Rivista arti marziali cintura nera budo international maggio 2014

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JEAN FRENETTE

FUMIO DEMURA Jean Frenette negli anni '80 e '90 è stato l'atleta più vincente a livello internazionale nelle competizioni di Kata con musica. Lui era il migliore e la sincronia tra le note musicali e le sue tecniche, non è mai stata eguagliata da nessuno. Abbiamo incontrato Jean mentre era qui a Los Angeles per realizzare le coreografie del suo ultimo film “Jaya”.

La vera storia dell'uomo che c'è dietro una delle più grandi leggende delle Arti Marziali! Nel 1965, 20 anni dopo la Seconda Guerra Mondiale, un campione mondiale di Arti Marziali del Giappone arriva negli Stati Uniti, con soltanto 300 dollari nel portafoglio e i vestiti che aveva addosso. Lasciando i suoi fratelli in cerca del sogno americano, solo, per scoprire gli ostacoli che sfidano il suo onore. Con l'appoggio di un ex agente della CIA, riescono in qualche modo a fondare la prima scuola di Karate a Orange County, California, che apre la strada a ciò che avverrà in seguito!

MARTIAL ARTS REALITY BASED

COMBAT HAPKIDO “Sopravvivenza a terra contro armi bianche”. Anni fa, quando il GM Pellegrini ed io stavamo creando il programma Combat Hapkido “Sopravvivenza a terra”, ci rendemmo conto che dovevamo occuparci di tutto questo, a causa della gran quantità di attacchi che terminano a terra, con l'aggressore che usa un'arma Bianca o un oggetto affilato.

WING CHUN Spesso si legge che il Wing Chun utilizza movimenti del serpente e della gru, ma la discussione in genere finisce col citare il braccio deviante Boang Sau Wing che rappresenta l'ala della gru e le dita del Biu Jee Finger Jab che mostrano il serpente. Invece di soffermarmi su questo, che è ciò che abitualmente si fa, parlerò delle caratteristiche del serpente e della gru che influiscono sul CRCA Wing Chun, cominciando dal serpente.

INTERNATIONAL BUGEI SOCIETY Jujutsu - le forme e il tempo GAKU JUTSU-DO L'uomo sta KAPAP: Krav Panim poco a poco el Panim, L'Arte del distaccandosi “Gaku-Jutsu-Do” dalle origini KAPAP (Krav Panim orientali delle arti el Panim marziali e combattimento corpo scoprendo i che i a corpo) è un'arte segreti adesso marziale israeliana, non esistono. c o n s i d e r a t a Oggi, se soprattutto un'arte analizziamo in maniera realista, coloro che restano marziale moderna e legati a qualche scuola tradizionale o classica, basata sulla realtà del sono soltanto i più innamorati dei percorsi antichi, combattimento, anche considerando che la maggior parte preferiscono i se io preferisco il nuovi sistemi, o addirittura la libertà di svolazzare nome di “Arti Marziali qua e la...e imparare da tutti. Pratiche - PMA”.

Per più di 20 anni ho addestrato forze di polizia e unità militari in tutto il mondo e sono ancora più convinto di poter realizzare l'apprendimento dell'autodifesa “reale” in soli pochi giorni.

MASSIMO MORI Quando circa un anno fa in occasione dell’evento “Pianeta Tai Chi Chuan” di Firenze ho avuto modo di conoscere il Maestro Massimo Mori, mi sono subito reso conto di essere di fronte a un personaggio fuori dall’ordinario, in senso positivo s’intende. Se non fosse per l’accento emilianoromagnolo che ne svela le origini, il suo aspetto si potrebbe accostare a quello della figura del maestro leggendario dalle sopracciglia e dalla barba bianca tipica dell’iconografia della cinematografia marziale di ogni epoca.

UN GIORNALE SENZA FRONTIERE

BUDO INTERNATIONAL NEL MONDO

Budo International è senza alcun dubbio la rivista di Arti Marziali più internazionale del mondo. Siamo convinti di vivere in un mondo aperto. Gli unici confini sono quelli che la nostra mente vuole accettare. Così costruiamo, mese dopo mese, una rivista senza frontiere, dove ci sia spazio per tutte le informazioni che interessano ai praticanti, qualunque sia il loro stile.

Budo International è un gruppo editoriale internazionale che lavora nell’ambito delle Arti Marziali. Raggruppa le migliori aziende che lavorano nel settore ed è l’unica rivista al mondo pubblicata in sette lingue diverse e che viene diffusa in oltre 55 Paesi di tre continenti tra cui: Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Inghilterra, Stati Uniti, Australia, Svizzera, Olanda, Belgio, Croazia, Argentina, Brasile, Cile, Uruguay, Messico, Perù, Bolivia, Marocco, Venezuela, Canada, Senegal, Costa d’Avorio…


JUDO “La Genesi del Judo”. A cura del 9°Dan, 87 anni, Hal Sharp. Quest'articolo è parte della serie che intendo scrivere sul judo e sulle mie esperienze in Giappone nella decade del 1950. Tratta principalmente del più grande maestro di Jiu Jitsu del Giappone, Sanjiro Yokoyama, che diventò l'istruttore capo dell'originale istituto di Judo Kodokan.

ESCRIMA & WING CHUN

SDS-CONCEPT Il sistema di combattimento tattico (TCS) è il mio modo di vedere le arti marziali e il combattimento corpo a corpo. TCS è, prima di tutto, basato su concetti e principi e contiene idee per l'autodifesa con oggetti quotidiani (SDS Concept), coltello da combattimento, lotta con bastone , difesa contro armi da fuoco, l'uso delle asce e combattimento a mano nuda.

MUAY THAI

WINGTSUN Parliamo del Sistema... Nella colonna di questo mese, Sifu Salvador Sanchez vuole mettere il lettore davanti alla enorme difficoltà che si incontra nel conoscere la natura dei sistemi di lotta cinesi, così come davanti ai “perché” di questo stile di combattimento.

SHAOLIN HUNG GAR KUNG FU Drago. I movimenti del Drago servono ad affinare lo spirito. Le sue tecniche si basano sulla filosofia dell'elemento terra. Il Drago insegna a rafforzare e canalizzare il Chi. Ha poche tecniche da combattimento. Il Drago allena piuttosto la forza interna attraverso le tecniche di respirazione.

ANGELO BAGLIO, non è solo impegnato sui ring più importanti a livello internazionale, ma che di questi principi ne ha fatto vessillo e per essi si impegna in prima persona. Siamo andati ad intervistarlo in una delle sue riuscitissime serate di genuino sport da ring.

L'Eskrima conosce il Wing Chun. L'Eskrima Filippina e il Wing Chun Kung Fu, uno stile cinese, condividono molti aspetti, però sono diversi in molti altri. Il modo di mettersi in posizione di guardia, è ben differente. Nel Wing Chun si carica l'80% del peso sulla gamba posteriore. Mentre nell'Eskrima si carica su quella anteriore (in una postura naturale e basilare di combattimento).

SHAOLIN XIAO HONG QUAN

WENG CHUN KUNG FU

Brazilian Jiu Jitsu: Il cammino verso la Germania e L'Europa. L'esperienza di Sifu Hoffmann con quello squalo chiamato Rickson Gracie nel suo oceano, lo portò ancora una volta ad essere un allievo, anche se aveva già raggiunto il grado di maestro nel Weng Chun Kung Fu. E' stato allievo di Rickson e suo rappresentante tra il 1994 e il 2000 e da allora ha trasmesso questa arte ai suoi allievi, come parte del suo programma di studi, Tiger Team Brazilian Jiu Jitsu.

Portiamo nelle nostre pagine uno dei mirabili Maestri nati dalla migliore tradizione di Shaolin, Shifu Shi Miaozhi, allievo del rispettato e caro Maestro Shi de Yang, buon amico e collaboratore di questa rivista. Miaozhi ha realizzato un nuovo DVD su una delle forme più caratteristiche dello stile Shaolin, Xiao Hong Quan. Girato con la consueta accuratezza con cui abbiamo fatto tutti i nostri video, sarà disponibile nei prossimi giorni per tutti gli appassionati interessati.

Direttore editoriale: Alfredo Tucci, e-mail: budo@budointernational.com. Facebook: http://www.facebook.com/BudoInternationalItalia. Traduttore: Leandro Bocchicchio. Pubblicità e Redazione: Nicola Pastorino, e-mail: budoitalia@gmail.com Hanno collaborato: Don Wilson, Yoshimitsu Yamada, Cass Magda, Antonio Espinós, Jim Wagner, Coronel Sanchís, Marco de Cesaris, Lilla Distéfano, Maurizio Maltese, Bob Dubljanin, Marc Denny, Salvador Herraiz, Shi de Yang, Sri Dinesh, Carlos Zerpa, Omar Martínez, Manu, Patrick Levet, Mike Anderson, Boulahfa Mimoum, Víctor Gutiérrez, Franco Vacirca, Bill Newman, José Mª Pujadas, Paolo Cangelosi, Emilio Alpanseque, Huang Aguilar, Sueyoshi Akeshi, Marcelo Pires, Angel García, Juan Díaz. Fotografi: Carlos Contreras, Alfredo Tucci.


“Il primo bacio non si da con la bocca ma con gli occhi”. Tristan Bernard

V

“Viviamo una vita basata su selezionate finzioni. La nostra visione della realtà è condizionata dalla nostra posizione nello spazio e nel tempo - non dalla nostra personalità, come ci piace pensare. Così, ogni interpretazione della realtà è basata su una posizione unica. Due passi verso est o verso ovest, e l'intero quadro cambia”. Laurence Durrell

iviamo immersi nelle nostre bolle senza sapere cosa c'è dentro di esse. Non abbiamo nemmeno, la maggior parte delle volte, consapevolezza di dove incominciano e dove finiscono e per questo poca nozione dei limiti del personale e del trans-personale o dell'ambiante nel quale interagiscono. Siamo bolle dentro di altre bolle, che qualche volta si domandano perché e come. Il concetto di bolla e di uovo energetico è un'interessante immagine che si ripete nelle diverse culture. Dalle più antiche a quelle moderne, il concetto della forma ovale è un modello primigenio e universale che sintetizza l'idea di una forma eccessivamente solida, resistente ed ossessivamente ripetitiva. Gli esempi sono abbondanti e non è necessario che li esponga qui, il lettore più avvezzo troverà ovunque queste immagini. Mentre l'acqua adotta la forma di uovo invertito spinta dalla gravità e per la sua pertinace tendenza ad andare verso il basso, il fuoco è dominato da una forma ascendente. La bolla umana, dalla fase iniziale avvolta nel ventre materno fino alla fine, quando adotta la posizione eretta, mantiene la forma ovale. I saggi e veggenti di varie culture hanno descritto detta forma come un conglomerato di energie e tensioni che passano da un degradato di materia-energia in un tutto continuo. Per loro non esiste un semplice punto a partire dal quale smettiamo di essere materia e cominciamo ad essere energia. Se ci atteniamo alla scienza stessa, detti limiti sono ugualmente complessi appena lasciamo alle spalle la percezione sensoriale. Per esempio, il campo termico umano si estende oltre i limiti materiali con emanazioni che oggigiorno possiamo perfino fotografare. Che dire delle fotografie fatte con la camera kirlian capaci di plasmare la ionizzazione dell'aria o come si organizza l'energia elettrica in fasci attorno al corpo. I popoli antichi andarono più in là con la loro descrizione di questo fenomeno, da un lato privi di un metodo scientifico per affermare le loro tesi, osarono considerare per analogia e attraverso lo studio delle forze, degli elementi e le loro relazioni, possibilità più avanzate, (e, se viste dall'ottica scientifica, chiaramente audaci e trasgressive) che sono tuttavia perfettamente verosimili dal punto di vista della fisica quantica. Viste con quest'ottica più aperta, non sono pochi gli scienziati che hanno mostrato interesse e stupore ricapitolando queste conoscenze. Siccome io non sono uno scienziato e pertanto questo metodo non mi possiede, sono stato sempre molto più interessato a ciò che è stato chiamato "il linguaggio dei fatti", piuttosto che i consueti consensi scientifici. Quello che più m'interessa delle elucubrazioni riguardo all'uovo energetico umano degli antichi, sono i risultati dell'interazione con esso. Il fatto di aver avuto l'opportunità di studiare i loro concetti senza pregiudizi né occhiali metodologici scientifici, mi ha permesso di essere testimone delle conseguenze delle loro posizioni, cosa probabilmente impossibile se avessi

passato anni tentando di far incastrare il loro mondo nei miei preconcetti. Se lei amico lettore è interessato a conoscere riguardo al mondo spirituale, (non materiale, invisibile), ti conviene avvicinarti a chi lo sa con la mente altrettanto spoglia di detta volontà. Lontano da me il negare il valore del metodo scientifico, però, come ogni metodo, quello scientifico parzializza la realtà e la riconviene agli occhi dell'osservatore. L'idea di una verità assoluta e unica, è solo questo, un'idea, ed esiste una differenza chiara tra capire qualcosa e comprenderla. Uno capisce quando una luce si accende e illumina quello che osserva; uno comprende, quando l'osservato lo è da tutti i suoi angoli e prospettive. Ma, non voglio incepparmi in questo punto, che ognuno faccia della sua cappa una casacca, al momento di porsi davanti a queste cose; mi piace condividere, non convincere. Il mio maggiore rispetto per chi decide di vedere le cose da un'altra ottica, io alla mia. Dicevo che, in ragione della mia posizione davanti a questi studi, ho avuto l'occasione di comprendere alcune cose rispetto all'organizzazione delle energie della bolla umana. Primo e principale, testimoniare la sua esistenza, cosa che d'altra parte per me ha molto più senso che l'idea che quello che "siamo" finisca sulla barriera del fisico. Come pittore scoprii precocemente che il confine delle cose non è che una ri-creazione mentale del mondo delle immagini. Niente è assoluto, tutto è una sfumatura che tende a confondersi più o meno con l'intorno. Oggi sappiamo che quando tocchiamo qualunque cosa a livello subatomico, generiamo un interscambio (ora la mia tastiera si stai impregnando di atomi del mio corpo ed il mio corpo della tastiera!). Ecco qui alcune delle cose che ho potuto apprendere e comprovare: Che le energie riunite in tensioni, tendono a consolidarsi e quindi tendono a manifestarsi nel mondo della materia con maggior facilità delle energie senza tali vincoli le quali semplicemente galleggiano negli ambienti più diversi. Che la nostra bolla di energia interagisce continuamente con l'ambiente e con altre bolle in inter-scambi transazionali e reciproci, trasmettendo informazioni in modo intenzionale o orientato (nel primo caso) o perfettamente casuale e inattesa nel secondo. Che i contenuti della bolla stanno variando continuamente e che la natura propria di queste energie agisce come una calamita attraendo forze simili (sullo stesso piano gli uguali si attraggono). Che salvo interventi ex professi, (sia di terzi, dell'ambiente o del destino), le energie dentro la bolla tendono a saturarsi della loro stessa natura, per oscillare una volta che hanno convocato gli eventi e le forze per le quali stavano agendo, oppure avevano consumato quello che le alimentava. Che le energie e la loro carica, determinano l'attrazione delle energie di natura simile che si avvicineranno, e che

traduttore: Chiara Bertelli


Alfredo Tucci è Managing Director BUDO INTERNATIONAL PUBLISHING CO. e-mail: budo@budointernational.com

https://www.facebook.com/alfredo.tucci.5

queste saranno, come ho avuto occasione di comprovare, di natura non solo energetica, ma anche coscienziale, amalgamandosi all'occasione in gruppi di forze che acquisiscono un'entità superiore che può arrivare ad agire sul piano fisico in modo intenso. Che quando l'energia dell'ambiente è superiore a quella della propria bolla, questa si sovrappone, mentre quando l'energia della bolla è superiore supina sotto quella dell'ambiente. Che nel mondo delle energie i comuni limiti spazio temporali si distorcono, non essendo né le distanze né il tempo impedimenti per la constatazione di reali scambi energetici o coscienziali. Che le bolle s'inseriscono continuamente in Universi di tensione ed energie che alla fine agiscono convocando avvenimenti in relazione con la natura delle stesse. Che è possibile agire su queste forze modificando la carica delle stesse e che detto intervento può perfino agire sul destino delle persone o della collettività. Che le cariche e la loro natura, per quanto siano mutevoli, possiedono un modo di agire prevedibile e che risponde ad alcune leggi; nel loro versante più rigido, agiscono attraverso i destini, mentre nel loro versante più malleabile, lo fanno attraverso quello che mangiamo, pensiamo e facciamo. Che l'energia dei pensieri e dei desideri degli altri e propri generano forze intense che escono e arrivano alle nostre bolle trasformandole completamente anche senza essere coscienti di ciò. Che gli Universi di tensione di ogni bolla possono collassare in caso di sovraccariche e che detto collasso normalmente è accompagnato da innumerevoli insiemi di avvenimenti negativi. Che ogni bolla possiede coordinate naturalmente predisposte verso gruppi specifici di energie e attività e verso un modo di comportarsi perfettamente prevedibile (un melo, dà mele...). Che il motore di questa bolla è lo spirito di ogni individuo o essere e che la morte implica la rottura di questo vincolo. La verità è che potrei continuare a enumerare molte delle cose che gli antichi mi hanno insegnato circa le bolle e l'uovo energetico, ma lo spazio tempo di questo editoriale è qualcosa di finito e limitato. Immagino che non pochi guarderanno questo editoriale con perplessità domandandosi cos'ha a che vedere tutto questo con le AAMM. Bene, tutto e niente; però dall'altro lato, dato che sono state le Arti Marziali la via di accesso alla mia comprensione del mondo spirituale, altri sullo stesso cammino di ricerca, apprezzeranno il loro contenuto. Dall'altro lato, siccome sono anni che sto facendo questi editoriali nonsense, i più fedeli lettori non rimarranno sorpresi, ma dato che altri nuovi arrivano, rimane qui la spiegazione e l'avviso ai viaggiatori. Per me il mondo spirituale, l'ambito dell'invisibile, è una dimensione grandiosa, la vera frontiera da trasgredire e l'unica capace di convocare l'essere umano nella sua vera dimensione. A volte le Arti Marziali si convertono, frutto anche questa dei popoli antichi, in un'inaspettata porta di accesso a quella trascendenza che ogni essere umano sensibile continua a cercare. Io non sono il guardiano di questo cancello, ma uno che si affaccia assiduamente dall'altra parte, e questo non altro è ciò che mi piace condividere. Lo legga dunque chi vuole leggerlo, perché nessuno è obbligato.



Portiamo nelle nostre pagine uno dei mirabili Maestri nati dalla migliore tradizione di Shaolin, Shifu Shi Miaozhi, allievo del rispettato e caro Maestro Shi de Yang, buon amico e collaboratore di questa rivista. Miaozhi ha realizzato un nuovo DVD su una delle forme più caratteristiche dello stile Shaolin, Xiao Hong Quan. Girato con la consueta accuratezza con cui abbiamo fatto tutti i nostri video, sarà disponibile nei prossimi giorni per tutti gli appassionati interessati. Per introdurre questo lavoro, nientemeno che i consigli e le spiegazioni dello stesso Maestro Shi Miaozhi. Non ve lo perdete! Dell’ottimo Kung Fu!

L’allenamento tecnico Una volta che il praticante ha raggiunto una buona condizione fisica col tipo di allenamento descritto in precedenza, la cosa più importante è la pratica del Ji Ben Gong 基本功 e delle tecniche basilari. Questa parte è

quella che stabilirà e definirà la sua qualità come atleta marziale. Molti praticanti, agli inizi, sono incapaci di eseguire dei movimenti precisi e con destrezza sviluppando tutta la forza che è necessaria e nonostante abbiano una buona preparazione fisica. Anche alcuni

praticanti più avanzati, nonostante i propri sforzi, non riescono a raggiungere gli obbiettivi che si erano prefissati riguardo alla rapidità nell’esecuzione di certi movimenti e alla forza proiettata verso l’esterno, qualità che rendono così caratteristico lo Shaolin Gong Fu.


Shaolin


Si può dire che tutta la pratica tecnica nell’allenamento del Gong Fu si concentra nella anche. La loro importanza è fondamentale per ottenere movimenti agili e forti. Se vogliamo ottenere dei movimenti fluidi e ordinati, combinati ad altri rapidi e forti, bisogna prestare un’attenzione speciale alla mobilità delle anche, poiché in questa maniera si potrà sviluppare tutta la forza necessaria e fare in modo che questa sia adeguata nella sua proiezione verso l’esterno.

A questo rapido e forte movimento effettuato con le anche, deve seguire quello della spalla, del braccio e infine della mano. Nella stessa maniera, la parte inferiore del corpo deve agire in modo simile: il movimento delle anche sarà seguito da quello del ginocchio e del piede, così si svilupperà tutta la forza e questa guadagnerà potenza durante il percorso della gamba. Ottenere questo genere di movimento richiede un profondo addestramento con la totale

attenzione posta sulle anche, fino a riuscire a effettuarlo in forma naturale e poter poi rivolgere la nostra attenzione su altri aspetti. Una volta di più, la serietà e la persistenza nell’allenamento è la chiave per aumentare la qualità dei movimenti. Il seguente passo è prestare attenzione ai movimenti di attacco e difesa che si realizzano. La concentrazione nell’eseguire il movimento correttamente e la qualità dello stesso, analizzando il significato


Shaolin e il perché di tale esecuzione, è cruciale per il corretto sviluppo e comprensione dello Shaolin Xiao Hong Quan 少 林 小 洪 拳 . Bisogna pensare chiaramente a come usare il movimento di difesa e quello di attacco, come attaccare i punti importanti e come frustrare un attacco. Se attacchiamo, il nostro avversario dovrebbe avere la sensazione che siamo come la sua ombra, dalla quale non può sfuggire. Se veniamo attaccati, il nostro avversario

ci dovrà vedere come un miraggio lontano e offuscato, impossibile da raggiungere. Esistono otto punti da tener presente se vogliamo sviluppare e migliorare la tecnica dello Xiao Hong Quan 小洪拳: La mano, l’occhio, il corpo, le posizioni, il Qi 气, la forza, l’attacco e la destrezza. Dalla combinazione e l’interazione tra questi elementi, dipende il perfezionamento della tecnica e lo sviluppo e la progressione nello studio del Tao Lu 套路. La mano che deve essere invisibile per l’avversario, seguita senza distrazioni dagli occhi, le anche forti e flessibili come una frusta, gli spostamenti solidi e veloci, il Qi perfetto nella sua pienezza, la forza al massimo, l’attacco potente e la parte superiore e inferiore del corpo perfettamente collegate. Avanzando nella tecnica, lo studente osserverà che questi otto punti, in realtà, sono solo uno, perché in mancanza di uno il resto si indebolisce e si perde il concetto di Gong Fu.

Per raggiungere tale perfezionamento nella tecnica è indispensabile allenare i movimenti basilari. Praticando gli stadi base dello Shaolin Xiao Hong Quan, bisogna prestare particolare attenzione alla struttura della mano e la sua tecnica, a quella della posizione e della sua tecnica, ai calci e alla loro tecnica, all’equilibrio, ecc. Nell’allenamento di questi aspetti dobbiamo essere rigorosi perché essi siano perfetti.

Il praticante dovrà allenarli ripetutamente, fino a fare in modo che la postura sia corretta. Quando ci saremo guadagnati delle buone qualità fisiche, secondo quanto descritto nel capitolo precedente, avremo compreso come interagiscono le distinte parti del corpo nella pratica del Gong Fu e lo studente avrà raggiunto un buon livello nei suoi movimenti fondamentali, lo step successivo sarà allenare passo dopo passo Shaolin Hong Quan. Per riuscire a perfezionare questo Tao Lu, il praticante deve allenarsi in maniera che la qualità vada ad aumentare costantemente, fino a conseguire un livello eccellente nello svolgimento completo della forma.

Il primo passo è imparare la routine tecnica per tecnica, in modo ripetitivo, per riuscire a memorizzarla perfettamente, senza che ci siano dubbi ne titubanze. Le posizioni e i movimenti devono essere perfetti per abituarsi ad una buona esecuzione e poter così passare alla parte successiva.


Il secondo step dell’allenamento della tecnica di Xiao Hong Quan, consiste nel raggruppare i movimenti in piccole sequenze e praticarle

ripetutamente e individualmente e in seguito, riunire queste sequenze in alcune più lunghe fino a completare la forma. L’allenamento deve essere ripetitivo come nelle situazioni precedentemente descritte. Questo è il momento in cui è necessario iniziare a eseguire il Tao Lu a un buon ritmo, facendo attenzione al fatto che se il movimento è lento, si deve eseguire lentamente e se è rapido si dovrà farlo velocemente. Perciò, il praticante dovrà allenare Xiao Hong Quan sviluppando la forza appropriata e utilizzando la flessibilità che necessita ciascun movimento.

Il terzo e ultimo step consiste in un allenamento di qualità. Lo studente dovrà allenarsi cercando le più alte prestazioni, senza compromettere la tecnica, la qualità delle posizioni, la forza, ne nessun’altra delle caratteristiche che compongono Shaolin Xiao Hong Quan. Si eseguirà la forma rapidamente, riposando ogni due o tre volte e si dovrà ripulire qualsiasi errore che ancora persiste. L’allenamento mentale Questo genere di allenamento è fondamentale per raggiungere con successo gli obbiettivi prestazionali che si è prefissato il praticante. L’allenamento del Gong Fu è un lavoro che ha esigenze fisiche molto elevate, ma è anche necessario ottenere certe qualità mentali, come la pazienza. Questo è imprescindibile quando una parte dell’allenamento consiste in ciò che si sviluppa in maniera ripetitiva. Alcuni studenti, quando arrivano alla parte della pratica nella quale bisogna ripetere costantemente le posizioni base e le sequenze del Tao Lu, rinunciano per mancanza di pazienza. Al contrario, coloro che prendono sul serio i propri studi nel Gong Fu, perseverano. Gli insegnanti e gli istruttori che praticano da soli, dovranno trovare gli stimoli necessari perché l’atleta marziale continui a progredire e a evolversi nella pratica e nella comprensione del Gong Fu. Gli stati di irritabilità, pigrizia,

pesantezza mentale, ecc., possono causare che gli allenamenti non diano i risultati sperati. Una buona personalità e predisposizione, garantiranno un buon equilibrio tra la parte fisica e mentale del praticante. Questo può fare una grande differenza tra studenti di Gong Fu, il cui allenamento fisico è pressoché identico. Allo stesso modo che si allena il corpo quotidianamente e i suoi risultati si vedono poco a poco, se il praticante è persistente, si può dunque allenare la mente giorno dopo giorno, in modo che acquisisca una predisposizione positiva e attiva di fronte alle difficoltà che può trovare durante l’allenamento. Esercizi di rilassamento mentale o destinati a essere obbiettivi con i punti deboli e forti, e vedere in maniera chiara in quale direzione proseguire negli step dell’allenamento, sono necessari per raggiungere i traguardi più alti nelle prestazioni che l’atleta marziale si è preposto.

Chiavi dell’allenamento di Shaolin Xiao Hong Quan 少林小洪拳 Questo capitolo è dedicato alle parti a cui il praticante deve prestare particolare attenzione nell’allenamento del Tao Lu. In questa revisione delle distinte posizioni e movimenti, il praticante di Gong Fu imparerà a sviluppare la tecnica e a


Shaolin

correggere gli errori nella sua esecuzione. Ci sono dei suggerimenti fondamentali che si devono seguire. Per esempio: l’allenamento si deve fare con posizioni basse e sviluppando la forza e si devono seguire delle linee guida di pratica similari e graduali, che forniscano un maggiore miglioramento nello sviluppo delle parti distinte che sono implicate nell’apprendimento di Shaolin Xiao Hong Quan. Mabu 马步, questa posizione è fondamentale nello Shaolin Kung Fu. Una raccomandazione per avere la distanza corretta dei piedi è la seguente: Iniziamo con i piedi uniti e guardando davanti, ruotiamo il piede sinistro e portiamo la punta alla metà del piede destro in modo che sia perpendicolare, lo ruotiamo sul tallone fino a che torni ad essere ancora perpendicolare, torniamo a ruotarlo sulle dita e per ultimo sul tallone, fino a che, guardando davanti, sia parallelo al piede destro e iniziamo ad abbassarci, facendo attenzione che le ginocchia non cedano all’interno. La

posizione si deve eseguire bassa, la schiena dritta e le anche allineate a questa; le cosce devono essere in linea orizzontale allo stesso modo in cui si scorre l’acqua ovunque si trovi. Gongbu 弓步. La maniera corretta di eseguire questa posizione è che la gamba avanzata formi un angolo di 45° con il ginocchio e che questo non superi mai la linea del piede. La gamba posteriore è completamente distesa, con il piede in avanti a 45°. Le spalle e la schiena sono allineate e orientate frontalmente nella direzione della gamba anteriore. Pubu 仆步. In questa posizione si deve fare particolare attenzione a tenere le anche più basse possibile e la schiena dritta – non inclinata o incurvata – e orientate frontalmente. Entrambi i piedi devono essere totalmente appoggiati a terra. Dingbu 丁 步 . Così come nelle posizioni precedenti, la schiena deve essere dritta e allineata alle anche. Uno dei piedi deve essere totalmente appoggiato a terra e l’altro sulla punta delle dita – non sulle dita flesse. Si deve realizzare stando più bassi

possibile. Liao Ye Zhang 撩叶掌. Per una corretta esecuzione di questa tecnica di palmo, si deve fare particolarmente attenzione al posizionamento della mano. Deve essere assolutamente tesa ed energica, le dita unite, e il pollice deve flettersi sulla nocca, mettendo la prima falange appoggiata al palmo. Quando si porta un colpo con questa tecnica, è necessario richiamarla leggermente, in maniera che il gomito rimanga un po’ flesso. In questo modo si ottiene che muscoli e tendini siano più rilassati, evitando possibili traumi su un attacco. Tramite questa leggera flessione, si fa in modo anche che il seguente movimento sia più rapido. Qi 气. Esistono vari modi di lavorare per sviluppare questa tecnica, per consentire di trarre forza nella sua totalità. Quando si allena Shaolin Xiao Hong Quan, si dovrà combinare spostamenti bassi e lenti con altri molto rapidi, controllando la respirazione in ogni momento.


“L’allenamento del Gong Fu è un lavoro che ha esigenze fisiche molto elevate, ma è anche necessario ottenere certe qualità mentali, come la pazienza”

Quando si porta un colpo, si rilascia l’aria, richiamando la mano, la si raccoglie. Il rilascio si realizza tramite un colpo forte e breve d’aria. Questo Tao Lu si può praticare urlando durante i colpi, oppure no. Nel caso si decida di utilizzare tale metodologia dell’urlo, questo si deve sprigionare dall’addome, non dalla gola e il suono deve essere come un’esplosione secca e corta.


