Protagonisti
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale 45% - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1, DCB BERGAMO - COBALTO SRL In caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di BERGAMO per la restituzione al mittente che si impegna al pagamento dei resi. www.businessgentlemen.it
anno II - numero 9 | novembre - dicembre 2009 | € 7,00
Leandro Agrò Alessandro Bertacchi Fabrizio Capobianco Felice Gimondi Chicca Lualdi Marco Palombi Gerhard Vanzi Fabio Violante
Turismo e business
Snow Marketing
Stagione invernale al via, ecco le strategie per conquistare la fiducia dei turisti: il caso Dolomiti SuperSki
IN COPERTINA: VISTA SULLE DOLOMITI FOTO
In Anteprima Confi ndustria Lombardia l’intervista al neopresidente Alberto Barcella
Case history Focus su: Boffi, Cittadini Pneumax, Dell’Orto Maikii
K-idea
Il premio per l’innovazione promosso dal Parco Scientifico Kilometro Rosso
Hi-tech
Un ponte d’innovazione che collega l’Italia con la Silicon Valley
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Editoriale di Mauro Milesi Si sta per chiudere l’anno nero, nerissimo,
grado di attutire il colpo. Perché abbiamo
dell’economia mondiale. Appena 12 mesi
una finanza meno complessa che altrove,
fa stavamo entrando nel tunnel profondo
perché abbiamo un tessuto straordinario
e buio della crisi e i messaggi che soprag-
di piccole e medie imprese, perché abbia-
“navigazione” dei servizi e offrire
giungevano ci dipingevano un orizzonte
mo una forte vocazione al risparmio fami-
informazioni aggiuntive.
tempestoso. Così è stato. La crisi - prima
gliare e perché conosciamo l’arte di arran-
finanziaria, poi dell’economia reale - è ar-
giarci. Non abbiamo, come altrove, atteso
senta un’icona che ne identifica la
rivata con tutta la sua forza sul finire del
l’intervento dello Stato e il sostegno delle
tipologia di contenuto:
2008 e ci ha portato in guerra. Un conf litto
banche. Un lusso che altri Paesi conosco-
Giornalistico: servizi, approfon-
evoluto e globalizzato, che ci siamo trovati
no ma al quale noi non siamo abituati. Per
dimenti, interviste realizzate dai
a combattere non con le armi e i soldati,
questo ci siamo rimboccati le maniche e
nostri giornalisti e dai collabora-
ma con i complessi meccanismi della fi-
abbiamo cercato di affrontare al meglio
nanza, con la forza delle nostre imprese,
questa crisi. Le famiglie hanno dovuto at-
con la resistenza delle famiglie. Non ci
tingere ai risparmi messi faticosamente da
siamo trovati a contare morti e feriti, case
parte nel corso di anni, le imprese hanno
realizzati da esperti, docenti o
e ponti danneggiati, ma a cadere è stato il
lottato e difeso il proprio spazio vitale.
studiosi.
nostro tessuto economico e i valori fasulli
Molti non ce l’hanno fatta. Così dopo un
della rincorsa al benessere a rate, comprato
anno, numerose aziende, anche eccellenti,
anteprime, focus di carattere
con la carta di credito a scalare. Se pensia-
non ci sono più e altre agonizzano in atte-
divulgativo sui temi d’interesse
mo alle conseguenze, se ci soffermiamo sui
sa di una boccata d’ossigeno. Però in molti
danni travolgenti che questa crisi ha porta-
sono arrivati sani e salvi fino a qui e pos-
to, potremmo con qualche azzardo e con le
sono guardare sempre più da vicino questo
debite distanze paragonarla davvero a un
2010 ormai alle porte, l’anno che potrebbe
conf litto mondiale. In tutto il mondo, in-
rappresentare la tanto attesa inversione di
fatti, migliaia di imprese sono crollate sot-
tendenza. Dopo un lungo periodo di lotta,
to i colpi della recessione, lo spettro della
la fine del conf litto appare vicina. E siamo
disoccupazione ha dilagato da Oriente a
ancora in piedi, forse più forti di prima.
Legenda delle icone di lettura Business & Gentlemen ha studiato dei richiami grafici per aiutare la
Innanzitutto ogni articolo pre-
tori B&G. Tecnico-scientifico: studi e ricerche che hanno una connotazione tecnico-scientifica e che sono
Divulgativo: notizie, curiosità,
generale: dalla moda ai motori, dall’arte al design Inoltre la lettura può riservare informazioni aggiuntive con le seguenti icone Immagini: didascalie e spiegazione del materiale iconografico Url: la segnalazione di siti e portali sul tema trattato
Occidente, con le famiglie schiacciate dai debiti e senza lavoro costrette a cedere case
Argomenti correlati: segnala-
ed averi. Una sorta di “new generation war”
zione di servizi B&G che trattano
che si è combattuta nelle sedi delle Borse,
B&G è anche online!
dove quello che valeva 100 in poco tempo
Non una semplice vetrina della rivista, ma un magazine vero e proprio dedicato al mondo delle imprese, del business e del lifestyle. Servizi quotidiani e approfondimenti suddivisi in canali tematici: dall’economia ai personaggi, dall’internazionalizzazione ai giri di poltrona, dalle fiere all’Ict. E poi, i canali dedicati all’intrattenimento e al lusso: yacht, motori, gioielli, orologi, viaggi e molto altro. Visita il nuovo sito di B&G: www.businessgentlemen.it
argomenti simili Citazione: un ipse dixit che impreziosisce il discorso trattato
è diventato 2, forse 3. Colossi bancari seppelliti da questo Tsunami finanziario che
Bibliografia: la segnalazione
ha travolto con essi i piccoli risparmiatori
bibliografica collegata all’ar-
al pari dei grandi speculatori. Senza dif-
gomento
ferenza, con la stessa medesima crudeltà. Così abbiamo combattuto. Nel cuore delle nostre imprese, nel cerchio privato delle nostre case. Ci siamo difesi, come abbiamo potuto, senza troppi aiuti, ma sommersi di tante belle promesse. Più volte è emerso il dibattito se l’Italia abbia davvero affrontato meglio la crisi delle altri grandi economie del mondo. Lascio questa analisi agli esperti di economia (quelli che avrebbero potuto prevedere la crisi), ma credo che in qualche modo il nostro Paese è stato in
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Sommario numero 9 | novembre - dicembre 2009
4.
Editoriale La crisi dopo un anno un bilancio di guerra
8.
Abstract Pillole di B&G dedicate al pubblico estero
10.
K-idea Il premio all’innovazione del Kilometro Rosso
16.
Luxury on the lake Il lusso e l’eleganza che non dimenticano il sociale
18.
Fashion Soul Il primo “Business network” che raggruppa gli operatori di moda
20.
Prestige internationa Il “Luxservice” al servizio delle imprese
22.
Boffi Settantacinque anni di storia tra qualità e design
26.
Cittadini Dal lago d’Iseo, l’azienda innovativa nella produzione di reti e fi lati
28.
Pneumax La capacita di investire in tempo di crisi
32.
68.
Dell’Orto L’azienda brianzola che viaggia a tutto gas
36.
Come funzionano i trasferimenti infragruppo
70.
Alberto Barcella Intervista esclusiva al neopresidente di Confi ndustria Lombardia
42.
72.
Snow Marketing
La proposta di ABenergie tra sostenibilità e competitività
50.
Chicca Lualdi e la sua start up premiata nel settore moda
54.
Un ponte tra Stati Uniti e Italia sul fronte hi-tech
58.
Il consorzio delle opportunità fa un primo bilancio dopo un anno
62.
Regali di Natale I consigli di B&G in collaborazione con Egoist
104. Alta Sartoria
Advertising Il ritorno alle origini di Green Media
66.
Le Forme del Tempo Continua il dossier di Serafi no Consoli sul tempo e le sue eccellenze
102.
Sintesi
Yacht Story Nuova tappa dedicata alle origini della Coppa America
86.
Silicon Valley
Mondo golf Il circuito Pragma Adv approda alle fasi fi nali
80.
Lady Economy
Sport Marketing Gimondi, campione di ciclismo e la sua nuova sfida con Bianchi
76.
Energia
Cross Supply Network L’ipotesi di una rete globale d’acquisto per essere più competitivi
Turismo invernale e strategie il caso Dolomiti SuperSki
46.
Internazionalizzazione
L’eleganza su misura con Neglia Sartoria Milano
Idee per le imprese
108. Il viaggio
Alla scoperta di Maikii leader nel settore pendrive
Vacanze di Natale Da New York alle Isole Vergini
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Business&Gentlemen
novembre - dicembre 2009
Nuggets of B&G
We dedicate the English abstracts of some of the most interesting articles published on this issue to the foreign business public happening to leaf through B&G
The marketing strategy of Dolomiti SuperSki The crisis has never been felt on the peaks of the Dolomites. On the very contrary, the figures of arrivals and stayers are increasing. Maybe this is the consequence of the unique landscapes and views offered by a territory that has lately been declared Unesco Heritage, or even the consequence of a way of making tourism that is built on “making systems”, on the cooperation between territory, bodies and
English version
A bridge between Italy and Silicon Valley Joining American capitals to “made in Italy” creativity and innovation, creating a permanent contract between Silicon Valley, the world’s HiTech titan, and the many excellencies based in our country: a feasible purpose thanks to the agreement (submitted to the Institute of technology in the last few weeks) entered into by the Milan Institute of Technology Foundation, the Institute of technology’s Company Accelerator and the Mind the Bridge Foundation. The new bridge raised between Italy and Silicon Valley will enable four Italian companies to relocate to California in a year’s time and be hosted at the “Plug & Play Tech Centre” at Sunnyvale, the most brilliant private Silicon Valley Incubation organization, in order to benefit from its incubation services and facilities. The article narrates the cases of young entrepreneurs Leandro Agrò, Marco Palombi, Fabio Violante and Fabrizio Capobianco.
8
“insiders”. The fact is that the results are crystal clear: 2.5 million arrivals, 11 million stayers and more than 4 million ski passes sold during the last ski season. These are the figures recorded by Dolomiti SuperSki, one of the largest skiing districts in the world, stretching across the Alto Adige, Trentino e and Belluno areas. Gerhard Vanzi, Dolomiti SuperSki’s marketing director in charge of strategic marketing planning and coordination and operation of the ski pass system, tells us the backstage of this world.
Abstracts
Fashion, the story of a young emerging businesswoman A recent business story made of fashion, creativeness and lots of passion. It’s the story of Chicca Lualdi, the managing director of Instyle Consulting, a company under the BeeQueen brand. The young designer has been recently awarded a prize by the National Chamber of Italian Fashion for having created a brand that promotes and enhances craftsmanship and Italian fabrics offering unprecedented combinations. Chicca Lualdi is the typical fashion entrepreneur with a vision: graduated in Economics at Milan’s university, with a thesis entitled “distribution strategy in the fashion world”, she started co-operating with the leading Madein-Italy fashion names, from Itierre to Etro and Aeffe. The year 2007 brought the choice of launching her own creation, which soon captured the attention of fashion insiders and was soon brought to the catwalk through the Fashion Incubator project.
The culture of sustainable energy A Christmas journey from New York to Miami
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English version
Respect for the environment, promotion of positive and responsible behaviour and top service levels to customers. This is the mission set out by ABenergie, a power wholesaler and trader established in 2006 based on the professional experience and skills of two young entrepreneurs, Alessandro Bertacchi, the company’s Chairman, and Matteo Acerbis, in his capacity as Managing Director. By virtue of an agreement with Italgen (Italcementi), ABenergie only sells energy that comes from renewable sources close to the territory. The pursuance of this territorial logic has been the key factor that enabled the group to promote the idea of “short-chain distribution” in Lombardy. The company presents an integrated global management offer in the power industry and allows its customers, both private and business users, to address one sole interlocutor who is able to provide products and services for moneysaving energy/power solutions.
The route suggested by Bradipo Travel Designer for Christmas Holidays ranges from the international New York City to Miami’s entertainment and the sea-tang of the Virgin Islands. In the world’s most frenetic city, Bradipo aims at making you experience the simplest things: the Cardinal Club is just an example. Nobody knows where it is, but there two famous chefs, whose identities are not revealed, will host you in their private homes and make a gourmet dinner for you in a small courtyard in the East Village. At Miami Beach, bright and bizarre in its pastel tints that blend with the neon lights of South Beach, one can live a full American ambiance with a warm HIspanic taste. 2010 will start with relax and lots of fun. The cuddling arms of experts from DavidBartonGym and Spa will make up your Caribbean experience in the American Virgin Islands.
Business&Gentlemen
novembre - dicembre 2009
K-idea
la tecnologia di domani è già presente Torna il premio dedicato all’innovazione realizzato dal Parco Scientifico Kilometro Rosso. Vincono tre idee scelte tra oltre 140 progetti. Diana Bracco: “Ricerca e Sviluppo per contrastare la crisi” Un reagente in grado di abbattere gli ossidi di azoto, una lampada che si sposta seguendo un semplice comando sonoro, un guscio salvacasco innovativo e ancora, un letto che si trasforma in culla a seconda delle esigenze del paziente. Sono le idee di giovani studenti, professori e medici, (scelte tra 140), vincitrici del premio K-Idea voluto e promosso dal Kilometro Rosso, Parco Scientifico e Tecnologico di Bergamo all’interno delle inziative di Bergamo Scienza. Tutte le proposte sono state esaminate da un apposito Comitato di Selezione, presieduto dal tecnologo e divulgatore Ro10
K-idea
berto Vacca, e composto da esperti di innovazione e cambiamento quali: Fiorenzo Bellelli (Amministratore Delegato di Warrant Group), Mario Cerchia (Presidente Consorzio Roma Ricerche), Paolo Crippa (Responsabile Sviluppo Business Italia di Jacobacci&Partners), Guido Romeo (Giornalista di “Nòva” – Il Sole 24Ore), Mario Salvi (Responsabile Scientifico di Bergamo Scienza), Mirano Sancin (Direttore Generale e Consigliere Delegato di Kilometro Rosso), e Stefano Scaglia (VicePresidente Confi ndustria Bergamo per l’Innovazione). La selezione è avvenuta sulla base dell’originalità e plausibilità delle idee, ma anche della creatività dei proponenti. Con tale riconoscimento il Comitato non ha inteso comunque esprimere giudizi e valutazioni sulla fattibilità tecnica e il rigore scientifico, che rimangono di esclusiva competenza e responsabilità dei proponenti. Le idee selezionate e segnalate si sono caratterizzate per una notevole varietà per ambito applicativo, per età, provenienza geografica, estrazione professionale e culturale dei proponenti. Da evidenziare, per esempio, come ben il 18% delle idee presentate provenisse da ideatori di età “under 35” (un netto miglioramento rispetto al 5% del 2008), e come il 33% delle idee sia pervenuto da inventori/ideatori bergamaschi. Il 12% delle idee segnalate, inoltre, proveniva dal gentil sesso, mentre tra le professioni quella più “attiva” è stata quella dei liberi professionisti (34% delle idee ricevute) seguiti da impiegati (28%) e pensionati (14%). Tra tutti i concorrenti, anche un bambino di 8 anni, mentre il premio virtuale di “senior” assoluto va ad un inventore di oltre 80 anni.
Roberto Vacca, Presidente del comitato K-idea
Apparato di illuminazione robotizzato e metodo di controllo
Andrea Mangone
Una lampada intelligente in grado di spostarsi rispondendo ai gesti e a semplici comandi sonori, senza bisogno di essere toccata. Si tratta di Helios, un progetto nato dalla mente di un gruppo di neolaureati dell’Alta scuola dei Politecnici di Milano e Torino: Andrea Mangone, Matteo Bianchi, Luca Carlone, Davide Girlando e Italo Belmonte. Helios permette di avere l’esperienza unica di interagire direttamente con la luce. Grazie ad una telecamera e a sensori di prossimità presenti nella testa, Helios risponde ai gesti variando l’intensità della luce, modificando l’ampiezza del fascio luminoso e spostando l’area illuminata. La testa della lampada si riposiziona, così, in modo ottimale, semplicemente avvicinando la mano per indicare la direzione desiderata senza necessità di contatto e, volendo, senza far variare l’area illuminata sul piano di lavoro, che può essere modificata con altri gesti sul tavolo stesso. Inoltre, sfruttando alcuni microfoni collocati nella base, è possibile richiamare il fascio di luce in un punto con un battito delle mani o uno schiocco delle dita. 11
Business&Gentlemen
novembre - dicembre 2009
Shelmet – nuovo dispositivo di stoccaggio per caschi ed accessori
Andrea De Giorgi e Fabio Donati
Il 18% delle idee presentate a K-Idea proveniva da ideatori di età “under 35” (un netto miglioramento rispetto al 5% del 2008), il 33% da inventori/ideatori bergamaschi; il 12% da donne. Tra le professioni quella più “attiva” è stata quella dei liberi professionisti (34% delle idee ricevute) seguiti da impiegati (28%) e pensionati (14%) “Ricerca e Sviluppo per contrastare la crisi” I riconoscimenti sono stati consegnati da Diana Bracco, presidente Progetto Speciale “Ricerca e Innovazione” ed “Expo 2015” di Confi ndustria, che ha evidenziato l’importanza dell’innovazione quale carburante indispensabile per permettere all’Italia di mantenere un ruolo da protagonista a livello internazionale, soprattutto in tempi di crisi. “Ci sono talento e creatività, curiosità e pragmatismo. E oggi più che mai c’è bisogno di tutto questo. Ritengo che potremo dire che la crisi si è davvero conclusa solo quando avremo ricominciato a creare posti di lavoro e avremo risportato la fi nan12
za mondiale al rispetto delle regole e dei principi etici. Le imprese italiane, soprattutto quelle più piccole, hanno davanti un periodo ancora difficile, da aff rontare con coraggio consapevole ripensando a se stesse, recuperando efficienza e, soprattutto, innovando per tenere i mercati in attesa della ripresa. In questo sforzo le imprese hanno spesso la sensazione di essere lasciate sole dal sistema creditizio e dalle Istituzioni. Da tempo ad esempio noi sosteniamo che il credito d’imposta in Ricerca e Sviluppo sia una misura fondamentale per supportare gli investimenti che le imprese continuano a fare nonostante la crisi. Il meccanismo del “click day”
Un guscio proteggicasco e antifurto ideale per tutti i motociclisti alla ricerca di un dispositivo di sicurezza per casco e accessori. Si tratta di Shelmet, progetto ideato da Andrea De Giorgi e Fabio Donati, 25enni laureandi del Politecnico di Milano e pronto per la prototipazione. Shelmet è un dispositivo di stoccaggio per caschi da motociclismo o altro equipaggiamento in grado di garantire antifurto, protezione da urti ed agenti atmosferici nocivi al materiale contenuto, nonché di “scomparire” quando non utilizzato. La sua particolare struttura sferica, che richiama forme tipiche della biologia marina, consente al dispositivo di contenere agevolmente caschi integrali di qualsiasi modello e taglia, nonché gli altri accessori necessari al trasporto motociclistico. È possibile in questo modo lasciare la moto in parcheggio con la garanzia di proteggere gli effetti personali da furti, urti accidentali o atti vandalici, nonché da pioggia e polvere. Una volta in marcia, invece, il dispositivo si ripiega su se stesso, grazie alla rotazione concentrica di 12 scaglie di dimensioni differenti, raggiungendo un volume di ingombro estremamente contenuto e consentendo di mantenere intatti driving leasure e sicurezza stradale. Il suo ridotto costo per l’utente, associato al basso impatto sull’architettura del motoveicolo fanno di Shelmet una valida soluzione per i motociclisti insoddisfatti da ingombranti set di bauletti o valigie, spesso costretti a tenere con sé i propri ingombranti accessori quando lasciano il veicolo in parcheggio. Ad oggi sono stati realizzati i disegni costruttivi e modelli cad 3d, il prototipo virtuale completo; la domanda di brevetto è stata depositata e il prototipo fisico funzionante è in sviluppo.
Diana Bracco, Vicepresidente Confindustria
K-idea
Mirano Sancin, Direttore del Kilometro Rosso
che ha escluso tanti progetti meritevoli, ci ha mortificato. Chiediamo un segnale chiaro e concreto perchè vengano stanziate altre risorse (circa 700 milioni di euro) per accogliere le domande lascate fuori e ulteriori fondi per fi nanziare programmi di ricerca di interesse strategico nazionale da realizzare in collaborazione tra imprese e centri di ricerca pubblici e privati”. La ricerca, per Diana Bracco, deve entrare una volta per tutte a far parte del DNA dell’Italia, su tutti i fronti, dalle imprese (innovazione di processi, prodotti, marketing e comunicazione), alle istituzioni, passando per la scuola, l’università e la Pubblica Amministrazione. “Dobbiamo agire su più livelli contemporaneamente. Dobbiamo far crescere il livello culturale della classe dirigente del Paese e dobbiamo investire di più nella formazione delle risorse umane. Dobbiamo passare da una politica della ricerca a una politica economica basata sulla ricerca, ponendo la ricerca come priorità dell’Italia. Dobbiamo costruire una nuova modalità operativa che permetta di superare le anacronostiche divisioni tra istituzioni e di lavorare insie-
Alberto Valli e Camillo Lanziger
Letto – Culla Il progetto del Letto-Culla, in grado di aiutare i movimenti del paziente, arriva direttamente dal medico Alberto Valli e su disegno dell’ingegnere trentino Camillo Lanziger. Il Letto-Culla è una “Cella di comfort e trattamento” dove paziente immobilizzato, sdraiato sul giaciglio, viene movimentato automaticamente secondo un programma di trattamento e riabilitazione stabilito dal Medico. Il programma può prevedere diversi cicli di basculaggio laterale, con velocità, angoli d’inclinazione e tempi di sosta programmati; innalzamento della schiena e delle gambe, soste intermedie o finali in assetti specifici per le diverse esigenze (riposo, nutrizione, etc.). La novità (brevettata) introdotta con il Letto-Culla è il tipo di giaciglio che passa automaticamente dalla configurazione piana (letto) a quella concava (a culla) nella quale il
Paziente può essere movimentato lateralmente (basculaggio) senza necessità di bloccarlo in posizione con cuscini laterali o altro. Con il Letto-Culla l’attività del personale di assistenza viene enormemente semplificata: basta di solito un operatore (anziché due) per le operazioni di messa su di un fianco, cambio lenzuola e pulizie. Inoltre lo sforzo sulla schiena dell’Operatore viene fortemente diminuito. Il movimento del Letto-Culla (basculaggio) determina la ciclica riduzione della pressione di contatto del paziente sul giaciglio, riducendo o annullando i problemi dermatologici da decubito. Sono peraltro già ben noti altri importanti vantaggi della movimentazione del paziente, sui polmoni, sulla circolazione, sul mantenimento del tenore di calcio nelle ossa, sull’attività cardiaca, ed in particolare sul mantenimento del tono muscolare per favorire, ove possibile, la rapida ripresa della deambulazione. 13
Business&Gentlemen
novembre - dicembre 2009
Sistema per accelerare la riduzione catalitica selettiva di Nox nei gas esausti di processi di combustione Un reagente in grado di abbattere gli ossidi di azoto, altamente inquinanti. L’idea e il progetto arriva da Isabella Nova, 39enne, ingegnere chimico del Politecnico di Milano e dai suoi colleghi Pio Forzatti ed Enrico Tronconi. Gli ossidi di azoto (NOx) sono considerati tra i più pericolosi inquinanti atmosferici a causa dei loro effetti nocivi sulle persone e sull’ambiente. La principale fonte di emissione di ossidi di azoto di origine antropogenica è costituita dai processi di combustione di combustibili fossili, largamente impiegati nei settore trasporti e alla base dei processi per la produzione di energia elettrica. Ad oggi la tecnologia più efficiente e diffusa per l’abbattimento delle emissioni di ossidi di azoto è la Riduzione Catalitica Selettiva (SCR) degli NOx con ammoniaca/urea. La tecnologia SCR, già utilizzata per il post trattamento dei gas esausti di sorgenti stazionarie e da motori Diesel pesanti, è attualmente ritenuta la miglior candidata per il soddisfacimento delle prossime normative EURO 6. Questa invenzione prevede una modifica della tecnologia SCR proponendo un reagente supplementare (una soluzione contenente specie nitrato): tale aggiunta garantisce, infatti, un’attività DeNOx fortemente migliorata alle basse temperature, dove risulta più critico il rispetto delle normative vigenti.
Isabella Nova
me per un obiettivo comune: migliorare la Governance della ricerca”. Programma Nazionale della Ricerca 2009-2013 Perseguendo l’obiettivo di rafforzare la ricerca, il PNR 2009-2013 rappresenta un’opportunità da cogliere, come spiega la stessa Bracco: “Il PNR deve essere concreto, indicare obiettivi a medio e lungo termine chiari e condivisi stabiliti su una reale valutazione delle potenzialità e delle prospettive; deve migliorare gli strumenti di incentivazione di regolazione ma soprattutto assicurarne il reale funzionamento. E poi, naturalmente, deve contenere un impegno certo sulle risorse fi nanziarie allocate, perchè alle parole devono sempre seguire i fatti”. Un ruolo importante dovrà essere giocato dal sistema fi nanziario e su questo aspetto Diana Bracco ha sottolineato il risultato concreto raggiunto con i nuovi strumenti messi a disposizione dalla Banca Europea per gli Investimenti: “Si tratta di strumenti che possono essere utilizzati sia direttamente sia attraverso le banche nazionali e che sono diretti 14
in particolare alle PMI (possono fi nanziare il 100%) e a progetti innovativi. Come Confi ndustria, con Bei e ABI abbiamo fi rmato un accordo per assicurare ampia diff usione su tutto il territorio di questi strumenti, compatibili con altre forme di fi nanziamento pubblico, nella convinzione che possano servire da spinta per le banche nazionali. E non abbiamo trascurato nemmeno il lavoro per far crescere in Italia il venture e il seed capital” Ruolo dei Parchi Scientifici e Tecnologici A conclusione del suo intervento il Presidente del Progetto Speciale “Ricerca e Innovazione” ed “Expo 2015” di Confi ndustria ha focalizzato l’attenzione sul “ruolo fondamentale” giocato dai Parchi Scientifici e Tecnologici e dagli incubatori “per sostenere la nascita e lo sviluppo di imprese innovative”. “Noi, come Bracco – spiega -, abbiamo visto nei Parchi Scientifici e Tecnologici un’opportunità di sviluppo per l’impresa. I nostri insediamenti nel Canavese e a Trieste ne sono testimonianza. Due esperienze diverse ma ugualmente valide che ci hanno permesso di trovare il contesto giusto per crescere, ringiova-
nendo le nostre strutture e mantenendo alto il grado di integrazione con il sistema pubblico che fa ricerca. Le realtà positive dei Parchi Scientifici, così come dei distretti o degli incubatori possono essere ulteriormente potenziate se riusciremo a operare in una logica di rete diff usa. Il futuro è fatto di grandi piattaforme tecnologiche e cluster avanzati che riescano a unire compentenze distribuite su più territori e settori. Questa è la strada su cui sta procedendo l’Europa e sulla quale l’Italia deve muoversi. Partendo da questa visione, Confi ndustria ha lanciato il progetto Sud-Nord con l’idea di far lavorare insieme imprese grandi e piccole e centri di ricerca pubblici e privati di tutto il territorio nazionale, costruendo reti e piattaforme di eccellenza”. |
La vera scoperta non consiste nel trovare nuovi territori, ma nel vederli con nuovi occhi Marcel Proust
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Secondo Charles Darwin, in natura “non sono le specie più forti a sopravvivere, ma quelle più reattive ai cambiamenti”. Analogamente, nel sistema economico attuale, sempre più esigente e accelerato, la relazione tra innovazione e competitività è quanto mai stretta. Jacobacci & Partners, da oltre 135 anni, assiste i propri clienti nel settore della proprietà intellettuale per proteggere, valorizzare e sviluppare gli asset immateriali. Un impegno che dà vita a vere e proprie partnership strategiche, basate su un ampio patrimonio di conoscenze e su una rete operativa estesa in tutto il mondo. Per questo affidarsi a Jacobacci & Partners significa evolvere ed evolversi potenziando al massimo un patrimonio inestimabile: quello delle idee.
w w w. j a c o b a c c i . c o m
Business&Gentlemen
novembre - dicembre 2009
Luxury on the Lake il lusso è anche ETICA L’evento dedicato all’eccellenza e alla classe che si svolgera a Villa Erba a Cernobbio i primi di dicembre. L’iniziativa intende offrire una nuova vision del settore luxury che si esprime con un ritorno alla sobrietà abbandonando l’ostentazione e concentrandosi sul rispetto per l’ambiente e dei valori sociali 16
L’analisi
Un lusso esclusivo, di qualità e di classe senza dimenticare l’etica, il rispetto per l’ambiente e la sobrietà. Sono questi gli ingredienti che attraverseranno la quattro giorni di Luxury on the Lake, evento internazionale di altissimo livello riservato agli amanti e ai protagonisti del settore Lifestyle, in programma dal 3 al 6 dicembre, nell’esclusivo scenario di Villa Erba, a Cernobbio, Como. Organizzato da E20Como, Associazione senza scopo di lucro, Luxury on the Lake off rirà ai suoi visitatori una nuova visione di lusso: un lusso esclusivo, di classe, qualità e unicità, ma che deve limare i suoi eccessi attraverso un ritorno alla sobrietà, al gusto, alla discrezione. Una tendenza, quella etica, che vede il mondo della produzione dei beni di lusso abbandonare l’ostentazione per adeguarsi ai nuovi valori che giungono dal rispetto dell’ambiente e della vita equilibrata. I classici oggetti del desiderio auto e barche, elicotteri e design, gioielli e orologi illumineranno per quattro giorni questo incantevole angolo del Lago di Como, ma il vero lusso dell’Evento sarà la donazione dei proventi, raccolti sia dai contributi degli espositori sia dalla
vendita dei biglietti d’ingresso, a onlus di fama nazionale e internazionale. Nell’elegante cornice di Villa Erba i visitatori potranno ammirare il meglio delle proposte e lasciarsi sedurre dal lusso più esclusivo che nasce dalla ricerca della qualità e dall’amore per i particolari. Non solo gioielli e orologi, elicotteri auto e yacht, raffinati oggetti d’arredamento, servizi luxury, ma anche numerosi eventi collaterali arricchiscono il programma delle giornate. Nella Sala Plenaria, esposizione di auto storiche (modelli risalenti sino agli anni ’50) e di motoscafi Riva storici splendidamente restaurati. Nel corso delle quatto giornate, i visitatori potranno effettuare voli turistici sul Lago di Como sugli elicotteri di Elisardafly. E’ inoltre previsto un servizio eli-navetta Villa Erba - Aeroporto Malpensa. Dopo le personali presso il MoMA Museum of Modern Art (New York) e la Pinakothek der Moderne (Monaco), Jon Groom, gallese classe 1953, espone una trentina di dipinti a Luxury on the Lake. Le opere, ad acrilico e pigmenti su tela, nascono dall’osservazione dei luoghi, dei colori, dei paesaggi che hanno suscitato nell’artista emozioni profonde.
