Testatina
anno III - numero 15 | ottobre - novembre 2010 | â‚Ź 5,00
Mondo del lavoro
Meritocrazia e piĂš spazio a donne e giovani
Etica e competenze
La nuova classe dirigente Intervista a Giampiero Cantoni
Approfondimenti
Internazionalizzazione Imprese virtuali EfďŹ cienza energetica Outsourcing Customer Relationship Strategy Design e innovazione Basilea III
Case history
Berbrand, Besana Bio Green Gate Global Investment Magazzini Generali
Stefano Cerveni
Chef revolution Cucina e territorio si fondono per raccontare una storia straordinaria, dove la passione diventa il motore di un nuovo modo di fare ristorazione
Protagonisti
Giulia Baraghini, Patrizia Bonometti, Adrian Graf Mara Laule, Massimo Mazzi, Patrizia Minervini
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Business&Gentlemen
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ottobre - novembre 2010
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Editoriale di Mauro Milesi
Expo 2015, eppur si muove Eppur si muove. Dopo l’entusiasmo dei
stringe e ci auspichiamo che questa fase si
primi tempi e le successive infinite proble-
possa concludere a breve, al massimo entro
Business & Gentlemen ha studiato dei
matiche, l’expo 2015 di Milano compie fi-
la fine dell’anno.
richiami grafici per aiutare la “naviga-
nalmente un passo avanti. In un Paese abi-
zione” dei servizi e offrire informazioni
tuato alle complicazioni e alle lungaggini
Però c’è anche una questione di qualità.
era ragionevole pensare che anche questo
Dopo le promesse, sembrano spegnersi le
importante evento non facesse eccezione.
intenzioni di avviare concorsi di progetta-
In particolare, le liti sulla concessione dei
zione d’architettura per le costruzioni della
terreni avevano suscitato nei mesi scorsi
kermesse milanese. Anche in questo caso
nuove
Fortunatamen-
sarebbe una questione di tempo. Che non
te, in extremis, è arrivato il via libera del
c’è. Si procederà per gare d’appalto e anche
Consiglio generale della Fondazione Fiera
se la Direzione Infrastrutture e Costruzioni
Milano che ha confermato la disponibilità
dell’Expo 2015 assicura la salvaguardia della
scientifica e che sono realizzati da
incondizionata delle aree del sito esposi-
qualità grazie a un preliminare di indirizzo,
esperti, docenti o studiosi.
tivo, così il Bie (Bureau International des
qualche perplessità rimane. Soprattutto ci
Expositions) ha accolto favorevolmente il
pare l’ennesima occasione persa. Perché un
me, focus di carattere divulgativo sui
dossier di registrazione di Expo 2015 pre-
challenge tra progettisti e architetti di tutto
temi d’interesse generale: dalla moda ai
sentato a Parigi. Adesso la prima data
il mondo avrebbe certamente offerto valore
importante a calendario è il 23 novembre:
aggiunto, innovazione, creatività, eccellen-
Inoltre la lettura può riservare infor-
dopo aver valutato compiutamente tutti
za, oltre che un ulteriore ritorno mediatico.
mazioni aggiuntive con le seguenti icone
gli incartamenti, il Bie si pronuncerà de-
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aggiuntive. Innanzitutto ogni articolo presenta un’icona che ne identifica la tipologia di contenuto: Giornalistico: servizi, approfondimenti, interviste realizzate dai nostri giornalisti e dai collaboratori B&G. Tecnico-scientifico: studi e ricerche che hanno una connotazione tecnico-
Divulgativo: notizie, curiosità, antepri-
motori, dall’arte al design.
Immagini: didascalie e spiegazione del materiale iconografico
preoccupazioni.
finitivamente sulla registrazione ufficiale
Proprio in tema di appalti va sottolineata
dell’Expo 2015.
un’altra preoccupazione. Quella sulla vigilanza e sulla trasparenza delle aziende
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Insomma, il tempo per scherzare è finito,
coinvolte. Ci auguriamo che l’Expo possa
occorre rimboccarsi le maniche. Questo via
essere la piattaforma ideale per dare un
libera diventa il nuovo punto di partenza
nuovo esempio al Paese, per dimostrare
per inserire la chiave e accendere finalmen-
che, quando c’è volontà e organizzazione,
te il motore della macchina organizzativa.
si possono fare le cose bene, tenendo lon-
Cosa non da poco, perché questa macchi-
tane le unghie affilate della speculazione e
na dovrà avere conducenti decisi e sicuri,
della criminalità. Per questo è importante
una meccanica oliata e affidabile, un per-
che possa nascere quanto prima una com-
corso ben definito nei modi e nei tempi.
missione di controllo sugli appalti che coin-
Tempi e modi non sono un dettaglio, ma
volga prefettura, magistratura, Guardia di
la sostanza su cui basare concretamente
Finanza e tutte le istituzioni coinvolte al
l’intero processo. Ci aspettiamo una “sca-
fine di avviare un percorso di prevenzione,
letta” in cui siano ben definiti tutti i punti
evitando di correre ai ripari troppo tardi.
e un programma che ne chiarisca i metodi esecutivi. Nell’interesse di tutti, non solo
C’è anche il problema dei capitali da in-
di Milano, della Lombardia e del Paese,
vestire. Ovviamente la crisi non aiuta e
ma anche degli operatori interessati, delle
gli attori privati coinvolti - come nel caso
aziende e delle nazioni coinvolte e di quelle
di Fondazione Fiera e dei fratelli Ca-
potenzialmente pronte a farsi avanti.
bassi - dovranno fare alla svelta i propri conti. Insomma, la “macchina Expo” ha
Come ha detto il direttore generale dell’Ex-
finalmente acceso i motori, ma il ritardo
po, Giuseppe Sala, è il momento di “fissa-
accumulato, una eventuale riduzione dei
re le regole d’ingaggio” per i partecipanti
finanziamenti e dei capitali investiti, pro-
interessati all’evento e, successivamente, di
babilmente costringerà a ridimensionare
rendere operativi i contatti con le imprese
la portata di questo evento. Noi, ovvia-
fornitrici e gli sponsor. Intanto il tempo
mente, saremo felici di essere smentiti. |
Sommario numero 15 | ottobre - novembre 2010
8.
Editoriale
46.
Expo 2015 eppur si muove
10.
Abstract
Una storia scritta con la penna della qualità
50.
Pillole di B&G dedicate al pubblico estero
12.
Mondo del lavoro
56.
Smau
22.
Globa Investment
60.
Berbrand
64.
Bio Green Grate
68.
Besana
70.
Magazzini Generali
74.
Massimo Mazzi
88. 90.
Tradport
Il mondo del “quadrato”
Organizzazioni Virtuali
78.
Nautica Il mito dei Cantieri Baglietto e Pisa
94.
Bien vivre Custodire i sigari l’arte degli humidor
96.
Regole Ue
Basilea III Come rafforzare il dialogo tra banche e imprese
Messico Dall’Era Precolombiana alle acque cristalline
104. Fiere
Un’evoluzione dei modelli d’interazione
Logistica al servizio delle PMI
42.
Patrizia Bonometti
Innovazione Focus sull’innovazione “esponenziale”
Novità nella distribuzione di beni e servizi
Quando i dettagli fanno la differenza
38.
86.
Storia e sviluppo della tecnologia QR Code
Ecosostenibilità a portata di mano
34.
Giampiero Cantoni
Design e Innovazione La customer-driven innovation strategy per vendere di più
Un’alleanza in rosa sul fronte dell’internazionalizzazione
Il bello dal valore “superlativo”
30.
80.
Una donna alla guida delle Risorse Umane di Tenaris
L’avventura imprenditoriale di due giovani promesse
26.
Il poeta della Franciacorta
Più etica e competenze per una nuova classe dirigente
In mostra il meglio delle soluzioni hi-tech
Customer relationship Perché innovare lo stakeholders management
Stefano Cerveni e la nuova sfida per il “Due Colombe”
Meritocrazia e più spazio a donne e giovani
18.
84.
Montblanc
Tutti gli appuntamenti più importanti
Efficienza energetica Abbattere i costi attraverso un maggior risparmio energetico
82.
Edilizia, semplicità sinonimo di efficienza
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Business&Gentlemen
ottobre - novembre 2010
Nuggets of B&G
We dedicate the English abstracts of some of the most interesting articles published on this issue to the foreign business public happening to leaf through B&G
The impact of global forces on the world economy and employment In Europe, the working age population will decline from 308.6 million in 2006 to 302.5 million in 2020 resulting in a major workforce shortage. Th is scenario is forecasted by official studies conducted by Manpower in collaboration with Cambridge Econometrics which surveyed over 35 thousand international companies for an in-depth analysis of the short-term outlook of the labour market. The study also revealed that the total number of jobs in the “Old Continent� will increase by over 6% reaching 223
English version
More ethics and competence for a new ruling class
10
million by 2015. The growth trend highlighted by the survey sees business services as the sector projected to experience the highest job growth (+30%), followed by Hotels & Catering (+16%) and Healthcare and Social work (+10%). Our country will register a total number of new jobs up to 2015, due to the need to replace almost 8 million workers, positioning itself in third place after Germany and the United Kingdom. Technical workers will remain the most in demand, followed by managers, service workers, and shop and market sales workers.
of three banking institutes, in light
Putting young people back at the centre of the
of the latest eco-
agenda, selecting and asserting a ruling class ca-
nomic
pable of consistently facing the challenges placed
and the careful
on society by every crisis, developing greater ethi-
analysis
cal sense in professional conduct and lift ing taxes
in black and whi-
on factory wages. Paths that should be explored
te in his latest bo-
to exit from a crisis that, in good or bad, has left
oks La Bolla (The
many lessons, especially for the financial world.
Bubble) and Le
Paths and directions mapped out by Giampiero
Banche e la Crisi
Cantoni, Senator of the Republic, Professor of
(Banks and the
International Economics, and former president
Crisis).
forecasts written
Abstracts
The Montblanc Universe, History written with a quality pen To make every product exclusive and precious, to raise the bar of quality and value. A mission that Adrian Graf, Monblanc Italian Marketing Director has followed since entering the historical manufacturer of writing accessories and other luxury goods, after 13 years working in the fast-moving consumer goods industry. A leap – from the mass market to the luxury market – driven, above all, by the search for quality, excellence, and exclusivity. Montblanc pens have written pages and pages of history passing through the hands of some of the world’s most important people (Kennedy, Obama, the Pope and various other heads of state), always and only being inspired by an inkwell full of quality, uniqueness and elegance.
Mexico, from the pre-Columbian era to crystalline waters An itinerary in search of the Maya and Aztec civilisations by visiting numerous archaeological sites found in the territory. The journey begins in the city of Cancun and ends at heavenly beaches and coastal waters. The trip immediately gets to the heart of the experience with ex-
cursions in the Maya Riviera and ruins of the archaeological zones of the Yucatan peninsula, and ends in the Maya Riviera, more precisely, in Playa Aroma where participants can relax and take part in water activities for the next five days.
To constantly look for new challenges and have the skills to get involved in diverse fields and sectors without sacrificing one’s private life. Two paths followed by Patrizia Bonometti, current HR Regional Director Europe of the Tenaris Group (the Italian head office is located in Dalmine, Bergamo), who started her career in Marketing and Sales before landing in the Human Resource department of the Tenaris Group in 2004. “It is possible for women to reach important professional goals while being a wife and mother,” underlines Bonometti. “The young of today need to be more willing and prepared to take on international challenges offered by the labour market, without being afraid to travel and learn”. In the interview she describes the plans and strategies put into place during the crisis, the investments in young people, women and training.
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English version
A woman at the helm of Tenaris Human Resources
Business&Gentlemen
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innovazione forza giovane salvarelavoro Pi첫
e
per
12
il mercato del
Mondo del lavoro
“Più meritocrazia e più spazio a donne e giovani”
Tito Boeri docente Bocconi di Milano
Un’indagine condotta da Manpower Italia traccia una previsione sul cambiamento della forza lavoro nei prossimi dieci anni, sull’impatto dell’invecchiamento della popolazione e sulle professioni più richieste. Ne emerge un quadro poco rassicurante contro cui il mondo imprenditoriale, politico e accademico sono chiamati a intervenire in tempo testi di Laura Di Teodoro
Uno squilibrio troppo forte tra offerta dei laureati e domanda delle imprese. Un punto su cui Tito Boeri, docente di economia del lavoro all’Università Bocconi di Milano, ha voluto mettere l’accento. Se da una parte infatti c’è un eccesso di laureati in facoltà quali Scienze Politiche, Sociologia, Psicologia, Biologia, Agraria, Architettura, Lettere e Lingue, sul fronte del lavoro si assiste a un aumento della domanda per Chimica, materie giuridiche, medico-sanitarie, Economia, Ingegneria. “Ci sono posti vacanti nei servizi e per la manodopera specializzata – sottolinea il professor Boeri -. La situazione che si è venuta a creare è una conseguenza della globalizzazione, della terziarizzazione e della maggior competitività a livello globale”. Cosa dare? Per il docente della Bocconi bisogna agire sul sistema formativo, università in primis. “Non c’è mai stata una vera riforma universitaria. Non esiste meritocrazia e le facoltà vengono scelte in maniera ancora troppo superficiale. Se al contrario la scelta fosse percepita come un vero investimento e si recepissero le effettive domande del mercato, arriveremmo alla qualità”. Boeri chiama in causa anche un secondo campo d’azione, ergo la forza lavoro “ancora inutilizzata”, le donne e i giovani. “Non mi preoccupo del declino demografico della forza lavoro ma delle donne e dei giovani che restano ancora sottovalutati, nonostante siano la fascia più istruita. Bisogna cambiare le regole di ingresso nel mondo del lavoro e dare spazio a loro”. Il problema tutto “italiano” resta “la mancanza di eccellenze”. “Abbiamo bisogno di un salto di qualità – conclude Tito Boeri -. Oggi prevale un mondo che non ci fa competere”. | 13
Business&Gentlemen
ottobre - novembre 2010
“Dobbiamo essere bravi nell’anticipare i tempi” Produttività e inclusività. Due step che secondo Stefano Scabbio, Presidente e Amministratore Delegato di Manpower Italia diventano passi obbligati per le aziende italiane per evitare la crisi demografica della forza lavoro. Scabbio parte con l’analizzare l’attuale situazione nel contesto post-crisi. “Dal punto di vista demografico Paesi tra cui Italia, Germania e Inghilterra sono tra i più vecchi e perderanno molta forza lavoro da qui al 2015. Al momento, in Italia, non esiste un ricambio generazionale adeguato e questo impatterà con una percentuale dello 0,4% sulla capacità di produrre ricchez-
ze”. Come compensare questa mancanza? Le azioni da intraprendere secondo l’Amministratore Delegato di Manpower Italia sono due: partire dalla produttività per ridisegnare i modelli di business, facendo leva sulla tecnologia e includere più donne e lavoratori stranieri nella propria forza lavoro. “L’Italia – ha sottolineato Scabbio – nel 2050 perderà il 28% delle sua popolazione e dovrà importare oltre 350mila immigrati l’anno o far lavorare i suoi cittadini fino a 75 anni”. A questo si aggiunge una situazione economica mondiale che “ha spostato il proprio baricentro dall’Euro-
Entro il 2015 i posti di lavoro in Europa registreranno un incremento di oltre il 6%, raggiungendo un numero superiore a 64 milioni. In Italia, saranno circa 8 milioni le nuove occupazioni previste tra il 2006 e il 2015 dovute alla necessità di sostituire il personale in uscita (12,4% del totale europeo). I profili professionali maggiormente coinvolti saranno i tecnici, i direttori di funzione, manager e quadri, gli impiegati nei servizi e nelle vendite. Diminuiranno gli operatori specializzati del settore agricoltura e pesca. È quanto emerge dallo studio condotto dall’Ufficio Studi
pa all’area India-Cina, a cui si aggiunge il Brasile – prosegue -. E questo porterà alla nascita di nuovi consumatori: un miliardo di persone varcherà la soglia del ceto medio e la metà di queste sarà in India e in Cina”. L’internazionalizzazione e l’export giocheranno quindi un ruolo importante. Diventa fondamentale per l’Italia orientare la propria rotta verso est perché “ad oggi il 72% dell’export del nostro Paese è verso l’Europa”. Secondo Scabbio, la ripresa si dovrà giocare anche sui piani della tecnologia (necessità di personale qualificato), dell’autoregolamentazione in settori quali
di Manpower, in collaborazione con l’Istituto Cambridge Econometrics, che ha coinvolto oltre 35mila aziende a livello internazionale. La presentazione della ricerca si è svolta al Manpower Academy nel Parco Scientifico Tecnologico Kilometro Rosso di Bergamo e ha visto la partecipazione di Tito Boeri, Docente di Economia del Lavoro all’Università Bocconi di Milano, Paolo Manzato, Amministratore Delegato della Drillmec di Gariga di Podenzano (Piacenza), Andrea Taglini, Socio della Easypack Solutions di S. Giovanni in Persiceto
Il talento dei giovani Andrea Taglini, Socio della Easypack Solutions di S. Giovanni in Persiceto (Bologna)
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Due storie giovani, piene di entusiasmo, voglia di scoprire ed esplorare il mondo. Sono le storie di due trentenni, Paolo Manzato, amministratore delegato della Drillmec di Gariga di Podenzano, nel Piacentino e di Andrea Taglini, socio della Easypack Solutions di San Giovanni in Persiceto, nel Bolognese. Due esperienze che dimostrano la presenza in Italia di idee solide, innovative e soprattutto giovani che possono portare una boccata d’ossigeno e ottimismo nel panorama economico nazionale. Paolo Manzato opera nel settore dell’oil&gas (la Drillmec si occupa dello studio e realizzazione di impianti di perforazione mobili, fissi ed offshore; pompe fango ed accessori per i settori del petrolio, del gas e della geotermia). Nel suo intervento ha sottolineato l’importanza del fattore internazionalizzazione, unita alla capacità da parte dell’azienda di essere flessibile rispetto ai cambiamenti del mercato. “La produzione degli impianti petroliferi ha vissuto il suo boom dal 2007 al 2009 e questo ha imposto un cambiamento – sottolinea il giovane imprenditore.
Siamo cresciuti del 30-40% all’anno e ogni anno lavoriamo per portare nuovi valori aggiunti”. Primo tra tutti l’apporto di giovani: “Stiamo andando negli istituti tecnici per trovare giovani e abbiamo al nostro interno una formazione continua. Vogliamo investire su di loro”: Andrea Taglini, trentatrenne modenese e una laurea in giurisprudenza, ha investito su se stesso e insieme a un amico (diplomato al Conservatorio), nel 2001, hanno avviato un’attività innovativa oggi conosciuta in 16 Paesi nel mondo. Si tratta di Easypack, azienda che produce bustine monodose apribili con una sola
Mondo del lavoro Stefano Scabbio Presidente di Manpower Italia
l’energia e i trasporti, e delle infrastrutture. “Solo in questo modo – conclude – avremo la certezza di portare il nostro Paese fuori dalla crisi”. Manpower Italia è società leader in Italia nella creazione e nella realizzazione di servizi che permettono ai clienti di compiere scelte vincenti in un mondo del lavoro in continuo cambiamento. La società è presente in Italia dal 1994 e presidia in modo capillare tutto il territorio nazionale con 430 fi liali. È specializzata in ricerca e selezione di personale per tutte le posizioni professionali, sommi-
(Bologna), Stefano Scabbio, Presidente e Amministratore Delegato di Manpower Italia, Pierluigi Magnaschi, Direttore di Italia Oggi. Sul piatto ci sono numeri che dimostrano i cambiamenti, a livello globale, sul piano demografico, della mobilità e dell’immigrazione e quindi nel mondo del lavoro, in tutti i suoi aspetti. Primo tra tutti l’assenza di un ricambio sul fronte della forza lavoro: come evidenziato dalla ricerca infatti, l’Italia nel 2050 perderà il 28% delle sua popolazione e dovrà importare oltre 350mila immigrati l’anno o far lavorare i suoi cittadini fino a 75 anni. Le cifre che delineano le prospettive del mercato del lavoro nel pros-
mano, invenzione che permette di versare il proprio contenuto in due semplici mosse: basta afferrare la bustina per le due estremità con pollice e medio, e poi spingere al centro con l’indice, dove un’incisione lascia scendere comodamente il prodotto conservato al suo interno. Curiosità e costanza sono le parole che Taglini usa per raccontare l’inizio della sua avventura: “L’istruzione non è un limite – racconta -. Noi avevamo l’idea, la curiosità, siamo stati costanti e nel giro di tre anni abbiamo raggiunto 16 Paesi”. Come? Utilizzando prima di tutto internet e una rete di partnership interessanti con varie aziende. “Siamo nati nella crisi spinti dalla volontà di fare qualcosa che ci potesse entusiasmare – prosegue il giovane -. Per quanto riguarda la manodopera, abbiamo difficoltà a trovare persone che conoscano le lingue
nistrazione di lavoro a tempo determinato, pianificazione e realizzazione di progetti di formazione, consulenza per l’organizzazione aziendale. Nel 2008 ha garantito una nuova occupazione a più di 200mila lavoratori in circa 26mila aziende italiane. Manpower Italia fa parte di Manpower Inc., uno dei principali datori di lavoro privati al mondo che garantisce un’occupazione a 2 milioni di persone ogni anno attraverso la sua rete di 4mila uffici in 80 Paesi e le oltre 400mila aziende clienti. |
simo futuro, da non sottovalutare per le aziende italiane, non finiscono qui. Ricerca alla mano, da un punto di vista prettamente quantitativo, i dati evidenziano come la popolazione di età da lavoro, a livello mondiale, decrescerà da 308,6 milioni nel 2006 a 302,5 milioni nel 2020. Stimando una percentuale di occupati costante al 66% si può affermare che soltanto 199 milioni di posti di lavoro a livello internazionale potranno
e che abbiano voglia di viaggiare. Il profi lo che cerchiamo? Prima di tutto devono sapere quello che vogliono dalla vita, devono avere una visione chiara su se stessa, non importa il tipo di laurea”. Dalla loro hanno avuto il sostegno soprattutto dalla Camera di commercio modenese: “Sapevamo che non sarebbe stato facile ma la voglia di fare e provarci era veramente forte – prosegue il giovane - Oltre alle bustine per conto terzi produciamo industrialmente anche il macchinario automatico per la realizzazione dei monodose, anch’esso di nostra invenzione e commerciamo nel materiale plastico adatto per la produzione”. Canada, Usa, Corea, Giappone, Spagna, Inghilterra e Sudafrica tra i Paesi raggiunti. |
Paolo Manzato, Amministratore Delegato della Drillmec di Gariga di Podenzano (Piacenza)
www.drillmec.com www.easypacksolutions.com
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Business&Gentlemen
ottobre - novembre 2010
essere coperti. A questo si aggiunge la difficoltà, sostenuta da una buona percentuale di datori di lavoro, di reclutare personale adeguato. Per l’Italia si parla del 31%, nella media internazionale. Spontando l’attenzione sull’occupazione totale per settore nei Paesi Europei, nel 2006, sono i tecnici e i professionisti associati a costituire il segmento più significativo seguiti dai lavoratori del settore dei Servizi e da quelli legati al Commercio. Da qui al 2015 i trend di occupazione mostrano cambiamenti rilevanti: diminuiscono notevolmente i settori Agricoltura ed Estrattivo mentre aumenta sempre 16
più il comparto dei Servizi, il settore legato al Turismo, l’Health Care e i lavori socialmente utili. Se da una parte l’offerta del mercato del lavoro cambia, di contro il reclutamento di personale adeguato resta un tema critico per molte aziende: l’Italia è tra i primi Paesi EMEA nella difficoltà di reperire risorse, subito dopo Polonia, Romania, Austra e Svizzera. Irlanda Regno Unito, Norvegia più di altri Paesi riescono a contenere il problema, che a livello Europeo si attesta su una media pari al 23% (l’Italia è al 31%). Oltre ad analizzare i cambiamenti nei livelli di occupazione professionale in generale, la ricerca considera
la domanda di sostituzione derivante dal pensionamento, dalla migrazione, dal passaggio ad altro impiego e alla mortalità sul lavoro. L’analisi si concentra sulle diverse figure professionali e sull’evoluzione nella struttura complessiva tra il 2006 e il 2015, dalla quale emerge una domanda complessiva pari a 64mila unità, derivanti sia da un’espansione (o contrazione della domanda) sia da un fisiologico “replacement”. Come evidenziato dallo studio di Manpower, in tutte le principali categorie professionali dove le perdite di posti di lavoro sono tutelate, tali perdite sono più che bilanciate dal bisogno stimato di sostituire lavoratori
Mondo del lavoro
power ha condotto su oltre mille aziende in Italia nel corso dei primi mesi del 2010, sono: la manodopera specializzata, segretarie, assistenti amministrativi, personale d’ufficio, tecnici (principalmente produzione, servizi, ingegneria, manutenzione), autisti, contabili e addetti al settore finanziario, chef e cuochi, addetti al controllo qualità, operatori meccanici, operatori di produzione e progettisti, disegnatori Cad. Allargando il raggio ai paesi EMEA, la manodopera specializzata resta indicata come la più difficile da reclutare, per il quarto anno consecutivo; chef e cuochi e medici e paramedici entrano per la prima volta nella topten, mentre escono,
Entro il 2050, Germania, Francia, Regno Unito e Italia avranno bisogno di un totale di 700mila immigrati ogni anno per mantenere i loro attuali livelli di popolazione. L’Italia perderà il 28% della sua popolazione entro il 2050. Per salvaguardare la sua workingage population, l’Italia dovrà importare oltre 350mila immigrati all’anno o, in alternativa, far lavorare i suoi cittadini fino ai 75 anni d’età
che fuoriescono dal mercato. Una funzione fisiologica che permette al sistema di riposizionare nel tempo i posti di lavoro verso le professioni a maggior richiesta. Sempre in considerazione dell’evoluzione della struttura e della composizione della forza lavoro, un altro dato che emerge con sempre maggiore decisione è la necessità da parte delle aziende di modificare il proprio assetto di competenze, ribilanciandolo verso l’alto. La domanda di “qualifiche di alto livello” passerà dal 21% del 1996 a oltre il 30% nel 2020, con una diminuzione completamente a carico delle professioni meno qualificate, rimanendo invece sostanzialmente stabile la struttura di tipo “middle”. Ma quali saranno le posizioni lavorative maggiormente richieste e che i datori di lavoro hanno difficoltà a reperire? Secondo la ricerca che Man-
quindi sono meno difficili da reclutare, gli operai generici, i manager e i meccanici. Cosa ne emerge complessivamente? “Entro il 2015 i posti di lavoro in Europa registreranno un incremento di oltre il 6% raggiungendo un numero superiore a 64 milioni, di cui 51 milioni saranno dovuti alla necessità di sostituire personale in uscita, per un totale di 223 milioni di occupazioni in Europa nel 2015 – sintetizza Stefano Scabbio, Presidente e Amministratore Delegato di Manpower Italia. Il problema del crescente numero di posti di lavoro che non riuscirà a essere soddisfatto deve essere fronteggiato sin da subito. La migrazione potrebbe essere una prima, parziale risposta. Considerata la riduzione della forza lavoro in Europa e i trend nella domanda di manodopera, la mobilità intraeuropea non sarà sufficiente”. Alla luce della forte riduzione della popolazione in età lavorativa e dell’aumento della domanda proveniente dal mercato de lavoro, attrarre lavoratori dal Paesi extra-europei come pure agevolare la mobilità intra-europea, sono soluzioni che dovrebberro muoversi parallelamente all’attivazione di misure atte ad assicurare la coesione sociale e un trattamento equo che non spinga i lavoratori a lasciare l’Europa. |
non si deve giudicare il merito di un uomo dalle sue grandi qualità ma dall’uso che sa farne. François De La Rochefoucauld
www.manpower.it
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SMAU 2010: in mostra il meglio delle soluzioni tecnologiche per il business Fervono i preparativi per Smau 2010, 47^ Esposizione di Information & Communications Technology, che aprirà le porte al pubblico di oltre 50.000 visitatori professionali da mercoledì 20 a venerdì 22 ottobre a Fieramilanocity (padiglioni 3 e 4, ingresso: 9.30-18.30) e accoglierà più di 600 fornitori di soluzioni ICT. L’edizione di quest’anno, che registra un +30% di espositori presenti (oltre 600) e un +35% di superficie espositiva netta occupata (oltre 20.000 mq), si arricchisce di nuove importanti presenze sul fronte del comparto ICT con novità espositive da non perdere e un articolato calendario di lanci ed eventi. Anche sul fronte dei prodotti hardware quest’anno è prevista un’ampia offerta di computer e notebook di ultima generazione, device per i nuovi media digitali, videoproiettori, scanner, sistemi di riproduzioni video, soluzioni di stampa digitale, soluzioni per la convergenza digitale e non solo, per supportare le imprese nelle sfide di domani. Smau accoglierà i suoi visitatori potenziando notevolmente, rispetto al 2009, le sue due anime portanti: Smau Business, che si rivolge alle imprese e Pubbliche Amministrazioni utilizzatrici delle moderne tecnologie, occuperà l’intera superficie espositiva del padiglione 4 e parte del padiglione 3 con i più grandi player nazionali e internazionali del comparto dell’Information Technology, i quali esporranno le proprie novità in tema di Appli-
cazioni Gestionali, Architettute IT, Fatturazione Elettronica e Gestione Documentale, Marketing Digitale e E-commerce, Information Security, Mobile&Wireless, Unified Communication & Collaboration e Cloud Computing, ognuna delle quali prevedrà percorsi formativi specifici e personalizzati per ciascun visitatore, grazie ad un sistema di registrazione online su www.smau.it che orienta l’utente nella scelta dei contenuti e degli stand da visitare più in linea con le sue esigenze. Smau Trade, al padiglione 3, rappresenta invece il più importante momento di incontro tra addetti ai lavori dedicato all’ICT community, pensato per facilitare il 18
Tra gli oltre 600 espositori nei padiglioni 3 e 4 di Fieramilanocity aumenta quest’anno l’offerta di prodotti hardware e software al servizio delle imprese con oltre 100 novità nell’ambito delle applicazioni mobile & wireless, del cloud computing, della convergenza digitale, delle unified communication e collaboration e molto altro networking tra i primattori del comparto e tutto il mondo di rivenditori, VAR, ISV, system integrator, soft ware house, ecc. A questo pubblico, che rappresenta circa il 50% dei visitatori attesi, Smau offrirà un evento nell’evento fatto di anteprime espositive, eventi esclusivi, sessioni di training e certificazione a cura dei principali player ICT che approfitteranno degli oltre 20.000 addetti ai lavori presenti nei 3 giorni per sviluppare nuove collaborazioni commerciali e rafforzare la relazione con il proprio network di partner. Torna poi nuovamente l’area Innovazione per il Retail e GDO realizzata in collaborazione con Comufficio. L’iniziativa prevede un’offerta espositiva di tecnologie per il punto vendita e di soluzioni di controllo e di sicurezza, abbinata ad un programma di convegni mirati di alto livello. Smau Milano sarà infine la vetrina del “genio made in Italy” grazie all’iniziativa “Percorsi dell’Innovazione. Dall’Idea al Business” che ospiterà un centinaio di start up innovative e una delegazione delle Pubbliche Amministrazioni Italiane tra cui Regione Lombardia, Regione Valle d’Aosta, Regione Piemonte, Regione Veneto, Regione Campania, Regione Emilia Romagna e Provincia Autonoma di Bolzano, Comune di Milano tutte a raccolta per raccontare a Smau la loro ricetta per rispondere alla crisi economica attraverso piani di sostegno alle imprese sul tema dell’innovazione. EVENTI FORMATIVI E INFORMATIVI A SMAU MILANO Un calendario ancora più ricco accoglierà i 50.000 visitatori di Smau con oltre 300 momenti formativi e informativi e anteprime nazionali guideranno l’imprenditore e il manager italiano, sempre più consapevole della rilevanza delle nuove tecnologie per la competitività della propria impresa verso un utilizzo realmente efficace di tali tecnologie.
