EDITORIALE orizzonti e orientamenti
La nostra Biblioteca Nazionale: un tesoro da conoscere, diffondere e valorizzare di Vincenzo Torti*
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ocie e Soci carissimi, in occasione della recente prima, e speriamo anche ultima, Assemblea dei delegati da remoto, ho avuto modo di anticipare sinteticamente, nel corso della relazione morale sullo stato del Club alpino italiano, quello che considero un progetto di improcrastinabile valorizzazione di uno dei beni più preziosi del comune patrimonio associativo. Mi riferisco alla nostra Biblioteca Nazionale, che si trova allocata presso il Monte dei Cappuccini al pari del Museo Nazionale della Montagna della Sezione di Torino, alla cui gestione, sia per quanto attiene la comunanza di sede, sia per aspetti connessi al personale, è stata sin qui collegata. Proprio per questo, oltre che per la comune vocazione ad esprimere, pur in maniera funzionalmente diversa, l’attenzione alla storia della cultura di montagna, siamo stati abituati a considerare queste due realtà come un tutt’uno, se non come titolarità, almeno come patrimonio idealmente comune al Sodalizio. Nel corso dei decenni, la Sede centrale e la Sezione di Torino hanno periodicamente definito i termini e le condizioni della loro collaborazione gestionale, in modo da assicurare l’attività e la funzionalità sia del Museo, che della Biblioteca e degli archivi. In vista della scadenza dell’ultima di queste convenzioni, molto per tempo, sono state avviate trattative per costruire un nuovo e diverso assetto di rapporti che consentisse di promuovere una visione culturalmente più ampia e unitaria, così da ovviare ad alcune criticità emerse nel tempo e, ancor più, assicurando una maggiore conoscenza, accessibilità e valorizzazione della Biblioteca Nazionale. Quest’ultima, infatti, è apparsa innegabilmente condizionata, in negativo, dalla non proprio felice posizione all’interno della struttura del Monte dei Cappuccini, in aggiunta al fatto di trovarsi ben al di fuori dell’ambito urbano e, quindi, della visibilità e prossimità tipicamente necessaria per promuoverne, mediante una crescente frequentazione da parte dell’utenza, l’immagine e la rilevanza sociale. Perchè se “Fondare biblioteche è un po’ come costruire granai pubblici: ammassare riserve contro l’inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire”, come ci ricorda, nelle sue Memorie, l’imperatore Adriano di Marguerite Yourcenar, il Club alpino italiano, grazie alla lungimiranza e all’investimento culturale di chi ci ha preceduti, possiede già un ricchissimo “granaio” di sapere legato alla Montagna e deve essere in grado di renderlo disponibile nei modi e nelle forme, allo stesso tempo, tradizionali ed attuali. L’ipotesi emersa è stata quella di dare vita ad una Fondazione di partecipazione, con possibilità di ricomprendervi anche enti territoriali e non, alla quale rendere disponibili non solo il Museo, da parte della Sezione di Torino, e la Biblioteca Nazionale, da parte della Sede centrale, ma anche il cospicuo patrimonio cinematografico da tempo disponibile e in non minore attesa di adeguata valorizzazione. Una Fondazione destinata all’impegnativo progetto di dare vita al Polo culturale della Montagna del Club alpino italiano in Torino. Purtroppo, nonostante l’impegno profuso, la situazione di stallo venutasi a creare
luglio 2021 / Montagne360 / 1