Erika Calesini espone alcune opere della sua originale produzione. L’artista ha già realizzato numerose mostre personali e, insieme all’Associazione Art & Environnment inserita nel programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente - Unep, ha recentemente esposto l’opera “Ricicletta” al Noga Beach di Cannes, nell’ambito dell’iniziativa mondiale “Piantiamo per il pianeta: la Campagna dell’Unep per un miliardo di alberi”. Le 3 onlus che beneficeranno della raccolta fondi: l’ Aism - Associazione Italiana Sclerosi Multipla, la Ffc - Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica e la Fondazione Giacinto Facchetti per lo studio e la cura dei tumori. Il 6 dicembre, nel corso della cerimonia conclusiva, i fondi verranno consegnati nelle mani dei rappresentanti delle tre onlus. | In queste pagine Alcune immagini di villa Erba a Como sede di Luxury on the lake Il Lusso costa meno dell’eleganza. Honorè de Balzac
www.luxurylake.com
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Fashion Soul
Il primo “Business Network” dedicato alla moda e al lusso Il network che raggruppa account, manager, buyer e operatori del settore della moda. L’idea è nata tramite Linkedin ma poi ha preso forma attraverso uno specifico progetto che ha trasformato Fashion Soul in un punto di riferimento del settore. Oltre 700 gli aderenti professionali che fanno parte del gruppo
www.fashionsoul.it
Un network interamente dedicato alla moda e al lusso; un punto di riferimento per account, manager, buyer e titolari delle più prestigiose case di moda italiane ed estere dove scambiarsi proposte lavorative e condividere progetti. Il network in questione è Fashion Soul, nato inizialmente su LinkedIn e diventato grazie a Marketing Planet una rete unica in Italia con l’obiettivo di dare voce e spazio alle nuove esigenze del settore, ergo una maggior competitività dettata da un più frenetico turn over. Mission di Fashion Soul è essere il punto di riferimento per tutti coloro che nell’anima sentono forte il richiamo della moda e del lusso per professione o per passione, diventando il “trait d’union” fra il mondo virtuale dei social network generalisti e a volte dispersivi, con la realtà definita e circoscritta del business networking infrasettoriale e vissuto real live attraverso serate di incontri fra i soci e nuovi simpatizzanti accrescendo le possibilità di nuove opportunità di conoscenza, collaborazione, business. Gli incontri si tengono a Milano bisettimanalmente, ma seguiranno altresì i vari momenti moda in Italia a Roma e Firenze. La prima serata è stata organizzata presso il locale “Spirit” di C.so Sempione, 11 – Milano. Ad oggi sono oltre 700 gli aderenti tra account, manager, buyer e “addetti ai lavori”. Fashion Soul ha un contatto quotidiano coi propri aderenti e può veicolare messaggi di qualità verso costoro, facendosi altresì promotore di convegni e giornate di studio che chiamano a raccolta insigni personalità del settore oltre ad Enti ed Istituzioni. Eventi mondani, presidio a fiere di settore in collaborazione con “Luxadvertising,” fanno di questo gruppo di lavoro un Partner unico nel lancio di nuovi prodotti od iniziative speciali. 18
Fondatrice di Fashion Soul è Luigia Pirrello, Cool Hunter Fashion & Luxury Goods, Fashion Product Management: “Il comparto moda e lusso – spiega - è da sempre all’avanguardia nella ricerca e sviluppo dei Trends che influenzano la società, per questo non c’è modo più adatto di veicolare messaggi di qualità e far comunicare attivamente i propri player tramite l’utilizzo di strumenti di comunicazione attuali quale il business networking. Questa
Mission di Fashion Soul è essere il punto di riferimento per tutti coloro che nell’anima sentono forte il richiamo della moda e del lusso per professione o per passione. Ad oggi sono oltre 700 gli aderenti tra account, manager, buyer e “addetti ai lavori” è la sfida che abbiamo portato avanti con Fashion Soul in collaborazione con Luxadvertising partner d’eccellenza delle nostre iniziative”. “Luxadvertising ha colto da subito le potenzialità del network Fashion Soul – commenta Aldo Federico Nobile, a guida dei progetti di comunicazione e progetti speciali di Luxadvertising – distinguendosi per contenuto e rappresentatività. Abbiamo così potuto mettere a frutto la nostra competenza nell’advertising dei fashion brand e del comparto luxury che ci vede presenti da diversi anni anche per aspetti di organizzazione eventi e pianificazioni media fuori dal comune”. |
Tredici anni di esperienza a fianco delle imprese. Warrant Group offre soluzioni globali a supporto dei progetti di sviluppo: Ricerca & Innovazione, Partenariato, Internazionalizzazione, Formazione, Finanza agevolata e Finanza d’impresa. Il gruppo si avvale della professionalità di oltre 100 esperti a servizio degli oltre 3.000 clienti. Presente su tutto il territorio italiano, ha una sede operativa anche a Bruxelles e una propria azienda in India, Agrè International. È partner di primari Istituti di Credito, Associazioni di categoria del settore in du s t r i a l e e d i Kilometro Ro s s o . Warrant Group: soluzioni per lo sviluppo d’impresa
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novembre - dicembre 2009
Prestige Il LUXservice per il business La società opera in tutti i settori del business legati al lusso e offre servizi per le tutte esigenze B2B: dal Real Estate ai Trasporti dalla Comunicazione agli Eventi dalla Sicurezza alla Concierge. Pronto il progetto per espandersi all’estero
Prestige International Services è il gruppo che opera in tutti i settori del business legati al lusso, off rendo beni e servizi estremamente esclusivi. Le principali aree operative di Prestige sono: organizzazione viaggi, real estate, traduzioni, gestione trasporti, sicurezza, concierge, organizzazione eventi e sviluppo comunicazione. Nessuno però può spiegare le peculiarità di Prestige meglio di Fabrizio Bocchino, fondatore del gruppo, nato a Benevento 38 anni fa, dopo gli studi ha vissuto e lavorato in diversi Paesi del mondo tra i quali USA, Uruguay, Venezuela, Svizzera e Francia. Oggi vive e lavora tra la Costa Azzurra, Dubai e Roma ma appena gli è possibile torna nella sua Napoli dove recupera energie e progetta nuovi obiettivi. Come nasce Prestige? Prestige nasce dall’idea e dalla volontà di rendere la vita lavorativa e privata più comoda a coloro che non hanno il tempo necessario per programmare le loro esigenze, progettare momenti di relax esclusivi o individuare nuove opportunità di business. Le attività del gruppo puntano ad ottimizzare il tempo, creare nuovi rapporti produttivi e potenziare la propria visibilità, migliorando la qualità della vita e del lavoro. Come? Ogni settore del gruppo è costituito da professionisti che realizzano programmi specifici e personalizzati. Ci avvaliamo delle migliori aziende specializzate per ogni tipo di servizio. Come nasce il successo del suo gruppo? Il successo si fonda su principi semplici quali: eccellenza, visibilità, selezione, ricerca e nuove proposte. In tutte le attività dove il gruppo opera vengono applicati dei rigidi protocolli, perché solo così possiamo garantire il massimo. 20
Cosa vi distingue da altri gruppi simili? Il mercato offre differenti aziende che vendono servizi ma, rispetto a noi, trattano un solo settore. Noi invece operiamo su differenti settori perché le richieste dei clienti sono diverse e perché siamo cresciuti e ci siamo strutturati in questo modo. La nostra forza nasce dal presupposto che da ogni azione possano svilupparsi nuovi business. Il lavoro che caratterizza il mio gruppo è rappresentato dalla costante spinta verso la ricerca di nuovi servizi, conducendoci verso obiettivi sempre più arditi. Noi ragioniamo su due elementi: bisogni e soluzioni e proprio per questo raggiungiamo il fattore di eccellenza. Novità nel 2010? Le novità riguardano la nascita di una selezionata rete di agenzie nei settori trasporti, viaggi e real estate presenti in tutti i capoluoghi di provincia e di Regione, in alcune località esclusive di Europa, Russia, USA ed Emirati Arabi Uniti. L’obiettivo è trovare aziende e giovani dinamici, socialmente inseriti, capaci di volersi costruire un futuro garantito attraverso il nostro brand, creando nuove attività lavorative ed imprenditoriali. Per saperne di più rispetto a questi progetti? Basta visitare il nostro sito nelle sezioni relative e nella sezione “lavora con noi”. Puntiamo a creare un sistema in settori dove ancora non esiste una sinergia ed un’innovazione specifica.
Lusso B2B
“Il lavoro che caratterizza il mio gruppo è rappresentato dalla costante spinta verso la ricerca di nuovi servizi, conducendoci verso obiettivi sempre più arditi. Noi ragioniamo su due elementi: bisogni e soluzioni e proprio per questo raggiungiamo il fattore di eccellenza” Fabrizio Bocchino, fondatore e manager del gruppo Prestige
Per quanto riguarda i Partner, abbiamo creato un motore di ricerca all’interno del nostro sito web dove si possono trovare i migliori professionisti tra avvocati, commercialisti, notai, ingegneri, architetti, medici e tra le migliori aziende produttrici, commerciali e artigiane operanti nel settore enogastronomico, abbigliamento, arredamento, accessori, gioielleria, orologeria, hi tech e tutte le strutture operanti nel settore alberghiero e turistico ricettivo. L’obiettivo è presentare ai fruitori della rete le eccellenze nei vari settori presenti in ogni Paese del mondo. Ogni area geografica esprime eccellenze uniche legate al territorio, cultura, storia e tradizione, i fattori di ricchezza che noi promuoviamo. Ogni partner, sia esso professionista, imprenditore o artigiano riceve una card d’ingresso personale con il logo del partner e di Prestige, che può essere realizzata per tutti i clienti, divenendo così un valido strumento operativo e di fidelizzazione. Tutti gli operatori, presenti nel nostro portale, avranno dedicata una pagina web con tutte le informazioni necessarie per essere individuati e contattati. Nel settore della comunicazione lavoriamo in collaborazione con Luxe Advertising ed abbiamo realizzato una struttura operativa per la comunicazione aziendale e di prodotto, relativa a pubblicità, corporate image ed azioni di web personal-reputation. Cosa mi dice invece di PClub? Per ultimo, ma non per ordine d’importanza, abbiamo creato PClub, dedicato ad un numero ristretto di soci selezionati tra professionisti, imprenditori, uomini d’affari, finanzieri, banchieri e manager che hanno l’esigenza di entrare a far parte di un esclusivo mondo di vantaggi. PClub realizza così un mondo fatto su misura per ognuno dei nostri soci, un mondo unico ed esclusivo sia che si tratti di business, di tempo libero o di puro appagamento. PClub propone tre card differenti, riservate alle specifiche esigenze di ogni socio: Gold, Platinum e Black, con costi e vantaggi differenti. Per concludere, quando partiranno questi progetti? La fase organizzativa è già definita, le strutture operative hanno collaudato i sistemi. Insomma, tutto è stato avviato. |
i servizi Viaggi Real Estate Translation Trasporti Sicurezza Concierge Eventi Comunicazione
www.prestigeinternationalservices.com
in collaborazione con www.luxadvertising.it
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Boffi
75 anni di qualità e design
Nata nel 1934 come azienda familiare, oggi è una realtà di livello internazionale specializzata nella realizzazione di bagni e cucine di pregio. Con 70 punti vendita monomarca in 58 Paesi, porta il made in Italy in tutto il mondo testo a cura della Redazione
Un design di qualità applicato all’arredamento di bagni e cucine. Partendo da questo spirito e da questa filosofia imprenditoriale, l’azienda Boffi ha costruito una storia di successo, passando dall’essere una semplice azienda familiare a un vero e proprio brand internazionale presente con 70 showroom in tutte le principali città europee. La storia dell’azienda inizia nel 1934 quando Piero Boffi lasciò la ditta Caproni per fondare una sua azienda artigiana. Negli anni Cinquanta i figli Dino, Paolo e Pier Ugo entrano nell’azienda e iniziano a sviluppare le intuizioni del padre e legano indissolubilmente l’anima creativa dell’impresa a quella produttiva e tecnologica. In particolare sarà Dino a inaugurare la collaborazione con progettisti colti e seguaci del modernismo. Il nuovo corso dell’azienda comincia 22
Storie di successo alla fine degli anni Ottanta, quando Piero Lissoni e Roberto Gavazzi si affiancano a Paolo Boffi. “L’azienda ha lavorato per conquistarsi nuovi spazi di mercato e posizionarsi nella fascia alta del mondo delle cucine e dei bagni – racconta Roberto Gavazzi, amministratore delegato di Boffi. Ci siamo consolidati nel mercato italiano e a partire dagli Anni Novanta ci siamo aperti al fronte internazionale attraverso i negozi monomarca. Questo ci ha permesso di avere molta visibilità e di rafforzare il marchio. Non solo, abbiamo puntato sull’estensione del brand Boffi nel bagno, un settore che ai tempi era a bassa competizione. Abbiamo lanciato i negozi monomarca cucine e bagni ottenendo un’ottima risposta da parte della clientela. Oggi abbiamo 70 negozi, 20 sono propri dell’azienda e 50 franchising. Dieci sono in Italia e 60 tra Europa, Asia e Stati Uniti. Complessivamente distribuiamo in 58 Paesi”. La crescità del Gruppo è avvenuta perseguendo la costante della territorialità, senza delocalizzazioni. “Per quanto ci riguarda tendiamo a produrre e gestire all’interno della nostra fabbrica tutte le lavorazioni e le attività a maggior valore aggiunto e di maggior complessità – prosegue Gavazzi. I principi strategici individuati nel passato continuano a definirsi e a crescere anche oggi, parlo di una strategia che punta sulla qualità e sull’alta gamma”. Forti di questi due pilastri Boffi sta aff rontando il periodo critico con “la giusta combinazione di qualità, design e prezzo”, senza dimenticare l’importanza della manodopera, della distribuzione, di prodotti efficienti e soprattutto lavorando “in sinergia con il territorio”. Un punto fermo nella storia dell’azienda è caratterizzato dai designer; prima Luigi Missoni, poi Antonio Citterio e dal 1989 Piero Lissoni, hanno segnato le collezioni di Boffi. “La collaborazione con i designer è importantissima – prosegue l’amministratore delegato. Noi abbiamo avuto la fortuna di avere sin dall’inizio Piero Lissoni come art director, è con noi da 23 anni e il suo valore aggiunto è stato determinante anche nei confronti degli altri designer, da lui coordinati e che con lui trovano la giusta soluzione per lo sviluppo del prodotto”. E per il futuro Boffi ha pronta una sfida sul fronte dell’offerta, per ampliare la 23
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Boffi è presente in 58 Paesi complessivamente con 70 negozi, 20 dell’azienda e 50 in franchising. Dieci sono in Italia e 60 tra Europa, Asia e Stati Uniti. L’azienda ha fatturato nel 2008, 70 milioni di euro. Per il futuro punta a raggiungere quota 100 milioni gamma dei prodotti: “Vorremmo crescere su un’altra gamma che oggi incide soltanto per l’1% del nostro fatturato, quella dei sistemi di interpareti, porte e armadi, una categoria di prodotti che riteniamo possa avere un alto potenziale di crescita”. La sfida di Boffi si gioca anche sui numeri con l’obiettivo di crescere soprattutto all’estero, ed eventualmente acquisendo e allargandosi ad altre aziende, come spiega 24
Gavazzi: “Il nostro è un mercato formato prevalentemente da piccole aziende (che arrivano anche a 10 milioni di fatturato) che si trovano a gestire un prodotto estremamente complesso, con margini non alti, di qualità. Non escludiamo di poter crescere anche comprando altri. Per il futuro tendiamo verso un fatturato di 100 milioni di euro”. Oggi il fatturato di Boffi supera i 70 milioni di euro, di cui 73% cucine, 27%
bagno, 1% sistema. “Per il 2009 - conclude Gavazzi - prevediamo un calo del 15/20 per cento a causa della crisi”. |
Dove tuona un fatto, siatene certi, ha lampeggiato un’idea. Ippolito Nievo
www.boffi.com
Nuova BMW Serie 5 Gran Turismo 530d 535i 550i
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Piacere di guidare
DA QUANDO NON PROVI L’EMOZIONE DI UNA PRIMA VOLTA? NUOVA BMW SERIE 5 GRAN TURISMO. d’eccellenza, e una posizione di guida piÚ alta per viaggi piÚ confortevoli. Il massimo dell’eleganza e della dinamicità incontra un livello di comfort mai raggiunto prima nella nuova BMW Serie 5 Gran Turismo, pronta a portarvi oltre l’ordinario.
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novembre - dicembre 2009
Cittadini
della tecnologia Un’azienda che ha sempre puntato sull’innovazione e su prodotti hi-tech nella produzione di tutti i tipi di rete per la pesca, l’agricoltura, l’industria. Poi l’evoluzione anche con fi lati tecnici per il tessile e l’alta moda. Storia di un’impresa bresciana che ha puntato sulla tradizione familiare e sul costante miglioramento per superare le crisi conquistandosi un posto in prima fi la nel mercato testo di Desirèe Cividini
Dalla pesca all’alta moda, c’è un unico fi lo che lega il percorso della Cittadini Spa di Paderno Franciacorta, in provincia di Brescia: si chiama tradizione intrecciata con innovazione e da tre quarti di secolo è alla base del successo della storica società franciacortina. Società la cui storia si identifica con quella della lavorazione della rete, che ha caratterizzato nel tempo il territorio del lago d’Iseo, diventando fattore determinante della sua economia, della cultura e del costume dei suoi abitanti. Fondata nel 1933 da Cesare Cittadini, l’azienda ha sviluppato negli anni un’ eccezionale tecnologia e un esclusivo know how nella produzione di tutti i tipi di reti con nodo e senza nodo, destinati alla pesca, all’acquacoltura, all’antinfortunistica, all’agricoltura, ad usi tecnici e industriali. Inoltre, grazie all’inserimento degli impianti di torcitura, la società ha creato altre linee di prodotti: cucirini industriali per pelletteria, calzature ed abbigliamento, fi lati tecnici per tessiture e nastrifici. Reti e filati che, valorizzati con uno straordinario know how del colore, hanno ottenuto risultati di eccellenza, conquistando anche le più sofisticate nicchie dell’alta moda. Da una piccola azienda, cresciuta anche grazie al lavoro artigianale delle “donne del lago” che per anni hanno annodato le reti da pesca, si è sviluppata la Cittadini Spa, affermatasi sul mercato come leader europea di settore, superando le crisi del tessile grazie all’innovazione costante e alla strategica collaborazione con Istituti universitari nel campo delle nano e biotecnologie. Ma alla base del successo di questa società c’è sempre la famiglia che da settantacinque anni ne tiene le redini; oggi, alla sua guida ci sono Giovanni e 26
Storie di successo
famiglia Cittadini, fondatori della Cittadini Spa
la moglie Pia Aina, con i figli Cesare, Marco, Paola, a cui va il merito di aver innovato, con orgoglio, coraggio e passione, il tradizionale core business della rete: una testimonianza di un positivo passaggio generazionale, con l’apporto di nuove competenze, energie ed entusiasmo, finalizzati ad ulteriori ambiziosi traguardi condivisi. Una famiglia unita, raccolta intorno a una forte identità imprenditoriale, tesa al mantenimento del bene d’impresa, come risposta al dovere etico di responsabilità sociale di contribuire al benessere della società. In questo contesto di valori si colloca anche la speciale attenzione che la società ha sempre riservato per il lavoro femminile e la famiglia. “Convinti che le donne in azienda e nei luoghi di lavoro sono una risorsa preziosa e creano valore per la crescita e lo sviluppo dell’impresa e della società - spiega Pia Cittadini, amministratrice della società - abbiamo attuato politiche aziendali all’avanguardia orientate alla valorizzazione delle competenze femminili e all’applicazione di buone prassi di conciliazione tempi famiglia-lavoro per le nostre collaboratrici”. E questa particolare disponibilità si è rivelata vincente: i risultati ottenuti con le best practices sono stati largamente positivi sia all’interno dell’azienda, dove
sono migliorati i legami, il clima e l’efficienza produttiva, sia all’interno delle famiglie delle dipendenti, dove sono migliorate la vita di coppia e la genitorialità. Le dipendenti madri, infatti, libere di fare le loro scelte di vita e di realizzarsi compiutamente, sono rientrate dopo la maternità e rimaste al lavoro con maggiore serenità e motivazione, riducendo le assenze e i conseguenti costi di turn over. La politica family-friendly dell’azienda ha permesso, inoltre, di mantenere un patrimonio di professionalità e di agevolare progressioni di carriere che hanno creato valore per l’impresa, oltre naturalmente gratificazione personale delle interessate. Sensibilità e sostegno per le donne sono stati dimostrati anche nell’ambito della solidarietà internazionale, dove la Cittadini Spa ha partecipato alla realizzazione del progetto “Reti di solidarietà femminile”, ideato e proposto da Pia Cittadini e attuato con il coordinamento della fondazione Giuseppe Tovini di Brescia. Due gli obiettivi principali del progetto: sostenere lo sviluppo della zona costiera di Rameswaram in India, colpita dallo tsunami, con un’attività produttiva integrante la risorsa fondamentale della pesca e migliorare le condizioni socio-economiche
delle donne di quella comunità, attraverso l’insediamento di un retificio meccanico per la produzione di reti da pesca. A beneficiare dell’iniziativa sono state una cinquantina di donne vedove che lavorano nella nuova fabbrica e altrettanti nuclei familiari per la confezione delle reti a domicilio, da rivendere ai pescatori. “La nostra azienda - spiega Pia Cittadini - ha messo gratuitamente al servizio del progetto il proprio know how della lavorazione della rete, coinvolgendo i dipendenti nella formazione dei tecnici indiani nella sede di Paderno e nell’avviamento degli impianti del retificio in loco”. Un modo per portare in giro per il mondo quella “fi losofia della rete” che consente alla Cittadini di creare valore e sviluppo sociale, nel segno della tradizione, innovazione e solidarietà: “Tutti i nodi sono punti di forza e tutte le maglie si rafforzano lavorando insieme”, vale a dire “centralità e valorizzazione della persona , condivisione degli obiettivi, sostegno solidale e responsabile”. |
Le cose migliori si ottengono solo con il massimo della passione. Johann Wolfgang Goethe
www.cittadini.it
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Pneumax
la capacità d’investire in tempo di crisi Dalla Bassa Bergamasca ai mercati internazionali, puntando su Ricerca e Sviluppo per battere la concorrenza e dimostrarsi sempre competitivi. Come dimostra, nell’anno della crisi, l’ampliamento ecosostenibile dell’area produttiva e il mancato ricorso agli ammortizzatori sociali testo di Desirèe Cividini
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Storie di successo
Ritratto d’azienda
Roberto Bottacini, presidente di Pneumax Spa
Ricerca e sviluppo. Sono i due pilastri attorno ai quali la Pneumax ha costruito il suo successo, conquistando nel tempo una posizione di primo piano nel panorama mondiale della componentistica per l’automazione pneumatica. Fondata nel 1976 da Giuseppe Beretta e Roberto Bottacini, l’azienda oggi si estende su una superficie di 75 mila metri quadrati. Siamo nel complesso industriale di Lurano, nella Bassa Bergamasca, cuore e anima di Pneumax: qui trovano posto macchine e attrezzature di ogni tipo, utili a produrre tutti i componenti necessari alle linee di assemblaggio, le quali, distinte per famiglie di prodotti, sono in grado di montare e collaudare ogni giorno migliaia di componenti finiti. I numeri parlano di un gruppo in costante crescita a capo di ventisei società, delle quali sei contribuiscono attivamente alla produzione, mentre le restanti si occupano della commercializzazione del prodotto. E anche in tempi di crisi l’ascesa del gruppo, che sta lavorando per implementare
La storia di Pneumax ha inizio nel 1976 con un capitale sociale di 900.000 lire, ma già nel volgere di brevi anni diventa evidente la necessità di una aumentata disponibilità di risorse per far fronte agli investimenti richiesti dalla crescita della giovane società: l’8 luglio 1980 il capitale sociale venne così aumentato a 80.000.000 di lire, attingendo a riserve patrimoniali societarie, ovvero destinando a capitale sociale la totalità degli utili formatisi nel corso dei primi, duri anni di attività. Da qui in poi la strada è tutta in salita: al giro di boa dei primi vent’anni di attività, testimoni di un successo nazionale ed internazionale, i soci di Pneumax s.r.l. rinnovarono il proprio impegno personale e gli sforzi tesi a garantire una ancor più solida base propulsiva per quella che sarebbe stata la dirompente crescita degli anni successivi e, ancora una volta rinunciando ad ogni forma di remunerazione personale del proprio capitale di rischio, deliberarono nel 1996 l’aumento del capitale sociale a 2.000.000.000 di lire, trasformando Pnmeumax da società a responsabilità limitata a società per azioni, con la denominazione di “Pneumax S.p.A.” Infine, nel corso del 2001, nella prospettiva di una meditata strutturazione del Gruppo per l’ingresso della seconda generazione dei membri delle famiglie dei fondatori e al tempo stesso per consentire una gestione sempre più efficiente delle attività del Gruppo, nasce Pneumax Holding S.p.A., società Holding del Gruppo Pneumax, con un capitale sociale di 1.200.000 euro. Dal 2001 al 2008 compreso, anche la Società Pneumax Holding S.p.A. ha visto crescere velocemente la propria patrimonializzazione, passando da 21,8 milioni di euro dell’esercizio chiuso al 31 dicembre 2001 a 30,3 milioni di euro del 2008.