Smau Milano
EVENTI A CURA DEI PRINCIPALI PLAYER ICT Accanto al calendario di workshop dedicati alle presentazioni curate dei principali fornitori di soluzioni tecnologiche dei casi di successo di aziende clienti, Smau 2010 è stato scelto da numerosi espositori come la cornice ideale per lanciare nuovi prodotti e servizi, realizzare eventi di networking con i propri partner, presentare i propri programmi di certificazione e, perfino, promuovere iniziative benefiche. Mercoledì alle 14.30 è di scena New Dinamyc PDF Experience, l’anteprima Italiana presentata da Adobe per presentare la nuova generazione di soluzioni sviluppate per gestire idee e informazioni con comunicazioni dinamiche e coinvolgenti. IBM, invece, giovedì 21 ottobre alle ore 15 terrà l’IBM Storage Forum, evento in cui verranno presentate le nuove soluzioni per la virtualizzazione e la gestione semplificata dello storage per ridurre la complessità aumentando l’efficienza, risparmiare spazio e diminuire i consumi energetici, massimizzare disponibilità e utilizzo dei sistemi, ottimizzare lo storage riducendo al minimo costi e rischi. Smau 2010 sarà anche la cornice dell’Intel Channel Conference (ICC), il consueto appuntamento di Intel per il Canale. Un unico appuntamento nel corso del quale gli operatori del settore possono conoscere in dettaglio i processori e le piattaforme Intel® di ultimissima generazione, oltre a soluzioni particolarmente innovative sviluppate per supportare i rivenditori e gli utenti finali nel misurare i vantaggi che derivano dall’adozione delle tecnologie più performanti. L’evento è anche l’occasione per presentare l’Intel Technology
Provider, il programma di Canale attorno a cui ruotano i nuovi progetti indirizzati ai rivenditori dell’ecosistema di Intel Italia. Sempre giovedì, dalle 10 alle 13 si terrà l’Oracle Security Summit, l’evento volto ad illustrare i benefici delle ultime novità introdotte dall’azienda in ambito sicurezza e gestione dell’identità come Oracle Identity Management 11g, la prima architettura per la sicurezza service-oriented, Oracle Identity Analytics 11g e Oracle Database Security per la protezione delle più importanti informazioni strategiche. Toshiba Computer Systems, una divisione
delle ultime tecnologie Microsoft. Smau quest’anno ospiterà anche un’iniziativa benefica: il B2Blood, il primo progetto italiano di responsabilità sociale a livello di Associazione di Categoria sviluppato da AVIS Milano e Assintel (Associazione Nazionale Imprese ICT) con l’obiettivo di coinvolgere le aziende che operano nel mondo dell’Information Technology per reclutare nuovi donatori tra i loro dipendenti e collaboratori e sensibilizzarli su tale tema. LABORATORI E OSSERVATORI I 5 laboratori di 90 minuti ciascuno saran-
“Smau nel suo ruolo di promotore della cultura dell’innovazione, accoglierà quest’anno i suoi 50.000 visitatori professionali con premi e iniziative tutti volti a valorizzare le realtà più virtuose, che hanno compreso la rilevanza delle tecnologie per competere, facendone dei veri e propri portavoce di un cambiamento sempre più necessario nel Sistema Paese” di Toshiba Europe GmbH, in occasione del 25° anniversario del lancio del primo notebook (lo storico T1100) allestirà all’interno del suo stand una mostra con una selezione di prodotti che hanno fatto la storia del mobile computing nel mondo. Micorsoft per la prima volta, sarà presente online su Microsoft.it con una “diretta” di tre giorni che comprenderà anche un evento speciale: il lancio di Internet Explorer 9 per sviluppatori e professionisti it. Inoltre, grazie alle “dirette” dalla 3 giorni milanese, i visitatori di Microsoft.it potranno assistere a demo e presentazioni su molte
no curati dell’Osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano e saranno focalizzati su temi quali la Fatturazione Elettronica, l’Enterprise 2.0, il Mobile & Wireless, il Marketing Digitale e le applicazioni Cad&PLM. Sono a numero chiuso, dietro validazione del Politecnico, e sono rivolti alle imprese utenti e Pubbliche Amministrazioni, con l’obiettivo di condividere i migliori casi di successo e fornire utili criteri di misurabilità del ritorno sull’investimento (ROI). Le 6 arene in programma sono spazi semi-aperti nel cuore dei padiglioni di Smau, in cui verranno affrontate 19
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nell’arco di 50 minuti, insieme ai massimi esperti in materia, le principali tendenze su cui le aziende hanno necessità di essere aggiornate per competere in modo innovativo, tra cui Marketing 2.0, Unified Communication & Collaboration, Mobile&Wireless, Cloud Computing, Retail e GDO. WORKSHOP Gli oltre 300 workshop in programma saranno pillole informative curati dai migliori docenti e dai fornitori tecnologici che racconteranno i benefici delle moderne tecnologie digitali per il business attraverso casi concreti di imprese e pubbliche amministrazioni utenti: al centro del dibattito le tematiche più attuali, quali: cloud computing e software as a service, sistemi gestionali integrati, business intelligence, CRM, manufacturing execution systems, mobile&wireless, fatturazione elettronica e dematerializzazione dei documenti, enterprise 2.0, applicazioni web B2C e servizi di marketing online, sicurezza dei sistemi informativi, unified communication & collaboration, architetture IT, virtualizzazione, stampa digitale. La partecipazione a tutti gli eventi, ai laboratori, alle arene e ai workshop richiederà la registrazione sul sito www.smau.it prima della manifestazione. SMAU PORTA SUL PODIO LE ECCELLENZE ITALIANE PER FARE SCUOLA DI INNOVAZIONE Il calendario di eventi e appuntamenti di Smau quest’anno si arricchisce di numerosi premi che verranno conferiti ai casi di successo e alle giovani imprese più innovative del panorama italiano e momenti di confronto per fare il punto sul ruolo dell’innovazione tecnologica nel nostro Paese. Si comincia mercoledì 20 ottobre quando, durante il Convegno d’Apertura, verrà consegnato il Premio Innovazione ICT alle imprese e alle pubbliche amministrazioni di tutta Italia che si saranno distinte per aver migliorato le proprie performance attraverso l’adozione di tecnologiche informatiche nell’ambito di tematiche quali Business Intelligence e CRM, Sistemi Gestionali Integrati, Sistemi di Comunicazione Avanzati, Enterprise 2.0, Architettura IT e Cloud Computing, Mobile&Wireless, Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione dei Documenti, E-Commerce, ICT nella Sanità, ICT nella Pubblica Amministrazione e ICT nel Retail & GDO. Centinaia le candidature pervenute attraverso il bando di partecipazione attivato sul sito www.smau.it, e oltre 100 saranno le aziende che concorreranno per il Premio nazionale (i finalisti sono stati annunciati alla conferenza stampa di presentazione di Smau). Il convegno d’apertura sarà anche l’occasione per assistere ad un confronto sull’importanza dell’innovazione tecnologica per guidare il nostro Paese oltre la crisi tra gli esponenti delle istituzioni presenti - tra cui Paolo Romani, Ministro allo Sviluppo Economico, Roberto Formigoni, Presidente Regione Lombardia, Letizia Moratti, Sindaco di Milano, e Carlo Sangalli, Presidente Confcommercio – e alcuni rappresentanti autorevoli dell’Industria ICT in Italia. Su questo fronte parteciperanno David Bevilacqua, Amministratore Delegato Cisco Italia, Nicola Ciniero, Amministratore Delegato IBM Italia, Sergio Rossi, Amministratore Delegato Oracle Italia, Agostino Santoni, Amministratore Delegato SAP Italia, Pietro Scott Jovane, Amministratore Delegato Microsoft Italia. Il convegno verrà introdotto da Pierantonio Macola, Amministratore Delegato Smau, Enrico Pazzali, Amministratore Delegato Fiera Milano, Andrea Rangone, Coordinatore degli Osservatori della School of Management del Politecnico di Milano e coordinato da Umberto Bertelè, Presidente School of Management del Politecnico di Milano. Si prosegue poi, durante i tre giorni di Manifestazione, con i Premi di categoria, assegnati, in 20
collaborazione con le associazioni di settore, ai migliori casi di adozione di tecnologie digitali sviluppati all’interno di imprese e PA nell’ambito di funzioni aziendali non IT: dal Marketing alle Risorse Umane, dalla Logistica-Supply Chain-Operation agli Acquisti, dalla Progettazione fino all’Amministrazione e Finanza. Il calendario si conclude, infine, venerdì 22 ottobre, con l’Innovation Day che ospiterà il Premio Startupbusiness - organizzato in collaborazione con il portale Startupbusiness – rivolto alle start up e spin off dell’area “Percorsi dell’Innovazione. Dall’idea al Business”, l’iniziativa curata da Emil Abirascid e giunta quest’anno alla sua sesta edizione. Le realtà più innovative e all’avanguardia saranno votate durante lo Speed Date (in programma giovedì pomeriggio) da un gruppo di investitori internazionali che conosceranno le start up nell’ambito di incontri one-to-one della durata di 3 minuti ciascuno. La start up che si classificherà prima nella competizione si aggiudicherà un premio in denaro del valore di 5mila euro offerto da Questar e una Mazda 6 in leasing per 6 mesi, messa in palio da Mazda. L’evento è preceduto un momento di confronto tra le Regioni più innovative del Paese, che competono a livello europeo in materia di internazionalizzazione, ricerca e sviluppo. Infine, anche quest’anno, a conclusione dell’evento Innovation Day, la Regione Lombardia assegnerà presso il suo stand il Premio Startup Business Speciale Lombardia alla più innovativa start up della regione. A consegnare idealmente il testimonial la start up vincitrice della scorsa edizione, It’s me. |
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energia giovane di qualità di Global Investment L’
L’avventura imprenditoriale di due giovani(ssimi) avvocati iniziata nel 2008 che prevede la quotazione in Borsa entro il 2015. La start up è attiva nel mercato delle energie rinnovabili e nella realizzazione di impianti fotovoltaici in tutto il mondo testo di Laura Di Teodoro
Un progetto imprenditoriale nato dalla voglia di mettersi in gioco, dall’entusiasmo e dalla bravura di due giovani avvocati, Matteo Franceschetti e Matteo Mattia Gemignani che, insieme, hanno dato vita al gruppo Global Investment. L’originaria start up, con sede a Milano, fondata nel 2008, opera nel mercato italiano e internazionale delle energie rinnovabili svolgendo tutte le attività necessarie allo sviluppo di grandi impianti fotovoltaici ed occupandosi, in particolare, dello scouting di superfici idonee alla realizzazione degli impianti, della gestione dell’iter autorizzativo, della progettazione dell’impianto, del calcolo e della verifica dei requisiti economici richiesti dal mercato. Come raccontano i due giovani soci, “per il 2010, Global Investment ha l’obiettivo di generare un fatturato di 1 milione di euro per un volume d’affari complessivo di alcune decine di milioni di euro, con un piano di sviluppo che prevede di quintuplicarlo per il 2011 e puntare alla quotazione in Borsa nei 4 anni successivi. Per la realizzazione di questa crescita, la società guarda con particolare interesse ai mercati internazionali di Usa, Francia, Inghilterra, Turchia e Nord Africa”. “Io e Matteo lavoravamo presso due studi legali internazionali di grande prestigio – racconta Gemignani - da un po’ di tempo stavamo maturando un’idea per passare dal tavolo della consulenza a quello del business. Per caso siamo stati contattati da un amico che gestiva un fondo di investimento estero e che stava approcciando il mercato fotovoltaico italiano”. Da qui l’occasione per scoprire e approfondire un mercato ricco di opportunità e investimenti. “Ci siamo resi conto – prosegue Franceschetti – che il portafoglio di investitori che stavano cercando opportunità in Italia era ricco. Così, al di fuori degli orari di lavoro, dalle 23 alle 4 di notte abbiamo iniziato a mettere le basi per il nostro progetto che nei soli ritagli di tempo aveva generato più di 200mila euro. Così, convinti del successo della nostra avventura, abbiamo lasciato i nostri rispettivi studi e ci siamo lanciati nel business”. 22
Ad oggi la società ha un pipeline di sviluppo che nel 2010 supererà i 120 MW per un valore di costruzione di 360 milioni di Euro circa. Il gruppo, inoltre, si occupa di business strategy e del reperimento di partner e fonti finanziarie per la realizzazione di progetti fotovoltaici. In particolar modo, la società attinge opportunità dal proprio network, compie un’accurata due diligence e propone i progetti seguendone la fase di acquisizione, di finanziamento e di realizzazione. Il team di advisory è stato coinvolto in operazioni per 25 MW nel corso del 2009 e 51 MW nel corso del 2010 lavorando per conto di principali fondi di investimento italiani ed esteri. Nel complesso la società ha partecipato a operazioni importanti per la realizzazione di parchi fotovoltaici in Puglia, Campania, Marche, Piemonte, Lombardia e Molise. Le principali criticità incontrate? A detta dei due giovanissimi imprenditori sicuramente l’età. “In Italia, soprattutto nel settore finanziario, non avere almeno 40 anni resta un problema – spiega Gemignani -. All’inizio abbiamo affrontato le negoziazio-
Nuove imprese
Matteo Mattia Gemignani e Matteo Franceschetti
Ad oggi la società ha un pipeline di sviluppo che nel 2010 supererà 120MW. Per quest’anno Global Investment punta a generare un volume di affari di 1 milione di euro, con un piano di sviluppo che prevede di quintuplicarlo per il 2011 e in 4 anni la quotazione in Borsa ni più importanti al telefono (limitando gli incontri allo stretto necessario) e dovendo presentare la nostra società ci siamo spesso introdotti come i manager
operativi e non come i fondatori. Per quanto attiene l’aspetto normativo possiamo tuttavia affermare che il sistema italiano, a livello nazionale e nell’ambito del mercato delle energie rinnovabili, presenta norme chiare che funzionano discretamente bene. Il conto energia italiano rimane ad oggi un sistema molto interessante e remunerativo capace di attirare grandi capitali da tutto il mondo”. L’avventura di Global Investment Energy, iniziata con i due giovani avvocati, in poco meno di due anni arriva a contare un organico di 12 persone tra cui ingegneri, consulenti e avvocati di primo livello. L’obiettivo per il 2011 è ambizioso: quintuplicare il volume d’affare. “E’ un obiettivo ambizioso ma fattibile – spiega Franceschetti -. A breve abbiamo
in programma di costituire la branch statunitense di Global Investment, con sede a New York, e di iniziare ad investire anche nel settore eolico con l’obiettivo di espanderci ulteriormente negli anni successivi”. Sul fronte della concorrenza, ad oggi, il mercato in cui il gruppo milanese si inserisce non è ancora del tutto maturo e strutturato. “Si tratta per lo più di società giovani come la nostra e con cui spesso ci troviamo a collaborare. Nel nostro settore l’unione fa la forza. Possiamo affermare che la nostra società si differenzia dalle concorrenti per il tipo di preparazione e competenze: siamo esperti di legge applicata alla finanza il che ci ha permesso di muoverci con grande confidenza nel redigere e sottoscrivere contratti e accordi utili al no23
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Azienda Da Global Investment Energy, il centro-nord quale nuova frontiera del mercato fotovoltaico italiano Nel corso del 2009, in Italia, sono entrati in esercizio impianti fotovoltaici per una potenza complessiva pari a circa 580 MW, con un incremento della potenza installata del 72% rispetto all’anno precedente e un volume d’affari complessivo stimato in circa 2,3 mld di euro. (Fonte: Solar Energy report edizione 2009). Secondo l’analisi degli esperti di Global Investment Energy, società che opera nel mercato italiano ed internazionale delle energie rinnovabili, la nuova frontiera del mercato fotovoltaico italiano è sempre più rappresentata dalle regioni del centro-nord Italia. Tali regioni hanno saputo gestire con chiarezza il quadro normativo di riferimento per il rilascio delle autorizzazioni di grandi impianti fotovoltaici permettendo agli operatori del settore di cogliere opportunità di investimento ad alto rendimento fondate su un contesto normativo stabile e nel totale rispetto dell’ambiente, del territorio e della comunità circostante. Ad eccezione della Puglia, le Regioni che primeggiano per potenza fotovoltaica installata nel corso del 2009 sono quelle localizzate nel centro-nord del Paese ed, in particolare: Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Lazio e Marche. In Italia uno dei principali limiti ostativi alla crescita del settore fotovoltaico è rappresentato dai tempi di completamento degli iter amministrativi necessari per l’ottenimento delle autorizzazioni per la realizzazione degli impianti fotovoltaici. “L’assenza di linee guida che indichino un percorso autorizzativo certo ed omogeneo”, spiegano gli esperti del gruppo Global Investment co-fondato da Matteo Franceschetti e Matteo Mattia Gemignani “non permette agli operatori di realizzare previsioni concrete sulle tempistiche necessarie per il rilascio delle autorizzazioni. Tale aspetto risulta particolarmente critico in un mercato fondato su tariffe incentivanti legate alle scadenze per la connessione degli impianti alla rete nazionale. Di conseguenza, lo sviluppo del mercato fotovoltaico si è concentrato nelle regioni caratterizzate da un contesto normativo favorevole e fondato su schemi chiari e ben definiti permettendo agli operatori di contenere i rischi legati all’ottenimento degli incentivi”.
stro business. Tale caratteristica ci ha permesso di sviluppare le nostre attività al riparo dai numerosi rischi legati al mondo commerciale”. L’obiettivo è quello di diventare “Independent Power Producer” e gestire nostri impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile – aggiungono i due avvocati -. Al momento gestiamo la realizzazione dei nostri parchi in partnership con alcuni fondi e banche di investimento”. Guardando l’attuale situazione del mercato italiano delle rinnovabili, i margini di crescita ci sono, eccome. “Prendiamo, ad esempio, il caso della Germania – spiegano i due fondatori - che ad oggi detiene il primo posto nel mercato fotovoltaico: ha un’insolazione decisamente inferiore a quella del nostro Paese e le tariffe incentivanti sono addirittura più basse rispetto a quelle previste in Italia per il 2011 e gli anni successivi. Se il mercato tedesco è leader a livello mondiale, dati i presupposti del nostro mercato, anche l’Italia ha ampi margini di crescita. Ad oggi il mercato si sostiene grazie agli incentivi e il vero spunto di crescita sarà garantito dall’abbattimento dei costi dei pannelli. Quest’anno il mercato è cresciuto di circa il 70% rispetto all’anno precedente; tenendo conto di tutte le variabili si può prevedere, negli anni successivi, una crescita molto simile”. | 24
Le regioni del centro-nord, proprio per queste ragioni, si sono contraddistinte da numerose regioni del Sud Italia dove il mercato si era originariamente posizionato in virtù della maggiore insolazione e, conseguentemente, rendita degli impianti. Il Nord Italia è stato tra i protagonisti della crescita del mercato fotovoltaico del 2009. La Lombardia è stata la prima regione italiana per numero di impianti e seconda, dietro alla Puglia, per potenza installata. A gennaio 2010 le nuove installazioni in Lombardia e Piemonte erano rispettivamente 10.814 e 5.777 per una potenza pari a circa 126,3 MW e 81,3 MW (la crescita percentuale in potenza rispetto all’anno 2008 è stata pari al 154% e 149%). (Fonte: Il Solare Fotovoltaico – Report del GSE) Nel corso del 2009 la potenza degli impianti fotovoltaici installati è sensibilmente cresciuta anche nel centro Italia registrando un incremento, rispetto al 2008, di circa il 68%. E’ inoltre interessante rilevare come, nel corso del 2009, le Regioni del centro-nord abbiano visto aumentare in modo rilevante il numero di centrali fotovoltaiche a terra di taglia superiore ad 1 MW, indice dell’attrattività di queste regioni per investitori professionali. Il Lazio, in particolare, ha registrato una crescita record di potenza installata del 210% grazie all’installazione di soli 6 impianti che rappresentano il 43% della potenza complessiva entrata in esercizio nel 2009 tra gli impianti maggiori di 1 MW in Italia.
Sicuramente i più coraggiosi sono coloro che hanno la visione più chiara di ciò che li aspetta, così della gioia come del pericolo, e tuttavia l’affrontano. Tucidide
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Berbrand, il bello dal valore “superlativo”
Moto, macchine, private jet e imbarcazioni rivestite di lastre in fi lo di madreperla purissima e originale, proveniente dalle coste australiane. Una produzione di lusso, unica e di alta qualità pensata e studiata dall’azienda bresciana Berbrand e che sarà lanciata sul mercato a partire dal 2011 sotto il marchio Superlativa. Dall’alta moda al lusso, un salto che l’impresa di Adro, specializzata in bottoni e accessori moda in vera madreperla, ha fortemente voluto per avvicinare nuovi mercati e una nicchia di clienti che ricerca “non solo la marca ma soprattutto il valore intrinseco” spiega Emanuele Bertoli, fondatore e titolare di Berbrand. Un salto cercato per fornire un’ulteriore innovazione di prodotto e processo per cercare così l’eccellenza. “Si è mai chiesta – prosegue Bertoli - del perché quando si osserva una rosa particolarmente 26
bella si sia consoni affermare ‘’sembra quasi finta’’ o del perché il trash faccia ascolto? Abbiamo generalmente perso il senso della naturale bellezza, dell’ascolto di un’opera lirica, di una sinfonia musicale, dell’ammirare un quadro d’autore, un vuoto che opprime, un deserto che spinge gli audaci a cercare l’oasi più vicina dove poter trovare ristoro, amicizia e fascino e, Superlativa ha l’ambizione di esserlo”. Il nuovo progetto si presenta sul mercato come produzione di piastrelle di madreperla ottenute dal re-utilizzo degli scarti di lavorazione dei bottoni che, montate su un supporto resinico, permettono di creare particolari effetti luminosi. La società che produce e commercializza le lastre si chiama Aor, una spin off di Bebrand che la controlla al 75%.
Azienda di successo
Da Adro, nel bresciano, alle coste australiane passando per il Vietnam. È il viaggio che l’azienda Berbrand da anni percorre per produrre i bottoni e accessori moda in vera madreperla conosciuti in tutto il mondo. A partire dal 2011 l’impresa, attraverso il suo spin-off Superlativa, lancerà un nuovo prodotto all’insegna del lusso più ricercato
Il brevetto di Superlativa, datato 2005, si è sviluppato grazie a una collaborazione durata 5 anni tra Berbrand, Politecnico di Milano, Micromega Network, Regione Lombardia, il sistema camerale lombardo, AIB, POLIMI e l’Acquario di Genova. “Come per Berbrand anche per Superlativa la madreperla arriva dalle coltivazioni di conchiglie e molluschi bivalvi del genere Pinctada sulle coste australiane – prosegue Bertoli -. La materia prima e le piastrelle vengono successivamente lavorate in Vietnam dove siamo presenti con due stabili-
menti Berbrand e uno Aor. Lo stabilimento Superlativa è previsto entro il giugno 2011”. La distribuzione di Berbrand tocca Italia, mercato europeo e Stati Uniti per un fatturato complessivo di circa 2 milioni di euro. Gli obiettivi per Superlativa? “Abbiamo stimato un piano di sviluppo in 5 anni – spiega Bertoli -. Ad oggi abbiamo già avviato progetti unici applicando questo nuovo materiale sulla moto Augusta, sulla Ferrari, su imbarcazioni, progetti di interior design, arredi esterni, occhiali e ora stiamo lavorando anche su un jet privato.
Si tratta indubbiamente di un prodotto di una certa rarità e proprio per questo ci rivolgiamo al mercato europeo; vogliamo conquistare una tipologia di clientela difficile e che ricerca il massimo. Abbiamo già alcuni contatti con case reali”. Il fi lo conduttore che ha permesso a Berbrand di crescere dal 1995, ampliando il proprio raggio di azione, è costruito sul tridente vincente della qualità, talento e passione a tutti i livelli. “In Berbrand lavorano 7 persone, in Aor 3. L’età media è relativamente bassa e giovane, conside27
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Berbrand Berbrand nasce nel 1995 come azienda individuale per poi diventare una SRL. Sotto la guida di Emanuele Bertoli, è tra le prime realtà a delocalizzare la produzione in Vietnam, nel 1996, per la lavorazione della madreperla. Nel corso di pochi anni, grazie all’abilità estrema nella lavorazione della madreperla, di partnership commerciali e scientifiche, l’azienda diventa l’unica al mondo del settore a certificare interamente la tracciabilità della produzione in Pinctada maxima, la madreperla australiana. Berbrand diventa così fornitore di marchi protagonisti della moda e della camiceria internazionale.
rando che il più “vecchio” sono io con i miei 43 anni. Nel corso di questi anni abbiamo impostato l’azienda ponendo i nostri stakeholders, fornitori e dipendenti al primo posto perchè sono tutti fondamentali e questo ha permesso uno sviluppo armonico e
la certificazione Ecocrest. Si tratta del primo marchio fiduciario che certifica materiali e prodotti di origine acquatica provenienti da fi liere ecosostenibili ed eticamente corrette. È stato creato dalla Fondazione Acquario di Genova Onlus e può essere concesso in tutti
Come per Berbrand anche per Superlativa la madreperla arriva dalle coltivazioni di conchiglie e molluschi bivalvi del genere Pinctada sulle coste australiane. La materia prima e le piastrelle vengono successivamente lavorate in Vietnam dove siamo presenti con due stabilimenti Berbrand e uno Aor. Lo stabilimento Superlativa è previsto entro il giugno 2011 ambizioso”. Il nuovo progetto Superlativa affonda le radici nell’idea e nella pratica di ecosostenibilità su cui Berbrand da sempre punta. Come? “Grazie alla collaborazione con l’Acquario di Genova abbiamo ottenuto 28
i Paesi del mondo”. In questo modo vengono favorite le fi liere produttive che contribuiscono a migliorare gli ambienti acquatici o a conservare specie ed ecosistemi particolarmente in pericolo. Per poter ottenere il mar-
chio Ecocrest, ogni prodotto e l’intera fi liera produttiva in questione infatti devono essere esaminati e certificati dagli esperti della Fondazione Acquario di Genova Onlus attraverso visite di controllo con cadenza annuale. E proprio sull’ecosostenibilità, unita all’eccellenza, si giocherà il futuro di Berbrand. “Stiamo studiando progetti di ecomarketing – prosegue Bertoli – e sicuramente continueremo a puntare sulla vendita di valori legati al marchio. Siamo ottimisti e come azienda possiamo dire di aver retto bene all’ondata di crisi incrementando il fatturando e avvicinando nuovi clienti. Il marchio è in continua espansione soprattutto nell’alta moda; forniamo le principali firme europee, soprattutto in Francia e in Inghilterra. Ci viene inoltre riconosciuta una particolare efficienza sul fronte della logistica dove segniamo un certo dinamismo in tutto il mondo”. Nel futuro dell’azienda bresciana sono previste novità in linea con il progetto Superlativa e il concetto di ecosostenibilità, come racconta il titolare: “Stiamo guardando con molto interesse al mercato degli Stati Uniti e abbiamo in cantiere altri brevetti a partire dal 2012”. | La bellezza risplende nel cuore di colui che ad essa aspira più che negli occhi di colui che la vede. Gibran, Kahalil www.berbrand.org www.superlativa.it
Il nostro ultimo capolavoro Stiamo curando il restauro di SALLY H. V. Una “signora dei mariâ€? che si propone al pubblico degli appassionati con uno stile unico, lontano dalle mode del momento: notevole comfort, design unico e motori di ultima generazione. Per chi vuole godersi la vita in mare senza correre troppo, puntando su qualitĂ e cura dei dettagli
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Bio Green Gate l’ecosostenibilità a portata di mano 30
Azienda di successo
Adriano Ferrari, titolare di Bio Green Gate Packaging
L’azienda bergamasca nasce da un progetto imprenditoriale di Adriano Ferrari e dei figli Robert e Nicole. Si fonda sulla produzione di confezioni monouso utilizzando materiali eco-sostenibili, riciclabili e biodegradabili. È presente nel mercato italiano, tedesco e inglese testo di Laura Di Teodoro fotografie di Leonardo Grassi
Piatti, bicchieri, posate e confezioni monouso prodotti utilizzando amido di mais, carta riciclata o polpa di canna da zucchero. Stiamo parlando di prodotti eco-sostenibili, riciclabili e biodegradabili: la più pratica ed “economica” soluzione per ridurre le emissioni di CO2. E proprio seguendo e perseguendo queste nuove e virtuose abitudini di vita e consumo, Adriano Ferrari ha costruito la sua impresa, Bio Green Gate Packaging, nata per agevolare la società nella conversione dell’uso della plastica convezionale con le bio-plastiche per i prodotto monouso alimentari. Partendo da un’approfondita conoscenza del settore, e soprattutto dei materiali da utilizzare, Ferrari ha avviato la propria attività, con sede operativa a Grassobbio, in provincia di Bergamo, da poco più di un anno e in questi primi dodici mesi i risultati, a detta dello stesso imprenditore, “sono stati più che soddisfacenti”. “Al momento l’organico conta tre persone e devo dire che il primo anno è stato molto positivo sul fronte dei risultati. La rete
vendita è composta da agenti attivi ed esperti del settore plastica e ad oggi mettiamo in circolo circa 2,5 milioni di pezzi”. L’idea vincente del progetto imprenditoriale parte dai prodotti eco-sostenibili per alimenti, considerati tra i più ecologici e quindi a minor impatto ambientale. “La bioplastica permette di diminuire di molto i livelli di inquinamento perchè non deriva dal petrolio – spiega il titolare. Per quanto ci riguarda ci concentriamo nei prodotti monouso quali posate, bicchieri, contenitori e scatole prodotti esclusivamente in materiale di matrice vegetale”. Alcuni esempi di materiali? L’amido di mais, la polpa di cellulosa derivata dalla canna da zucchero o l’amido di patata e fibre vegetali ricavate dagli scarti della lavorazione dei cereali grazie a cui vengono confezionati i diversi prodotti “usa e getta” che, una volta utilizzati non vengono inviati alle discariche ma possono essere raccolte con l’umido per la trasformazione in siti di compostaggio. Alla base, naturalmente, è necessaria 31
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Azienda di successo un’adeguata “cultura” sull’argomento. “Oggi purtroppo manca il fattore cultura – prosegue Ferrari - , avverto molta confusione in materia. Da parte nostra stiamo lavorando molto anche su questo attraverso attività di sensibilizzazione e cercando di far chiarezza sulle regole necessarie per chiudere il cerchio e fare in modo che questa tipologia di prodotti finisca il proprio viaggio in un sito di compostaggio. Esistono consorzi ed associazioni a livello Europeo che garantiscono la compostabilità dei materiali e rilasciano su licenza un apposito marchio. Materiali che, per quanto riguarda Bio Green Gate, permettono di produttore molteplici tipologie di prodotti “usa e getta”. “Il materiale più conosciuto è l’amido di mais grazie a cui si riesce a fare di tutto – prosegue Adriano Ferrari. Ad esempio si ricava il PLA usato per i prodotti monouso eco-sostenibili per alimenti a un basso coefficiente termico e quindi per alimenti e bevande fredde”. Per prodotti che devono essere più resistenti al calore invece viene utilizzata la polpa di cellulosa derivata da canna da zucchero e fibre vegetali che può essere utilizzata nel microonde, forni e congelatori sottoforma di piatti, contenitori o bicchieri. “Per tutti questi materiali il denominatore comune è la biodegradabilità e compostabilità del materiale – spiega Adriano Ferrari.
