanti di Wing Chun Gung Fu hanno sentito parlare per anni delle origini leggendarie dell'arte, quando una certa Yim Wing Chun (che da il nome all'Arte) o Ng Mui (una monaca Shaolin, che crediamo sia esistita), furono testimoni di un combattimento tra un serpente e una gru. Più tardi, la prima incluse le idée di ciascuno dei due animali in un nuovo sistema di lotta, concepito specificamente per fare in modo che una donna più piccola e debole potesse sconfiggere un uomo in un combattimento mortale. Un'altra versione più probabile, è che qualcuno si ispirò ai due animali di Shaolin che meno dipendevano dalla forza e dalla stazza (il serpente e la gru) per creare un nuovo sistema di combattimento, che si basa su concetti e principi scientifici atti a superare qualcuno più grande e più forte. È possibile anche che questi fossero esperti in altri stili degli animali di Shaolin, o altri stili di Gung Fu che esistevano in quel momento in Cina. Alcuni dei concetti inclusi fanno riferimento alla forza prestata, al blocco dell'angolo, all'orientamento, all'economia di movimento, al timing, al gioco di piedi, alle prese, al movimento multidirezionale, alle leve, alla gestione teorica della Linea Centrale. Ciascuno di questi sono temi trattati nel Volume VI della mia serie di 6 libri, “Teoria del Combattimento dalla A alla Z”. Ma adesso vorrei andare più a fondo nella teoria delle radici nel Wing Chun del serpente e della gru. Spesso si legge che il Wing Chun utilizza movimenti del serpente e della gru, ma la discussione, in genere, finisce col citare il braccio deviante Boang Sau -Wing che rappresenta l'ala della gru e le dita del Biu Jee - Finger Jab che mostrano il serpente. Invece di limitarmi a questo, che è ciò che abitualmente si fa, parlerò delle caratteristiche del serpente e della gru che influiscono sul CRCA Wing Chun. In questa seconda parte, analizzeremo il ruolo svolto dalla gru in combattimento.

Caratteristiche della Gru Uso delle ali - Grazie alle sue piccole dimensioni e al peso leggero, invece di utilizzare i movimenti di parate contundenti, la gru si basa sull'espansione delle sue ali per deviare gli attacchi con i loro bordi affilati, così come per contenere l'attacco dell'avversario. Allo stesso modo della gru, il combattente di Wing Chun utilizza anch'esso i 45 gradi del “Angolo tagliente” di parata, così come le braccia flesse per attaccare e difendere con i gomiti, arrecando il massimo danno con il minor peso o forza muscolare impiegata.

Attacco/Difesa simultanei - Un'altra abilità che il Wing Chun acquisisce dalla gru è l'idea di parare e attaccare nello stesso momento. In questa maniera, il praticante di Wing Chun può colpire prima del rivale e con la forza prestata. In altre parole, se attaccati con dei colpi e rispondete con parata-parata contrattacco, colpirete l'avversario nella terza “sillaba” solo con la forza del vostro attacco. Ma se invece di bloccare il primo colpo, riuscite a bloccare il secondo e colpire allo stesso tempo, colpirete prima (nella seconda “sillaba”) sia con la vostra forza, che con quella “prestata” dal suo impulso in avanti. Questo massimizzerà l'effetto del contrattacco quando si combatte con qualcuno più grande e più forte. A livelli più avanzati, si può anche portare un calcio durante il contrattacco, rispecchiando così a pieno la massima del Wing Chun “Som Jiu Chai Doh” - “Eseguire tre movimenti nello stesso istante”. Uso del becco - Chiunque osservi una gru in combattimento, si renderà conto immediatamente che userà il becco varie volte per pungere ripetutamente l'avversario. Molti di questi attacchi sono agli occhi, il punto più vulnerabile del corpo umano in combattimento. Basta pensare, quale altra parte del corpo si potrebbe toccare con così poca forza causando tanto dolore, danno e lesioni se non il bulbo oculare? E poichè in quanto esseri umani non abbiamo il becco, nel CRCA Wing Chun possiamo interpretare questa caratteristica in alcune maniere: come una testata, o usando le affilate punte delle dita e le unghie per attaccare gli occhi, così l'avversario, non potendo vedere, diventa un combattente molto meno efficace e la minaccia viene ridotta. Non è necessaria la forza muscolare per attaccare efficacemente gli occhi di un rivale più grande e più forte. E quando si afferra, il police e l'indice possono creare una formidabile pinza pungente, simile alla beccata di una gru in una tecnica conosciuta come “l'occhio della Fenice”. In piedi su una gamba - Una delle caratteristiche più evidenti della gru è la sua capacità di stare in equilibrio su una gamba per molto tempo. Conosciuta nel Wing Chun come Dook Lop Ma, la postura su una sola gamba viene utilizzata per i calci, i calci “Invisibili”in sequenza, la parata di gamba, lo stoppaggio di gamba, l'evasione e l'allenamento delle gambe appiccicose. Uso degli artigli - Quando le gru combattono, usano i loro artigli per afferrare e graffiare i vari aggressori. Ciò da origine all'idea del Wing Chun di presa e colpo, che ci aiuta quando si combatte contro un contendente più forte, soprattutto quando cerchiamo di tirarlo per colpirlo e “prendere in prestito” la sua forza. A livello di Biu Jee, le dita vengono utilizzate come un insieme per afferrare la carne, i capelli e premere le terminazioni nervose. Attacco angolare - Quado una gru combatte attaccherà senza senza sosta, ma quando viene travolta da una forza troppo grande, volerà momentaneamente indietro per poi tornare ad attaccare da un angolo più vantaggioso. Tutto questo ispira l'uso del goico di piedi del CRCA per aggiungere potenza, modificare la distanza, migliorare l'orientamento e aumentare o alleviare la pressione. Lealtà - Scelta dai giapponesi come simbolo del matrimonio, la gru è conosciuta per la sua estrema lealtà, dal momento che si accoppia con un solo compagno per tutta la vita. Traendo ispirazione da un altro dei tratti distintivi dell'animale, le Regole di condotta del Wing Chun tradizionale incitano alla lealtà verso il paese, la familgia, l'insegnante, i compagni di pratica e i propri allievi. Come possiamo vedere, il praticante CRCA Wing Chun è enormemente ispirato dal serpente e dalla gru in combattimento, sia nell'azione che nei principi. Questa è la ragione per cui ho scelto di includerli nel logo dell'Accademia di Combattimento a Cortissima Distanza che vediamo qui (tenendo presente che le ali della gru sono, in realtà, dei coltelli).