ulteriormente la gamma di produzione, non si arresta ed è testimoniata dalla recente inaugurazione del nuova ala dello stabilimento di Lurano, dove lavorano 280 dipendenti: l’inaugurazione completa l’opera, iniziata nel 2000, di trasformazione dell’azienda da media impresa a player internazionale, capace di operare in tutti i settori industriali e in tutto il mondo. In esso verranno concentrate tutte le attività legate alla produzione, liberando nel contempo altre aree da destinare alle macchine da produzione e agli assemblaggi. “Stiamo sopportando questa fase di crisi mondiale senza affanni, senza aver fatto ricorso ad ammortizzatori sociali e, pur con cali di fatturato notevoli, senza danneggiare né collaboratori interni, né i principali fornitori né, specialmente, gli investimenti” - ha dichiarato il presidente, Roberto Bottacini, il quale ha anche ricordato il processo di espansione dell’azienda bergamasca che non si è fatta spaventare dalla crisi mondiale in atto. “Nel 2009 – ha aggiunto il 29
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Impianto fotovoltaico Sul tetto del nuovo stabile è stato installato un impianto fotovoltaico di circa 2.900 metri quadri per la generazione di corrente elettrica, costituito da un film di silicio amorfo ed in grado in un anno di contribuire alle necessità dell’azienda per un 15% del suo fabbisogno, il che corrisponde ad una minore emissione di CO2 in atmosfera, pari a 166.000 kg annui.
presidente - a parte la realizzazione del nuovo stabilimento, sono stati acquistati ed acquisteremo macchine utensili, attrezzature hardware e soft ware, stampi plastica e quanto necessario per i nuovi prodotti, per un valore complessivo di 1,9 milioni di euro. Abbiamo a disposizione un mercato ancora ampio da aggredire e conquistare e, malgrado questa crisi, siamo convinti di avere ottime carte in mano da giocare. Le fi liali italiane ed estere e tutti i concessionari hanno la marcia innestata, il piede sulla frizione ed il motore a pieni giri, quando si spegneranno i semafori della crisi saremo pronti a scattare, forti della nostra maturità tecnologica e dei nuovi prodotti che stiamo proponendo”. L’obiettivo è essere portabandiera di quel “Made in Italy” che secondo il presidente del gruppo dovrebbe essere condiviso da tutte le aziende italiane “in qualunque campo operino, per ritrovare quel primato tecnologico che è alla nostra portata”. Ed è stata proprio quell’attenzione costante alla qualità e all’innovatività dei prodotti che ha permesso a Pneumax di scrivere una storia di successo: “Il futuro 30
del Gruppo Pneumax – dichiara il presidente Bottacini - è non a caso nel proprio passato, da sempre caratterizzato dalla tenace convinzione che le risorse debbano essere prioritariamente destinate agli investimenti, alla crescita e, dunque, allo sviluppo, volàno a propria volta di benessere, sia nel più ristretto contesto aziendale che nel più diff uso contesto locale e sociale”. |
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Dell’Orto un’azienda a tutto gas
Dal cuore della Brianza all’India, Cina e Brasile. Con un fatturato di oltre 60 milioni di euro e circa 380 dipendenti, l’azienda leader nella produzione di componenti per l’alimentazione dei motori lancia nuove sfide al mercato puntando su qualità hi-tech e stile Made in Italy testo di Laura Di Teodoro
La capacità d’innovare senza dimenticare il legame con le proprie origini. Con questo spirito l’azienda brianzola Dell’Orto Spa sta affrontando la sfida di questi mesi. L’impresa di Cabiate, presente sul territorio dal 1933, è leader nel settore dell’alimentazione dei motori; oggi è operativa anche in India dove collabora per la produzione della vettura Tata Nano. Forte di un fatturato di circa 60 milioni di euro e di un organico di 380 persone, la Dell’Orto sta puntando a nuovi mercati quali Cina e Brasile. I tre fondatori, i fratelli Luigi, Piero e Giuseppe Dell’Orto misero a punto i primi carburatori per i grandi nomi dell’industria motociclistica come Guzzi, Benelli, Piaggio e Aprilia. “L’azienda è nata nel 1933 - spiega Andrea Dell’Orto, vicepresidente esecutivo e direttore commerciale – esclusivamente per la produzione nazionale di carburatori per motocicli e due ruote. Negli anni ‘60, con la seconda generazione, la Dell’Orto ha iniziato a sviluppare carburatori anche nel settore automobilistico, per le vetture Alfa Romeo, Lotus e Ford Inglese. Il primo grande cambiamento è avvenuto alla fine degli anni ‘80 grazie al boom del sistema di iniezione e l’uscita di scena del carburatore. Così è nato una nuo32
vo componente per i motori a iniezione, il corpo farfallato. Negli anni ‘90 il nuovo sistema di iniezione viene utilizzato anche nelle moto per migliorare le emissioni. Successivamente abbiamo esteso l’attività dal mondo dell’automotive, al settore recreational e a quello delle applicazioni garden e industrial”. Attualmente l’azienda lavora anche per i motori Diesel di nuova generazione (Euro 4 - Euro 5) fornendo componenti quali corpi farfallati e valvole EGR, dove sono impegnati con primarie aziende come Fiat Powertrain Technologies, Renault, VM Motori, IVECO e General Motors. Dell’Orto S.p.A. ha sempre seguito i cambiamenti del mercato, adeguandosi ed innovandosi nelle soluzioni e nei prodotti, diventando così azienda leader nel settore. Per questo motivo il reparto Ricerca e Sviluppo ricopre un ruolo centrale e fondamentale: “Il settore conta un organico di 60 ingegneri – spiega l’ingegner Dell’Orto – ed è dotato di sofisticati e moderni laboratori”. Lo stabilimento di Cabiate, unica sede produttiva in Italia, è totalmente integrato a livello produttivo. In un’unica struttura infatti sono incorporate tutte le fasi del processo di produzione tra cui la
Storie di successo
fonderia di pressofusione, lavorazioni meccaniche, assemblaggio, torneria e galvanostegia ed attrezzeria. Un’accelerata nella crescita dell’azienda è arrivata, nel corso degli anni, grazie alla spinta del settore sportivo: “Siamo sponsor delle più importanti manifestazioni nazionali e internazionali del mondo dei motori. Partendo dalla fondazione abbiamo vinto 450 titoli mondiali tra piloti e team sia nel mondo delle due ruote che nel mondo kart. È un settore in cui crediamo molto. Oggi siamo presenti: nei team Aprilia Racing per il motomondiale 125 e 250; nel mondiale Superbike con Aprilia e BMW; nel campionato del mondo motocross con Aprilia e tutta la parte di Kart a livello europeo e mondiale; nel Trial; per le quattro ruote siamo presenti con la BMW nel campionato WTCC nel team Italy-Spain di Alex Zanardi”. La crisi che sta segnando questo 2009 non ha lasciato indenne Dell’Orto S.p.A. che è riuscita, comunque, ad attutire il colpo grazie ai prodotti nuovi e al fattore dell’internazionalizzazione, come spiega l’ingegner Dell’Orto: “Grazie soprattutto ai motori diesel abbiamo risentito della crisi in maniera meno forte rispetto ad altri. Non solo, la presenza di un nostro stabilimento in India ci ha permesso di aprirci ad un nuovo mercato, raggiungendo risultati positivi. Dell’Orto India Private Limi33
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in questa pagina sopra: Gli uffici commerciali sotto: Andrea Dell’Orto, vicepresidente esecutivo e direttore commerciale di Dell’Orto
Andrea Dell’Orto, vicepresidente esecutivo e direttore commerciale di Dell’Orto
Lo stabilimento di Cabiate, unica sede produttiva in Italia, è totalmente integrato a livello produttivo. In un’unica struttura infatti sono incorporate tutte le fasi del processo di produzione tra cui la fonderia di pressofusione, lavorazioni meccaniche, assemblaggio, torneria e galvanostegia e attrezzeria ted infatti, dal 2008, produce corpi farfallati per la vettura Tata Nano”. Complessivamente il 60% del fatturato è frutto delle vendite sui mercati esteri. E per il futuro i confini dell’azienda sembrerebbero voler ampliarsi: “Puntiamo molto sull’internazionalizzazione; tra fine 2010 e inizio 2011 vorremmo avviare sempre più intensamente anche la nostra presenza in Cina e valutare la possibilità di sbarcare anche sul mercato del Brasile per sfruttare le potenzialità di quei mercati. Sarà difficile arrivare ai livelli degli anni passati in quanto nel settore automotive ora come ora c’è una sovracapacità. Dobbiamo lavorare su prodotti e mercati nuovi, serve innovare e lavorare sull’efficienza. Crediamo molto nell’internazionalizzazione perché permette di creare un valore aggiunto e crescere sempre con continuità”. |
Una persona ragionevole adatta se stessa al mondo esterno. Una persona irragionevole adatta il mondo esterno a se stessa. Sono gli irragionevoli che fanno il progresso. George Bernard Shaw www.dellorto.it
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Since 1902 La prima organizzazione fra imprenditori sorta in Italia
CONFINDUSTRIA MONZA E BRIANZA RIANZA
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In primo piano
squadra
FARE la vera sfida delle aziende lombarde Parola di Alberto Barcella, neopresidente di Confi ndustria Lombardia, che sottolinea l’importanza di fare sistema e di camminare lungo la strada della competitività attraverso innovazione, qualità e internazionalizzazione testi di Laura Di Teodoro fotografie Matteo Mottari
Una nuova sfida da vincere nel segno dell’innovazione e della coesione. Una sfida rivolta alle 15mila imprese lombarde da Alberto Barcella, nuovo presidente di Confindustria Lombardia per il quadriennio 2009-2013. Consapevole del periodo delicato e delle difficoltà economiche che molte aziende stanno attraversando, Barcella chiede agli imprenditori lombardi di continuare a camminare sulla strada della competitività, dell’internazionalizzazione e dell’innovazione di idee e prodotti per “non tornare indietro”. Nel giro di pochi mesi è passato dalla presidenza di Confindustria Bergamo a Confindustria Lombardia in un periodo difficile per l’economia lombarda. Come affronta questa sfida? Con un forte spirito di servizio nei confronti degli associati, con pazienza, in un momento difficile come questo, con l’obiettivo di riuscire a rappresentare nel miglior modo possibile gli interessi della categoria. Arrivo alla presidenza di Confindustria Lombardia nel periodo peggiore. Siamo tutti chiamati, istituzioni e
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società, a lavorare nella direzione di una maggiore coesione per cogliere tutte le opportunità e le occasioni di una possibile crescita. Perché questo si realizzi è necessario che tutti si rendano conto che i tempi di ripresa saranno lunghi, che saranno necessari sacrifici da parte del sistema industriale ma non solo. Questi sacrifici infatti dovranno essere supportati dal sistema creditizio che non dovrà far mancare il credito alle aziende che, seppure in difficoltà, hanno una prospettiva di uscita. Purtroppo i lavoratori pagheranno un prezzo molto alto in tutta questa vicenda perché mentre si prospettano deboli segnali di ripresa, alcune aziende sono obbligate ad adeguare il proprio organico e la propria struttura a una situazione di mercato instabile. Il tessuto imprenditoriale ed economico lombardo è costituito soprattutto da piccole e medie imprese. Una caratteristica che ha permesso a questa regione di crescere negli anni ma che oggi, alla luce della crisi, potrebbe rappresentare un freno.... Una volta si diceva che “piccolo è bello” oggi si tende a dire che essere troppo piccoli non permette di cogliere le sfide lanciate dall’economia globale. Non tutte le aziende sono condannate a crescere ma è fuori dubbio che quanti vogliono cimentarsi sul mercato globale, non volendosi accontentare di condizioni di nicchia marginali, devono avere una dimensione critica sufficiente per mirare a innovazione e
“Per andare avanti è necessario innovarsi e saper rischiare. Viviamo in un mondo in cui si sono affacciati competitor estremamente agguerriti perché arrivano da situazione di disagio economico. Gianfelice Rocca, vicepresidente di Confindustria, li chiama “concorrenti che hanno la pancia vuota” e per questo motivo si presentano sul mercato con una maggior aggressività in termini di prezzi e idee, disponibilità al cambiamento e al sacrificio”
Assemblea generale di Confi ndustria Bergamo L’assemblea generale di Confindustria Bergamo che si è tenuta lo scorso 21 settembre ha visto la partecipazione del Presidente di Confi ndustria, Emma Marcegaglia. Nel corso dell’incontro, a cui hanno partecipato tra gli altri, il Presidente di Confindustria Bergamo, Carlo Mazzoleni, Alberto Bombassei, Vice Presidente di Confindustria; Raffaele Bonanni, Segretario Nazionale della CISL, Carlo Dell’Aringa, Professore ordinario dell’Università cattolica di Milano,
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Marcello De Cecco, Professore ordinario della Scuola Normale Superiore di Pisa, Luigi Abete, Presidente di Assonime, Corrado Faissola, Presidente dell’ABI, lo stesso Mazzoleni ha posto l’accento sulla necessità di “osare, sperimentare e chiamare a raccolta il territorio” per reagire alla crisi. Nella sua relazione introduttiva, il presidente di Confindustria Bergamo ha ricordato l’impegno dell’associazione nel mettere in campo iniziative riguardanti soprattutto il
credito alle imprese e ha sottolineato le possibilità offerte dal progetto di rilancio della Valle Seriana. Da parte sua la Marcegaglia ha evidenziato la necessità di una maggior collaborazione tra parti sociali e governo chiedendo, soprattutto, ‘’attenzione agli ammortizzatori sociali, alla decontribuzione dei salari e a un’ulteriore detassazione del secondo livello. Il credito di impresa per la ricerca non puo’ essere bloccato e il credito di imposta per il sud
In primo piano
La carriera Alberto Barcella è nato a Bergamo nel 1955. Dopo la laurea in Ingegneria Chimica entra nell’azienda di famiglia; parallelamente alla crescita della sua impresa, oggi fortemente internazionalizzata, aumenta anche l’impegno nel sistema Confindustria. Past President di Confindustria Bergamo nel periodo 2005-2009 e Vicepresidente di Confindustria Lombardia nel quadriennio 2005-2009, attualmente Barcella è membro della Giunta di Confindustria e del Comitato tecnico Education di Confindustria e Presidente della commissione per i rapporti con la scuola e la formazione professionale.
internazionalizzazione. Senza giocare sul mercato mondiale e senza la possibilità di investire in innovazione (di prodotto, di processo e di approccio nei mercati, di servizi nei confronti dei clienti), non può esistere competizione. Viviamo in un mondo in cui si sono affacciati competitor estremamente agguerriti perché
arrivano da situazioni di disagio economico. Gianfelice Rocca, vicepresidente di Confindustria, li chiama “concorrenti che hanno la pancia vuota” e per questo motivo si presentano sul mercato con una maggior aggressività in termini di prezzi e idee, disponibilità al cambiamento e al sacrificio. Noi abbiamo la pancia pie-
deve andare avanti’’. Parlando della difficoltà delle imprese di ottenere crediti dalle banche, Emma Marcegaglia ha ricordato che “il 20 per cento delle imprese bergamasche ha problemi di accesso al credito, e sono proprio quelle piccole, quelle più bisognose di sostegno” e per superare
na grazie soprattutto ai nostri padri e ai nostri nonni ma adesso dobbiamo essere consapevoli del fatto che determinati standard di benessere vanno mantenuti e non dati per scontati. Per mantenerli dobbiamo dare qualcosa di più, essere più competitivi e innovativi altrimenti siamo destinati a morire.
la crisi sarà “sempre più necessaria l’operazione di aggregazione” soprattutto per le piccole imprese. | www.unindustria.bg.it
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Alberto Barcella, nuovo presidente di Confindustria Lombardia per il quadriennio 2009-2013 nella sede milanese dell’associazione
Dare qualcosa di più significa anche rischiare di più. Quanto la componente del rischio viene considerata dal mondo imprenditoriale? Chi gestisce un’impresa è spesso chiamato ad aff rontare sfide quotidiane per garantire la sopravvivenza della propria azienda. Questo comporta la capacità di riuscire ad anticipare il movimento della società. Si tratta di un rischio che deve essere corso perché non esiste nulla di sicuro. Naturalmente in un contesto come quello odierno si tratta di un rischio molto più alto. Proprio per questo motivo non è sufficiente che a rischiare siano solo gli imprenditori; la stessa società deve fare la sua parte cercando di essere meno “conservativa”. Quali saranno i punti principali del suo programma? Un’associazione come Confindustria Lombardia si pone come obiettivo principale l’interlocuzione con l’ente Regione Lombardia. Ci occuperemo delle tematiche di competenza della Regione: infrastrutture, politiche della formazione, aspetti di carattere ambientale ed energetico e questioni legate al lavoro e welfare. È prioritario il tema di Expo 2015, centrale per Milano e per la Lombardia. Confindustria deve guardare con molta attenzione quello che si sta costruendo per l’esposizione del 2015, soprattutto alla luce delle ricadute che questo può avere per il territorio e per ambiti come il turismo. 40
Uno dei nodi cruciali sarà sicuramente quello delle infrastrutture, dalle strade agli aeroporti. Come si muoverà? Le infrastrutture sono indispensabili per restare in un’economia globale. Spesso l’impegno e i sacrifici messi in campo dagli imprenditori per la competitività delle proprie aziende non sono sufficienti se al di fuori ci sono diseconomie che rallentano e rendono più difficile il lavoro, tra queste va considerato il tema delle infrastrutture e della mobilità. Ci sono una serie di opere che sono all’inizio della realizzazione o in avanzata fase di progettazione, mi riferisco a BreBeMi, Pedemontana e Tangenziale esterna di Milano. Non solo, c’è un’altra questione che sarà affrontata da Confindustria Lombardia, si tratta degli aeroporti. Sul territorio abbiamo scali quali Malpensa, Linate, Orio al Serio a Bergamo e Montichiari. Non possiamo non considerare anche gli aeroporti oltre il confine lombardo, vedi Verona, Torino e Venezia. È indispensabile un coordinamento tra tutte queste realtà perché, soprattutto per gli aeroporti, ci vuole una politica di maggior respiro. Oltre alla Regione Lombardia, come si porrà nei confronti dei sindacati? Le tematiche sindacali non sono di stretta competenza delle federazioni regionali se non per quanto riguarda tematiche legate al welfare. Il dialogo sarà comunque aperto con tutti, anche con
Approfondimenti i sindacati. Il nostro compito è quello di fare sintesi tra le varie territoriali per far emergere un’unica voce dell’imprenditoria lombarda. Dobbiamo salvaguardare gli interessi delle nostre imprese ed essere portatori delle loro necessità nei confronti del nostro sistema, dei cittadini e delle istituzioni. Quale obiettivo si pone per questo suo nuovo mandato? Costruire una certa continuità rispetto alla mia precedente azione in Confindustria Bergamo, lavorando per una coesione tra forze sociali della nostra regione e per mettere in atto un cambiamento del sistema. Nel caso specifico, reagire alla crisi. Oggi non riusciamo probabilmente a renderci conto della portata di questa crisi, lo capiremo solo tra qualche anno quando la guarderemo in una prospettiva storica. Per riuscire ad affrontare questa grande sfida dobbiamo essere compatti, non dobbiamo assolutamente litigare tra di noi, un vizio che ci trasciniamo da troppo tempo. I politici molto spesso perdono di vista le questioni essenziali e sprecano un sacco di energia in uno sterile conflitto partitico. Lei ha portato questo principio della coesione nel progetto Valle Seriana. Un progetto che può essere esportato anche in altre realtà a livello lombardo? Il progetto Valle Seriana è attuabile se esistono le condizioni territoriali di un sentire comune. Non ho l’ambizione così alta di riuscire a realizzare questo modello anche in Lombardia. Ma cercherò sicuramente di dare il mio contributo affinché ci possa essere una crescita culturale verso una condivisione di interessi, stemperando eventuali contrapposizioni e facendo in modo di alzare lo sguardo verso i veri problemi. Cercherò di difendere gli interessi delle imprese e di chi vi lavora. Se salviamo le imprese magari trasformandole, riplasmandole continueremo a dare un contributo fondamentale alla ricchezza economica e sociale di questa regione. La Lombardia può avere un ruolo di laboratorio dove sperimentare collaborazioni e iniziative che possono diventare un modello per tutto il Paese. Il tema della formazione rappresenta un’altra sfida per aziende e imprenditori che sono chiamati a dotarsi di nuovi strumenti e idee. Come affrontarla? L’innovazione nasce dalla conoscenza. La scuola e la formazione in senso lato sono fondamentali soprattutto per la riqualificazione di chi esce dal mondo produttivo perché non più adeguato alle richieste. In futuro ogni Paese potrà essere considerato economicamente forte solo se saprà essere innovativo e sarà in grado di trasferire le idee tramite le imprese sulla società. La formazione è un problema fondamentale per il benessere di un paese. |
Assemblea generale dell’Associazione Imprenditori di Monza e Brianza
Oltre mille persone hanno assistito lunedì 12 ottobre, all’Assemblea generale dell’Associazione Imprenditori di Monza e Brianza, alla quale sono intervenuti: il Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi; il Presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia; il Ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi e il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. Hanno svolto inoltre un intervento di saluto il Presidente di Confindustria Lombardia, Giuseppe Fontana e gli esponenti delle istituzioni locali. I lavori sono stati aperti dalla relazione del Presidente di Confindustria Monza e Brianza, Renato Cerioli. Nell’ambito dell’Assemblea, sono stati attribuiti i consueti riconoscimenti agli imprenditori associati. Le medaglie d’oro al merito industriale sono state attribuite a: Luigi Maggioni, Unimec spa di Usmate; Bruno Marchetti, CBM srl di Carugate; Laura Missaglia, SCOB srl Lissone; Martino Zanotta, Zanotta spa Nova Milanese; Roberto Colombo, ACSM-AGAM spa Monza. Il Premio alla longevità imprenditoriale è stato attribuito a: Boldrocchi srl per il Centenario di fondazione, a Canali spa, Fedeli Luigi & Figlio srl per il 75° e Sacma Limbiate spa per i 70 anni dalla fondazione. |
www.aimb.it La società non può sussistere tra coloro che sono sempre pronti a danneggiarsi e a farsi torto l’un l’altro. Adam Smith www.confindustria.lombardia.it
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E’ tempo di Snow
Sulle cime delle Dolomiti la crisi non si è fatta sentire. Al contrario i numeri di arrivi e presenze aumentano. Sarà per la vicinanza, per i paesaggi unici offerti da un territorio dichiarato da poco Patrimonio dell’Unesco, sarà per un modo di fare turismo costruito sul “fare sistema”, sulla collaborazione tra territorio, enti e “addetti ai lavori”. Sta di fatto che i risultati parlano chiaro con 2,5 milioni di arrivi, 11 milioni di presenze e più di 4 milioni di ski pass venduti nella scorsa stagione sciistica. Sono i numeri registrati da Dolomiti SuperSki, uno dei più grandi comprensori sciistici del mondo che si estende tra l’Alto Adige, il Trentino e il Bellunese. L’organizzazione Dolomiti Superski è formata da un consorzio rappresentato dai soci titolari di uno o più impianti a fune di vario tipo, attori protagonisti per il buon funzionamento della macchina turistica. Gerhard Vanzi, direttore Marketing di Dolomiti SuperSki, responsabile per il coordinamento e il funzionamento del sistema skipass e nella pianificazione strategica di marketing ci racconta il dietro le quinte di questo mondo. Qual è l’area coperta da Dolomiti SuperSki? Il nostro perimetro di azione abbraccia tre province: Bolzano, Trento e Belluno; complessivamente 12 zone sciistiche, partendo da Cortina d’Ampezzo fino ad arrivare a Civetta, per un totale di 1.200 km di piste, di cui 500 direttamente collegate 42
Mktg
tra loro, le altre attraverso servizi di skibus. Dolomiti SuperSki esiste dal 1974; il nostro obiettivo è quello di creare le giuste premesse per rendere la pratica dello sci divertente e salutare, off rendo un servizio di qualità e ben strutturato. Il servizio prestato da Dolomiti SuperSki consiste nell’offerta di un pass unico che consente l’accesso a 450 impianti di risalita. Quali sono gli ingredienti che permettono alla vostra struttura di vincere su tutti i fronti dell’offerta turistica? Primo tra tutti è il “prodotto” stesso (le Dolomiti), un prodotto di qualità, completo di impianti all’avanguardia, piste innevabili quasi al 100 per cento e di tutta una serie di servizi che rendono l’offerta ampia e di livello. A livello di marketing, dal 1974 ad oggi abbiamo mantenuto una certa coerenza nella volontà di puntare e concentrarci sull’essenza stessa della nostra marca, su messaggi chiari quali “Dolomiti, una montagna di piaceri”. Sul territorio infatti si può trovare un’ampia gamma di strutture e di offerte, che varia dalle pensioni e piccoli alberghi a conduzione familiare, agli agriturismi provvisti di ricche attività alternative, ai masi immersi nella natura, ai tradizionali bed&breakfast che off rono caratteristici soggiorni in paesaggi fiabeschi circondati da prati, malghe e boschi. E poi gli alberghi, da quelli attrezzati per le famiglie fino ai lussuosi hotel 5 stelle con eccezionali SPA. Inoltre, tantissime strutture
Storia di copertina
Il caso Dolomiti SuperSki. Con 2,5 milioni di arrivi, 11 milioni di presenze e più di 4 milioni di ski pass venduti nella scorsa stagione sciistica, uno dei più grandi comprensori sciistici del mondo si appresta a compattere la sfida dell’inverno 2009-2010. A colpi di marketing testo di Laura Di Teodoro fotografie archivio Dolomiti SuperSki
sono vicine alle piste, come ad esempio le caratteristiche baite ed i tipici rifugi che si contraddistinguono per essere piccoli, armoniosi, accoglienti e rustici e permettono di iniziare una giornata sugli sci in modo semplice, veloce e diretto. Come sintetizzerebbe il vostro modo di far turismo? Continuiamo a puntare sul binomio qualità e innovazione che si traduce nella capacità di unire le forze di tutti i soggetti per essere più efficaci sul mercato. Pur essendo divisi su tre province, il modello di Dolomiti Superski si presenta compatto e forte in Italia e all’estero. Ogni anno, inoltre, mettiamo in campo continui investimenti volti a migliorare l’offerta, per aggiungere più valore al prodotto percepito dal cliente. Come si struttura il vostro modello organizzativo? Abbiamo riunito in un’unica organizzazione i 140 gestori degli impianti di risalita con l’obiettivo di razionalizzare il processo di sviluppo e andare a risparmiare sulle singole azioni. Questo ha portato le
nella doppia di apertura vista sulle dolomiti in qiesta pagina Ortisei di sera
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società da una parte a collaborare per quanto riguarda il servizio stesso Dolomiti Superski-Pass e dall’altro ha avviato una sana concorrenza, non di prezzo ma sulla qualità del servizio. Gli introiti del singolo gestore infatti aumentano solo se aumenta il numero delle persone trasportate. Gli effetti positivi sono molteplici tra cui: impianti più confortevoli e piste innevate al cento per cento. Cosa significa fare marketing per una realtà come Dolomiti Superski? A livello organizzativo, come direzione generale, concentriamo le risorse in un’unica direzione e riusciamo ad essere efficaci sul mercato. Le società spendono meno e il risultato è ottimo. I nostri mercati di riferimento sono: l’Italia, con una percentuale di turisti pari al 60 per cento e la Germania per il 25 per cento. Il restante 15 per cento è rappresentato dal resto dell’Europa, fi no all’Inghilterra. Ha parlato di collaborazione e di un certo “fare sistema” con gli enti del territorio. Come si snoda questo gioco di squadra? L’80 per cento circa del marketing viene gestito direttamente da noi. Per la parte legata ai pacchetti turistici collaboriamo con le APT locali e i Consorzi turisitici che rappresentano il settore alberghiero, per proporre tutte le promozioni di inizio e fine stagione. Creiamo pacchetti ad hoc per le famiglie, gruppi e singoli, che comprendono alloggio, skipass, noleggio attrezzatura e scuola di
in questa pagina sopra: Snowpark e sci twin tip sotto: Val Gardena – Baita con Sassolungo, Cinque Dita e Grohmann
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“Abbiamo riunito in un’unica organizzazione i 140 gestori degli impianti di risalita con l’obiettivo di razionalizzare il processo di sviluppo e andare a risparmiare sulle singole azioni. Questo ha portato le società da una parte a collaborare per quanto riguarda il servizio stesso Dolomiti Superski-Pass e dall’altro ha avviato una sana concorrenza, non di prezzo ma sulla qualità del servizio”
Storia di copertina
Ritratto azienda
Gerhard Vanzi, Direttore Marketing Dolomiti Superski
Da 35 anni, Dolomiti Superski è sinonimo di sviluppo continuo nel campo dell’offerta sciistica. La qualità del servizio è costantemente al centro dell’attenzione, e ciò è dimostrato dal fatto, che le 12 zone sciistiche investono continuamente molte risorse nell’ammodernamento degli impianti di risalita, nell’adattamento delle piste e nell’ottimizzazione degli impianti di innevamento programmato. Il risultato è uno standard altissimo in termini di confort, di sicurezza e di sciabilità, a prescindere dalle condizioni di innevamento naturale. Per garantire tutto questo, le 12 zone sciistiche del Dolomiti Superski, si impegnano al massimo.La preparazione e la manutenzione delle piste avviene giornalmente con grande attenzione: di notte sono impegnati 300 gatti delle nevi, che lavorano instancabilmente fino a quando le piste non raggiungono la perfezione per il giorno successivo. Dai primi di dicembre fino ad aprile, Dolomiti SuperSki garantisce piste perfettamente innevate anche grazie al fatto che il 90% delle piste da sci si trova ad un’altitudine tra i 1.500 m ed i 3.269 m del ghiacciaio della Marmolada. Ciò significa sciare in alta quota in un ambiente alpino eccezionale, con condizioni di innevamento di prim’ordine. Anche quando la neve naturale si fa attendere, gli impianti di innevamento programmatogarantiscono una preparazione perfetta delle piste. Quasi il 100% dei 1.200 chilometri di piste, ovvero 1.100 km, dispongono infatti di impianti di innevamento programmato, che assicurano una sciabilità perfetta.
sci per chi vuole. La squadra di lavoro, da sempre aperta a tutti gli Enti del territorio, è ben rodata e funziona da più di 13 anni. Lavoriamo anche con le Province per quanto riguarda la promozione all’estero.