Ad oggi l’azienda di Grassobbio distribuisce i suoi prodotti in Italia in Inghilterra e Germania appoggiandosi ad apposite società di logistica che consegnano nel giro di 48
Adriano Ferrari con i figli Nicole e Robert
ore. Un ruolo fondamentale è giocato dai figli di Adriano Ferrari: Robert (Laureato all’Università di Warwick in Economics & International Studies Bsc) e Nicole (Laureata all’Università di Oxford in Scienze biologiche) che, insieme, gestiscono l’attività svolta in Inghilterra, a Newcastle Ciascuno ha i propri vincoli, ad esempio i piatti fabbricati con la pasta di cellulosa possono essere messi nel microonde, contrariamente ai piatti fatti in amido di mais più adatti al freddo”. Grazie al suo lavoro, Bio Green Gate si propone di andare oltre al concetto di biodegradabilità a favore di un’idea di compostabilità. “Questa tipologia di prodotti può essere messa nel comune sacco dell’umido – dice Ferrari – e quindi finire nei siti di compostaggio con il grande vantaggio di essere importanti aggreganti per l’intero processo”. Un altro, importante, valore aggiunto, è dato dal risparmio legato alla produzione. “I prodotti biodegradabili per alimenti Bio Green Gate, che sono ottenuti da bio-plastiche, sono fabbricati con risparmio energetico che normalmente è molto inferiore rispetto ai prodotti fabbricati con il sistema tradizionale di matrice derivante dal petrolio. Questo significa che si riduce l’emissione di CO2 anche attraverso il processo produttivo”. Ad oggi l’azienda di Grassobbio distribuisce i suoi prodotti in Italia in Inghilterra e Germania appoggiandosi ad apposite società di logistica che
consegnano nel giro di 48 ore. Un ruolo fondamentale è giocato dai figli di Adriano Ferrari: Robert (Laureato all’Università di Warwick in Economics & International Studies Bsc) e Nicole (Laureata all’Università di Oxford in Scienze biologiche) che, insieme, gestiscono l’attività svolta in Inghilterra, a Newcastle. “Come servizio ci rivolgiamo al dettaglio, all’industria del catering, al grossista e alla grande distribuzione – prosegue Ferrari. Abbiamo dei fornitori che producono i nostri stampi; il resto è curato direttamente da noi sfruttando soprattutto il canale di internet. Il nostro successo è legato al gestore che chiede una vasta gamma di prodotti bio, tra cui piatti, posate, bicchieri ma anche borse e contenitori per il take away. Le iniziative e i prodotti legati a questo settore possono essere molti; stiamo anche partendo con una nuova attività di fast food bio proprio per quanti si stanno avvicinando a questo mondo”. Un mondo, quello del biodegradabile, che può offrire ulteriori occasioni di crescita per chi, come Adriano Ferrari, continua a crederci. “I progetti in cantiere sono molti – conclude l’imprenditore. La scelta e la decisione di puntare sui prodotti monouso eco-sostenibili è uno dei modi per ridurre l’emissione individuale di CO2 nell’aria. È un obiettivo importante che insieme possiamo e dobbiamo perseguire”. | Un prodotto organizzato dalla natura è un prodotto dove tutto è reciprocamente fine e mezzo; in esso, nulla d’inutile, privo di scopo, o dovuto ad un cieco meccanismo naturale. Immanuel Kant
www.biogreengate.com
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Besana, il dettaglio che fa la differenza Da Mariano Comense al mercato mondiale. Un’azienda espressione dell’eccellenza e della qualità del distretto comasco e brianzolo del mobile. Attenzione al dettaglio e all’innovazione per essere sempre competivi a cura della redazione
Una storia che corre parallelamente alla storia del Mobile “Made in Italy”, a quel mix di design e valori che da sempre il mondo riconosce alla produzione italiana. La Besana Spa di Mariano Comense, nel Comasco, è una delle principali espressioni dell’eccellenza nazionale nel settore del mobile e dell’arredamento, arrivata oggi alla quarta generazione della famiglia. L’azienda può vantarsi di essere tra i fondatori del Salone Internazionale del Mobile (prossimo a festeggiare i suoi primi 50 anni), segno dell’attenzione all’innovazione, al fattore internazionalizzazione e a quel fare rete che soprattutto in tempi di crisi può aiutare le imprese. “Siamo una famiglia che fa mobili da ben quattro generazioni – racconta Alessandro Besana, titolare dell’azienda omonima. L’impresa è stata fondata dal nonno a metà degli anni Cinquanta. Il punto di partenza, e fattore intrinseco nel nostro DNA, è sicuramente la cura ai dettagli, unita all’immagine, all’innovazione, alla ricerca e al design delle forme perché è quello che il cliente finale si aspetta dalla produzione dei mobili nei territori della Brianza Comasca e di Monza che rappresentano il core business del settore mobiliare a livello internazionale”. La Besana Spa conta un organico complessivo di 90 dipendenti e un’unica sede, a Mariano Comense, da dove partono circa 10mila prodotti tra letti, tavoli, sedie e mobili per l’arredamento di alto livello qualitativo, diretti al mercato italiano, europeo e mondiale in generale. “Abbiamo la fortuna di essere in un distretto dove, nel raggio di 6 chilometri è possibile trovare tutto – prosegue Besana. Per questo motivo i nostri prodotti vengono fabbricati qui. Esportiamo il 75% circa dell’intera produzione, soprattutto in Paesi quali Francia, Inghilterra, Svizzera, Polonia, Grecia, Bulgaria, Spagna, Turchia, Ucraina, Paesi dell’Est in generale, India, Australia e stiamo aprendo una sede di nostri rivenditori anche in Cina, nel Medio Oriente, Stati Uniti e Centro America”. Il punto di forza dell’azienda è caratterizzato dai sistemi componibili, preceduti da accurate fasi di ricerca: “Dietro ad ogni nostro prodotto c’è un’intensa fase di ricerca
stilistica abbastanza approfondita – prosegue il titolare. Cerchiamo di off rire un servizio costruito ad hoc rispetto alle esigenze dei nostri interlocutori. Facciamo ricerche stilistiche e con quelle ci presentiamo al consumatore finale. In questo modo il cliente si rende conto di avere a che fare con un mobile di qualità che ben si adatta a tutti i tipi di casa, dalla villa grande all’appartamento di 100 metri quadrati. Sul fronte dei meccanismi, resta alta la cura a livello tecnologico e alla funzionalità dei singoli prodotti”. Il target di riferimento, da sempre definito “alto” per il tipo di offerta si è progressivamente allargato: ultimamente l’azienda ha diversificato parte della produzione “per rivolgersi a chi vuole spendere meno”. “La clientela resta comunque legata a un target alto – spiega Besana – perché la tipologia di prodotto stesso richiede la presenza e l’intermediazione di un designer e di un architetto”. L’alta percentuale delle esportazioni 35
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ha aiutato la Besana Spa a resistere ai colpi della crisi, limitando un calo di fatturato che si è comunque registrato negli ultimi tre anni. “Ad oggi contiamo su un fatturato di circa 10 milioni di euro - sottolinea Alessandro Besana –. Per il futuro siamo ottimisti: l’attività di ricerca di nuovi mercati è costante; inoltre ultimamente sentiamo molto l’aiuto delle attività confindustriali e delle camere di commercio”. I margini di miglioramento si registrano soprattutto sul fronte estero, finestra oltre cui l’azienda continua a guardare con fiducia per riuscire a migliorare ulteriormente i profitti.
Novità per il 2011? “Il cliente si aspetta novità ogni anno – prosegue Alessandro Besana. Lavoriamo in un settore dove i prodotti devono essere durevoli da una parte e di tendenza dall’altra”. In questi 50 anni, e più, di storia, la Besana Spa ha vissuto i cambiamenti epocali sul fronte dell’arredamento, degli stili di vita e delle abitudini di italiani e non. Nel giro di pochi anni, dal dopoguerra ad oggi, si è passati dai “vecchi” comò, dalle caratteristiche specchiere, armadi stagionali a camere completamente rivoluzionate “dove si chiedono alte prestazioni dei mobili – sottolinea il titolare -, il legno di un certo tipo, letti con contenitori sotto e soggiorni dove al camino
La Besana Spa, forte di un fatturato di 10 milioni di euro, conta un organico complessivo di 90 dipendenti e un’unica sede, a Mariano Comense, da dove partono circa 10mila prodotti tra letti, tavole, sedie e mobili per l’arredamento di alto livello qualitativo, diretti al mercato italiano, europeo e mondiale in generale è subentrato il televisore passato dai 24 pollici ai 70. Se dieci anni fa servivano mobili ad hoc per televisori profondi 70 centimetri e pesanti 90 chili, oggi la tecnologia ha permesso di appiattire questi dispositivi, renderli meno ingombranti. I mobili si sono adattati a questi cambiamenti e noi con loro ed è proprio per questo che ogni anno nasconde novità”. |
Alessandro Besana, titolare dell’azienda omonima
La regola aurea, valida per tutti: non avere nella tua casa nulla che tu non sappia utile, o che non creda bello. William Morris www.besana.it
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Distributore in esclusiva per l’Italia Salita Camuzio, 1 | 22063 CantÚ (CO) | info@rusconisrl.com | www.nooncopenhagen.com
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Magazzini Generali,
logistica
e dogana per le PMI Da Concorezzo, nel territorio di Monza e Brianza, la storia di un’azienda in grado di garantire una serie di soluzioni logistiche e doganali integrate per aiutare le aziende nelle procedure di import ed export. La famiglia Barbazza ha rilevato l’impresa nel 2004 scrivendo un nuovo capitolo e raggiungendo ad oggi un fatturato di circa 5 milioni di euro testo di Laura Di Teodoro
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Nel giro di poco più di settant’anni sono passati dall’essere una delle principali sezioni doganali per il Nord Italia a una vera e propria azienda di eccellenza sul fronte della logistica, del magazzinaggio e della distribuzione. Stiamo parlando dei Magazzini Generali della Brianza, società presso la quale dal 1969 è attiva la Dogana Interna di Concorezzo (Monza e Brianza) e oggi affermata realtà con un fatturato complessivo di circa 5 milioni di euro e una mission chiara: aiutare le Piccole e Medie Imprese italiane a crescere e ad avere successo sul fronte internazionale, mettendo a disposizione una serie di soluzioni logistiche e doganali integrate. Come? Andando oltre le “semplici” procedure doganali per arrivare ad off rire un servizio di logistica integrata ad hoc. Il tutto sotto la nuova guida della famiglia Barbazza che nel 2004 ha rilevato l’intera azienda per imprimere un vero e proprio cambio di rotta, con al comando il presidente Giuseppe Barbazza, e i due figli, Alessio e Paola, rispettivamente Amministratore Delegato e Responsabile Ammnistrazione e Finanza. “Mio padre Giuseppe ha lavorato per anni in questa azienda – racconta l’ingegner Alessio Barbazza. Negli anni Novanta però, con l’abolizione dei vincoli doganali in seguito alla nascita dell’Unione Europea, la situazione è precipitata. Io e la mia famiglia abbiamo deciso di rilevarla con l’obiettivo di risollevarla dalle ceneri e dal momento critico che stava attraversando”.
Storia di successo
Alessio Barbazza, amministratore delegato
La mission dell’azienda è di aiutare le Piccole e Medie Imprese italiane a crescere e ad avere successo sul fronte internazionale, mettendo a disposizione una serie di soluzioni logistiche e doganali integrate. Oggi l’impresa è costituita da oltre 50 collaboratori e realizza oltre 5 milioni di euro di fatturato
La storia dell’azienda ha radici ben lontane. Partita negli anni Trenta si è modificata nel tempo, parallelamente alla Storia Italiana. “Nel secondo dopoguerra – prosegue l’Amministratore Delegato - i Magazzini furono utilizzati soprattutto per facilitare la ricostruzione del Paese diventando un vero e proprio deposito per le merci con le funzioni di una normale dogana. La svolta degli anni Novanta ha portato a un cambio radicale della mission dell’azienda”. Una svolta partita, prima di tutto, dal cambio di clientela: “Se prima eravamo fornitori di case di spedizione, ergo società di trasporti internazionali con uffici in tutto il mondo, si è deciso di andare direttamente sull’imprenditore che compra la merce all’estero per poi portarla in Italia. Basandoci sull’analisi del mercato attuale
delle esportazioni e importazioni abbiamo creato un servizio sfruttando una storia di 40 anni”. L’azienda ha così creato un sistema di logistica specializzata per le Piccole e Medie Imprese che iniziavano a muoversi nel campo dell’import ed export. “Siamo una realtà relativamente piccola e per questo ci rivolgiamo alle piccole e medie imprese mettendo a disposizione servizi di consulenza e una piattaforma di 20mila metri quadrati coperti (a Concorezzo e a Cornate d’Adda) per organizzare la logistica delle merci – spiega Alessio Barbazza -. Prendo come esempio un imprenditore che vuole commercializzare tessuti per camicie da uomo, creando una partnership con un produttore indiano di tessuti diversi. Per avere i tessuti a disposizione in Italia, l’imprenditore dovrebbe prima di tutto sdoga39
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Magazzini Generali Magazzini Generali della Brianza Spa, fondata nel 1937, opera da sempre nel mondo della logistica dedicata al commercio internazionale. Nel 1969 è stata aperta la Sezione Dogana Interna di Concorezzo all’interno della struttura aziendale composta da circa 150.000 mq e oltre 40.000 mq di magazzini coperti, vigilati dalla Guardia di Finanza. L’azienda diventa una delle principali strutture doganali del Nord Italia, con un traffico di oltre 400 camion giornalieri, soprattutto da e per i Paesi del Nord Europa e i Paesi dell’Est . Negli anni Novanta con l’abolizione dei vincoli doganali a fronte della costituzione dell’Unione Europa, l’azienda si concentra sui servizi di logistica, in
nare tutta la merce in un colpo solo, versando una cifra troppo alta, senza sapere effettivamente quali tessuti andrà a vendere. In alternativa il fornitore indiano dovrebbe aprire una società italiana, sopportando costi proibitivi sopratutto in fase di start up. Appoggiandosi a noi invece il fornitore indiano può fare arrivare la merce nei nostri magazzini, in una sorta di “conto vendita” per il commercio internazionale, senza dover aprire alcuna società. A seconda delle richieste del mercato, la merce viene venduta dal fornitore indiano all’imprenditore italiano il quale procede a sdoganare solo la merce che serve. L’imposta viene pagata e l’imprenditore può evitare di pagare l’Iva attraverso il meccanismo dell’autofattura. Il tutto garantito da sistemi informatici innovativi e all’avanguardia”. Attraverso questo servizio di outsourcing logistico, dati alla mano, le Piccole e Medie Imprese vanno incontro a un risparmio finanziario di oltre il 30% del valore di acquisto della merce. Il servizio si rivolge soprattutto alle Pmi, commerciali e non, che acquistano merci da Paesi ExtraUe per poi venderle o utilizzarle in Italia o negli altri Paesi dell’Unione Europea ma anche in Paese Extra UE. “Questa tipologia di imprese si troverebbe altrimenti a sostenere costi logistici che sono il doppio rispetto alle grandi imprese – prosegue Barbazza. I nostri magazzini sono forniti di Sezione 40
particolare magazzinaggio e distribuzione. Nel 2004 l’azienda viene ceduta alla famiglia Barbazza, che investe ulteriormente nel consolidamento di un modello di business integrato e diretto alle PMI che sempre di più importano, soprattutto dal Far East. Nel 2006 viene acquisito l’intero pacchetto azionario della società Fri-log Srl, specializzata nella logistica distributiva, soprattutto nel settore tessile. Nel 2007 viene acquisita una quota della società Logservice Italia Srl, specializzata nella logistica distributiva del mercato consumer. Oggi l’azienda è costituita da oltre 50 collaboratori e realizza oltre 5 milioni di euro di fatturato.
Doganale interna dove operano 20 funzionari dell’Agenzia delle Dogane e Guardia di Finanza in forza permanente”. Per questo motivo sono garantiti servizi quali: deposito merci allo stato estero e nazionalizzate; deposito fiscale IVA; deposito accisa per alcool, birra e bevande alcoliche; regime di perfezionamento attivo e passivo; trasformazione sotto vincolo doganale; transito comunitario e regime TIR; regime ATA. La crisi di questi anni non ha lesionato le performance dell’azienda che continua a crescere: “Con la crisi abbiamo perso il 18% circa del fatturato, dopo un aumento del 20% registrato nel 2008. Per il 2010 pensiamo già di ritornare ai livelli del 2008: dai primi mesi dell’anno infatti il volume di merce movimentata sta ricominciando ad aumentare. Oggi l’azienda è costituita da oltre 50 collaboratori e realizza oltre 5 milioni di euro di fatturato. “Le possibilità di crescita – conclude Barbazza - sono molte. Non dimentichiamoci che nell’area di Milano arriva il 40% circa della merce destinata al mercato italiano. Siamo in una posizione strategica che gioca a nostro favore”. | Non c’è sicurezza in questo mondo: ci sono solo delle opportunità. Douglas MacArthur
www.magazzinibrianza.it
Since 1902 La prima organizzazione fra imprenditori sorta in Italia
CONFINDUSTRIA MONZA E BRIANZA RIANZA
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Massimo Mazzi, presidente di Redilco Real Estate eamministratore delegato di Redilco Group
Semplicità sinonimo di efficienza Ripartire dalla semplicità di operazioni pre-Real Estate, puntando sempre e comunque sull’alta qualità dei servizi, sull’efficienza e sulla modernità. E sperare che l’onda di crisi possa passare il prima possibile. Sono le certezze e le speranze di Massimo Mazzi, presidente di Redilco Real Estate e Amministratore Delegato di Redilco Group, fondata nel 1972. Diversi e numerosi i progetti di sviluppo in agenda in Italia, nel milanese, veronese, varesotto, piemontese, in Agrigento e nel mondo 42
(a Parigi e negli Stati Uniti); progetti che nonostante la crisi vanno avanti. Il Gruppo Redilco, realtà leader nel settore immobiliare da oltre 35 anni, sia a livello nazionale che internazionale, è oggi attivo nell’ambito dello sviluppo, dell’intermediazione, della consulenza e della gestione di patrimoni immobiliari, curando direttamente tutti i processi attraverso strutture altamente specializzate. Gestisce un patrimonio di più di 360 milioni di euro ed è composto da 5 società: Re-
Parola a Massimo Mazzi, uno dei principali manager del settore Real Estate. Come superare la crisi che ha colpito il mondo dell’edilizia e arrivare alla ripresa più forti di prima a cura della redazione
Personaggio
Una delle realizzazioni di Redilco, a Parigi, in una via privata a metà di Ru de Provence, a pochi passi da Boulevard d’Haussmann e dall’Opèra, nel cuore della città
dilco Real Estate - la capogruppo – opera per lo sviluppo di nuove iniziative immobiliari e la gestione di attività di asset management; Redilco Property Management opera per la gestione tecnica ed amministrativa di portafogli immobiliari; GVA Redilco è la società di advisory, agency e project management del Gruppo che presta i propri servizi nei settori Investment, Corporate Services, Logistica, Uffici, Retail, Hospitality e Residenziale; Redilco Hotels & Tourism opera per la completa gestione di progetti immobiliari turistici e alberghieri; RedilcoMat, società in joint venture con la Cooperativa Ceramica d’Imola, il più importante e solido gruppo italiano del settore, off re soluzioni e consulenze per la fornitura e posa in opera di materiali per l’edilizia.
tinuiamo a lavorare su lotti non troppo grandi, puntiamo sulle riconversioni di vecchi edifici, riqualificazioni e sulla logistica, da sempre il nostro punto di forza. Inoltre stiamo puntando molto sull’attività di advisory ed agency.
Come ci si sente nell’essere responsabile di un gruppo leader nel settore e con alle spalle una storia di 35 anni? Oggi come oggi sento il peso di una maggiore responsabilità legata soprattutto alla situazione economica che il Paese sta attraversando. Il contesto di crisi ha coinvolto maggiormente il settore immobiliare dove noi operiamo e questo ha comportato una serie di cambiamenti e riflessioni mirate soprattutto a garantire, comunque, i posti di lavoro. Questa resta la priorità e in tale direzione vanno tutti i nostri sforzi. Potrò dirmi soddisfatto il giorno in cui saremo usciti da questo tunnel mantenendo la nostra struttura solida e stabile.
E sulla ricerca di settori nuovi quali il turismo... Si. E’ un settore in cui siamo entrati con la creazione di Redilco Hotels & Tourism, società che opera per la completa gestione di progetti immobiliari alberghieri, dallo studio di fattibilità, alla loro realizzazione ed alla successiva gestione. In Italia ci sono molte opportunità di investimento soprattutto sul fronte della gestione stessa della struttura.
All’interno di un settore non facile come si riesce a reagire? Spingendo sulle ristrutturazioni e sulla qualità dei servizi. Siamo consapevoli che non tutti hanno la nostra stessa fortuna; in molti, anche aziende buone, stanno cadendo e temo che il 2011 non segnerà la ripresa. Per quella dovremo aspettare il 2012. Per quanto ci riguarda non intendiamo abbassare la guardia: si tratta di una crisi di portata globale, non esistono isole felici. Al momento abbiamo in stand by operazioni importanti che aspettano la ripresa del mercato per entrare nel vivo. Dal punto di vista operativo con-
Cosa “salverà” il settore immobiliare? Sicuramente il ritorno a operazioni semplici e a quel sistema che esisteva prima dell’avvento del Real Estate. Ci sarà insomma un ritorno alle origini che non dobbiamo temere ma affrontare come possibilità di crescita. 43
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Il suo progetto più bello? Ce ne sono tanti di cui sono e siamo fieri. Sicuramente la logistica ci ha permesso di toglierci parecchie soddisfazioni. Uno dei fiori all’occhiello è il progetto di Siziano Logistic Park, joint venture tra Redilco Real Estate and AMB Property Corporation, situato a 8 km a Sud di Milano, strategicamente posto sulla strada statale SP40 direttamente connessa all’autostrada A1 Milano - Napoli e all’autostrada A7 Milano - Genova. Questa operazione è la testimonianza della modernità e dell’efficienza della struttura realizzata e la sua conformità alle esigenze dei nostri clienti. Abbiamo completato la commercializzazione dell’intero Lotto 3 del parco logistico e siamo pronti ad iniziare la commercializzazione degli altri due lotti di cui abbiamo già avviato i lavori di costruzione. Sappiamo di essere leader in questo settore. Expo 2015. Un’opportunità ancora poco concreta. Potrebbe essere per voi una boccata di ossigeno e invece... Si sta perdendo molto, troppo tempo. Sinceramente al momento sono molto scettico; stiamo perdendo un’occasione unica per far cambiare fisionomia alla città e alla regione. Noi abbiamo diverse proprietà a Milano da sviluppare e che rientrerebbero nelle aree di interesse dell’Expo, ma ci rendiamo conto che le divisioni politiche stanno rovinando tutto, pur non avendo nulla a che vedere con il contesto. Molti vedono la bioedilizia, e tutto ciò che è collegato, come occasione da cogliere per l’intero settore... Sicuramente sul fronte della bioedilizia le possibilità sono molte e al momento ci sono incentivi che servono al settore. Non dobbiamo però credere che tutto sia trend. Vediamo l’esempio del social housing, una bandiera e una pubblicità sventolate da molte amministrazioni ma di difficile concretizzazione. Tra i gruppi migliori che si dedicano al social housing, vorrei citare come esempio positivo lo sforzo di GE.FI Spa di Antonio Intiglietta. Quindi le innovazioni fanno sicuramente bene al settore ma devono avere una loro giusta applicazione. Quali sono i freni che ancora oggi, crisi a parte, rallentano il settore? Sicuramente i lunghi tempi richiesti dalla pubblica amministrazione che vanno nella direzione opposta rispetto alla rapidità e alla flessibilità che il nostro lavoro richiede. Manca un’adeguata dotazione di infrastrutture in alcune zone e questo rischia di allontanare investitori stranieri.
“Si potrà uscire dalla crisi più forti, ritornando ad operazioni semplici e a quel sistema che esisteva prima dell’avvento del Real Estate. Ci sarà un ritorno alle origini che non dobbiamo temere ma affrontare come possibilità di crescita” Lei è un amante dello sport, una passione che porta un valore aggiunto rispetto al lavoro quotidiano? In parte si perché lo sport continua ad essere uno sfogo. Sul fronte del lavoro stiamo operando nell’ottica di cambiare il modo di vedere e vivere stadi e palazzetti che devono sempre più diventare luoghi con una loro vitalità e non solo legati al momento sportivo. |
Non posso cambiare la direzione del vento, ma posso spiegare le mie vele in modo tale da giungere sempre a destinazione. Anonimo www.redilco.com
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Massimo Mazzi - Presidente di Redilco Real Estate S.p.A. Grande sportivo, appassionato di calcio, tennis, alpinismo e soprattutto pallavolo, sport che ha praticato sin da giovanissimo, raggiungendo i massimi livelli: dapprima nel CUS Milano (Centro Universitario Sportivo) sino ad arrivare alla serie A. E’ un grande appassionato di corse al galoppo: da oltre vent’anni, infatti, alleva i suoi purosangue nelle scuderie in Italia ed in Francia (a Chantilly, nei pressi di Parigi), dove sono stati allenati numerosi cavalli classici. Massimo Mazzi, quando è possibile, cerca di presenziare alle gare dei propri purosangue e, con orgoglio, colleziona i trofei. Immobiliarista della terza generazione, ma in azienda ci sono già i figli che rappresentano la quarta, ha gestito il business di famiglia, arricchendolo e allargandolo a nuovi settori non ancora intrapresi dal padre e dal nonno, fino a portare il Gruppo ad essere realtà leader nel settore immobiliare. Il Gruppo Redilco, infatti, è oggi in grado di fornire soluzioni immobiliari a 360 gradi (sviluppo, promozione, riconversione di aree, costruzione, intermediazione, consulenza, property e facility management, sviluppo e gestione di hotel e strutture turistiche, etc.). Ad oggi il Gruppo è impegnato in numerosi progetti, di cui alcuni importanti nell’area di sviluppo e riqualificazione, come lo sviluppo di un parco logistico su un’area di 310.000 mq a Siziano (MI) in joint venture con AMB Property Corporation; la riconversione dell’ex fabbrica del Buondì Motta a Cornaredo (MI), complesso che sarà interamente trasformato in un moderno business park con uno sviluppo di circa 100.000 mq; la riconversione dell’ex sede della multinazionale L’Oreal Paris a Bresso (MI) in un complesso immobiliare direzionale, artigianale e commerciale e infine la riconversione dell’ex fabbrica della Kodak a Cinisello Balsamo in un complesso direzionale e artigianale.
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Universo Montblanc una storia scritta con la penna della qualità Rendere unico e prezioso ogni prodotto, mantenendo alta l’asticella della qualità e del valore. Una missione che Adrian Graf, Direttore Marketing Montblanc Italia ha fatto sua dal giorno in cui è entrato nella storica azienda produttrice di accessori da scrittura e non solo, dopo un’avventura di 13 anni nel settore del largo consumo testo di Laura Di Teodoro fotografie di Leonardo Grassi
Hanno scritto pagine dense di storia, passando tra le mani dei personaggi più importanti del panorama mondiale (da Kennedy a Obama, passando per il Papa e vari capi di Stato), attingendo sempre e solo da un calamaio ricco di qualità, unicità e raffinatezza. Stiamo parlando delle penne Montblanc tramandate da generazioni e ancora oggi un traino non da poco per la crescita dell’azienda di Amburgo, come ci racconta Adrian Graf, Direttore Marketing Montblanc Italia, arrivato in azienda nel 2009 dopo 13 anni trascorsi nel settore del largo consumo. Un salto, quello dal mass market al luxury, guidato prima di tutto dalla ricerca di qualità, eccellenza ed esclusività. C ome è i n i z i ato i l suo p erc or s o i n Montblanc? Sono arrivato in Montblanc nel giugno 2009 con alle spalle un’esperienza di 13 anni nel largo consumo e una minima conoscenza del settore luxury. A distanza di un anno posso dire che la fertilizzazione e la crescita è stata reciproca, sia per me che per l’azienda: ho imparato tanto e ho apportato qualcosa di utile. Quando sono arrivato conoscevo ben poco di Montblanc, se non la sua storia legata alle penne. La realtà è ben diversa, perché si tratta di un’azienda che soprattutto negli ultimi 20 anni si è molto diversificata nel luxury. A inizio degli anni Novanta, infatti, ci si è resi conto che gli strumenti da scrittura stavano subendo un importante processo di evoluzione: a fronte di una diminuzione del vero e proprio scrivere, si stava assistendo alla ricerca di una maggior qualità. 46
Storie di marketing
Adrian Graf, Direttore Marketing Montblanc Italia
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Come Montblanc si è adeguata a tale cambiamento? Montblanc ha seguito questa tendenza e ha continuato a cavalcare la strada del posizionamento molto alto, introducendo il nuovo concetto delle edizioni limitate: sono nate nuove serie dedicate a grandi scrittori (Writers Edition), per cui ogni anno viene reso omaggio a uno scrittore le cui opere sono entrate a far parte della letteratura mondiale. Ognuno di questi strumenti da scrittura si ispira all’ingegno di un autore cercando di interpretare la vita, lo spirito e l’opera di 48
queste eccezionali personalità. Non solo: è recente l’edizione dedicata a John Lennon, che entra in un fi lone dedicato ai grandi maestri d’orchestra, più vicino, in questo caso, a un personaggio più popolare. Dalla scrittura ci stiamo sviluppando anche in altre categorie: la più contigua è stata quella della pelletteria partendo da oggetti attinenti la scrittura. Quattro anni fa siamo entrati in modo importante nel mondo delle gioiellerie in cui eravamo presenti ad esempio con i gemelli e dove ci siamo sviluppati anche sul target femminile con grande succes-
so; da tre anni siamo approdati con convinzione anche nel mondo dell’alta orologeria con un approccio “Montblanc”, ovvero interpretando l’orologio non come accessorio ma come oggetto qualitativamente ineccepibile. Per accreditarci in questo settore tre anni fa abbiamo acquistato una seconda manifattura in Svizzera, la Manifattura Minerva a Villeret. Si tratta di una realtà storica, presente da 150 anni e produttrice di pezzi unici. Quella di Villeret è una collezione straordinaria di orologi fatti interamente a mano che ha nella Gioielleria Serafi no Consoli l’ambasciatrice per l’Italia in quanto unico dealer autorizzato alla vendita di questi gioielli di manifattura. L’altro grande salto nell’olimpo dell’alta orologeria è avvenuto nel 2007 con lo Star Nicolas Rieussec Monopusher Chronograph, il primo orologio con movimento sviluppato e realizzato nella manifattura di Le Locle, nella Svizzera francese. Oggi come oggi come sta andando il mercato dell’orologeria? Abbiamo eletto il 2010 “Anno degli orologi” ed è su questo che stiamo puntando. Siamo soddisfatti perché stiamo raddoppiando il fatturato sul canale delle gioiellerie e sul canale diretto, le boutique, stiamo incrementando del 60 per cento circa. Il tutto in un contesto economico non facile e alzando lo scontrino medio dell’orologio.