Shaolin “I Maestri non fanno del male a nessuno, sono Maestri dei loro corpi” Buddha

Shaolin Xiao Hong Quan 少林小洪拳 passo passo. 1- yù;预bèi;备shì;式 2- huáizh ngbaoyuè;怀中饱月 3- báiyúngàiding;白云盖顶 4- shàngbùtu zhang;上步推掌 5- bàoshousu ;抱手缩sh n;身 6- shàng;上bù;步tu ;推zhang;掌 7- zhuan;转sh n;身b n;扳shou;手 8- shàng;上bù;步tu ;推zhang;掌 9- zhuan;转sh n;身ch ;插zhang;掌 10- wài;外bai;摆tui;腿 11- xié;斜xíng;型 12- y ;压shou;手su ;缩sh n;身 13- p ;劈tui;腿 14- g ng;弓bù;步xié;斜xíng;型 15- pu;朴bù;步qi ;切zhang;掌 16- lao;老hu;虎dà;大zh ng;张zui;嘴 17- zuo;左yún;云ding;顶 18- yòu;右yún;云ding;顶 19- q ;七x ng;星 20- ma;马bù;步d n;单bi n;鞭 21- bào;抱shou;手su ;缩sh n;身 22- shàng;上bù;步qiang;抢shou;手 23- li;里hé;和tui;腿 24- ch ng;冲ti n;天pào;炮 25- xi ;蝎zi;子bai;摆w i;尾 26- luò;落bù;步tu ;推zhang;掌 27- liàng;亮zhang;掌tuì;退liang;两bù;步 28- zhuan;转sh n;身b n;扳shou;手 29- shàng;上bù;步tu ;推zhang;掌 30- zhuan;转sh n;身ch ;插zhang;掌 31- d n;单p i;拍jiao;脚 32- yòu;右pán;盘zhou;肘 33- y ;压shou;手su ;缩sh n;身 34- p ;劈tui;腿 35- zuo;左pán;盘zhou;肘 36- pu;朴bù;步qi ;切zhang;掌 37- lao;老hu;虎dà;大zh ng;张zui;嘴 38- zuo;左yún;云ding;顶 39- yòu;右yún;云ding;顶 40- q ;七x ng;星 41- ma;马bù;步d n;单bi n;鞭 42- bào;抱shou;手su ;缩sh n;身 43- shàng;上bù;步qiang;抢shou;手 44- d n;单p i;拍jiao;脚 45- yòu;右tu ;推zhang;掌 46- zuo;左tu ;推zhang;掌 47- yòu;右tu ;推zhang;掌 48- zuo左p i;拍jiao;脚 49- zua;左tu ;推zhang;掌 50- yòu;右tu ;推zhang;掌 51- zuo;左tu ;推zhang;掌 52- hai;海di;底l o;捞yuè;月 53- jù;聚shou;手pào;炮 54- ding;顶x n;心quán;拳 55- j n;金j ;鸡dú;独lì;立 56- xià;下y n;阴chuí;锤 57- bào;抱shou;手su ;缩sh n;身 58- qi;起sh n;身tu ;推zhang;掌 59- yún;云ding;顶jù;聚shou;手pào;炮 60- wu;五hu ;花zuò;坐sh n;山 61- sh u;收shì;式

Conclusione Esistono molte tecniche e Tao Lu all’interno dello Shaolin Kung Fu, ma senza alcun dubbio, Shaolin Xiao Hong Quan è una forma che tutte le persone interessate ad imparare questa arte marziale dovrebbero conoscere profondamente. Il praticante che riuscirà a comprendere in maniera esatta e profonda questa tecnica, sarà agevolato a progredire nell’apprendimento di altri Tao Lu, grazie al fatto che contiene l’essenza stessa dello Shaolin Kung Fu. Plasmare in un libro tutto il contenuto e il significato di questo Tao Lu, è un compito arduo e difficile, ma qui ci sono le chiavi per lo sviluppo e il perfezionamento di Shaolin Xiao Hong Quan. Senza ombra di dubbio lo studente serio e interessato ad imparare questa forma, dovrà lavorare duramente e per molto tempo, al fine di raggiungere un’eccellente qualità nei suoi movimenti. Ma come abbiamo detto in precedenza, il Gong Fu consiste in un lavoro costante e deciso a superare le difficoltà. Il vero Gong Fu inizia da subito con l’allenamento, applicando gli esercizi descritti, perfezionando la tecnica, controllando la mente, usando il Qi e naturalmente, provando e godendo del gusto di praticare questa arte marziale. Lo Shaolin Gong Fu è molto più che uno sport, o un metodo di lotta tradizionale, perché è stato creato e si è evoluto attraverso i secoli, unendo le profonde conoscenze sul corpo e la mente. Sembrerebbe che per praticare Gong Fu non sia necessario conoscere la cultura cinese, ne i suoi costumi o la sua filosofia, ecc. Ma senza alcun dubbio, il praticante che si addentra in questo ambito, comincerà a conoscere il vero Gong Fu da una nuova dimensione assolutamente distinta e potrà unire e armonizzare nel proprio stile di vita, tutte le parti presenti in esso. “Tutti gli esseri tremano davanti alla violenza, tutti temono la morte, tutti amano la vita.” Buddha



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Jujutsu - le forme e il tempo Ho avuto occasione di conoscere molti tipi e lineage di Jujutsu di cui non avevo mai sentito parlare. Io ragiono sempre sul fatto che l'opportunità di imparare è ancora più sublime che il semplice osservare. L'Europa è piena di sistemi di autodifesa che portano i nomi più disparati e che, ogni giorno di più, dimostrano che: “ogni testa è un cappello e una sentenza”. Tutto ciò può essere meraviglioso a livello diosservazione sperimentale. L'uomo sta poco a poco allontanandosi dalle origini orientali delle arti marziali e scoprendo i che i segreti adesso non esistono. Oggi, se analizziamo in maniera realista, coloro che restano legati a qualche scuola tradizionale o classica, sono soltanto i più innamorati dei percorsi antichi, considerando che la maggior parte preferiscono i nuovi sistemi, o addirittura la libertà di svolazzare qua e la...e imparare con da tutti. Se voltiamo lo sguardo indietro, il mondo attuale delle arti marziali non è differente da quello dell'Oriente di 300 anni fa. Il Giappone è riuscito nell'impresa di possedere più di 400 stili differenti di Kenjutsu... Immaginate la Cina con i suoi infiniti stili di Kung Fu... Chi potrebbe affermare quali sono veri o falsi? Allo stesso modo, ai giorni nostri, chi potrebbe affermare quali sono i più efficaci? Potremmo dire quelli che sono più organizzati e di conseguenza offrono una maggior sicurezza di apprendimento ai suoi seguaci. Tuttavia, ciò non è sinonimo di avere una tecnica migliore o peggiore, tantomeno infallibile! E' chiaro che è assurdo e illusorio, senza significato, che diversi percorsi si perdano nelle innumerevoli discussioni su chi ne sa di più, chi è il meglio... Affermando che c'è una verità marziale o meno, quando la vita attuale, vuota e superficiale, non ha alcun significato - che è la verità, visto come viviamo! Così, ora ci inventiamo un senso unico e specifico come vero e reale. Ogni percorso deve rispondere alle necessità di chiunque cerchi tale percorso. Krishnamurti dice: “Bisogna stabilire una condotta corretta, perchè la mente sia in assoluto ordine. Una mente torturata, frustrata, modellata da ciò che la circonda, che si conforma alla morale sociale prestabilita è, di per sè, confusa; e una mente confusa non può scoprire ciò che è la Verità” Se seguiamo gli insegnamenti di Lao Tse, in tutti troveremo verità e menzogna. Dobbiamo comprendere molto chiaramente questa idea di percorso... Che attraverso un metodo, un sistema, o l'adeguamento a un determinato modello o tradizione, la mente è capace di scoprire tale Realtà. Imparare è infinitamente più importante


Arti Tradizionali che osservare! Una sera tardi, eravamo nel balcone di casa mia, Juliana io ed alcuni amici. Uno di loro, professore di antropologia in una delle università della Catalogna, mi chiedeva: Come fate Torite? Imprigionate? Forse sarà meglio rispondere più accuratamente: Imprigionare... in prigione - v. tr., mettere in prigione; fare prigioniero; catturare; sottomettere; assoggettare. In verità, nessuno imprigiona nessuno. Ci adattiamo alle situazioni che la vita ci offre e da quell'istante, ci poniamo secondo gli interessi del momento. Nulla è più particolare che osservare le reazioni del prigioniero. Forse il Torite ha a che vedere unicamente con l'attimo in cui si fondono le azioni TORI-UKE. Non è necessario stabilire la base adeguata per la vera comprensione. Senza il pensiero corretto, la nostra comprensione non sarà illusoria, considerando che il momento presenta l'immagine dell'Uke imprigionato? Tuttavia, nient'altro che il suo corpo: questo è il punto! Comprendere è relativamente facile; in questo modo ognuno comprende, secondo il p r o p r i o condizionamento,. Comprendiamo in relazione alle nostre credenze e ideali... All'allievo giovane gli sembrerà bella l'esecuzione veloce dei movimenti e dei Kata. Se indaghiamo in differenti scuole, vedremo che la tradizione e la c r e d e n z a determinano la n o s t r a comprensione; nel caso dei più anziani, questi non si fanno catturare da niente. Quando realizzano le loro sequenze, semplicemente le fanno; consentono che il momento detti la

maniera corretta. La vita raggiunge dunque la loro finalità attraverso il metodo della reazione. A volte ho sentito dire: lascia che si muova, si stancherà in fretta. Un signore piuttosto forte cercava di liberarsi dai vincoli e dai nodi realizzati in una delle sequenze di Hojojutsu nel Torite. Ciò che voleva dire era chiaro: quando siamo coinvolti in uno scontro, scatenare l'assalto significa suscitare una reazione equivalente, in virtù della legge universale dell'equilibrio. Come vediamo, qui si parla in termini di psicologia utilitaria, poichè sappiamo bene che l'uomo non comprende e non si muove se non in funzione di un dato interesse o tornaconto. E il tornaconto in questo caso è, per ognuno, uno stato di felicità dipendente solo da se stesso e non dalle condizioni ambientali e dalla volontà altrui. Il giovane che si sente benedetto nell'imparare presunte tecniche degli antichi Samurai; il vecchio che comprende il momento e l'imprigionamento... La posizione dell'Uke, analogamente al mondo moder no materialista, mostra bene la disperazione dell'essere catturato, limitato... Dal punto di vista del Tori, si proietta attraverso le vie sensoriali, verso quelle che chiamano obbiettive, completamente all'esterno e solo da li trova la soluzione ai suoi problemi (ovvero, ha legato il prigioniero). Noi seguiamo una via opposta. Invece di agire sugli effetti, penetriamo nelle cause, nella sostanza spirituale delle cose e dei problemi, avendo in precedenza capito bene come funziona tutto. Si tratta di comprendere, per poi agire in maniera interamente distinta da quella abituale. Le fonti del sapere, del potere, della ricchezza e della salute non sono, come la maggior parte della gente pensa nel mondo materiale, esterne a noialtri, ma nel mondo spirituale. E' il dominio del momento - in modo da non essere imprigionati dalle circostanze. Dal punto di vista del Jujutsu, del Torite, del Hojojutsu; tutto ciò che si realizza in esso, non è altro che una conseguenza di quello che è stato fatto prima. Tutto deriva da un centro dell'universo, che governa tutto... Dopo aver sciolto le corde e riflettuto sulle le vere vie proiettate dal Tori e dall'Uke, verifichiamo di essere liberi e di poter, se vogliamo, raggiungere la coscienza. Ma tutto viene dall'interno e niente potrà stare bene all'esterno, se prima non lo abbiamo evidenziato bene dentro di noi. Solo cambiando in meglio potremmo trasformare positivamente tutta la nostra vita. In verità, in ciascun momento, ciascuna tecnica, ciascuna comprensione, non c'è altro che una manifestazione delle forme spirituali e coscienziali di cui non abbiamo bisogno. Il


Tori, la tecnica, la corda...Forme... Non sono altro che questo! “Nessun problema finisce, prima che si concluda bene” - Settle the Question Right). D'altro canto, all'interno di un'analisi razionale del percorso di ricerca come oggetto, conquista, arriva un momento in cui l'immagine dell'idolo si rompe e nuovi fattori si intromettono per sostentare quella stessa ricerca, come via di accesso a qualche punto specifico. Questo significa che, per i maggiori ricercatori, niente è più interessante delle le vere esperienze sulle realtà e le illusioni presenti nelle scuole tradizionali. Un grande professore (di cui non faccio il nome) che si laureò PHD in una Università in Inghilterra, mi disse: “la Storia è la fonte di tutte le menzogne!” Dal momento della sua ultima indagine in Giappone, dopo essere stato umiliato come alunno a metà del XX secolo - mentre era ancora un giovane sognatore - decise che non gli importava più nulla di ciò che riguardava la preservazione. Significava rompere con i valori antichi e tradizionali; ampliare l'orizzonte attraverso la fisica e la storia in modo pragmatico e razionale. Attraverso le sue ricerche in centri considerati imparziali, Laici, come laboratori accademici, archivi di stato e altro, tempo fa, le arti marziali divennero oggetto di mostra e ammirazione. Una nuova mentalità moder na e sportiva attacca il Giappone! Questa è una ricerca che

sta avendo luogo nelle istituzioni emergenti. In passato, sarebbe stato impossibile che un Gaijin potesse dare lezioni di arti marziali in Giappone. Al giorno d'oggi, non soltanto gli stranieri, ma anche le arti straniere si fanno largo nella terra del Sol Levante. Il vecchio Budo si scontra con nuovi sogni e stili di vita. Un'alluvione di tentazioni scettiche e aggressive sta invadendo le scuole, alterando quella che immaginiamo come una cultura marziale. Il giapponese ora è invitato a mostrare i suoi miti e leggende, antiche e inflessibili, e ad esplorare le nuove tendenze del mondo e dell'empirismo. Naturalmente, un crescente consenso di ricercatori dalla “mentalità aperta” afferma che la verità del Budo, visto come arte realistica e non sportiva, “divide troppo” per adattarsi alla nuova visione delle arti che tentano di unificare metodi e stili influenzati dall'effetto della globalizzazione e delle nuove scoperte. Molte volte ho visto certi Maestri raccontare storie che parlavano di “questo e quello” e tutti che restavano a bocca aperta e stupefatti. Ovviamente al giorno d'oggi, qualcuno li metterebbe alla prova, considerando che è la moda del momento, però non vuol dire che sia un atto etico ed educato! Dico, quindi che l'educazione e l'etica non possono mai transitare per questa strada; ognuno ha le proprie esigenze e vanità, non è così? In verità, non è molto diverso rispetto ai tempi remoti di Musashi, Yagyu e altri.


Arti Tradizionali Non si può negare che nell'arco dei secoli ci sia stata un'influenza manipolatrice attraverso le informazioni sui metodi del Combattimento Giapponese. In questa era contemporanea, le strategie che trasformano, adottate nelle arti del nuovo paradigma come MMA, K-1, sistemi che si focalizzano sulla pratica sul ring, sui duelli, sulla promozione di eventi milionari che, come nelle antiche Arene cercano la sfida uomo contro uomo, stabiliscono un nuovo universo marziale e diventano i principali fautori del cambiamento nel mondo del Budo. Magari tutto questo metterà in luce l'ignoranza e la prepotenza di tanti maestri, che durante il XX Secolo con

l'uso abile delle parole e della complessità di certi sistemi, illusori, miravano ad accecare i nostri occhi verso strane alleanze e strategie di manipolazione. Ma non tutti! “Chi non considera ciò che possiede come la ricchezza più grande, sarà sempre insoddisfatto, anche se fosse il padrone del mondo” (Epicuro - Frammento, 474) Parallelamente, pare che l'essere umano abbia talmente paura di venire ingannato, che non si preoccupa della linea razionale dei suoi pensieri. In molti casi, si creano dei meccanismi di difesa nei quali si preferisce credere in ciò che è scritto su una copertina di un libro, piuttosto che leggerne il contenuto reale. Così facciamo con le marche di auto, abbigliamento, università, scuole... Le verità e le bugie iniziano al nostro inter no, in profondità. Possiamo

affermare ed essere sicuri che i nostri occhi troveranno quello che cercano. L'Europa è piena di stili di Jujutsu, Jiu Jitsu, Jujitsu, tanti quanti se ne trovavano nell'antico Giappone. È sicuro che per gli uomini retti tutto questo non ha importanza; nulla è più importante che il percorso personale di ciascuno. Abbiamo la pessima abitudine di stabilire ciò che si può e ciò che non si può. Sarebbe meglio desiderare che tale persona prosperasse nella sua strada; perchè in nessun caso la mia vita personale, sentimentale cambierà, se tizio o caio stnnoa facendo un Jujutsu “vero o falso”. Non capirò mai questa premessa in cui il mondo deve mettersi in salvo dagli impostori. Nella nostra storia personale incontreremo un sacco di impostori, tenendo conto che molti di loro fanno parte della nostra sfera intima e familiare... Ah!, Però in questo caso è differente, no? Ognuno con le sue bugie e verità, con i suoi sogni, felicità,


tristezze... Invece di tentare di porre rimedio al male, i detentori del potere e della cultura, dovrebbero prendere l'iniziativa per correggerlo internamente nei loro pensieri e sentimenti. “Prima di voler cambiare il mondo, fai tre giri intorno a casa tua” Il sistema di questa offerta di salvezza dagli impostori, dai falsi, di fatto una beneficenza pater nalista, è molto conveniente per il professionista consacrato, considerando che questo, se insicuro, non è in grado di affrontare la concorrenza. Molti dei miei maestri, quando vedevano qualcosa con cui non erano d'accordo, dicevano: “ Sembra!”. La buona reputazione, di per se, è interiore; i giusti non hanno paura quando restano soli con i propri pensieri. Comprendono che l'evidenza non è necessario sottolinearla! È semplice, essendo l'universo sempre presente nelle sue varie fasi evolutive e nelle dimensioni che gli esseri attraversano nell'infinito, il limite di ciò che è percettibile esiste solo nei mezzi individuali di percezione e non nei fenomeni. Così, per esempio, l'udito umano non capta che una certa ampiezza di frequenza delle vibrazioni dei suoni, oltre la quale non c'è percezione. Perciò, il percettibile non ha di per se frontiere, se non soltanto nella relatività della nostra posizione evolutiva; se questa si eleva, automaticamente si dilata ciò che è percettibile. Andando a fondo, la necessità è sempre stata la madre del progresso. Vediamo: Contrariamente a quanto si pensa nei paesi tropicali, il freddo è qualcosa di davvero significativo per la guerra. Tanto per cominciare, dobbiamo ricordare che l'essere umano è un animale omeotermico, ovvero, esiste una ristretta fascia di temperature che è intorno ai 36,1°C - nella quale il nostro corpo può funzionare adeguatamente, regolando le funzioni delle nostre cellule; fuori da questa fascia, possono sorgere gravi problemi e persino la morte. Immaginiamo quello che sarebbe


Arti Tradizionali un combattimento realizzato a una temperatura di 30 gradi sottozero. Per evitare che la nostra temperatura corporea precipiti al di fuori di tale fascia ristretta, il nostro organismo ha creato dei meccanismi di difesa. Quando l'ambiente è freddo e iniziamo a perdere calore, si azionano, per cominciare, gli “orripilanti” piccoli muscoli che sono alla radice di ciascuno di quelli che abbiamo sparsi per tutto il corpo. Questa azione provoca immediatamente il noto tremore, un'onda di trepidazione muscolare di tutto il corpo. Il tremore, che si estende subito dopo agli altri muscoli, è la nostra prima protezione, perchè tremare è un processo meccanico atto a generare calore. I maestri di Bugei dell'antichità -

periodo Sengoku - dicevano che i loro uomini dovevano essere preparati per qualsiasi attacco in ogni momento. Ciò significa che un attacco all'alba, a meno di 10°, 15°...esige qualcosa, ma cosa? Kanetsu è un vocabolo che in giapponese significa riscaldamento, in questo caso, inter no. Utilizzata inizialmente dai maestri di Jujutsu, considerando che il Kenjutsu offre un'altra visione di questo episodio, tale pratica consiste nell'elevare il Ki esistente nell'Hara, attraverso esercizi respiratori specifici (Danbo) e suoni gravi emessi dall'inter no verso l'ester no, studiati nell'Haragei (Kinmekki no Oto). Con questo si cerca di elevare il Ki fino all'epidermide, in modo che i peli irti collaborino alla ritenzione di uno strato di aria sopra la pelle e, siccome l'aria è un buon isolante termico, avere dunque un primo schermo naturale. Tanto più fa freddo, quanta più aria viene trattenuta e migliore sarà tale protezione naturale. Da li si crede corretta l'affermazione che sostiene che questa tecnica sia originaria dei popoli e dei maestri che vissero a Hokkaido. L'origine più caucasica degli Ainu rispecchia al meglio questa visione e possibilità. Negli uccelli, tale protezione è

costituita dal piumaggio. Un allievo una volta mi domandò: “Ma perchè contraiamo tutti i muscoli irrigidendo il corpo e raggruppandolo durante la respirazione?” Vediamo. Un'altra protezione naturale del corpo è il “trasformarci in un ovetto”; chiudiamo le mani, incrociamo le braccia, raccogliamo le gambe e curviamo il corpo - tutto ciò per diminuire la superficie esterna esposta - meno sarà la superficie esposta, più piccola sarà la zona da cui il calore si può disperdere nell'ambiente. Se osserviamo attentamente, quando è freddo, il gatto dorme tutto raggomitolato, le mucche si riuniscono al massimo; la natura nella sua infinita saggezza ci insegna che il segreto è diminuire la superficie esposta! Quando questo non è sufficiente, dobbiamo ricorrere ai vestiti di protezione - che rendono più spesso lo strato d'aria intorno alla nostra pelle, offrendo un maggior isolamento termico. In maniera profonda, i maestri cercano di comprendere che tutto quello che esiste, esiste anche dentro noi stessi. Quindi, se prendiamo una determinata risolutezza nel raggiungere la comprensione completa, tutto il mondo avrà allo stesso tempo la medesima possibilità. Dunque, non esiste alcuna differenza tra la nostra mente e il tempo; sono legati dalla risolutezza per raggiungere il livello di comprensione più elevato. Questo è quando il termine Kanetsu, in molti casi è stato associato allo stato e al riscaldamento della mente in cerca di comprensione; che non ha nulla a che vedere con il termine “testa calda” degli occidentali. Max Gehringer dice una cosa curiosa:


Una questione di riposizionamento Nella vita professionale, si parla molto della necessità di cambiamento, della rottura dei paradigmi, di ricostruzione e di rinnovamento dell'ingegneria. Questo può essere un bene, ma anche una trappola. E' un pò come la storia delle due pulci. Due pulci parlavano tra loro e una disse all'altra: - Sai qual'è il nostro problema? Noi non voliamo, sappiamo solo saltare. Quindi, la nostra possibilità di sopravvivere quando siamo scoperte, è pari a zero. Per questo, nel mondo esistono molte più mosche che pulci: le mosche volano. E le pulci presero la decisione di imparare a volare. Ingaggiarono una mosca come insegnante, si iscrissero a un programma intensivo e appresero a volare. Dopo un pò di tempo, la prima pulce disse all'altra: - Volare non è sufficiente, perchè rimaniamo attaccate al corpo del cane. Pertanto, il nostro tempo di reazione è minore della velocità del suo grattarsi. Dobbiamo imparare a fare come le api, che succhiano e si alzano in volo velocemente. E le pulci ingaggiarono un'ape come consigliera, che insegnò loro la tecnica del “Arriva-succhia-vola”. Funzionò, ma non fu la soluzione. La prima pulce spiegò: - Il nostro stomaco per immagazzinare sangue è molto piccolo, perciò dobbiamo restare a succhiare per molto tempo. Fuggire fuggiamo, ma non ci siamo sfamate adeguatamente. Dobbiamo imparare dalle cavallette, come fanno loro per sfamarsi più rapidamente. E una cavalletta gli insegnò come incrementare il volume dell'addome. E le due pulci furono felici...ma per poco tempo. Siccome erano

cresciute molto di stazza, il loro avvicinamento era facilmente percepito dal cane e venivano spaventate ancora prima di potersi posare su di lui. Allora incontrarono una pulce salterina dei vecchi tempi: - Ehi, che vi è successo? Siete enormi! Avete fatto una chirurgia estetica? - Beh, adesso noi siamo pulci adattate alle grandi sfide del XXI Secolo. Voliamo invece di saltare, pungiamo rapidamente e possiamo immagazzinare più nutrimento. - Allora perchè avete quella faccia denutrita? - E' una cosa temporanea. Ci stiamo già consultando con un pipistrello perchè ci insegni la tecnica del radar. E tu? - Ah, io sto bene, grazie. Sono forte e agile. Era vero. La piccola pulce era in forma e ben nutrita. Ma le due grandi non vollero “dargli soddisfazione”: - Ma non ti preoccupa il futuro? Non hai pensato a un consigliere? - E chi dice che non ne abbia uno? Ho ingaggiato una bavosa come consigliera. - Cosa? Che c'entrano le bavose con le pulci? - Tutto. Io avevo il vostro stesso problema, ma invece di dire alla bavosa quello che volevo io, ho lasciato che lei valutasse bene a situazione e mi suggerisse la miglior soluzione. La bavosa rimase in silezio per tre giorni, osservando il cane, prendendo appunti e pensando. Poi mi diede la sua diagnosi: “Tu non hai bisogno di fare nulla di speciale per essere più efficiente. Molte volte, un grande cambiamento è solo una semplice questione di riposizionamento” - E questo che significa? - Ciò che la bavosa mi disse di fare con il cane fu: “Siediti sulla cima della testa del cane. È l'unico posto che lui non può raggiungere con la sua zampa”.










L'Eskrima conosce il Wing Chun Durante i miei viaggi, ho modo di conoscere molte persone di differenti culture. Questo è il bello del mio lavoro, poter entrare in contatto con gente che ha la stessa passione che ho io, le Arti Marziali. Di recente, un Maestro di Wing Chun, il Greco Chris Vafiades, mi ha invitato a fare delle lezioni di Eskrima e sull'uso del coltello. Egli è un maestro di Wing Chun che ha anche interesse per l'Eskrima. Questi corsi di solito durano cinque giorni e gli allenamenti sono di cinque ore al giorno. La maggior parte dei partecipanti sono Maestri di Wing Chun o hanno almeno diversi anni di esperienza. Lo stesso Chris è uno stimato Maestro di Wing Chun in Grecia. Anche se non è conosciuto a livello internazionale, c'è la possibilità che questo cambi rapidamente. Il Wing Chun di Chris è molto efficace e di grande qualità e la sua conoscenza teorica dello stile è davvero impressionante. Sono sicuro che in futuro sentiremo parlare molto di questo maestro, perchè la qualità prevale sempre.



Wing Chun Ho iniziato a praticare Wing Chun quando avevo 16 anni. Il mio addestramento iniziò sotto la tutela di Henk Roelofsen, uno dei primi studenti di Wang Kiu nei Paesi Bassi. Più tardi, sono stato allievo privato dello stesso Maestro Wang Kiu. Wang Kiu è stato per molti anni un discepolo di YIP MAN. Erano già 15 anni che praticavo il Wing Chun e pensavo davvero di essere ormai un allievo avanzato del metodo, ma quando ho conosciuto il mio primo Maestro di Eskrima, Bill Newman, iniziai a dedicarmi ad essa. Si adattava meglio al mio modo di pensare e alle mie attitudini. Poco a poco ha cominciato a virare verso l'Eskrima e ad abbandonare il Wing Chun, fino a che non mi sono completamente concentrato nell'Eskrima. Ciò nonostante, rimango un grande ammiratore del Wing Chun e di Philipp Bayer, verso cui nutro una enorme stima.

Eskrima e Wing Chun L'Eskrima Filippina e il Wing Chun Kung Fu, uno stile cinese, condividono molti aspetti, però sono diversi in molti altri. In primo luogo iniziamo dalle differenze. Il modo di mettersi in posizione di guardia, è ben differente. Nel Wing Chun si carica l'80% del peso sulla gamba posteriore. Mentre nell'Eskrima si carica su quella anteriore (in una postura naturale e basilare di combattimento). Nel Wing Chun si mantiene la parte superiore del corpo statica e nell'Eskrima invece è in movimento. L'approccio all'allenamento con le armi nell'Eskrima spiega questa differenza. Nell'Eskrima iniziamo ad allenarci con le armi e più avanti si prosegue con quello senza armi, quando si padroneggiano i principi dell'Eskrima. Nel Wing Chun accade l'opposto.

Similitudini tra l'Eskrima e il Wing Chun Il Wing Chun è una delle migliori pratiche di Arti Marziali che sia stata sviluppata. Vale lo stesso per l'Eskrima. L'Eskrima si sviluppa sul campo di battaglia e si prova nel combattimento reale a costo di molte vite e di un grande spargimento di sangue. Per tanto, purtroppo l'Eskrima non sempre viene presa sul serio da alcune persone. Esse praticano l'Arte

solo come secondo o addirittura come terzo stile, oltre alla propria Arte marziale principale - come un contorno al ristorante. Nel Wing Chun, il principio dell'energia in avanzamento è molto importante. Quando non c'è contatto con l'avversario e la mano è libera, bisogna attaccare. Nell'Eskrima questo principio è anche qui una delle sue chiavi. L'Energia in avanzamento è un principio cardine, è come l'invio dell'energia inter na in avanti. L'intenzione con la quale si può attaccare, è sempre orientata verso l'avversario. Questa energia interna scaglia l'attacco. Anche quando non si attacca, si mantiene l'iniziativa. L'avversario non deve avere nessuna opportunità di attaccare. L'attacco è la migliore difesa, come abitualmente si dice e quando si realizza l'attacco, la difesa si fa allo stesso tempo dell'attacco stesso. L'Energia in avanzamento è assai diretta e richiede molta concentrazione. Inoltre, quando è ben compresa e ben praticata, diventa una seconda natura. Per me, questo è un modo di pensare normale. Mio padre mi diceva (quando io ero ancora molto giovane): “Attacca sempre per primo”. Questo perchè possono succedere solo due cose: che l'avversario si avvicini o che lo si colpisca alle spalle. Mi è sempre piaciuto di più il secondo risultato, è molto più divertente.

Il Lato Cieco Il lato cieco è un aspetto importante del Wing Chun, soprattutto nello stile di William Cheung. Evadere dall'attacco, facendo uno spostamento verso l'ester no della linea d'attacco e contrattaccare attraverso la linea aperta. Questo importante principio nel Wing Chun da l'idea che alla forza non si può rispondere con la forza. Dobbiamo ricordare che il Wing Chun venne sviluppato da una donna secondo la leggenda. Nell'Eskrima questo principio si chiama “punto cieco” e si pratica con la spada, la daga o con il bastone e il coltello. Anche nel Pangamot e nella lotta col coltello, utilizzo molto questo concetto. Posso dire che questo è uno dei motivi che rendono il mio sistema di lotta col coltello, diverso da tutti gli altri sistemi. Uso il concetto del “punto cieco” per utilizzare un coltello più efficacemente.