Quanti turisti arrivano sulle Dolomiti? Nell’ultimo anno abbiamo registrato 2,5 milioni di arrivi, 11 milioni di presenze e abbiamo venduto 4 milioni di ski pass. Devo dire che le ultime sei stagioni, in particolare l’ultima, sono state da record.
Quali canali di comunicazione e promozione vengono utilizzati? Facciamo due campagne televisive nei due mercati principali in Italia e in Germania. In Italia inoltre, da ottobre a dicembre, abbiamo da sempre uno spazio su Meteo Rai, una finestra che, oltre a darci un’ottima ed efficace visibilità, evita l’affollamento pubblicitario. Sono inoltre molto importanti le radio, gli uffici stampa e naturalmente la rete: cerchiamo di convogliare i contatti sul nostro sito internet, www.dolomitisuperski.com, il canale privilegiato per organizzare la vacanza. Il sito esiste dal 1996, anno in cui venne presentato ufficialmente in Russia; ogni anno contiamo una media di 5 milioni di visite e 2 milioni di utenti unici.
La crisi finanziaria non ha inciso quindi? Paradossalmente la crisi ci ha fatti crescere. Gli italiani hanno diminuto i viaggi oltre confine privilegiando e riscoprendo il proprio territorio. Le Dolomiti off rono soluzioni per tutte le tasche e questo ci ha permesso di arrivare a numeri così importanti. La realtà di Dolomiti SuperSki è un esempio di eccellenza sul fronte del turismo, un modello da esportare. Cosa manca ad altre realtà per fare del turismo un vero e proprio valore aggiunto per l’economia del territorio? Manca la mentalità di fare sistema. La montagna è fatta di servizi alle persone, di prodotti da presentare nel modo più omogeneo possibile. |
Quando iniziate a organizzare le campagne pubblicitarie? Iniziamo a novembre dell’anno prima. In questo periodo, ad esempio, stiamo cominciando a lavorare alla stagione 2010-2011. Quali sono le principali novità per questo 2009-2010? Abbiamo arricchito la nostra offerta aprendoci al Freestyle che vede crescere di anno in anno il numero di appassionati, soprattutto tra i ragazzi. Sul territorio gestito da Dolomiti Superski ci sono 20 snow park di cui alcuni molto grandi. Qui sarà protagonista il “Drop In“ Freestyle Day con i maestri specializzati nel freestyle di 23 scuole di sci e snowboard che guideranno e insegneranno le teniche e i segreti di questa pratica, soprattutto sul fronte della sicurezza. Si inizia da metà gennaio 2010: due volte alla settimana ci sarà un Freestyle Day nei 20 snowpark del Dolomiti Superski, e precisamente ogni mercoledì per chi è in vacanza tutta la settimana ed ogni sabato per chi fa il fine settimana.
Il singolare paesaggio dolomitico suscita emozioni soggettive: l’alpinista vi scorge l’invito ad una scalata avventurosa; l’esteta gode nel gioco di luci ed ombre; il geologo vi sente l’immensità del tempo trascorso durante l’incessante evoluzione del nostro pianeta... Hermann Frass www.dolomitisuperski.com
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Energie rinnovabili
Competitività e sostenibilità la strada innovativa dell’energia per le imprese
Rispetto per l’ambiente, elevato livello di servizi e promozione di comportamenti positivi e responsabili: le linee guida della strategia di ABenergie per conquistare il mercato, anche in chiave business. Il presidente Alessandro Bertacchi racconta la fi losofia dell’azienda e fa una panoramica su un settore complesso in cui la liberalizzazione offre la possibilità di scelta e di maggiori risparmi. Ma il primo vero risparmio è abbattere gli sprechi testo di Laura Di Teodoro foto di Matteo Mottari
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Rispetto per l’ambiente, promozione di comportamenti responsabili e vendita a fi liera corta sul territorio lombardo. Un tridente su cui opera ABenergie, società grossista-trader di energia elettrica presente sul mercato dal 2006. Come spiega il presidente, Alessandro Bertacchi, la società ha infatti portato sul mercato il concetto di “vendita a fi liera corta”, ergo la possibilità di off rire la garanzia di scegliere energia verde certificata e generata, in questo caso, dalla centrale idroelettrica Italgen presente sul territorio dove vive il cliente stesso. La liberalizzazione ha vivacizzato la concorrenza. Sono oltre 1,2 milioni le imprese che hanno deciso di cambiare fornitore di energia. La concorrenza è alta, come differenziarsi sul mercato? Come spesso succede in ogni mercato, anche in quello dell’energia la liberalizzazione è avvenuta per gradi. Inizialmente solo le imprese di grandi dimensioni hanno potuto scegliere di acquistare energia sul libero mercato, in seguito è stata data la possibilità alle aziende di media grandezza ed infine alle più piccole. Solo da poco è stato liberalizzato anche il mercato “domestico”. La ratio secondo la quale la liberalizzazione deve avvenire gradualmente è quella di tutelare i clienti con minore ac-
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cesso alle informazioni e minori strumenti di analisi. La normativa prevede inoltre delle tutele differenti a seconda della tipologia di cliente. Oggi per differenziarsi sul mercato occorrono prezzi competitivi e offerte in grado di caratterizzarsi sulle altre.
viene offerto ai “grandi” clienti. Questo comporta un grande sforzo di marketing relazionale che ci sta premiando. La conferma ci arriva dall’assoluta fidelizzazione dei nostri clienti che grazie all’entusiasmo del loro passaparola ne adducono altri. In
Vorremmo sensibilizzare e indirizzare le aziende al concetto secondo cui risparmio energetico non significa esclusivamente risparmio economico, ma soprattutto salvaguardia del mondo: le fonti energetiche sono infatti esauribili. Investire in energie rinnovabili non può e non deve essere sufficiente Quali sono queste caratteristiche per ABenergie? Il rispetto per l’ambiente, la promozione di comportamenti positivi e responsabili e un elevato livello di servizio nei confronti del cliente. Per quanto riguarda il primo aspetto, grazie ad un accordo con la società Italgen appartenente al Gruppo Italcementi, e in particolare alla sensibilità di Giuseppe De Beni, Consigliere Delegato di Italgen, siamo in grado di fornire energia che proviene da fonti rinnovabili vicine al territorio. Proprio perseguendo la logica della territorialità abbiamo portato il concetto di “vendita a fi liera corta” sul territorio lombardo. Questo significa offrire al nostro cliente la garanzia di scegliere energia verde certificata e generata dalla stessa centrale idroelettrica Italgen presente sul territorio dove vive il cliente stesso. Con la fi liera corta generiamo un rapporto biunivoco e diretto tra l’energia prodotta e messa in rete e i certificati RECS che certificano che l’energia è prodotta da fonte rinnovabile. Per ABenergie il concetto di fi liera corta è sintetizzato nel pay-off del proprio brand: “L’energia più vicina è sempre più verde”. A questo uniamo la massima attenzione verso la promozione di tutti quei comportamenti responsabili volti alla difesa dell’ambiente, dai piccoli gesti alle azioni che consentono di sprecare meno, senza dimenticare che “la prima energia da fonte rinnovabile è quella non consumata”. Per arrivare alla consapevolezza del risparmio e del rispetto si deve partire prima di tutto dalla scuola, dall’educazione delle nuove generazioni. Il secondo punto che ci contraddistingue è l’elevato livello di servizio offerto ai clienti. L’obiettivo è quello di mettere a disposizione dei “piccoli” clienti, un servizio che normalmente
ogni fattura, ABenergie mette il nome e i contatti del referente dedicato al singolo utente: la nostra forza sta infatti proprio nel fare in modo che ogni singolo utente diventi abituale cliente. Parliamo del binomio energia e risparmio per le imprese. Dove si “spreca” di più oggi? Se da una parte le grandi aziende stanno ponendo molta attenzione verso questo tema, le piccole e medie imprese sono quelle che sicuramente vanno sensibilizzate. La risorsa energetica per chi non è “energivoro” (ovvero colui per cui il costo dell’energia non è uno dei costi principali), non è mai stata presa in considerazione. Vorremmo sensibilizzare e indirizzare le aziende al concetto secondo cui risparmio energetico non significa esclusivamente risparmio economico, ma significa soprattutto salvaguardia del mondo: le fonti energetiche sono infatti esauribili. Investire in energie rinnovabili non può e non deve essere sufficiente. Questi tipi di energie non potranno mai essere il 100 % dell’energia prodotta, soprattutto per le tecnologie presenti oggi, considerate “non programmabili”. Un sistema elettrico infatti deve poter far affidamento su una serie di produzioni programmabili. Entro la fine del 2009 avete in progetto di aprire una società dedicata alla ricerca e sviluppo per la produzione di energia da fonte rinnovabile e per migliorare l’efficienza energetica.... E’ il grande obiettivo che ci siamo posti. Siamo partiti con ABenergie, società grossista-trader di energia elettrica. Abbiamo già costituito una holding propedeutica allo sviluppo del gruppo che si chiama
Energie rinnovabili
Alessandro Bertacchi, presidente di ABenergie in varie situazioni nella centrale idroelettrica Italgen di Vaprio D’Adda
Gruppo Aperion, (con un capitale sociale di un milione di euro interamente versato) a cui abbiamo ceduto ABenergie. Le altre due società che nasceranno saranno dedicate rispettivamente alla produzione di energia da fonte rinnovabile e alla ricerca e sviluppo. Per la prima, è già in stato molto avanzato il progetto di un parco fotovoltaico da un mega nella provincia di Bergamo e stiamo costruendo un progetto simile del triveneto. Contiamo invece di costituire la società che si occuperà di ricerca e sviluppo entro la fine del 2009. Recentemente abbiamo adottato un’area di 450mila metri quadri di boschi, nella zona della Valle Seriana (Bergamo). Il nostro obiettivo è quello di renderlo un polmone per Bergamo; ci occuperemo della tutela e della manutenzione di questo patrimonio, per poi arrivare a creare una società che lo gestisca, reinvestendo tutti i profitti nella ricerca e nello sviluppo delle fonti rinnovabili. Coinvolgeremo le scuole, faremo percorsi didattici e di volta in volta individueremo partner che ci aiuteranno in questo progetto. Inoltre dal 10 novembre siamo già operativi nella nuova sede del gruppo nel centro di Bergamo per essere sempre più vicini ai nostri clienti e per offrire una struttura sempre più efficiente. Dove opera oggi ABenergie? Operiamo prevalentemente nella provincia di Bergamo, anche se abbiamo clienti già in più di 50 province italiane. Per l’anno 2010 l’obiettivo di espansione coinvolgerà principalmente le province di Brescia, Verona, Milano, Monza e Brianza, Lecco, Como e Varese. Nonostante la crisi l’Italia paga ancora un costo dell’energia elevato. Quale strada bisognerebbe percorrere per risolvere questo problema? Uno dei motivi principali per cui abbiamo un costo così alto è legato alla dipendenza dell’Italia da altri Paesi per gas e petrolio. La situazione non è così ad esempio in Francia e Germania. La strada da percorrere per risolvere questo problema è l’ottimizzazione dell’efficienza energetica e il conseguente incremento del risparmio energetico.
Lei è passato dalle risorse umane al mondo dell’energia. Cosa unisce e cosa differenzia questi due mondi? Il denominatore comune è la liberalizzazione del mercato. Ho iniziato ad occuparmi di risorse umane nel momento in cui si stava cominciando a parlare di liberalizzare il mercato, e stava per entrare in vigore la legge sul lavoro interinale. Ho aperto prima una società di ricerca e selezione e successivamente una società di lavoro interinale di cui oggi rimango azionista. Solo in seguito mi sono dedicato sempre di più al mondo dell’energia perché ho ritenuto che in quell’ambito ci fosse molto da esplorare: l’energia mi è parsa l’occasione per poter intraprendere un percorso nuovo, con la possibilità di creare, sviluppare e portare avanti valori come la responsabilità ambientale e la diff usione e promozione di comportamenti positivi. | La natura non fa nulla di inutile. Aristotele
www.abenergie.it
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novembre - dicembre 2009
Moda & Biz
il lato femminile di una start up di successo Intervista a Chicca Lualdi vincitrice del premio Fashion Incubator della Camera Nazionale della Moda. La stilista racconta i primi passi del suo marchio BeeQueen e delle qualità necessarie per emergere a cominciare dal giusto canale distributivo testo di Desirèe Cividini - foto di Matteo Mottari
Visone ed organze, nuance impalpabili e una parola che è il leitmotive di tutte le collezioni: femminilità. E’ questo che Chicca Lualdi, designer emergente creatrice del marchio BeeQueen, vuole raccontare attraverso gli abiti e gli accessori da lei ideati. Ma dietro ad un mondo che nasce da un’ispirazione di un’eleganza che rimanda ad una donna delicata, quasi eterea, c’è un progetto imprenditoriale costruito passo dopo passo attraverso perseveranza, forza di carattere e voglia di emergere. Perché prima ancora di essere dei creativi, bisogna saper essere degli imprenditori. Il suo mondo è quello della moda, campo nel quale opera come imprenditrice e come designer. Quando e come è nata la sua passione per questo settore? Il mio è stato un percorso particolare, in quanto ho iniziato ad avvicinarmi al mondo della moda già durante il mio percorso di studi. Mi sono infatti laureata in Economia con una tesi sulla strategia distributiva nel settore moda: da qui è iniziata la mia esperienza lavorativa in grandi aziende del settore tra cui Itierre, Aeffe ed Etro, che mi ha permesso di conoscere ed entrare in contatto con quelli che sono i processi che regolano l’industria della moda. Queste opportunità di lavoro hanno fatto nascere in me la voglia di approfondire la conoscenza di questo mondo attraverso gli studi di design a New York che oggi, insieme all’esperienza 50
maturata in queste grandi aziende, mi permettono di avere una conoscenza a trecentosessanta gradi di questo settore. Qual è l’esperienza particolare che ha fatto nascere in lei la voglia di creare un marchio tutto suo? Quali sono le principali difficoltà che ha dovuto affrontare? Durante gli studi tra Milano e New York e le esperienze lavorative nelle grandi industrie della moda sentivo crescere in me il bisogno di esprimere la mia creatività, caratteristica che per altro fa parte dell’ambiente in cui sono cresciuta, in quanto mio nonno ha fondato una delle più rinomate aziende di design. Ho fatto miei alcuni degli strumenti appresi durante il mio percorso lavorativo e ho cercato di costruire una strada tutta mia, creando una linea d’abbigliamento che esprimesse in modo coerente la mia passione per i colori e il mio amore per i bei tessuti. Alla creatività ho unito la voglia di mettermi in gioco e mi sono lanciata in una sfida del tutto nuova, forse la più difficile al giorno d’oggi: diventare un’imprenditrice.
Lady economy
Chicca Lualdi, designer emergente e creatrice del marchio BeeQueen
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Business&Gentlemen
novembre - dicembre 2009
La sua crescita professionale è stata possibile grazie al progetto Regeneration, il fashion incubator promosso dalla Camera Nazionale della Moda Italiana, che ha previsto uno spazio apposito nell’ambito di Milano Moda Donna, in cui alcuni fra gli stilisti selezionati hanno potuto presentare a un platea internazionale i loro lavoro. Quanto è importante la promozione di iniziative di questo tipo? Essere tra i vincitori del progetto Fashion Incubator 2008 ha rappresentato per me e per la mia carriera una vera e propria chiave di svolta, perché mi ha dato l’opportunità di conoscere gli interlocutori giusti, fondamentale per riuscire ad affermarsi in un settore come quello della moda. Questo progetto mi ha quindi permesso di realizzare il mio sogno e cioè di avviare la costruzione della mia microimpresa. Iniziative di questo tipo sono importantissime, 52
in quanto off rono agli stilisti emergenti non tanto l’opportunità di sfi lare per una stagione, quanto piuttosto la possibilità di iniziare a costruire le basi della propria carriera nel mondo della moda. Nel caso specifico del progetto promosso dalla Camera Nazionale della Moda Italiana ai vincitori viene data l’opportunità di presentarsi al mercato e di trovare, come nel mio caso, produttori che hanno apportato risorse economiche per avviare anche importanti partnership. Come mai in Italia è così difficile affermarsi per un giovane designer? E cosa consiglierebbe a chi sta cercando di farsi strada? Oggi le difficoltà maggiori che un giovane può incontrare lungo il suo percorso in questo settore riguardano la carenza di produttori in grado di accordargli fiducia ed investire su di lui. In pochi ci riescono, soprat-
Lady economy
“Essere tra i vincitori del progetto Fashion Incubator 2008 ha rappresentato per me e per la mia carriera una vera e propria chiave di svolta, perché mi ha dato l’opportunità di conoscere gli interlocutori giusti, fondamentale per riuscire ad affermarsi in un settore come quello della moda” tutto se si punta in alto, in quanto i produttori sono abituati a lavorare con grandi aziende dai grandi numeri. Ogni giovane creativo prima di avviare un progetto personale nell’industria della moda deve quindi avere i propri canali commerciali e una capacità di produzione: in caso contrario si crea una certa diffidenza da parte dei buyers ad appoggiare i marchi giovani. Ecco perché oggi come oggi per andare avanti non basta essere bravi e creativi. Bisogna saper essere, prima di tutto, imprenditori. Su cosa bisogna puntare oggi per riuscire ad emergere in un settore altamente concorrenziale come quello in cui lei opera? Quale crede che sia la sua carta vincente? Quello che serve è una profonda conoscenza del settore e, come dicevo, la capacità di saper coniugare la creatività alle esigenze del mercato. Ci deve essere una corrispondenza precisa tra il prodotto e il contesto nel quale viene lanciato: la moda è sogno, emozione, ma un designer non dovrebbe dimenticare che non bisogna mai troppo discostarsi da quella che è la quotidianità. Con la mia collezione io presento capi portabili, attraverso i quali cerco di esprimere emozione ma anche comfort e benessere per chi li indossa. C’è inoltre da dire che quello che stiamo vivendo è un momento particolare: questa crisi, che ha colpito anche l’industria della moda, sta portando i consumatori finali ad essere sempre meno interessati al logo e sempre più interessati alla qualità. Quindi questo potrebbe essere il momento più opportuno per farsi conoscere per chi come me sente di avere qualcosa da proporre sul mercato. Quali sono i suoi progetti e gli obiettivi futuri? Oggi il mio primo obiettivo è crescere con questa collezione. L’entusiasmo che da sempre accompa-
gna questo progetto è tanto, così come la voglia di dedicarmi in modo totale alla mia linea. E’ un percorso difficile, però, che non consente distrazioni: stiamo crescendo stagione dopo stagione e il brand ha ottenuto importanti riconoscimenti e notevole attenzione da parte dei buyers. Ma per rimanere sul mercato oggi bisogna continuare a fare sforzi notevoli, cercando di offrire qualità a prezzi concorrenziali. Una sfida non certo facile, ma che ho intenzione di affrontare così come ho fatto fino ad oggi, fiera nel mio piccolo di portare il Made in Italy in giro per il mondo e di offrire lavoro a lavoratori italiani, mantenendo la produzione del nostro Paese. A mio modo sto dunque contribuendo a realizzare quello che è un mio grande desiderio: quello di rilanciare il Made in Italy famoso in tutto il mondo. Per questo mi auguro che sempre più aziende facciano un passo indietro, riuscendo a riportare i laboratori nella nostra Penisola. | Se una donna è mal vestita si nota l’abito, se è vestita impeccabilmente si nota la donna. Coco Chanel www.beequeen.it
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novembre - dicembre 2009
Moderni uffici a Silicon Valley
Italia chiama Usa
un ponte verso
Silicon Valley Innovazione e tecnologie, quattro grandi aziende italiane dialogano con il piĂš grande polo hi-tech degli Stati Uniti per realizzare nuovi progetti e opportunitĂ di business a cura della Redazione 54
uno dei momenti del convegno promosso dalla fondazione politecnico di Milano
Progetti innovativi
Fabio Violante, co-fondatore e amministratore delegato di Neptuny
Fabio Violante
Unire capitali americani con la creatività e l’innovazione “Made in Italy” e creare un contatto permanente tra la realtà di Silicon Valley, cuore dell’hi-tech mondiale, e le tante eccellenze presenti nel nostro Paese. Un duplice obiettivo ambizioso e un’opportunità da cogliere per chi vuole fare impresa nel segno dell’innovazione e della tecnologia. Un obiettivo possibile grazie all’accordo (presentato nelle scorse settimane al Politecnico) stretto fra la Fondazione Politecnico di Milano, Acceleratore d’Impresa del Politecnico e la Mind the Bridge Foundation, un’iniziativa no profit che si propone di promuovere una nuova imprenditorità italiana, favorendo la creazione di canali che possano agevolare la nascita e lo sviluppo di Innovazione tecnologica. Il nuovo ponte nato tra Italia e Silicon Valley permetterà a quattro aziende italiane di trasferirsi in California nel giro di un anno per poi essere ospitate nel “Plug & Play Tech Center” di Sunnyvale, la più brillante struttura privata di incubazione della Silicon Valley per usufruire delle infrastrutture e dei servizi di incubazione. Da una parte la fondazione Mind the Bridge fornirà servizi manageriali e di consulenza a valore aggiunto e dall’altra “Plug & Play Tech Center” fornirà le infrastrutture che saranno poi a carico dell’azienda. Un progetto che diventa
Poco meno di un anno fa è stato indicato dal Corriere della Sera come uno dei 30 imprenditori italiani più innovativi sotto i 50 anni. Fabio Violante, co-fondatore e amministratore delegato di Neptuny (fondata da tre docenti del Politecnico di Milano, si è sviluppata all’interno dell’Acceleratore d’impresa), ha iniziato la sua carriera professionale come consulente, gestendo con successo numerosi progetti nell’area della progettazione di architetture informatiche per importanti clienti. Nel 2000 ha fondato la società Neptuny sulla base di idee emerse durante gli studi nell’ambito della consulenza e di soluzioni software per l’ottimizzazione di infrastrutture IT.“Neptuny vanta già alcuni importanti clienti negli Stati Uniti, fra i quali Expedia, il popolare sito di viaggi – racconta Violante -. Inoltre il mercato americano si sta dimostrando particolarmente interessato alle soluzioni Neptuny per la razionalizzazione e l’ottimizzazione delle infrastrutture IT. Per seguire meglio la crescita della nostra clientela americana, abbiamo deciso di aprire una sede nella Silicon Valley. Questa scelta ci consente di partecipare a un ecosistema di partner e fornitori specializzati, e avvalerci di professionalità manageriali nei settori dello sviluppo, del marketing e della vendita del software tipiche di quell’area”. L’iniziativa della Fondazione del Politecnico di Milano e di Mind the Bridge Foundation ha permesso alla società di Violante di “velocizzare e semplificare il percorso, mettendo a disposizione un network di persone molto competenti, di partner per gli aspetti logistici e di occasioni di confronto con persone di altissimo valore ed esperienza, con un’ottima comprensione sia del mercato americano che di quello italiano”. 55
Business&Gentlemen
novembre - dicembre 2009
Leandro Agrò Poco meno di un anno fa è stato indicato “Il punto non è il talento o la produzione di innovazione: in Italia siamo maestri. Il punto semmai è uscire dal garage e fare azienda”, parola di Leandro Agrò, innovatore seriate, interaction designer ed esperto di usability, amministratore delegato di Widetag Inc., società californiana da lui co-fondata. Agrò vanta un profilo che integra ingegneria, design e management e un’esperienza decennale nella progettazione di interfacce di ultima generazione (web, medicale, mobile). Nel 1997 ha vinto l’Apple Design Project per la sua attenzione e promozione di nuove tecnologie connesse allo sviluppo del Web 2.0. Leandro Agrò, originario di Agrigento, ha iniziato la sua carriera in uno studio grafico in una mansarda nella sua città natale, alle prese con “il web della prima ora”. Nel 2000 ha fondato la sua prima società, la Altoprofilo SpA, a cavallo tra Milano e Boston. Ha lavorato per clienti come:H3G, BPM, eBiscom, Banca Intesa, Fiat, Enel, Pirelli, Tele-
com Italia, UniCredito, CartaSI, Generali, Orange, SmartWorlds ed altri. Nel marzo 2008 ha fatto partire in California la sua startup, Widetag che segue l’evoluzione dell’Internet degli oggetti (Web 3.0). L’obiettivo del lavoro del giovane innovatore è quello di “integrare le macchine nelle reti sociali che le persone hanno costruito sul web 2.0”. “Internet degli oggeti è la prossima onda – spiega Agrò -, la prossima grande occasione. Servirebbe una mobilitazione nazionale su questi tempi perchè un po’ come quando è cominciato il web 2.0 solo molto più grande. Possiamo attendere che l’onda maturi e questo farebbe di noi dei meri utilizzatori di tecnologie sviluppate da altri oppure gettarci nelle onde fallire in una serie di casi ma avere anche alcuni successi ovvero alcune tecnologie IOt che sono parte del panorama globale e detto tra noi sino a quando non saremo pronti a fallire non saremo pronti a vincere”. Il vero ponte tra Italia e Silicon Valley, secondo Agrò, potrebbe essere quella ricetta tutta sua fatta di cervelli italiani che rimangono in Italia e capitali ame-
Marco Palombi, il fondatore di Tipic, da cui è nata Splinder, la principale piattaforma per blog in Italia
Marco Palombi La storia professionale di Marco Palombi è legata a doppio filo con Tipic, la società da lui fondata e da cui è nata Splinder, ergo la principale piattaforma per blog in Italia. Tipic nel 2006 è stata acquistata da Dada Spa, società collegata al gruppo Rizzoli Corriere della Sera e solo un anno dopo Palombi, con altri imprenditori italiani, ha fondato First Generation Network, iniziativa senza fini di lucro volta a sviluppare e favorire la cultura d’impresa e l’imprenditoria in Italia. Marco Palombi, napoletano, ha ricoperto dal 1991 incarichi da manager presso 56
Leandro Agrò, innovatore seriate, interaction designer ed esperto di usability, amministratore delegato di Widetag Inc., società californiana da lui co-fondata
ricani con i piedi ben saldi in Silicon Valley. “L’Italia non può illudersi che basti essere un popolo di naviganti ed inventori. Anche perché se per navigare lo si prende con l’accezione moderna che significa andare in giro per l’oceano dei contenuti della Rete, essere il paese senza flat e con poca banda larga, davvero non aiuta. Certo gli inventori ci sono ancora, ma spesso sono costretti ad emigrare in Silicon Valley e quindi è lì che bisogna andare a cercare gli inventori italiani.” |
la sede francese di Procter&Gamble e la sede milanese di McKinsey&Co.. Nel 1995 è stato nominato Direttore Vendite per il Sud America, con base in Brasile, per Comau Spa, produttore italiano di attrezzature per l’automazione industriale. Ha fondato Tipic Inc. nel 2001 con l’intento di promuovere la nuova visione di un web popolato e vitale. L’avventura di Palombi sul ponte Italia-Silicon Valley è iniziata nel 2006 grazie a un incontro con l’ambasciatore americano in Italia, Ronald Spogli, incuriosito dalla storia del giovane. “In Italia – racconta Palombi - nessuno dell’establishment ufficiale si era accorto della storia di imprenditorialità che c’era stata dietro Tipic/Splinder, quindi mi aveva fatto un certo effetto l’invito dell’ambasciatore. Mi ricordo che ero anche un po’ preoccupato da un contatto con la politica, perchè di politica non ne avevo/ho mai fatta. Una delle cose delle quali andavamo fieri, fra quelli che hanno creato Tipic/Splinder, è di esserci fatti da soli, senza aiuti di nessuno, tantomeno dalla politica. Quell’incontro mi ha chiarito le idee; l’ambasciatore Spogli è una persona che ha avuto successo da solo, e che mi sembrava genuinamente interessato allo sviluppo di una sana imprenditorialità in Italia. Questo mi ha convinto a presentare all’Ambasciatore altri giovani che avevano avuto successo nei business innovativi in Italia. Alcuni di questi hanno presentato altri, e alla fine sono nate le video chat di Face2Face dell’Ambasciata Americana, First Generation creata con Michele Appendino, la conferenza 1GN a Villa Taverna, Mind the Bridge creata da Marco Marinucci, BAIA, oltre a start-up come Mikamai, creata da Ivan Vaghi e i suoi soci, che continuano a portare avanti idee e modelli nuovi di imprenditorialità. Ad alcune iniziative ho partecipato con qualche idea; altre iniziative sono nate spontaneamente dalla voglia di allargare i propri orizzonti oltre il panorama italiano”. |
Progetti innovativi anche uno stimolo per il settore della ricerca: “Oggi l’Italia sul fronte della tecnologia non è al centro dei mercati internazionali – ha detto Giampio Bracchi, Presidente della Fondazione Politecnico di Milano – e soprattutto le piccole imprese hanno bisogno di un sostegno e di un aiuto per partire. L’Acceleratore d’Impresa è nato proprio con l’obiettivo di incoraggiare lo sviluppo dell’imprenditoria innovativa e per offrire alle start-up le infrastrutture e i servizi necessari alla loro crescita. Grazie alla collaborazione con Mind the Bridge è stato fatto un passo ulteriore nella direzione della Silicon Valley. Cervelli italiani e marketing americano, speriamo che siano questi gli ingredienti di una formula di successo per molti dei nostri ragazzi, che ancora credono nel sogno americano e nei valori legati al lavoro, alla determinazione e al coraggio”. Nel concreto, i quattro progetti potranno sfruttare venture capital americani, pur mantenendo il fattore dell’italianità dato da creatività e innovazione, come ha spiegato il numero uno di Mind the Bridge, Marco Marinucci: “L’obiettivo comune è quello di produrre delle eccellenze a livello internazionale e migliorare la percezione generale della qualità dell’hi-tech Made in Italy. I vincitori della Mind The Bridge business plan competition avranno la possibilità unica di presentare il proprio progetto alla comunità di investitori ed imprese della Silicon Valley competition e riceveranno mentoring da soci di 1GenerationNetwork”. Una volta individuate le idee giuste e interessanti quindi, viene loro dato un aiuto per sbarcare nel mercato internazionale degli investitori, per poi accedere a partnership o investimenti. “Noi li affidiamo a mentori che in 4-5 mesi li aiutano a focalizzare l’idea imprenditoriale e a scrivere un business plan che possa avere maggiori possibilità di successo – spiega Marinucci -. Poi, ad aprile, li portiamo qui e li
Fabrizio Capobianco Ha fondato Funambol nel 2003; si tratta del più grande progetto open source nel mondo wireless e start-up californiana con cuore italiano e capitale americano di cui è Chief Executive Officer. E’ stato recentemente menzionato da American Venture Capital, tra i “top 40 leaders sotto i 40 anni”. Nel 2008 ha lanciato l’idea di una “palestra” in Silicon Valley, denominata Funambol Gymnasium, con l’obiettivo di accogliere imprenditori italiani e creare 100 nuove Funambol. Capobianco è laureato in Ingegneria Informatica e Dottore di Ricerca all’Università di Pavia. Nel 1994 ha fondato, anticipando il fenomeno internet, Internet Graffiti, la prima Web Company italiana. In seguito ha creato la società Stigma Online che sviluppa un software di gestione documentale utilizzato da Novartis, Kraft, Borsa Italiana e Rai. Nel 1999 si trasferisce in Silicon Valley dove lavora per Tibco e poi Reuters, come responsabile dell’headquarter di un prodotto di trading on-line, utilizzato, in Italia, da Fineco e Mediolanum. Nel 2003 ha fondato Funambol.