Storie di marketing euro. Siamo invece cresciuti nelle altre due fasce a conferma del fatto che rimane alta l’aspirazione di acquistare Montblanc. Adrian Graf Adrian Graf, direttore marketing di Montblanc Italia, arriva da un’esperienza di 13 anni in aziende di largo consumo. Nato a Bollate, in provincia di Milano, nel 1969, ma di nazionalità svizzera, dopo la laurea in economia nel 1996 alla Bocconi di Milano, Graf entra nel marketing di Manitoba (Gruppo Bolton) come product manager di vari marchi per l’igiene della casa. Nel 1998 si sposta alla Plasmon (Gruppo Heinz), dove è nominato group product manager e nel 2000 in Sara Lee Household & Bodycare Italia nel trade marketing del canale farmaceutico. Nel 2001 Graf fa il suo ingresso in Nestlé Sanpellegrino, dove ricopre nell’arco di otto anni posizioni di crescente responsabilità che lo portano a ricoprire il ruolo di direttore marketing per i marchi di acqua minerale e bibite del gruppo.
Come mai questa crescita, secondo lei? Sicuramente alla base c’è di base la grande credibilità del marchio e di un’azienda che non ha mai fatto compromessi sulla qualità. Ogni nostro prodotto è fatto in zone di eccellenza: Amburgo, dove Montblanc è nata, Firenze per la pelletteria e la Svizzera francese per gli orologi. C’è un valore del marchio che è una vera garanzia. Qual è il messaggio Montblanc trasversale a tutta la vostra produzione? Noi ci definiamo “Montblanc the jeweller” perché vogliamo essere un gioiello in tutto quello che facciamo. Questo è il comune denominatore di Montblanc e la traccia di un percorso estremamente logico che dura da anni. Cosa sente e crede di aver portato di nuovo in questa sua esperienza professionale? Il mercato del lusso è sicuramente più “divertente” rispetto al largo consumo perché è molto più vario e vedi nel concreto l’impatto che hanno le decisioni che si prendono e le azioni fatte. Nel largo consumo l’unica variante del marketing mix su cui si vedono cambiamenti è il prezzo che diventa la guida da seguire. Al contrario nel lusso, a parte qualcuno che ha usato il prezzo in modo indiscriminato con conseguenze pesanti per la propria sopravvivenza, questa componente è fissa, è un punto su cui non si transige. Qui ho imparato che la parola “sconto” non esiste. Si lavora moltissimo sul resto, sul prodotto, sulla qualità, sulla distribuzione selettiva e sulla comunicazione. Questo è un mondo totalmente diverso, mi ha dato la possibilità di usare leve che non siano il solo prezzo con conseguenti maggiori spazi di manovra, soprattutto in termini di marginalità. Qual è il vostro target di riferimento? È difficile da definire perché è diversificato su tante categorie. È indubbiamente un target più maschile che femminile, anche se abbiamo notato che, nonostante il consumatore finale sia un uomo, l’acquirente è spesso una donna ed è su questo potenziale che dobbiamo giocare la nostra partita. Ci stiamo evolvendo in questa direzione. Complessivamente comunque si tratta di un target benestante, non giovane, da 35 anni in su, anche se in realtà una delle nostre strategie è quella di riuscire a intercettare il target giovane che solitamente inizia a conoscerci dopo l’università. In questa direzione abbiamo fatto accordi con la Luiss di Roma e la Cattolica di Milano. In questi ultimi due anni di crisi abbiamo letto una perdita di forza di acquisto nel target medio, tra il 1.500 e 4mila
Come affronterete questa fase che dovrebbe essere di post-crisi? Tutti gli indicatori ci dicono che è così. Nell’ultima riunione di agosto ho visto una vivacità sul fronte della proposta Montblanc: a guidare saranno ancora gli strumenti da scrittura e gli orologi. La penna non muore e resta un traino molto forte a livello mondiale. In Paesi come la Cina abbiamo osservato che gli orologi pesano come gli strumenti di scrittura; complessivamente l’Italia resta il terzo Paese per fatturato dopo Cina e Stati Uniti. Siamo tornati a comunicare molto sul fronte delle penne e sono convinto che se il leader e il marchio ci credono il mercato sicuramente reagisce. L’anno scorso abbiamo puntato sulla penna Unicef, quest’anno su Montblanc Diamond e stiamo superando il fatturato del 2009, decisamente sopra le nostre attese. Gli spazi per crescere anche sul fronte degli orologi sono tanti e noi siamo ottimisti.
Nel largo consumo l’unica variante del marketing mix su cui si vedono cambiamenti è il prezzo che diventa la guida da seguire. Al contrario nel lusso, a parte qualcuno che ha usato il prezzo in modo indiscriminato con conseguenze pesanti per la propria sopravvivenza, questa componente è fissa, è un punto su cui non si transige Quali canali di promozione tendete e tenderete a valorizzare? Sicuramente le nostre boutique monomarca. Resta importantissimo il canale delle gioiellerie perché ci accredita nel mondo degli orologi. Punteremo anche nel canale del corporate gift perché rappresenta un primo contatto indiretto con nuovi consumatori. Cosa si aspetta dal prossimo anno? I driver di crescita rimarranno legati agli orologi e secondo le nostre proiezioni entro il 2015 il fatturato degli orologi eguaglierà quello degli strumenti da scrittura. Continueremo a investire sul fronte delle boutique e sarà per noi discriminante avere delle mini gioiellerie Montblanc all’interno delle gioiellerie. | Se pratico il lusso, non posso predicare il risparmio. E’ una questione di buona leadership. Ingvar Kamprad www.montblancitalia.it
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POETA
della Franciacorta Stefano Cerveni e il suo nuovo “Due Colombeâ€?. Cucina e territorio si fondono per raccontare una storia straordinaria, dove la passione diventa il motore di un nuovo modo di fare ristorazione testo di Mauro Milesi fotograďŹ e di Sara Fratus
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Il protagonista
Stefano Cerveni all’interno del “Due Colombe” nella nuova location a Borgonato di Cortefranca
Quanta strada bisogna fare prima di sentirsi finalmente a casa. Un posto dove tutto coincide, dove le idee diventano spazio e la vecchia traccia di un cammino si conclude per dare origine a una nuova avventura. Lo sanno bene gli imprenditori, costantemente alla ricerca del luogo ideale dove portare a compimento i propri progetti. Lo sa bene anche Stefano Cerveni, astro nascente dell’alta cucina italiana, che ha trovato la nuova casa per il suo “Due Colombe” e dove adesso può realizzare tutti i progetti che sono alla base della sua fi losofia di cucina. Un posto
magico, all’interno di un antico borgo medioevale a Borgonato, nel cuore della Franciacorta, dove le colline moreniche sono la culla del Franciacorta e delle sue straordinarie cantine. Ecco un nuovo capitolo della storia di questo uomo straordinario, ormai conosciuto in tutta Italia; uno chef innamorato del proprio lavoro, tanto da farne un culto quasi maniacale, ma senza mai perdere il contatto con la realtà. In questa intervista ci racconta la sua nuova avventura, il suo concetto di cucina e di ristorazione del futuro, dove le persone sono al centro di tutto. 51
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All’interno delle distillerie di Franciacorta
Partiamo subito da questa nuova avventura per lei e il “Due colombe”... Si è trattato di un colpo di fortuna. Non era nei miei progetti cambiare la sede del ristorante, almeno non in così breve tempo. La svolta è arrivata dai contatti con la famiglia Gozio, proprietaria delle Distillerie Franciacorta e del Borgo Antico San Vitale a Borgonato di Cortefranca, uno splendido complesso medioevale restaurato in tutto il suo splendore. Quando ho fatto il sopralluogo nel Borgo mi sono subito innamorato del posto. In pochi mesi abbiamo chiarito idee, progetti e l’operazione è stata avviata. Finalmente si è realizzato il ristorante dei miei sogni, perché in questa location posso gestire anche tutta l’attività legata agli eventi e posso disporre di 3 cucine coordinate tra loro, in modo da offrire la stessa qualità del ristorante anche sugli altri fronti. Come ha vissuto il distacco con la sua famiglia, con cui ha condiviso fin da bambino la vita del Due Colombe? E’ stato un po’ emozionante perché da quando sono nato fino ad oggi ho vissuto 24 ore al giorno a stretto contatto con i miei genitori con cui ho condiviso l’attività e la mia vita personale. Dietro questo distacco c’è la volontà di portare avanti un nuovo progetto. Infatti abbiamo deciso di non chiudere l’attività a Rovato (precedente sede del “Due Colombe”, ndr) per tornare alle origini. Da qui è nato l’“Antico Mulino”, dove con i miei abbiamo scelto di continuare a proporre le ricette della tradizione, nel concetto della vecchia trattoria dove si possono ritrovare genuinità 52
e semplicità in un ambiente più informale, con prezzi contenuti ma grande qualità. Cosa è cambiato rispetto allo Stefano Cerveni che abbiamo incontrato due anni e mezzo fa? A livello professionale credo di essere cambiato poco. La mia prerogativa è sempre la stessa: mettermi in discussione ogni giorno. Ci tengo rimanere quello di sempre, con i piedi ben saldi a terra. L’esclusività della nuova location per il “Due colombe” rappresenta un nuovo punto di partenza e mi apre l’orizzonte a nuove sfide, con la possibilità di un controllo gestionale a 360 gradi sul nostro operato. Inoltre non sono più solo ad affrontare le sfide che mi attendono, nella mia vita c’è l’arrivo di Sara (Sara Magnacca, compagna di Stefano Ceveni, ndr) che ha scelto di condividere con me questo progetto, trasferendomi maggiore voglia e tenacia perché gli obiettivi da raggiungere sono condivisi. E poi ho cambiato divisa, abbandonando dopo tanti anni il nero per vestire di bianco. Qual è la fi losofia che sta dietro al tuo modo di fare cucina? La mia idea è che il cliente possa avere una percezione assoluta della passione con cui preparo i miei piatti e con cui vengono serviti. Vorrei che sia chiara la leggibilità della qualità, cercando di manipolare gli ingredienti il meno possibile. In un concetto di ristorazione di fascia medio alta è importante che si possa percepire la qualità. Dietro a questo, c’è la volontà di pensare a un futuro diverso per la ristorazione di fascia alta dove si
Il nuovo “Due Colombe” Al piano terra c’è la zona eventi con la possibilità di accogliere aperitivi nel parco, pranzi e cene fino a 150 coperti all’interno della chiesa del Borgo Antico. Al piano superiore c’è il “Due Colombe” con una zona lounge bar dove l’ospite può passare il pre e il post cena. La sala prevede 45 coperti. La cantina è stata costruita su un’idea molto hi-tech all’interno di un ambiente antico e garantisce tutte le caratteristiche ottimali di controllo temperatura e umidità delle circa 3200 bottiglie contenute, con 700 etichette rappresentate. All’interno del “Due Colombe” inoltre, è possibile visitare una saletta, dove ha vissuto il nobile Bartolomeo Colleoni.
A sinistra Stefano Cerveni e la compagna Sara Magnacca
Il protagonista
Bisogna pensare a un futuro diverso per la ristorazione di fascia alta dove si possa semplificare il “cerimoniale” per creare un ambiente emozionale, senza che il cliente si senta eccessivamente sotto pressione. Un luogo dove si possa gioire della cucina e del bere bene, in relax, con un servizio certamente all’altezza ma senza sentirsi in obbligo possa semplificare il “cerimoniale” per creare un ambiente emozionale, senza che il cliente si senta eccessivamente sotto pressione. Un luogo dove si possa gioire della cucina e del bere bene, in relax, con un servizio certamente all’altezza ma senza sentirsi in obbligo, senza percepire un clima eccessivamente affettato. Inoltre, oggi, andare a mangiare in locali bistellati o tristellati è molto oneroso, non che questo sia sbagliato. E’ normale che l’esigenza di dover apparire al top su questioni di eccessiva etichetta faccia lievitare i costi. A mio avviso concentrandosi solo sul prodotto e garantendo un “contorno” di alto livello, ma non eccessivo, si può off rire un ottimo servizio. In questo modo ci si può dedicare di più alla cucina, alla sostanza. Noi oggi ci siamo trasferiti a Borgonato in questo posto meraviglioso ma abbiamo conservato gli stessi prezzi del “Due Colombe” dei tempi di Rovato. Vorrei ricercare l’eccellenza dei piatti senza chiedere troppo al cliente.
una delle sale del ristorante sopra l’ingresso della cantina
Come nasce un piatto del “Due Colombe”? Ormai i miei piatti nascono solo da emozioni. Certo uno chef deve creare un piatto con maestria, utilizzando le migliori materie prime della stagione, tuttavia utilizzando solo la tecnica e il calcolo si può arrivare a creare un buon piatto, non all’eccellenza. Per dare emozione al cliente bisogna andare oltre, bisogna essere in grado di trasferire le sensazioni che sono all’origine. Così i miei piatti nascono da esperienze vissute o da “voglie” d’emozione del mio palato che poi cerco di materializzare nel piatto. L’obiettivo è trasferire al cliente questo piano emotivo affinché le sensazioni siano il più autentiche possibile. C’è un piatto che primeggia su tutti quelli che lei ha creato? Assolutamente sì: gli spaghetti tiepidi con mazzancolle e polpa di riccio di mare. E’ un piatto essenziale ma nella sua semplicità è celata una serie di accorgimenti tecnici, a cominciare dalla temperatura in cui sono serviti gli spaghetti, circa 37 gradi. In questo modo non ci sono choc termici perché la temperatura è quella corporea e gli spaghetti si abbinano perfettamente con il pesce appena intiepidito. I sapori sono molto ampliati e la percezione ne viene esaltata. E’ la sintesi della mia cucina dove c’è grande attenzione anche alle 53
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temperature e alle consistenze cercando di lavorare il meno possibile la materia prima. Per fare un grande ristorante lo chef non basta. Quanto è importante il coordinamento dello staff ? E’ un fattore che incide molto. Non si può fare il poeta solitario senza essere in grado di motivare correttamente lo staff affinché possa condividere la filosofia generale che c’è dietro a tutto. Un ristorante diventa eccellente quando tutti le persone che vi operano sono in sintonia tra loro. Il cliente si deve sentire coccolato, deve essere a suo agio e il piatto che ha davanti da solo non basta. Questo è uno dei risultati più difficili da raggiungere ed è una parte fondamentale per noi. Lei ha già conquistato la prima Stella Michelin. Quanto contano i premi nel mondo dell’alta cucina? Non sono un obiettivo fondamentale e in certi casi sono anche “pericolosi”. Il raggiungimento di certi traguardi, se mal interpretati, fanno perdere il contatto con la realtà. Sarebbe falso e ipocrita se dicessi che non aspiro a ottenere la seconda stella, ma il premio più grande è la soddisfazione dei miei clienti. Un grande chef non deve mai perdere il contatto con il cliente, non deve calare dall’alto i suoi piatti per imposizione, ma deve essere in grado di esprimere se stesso accogliendo anche il consenso. Questo è il compromesso più difficile perché sta a metà tra l’idea di “chef servile”, che abbandona i suoi ideali per guardare soltanto al consenso del pubblico, e l’idea di chef pronto a imporsi senza curarsi del mondo che lo circonda. Parliamo degli eventi. In una struttura come questa anche questo aspetto appare rilevante... Quella degli eventi è una macchina che conosco bene. Sono dieci anni che faccio catering e qui riesco a unire l’attività del ristorante e quella degli eventi, evitando che una penalizzi l’altra. Le nostre iniziative sono sempre in esclusiva in modo che si possa creare un appuntamento su misura del cliente, contando finalmente su una mia location che posso plasmare a seconda delle richieste. Prima mi sono sempre dovuto adeguare, adesso ho la fotografia perfetta del nostro modo di pensare gli eventi. Questa nuova apertura arriva in un momento non facile. Come sta vivendo la crisi il “Due Colombe”? Noi l’abbiamo aff rontata facendo un grande esame di coscienza. Innanzitutto ci siamo chiesti se quello che facevamo pagare valeva davvero quello che offrivamo. La fascia medio-alta della ristorazione sta risentendo della crisi e a volte è difficile capire qual è la giusta direzione, rispetto magari a una fascia medio-bassa che, al contrario, sta crescendo. Noi abbiamo risposto alla crisi in modo compiuto, trasformando l’attività di Rovato in una trattoria dove si può spendere circa 35 euro vini inclusi e portando qui a Borgonato la fi losofia del Due Colombe dove il livello è indubbiamente più alto ma cercando di dare un significato ai soldi che chiediamo al cliente. E poi lavorando anche sugli eventi. Quindi abbiamo tre fronti dove poter lavorare in un momento dove, ripeto, è difficile fare previsioni. In tutte le attività c’è il denominatore comune della qualità e la giusta comunicazione della materia prima. C’è una sola via per combattere la crisi ed è quella in cui il cliente non si senta in nessun modo preso in giro. Stefano Cerveni, il Franciacorta e la Franciacorta: un legame grandissimo... Sono orgoglioso di essere franciacortino e la possibilità di essere ora nel cuore della Franciacorta mi riempie d’orgoglio. In un posto come questo il cliente può respirare davvero tutto il significato di questa terra e io mi sento a casa. | 54
La cantina hi-tech del “Due Colombe”
Il Borgo e il Forum Acquavitae Le origini del Borgo Antico S.Vitale affondano nell’ Alto Medioevo, quando Borgonato compare in un diploma imperiale dell’879. Caratteristica principale del complesso è quella di essere costituito da edifici di epoche (dal IX al XVIII secolo) e tipologie (una chiesa con canonica, un palazzetto medievale,una cascina) che nel corso del tempo si sono unite in un insieme di alto valore storico-architettonico. Il borgo è stato oggetto di indagine archeologica e di un’attenta azione di restauro durata cinque anni che, utilizzando tecniche e materiali della tradizione (pietra, mattone, legno), ha consentito di riacquistare la sua antica immagine e la suggestiva atmosfera del XVII secolo. È stata inoltre realizzata una distilleria artigianale, sede di un percorso esperienziale didattico dedicato all’acquavite e alla distillazione, con reperti storici autentici, attrezzature d’avanguardia, ricostruzioni, illustrazioni e video. Situato nel Borgo Antico S. Vitale, c’è anche il Forum Aquavitae che è il primo centro internazionale per la ricerca dei distillati. Liquori e specialmente acquaviti di alta qualità sono l’argomento di competenza del Forum: dalla sperimentazione nella produzione, alla divulgazione della cultura, della tecnologia e del consumo; dalla ricerca storiografica, all’organizzazione di convegni, seminari e corsi. Il Comitato scientifico del Forum Aquavitae è composto da docenti e ricercatori universitari e si prefigge il compito di promuovere e vigilare sull’attività scientifica che ruota intorno a questa appassionante cultura.
B&G n.2 luglio 2008 pag. 68-71
www.duecolombe.com www.borgoanticosanvitale.it www.distilleriefranciacorta.it www.berlucchi.it
www.cobalto.it
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etica competenze per una nuova classe dirigente Più e
Il Senatore Giampiero Cantoni, imprenditore, studioso di economia e già presidente di tre istituti bancari, traccia un’analisi dell’attuale situazione economico-fi nanziaria, forte della sua esperienza di governance di banche e dell’esperienza imprenditoriale testo di Laura Di Teodoro
Rimettere al centro dell’agenda i giovani, selezionare ed affermare una classe dirigente in grado di affrontare con coerenza le sfide che ogni crisi impone alla società, sviluppare un maggior senso etico nei comportamenti professionali e detassare il salario nelle fabbriche. Tutte strade che andrebbero percorse per uscire realmente da una crisi che, nel bene e nel male, ha lasciato numerosi insegnamenti soprattutto nel mondo finanziario. Strade e percorsi che Giampiero Cantoni, Senatore della Repubblica, Professore di Economia Internazionale, già presidente di tre istituti bancari ha tracciato con noi alla luce delle ultime previsioni economiche e delle attente analisi messe nero su bianco nei suoi ultimi libri “La bolla” e “ Le Banche e la crisi”. Ci troviamo veramente alla fine di questa crisi economicofinanziaria? La ripresa mondiale si è rafforzata ma resta ancora fragile. Le recenti previsioni del Fondo Monetario Internazionale segnano un leggero rialzo del PIL nel 2010 (4,8%), anche se per il 2011 si dovrebbe assistere ad un lieve ribasso (4,3%). A pesare ancora sulla uscita definitiva dalla crisi finanziaria “perfetta” sono i rischi legati ai debiti sovrani, la rigidità dei cambi dei Paesi asiatici (i motori “forti” della ripresa restano ancora Cina e India), e gli elevati livelli di disoccupazione nei Paesi più avanzati. Il rischio vero di una “job-less recovery” rimane concreto. La ripresa è debole nei Paesi avanzati più colpiti dagli eccessi di indebitamento, dal crollo immobiliare, dalla crisi finanziaria del settore bancario. L’Italia è fra i pochi Paesi che hanno attuato una politica economica nella giusta direzione, con il risanamento dei conti pubblici. Inoltre il tasso di disoccupazione in agosto è sceso ulteriormente all’8,2% dal precedente 8,4% di luglio. E’ il primo frutto concreto della “ripresina”. Certamente come nel resto del mondo, in Italia le imprese non sono ancora tornate ad assumere “in massa”, ma certamente hanno smesso di privarsi di risorse umane. Per questo la stabilità politica e sociale rimangono i fattori fondamentali per consolidare questa fase positiva dell’Italia. 56
Quanto la crisi ha realmente fatto “pulizia” rispetto a quanto di “tossico” c’era nel sistema? La politica di “pulizia” e le consistenti ricapitalizzazioni che l’hanno accompagnata sono ancora oggi in atto. Persiste tuttora il rischio di pesanti condizionamenti dai fondi sovrani. Inoltre, rimane difficile individuare i titoli tossici nei vari bilanci. Sia negli Stati Uniti sia in Europa, i sistemi bancari sono stati sottoposti a profonde revisioni delle situazioni contabili ed economichefinanziarie, grazie anche agli interventi diretti dello Stato. L’esito degli stress test sulle banche europee imposti dalla BCE è stato rassicurante sulla solidità del sistema bancario europeo. C’è però un fatto altrettanto chiaro: delle 91 banche sottoposte al test, ben 38 sono state puntellate dagli stati che da ottobre 2008 a maggio 2010 hanno iniettato nelle casse degli istituti europei 236 miliardi di euro. Ciò in qualche modo condiziona la valutazione del test, perchè indica la necessità non solo di bloccare le falle nelle banche bocciate, ma anche che le contromisure potrebbero coinvolgere altre banche, quelle che hanno passato il test in modo sufficiente e quelle che devono ancora essere profondamente riorganizzate. Come è cambiato e/o deve cambiare il mondo della finanza e dei banchieri? Su questo punto ho dedicato molto spazio nei miei ultimi libri “La bolla” e “ Le Banche e la crisi”. Le innovazioni finanziarie, alla fine degli anni Ottanta, avevano allora dato avvio alla globalizzazione dei mercati, lo sviluppo eccessivo delle stesse innovazioni, accompagnate da incapacità gestionali e malavitosità, ci ha portati alla crisi che abbiamo vissuto. La crisi ha rappresentato quindi un punto di svolta per la funzione del banchiere, perché ad oltre vent’anni di distanza dalle prime innovazioni finanziarie e dalle prime turbolenze monetarie, la situazione è profondamente cambiata. Non soltanto il presente è diverso dal passato più recente, ma porta anche con sé un futuro di radicale cambiamento, di maggiore etica e responsabilità (oltre alla mai non scontata maggiore competenza professionale!)
Voce all’esperto per i banchieri e le istituzioni finanziarie. L’efficienza della banca di domani dipenderà dalla sua capacità di mobilitare e fondere le complesse organizzazioni di uomini necessarie per gestire i vincoli tecnici, commerciali, istituzionali e normativi che i mercati imporranno sempre più, alla luce degli effetti di questa crisi finanziaria epocale. Ma ancora una volta la variabile chiave sarà quella di selezionare ed affermare una classe dirigente in grado di affrontare con coerenza ed etica di comportamento le continue e difficili sfide che ogni crisi impone alla società. Da dove dovrebbe partire il Sistema Italia per rinnovarsi e tornare a competere a livello mondiale? Ormai è arrivato il tempo delle riforme, delle liberalizzazioni, della modernizzazione attraverso interventi mirati sul rapporto Stato-cittadini, sulle relazioni del lavoro, su maggiori infrastrutture e nucleare. Ma soprattutto rimettere al centro dell’agenda i giovani: bisogna liberare le loro energie, consentire loro di innovare, di produrre, di trovare presto e bene un posto nel mondo del lavoro. Inoltre, il Sistema Italia dovrebbe affacciarsi con più determinazione a due realtà attigue. In primo luogo, all’Unione Europea. Con le riforme intervenute dopo Lisbona, non possiamo non prendere atto che l’integrazione diventa sempre più stringente e la concorrenza interna aumenta. Pertanto dobbiamo sostenere la ripresa con stimoli alla libera iniziativa e meno intoppi burocratici. In secondo luogo, poi, bisogna prendere atto dell’assenza di confini con le altre aree geografiche del mondo. L’Asia sta penetrando nei nostri mercati con una competitività mai vista prima. L’Italia, e dunque l’Unione Europea, deve incentivare e rendere competitive le transazioni economiche per affrontare al meglio la tigre d’Oriente. Di cosa hanno maggiormente bisogno le aziende oggi? Recentemente si è diffuso lo slogan “fare come la Germania”, per via delle performance del sistema industriale tedesco trainato dall’export. Bisogna precisare bene e non farsi trainare da modelli non producibili nel contesto italiano. Certamente va attuata una svolta di produttività e salario detassato nelle fabbriche, come è avvenuto negli ultimi anni in grandi gruppi germanici. Ma se rigore e produttività sono un esempio da seguire dalla Germania, non lo è certamente il modello generale, in quanto l’Italia ha assai meno quei grandi gruppi che caratterizzano la Germania, dalla chimica all’elettronica, all’auto, alla farmaceutica. Se si seguisse il modello tedesco trainato dall’export, l’effetto sarà di spezzare l’Europa in due, con i Paesi del Sud Europa condannati a crescita inferiore e a vantaggio della sola Germania. Al contrario, pur facendo “come la Germania” in termini di deficit e produttività, dobbiamo intervenire sulla domanda interna e non solo sull’export, attraverso una maggiore concorrenza nel mercato interno, liberalizzando e modernizzando servizi e infrastrutture, con una coesione sociale fra impresa e sindacato, poiché il conflitto non stimola di certo la crescita, una flessibilità del lavoro e semplificazione del pesante mantello burocratico. Altre condizioni essenziali di crescita: certezza del diritto, perché è inammissibile che leggi votate con un ampio consenso dalla maggioranza vengano meno in seguito
Giampiero Cantoni, Senatore della Repubblica, Professore di Economia Internazionale, già presidente di tre istituti bancari
a repentini cambiamenti politici; incentivi fiscali per le imprese virtuose o operanti in settori emergenti o depressi e, in generale, chiarezza delle norme tributarie; rapidità ed efficienza del sistema giudiziario, nella soluzione delle controversie commerciali.