Per l'avversario, un attacco con coltello basato su questi principi, è difficile da bloccare. In realtà, si tratta di una cosa abbastanza semplice, perchè ciò che non si può vedere, non si può ne parare, ne mostrare. “Lato Cieco” o “punto cieco”, sono I principi chiave per attacchi efficaci e duri, con o senza armi. In questo non c'è differenza.

Creato per la strada L'Eskrima e il Wing Chun sono ideali per la difesa personale. Con tecniche corte, rapide e semplici, sono Arti Marziali efficaci, create per la strada e il combattimento corpo a corpo. In strada non ci sono regole o arbitri. Esiste solo una regola: sconfiggere l'avversario o perdere, non ci sono altre opzioni.

Armi nel Wing Chun Nel Wing Chun si usano armi come i Bart Cham Dao, anche conosciuti come coltelli a farfalla, o il Lok Dim Boon Kwan (bastone lungo). Queste armi sono le più tradizionali e hanno una grande storia. Non sono armi utilizzate comunemente per strada o che si possono trovare in giro. Tuttavia, l'allenamento con le armi è una parte importante del Wing Chun e agli allievi piace un sacco allenarsi con esse. Quando si inizia l'addestramento con le armi nel Wing Chun, si è già allievi avanzati.

Combinazione di entrambi gli stili L'Eskrima e il Wing Chun sono come “fratelli”, poichè si adattano perfettamente tra loro, questa è naturalmente una delle ragioni per cui molti praticanti di Wing Chun si allenano anche nell'Eskrima (e viceversa). E' quasi un fatto naturale. Entrambi gli stili sono concetti provati e adeguati per un'efficace autodifesa. Per me autodifesa vuol dire attaccare e attaccare per primo. Ho un'ampia interpretazione della parola “difesa”. Nel Wing Chun esiste quello che viene chiamato il colpo a catena: restare in una linea retta, cercando di far si che la linea tra noi e l'avversario sia la più breve possible. Nell'Eskrima si fa proprio la stessa cosa, con o senza armi. È quello che io chiamo uno “stato d'animo vincente”, colpire e continuare a colpire.



“L'Eskrima e il Wing Chun sono come “fratelli”, poichè si adattano perfettamente tra loro, questa è naturalmente una delle ragioni per cui molti praticanti di Wing Chun si allenano anche nell'Eskrima (e viceversa)” Il Wing Chun e l'Eskrima hanno molto in comune, ma anche alcune differenze. Ciò li rende così interessanti; quello che non è buono per l'Eskrima, lo è per il Wing Chun e viceversa, per questo si combinano bene insieme, sono come lo Yin e lo Yang.

Il Wing Chun e l'Eskrima nei film Sempre più spesso vediamo queste Arti Marziali al cinema. Eskrima e Wing Chun garantiscono azione realistica e spettacolare (I film di Yip Man sono geniali). La cosa buona è che naturalmente queste Arti Marziali dinamiche diventano sempre più famose e conosciute dal pubblico. Il Wing Chun e l'Eskrima sono una coppia perfetta, entrambe possiedono una storia antica; uno stile proviene dalla Cina e l'altro dale Filippine. Entrambi s o n o s t a t i s v i l u p p a t i a l l o s c o p o d i s c o n f i g g e re l'avversario il più velocemente possible, sono facili da imparare, sempre che si abbia un insegnante valido ed esparto, che addestri in una maniera in cui si possono re a l m e n t e a p p l i c a re i principi. Disgraziatamente ci sono troppi cattivi maestri. Bisogna avere certe qualità per essere un buon insegnante di Eskrima. Ovviamente l'abilità è importante, ma la capacità di insegnare e fare in modo che gli allievi migliorino fisicamente, spiritualmente e mentalmente, è forse la più importante per arrivare ad essere un buon maestro. C o n q u e s t o v o g l i o d i re c h e a v e re a b i l i t à n o n è sufficiente. Al giorno d'oggi spesso si vedono allievi che fanno bene nelle gare, ma ricordiamo che qui non s i d e v e e s s e re c a m p i o n i d e l m o n d o n e l l e competizioni, dobbiamo essere buoni praticanti di Eskrima o di Wing Chun. Se volete saperne di più sul Wing Chun, vi raccomando Chris Vafiades www.vafiadiswingchun.com Non ve ne pentirete. Per sapere di più sull'Eskrima, la lotta col coltello e il Pangamot, potete sempre rivolgervi a me, non abbiate dubbi e continuate a colpire con i bastoni! Benvenuti nel mio mondo, il mondo dell'Eskrima. Per conoscere i miei prossimi seminari, corsi istruttori, camp e altro ancora, potete visitare i miei siti web: www.scseskrima.com www.knifefightsystem.com




Grandi Maestri Apprendere l'uso dei colpi di gomito con le Forme tradizionali della Muay Boran E’ noto a tutti come la Muay Thai sia una delle Arti Marziali che ha pi? approfondito lo studio delle tecniche di gomito, portando i propri adepti a diventare veri esperti nell’uso di questa potente arma naturale. I gomiti di un Nak Muay vengono “affilati” come lame o punteruoli per poter procurare ferite anche gravi sul corpo dell’avversario ed ogni atleta viene messo in condizione di potersi servire efficacemente dei propri gomiti sia a fini offensivi che come scudi difensivi, indipendentemente dalla propria struttura fisica. I gomiti vengono utilizzati in tutti gli aspetti dell’azione di attaco e difesa, per colpire ma anche per bloccare, per intrappolare, per deviare, per schiacciare. In questo senso il gomito non comprende solo la protuberanza ossea a cui normalmente si fa riferimento come “punta del gomito”, ma anche una parte dell’avambraccio. Tra i molti sistemi di allenamento utilizzati dai Maestri thai per addestrare gli adepti nell’uso delle tecniche di gomito, il pi? noto consiste nel colpire ripetutamente attrezzi appositi, primi fra tutti i sacchi pesanti ed i colpitori (Pao e Focus Gloves). Ma l’allenamento all’impatto costituisce solo una parte della preparazione necessaria a diventare un esperto nell’arte dell’uso dei gomiti, il resto dell’allenamento deve essere eseguito: a) accennando gli attacchi con un partner nel corso della pratica della lotta corpo a corpo b) eseguendo sequenze prestabilite di tecniche di gomito, a solo. In realt? quest’ultima modalit? ? praticamente sparita dalle metodiche oggi utilizzate dai Kru Muay e solo alcune scuole tradizionali, come quella del Maestro Sane Tubtimtong, continuano ad addestrare regolarmente i propri adepti all’impiego dei gomiti in combattimento attraverso la pratica costante delle Forme Ram Muay. In maniera analoga, i programmi tecnici dell’IMBA (Accademia Internazionale di Muay Boran) da sempre pongono grande enfasi sullo studio e sulla pratica di tali forme, e recentemente molti seminari sono stati dedicati all’approfondimento di questa materia. Analizziamo ora in dettaglio i vari metodi di allenamento che utilizzano le Forme di gomito, ricordando che l’apprendimento delle sequenze deve seguire una rigida progressione, partendo dalle serie elementari prima di poter iniziare la pratica di quelle pi? complesse, ad attacco multiplo. Gli esercizi basilari sono destinati ad insegnare allo studente come rendere automatico l’impiego delle gomitate seguendo le otto principali traiettorie di attacco; questi esercizi introducono l’importanza di utilizzare un movimento rotatorio delle anche intorno all’asse centrale del corpo, per permettere di trasmettere alle braccia l’energia presa dal terreno, attraverso una forte e rapida torsione dei fianchi. Tutto ci? pu? essere ottenuto solo grazie ad una perfetta coordinazione tra i movimenti delle gambe ed il resto del corpo. Come per tutti gli esercizi anche l’esecuzione di queste sequenze dovr? essere dapprima lenta e finalizzata allo studio dei dettagli di ogni colpo, in seguito veloce e fluida ed infine esplosiva e con “intenzione”. In quest’ultima fase la visualizzazione dell’avversario e dei suoi movimenti, diventa essenziale alla corretta esecuzione della sequenza. Oltre agli ovvi benefici di ordine tecnico (il corretto apprendimento delle azioni di difesa e attacco) gli esercizi per i gomiti aumentano anche la flessibilit? dei muscoli delle spalle, della schiena alta e della zona mediana del dorso. Possedere muscoli flessibili in queste aree ? di fondamentale importanza per riuscire ad ottenere gomitate realmente devastanti. Un colpo di gomito non pu? contare sull’articolazione del polso e del gomito stesso per generare potenza, come avviene ad esempio in un pugno, che sfrutta una catena cinetica molto pi? lunga. La scioltezza del movimento della spalla diventa un elemento cruciale nel portare correttamente una gomitata; mantenere le spalle decontratte nel corso dell’esecuzione del colpo ? un elemento essenziale da tenere sempre presente quando si eseguono questi attacchi e la giusta “decontrazione” viene ottenuta con una costante e corretta pratica delle Forme di gomito di base. La pratica delle sequenze di base ? anche finalizzata a preparare le zone di cui sopra all’esecuzione delle Forme pi? avanzate che, per la intrinseca difficolt? delle tecniche che le compongono, richiedono una elevata “scioltezza” di spalle e schiena. Con il progredire del suo livello tecnico, lo studente verr? iniziato alla pratica delle Forme di gomito superiori che mettono in combinazione altre armi naturali con i colpi di gomito. La difficolt? da superare in questa fase consiste nell’acquisire una tale naturalezza nei movimenti delle forme da riuscire ad imprimere una grande accelerazione ad entrambe le armi impiegate contemporaneamente (ad esempio il gomito ed il ginocchio) senza “caricare” eccessivamente le azioni, rendendo gli attacchi imprevedibili e quindi praticamente impossibili da bloccare.


L’energia necessaria verr? impressa da una contrazione esplosiva dei muscoli delle gambe e del tronco, proiettando con decisione ed incisivit? le armi del Nak Muay contro l’avversario.

Lo studio delle Forme base e di quelle avanzate di gomito ? stato e continua ad essere un complemento indispensabile per ottenere una tecnica senza falle e doti fisiche fuori dal comune; solo combinando la pratica degli esercizi a solo con l’allenamento all’impatto e lo studio delle varie azioni con un partner nelle sessioni di grappling, sar? possibile raggiungere un livello di eccellenza nell’impiego marziale di una delle pi? efficaci armi naturali a disposizione dei praticanti di Arti di combattimento.


Il DVD "Krav Maga Ricerca e Sviluppo" sorgè dalla voglia di quattro esperti di Krav Maga e sport da combattimento: Christian Wilmouth, Faustino Hernandez, Dan Zahdour e Jerome Lidoyne. Ad oggi, loro dirigono molti club e conducono un gruppo di una ventina di professori e istruttori di molteplici discipline, dalla Krav Maga alle MMA, Mixed Martial Arts. Questo lavoro non è destinato a mettere in evidenza un nuovo metodo nè una corrente specifica di Krav Maga. Il suo scopo è semplicemente quello di presentare un programma di Krav Maga messo a fuoco sull'importanza del " c o n t e n u t o " , condividendo in questo modo le nostre esperienze.

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Tutti i DVD prodotti da Budo Inter national vengono identificati mediante un’etichetta olografica distintiva e realizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili). Allo stesso modo, sia le copertine che le serigrafie rispettano i più rigidi standard di qualità. Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o la copertina non coincide con quella che vi mostriamo qui, si tratta di una copia pirata.

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Autodifesa


Nel mio ultimo articolo ho sottolineato l'importanza del perchè nel mio sistema di Combat Hapkido, “Sopravvivenza a terra”, non ci piace rimanere a lottare a terra. Noi insistiamo e diamo enfasi all'idea che “il suolo non è nostro amico”, nonostante che in molti sistemi di grappling succeda il contrario.


Non fare grappling… sopravvivi! In un confronto in piedi si ha molta più mobilità e molte più opzioni: si possono utilizzare barriere, salti, bloccaggi, parate e anche colpire se necessario, ma a terra è un mondo totalmente differente. Dovete fronteggiare qualcuno che sta cercando di farvi dei danni mentre siete in una posizione assai vulnerabile, scomoda, limitata. Probabilmente avete già perso l’opzione di risolvere la situazione parlando o semplicemente fuggendo dal posto. Avete a che fare con un aggressore violento che vi tiene

intrappolato a terra, imprigionato sotto il suo corpo, un incubo per chiunque! Tuttavia, immaginate quanto possa andare peggio a una persona più piccola (come una donna minuta) bloccata al suolo da un soggetto di stazza molto più grande. Quindi, aggiungeteci il fatto che si potrebbe avere a che fare con più di un aggressore e così rendersi conto che la persona aggredita ha molte possibilità di andare all’ospedale o all’obitorio! Ora, voglio che consideriate un altro aspetto della lotta a terra che quasi mai viene trattato nella maggior parte delle arti da presa “con base sportiva”: “ la

sopravvivenza a terra contro armi bianche”. Anni fa, quando il GM Pellegrini ed io stavamo creando il programma Combat Hapkido “Sopravvivenza a terra”, ci rendemmo conto che dovevamo occuparci di tutto questo, a causa della gran quantità di attacchi che terminano a terra, con l’aggressore che usa un’arma Bianca o un oggetto affilato. Infatti, le statistiche mostrano che buona parte delle donne che si trovano in una situazione di violenza fisica, hanno di fronte un attaccante armato di arma Bianca (o un oggetto appuntito similare), utilizzata per obbligarla a restare in


Autodifesa silenzio, rimanere a terra e sottomettersi. Un altro esempio interessante è un’altra cosa che ho avuto l’opportunità di imparare e di incorporare nello sviluppo del mio materiale didattico. Mentre ero nell’Aeronautica Militare (Air Force), destinato a Portorico, ebbi l’occasione di lavorare part-time insegnando Tattiche defensive per personale militare e agenti di sicurezza. Infatti, ho addestrato più di 1200 ufficiali di vari riformatori minorili in tutta l’isola, durante i miei 4 anni di stanza lì. In quegli istituti che visitai e nei quali ho insegnato, c’erano di solito tra i 12 e i 15 reclusi minorenni per “dormitorio” in cui vi erano dei bagni in comune.

Una delle principali preoccupazioni delle quali gli ufficiali mi misero al corrente, fu una situazione in cui i reclusi inondarono i pavimenti dei bagni con acqua saponata e scoppiò una rivolta, e quando la Squadra Speciale di Contenimento irruppe negli ambienti del bagno, gli agenti scivolarono e caddero a terra, così vari reclusi, armati con “oggetti affilati”, li attaccarono. Si può intuire che questa non è una situazione nella quale qualcuno vorrebbe trovarsi, ma fare fronte a scenari pericolosi come questi, è parte del loro dovere. Come Istruttore di tattiche defensive, imparare da quella situazione inusuale, fu una forte motivazione a ricercare tecniche migliori, più realistiche e strutturare un programma di Sopravvivenza a terra


“In un confronto in piedi si ha molta più mobilità e molte più opzioni”


Autodifesa progettatto specificamente per affrontare degli attacchi armati. Da allora abbiamo anche compreso questo importante elemento per la nostra Polizia Internazionale, nel comparto di Tattiche Difensive (IPDTI) del corso di “Sopravvivenza a terra per Pubblici Ufficiali” Quando il GM Pellegrini ed io venimmo ingaggiati nel maggio del 2007 per dirigere un corso di “combattimento militare” all’Office of Naval Intelligence degli Stati Uniti, ad Alexandria (Virginia), gli allievi erano un interessante gruppo composto da personale di rami diversi (Navy Seals, CIA, ecc.) che stava per essere dispiegato in Afganistan e in Iraq, come addetti agli interrogatori dei prigionieri sospettati di terrorismo. Ci venne spiegato che la ragione per cui era necessario questo speciale addestramento, era per il fatto che questo personale si trovava disarmato mentre erano

nella stanza degli interrogatori con il prigioniero e si erano già verificati alcuni incidenti quando quest’ultimo era riuscito, in alcuni casi, ad attaccare l’ufficiale che lo stava interrogando. Qualcuno era stato ferito prima che gli addetti alla sicurezza riuscissero ad entrare nella stanza e bloccare il prigioniero. Una della cose gli che fecemmo notare fu che, per fortuna, gli aggressori non erano abbastanza abili da prendere una penna lontana dall’ufficiale e trafiggerlo con questa! Come possiamo ben vedere, solo con questi pochi scenari differenti che ho descritto qui, investire tempo nell’allenamento della Sopravvivenza a terra contro Armi Bianche, deve essere una parte della vostra strategia globale, se volete allenare sul serio la vostra difesa! Come parte della mia “realtà”, nelle lezioni di sopravvivenza a terra basate sulla realtà, introduco un “allenamento” alle situazioni con armi affiliate, in maniera che i partecipanti che praticano queste tecniche, non rimangano sorpresi se gli accade qualcosa del genere nella vita di tutti I giorni, e possono quindi prepararsi ad affrontare e sopravvivere da un attacco da arma bianca a terra. Le armi bianche non spariranno da qui a poco tempo. Difatti, sono state utilizzate da quando l’uomo lo ha fatto per la caccia o in battaglia e continuano ad essere usate sempre di più dai delinquenti, perchè sono facili da reperire, da fabbricare e sono disponibili quasi ovunque (penna, forchetta, coltello da carne, cacciavite, ecc) e non è richiesto alcun permesso per comperarle. Pertanto, ha veramente senso imparare a difendersi contro di esse, in tutte le sfumature della difesa personale (ovvero, la lotta in piedi e a terra). Così come tutti i nostri allenamenti Combat Hapkido, tutte le tecniche di questo programma sono selezionate per essere le più efficaci, facili da imparare e da assimilare. Continuiamo a ricevere commenti positivi da tutti i civili, dal personale delle Forze dell’Ordine e militare che lo hanno studiato. Speriamo che questo articolo vi ispiri a indagare, imparare e partecipare ai nostri seminari che organizziamo in tutto il mondo. Per maggiori informazioni, visitate il nostro sito web: HYPERLINK "http://www.dsihq.com" www.dsihq.com






Testo: Peter Weckauf, Irmi Hanzal, (M.A.), &Thomas Schimmerl Foto: Mike Lehner


Il sistema di combattimento tattico (TCS) è il mio modo di vedere le arti marziali e il combattimento corpo a corpo. TCS è, prima di tutto, basato su concetti e principi e contiene idee per l'autodifesa con oggetti quotidiani (SDS Concept), coltello da combattimento (Concetti di Combattimento con Coltello), lotta con bastone (Concetto lotta con Bastone), difesa contro armi da fuoco (Concetto delle armi da fuoco), l'uso delle asce (Concetto della lotta con Asce e Tomahawk) e combattimento a mano nuda. Nell'edizione di questo mese, parlerò della difesa contro minacce armate.

“In ogni caso, si deve valutare il rischio di perdere la vita a fronte della perdita di denaro o di altre cose”


Autodifesa TACTICAL COMBAT SYSTEMS (TCS) Minaccia con coltello o pistola A causa del pericolo rappresentato dalle armi, la legittima difesa contro queste è un argomento molto delicato. Un aggressore che usa un'arma per minacciare qualcuno, vuole intimidire in maniera massiva la sua vittima piuttosto che ucciderla. Tuttavia è molto importante tener presente la complessità della situazione e non impiegare certe tecniche casualmente. La condotta inappropriata, affrettata o esagerata, può non solo mettere in pericolo la nostra

sicurezza e salute, ma anche quella di persone innocenti. In ogni caso, si deve valutare il rischio di perdere la vita a fronte della perdita di denaro o di altre cose. Se uno decide di difendersi, bisogna assicurarsi di effettuare un “analisi della situazione” per avere chiaro ciò che è necessario per un azione difensiva efficace.

Analisi della situazione Nel contesto del TCS (Sistemi di Combattimento Tattico), l'analisi della situazione si definisce come il riconoscimento e la valutazione di una situazione potenzialmente dannosa in un lasso di tempo preciso e la relativa soluzione. La comprensione della

minaccia (Dove?, Chi?, Come?) è un primo passo fondamentale. Solo dopo aver valutato la situazione e le misure adeguate, allora possiamo iniziare. Faremo qui di seguito un piccolo elenco dei parametri per valutare le situazioni, per comprendere la complessità del problema. Da tutto questo, si capisce anche che non c'è modo, o quasi, di difendersi senza nessuna pratica o allenamento. 1. Analisi dell'attaccante - se è sicuro di se o timido, aggressivo o meno, se è sotto l'influenza di alcolici o droghe, se è mentalmente incapace di intendere ciò che sta succedendo. 2. Analisi dell'arma - che tipo di arma ci troviamo davanti (coltello, arma da fuoco).


3. Posizione dell'arma, capire dove si trova l'arma, verso dove è diretta, la posizione della lama, se è in movimento o no. 4. I dettagli dell'arma - per le armi da fuoco: se si blocca il grilletto, l'attaccante tocca il grilletto, o protegge la sua arma? Per le armi bianche: è un'arma a doppio filo o a uno solo? 5. Numero di attaccanti - quanti aggressori sono coinvolti (sono armati o disarmati?) 6. Pericolo per altre persone - ci sono altre persone in pericolo a causa della minaccia o della difesa (proiettili vaganti)? 7. Distanza dall'aggressore 8. Ubicazione - se ci sono vie di fuga disponibili, limiti di spazio e altre

circostanze… 9. Posizione - se siamo seduti, a terra o in movimento, esistono restrizioni particolari per una difesa ottimale? 10. Tecnica - Quale tecnica è appropriata per la mia difesa? 11. Strumenti - ci sono potenziali strumenti (oggetti da usare come armi, oggetti di uso quotidiano) disponibili e utili?

Le 9 colonne portanti della difesa contro le armi Distanza corretta Come regola generale, la corretta distanza è la portata della mano

verso l'arma. Una distanza più lunga f a s i c h e l ' a u t o d i f e s a e ff i c a c e s i a praticamente impossibile, soprattutto se sono coinvolte delle armi da fuoco. Posizione della mano Accesso veloce alla mano che impugna l'arma, o all'arma stessa, è la base per ogni difesa. Posizionare le proprie mani più vicine possibile alla pistola, sarebbe l'ideale. (Mani in alto!) Elemento sorpresa Scegliere il momento adeguato per avvicinarsi all'avversario è fondamentale per una difesa efficace. Se è possibile, aspettare il momento in cui l'aggressore si distrae.

“Un aggressore che usa un'arma per minacciare qualcuno, vuole intimidire in maniera massiva la sua vittima piuttosto che ucciderla”



Deviare l'arma Quando raggiungiamo la mano che impugna l'arma, o l'arma stessa, assicurarsi di puntare la pistola fuori della sagoma del proprio corpo (armi da fuoco). Assicurarsi anche di non mettere in pericolo altre persone.

Disarmo Il disarmo appropriato è l'unica maniera di avere il pieno controllo. Nel TCS utilizziamo una serie di concetti di disarmo (dare le spalle, afferrare, spogliare, strappare di mano, disarmo con il corpo, attaccare il braccio) in funzione di una data situazione.

come i concetti e i principi, costituiscono il TCS. Di base, utilizziamo metodi olistici e parzialmente tecnici, così come i procedimenti induttivi e deduttivi. Questo vuol dire che pratichiamo intere sequenze di movimenti, oltre a parti isolate delle stesse (per esempio, disarmare), oltre a certe tecniche che si possono applicare a vari concetti.

Controllo della pistola o della mano che impugna l'arma.

Controllare l'arma Dopo aver disarmato l'avversario si deve proseguire un controllo adeguato dell'arma e a distanza dall'aggressore, perché egli non possa più utilizzarla o possiamo noi usarla contro di lui. Controllo della situazione Il controllo della situazione si definisce garantendosi che l'aggressore non rappresenti più una minaccia diretta. Ciò lo si può ottenere mediante il controllo dell'aggressore, usando l'arma contro di lui o colpendolo.

Un altro importante blocco di metodi di allenamento del TCS, è l'addestramento delle proprie qualità. Pratichiamo qualità individuali come la reazione, la velocità, la sincronizzazione, l'agilità…, così come altri attributi combinati tra loro con forme specifiche del sistema o di altri, rispettivamente, con lo scopo di migliorare l'applicazione. Un esempio potrebbe essere: una veloce presa dell'arma, o il timing corretto per disarmare quando ci alleniamo a difenderci contro una minaccia da arma da fuoco.

Metodi di allenamento TCS

Sistema tattico di combattimento

Una volta preso il controllo dell'arma o della mano che la maneggia, non si deve cambiare la presa o realizzare altre manipolazioni, poiché questo potrebbe causare la perdita del controllo. Colpire o non colpire Possono esserci situazioni in cui è meglio attaccare l'aggressore immediatamente, se ciò può portarci dei vantaggi. Anche se ci sono attacchi che possono essere impossibili a causa della propria posizione in relazione all'aggressore, a causa dei quali ci potremmo poi trovare in una situazione peggiore alla precedente.

Nel TCS usiamo molti differenti metodi di allenamento. Questi metodi, così

TCS - T come tattico Tutti i sistemi TCS contengono


Autodifesa

l'allenamento tattico integrale, oltre all'addestramento tecnico. Insegniamo tattiche per sapere quando, dove e come utilizzare le tecniche difensive, come comportarsi quando si affronta pi첫 di un avversario, diversi sistemi di maneggio di armi e come usarle per attaccare, usare e includere l'ambiente circostante, il lavoro di squadra e molto altro ancora.


“Il controllo della situazione si definisce garantendosi che l'aggressore non rappresenti più una minaccia diretta. Ciò lo si può ottenere mediante il controllo dell'aggressore, usando l'arma contro di lui o colpendolo”

TCS - C come combattimento Grazie al fatto che l'autoprotezione e la difesa personale sono gli elementi più importanti. Si usano tecniche e metodi di Arti Marziali e sport da combattimento per migliorare le tecniche. TCS - S come sistemi Grazie al fatto che il TCS contiene vari sistemi, ciascuno dei quali si può insegnare individualmente o in combinazione con altri sistemi del TCS.

Si insegna l'autodifesa con oggetti di uso quotidiano, la lotta col coltello e la difesa contro attacchi da coltello, ascia e tomahawk, armi da fuoco, combattimento con bastone, tonfa e a mano nuda.

Per maggiori informazioni su corsi e seminari, visitate: www.knifefighting-concept.com




Brazilian Jiu Jitsu: Il cammino verso la Germania e L'Europa „Io sono un squalo. Il suolo è il mio oceano e molta gente sa a malapena nuotare“ (Rickson Gracie) La mia esperienza con quello squalo chiamato Rickson Gracie nel suo oceano, mi portò ancora una volta ad essere un allievo, anche se avevo già raggiunto il grado di maestro nel Weng Chun Kung Fu. Sono stato allievo di Rickson e suo rappresentante tra il 1994 e il 2000 e da allora ho trasmesso questa arte ai miei allievi, come parte del mio programma di studi Tiger Team Brazilian Jiu Jitsu. Le lezioni private nel suo leggendario garage nel bel quartiere di Pacific Palisades a Los Angeles, consistevano inizialmente in una serie di esercizi di riscaldamento, che comprendevano, BJJ, Yoga e tecniche di respirazione, seguiti da esercizi in coppia di Rickson da fare in piedi. Egli aveva sviluppato un

programma di allenamento sofisticato da cima a fondo, combinando gli esercizi di difesa personale in piedi di suo padre Helio Gracie, con esercizi sull'equilibrio e comprendente le difese contro gli atterramenti, i colpi, gli strangolamenti e le tecniche di presa mediante l'uso di forze di leva. In quella maniera era possibile difendersi con successo contro avversari più forti e più veloci. Rickson insegnava tecniche in piedi per il controllo a distanza, per chiuderla e successivamente per sottomettere velocemente l'opponente nella lotta a terra. L'obbiettivo principale era controllare il contendente da una posizione superiore dominante, come la posizione che oggi conosciamo come „ monta“, nella quale uno si siede sull'avversario mantenendolo sotto e obbligandolo ad arrendersi attraverso colpi, leve alle articolazioni, e tecniche di strangolamento o meglio ancora, tentando di ingannarlo per farlo cadere con la faccia a terra, dove sarà più facile controllarlo mediante il micidiale strangolamento „Mata Leão“. Di seguito, ogni sessione di allenamento

Testo: Andreas Hoffmann, Christoph Fuß, Foto: Gabriela Hoffmann



con Rickson Gracie veniva completata dal combattimento a terra, lottando con lui. È davvero di grande ispirazione la facilità con cui è facile utilizzare i concetti basilari del BJJ, che obbligano l'avversario ad arrendersi. Oltre a Rickson, mi insegnarono anche suo fratello Royler Gracie e il suo allievo contura nera, l'hawaiano Romolo Barros. A quell'epoca, Rickson Gracie si stava anche preparando per il torneo Freefight in Giappone ed è stato un onore per me aiutarlo nella sua preparazione. Ma io volevo anche dare l'opportunità ai miei amici e allievi in Germania e in Europa di poter imparare il Brazilian Jiu Jitsu. Pertanto decisi di dare delle lezioni e anche di portare Rickson Gracie in Germania. Successe nel 1995 quando, in collaborazione con Guy Miallot (Francia), organizzammo tutto per la visita di Rickson e la sua allora moglie, Kim Gracie, in Francia e in Germania. In Francia almeno 300 praticanti parteciparono al suo seminario, durante il quale Rickson partecipò anche ad alcune sfide di lotta a terra. In quella occasione, Rickson sconfisse circa 80 persone in pochissimo tempo, che ebbero l'opportunità di combattere con lui, tra questi maestri e campioni di Judo, Sambo, Lotta Libera, ecc. Dopo tutto ciò, Rickson tenne un seminario intensivo specifico per noi Maestri. Successivamente Rickson Gracie e Kim vennero in Germania con il sottoscritto, dove c'erano 40 persone, quasi tutte miei allievi, che attendevano di partecipare a un altro seminario. In quel periodo in Germania non avevamo lo stesso supporto dei media che c'era in Francia e la maggior parte della gente non aveva mai sentito parlare del BJJ. A causa del nostro clima freddo

„La mia esperienza con quello squalo chiamato Rickson Gracie nel suo oceano, mi portò ancora una volta ad essere un allievo, anche se io avevo già raggiunto il grado di maestro nel Weng Chun Kung Fu“



Rickson si ammalò e prese l'influenza, ma tuttavia insistette per dirigere il seminario che risultò comunque fantastico. Nessuno si rese conto che aveva la febbre, tutti furono affascinati da lui e quindi il Gracie Jiu Jitsu venne introdotto in Germania dalla prima cintura nera.

Io stesso ho fatto delle lezioni e mi sono allenato con i miei allievi e durante quegli anni ho persino accettato molte sfide per la famiglia Gracie in Germania. Allora, in genere era abbastanza facile controllare la maggior parte degli avversari a terra.