facciamo incontrare con investitori e società che studiano il piano e valutano su quali investire o stringere partnership”. Una delle prime aziende ad aprire in Silicon Valley, grazie a questo progetto, è Neptuny (fondata da Fabio Violante) che si occupa di ecotecnologie, sviluppa software e fornisce servizi specializzati volti al miglioramento dell’efficienza dei servizi informatici e alla riduzione dei costi. La sede principale è a Milano, all’interno dell’Acceleratore d’Impresa del Politecnico di Milano. La società ha inoltre una sede a Londra e ha appena inaugurato una sede nella Silicon Valley. “Portiamo le aziende che hanno già sviluppato prototipi e sono già mature – spiega Giampio Bracchi -. La ricerca in Italia c’è, è necessario darle un valore economico aiutando chi ha un prototipo valido. Per fare questo gli spin off devono nascere dalle università e dai centri di ricerca. Ci sarebbe bisogno anche di contributi pubblici anche se devo dire che il venture capital italiano si sta riprendendo”. Nel frattempo si cerca di costruire e percorrere un ponte lungo migliaia di chilometri ma su cui, almeno questa è la speranza, si potranno vedere storie di successo, nuove aziende e idee innovative capaci di segnare il presente ma soprattutto il futuro della tecnologia, evitando “la fuga dei cervelli”. |
Abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Steve Jobs www.mindthebridge.org www.polimi.it www.ai.polimi.it
“Gymnasium è figlio di un sogno – spiega Capobianco -, quello di portare la Silicon Valley in Italia. Il probema oggi è che in Italia mancano ancora alcuni tasselli necessari alla creazione di una Silicon Valley tricolore. In primis, i capitali di ventura sono pochi. Io ho raccolto 25 milioni di dollari negli Stati Uniti. In Italia è impensabile. Perché manca la cultura dell’ exit: un venture capital investe per veder rientrare l’investimento entro cinque anni, con gli interessi. Il secondo elemento è di nuovo culturale: il fallimento è inaccettabile in Italia. Chi fallisce viene marchiato per sempre. Un investitore in Silicon Valley investe più volentieri su un imprenditore che è fallito due volte, rispetto a uno che non ci ha mai provato. Il fallimento fa parte del gioco del rischio. I venture capital investono in dieci aziende, confidando che tre abbiano una exit ragionevole, una ‘faccia il botto’ e le altre falliscano. Non c’è niente di male, fa parte di un processo di selezione darwiniano. Si parla di capitali di rischio perché si rischia. Entrambi, investitori e imprenditori”. |
Fabrizio Capobianco, fondatore di Funambo, il più grande progetto open source nel mondo wireless e start-up californiana
Business&Gentlemen
novembre - dicembre 2009
Sintesi
il primo bilancio è già un successo
Un anno fa era un progetto che muoveva i suoi primi passi. Oggi, a soli 12 mesi di distanza, è una realtà che raggruppa già cinque aziende partner ufficiali e che si appresta a concludere altri importanti accordi per moltiplicare l’offerta di servizi a disposizione delle aziende. Nonostante un’annata difficile e segnata dalla crisi, il consorzio Sintesi è riuscito a costruire le fondamenta di una struttura solida proponendosi come solutions provider al servizio delle aziende lombarde. L’idea L’idea di Sintesi è semplice: essere una sorta di consorzio delle opportunità che opera su due fronti: quello delle partnership e quello del mercato. Da un lato il consorzio lavora per costruire nuovi accordi con realtà leader in specifici settori e competenze B2B. Da questo punto di vista l’obiettivo è semplice, creare un network sempre più strutturato, in grado di offrire soluzioni a 360 gradi per il mondo delle imprese: dalla logistica alla consulenza strategica, dalla progettazione alla programmazione software, dai servizi integrati all’outsorcing, dalla certificazione di qualità alla sicurezza. Sull’altro fronte, Sintesi si muove per proporsi come unico punto di riferimento a disposizione delle imprese che 58
Sintesi si muove per proporsi come unico punto di riferimento a disposizione delle imprese che possono affidarsi a un solido interlocutore per ottenere il meglio in svariati servizi, ottimizzando tempi e risorse, lasciando alle imprese la possibilità di concentrarsi sul loro business
Servizi per leTestatina imprese
Il consorzio delle opportunità compie un anno e fa un primo bilancio dell’attività svolta. Già 5 i partner ufficiali coinvolti nel progetto che si propone di offrire soluzioni B2B a 360 gradi: dalla logistica ai servizi integrati, dalla consulenza alla certificazione di qualità, dalla progettazione all’internazionalizzazione. A un anno dalla sua fondazione ecco come è andata
A differenza di un normale consorzio che si muove come un pachiderma, Sintesi ha 4 principi che regolano il suo operato: semplicità, efficienza, professionalità e fiducia. I clienti possono rivolgersi al network per tutta una serie di esigenze complesse e il consorzio pesca all’interno del suo gruppo il partner più adatto a risolvere le esigenze del cliente possono affidarsi a un solido interlocutore per ottenere il meglio in svariati servizi, ottimizzando tempi e risorse, lasciando alle imprese la possibilità di concentrarsi sul loro business. Il meccanismo A differenza di un normale consorzio che si muove come un pachiderma, Sintesi ha 4 principi che regolano il suo operato: semplicità, efficienza, professionalità e fiducia. La
semplicità delle relazioni, affinché il consorzio sia un punto di riferimento, ma lasci poi alle aziende partner il rapporto diretto con i clienti, evitando maggiori complessità, sovrapposizioni e ricarichi di costo. L’efficienza delle soluzioni, perché per essere competitivi i partner devono garantire solo il meglio dei propri servizi per essere garanti della soddisfazione del cliente. La professionalità delle figure coinvolte, affinché le aziende possano trovare risposte compe-
tenti da parte di interlocutori con provata preparazione e costante aggiornamento. La fiducia tra i partner e del cliente, che è il vero collante del consorzio e rappresenta il requisito fondamentale per potersi “affidare” con serenità al mondo Sintesi. Insomma i clienti possono rivolgersi al network per tutta una serie di esigenze complesse e il consorzio pesca all’interno del suo gruppo il partner più adatto a risolvere le esigenze del cliente. 59
Business&Gentlemen
novembre - dicembre 2009 nell’immagine Il logo che rappresenta il consorzio sintesi
I partner Fanno già parte di Sintesi: Eurobica, azienda fondatrice e capofila del consorzio, specializzata nella logistica e nei servizi integrati: consulenza, sicurezza, certificazione qualità, assistenza legale, confezionamento, ecc.
Sintesi è in costante crescita e sono già in corso trattative per chiudere nuovi accordi di partnership che potranno ampliare ancora di più la gamma di servizi e soluzioni per le imprese
Spiralis: società specializzata nella progettazione e messa in opera nel mondo delle centrali idroelettriche e dell’industria meccanica.
Il futuro Sintesi è in costante crescita e sono già in corso trattative per chiudere nuovi accordi di partnership che potranno ampliare ancora di più la gamma di servizi e soluzioni per le imprese. Su questo fronte il consorzio sta per chiudere a brevissimo accordi con un’importante realtà nel mondo della comunicazione e marketing e una società specializzata nell’offerta di progettazione e arredi per l’ufficio. Insomma, la strada da percorrere è ancora lontana, ma i primi passi sono già stati fatti nella giusta direzione. |
X-Log: consorzio specializzato nella logistica integrata, con soluzioni avanzate per tutti gli ambiti della movimentazione, del magazzino e del facchinaggio ADR Italy: realtà di consulenza appositamente creata per il mondo dei trasporti di merci pericolose regolato dagli accordi internazionali ADR. Bridge: società di consulenza specializzata nell’internazionalizzazione d’impresa, import e export, in particolare tra Italia e Romania. 60
La civiltà progredisce aumentando il numero di operazioni importanti che possiamo compiere senza pensarci. Alfred Whitehead www.eurobica.it
Cernobbio - Como 3 - 6 Dicembre 2009
www.luxurylake.com
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novembre - dicembre 2009
Media planning Ritorno alle origini
Nasce Green Media agenzia specializzata nella consulenza per la selezione e la pianificazione pubblicitaria, ma anche nella vendita di spazi adv. Il direttore Clienti, Andrea Salan spiega la fi losofia alla base del progetto che punta al “back to basic” per riscoprire le origini di questo mestiere “Il bene del cliente si raggiunge tramite la conoscenza di tutto quello che al cliente può interessare”. È questa la filosofia che guida il lavoro di Green Media, una nuova ed innovativa struttura di planning e buying con sede a Milano. Avvalendosi di figure con pluriennale conoscenza sia nel mondo della pianificazione e della selezione dei mezzi e dei veicoli, sia nel mondo della vendita di spazi pubblicitari, Green Media sta operando per interpretare il ruolo dell’agenzia “back to basic”, ergo un ”ritorno alle origini, quando le agenzie non erano una società di servizi ma un consulente a 360° nel mondo della comunicazione”, come spiega Andrea Salan, direttore Clienti del gruppo. Quali sono le principali sfide che riguardano il settore della comunicazione oggi? Immagino che non esista una risposta univoca a questa domanda. Oggi le aziende hanno obbiettivi ed esigenze che variano in funzione del modello di business. La vera sfida è essere in grado di rispondere a queste esigenze. Una sfida che molto spesso si perde. Le motivazioni sono infi nite. Specialmente in un periodo di crisi. Con budget in contrazione e con la paura matta di sbagliare. Quando le risorse sono scarse non ci si può permettere di sperimentare, di sbagliare, di provare strade nuove. Ci si concentra sui mezzi classici e rodati, che non centrano perfettamente gli obbiettivi ma che azzerano il rischio. Come è cambiato il modo di fare pubblicità? Quali i canali più sfruttati? In realtà il cambiamento è annunciato da anni, ma alla fine non ci sono stati degli sconvolgimenti sensibili. Certo rispetto a 10 anni fa oggi le pianificazioni sono differenti. Mezzi nuovi ce ne 62
sono, basta pensare alle evoluzioni di tv satellitari e Internet. E ancora cambieranno nel prossimo futuro, quando la logica della tv generalista morirà a favore dell’offerta del digitale terrestre. Quello potrebbe essere lo scossone più grande della pubblicità dalla nascita delle tv private. In un paese in cui la tv gestisce più del 50% della pubblicità in Italia, solo questo può essere il terremoto della pubblicità. Cosa differenzia l’offerta di Green Media rispetto ai concorrenti, in un mercato diventato molto competitivo? Sostanzialmente nell’approccio. Riteniamo che proprio in un momento in cui le agenzie, anche per tenersi stretti i clienti, hanno un po’ tirato i remi in barca, viaggiando solo sul sicuro e rinunciando a quella richiesta di evoluzione che le aziende chiedono da almeno un decennio, sia arrivato il momento di interpretare il ruolo dell’agenzia “back to basic”. Un ritorno alle origini, quando le agenzie non erano una società di servizi ma un consulente a 360° nel mondo della comunicazione. Il nostro lavoro consiste per lo più nell’essere curiosi di tutto quello che avviene nel mondo della comunicazione. Dagli eventi sul territorio, alla comunicazione anche locale. Ogni target è diverso. Ogni target ha dei mezzi principe, che non sono necessariamente quelli più conosciuti. Fare molti contatti, il più possibile al costo minore possibile, non è l’unico approccio. Se di quei contatti il 50% si disperde fuori del target, quella comunicazione non è né efficiente, né efficace. Le faccio un esempio molto semplice. Vedo molto spesso pubblicità di prodotti tecnici per la palestra o lo sport su riviste maschili ad alta tiratura. Ma i maschili non si rivolgono agli sportivi. Che senso ha investire in simili testate, pagandole a peso d’oro? Per un prodotto simile ha molto più senso investire
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su testate di nicchia acquistate da chi è sportivo per davvero, e non sportivo da divano. Me-
glio ancora, trovare una presenza fissa o continuata all’interno delle strutture dove le persone fanno sport per davvero. Io sono un pantofolaio di carattere, i maschili li leggo, ma mai comprerei quei prodotti. Io sono un contatto sprecato, ma pagato. Come siete organizzati? L’organizzazione è molto semplice. Esiste una figura manageriale, che è il tramite col cliente, che raccoglie i brief e coordina il gruppo di lavoro, ed un gruppo di professionisti più operativi che traducono il brief in un’ipotesi di piano da sottoporre al cliente. Solo una volta che il piano è approvato si procede alla prenotazione degli spazi. Semmai, la nostra peculiarità è quella di poter offrire un servizio completo. Abbiamo stretto degli accordi di partnership, con agenzie specializzate nel mondo della creatività o delle PR e della governance 64
che ci permettono di curare tutto il ciclo del “prodotto comunicazione”. Il fatto che nessuna di queste aziende sia uno dei mostri sacri del nostro settore ci permette di lavorare con i giusti modi ed i giusti metodi. Parafrasando una delle creatività più celebri della storia: “siamo più piccoli. Per questo lavoriamo meglio.” Quali differenze principali devono esistere tra una campagna stampa e una campagna web? Se per campagna web intendiamo una qualche milionata di impression di un banner le differenze sono poche, quasi nulle. Internet è un mezzo diverso e deve essere vissuto come un mezzo diverso. Fondamentalmente i mezzi classici sono mezzi monodirezionali che inviano un messaggio one to many. Io ti parlo del mio prodotto. Punto. Fine del gioco. Internet è un messaggio one to one. I siti consentono interazione, scambio, conoscenza. E’ quella la leva, a mio giudizio, che può rendere una campagna internet diversa. Il 2.0 della rete, il social networking ci sta mostrando come sia possibile aggregare le persone. Lo si può fare come esperimento sociale, lo si deve fare come strumento di comunicazione. Come si costruisce un “media mix” vincente, mantenendo comunque alta l’attenzione sui costi, soprattutto in un periodo di crisi? La risposta sta in parte in quanto abbiamo detto prima. Un media mix è in primo luogo vincente quando ottiene gli obbiettivi richiesti. E gli obbiettivi cambiano da azienda ad azienda. Pensi a come può cambiare il media mix tra una campagna di lancio di un nuovo brand di fascia alta ed un’iniziativa promozionale di un prodotto di largo consumo. Pensi alla differenza che passa tra un brand che vuole veicolare traffico su un punto vendita proprietario ed uno invece distribuito nella GDO. Il segreto in questo caso è studiare con attenzione il target. Utilizzare gli strumenti di analisi, e ce ne sono sempre di più, che il mercato mette a disposizione. Avere grande apertura mentale anche nei confronti
dei mezzi meno conosciuti. Lì molto spesso trovi cavalli di razza che ti permettono di vincere la corsa ad un costo contenuto. E, a mio parere, non dimenticare mai anche le proprie esperienze personali. Siamo persone come le altre, i nostri gusti, quelli dei nostri amici, dei nostri conoscenti, sono uno strumento di indagine prezioso e velocissimo. Certo il segreto sta nel tenere le orecchie sempre tese, non dimenticarsi delle valutazioni che danno. Posso sembrare impopolare, o inutilmente idealista, ma rimango dell’idea che in un momento come questo la ricetta vincente sia osare. Certo la componente di rischio si moltiplica. E’ per questo che nasce una società come Green Media. Perché professionisti che si occupano di comunicazione per mestiere sono in grado di ridurre questo rischio. Che profilo e che tipo di preparazione devono avere i media planner e il media buyer? Green Media nasce dal connubio di diverse professionalità. Tutti noi abbiamo avuto esperienze poliedriche. Abbiamo lavorato tanto nel planning quanto nella vendita di spazi. Conosciamo questo mondo da entrambe le angolazioni. E così anche i nostri collaboratori. Ma non penso che sia questa la caratteristica saliente. Se dicessi che il profi lo ideale è quello di persone molto analitiche, capaci di lavorare in team e skillate sui principali programmi in uso nel nostro ambito di lavoro, avrei detto tutto e niente. Non c’è quel quid che secondo me trasforma un onesto planner in un ottimo partner per l’azienda. La vera differenza sta nella curiosità e nell’apertura mentale. Sta nell’intima convinzione che il bene del cliente si raggiunge tramite la conoscenza di tutto quello che al cliente può interessare. Nell’intima convinzione che solo questa conoscenza è lo strumento che permette di mettere del valore aggiunto nel proprio lavoro. Non posso dire che questo sia l’unico modo, posso dire che questo è il credo mio, di Green Media, e di tutto il personale dell’agenzia. Posso anche dire che sono assolutamente convinto che, soprattutto oggi, sia la chiave vincente. |
www.green-media.it
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Innovazione e internazionalizzazione. Sono le parole chiave sulle quali Maikii, tra le prime aziende in Italia ad aver commercializzato chiavi usb totalmente personalizzate, ha costruito la sua storia. Una storia in continua crescita e che Maikii è riuscita a scrivere grazie all’esperienza decennale nel settore dell’import- export e a un team di giovani professionisti che ogni giorno lavora per la realizzazione di questo moderno mezzo tecnologico, entrato ormai nelle case e nelle aziende di tutto il mondo. Ma come nasce l’idea innovativa di fare delle chiavi usb, più comunemente chiamate Pendrive, un vero e proprio business? “ “Maikii” - spiega il suo fondatore Matteo Fabbrini - nasce come spin-off del progetto “The beez”, azienda creata nel 2007 che si dedica al mercato degli oggetti promozionali per le imprese. Con “The beez” ci occupiamo di gadget a 360 gradi, ma ci siamo presto resi conto che il mercato delle chiavette usb era in forte espansione e stava acquisendo una crescente importanza tra i bisogni delle aziende. Così abbiamo deciso 66
di creare “Maikii” come azienda a sé, appositamente studiata per questo specifico settore, in grado di affrontare e cogliere al meglio le potenzialità di un mercato fortemente in crescita”. Un mercato che l’azienda ha dimostrato di saper sfruttare, forte dell’esperienza maturata e dell’attenzione verso il cliente, che ancora oggi viene seguito passo dopo passo, dalla richiesta iniziale fino alla consegna del prodotto, operando sul territorio sia tramite una fitta rete di rivenditori e agenti, sia direttamente con il cliente corporate finale. Ma rendere Maikii forte dal punto di vista commerciale è soprattutto il fatto che l’azienda, a differenza dei competitor, può contare su un team di professionisti, dedicato al controllo qualità, a Shenzhen, il distretto cinese tecnologico per eccellenza. E’ qui che avvengono le differenti fasi di produzione, dalla produzione della scocca e del chip alla fase finale di controllo e personalizzazione, continuamente controllate dai nostri esperti. Tutte le memorie, infatti, vengono verificate tre volte prima di arrivare al magazzino,
Idee per le imprese
Chiavi usb, la rivoluzione targata
Maikii
Tra le prime in Italia a commercializzare pendrive totalmente personalizzate, l’azienda punta su innovazione e internazionalizzazione per conquistare il mercato. La produzione avviene in Cina sotto il diretto controllo dell’azienda e i chip di memoria sono realizzati da brand di fama mondiale. Presto un nuovo progetto dedicato al mondo del retail dove sono sottoposte all’ultimo scrupoloso controllo finale. Questo consente di essere competitivi senza dover rinunciare alla qualità: “Noi abbiamo sempre incentrato il nostro focus sull’innovazione di prodotto e sulla qualità. Quindi abbiamo scelto di produrre e commercializzare soltanto chip di realtà leader a livello mondiale, dando ai nostri clienti una garanzia a vita – prosegue Fabbrini . La nostra produzione avviene in Cina tramite e un’ importazione diretta, ma è come se le fabbriche fossero nostre perché le nostre commesse sono sempre molto cospicue la struttura produttiva lavora solo per noi. Per questo riusciamo anche ad essere competitivi pur offrendo una maggiore
qualità, evitiamo tanti passaggi che molti distributori sono costretti a fare”. Internazionalizzazione, dunque, ma anche innovazione: “Fondamentale per noi è riuscire ad essere sul pezzo – prosegue Fabbrini -. Nel caso delle chiavette in pvc morbido siamo stati praticamente i primi in Italia a offrire questo tipo di prodotto innovativo, dando la possibilità di realizzare chiavette di qualsiasi forma. Questo è molto interessante per il mercato business”. E i risultati, nonostante la congiuntura economica negativa, parlano chiaro: “Nell’anno della crisi Maikii – sottolinea Fabbrini - ha praticamente quadruplicato il fatturato del 2008, anno in cui è nata l’azienda. E stiamo già pensando
a nuovi progetti, in particolare un progetto, TheMaikiiBox, appositamente pensato per il mercato retail, dove entreremo con chiavette di fascia alta, particolarmente curate sotto l’aspetto del design”. |
Non penso mai al futuro. Arriva così presto Albert Einstein
www.maikii.com
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Trasferimenti risvolti infragruppo doganali e fiscali
Scambi di merci tra imprese di un gruppo multinazionale che opera in Paesi diversi: analizziamo come si costruiscono il “valore ai fi ni doganali” e il “prezzo di trasferimento”. Come vedremo, tra questi ultimi, possono emergere, a livello pratico, alcune incongruenze di Pier Paolo Ghetti e Paolo Spagnol Il processo di integrazione dell’economia mondiale ed in particolare la liberalizzazione degli scambi commerciali internazionali ha portato, negli ultimi decenni, tanto all’affermazione delle multinazionali quanto all’internazionalizzazione delle imprese di più piccole dimensioni. Proprio in tale contesto “globalizzato”, si sono sviluppate alcune problematiche fiscali e doganali concernenti i trasferimenti infragruppo, quegli scambi (di natura sia commerciale che finanziaria) tra imprese correlate che, a livello di gruppo, implicano un trasferimento interno di valori (cessioni di beni o prestazioni di servizi; accordi di ripartizione dei costi o cost-sharing agreement; accordi di “service” infragruppo; finanziamenti infragruppo). Il prezzo di trasferimento secondo le linee guida OCSE, cenni Il timore di un’allocazione di reddito finalizzata al risparmio fiscale e il preciso intento di evitare una doppia imposizione a livello mondiale hanno portato alla definizione di regole comuni volte alla determinazione di un valore - o meglio, un range di valori (il transfer pricing non è una scienza esatta) - delle singole transazioni tra due parti appartenenti al medesimo soggetto economico. Il prezzo della transazione potrebbe non riflettere le condizioni di mercato perché tra due parti correlate, in genere, l’interesse è quello di massimizzare il profitto a livello di gruppo. Per tale ragione, sia a livello internazionale che a livello interno, gli Stati si sono preoccupati di definire il valore normale della transazione al di sotto del quale le autorità fiscali sono legittimate a contestarne la congruità. A livello internazionale, gli Stati membri dell’OCSE hanno deciso di adottare, nei singoli trattati contro le doppie imposizioni, il cosiddetto arm’s lenght principle o principio di libera concorrenza. La descrizione di tale principio, previsto all’articolo 9 par. 1 del modello di convenzione OCSE, è contenuta nei paragrafi da 1.6 a 1.12 delle guidelines OCSE sui prezzi di trasferimento. Il riconoscimento di queste ultime, peraltro, è confermato (nel nostro Paese) e dalla loro traduzione italiana a cura del Ministero delle Finanze (ed. Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato) e dal riferimento che ad esse viene fatto in recenti sentenze della Cassazione. Le fasi attraverso le quali si sviluppano lo studio e la determinazione 68
del prezzo di libera concorrenza (at arm’s lenght) sono articolate e decisamente complesse nella loro applicazione pratica. L’attuazione dell’arm’s lenght principle si basa innanzitutto sulla comparazione della transazione controllata con le transazioni realizzate da imprese indipendenti . Ovviamente le diverse transazioni poste a confronto devono essere comparabili: a tal fine, in base sia alla tipologia dell’operazione in analisi sia al metodo di determinazione del prezzo di libera concorrenza, le guidelines OCSE individuano alcuni fattori che influiscono sul grado di comparabilità delle operazioni. Tra questi, è di notevole importanza l’analisi funzionale: il profitto originato dalle operazioni viene altresì suddiviso in base al ruolo concretamente svolto dall’impresa (in termini di funzioni, rischi assunti e capitale impiegato). Individuato il ruolo svolto dall’impresa in analisi, la fase successiva consiste nella scelta del metodo (e poi del criterio) di determinazione del prezzo di trasferimento at arm’s lenght. I metodi previsti dalle guidelines OCSE non sono esaustivi. Il contribuente, infatti, potrà utilizzarne altri (anche congiuntamente) purché forniscano la migliore valutazione circa il prezzo di libera concorrenza. Le guidelines OCSE suddividono i metodi in due categorie: 1. i metodi tradizionali basati sul prezzo della transazione (metodo del confronto del prezzo, del prezzo di rivendita, del costo maggiorato); 2. i metodi alternativi che prendono in considerazione, invece, l’utile generato nelle transazioni controllate. 1.