La variabile chiave sarà quella di selezionare ed affermare una classe dirigente in grado di affrontare con coerenza ed etica di comportamento le continue e difficili sfide che ogni crisi impone alla società Il tema dell’accesso al credito per le Piccole e Medie Imprese continua ad essere un tasto dolente. Verso quale direzione si sta andando? Purtroppo ancora il sistema bancario italiano non supporta completamente il segmento delle Pmi: le banche si trovano oggi nella difficile situazione di limitarsi nella concessione di credito a Piccole e Medie Imprese che non diano sufficienti garanzie di solvibilità I recenti cambiamenti nei modelli organizzativi delle principali banche italiane, con un maggiore orientamento ad un presidio locale del territorio, segnalerebbero una tendenza verso questo fondamentale segmento del nostro Paese, anzi la “vera realtà” del sistema industriale italiano. Quello a cui stiamo assistendo è una progressiva convergenza verso la cosiddetta “banca territoriale” con il doppio obiettivo di esaltare la flessibilità e i vantaggi informativi che derivano dall’attenzione al territorio. Le banche possono accompagnare con più facilità le imprese che conoscono meglio, a prescindere dalle loro dimensioni e dalle loro garanzie. Questo, inoltre, consentirà alle banche di selezionare e accompagnare le Pmi anche all’estero. 57
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Qual è il più grande insegnamento che questa crisi ci ha lasciato? Dobbiamo riflettere sull’eccessiva crescita dimensionale delle attività finanziarie, per ridurre l’effetto sistemico di crisi che possono sempre ripresentarsi se si perde il controllo del reale andamento delle attività. La crisi ci ha insegnato che non occorre una de-regolazione, bensì una ri-regolazione della finanza. Mentre gli americani hanno dovuto riconoscere il fallimento, a lungo termine, delle politiche di deregulation attuate negli anni ‘80, in Italia ci troviamo nella situazione opposta, perché esiste una forma patologica di “inflazione legislativa”. Considerato che i guai del vicino ci raggiungono con estrema velocità, sarà necessario l’accordo e la buona condotta di tutti i centri economici per fronteggiare eventuali future ricadute. Inoltre, lo ricordavo prima, dobbiamo sviluppare un maggiore senso etico nei comportamenti professionali, una maggiore responsabilizzazione unita al sempre necessario e continuo aggiornamento delle competenze tecnico-professionali. Lavorare, quindi, sulla selezione ed affermazione di una nuova classe dirigente, in grado di affrontare le impegnative sfide di una società e di un mercato sempre più integrati e complessi. Riguardo alla sua carriera imprenditoriale e politica.... Qual è stata la sua principale soddisfazione? Certamente aver raggiunto risultati concreti, nel settore imprenditoriale, bancario e politico, dove però, pur con le diverse sfumature ed implicazioni dovute alle diverse nature di queste attività, la maggiore soddisfazione è quella di aver sempre anteposto l’interesse e gli obiettivi dell’istituzione, sia questa impresa privata, bancaria o res pubblica, tracciando percorsi che si sono rivelati corretti e funzionali per lo sviluppo di queste attività. Cosa non deve assolutamente mancare oggi a un’azienda? L’apporto di giovani con idee fresche e innovative. Quando le aziende saranno consapevoli degli estremi vantaggi ottenibili dall’investimento in capitale umano e in formazione professionale, solo allora acquisiranno la più forte chiave d’accesso alla competizione internazionale. I prodotti e i servizi italiani, infatti, si sono sempre distinti per la loro qualità, originalità e posizionamento in fasce di nicchia. L’esaltazione di queste differenze è necessaria per sottolineare la distinzione dai prodotti di massa provenienti da quelle economie che prediligono la quantità e vivono di guerre di prezzi al ribasso. Questo può avvenire solo con l’ingresso a pieno titolo di una nuova classe di lavoratori. Un libro che vorrebbe scrivere? Un libro sulla mia città, Milano, così tanto bistrattata ultimamente. Un racconto di storia, personaggi e mecenati (che non ci sono più..) che hanno fatto grande e dinamica la Città, che ancora oggi ha un ruolo centrale per la modernizzazione del 58
Giampiero Cantoni Giampiero Cantoni è laureato in economia e commercio, Cisd SDA Università Bocconi. Nel 1964 ha fondato un’azienda di elettromeccanica per la costruzione di motori elettrici, trasformatori e motoriduttori di velocità e utensileria, che è inserita in un gruppo diversificato di imprese. Si è dedicato non solo all’attività imprenditoriale, ma anche all’insegnamento universitario in importanti atenei in Italia e all’estero. È stato professore incaricato presso l’Università Bocconi di Milano, dove è stato anche docente senior presso la Scuola di direzione aziendale. Ha fondato la Libera Università S. Pio V di Roma, della quale è stato presidente del Consiglio di Amministrazione dal 1996 al 2005 e presso la quale è professore di economia internazionale. Nonostante gli impegni imprenditoriali e accademici, ha ricoperto importanti incarichi di pubblico rilievo. In particolare è stato presidente dell’Istituto Bancario Italiano, vice presidente del Mediocredito Centrale, vice presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, presidente del gruppo Banca Nazionale del Lavoro e di Efibanca. Autore di libri, pubblicazioni ed editoriali economici, è stato al vertice del Consorzio Milano Ricerche e della Società Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano. Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana nel 1998 e Medaglia d’Oro di Benemerenza Civica del Comune di Milano nel 1991, è stato insignito nel 1992 della laurea h.c. in matematica dall’Università di Camerino. È presidente del Comitato scientifico della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro e da maggio 2001 senatore della Repubblica. Dal 2009 è presidente di Fondazione Fiera Milano. È membro del Comitato esecutivo del Comitato scientifico di Ernst&Young, del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Alcide De Gasperi e del Comitato scientifico di Panorama Economy. E’ presidente della 4a Commissione Permanente Difesa al Senato. Paese. Forse, dal mio osservatorio di Fondazione Fiera Milano, che ho l’onore di presiedere, spero di averne tempo, Expo 2015 permettendo… Cosa le manca per completare la sua carriera imprenditoriale e politica? Forse se qualche volta le sfide fossero un po’ meno impegnative, si migliorerebbe anche la qualità della vita personale e famigliare: ma penso che sia un’utopia di questi tempi moderni, quindi, cerchiamo di stare al passo con i tempi e vedremo. |
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Come
vincere una sfida tutta “personale” Una donna alla guida delle Risorse Umane di Tenaris, leader mondiale per i tubi senza saldature. Patrizia Bonometti ci racconta piani e strategie messe in atto nei mesi della crisi, gli investimenti sui giovani, le donne e sulla formazione testo di Laura Di Teodoro fotografie di Vincenzo Lombardi Ricercare sempre nuove sfide e avere la capacità di mettersi in gioco in ambiti e settori diversi senza sacrificare la vita privata. Seguendo questa duplice strada Patrizia Bonometti, attuale HR Regional Director Europe del gruppo Tenaris (la sede in Italia si trova a Dalmine, provincia di Bergamo), ha costruito una carriera iniziata nel Marketing e Commerciale e approdata nel 2004 nell’area Risorse Umane del Gruppo Tenaris. “Per una donna raggiungere traguardi importanti sul lavoro ed essere comunque moglie e mamma è possibile – sottolinea la Bonometti. Ai giovani di oggi dico di essere più aperti e pronti ad accogliere le sfide internazionali offerte dal mondo del lavoro, senza aver paura di viaggiare e imparare”. Patrizia Bonometti, HR Regional Director Europe del gruppo Tenaris, leader mondiale per i tubi senza saldature. La sua carriera è iniziata nel marketing. Come è approdata al settore delle risorse umane? Parto da una laurea in economia e commercio e da una serie di esperienze lavorative nel campo del marketing e del commerciale in settori diversi: tessile, complemento d’arredo e informatica. Ho avuto l’opportunità di lavorare in aziende inserite in un contesto internazionale, in multinazionali che si interfacciavano con mondi e culture differenti. Nel 2004 sono passata in Tenaris dove ho colto una sfida importante, fonda60
re la Corporate University. Dopo un anno mi è stato proposto di assumere la responsabilità delle Risorse Umane per l’Europa. E’ stata per me un’importante opportunità per rimettermi in gioco e continuare ad imparare. In questi anni ho portato avanti progetti significativi e avviato cambiamenti soprattutto a livello culturale, il tutto senza sacrificare la famiglia: sono sposata e ho due figli di 15 e 18 anni. Non ho mai voluto rinunciare alla mia vita famigliare e sono convinta che, seppure con fatica, sia possibile conciliare la sfera privata con quella professionale. Ha parlato di cambiamenti di cui si è fatta portatrice in Tenaris. Di cosa si tratta? La prima sfida che ho colto è stata quella di dare il mio contributo alla svolta culturale che Tenaris stava attuando a livello mondiale. In qualità di multinazionale, Tenaris stava accorpando le aziende del gruppo, abituate a muoversi singolarmente e in autonomia. L’obiettivo era quello di creare un grande sistema industriale unico, una struttura globale. Ciò implicava un cambio culturale per le singole aziende, non sempre facile da affrontare. “Dalmine” aveva alle spalle una storia quasi centenaria ed era stata acquisita pochi anni prima al momento delle privatizzazioni di aziende a partecipazione statale. Come abbiamo realizzato tutto questo? Collaborando con la struttura di comunicazione aziendale, con tanta formazione e con programmi di rotazioni inter-
nazionali dei nostri i manager (sia dall’Italia verso altre sedi Tenaris che viceversa) e lavorando in stretto contatto con i colleghi e i responsabili a livello globale per le risorse umane. Cosa le ha dato di nuovo e stimolante il passaggio dal mondo del marketing alle risorse umane? È stato prima di tutto un completamento delle mie competenze, soprattutto sul fronte delle capacità, dell’interesse e della voglia di relazionarmi con gli altri. In questo settore si è in con-
Lady Economy
Patrizia Bonometti, attuale HR Regional Director Europe del gruppo Tenaris
tatto perenne con le persone e quindi l’aspetto umano viene prima di tutto. Ho cercato di vivere il rapporto con i dipendenti e i vari manager con un approccio diverso, non solo di tipo giuridico, lavorativo e sindacale, che restano comunque importanti. Nel luglio scorso ha ricevuto da Confindustria Bergamo il riconoscimento per “Innovazione e Managerialità”, voluto in collaborazione con Federmanager per premiare il raggiungimento di incrementi di competitività idonei a favorirne lo sviluppo. Cosa ha significato per lei? È stata una sorpresa, non me l’aspettavo. Il premio è frutto di un lavoro di squadra legato al piano di ristrutturazione e riorganizzazione aziendale messo in atto per affrontare la crisi di questi anni. Complessivamente l’azienda ha investito oltre 100 milioni di euro per garantire la sua presenza nel lungo termine in uno scenario di mercato competitivo globale completamente cambiato. L’intero processo è stato gestito come azienda coinvolgendo in maniera attiva e trasparente tutte le istituzioni del territorio; la negoziazione con la parte sindacale è stata impegnativa ma costruttiva. Alla fine di un percorso comunque doloroso abbiamo raggiunto un accordo definito soddisfacente da tutti perchè tutela le persone che nel tempo usciranno dall’azienda attraverso piani di accompagnamento per
chi è più vicino alla pensione e per le persone meno “anziane”, per sostenerle, riqualificarle e ricollocarle sul territorio. Il piano, preso a modello, è stato apprezzato soprattutto per la condivisione con tutti gli attori che vi hanno partecipato. Il premio di Confindustria ha voluto valorizzare il corposo investimento di Tenaris e la volontà dell’azienda di non abbandonare le persone a se stesse. Ha parlato di comunicazione attiva e trasparente con tutti. Un tassello non sempre scontato per le aziende e di cui potete essere orgogliosi... Durante la fase di gestione della negoziazione abbiamo comunicato molto con il personale Tenaris, a tutti i livelli, dagli operai 61
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Tenaris Dalmine TenarisDalmine (Bergamo) - sede operativa di Tenaris in Italia - è il primo produttore italiano di tubi di acciaio senza saldatura per l’industria energetica, automobilistica e meccanica, con una capacità produttiva annua di 950.000 tonnellate di prodotti finiti, oltre 3.000 dipendenti e 5 stabilimenti in Italia. Tenaris, grazie ad una rete globale integrata di unità produttive, laboratori di ricerca e sviluppo e centri di servizio, soddisfa le necessità dei suoi clienti in modo efficiente e con prodotti ad alte prestazioni in ambienti operativi sempre più complessi. Tenaris ha un fatturato annuale di 10 miliardi di dollari e 23.500 dipendenti.
ai dirigenti, spiegando i contenuti del confronto con i sindacati e le motivazioni alla base del piano di ristrutturazione. Grazie a queste costanti informazioni e al coinvolgimento diretto di tutti, le persone sono riuscite a mantenere alta la fiducia nei confronti dell’azienda e questo credo si ripercuoterà e riproporrà anche nel futuro. Quali caratteristiche servono per chi opera nelle Risorse Umane? Prima di tutto grandi doti di flessibilità perché le persone, le aziende, il mercato cambiano in continuazione; sono indispensabili inoltre capacità nel capire il contesto, le persone con cui ci si relaziona e nell’operare in modo coerente rispetto a come cambiano le dinamiche nell’azienda. Servono inoltre grandi capacità di innovazione per anticipare quelle che potranno essere le esigenze dei nostri clienti interni. Non per ultima serve molta sensibilità e in questo noi donne possiamo dirci avvantaggiate.
Complessivamente l’azienda ha investito oltre 100 milioni di euro per garantire la sua presenza nel lungo termine in uno scenario di mercato competitivo globale completamente cambiato. L’intero processo è stato gestito come azienda coinvolgendo in maniera attiva e trasparente tutte le istituzioni del territorio Una donna a capo delle Risorse Umane non è l’unica espressione “in rosa” nella realtà Tenaris, segno di una sensibilità rara nel panorama imprenditoriale, e non solo, italiano... Esatto. Nonostante la parte produttiva sia pesante (meccanica-siderurgica), la componente femminile in Tenaris (escludendo gli operai che sono al 99,6% maschi), raggiunge il 25% e il 10% nelle posizioni dirigenziali: dalla pianificazione strategica alla comunicazione, passando per le relazioni istituzionali e le risorse umane, alla responsabilità dei magazzini a quella di un’importante settore della Supply Chain. Per creare un contesto favorevole alle donne abbiamo creato, a livello internazionale, un comitato ad hoc con l’obiettivo di individuare azioni ed iniziative che permettano alle donne di esprimere le loro competenze e valorizzare al meglio la loro professionalità. In questo comitato partecipano donne e uomini che, insieme, propongono al top management le azioni da intraprendere per migliorare la conciliazione, soprattutto nel periodo della maternità che spesso coincide con la posizione di middle management. Dobbiamo evitare il rischio di una regressione di carriera della donna. L’attenzione al mondo femminile inizia fin dalla fase del recruitment che prevede la selezione di una percentuale di giovani uguale alla percentuale di donne laureate in quella specifica disciplina e facoltà. Non solo: per l’Italia abbiamo stipulato una serie di convenzioni per avere asili nido vicini all’azienda; a livello globale esistono politiche di orario flessibile, te62
lelavoro (per le posizioni compatibili), il tutto per facilitare la conciliazione con la vita famigliare. Lavorando su questi temi non solo aiutiamo le donne ma si migliora il contesto lavorativo per tutti, uomini compresi e questo va a vantaggio dell’azienda e della crescita di tutti. La formazione, oggi più che mai, è diventato un tema prioritario. Formazione per i neo-assunti, per chi lavora in azienda da anni e soprattutto per chi deve essere ricollocato. Come Tenaris come vi state muovendo? Soprattutto in periodo di crisi, sfruttando il minor carico di lavoro, abbiamo deciso di aumentare la formazione con l’obiettivo di permettere alle nostre persone di accedere a nuove conoscenze. Abbiamo strutturato l’azienda in modo da avere un curriculum formativo adeguato a tutti i livelli con un respiro globale, per assicurare l’opportunità di accedere a una formazione di qualità in tutto il mondo. Per quanto riguarda i neo-assunti, una volta selezionati l’inserimento avviene con un biennio formativo con una serie di affiancamenti. L’80% dei giovani inseriti sono ingegneri. Come valuta la preparazione di questi giovani? Come Tenaris siamo estremamente selettivi e quindi cerchiamo solo giovani che siano disponibili a fare una carriera internazionale. Per noi è fondamentale. Chiunque di noi, nel corso della sua vita in azienda, ha avuto un’esposizione internazionale e già questo è motivo di selezione iniziale. Con mia grande sorpresa infatti, la maggior parte dei ragazzi a cui proponiamo questo tipo di esperienza oltre confine si tira indietro, dimostrando poca lungimiranza e poca consapevolezza di quella che è l’attuale situazione economica e lavorativa. Vedo dei ragazzi molto legati al passato, al tipo di contesto in cui sono cresciuti e con poca voglia di mettersi in gioco, investendo prima di tutto su se stessi. Il suo sogno nel cassetto? Vorrei continuare ad avere nuove sfide. | Nelle donne ogni cosa è cuore, anche la testa Jean Paul Richte www.tenaris.com
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ottobre - novembre 2010
Un’alleanza “in rosa”sul fronte dell’internazionalizzazione
Patrizia Minervini e Mara Laule, rispettivamente titolari di Tradport Traduzioni e Servizi per l’Export e Qui Deutschland, hanno unito le loro esperienze imprenditoriali creando il primo ufficio coworking di Bergamo, con l’obiettivo di fornire servizi di alta qualità alle piccole e medie imprese del territorio con progetti di internazionalizzazione Due donne, due imprenditrici, due nazionalità, rispettivamente brasiliana e tedesca e un denominatore comune: la passione per il loro lavoro e per i processi di internazionalizzazione. Patrizia Minervini, titolare di Tradport Traduzioni e Servizi per l’Export e Mara Laule responsabile di Qui Deutschland hanno creato due società, con
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sede a Pedrengo, in provincia di Bergamo, partendo dalla loro storia personale. Patrizia, figlia di italiani, è nata e vissuta in Brasile (quindi, bilingue portoghese/italiano dalla nascita). Dal 1995 lavora come traduttrice e interprete di portoghese, e nel 2008 ha fondato la Tradport che off re ai suoi Clienti (Aziende, Agenzie di tradu-
zione, Studi Legali ed Enti pubblici italiani e stranieri) servizi linguistici nelle principali lingue commerciali. Mara invece, nata a Berlino, si è laureata in economia internazionale in Germania e ha fondato Qui Deutschland con l’obiettivo di affiancare le imprese nella fase di internazionalizzazione soprattutto verso i mercati tedeschi. |
Servizi per le imprese
Patrizia Minervini, “vicini alle imprese con servizi mirati di traduzione e consulenza” L’internazionalizzazione è sempre più un’arma in mano alle nostre aziende per restare competitive sul mercato. Dal vostro punto di vista, le imprese hanno gli strumenti sufficienti per affrontare in maniera adeguata questa fase? Fra i nostri clienti abbiamo sia piccole che medie imprese, che si affacciano sul mercato estero con più timidezza, sia grandi società per le quali l’internazionalizzazione è già una realtà consolidata, con filiali e unità produttive all’estero. Le aziende italiane sono consapevoli del loro valore, del loro know-how e della forza del “Made in Italy” nel mondo. Da ciò deriva la grande cura che le aziende applicano alla comunicazione e trasmissione del loro messaggio ai clienti e contatti in tutto il mondo. In questa prospettiva, le grandi aziende sono generalmente strutturate con uffici esteri funzionali, con risorse significative e collaboratori in grado di comunicare perfettamente in alcune delle più diffuse lingue europee occidentali. Però difficilmente un’azienda dispone al suo interno di traduttori per lingue meno comuni quali il finlandese, lo svedese, il portoghese, l’arabo, il russo... Va da sé che poter contare su un fornitore esterno di servizi linguistici e di comunicazione con anni di esperienza e professionisti già selezionati e collaudati, è sicuramente una garanzia di risparmio e di miglior qualità. Quali sono i servizi che le aziende maggiormente vi chiedono? E quali i settori che più si rivolgono a voi? Circa il 70% del fatturato della Tradport riguarda i servizi di traduzione dall’italiano verso le altre lingue: dalla corrispondenza commerciale ai siti internet, passando per la manualistica tecnica. Il rimanente 30% lo suddividiamo fra servizi di interpretariato, assistenza fieristica e congressuale, consulenza in materia di Marketing Internazionale, e da maggio di quest’anno, anche corsi di lingue in azienda o presso la nostra sede. Per quanto riguarda i settori di provenienza, i nostri clienti sono piuttosto eterogenei: dal settore tessile a quello automobilistico, dalla meccanica all’agroalimentare, dall’edilizia alle case di moda. Direi che non abbiamo un settore prevalente, la richiesta è piuttosto varia. Lei ha iniziato la sua carriera dal portoghese....oggi quali sono le lingue “più gettonate”? Lavoro come interprete e traduttrice di portoghese dal 1995. Il Portoghese è e sarà sempre il “core business” della Tradport. In questo momento storico, in cui il Brasile è un paese in forte crescita economica (nel primo trimestre del 2010 ha registrato un aumento del PIL dell’8,9%), molte aziende colgono l’opportunità per avvicinarsi a questo mercato in franca espansione. In partnership con la “International Marketing Consulting”, offriamo consulenza mirata alle aziende interessate al mercato brasiliano, dando naturalmente tutto il supporto linguistico e comunicativo. Inoltre, in quindici anni di carriera, ho avuto l’opportunità di conoscere numerosi colleghi, traduttori e interpreti di varie nazionalità fra i più qualificati e competenti e che oggi fanno parte del nostro team di collaboratori. Dal momento che le normative CEE richiedono la traduzione della documentazione relativa al prodotto esportato nella lingua del paese di destinazione, e che le aziende italiane esportano in tutto il mondo, la richiesta è molto differenziata. Cosa vi differenzia dalle altre società di traduzione e cosa rende un servizio di traduzione efficiente? Credo ci sia un aspetto in particolare che giochi a nostro favore: il fatto che la titolare della società sia anch’essa traduttrice e interprete in prima
Patrizia Minervini, titolare di Tradport Traduzioni e Servizi per l’Export
persona. Sembra un fatto poco rilevante, ma in realtà la conoscenza approfondita del lavoro dei traduttori, dei requisiti per un servizio di qualità e delle tempistiche per svolgere un incarico nel modo più ottimale ci consentono un miglior rapporto con i clienti, e una maggior collaborazione fra i colleghi e fornitori. La miglior traduzione di un testo, è quella che non sembra una traduzione. Il testo finale deve poter essere considerato come scritto direttamente da un madrelingua. Per questo noi lavoriamo solo con professionisti che traducono esclusivamente verso la loro lingua madre, garantendo così un testo di ineccepibile qualità. Cosa porta due donne imprenditrici, di due nazionalità così diverse, ad unire le proprie esperienze e condividere l’ambiente lavorativo? Nonostante le apparenti differenze abbiamo molto in comune: uno spiccato senso dell’imprenditorialità, desiderio di crescita e condivisione professionale e un dinamismo fuori dal comune, che ci portano a complementare e condividere vari aspetti del lavoro e della vita privata. Siamo entrambe giovani imprenditrici e mamme, e l’idea di poter lavorare insieme, ci è subito piaciuta. Da qui l’iniziativa di prendere un ufficio molto ampio ed aprire il primo ufficio coworking di Bergamo. Dividiamo così spazi, costi, idee, progetti, e pause caffè! Direi, per fare una battuta in riferimento all’anno dei mondiali, che in questo caso, Brasile e Germania non è una competizione, o un “duello”, ma bensì un’alleanza strategica che funziona! |
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Mara Laule, “servizi di alta qualità per l’internazionalizzazione delle Pmi del nostro territorio” In un contesto di crisi/fine crisi come si stanno muovendo le aziende sul fronte dell’internazionalizzazione? Il superamento della crisi economica è stato determinato più dalla crescita dei mercati esteri che dalla domanda interna. In particolare, in Italia, l’incertezza politica non fa prevedere nel medio periodo l’attivazione di leve che portino all’aumento dei consumi interni. In questo contesto l’unica via per le aziende che non vogliano perdere il treno della ripresa è quello di internazionalizzarsi e di rivolgersi ad un mercato come quello tedesco, vera locomotiva d’Europa. L’esperienza maturata sul mercato estero quale valore aggiunto può portare in un’impresa? Un’azienda che si muova sui mercati esteri, acquisisce la capacità di anticipare i cambiamenti del mercato, controbilancia le crisi regionali, riesce a diversificare le fonti finanziarie, è dinamica anche nel proprio territorio mostrando una propensione all’innovazione: non a caso le PMI nel nord-est, fortemente orientate ai mercati esteri, hanno mostrato una forte vivacità e sono state le prime ad uscire dalla crisi finanziaria. Ovviamente l’affacciarsi su nuovi mercati non è privo di rischi e richiede determinazione; in questo contesto Qui Deutschland può offrire il supporto per le PMI che vogliono guardare al mercato tedesco come terra di conquista. Quali sono le principali esigenze delle imprese e i servizi più richiesti per l’internazionalizzazione? È difficile riassumere tutte le richieste che provengono dalle aziende: queste dipendono dalla dimensione dell’azienda, dal mercato su cui operano, da quanto tempo si sono internazionalizzate. Tutte hanno però l’esigenza di accrescere la credibilità e di muoversi al pari dei loro concorrenti esteri. Per questo, le aziende richiedono supporto per il corretto posizionamento sul mercato da aggredire e l’analisi della concorrenza e dei potenziali clienti. Molte aziende, inoltre, chiedono di essere rappresentate da un interlocutore nativo del paese, con un’ esperienza nell’area geografica di riferimento e che possa superare le 66
barriere culturali. L’utilizzo di personale madrelingua è essenziale ed è per questo che Qui Deutschland si affida a partner nativi dei paesi in cui l’azienda si vuole espandere.
esportatore mondiale di manifattura di qualità; il che porta la Germania alla costante ricerca di componentistica, macchinari, prodotti ad alta specializzazione che la supportino nella sfida mondiale.
Mara Laule, titolare di Qui Deutschland
Un’azienda che si muova sui mercati esteri, acquisisce la capacità di anticipare i cambiamenti del mercato, controbilancia le crisi regionali, riesce a diversificare le fonti finanziarie, è dinamica anche nel proprio territorio mostrando una propensione all’innovazione Ad oggi quali sono i mercati che offrono maggiori e concrete possibilità? La recente crisi economica ha spostato il baricentro dell’economia mondiale: la Cina è diventata il centro globale della produzione, l’India è divenuta il fornitore globale di servizi e il Brasile rappresenta un mercato in forte ascesa. Quali quindi gli sbocchi per una PMI italiana? Se la capacità di investimento è elevata, tali mercati rappresentano la soluzione, in caso contrario, buone opportunità possono essere trovate anche in Europa e più precisamente in Germania. Non è un caso che questo paese continui ad essere il primo
Che supporto può dare una società di internazionalizzazione come la vostra? Qui Deutschland è nata per fornire un servizio di alta qualità alle PMI del nostro territorio. In particolare dai nostri studi è emerso che le aziende hanno una buona propensione all’internazionalizzazione, ma non hanno la capacità finanziaria di acquisire sul mercato personale qualificato. Questa difficoltà nasce dal fatto che, dato il volume di business, l’assunzione di un export manager esperto, non é redditizia; il che porta le PMI ad assumere personale che abbia soltanto conoscenza della lingua ma senza esperienza sul mercato. La soluzione proposta da Qui Deutschland aiuta le aziende a gestire esigenze specifiche con export manager madrelingua e con esperienza diretta sul mercato. I servizi variano dall’accompagnamento a fiere di settore al posizionamento sul mercato, dalla gestione della visita di clienti alla gestione del portafoglio estero inclusa la ricerca di nuova clientela. Un’offerta che l’azienda può modellare a seconda delle proprie specifiche esigenze. |
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Il
ottobre - novembre 2010
mondo nel quadrato
Un codice a barre quadrato, dove si possono inserire diverse informazioni. Una nuova tecnologia nata per accedere velocemente a contenuti internet utilizzando lo “scatto” di uno smartphone. Stiamo parlando di QR Code e proprio per la divulgazione e standard d’utilizzo di questa innovazione è nata QR Code Italia, Associazione di riferimento tematica che collabora alla definizione di progettualità pubbliche e private su tutto il territorio nazionale. Impegnata in ambiti tra loro assai eterogenei dall’editoria, all’advertising e marketing, dagli enti alle istituzioni e alle università, ha costituito al proprio interno altrettante aree di sviluppo e studio. Insieme a Giulia Baraghini, Presidente di QR Code Italia, parliamo del QR Code e delle sue applicazioni QR Code, una tecnologia nuova o un’apertura ad orizzonti diversi, grazie all’Hi-Tech? Parlare di QR Code vuol dire svelare i segreti di un piccolo e semplice codice binario racchiuso in un quadrato, apposto o stampato su un tradizionale media
Alcune casistiche di recente utilizzo di QR Code in ambito industriale, della produzione, di servizi al pubblico e della pubblicità
di tipo analogico (un muro, un giornale, un biglietto da visita, un prodotto), capace nella sua disarmante linearità grafica di dare vita a infiniti rinvii e rimandi, ad approfondimenti contenutistici e servizi creati da chi pubblica o divulga il QR Code stesso. La tecnologia che sta dietro al QR Code è datata alla metà degli anni Novanta, ma in realtà è nel 2010 che è esploso il grande boom, grazie alla diffusione sempre più capillare ad un pubblico assolutamente eterogeneo e non solo di manager e professionisti, degli smartphone indiscussa porta di accesso per la sua fruizione. Attraverso un semplice scatto fotografico e un software installato sul proprio telefono cellulare è possibile accedere tramite la connessione Internet a siti web, video, file audio o immagine: un’applicazione dalle vastissime opportunità di utilizzo che consente l’accesso ai contenuti con modalità interattiva utilizzando lo smartphone come un blocnotes da cui non ci separiamo mai. Ad oltre 15 anni dalla sua invenzione, il QR Code vede oggi una piena maturità, nell’era dei social network, di Facebook e dei blog e si ritaglia a pieno titolo un 68
La storia e lo sviluppo della tecnologia QR Code, inventata negli anni Novanta e arrivata oggi al grande boom. Ne parliamo con Giulia Baraghini, Presidente di QR Code Italia posto nel mondo del web 2.0 dinamico e personale, costruito da utenti sempre e ovunque connessi, dal loro background, dalle loro cyber-vite e dalle loro richieste di informazioni. Quali sono i potenziali utilizzi di questo sorprendente piccolo quadratino, che vediamo con sempre maggiore frequenza nel nostro quotidiano? Le applicazioni funzionali sono mille e più, dai beni culturali in senso lato all’arte, dalla sanità alla scuola, dai trasporti allo shopping ai concorsi. Capiterà di trovare questo “metalinguaggio” sempre più applicato a risvolti di vita per ora inusuali, e ciò probabilmente creerà anche dei mood e delle scelte di consumo potenzialmente più consapevoli: si pensi alla curiosità di conoscere più a fondo il contesto produttivo o la filiera di un alimento ancor prima di depositarlo nel carrello della spesa. In Italia l’utilizzo è stato abbastanza soft negli anni 2000. Si è di fatto registrato nel 2010 un notevole aumento del suo utilizzo, con applicazioni in svariati settori. Qualche esempio: in ambito editoriale Gazzetta dello Sport ha innovato a colpi di marketing il settore della carta stampata, fornendo al lettore con un apposito QR Code i video delle gesta sportive dei propri beniamini, facendo delle pagine rosa un media interattivo, in cui la passione sportiva può essere goduta a tutto tondo; nel mondo vinicolo le Dinamic Wine Labels le etichette di avveduti produttori, che strizzando l’occhio alla tecnologia, quasi a dispetto della notoria ricercatezza stilistica e d’immagine delle etichette, forniscono tramite la stampigliatura di un QR Code, informazioni aggiuntive sull’azienda, l’annata, i vitigni. Al ristorante o in enoteca, un valido aiuto per la propria cultura vitivinicola e per affrontare con piacere e consapevolezza la degustazione e l’acquisto. Un breve excursus all’estero ci fa pensare a Pepsi in Danimarca e McDonald’s negli States, che hanno realizzato in modo indipendente delle campagne pubblicitarie contenenti QR Code:
Nuove tecnologie col semplice click dello scatto fotografico l’utente ha potuto usufruire di buoni sconto, piuttosto che di informazioni su eventi sponsorizzati o dati nutrizionali. Tutto naturalmente in pochi secondi sul display del proprio telefonino! Per concludere: in occasione degli ultimi Giochi Olimpici Invernali di Vancover 2010, le città canadesi, da Toronto a Montreal sono state colorate da affissioni rese interattive dal QR Code: in quella occasione si è scatenato un eccezionale “effetto passaparola” e si sono moltiplicate le adesioni alle offerte speciali e ai concorso promossi. Interessantissimo utilizzo nell’ambito della cultura è dato dalle edizioni di orientamento del Network delle Università Italiane che lo utilizzano estensivamente per rinviare all’offerta formativa di Università e Master, in modo da avvicinare il target giovane tramite una fruibilità esponenziale dei contenuti.
