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Alpinismo | Il cuore di ghiaccio del Pollino

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Com’è stata scoperta e poi scalata la Cascata delle Ciavole, affacciata sul versante lucano del Parco Nazionale del Pollino, una delle poche cascate di ghiaccio nel meridione d’Italia

testo e foto di Mimmo Ippolito

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la cascata di ghiaccio delle Ciavole

Parlare di alpinismo sulle vette del Pollino non è cosa facile, figuriamoci di quello invernale. La tradizione degli uomini di montagna di un tempo, infatti, porta uno stampo prettamente escursionistico, cosa dovuta in primo luogo sicuramente alla conformazione del terreno e delle cime, poche pareti e sempre aggirabili, che hanno reso vita facile ai nostri primi montanari. Quando poi si è deciso di raggiungere le vette in periodo invernale, è bastato trovare il coraggio di calzare i ramponi e impugnare una picca per ripercorrere gli itinerari che già conoscevano. Ecco quindi che mentre in Appennino Centrale, alla fine degli anni Novanta, gran parte della storia alpinistica era stata già scritta, qui affrontare d’inverno la Nord del Monte Pollino o di Serra Dolcedorme suonava ancora come una grande avventura, qualcosa di lontano e misterioso, con i dubbi e le paure delle grandi salite. Ed è questa la stupenda atmosfera che accompagnerà noi “Appenninisti del Pollino” durante le prime salite invernali. Un mondo fatto di scoperta, di ricerca, a scovare ad esempio i vecchi tracciolini per raggiungere i canali o le pareti più lontane, imparare a conoscere il comportamento della neve e delle perturbazioni, studiare la via d’accesso più facile o quella che ti garantisce un sicuro ritorno. Ciò che era mancato nella nostra tradizione montanara, regala all’improvviso ancor più fascino e curiosità alle nostre vette bianche. Fascino che per fortuna resta ancora oggi intatto, per gran parte delle salite più ambite. Come accade per la roccia, anche per le attività invernali, indispensabile al salto di qualità, sono state le visite dei nostri vicini pugliesi e napoletani, i quali, forti delle esperienze abruzzesi, hanno cominciato a buttare l’occhio sulle pareti e i canali più visibili, realizzando le prime vie a stampo alpinistico. L’unione delle forze e l’amicizia nata tra questi uomini e i ragazzi locali ha creato le condizioni giuste per realizzare anche qui sul Pollino molti e assai interessanti itinerari alpinistici, un po’ per tutti gusti. Ed è proprio tra questi uomini che a fine gita, tra tavolini e birre, comincia a girare una leggenda, la leggenda di una cascata di ghiaccio.

il gruppetto con Iurisci si incammina verso la parete delle Ciavole e in parete si vede lo scivolo con la lunga lingua di ghiaccio

QUELLO SCIVOLO BAGNATO

La parete est di Serra delle Ciavole, affacciata sul versante lucano del Parco Nazionale del Pollino ma ancora in territorio calabro, lunga quasi 3 chilometri e alta circa 300 metri è un mix di ripidi canalini, balze rocciose ed esposte cenge e diviene ben presto il nostro piccolo Sirente, dove le cordate più ardite troveranno ottimo e abbondante terreno ripido per le loro picche. Dove questa parete piega a nord, e le sue rocce restano a lungo in ombra nei mesi di dicembre e gennaio, l’occhio curioso di Fabio Minerba (un alpinista pugliese) nota, in una fredda giornata di fine novembre, una strana linea grigia colare giù nelle rocce. Se ne inizia a parlare, la maggior parte degli interpellati è giustamente scettica, ma quello scivolo bagnato comincia a stuzzicare la fantasia e la curiosità di molti.