Metodi tradizionali Metodo del confronto del prezzo o CUP (comparable uncontrolled price method). Il CUP costituisce “l’espressione più tipica dell’arm’s lenght principle” e consiste nel comparare il prezzo della transazione controllata con il prezzo applicato (in circostanze simili) in transazioni comparabili indipendenti. Tale confronto, tuttavia, non è di agevole attuazione a causa soprattutto della difficoltà di reperire transazioni simili. Allorché l’effetto di tali differenze non possa essere rimosso con gli opportuni aggiustamenti occorre ricorrere all’utilizzo degli altri metodi, di seguito brevemente descritti.
Internazionalizzazione
Metodo del prezzo di rivendita (resale price method) Questo metodo si basa sul prezzo al quale il prodotto, acquistato dall’impresa nella transazione controllata, è rivenduto ad un’impresa indipendente. Tale prezzo viene successivamente ridotto di un adeguato margine lordo (o resale price margin) a mezzo del quale il rivenditore intenderebbe coprire le spese di vendita, altre spese di gestione e - in base alle funzioni esercitate, ai rischi assunti ed alle risorse impiegate – realizzare un utile adeguato. Ciò che residua, anche a seguito di aggiustamenti per tener conto di altri costi “collegati” all’acquisto del prodotto, può considerarsi un prezzo at arm’s lenght. Metodo del costo maggiorato (cost plus method) Questo metodo parte dai costi sostenuti dal fornitore di un bene o di un servizio nel corso di una transazione tra imprese correlate. Successivamente viene aggiunto un adeguato mark-up tale da remunerare le funzioni svolte dall’impresa in analisi (avendo riguardo dei rischi assunti e delle risorse impiegate) e prendendo in considerazione le condizioni di mercato. La somma dei predetti costi e del cost plus mark up può considerarsi un prezzo at arm’s lenght relativamente alla transazione controllata. 2.
Metodi alternativi I metodi alternativi basati sulla comparazione dell’utile della transazione
(transactional profit methods), secondo le direttive OCSE del 1995, possono essere utilizzati, con le dovute cautele, nei casi in cui la complessità della reale attività d’impresa crea difficoltà pratiche nei modi di applicazione dei metodi tradizionali ovvero, a loro supporto, quale ulteriore verifica della bontà della stima del prezzo di libera concorrenza calcolato applicando uno dei metodi tradizionali. Nella pratica, tuttavia, vi è un largo uso di tali metodi, tanto che una rivalutazione del loro ruolo all’interno dei diversi metodi è al vaglio dell’OCSE. I metodi cosiddetti alternativi sono: il metodo della ripartizione degli utili e il metodo dei margini netti della transazione. Metodo della ripartizione degli utili (profit split method) Questo metodo considera il profitto che le imprese associate realizzano complessivamente in una transazione. Tale profitto, sulla base di un fondamento economicamente valido, dev’essere in seguito ripartito (in base alle funzioni svolte, i rischi assunti e i beni impiegati) tra le imprese stesse in modo tale da avvicinarsi quanto più possibile all’utile che imprese indipendenti avrebbero dovuto realizzare in transazioni similari. Metodo dei margini netti della transazione (transactional net margin method) In questo metodo viene analizzato il
margine dell’utile netto (relativo ad una base adeguata) che l’impresa in analisi realizza da una transazione controllata. Viene richiesta, in particolare, un’analisi funzionale dell’impresa associata (e di quella indipendente, nel caso si utilizzi un confronto esterno) per determinare la comparabilità delle transazioni ed eventualmente gli aggiustamenti che si rendano necessari al fine di livellare le differenze riscontrate ed ottenere risultati attendibili. Una volta scelto il metodo (ed il relativo criterio), la sua applicazione pratica permette di giungere alla determinazione del prezzo di libera concorrenza da porre a confronto con il prezzo applicato nella transazione controllata al fine di verificarne la congruità. Nel caso in cui quest’ultimo non rispetti il principio di libera concorrenza e sottragga quindi reddito nello Stato di residenza dell’impresa in analisi, l’Amministrazione finanziaria, in sede d’accertamento, andrà ad apportare una variazione in aumento del reddito per tener conto del valore normale della transazione così determinato. | B&G.n.6 - p.78 Internazionalizzazione. Gli effetti della crisi sull’economia russa B&G.n.5 - p.88 Emirati Arabi. Come investire con successo B&G.n.4 - p.86 Aprire un ufficio di rappresentanza in Cina B&G.n.3 - p.86 Le esportazioni e la non imponibilità IVA B&G.n.2 - p.84 La tutela dell’esportatore negli Stati Uniti www.promos-milano.it www.mglobale.it www.newsmercati.com
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Cross supply network Ipotesi di una rete globale d’acquisto per meglio competere sui mercati
L’importanza di ripensare il proprio modello di business tenuto conto della concorrenza internazionale e dell’esigenza di salvaguardare la propria impresa. Aprire gli orizzonti verso l’esterno per dar vita a una rete globale i cui nodi sono interconnessi tra loro. Senza trascurare le potenzialità del web di Alberto Claudio Tremolada Metatech Group - Socio e responsabile G.a.m. Componentistica in Adaci sez. Lombardia/Liguria (Ass. It. di Management degli Approvvigionamenti)
La globalizzazione e la crisi economica, allargando definitivamente i confini della competizione, dovrebbero spingere le imprese a ripensare il business model per salvaguardare la loro permanenza sul mercato. La frammentazione del sistema economico italiano in tante imprese e la propensione a posizioni di chiusura protezionistiche sul mercato, potrebbero diventare gap incolmabili (rispetto ai Paesi emergenti del Brics e Meg - Mediterraneo e Golfo Persico), se non ci si organizza in reti aperte (open network). Le imprese sono parte di una filiera globale, anche se agiscono a livello locale, comunque interconnesse prendendo come riferimento la teoria dei sei gradi di separazione (ipotesi 70
proposta per la prima volta nel 1929 dallo scrittore ungherese Frigyes Karinthy, testata nel 1967 dal sociologo americano Stanley Milgram, secondo cui qualunque persona può essere collegata a qualunque altra attraverso una catena di conoscenze con non più di cinque intermediari). Passare da imprese nodi unici slegati della filiera, a imprese aperte interconnesse (open enterprise) con il supporto fondamentale delle nuove tecnologie, è l’opportunità da cogliere per un’innovazione strutturale sistemica incrementale. Non basta più per differenziarsi e mantenere i vantaggi competitivi la riorganizzazione, l’innovazione, il taglio costi (savings) e l’aumento della presenza commer-
ciale sui mercati (lo stanno facendo anche i concorrenti, in una guerra commerciale che distrugge valore). E’ una strategia di breve periodo da inseguitori (followers), con scarsi risultati se consideriamo per esempio quanto fanno i governi e le imprese delle Low Cost Countries (dumping, protezionismo all’entrata, basso costo del lavoro, bassa fiscalità, scarse norme sulla protezione ambientale ecc.) con il vantaggio inoltre di avere risorse naturali o fatto accordi commerciali con Paesi detentori per lo sfruttamento (Cina e Africa per esempio). Trasformarsi da imprese manifatturiere orientate al prodotto/servizio (product oriented) con rapporti limitati ai soli stakeholders diret-
Strategie d’impresa
ti), a nodo centrale della rete (Cross Service Provider) che detiene il know out e condivide la conoscenza e i fattori produttivi con altre imprese nel mondo. I nodi della rete sono costituiti dalle tante imprese che secondo la teoria dei sei gradi di separazione sono comunque interconnesse a livello globale, e dipendenti reciprocamente dalle azioni che compiono se si prende come riferimento l’ipotesi dell’effetto farfalla (butterfly effect formulata nel 1979 dal fisico Edward Lorenz in cui ipotizzava come il battito delle ali di una farfalla in Brasile, a seguito di una catena di eventi, potesse provocare una tromba d’aria nel Texas). Dipendenza dalle azioni difficilmente sostenibile sul lungo periodo se continuamente subite e non si diventa parte attiva. Per non diventare come una rana bollita (esperimento che risale a una ricerca condotta dal John Hopkins University nel lontano 1882); alcuni ricercatori americani notarono che lanciando una rana in una pentola di acqua bollente, questa inevitabilmente saltava fuori per trarsi in salvo. Invece mettendo la rana in una pentola di acqua fredda e riscaldando la pentola lentamente ma in modo costante, la rana finiva inevitabilmente bollita. E di imprese che hanno subito non facendosi parte attiva sul mercato (cogliendo i primi timidi segnali e modificando repentinamente la rotta) ce ne sono tante. Ripensare la catena di fornitura (supply chain) è una delle tante sfide importanti che gli imprenditori dovrebbero affrontare. Mettendo in campo le capacità creative e imprenditoriali di cui sono dotati fin dalla genesi dell’impresa (sogno imprenditoriale), ma a causa dello scenario economico nel quale ora operano hanno dovuto parzialmente tralasciare per concentrarsi non sul progettare e costruire, ma sul governo dei numerosi cambiamenti all’interno dell’azienda riguardanti (ad esempio): • • • • •
i rapporti con i clienti i rapporti con i fornitori i rapporti con i concorrenti la gestione delle risorse umane la gestione della produttività e finanza aziendale
I sistemi, metodologie e strumenti di gestione della catena di fornitura (Supply Chain) conosciuti (per citarne alcuni): • • • • • •
ERP MRP E-procurement E-Soursing Aste on line Scounting, marketing d’acquisto, vendor list
Basati su intranet, extranet, portali o gestiti da consorzi/gruppi d’acquisto sono sempre validi ma spesso chiusi, un gap se confrontati con l’estensione del mercato globale e i cambiamenti repentini (per motivi politici e di business), che non sono rilevabili e controllabili in tempo se non si è parte attiva come nodo interconnesso di un network.
L’importanza di creare un ambiente aperto di Business Crowdsourcing nel quale un’impresa condivide idee, progetti, conoscenze, informazioni, notizie, servizi, prodotti con un insieme distribuito di altre imprese non organizzate preventivamente
Quali opportunità offrono i mercati per essere parte attiva (first mover) e coglierne i vantaggi? Le piattaforme di social network e gli strumenti web 2.0 disponibili in rete o realizzate da società specializzate quali (in ordine alfabetico per citarne alcuni): • • • • • • • • • •
Blog Facebook Feed RSS Flickr Friendfeed Google Docs Ning You Tube Slideshare Wiki
Dimostrano che è possibile creare reti complementari, interfunzionali e trasversali (cross supply network nello specifico) globali sempre disponibili 24/7 (24 ore sette giorni su sette). Un ambiente aperto di Business Crowdsourcing nel quale un’impresa condivide idee, progetti, conoscenze, informazioni, notizie, servizi, prodotti con un insieme distribuito di altre imprese non organizzate preventivamente. Con elevata interazione, proattività, reattività dove ogni nodo interconnesso (impresa) è partecipante attivo. Per esempio può funzionare come: •
• • • • •
Sistema di alerts per eventi locali segnalati da altri, come cloni di propri prodotti in fase realizzativa dall’altra parte del mondo Sistema di rating imprese potenziali fornitori Ricerca di prodotti e servizi difficilmente reperibili Aggregatore di richieste acquisto prodotti e servizi Facilitatore del corporate barter (cessione di un prodotto in cambio di un altro senza intermediari) Supporto su argomenti che riguardano l’impresa
Qualsiasi progetto necessita d’essere condiviso e accettato dalla maggior parte delle persone che saranno inizialmente partecipanti attivi. Per minimizzare i possibili problemi che derivano dalla mancata condivisione degli obiettivi e scopi. Tutti abbiamo la nostra rete personale e professionale, ma spesso si attiva solo a seguito dell’iniziativa del singolo o su richiesta, con tutti i limiti che comporta la perdita di opportunità. Si può inizialmente sperimentare in proprio per valutare se conviene per la propria impresa oppure decidere di essere supportati da professionisti e società specializzate in piattaforme digitali, social network e strumenti web 2.0. | 71
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Sport
Sport marketing la nuova sfida del mitico
Gimondi
Il campione di ciclismo si dedica a una nuova avventura: portare la propria esperienza al servizio del team Bianchi XT-Active organizzando eventi e iniziative per promuovere lo sport e il rispetto dell’ambiente a contatto con i più giovani testo di Laura di Teodoro
Ha portato la sua mentalità vincente e la sua voglia di fare dalle lunghe salite dei vari Giri d’Italia, Tour de France e Vuelta, all’organizzazione di eventi sempre legati al ciclismo, alla gestione di squadre con relative sponsorizzazioni, guidando giovani professionisti sulla strada del successo, nel segno dei sani valori e di uno sport “pulito”. Felice Gimondi, campione e corridore completo, uomo di grande tenacia e intelligenza tattica si guarda indietro e forte di quelle 135 vittorie conquistate in 14 anni di carriera (è uno dei cinque corridori ad aver vinto la tripla corona, cioè ad aver vinto tutte e tre le grandi corse a tappe: Tour, Giro e Vuelta) porta la sua esperienza nei team Bianchi e nella nuova avventura nel settore della mountain bike con la squadra Bianchi-TX Active® di Ital-
cementi (prodotto ideato e brevettato da Italcementi che consente di abbattere gli agenti inquinanti presenti nell’atmosfera e di mantenere pulite le superfici degli edifici per i quali è utilizzato). Un binomio, quello tra le due aziende, trasferito nel settore sportivo per portare un valore aggiunto fatto di entusiasmo, rispetto per l’ambiente e le regole e correttezza. Dopo una carriera ciclistica contraddistinta da successi, oggi è responsabile dell’attività agonistica della squadra Bianchi e si occupa delle sponsorizzazioni del marchio nel mondo del professionismo. Non solo, da un anno si trova a guidare una nuova squadra di mountain bike, la Bianchi-TxActive in collaborazione con Italcementi. Fatiche
e soddisfazioni diverse... Posso considerare il mio attuale lavoro come un investimento sociale perché mi trovo a gestire ragazzi giovani che mi piacerebbe far crescere ed educare in un certo modo, nel rispetto di certi valori e delle regole. La mountain bike, diversamente dalla bici da strada, ha uno spazio immenso di crescita in prospettiva futura per un motivo legato principalmente a un fattore psicologico perché permette di scaricare le tensioni di tutti i giorni. Non è un caso che molti imprenditori si stiano affacciando a questa pratica sportiva: regala un senso di libertà, basta avere la voglia di andare. Piano piano anche gli enti pubblici cominciano ad avvertire questa esigenza e lo dimostrano realizzando piste ciclabili. 73
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Il marchio TX Active® abbinato alla mountain bike è sinonimo di rispetto per l’ambiente e in linea con la nostra filosofia di totale pulizia. È un modo di lavorare per il futuro partendo dalla nostra storia Cosa significa mettersi dall’altra parte, nei panni di organizzatore di eventi quali la Granfondo Felice Gimondi? Significa crearsi nuovi obiettivi. Una volta terminata la carriera come corridore non bisogna ritirarsi perché vorrebbe dire, almeno per quello che mi riguarda, morire psicologicamente. Si tratta solo di decidere cosa fare e adeguarsi alle nuove situazioni. Come sportivo si lavora in modo istintivo, almeno così succedeva ai miei tempi. Non eravamo strutturati come oggi, non esistevano le radioline che permettevano di avere un contatto diretto e continuo con l’ammiraglia durante una corsa. Oggi ci sono molte più regole e forse meno spazio per l’istinto. Sono stati anni bellissimi, anche quando mi sono trovato a seguire le strategie della Bianchi. Poi le cose, soprattutto dal punto di vista economico sono cambiate, abbiamo dovuto abbandonare la conduzione della squadra per fare prevalentemente attività di sponsorizzazione. Come si differenziano questi due mondi, ciclismo e mountain bike? La pratica su strada prevede certi livelli economici che sono ben lontani da quelli del fuoristrada, molto più bassi. Ma nonostante questo penso che il secondo coinvolga forse di più come entusiasmo e come senso di libertà, probabilmente perché gli interessi economici sono inferiori. Italcementi e Bianchi, un connubio che nasce partendo dallo sport e sfocia nell’imprenditoria. Come mai? Bianchi ha da sempre un occhio di riguardo per i giovani, nel volerli avvicinare al mondo del ciclismo. A questo, grazie alla volontà e alla collaborazione di Italcementi, abbiamo affiancato il marchio TX Active® sinonimo di rispetto per l’ambiente e in linea con la nostra filosofia di totale pulizia. È un modo di lavorare per il futuro partendo dalla nostra storia. TX Active® è un prodotto nato proprio per migliorare la qualità dell’aria e difendere l’ambiente dall’inquinamento. Non solo: quello dell’essere puliti è un valore che va promosso soprattutto verso le giovani generazioni ed è per questo che Italcementi ha vincolato la propria sponsorizzazione al rispetto assoluto dell’etica, in questo caso dell’etica sportiva. Ci sono anche diversità di budget rispetto alle nostre squadre su strada: da una parte abbiamo budget di 8-9 milioni di euro, per la mountain bike invece i budget sono decisamente inferiori con una conduzione che però mantiene comunque elevati standard tecnici e manageriali, sia dal punto di vista del personale che dei materiali. Passiamo al tema delle sponsorizzazioni sportive. Di fronte a un momento economico non facile come riescono a sopravvivere certi team? Il 2010 sarà un anno molto critico per le sponsorizzazioni. Purtroppo finiremo per perdere alcune squadre, i budget scenderanno e così anche i compensi dei corridori. Le prospettive per un paio d’anni non sono sicuramente buone. 74
Felice Gimondi Responsabile settore agonismo della squadra Bianchi
Ma si può anche essere ottimisti perché la forza di questo sport arriva dalla gente che crede ancora molto nel ciclismo come momento di fatica vera a cui ultimamente si sta abbinando lo spettacolo, vedi il Giro d’Italia e il Tour de France. Il ciclismo, soprattutto quello su strada, fa girare molti soldi: le bici che si utilizzano sono molto costose, poi c’è l’abbigliamento, caschi all’avanguardia e tutta una serie di materiali tecnici. L’approccio al mondo del ciclismo professionistico è cambiato. Come riesce oggi a rapportarsi con questa realtà? Un po’ mi sono adeguato, altre volte mi arrabbio perché certe cose non mi stanno proprio bene. Per quello che mi riguarda cerco di trasmettere quella che è l’essenza del ciclismo: la fatica, l’importanza di avere carattere, temperamento e costanza. Insomma doti che servono anche nella vita di tutti giorni. Qual è il ricordo più suggestivo della sua carriera? I ricordi sono tanti. Forse i più importanti sono quelli legati agli ultimi anni perché la fatica era maggiore: la vittoria del Giro d’Italia a 34 anni, con tappa a Bergamo e la rivalità tutta sportiva con Eddy Merckx Cosa pensa di aver lasciato al mondo del ciclismo e in generale allo sport? Spero di riuscire a trasmettere ai ragazzi un messaggio importante: ho vinto il mondiale perché ero lì, perché non ho perso il treno e ho colto l’occasione. Di fronte alle opportunità che la vita ci mette davanti bisogna essere capaci di accettare le sfide e aff rontarle, non trascurando mai nulla; ricordarci che la corsa più importante inizia dopo, una volta chiusa la carriera agonistica. Bisogna uscire da quel tipo di mondo con i piedi per terra, ricominciare da capo con molta umiltà. | Il ciclismo è come la vita, non ci sono formule matematiche quando sei davanti ad un avversario. Si tratta di saper soffrire più di lui, i più grandi campioni hanno sempre fatto la differenza col cuore. Lance Armstrong www.italcementi.it www.bianchi.com
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È il momento di credere... di credere nel valore delle sfide, di guardare avanti e di farlo con tenacia e con amore. Lo stesso amore che per noi si è tradotto in mestiere e che ha caratterizzato la storia, la tradizione e l’identità della nostra Famiglia. Quasi 50 anni di passione scritti nel nostro Dna. La stessa passione che vi deve guidare quando decidete di farvi e di fare un regalo importante. La Gioielleria Serafino Consoli vi aspetta per accogliervi e consigliarvi, per trasmettervi la competenza e la professionalità di un marchio attraverso la passione e l’unione di una famiglia.
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novembre - dicembre 2009
Golf, bilancio di stagione e di successi per il circuito
Pragma ADV
Un ricco calendario di appuntamenti ha impegnato in Italia e all’estero Pragma adv Spa e tutti gli sponsor che hanno contribuito al successo della manifestazione. Dall’ultimo weekend di marzo sino alla metà di ottobre ben 20 gli appuntamenti in Italia che hanno percorso più volte la Penisola da Nord a Sud, dalla Liguria alla Puglia, dal Veneto alla Toscana, con importanti tappe in Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna. Sempre numerosa la partecipazione di soci, amici e ospiti sponsor in gara attratti dal ricco programma di giornata, dai premi e soprattutto dalla Finale estera. Il circuito Pragma giunto alla sua terza edizione, ha presentato oltre al calendario nazionale diversi appuntamenti nel mondo, come gli eventi che si sono svolti a Shanghai, a Miami e in Repubblica Dominicana, che hanno visto la presenza dei 76
responsabili Pragma adv Spa, Ivan Omacini e Renato Zanetti, per congratularsi con i vincitori che insieme ai finalisti italiani saranno a Dubai. La società, con sede a Bergamo, è leader nella gestione di budget pubblicitari e si occupa di comunicazione nel mondo sportivo, calcio serie A e B basket e volley. Il golf rappresenta per Pragma e per i propri sponsor un’opportunità ulteriore per veicolare la propria immagine e i propri prodotti. In ogni gara, infatti, la presenza degli sponsor con banner disseminati sul percorso di gioco, tenda ospitalità - di solito posizionata all’arrivo della buca 18 per consegna omaggi e ritiro degli score - diventa l’occasione per gli sponsor di attività di public relation con i giocatori, e di distribuzione materiale pubblicitario che illustra progetti, prodotti e servizi. Per gli sponsor del torneo un’occasione di approccio al
Mondo golf
La società leader nelle sponsorizzazioni legate allo sport ha ottenuto importanti traguardi anche nella terza edizione del circuito dedicato agli appassionati del golf. Tappe in Italia e all’estero fi no alla fi nale di Dubai in programma a fi ne novembre
golf che per i più intraprendenti diviene anche motivo per cimentarsi in campo pratica, magari sotto lo sguardo vigile di un buon maestro e avvicinarsi così a questo sport. Il regolamento del circuito prevede formula individuale 18 buche stableford su 3 categorie con premi per primo e secondo netto di Categoria, lordo, lady e senior. Il primo netto di prima categoria si aggiudica l’accesso alla Finale Estera che si terrà a Dubai dal 26 al 30 novembre sullo spettacolare percorso del Montgomerie Golf Club. La scelta di spezzare il calendario per la pausa estiva,
Il circuito Pragma giunto alla sua terza edizione, ha presentato oltre al calendario nazionale diversi appuntamenti nel mondo, come gli eventi che si sono svolti a Shanghai, a Miami e in Repubblica Dominicana. I finalisti del circuito insieme ad accompagnatori e sponsor dal 26 al 30 novembre 2009 saranno a Dubai per la Finale del torneo 77
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novembre - dicembre 2009
premiazione avvenuta a San Domenico
protraendosi sino ad ottobre inoltrato con le gare, è stata ricambiata da un settembre ed un inizio ottobre splendido, caratterizzate da giornate con temperature sopra la media, dalla vegetazione che si tinge del fascino dei colori autunnali, un sole ancora caldo che nelle ore centrali della giornata consente di giocare in pantaloncini corti, insomma il clima ideale per rilassarsi sul green. Se l’Italia ha riservato belle e soleggiate giornate, Dubai la città da favola degna dei racconti straordinari delle Mille e una Notte, è certamente una garanzia da questo punto di vista. Città moderna, dove si sono realizzati e si stanno ultimando i progetti più avveniristici. Spiagge bianchissime, hotels da sogno, costruzioni ultramoderne e spettacolari campi da golf sono un connubio di successo che esercita un’attrattiva per i golfisti di tutta Europa e non solo. Il sapiente intreccio del moderno con l’antico, della cultura islamica con il lusso degli hotels, della natura incontaminata con il caotico centro cittadino, del souk con centri commerciali e showroom dei più noti brand mondiali dell’abbigliamen78
to, accessori e alta gioelleria affascinano turisti provenienti da tutto il mondo. Pragma ha scelto per il secondo anno Dubai, i finalisti del circuito insieme ad accompagnatori e sponsor dal 26 al 30 novembre 2009 saranno a Dubai per la Finale del torneo. Il gruppo alloggerà al Sheraton Jumerirah beach resort & tower, affacciato sull’omonima spiaggia e immerso in un bellissimo palmeto: impeccabile la scelta del campo da golf che ospiterà la finale, lo spettacolare percorso del Golf Club Montgomerie che vanta al suo attivo manifestazioni di fama mondiale riservate ai giocatori professionisti. I giocatori saranno impegnati con il golf, ma avranno certamente tempo da dedicare allo shopping, al relax in spiaggia e alla visita di una città affascinante, proiettata nel futuro ma ancorata ad una tradizione millenaria. | La gara di golf si gioca per lo più sul un campo lungo una spanna … lo spazio compreso tra le tue orecchie. Bobby Jones
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Le leggendarie origini della
Coppa America
The Solent
Nuova affascinante tappa lungo la storia dello yacht e delle più grandi competizioni nautiche. Ecco come nasce la rivalità tra Inghilterra e Usa con il primo scontro nel Solent che inaugurò le stagioni dell’America’s Cup a cura di Roberto Magri
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Nautica Story La mattina del 22 agosto 1851 si annunciava come una bella giornata con brezza da ovest ed il Conte di Wilton, commodoro del Royal Yacht Squadron con sede a Cowes, sull’isola di Wight, nel Solent, mentre faceva colazione ammirando i velieri alla fonda si domandava se le positive impressioni suscitate qualche giorno prima dalla goletta America, da poco giunta da New York, avrebbero in qualche modo dovuto impensierire gli armatori dei vascelli inglesi. Di lì a poco, infatti, alle dieci del mattino il colpo di cannone avrebbe segnato la partenza della regata denominata “Coppa delle cento ghinee”, tanto infatti aveva preteso il gioielliere Garrard di Londra per fabbricarla. Ma, più correttamente, avrebbe dovuto chiamarsi “Coppa della Regina”, perchè messa in palio dal Sovrano per premiare il vincitore della regata che avrebbe visto i quindici concorrenti iscritti circumnavigare l’isola di Wight, il cui maggior centro, Cowes, era, allora come ora, la Mecca della vela internazionale. Nel corso dell’anno 1850, mister George Schuyler, socio fondatore del New York Yacht Club, aveva ricevuto dall’Inghilterra l’invito a partecipare alla regata che si sarebbe tenuta nelle acque della Manica per celebrare degnamente l’ “Esposizione Mondiale” che si sarebbe tenuta l’anno successivo a Londra, appunto nel 1851. Veniva suggerito al commodoro del New York Yacht Club, mister John Cox Stevens, di allestire una di quelle “barche pilota” utilizzate dai nocchieri del porto di New York notoriamente veloci e manovriere. Tuttavia, creatosi immediatamente un consorzio fra i soci, gli stessi decisero di non utilizzare un’imbarcazione già esistente, bensì di commissionare la costruzione di un apposito vascello, sulle linee d’acqua di quelli usati dai piloti, che fu varato nella primavera del 1851, armato a goletta e chiamato America. In ventisei giorni e sei ore, alla media di sette nodi, America attraversò l’Oceano Atlantico giungendo a Le Havre nella metà di luglio da dove salpò il 31 dello stesso mese alla volta del Solent ormeggiando in prossimità di Cowes. La mattina successiva, la goletta, salpata l’ancora ed issate le vele, fece rotta verso il porto di Cowes distante poche miglia. Lungo il tragitto ingaggiò lo yacht Laverock che, benché si trovasse a pruavia e sopravvento, e quindi in condizioni di favore, venne rapidamente doppiato. La notizia si diff use rapidamente e molti curiosi si aff rettarono a visitare questo vascello che aveva la singolarità, oltre che di essere americano, di avere linee essenziali, con prua molto affi lata e privo di ogni ornamento. Insomma, un battello fatto per navigare.