Ad oltre 15 anni dalla sua invenzione, il QR Code vede oggi una piena maturità, nell’era dei social network, di Facebook e dei blog e si ritaglia a pieno titolo un posto nel mondo del web 2.0 dinamico e personale, costruito da utenti sempre e ovunque connessi, dal loro background, dalle loro cyber-vite e dalle loro richieste di informazioni Sito web
Quale apporto può dare QR Code alla Comunicazione e al Marketing? QR Code è uno strumento eccezionale e duttile e può divenire un’importante leva competitiva di grande interesse. Ad oggi le già numerose declinazioni di QR Code vengono da alcuni rubricate tra quelle di proximity marketing per necessità di allocarle sotto un cappello già noto. Certo è che con QR Code sembrano essere maggiormente rispettati i diritti dell’utente che non riceve passivamente un’informazione (ad es. perché passa al tale numero civico di una via con la funzione bluetooth inopinatamente attiva), ma con l’atto volitivo dello scatto e dell’operosità per ottenere l’informazione si concretizza il “consenso informato”, punto cardine di tutta la legislazione italiana dettata in materia dal Garante della protezione dei dati personali. Di fatto l’utilizzo di QR Code sta diffondendosi sempre più e una piccola grande rivoluzione sta contagiando marketing, pubblicità e grande distribuzione, ma affinché tutto non passi per un fatto d’immagine, di modernità, di un’operazione maquillage fine a se stessa l’uso dei QR Code deve puntare a contenuti seri e fruibili, nel rispetto dell’utente, della spesa di connettività che vi è alla base e della richiesta consensuale per l’erogazione di informazioni o servizi: per quanto, dunque, si tratti di un tecnologia “free” è indubbio il dovere per progettisti, creativi ed operatori della comunicazione di dare vita a contenuti sempre all’altezza delle richieste dell’utente. L’Associazione Qr Code Italia si affianca pertanto ad imprese ed enti nell’ideazione e perfezionamento delle progettualità a scopo divulgativo, di interazione, di archivio, conducendo per mano al corretto utilizzo di questa tecnologia secondo i corretti standard di fruizione di cui si fa portavoce e di cui è referente per il mercato italiano. |
Il Qr Code nasce nel 1994 ad opera di Denso Wave con lo scopo di soddisfare la tracciabilità dei pezzi di automobili nelle fabbriche di Toyota: la sua finalità era quella di contenere una molteplicità di informazioni maggiore rispetto al codice a barre. L’applicazione immediata fu in ambito della gestione delle scorte a livello industriale e dall’inizio degli anni 2000, dopo il rilascio della tecnologia QR Code con licenza libera, ha preso piede dapprima in Giappone e poi nel resto del mondo con declinazioni in svariati campi. QR Code oggi è una tecnologia in grande sviluppo e la sua affermazione segue da vicino le sempre più numerose applicazioni del mobile nella vita quotidiana e il pervasivo diffondersi di smartphone, dotati di fotocamere evolute. Il QR Code (Quick Reponse Code), un semplice codice binario formato da quadratini variamente composti può memorizzare fino a 4.296 caratteri di testo oppure 3 Kb a 8 bit ed è leggibile da qualsiasi telefono cellulare o smartphone dotato di fotocamera (per effettuare lo scatto), di soft ware dedicato residente (per l’effettiva lettura del codice) e di una connessione Internet attiva, per la fruizione del contenuto.
www.qrcodeitalia.it
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Distribuzione di beni e servizi e nuove regole UE di concorrenza Le principali novità introdotte dal regolamento dell’Unione Europea sugli accordi verticali tra le imprese per l’acquisto o la vendita di beni e servizi Avv. Renzo Maria Morresi e Avv. Mariangela Balestra Esperti Unioncamere Lombardia
Dall’1 giugno 2010 è in vigore il nuovo regolamento UE 330/2010 di esenzione relativo agli accordi verticali tra imprese per l’acquisto o la vendita di beni e servizi (tra cui accordi di distribuzione, fornitura, franchising). Divieti e limitazioni imposte dai produttori alla rivendita online dei loro distributori potrebbero costituire restrizioni gravi della concorrenza. Nell’UE sono vietati tutti gli accordi, le pratiche, le decisioni tra imprese che possano impedire, restringere o falsare la concorrenza all’interno del mercato comune e incidere sugli scambi tra gli Stati membri. Gli accordi che producono vantaggi in termini di efficienza tali da compensare gli effetti anticoncorrenziali possono essere esentati per categoria, ovvero autorizzati individualmente dalla Commissione Ue (art. 101, 1° e 3° comma del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, di seguito, “il Trattato”) o dalle autorità di concorrenza nazionali (Regolamento CE 1/2003, art. 5). Il nuovo Regolamento UE 330/2010 (di seguito, “il Regolamento”), in vigore dall’1 giugno 2010 al 31 maggio 2022, conferma la struttura del precedente regolamento CE 2790/99 di esenzione per categoria degli accordi verticali (cioè, tra imprese operanti a diversi livelli della catena produttiva e/o distributiva), con alcune novità. 70
Accordi verticali tra imprese non concorrenti Fruiscono dell’esenzione prevista dal Regolamento, e dunque si presumono compatibili con le norme di concorrenza UE, se: 1. non contengono restrizioni fondamentali della concorrenza (di seguito indicate) 2. il venditore detiene una quota inferiore al 30% del mercato rilevante su cui vende il bene o il servizio contrattuale 3. l’acquirente detiene una quota inferiore al 30% del mercato rilevante su cui acquista il bene o il servizio contrattuale. Il precedente regolamento, prevedendo solo la quota di mercato del venditore,
Internazionalizzazione
esentava gli accordi tra piccoli fornitori e acquirenti con elevato potere di mercato. Con la nuova soglia del 30% anche per l’acquirente, alcuni di questi accordi (ad esempio, quelli della grande distribuzione organizzata con i propri fornitori) non beneficeranno dell’esenzione dall’1 giugno 2011 (termine del periodo transitorio, art. 9 del Regolamento) e occorrerà una verifica caso per caso di compatibilità con le norme di concorrenza. Accordi verticali tra imprese concorrenti Fruiscono dell’esenzione alle stesse condizioni purché tali accordi non siano reciproci e, in particolare: • se accordi di vendita di un bene, l’acquirente non sia concorrente del venditore nella produzione di detto bene • se accordi di fornitura di servizi, l’acquirente venda a sua volta beni e servizi al dettaglio e non sia concorrente del fornitore “al livello della catena commerciale in cui acquista i servizi oggetto dell’accordo” (art. 2, comma 4 del Regolamento). Restrizioni fondamentali alla concorrenza Accordi verticali contenenti restrizioni fondamentali alla concorrenza non beneficiano dell’esenzione prevista dal Regolamento, indipendentemente
E’ consigliabile per le imprese un’analisi attenta della compatibilità dei loro accordi con le nuove regole di concorrenza e, in particolare, dei vincoli imposti alla distribuzione online di beni e servizi contrattuali dalla quota di mercato delle imprese interessate (considerando il punto 10 del Regolamento). Secondo il Regolamento (art. 4) configura, ad esempio, una restrizione fondamentale della concorrenza: • imporre prezzi di rivendita fissi o minimi; è consentito indicare prezzi massimi o raccomandati (art. 4, lett. a) • limitare il territorio o la clientela a cui l’acquirente può rivendere i beni o i servizi contrattuali (art. 4, lettera b); è consentita tuttavia la creazione di reti di distribuzione esclusiva o selettiva, a certe condizioni. E’ possibile dimostrare l’esistenza delle condizioni per un’esenzione individuale (punto 47 delle linee guida che accompagnano il Regolamento). Nelle linee guida che accompagnano il Regolamento (punti 51 e ss.), la Commissione evidenzia che un produttore: • può vietare ai propri distributori esclusivi la promozione e le vendite
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nel territorio e ai clienti assegnati ad altri distributori (c.d. “vendite attive”) anche se effettuate tramite banner su siti internet di terzi, o tramite inserzioni pubblicitarie su motori di ricerca, o e mail destinate ai clienti di altri distributori (punto 53) non può proibire di rispondere a ordini non sollecitati di clienti di altri distributori (c.d. “vendite passive”), salvo che tale divieto serva a proteggere, per un periodo fino a due anni, gli investimenti di un nuovo distributore esclusivo per la diffusione di un nuovo marchio o un marchio esistente su un nuovo mercato (punto 61).
Restrizioni e commercio online La Commissione precisa che a ogni distributore deve essere consentito di utilizzare il suo sito internet in una o più lingue di sua scelta, in quanto il sito web è un modo ragionevole per i clienti di entrare in contatto con i venditori. Le vendite tramite sito web sono infatti qualificabili come vendite passive, in via 71
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ottobre - novembre 2010
di principio, non limitabili dal produttore (punti 51 – 59 delle linee guida). Configurerebbe dunque una restrizione grave della concorrenza: • impedire al distributore di promuovere e rivendere online tramite il suo sito web • impedire a clienti “fuori zona” l’accesso al sito web di un distributore esclusivo e/o interrompere le transazioni internet con consumatori “fuori zona” paganti con carta di credito • reindirizzare automaticamente le richieste di clienti verso siti web di altri distributori esclusivi o dello stesso produttore
cietà, a preservare la qualità della sua distribuzione, non garantendo internet ai consumatori la consulenza personalizzata di un farmacista nella scelta dei suoi prodotti dermo-cosmetici. I giudici comunitari dovranno dunque dire se il divieto di rivendita online agli utilizzatori finali imposto ad una rete di distributori autorizzati costituisca effettivamente una grave restrizione della concorrenza e se possa eventual72
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fissare un tetto alle vendite online del distributore, salvo il diritto del produttore di richiedere al distributore un certo standard di qualità per il sito web e/o un certo volume di vendite offline al fine di assicurare l’efficiente gestione del negozio fisico far pagare al distributore un prezzo più elevato per i prodotti commercializzati online (c.d. “doppia tariffazione”).
Accordi contenenti tali restrizioni gravi possono eventualmente beneficiare di esenzioni individuali: nel caso della doppia tariffazione, il maggior prezzo
mente beneficiare di un’esenzione individuale (ai sensi dell’art. 101, n. 3, del Trattato). In conclusione, è consigliabile per le imprese un’analisi attenta della compatibilità dei loro accordi con le nuove regole di concorrenza ed in particolare dei vincoli imposti alla distribuzione online di beni e servizi contrattuali. |
della distribuzione online potrebbe essere giustificato, ad esempio, da maggiori oneri per reclami o richieste di reso a carico del produttore (punto 64 delle linee guida). Quanto al divieto di rivendita online, la Corte di Giustizia comunitaria dovrà pronunciarsi (causa C/439-09) su un’interessante questione sollevata dalla corte d’appello di Parigi in una causa promossa da Pierre Fabre DermoCosmétique S.A.S., società sanzionata dall’autorità di concorrenza francese per aver imposto ai suoi distributori autorizzati un divieto generalizzato di rivendita online necessario, per la so-
Regolamento UE n. 330/2010 della Commissione del 20 aprile 2010 (G.U.U.E. L 142 del 23.04. 2010, p. 1 ss.) http://eurlex.europa.eu/LexUriServ/ LexUriServ.do?uri=OJ:L:2010:102:0001:0 007:IT:PDF Orientamenti della Commissione sulle restrizioni verticali (G.U.U.E. C 130, 19.05.2010, p. 1 ss.). http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/ LexUriServ.do?uri=OJ:C:2010:130:0001:0 046:IT:PDF www.promos-milano.it www.mglobale.it www.newsmercati.com
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Evoluzione dei Modelli di interazione nelle imprese virtuali Oggi molte persone lavorano in organizzazioni “Virtuali”. Questa forma di collaborazione può superare i confi ni nazionali ed estendersi attraverso continenti e culture diverse. Quello a cui si assiste è che questo processo di riorganizzazione dei rapporti e del lavoro non è più soltanto un’opportunità, ma piuttosto sta diventando indispensabile per mantenere la competitività dell’impresa in un’economia globalizzata. Di Fabiano Cattaneo, responsabile della Corporate Innovation di CEFRIEL – ICT Institute Politecnico di Milano
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Organizzazioni virtuali
Oggi molte persone lavorano in organizzazioni “Virtuali”. Sono così definite perché le persone non hanno bisogno di ritrovarsi nello stesso luogo fisico ma possono accedere da remoto a spazi di lavoro condivisi e virtualizzati, mantenendo in questo modo il legame con l’organizzazione e con il proprio manager/gruppo di lavoro. Questa forma di collaborazione può superare i confini nazionali ed estendersi attraverso continenti e culture diverse. E’ ormai ampiamente riconosciuto che il processo di riorganizzazione dei rapporti e del lavoro non è più soltanto un’opportunità, ma piuttosto sta diventando indispensabile per mantenere la competitività dell’impresa in un’economia globalizzata. Già oggi le organizzazioni dispongono di numerose applicazioni di collaborazione, sia di tipo asincrono - come e-mail, shared document repositories, wikis, blogs - sia di tipo sincrono - come Instant Messaging, Social Messaging (SMS, micro-blogging come Twitter), audio, video e web conference (attivabili attraverso molteplici canali, il tradizionale telefono, oppure PCs desktop, sale di videoconferenza e Telepresence, Mobile phone). In aggiunta a questo trend, va considerata la possibilità di abbinare agli ambienti di comunicazione strumenti di condivisione di conoscenza (Knowledge Sharing) e creazione di comunità virtuali, quello che comunemente viene classificato come l’ambito degli strumenti Enterprise 2.0. Gli esempi di utilizzo sono numerosi. Tra le aziende italiane, Piaggio, Ducati, Fiat utilizzano Facebook per comunicare con i propri clienti, come pure molte società del settore fashion (per esempio Dolce & Gabbana). Alcuni stanno sperimentando il Virtual Word di Second Life per costruire community (Radio
Deejay, IBM, la Regione Toscana, il partito Italia dei Valori, Reuters). Intesa Sanpaolo utilizza il social networking e i Wikis al proprio interno, a supporto della formazione del personale, mentre Webank, Internet Bank con un approccio innovativo all’utilizzo di tutte le risorse della rete, ha aperto un forum informale di discussione con i clienti e un canale podcast, Radio Webank, di informazione ed formazione rivolto ai clienti. Inoltre ci sono soluzioni che permettono oggi di ottenere un’identificazione precisa dello stato e del luogo fisico in cui si trovano a operare le persone dell’organizzazione. Parliamo del “Context-aware Computing”, piattaforme applicative in grado di importare varie informazioni legate al contesto o alle circostanze in cui opera una persona, come ad esempio il luogo fisico (che può essere fornito da uno strumento GPS, o la rete cellulare, o anche lo strumento di Instant Messaging opportunamente settato per fornire questa informazione). Altre informazioni sono il momento della giornata, l’attività in corso, le persone e i device in prossimità: i dati sono inviati a un sistema informatico che li integra e rielabora. Impiegate in uno scenario di Comunicazioni Unificate, le informazioni di contesto, incrociate con quelle già memorizzate nell’Agenda, permettono di rilevare in automatico se le persone sono raggiungibili, e quindi iniziare anche istantaneamente un’interazione, decidendo il modo più opportuno (chiamata su telefono cellulare, IM, videoconferenza e quant’altro). Diversi sono gli strumenti che consentono di visualizzare la posizione fisica delle persone in modo da capire se possono essere contattati. Sistemi di geo-social networking per telefoni GPS-enabled permettono agli utenti di condivi75
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agosto - settembre 2010
L’azienda virtuale esiste solo su una rete di comunicazione e rappresenta una partnership di aziende o individui che vogliono fornire un prodotto o un servizio specifico. Al livello minimo l’impresa virtuale può essere rappresentata come una nebulosa di esperienze che esiste soltanto per raggiungere un preciso scopo produttivo. Non appena lo scopo viene meno, l’organizzazione virtuale si scioglie e si riforma poi per un successivo progetto dere la propria posizione con amici, familiari, colleghi. Misurano anche la velocità e la direzione delle persone quando sono in viaggio. Oltre a condividere con altri la propria posizione su una mappa, queste applicazioni consentono di contattarli per scambiare messaggi di testo, Instant messaging, telefonate. Altre soluzioni possono essere sviluppate ad hoc, integrando ad esempio il sistema di telefonia IP dell’impresa con l’interfaccia dell’Instant Messaging, in modo che, automaticamente, lo stato della persona risulti occupato tutte le volte che arriva una telefonata. Il rischio maggiore da evitare è quello di sostituire la spontaneità delle relazioni personali con interazioni che richiedono, teoricamente, un processo di attivazione più formale. Oggi siamo abituati a organizzare attraverso “meeting request” tutti gli incontri sia fisici che virtuali, anche quelli fra due persone. Ma questo processo può risultare alla fine complesso, soprattutto quando si devono coinvolgere persone disperse tra più sedi o in continuo movimento. La tecnologia del micro-blogging, 76
della geo-localizzazione, dell’integrazione nell’agenda d’informazioni diverse viene in aiuto permettendo alle persone di entrare in relazione più semplicemente. Ad esempio, trasferendo informazioni di contesto con un’informazione del tipo “Sto aspettando il mio volo che è in ritardo”, si possono stimolare interazioni immediate tra le persone. Il driver di una soluzione di questo tipo non va visto tanto nel risparmio sui costi di comunicazione quanto nel miglioramento complessivo dell’efficienza e della qualità delle interazioni. Inoltre, un altro vantaggio per le aziende che può derivare da un approccio di questo genere (pur con qualche accorgimento su aspetti come la privacy e l’accettazione da parte degli utenti di un modello quasi di “controllo” del proprio stato operativo), risiede nel poter disporre di una base di conoscenza ulteriore e di informazioni sulle attività svolte nell’organizzazione, da sfruttare anche in un secondo tempo per ulteriori analisi.
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agosto - settembre 2010
Applicazione di interventi di efficienza energetica
Incrementare il risparmio energetico per abbattere i costi nelle aziende. Innumerevoli le strade da percorrere partendo da una corretta analisi dei consumi di Dario Fiorina, Energy Manager ABenergie Rinnovabili
I costi energetici rappresentano una voce rilevante nel bilancio d’esercizio delle Pmi. Come riuscire, dunque, ad abbattere la spesa per l’energia elettrica? Un primo passo può essere la riduzione del costo di approvvigionamento dell’energia, tuttavia il vero risparmio si ottiene aumentando l’efficienza energetica delle apparecchiature e dei locali impiegati nello svolgimento dell’attività. L’efficienza energetica è pari al rapporto tra il valore dei beni o servizi delle attività di un’organizzazione e il costo dell’energia impiegata per ottenerli, di conseguenza l’efficienza aumenta se, a parità di output, diminuisce l’energia consumata. Efficienza energetica significa ottenere gli stessi prodotti e servizi con meno energia e quindi con minori costi per l’azienda, inoltre “l’essere energeticamente efficienti” contribuisce alla diminuzione delle emissioni tossiche, riducendo l’impatto ambientale ed aumentando il senso civico dell’impresa. Il risparmio energetico è invece la riduzione del costo sostenuto per l’energia. Esso è ottenibile aumentando l’efficienza energetica dei vari componenti del sistema, riducendo il costo di approvvigionamento dell’energia ma anche implementando “comportamenti intelligenti” quali la variazione degli orari di utilizzo dell’energia, 78
al fine di concentrare i consumi nelle fasce orarie fuori picco. Ma allora, come possiamo concretamente diventare efficaci energeticamente? I possibili ambiti e aree di intervento per incrementare il risparmio energetico sono innumerevoli e variano da caso a caso e da settore a settore. Per migliorare l’efficienza energetica è necessario in primoluogo far ricorso a tecnologie innovative che riducano l’impiego di energia a parità del servizio erogato, e che trovano applicazioni nella specifica realtà analizzata. A tal fine è necessario sviluppare un’analisi preliminare quale l’audit energetico. All’interno di un programma di risparmio energetico, l’audit energetico è una delle componenti chiave in quanto determina il livello di efficienza energetica delle apparecchiature: dobbiamo conoscere come e quanto consumiamo per poter decidere come e dove intervenire al fine di ridurre gli sprechi e migliorare le prestazioni dei diversi carichi. L’audit energetico di un impianto o di un edificio è un insieme sistematico di rilievo, raccolta dati ed analisi dei parametri relativi ai consumi specifici e alle condizioni di esercizio dell’edificio e
Energie rinnovabili dei suoi impianti, definibile come una “valutazione tecnico-economica dei flussi di energia applicati al sistema”. Gli obiettivi di un audit energetico sono: • definire il bilancio energetico dell’edificio • individuare gli interventi di riqualificazione energetica • valutare per ciascun intervento l’impatto tecnico ed economico • migliorare le condizioni di comfort e di sicurezza • ridurre le spese di gestione
Nel 2009 il 75% dei consumi industriali di energia elettrica sono stati attribuiti ai “sistemi motore”. Comprendere a fondo il tema dell’efficienza energetica consente di trarre innumerevoli vantaggi, non solo per la propria azienda ma anche per la collettività e per l’ambiente Concretamente l’audit energetico è un’analisi approfondita condotta attraverso sopralluoghi presso l’unità produttiva in cui verranno installati diversi misuratori di energia al fine di individuare i carichi che più si prestano all’ottimizzazione. Inoltre vengono esaminati i documenti tecnici a disposizione dell’azienda al fine di avere una “fotografia energetica preliminare” il più accurata possibile. Vengono poi raccolti i dati di consumo e i costi energetici ed inoltre i dati sulle utenze elettriche, termiche, frigorifere, acqua, ecc… (potenza, fabbisogno/consumo orario, fattore di utilizzo, ore di lavoro, etc.). Su questa base si procede alla ricostruzione di modelli energetici da cui sarà possibile ricavare la ripartizione delle potenze e dei consumi per tipo di utilizzo (illuminazione, condizionamento, freddo per processo e per condizionamento, aria compressa, altri servizi, aree di processo), per centro di costo, per cabina elettrica e per reparto, per fascia oraria e stagionale. La situazione energetica, così inquadrata, viene discussa con specialisti di settore e viene comparata a parametri medi di consumo indicati da modelli di riferimento. Si elabora poi
una valutazione preliminare di fattibilità tecnico-economica atta ad individuare interventi migliorativi per la riduzione dei consumi. Gli interventi di efficienza o risparmio energetico possono essere di due tipi: il primo può avvenire attraverso la sostituzione o il miglioramento di un processo produttivo o di un utilizzatore (motore, compressore, ecc..) mentre il secondo attraverso l’implementazione di un sistema di produzione di energia elettrica che sfrutti una parte del processo produttivo, ad esempio attraverso il riciclo del vapore proveniente da una lavorazione oppure l’utilizzo di una materia di scarto come fonte combustibile. E appunto grazie al vapore si ottiene uno
dei più efficaci metodi di riutilizzo energetico. Prendiamo ad esempio una lavorazione che produce vapore: quest’ultimo dopo il suo utilizzo andrebbe disperso nell’ambiente ma sfruttando sistemi di cogenerazione è possibile riutilizzarlo creando nuova energia che verrà sfruttata per il riscaldamento e la produzione di elettricità. Un altro intervento di risparmio energetico, che non richiede nessun investimento economico e nessuna modifica dell’infrastruttura aziendale, è il passaggio al mercato libero per quanto riguarda l’approvvigionamento di energia elettrica e gas. Una volta valutato l’effettivo risparmio del passaggio al mercato libero, la riduzione del costo dell’energia è ottenibile gestendo in maniera ottimale l’attività di negoziazione dei contratti con i vari tra79
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agosto - settembre 2010
ders, poiché il passaggio da un fornitore all’altro, nei tempi previsti dall’autorità per l’energia elettrica e il gas, è gratuito. Lo step successivo è l’analisi più dettagliata dei componenti dell’infrastruttura aziendale, in particolare le apparecchiature elettriche e termiche. Per tali interventi lo stato ha previsto delle detrazioni fiscali che possono andare dal 20% ad esempio per gli interventi su motori elettrici, fino al 55% ad esempio per la sostituzione dei serramenti o caldaie. Nella maggior parte dei casi l’intervento con il più alto rendimento in termini di efficienza energetica è realizzabile dove si concentrano il 60/70 % dei consumi: si possono individuare zone critiche in cui l’impatto di azioni migliorative porterà migliori risultati. Molto importante è l’analisi diretta dei carichi elettrici: recenti studi hanno dimostrato che la maggior parte dei consumi energetici delle nostre aziende sono imputabili agli assorbimenti dei motori elettrici. Il consumo dei motori elettrici rappresenta una quota estremamente elevata dell’utilizzo di energia elettrica in ambito industriale: nel 2009 il 75% dei consumi industriali di energia elettrica sono stati attribuiti ai “sistemi motore”, ossia alle apparecchiature composte da motore elettrico, dall’organo di trasmissione e dalla macchina operatrice azionata dal motore, la quale può essere per esempio un impianto di sollevamento, un ventilatore, una pompa, un impianto per aria compressa, ecc. In pochi lo sanno ma il costo di un motore nella sua vita media è dovuto per il 98% al consumo di energia elettrica e solo per il 2% alle spese per acquisto e manutenzione: in sostanza il costo di un motore è paragonabile a quanto il motore stesso consuma in tre mesi di lavoro. Per tale motivo è importante optare nella scelta di apparecchiature aventi motori ad alta efficienza energetica oppure nell’intervento di sostituzione dei vecchi motori a favore di nuovi aventi una miglior efficienza. Questi ultimi sono caratterizzati da accorgimenti costruttivi che riducono le perdite energetiche, contribuendo perciò alla riduzione dei consumi che si riflette direttamente sulla riduzione della bolletta dell’energia elettrica. 80
Oltre alle azioni dirette sovraesposte, l’efficienza energetica dei motori si può incrementare anche grazie ad altri interventi quali: • l’utilizzazione di azionamenti motore con regolatore di velocità; • l’attuazione del rifasamento, che consiste nel limitare l’energia reattiva assorbita dal motore ottimizzando le prestazioni e riducendo i consumi; • la modifica delle tecnologie di trasmissione (ad esempio con il ricorso a cinghie dentate che migliorano l’aderenza), al fine di ridurre la dispersione di energia. Un’altra forma incentivante particolarmente vantaggiosa, di cui abbiamo già ampiamente discusso, è quella dedicata alla realizzazione di impianti fotovoltaici che, grazie al Conto Energia, permettono tempi di ritorno dall’investimento ridotti, garantendo la produzione di “energia pulita” dal sole, la fonte rinnovabile per eccellenza. Comprendere a fondo il tema dell’efficienza energetica consente perciò di trarre innumerevoli vantaggi, non solo per la propria azienda ma anche per la collettività e per l’ambiente. Oggi più che mai dobbiamo considerare concretamente l’attuazione di interventi di miglioramento dell’efficienza energetica al fine di poter ottenere il massimo dall’energia che abbiamo a disposizione, garantendoci di avere un risparmio immediato e tangibile. |
B&G n.10 pag. 74 L’uso razionale dell’energia B&G n.12 pag. 70 Impianti di energie fotovoltaica una scelta etica e razionale B&G n.13 pag. 80 Il mercato liberto dell’energia elettrica B&G n.14 pag. 70 Impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile
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ottobre - novembre 2010
Outsourcing: crea o distrugge
valore?
L’esternalizzazione di parte dell’attività aziendale. Un’analisi dei principali fattori potenziali di fallimento di questa strategia e delle relative azioni correttive di Massimo Appiotti ed Edoardo Monopoli Negli ultimi anni si è andato sempre più diffondendo il trend dell’Outsourcing, ovvero quella strategia rivolta ad esternalizzare alcune parti dell’attività aziendale principalmente con l’obiettivo di ridurre i costi, in particolare quelli fissi, e di guadagnare in flessibilità, trasformando i costi fissi o semifissi (principalmente di personale) in variabili. La ricetta è sempre sembrata semplice ed efficace: individuare un partner che svolgesse il lavoro per noi a costi minori, magari sfruttando le sue economie di scala e/o competenze distintive. Si sono negli anni affidate all’outsourcing attività di tutti i generi, dall’amministrazione all’ingegneria, passando per la produzione e l’Information Technology e a volte anche per le vendite. Dopo diversi anni però, i limiti di questa ricetta magica sono sempre più chiari e i casi in cui i risparmi sperati non si sono avverati, ed anzi, hanno creato oneri aggiuntivi, oramai si sprecano. Come mai un’idea che almeno sulla carta sembra vincente si può trasformare in uno dei peggiori incubi di management, tanto da dover spesso ritornare sui propri passi (se possibile)? Le motivazioni vanno come al solito cercate non tanto nel cosa si fa, ma piuttosto nel come e per quale motivo. In questo articolo tratteremo alcuni dei principali fattori potenziali di fallimento dell’outsourcing e dei fattori correttivi necessari per trasformarlo in una strategia vincente. 1.
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L’outsourcing deve essere una vera e propria strategia e non una semplice tattica di riduzione dei costi. Decidere strategicamente se esternalizzare delle attività non può fondarsi solamente su un semplice fattore di bilancio. Come per tutte le strategie aziendali, gli indicatori finanziari possono suggerire una strada, ma non dovrebbero mai costituire l’unico fondamento di una presa di decisione. Per loro natura, essi infatti rappresentano una fotografia della situazione corrente, esprimendo un’ottica di breve periodo, mentre un vero ragionamento strategico si pone un orizzonte di medio-lungo periodo. Terziarizzare la funzione Customer Service, per esempio, non dovrebbe rispondere solo alla logica del risparmio fine a se stesso, ma anche all’obiettivo di assicurare un servizio più tempestivo ed attento ai clienti. In seconda battuta trattare l’esternalizzazione in modo strategico vuole anche dire scegliere in maniera analitica e ben ponderata le attività o gli interi processi da dare in outsourcing. A questo proposito il principio fondamentale è quello per cui non si debbano assolutamente esternalizzare le così dette “competenze distintive”, al fine di evitare di commettere errori con un impatto di lungo periodo su un’organizzazione. Ma che cosa intendiamo con l’espressione “competenze distintive”? Per competenze distintive vogliamo riferirici alle attività aziendali che permettono di costruire vantaggi competitivi sostenibili perchè:
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Sono estremamente importanti per la soddisfazione del cliente • Sono gestite in maniera migliore rispetto alla concorrenza • Permettono di innovare, penetrando settori contigui a quello presidiato. Non sempre le competenze distintive sono legate univocamente al prodotto, ma piuttosto di frequente esse sono caratteristiche facilmente applicabili a più settori allo stesso tempo, ad esempio per un grande produttore di macchine fotografiche l’eccellenza nella micromeccanica, per un grande cantiere navale la capacità di gestire progetti molto complessi con migliaia di fornitori etc... E’ chiaro che sotto le attività che incorporano e costituiscono le competenze distintive non debbano assolutamente essere date in outsourcing, in quanto si diluirebbe inevitabilmente la capacità di competere dell’azienda e si taglierebbero anticipatamente tutte le possibilità di innovazione del business model. Nel caso queste attività costino parecchio, piuttosto che darle in esterno bisognerebbe lavorare alla loro ottimizzazione ed aumento di produttività. Sulla carta parrebbe inusuale che qualcuno voglia esternalizzare attività di questo genere, ma nella nostra cariera l’abbiamo visto più volte, spesso per due motivi concomitanti: una forte pressione sui costi che porta a cercare ovunque le opportunità ed una simmetrica incapacità di riconoscere le vere competenze distintive, a volte celate die-
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tro una leadership puramente di prodotto. Possiamo citare in proposito il caso di un leader mondiale di prodotti ad alto contenuto tecnologico del settore dell’ energia, che aveva in mente di affidare ad un fornitore esterno in India, a costi decisamente inferiori, l’ingegneria di prodotto, ovvero la sua vera ed unica competenza distintiva. 2.