„Rickson Gracie mi soprannominò„ l'incubo tedesco“,

Con il Weng Chun Kung Fu ero già piuttosto abituato a chiudere la misura, quindi potevo portare i miei avversari a terra, dove di solito non avevamo rivali, poichè quasi nessuno aveva la minima idea del sistema di lotta al suolo della famiglia Gracie - nessuno sapeva della


Gracie Jiu Jitsu

„Io sono un squalo. Il suolo è il mio oceano e molta gente sa a malapena nuotare“ (Rickson Gracie) monta, del backmount, del crossbody e altre posizioni o strategie, nessuno era a conoscenza di tecniche da usare in piedi e tantomeno della posizione di guardia. Rickson Gracie mi soprannominò „l'incubo tedesco“, descrivendo l'impressione che probabilmente davo a molti di coloro che all'inizio consideravano il Gracie Jiu

Jitsu inutile in combattimento, prima di rendersi conto del contrario in maniera alquanto brutale. Attualmente questa conoscenza di base ha trovato il suo posto in quasi ogni stile, anche se la maggior parte della gente non è granchè consapevole di quanto dobbiamo alla famiglia Gracie.




Nuovo libro! Il « Systema » è uno stile misterioso nelle sue forme, agguerrito come pochi, ma estremamente naturale. I suoi segreti sono stati diffusi con il contagocce, ma come non poteva essere altrimenti, si vanno scoprendo in quest’era di luce dove i segreti vengono dissolti in un mare di informazioni. Non è facile tuttavia trovare buoni istruttori di questa materia. I Maestri di Systema si sono dati da fare in maniera molto calcolata e hanno lasciato che si creasse un velo di leggenda attorno al sapere. Trovare un istruttore formato e di talento non è stato un compito facile, ma alla fine ci siamo riusciti. Marco Morabito è un solido esperto in materia; la sua esperienza in ciò che è stato chiamato « combattimento reale » è in questo caso molto più che un ornamento verbale; caratterizza e da un valore aggiunto al suo modo di insegnare il Systema. Il nostro interesse per questo stile è parallelo a quello che si sta risvegliando tra gli studiosi di tutto il mondo, perciò, dopo aver presentato il suo DVD, eccoci qui a pubblicare finalmente un libro istruttivo sulla materia con una persona capace che farà parlare di sé.

Alfredo Tucci

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Fu Shih Kenpo

Tutti gli aspetti e i campi della conoscenza sono stati tramandati nel corso del tempo attraverso la loro essenza, la quale è stata gelosamente preservata dall’ottica personale, evoluta e giudiziosa di chi l’ha trasmessa. Le Ar ti Marziali e precisamente il Kenpo, non si sono potute sottrarre a questa logica, che ha per messo che oggi possiamo accedere a tale saper e dalle radici o dalle fonti originarie della sua conformazione come Arte Marziale e sistema, quindi, di difesa personale.


Grandi Maestri


Fu Shih Kenpo


LE FORME O KATA DEL FU-SHIH KENPO La prima cosa che trasmettiamo a ogni allievo è una maniera specifica di “muoversi”, di orientarsi nello spazio, tipica dello stile, accompagnata da alcune determinate forme o metodi di respirazione e una spiccata attitudine verso le stesse origini che vengono dal suo fondatore o creatore. Si cerca dunque di trasmettere alcune caratteristiche del movimento di distribuzione della nostra massa corporea, direttamente legate ai movimenti gestuali di difesa e/o attacco con le nostre gambe, braccia, ecc. Queste forme primordiali di trasmissione nel loro insieme più semplici, sono quelle che conosciamo come le tecniche di base di una determinata Arte, Stile o Sistema, e sono trattate nella maggior parte dei casi in forma individuale fino alla loro comprensione e pratica, unificando la loro pratica stessa ad altre forme personalizzate, ma unite integralmente a quelle che racchiudono o conservano una determinata logica o coerenza, rispetto ai modelli di movimento che definiscono l’arte marziale in questione. L’unione di questi componenti primari, attraverso il filtro della loro origine, forma o stabilisce una serie di elementi derivanti dall’impronta e dallo sviluppo personale del loro autore, oltre che dalla zona geografica di provenienza e dalle influenze della stessa (orografia, clima, ecc.), dalle caratteristiche sociali e culturali dell’ambiente in cui si sviluppa, ecc. Tutto questo ci induce a osservare delle differenze nel modo di intendere il combattimento, differenze che sono il frutto dell’evoluzione e dell’analisi personale dei distinti tramandatori, che plasmano dei concetti basilari di movimento, che uniti tra loro danno luogo a suddette forme o Kata.

“Le forme, in generale, sono una sintesi sofisticata di valori e concetti marziali, avvolte sotto l’aspetto di danze coreografiche guerriere”


Fu Shih Kenpo Le forme, in generale, sono una sintesi sofisticata di valori e concetti marziali, avvolte sotto l’aspetto di danze coreografiche guerriere. Da quest’ottica, il loro valore di trasmissione è fondamentale per la sopravvivenza dell’Arte o del Sistema, il che non significa che vengono accettate senza più essere ulteriormente evolute, senza approfondire, analizzare e comprendere gli aspetti più imprescindibili della loro composizione, con lo spirito di acquisire una “conoscenza”, ultima fase di trasformazione del nostro compito che precede l’accaparrarsi delle informazioni. In certa misura, si tende a generalizzare la loro pratica e metodo di studio solo dal lato dell’efficacia. A cosa servono? Perchè perdere tempo nella loro pratica? D’altro canto, lo studioso di forme o kata tende, in generale, a focalizzare la propria pratica verso la conoscenza di forme sempre più remote per loro origini e tramandazione, forme ancestrali che postulano i tanto ricercati “segreti” marziali che tutti d e s i d e r a n o conoscere, situazione quanto meno curiosa, poichè in alcune occasioni ciò può arrivare a farci agire come sostenitori di secoli di tradizione e ci trasforma in difensori ad oltranza di dette conoscenze, il che, dopo un’analisi storica realizzata con il giusto rigore, ci fa osservare in primis la scarsezza o l’inesistenza di documentazione scritta o confutabile sull’argomento, motivo per cui tutte queste affermazioni, che in alcuni casi ci fanno diventare “eredi della

tradizione”, dovrebbero essere realizzate con profondo rispetto e umiltà. Da un altro punto di vista, la pratica dei kata o forme è anche centralizzata sull’aspetto sportivo, anche se forse la loro pratica esclusivamente a questo scopo, ha poco a che fare con gli obbiettivi per cui furono create, soprattutto dal lato educativo e di crescita personale, ciò che s’intende come sviluppo individuale basato sull’auto-disciplina e l’impegno. Il kata è il nucleo della nostra crescita come artisti marziali, è il supporto fondamentale che ci identifica con la nostra Arte o Sistema, conferendogli il nostro stile personale, fonte della definizione di Arte, poichè in ogni momento è un’interpretazione soggettiva e individuale di alcune nozioni, che poggia su aspetti

corporei assai determinanti delle nostre caratteristiche fisiche ed emozionali. Allo stesso modo, l’interpretazione delle stesse si trasforma in un esercizio di ricerca e comprensione personale dell’Arte o del Sistema, da un ottica di benessere fisico (movimento e respirazione, allineamento della struttura corporea, ecc.) e di difesa personale (posizionamento e angolazione del corpo, sincronizzazione delle tecniche, analisi delle stesse, sviluppo dei concetti, ecc.) Per ciò che concerne il sistema Fu Shih Kenpo, il nucleo di insegnamento attraverso le forme è intensificato in modo graduale, introducendo l’allievo o il praticante ad abilità precise e necessarie che, adattate al processo di apprendimento specifico, egli può necessitare. Si tratta di una serie di forme, quelle dal carattere più tradizionale che sono contenute da questo sistema, che provenienti da un’accezione assai basilare del Kenpo Americano, sono state adattate e arricchite dal Maestro Gutierrez. In questa maniera, nella sua fase iniziale, l’allievo conosce la “Forma delle Posizioni”, forma orientativa nello spazio che serve per adeguare una corretta distribuzione del peso del corpo negli spostamenti. In seguito gli viene introdotta la “Forma delle Parate” o “La Tigre si Difende”, dove si mettono in moto gran parte delle manovre gestuali di difesa, parate e deviazioni, soprattutto da un’ottica di difesa attiva, ovvero, quando si produce movimento durante l’azione di neutralizzare e la difesa si trasforma in attacco e viceversa, tutto ciò collegato alle prime manovre atte ad applicare i concetti di economia di movimento e continuità, oltre ad alcuni esercizi respiratori. Questo capitolo continuerà nel mio prossimo articolo di Giugno.





KOBUDO AIKIDO/KENDO/IAIDO

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Intervista L'AUTENTICO MIYAGI La vera storia dell'uomo che c'è dietro una delle più grandi leggende delle Arti Marziali! Nel 1965, 20 anni dopo la Seconda Guerra Mondiale, un campione mondiale di Arti Marziali del Giappone arriva negli Stati Uniti con soltanto 300 dollari nel portafoglio e i vestiti che aveva addosso. Lasciando i suoi fratelli in cerca del sogno americano, solo, per scoprire gli ostacoli che sfidano il suo onore. Con l'appoggio di un ex agente della CIA, riescono in qualche modo a fondare la prima scuola di Karate a Orange County, California, che apre la strada a ciò che avverrà in seguito! Una dimostrazione al torneo Internazionale di Ed Parker nel 1965 gli porta grande notorietà. La comunità delle Arti Marziali iniziò a notare la sua precisione impeccabile e le sue capacità nel maneggio delle armi, specialmente il Nunchaku e il Sai. Poco più tardi, venne richiesto da talenti come Bruce Lee e Chuck Norris. In seguito venne contrattato dalla più grande pubblicazione di Arti Marziali del momento negli USA, “Black Belt Magazine” e inoltre ricevette 2 dei premi più prestigiosi nella “Hall of Fame di Black Belt” (“Black Belt Hall of Fame Awards”). La gente veniva da tutti gli Stati U n i t i p e r a s s i s t e re a l l e s u e dimostrazioni quotidiane nel Vi l l a g g i o G i a p p o n e s e d i B u e n a Park, California, dove stupiva gli spettatori con la sua abilità col nunchaku e a mano nuda. Steven Seagal, che viveva a Orange County in quel periodo, era sotto la tutela del Sig.Demura e iniziò la sua carriera facendo delle dimostrazioni con lui. I rumors sulla sua abilità si estesero rapidamente nell'industria dello show-business! In ques to affas cinant e do cument ario , che lo s eg ue cro no lo g icamente pas s o do po passo, dal Giappone agli Stati Uniti, vengono intervistati i personaggi chiave le cui vite sono state toccate e cambiate per sempre da lui. Dal suo primo provino a Hollywood, che lo po rt ò al film “L'is o la del Dr.Mo reau”, nel 1977, fino al decennio degli anni '80, quando venne coinvolto negli emblematici film di Karate Kid nei quali fu la controfigura di Pat Morita, colui che recitava nella parte del Sig. Miyagi. Do po av er fat to la co nt ro fig ura



Intervista

d'azione per il Sig.Morita nella serie televisiva O'Hara, è apparso in una serie di film e documentari, compreso “Ninja” interpretato da Scoot Adkins e diretto da Isaac Florentine, che da molto tempo è nelle Arti Marziali, oltre che mio amico personale. Nonostante tutti i suoi successi a Hollywood, non ha perso mai di vista il suo dojo e la comunità delle Arti Marziali. Egli continua ad essere un ambasciatore del Karate in tutto il mondo, che si è spinto in più di 32 paesi.

Fumio Demura, Kevin Derek (regista) e Oscar Alvarez (produttore) realizzano questa intervista per Budo International: Budo Inter national: Di chi è stata l'idea di questo film e come è nata? Kevin: Nel 2009 ero in Florida a lavorare a un progetto, quando incontrai Sensei Demura per la prima volta dopo 20 anni. Incredibilmente, si ricordò il mio nome. Ero una delle sue cinture nere del 1988. il Sensei è sempre stato uno

di quelli che ammiravo; mi ricorda molto mio padre. Mi sono sempre vantato di lui con i miei amici, per il fatto che fosse così famoso. In Florida, andammo a pranzo in un ristorante cubano. Ricordando i vecchi tempi, all'improvviso venne fuori la domanda che volevo fargli da quando mi diplomai alla scuola di Cinema. “Sensei, è da molto tempo che vorrei fare un documentario sulla sua vita”. Demura mi guardò negli occhi e disse: “E' meglio farlo presto allora, perchè non so quanto mi resta da vivere”. Detto questo,




Grandi Maestri chiamai il mio produttore, Oscar Alvarez, e cominciai a smuovere il necessario per farlo. B.I.: Qual'è stato l'apporto principale di Sensei Demura, aveva qualche idea per il film? Kevin: La sceneggiatura era di Oscar e mia. Sensei Demura aveva fiducia e rispetto nel nostro lavoro. Ovviamente, senza il suo aiuto e supporto tutto questo non sarebbe stato possibile. Sensei ci mise in contatto con le persone che voleva includere nel suo documentario.

B.I.: Chi sono le persone coivolte e cosa avevano da dire i personaggi principali sul Sensei? Kevin: Una delle prime persone che intervenne nel progetto fu Pat E. Johnson. Loro erano buon amici sin dagli anni '70. E' possibile che lo ricordiate dalla scena di “I 3 dell'Operazione Drago”, dove lui combatte con John Saxon nel campo da golf. E' un coreografo di combattimenti molto stimato dall'industria del cinema, impegnato in saghe come “Karate Kid” , “Mortal Kombat” e molto altro ancora. Pat era il più grande conoscitore della vita del Sig.Demura, perchè hanno lavorato molto insieme. Una delle mie citazioni preferite di Pat è: “Nessuno prova a dire a Sensei Demura quanto è grande. Perchè quando si è in piedi, di fronte a tanta grandezza, come pensi di impressionarlo con qualsiasi cosa tu possa fare?”. Mr.Johnson ci spiegò come Sensei Demura ottenne la parte di controfigura del Sig. Miyagi e il legame di stretta amicizia tra lui e Demura. Poco a poco si sparse la voce sul nostro documentario e iniziammo a vedere che sempre più persone volevano partecipare al progetto, come Steven Seagal, Dolph Lundgren, Michael J.White, Tamlyn Tomita, Sean Kanan, Yuji Okumoto, Isaac Florentine, Billy Blanks, Gerald Okamura, Don Warrener, William Christopher Ford, il regista vincitore di un premio Oscar, John G. Avildsen e molti altri! Volammo in Arizona perchè Sensei Demura potesse andare a trovare il suo amico, Steven Seagal. Sapevate che il Sig.Seagal parla fluentemente giapponese? Aiutava persino Demura nelle sue dimostrazioni nel Villaggio Giapponese di Deer Park Village agli inizi degli anni '70. Il documentario comincia con una dichiarazione pungente di Seagal che dice: “Ci sono tante persone nelle Arti Marziali e nell'industria del cinema che non hanno mai studiato le Arti Marziali; tutto ciò che fanno è





merda e parlano delle persone con cui hanno studiato o di tutte le cose che hanno fatto, quando in realtà non hanno fatto niente! Tuttavia, li ritroviamo sullo schermo e nei dojo a raccontare alla gente tutte queste fandonie. Demura Sensei è un personaggio autentico. Una domanda che sarebbe stato interessante fare a Mr.Seagal era: “A chi ti riferisci esattamente?” Oscar: Sinceramente, credo che Dolph Lundgren lo riassume perfettamente con queste parole: “E' un vero artista Marziale e questo è quanto, ora come ora non rimangono molti uomini del genere”. Il Sig. Lundgren ha ragione, Sensei Demura è un pionere del Karate e sarà sempre ricordato come l'uomo che ha portato il Karate negli Stati Uniti e poi in tutto il mondo. Il Sig.Lundgren è un vero karateka e una persona meravigliosa. Quando andammo a trovarlo nella sua casa di fronte alla spiaggia di Los Angeles, ci diede un caloroso benvenuto e condivise la sua esperienza personale di come Sensei Demura ebbe un grande impatto nella sua vita, quando era giovane. Gli allievi di Sensei Demura avevano partecipato al suo film “Resa dei conti a Little Tokyo”. B.I.: Raccontateci qualche cosa di interessante, di quelle che pochi conoscono su Sensei Demura. Kevin: Adora la pizza! Prima di cominciare il progetto, dovetti fare alcune indagini su di lui,








Intervista quanto più leggevo e parlavo con la gente, tanto più mi rendevo conto della sua grandezza come essere umano e quanto era rispettato da tutti! Uno dei fatti più interessanti, al contrario di ciò che tutti credono, accadde nel 1965, otto anni prima di “I 3 dell'Operazione Drago”. Demura stava facendo una dimostrazione di nunchaku nell'università della citta di Los Angeles durante il tor neo del Sig.Nishiyama, allora gli si avvicinò Bruce Lee e gli disse che voleva imparare ad usare il nunchaku! Più tardi, Demura firmò con la casa editrice O'Hara per la quale apparve in diverse copertine di riviste e pubblicò per la prima volta un libro sul nunchaku, che uscì nel 1971. Un altro fatto interessante, è che anche Chuck Norris si è allenato con Sensei Demura. Il Sig.Norris, aveva da sempre un gran gioco di gambe, ma le sue tecniche di mano gliele insegnò Sensei Demura. Durante una delle feste di compleanno del Sensei, Chuck Norris riconobbe il suo successo a Fumio Demura. Sensei Demura è anche l'unico artista Marziale che aveva uno show personale a Las Vegas. Di sicuro è stato nello stesso periodo e nello stesso luogo in cui si stava esibendo Elvis! B.I.: Chi è coinvolto nella realizzazione del film, quando uscirà, sarà teatrale o un documentario, e che cosa ci sarà al suo interno? Kevin: I meriti principali vanno al mio produttore Oscar Alvarez e al nostro produttore esecutivo, Pat Nevraumont. Il documentario sarà montato quest'estate, da quel momento abbiamo intenzione di promuoverlo nei festival di tutto il mondo. Poco dopo, verrà lanciato il DVD. Oscar: Sin dal principio, questa grande idea era catturare la vera storia di una leggenda del Karate, grazie alle lunghe e incalcolabili ore spese per realizzare un film ispirato a un uomo semplice, che cercava il sogno americano e di condividere

la sua passione per il Karate in tutto il mondo. Non posso prendermi io tutto il merito, devo congratularmi col mio regista, Kevin Derek, per la sua devozione al progetto e il suo impegno per proporre la verità e il patrimonio di Sensei Fumio Demura in un modo che arriverà dritto ai nostri cuori. Credo che uno degli allievi di Sensei Demura abbia detto le parole migliori: “Se succedesse qualcosa al Sensei, non ci sarà un altro Sensei Demura”. Grazie Kevin per mostrarci il vero spirito del karate, che ha dato vita a questo splendido documentario che arriverà a milioni di karateka in tutto il mondo. È stato un onore e una dimostrazione di umiltà. B.I.: Sensei Demura, pu farci un breve riassunto della sua carriera nelle Arti Marziali e come giunse negli USA? Demura: Iniziai a praticare Arti Marziali a 8 anni, dopo la II Guerra Mondiale. Non avevamo nulla con cui giocare, così praticavamo la lotta corpo a corpo e il combattimento con la spada. Quando eravamo bambini, facevamo un sacco di combattimenti con la spada e avevamo creato le nostre spade improvvisate per allenarci. Più tardi, conobbi un uomo che conosceva il Karate, così studiai con lui. Poi, poco dopo, il Maestro Ryusho Sakagami aprì un dojo e io mi recai li per bussare alla sua porta. Volevo partecipare alle sue lezioni, ma il Maestro Sakagami disse: “Non si ammettono bambini”. Al posto di quello, iniziai così a praticare Kendo, ma continuavo a vedere gli allenamenti di Karate e in seguito domandai a Sakagami se potevo iniziare a praticare Karare e finalmente mi disse: “si”. Durante il mio addestramente ho conosciuto un bel po' di gente come Teruo Hayashi, Shogo Koniba, Kinjo Hiroshi, più avanti Taira Shinken che arrivò al dojo del Maestro Sakagami e rimase lì per un po' di tempo. Praticavamo Kobudo, giorno e notte. Allora, Taira Shinken si trasferì a casa del Sig. Inubes e





Intervista continuò ad allenarsi lì. Nel 1964, durante i giochi Olimpici di Tokyo, non ci era permesso praticare Arti Marziali, ma ci consentivano di fare delle dimostrazioni. Diventai l'assistente del mio Sensei nelle dimostrazioni e fu in quel momento che conobbi Don F.Draeger. Egli era molto famoso in Giappone in quanto statunitense. Draeger mi presentò Dan Ivan e questi venne al Dojo di Sakagami ad allenarsi. A volte andavamo alla casa di Don F.Draeger in Giappone, dove insegnava ad usare le armi. Ricordo che aveva una grande casa. Allora, egli mi domandò: “Vuoi venire negli USA a insegnare Karate?”. Gli dissi: “Va bene!”. In quella fase della mia vita io ero molto povero, mio padre era morto di recente, perciò avevo bisogno di più soldi per aiutare la mia famiglia. Il Sig.Dan Ivan mi offrì 200 dollari al mese per insegnare negli USA e quelli erano soldi importanti per me in quei momenti difficili, così accettai la sua offerta per venire negli Stati Uniti nel 1965. Quando arriv ammo neg li US A iniz iammo le no s t re lez io ni in un piccolo garage e da li a poco avevamo sempre più iscritti, per cui aprimmo il nostro primo dojo. Tutto andava molto bene, dopodichè scoprimmo il villaggio Giapponese dei Cervi in Buena Park e ci dicemmo: Ehi, qui possiamo fare le nostre dimostrazioni di Karate”. Ci offrirono di farle a titolo gratuito, come pro v a per v edere co me andav a. Facevamo degli show solo nel fine settimana e la gente iniziò a lamentarsi di non poter vedere gli spettacoli che erano già esauriti. In quel momento, i giapponesi del Villaggio dei Cervi di Buena P ark ci ing ag g iaro no e ci pag aro no per fare più s pett aco li l'estate successiva, e fu un grande s ucces s o . Una v o lt a t o r nat i, cominciammo a cambiare le nostre dimo s traz io ni in s cene di combattimento nelle quali sembrava che ci colpissimo realmente e con azioni degne di una scena di un film. Il n o s t ro s h ow di Karate di v en ne il programma più popolare del Villaggio Giapponese dei Cervi. Avevamo più successo dello spettacolo dell'orso, dei deflini e dei leoni marini, e dello s pettacol o dei cerv i . Erav amo fondamentalmente lo show numero

uno, per cui investirono più soldi nel nostro spettacolo. Tutto andava alla grande, quando un giorno mi arrivò una lettera dal Giappone in cui mi chiedevano: “Perchè fai queste stupide dimostrazioni?” Avevo un sacco di pressioni dal Giappone per farmi smettere di fare tali esibizioni. Così, prima feci la mia ultima dimostrazione di Karate, poi chiamai mia madre in Giappone e le dissi: “Mamma, questo è il mio ultimo show, quindi dovresti vederlo perchè smetterò di farne”. Mia madre mi chiese: “Perchè vuoi smettere?” - io le risposi: “Perchè mi stanno facendo molta pressione dal Giappone”. Mia madre replicò: “Se stai facendo qualcosa di sbagliato nel fare questa dimostrazione di Karate, allora smetti, altrimenti non dovresti farlo”. Allora le risposi: “Non sto facendo nulla di male” - e mia mamma dunque disse “Va bene, allora continua a farla”. Così continuai a fare le mie dimostrazioni di Karate negli Stati Uniti e poi nel 1974 al Campionato Mondiale di Long Beach, California, del quale era organizzatore il Sig.Oshima. Egli mi chiese se potevo fare una esibizione di Karate ed io accettai. Facemmo la nostra dimostrazione con la musica e il mio partner, Dan Ivan, mi disse di usare il suo karategi di argento. Ero un pò nervoso all'idea di usare un karategi di argento, ma egli mi disse: “Devi metterti alla prova”, così lo feci. Al termine della dimostrazione ricevetti un'ovazione da parte del pubblico. Il Sig. Sakagami mi chiamò dopo l'esibizione e mi disse che per la prima volta mi aveva visto. Si congratulò con me e quella fu la fine dei miei problemi col Giappone. Da li in poi, continuai a fare dimostrazioni in tutto il mondo. Al giorno d'oggi, tutti, ovunque, fanno lo stesso tipo di dimostrazioni di karate. B.I.: Quali campionati ha vinto in Giappone e in che anno? Demura: I Tor nei di Karate cominciarono nel 1958 soltanto di GojuRyu, senza colpi, poi la JKA iniziò un campionato per tutto il Giappone ed era ciò a cui volevo partecipare, così cominciai ad allenarmi per quello. Nel 1961, partecipai a un campionato in Giappone, dove era concesso di




Grandi Maestri “Quando arrivammo negli USA iniziammo le nostre lezioni in un piccolo garage e da li a poco avevamo sempre più iscritti, per cui aprimmo il nostro primo dojo” competere a tutti i differenti stili. Io combattei nelle semifinali con Kotaka e in seguito arrivai in finale, quindi ottenni il primo posto nel Campionato del Giappone. B.I.: Quanti paesi del mondo visita tutti gli anni? In quanti di questi ha insegnato? Demura: in questo momento abbiamo circa 32 paesi sotto l'egida della nostra organizzazione. Purtroppo non posso andare dappertutto, ma faccio circa 100.000 km l'anno. Vado spesso in Argentina, Cile, Inghilterra, Germania e Svizzera. Cerco di andare un pò in tutti i paesi. Ma non è semplice. Ho insegnato in tutto il mondo, in paesi come Canada, Messico, Honduras, Guatemala, Panama, Costarica, Venezuela, Brasile, Argentina e Cile. Anche il Australia, Nuova Zelanda. In Europa ho insegnato in Francia, Norvegia, Danimarca e Spagna. Sono stato anche in Arabia Saudita e quest'anno vado a Katow, che si trova vicino all'Iran. B.I.: Qual'è stato il suo ruolo in Karate Kid e come venne coinvolto in esso? Demura: La produzione mi chiamò per la prima volta, mi conobbero grazie a Chuck Norris, quindi feci il casting per Karate Kid. Il direttore del Casting mi consegnò la sceneggiatura e disse: “Va bene, legga la parte di Miyagi”. Guardai il copione, lessi ogni pagina in cui c'era Miyagi. C'erano un sacco di righe con Miyagi. Dissi al direttore del casting che questa parte era troppo lunga. Non ero ancora quel tipo di attore. Non potevo farlo, così lui mi disse: “Arrivederci”, e me ne andai. Più tardi ricevetti una chiamata telefonica del coordinatore degli stuntman, Pat Johnson, che mi disse: “Sensei, ho bisogno di te”. Gli dissi: “Non posso fare quella parte, è troppo lunga”. Lui allora mi disse: “ No, abbiamo ingaggiato Pat Morita per fare Mr.Miyagi, ma lui non conosce il Karate, così abbiamo bisogno di te come sua controfigura di azione”. Allora tornai alla produzione e mi riunii con i produttori che mi ingaggiarono per quel lavoro. In sintesi Sensei Fumio Demura è davvero un artista Marziale di straordinaria qualità e uno dei pochi Sensei giapponesi che è stato capace di chiudere il gap tra la cultura giapponese e quella occidentale quasi alla perfezione. Questo film “L'autentico Miyagi” è una testimonianza di ciò che le Arti Marziali possono fare per praticanti di tutte le età, se si rispettano i tre insegnamenti che Sensei Demura ha dato negli ultimi anni ai suoi allievi e sui quali ha vissuto la sua vita: 1 Fare sempre il meglio possibile! 2 Lavorare sempre duro! 3 Non arrendersi mai!



Arti Marziali

KAPAP: Krav Panim el Panim, L'Arte del “Gaku-Jutsu-Do” KAPAP (Krav Panim el Panim combattimento corpo a corpo) è un'arte marziale israeliana, considerata soprattutto un'arte marziale moderna e basata sulla realtà del combattimento, anche se io preferisco il nome di “Arti Marziali Pratiche - PMA”. Questi due significati di KAPAP come arte marziale moder na e basata sulla realtà, ha creato un po' di confusione in giro ultimamente, quindi andiamo a fare chiarezza. I primi passi del KAPAP ci portano indietro ai vecchi tempi in Israele, tra il 1930 e il 1940, quando questo era il nome generico per il combattimento corpo a corpo. Il nome che veniva utilizzato prima che Israele fosse riconosciuto e stabilito come stato indipendente nel 1948. Fino alla fine del 1960 si usò come nome generico per le diverse forze di sicurezza israeliane. Il sistema si basa sul Judo e il Jiu Jitsu, il che ci rimanda alla visione giapponese dell'Arte Marziale con Maestri come Yahuda Markus, Gerson Kopler, Michel Horowitz e molti altri istruttori e insegnanti di quest'epoca pionieristica. E' interessante rendersi conto che in Israele la maggior parte delle persone anziane sono più abituate al termine Kapap, mentre le nuove generazioni lo sono di più con il nome Krav Maga. Il Krav Maga è stato uno dei sistemi che sono nati da quei vecchi tempi. Al mio ritorno in Israele dall'Estremo Oriente, dove ho studiato Arti Marziali per 8 anni, mi venne chiesto dal Tenente Colonnello dell'Esercito, Harush Avi, di creare un metodo di Krav Maga per le giovani reclute, come parte della preparazione al servizio militare. Allo stesso tempo, l'unità superiore antiterrorismo di Israele, lo YAMAM, mi aveva reclutato come membro e istruttore di combattimento corpo a corpo con il grado di Sergente Maggiore (il più alto). Il mio compito consisteva nel tornare a riscrivere e ripristinare la vecchia struttura del programma, per così incorporare nuove metodologie di allenamento. In questa missione ho collaborato con il Tenente Colonnello Chaim Peer, che era molto esperto nelle forze di sicurezza militari e di altro genere. Il sistema che abbiamo sviluppato insieme più tardi, è stato riconosciuto come fondato sulla realtà dalla maggioranza, grazie all'idea che “E' meglio essere uno studente di realtà, che un Maestro di illusioni”. Gran parte dei movimenti e dell'addestramento erano collegati e sperimentati in situazioni basate sulla realtà. Allo stesso tempo però, mancavano il vero concetto e significato del Kapap. Quello non era il Kapap che avevamo in mente.