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Fa molto freddo, un gruppo di persone vestite di bianco sta calpestando dei profondi cumuli di neve. Il suono della Horagai (il corno di guscio di lumaca giapponese), squarcia il silenzio e da un luogo lontano risuona il mormorio fragoroso della cascata. Siamo in Europa, nelle Alpi Austriache, eravamo un gruppo di Shugenja in cammino per la pratica del Takigyo, una meditazione all’interno della corrente di una cascata. Sin dalla sua infanzia, Christian Grübl si allena nelle Arti Marziali Giapponesi e da quasi lo stesso tempo le insegna. Nel suo dojo, Karate, Ninjutsu e Yagyu Shinkage Ryu vengono trasmessi ai suoi allievi in maniera non-sportiva, bensì tradizionale. Sono dieci anni che attraverso le Arti Marziali ha trovato la sua via verso il Buddhismo e anche verso lo Shugendo. Il suo Maestro, Shokai Koshikidake, da cui ha ricevuto l’iniziazione come Monaco Yamabushi, è il Gran Maestro della più antica tradizione Shugendo di tutto il Giappone.



Tradizioni Ma cosa significa esattamente Shugendo e chi sono i monaci Yamabushi che a volte si associano con i Ninja giapponesi? Ci sono dei legami con le abilità e le conoscenze dei leggendari e mitici Shinobi?

Soke Shokai Koshikidake: Lo Shugendo è la religione della montagna. Perchè la montagna è importante per questa religione che si basa su uno degli insegnamenti fondamentali permanenti in noi, sin dall’antichità del Giappone. Adoriamo la Montagna come il mondo degli spiriti. La montagna è il luogo in cui lo Spirito degli antenati e degli dei si riuniscono. La montagna a volte rappresenta la frontiera e la barriera tra questo mondo e l’altro mondo. Per rendere reale questo mondo spirituale, dobbiamo liberare tutto ciò che proviene dal mondo materiale. Dobbiamo escludere i sei organi dei sensi: occhi, orecchi, naso, lingua e la mente. Per quello, svolgiamo le rituali cerimonie della morte e della rinascita nella Montagna. Queste esecuzioni rituali ci permettono di metterci alla prova per essere capaci di sfuggire alla sofferenza della trasmigrazione delle anime. La morte rituale ci offre la liberazione dell’anima dal nostro corpo. E così iniziamo il viaggio verso il mondo interiore dell’Universo.

Sensei Christian Grübl: In realtà, i monaci Yamabushi non hanno nulla a che fare con le arti marziali, tuttavia, nelle epoche antiche del Giappone esisteva quello che era chiamato “Sohei”, che insegnava le arti marziali a monaci buddisti armati. Alcuni di loro erano molto influenti a livello politico. I guerrieri Ninja giapponesi, d’altra parte, sono spesso associati alle tecniche di “Kuji en” e “Kuji kiri”, i gesti magici con le mani che si vedono comunemente nei film di Ninja.