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I modelli di valutazione della convenienza dell’outsourcing non possono essere basati solo sugli “economics” da profitti e perdite o stato patrimoniale. Una volta escluse le attività alla base delle competenze distintive, diventa necessario valutare la convenienza di terziarizzare le rimanenti, accorpate nella maggioranza dei processi aziendali. In proposito proponiamo altri due criteri per la valutazione economica della attività da terziarizzare, affiancando categorie di costo differenti alla mera logica di bilancio e tenendo conto dei rischi associati all’outsourcing. Le due categorie sono: • La complessità della transazione • I costi del cambiamento (switching costs). Alla complessità della transazione riferiamo dimensioni quali: La possibilità di raggiungere delle economie di scala (che permettono di ottenere dei risparmi affidando le attività ad un fornitore specializzato) La disponibilità di indicatori affidabili di processo, da cui derivare dei Service Level Agreements (SLA) con il partner esterno. Questo è un punto particolarmente critico: esternalizzare processi che non abbiamo ottimizzato e standardizzato rischia di generare una variabilità e dei costi fuori controlllo, danneggiando in ultima analisi il cliente finale Il numero di potenziali partner disponibile è un aspetto rilevante. Si può facilmente intuire il rischio di comportamenti opportunistici che può attuare un partner esterno che sa di essere l’unica alternativa sul mercato. I costi dei cambiamento sono quelli generati dal processo di trasferimento delle attività a un partner esterno. In questa categoria rientrano: • i costi di formazione dei dipendenti della società esterna • i costi sociali (non sempre le esternalizzazioni di acu-
ni processi possono essere realizzate senza un impatto sociale) L’impatto di una cattiva performance del fornitore sulla supply chain (es. il mancato arrivo di un container dall’Estremo Oriente) L’impatto sulla qualità del prodotto e sulla soddisfazione del cliente di una cattiva performance del fornitore.
Se combiniamo i due parametri della complessità della transazione e dei costi di cambiamento, otteniamo una matriceguida per le decisioni di outsourcing.
Matrice guida per l’outsourcing Complessità della transazione Richiesta una strategia specifica per rendere possibile l’outsourcing
Mantenere il processo a gestione interna no outsourcing
Target ideale per Outsourcing
Richiesta una organizzazione ibrida (i.e. joint venture)
Costi di Cambiamento
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Se i miglioramenti di produttività che l’outsourcer riesce a fare rimangono a lui, il vostro partner è il solo a guadagnarci. Una delle tendenze che abbiamo individuato nel settore dell’outsourcing è l’ascesa di partner esterni interessati a giocare un ruolo più ambizioso che un vettore di risparmio di costi. Ciò significa non guadagnare solo grazie ad economie di scala, ma migliorando l’efficienza del processo preso in carico. Si fanno a questo punto largo accordi di gain sharing o innovativi modelli di “cessione temporanea” del processo. La vera competenza distintiva dell’outsourcer è proprio la capacità di migliorare i processi affidati, per poi restituirli più efficienti ed orientati al cliente. |
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Marketing supply & customer relationship strategy Innovare lo stakeholders management per aumentare le vendite Le strategie di marketing per far crescere le vendite, creare nuovi canali di comunicazione e interazioni e per costruire un’azienda aperta Alberto Claudio Tremolada Metatech Group – Consigliere e responsabile G.a.m. Componentistica in Adaci sez. Lombardia/Liguria ( Ass. It. di Management degli Approvvigionamenti )
In periodo di crisi il focus delle Aziende si sposta su fattori chiave quali (per citare i principali ): • Costi Cut costing nelle sue varie forme, outsoursing cutting, chiusure linee produttive, delocalizzazione • Aumento delle vendite Abbattendo i prezzi, accorciando i lead time, allungando i termini di pagamento oppure con prodotti/servizi in bundle cross selling ( ovvero ricomprendendo nel prezzo servizi che prima venivano fatti pagare ) Strategie con impatto immediato sui bilanci aziendali ma che rischiano di depauperare il valore degli intangibles (asset non facilmente clonabili), in epoca di standardizzazione prodotti/servizi a livello commodities con basse barriere all’uscita per gli utilizzatori finali. Aziende come Abb, Brembo, Bulgari, Ikea, Ferrari, Nokia, Skandia hanno compreso da tempo quale sia il valore degli intagibles per i prosumer (consumatori attivi evoluti) nelle scelte d’acquisto. Prosumer che premiamo sempre di più le aziende socialmente responsabili, attente alla loro funzione economico/ sociale nella comunità e, non ultimo, per quello che è uno degli obiettivi cardine della qualità “la capacità di soddisfazione i bisogni di tutti gli stakeholders. Nel 1980 il futurologo-scrittore Alvin Toffler in “The Third Wave” usò il termine “prosumer”, per predire che si sarebbe assistito al confondersi del ruolo di produttori e consumatori. Nel 1999 In pieno boom della new economy nel “Cluetrain Manifesto” ( scritto da Rick Levine, Christopher Locke, Doc Searls e David Weinberger ) gli autori affermavano che i mercati sono conversazioni, e internet consente alle persone di avere delle conversazioni sincrone (uomo a uomo) potendo influenzare/trasformare radicalmente le pratiche commerciali tradizionali. Amazon.com si è affermata anche per l’abilità di costruire relazioni con i clienti basate sul dialogo, sullo scambio d’informa84
zioni, sui contributi piuttosto che solo sulla vendita del singolo prodotto. Tuttavia non basta per garantirsi vantaggi competitivi ripetuti nel tempo derivanti dall’essere first mover; ormai la velocità nell’emulare le pratiche è tale che si assiste a clonazioni quasi in tempo reale. Solitamente con vantaggi per chi copia (minori costi di sviluppo, di learning curve e implementazione) come sostengono scienziati nello studio pubblicato su Science (edizione aprile 2010 Vol. 328. no. 5975) dal titolo “ Why copy others? Insights from the social learning strategies tournament”. Anche aziende sinonimo di prodotto/servizio (per esempio Coca-Cola per le bibite gassate o Ferrero con Nutella per le creme spalmabili), non possono ritenersi al riparo se non innovano la gestione delle relazioni con tutti gli stakeholders. Innovazione che precede la competitività come due fattori interconnessi; senza la prima difficilmente le aziende posso competere in modo economicamente sostenibile per lungo periodo sui mercati globali. Innovare lo stakeholders management (per aumentare le vendite) non è solamente aprire nuovi canali/medium di comunicazione e interazione (blog, call center, facebook, forum, friendfeed, twitter, wiki per citarne alcuni) ma un nuovo concetto di azienda aperta (open-enterprise). Un eco-sistema sociale complesso di parti interdipendenti interconnesse con un comune obiettivo. Attuando così quanto recita il sottotitolo di “Wikinomics” (libro pubblicato nel 2006 dagli economisti Don Tapscott e Anthony D. Williams) “la collaborazione di massa cambia ogni cosa”. Nel libro viene spiegato il segreto intorno al quale si gioca il futuro successo di ogni impresa: Estendersi fuori per gettare i semi dell’innovazione e fare un raccolto abbondante, attingendo da milioni di persone interconnesse. La wikinomics come nuovo modello strategico per gestire le relazioni con gli stakeholders nel quale tutti i contributor si trasformano in nodi dell’economia globale. Conseguendo economie di scala/scopo ed esperienza con il crowdsoursing (chiedendo a
Marketing
Aprirsi all’esterno non comporta perdita di potere, ma consente di poter diventare un riferimento dei mercati. Sul come ogni azienda, essendo realtà unica, andrebbe analizzata/valutata singolarmente non con ricette pre-confezionate comunità interconnesse o team interfunzionali di svolgere attività prima affidate solo a personale interno) e contare su prosumer advocate (che sono i migliori promotori del vostro brand). Per esempio la casa farmaceutica Eli Lilly con InnoCentive (http://www.innocentive. com) crea punti di contatto tra migliaia di cervelli (scienziati o persone comuni) con le imprese, alla ricerca delle soluzioni ai loro problemi. Barilla con “Nel mulino che vorrei” (http:// www.nelmulinochevorrei.it), ha definito il “primo progetto italiano di cogenerazione di idee”, dove si è invitati a condividere le idee, votare le più significative per realizzare le migliori. L’enciclopedia gratuita multilingue on-line Wikipedia (http://it.wikipedia.org) è uno
dei dieci siti più visitati al mondo con milioni di accessi ogni mese, come strumento di riferimento per consultazione, ricerca, utilizzo fonti ha superato l’Enciclopedia Britannica, Larousse e altre. La caratteristica primaria di Wikipedia (utilizzando un sistema di modifica e pubblicazione aperto) è la possibilità per chiunque di collaborare. Su Kraft Open Innovation (http://brands.kraft foods.com/innovatewithkraft) ciascun utente registrato può cocreare generando la sua idea per sviluppo nuovo prodotto, packaging dei prodotti attuali e processo di business. E’ una strategia che coinvolge tutti gli attori, soprattutto i portatori di interessi che possono influire altri utilizzatori nelle scelte d’acquisto. Un mix di concurrent engineering, stakeholders management e crowd-
soursing (mettendo insieme il meglio delle metodologie, tecniche e strumenti disponibili) per la parallelizzazione delle attività e anticipazione trade-off. Superando eventuali limiti dell’approccio classico ideazione-progettazioneproduzione e messa sul mercato, che consente verifiche possibili solo in fase di prototipazione, test o preserie sulla reale rispondenza alle aspettative dell’utilizzatore finale. Ridurre drasticamente i costi, il time to market, disporre di know out aggiornato, immettere sempre nuove caratteristiche/funzionalità, maggiore flessibilità nella produzione/erogazione e migliore qualità dei prodotti sono alcuni dei vantaggi. |
B&G n.10 pag. 72 Supply chain involvement partnership B&G n.13 pag. 78 Supply lean marketing B&G n.14 pag. 80 Marketing d’acquisto e fidelizzazione supply chain partner
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Lara Croft fa scuola di innovazione La customer-driven innovation strategy per vendere di più. Il nuovo faro che guida la design research per generare prodotti più performanti senza dimenticare l’importanza degli utenti fi nali testo di Lina Bonapace, Master Trainer in Human Factors, esperta in customer-driven innovation strategy – Umania
Sembra chiaro a molti come la parola chiave degli ultimi dieci anni sia innovazione. Ed è per questo motivo che, in materia di innovazione, si moltiplicano le tavole rotonde con esperti, seminari, conferenze internazionali. Si parla soprattutto di innovazione tecnologica - che avanza inesorabile e veloce ben sostenuta dagli investimenti delle aziende – e di innovazione di prodotto – più lenta, costosa, retta con fatica e spesso “tirando la cinghia”. Diventa quindi importante spostare l’attenzione sulla seconda parola chiave del decennio, molto vicina alla prima: uomo. Allora un’azienda dove può trovare le informazioni rilevanti per un nuovo prodotto?
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Come si evince dallo schema proposto dal Ministero dell’Economia danese, il consumatore, che - nella nuova denominazione che oggi ci piacerebbe introdurre - chiamerò organismo, è al vertice dell’importanza. Le teorie sulla user-driven innovation sono sostenute da esperti internazionali, da facoltà e Università che ogni anno aumentano corsi di laurea paralleli a quelli del design, nei quali insegnano agli studenti che l’innovazione è tale solo se spinta dall’utente. Lo strumento è quello del design ma l’orientamento e la novità rispetto all’innovazione tecnologica passa attraverso la lettura dell’utente, inteso come organismo che interpreta, valuta e decide. La Customer-driven Innovation Strategy, allora, può diventare il nuovo faro che guida la design research. Poche aziende ne hanno comprese le enormi possibilità, soprattutto in termini di vendite e di relativo profitto. Il design italiano fa scuola in tutto il mondo, tuttavia occorre che questa fama non si fermi soltanto all’estetica, occorre fare un passo ulteriore e sfruttare il design per creare innovazione in
Testatina maniera nuova, completamente spinta e guidata dall’utente. Nel mio corso alla Carleton University di Ottawa insegno ai miei studenti un design user-driven, che significa una ricerca di design centrata sulle evidenze che gli utenti ci possono fornire. Parliamo di evidenze, non di opinioni degli utenti. Per molti anni, infatti, le opinioni dei consumatori sono state considerate informazioni di serie B, accessorie e superflue; oggi, invece, abbiamo imparato ad usarle, abbiamo capito che le informazioni che riguardano i prodotti le si deve cercare da chi quei prodotti li utilizza ogni giorno. Strizzo l’occhio alle aziende quando parlo di investire nella user research, perché è dove si trovano le informazioni rilevanti. Anche le ricerche di marketing all’inizio subirono la stessa reticenza, oggi, al contrario nessuno si sognerebbe di intraprendere uno sviluppo di un nuovo prodotto senza prima stilare un’indagine di mercato accurata. Lo stesso dev’essere anche per la user research. Occorre partire dall’idea che la centralità dell’utente per creare innovazione non è una cultura, bensì un modo sistematico di fare ricerca grazie a professionisti in grado di condurla in ogni fase del processo di creazione dell’idea. Come usare le informazioni date dagli utenti? Nella user research si utilizzano triangolazioni delle informazioni che le persone coinvolte nell’analisi possono fornire. Si raccolgono dati di diverso tipo e da diversi campi. Ci sono le informazioni soggettive, ad esempio: quali sono gli argomenti importanti per le persone? Qual è il senso delle cose che possiedono? Quale il significato? Quali i valori che attribuiscono agli oggetti e ai loro usi? Queste informazioni soggettive non sono più semplici opinioni, perché è il modo in cui si trasformano questi dati che non ne fanno più un’opinione. Grazie alla rielaborazione diventano evidenze, oggettività con una loro dignità metodologica. In secondo luogo ci sono le informazioni che si raccolgono dall’osservazione dell’utente nell’atto di utilizzare l’oggetto: nel suo contesto, rispetto ai competitors, rispetto ad altri strumenti simili, in situazioni differenti ecc. Oltre ad annotare quello che comunica l’utente è fondamentale osservare quello che egli fa e quindi percepire quali sono i fattori e le variabili dei suoi comportamenti. Tutto questo per arrivare a definire quali sono le sue priorità. Solo la scala di valori di chi usa un oggetto, infatti, comunica dove si devono focalizzare gli sforzi e gli investimenti delle aziende. Facciamo un esempio
concreto che è sotto gli occhi di tutti: i videogiochi. Si tratta di un fenomeno che, in pochi anni, ha avuto un’evoluzione quasi impareggiabile. Se pensiamo al primo videogioco, Spacewar del 1962, e a quelli che si trovano in commercio ora, sia dal punto di vista soft ware che hardware, i cambiamenti sono enormi. Si è passati, oltre che da innovazioni di carattere grafico e di story telling, soprattutto da una passività del giocatore ad un coinvolgimento di tipo quasi emotivo. Un videogioco come potrebbe essere Tomb Raider – dove l’eroina Lara Croft, non è soltanto un’esperta guerriera, è anche, e soprattutto, un personaggio dotato di sentimenti, emozioni e reazioni, che i giocatori vivono insieme a lei-, è considerato un passatempo. I passatempi nella scala dei valori delle persone hanno un peso più basso rispetto alla sicurezza, al benessere, alla facilità d’uso di certi dispositivi presenti in casa; eppure sui videogiochi lo sforzo dei progettisti e delle aziende produttrici nella ricerca con gli utenti è altissimo. Perché? Perché quanto più un prodotto è specifico, - basti pensare a una lavatrice sofisticata, un videocitofono di ultima generazione, una vasca idromassaggio, un termostato della caldaia, un sistema domotico -, tanto più si esaltano le prestazioni tecniche e specifiche dei prodotti stessi, lesinando sulla facilità d’uso. Questi sono settori nei quali la ricerca con utenti è chiamata a dare il suo contributo, affinché si possa arrivare a prodotti con alte prestazioni tecniche senza dimenticare che chi li usa ha sogni, desideri, obiettivi di vita che vuole raggiungere anche con quegli oggetti. |
B&G n.14 pag. 74 Come superare la paralisi decisionale
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Basilea III: un’opportunità per rafforzare le banche che dialogano con le PMI
L’importanza del credito per sostenere quel processo di ammodernamento del tessuto imprenditoriale lombardo e nazionale. Un ammodernamento che deve necessariamente passare per innovazione e concentrazione di Paolo Duranti fiscalista, consulente aziendale
In tema di rapporti tra banche ed imprese due notizie di questi giorni ci aiutano a focalizzare meglio il fenomeno, che di per sé è estremamente complesso. Stiamo parlando infatti del principale problema della nostra economia: la stretta creditizia e il peso ormai insostenibile della burocrazia italiana hanno messo in ginocchio le nostre Pmi, ancor più del fisco. Da un lato la nascita a Milano del “Club dei commercialisti esperti in Finanza & Mercati”, con l’obiettivo di sostenere le imprese, soprattutto le realtà di minori dimensioni, a fare sempre più ricorso al capitale di rischio, e cioè a quotarsi in borsa. Dall’altro, la diff usione di un dato allarmante: il fenomeno dell’usura sta dilagando, soprattutto in talune aree del Paese. Secondo l’associazione Contribuenti.it, infatti, nei primi otto mesi di quest’anno l’usura sarebbe aumentata del 109,6 per cento rispetto all’anno precedente. A rischio usura sarebbero circa un milione e 660mila piccoli imprenditori. Secondo l’associazione dei contribuenti, le cause sono molteplici e da attribuirsi a fattori diversi: tra questi vi sarebbe anche una 88
difficoltà generalizzata ad accedere al credito bancario. Affermazione condivisibile? Per rispondere è utile fare un passo indietro. Ripetendo per un attimo cose ormai note, la profonda crisi economica è stata causata dalla rottura degli equilibri finanziari Usa. Era pertanto evidente che a livello mondiale banche centrali e governi dovessero intervenire sul mondo creditizio, prima ancora che su quello fiscale. Le strade da seguire (e che in effetti i Paesi del G8 hanno intrapreso) erano essenzialmente due. La prima – seguita con forza soprattutto dall’amministrazione Obama – è consistita in un massiccio intervento pubblico nel mondo del credito, infettato da una marea di titoli “tossici”. La seconda, scelta tra l’altro anche dall’Italia, ha rappresentato una via più prudente ma probabilmente più efficace: sostenere fiscalmente le banche che avessero intrapreso iniziative di sostegno all’accesso al credito (come l’accordo sulle moratorie, tanto per intenderci). Plaudiamo a quest’iniziativa per due ordini di ragioni: innanzitutto i nostri istituti di credito sono sani, essendo sfuggiti
Secondo l’associazione Contribuenti.it nei primi otto mesi di quest’anno l’usura sarebbe aumentata del 109,6 per cento rispetto all’anno precedente. A rischio usura sarebbero circa un milione e 660mila piccoli imprenditori
Banche e imprese
Per porre le fondamenta alla crescita, occorre per forza garantire una boccata di ossigeno alle Pmi senza rischiare che a pagare i buchi nei bilanci bancari siano i contribuenti alle vicende che hanno colpito le banche d’oltreoceano. In secondo luogo, per porre le fondamenta alla crescita, occorreva per forza garantire una boccata di ossigeno alle Pmi senza rischiare che a pagare i buchi nei bilanci bancari fossero i contribuenti. E poiché di questi tempi lo Stato non può dare queste garanzie, è opportuno che ci pensino le banche. In effetti, i dati periodici forniti dall’Abi dimostrano che la moratoria ha funzionato. Alla domanda che ci possiamo porre – è stato sufficiente? - la risposta è per forza di cose negativa, ma un passo importante è stato compiuto. A questo punto il problema è semmai un altro: facendo proprio il monito del Governatore di Bankitalia, aziende e banche rappresentano due mondi che devono iniziare a parlarsi attraverso lo stesso linguaggio, cosa che oggi purtroppo non sempre avviene. E ciò significa superare le reciproche diffidenze, guardare la storia individuale dell’imprenditore e della sua azienda. Alcuni giorni fa il Ministro dell’Economia ha pronunciato parole rassicuranti: c’è il tempo del rigore e c’è il tempo della crescita. Ora si apre il secondo. Bene. Nei prossimi mesi quindi vedremo se le perplessità manifestate (anche da chi scrive) all’indomani del varo della Manovra correttiva di fine maggio saranno contraddette con i fatti. L’Italia, ricordiamolo, ha imbastito una manovra da circa 24 miliardi, mentre le vicine Francia e Germania hanno impegnato attorno agli 80-90, operando
non soltanto sui tagli ma anche spronando la ripartenza, e quindi introducendo una serie di incentivi. Com’è noto, gli italiani hanno visto solo i tagli alla spesa pubblica. D’accordo, paragoni troppo semplicistici non si possono fare, i nostri conti pubblici non ci permettono di dare una forte scossa all’economia: ma se davvero ora si può pensare allo sviluppo, occorrono misure concrete in questo senso. E in una situazione del genere il mondo del credito rimane l’interlocutore principale, forse il più affidabile, per le imprese. Il mondo del credito può davvero sostenere quel processo di ammodernamento del nostro tessuto imprenditoriale (composto in massima parte da Pmi): ammodernamento che deve necessariamente passare per innovazione e concentrazione. Soltanto puntando fortemente su Ricerca & Sviluppo da un lato, e sui processi aggregativi dall’altro, il sistema-Italia può ritrovare la competitività perduta. Se così stanno le cose, occorre mantenere e se possibile rafforzare gli istituti di credito, permettendo processi di ricapitalizzazione finalizzati (anche) a garantire quell’accesso al credito del quale le Pmi non possono fare a meno: Basilea III, del resto, va in questa direzione. Accantoniamo le ipotesi, ventilate in questi giorni, di introdurre forme aggiuntive di tassazione nei confronti delle banche, ma ad una condizione: porte sempre aperte per le Pmi. | 89
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L’
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approdo in Italia
dei primi
yachts
Il mito dei cantieri e
Baglietto Pisa
Se, come si è visto, i Cantieri Riva, agli esordi della nautica da diporto italiana, hanno rappresentato la migliore interpretazione dei “runabout”, veloci motoscafi per bordeggio sotto costa e per gli sport nautici, fra tutti lo sci nautico che proprio in quegli anni furoreggiava lungo le coste della Florida, un discorso particolare meritano il cantiere Baglietto di Varazze e i Cantieri di Pisa, relativamente alle grosse imbarcazioni da diporto, gli “yachts”, impropriamente definiti “cabinati” intendendo per essi quelle imbarcazioni destinate alla crociera e quindi alla prolungata vita di bordo. Il cantiere Baglietto, di Varazze, in provincia di Savona, fu fondato nel 1854 da Pietro Baglietto, un giovanissimo mastro d’ascia che, rifiutando un lavoro stabile presso i cantieri navali di 90
Sestri Ponente, preferì sfidare la sorte fabbricando, per quei cantieri, scialuppe di salvataggio. Mutarono poi i tempi e la cantieristica commerciale locale progressivamente si inaridì e allora Pietro, che intanto aveva realizzato un cantiere di tutto rispetto, iniziò a dedicarsi alle imbarcazioni da diporto, a remi e a vela. Siamo sul finire dell’Ottocento e due importanti commesse “nobilitano” il cantiere varazzino e sono una yole, commissionatagli per Papa Pio IX che la usò nella residenza estiva di Castelgandolfo e un battello a remi, con la polena a prua raffigurante il leone papale commissionatogli dalla città di Varazze che lo donò a Papa Leone XIII.
Nautica Story
La storia della nautica a motore fa tappa a Varazze e a Pisa per raccontare la “nascita” delle grosse imbarcazioni da diporto Made in Italy a cura di Roberto Magri
L’avvento del motore a scoppio non lo trovò impreparato e nel 1911 il Maestro Giacomo Puccini gli commissionò uno dei primi “battelli automobili”, come venivano definiti allora i motoscafi, da usare sul lago di Massaciuccoli. Con molta aderenza alla storia e poca fantasia, il battello automobile, al varo, venne battezzato con il nome di “Cho Cho San” alias “madama Butterfly”! Sono dei primi del Novecento il “Giuseppina”, che con le sue 33 tonnellate di stazza,
fu il più grande yacht a motore mai costruito in Italia sino ad allora. Di lì a poco, il primo conflitto mondiale assorbirà tutta la produzione del cantiere che, con la morte di Pietro avvenuta nel 1911, era gestito dai figli, ed in particolare da Vincenzo Vittorio, educato in Inghilterra e laureato in ingegneria ed architettura, che si dedicò allo studio di veloci imbarcazioni militari, i famosi MAS, motoscafi anti sommergibili, protagonisti della battaglia sui mari, epica la “beffa di Buccari”
dove, nella notte tra il dieci e l’undici febbraio del 1918, una flottiglia di Mas forzò le difese austriache attaccando la flotta nemica nel porto di Bakar, a sudest di Fiume. Sul Mas 96, al comando del pluridecorato Tenente di Vascello Luigi Rizzo, vi era imbarcato anche il poeta Gabriele D’Annunzio. La preparazione tecnica di Vincenzo Vittorio e la passione per l’aeronautica del fratello Stefano, eroe della prima guerra mondiale e morto nel tentativo di conquistare un record di velocità aerea, caratte91
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rizzarono la successiva tecnica di costruzione del cantiere che sarà sempre improntata alla ricerca della velocità. Tuttavia, la esclusiva vocazione diportistica del cantiere si manifesterà in tutto il suo vigore nel secondo dopoguerra, quando il boom economico, che sul finire degli Anni Cinquanta pervase il mondo occidentale, consentirà non solo all’alta ma anche alla media borghesia di avvicinarsi al diporto nautico. Sono di questi anni i cabinati “Elba”, yacht di poco più di undici metri, il “Capri” di quattordici metri e poi l’“Ischia” ed il “Super Ischia” di sedici metri. Seguiranno il “Minorca” di venti ed il “Maiorca” di ventidue metri. La serie “M”, di impronta decisamente militareggiante e costruzione in compensato in luogo del fasciame, occuperà la successiva produzione ma senza il fascino di quelle “barche” che videro, tra gli affezionati, l’Aga Kan, Mike Buongiorno, Virna Lisi e molte altre star.
