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L’anno giusto

di Luca Calzolari*

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L’ anno che è da poco cominciato accende un ulteriore riflettore sulle montagne. Il 2022 è stato infatti dichiarato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite come Anno internazionale dello sviluppo sostenibile della montagna. Sono passati vent’anni esatti da quando l’Onu per la prima volta portò l’attenzione sulle Terre alte, dichiarando il 2002 Anno internazionale delle montagne. Il tempo che separa le due iniziative forse non è stato sfruttato al meglio. Da allora molto è cambiato. Non penso solo alle abitudini, ai consumi e all’economia, ma anche agli ecosistemi, ai cambiamenti climatici – che progressivamente abbiamo imparato a chiamare emergenze climatiche – e a tutti gli aspetti connessi. L’Anno internazionale dello sviluppo sostenibile della montagna, se interpretato al meglio, è un’occasione per tutti. Però non deve limitarsi a essere un’etichetta da appiccicare qua e là, alla bisogna. Anche il recentissimo position paper “Le aree interne e la montagna per lo sviluppo sostenibile” di ASviS (Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile), elaborato dal gruppo di lavoro coordinato da Erminio Quartiani che rappresenta il Cai, ben evidenzia che le montagne sono territori fragili che risentono di diseguaglianze economiche e sociali che rappresentano un freno allo sviluppo. Però vi è anche l’altra faccia della medaglia: i limiti sono anche opportunità in termini di capacità di adattamento a condizioni di vita più difficili che spesso agiscono come spinta all’innovazione produttiva, tecnologica e sociale. E l’innovazione è un fattore strategico per lo sviluppo delle comunità che vivono in montagna. È però necessario adoperarsi per rimuovere i fattori negativi che ostacolano lo sviluppo sostenibile e, contemporaneamente, bisogna valorizzare gli asset di cui le montagne già dispongono: per esempio l’attività e la cultura agro-silvo-pastorale, l’artigianato, la biodiversità (il 50% dei cosiddetti hot spot di biodiversità sono nelle Terre alte) e il turismo. Oltre alle forme d’innovazione sociale e produttiva come la cooperazione comunitaria. Per farlo c’è bisogno però di programmazione e di politiche per la montagna in grado di cogliere le specificità dei territori montani (ad esempio alpini e appenninici). Perché le Terre alte sono il luogo delle specificità, e non quello dell’indistinto. Ecco perché, quando si progetta lo sviluppo sostenibile della montagna, bisogna fare riferimento alla montanità, cioè alla dimensione che ingloba la cultura, i bisogni, le tradizioni, il paesaggio o, in altre parole, come si legge nel position paper di ASviS, “la dimensione abitata delle Terre alte”. Anche Rosalaura Romeo, programme officer del segretariato della Mountain partnership della Fao, parla di questo 2022 come dell’anno delle opportunità utili «a promuovere nuove attenzioni e investimenti verso le popolazioni montane che vivono in ambienti gravemente colpiti dai cambiamenti climatici, ma sarà anche l’occasione per intraprendere iniziative destinate a promuovere cultura e tradizioni locali, in linea con la sostenibilità, guardando a sviluppi positivi per la vita nelle valli e sui rilievi». Obiettivi impegnativi, ma non per questo irrealizzabili. Anzi. Poi, com’è naturale che sia, si otterranno risultati concreti solo se ognuno farà la sua parte. È proprio per evitare che il sistema collassi che l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite ha da tempo definito i 17 goal (obiettivi) di sviluppo sostenibile. Se raggiunti, quei goal ci aiuterebbero a costruire nuovi modelli di società, opportunamente declinati secondo la logica della responsabilità. Sociale, certo, ma anche ambientale ed economica. Insomma, nessuno si senta escluso. Anche perché, come ha ricordato Sadır Nur ojoyeviç Japarov, presidente del Kirghizistan che ha presentato la proposta all’Assemblea dell’Onu ottenendo un’approvazione unanime, questa risoluzione invita tutti (Stati membri, organizzazioni internazionali, società civile, privati e mondo accademico) a celebrare l’anno in corso «al fine di aumentare la consapevolezza dell’importanza dello sviluppo sostenibile della montagna, nonché della conservazione e utilizzo degli ecosistemi montani». In molti hanno accolto la decisione dell’Onu come una grande notizia per tutti, facciamo in modo che non resti solo una grande notizia.

* Direttore Montagne360

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