Arriva l’era dei social e, come per tutte le altre cose, anche il mondo dell’alpinismo subisce un incredibile cambiamento, le immagini o i racconti che prima toccava reperire a fatica tra guide e riviste del settore, ora corrono giornalmente sui nostri schermi. Le foto della bella Est delle Ciavole non potevano quindi sfuggire a un uomo affamato e innamorato dell’Appenninismo come il forte alpinista abruzzese Cristiano Iurisci. Ed è proprio lui il primo a credere che quello scivolo bagnato, possa riservare interessanti sorprese. Ho il piacere di conoscere Iurisci e la fortuna di scalare con lui, in Abruzzo e sulle nostre montagne, bisogna imparare il più possibile da uomini come questi, rubare con lo sguardo le loro mosse e far tesoro delle loro parole. Innamorato come sono della Est delle Ciavole, non è servito stuzzicarmi più di tanto, eccomi quindi l’estate successiva in un sopralluogo a monte dello scivolo roccioso, in una bellissima e lunga cengia, sospesa tra pareti e grossi loricati, una terra nascosta a circa 2000 metri di quota, che cela la prima bella e interessante sorpresa, una sorgente, sconosciuta sino ad allora, anche bella copiosa, che si riversa proprio su quelle rocce, creando lo scivolo levigato e bagnato che avevamo visto da lontano.

l’esile ghiaccio della parte finale della cascata, a circa 70-80 metri di altezza

I PRIMI TENTATIVI

E dove c’è acqua, d’inverno e a quella quota, in teoria c’è ghiaccio. Ben presto, con i consigli di Cristiano, imparo che con la giusta esposizione, e le rocce a proteggerlo dal sole, quel rigolo di ghiaccio, con un freddo non estremo, ma continuo e regolare per svariati giorni, potrebbe crescere sino a divenire scalabile. Il dicembre del 2016 arriva finalmente il primo tentativo, a opera proprio di quel Fabio Minerba che per primo aveva narrato della cascata, insieme a lui Pasquale Larocca, di Terranova del Pollino, uomo di spicco per gli sport invernali nella zona. Tanto onore alla coppia, ma la cascata appare subito non proprio banale, e il suo ghiaccio, assai esile nella parte alta, incute non pochi timori e dubbi, proprio per questo le misero come soprannome “La Delicata”: per la riuscita della salita, però, serve più tecnica ed esperienza su quel terreno. E tutto questo arriva dopo qualche settimana: il Natale di quell’anno Iurisci è in ferie a Napoli, si fanno due conti sulle condizioni e via… la mattina del 2 gennaio 2017 io, Cristiano Iurisci, Nino Gagliardi e Fabio Minerba siamo in cammino verso la Est delle Ciavole, verso quel lato oscuro della parete, in una splendida giornata con poco neve e lo scivolo ghiacciato esile, ma ben visibile già da lontano. Arrivati sotto, quello strano rigolo grigio prende le sue vere sembianze, una cascata di ghiaccio, tutta nostra e tutta meridionale. La sua parte bassa è grassa e abbondante, lasciando spazio di salita persino a due cordate, la parte alta è invece esile e mette non pochi dubbi a tutta la squadra. Ma con noi c’è un cacciatore di ghiaccio appenninico d’eccellenza, Iurisci. Sarà suo il maggiore impegno fisico e tecnico e a lui va il merito della riuscita, ma la gioia e la felicità saranno di tutti, con un bellissimo lavoro di squadra, dove ognuno ha messo a disposizione ciò che poteva; la sera del 2 gennaio 2017, all’improvviso, la solita leggenda che girava tra i tavolini e le birre di fine gita divenne realtà: “la Cascata di ghiaccio delle Ciavole” era stata salita.

la cascata di ghiaccio delle Ciavole

UNA REALTÀ DI GHIACCIO

Oggi è ormai noto che da fine novembre a gennaio, con le giuste condizioni di freddo, la cascata si forma ogni anno e cresce, riuscendo a volte a diventare anche ben più grassa della prima salita; come nel gennaio 2020, quando fu ripetuta dalla guida alpina Riccardo Quaranta e da Ludovico Genco, che in quell’occasione riuscirono a salire anche gli ultimi metri, sino a raggiungere la sorgente tra i due grossi loricati a monte della parete. Non un raro fantasma, quindi, che ogni tanto appare, ma una realtà di ghiaccio tutta meridionale. Buona montagna a tutti e buon appenninismo.

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