In questa pagina La “Coppa America” Nella pagina a fianco in alto: il glorioso schooner America, che con la sua vittoria nelle acque inglesi ha dato il via al più importante trofeo velico di tutti i tempi, la Coppa America. in basso: la sede originaria del New York yacht club.
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novembre - dicembre 2009
In questa pagina un angolo della Trophy Room
Era l’anno 1660 quando il principe Carlo Stuart, già in esilio in Olanda ove si dilettava di qualche navigazione, in un pubblico discorso rivolto ai dignitari di corte lodò le qualità dello “jaght” sul quale aveva lungamente navigato durante il forzato distacco dalla patria, dichiarando che se ne avrebbe fatto costruire uno per navigare sul Tamigi
Sulla scorta di queste premesse, il Conte di Wilton faceva bene a non essere tranquillo. Alle dieci del mattino, quando l’aria fu lacerata dal colpo di cannone e gli yachts iniziarono a salpare le ancore, la goletta America si trovò con l’ancora incattivita e dovette faticare non poco per spedarla con il risultato che salpò per ultima. Ma, nonostante la pessima partenza, America si aggiudicò nettamente la regata conquistando la coppa che, in suo onore, fu detta, appunto, “America’s cup”, ”Coppa America”, come fu battezzata in italiano, anche se qualche purista vorrebbe che la traduzione italiana rispettasse il genitivo sassone e venisse chiamata “Coppa dell’America”. La vittoria della regata, disputatasi il 22 di agosto del 1851 fu, di per sè, un’impresa modesta. Molti concorrenti sbagliarono percorso, uno yacht andò sugli scogli ed un altro corse in suo soccorso. Due vennero a collisione. Vi fu chi disse che America non avesse rispettato le istruzioni di regata anche se non venne mossa nessuna protesta formale. La supremazia fu così netta che non se ne potè che prendere atto. La regina Vittoria apprese della sconfitta inglese da bordo dello yacht reale “Victoria and Albert”. Il segnalatore trasmise, a mezzo dei segnalamenti ottici, il seguente dispaccio “ America first, your Magjesty, there is no second”. Di qui, pare, il motto dell’”America’s cup”: “ there is no second”: non c’è secondo. La regata fu banale e la vittoria modesta ma sanciva l’ingresso degli Stati Uniti d’America nel mondo dello yachting internazionale. 82
I colonizzatori del nuovo mondo non si erano preoccupati, almeno sulle prime, della navigazione da diporto: probabilmente impegnati in affari più urgenti e soprattutto occupati nella conquista di un territorio non particolarmente ospitale. Bisogna quindi attendere il XIX secolo per assistere al fenomeno diportistico con la costruzione del “Cleopatra’s Barge” di 191 tonnellate di stazza e di 25 metri di lunghezza al galleggiamento e che fu il primo yacht americano, nel 1817, ad attraversare l’oceano ed a visitare i paesi rivieraschi d’Europa e fra questi l’Italia. Il suo proprietario, il commerciante George Crowninshield di Salem nel Massachusetts, aveva già posseduto una imbarcazione da diporto, uno sloop chiamato “ Jefferson” che nel 1812, contro la flotta di Sua Maestà Britannica, fu armato a nave corsara. Lo schooner America sarà la seconda imbarcazione da diporto ad aff rontare l’oceano, come si è visto, nel 1851. Bisogna attendere il 30 luglio 1844 per assistere alla costituzione del New York Yacht Club ad opera di nove uomini che si riunirono a bordo di una piccola golet-
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ta, la “ Gimcrack”di sedici metri, ormeggiata in porto e di proprietà di John Cox Stevens, che poi diverrà il commodoro del club. L’anno dopo, la sede del club fu trasferita in una piccola costruzione in legno, in stile gotico posta a Elysian Field nel New Jersey. Più tardi, nel 1904, la casa fu smontata e ricostruita a Glen Cove a Long Island per poi definitivamente essere trasferita, nel 1949 a Mystic Seaport nel Connecticut. Ma la vera sede del NYYC si trova nel cuore di Manhattan, frutto della prodigalità del socio John Pierpont Morgan, re delle ferrovie e commodoro del club, che nel 1898 regalò lo stabile di sei piani in cui si articola la sede, affidandone la progettazione allo studio dell’architetto Whitney Warren che lo realizzò riproducendo, alle finestre del primo piano, la poppa dei vascelli olandesi del XVII secolo. L’accesso al club era rigorosamente riservato ai soli soci, od ospiti accompagnati da soci, secondo un articolato regolamento e sino agli anni ottanta interdetto alle donne. La maggiore attrattiva e peculiarità del club è certamente la collezione di modelli navali dovuta al fatto che la consuetudine prevedesse che ogni socio partecipante a regate dovesIn questa pagina in alto: parte della eccezionale collezione di modelli conservata nel club. in primo piano, alcuni defender di Coppa America. in basso: stemma da blazer.
Australia e Nuova Zelanda Sulla costa dell’Oceano Pacifico, nel 1867,venne fondato il San Francisco Yacht Club e pochi anni dopo, nel 1885, il San Diego Yacht Club, reso famoso in tutto il mondo per aver riportato in America, nel 1987, con lo skipper Denis Conner, l’America’s cup, sottratta al New York Yacht Club dagli australiani di Alan Bond nel 1983 con l’imbarcazione “Australia II”. Nelle acque dell’Oceano Pacifico, nella seconda metà del XIX secolo, videro la luce altri importanti yacht club. Il Royal Perth Yacht Club, in Australia, venne fondato nel 1865 mentre è del 1869 la nascita del Royal Sidney Yacht Squadron” e poco più giovane è il “ Royal New Zealand Yacht Squadron” fondato nel 1871. Per la verità, all’inizio, si era trattato, più che altro, di una comitiva di allegri burloni che, fin dal 1850, si riunivano per una regata annuale nella baia di Auckland organizzata appunto dalla “Auckland Regatta Association”. Fu nel 1871 che al Thames Hotel prese corpo la costituzione del primo club che ebbe il nome Auckland Yacht Club e che solo più tardi, nel 1901, dopo scissioni e riappacificazioni, assunse l’attuale di “ Royal New Zealand Yacht Squadron”. Il fedele legame con la madre patria traspare dalla “regalità” conferita ai sodalizi australi al pari del “ Royal Bombay Yacht Club” dell’Oceano Indiano, fondato nel 1846. Tuttavia la palma del più antico club velico costituitosi fuori dell’inghilterra spetta al “ Royal Gibraltar Yacht Club” fondato nel 1829.
se donare un modello dell’imbarcazione al club: i modelli raccolti sono più di mille. Per la verità, come è singolarmente accaduto in tanti altri paesi, il NYYC, il più importante sodalizio d’oltreoceano, tutt’ora attivo ed ininterrottamente imbattuto per ben 25 sfide di Coppa America nell’arco di 132 anni, non fu il primo yacht club ad essere fondato in America. La palma spetta al “ Boston Boat Club” fondato dieci anni prima, nel 1834, ma che scomparve ben presto senza lasciare tracce significative. Il New York Yacht Club fu, invece, immediatamente molto attivo. Già nell’agosto dello stesso anno della costituzione fu organizza84
ta la prima crociera da New York a Newport e l’anno successivo, in luglio, fu disputata la prima regata nella baia di New York, che fu anche la prima negli Stati Uniti d’America. Si deve al NYYC ed ai suoi dirigenti la prima, e forse rozza, stesura di un regolamento di stazza che permettesse ai vari yachts di competere tra loro indipendentemente dalle dimensioni ed armamento. Pochi anni dopo, era il 1865, venne fondato il Boston Yacht Club che aveva avuto come predecessore il Boston Boat Club, di cui si è già detto, ma al quale nulla lo legava se non la sostanziale omonimia. Sembra infatti che i soci dell’allora Boston Boat Club fossero più dediti ai pic-
nic ed al gioco d’azzardo che alla navigazione sportiva. Nel 1870 Boston avrà il secondo yacht club: verrà infatti costituito l’”Estern Yacht Club Boston”. |
B&G - n.7 pag. 80 “Yacht alle origini di una grande storia” B&G - n.8 pag. 76 “Lo sport è competizione e il diporto non fa eccezione” Solo sul mare si è davvero liberi. Eugene O’Neill www.marboats.it
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novembre - dicembre 2009
I TEMPI moderni
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B&G Dossier - LE FORME DEL TEMPO
Viviamo “Tempi moderni”, in cui la prospettiva deve necessariamente volgere verso il mondo che ci circonda. Per un’azienda è il passaggio dalla consapevolezza di sè all’attenzione verso il più importante dei fattori: il cliente. Continua con questa nuova puntata il viaggo di questo dossier dedicato alle “Forme del tempo”. Un nuovo capitolo della storia della gioielleria Serafi no Consoli che sta scrivendo i suoi “Tempi moderni” mettendo proprio il cliente al centro di un nuovo grande progetto a cura di Ivan Consoli
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novembre - dicembre 2009
Viviamo tempi moderni. Tempi in cui è necessario guardare le cose sotto prospettive diverse. In questo dossier nel corso del 2009 ci siamo soffermati sul tempo e le sue forme a cominciare dall’identità stessa di questo concetto straordinario e indecifrabile. Ci siamo incamminati, poi, lungo un percorso che ci ha portato a riflettere sul nostro modo di compiere il tempo, quello che abbiamo definito “Tempo della semina” e “Tempo del raccolto”. Sono le fasi in cui si creano le fondamenta di un progetto che via via cresce e si sviluppa favorendo il compiersi di importanti obiettivi. Sono le fasi in cui i protagonisti siamo stati noi, con le nostre scelte, i sacrifici, il lavoro e la dedizione: l’evoluzione della famiglia Consoli e dell’azienda che rappresento nel panorama dell’alta orologeria e gioielleria. Nei “Tempi moderni”, però, il protagonista della storia deve necessariamente cambiare. E’ il Cliente il punto focale di questa concezione del tempo che ne rivoluziona l’identità stessa e il rapporto con l’azienda. Un rapporto di centralità autentica perché non si tratta solo di “dire” che il Cliente è al centro di tutto, ma di “mettercelo” davvero. Per farlo le parole chiave sono due. 88
Nei “Tempi moderni”, però, il protagonista della storia deve necessariamente cambiare. E’ il Cliente il punto focale di questa concezione del tempo che ne rivoluziona l’identità stessa e il rapporto con l’azienda. Un rapporto di centralità autentica perché non si tratta solo di “dire” che il Cliente è al centro di tutto, ma di “mettercelo” davvero
B&G Dossier - LE FORME DEL TEMPO
a sinistra: una delle immagini più conosciute di chaplin riguardante il film “the kid” (1921)
La prima è dialogo. Per questo, nel nostro caso, un luogo come una gioielleria non può essere un mero luogo d’acquisto. Ma uno spazio nuovo per conoscere, capire, domandare, scegliere e, ovviamente, sognare. Bisogna essere consapevoli che qui un sogno può diventare realtà. Ma questo comporta una grande responsabilità: quella di diventare dei luoghi in cui fare cultura. Non essere più, cioè, luoghi in cui affascinare il Cliente con la promessa dell’unicità e della preziosità di ciò che stanno acquistando, ma affiancarlo in un percorso di crescita, sia di competenze che, di conseguenza, di gusto.
L’unicità non è soltanto quella di alcuni pezzi dell’alta orologeria e della gioielleria. L’unicità, soprattutto, è quella del cliente, a dimostrazione che lui è il vero protagonista del nostro tempo L’altra parola chiave è l’unicità. Bisogna avere il coraggio di proporsi sul mercato con un’offerta unica e differenziata. E il coraggio sta nel fatto che un simile obiettivo, per essere raggiunto, spesso implica scelte non comuni e neppure facili, ma che necessitano della adeguata lungimiranza. Ma non solo. L’unicità non è soltanto quella di alcuni pezzi dell’alta orologeria e della gioielleria. L’unicità, soprattutto, è quella del cliente, a dimostrazione che lui è il vero protagonista del nostro tempo. Ogni cliente è unico, unici e irriproducibili sono i suoi pensieri, le sue passioni, le sue emozioni e, soprattutto, i desideri. Del resto non è un caso che la Gioielleria Serafino Consoli abbia scelto di rappresentare la sua immagine con una catena di Dna, che per eccellenza rappresenta l’unicità e la meravigliosa irripetibilità di ogni essere vivente. |
Una giornata senza un sorriso è un giorno perso. Charlie Chaplin
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I Tempi Moderni di Chaplin Jean-Luc Godard disse una volta che Chaplin, pur restando ai margini del cinema, ha riempito questi margini di un numero di “cose” infinitamente maggiore di qualsiasi altro uomo di cinema. Per “cose” specificò che intendeva idee, gag, intelligenza, onore, bellezza, gesti, ecc. E’ proprio questa idea di margine che caratterizza perfettamente il senso della presenza del grande regista nella storia del cinema. Ed è per questa ragione che parlare di Chaplin può essere allo stesso tempo facilissimo (basta dire che è stato il più grande) ma anche molto difficile, o ambiguo. Perché ambigua, nella sua polivalenza, è la presenza del fenomeno Chaplin nel cinema. Come valutare infatti, anche se ben quarant’anni sono trascorsi dal momento in cui furono girate le prime sequenze di TEMPI MODERNI, a quale delle presenze dobbiamo la straordinaria freschezza che il film ha conservato? A quella del personaggio Charlot, con la sua inconfondibile umanità? Oppure a quella del regista Chaplin, con la sua spesso sottovalutata ma innegabile personalità linguistica (basti pensare ai piani sequenza, all’uso del simbolo, al senso del montaggio e quindi del ritmo), a quella del pensatore o, ancora, dell’individuo Charles Chaplin: con tutte le contraddizioni, le ambiguità ormai arcinote, specie osservate oggi, di un uomo giunto ormai in tarda età? Per questa sua polivalenza Chaplin è spesso sfuggito, e sfugge tuttora (anche se è in corso una sorta di riesame critico della sua presenza, una rimessa in questione di tutta una serie di valori che si ritenevano ormai acquisiti) ad una collocazione precisa nella storia della evoluzione artistica del cinema.Se oggi una certa parte della critica tende a rovesciare i valori tradizionali, discutendo il personaggio Charlot e sottolineandone certi aspetti anarchici, nel senso di egoistici nei confronti dei propri simili, da una altra parte si accentuano altri aspetti del Chaplin regista che erano stati meno seguiti in passato da una critica più attenta al Charlotpersonaggio. Comunque sia, la rilettura del film ad anni di distanza fa altro che risaltare il carattere di efficacia, di eccezionale attualità spettacolare, polemica e morale che il film ha conservato. A prescindere da pochi ed insignificanti momenti in cui il personaggio può cadere effettivamente nella trappola di un dato e forse furbesco calcolo utilitaristico, o sentimentale, dei momenti nei quali il personaggio viene strumentalizzato, per usare un vocabolo in auge, a dei fini forse non così evidenti e limpidi come potrebbero apparire a prima vista, rimane la forza espressiva eccezionale di molte sequenze-chiave, che conservano intatta tutta la loro bellezza. Da quella, sintesi perfetta dell’opera, del pranzo meccanizzato, a quella della bandiera rossa caduta dall’autocarro e assimilata, assieme a Charlot, alla manifestazione di piazza. Dalle scene del cabaret, a quelle celebri e stupende del finale: dove lo sfondo, l’ambiente, come in tutto il cinema più grande, è usato in modo mirabile. Anche se Chaplin ha lavorato in una sorta di margine, e questo margine non è facilmente delineabile, e questa incertezza può portare a certe riconsiderazioni di ordine diverso, è impossibile ignorare l’emozione intatta che ancora oggi si ricava dalla visione del film. E questo sembra essere garanzia sufficiente della purezza intrinseca di tale momento creativo. di Fabio Fumagalli 89
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La fi losofia Cvstos tra innovazione e tradizione. Per scoprire una nuova dimensione dell’alta orologeria: sempre un passo avanti
CVSTODI
Fedeli degli attimi futuri 90
B&G Dossier - LE FORME DEL TEMPO
Un dettaglio della cassa del modello Challegne RMT - S
La capacità di stupire, la volontà di essere sempre un passo avanti. Ecco il cuore della fi losofia Cvstos, maison svizzera capace di affermarsi in brevissimo tempo nell’Olimpo dell’alta orologeria mondiale. Una fi losofia che si sviluppa attraverso i 4 punti cardinali della cosiddetta “Cvustos Technology”: performance, efficienza, eleganza, precisione. Da queste fondamenta nasce un nuovo concetto di watchmaking dedicato a chi colleziona oggetti rari e unici.
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novembre - dicembre 2009
La sfida è grande e il nome scelto per il marchio si rifà direttamente al termine latino che sta per “guardiano”, il custode di una nuova arte del tempo. Una delicata alchimia che coniuga sapientemente la miglior tradizione orologiera svizzera alla capacità di elaborare concetti innovativi realizzati grazie alle più moderne tecnologie. Lo sforzo della “Cvstos technology” si perfeziona proprio in questa ambiziosa sfida. Ne è esempio la combinazione di materiali quali il palladio e il titanio 5 che dimostra chiaramente il solido know-how e l’impegno dimostrato dal Dipartimento Ricerca & Sviluppo impegnato a cercare nuove soluzioni per migliorare l’efficienza del rotore. La creatività Cvstos non prescinde al concetto stesso di solidità e si esprime attraverso due differenti casse: Challenge (tonneau) e Challenge-R (tondo). I designers di CVSTOS sono riusciti a creare una cassa immediatamente riconoscibile e riconducibile al marchio, guadagnandosi un’identità forte e definita.
Sopra e Sotto il challenge crono hf - sopra nella versione total black a destra CVSTOS CHALLENGE CHRONO BLU OCEAN - Limited Edition realizzato in soli 10 pezzi al mondo, disponibili solo nella gioielleria Serafino Consoli
Linee che esprimono con immediatezza il senso di dinamismo e velocità tipico della maison. I modelli delle collezioni sono realizzati in acciaio, oro rosso e oro bianco, hanno le funzioni di ore, minuti, secondi, display con indicazione della data, movimenti automatici sino all’accattivante Tourbillon Sport. Omaggio all’universo femminile è Re-Belle che si rivolGe a donne dalla forte personalità che prediligono eleganza e tecnica sofisticata. Questa linea è amore per le forme con dettagli preziosi più o meno visibili come i diamanti posizionati direttamente nel movimento (nel modello Rebellion). Sia nelle casse onneau che in quelle tonde, la collezione Re-Belle esprime grazia e armonia ma anche tecnologia per quel che concerne il movimento che esprime tutto il potenziale CVSTOS TECHNOLOGY. Insomma, la giovane maison svizzera ha già le idee molto chiare e punta sempre a fare oggi quello che altri faranno domani per dar vita a una nuova dimensione nell’alta orologeria. Pioniere assoluto, Cvstos si avvale di un team di professionisti e di artigiani interamente votato all’innovazione. Per essere sempre un passo avanti. | 92
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Il nome del marchio deriva dal termine latino che sta per “guardiano”, il custode di una nuova arte del tempo. Una delicata alchimia che coniuga sapientemente la miglior tradizione orologiera svizzera alla capacità di elaborare concetti innovativi realizzati con le più moderne tecnologie
nell’immagine vista frontale del modello challenge RMT-s
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Nell’immagine un dettaglio delle lavorazioni dei mastri orologiai nei laboratori cvstos
Sassoun Sirmakes Spesso si dice che spirito imprenditoriale e capacità di precorrere i tempi siano qualità innate che si tramandano, all’interno della stessa famiglia, di generazione in generazione. Sassoun Sirmakes è la vera e propria rappresentazione di questa affermazione. Passo dopo passo, sin dai primissimi anni, questo dinamico ragazzo svizzero di origini armene ha infatti seguito le orme di un grande maestro: il padre, Vartan Sirmakes cofondatore e CEO del Gruppo Franck Muller Watchland. E’ assieme al padre, infatti, che il giovane Sassoun ha mosso i primi passi nel “complicato” mondo dell’orologeria, durante i week end e le vacanze estive il lavoro all’interno degli atelier dei maestri 94
orologiai era la norma. All’età di 17 anni, dopo aver terminato la scuola superiore, Sassoun Sirmakes si trova ad affrontare un dilemma cruciale: continuare gli studi oppure unirsi al padre e iniziare a lavorare nel Gruppo Franck Muller acquisendo, sul campo, quelle competenze e quelle capacità specifiche che l’intricato mondo dell’orologeria richiede? La scelta è scontata, e Sasson Sirmakes decide di non lasciarsi sfuggire un’opportunità davvero unica: è così che entra, a pieno titolo, nel mondo dell’alta orologeria. La prima grande sfida è all’interno del reparto dedicato all’incastonatura delle pietre preziose, svilupparne e migliorarne la capacità produttiva quanto richiesto. E’ nell’arco dei due anni successivi, grazie ad un carattere forte e determinato, che Sassoun riesce nel proprio intento: nuove strategie manageriali trasformano il workshop interno di Casa Muller in una grande compagnia specializzata nell’incastonatura di gemme. Con più di 50 impiegati qualificati che lavorano a tempo pieno, la compagnia ha assunto dimensioni notevoli e, all’interno della stessa, Sassoun Sir-
makes si occupa anche dell’acquisto e della gestione di ingenti quantità di pietre preziose. Non solo gemme e pietre preziose, Sassoun Sirmakes segue da vicino tutte le delicate fasi che conducono alla realizzazione di preziosi segnatempo: dai progetti iniziali, alla produzione vera e propria sino alle strategie che fanno crescere il Gruppo Franck Muller anno dopo anno. Arrivato a 19 anni, ovvero nel 2003, Sassoun Sirmakes si pone una nuova sfida e, insieme ad importanti investitori, si impegna in un progetto proprio legato al mondo dell’orologeria alto di gamma. La sede è la Francia, nelle immediate vicinanze della Svizzera e di Ginevra in particolare. E’ nella primavera del 2004, tuttavia, che nasce l’ultimo grande progetto imprenditoriale. Sassoun Sirmakes decide di creare CVSTOS, un marchio indipendente di orologi realizzati con un partner di grande talento: Antonio Terranova. Nasce così un marchio decisamente innovativo dedicato ai trendsetters di tutto il mondo. Ogni singolo orologio CVSTOS rappresenta la filosofia stessa di vita di Sassoun Sirmakes: “essere sempre un passo avanti”.