Il cantiere Baglietto, di Varazze, in provincia di Savona, fu fondato nel 1854 da Pietro Baglietto, un giovanissimo mastro d’ascia che, rifiutando un lavoro stabile presso i cantieri navali di Sestri Ponente, preferì sfidare la sorte fabbricando, per quei cantieri, scialuppe di salvataggio. I Cantieri di Pisa nascono nel 1945 grazie a Gino Bini e Antonio Sostegni che, decisero di rimettere in sesto un bombardato cantiere di Limite sull’Arno dove era fiorente una importante attività di cantieristica navale risalente, pare, sino ai tempi degli etruschi Se Baglietto, per così dire, dedicò le proprie barche identificandole con i nomi delle splendide isole dei nostri arcipelaghi, mete indiscusse del jet-set dell’epoca, un’altra fabbrica altrettanto prestigiosa, di successo e molto apprezzata, i Cantieri di Pisa, dedicarono le proprie alle stelle. E furono gli “Jupiter”e i “Polaris” , di undici e tredici metri, entrambi anche nelle versioni “super”, dotate cioè di fly-bridge, i “Saturno” e “Super Saturno” da diciassette metri, i “Kitalpha” nelle due versio-
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ni di quattordici e quindici metri, l’“Atlas” e il “Pegasus”, rispettivamente di diciotto e ventun metri ed infine “Akir”, un nome ed un progetto dell’architetto Pier Luigi Spadolini, indimenticabile nella storia del diporto. Anche i Cantieri di Pisa hanno origini non meno blasonate del cantiere Baglietto e di tanti altri che fecero la storia della nautica da diporto, in Italia ed all’estero. E’ il 1945 quando due dipendenti dei prestigiosi cantieri Picchiotti, Gino Bini e Antonio Sostegni, decisero di rimettere in sesto un bombardato cantiere di Limite sull’Arno dove era fio-
Nautica Story
rente una importante attività di cantieristica navale risalente, pare, sino ai tempi degli etruschi. Sulle prime, come è accaduto per la maggior parte dei cantieri, la fecero da padrone le commesse militari che, a cavallo degli anni cinquanta, impegnarono il cantiere nella costruzione di motovedette per la Guardia di Finanza. Fu nel 1956 che i soci decisero di ampliare la produzione e, conseguentemente, di trasferire lo stabilimento nell’attuale darsena pisana ed il cantiere acquisì il nome di “Cantiere Navale Italiano di Porta a Mare” che, nel tempo, si trasformerà in “Cantieri di Pisa”. Sulle prime furono barche a vela, il “Tyrsa” di venti metri e poi “Kerilos” di ventiquattro metri e poi ancora “Kalea” e “Symphony”, un ketch di 17 metri che ebbe il privilegio di essere esposto, in una vasca d’acqua appositamente predisposta, alla fiera campionaria di Milano del 1960. Ma è con i cabinati a motore che i Cantieri di Pisa conquistano il mondo della nautica. All’inizio con medi cabinati quali gli “Jupiter” ed i “Polaris”, che andavano a iscriversi nello stesso segmento di clientela, propria degli omologhi Elba ed Ischia di Baglietto, e poi ancora con i “Saturno” e “Atlas” che andavano a rivaleggiare con i “Minorca” ad i “Maiorca” sempre di Baglietto come con
le “Paraggine” dei Cantieri di Chiavari che pure concorsero all’affermazione della cantieristica italiana nell’ambito delle imbarcazioni da diporto. Un discorso particolare merita il “Kitalpha” realizzato in due dimensioni di quattordici e quindici metri che ricalcava lo stile americano dei “fisherman”, imbarcazioni destinate elettivamente alla pesca d’altura ma che in Italia ebbero particolare successo più come yacht croceristici che come imbarcazioni sportive dove i brand d’Oltre oceano l’hanno sempre fatta da padroni, disturbati solo marginalmente da un piccolo ma agguerrito cantiere livornese, il Cantiere Catarsi, che tra gli anni Settanta e Ottanta mise in produzione la fortunata serie di “Calafuria” , fisherman dai nove ai quattordici metri che ottennero molto successo tra gli anglers nostrani. Ma è con il 1973 che i Cantieri di Pisa sembrano rilevare il “testimone” e con esso l’onore e l’onere di rappresentare nel mondo il “Made in Italy” della nautica da diporto. Dal felice incontro con l’architetto Pier Luigi Spadolini nasceva “Akir”, un importante motoryacht, inizialmente di circa 17 metri poi rapidamente in crescita sino a raggiungere e superare i quaranta metri. L’“Akir”, dalla linea inconfondibile, si avvia, negli anni Ottanta, a divenire un’icona
della nautica da diporto sbaragliando ogni altro concorrente e divenendo l’oggetto più ambito dei croceristi non solo italiani ma dell’intero mondo diportistico, con la sola eccezione per i cosiddetti super mega yacht, destinati a una clientela tutt’affatto differente sia per possibilità economiche che per esigenze correlate al tipo di crociera quale quella oceanica. La felice intuizione progettuale e commerciale trovò, come sempre, molti imitatori ma nessuno, se non il tempo e per esso le mutate abitudini del popolo dei naviganti, fu in grado di sconfiggere il mito. |
B&G n.14 pag. 92 “I primi passi della nautica a motore in Italia. Il mito dei cantieri Riva” B&G n.12 pag. 92 “I primi pasi della nautica a motore con la leggendaria ChirsCraft” Solo sul mare si è davvero liberi. Eugene O’Neill www.marboats.it www.baglietto.com www.cantieridipisa.it
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Sigari il gusto in “cassaforte” Lo speciale a puntate te rrealizzato ealizzato in collaborazione con Davidoff, prosegue alla scoperta del processo di conservazione, reso unico dallo speciale cofanetto pensato da Zino Davidoff, con all’interno un dispositivo di regolazione dell’umidità a cura di Enrico Della Pietà Brand manager Davidoff per International Tobacco Agency
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Speciale Sigari - Dal seme alla cenere - Quarta puntata
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il fumo nuoce gravemente alla salute
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Realizzare un umidificatore è un mestiere affascinante, che i maestri del laboratorio di falegnameria artistica di Ste-Croix conoscono bene. E’ qui, tra legnami pregiati lavorati da mani esperte, che ancora oggi vengono realizzati gli umidificatori Davidoff. Alle spalle questi speciali cofanetti hanno una lunga storia iniziata nel 1965, anno in cui Zino Davidoff avviò la collaborazione con il laboratorio nel cantone svizzero di Giura, famoso in tutto il mondo anche per i suoi maestri costruttori di vetrine e scrigni. Zino Davidoff aveva scoperto che l’alto livello qualitativo dei cofanetti di questo laboratorio ricco di tradizione, rispondeva pienamente alle sue esigenze. Inizialmente questi cofanetti per appassionati di sigari furono realizzati solo in quantità limitate, in vendita nel negozio ginevrino di Zino. Ma, con l’inizio della collaborazione tra Zino Davidoff e il dottor
Ernst Schneider, suo amico di vecchia data, nel 1970 il marchio Davidoff si afferma su scala globale, off rendo così agli estimatori del sigaro di tutto il mondo la possibilità di conservare perfettamente i loro sigari. Questo è solo l’inizio di una lunghissima tradizione: negli ultimi 30 anni, Davidoff ha svi-
il modello “Dome” aperto e chiuso, a destra il modello “Century” e in alto il nuovo modello
luppato una gamma di humidor vasta e sofisticata. L’azienda di Ste-Croix è ormai giunta alla terza generazione di produttori esclusivi di humidor Davidoff – per una qualità che parla da sola. Competenza, esperienza e abilità, oggi come ieri, rendono questi umidificatori unici nel loro genere, ditinguendoli da quelli realizzati su scala industriale. Ampio, inoltre, è l’assortimento di scatole per dimensioni e forme: dall’humidor da viaggio al gran96
de humidor N° 1, e si possono scegliere a piacimento il tipo di impiallacciatura, il colore e la verniciatura. L’intarsiatore della casa è tra i migliori d’Europa ed è stato più volte premiato per i suoi lavori d’intarsiatura. Per raggiungere un tasso di umidità relativa ottimale per la conservazione dei sigari da 70 a 75% l’humidor deve essere provvisto di un sistema di umidifica-
zione. Anche in questo caso Davidoff ha percorso nuove vie mettendo a punto un sistema di autoregolazione, il regolatore Davidoff, che ha reso superfluo l’igrometro di controllo. Questo regolatore elimina l’umidità superflua e all’occorrenza la assorbe, garantendo in modo praticamente automatico la conservazione ottimale dei sigari pregiati. Per assicurare l’umidità ottimale nell’hu-
Speciale Sigari - Dal seme alla cenere - Quarta puntata
Cigar world
L’humidor nasce a Ste-Croix, nel Giura svizzero, grazie a una collaborazione avviata nel 1965 da Zino Davidoff con un’ebanisteria del posto. Negli ultimi 30 anni, Davidoff ha sviluppato una gamma di humidor vasta e sofisticata
La nascita di un’opera d’arte La fabbricazione di un humidor è un’opera di artigianato che i costruttori di vetrine per sigari di Ste-Croix sanno realizzare con grande maestria. La sua creazione è articolata in oltre 200 operazioni. Alla qualità viene attribuita grande importanza fin dalla fase di acquisto e conservazione dei legni pregiati per l’impiallacciatura. La gamma dei tipi di legno usati va dall’acero al legno zebra. Questa manifattura è una delle poche che usano anche la radica di tuia, un legno di particolare bellezza la cui lavorazione richiede una notevole perizia da parte dell’ebanista. Anche il legno del supporto, costituito da una combinazione di legno massello e legno speciale, deve soddisfare elevati requisiti qualitativi. L’incollaggio, la carteggiatura e il taglio precisi del legno da impiallacciatura e di quello da supporto vengono eseguiti con la massima cura. Incollando insieme le varie parti viene formata la «cassettina» che sarà poi carteggiata e lucidata a mano dopo un laborioso processo di verniciatura del legno (sette doppi strati di vernice). L’elevato dispendio di tempo e di lavoro si rif lette tuttavia nella raffinatezza della qualità. Anche le serrature e le cerniere dorate, realizzate in esclusiva per Davidoff, vengono applicate all’humidor con lavoro di filigrana. Sapienza, esperienza e arte artigiana costituiscono l’originalità degli umidificatori per sigari Davidoff. L’accurata lavorazione a mano distingue questo articolo di altissima ebanisteria dai prodotti industriali realizzati in serie.
midor, il regolatore deve essere riempito con acqua distillata. Per questa operazione occorre estrarre il regolatore dal cofanetto, se ne stabilisce il peso a vuoto e si versano nel sistema di umidificazione circa 80 grammi di acqua distillata (qualsiasi altro tipo d’acqua danneggerebbe l’apparecchio). Nei primi due il fumo nuoce gravemente alla salute
mesi gli umidificatori nuovi dovrebbero essere riempiti ogni mese poiché anche il legno assorbe umidità. Nelle regioni di montagna e negli ambienti riscaldati gli humidor richiedono maggiori quantità di acqua distillata. In genere il «rifornimento» del regolatore va fatto ogni due mesi.
B&G n.14 pag. 86 Tecnica e arte il mestiere dei torcedores B&G n.13 pag. 105 L’arte della lavorazione del tabacco B&G n.12 pag. 88 L’origine del tabacco Il sigaro è una grande risorsa in quanto inganna la fame, sconfigge la noia, rasserena, aiuta a riflettere e spesso richiama alla mente dolci ricordi. Il duca di Rochefoucauld-Liancourt www.davidoff.com www.itagency.it
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Messico, dall’era precolombiana alle acque cristalline Un itinerario alla scoperta delle civiltà di Maya e Atzechi, attraverso la visita dei numerosi siti archeologici presenti sul territorio. Si parte dalla città di Cancun per poi arrivare alle paradisiache spiagge e acque della costa a cura di Bradipo Travel Designer
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turismo a 5 stelle
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ottobre - novembre 2010
Bradipo Travel Designer propone un itinerario che vi condurrà alla scoperta delle civiltà di Maya e Atzechi, attraverso la visita dei numerosi siti archeologici presenti sul territorio, passando per la città di Cancun e finendo in bellezza nelle meravigliose e paradisiache spiagge e acque della costa. L’itinerario parte da Cancun ed entra subito nel vivo dell’esperienza da qui partiranno le escursioni alla riviera Maya e alle rovine delle zone archeologiche della penisola dello Yucatan. Infatti in quest’area si trovano due piccoli ma interessanti siti: uno è la Zona Archeologia El Rey in Blvd Kukulkan che è composto da un tempio e alcune piattaforme cerimoniali e l’altro è Yamil Lu’um posizionato in un parco sulla collinetta affianco alla spiaggia, di questo sito sono rimaste solo le mura esterne ma il parco è comunque un luogo piacevole dove passeggiare. Il secondo giorno sarà dedicato alle visite di Ek-Balam, a pochi chilometri dal villaggio rurale di Valladolid, che in linguaggio maya significa giaguaro nero, a cui seguirà l’escursione a Izamal, una cittadina coloniale che presenta i tipici tratti spagnoli attraverso i suoi edifici del XVI e XVII secolo, che deve la sua notorietà al monastero francescano che gli spagnoli costruirono nel 1561 smantellando il tempio maya precedente. In serata ci si trasferisce a Merida, la capitale e il maggior centro culturale ed economico dello Yucatan. Le strette vie di questa città sono quasi tutte unidirezionali e contraddistinte da piastre che, con l’utilizzo di nomi di animali, posti conosciuti o eventi, fungono da cartelli stradali. Spesso Merida viene utilizzata come base per la visita di altre città. È inoltre un punto importante per la promozione multinazionale del “Mondo Maya” al fine di unificare lo sviluppo, proteggere e promuovere i siti archeologici. Da qui partirà l’escursione del terzo giorno per Uxmal, sito proclamato patrimonio dell’UNESCO dove ammirare La Piramide dell’Indovino, Il
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Quadrilatero delle Monache, Il Campo del gioco della pelota, Il palazzo del Governatore, La Casa delle tartarughe, La gran Piramide e la Colombaia. Lo stile Puuc è presente in tutti gli edifici e si manifesta attraverso ricche ed eleganti decora-
Turismo a cinque stelle
L’itinerario proposto da Bradipo parte dalla città di Cancun, dalla riviera Maya e alle rovine delle zone archeologiche della penisola dello Yucatan per poi addentrarsi alla scoperta di Ek-Balam, Izamal, Merida Chichen Itzà per poi chiudere in bellezza a Playa Maroma
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ottobre - novembre 2010
INFO UTILI SUL MESSICO Capitale Nay Pyi Taw Stagionalità Clima tropicale con temperature alte nei mesi invernali (25/30º C ) e molto elevate nel resto dell’anno (35/40º C ), con piogge nei mesi estivi e possibili fenomeni ciclonici (uragani) da giugno ad ottobre/novembre. Documenti Per i cittadini della comunità europea passaporto con validità residua di almeno 3 mesi rispetto alla data di rientro. Per chi dovesse raggiungere il Messico con voli via U.S.A. tutti i passeggeri (inclusi i minori) devono essere in possesso di uno dei seguenti passaporti: - passaporto a lettura ottica se emesso o rinnovato prima del 26/10/2005 - passaporto a lettura ottica con foto digitale se emesso o rinnovato tra il 26/10/2005 e il 25/10/2006 - passaporto elettronico se emesso o rinnovato dal 26/10/2006. - il passaporto deve avere, inoltre, una validità superiore alla data di partenza dagli USA. - In mancanza dei requisiti elencati, dovrà essere preventivamente rilasciato un visto d’ingresso dal Consolato U.S.A. -è prevista l’entrata in vigore di una nuova regolamentazione che richiede in via facoltativa dal 01/08/08 e in via obbligatoria dal 12/01/09 la registrazione dei dati del proprio passaporto e dell’itinerario previsto negli Stati Uniti presso il sito internet https://esta.cbp.dhs.gov. Si otterrà così l’autorizzazione al viaggio, semplificando le procedure doganali all’arrivo negli U.S.A. Per maggiori informazioni, vi preghiamo di verificare con le autorità competenti appena programmato il vostro viaggio. Moneta Peso messicano (MXN) Fuso orario La differenza tra l’Italia e Città del Messico, gli stati centrali del paese e lo Yucatan è di meno 7 ore
zioni. Si prosegue il quarto giorno che sarà totalmente dedicato all’escursione di Chichen Itzà, uno dei siti più famosi dello Yucatan anch’esso appartenente ai patrimoni naturali dell’umanità e collocato nel nord della penisola dello Yucatan. L’estensione di questo sito raggiunge e 3 chilometri quadrati e al suo interno si trovano le rovine appartenenti ad una grande città del periodo. Sarà possibile la visita di numerosi edifici, talvolta molto diversi tra loro per dimensioni e stili architettonici. Tra i più importanti ricordiamo la piramide di Kukulkan (nota come El Castillo), l’osservatorio astronomico (il Caracol) e il Tempio dei guerrieri. Il viaggio continua con il trasferimento sulla Riviera Maya, precisamente a Playa Maroma dove sarà possibile rilassarsi e dedicarsi alle attività di mare per i 5 giorni a seguire. |
Forse me la sto cavando meglio di quanto non creda, e forse un giorno il Messico mi parrà una seconda patria. twell Nancy Hart www.bradipotravel.com
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Mostra Convegno Internazionale di Comunicazione visiva e servizi per l’evento Dal 21 al 23 Ottobre 2010 Sede: Polo fieristico Milano
Viscom Italia è l’unica fiera in Europa che tratta l’industria della visual communication a 360°. La principale fiera internazionale che off re quello che Internet non può off rire: incontri face-to-face con decision makers di 74 Paesi. La fiera che più di ogni altra ti mette in contatto con nuovi clienti e nuovi mercati. La fiera che ti permette di incontrare le figure chiave dell’industria manifatturiera e dei business emergenti.
SMAU 2010 Dal 20 al 22 Ottobre 2010
ComoCrea
Sede: Polo fieristico Milano-Rho
26 e 27 Ottobre 2010
In uno scenario di profonda trasformazione economica e competitiva, le tecnologie dell’informazione e comunicazione (ICT) rappresentano, per le imprese italiane di ogni dimensione, una leva strategica fondamentale ma ancora poco sfruttata. Smau, che festeggia quest’anno la sua 47a edizione, si ripropone quale luogo privilegiato di incontro tra fornitori di soluzioni ICT e imprese e pubbliche amministrazioni che le utilizzano e come piattaforma ideale dove approfondire i vantaggi offerti dalle nuove tecnologie.
Sede: Spazio Villa Erba – Cernobbio (Co)
Torna a Villa Erba la rassegna internazionale dedicata al disegno per tessuti. La fiera, da anni luogo di incontro di designer, buyer e artisti, off re agli espositori l’opportunità di introdurre nuove creazioni di giovani designer.
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Fiera Campionaria di Bergamo Dal 22 Ottobre al 1° Novembre 2010 Sede: Fiera Nuova di Bergamo
La Fiera Campionaria di Bergamo, la manifestazione storica di Ente Fiera Promoberg, superata la soglia dei tren’anni si pone come obiettivo il rinnovamento! La Fiera Campionaria è una manifestazione di successo che, andato consolidandosi di anno in anno, rappresenta per gli espositori e per gli stessi visitatori un appuntamento irrinunciabile: la vasta proposta merceologica della Campionaria costituisce, infatti, una sintesi qualificata della produttività locale e non, che nei padiglioni fieristici, trova la sua vetrina ideale.
Rassegna antiquaria Dal 30 Ottobre al 7 Novembre 2010 Sede: Centro Fiera del Garda, Montichiari – Brescia
Rassegna Antiquaria è un appuntamento di riferimento nel panorama degli eventi dedicati all’antiquariato. L’edizione 2009 ha richiamato oltre cento espositori, con un’offerta di alto profi lo che ha riscosso notevole interesse. L’obiettivo per il 2010 è consolidare il livello e proporre una mostra ancora più ricca di contenuti.
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I prossimi appuntamenti
L’agenda delle Fiere ottobre L
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Salone del Mobile Dal 12 al 15 e dal 19 al 21 Novembre 2010 Sede: Fiera Nuova di Bergamo
Ente Fiera Promoberg ha ideato il Salone del Mobile e del Complemento d’arredo, che si propone come punto di eccellenza dell’attività fieristica del settore. I visitatori qui troveranno una vastissima ampia gamma di tipologie d’arredo: dal pezzo unico agli oggetti più quotidiani.
Brixiantiquaria Dal 20 al 28 Novembre 2010 Sede: Brixia Expo – Fiera di Brescia
Giunta alla XXIII edizione, Brixiantiquaria conferma le sue caratteristiche di mostra di “spessore” riscontrate anche nell’edizione 2009, che, nei nove giorni di apertura, ha accolto oltre 12.000 visitatori. I collezionisti, i galleristi, gli esperti di arte antica che hanno acquistato o anche solo visitato la mostra, ne hanno apprezzato la raffi natezza dei contenuti e l’eleganza del percorso. La sezione culturale mantiene anche per il 2010 un alto profi lo, a testimoniare che la professione dell’antiquario è binomio inscindibile di commercio e cultura.
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EICMA – 68^ Fiera del ciclo e motociclo
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Dal 2 al 7 Novembre 2010
GreenEnergy 2010
Sede – Polo Fieristico Milano
Dal 17 al 19 Novembre 2010
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Sede: Polo Fieristico Milano
Tante le novità, i ritorni e i debutti per questa edizione della Fiera. Sul fronte delle moto, saranno presenti 44 aziende, grandissime, grandi, medie e piccole, 38 quelle che espongono per la prima volta. Per il settore ciclo ci saranno il numero 1 al mondo della componentistica (Shimano) e il numero 1 al mondo per le bici di lusso (Montante), con un contorno di altri marchi, soprattutto stranieri.
Greenergy Expo – Produrre energia risparmiando il Pianeta – è il grande salone dedicato alle energie rinnovabili. Cresce l’area dedicata al biogas e alla cogenerazione e anche grazie all’accordo siglato con Cogena-Associazione Italiana per la Cogenerazione, Greenergy Expo si avvia a diventare l’appuntamento fieristico più importante in Italia per questo comparto.
HTE-HI.TECH.EXPO 2010 Dal 17 al 19 Novembre 2010 Sede: Polo Fieristico Milano
Torna a Milano il Salone delle Tecnologie Innovative. Il Salone, giunto alla terza edizione, metterà in mostra quanto di meglio off re oggi l’industria nazionale e internazionale in fatto di materiali, impianti, macchinari, servizi e tecnologie avanzate.
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APPUNTAMENTO CON LA QUALITA’ A NOVEMBRE la 22
a
il Gruppo Galgano presenta
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QHOO¡DPELWR GHOOD a 6HWWLPDQD (XURSHD
B&G - Business&Gentlemen Pubblicazione bimestrale www.businessgentlemen.it Anno III – numero 15 - ottobre/novembre 2010
per testimoniarne il ruolo strategico D EHQHĂ&#x20AC;FLR GHO 6LVWHPD 3DHVH /H $]LHQGH FKH KDQQR JLj FRQIHUPDWR OD ORUR DGHVLRQH 0 ,7$/,$ Ć&#x201D; $%%277 Ć&#x201D; $%,2*(1 3+$50$ Ć&#x201D; $*(1'$ '(/ *,251$/,67$ Ć&#x201D; $,&4 Ć&#x201D; $/&2$ Ć&#x201D; $/)$ 520(2 Ć&#x201D; $10 $=,(1'$ 1$32/(7$1$ 02%,/,7$Âś Ć&#x201D; $118$5,2 48$/,7$Âś &(57,),&$7$ Ć&#x201D; $16$/'2(1(5*,$ Ć&#x201D; $576$1$ *5283 Ć&#x201D; $67$/', Ć&#x201D; $87202%,/( &/8% 'Âś,7$/,$ Ć&#x201D; $=,(1'$ 6$1,7$5,$ '(/ 75(17,12 Ć&#x201D; $=,(1'$ 81,7$Âś 6$1,7$5,$ /2&$/( ', 9,7(5%2 Ć&#x201D; $=,087 %(1(77, ',9 %(1(77, Ć&#x201D; % * %86,1(66 *(17/(0(1 Ć&#x201D; %$%,1, 2)),&( Ć&#x201D; %$1&$ $*5,/($6,1* Ć&#x201D; %$1&$ 3232/$5( ', 38*/,$ ( %$6,/,&$7$ Ć&#x201D; %$;, Ć&#x201D; %,$1&+, &86&,1(77, Ć&#x201D; %0: ,7$/,$ Ć&#x201D; %277(*$ 9(5'( Ć&#x201D; %7,&,12 Ć&#x201D; %85($8 9(5,7$6 ,7$/,$ Ć&#x201D; &$0(5$ ', &200(5&,2 ', /2', Ć&#x201D; &$0(5$ ', &200(5&,2 ', 75(9,62 Ć&#x201D; &$0(5$ ', &200(5&,2 ', 9(521$ Ć&#x201D; &$027(5 &200(5&,$/( VHOHFWLYH TXDOLW\ UHF\FOLQJ PDFKLQHV Ć&#x201D; &$5217( 7285,67 Ć&#x201D; &(0(17,5 ,7$/,$ Ć&#x201D; &+,48,7$ ,7$/,$ Ć&#x201D; &,3 Ć&#x201D; &2081( ', %2/2*1$ Ć&#x201D; &2081( ', 6(*5$7( Ć&#x201D; &2081( ', 6(77,02 0,/$1(6( Ć&#x201D; &21)&200(5&,2 Ć&#x201D; &21),1'8675,$ 75(172 Ć&#x201D; &21625=,2 787(/$ *5$1$ 3$'$12 Ć&#x201D; &21625=,2 =$, 48$'5$17( (8523$ Ć&#x201D; &217,1886 3523(5=, Ć&#x201D; &2236(59,&( Ć&#x201D; &267$ &52&,(5( Ć&#x201D; &6& Ć&#x201D; &70 &$*/,$5, Ć&#x201D; '( 48$/,7$7( Ć&#x201D; '(/3+, ,7 $872027,9( 6<67(06 Ć&#x201D; '(162 7+(50$/ 6<67(06 Ć&#x201D; '(;,$ &5(',23 Ć&#x201D; ',9$1, ',9$1, %< 1$78==, Ć&#x201D; (&&(//(5( %86,1(66 &20081,7< Ć&#x201D; (&26)(5$ Ć&#x201D; (',621 Ć&#x201D; (',75,&( /( )217, Ć&#x201D; (',=,21, *8(5,1, ( $662&,$7, Ć&#x201D; (/(77527(&1,&$ 52/' Ć&#x201D; (0(5621 352&(66 0$1$*(0(17 Ć&#x201D; (1(/ ,1*(*1(5,$ ( ,1129$=,21( Ć&#x201D; (67( Ć&#x201D; (8523&$5 ,7$/,$ Ć&#x201D; (;35,9,$ Ć&#x201D; )$%(5 Ć&#x201D; )$0(&&$1,&$ '$7$ Ć&#x201D; )$50,*($ Ć&#x201D; )$7(5 Ć&#x201D; ),$7 Ć&#x201D; ),$7 352)(66,21$/ Ć&#x201D; )21'$=,21( 0$5&2 9,*25(//, Ć&#x201D; )217(&$/ Ć&#x201D; *(/&2 81,3(5621$/( Ć&#x201D; *,16$1$ Ć&#x201D; *5$1', 1$9, 9(/2&, Ć&#x201D; *5$1,7,),$1'5( SURGXWWRUL GL SDYLPHQWL LQ FHUDPLFD Ć&#x201D; *5,0(&$ ,1'8675,( Ć&#x201D; *58332 0$**,2/, Ć&#x201D; +27(/3/$1 ,7$/,$ Ć&#x201D; ,&$3 6,5$ Ć&#x201D; ,035(6$ 3,==$5277, & Ć&#x201D; ,1$,/ Ć&#x201D; ,1'8675,(6 Ć&#x201D; ,136 Ć&#x201D; ,3267 ,67,7872 3267(/(*5$)21,&, Ć&#x201D; ,5&$ =233$6 ,'8675,(6 Ć&#x201D; ,6($ VLVWHPL GL GHSXUD]LRQH UHĂ&#x20AC;XL Ć&#x201D; -2+1621 -2+1621 0(',&$/ Ć&#x201D; /$1&,$ Ć&#x201D; /$7 %5, Ć&#x201D; /$9$==$ Ć&#x201D; /,& 3$&.$*,1* Ć&#x201D; /Âś,035(6$ Ć&#x201D; /20%$5',1, Ć&#x201D; 0$6(5$7, Ć&#x201D; 0(7$/ :25. FRPSRQHQWL SHU DXWRPD]LRQH SQHXPDWLFD Ć&#x201D; 0,&+(/,1 ,7$/,$1$ Ć&#x201D; 021'2/,%(52 SHULRGLFR QD]LRQDOH GDO Ć&#x201D; 08.., Ć&#x201D; 12675202 Ć&#x201D; 129$57,6 )$50$ Ć&#x201D; 12<),/ 5$',&,*5283 Ć&#x201D; 1<. /RJLVWLFV ,WDO\ Ć&#x201D; 2.,7( Ć&#x201D; 2/,9(77, Ć&#x201D; 230 Ć&#x201D; 2562*5,/ *5283 JULJOLDWL UHFLQ]LRQL FDQFHOOL H DUUHGR XUEDQR Ć&#x201D; 272 0(/$5$ Ć&#x201D; 3$/$==(77, LO FDORUH FKH SLDFH DOOD QDWXUD Ć&#x201D; 3(36,&2 Ć&#x201D; 3(5)(77, 9$1 0(//( Ć&#x201D; 3,5(//, 7<5( Ć&#x201D; 32/,7(&1,&2 ', 0,/$12 $ 5 6 ' 6(59,=,2 48$/,7$Âś ', $7(1(2 Ć&#x201D; 32/<17 Ć&#x201D; 3529,1&,$ ', 5,0,1, Ć&#x201D; 5(*,21( $872120$ 9$//( 'Âś$267$ $VVHVVRUDWR $WWLYLWj 3URGXWWLYH Ć&#x201D; 5(*,21( &$03$1,$ $VVHVVRUDWR $JULFROWXUD Ć&#x201D; 5(*,21( 80%5,$ Ć&#x201D; 5,&2+ 1$6+8$7(& ,1)27(& *(67(71(5 Ć&#x201D; 520(2 0$(675, ),*/, VLVWHPL GL FXFLWXUD D SXQWR PHWDOOLFR Ć&#x201D; 52<$/ &$1,1 ,7$/,$ QXWUL]LRQH VX PLVXUD SHU FDQL H JDWWL Ć&#x201D; 6$,3(0 Ć&#x201D; 6$10$5&2 ,1)250$7,&$ .12:/('*( &203$1< Ć&#x201D; 6$3,2 JDV WHFQLFL SXUL SXULVVLPL PHGLFLQDOL Ć&#x201D; 6$5*5$),&$ SDFNDJLQJ IDUPDFHXWLFR Ć&#x201D; 6&$92/,1, Ć&#x201D; 6'$ (;35(66 &285,(5 Ć&#x201D; 6,*0$ 7$8 Ć&#x201D; 6,..(16 Ć&#x201D; 6,5&$ Ć&#x201D; 6,57, Ć&#x201D; 6/,03$ Ć&#x201D; 60& ,7$/,$ Ć&#x201D; 60,7+ ,17(51$7,21$/ ,7$/,$ Ć&#x201D; 61$, JLRFKL H VFRPPHVVH Ć&#x201D; 62/ *5283 JDV WHFQLFL VSHFLDOL DOLPHQWDUL PHGLFLQDOL H UHODWLYL LPSLDQWL H VHUYL]L KRPHFDUH Ć&#x201D; 62/9$< 3$'$1$3/$67 Ć&#x201D; 63(('/,1( JUXSSR 521$/ Ć&#x201D; 63,5$; 6$5&2 Ć&#x201D; 63257(//2 81,&2 $662&,$72 32/2 526,*1$12 0$5,77,02 Ć&#x201D; 7$.('$ ,7$/,$ )$50$&(87,&, Ć&#x201D; 7(.)25 Ć&#x201D; 7(/(&20 ,7$/,$ Ć&#x201D; 75(17,12 ,1'8675,$/( Ć&#x201D; 7 7(&+ Ć&#x201D; 81,9$5 Ć&#x201D; 9,6+$< 6(0,&21'8&725 ,7$/,$1$ Ć&#x201D; 9257,&( (/(775262&,$/, Ć&#x201D; :(%$672 Ć&#x201D; :(,'08//(5 Ć&#x201D; =8&&+(77, 58%,1(77(5,$
Il Gruppo Galgano invita Aziende e Istituzioni ad aderire numerose alla Campagna Nazionale 2010 per entrare nel Circuito di Comunicazione della Campagna condivisa per aprire una vetrina privilegiata sulla propria azienda dal sito dellâ&#x20AC;&#x2122;iniziativa per essere ospiti Galgano agli Incontri organizzati per lâ&#x20AC;&#x2122;occasione
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Direttore responsabile Mauro Milesi mauro.milesi@cobalto.it Redazione Coordinamento: Laura Di Teodoro laura.diteodoro@cobalto.it In redazione e contenuti web: DesirĂŠe Cividini desiree.cividini@cobalto.it Segreteria: redazione@businessgentlemen.it Impaginazione Stefania Bugada, Enrico Benedetti Equipe tecnico-scientifica Andrea Bonalumi, Ivan Consoli, Enrico Della PietĂ , Roberto Magri, Leonardo Marabini, Ivan Mazzoleni, Cristina Moro, Alberto Claudio Tremolada Hanno collaborato Massimo Appiotti, Mariangela Balestra, Lina Bonapace, Fabiano Cattaneo, Sebastiano De Lorenzo Paolo Duranti, Dario Fiorina, Edoardo Monopoli, Renzo Maria Morresi, Alice Sofia Neri, Alessandro Rossi, Elena Sottocornola, Fotografie B&G Sara Fratus, Leonardo Grassi, Vincenzo Lombardi, Carlo Pozzoni Archivi fotografici Magazzini Generali Brianza, Berbrand, Montblanc Italia, Fondazione Fiera Milano, QR Code Italia Immagini uffici stampa Manpower Italia, Smau Milano, Dag Communication, Conca Delachi, Smau, Bradipo Travel Design, Davidoff Editore e Redazione Cobalto Srl via Angelo Maj, 24 - 24121 Bergamo tel. 035.226599 - fax. 035.3830350 PubblicitĂ Nazionale Cobalto Adv via Angelo Maj, 24 - 24121 Bergamo tel. 035.226599 - fax. 035.3830350 Executive Account Sara Franceschini sara.franceschini@cobalto.it PubblicitĂ per Monza e Brianza Marketing Planet Srl Via V. Emanuele, 15 â&#x20AC;&#x201C; 20052 Monza Tel. 039 2308568 â&#x20AC;&#x201C; Fax 039 2308576 Coordinamento Aldo Nobile a.nobile@mktplanet.it Stampa CPZ Spa via Landri, 37 - 24060 Costa di Mezzate (BG) Testi e fotografie, forniti su qualsiasi supporto, anche non pubblicati non verranno restituiti. Registrazione al Tribunale di Bergamo n.5 del 7 febbraio 2008 N. iscrizione ROC 12491
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