Kapap

Testo: Avi Nardia, Tim Boehlert Foto: Ken Akiyama Il Kapap è un sistema che si compone di tre aspetti: tradizionale, sportivo e da combattimento. Un intero sistema non può funzionare senza queste tre dimensioni. È come un albero genealogico: l'albero senza radici cade facilmente e i rami caduti, si seccano e muoiono velocemente. Negli ultimi 15 anni il Kapap è entrato nel mercato civile e abbiamo tentato di preservare la qualità dello stesso, respingendo il 75% degli allievi che lo hanno richiesto. Anche avendo un simile filtro, molte volte abbiamo l'impressione di stare accogliendo persone sbagliate. Ai vecchi tempi, gli allievi avrebbero richiesto l'ammissione alla scuola. Ciò con cui abbiamo noi a che fare oggi, sono pubblicità ridondanti, tentativi di persone di entrare nelle scuole e Maestri che sono disposti a vendere i diplomi per posta elettronica senza mai nemmeno aver visto l'allievo, con il solo scopo di costruire un sistema! Nel Kapap si pratica lo stile della vecchia scuola: gli allievi dovranno fare delle cose per essere ammessi nell'organizzazione. Essi ci dovranno considerare dei Maestri e noi insegneremo loro come si usava ai vecchi tempi. Ultimamente ho cominciato vedere il KAPAP più come un insegnamento Zen. Potrebbe darsi che sia a causa del tempo che ho pasato a praticare Kendo in Giappone, che è la nobile scherma Zen. Nella nostra epoca moderna, la spada è stata soppiantata dall'introduzione delle armi da fuoco più sofisticate, ma i valori della morale e dell'etica che devono essere trasmessi ai praticanti attraverso le Arti Marziali, sono gli stessi. La pistola è il tiro con l'arco moderno. In uno scontro con i coltelli, è importante mantenere la distanza corretta e raggiungere i punti vitali dell'avversario per vincere e allo stesso tempo tenerlo fuori dalla propria zona di sicurezza. Allo scopo di risolvere i problemi legati alla distanza, la gente ha creato le lance, gli archi e le frecce. La pistola può essere vista come una piccola lancia che è un proiettile pieno di polvere da sparo e l'accensione o l'esplosione della stessa è come la forza di una corda. E ancora, se lo Zen era nel modo di tirare con l'arco, non c'è nessun motivo per cui la pistola non debba essere vista alla stessa maniera. Una volta iniziato a insegnare l'attenzione


Arti Marziali

e la coscienza, mi sono reso conto che la maggior parte della gente parlava di disarmo di un'arma da fuoco, ma nessuno di loro aveva mai usato un'arma nella propria vita reale. Si accese dunque una luce rossa per me quando vedevo questi presunti “Maestri” che non riuscivano a estrarre il caricatore della pistola, o a risolvere un malfunzionamento, o un blocco dell'arma. Mi sono davvero spaventato nel vedere che quei “Maestri” insegnano davvero alla gente. Solo mediante la fusione dei tre seguenti aspetti, si potrà ottenere una vera comprensione e conoscenza della pistola. L'uso dell'arma, il mantenimento dell'arma e il disarmo sono i tre fattori fondamentali con i quali si arriva a tale livello. La mancanza di una sola di queste dimensioni, conduce dritti al fallimento. Tutte quelle idee mi portatrono più verso la ricerca della maniera di combattere asiatica. In tempi remoti, un vecchio Maestro non era riconosciuto tale da se stesso, ma dagli altri. Al giorno d'oggi, la gente si autoproclama Gran Maestro.

Pertanto, voglio porre l'accento sull'importanza di “Gaku”, “Jutsu” e “Do” - la forma tradizionale di insegnamento e di apprendimento delle Arti Marziali. “Gaku” è l'apprendimento accademico che occupa le nostre menti. “Jutsu” è la pratica e lo studio delle tecniche attuali, con lo scopo di sconfiggere un avversario. E il “Do” è “La Via”, lo spirito che tutti cerchiamo di raggiungere nelle nostre vite, al fine di ottenere la vera conoscenza di noi stessi e del mondo. Questa è la principale idea di Kapap: “Sempre allievi, a volte Maestri”. È per questo che il Maestro di Arti Marziali è conosciuto anche come “ShihanJaku”. Significa che “punta a sud”, come una bussola, perchè nella tradizione giapponese, indicare il Nord era considerato di cattivo auspicio. Il Maestro era considerato come una bussola che punta verso la direzione corretta per i suoi allievi. Questi tre aspetti dell'apprendimento delle Arti Marziali occupano la mente, il corpo e lo spirito. La bussola del Kapap è preparata per puntare per primo verso l'integrità,

che nella maggioranza dei praticanti e dei Grandi Maestri attuali viene a mancare. Qualcuno mi ha detto che le Arti Marziali Israeliane non hanno integrità, quindi mi spiego in questo modo: La maggior parte dei grandi Maestri di oggi sono autoproclamati, non hanno avuto un vero Maestro, ne tantomeno seguono un qualche metodo, come una bussola che non ha direzione se non quella di ottenere dei guadagni. Ci sono persone nelle Arti Marziali israeliane che sono ex allievi già espulsi da altre scuole o organizzazioni, per ragioni con cui ho a che fare tutti i giorni. Io ho eliminato alcune mele marce dal cesto del Kapap e il giorno dopo sono diventate Grandi Maestri di Kapap, o hanno creato il loro nuovo “Kapap originale”, basato sulla menzogna. Poi cercano di diffondere cattiverie e calunnie sul proprio Maestro per cercare di affossarlo. Nei miei primi anni di pratica, quando l'insegnante ti cacciava dal suo dojo, era la vergogna massima che potevi affrontare. Oggi giorno devi


Kapap

“Ci sono persone nelle Arti Marziali israeliane che sono ex allievi già espulsi da altre scuole o organizzazioni, per ragioni con cui ho a che fare tutti i giorni”


Arti Marziali

“Il mercato offre pezzi di carta senza valore e senza una base di studi reali. Trattasi solo di ego e intimidazione, non di Arti Marziali” solo attraversare la strada o aprire Google per trovare una nuova organizzazione che ti spedisce un diploma di Gran Maestro! Per questo, conservare l'integrità dell'Arte Marziale ai giorni nostri è una vera lotta. Oggi la maggior parte dei grandi Maestri hanno forse fatto appena un corso di una settimana in Israele e dopo, si sono auto conferiti il diploma! Quante persone hanno davvero vissuto in Israele e studiato per anni le Arti Marziali israeliane? Quando ero in Giappone, la mia maestra domandò a uno dei miei allievi: “dunque, per quanti anni ha studiato in Israele?” Il mio vecchio insegnante è cieco, cammina a malapena per la vecchiaia, ma a me pare che egli mi abbia dato veramente la miglior lezione per fare in modo che davvero possiamo definire tali i nostri allievi. L'ago della bussola è sempre in testa, ma i nostri allievi sono pronti a seguirlo? O se non vi consegneranno una cintura colorata o vi riconosceranno un grado più alto e comunque gli chiederete di allenarsi più duramente, il giorno dopo sarete diventati “direttori” di una nuova organizzazione e sarete accusati di essere un truffatore? Come può una persona chiamare truffatore il proprio insegnante, se egli tramanda esattamente ciò che è stato insegnato a lui? Sono stato vittima di accuse disoneste da parte di allievi che cacciai dal mio dojo e dal Kapap, da far vergogna a loro stessi. Mandai via un tipo del nostro

addestramento di livello 1, un francese, il giorno dopo passò dal livello 1 al livello 5, nonostante ci siano solo 4 livelli! Cacciai un soggetto che era stato nell'esercito israeliano e lui cominciò a pubblicare stupidaggini su internet, ma dimenticandosi di dire che fu cacciato dall'esercito israeliano per essere un AWOL ( assente senza permesso!). E le storie continuano e continuano! Quindi in questo mondo è difficile trovare la reale integrità e tutti giorni vedo questa gente senza vergogna, che sono stati espulsi da varie organizzazioni israeliane, che si inventa nuove associazioni di Krav Maga. Il mercato offre pezzi di carta senza valore e senza una base di studi reali. Trattasi solo di ego e intimidazione, non di Arti Marziali. Qualcuno mi chiese di un tizio che aveva qualcosa di certamente riconosciuto dal Kapap o dal Krav Maga e io gli risposi che i bagni sono pieni di carte firmate da qualche fondoschiena - non è importante la carta, il documento, ciò che conta è chi l'ha firmata, la facilità con cui l'ha fatto e per quanti soldi lo ha fatto. Nel Kapap agli ordini del tenente Colonnello Chiam Peer, il prezzo da pagare è caro: sangue,


Kapap

“Non è importante la carta, il documento, ciò che conta è chi l'ha firmata...”


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sudore e lacrime. Se non potete pagarlo, potete sempre continuare ad essere il direttore di qualche sistema “reale”! Il Jutsu è la cosa più basilare e viene introdotto per la prima volta nella tecnica, tramite metodi fisici che sono quelli delle radici fondamentali di un'Arte, ma non è l'obbiettivo più rilevante. L'addestramento prosegue nel Gaku, che è lo studio della storia e della tecnica. Poi seguono le implicazioni filosofiche e spirituali. Un principiante non avrà la minima idea riguardo a movimenti fisici, per cui all'inizio deve imparare una quantità di tecniche per integrare i movimenti nel proprio corpo. Se l'obbiettivo è puramente sportivo, vincere delle gare, o per la salute fisica o la propria difesa, si potrà limitare a questo e va bene per quello che è. Nel momento in cui il praticante migliora la sua tecnica, si deve rendere conto che esistono alcuni generi di supporto tecnico. Egli dovrà studiare e prendere l'iniziativa di leggere dei libri e cercare di comprendere perchè certe tecniche si realizzano in una data maniera. Per alcune persone questo potrebbe sembrare una perdita di tempo, ma sapere qualcosa sulla storia del Kendo, illuminerà un atleta di Kendo. La conoscenza teorica e storica si somma alle capacità fisiche dell'allievo. Il Gaku e il Jutsu lavorano fianco a fianco. Alla fine, ciascun allievo avanzato arriverà al punto di domandarsi alcune cose più in profondità, circa il significato del suo addestramento e su come questa attività si adatti alle nostre vite e ci cambi come esseri umani. Qui si vede l'influenza dell'Arte nello spirito. Questo è il “Do”, la parte più importante del processo di apprendimento. Vediamo che le nostre vite cambiano grazie all'Arte in una direzione positiva e ci da prospettive di maggiore portata. Senza alcuna preoccupazione per il Do, la pratica del budo sarebbe semplicemente ridotta a un sistema il cui obbiettivo è colpire o uccidere un'altra persona. Non è necessario dividere i tre aspetti quando ci si allena. il Jutsu è assorbito dal Gaku e entrambi sono compresi nel Do. Sebbene all'inizio il raggiungimento della maestria tecnica sia molto importante, quando uno progredisce, il Gaku e il Jutsu cominciano anche a occupare un ruolo cardine, anche se il Jutsu non deve essere mai trascurato. Alla fine, si arriva a un equilibrio tra i tre, dove i cicli di retroalimentazione si muovono avanti e indietro tra le tre categorie, aumentando la conoscenza degli stessi. Però ricordate, senza integrità non si può trovare la via del Kapap e alla fine della giornata ciascuno di noi deve guardarsi allo specchio, e possiamo mentire a tutti , ma non a noi stessi! Quando mi fermo e mi guardo allo specchio, mi piace ciò che vedo e so che lavorerò più duramente e sarò un allievo migliore. “Perdi la pazienza e perderai un amico; menti e perderai te stesso” Hopi

" Foto: Mauro Frota & An'Ichi Miyagi Sensei, Higaonna Dojo. La foto fu scattata durante una lezione privata con Sensei An'Ichi Miyagi, quando vivevo nel Dojo Higaonna dormendo per terra (un pò come nel film "Karate Kid"). Un giorno, Sensei Morio HIgaonna mi disse che Sensei An'Ichi Miyagi sarebbe venuto per fare una lezione privata. Mi chiese di pulire il Dojo per accogliere il suo Maestro e così lo feci. Allenammo i kata Sanchin e Tensho, kata di base insieme a Gekisai e parlammo parecchio della filosofia delle Arti Marziali e dei valori morali. Sensei Morio Higaonna mi fece un sacco di esempi del suo stesso Maestro, il fondatore del Goju-Ryu Karate, Chojun Miyagi. Dopo mi fece promettere che gli avrei scritto una lettera e sarei andato di nuovo a Okinawa. E così avvenne. Nel Dojo, lui indossava sempre una cintura bianca e durante la cerimonia di apertura, invece di stare di fronte a me, mi chiese di mettermi accanto a lui. Non dimenticherò mai quel giorno - era il mio regalo di compleanno, poichè facevo 21 anni quello stesso giorno. Caro Sensei Avi Nardia, spero di vederti di nuovo molto presto per continuare ad imparare il Kapap da te, soprattutto perchè rispetti le mie origini e dai importanza ai valori morali. Mauro Frota"


Kapap

“Senza integrità non si può trovare la via del Kapap e alla fine della giornata ciascuno di noi deve guardarsi allo specchio, e possiamo mentire a tutti , ma non a noi stessi!”


Jean Frenette negli anni '80 e '90 è stato l'atleta più vincente a livello internazionale nelle competizioni di Kata con musica. Lui era il migliore e la sincronia tra le note musicali e le sue tecniche, non è mai stata eguagliata da nessuno. Abbiamo incontrato Jean mentre era qui a Los Angeles per realizzare le coreografie del suo ultimo film “Jaya”.



Budo Inter national: Dove e quando hai iniziato con le Arti Marziali? Jean Frenette: Ho iniziato col Judo che avevo 6 anni, poi a 10 ho iniziato a fare Sankukai Karate con Maxime Mazaltarim, mi sono allenato con lui e con il fondatore del Sankukai, Yoshinao Nanbu fino ai primi anni '80. B.I.: Perchè sei passato dallo Shito Ryu al Goju Ryu? J.F.: Mi trovai Sensei Chuck Merriman alla fine degli anni '70 e feci molte conversazioni con lui sulle origini del Karate e in particolare del Goju Ryu; è stato nel 1988 che sono passato al Goju Ryu Karate-do con Sensei Merriman. B.I.: Come furono gli inizi a Hollywood? J.F.: Iniziai a lavorare in televisione nel 1978, facendo dimostrazioni e coreografie di combattimento; in seguito, nel 1982, cominciai a lavorare nel cinema. Ho fatto video musicali, un film per la televisione chiamato “About Flynnt” e “Scuola di Polizia”. B.I.: Quali sono i progetti più importanti nei quali hai lavorato fino ad oggi e in quale ruolo?

“In definitiva, il progetto migliore in cui ho avuto modo di fare un lavoro incredibile è stato “300”, dove ho partecipato come controfigura e “Immortals” in cui ero il coordinatore degli stuntman, tanto per dirne un paio” J.F.: Ce ne sono molti, ma in definitiva il progetto migliore in cui ho avuto modo di fare un lavoro

incredibile è stato “300”, dove ho partecipato come controfigura e “Immortals” in cui ero il coordinatore degli stuntman, tanto per dirne un paio. B.I.: A cosa stai lavorando attualmente a Hollywood? J.F.: Ho appena terminato un progetto chiamato “Jaya”, con protagonista il fondatore inter nazionale del Parkour, il fenomenale David Bell. B.I.: Continui ad essere impegnato nelle arti marziali, nell'insegnamento e nella direzione di seminari? J.F.: Naturalmente; Ho ancora i miei dojo nella mia città natale, stiamo festeggiando il nostro 38° anniversario. Ho anche delle scuole sparse per tutto il Canada, in California e in 6 paesi europei. B.I.: Con che frequenza pratichi e cosa fai nei tuoi allenamenti? J . F. : C e rc o d i a l l e n a r m i t u t t i i giorni almeno un'ora; faccio stretching, fondamentali del Karate e Kata e ovviamente, preparazione fisica.


B.I.: Abbiamo capito che stai organizzando un importante seminario a Montreal, alla fine di questo mese. Puoi dirci chi sarà presente e chi potrà partecipare? J.F.: Si! Stiamo organizzando un Gasshuku Internazionale di Okinawa Goju-Ryu Karate-Do con Kijio Tsuneo e Gima Tetsu Sensei, entrambi del Jundokan di Okinawa. Sono tutti benvenuti quelli che sono interessati al Goju-Ryu. B.I.: Abbiamo anche capito che stai lavorando a un nuovo libro sull'Okinawa Goju Jundokan. Puoi dirci qualcosa in merito e qual'è la tua attuale posizione nel Jundokan? J.F.: Si, ovviamente! Nel 1999 ho chiesto il permesso a Sensei Miyazato di realizzare un libro sull'autentico Okinawa Goju-Ryu sotto la sua supervisione; egli accettò e fece le foto di tutti ì kihon, i kata e bunkai secondo i suoi insegnamenti legati all'eredità del suo maestro Miyagi Chojun; Ho fatto anche un'intervista con Sensei Miyazato sulla storia e sui programmi didattici; nel libro ci sarà tutto sul principale Sensei del Jundokan durante il periodo della presenza di Miyazato. Questo libro

sarà una tappa obbligata per qualsiasi praticante di Goju-Ryu di tutto il mondo. B.I.: Perchè credi che il Jundokan di Okinawa ha prodotto i karateka più dinamici di Okinawa degli ultimi 30 anni, nomi come Teruo Chinen, Morio Higaonna, Chuck Merriman, Masaji Taira e naturalmente tu? J.F.: Perchè penso che mantenga la sua autenticità, essendo Okinawa il luogo in cui è nato il Karate e avendo mantenuto il percorso originario grazie agli insegnanti del Jundokan. B.I.: Perchè non hai mai realizzato un film sull'Okinawa Goju? Hai in mente di fare qualcosa del genere in futuro? Se si, che cosa? J.F.: Ho diretto un documentario sull'Okinawa Goju-Ryu per National Geografic nel 2006; inoltre ho parlato con Isaac Florentine per preparare un film sul karate, per sviluppare una storia inedita sulle vere origini. Vi terremo informati su questo, ma tutto ciò che posso dire adesso è che si farà. B.I.: Qual'è la tua forma preferita e perchè sei passato dal tatami da gara all'Okinawa Goju Ryu tradizionale?

J.F.: In relatà, ho sempre fatto karate tradizionale; gareggiavo solo per mettermi alla prova ed esprimermi attraverso la mia arte. Credo di aver avuto successo nelle competizioni perchè avevo dei solidi trascorsi nella pratica tradizionale. B.I.: Recentemente hai lavorato in un film con Frank Shamrock, il leggendario lottatore di MMA. Ti è sembrato così interessante come si dice? J . F. : S i , a b b i a m o d a p o c o lavorato assieme in “Jaya”. Credo che sia un atleta incredibile e una grande persona, che ha dominato nella sua disciplina grazie all'allenamento incessante e alla sua dedizione. B.I.: Quali sono i tuoi piani nel mondo delle arti marziali per i prossimi 10 anni, per quanto riguarda il Jundokan? J.F.: Continuare a praticare karate è parte integrante della mia vita, insegnerò quanto potrò in base agli impegni sul set e creerò un'organizzazione internazionale per il Jundokan. Faro un annuncio nei prossimi mesi sulla sua nascita.


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Dibujo del Drag贸n acuarela y lapiz de Vivi Escriva Palacios.

I movimenti del Drago servono ad affinare lo spirito. Le sue tecniche si basano sulla filosofia dell'elemento terra. Il Drago insegna a rafforzare e canalizzare il Chi. Ha poche tecniche da combattimento. Il Drago allena piuttosto la forza interna attraverso le tecniche di respirazione.


Kung Fu


Kung Fu Drago (ó¥): Se prendiamo in considerazione i cinque animali principali dell'Hung Gar Kung fu originale, ovvero, la tigre, la gru, il serpente, il leopardo e il drago, oggi come oggi sono comprensibili anche per i laici. Per esempio la tigre: forte, diretta e fiera. La gru: morbida, rapida e con movimenti svolazzanti. Uno degli animali che anche per gli esperti di Hung Gar Kung Fu è enigmatico, è senz'altro il drago. Il drago è l'unico dei cinque animali principali, che non esiste in car ne ed ossa. Ma nonostante ciò, è una parte molto importante di questa antica arte. Al drago si associa l'elemento terra nell'insegnamento dei 5 elementi e come essere mitologico ha la fama di essere molto intelligente e di grande forza spirituale. In generale, il drago si relaziona spesso a posizioni delle mani e a strategie particolari. Molta gente sa anche che implica un lavoro intenso del Chi l'energia interna del corpo, anche “Qi” - che è assai reale, come qualsiasi altra forma di energia e segue di pari passo il nostro spirito. Da principiante il lavoro con il Chi risulta difficile, poiché il successo non dipende dalla forza pura, ma soprattutto dalla forza di volontà e spirituale. Ogni tecnica lavora con il Chi, con ciascuno dei cinque animali principali dell'Hung Gar Kung Fu. Il drago pensa principalmente a conoscere a dirigere e a rafforzare il proprio Chi. Tutto questo si pratica nell'Hung Gar, soprattutto tramite tecniche di respirazione dall'origine millenaria. Se osserviamo in generale lo stile del drago (stile Lung Ying), vediamo spesso nelle forme tecniche di combattimento travolgenti, rapide e ripetitive che imitano i movimenti degli artigli del drago. L'Hung Gar Kung Fu cattura l'essenza del drago e include poche tecniche da combattimento. Il “vero” allenamento ha luogo, come abbiamo detto, con esercizi lenti di Qi Gong (“lavoro del Chi”) e di rafforzamento spirituale. Un principiante di Hung Gar, eseguendo tali esercizi, potrebbe avere l'impressione che questi processi meditativi non abbiano un legame con il combattimento reale. Ma chi crede questo, si sbaglia! Il leggendario gran Maestro di Kung Fu, Dr.Chiu Chi Ling, rappresentante più importante che c'è per l'Hung Gar Kung Fu, lo ha così spiegato recentemente in un video: “Molta gente crede che il drago, siccome non esiste realmente, sia implicato nel Kung Fu solo per i suoi esercizi respirazione e di sviluppo del Chi. È un peccato, perché la verità è che nell'Hung Gar non c'è mai stato nulla che non sia stato concepito per il combattimento. Questo è poco ma sicuro, anche per quello che riguarda il drago”. In altre parole: nel drago non si tratta neanche




Kung Fu lontanamente soltanto di respirazione e/o di esercizi per la salute. Come afferma il gran Maestro Chiu Chi Ling, l'Hung Gar Kung Fu è stato pensato in tutto per il combattimento reale di vita o di morte. A quei tempi gli uomini non potevano permettersi altro nell'antica Cina. Se un ladro avesse rubato in una volta sola quanto raccolto in un mese di lavoro, per il contadino in questione ciò avrebbe rappresentato la totale rovina. Nulla da mangiare, nessun seme da spargere, ecc. L'autodifesa e il combattimento per sopravvivere, erano dunque di vitale importanza. Non c'era posto per nessuna “decorazione”nelle arti marziali. Questa riflessione ci aiuta non solo a capire meglio il drago nell'Hung Gar Kung Fu, ma dimostra velocemente a chi è interessato, che abbiamo a che fare con un'arte veramente tradizionale. O qualcuno pensa che un salto mortale in uno scontro uomo contro uomo sia davvero necessario? Se ricerchiamo nelle tecniche del drago nell'Hung Gar Kung Fu, aldilà degli esercizi di respirazione, in compenso troviamo poche tecniche da combattimento. A volte osservando le forme, pensiamo di riprodurre tecniche del drago quando con le mani, gli artigli o i denti (zanne) si cerca di imitare questo mitico animale. Anche per gli esperti, queste forme sono molto affascinanti, perché di base ricordano principalmente gli altri animali dell'Hung Gar, anche se alla fine lasciano trasparire i suoi propri principi. Se vogliamo sapere o vedere di più, allora ci si imbatte immediatamente nei procedimenti che visti da fuori dagli allievi sembrano “solo” esercizi di respirazione lenti e di concentrazione, con i quali, in parte, si prende coscienza dei particolari suoni emessi. Se possiamo vedere e copiare le tecniche, allora perché è così difficile capire come si applica realmente il drago in combattimento? Perché la sua funzione è anche quella di raffinare e sensibilizzare lo spirito del praticante, il che all'inizio, per l'allievo, può voler dire una grande revisione degli allenamenti svolti fino ad ora. Questo è qualcosa che l'allievo sperimenta relativamente presto nell'apprendimento dell'Hung Gar. Comunque, in

pochi purtroppo arrivano al punto nel quale si comprende davvero il drago. Perché? Il Gran maestro Chiu Chi Ling dice: “ Il problema che abbiamo al gior no d'oggi, è che i praticanti raramente giungono a un livello così avanzato da poter accedere a certe conoscenze necessarie, per esempio, a comprendere i suddetti sistemi degli animali, come quello del drago. Non esistono segreti o conoscenze occulte. Se si scava solo in superficie e ci si accontenta e/o si segue un maestro mediocre, non si riuscirà mai a comprendere”. È chiaro che anche un animale astratto come il drago dell'Hung Gar Kung Fu, celava sempre il combattere per sopravvivere nel profondo della sua mente. Alcuni sanno anche che l'elemento terra nell'insegnamento dell'Hung Gar, è fortemente legato al drago. La vera comprensione ci si presenta chiara solo quando si è raggiunto un certo livello. In tutte le arti conosciute non è differente. Un allievo è in grado di capire davvero certe cose quando ha praticato e imparato la materia nell'arco di un lungo lasso di tempo. L'unico fattore che possiamo decidere come allievi, è quello di scegliere il nostro maestro. Questo deciderà, coscientemente o meno, fino a dove possiamo imparare. E se hai un maestro, il quale lui stesso continua ad imparare, le tue possibilità di crescita personale sono infinite. Come in tutti i sistemi e discipline, al raggiungimento di una profonda conoscenza di una materia, si riduce in proporzione il numero degli allievi esperti. Come una piramide. Molti conoscono i principi fondamentali, solo pochi sanno e sono consci del senso profondo di determinate cose in una disciplina specifica. E così è sempre stato anche nell'Hung Gar Kung Fu. L'allievo con forza di volontà, desideroso e sempre disposto ad imparare, si troverà, presto o tardi nel suo cammino, tra i migliori e arriverà a comprendere cose come lo stile del drago e i suoi insegnamenti nell'Hung Gar. Questo è imprescindibile, perché la vera arte di Shaolin e il vero Hun Gar Kung Fu possano sopravvivere. Voi sarete tra coloro che tramanderanno questo sapere?


Testo: Franco Vacirca, Sandra Nagel Foto: Alica Frรถhlich


Il percorso verso la Cintura Nera con i fratelli Vacirca. Parte I La domanda più frequente nelle arti marziali e quindi nel Gracie/Brazilian Jiu Jitsu è, probabilmente, quanto tempo ci vuole per prendere la cintura nera? E come non potrebbe essere diversamente, ogni scuola, ogni stile di combattimento e ogni maestro rispondono a questa domanda in maniera differente, poichè dipende da quale è il suo obbiettivo, o qual'è il significato della cintura nera. La maggior parte delle persone spera di ottenere come risposta che è possibile arrivarci in circa 1 o 2 anni. C'è anche il caso in cui la gente, attraverso i film di arti marziali, si fa un'immagine falsata di ciò che sono le vere arti marziali. In alcune organizzazioni marziali attualmente vediamo molti giovani, persino adolescenti e bambini, che hanno la cintura marrone, se non addirittura la nera, il che non mi sorprende, anche se è tendenzialmente un'idea sbagliata di ciò che significa avere una cintura nera, a prescindere dallo stile o dalla scuola. In molte arti marziali al giorno d'oggi, vengono anche offerti programmi per la cintura nera tramite internet, mettendo in primo piano il denaro e non certo il sacrificio e l'impegno. Con il commercio delle arti marziali di oggi è molto più facile, perchè si può ottenere il diploma di cintura nera con un solo click sul mouse. Sono appena tornato da una Associazione Sportiva di Jiu Jitsu e senza che io lo abbia richiesto, mi hanno consegnato un diploma per fare in modo che i miei allievi possano presentarsi a dei tornei. Ancora una volta, le medaglie e le cinture vanno a braccetto tra loro e pochissimi si preoccupano dei veri valori del nostro lavoro e dell'impegno a lungo termine. La cintura nera adesso non vuol dire molto, perchè ci sono stili di combattimento nei quali questa viene concessa all'inizio e non alla fine di un percorso di arti marziali. Il Dan o il Master non dicono molto di più, perchè in certe discipline non ci sono soltanto 10 gradi di maestria, ma 15 o anche di più. Inoltre, non sempre è ovvio che chi possiede la cintura nera, allo stesso tempo possa essere un maestro o un istruttore. Quando iniziai


con le arti marziali, alla fine degli anni '70, coloro che avevano la cintura nera venivano chiamati anche “maestro”, cosa che non succede oggi perchè molti stili e scuole di combattimento hanno ridotto di molto i requisiti richiesti per ottenere tale grado, allo scopo di concedere a molte più persone l'opportunità di raggiungere questo traguardo. Vorrei porre l'accento sul principio di v alut az io ne della cintura per quello che è; la mia pers o nale opinione è che, anche se molti punti sono stati stabiliti dal mio maestro, P edro Hemet erio , i Gracie, Machado, ecc, lo approcciano in maniera similare.