“La montagna è il luogo in cui lo Spirito degli antenati e degli dei si riuniscono. La montagna a volte rappresenta la frontiera e la barriera tra questo mondo e l’altro mondo”

Questo fatto potrebbe lagarli agli Yamabushi, ma queste azioni hanno un significato totalmente differente rispetto a ciò che appare. Il Kuji viene utilizzato come un dialogo sacro tra il praticante e una determinata divinità durante una meditazione, una forma trascendentale di Buddha. Non è destinato a essere utilizzato per il potenziamento di un guerriero con poteri soprannaturali o per demoralizzare e distruggere i suoi nemici. Al contrario, il vero Kuji si usa solo per fare del bene a tutti gli esseri sensibili e per avvicinare più rapidamente i praticanti all’obbiettivo della liberazione (l’illuminazione). Storicamente, ci sono alcuni indizi nella scuola di “Kukushin Ryu” i “pirati” dei Ninja, i quali vengono citati come Yamabushi. Nelle tramandazioni “dansho”, si dice che alcuni Yamabushi istruirono gli Shinobi a certe tecniche di meditazione che permettevano loro di camminare sulle braci ardenti senza bruciarsi e meditare sotto delle profonde cascate in inverno. Se queste storie sono vere, continua ad essere motivo di discussione. È un fatto che alcune scuole di Bujutsu come il Katori Shinto Ryu incorporano gli insegnamenti e le tecniche del Buddhismo segreto Mikkyo (scuola esoterica o interna degli insegnamenti del Dharma) nella loro tradizione. Nel Giappone odierno c’è molta gente che pratica Arti Marziali e che è attiva come Shugenja o Yamabushi. Tuttavia non bisogna mescolarli tra loro, poichè sono due cose (concetti) ben distinte.



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Uno Shugenja impara a pregare per se e per gli altri tramite lo studio degli insegnamenti del Dharma buddista e delle pratiche Scintoiste. La Preghiera include i numerosi Sutra Mantra buddisti, così come i Norito Scintoisti. Queste preghiere portano benefici per il professionista e anche per i monaci per i quali sta pregando. Un rituale molto conosciuto che ha un collegamento con le Arti Marziali è quello chiamato Takigyo. È stato praticato da molti Maestri giapponesi di Karate fino a tarda età, per esempio Gogen Yamaguchi del “Goju Ryu”, o Masataka Oyama, il famoso fondatore del “Kyokushin Karate”.

Attraverso l’ascetico Takigyo e provando la morte rituale sotto la cascata, lo Yamabushi stabilisce una profonda connessione con la totalità dell’esistenza. Al contrario, l’obbiettivo delle Arti Marziali è temprare il corpo e concentrarsi nella mente e nella respirazione. Pertanto, praticare ciò per lungo tempo, fa si che il marzialista si rafforzi mentalmente. Per lo Shugenja, il rituale è una comunione con la natura e la possibilità di realizzarsi con Buddha (natura). Un’altra pratica importante nello Shugendo è il rituale chiamato Goma, Fuoco, che si può vedere in molti templi buddisti Shingon (in Giappone). Un

rituale del fuoco che serve all’eliminazione degli ostacoli e che si divide in sezioni cronologiche nelle quali uno presenta delle offerte a una o più divinità, in questo caso in forma divina di Buddha e di Kami della fede scintoista. Nel Goma, le fiamme rappresentano il Fuoco della saggezza dei Buddha che brucia l’ignoranza e l’inganno e le trasformano in saggezza. La Horagai, un corno di lumaca, è uno strumento tradizionalmente utilizzato dai samurai. Nei principali luoghi di pratica dello Shugendo, intorno alle montagne Haguro, Omine, Kumano e Kii, si può ascoltare il gemito di questo strumento. Quando il Samurai andava in guerra o


“È un fatto che alcune scuole di Bujutsu come il Katori Shinto Ryu incorporano gli insegnamenti e le tecniche del Buddhismo segreto Mikkyo (scuola esoterica o interna degli insegnamenti del Dharma) nella loro tradizione” sul campo di battaglia, suonava le note basse e profonde. Lo Yamabushi combina fino a cinque toni per varie melodie dai differenti significati codificati. Viene impiegata anche per la comunicazione quando si transita per le montagne. Per esempio, l’ultimo gruppo segnala agli altri che va tutto bene, soprattutto nelle giornate di nebbia. Questo era l’uso originario della Horagai. Più tardi è stata via via integrata nei rituali e il suo suono si è trasformato nell’emblema dell’Insegnamento buddista Dharma. Il Soke Shokai Koshikidake insegna la sua tradizione familiare di 1300 anni si Shugendo, nel suo tempio a Higashine. Fino a relativamente poco tempo fa, era quasi impossibile per gli stranieri studiare o


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Tradizioni praticare questa tradizione, perchè la maggior parte delle scuole di Shugendo sono assai dogmatiche e segrete (per quello non è stato possibile). Il Soke Koshikidake è uno dei pochi sacerdoti che trasmettono le sue conoscenze agli stranieri. Sensei Christian Grübl insegna Shugendo ai suoi allievi in Austria e peregrina ogni anno in Giappone per interiorizzare gli insegnamenti dello Shugendo. Una volta all’anno ha luogo la visita alla montagna, quando tutti i monaci Yamabushi si riuniscono per praticare insieme nelle montagne. Se ora c’è qualcuno interessato allo Shugendo in genere o pensa persino di intraprendere questo percorso, può informarsi al seguente sito web: HYPERLINK "http://www.shugendo.austria.org" www.shugendo.austria.org





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