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Antonio Terranova Nato nel 1967 a La Chaux-deFonds, località situata nel cuore dell’industria svizzera orologiera, sin dall’infanzia è stato affascinato dalla bellezza e dal design, forse una eredità delle sue origini italiane. A soli 16 anni, nonostante la sua fervente passione per il design degli orologi, Antonio Terranova segue i consigli paterni e studia duramente per sei anni per diventare specialista micro-tecnico. Dopo la laurea intraprende la formazione professionale che lo avvicina al design e all’incantevole mondo dell’orologeria. Comincia la sua carriera nel reparto ricerca di una nota azienda specializzata in macchinari per la produzione di componenti di orologi ma, grazie alla sua innata vena creativa, riesce a fare carriera nell’ambito del design applicato all’orologeria. La naturale predisposizione nei confronti del design, infatti, lo porta a produrre un proprio orologio battezzato Terranova No.1. Indossare questo pezzo diventa il vero biglietto da visita che lo conduce nel meraviglioso mondo dell’orologeria e, nello specifico, del design. Nel 1993 l’indiscutibile talento di Antonio Terranova viene notato dal direttore tecnico della Prodor SA che gli chiede di entrare a lavorare in Azienda occupandosi dello sviluppo tecnico di alcune linee di Cartier e Piaget. Il suo perfezionismo e la sua precisione lo inducono a esplorare nuovi accorgimenti tecnici e a cercare innovative soluzioni . Nel 1997, accetta una nuova sfida e si unisce a TAG-Heuer iniziando a lavorare all’interno del dipartimento di ricerca e sviluppo: elaborare nuovi prodotti è il suo compito. Durante questa esperienza acquisisce una maggiore competenza per quel che concerne il lavoro di team manager. Qualche anno più tardi, mentre lavora come designer freelance per alcuni dei marchi più prestigiosi dell’industria orologiera svizzera quali Breitling, Ebel e Zenith, Antonio Terranova capisce che vuole dare vita a qualche cosa di nuovo: realizzare i propri sogni sfruttando anni e anni di esperienza maturati nell’alta orologeria. E’ nella primavera del 2004, infine, che la sfida di Antonio Terranova si concretizza. Finalmente può dare vita a un nuovo brand che coniughi qualità tecniche e design inconfondibile, il tutto grazie all’incontro con un partner di sicuro successo: Sassoun Sirmakes, dinamico imprenditore con un innato talento per il marketing. Insieme creano CVSTOS, marchio che si pone l’ambizioso obiettivo di aprire nuovi orizzonti nell’ambito dell’alta orologeria, il tutto rimanendo nel pieno rispetto della miglior tradizione svizzera. Lo splendore è un nulla senza la durata. napoleone buonaparte
Nell’immagine il modello challenge hm-s
wwww.cvstos.com www.serafinoconsoli.it
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Nuova
Nell’immagine: Il modello D-Light
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LUCE sul tempo
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Swarovski riscrive la poesia della precisione illuminando il tempo con scintille di luce e la magia dei colori che nasce da cristalli perfetti
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Un tempo illuminato da scintille di luce. Una nuova concezione dell’orologeria che si esalta attraverso la brillantezza e i giochi di colore. Solo una realtà come Swarovski, con oltre cento anni di storia nella lavorazione dei cristalli, poteva puntare su un progetto innovativo che coniugasse il meglio dell’orologeria svizzera con il taglio perfetto di inimitabili gioielli di luce. Una sorta di poesia della precisione in cui l’anima delle collezioni Swarovski si fonde con l’impeccabile misura del tempo total Swiss made. Un tempo che va oltre, quello concepito dalla maison di cristalli, capace di vestirsi di modernità e design per proiettarsi verso momenti futuri e per essere sempre all’avanguardia. La prestigiosa collezione orologi si compone di 45 referenze articolate in cinque linee, ciascuna con una propria identità per cogliere piaceri e affinità diverse tra gli amanti del genere. Con la loro armonia di forma e funzione, gli orologi Swarovski esaltano al massimo la lucentezza del cristallo, ricco di tagli e sfaccettature esclusive, per assumere nuove forme che giocano con la luce. Acciaio, pelle e caucciù, valorizzati da cristalli di ogni Sopra I modelli baguette nelle versioni silver, gold e black sotto i modelli piazza black, gold, silver con cassa in acciaio e 44 cristalli applicati a mano
AVANT TIME N°1 D:LIGHT – ERIC GIROUD PER SWAROVSKI Swarovski propone il suo approccio avanguardista nei confronti dell’orologeria attraverso la collezione “Avant Time”. Questo “esercizio di stile” dà la misura completa dell’expertise aziendale, della sua grande creatività e del desiderio irrefrenabile di innovazione. Si tratta di un progetto molto ambizioso che ha portato alla creazione di un orologio all’avanguardia: il “D:Light”. Per realizzare questa prima edizione Nathalie Colin si è rivolta al talento creativo di un noto designer di orologi: Eric Giroud. “D:Light” è un modello futuristico che offre una visione innovativa del concetto di tempo, fondendo le nuove tecnologie elettroniche con il design dei gioielli. Questa nuovissima creazione – che riesce a scandire le ore come nessun altro – si è già conquistata un posto di riferimento nel design contemporaneo. L’originale modello in acciaio finissimo riunisce le funzioni di un suggestivo orologio, di un bracciale e di un pezzo da collezione. Il quadrante rettangolare è un vero e proprio schermo di cristallo creato da Swarovski e composto da 171 esclusivi cristalli a taglio Xilion, mentre la trasparenza delle montature accentua la misteriosità del tempo. Come per magia l’ora appare sfiorando semplicemente il cabochon a Cigno. I cristalli cambiano colore, si illuminano, brillano e mostrano le ore e i minuti attraverso le linee arancioni punteggiate. Data e lancette sono del tutto assenti; è stata mantenuta solo la funzione di orologio a 12 o 24 ore. Grazie al bracciale in acciaio color oro con maglie larghe lucide e sfaccettate e la chiusura a farfalla, il modello è reversibile e può essere indossato sia sul polso sinistro che su quello destro. 98
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Con la loro armonia di forma e funzione, gli orologi Swarovski esaltano al massimo la lucentezza del cristallo, ricco di tagli e sfaccettature esclusive, per assumere nuove forme che giocano con la luce. Acciaio, pelle e caucciĂš, valorizzati da cristalli di ogni forma e dimensione, animano le diverse collezioni che presentano in tutti i modelli il logo ufficiale del “Cignoâ€?
Sopra I modelli Octea Sport nelle versioni black e prune con Cassa in acciaio inossidabile e lunetta girevole in cristallo.
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Qui sotto L’ingresso del KRISTALLWELTEN, il Museo del cristallo Swarovski, con sede a Wattens, nel tirolo austriaco
forma e dimensione, animano le diverse collezioni che presentano in tutti i modelli il logo con il cigno Swarovski. Il valore aggiunto di questi oggetti sta proprio nella capacità di collegare il know how Swarovski all’expertise orologiaia svizzera, per garantire ai propri orologi massima qualità e precisione. Ma questa liaison è frutto di una lunga progettazione e sono stati necessari tre anni di sviluppo meticoloso per raggiungere il livello desiderato. In questa prospettiva, sempre fedele al proprio spirito pionieristico, Swarovski ha ampliato i limiti del cristallo, stabilendo nuovi standard in fatto di innovazione tecnica e tecnologica. Questa determinazione trova la sua espressione più audace in “D:Light” – una creazione che oltre a rappresentare uno strumento di misurazione del tempo da vita a oggetti estremamente preziosi e all’avanguardia. “Era ormai arrivato il momento di presentare la nostra collezione di orologi. L’ingresso del cristallo Swarovski nel mondo dell’orologeria segna il culmine di oltre tre anni di ricerca. Ed è anche un vero passo avanti per la nostra azienda”, ha dichiarato Robert Buchbauer, membro del Comitato direttivo e della famiglia Swarovski. La collezione è stata ideata sotto la direzione di Nathalie Colin, direttore creativo di 100
L’Azienda Nel 1895 Daniel Swarovski I – un inventore boemo dotato di spirito visionario – si trasferì nel paesino di Wattens, nel Tirolo austriaco, con la sua recente invenzione: una macchina per tagliare e lucidare le pietre in cristallo per gioielleria. Da quest’esordio rivoluzionario per il mondo della moda, Swarovski è diventato il principale produttore al mondo di cristallo tagliato per i settori della moda, della gioielleria e – più recentemente – dell’illuminazione, dell’architettura e dell’interior design. Oggi l’azienda, che ha tuttora sede a Wattens e appartiene ed è gestita dai componenti della quarta e quinta generazione della famiglia, vanta un’estensione globale con circa 23.900 dipendenti, opera in oltre 120 paesi e, nel 2008, ha totalizzato un fatturato di 2,52 miliardi di euro. Swarovski riunisce due attività principali: la prima produce e commercializza componenti in cristallo per le industrie e la seconda crea prodotti finiti improntati al design. I componenti in cristallo Swarovski, conosciuti con il marchio CRYSTALLIZED™ - Swarovski Elements per la moda e con il marchio STRASS® Swarovski® Crystal per l’architettura e l’illuminazione, sono diventati un ingrediente essenziale del design internazionale. Dal 1965, la società si rivolge anche al settore gioielleria con gemme autentiche e artificiali con taglio di precisione e a partire dall’aprile 2008 ha rafforzato questo rapporto rivitalizzando il marchio e ribattezzandolo con il nome di ENLIGHTENED™ – Swarovski Elements. A testimoniare la creatività che anima l’azienda, le sue linee di accessori, gioielli e oggetti per la casa sono vendute in più di 1600 negozi e concessionari Swarovski nelle principali capitali della moda, mentre l’esclusiva collezione Daniel Swarovski è diventata la firma Couture dell’azienda. La Società del Cristallo Swarovski vanta quasi 350.000 iscritti in tutto il mondo, appassionati collezionisti delle famose creazioni figurative; a Wattens, “Swarovski Kristallwelten” – il museo multimediale del cristallo – è stato inaugurato nel 1995 in omaggio all’universo Swarovski di innovazione e ispirazione. Il Gruppo Swarovski comprende anche Tyrolit®, che produce strumenti per la molatura, Swareflex, che si occupa di catarifrangenti per la sicurezza stradale e Swarovski Optik, che produce strumenti ottici di precisione.
Swarovski: “La collezione è studiata per una donna eclettica e cosmopolita: ideale per il giorno, per la sera, per ogni momento vissuto da una donna indipendente e moderna e che ama la moda”. La perfezione è la parola d’ordine per Swarovski. Alla base ci sono i materiali, la precisione dei movimenti, le meticolose regole di orologeria e l’attenzione dedicata alle rifiniture. La lavorazione a mano di molte parti ne accresce la qualità: sfaccettature di precisione, calibratura e maestria delle linee. Con trasparenza, purezza, brillantezza e luminosità il tempo scopre tutta la magia del cristallo. |
Il compito principale nella vita di un uomo è di dare alla luce se stesso Erich Fromm
www.swarovski.com/watches www.serafinoconsoli.it
B&G Dossier - LE FORME DEL TEMPO Nell’immagine - Elis Orologio dalle linee piramidali e l‘aspetto sobrio ed essenziale. Cassa in acciaio inossidabile.
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A caccia di idee regalo B&G grazie ad Egoist propone alcune soluzioni per un regalo di Natale a colpo sicuro e con personalizzazioni Made in Italy. Ecco alcune proposte dedicate agli appassionati del sigaro, ma non solo... HUMIDOR cherry Humidor travel in legno, igrometro esterno, sistema di umidificazione interno. Finitura cherry. € 35,00
Ghigliottina da tavolo Ghigliottina da tavolo a molla in legno e metallo. Cassetto estraibile raccogli testa calamitato. Finitura cherry. € 70,00
Tagliasigari da tavolo noce Elegante tagliasigari da tavolo in legno e metallo. Ghigliottina in metallo doppio calibro con manico in resina e sistema di sicurezza blocca lama. Finitura noce. €50,00
Accendino titanic marrone Elegante accendino Egoist in metallo ed ecopelle marrone. Confezione regalo. € 14,00
Humidor 100 Royale “cafè Cojimar” Humidor in legno anticato con igrometro e sistema di umidificazione interno. Contiene 100 sigari. € 200,00
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Christmas solutions
Accendino pipa Accendino ricaricabile
Humidor 75 Royale “señora de guadalupe”
completo di accessori per pipa. Confezionato singolarmente. € 22,00
Humidor in legno laccato con igrometro e sistema di umidificazione interno. Contiene 75 sigari. € 120,00
Accendino Decò Originale accendino ricaricabile con grafica “Art Decò”. Confezione regalo. € 25,00
Cubo noce Elegante posacenere richiudibile con cutter, puncher e posasigaro. Finitura noce. € 80,00
Accendino orient Accendino ricaricabile con laccatura a motivo orientale. Confezionato in scatola regalo in legno. Edizione limitata. € 40,00
Accendino royale bronze Accendino “Royale” con incisione personalizzata, finitura bronzo. Confezione regalo personalizzata. € 15,00
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Wine Set Orient medium Portabottiglie in ecopelle marrone completo di accessori. € 40,00
Multicard Orient black e Brown Porta assegni e portacarte in ecopelle nera o marrone con interni arancio. € 21,00
Wine Set Orient small Porta accessori in ecopelle marrone. € 30,00
Wine Set Orient large Elegante completo portabottiglie e porta accessori in ecopelle marrone. Divisori bottiglie adattabili. € 80,00
Portaorologi Orient Portaorologi in ecopelle
Portafoglio tecno Orient
marrone con interno in
Portafoglio con alloggiamento per
tessuto arancio. € 50,00
chiavetta USB, in ecopelle marrone e arancio. € 25,00
I prodotti sono disponibili nelle migliori tabaccherie maggiori info su: www.itagency.it
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Abiti d’eccellenza
Eleganza su misura
Neglia Sartoria Milano nasce come progetto per chi ricerca l’eccellenza nel vestire. Offre il massimo della scelta e della qualità nei prodotti
Alla fine dell’800 Leonardo Neglia è sarto sulle Madonie, a Petralia Sottana. Suo figlio Giuseppe diventa modellista ed avvia una scuola di taglio. Poi, nel 1942, si trasferisce a Milano ed apre una sartoria per la confezione di abiti su misura. Vincenzo Neglia, allora giovanotto intraprendente, comincia ad utilizzare i tempi morti della sartoria per produrre abiti sul pronto e commercializzarli in negozio. Da allora, Vincenzo Neglia, ancora oggi alla guida dell’azienda di famiglia insieme a sua figlia Anna, ha realizzato due Negozi - uno in Corso Venezia, l’altro in via Enrico Nöe - veri e propri punti di riferimento per chi ricerca l’eccellenza nel vestire.
“Neglia Sartoria Milano” è la realizzazione di un progetto nato e voluto per offrire attraverso i propri negozi una linea completa di abbigliamento, sul pronto e su misura Oggi, a più di mezzo secolo dall’apertura di questi negozi, Neglia si rinnova e trasforma la sua attività da “fornitore di eccellenze” a produttore di abiti a marchio proprio. L’etichetta “Neglia Sartoria Milano” è la realizzazione di un progetto nato e voluto per offrire una linea completa di abbigliamento, sul pronto e su misura; per creare il luogo dove il cliente può trovare “tutto sé stesso”: dalle camicie, agli abiti; dalle scarpe, fino alla biancheria. Neglia è una realtà che ancora oggi svolge un’attività minuziosa e rigorosa di ricerca nella realizzazione di ogni capo: il massimo della scelta e della qualità
per off rire uno stile sempre diverso alle mille anime che ogni uomo ha dentro sé. L’inaugurazione di “Neglia Sartoria Milano” è prevista per i giorni 1-2-3 e 9-10-11 dicembre 2009, dalle 10.00 alle 21.00, in Corso Venezia 2a, a Milano. | www.negliaspa.it Corso Venezia, 2a - 20121 Milano - tel. 02 795231 - fax 0276004949 Via Enrico Nöe, 23 - 20133 Milano - tel. 022362514 - fax 0270638358
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Un indimenticabile
viaggio di Natale Dalla magia di New York alla splendida Miami ďŹ no alle spiagge da sogno delle Isole Vergini. Un percorso dalle tappe straordinarie per vivere un Natale e un ďŹ ne anno da incorniciare in collaborazione con Bradipo Travel Designer
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Turismo a cinque stelle
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Nella doppia di apertura Vista di Miami al tramonto in questa pagina in alto Vista della città di Miami in questa pagina in basso Ponte di Brooklyn
Le vacanze natalizie con Bradipo Travel Designer diventano itineranti e decisamente chic, tra cambi d’abito e di scenario per vivere l’internazionalità di NYC, il divertimento di Miami e il sapore di mare delle Isole Vergini. All’arrivo New York City vi invade con i suoi colori, le sue luci, la sua iperattività incessante e a Natale tutto è ancora più magico e la vista scalda il cuore. La frenesia e la corsa ai regali, una passeggiata in carrozza a Central Park tra la neve, le straordinarie decorazioni delle vetrine dei negozi più famosi del mondo e ovviamente l’albero gigante a Rockefeller Center rendono l’esperienza nella Grande Mela speciale e indimenticabile. Di certo non è tutto qui, i bimbi accompagnati da mamma e papà al F.A.O. Schwarz, il negozio di giocattoli più famoso al mondo sulla Fifth Avenue e seconda casa di Babbo Natale durante le feste, lo incontreranno per raccontargli i propri desideri. Mentre le amiche a bordo di una Cadillac Escalade potranno farsi accompagnare da un personal shopper da Tiffany’s o da Manolo
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Blahnik, per cercare l’accessorio giusto per l’ultimo dell’anno. Gli amanti del design e dell’arte non possono perdere il MOMA, il Guggenheim, la Frick Collection e la famosa collezione di bibliografie nella New York Public Library oltre al New Museum of Contemporary Art a Brooklyn. E chi lo desidera può decidere di ammirare la Notte Stellata di Van Gogh quando il MOMA è chiuso al pubblico: soli davanti al quadro per assaporarne ogni vibrazione. Nella città più frenetica al mondo Bradipo Travel Designer vi permette di tornare alle cose semplici: The Cardinal Club ne è l’esempio. Nessuno sa dove si trovi ma qui due famosi chef, dalle identità sconosciute, vi ospitano nella loro casa privata dove vi preparano una cena gourmet in un piccolo cortile dell’East Village: solo per due ovviamente. New York City non delude chi ama la folla e il caotico dinamismo metropolitano e regala indirizzi per tutti i gusti, dal food alla nightlife, spostandosi da Times Square - cuore nevralgico - fino a Meatpacking District, nuovo punto di riferimento della città. Per i vostri cinque giorni a NYC Bradipo Travel Designer svela uno degli indirizzi più alternativi, il Crosby Street Hotel, 86 camere nel cuore di Soho, uno dei quartieri vibranti della Big Apple. Un boutique hotel di nuova costruzione dove il lusso delle camere arredate da Kit Kemp riflette uno stile unico e sobrio. L’indimenticabile Andy Warhol diceva “Il mio profumo preferito è l’odore di primavera a New York”, prima di lasciare la Grande Mela dovete scegliere il vostro, imperdibile quindi la visita da Laurice Rahmè, fondatrice del marchio Bond No. 9, per annusare più di 30 fragranze ispirate ad ogni quartiere della città e decidere quella che porterete per sempre con voi. Miami vi attende per cinque giorni, lasciate da parte cashmere e lana per dare spazio a seta e cotone, la vostra permanenza in città è all’insegna di spiagge immense, shopping sfrenato e divertimento notturno. Soprannominata dai newyorkesi “New York Beach” e dal mondo “City of Sunshine State” vi accoglie per la fine dell’anno con una temperatura invidiabile e la presenza di cool-people ovunque. Miami Beach, raggiante e stravagante nei suoi colori pastello che si mescolano alle luci al neon di South Beach, regala un’atmosfera americana unita a un caldo tocco di ispanico. Camminate lungo le pittoresche vie e godete della vista dell’architettura Art Deco, concedetevi un brunch lungo Ocean Drive, la strada simbolo di Miami Beach e non perdetevi la vita notturna lungo Collins Avenue o lungo Washington Avenue. Gli hotel na-
Turismo a cinque stelle
INFO UTILI SUGLI STATI UNITI Capitale Washington Documenti A partire dal 26 ottobre 2005 tutti i cittadini con passaporto italiano che si recano o transitano negli Stati Uniti d’America possono usufruire del programma “viaggio senza visto” (visa waiver program) se: provvisti di un passaporto a lettura ottica rilasciato entro e non oltre la data del 25 ottobre 2005; provvisti di un passaporto a lettura ottica con foto digitale emesso a partire dal 26 ottobre 2005; provvisti di un passaporto elettronico, unico tipo di passaporto che viene rilasciato a partire dal 26 ottobre 2006. Tutti i viaggiatori italiani sprovvisti di passaporto a lettura ottica o con passaporti a lettura ottica rilasciati a partire dal 26 ottobre 2005 privi di fotografia digitale hanno bisogno di un visto per recarsi o transitare negli stati uniti d’America. Lingua Inglese e spagnolo. Religione Cattolica e protestante in maggioranza. Sono presenti anche altre religioni come la musulmana, buddista, ecc. Fuso orario Rispetto all’Italia il fuso orario varia da - 6 ore sulla costa orientale a - 9 ore su quella occidentale. Vige l’ora legale (eccetto in pochi Stati) ed in genere inizia e finisce circa una settimana dopo l’entrata in vigore in Italia. Moneta Dollaro Statunitense. Un dollaro vale 1,4 euro circa.
scondono i locali più trendy: le star di Hollywood, i vip da tutto il mondo e i DJ più ricercati si ritrovano qui per festeggiare al top l’arrivo del Nuovo Anno. Bradipo Travel Designer vi fa sostare al Gansevoort South Beach, non solo un hotel ma anche un punto di riferimento in città: dal rooftop bar and lounge, al suo esclusivo beach club fino al ristorante asiatico Philippe. E per congedare il 2009 e dare il benvenuto al nuovo anno per voi una cena fusion al B.E.D., il locale più esclusivo della città; dopo ci si scatena al party dello Sky Bar all’interno dell’hotel The Shore Club dove la migliore dance music vi accompagnerà nella notte più lunga dell’anno. Il 2010 inizia con il relax e dopo tanto divertimento le coccole delle mani esperte dei professionisti del DavidBartonGym and SPA vi prepareranno all’avventura caraibica nelle Isole Vergini Americane. A sole tre ore di volo da Miami vi aspetta il mare cristallino, lo snorkeling e un colorato mondo sommerso, la fauna protetta, un giro in barca a vela, la pesca d’altura, il tennis, una passeggiata a cavallo nella foresta tropicale, una giornata in Kayak, un’avventura in Jeep nel Parco Nazionale delle Isole Vergini, dei gustosi drink al rhum, il riposo sotto l’ombra di un albero mentre leggete il vostro libro preferito e tanto altro. Un paradiso tutto da scoprire composto da tre isole St Thomas, St Croix e St John, quest’ultima - sede del Parco Nazionale delle Vergini Americane - è quella che Bradipo Travel Designer ha scelto per la vostra settimana di bagni
in questa pagina in alto: Mare cristallino delle Isole Vergini in basso: Central Park
di sole. Privacy, silenzio e natura appagano la mente e il corpo. Il Caneel Bay, Rosewood Resort and SPA garantisce un ritorno alla semplicità per apprezzare il bello che vi circonda grazie alla totale assenza di telefoni e TV nelle vostre camere, un servizio discreto e impeccabile, sette spiagge differenti da scegliere e cottage realizzati con materiali ecologici. Un luogo dove il tempo si è fermato, in grado di stregare tutti coloro che fuggono dalla civiltà, dallo stress e dal ritmo della routine quotidiana. E per rendere i vostri ricordi indimenticabili solo per voi un pic-nic lunch sulla spiaggia Honeymoon Beach, la colazione servita sulla terrazza del vostro cottage di fronte al mare e la cena a lume di candela nello Sugar Mill Ruins. Sono emozioni allo stato puro quelle che vi accompagneranno durante queste vacanze natalizie, rendendole uniche. |
L’America non è soltanto una parte del mondo. L’America è uno stato d’animo, una passione. E qualunque europeo può, da un momento all’altro, ammalarsi d’America. Mario Soldati
www.bradipotravel.com
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Eicma - 67^ esposizione internazionale del ciclo e motociclo Dall’11 al 15 novembre 2009 Sede: Polo Fieristico di Milano
EICMA 2009 (Fiera Milano, 10 al 15 novembre) è l’unica Esposizione Internazionale dell’anno dedicata alla moto. Fiera Milano ospiterà 420 Espositori diretti e 500 marchi rappresentati. Percentualmente più forte che in passato la partecipazione straniera: la Cina è presente con 3 collettive e altre 14 Aziende, Taiwan con 3 collettive più 26 Aziende, il Pakistan con una collettiva e 22 Aziende, la Spagna con una collettiva e altre 10 Aziende, gli Stati Uniti con una collettiva e altre 10 Aziende.
Fiera del Mobile Dal 19 al 22 novembre 2009 Sede: Nuova Fiera di Bergamo
Attento alle esigenze dell’abitare contemporaneo, il Salone, che dà spazio a soluzioni abitative tra le più raffi nate ed esclusive, si pone come obiettivo di soddisfare un pubblico interessato, off rendo ai visitatori un’ampia panoramica sulle ultime tendenze di arredamento e design: un Salone dove tutto “fa casa” e che, di edizione in edizione, ha saputo ritagliarsi uno spazio di rilievo nel panorama fieristico. Lo scorso anno i visitatori della manifestazione si attestarono intorno alle 37 mila unità, una novantina furono gli espositori e 400 gli stand.
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Cerco casa Modena Dal 20 al 22 novembre 2009 Sede: Modena Fiere
Cerco Casa è un evento che raccoglie, in un unico spazio e in un unico momento, i problemi e le soluzione dell’universo immobiliare, favorendo i contatti tra professionisti e clienti e permettendo l’individuazione delle soluzioni più adeguate in minor tempo e con una maggiore possibilità di scelte. Cerco Casa nasce come strumento per districarsi al meglio tra le complessità e le difficoltà delle diverse fasi di acquisto dell’immobile e per velocizzare la fruizione dei bisogni correlati: mutui, ristrutturazioni, assicurazioni, soluzioni per la sicurezza, manutenzione, gestioni condominiali, ecc.
Brixiantiquaria Dal 21 al 29 novembre 2009 Sede: Brixia Expo, Fiera di Brescia
Dal 21 al 29 novembre torna alla Fiera di Brescia BRIXIANTIQUARIA. La prestigiosa rassegna d’Antiquariato, giunta quest’anno alla sua 22° edizione, si preannuncia ricca di eventi, mostre e importanti presenze espositive. Anche per questa edizione verranno allestite mostre collaterali di notevole interesse storico artistico che, come negli scorsi anni, hanno coinvolto direttamente i Civici Musei d’Arte e Storia di Brescia, attraverso il prestito di opere di rilevante importanza rimaste nascoste fi no ad oggi. La mostra dal titolo “Antonio Canova e il suo tempo” riguarda sculture e dipinti del grande maestro Antonio Canova. Una seconda mostra d’arte dal titolo “Africa, l’arte incantevole” a cura di Accademia Santa Giulia raccoglie una serie di opere volte a testimoniare come l’arte africana abbia contaminato l’arte europea di inizio 900.
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I prossimi appuntamenti
L’agenda delle Fiere
Elettro Expo Il 28 e 29 novembre Sede: Verona Fiera
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La manifestazione, per la quale si propone l’ormai consueta e collaudata formula “esposizione-mercato”, raccoglie la migliore offerta dei settori dell’informatica, elettronica, componentistica e delle radio comunicazioni.
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Artigianato in fiera Dal 5 al 13 dicembre 2009 Sede: Polo Fieristico di Milano
Greenenergy Expo e Enersolar+ 2009 Dal 25 al 28 novembre 2009 Sede: Polo Fieristico di Milano
Geotermia e pompe di calore, energia dal legno e pellets, mini idroelettrico, cogenerazione, biogas e libero mercato dell’energia: questi i principali temi dei saloni di Greenenergy Expo, completati dal solare fotovoltaico e termico cui è dedicato Enersolar+. I due eventi metteranno in mostra il meglio della produzione mondiale in termini di impianti, macchinari, tecnologie e sistemi ad alto valore tecnologico e si rivolgeranno sia al B2B, sia al consumer: migliaia di visitatori italiani e internazionali, potranno così scoprire le più avanzate soluzioni e concrete possibilità di compiere scelte energetiche ed economiche sostenibili.
Torna l’Artigiano in Fiera per la sua 14° edizione. La creatività e i prodotti di oltre 3.000 artigiani provenienti da 106 paesi del mondo in Fieramilano. 8 padiglioni del nuovo polo fieristico a Rho dedicati al comparto artigianale per off rire idee regalo originali, colori, tradizioni, storie e incontri con artigiani di tutto il mondo. Artigiano in Fiera fa rivivere la tradizione e la cultura dell’artigianato di tutto il mondo. Protagoniste la qualità e la bellezza del lavoro dell’uomo: le storie, i prodotti, le musiche e i sapori. In un’atmosfera magica potrai trovare prodotti originali e fatti a mano per tutti i tuoi acquisti di Natale. La fiera è suddivisa in Italia, Europa e Paesi del Mondo.
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,O *UXSSR *DOJDQR ringrazia le aziende che hanno condiviso la D &DPSDJQD 1D]LRQDOH 4XDOLWj nell’ambito della 15 Settimana Europea della Qualità a
9 - 15 novembre 2009
Business & Gentlemen Pubblicazione bimestrale www.businessgentlemen.it Anno II – numero 9 - novembre/dicembre 2009
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Secondo. Stimato dalla durata di 9.192.631.770 periodi della radiazione di transizione dell’atomo di cesio 133. In Italia un campione è conservato all’Istituto Elettrotecnico Nazionale Galileo Ferraris di Torino, Italia.
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