Il percorso verso la cintura azzurra; più che una base: Nella Triangle Academy di Zurigo, la prima tappa, la cintura azzurra nel JiuJitsu dei fratelli Vacirca, si completa dopo un anno/ un anno e mezzo di addestramento regolare. Nella nostra accademia usiamo una scheda di verifica dell'addestramento con l'allenatore o istruttore, al termine di ciascun allenamento con gli allievi iscritti. Negli ultimi anni è stato anche migliorato questo percorso. I primi sei mesi di un allievo nella Triangle Academy sono, probabilmente, i più intensi, perchè il nostro stile di Jiu Jitsu è molto fisico e richiede pratica fin dalla prima lezione, per “confrontarsi” con i compagni di allenamento. Il “confronto” si fa nella modalità amichevole di “prova e errore” e non si deve considerare negativo in nessun caso, poichè nessuno se ne torna a casa con un occhio nero. Il Jiu Jitsu così come lo pratichiamo, ci obbliga immediatamente a confrontarci non solo a livello teorico, ma ci dimostra anche che l'applicazione della teoria e la pratica sono unite tra loro. Così impariamo ad adattare la tecnica del Jiu Jitsu a noi e non viceversa. Ciò che possiamo imparare dal Gran Maestro Helio Gracie, è che lui ha sviluppato un Jiu Jitsu che può essere imparato davvero dalla stragrande maggioranza della gente per difendersi e così deve sempre essere nella Triangle Academy, senza fronzoli ne parole inutili, come avviene in altre scuole di Jiu Jitsu brasiliano. Nei primi mesi bisogna pensare bene alle probabilità di sopravvivere a una situazione e come avere il controllo di questa. Un novizio di Jiu Jitsu non può evitare questa esperienza, non importa quanto forte e atletico sia, perchè questa è l'unica via e non ci sono scorciatoie per

agevolare questa fase. Nei primi mesi si diventa, di volta in volta, sempre più capaci di vedere e accrescere le proprie possibilità di percepire il nemico e controllarlo in maniera graduale e naturale, potendo dunque mettere in pratica la propria difesa in maniera efficiente. In questa fase si impara anche a usare meglio l'energia e a non disperderla facilmente, perchè già nei primi due minuti del combattimento si riesca ad equilibrare tutta la forza e la resistenza che si consuma. Col tempo, uno può anche imparare a rilassarsi nel “gioco”. Poco a poco si traccia un piano di gioco, attraverso un comportamento tattico adeguato, lavorando lentamente nel proprio percorso per raggiungere la meta desiderata. Chi riesce ad ottenere un buon senso della tecnica e della tattica, farà un passo avanti, costringendo i propri avversari a commettere degli errori per così poter trarre un vantaggio. Il proprio movimento è ogni volta migliore - ciò che io chiamo “il cerchio” perchè all'inizio ci si muove come se ci fossero degli angoli (quadrato) inoltre aumenta la flessibilità, poichè le tecniche sono state praticate diverse volte. Allo scopo di ottenere esattamente questo, come insegnanti della Triangle Academy lavoriamo in orari precisi quello che è il programma di studio basilare, il quale è stato sviluppato nel 1995 nella nostra accademia. Si tratta precisamente di una serie di 36 tecniche che si insegnano in 23 lezioni consecutive. Queste tecniche basilari sono molto di più che i fondamentali del nostro Gracie Jiu Jitsu, perchè si praticano sempre, aldilà del livello o cinture in cui stiamo lavorando al momento e sono lì per aiutarci a comprendere quella che è in realtà una “arte avanzata”. A differenza di molte scuole di BJJ e GJJ, io non lavoro in maniera lineare, tantomeno colleziono tecniche e trucchi per tenere gli allievi al mio fianco. Come il mio maestro Pedro Hemeterio, metto “l'efficienza” e “l'essenza” al si sopra di tutto. Mi rifaccio al concetto di insegnamento del maestro Pedro, perchè lui stesso era un innovatore del Jiu-Jitsu, ma senza disconoscere i principi base del Jiu Jitsu di Helio Gracie. Oggi io lavoro con colleghi come Rigan Machado, che a sua volta lo fa con Rickson Gracie, uno dei tecnici più grandi del nostro tempo. Tuttavia, proseguo nel mio cammino, perchè per me è importante che sia così. Quelli che arrivano alla Triangle Academy con esperienze in altre arti

marziali, spesso chiedono quando vedranno le prime tecniche di colpo, conoscendo bene il Jiu Jitsu dei fratelli Vacirca. La maggior parte della gente crede ancora di poter sconfiggere un contendente con un s o lo co lpo , co me mo lti s tili di combattimento continuano ancora a sostenere nel nostro secolo. Ci sono sempre delle eccezioni e non voglio dire che un bel calcio o una bella g ino cchiat a allo s to maco no n po s s ano es s ere definit iv i. A ltri vengono da noi e credono di essersi iscritti a una scuola di MMA (Arti Marz iali Mis te9, ma più av anti capiscono che il Jiu Jitsu non ha niente a che vedere con la brutalità delle MMA, e quindi abbandonano velocemente questa strada, cosa di cui no n mi dis piaccio dav v ero . Quando una cintura bianca fa il suo primo randori (combattimento tra compagni), non riesce a realizzare quasi un atterramento e in genere finis ce s empre a terra. La mag g io ranz a, pens ando all'esperienza una volta a casa dopo l'allenamento, si sente come se fosse stato spianato da un bulldozer. Molti vanno a casa frustrati, perchè non sempre le cose riescono così facilmente co me s i v o rrebbe in allenamento. Forse vi sorprenderete s e v i dico che do v ete v edere l'allenamento come un piccolo e do lce pes t ag g io . No n v i do v ete preoccupare se avete vinto o perso. Consideratelo come un'esperienza div ertente e alleg ra. Do po l'allenamento, andate a testa alta e pensate che è stato divertente e che avete imparato ancora qualcosa di nuo v o ...anche s e fo s s e s o lo un piccolo movimento della mano o del piede, che potrete provare nella prossima sessione di allenamento. Chiunque abbia pro blemi a las ciare l'eg o fuo ri dalla po rta dell'A ccademia e no n ries ca a co nt ro llare le s ue paure, av rà parecchie difficoltà nel Jiu Jitsu, po ichè ques to inutile fardello emo z io nale blo cca il co rpo e la mente e quindi inficia tutti i processi di apprendimento, non importa se si è dei principianti o se si è praticato per molti anni una qualsiasi altra arte marziale. Ci sono molte persone che passano continuamente da scuola a scuola, perchè pensano che non possa accadere in un altro posto, ma le co s e no n v anno co s ì e in genere questi individui finiscono per abbandonare completamente questo percorso e ritrovarsi in casa con birra, pop corn e pantofole, davanti alla tv a co nt inuare a s o g nare, invece di uscire a vivere le cose insieme a tutti gli altri.



Kyusho (il punto vitale) per lo sviluppo dell'energia Postura dell'arco “Dhanurasana” Nella scorsa posizione abbiamo aperto i canali e abbiamo iniziato a permettere che la kundalini si elevasse lungo lo Shushuma, oltre ad energizzare sia Ida che Pingala. Ciò è stato reso possible dal fatto che molte delle nostre dighe e canali sono stati aperti, rafforzati ed equilibrati. Tutto questo comincerà a percepirsi come una vibrazione o una sensazione di corrente elettrica che fluisce attraverso il corpo, poichè si basa sul calore per la decomposizione di calcificazioni o blocchi nel corpo. Si può anche indurre fisicamente attraverso certe manipolazioni dei nervi, ma le posizioni dello yoga sono concepite in realtà per poterlo fare per conto proprio. Non solo prepariamo il corpo in tutte le posture precedenti, ma anche il cervello e la colonna vertebrale. Tutto questo è di primaria importanza per la trasmissione buona e sicura di un'energia alquanto potente. Bisogna anche tener conto che non è consigliabile liberare semplicemente la Kundalini, ma anche alimentare il processo e prepararsi per il mantenimento dell'equilibrio; questa postura è una maniera fisica per raggiungere l'equilibrio e una valvola di sfogo, per così dire. Quando la Kundalini arriva alla testa, non cercate di razionalizzarla o controllarla, perchè non è necessario. Sentirete che, all'interno della testa, il calore e la pressione si muovono e vibrano perchè avvengono molti cambiamenti, si può anche sentire come si apre e si libera verso l'alto e l'esterno dalla parte superiore della testa (Chakra corona). Lasciate che ciò succeda perchè serve a decalcificare la Ghiandola Pineale e altri componenti del cervello, migliorando le funzionalità mentali. Questo è il processo chiamato il risveglio nell'arte dello Yoga, nonchè uno dei suoi obbiettivi. Con la liberazione della Kundalini, il praticante sentirà una grande quantità di calore che si muove e può dare origine ad alcuni sintomi fastidiosi (che l'autore ha provato su di se e non è solo semplice speculazione). Questi sintomi potrebbero essere: sudorazione oltre la norma di giorno e di notte, squilibri emozionali e periodi di quasi “pazzia”, a causa del riaffiorare di problemi del passato e della liberazione (pulizia o purga) del subconscio. Se il fuoco della Kundalini si concentra nella gola, il praticante può sentire una vibrazione, calore o pressione che si propaga verso l'esterno dalla parte superiore del collo e un dolore manifesto alla gola o alla mandibola. Può anche palesarsi una certa rabbia nel parlare. derivata dal liberarsi delle cose che avete soppresso o non siete stati in grado di verbalizzare in precedenza. Altri sintomi, sono tutti basati su dove si focalizza o si concentra la Kundalini; come ulteriore esempio, se si è concentrati o bloccati sul chakra del plesso solare, si può provocare gonfiore al ventre e la paura può nascere e prendere il sopravvento. La perdita di appetito può diventare un sintomo dell'eccesso di energia o semplicemente una mancanza dell'interesse di vivere questa esperienza. Se la Kundalini si concentra nel petto o nel cuore, i sintomi del Chakra comprenderanno calore, pressione, e probabilmente dei movimenti


in questa zona del corpo, insieme a battiti intensi e irregolari de cuore, vibrazioni o colpi. Questo può essere ricondotto a episodi emozionali rappresentati da grandi realizzazioni o anche da apparizioni meravigliose o strabilianti. Per le donne non si differenziano dalle vampate di calore della menopausa o dall'ipersensibilità emotiva durante la gravidanza. Negli uomini si possono percepire come un attacco di cuore o un alto livello di ansia, ma una volta di più, si tratta di una purga e ci sono molti modi per calmare questo fuoco: questa postura è uno di quelli. Quando il fuoco della Kundalini si colloca o si concentra nei due chakra inferiori, possono manifestarsi e/o liberarsi alcuni vecchi problemi di natura sessuale, sensi di colpa, o energie represse dalla sopravvivenza, che possono inizialmente causare dei problemi, ma alla fine si ha un senso di sollievo e una più elevata sensibilità. State anche attenti a bere molta acqua, perchè quando si aumenta l'energia, le contrazioni muscolari e il calore che si manifestano insieme a una sudorazione perdurante, sono fonte di disidratazione e perdita di sali minerali, per via della costante disintossicazione e purga che questo processo crea. Anche questo lo si controlla grazie a questa postura (e alla seguente della serie). Quando si lavora con l'aumento dell'energia e specialmente quando la si trasforma in calore, la terra (preferibilmente un prato, un giardino, o la sabbia umida della spiaggia) agirà per attirarla e raffreddarla. Scientificamente il freddo non esiste, esiste solo il calore (maggior livello di vibrazione), ma il maggior calore fluirà o verrà attratto dalla (fredda) entità climatica o da una minor vibrazione. Quindi, mediante il posizionamento dei Chakra inferiori del corpo frontale contro il suolo, in sostanza, il calore o la Kundalini verranno attratti da

esso, agendo come via d'uscita per non saturare il corpo con il suo rilascio. Vi renderete anche conto che le mani e le gambe si manterranno in quella posizione per non allontanarsi dalle possibili vie d'uscita a terra, in maniera che possiamo ottenere un più ampio rilascio. La liberazione più distante dalla base del Chakra è fortemente inibita dalla compressione della colonna vertebrale completa, dalla base alla testa. Non solo è compressa la colonna vertebrale, ma anche tutte le vie periferiche per il flusso delle energie. Dal momento che questo flusso trova degli ostacoli, la parte frontale del corpo, specialmente la linea frontale, o Chakra frontale, si stende (aperta) per una maggiore fluidità. Questo concentra e dirige l'energia della Kundalini verso il basso, verso terra, nel secondo Chakra in particolare. Ciò serve a liberare l'eccesso di energie e gli scarti in maniera che non rimangano stagnanti nel corpo. Il circuito si completa quando si manifesta e si libera partendo dalla base del Chakra, poichè sale attraverso Shushuma, Ida e Pingala verso la testa e torna a scendere verso i Chakra frontali.

Postura dell'arco “Dhanurasana” Quando adottiamo questa postura ci sdraiamo frontali su un terreno piano, per dar modo a tutti i chakra di essere a contatto con la terra, usando meno energia. Le braccia si spostano indietro mentre le gambe si sollevano per poter afferrare le caviglie o i piedi. Poi, in maniera sincronizzata, solleviamo la parte superiore del corpo e le gambe, al fine di porre il centro dell'equilibrio nella seconda zona chakrale. La testa si butta all'indietro per stendere il terzo occhio, o sesto Chakra, per cui si sente anche l'apertura della cavità sinusale superiore, dove si incontrano Ida e Pingala. Tutto questo agisce per consentire l'aumento delle energie che discendono fino al quinto Chakra nella gola, che anch'essa,di conseguenza, si è distesa. Permettendo che la Kundalini attraversi

Testo: Evan Pantazi Istruttrice di Yoga: Carolina Lino - Ponta Delgada, Azzorre Foto: Tiago Pacheco Maia - Ponta Delgada, Azzorre


“Quando adottiamo questa postura ci sdraiamo frontali su un terreno piano, per dar modo a tutti i chakra di essere a contatto con la terra, usando meno energia” adesso il quarto Chakra, quello del cuore, liberiamo la pressione per aprire questa porta non solo in senso longitudinale, ma anche laterale. Lo abbiamo fatto mediante l'estensione delle spalle e delle braccia distese per mantenere i piedi in questa posizione. Il terzo, o chakra del plesso solare, anch'esso è a contatto col suolo, anche se non completamente poichè serve come primo livello di attrazione per la Kundalini. Il sesto Chakra adesso sopporta il peso del corpo ed è il punto di rilascio del calore e delle vibrazioni della Kundalini. Nota bene, il praticante potrebbe sentire un qualsiasi fenomeno della Kundalini, questa posizione si può utilizzare per disperderlo ancora meglio.

Respirazione ed intenzione: Dalla postura precedente “sulla punta dei piedi” (Angusthasana), il praticante inspira profondamente nella posizione e inizia a espirare quando la riporta a terra. Continuate l'espirazione mentre muovete il corpo e le braccia in avanti fino alla posizione distesa con le braccia allungat. Prendetevi il tempo per respirare profondamente e nuovamente nel momento in cui iniziate a espirare, portate lentamente le braccia sui lati verso il basso per afferrare le caviglie o i piedi che si uniscono. Nella misura in cui tiriamo le spalle e le gambe, dalla testa, cominciare a espirare lentamente fino a che il sesto chakra si trovi a contatto con il suolo. Espirando e realizzando la postura, sentite tutto il calore o le vibrazioni che si muovono verso il basso dalla corona, attraverso il terzo occhio, la gola, il petto, il plesso solare e l'addome inferiore. Per ripetere il procedimento di respirazione potete mantenere la posizione (l'opzione consigliata) o mettervi di nuovo in posizione orizzontale. Può richiedere tempo celebrare comodamente questa postura attraverso un completo ciclo di respirazione, ma è la forma più completa per mantenere la struttura corretta e disperdere la maggior quantità di energia. Prossima postura 15 “Primordiale seduta” Raja Purnasana.


Nuovi libri! Questo libro è il primo che parla apertamente di una tradizione Sciamanica giapponese che dal Secolo XII rimase segreta. Si tratta della cultura spirituale degli Shizen ("i naturali"), un popolo che raggiunse la sua massima espressione intorno al Secolo XIV sull'Isola di Hokkaido, al Nord del Giappone. La cultura apparteneva alla popolazione Aino, culla di guerrieri e sacerdoti, gli abitanti originari delle Isole, di razza caucasica e in perenne lotta con gli invasori Yamato. Oggigior no solo un tre percento dei giapponesi possiede geni Aino, tuttavia la sua saggezza sul mondo spirituale fu tale che, nonostante l'essenza fu mantenuta segreta, "contaminò" intensamente la cultura giapponese e la sua influenza si può percepire in aspetti dello Shinto, nello Shugendo, nelle Arti Marziali e nelle tradizioni e abitudini di tutto il Giappone. I saggi Miryoku, gli Sciamani del popolo Shizen, erano temuti e ricercati persino dallo stesso Shogun per via del loro potere e delle loro conoscenze. L'e-bunto è rimasto talmente segreto che anche digitando il suo nome su Google, non ne esce niente. La ricchezza della sua eredità è enor me e le sue conoscenze del mondo spirituale e delle interazioni con esso sono sorprendenti e poderose. Filosofia, psicologia, strategia, alimentazione, medicina spirituale ... le materie che compongono l'ebunto sono molto vaste e ricche mentre la sua Cosmogonia possiede la finezza, la profondità e la raffinatezza della Grecia classica. Questo lavoro è dunque una primizia storica, ma anche una fonte d'ispirazione per comprendere come i popoli antichi esplorarono l'ignoto, interagendo in modo sorprendente con le forze dell'Universo, a partire dall'analogia e dal linguaggio dei fatti, giungendo a conclusioni che solamente ora la scienza moder na incomincia ad intravvedere. Una conoscenza che lontano dal rimanere un qualcosa d'infor mativo o sterile, fu utilizzata come medicina spirituale, trasmettendoci un bagaglio immensamente ricco che solo ora, finalmente, incomincia ad aprirsi al resto dell'umanità, trovando in questo modo il suo giusto riconoscimento.

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Parliamo del Sistema...


Dopo una profonda analisi dei problemi e dei punti di forza del sistema Wing Tsun, cominciamo ora una serie di articoli focalizzati sul miglioramento della comprensione di alcuni elementi tecnici e tattici dello stile.


WingTsun

“Nell'articolo di questo mese, faccio questa riflessione per mettere il lettore davanti all'enorme difficoltà di conoscere la natura dei sistemi di lotta cinesi, così come avviene per questo”

I

n molte occasioni, forse a causa della stessa reticenza del popolo cinese, alcuni aspetti non sono stati spiegati in profondità e ciò rende difficile la corretta comprensione degli stessi. Sono stati vari i motivi che hanno generato queste piccole “confusioni” che hanno prodotto una moltitudine di versioni e opinioni differenti tra i praticanti di Wing Tsun. Tutto questo non sarebbe un grande problema (le differenti versioni), se non fosse che le variazioni sono arrivate così lontano da causare in certe occasioni delle opinioni assolutamente opposte! Mi domando come sia possibile che all'interno di uno stile e dei suoi diversi rami, si possano avere opinioni “totalmente contrarie”... Se ci domandiamo circa i motivi che hanno provocato una tale varietà di rami e opzioni distinte, dovremmo dirigere la nostra attenzione verso il punto di “rottura” delle Arti Marziali cinesi. Se esiste qualcosa che unisce il Wing Tsun al resto degli stili di lotta cinesi, è la data del 1960. Quel fatidico anno, il governo comunista dichiarò l'inizio della famosa “Rivoluzione Culturale Proletaria”. Ciò che era visto in Cina come una ventata di aria fresca e un balzo in avanti del popolo cinese, si proponeva di farla finita con i cosiddetti “quattro vecchi”: i vecchi costumi, le vecchie tradizioni, la vecchia cultura e i vecchi modi di pensare. Tale presa di posizione estremista che venne accolta molto bene

dalle classi operaie e meno privilegiate in Cina dell'ultima metà del XX secolo, portava con se una serie di effetti collaterali di cui sicuramente nessuno tenne conto: lo sterminio delle Arti Marziali. Considerate parte della tradizione più antica della Cina e pertanto parte dei “quattro vecchi”, vennero perseguitate come il resto degli artisti e dei praticanti delle antiche arti cinesi (pittura, scultura, poesia, ecc...). Il maestri di Arti Marziali cinesi si videro obbligati all'esilio o a nascondersi all'ombra della grande “rivoluzione”. I più audaci, coloro che si rifiutarono di aderire alla dottrina comunista, furono perseguiti dal regime, incarcerati o nel peggiore dei casi impiccati o giustiziati nelle pubbliche piazze. Tutto ciò ebbe un effetto devastante su tutti i sistemi di Arti Marziali, dato il metodo di trasmissione utilizzato dalla cultura tradizionale cinese: one to one (trasmissione diretta di padre in figlio o a discepoli). Immaginando questo panorama, non è difficile comprendere la difficoltà che molti stili hanno avuto per arrivare ai nostri giorni in “buono stato di salute”. Pensate che si calcola che esistevano circa 600 stili differenti sotto la “denominazione originale” kung fu/wushu/arti marziali cinesi, ma se oggi tentassimo di trovare stili con lineage diretti e completi, avremmo molti problemi a trovare almeno 20 stili e metodi da combattimento seri. Nella maggior parte dei casi alcuni di

essi sono stati persino “restaurati” successivamente per ordine del gover no popolare, perciò è facile intuire che sicuramente molti di essi saranno ben diversi dallo stile originale. Se guardiamo al Wing Chun, ci sarà assai difficile trovare scuole o rami al di fuori di quello del Gran Maestro Yip Man e tutto ha una sua logica, se abbiamo presente l'evoluzione della famosa “rivoluzione culturale”. Il GM Yip Man vide crescere il suo nome e la sua scuola a Hong Kong (a quell'epoca colonia inglese), unico luogo in cui si potevano praticare le Arti Marziali senza essere perseguitati. Oltre a quello, è complicato incontrare praticanti dei differenti rami del sistema Wing Chun di cui si possa realmente salvare qualche tecnica “coerente” con il combattimento. Ciò nonostante...risulta assai curioso come hanno conservato alcune peculiarità che nel ramo da cui io provengo si sono andate perdendo... Esistono diversi maestri (Sifu Sergio Iadarola è forse il massimo esponente nel recupero delle radici dello stile e aiuta molti di coloro che sono interessati alla salvaguardia della storia dello stile con i suoi studi e


“Mi domando come sia possibile che all'interno di uno stile e dei suoi diversi rami, si possano avere opinioni “totalmente contrarie...�


WingTsun

“Detto in altre parole, perchè non ci chiediamo cose semplici come: Perchè? Per cosa? Come? E quando?” indagini) ai quali senza dubbio dobbiamo dire grazie per il loro lavoro. Non c'è modo di progettare il futuro senza conoscere il passato...oppure si? In fondo, è questione di opinioni. Nell'articolo di questo mese, faccio questa riflessione per mettere il lettore davanti all'enorme difficoltà di conoscere la natura dei sistemi di lotta cinesi, così come avviene per questo. È curioso, ma il nostro stile si dibatte nella perenne lotta tra coloro che vogliono salvare la tradizione e l'autenticità e quelli a cui non importa assolutamente nulla da dove veniamo, bensì di come applicare questo metodo di combattimento. Sterile discussione senza punti d'incontro in vista...dato che generalmente quelli che si vedono coinvolti senza valide ragioni tra gli uni, difficilmente convinceranno gli altri della bontà dei loro argomenti. È complicato fare delle lezioni sulle arti da combattimento o da guerra, senza essere in grado di dimostrare con un minimo di efficacia la tua arte. E dall'altro lato...è difficile riuscire a recuperare le origini della tradizione marziale cinese, se non siamo capaci di guardare in profondità nel passato, al momento in cui le tecniche furono create per il combattimento in un contesto di totale e assoluto realismo. L'ideale sarebbe la via di mezzo...non credete? Siccome è difficile posizionarsi da una parte o dall'altra, io nel Wing Tsun TAOWS Academy ho scelto un'altra cosa. Comincerò col farmi delle domande su ciascuna delle tecniche e strategie che abbiamo nelle forme dello stile

(autentici trattati tecnici, vere perle di saggezza per la trasmissione dello stile che sono passate di generazione in generazione). Una di quelle frasi che si leggono spesso sui social network, accompagnata da una bella immagine evocativa, dice più o meno così: “Cambia il tuo modo di vedere le cose e le cose cominceranno a cambiare...” E' un po' quello a cui mi riferisco. Che ve ne pare se cominciassimo a guardare ciò che abbiamo, tentando di comprendere perchè certe cose furono create e perchè dovremmo utilizzarle...? O detto in altre parole, perchè non ci chiediamo cose semplici come: Perchè? Per cosa? Come? E quando? Ques t e s emplici do mande potrebbero senza dubbio servire da ponte o punto d'incontro tra ambo le tendenze che viaggiano in direzioni opposte. Oggi voglio stimolare nei nostri seguaci una riflessione tecnica che ci aiuterà a comprendere questo concetto. Perciò utilizzeremo un esempio tecnico molto chiaro: MAN SAO. Conosciuta come “la mano che domanda” è una delle tecniche più importanti dello stile Wing Chun. Se cerchiamo nei “kuen kuits” dello stile, troveremo qualcosa di simile a “la mano che attacca, difende anche”. Questo sarebbe il punto di partenza. Il secondo passo sarebbe analizzare come, perchè e quando applicare questo concetto. Una volta compreso il perchè dell'uso della mano anteriore e quali cose dobbiamo “domandare” all'avversario, (Possiamo individuare distanza e cambiamenti in essa, forza e

direzione della forza, entrata o uscita, attacco diretto o circolare, ecc...) dovremmo fare un ultimo step: combattere! Una volta consolidate le due prime fasi, rimane la TERZA: provare in combattimento! Se guardiamo la storia per comprendere lo stile e in seguito pratichiamo nei differenti punti che ci consente la tecnica, sarete d'accordo con me che sarà necessario applicare le tecniche e i concetti che sottendono a questa semplice idea, per cercare si applicarla contro qualsiasi avversario che tenti di entrare nella nostra “guardia”. È lo studio e la comprensione di queste tre fasi ciò che ci porrà al punto ideale della pratica, che aldilà di renderla complessivamente effettiva, la convertirà in qualcosa di entusiasmante! Sono assolutamente sicuro che se guardiamo la tecnica sotto quest'ottica, certamente un lato e l'altro cominceranno a muoversi in una simile direzione. Il vero spirito delle Arti Marziali. Il vero spirito del Wing Tsun. Grazie per la vostra attenzione e sostegno.


“È complicato fare delle lezioni sulle arti da combattimento o da guerra, senza essere in grado di dimostrare con un minimo di efficacia la tua arte”

“E' difficile riuscire a recuperare le origini della tradizione marziale cinese, se non siamo capaci di guardare in profondità nel passato”



Intervista "In genere gli arbitri passano un po’ in secondo piano nella grande Kermesse degli sport da combattimento, a volte sono addirittura malvisti dal pubblico che vorrebbe vedere gli sfidanti sempre al limite delle possibilità fisiche ma senza tenere conto degli effetti devastanti che queste possono avere. Ma oggi non siamo più al Colosseo, e lo sport deve tenere conto della salute di chi lo pratica, per questo ci sono personaggi importanti come ANGELO BAGLIO, che non è solo impegnato sui ring più importanti a livello internazionale, ma che di questi principi ne ha fatto vessillo e per essi si impegna in prima persona. Siamo andati ad intervistarlo in una delle sue riuscitissime serate di genuino sport da ring." Cintura Nera: Angelo, ci vuoi parlare un po' della Federazione che presiedi la TKC (Top Kombat Confederation)? Angelo Baglio: Certo. Mi sono imbarcato di recente in questa nuova avventura, precisamente nel Maggio del 2013. Dopo un po' di anni di attività nell'ambiente, prima come fighter - anche se ho fatto solo pochi match quando ero in Thailandia per lavoro - poi come arbitro, mi sono proposto di creare un qualcosa di diverso rispetto allo standard abituale per ciò che riguarda soprattutto la Muay Thai, che purtroppo in Italia non è molto praticata. L'obbiettivo è quello di formare degli atleti che siano in grado di rappresentarci, attraverso l'attività della federazione, in galà di alto livello internazionali. C.N.: Prima di argomentare gli sviluppi futuri della tua attività, ci racconti qualcosa del tuo passato, sia come atleta, che come arbitro? A.B.: Come ti dicevo prima, ho avuto la fortuna di lavorare per 5 anni in Thailandia e li mi sono innamorato subito della Muay Thai. Il problema

era che all'epoca ero molto magro, anche più di adesso - pesavo 55 kg e li i fighter sono tutti o quasi nella fascia di peso tra i 55 e i 65 kg. Inoltre ho iniziato a combattere subito come fanno loro, senza caschetti, paratibie e protezioni varie, quindi dopo 9 match e vari segni che ancora mi porto addosso da allora, ho capito che era meglio smettere e restare nel mondo della Muay Thai sotto un'altra veste. Così durante i festeggiamenti di una ricorrenza molto importante per i Thailandesi, che si svolge ad Aprile, ho avuto la fortuna di conoscere due dei più grandi maestri di Muay Thai contemporanei, uno dei quali, Sityodtong, scomparso pochi mesi fa. Mi trovavo in una cittadina del nord del paese e quasi per scherzo loro mi chiesero di arbitrare un incontro tra due ragazzini di 15 anni della stessa località. Per farla breve, piacqui molto ai due organizzatori, che tra l'altro erano rispettivamente del Rajadamnern Stadium di Bangkok e di Pattaya, tanto che dopo i complimenti mi chiesero: “Ehi Farang, ma tu te la sentiresti di arbitrare? Perché sei veramente in gamba!”.

Lavorando a Bangkok non mi feci sfuggire l'opportunità, quindi da li è cominciata la mia carriera di arbitro. Poi nel 1996, finito il mio lavoro in Thailandia, sono tornato in Italia e dopo poco sono diventato arbitro internazionale. Ho avuto il privilegio di girare il mondo grazie alla Muay Thai. C.N.: Qual è stato il match più importante o particolarmente emozionante che ricordi di aver arbitrato nella tua carriera? A.B.: Mah, in realtà io sono famoso - dire “famoso” per un arbitro è forse un po' eccessivo - per la mia freddezza e in virtù di questa mia caratteristica, pur avendo avuto l'onore di arbitrare atleti affermati ai massimi livelli sia nell'ambito della Muay Thai, che del K-1 come Giorgio Petrosyan o altri, non ne ricordo uno in particolare. In definitiva, che si tratti di incontri di ragazzini o di supercampioni, per me hanno tutti la stessa importanza. C.N.: Qual è una delle principali difficoltà che si incontrano nell'arbitrare a tutti i livelli?

A cura di: Nicola Pastorino & Leandro Bocchicchio


C.N.: Quali sono i progetti per il futuro della tua federazione? A.B.: Ripeto quanto detto prima: io sto cercando di puntare sui giovani. Rappresento la WFC in Italia (la World Fighting Council) che organizza numerosi galà internazionali in giro per il mondo. Quindi ci sono tutti i presupposti per fare un buon lavoro.

A.B.: Di sicuro quando accade di vedere un atleta che si piega alle corde sotto i colpi dell'avversario, già quasi privo di sensi e purtroppo gli si fanno incassare ancora quei 5 o 6 colpi di troppo che a quel punto diventano veramente devastanti. C.N.: Tu comunque hai molta esperienza: in totale, quanti anni sono che frequenti il mondo del ring? A.B.: Come atleta ho cominciato nel 1987, dal 1991 al 1997 ho disputato quei 9 match di cui parlavo prima in Thailandia e poi dal 1994 sono diventato arbitro. Quindi ho già una lunga militanza alle mie spalle.

C.N.: Rispetto invece all'attuale scena organizzativafederale sul territorio italiano, che cosa ci puoi dire? A.B.: Per quanto riguarda questo aspetto, devo dire che qui a Torino, vivendoci ed essendo facilitato da ciò nel reperimento delle location e degli atleti, organizzo un galà ogni mese. Dopodiché, abbiamo anche svariati eventi in giro per tutto il paese così come anche all'estero.

C.N.: Oltre alla Muay Thai, ti vediamo impegnato sul ring, come arbitro, anche in altre specialità. Cosa ci dici a proposito? A.B.: Io arbitro tutto ciò che mi viene proposto, dalla Muay Thai, alla Kickboxing, al Full Contact - che sta scomparendo - al K-1, che ultimamente ha preso sempre più campo, così come le MMA che si sono fatte largo ormai


Muay Thai

anche da noi. Comunque la mia preferita è sempre la Muay Thai. C.N.: C'è all'orizzonte qualche specialità nascente, qualcosa di nuovo che bolle in pentola?

A.B.: Stiamo provando tramite il Maestro Paolo Cangelosi, così come dovevamo fare oggi attraverso un altro match, e altri team che praticano anche Kung Fu, a creare una nuova disciplina attraverso l'arte marziale,

con lotta a terra e clinch abbastanza ridotto, per non dare l'idea di voler creare qualcosa di copiato da altre specialità. Due mesi fa abbiamo fatto due match, tra l'altro venuti veramente molto bene e anche caratteristici perché combattuti in divisa tradizionale. Sia il Maestro Cangelosi che suo figlio, hanno molto a cuore questo progetto che si chiama W.M.A. (Warrior Martial Art). C.N.: Come figure emergenti tra i giovani atleti, vedi qualcuno di particolarmente promettente? A.B.: La cosa più bella è che ci sono veramente tanti giovani interessanti. Anche oggi qui si disputano ben tre titoli italiani. Sto tentando, anche grazie ai rapporti con le varie organizzazioni internazionali, di promuovere e far crescere quegli atleti che si distingueranno attraverso le durissime selezioni che sono organizzate periodicamente. C.N.: Grazie per averci invitato al tuo galà e speriamo di rivederci presto! A.B.: Grazie a voi di essere venuti!


Hal Sharp, 87 anni, è una delle principali autorità nel mondo del Judo. Il 9°Dan di Judo, Hal, è un pozzo di conoscenza di quell'epoca di cui abbiamo poche informazioni sulle arti marziale, appena dopo la 2°Guerra Mondiale. Hal era in verità una guardia del corpo dell'Imperatore del Giappone alla fine della II Guerra Mondiale, ma questa è già un'altra storia. La sua abilità nella scrittura è impareggiabile e per questo i suoi testi sportivi su Judo, Tecniche del Judo, Judo per bambini, sono dei bestseller da così tanti anni.


“La Genesi del Judo” A cura del 9°Dan, 87 anni, Hal Sharp Quest'articolo è parte della serie che intendo scrivere sul judo e sulle mie esperienze in Giappone nella decade del 1950. Tratta principalmente del più grande maestro di Jiu Jitsu del Giappone, Sanjiro Yokoyama, che diventò l'istruttore capo dell'originale istituto di Judo Kodokan. Jogoro Kano, fondatore del Judo Kodokan, si circondò di un gruppo di grandi maestri di Jiu Jitsu come Yokoyama, Tomita, Yamashita, Saigo, Mifune, Samura, Nagaoka, ecc. Prima di addentrarmi ulteriormente nell'articolo, il termine che si usava ai tempi di Yokoyama era “jujutsu”, tuttavia, poichè il termine “ju jitsu” è quello comunemente utilizzato oggi, userò quest'ultimo nel mio testo. Al giorno d'oggi c'è confusione su ciò che è il Judo nei riguardi del Ju Jitsu. Ad aggravare le cose ci si mettono tutte le svariate arti marziali asiatiche che vediamo sul mercato. Prima del decennio del 1900 esistevano molti pochi libri e documenti sulle arti marziali, nella maggior parte dei casi si trattava di pergamene e di qualche riga di appunti. I nomi delle

“Yokoyama si guadagnò il soprannome di Oni (demone) Yokoyama” tecniche spesso consistevano di parole che descrivevano a malapena la tecnica. In Giappone c'erano varie scuole di arti marziali con sistemi come il Jujutsu, lo Yawara, il Torite, il Taijutsu, il Judo, ecc. Alcuni nomi di scuole erano associati a quelli dei rispettivi maestri. Uno non poteva dire, dal nome del sistema, quali tecniche venivano allora utilizzate. La maggior parte delle scuole svanirono con i loro praticanti e passarono con i loro Sensei al Judo. Tutti i miei vecchi Sensei come Kawakami, Takagaki, e Mifune erano ex praticanti di jiu-jitsu. Nell'anno 1900, quando E.J.Harrison (famoso autore di vari libri, compreso il suo più venduto “Lo spirito guerriero del Giappone”) praticava jujitsu e judo, non aveva mai sentito parlare di nomi come Karate, Aikido o qualsiasi altra di queste arti marziali, ma ciò non significa che non esistessero.

Mentre io mi stavo allenando in Giappone durante il decennio dal 1950, iniziai a lavorare a un libro sulla storia delle arti marziali in Giappone. In quel momento avevo familiarità con Sumo, Kendo, Aikido, Taiho-Jutsu e Karate. Il mio Sensei cercò di aiutarmi portandomi in varie scuole di Jujitsu, le quali risultarono essere piccoli gruppi di uomini anziani che facevano dei kata (movimenti prestabiliti) con e senza armi. Per la maggior parte di loro, praticare era semplicemente fare dei movimenti che erano raffigurati su un'antica pergamena. Nessuna delle scuole praticava in un contesto competitivo come il Judo. A questo punto, non sto suggerendo quale arte marziale sia la migliore quando ci si trova a dover combattere, soprattutto perche sono cresciuto nelle strade della periferia sud di Philadelphia e ho dovuto imparare la boxe e la lotta di strada che prima o dopo ho dovuto usare sul serio. L'avvenimento che mi ha portato a scrivere questo articolo, ha avuto luogo mentre stavo scrivendo il mio nuovo libro intitolato “Judo e Auto-difesa per ragazzi e ragazze”, sottotitolato “La via verso la Cintura Nera”. Volevo che questo fosse il tipico libro che mostra e descrive le tecniche basilari o alcuni


Judo


trucchi, in cuanto sono soltanto parole sugli elementi necessari per far in modo che certi trucchi funzionino davvero nelle competizioni. Diversamente, potremmo praticare Judo con un manichino. Anche i miei primi 2 libri “Lo sport del Judo” e “Tecniche del Judo” non abbracciano adeguatamente tutti gli elementi necessari per la vittoria. Ho scoperto una eccellente descrizione di tali elementi in un libro vecchio di 100 anni intitolato “Kyohan Judo”, scritto da Sanjiro Yokoyama e Eisuke Oshima. Kyohan significa manuale di istruzioni. Questo è il primo libro sul Judo scritto dal Kodokan, pubblicato in inglese nel 1915. Una ristampa del libro è disponibile su Amazon e nel mio prossimo articolo parleremo dei contenuti di questo libro. Comunque, è importante segnalare che delle 297 pagine del libro, quasi 100 sono dedicate al modo di lavorare il Judo per la competizione e i sistemi per allenarsi efficacemente. Per esempio, sul tema del Kusushi (rottura dell'equilibrio dell'avversario) il libro parla di quando il contendente è un uomo su due gambe o su una sola. Questo genere di descrizione mi svelò che lo scrittore era veramente un lottatore esperto. Allora mi sono ricordato che nel libro di E.J.Harrison “Lo spirito guerriero del Giappone”, c'era un capitolo su Yokoyama intitolato “Reminiscenze di un campione”. Questo conteneva storie emozionanti e umoristiche sulla lotta nel Giappone dell'era Meiji (1868-1912). Per coloro che ricordano il film “L'ultimo Samurai”, durante questo periodo il Giappone stava cercando di trasformarsi in una nazione moderna e stava eliminando sostanzialmente le vecchie formalità dei samurai, inclusi i loro metodi di combattimento. Questo causò che molti maestri di jujitsu restassero disoccupati. Con la creazione del Judo Kodokan, nel quale il jujitsu diventò uno sport, questo divenne un rifugio per maestri di jiu-jitsu. Yokoyama visse tra il 1864 e il 1912, durante l'epoca Meiji. Egli racconta la storia di quando era bambino e fu testimone di un vero duello con le spade. Un vecchio Samurai ronin vestito di stracci, camminava vicino a tre giovani samurai che pare fossero un pò ubriachi. Per caso la sua spada toccò accidentalmente il fodero di quella di uno dei tre samurai, il che era considerato un crimine gravissimo. Lui chiese subito umilmente scusa ai samurai. Le sue scuse non furono accettate e i tre samurai sguainarono le spade e si prepararono a combattere. Lui diceva che non aveva senso combattere e continuava a chiedere perdono. Ma non c'era modo di evitare lo scontro e il vecchio samurai estrasse la sua spada e si diresse lentamente verso il samurai al centro. Quello a destra colse l'occasione e attaccò rapidamente, ma venne

“La maggior parte delle foto che probabilmente avrete visto di questi maestri di jujutsu e judo, sono foto di uomini anziani. Però, vi assicuro, avevano dei corpi assai vigorosi. Qui vediamo delle immagini di Yokoyama in kimono e di Kawakami che mostra i suoi muscoli”


Judo neutralizzato dal vecchio. In seguito, quello a sinistra attaccò ma venne tagliato. L'altro samurai, vedendo i suoi due amici che giacevano morti in un lago di sangue, fuggì immediatamente. A quei tempi, tutti i duelli dovevano essere denunciati alla polizia, quindi il vecchio samurai lo fece. Quando era giovane, Yokoyama studiava Jiu.Jitsu. Lui e i suoi compagni di pratica erano ansiosi di provare le proprie conoscenze in uno scontro reale. Il quartiere in cui si trovava il suo dojo, era una zona della città in cui vi erano un sacco di locali e

bische clandestine. A volte, di notte, i giocatori d'azzardo rapinavano i clienti ubriachi per prendergli i loro soldi. I giovani lottatori di jujitsu decisero che uno del gruppo doveva fingere di essere ubriaco e quando i giocatori d'azzardo lo avrebbero attaccato, si sarebbero difesi. Anche se conoscevano maniere efficaci di colpire, ferire gravemente, o uccidere qualcuno, decisero che si sarebbero limitati a lussare la mandibola inferiore dei giocatori col palmo della mano. Il fatto è che il loro Sensei di Jujitsu era anche il massaggiatore della zona (una

specie di chiropratico). Il giorno dopo, i giocatori feriti si recarono dal Sensei per farsi sistemare la mandibola. Intanto, i giovani allievi di jujitsu salirono sul punto più alto della sala per constatare la portata del danno che avevano causato. Riconobbero che si trattava di azioni giovanili che loro stessi, oggi, non avrebbero tollerato. Yokoyama praticava Tenjin YoshinRyu jujutsu. C'erano tor nei tra le diverse scuole di jujitsu estremamente pericolosi, a volte mortali. C'erano molte poche regole e, sostanzialmente,


era così che andavano le cose. Spesso, prima di partecipare a un torneo, si congedava dalla sua famiglia, perchè c'era la possibilità che non ne uscisse vivo. Quando aveva 23 anni ci fu un famoso incontro tra lui e Nakamura. Il loro combattimento durò 55 minuti, un record, e alla fine venne sospeso dall'arbitro perchè non voleva che nessuno dei due morisse. Yokoyama sottolineava che la maggior parte dei suoi incontri durava solo 2 o 3 minuti. In Giappone ogni anno si teneva una grande competizione tra Est e Ovest. Allora Nakamura era considerato il campione dell'Est e Yokoyama quello dell'Ovest. Durante il periodo elettorale, furono frequenti gli scontri tra le due parti, che

offrirono a Yokoyama altri pretesti per praticare jujitsu. Un altro maestro di jujitsu decisamente complicato era Kyuzo Mifune, che spesso e volentieri era coinvolto in risse. Kano dichiarò che doveva spesso tirar fuori di galera Mifune a causa delle sue zuffe. Una volta Yokoyama andò in un ristorante con Mifune. Un gruppo di 13 giovani entrò nel ristorante, stavano bevendo molto e ogni tanto bisbigliavano tra loro guardando i due maestri. Uno dei giovani si avvicinò a Yokoyama, prese il suo cappotto, il suo cappello e iniziò ad allontanarsi. Yokoyama gli andò dietro esigendo le sue cose, nel frattempo altri sei decisero di unirsi per una rissa contro di lui. Allora Mifune si gettò

velocemente nella zuffa e in pochi minuti aveva messo ko o sottomesso tutti e 13 gli aggressori. In un altro incidente, un amico di Yokoyama era in casa che cenava con un altro amico. Una banda di teppisti entrò in casa sua chiedendogli i loro soldi e siccome si rifiutarono di darli, questi tirarono fuori le spade e i coltelli per minacciarli. Un domestico vide la scena e uscì di corsa da casa per cercare Yokoyama. Quando Yokoyama arrivò, il capo della banda lo riconobbe e gli fece un inchino. Yokoyama gli disse di andarsene con la sua gang, ma che se aveva bisogno di denaro poteva andare a casa da lui più tardi e glielo avrebbe dato. Gli altri volevano combattere, ma il capo disse che avrebbero avuto problemi con Yokoyama e quindi dovevano andarsene. Non andarono mai a casa di Yokoyama, tuttavia, uno dei giovani malviventi si recò al Kodokan e divenne un valido judoka. Yokoyama si guadagnò il soprannome di Oni (demone) Yokoyama. La maggior parte delle foto che probabilmente avrete visto di questi maestri di jujutsu e judo, sono foto di uomini anziani. Però, vi assicuro, avevano dei corpi assai vigorosi. Qui vediamo delle immagini di Yokoyama in kimono e di Kawakami che mostra i suoi muscoli. Dopo Yokoyama, Kawakami divenne uno degli allievo ed atleti prediletti da Kano. In conclusione, di solito ci facciamo delle opinioni sulla base delle nostre esperienze. Per quasi 5 anni mi sono allenato duramente per 6-7 giorni alla settimana nel judo. Ho iniziato da cintura Bianca e sono arrivato al 4°dan. Nei tornei di categoria mensili del Kodokan, combattevamo contro quelli del proprio livello e man mano che si progrediva, si combatteva co ntro riv ali s empre più fo rti. S i poteva vincere solo per ippon, senza decis io ni ai punt i e no n c'erano sanzioni per dare un vantaggio a un contendente, come si usa oggi. Non c'erano categorie di peso, si lottava s eco ndo il g rado di abilit à. Ero passato attraverso le fasi tipiche dei metodi di apprendimento, a quelle defens iv e, di co nt rat t acco , di atterramento, prese e combinazioni, poichè non avrei potuto realizzare immediat amente una pro iez io ne. Quando ho raggiunto il 3°Dan avevo sviluppato il potere dello shizentai (l'essere da nessuna parte e ovunque) ed ero capace di prevedere il mio av v ers ario (ment e a s pecchio ) e essere sensibile alle sue azioni, per adattare all'istante una tecnica atta a sconfiggerlo. Non sono sicuro se il lettore capirà quello che sto dicendo, ma è per ques t o che credo di co mprendere ciò che Yo ko y ama voleva dire nel suo libro.



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Quando circa un anno fa in occasione dell'evento “Pianeta Tai Chi Chuan” di Firenze ho avuto modo di conoscere il Maestro Massimo Mori, mi sono subito reso conto di essere di fronte a un personaggio fuori dall'ordinario, in senso positivo s'intende. Se non fosse per l'accento emilianoromagnolo che ne svela le origini, il suo aspetto si potrebbe accostare a quello della figura del maestro leggendario dalle sopracciglia e dalla barba bianca tipica dell'iconografia della cinematografia marziale di ogni epoca. Maestro di Tai Chi, medico, poeta e artista poliedrico, il Maestro Mori, oltre che esempio di integrità fisica che vive con il vigore ed entusiasmo invidiabili i suoi settant'anni, è persona di grande spessore culturale e umano che usa toni pacati per esprimere con forza e chiarezza tutto il contenuto di un percorso marziale, spirituale e creativo che parte da molto lontano. Ciò che dice non è mai banale e rispecchia in pieno la traiettoria che contraddistingue il suo rapporto con il Tai Chi Chuan e le arti in generale. Fondatore dell'Associazione “Nuovo Orizzonte Olistico”, creata nel 1996 con lo scopo di diffondere il Tai Chi Chuan in tutte le sue declinazioni (marziali, spirituali, culturali e olistiche), egli trasferisce nella pratica e nell'insegnamento di questa antica disciplina tutta l'essenza del suo modus vivendi. Lo abbiamo incontrato nel nostro percorso di conoscenza delle varie realtà marziali del territorio, grazie al progetto del CENSIMENTO NAZIONALE DELLE ARTI MARZIALI sviluppato e promosso in collaborazione con il portale MARZIALE NETWORK. Ne è sortito un incontro genuino in cui si sono affrontate varie tematiche legate al Tai Chi Chuan e a molte delle sue innumerevoli sfumature. E non poteva essere altrimenti… A cura di: Nicola Pastorino & Leandro Bocchicchio


Intervista Cintura Nera: Maestro Mori, ci può raccontare quando si è avvicinato al mondo del Tai Chi Chuan e il percorso che ha fatto a partire da quel momento? Maestro Mori: Beh, è un percorso inevitabilmente lungo. Ho visto praticare il Tai Chi per la prima volta nel 1964 a Kowloon, a Hong Kong e nel sud della Cina e ovviamente ne rimasi molto impressionato. Tornato in Italia negli anni '70, mentre frequentavo l'università a Bologna facevo medicina - cominciai a praticare il Tai Chi in un monastero Zen italiano in cui si faceva lo stile di Chang Dsu Yao. Poi negli anni '80 mi sono trasferito a Firenze e da allora ho seguito per molti anni il M°Tung Kai Ying, 3° generazione dal M°Tung Ying Chieh (allievo diretto di Yang Chen Fu) e mi sono sempre interessato sin da giovane al Tai Chi e alla Medicina, oltre che alla poesia e alla creatività in generale. Queste sono sempre state le mie tre strade principali. C.N.: Il suo approccio al Tai Chi è stato di carattere più marziale, o già dall'inizio ha privilegiato l'aspetto olistico della pratica? M.M.: Direi già più verso il secondo. Anche se non trascuravo certamente la parte marziale essendo più giovane. Del resto quelli erano gli anni in cui Bruce Lee si trasferisce in America e cominciano ad apparire anche da noi

certe cose legate alle arti marziali, di indubbio fascino. Però seguendo sin da subito le tre strade di cui accennavo prima, ho cercato in maniera del tutto naturale di trovare degli elementi perché si unissero tra di loro, che non le rendessero divergenti, ma che le facessero convergere in dei punti che sono comuni tanto alla pratica delle arti marziali che delle altre discipline. Perché si può fare Kung Fu facendo giardinaggio, cucina, o facendo il medico, lo scrittore e praticare un'arte marziale diretta, così come faceva Chen Man Ching, chiamato il Maestro delle Cinque Arti che erano appunto la medicina, la scrittura, la pittura, la calligrafia e la poesia. C.N.: Il suo Tai Chi viene da lontano, attraversa un'epoca in cui questa disciplina non era mediaticamente così diffusa e arriva così a fondare la sua associazione a Firenze, intorno alla metà degli anni '90… M.M.: Siete molto ben informati. Del resto il lavoro di divulgazione che state portando avanti con la vostra rivista ne è la prova (ringraziamo!). In effetti ho iniziato a insegnare ad Arezzo nel 1992 per la precisione presso un'altra associazione, poi nel 1996 ho fondato la “Nuovo Orizzonte Olistico” proprio con l'intento di dare una declinazione della disciplina

aperta a pratiche differenti, pur mantenendo centrale quella del Tai Chi Chuan. Cosa che ritengo fondamentale per aprirsi a sempre nuovi interessi. C.N.: Lei è un personaggio sicuramente eclettico. Ha trasferito questa sua qualità nella pratica e nell'insegnamento del suo Tai Chi Chuan? M.M.: E' un'ottima domanda che mi da l'opportunità di parlare di un concetto importante. “Nuovo Orizzonte” io lo definisco, perlomeno nelle mie intenzioni, come metodologia di insegnamento. Questo è il focus della nostra scuola, una metodologia di insegnamento di tipo olistico. L'eclettismo non sta tanto nella pratica di cose diverse tra loro, bensì nella proiezione di un unico principio in diverse direzioni. Più che di eclettismo parlerei di “integrazione” di svariate pratiche in unica intenzione, in un unico concetto che è quello di trasformazione e complementarietà degli opposti. C.N.: Come si struttura l'attività della vostra associazione? Dove e come opera e a chi si rivolge? M.M.: Operiamo nell'ambito di quelle che sono le caratteristiche intrinseche del nostro metodo d'insegnamento. I nostri studenti sono


generalmente di un'età media superiore ai 40 anni, pur avendo anche allievi molto più giovani e quindi questo fa capire quale sia la nostra impostazione, che, per quanto non tralasci i contenuti marziali della pratica, è sicuramente più rivolta verso il benessere, il benessere di mente, corpo e spirito e quindi aperta verso le varie direzioni della stessa. Siamo strutturato come una normale scuola con corsi che si svolgono da Settembre a fine Giugno a Firenze e provincia, con programmi di studio che prevede l'insegnamento della forma lenta tradizionale dello stile Yang, quella lunga, il Tui Shou da fermo e in movimento, il Ta Lu, il Ch'inna, il ventaglio, la sciabola, la spada dritta, il bastone e quant'altro. Dunque abbiamo un programma realmente codificato, però nella didattica e negli incontri periodici che facciamo che si chiamano “Incontri per una pratica consapevole”, si aprono una serie di informazioni e formazione che riguardano gli aspetti scientifici, storici, filosofici, creativi, artistici e altro ancora, sempre riconducibili all'elemento centrale che è il principio di integrazione del nostro Tai Chi Chuan. C.N.: Spesso il Tai Chi viene accusato da praticanti di altri stili, o anche dal suo interno, di non essere credibile ed efficace a livello marziale, specie se paragonato alle forme estreme di sport da combattimento di moda adesso. Dall'alto della sua esperienza, cosa ci può dire? M.M.: (sorride) Dico che la diversificazione è una cosa preziosa, non riduttiva. E' bene che esista una pluralità di approccio che vada dall'attività sul ring, ai tornei, all'attività marziale o a quella di una persona anziana che pratica in un giardino per il proprio benessere. Tutte queste sfumature fanno parte di un insieme che è un'arte. Non bisogna abbandonare l'aspetto artistico. Ogni scuola può scegliere di orientarsi di più in una direzione o in un altra. Se nella mia scuola viene un ragazzo giovane che per caratteristiche, attitudine e volontà vuole sviluppare l'arte marziale fino ad arrivare a portarla su un ring eccetera, la mia scuola non è certamente la più adatta a tale scopo. Riconosco che ce ne sono altre che hanno maggiori qualità per prepararlo in questo senso. Nella mia scuola pur insegnando i contenuti marziali, ci dirigiamo verso quella che può essere definita “l'arte marziale della pace”, che è quella in cui si vince senza bisogno di combattere. Anche se ci prepara a combattere, coltiva il contrasto ed evita il conflitto. E questa è la cosa formidabile di una vera arte marziale, il livello superiore in cui il combattimento finisce per essere una trasformazione degli opponenti migliorandoli entrambi. Dove non esiste il concetto di vittoria o sconfitta. La vittoria in realtà sta nella composizione di una pratica del conflitto che accresce entrambi. C.N.: Tornando a parlare dell'attualità, quali sono i progetti del Maestro Mori e dell'associazione “Nuovo Orizzonte”? M.M.: Ovviamente continuiamo a seguire la traccia della tradizione di una metodologia già consolidata. Però siamo aperti sempre all'integrazione e a contatti con altre realtà, come quella del GM.Paolo Cangelosi di Firenze diretta dal Sibak Nicola Pastorino, con il quale lo scorso anno abbiamo realizzato la grande manifestazione “Pianeta Tai Chi Chuan”, che è stata la più importante del genere realizzata nel territorio fiorentino (Vedi articolo


Grandi Maestri

numero di Maggio 2013). Altri programmi riguardano strettamente l'attività didattica della nostra scuola, gli “incontri per una pratica consapevole”. Da ormai diversi anni svolgiamo in estate dei seminari residenziali in montagna, a Marilleva, dove uniamo il Trekking con la pratica del Tai Chi a contatto con la natura, nella splendida cornice del Parco Nazionale dello Stelvio sulle Dolomiti del Brenta. Prossimamente sono in programma degli incontri in cui parleremo della declinazione del principio Tai Chi rivolto all'architettura e anche alle sonorità riconducibili alla pratica di questa disciplina, illustrandone in maniera dettagliata tutti i collegamenti possibili che sono davvero tanti e importanti. Sviluppiamo molte pratiche per il benessere, io ho collaborato con la facoltà di scienze motorie come correlatore di alcune tesi di laurea su “Tai Chi Chuan e Parkinson” e “Equilibrio degli anziani”. Abbiamo sviluppato il programma “Osteo-Tao” per lo studio dell'osteoporosi nei praticanti di Tai Chi assieme alla Sportclinic e ogni anno svolgiamo gratuitamente una stadi azione degli esiti della pratica del Tai Chi nei soggetti colpiti da tale patologia. C.N.: In conclusione, dall'interno di un momento storico a dir poco “particolare” come quello attuale, come vede il futuro del Tai Chi Chuan?

M.M.: Il futuro del Tai Chi Chuan lo vedo come un giardino in cui possono crescere tanti fiori anche molto diversi tra loro, che si rispettano e si riconoscono nelle comuni origini. Non credo nell'esistenza di un'unica federazione, l'unicità va bene per i tornei e le loro regole se si decide di organizzare delle competizioni, ma al di fuori di questa logica, rispettabilissima e che seguo con piacere anche dalle pagine di Cintura Nera, penso che la diversificazione, nel rispetto e nel

mantenimento della tradizione, sia quella che consente un'apertura alle innovazioni senza tradire le radici comuni da cui la stessa tradizione proviene. C.N.: Personalmente, starei ad ascoltarla per ore Maestro! Grazie per essere intervenuto sulle nostre pagine e speriamo di riaverla al più presto. M.M.: Grazie a voi per avermi invitato e per l'opera che state realizzando.


Autodifesa


ALLENARSI UN MINUTO OGNI VOLTA “Non ci vogliono anni per imparare la difesa personale, è questione di giorni”. Questa è una frase che ho usato per promuovere il mio sistema di Protezione Personale Basato sulla Realtà, ormai da molti anni, e molti artisti marziali hanno tuonato: “Impossibile! Wagner è un impostore”. Per più di 20 anni ho addestrato forze di polizia e unità militari in tutto il mondo e sono ancora più convinto di poter realizzare l’apprendimento dell’autodifesa “reale” in soli pochi giorni. Se non puoi imparare una qualsiasi tecnica di autodifesa in cinque minuti, allora non ne hai bisogno in uno scontro reale. Inoltre, dopo essere stato testimone di migliaia di combattimenti ed essere stato varie volte coinvolto in situazioni di vita o di morte, come soldato e ufficiale di polizia, so che in un qualunque conflitto grave saranno usate s o l t a n t o quattro o c i n q u e tecniche.


Autodifesa ALLENAMENTO BASATO SULLA REALTA’, UN MINUTO PER VOLTA Facciamo un passo avanti, molte lezioni per la protezione personale che salvano vite possiamo impararle in un minuto, e questo lo scrivo ai miei allievi anche nella mia pagina di Facebook. Si, scrivo ancora dei lunghi articoli, e anche dei grossi libri sulla difesa personale, ma a volte la realtà del combattimento “si può imparare in un solo minuto”. Per capire ciò che voglio dire, ho selezionato 10 Consigli per la Protezione Personale da potersi leggere in un minuto o meno, su svariati

argomenti. Una grande quantità di “verità sul combattimento” può essere contenuta in un paragrafo. Se teniamo unito questo gruppo di consigli di un minuto e ci si abbina una tecnica realistica dopo l’altra, si avrà ciò di cui abbiamo bisogno per affrontare tutti gli scenari di combattimento e di conflitto.

QUANDO COMBATTETE VI STANNO O SSERVANDO Ogni volta che entrate in uno scontro in pubblico (discussione o confronto fisico) vi dovete dire: “Mi stanno riprendendo in qualche video”, e supponete

che questi video finiscano su YouTube perchè tutti li possano vedere e giudicati in un processo. Tenendo presente ciò, fate attenzione a non fare nulla di cui vi potreste pentire. Non avrete mai alcun problema legale se saprete come si usa adeguatamente la forza in ogni situazione.

LA PORTIERA DELLA VOSTRA AUTO E’ UN PUNTO DI ATTACCO I punti di attacco sono nel raggio di 1 metro (3 piedi) dalla portiera della vostra auto. Tenete le chiavi dell’auto in mano e prima di mettere le chiavi nella serratura, fate un rapido controllo della



Autodifesa zona per vedere se qualche criminale si sta avvicinando. Fatelo in un paio di secondi. La maggior parte dei furti d’auto avvengono in questo breve periodo. È necessario che la la tecnica di riconoscimento del pericolo diventi un’abitudine. Questo vuol dire che la dovrete fare ogni volta che vi avvicinate alla vostra auto e non solo di notte o in aree isolate.

LA DIFFERENZA TRA UNA LOTTA PER SODDISFARE L’EGO E UNA REALE Una “lotta per soddisfare l’ego” è una rissa da bar. Nella maggior parte dei casi, le due persone che si scontrano non hanno alcuna intenzione di ferire gravemente l’altra. Ferite gravi vorrebbero dire danni permanenti al corpo, come mordere un orecchio o un dito, frattura di ossa importanti come il cranio o il bacino, cavare gli occhi e altro del genere. Chiaramente, chiunque può subire una frattura del naso o della mandibola in una lotta per il proprio ego, ma anche uscendone sconfitto, in genere sopravvive. Dall’altro lato, un combattimento di vita o di morte implica l’esatto contrario, come ferite gravissime o appunto la morte. In genere si tratta di scontri contro criminali o terroristi. La Protezione personale basata sulla realtà prepara gli allievi ad entrambi i tipi di scontri. “Se volete fare danni a chiunque dovete usare il pugno chiuso. Se volete fare danni a qualcuno, usate un attacco a mano aperta”. Questa è una citazione che ho imparato allenandomi con la polizia israeliana per vari anni, quando ero un istruttore invitato dall’Accademia Nazionale di Polizia (Police Israel Operacional Fitness Academy Havatselet Hasharon Israel). Quindi, cosa significa esattamente? Solo che quando colpisci qualcuno con il pugno chiuso è sostanzialmente osso contro osso e provochi delle ferite. Quando si utilizza un colpo a mano aperta, come un colpo di palmo, si parla di una presa di contatto con dei tessuti morbidi e la parte superiore della mano non è compatibile con tali ferite. Gli agenti di polizia antisommossa con cui ho parlato, utilizzano colpi a mano aperta per stordire, a mò di ceffone. Supponiamo di poter ferire qualcuno con un colpo di palmo, useresti questo stesso colpo per rompere le costole dell’avversario? – certo che no. Un bel pugno è quello che romperà le costole. Inoltre, pensate a qualsiasi bar del mondo, che sia in Mongolia o in Brasile. Se due uomini non allenati fanno una rissa, che tipo di colpi scaglieranno? Pugni o colpi a mano aperta? Ovviamente la maggioranza degli uomini colpiranno con i pugni, è un’attitudine naturale. Dall’altra parte, se due donne non allenate si azzuffano che faranno? Ecco, una


“In una rapina a mano armata, non entrate in contatto visivo con l’aggressore. Se lo fate, è possibile che questi vi spari addosso; così come con un cane rabbioso, si ottiene ben poco” zuffa tra gatti: strattoni, graffi, tirate di capelli e schiaffi. Non si parla del 100% delle donne, ma della maggioranza di esse. Questa è soltanto la maniera in cui sono naturlamente predisposte. Così, quando devo parlare di quali colpi usare nel mio Programma di Protezione Personale Basato sulla Realtà – mi rifaccio a quella citazione israeliana.

SIETE OSSERVATI Per anni ho continuato a dire che varie agenzie governative potevano ascoltare e vedere attraverso i vostri telefoni e computer. Molti dei miei allievi pensavano che fossi paranoico o male informato. Dopo, quando è stata scoperta la storia della NSA (National Security Agency – ndt) circa un anno fa, ho dimostrato che avevo ragione. Non solo i governi di tutto il mondo possono fare questo, ma anche altre entità – come coloro che vogliono rubare la tua identità o mandare spam grazie alle informazioni che hanno ottenuto. Ci sono tutti i motivi necessari per doversi proteggere. Una delle cose più facili che si possono fare è attaccare un post-it sull’obbiettivo della vostra webcam quando non la state usando. Tale obbiettivo potrebbe inquadrare delle cose, inviando delle immagini a spettatori poco amichevoli. Quindi un semplice post-it acceca una possibile fonte di informazioni che potrebbe essere usata contro di voi. Il sistema di Protezione Personale Basato sulla Realtà di Jim Wagner non tratta solo di “pugni e calci”, ma di tutta la”protezione personale”.

NON GUARDATE NEGLI OCCHI L’AGGRESSORE In una rapina a mano armata, non entrate in contatto visivo con l’aggressore. Se lo fate, è possibile che questi vi spari addosso; così come con un cane rabbioso, si ottiene ben poco. La ragione è che questi penserà che tu stia cercando di ricordare il suo volto, anche se porta una maschera. La seconda ragione è che se siete degli artisti marziali, emetterete le stesse “vibrazioni” di un poliziotto o di un soldato (personalità di tipo A, come diciamo in America) e lui potrebbe spararvi perchè crede che siate un agente o altro di simile. Mi hanno rapinato una volta in Messico e due volte in


Autodifesa Egitto, inoltre, come agente di polizia per oltre 20 anni, ho avuto a che fare con molte vittime di rapine. Persino quando si attacca, bisogna recitare la parte della vittima molto spaventata. Naturalmente, avrei molte più cose da scrivere, ma dovete rispettare il concetto principale.

PENSATE COME UN AVVOCATO Come parte dell’addestramento post-conflitto bisogna “pensare come un avvocato”. Così come insegno ai miei allievi nel mio corso di sopravvivenza al crimine, “conservate le prove del delitto”. Il vero allenamento di difesa personale “basato sulla realtà” include Pre-conflitto, Conflitto e Post-Conflitto. Conservare le prove della scena del crimine deve essere una parte della pratica. La prova da conservare può essere lo stesso elemento che collega il criminale al delitto o lo spedisce in galera per un crimine grave. Dovete sapere come lottare, ma ci sono molte cose che accadono dopo uno scontro che sono altresì importanti.

NON RESTARE IN MEZZO ALLA MASSA Un pistolero si dirige in “mezzo alla massa” di una folla. Pertanto, restate ai margini in: ristoranti, cinema, affollamenti, aeroporti, ecc. Tutto ciò si basa su studi di varie sparatorie nelle scuole, stragi in uffici pubblici e attacchi terroristici. Nel mio corso di sopravvivenza al terrorismo infatti, faccio in modo che gli allievi simulino degli “attacchi terroristici” con armi da fuoco ad aria compressa e usino certi schemi come di solito avviene. Poi impariamo ad utilizzare questi schemi a nostro beneficio. Nelle sparatorie nelle scuole, ecc. si sente sempre parlare di morti ammazzati, ma quasi mai di coloro che se la sono “cavata bene”. Gli animali attaccano i greggi o i branchi dai lati quando si procurano il loro pasto. Gli esseri umani attaccano al centro per causare vittime in massa.

SHOCK ISTANTANEO PER UNA FERITA DA COLTELLO Una pugnalata con una lama da 3cm in un muscolo, può causare uno shock istantaneo. Può avvenire subito o un paio di minuti dopo. Le ferite da taglio nel corpo sono assai serie. Anche una pugnalata a un muscolo può non apparire un grande problema, poichè non è mortale, ma la penetrazione nel corpo di una lama di 3 o più cm può produrre ciò che si definisce uno shock istantaneo. Potete sentirvi benissimo, e poi, all’improvviso, perdere coscienza. Racconto sempre una storia ai miei allievi del corso di sopravvivenza con coltello, nella quale venni accidentalmente colpito alla gamba sinistra da una baionetta. Mi faceva un po’male, ma a parte ciò stavo bene. Non usciva sangue dalla mia gamba, ma la cosa non mi creava problemi. Un attimo dopo, quando il mio compagno di allenamento mi stava medicando la ferita, sono svenuto. Semplicemente, mi resi conto all’improvviso di tutto. Ho parlato con molte vittime di coltellalte e molti mi hanno detto che


hanno provato la stessa cosa. A volte pochi secondi dopo la coltellata, o a volte dopo minuti dall’incidente. E’ NECESSARIO SAPERE TUTTO QUESTO, perchè potreste svenire quando ancora state lottando e ciò non sarebbe buono. Vi farò alcuni esempi di ciò che si deve fare nelle diverse situazioni, che non andrò a cercarmi, ma che semplicemente possono succedere (anche se non sempre) e per questo è necessario prepararsi tatticamente nel caso che avvengano.

LA CHIAVE PER ATTACCARE UNA TESTATA Una testata algerina è quando l’attacante lancia tutto il suo corpo affinchè la parte superiore della testa colpisca il vostro volto. Ci sono vari tipi di tecniche di testata che vengono utilizzate: il sussurro australiano, la testata inglese, la testata irlandese e la testata algerina. Indipendentemente dal tipo di tecnica utilizzata contro di voi, mettendo le mani davanti alla vostra faccia è impossibile che l’aggressore si avvicini a sufficienza per completare la tecnica. In posti come un pub, potete tenere le mani in alto, o, come diciamo nel Programma di Protezione Personale Basato sulla Realtà, “parlare con le mani”. Sembra ovvio, ma la protezione è tutta lì. Un altro grande strumento per praticare le testate è l’Impatto di Testa.

ATTENZIONE! USO DI PISTOLE AD ARIA. PER FAVORE, AVVISARE Ho usato per la prima volta le pistole a vernice nell’allenamento delle arti marziali nel 1981. Più tardi, quando uscirono le armi ad aria compressa, cominciai ad usarle immediatamente e feci il primo DVD con Budo International sulle Pistole ad Aria. Come istruttore di armi da fuoco della polizia e militari, maneggio le armi da allenamento, anche quelle di gomma, come se fossero vere. Quando sto usando la pistola, specialmente le armi ad aria, tutti i miei allievi sanno che rispetto gli standard di polizia e le procedure di sicurezza militari. In una vera arma da fuoco c’è una bandiera rossa che la copre, che indica che è attiva; o a volte si dice “calda”. C’è anche un segnale che indica che il traffico pedonale può trovarsi accidentalmente dentro la possibile zona di pericolo. Quando insegno ad usare armi ad aria compressa, metto sempre un segnale alla porta d’ingresso che dice, ATTENZIONE! Armi ad aria compressa in uso. AVVISARE PER FAVORE. In questa maniera, una persona che desidera entrare non riceverà un colpo di pistola in un occhio con un proiettile di plastica da 6 mm, quando stiamo facendo tecnica o situazioni di tiro. Se c’è un osservatore che entra, mi assicurerò che gli vengano date le dovute protezioni per gli occhi se ci sono le armi in uso. Può essere anche che il segnale di pericolo sia una bandiera di colore rosso. Nella Protezione personale basata sulla realtà è stato elevato il livello della didattica e questo non è che uno dei tanti settori. Siate un bersaglio difficile. Programma di Protezione Personale Basato sulla Realtà, di Jim Wagner. Per favore, visitate HYPERLINK "http://www.jimwagnerrealitybased.com" www.jimwagnerrealitybased.com








“Tecnica della frusta”, presente nei vari stili di Tai Chi.

Le tradizioni più antiche di un popolo ne costituiscono, da sempre, il patrimonio storico e culturale più genuino. E' essenziale, perciò, che vengano conservate e salvaguardate. Tutte le Arti Marziali che con i loro “riti”, sono parte essenziale di queste tradizioni, non vi è popolo che non abbia conservato forme particolari e tipiche di lotta, ancor oggi tramandate di generazione in generazione in scuole che non hanno perso l'aspetto più tradizionale e profondo delle arti marziali. Il M. Paolo Cangelosi, ideatore del programma della scuola, ha attinto a piene mani dalle varie e più antiche forme di lotta e molti stili di Kung Fu, dando vita ad una scuola che pur nel rispetto delle tradizioni, ha tutta la freschezza per essere di attualità anche in questi tempi “moderni”. Il Kung Fu è un arte marziale ormai conosciuta e praticata in tutto il mondo, ma non vuole dimenticare le sue origini più vere, conservandole attraverso lo studio delle forme (Tao, Lu, Quien). Per queste ragioni in questo articolo andremo ad approfondire alcuni aspetti “energetici” contenuti nei vari stili di Kung Fu che nella scuola del M. Paolo Cangelosi si studiano. Alcuni sono di programma come l'Hung Gar, il Wing Chun,il Tang Lang, Tai Chi Yang, Tai Chi Chen, Pa Kua Chang, mentre altri stili si studiano in stage o direttamente con il Maestro il Choy Lee Fut,lo Tzui Pai Hisien,l' Hising Yi, Tai Chi Sun, Tao Tien Tu Tan Tui, Li Ho Hi Pa Fa Pai. Tutti questi stili e molti altri “lavorano” più o meno su i concetti: Qi, Jing, Shen. In questo articolo si vuole approfondire queste parole che indicano e cercano

di spiegare concetti vastissimi, come l'Energia, l'Anima, lo Spirito, la Mente, e altri ancora hanno sempre nella storia portato i praticanti di arti marziali a praticare esercizi per avvicinarsi al “Cuore” di questi argomenti, fondamentali per una vera comprensione dell'ARTE e di noi stessi.

SHEN, JING, CHI. Lo Shen insieme al Jing e al Qi sono i tre tesori ,e rappresentano tre differenti tipi di condensazione dell'energia: il Chi o Qi si può tradurre come aria o energia e nella tradizione orientale è un

concetto essenziale per la comprensione della filosofia e di tutte le espressioni delle arti marziali. Il termine Shen viene tradotto come “Spirito” o “Mente” dalle scuole e dai testi occidentali di Medicina Tradizionale Cinese (MTC). La mente(Shen) è una delle sostanze vitali del corpo. E' il tipo di Qi più sottile e non materiale. Secondo L'antico pensiero taoista, l'universo è stato creato da una concentrazione di Qi. Nella filosofia cinese il chi produce la vita, la vita produce il pensiero umano e il pensiero umano la conoscenza. Il Qi non può essere percepito con la vista

A cura di: Massimiliano Perez (Si Sook 7° Scuola Gm Paolo Cangelosi, Roma),


ma esso è sempre presente e genera tutte le cose, dice il M. Sun Lu Tang: il Qi primordiale fluisce, mentre quiete e movimento si alternano per produrre gradualmente i Diecimila Esseri, (il Qi primordiale o Qi cosmico o Qi madre e che sui testi viene chiamato Yuan Qi ) è all'origine della vita stessa, e si può definire anche Qi congenito o Qi del cielo anteriore, in opposizione al Qi acquisito, o Qi del cielo posteriore). Il Qi primordiale ha un ruolo molto importante nella pratica delle arti marziali. Il Qi del corpo umano e una forza che da impulso a tutti gli organi e a tutti i visceri. E' un tipo di energia molto rarefatta in confronto al Jing, che è più denso, mentre lo Shen è il più sottile e immateriale e più avanti approfondiremo. L'attività dello Shen si basa sul Jing e sul Qi, che sono le sue basi fondamentali. Perciò si dice che il Jing è il “fondamento del corpo e la radice dello Shen”. Quindi, se il Jing e il Qi sono forti e fiorenti, lo Shen sarà felice, equilibrato e vigile.

SHEN, HUN, PO,HI, ZHI Nel Huang Di Nei Jing (canone di medicina interno dell'imperatore giallo) il termine Shen ha soprattutto due significati:

1. Lo Shen è il complesso di tutti gli aspetti mentali-spirituali di un essere umano cioè lo HUN, il PO, lo YI, lo ZHI e lo stesso SHEN. Questo indica lo Spirito. 2. Il termine Shen indica l'attività del pensare, la coscienza, l'intuito e la memoria. Questo indica la mente. Il Nei Ching Su Wen (primo libro di medicina cinese creato da Chi Po) dice: “il cuore ospita lo Shen, i polmoni ospitano il Po, il fegato ospita lo Hun, la milza ospita lo Yi, i reni ospitano lo Zhi”. Questo è importante perché ogni stile di Kung Fu “lavora” con movimenti, suoni, canalizzazioni, visualizzazioni, dell'energia(Qi) spesso proprio sugli organi. E poi aggiunge il cuore è la radice della vita e l'origine dello Shen, i polmoni sono la radice del Qi e la dimora del Po, i reni sono la radice di ciò che si è immagazzinato(il Jing) e la dimora dello Zhi…” e ancora “…il fegato è la radice dell'armonizzazione e la residenza dello Hun…” e “…la milza è la residenza dello Yi…”

SHEN ...cuore ......unisce e combina gli altri quattro HUN ....fegato ......anima

PO .....polmoni ....anima corporea YI ......milza .......mente ZHI .....reni ........volontà Come abbiamo appena visto, lo Shen, e quindi il cuore, ha un ruolo importantissimo e primario in tutte le attività mentali. I Testi classici dicono: ”…lo Shen del cuore raccoglie e unisce lo Hun e il Po e combina lo Yi e lo Zhi” E' quindi molto importante andare ad approfondire i concetti di queste energie sottili Hun, Po, Yi e Zhi. Lo Hun può essere tradotto precisamente nella nostra nozione di “anima” o “spirito”. Secondo le antiche credenze cinesi, entra nel corpo subito dopo la nascita. Di natura eterea, dopo la morte sopravvive al corpo e ritorna al “cielo”. Quindi lo Hun può essere descritto come quella parte di anima (in opposizione all'anima corporea (Po) che, al momento della morte lascia il corpo, trasportando con sé un'apparenza della forma fisica. Il Po risiede nei polmoni ed la controparte fisica dello Hun ed è definito come quella parte dell'anima (rispetto lo Hun ) che è indissolubilmente attaccata al corpo e con questo va alla Terra al momento della morte. All'inizio della vita di un individuo si forma il corpo; lo spirito del

“Pa kua chang” stimola lo Shen del cuore.


“La gru bianca spiga le ali” stimola lo Hun del fegato.

“Posizione della trinità” stimola lo Yi della mente. corpo è il Po e quando il Po è all'Interno c'è sufficiente Yang Qi. Lo Yi risiede nella milza ed responsabile del pensiero applicato allo studio, alla memorizzazione, alla messa a fuoco dei problemi, alla concentrazione e all'ideazione. Il Qi acquisito e il sangue sono le basi fisiologiche dello Yi. I reni ospitano lo Zhi che indica la capacità di guida, di determinazione, di decisione nel perseguire delle mete e di trovare delle motivazioni e indica la Volontà (concetto di pensare e agire). Il Qi del corpo umano è una forza che dà impulso a tutti gli organi e tutti i visceri e si traduce con la “sostanza” e

con la “ funzione” e che a loro volta si manifestano in una serie di differenti energie: Jing Qi (riproduttivo), Ying Qi (nutritivo), Wei Qi (difensivo), Jing Luo Qi (dei meridiani) e il Danaopincen Qi (energia della corteccia celebrale). Tutti questi Qi sono sempre connessi al Qi madre (Yuan Qi) o Qi cosmico. Gli stili marziali taoisti hanno sempre tenuto in grande considerazione questo aspetto delle energie sottili e sapevano che esse risiedevano negli organi e si muovevano all'interno di un sistema di canali energetici (meridiani) e attraverso lo studio dell'I CHING , dei cinque elementi, della Medicina

“Lo Shen insieme al Jing e al Qi sono i tre tesori, e rappresentano tre differenti tipi di condensazione dell'energia: il Chi o Qi si può tradurre come aria o energia e nella tradizione orientale è un concetto essenziale per la comprensione della filosofia e di tutte le espressioni delle arti marziali” Tradizionale Cinese, degli Otto Trigrammi, degli esercizi di respirazione, degli esercizi di meditazione e dei movimenti inspirati alla natura e agli animali hanno elaborato un metodo marziale-medico composto da forme, principi, esercizi propedeutici al movimento, alla conservazione e all'armonizzazione di queste energie sottili contenute in ogni organo. Gli stili taoisti più conosciuti e che studiano e lavorano questo tipo di energie sono: il Tai Chi Chuan, il Pa Kua Chang, il Xing Yi Chuan ed il Li Ho Hi Pa Fa. Questi sono i più famosi. Questi e altri ancora hanno poi influenzato tutto il panorama delle arti marziali buddiste e confuciane. Non dimenticando che anche nelle altre filosofie viene analizzato questo aspetto. E' interessante associare alla parola Cuore quella di Shen e Spirito provando a far ancora più chiarezza sull'argomento. Il M. LI YI YU (Tai Chi) dice: “quando il cuore non è tranquillo, non è possibile concentrarsi. Mancherà la coordinazione a muoversi avanti e dietro, a destra e a sinistra. Di conseguenza, il cuore deve essere tranquillo, dal momento in cui si inizia non bisogna lasciarsi guidare dal sé. Dovete tranquillizzare il cuore ed entrare in sintonia con il vostro corpo…………..e …………………. bisogna concentrare lo


“Le ali del drago azzurro sostengono il cielo” stimola il Po del polmone e lo Shen del cuore.

“Il drago si guarda dietro stimola lo Zhi dei reni. spirito…………... Quando lo spirito è concentrato, l'unico Qi viene stimolato e forgiato”. In tutti i campi delle arti marziali dalla meditazione al combattimento abbiamo familiarità con un concetto “calmare lo spirito”, e abbiamo visto che risiede nel cuore (Shen) ed è in relazione con gli altri organi (e quindi Hun, Po, Yi, Zhi). I testi classici del Tai Chi ci dicono : il Cuore deve essere stabile e il Qi scende verso il basso. Questo è un presupposto fondamentale per arrivare al Wu Ji (al vuoto) e ricordiamo che la parola cuore può essere tradotta come Shen, Spirito e mente, e quindi potremmo anche dire

che lo Spirito deve essere stabile oppure che lo Shen deve essere stabile ecc.. Sottolineano che Il Tai Chi (disegno dello Yin e dello Yang) o tao è contenuto nel Wu Ji (vuoto) e che è molto importante cercare di raggiungere e mantenere uno stato in cui siamo centrati e privi di ogni intenzione cosciente. Quando il Qi è nascosto all'interno c'è virtù(forza intrinseca). Quando il Qi si manifesta all'esterno c'è metodo(forza palese). Quando il Qi interno ed esterno si uniscono in un unico flusso di energia, si può trovare il proprio posto tra Cielo e Terra, abbracciando lo Yin e lo Yang. Ne consegue che la forza interna nelle arti

marziali rappresenta la base della vita. Dal Tao Te Ching si traggono gli stessi riferimenti dice: bisogna essere “vuoti come la valle, semplici come tronchi grezzi”. Un ennesimo riferimento allo stato del “ vuoto “ da cui possa nascere il principio creativo, e in cui lo Shen ha un ruolo fondamentale. E quindi importante riscoprire l'aspetto forse più mistico di queste arti marziali, esistono stili e forme che studiano e approfondiscono un aspetto energetico più di un altro, ad esempio nello stile Pa Kua, Tai Chi Yang abbiamo posizioni (il drago apre le ali o sorreggere il cielo) che stimolano lo (shen-cuore) mentre la posizione San Ti dello stile Hising Yi stimola l'energia della mente lo (Yi-milza), mentre in alcune posizioni del Tai Chi Sun (tenere la palla) si lavora il Po del polmone, oppure nello stile Pa Kua nella posizione (il drago si volta dietro ) si nutre e stimola lo Zhi dei reni. Nella forma Pa Men Chang stile Pa Kua ”il Palmo delle otto porte”, creata dal M. Cen Yuo Long (figlio del famoso maestro di Pa Kua Chen Ting Hua) approfondisce lo studio sullo sviluppo dell'energia vitale e sul suo potenziamento (lo Zhi-reni). L'esecuzione di questa forma per esempio tende anche a stimolare soprattutto il Qi protettivo (Wei Qi) ed il Qi ereditario (Jing Qi), alcune posizioni appartengono al Qi Kung statico come ad esempio: Abbracciare l'albero, il Drago si guarda dietro, Sorreggere il cielo. Se praticate correttamente queste posizioni possono rinforzare, equilibrare e canalizzare il nostro Qi. Il loro effetto si ripercuote anche sul corpo fisico rendendolo elastico e giovane più a lungo. In particolare modo sembra essere il Qi Ereditario (dei reni) quello più stimolato a fluire. ( Ne esiste anche una versione del M. Sun Lu Tang ). Per concludere cito le parole del mio maestro: ”innamoriamoci dell'arte e pratichiamo con il cuore qualsiasi sia lo stile, allora forse saremo capaci di andare sempre più in profondità a conoscere noi stessi e gli altri”.

Perez Massimiliano: Nato nel 1968 Frascati, SI SOOK 7° GRADO nella scuola di Kung FU del M. Paolo Cangelosi. Praticante dal 1989, prima sede nei castelli romani nel 2000 in seguito a Tivoli, subito dopo nasce anche l'interesse di approfondire lo studio della Medicina Tradizionale Cinese, operatore Shiatzu presso la Federazione Italiana nel 1997. Ringrazio il M. Paolo Cangelosi e tutti gli insegnanti che mi hanno aiutato a progredire nella pratica del Kung Fu.



La Zen Nihon Toyama-Ryu Iai-Do Renmei (ZNTIR) è l'organismo che attualmente, una volta rivisti e adattati i concetti e la metodologia di una scuola proveniente da un sistema di combattimento reale, vuole preservare questa tradizione e le forme originali tramite un metodo che unisce corpo, mente e spirito in maniera realistica ed efficace. Questo DVD è stato creato a cura dei praticanti della Filiale Spagnola della Zen Nihon Toyama-Ryu Iai-Do Renmei (ZNTIR - Spain Branch) per far conoscere a tutti uno stile di combattimento, con una vera spada, creato nello scorso XX secolo e con radici nelle antiche tecniche di guerra del Giappone feudale. Qui potrete trovare la struttura basilare della metodologia che viene applicata nello stile, dagli esercizi codificati per il riscaldamento e la preparazione, passando per gli esercizi di taglio, le guardie, i kata della scuola, il lavoro in coppia e l'introduzione alla pietra miliare su cui si basa il Toyama-Ryu: il Tameshigiri, o esercizio al taglio su un bersaglio reale. Ci auguriamo che la conoscenza dell'esistenza di uno stile come il Toyama-Ryu Batto Jutsu sia una riscoperta di un modo tradizionale e allo stesso tempo differente dalle attuali discipline da combattimento, che attragga coloro che desiderano andare più lontano nella pratica delle arti marziali. Gli appassionati della spada giapponese e i neofiti, troveranno questo DVD utile come punto di riferimento e supporto al proprio apprendimento.

REF.: • TOYAMA1

Tutti i DVD prodotti da Budo International vengono identificati mediante un’etichetta olografica distintiva e realizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili). Allo stesso modo, sia le copertine che le serigrafie rispettano i più rigidi standard di qualità. Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o la copertina non coincide con quella che vi mostriamo qui, si tratta di una copia pirata.

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IL SERPENTE E LA GRU (Parte I)

Molti praticanti di Wing Chun Gung Fu hanno sentito parlare per anni delle origini leggendarie dell’arte, quando una certa Yim W ing Chun (che da il nome all’Arte) o Ng Mui (una monaca Shaolin, che crediamo sia esistita), furono testimoni di un combattimento tra un serpente e una gru.

Più tardi, ella incluse le idée di ciascuno dei dua animali in un nuovo sistema di lotta concepito specificamente perchè una donna più piccola e debole fosse capace di sconfiggere un uomo in un combattimento mortale. Un’altra versione più probabile, è che qualcuno si ispirò ai due animali di Shaolin che meno dipendevano dalla forza e dalla stazza (il serpente e la gru) per creare un nuovo sistema di combattimento, che si basa su concetti e principi scientifici atti a superare qualcuno più grande e più forte. È possibile anche che questi fossero esperti in altri stili degli animali di Shaolin o altri stili di Gung Fu che esistevano in quel momento in Cina. Alcuni dei concetti inclusi fanno riferimento alla forza prestata, al blocco dell’angolo, all’orientamento, all’economia di movimento, al timing, al gioco di piedi, alle prese, al movimento multidirezionale, alle leve, alla gestione teorica della Linea Centrale. Ciascuno di questi sono temi trattati nel Volume VI della mia serie di 6 libri, “Teoria del Combattimento dalla A alla Z”. Ma adesso vorrei andare più a fondo nella teoria delle radici nel Wing Chun del serpente e della gru. Spesso si legge che il Wing Chun utilizza movimenti del serpente e della gru, ma la discussione in genere finisce col citare il braccio deviante Boang Sau Wing che

rappresenta l’ala della gru e le dita del Biu Jee Finger Jab che mostrano il serpente. Invece di soffermarmi su questo, che è ciò che abitualmente si fa, parlerò delle caratteristiche del serpente e della gru che influiscono sul CRCA Wing Chun, cominciando dal serpente.

Caratteristiche del Serpente La lotta a terra – Dal momento che un serpente vive tutta la sua vita a terra, deve naturalmente essere a suo agio e abile nel combattimento al suolo. Dunque, è necessario che il praticante di Wing Chun CRCA sia predisposto verso le tecniche e i concetti di lotta a terra. Per molto tempo sono stato un sostenitore di quella che chiamo Day Ha Gwoh Sau – lotta a terra del Wing Chun, anche quando, molti anni fa, venni duramente criticato per questo. Ma le moder ne competizioni di MMA hanno dimostrato la necessità che un praticante di Wing Chun ha di sviluppare il suo “lavoro a terra”, allo scopo di mantenersi al passo con la tecnica di combattimento in costante evoluzione al giorno d’oggi. Colpo/velocità – I serpenti sono famosi per la loro estrema velocità, che a volte può raggiungere oltre 8 piedi (2,4 mt) al secondo. Nel Wing Chun, Velocità=Potenza. In altre parole, un proiettile è solo un piccolo pezzo di ferro. Se lo lanciate a qualcuno, lo potete ferire. Ma se lo sparate, potete uccidere. L’unica differenza? La

“Dal momento che un serpente vive tutta la sua vita a terra, deve naturalmente essere a suo agio e abile nel combattimento al suolo”


Velocità. Il pugno è molto più grande di un proiettile e anche se non può andare così veloce come quest’ultimo, più riusciamo a muoverlo rapidamente, più energia andrà a generare. Un detto popolare dei “Diciassette Comandamenti” del Wing Chun “Diciassette Essenze” è “Chuet Kuen Yiu Fai” – “il pugno deve essere rapido”. Mordere – così come la gru, i serpenti sono noti per i loro morsi. Un praticante di CRCA Wing Chun si allena anche a mordere in situazioni di vita o di morte, quando non c’è altra via d’uscita. Anche una persona piccola, più debole, può causare estremo dolore a un nemico molto più grande e probabilmente è ciò che l’aiuterà a liberarsi da una presa o uno strangolamento.

Pero Hoh Lau” – “Prendere la gola è una tecnica implacabile, che, una volta iniziata, non si può fermare”. “Serpeggiare” – così come un serpente scivola intorno alla sua preda, il combattente Wing Chun

Sputare – allo stesso modo in cui la gru punge gli occhi del suo avversario, i serpenti sono noti per sputare negli occhi di un attaccante o di una preda. Il combattente di CRCA Wing Chun utilizzerà la stessa tattica in situazioni di combattimento a corta distanza, a terra, o contro un avversario armato. Ciò può servire a distrarlo a sufficienza per permettere un contrattacco o una fuga rapida. Asfissia/Strangolamento – certi serpenti, come Anaconda, Boa Constrictor, sono conosciuti per soffocare o stritolare un avversario fino alla morte. Utilizzando i principi di leva, si è in grado di generare fino a 6-12 libbre (3-6 kg) di pressione per cm quadrato, nello strangolamento. Nel CRCA Wing Chun, utilizziamo una varietà di strangolamenti e prese per soffocare il nemico da molte posizioni, così come per intrappolare le braccia, le gambe, o il corpo, per rompere le ossa utilizzando delle leve e il principio del punto di appoggio per creare, come dice il proverbio cinese, “Un migliaio di libbre (300 kg) di forza con quattro once (100 grammi) di sforzo”. Un vecchio proverbio del Wing Chun dice “Moh Ching Jiu, Soh Hau Tau, Yut Chuet

userà la stessa idea nelle “mani appiccicose” per controllare il braccio e la gamba del contendente e

“Parlerò delle caratteristiche del serpente e della gru che influiscono sul CRCA Wing Chun”

Wai Lick Sahng” – “La forza appiccicosa, quando si ottiene, è la forza dominante”, così come “Chee Broma Hahng Kiu Wai Jee Woot” – “appiccicarsi e controllare il braccio Ponte del rivale mentre cambiamo la mano, è sintomo di versatilità”. Inoltre, alcuni serpenti si muovono lateralmente, “lato sinuoso”, che ispira certi spostamenti laterali nel Wing Chun. Intimidazione – I serpenti sono famosi per utilizzare l’intimidazione in combattimento. I Cobra si gonfiano per apparire più paurosi e oscillano avanti e indietro per ipnotizzare la loro preda. Altri serpenti fischiano o emettono addirittura strepitosi suoni per spaventare o distrarre i loro nemici. Nel CRCA Wing Chun, l’uso di azioni o parole intimidatorie

precedenti a uno scontro, si conosce come “afferrare l’emozione”.

Sangue freddo/Brutalità

“Anche una persona piccola, più debole, può causare estremo dolore a un nemico molto più grande e probabilmente è ciò che l’aiuterà a liberarsi da una presa o uno strangolamento” pertanto creerà delle zone di sicurezza dalle quali contrattaccare da angoli di approccio migliori con la forza prestata. Altri due proverbi Wing Chun dicono:” Chee Ging Leen Sing

I serpenti sono rettili dal sangue freddo senza pieta, empatia o compassione per il nemico. Quando ci riferiamo a una persona come a un serpente, stiamo dicendo che in generale è furba, che non possiamo confidare in lei, che farà quanto necessario per arrivare in alto senza badare alle regole, combatterà “sporco”, ecc. Nonostante che queste non si possano cosiderare qualità ammirevoli in un essere umano, essere come un serpente, il combattente CRCA si rifà al proverbio del Wing Chun “Goang Sau, But Goang Ching” – “In combattimento, non esiste pieta” Come vediamo qui, è mostrerò ulteriormente nell’articolo del prossimo mese, il praticante di CRCA Wing Chun è ampiamente ispirato dal serpente, sia nelle azioni, che nei principi. È il motivo per cui ho scelto di includerlo nel logo dell’Accademia di Combattimento a Corta Distanza (tenendo presente che le ali della gru sono, in realtà, dei coltelli).






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