CULTURA
Il detective e la montagna Amante delle altitudini e dello sci, Arthur Conan Doyle non ha trasmesso le sue passioni al personaggio più famoso da lui creato, Sherlock Holmes. Ma il vuoto è ora colmato da alcuni testi apocrifi di Riccardo Decarli e Fabrizio Torchio
A
rthur Conan Doyle (1859-1930), il creatore di Sherlock Holmes, non ha trasmesso al suo personaggio più famoso la passione per lo sci, quella che nel 1894 gli aveva fatto predire dalle pagine di The Strand Magazine che «arriverà un giorno in cui centinaia di inglesi verranno in Svizzera per la stagione dello ski, in marzo e aprile». La traversata invernale in sci da Davos ad Arosa, attraverso il Passo Furka, lo aveva spinto a scrivere, su quelle stesse pagine, un articolo entusiastico sul nuovo sport della neve (An Alpine Pass on “Ski”, tradotto in italiano nel 2019: Sulle Alpi svizzere, Nuova editrice Berti), ma il suo eroe londinese, di casa al numero 221B di Baker Street,
metterà gli sci molto più tardi, e solo a opera di un autore di racconti “apocrifi”. LE NEVI DI HOLMES La montagna non compare quasi mai nelle avventure di Holmes, e anche le escursioni alpine dello scrittore di Edimburgo, che pure secondo il biografo Andrew Lycett si era avventurato fra i crepacci del ghiacciaio Findel, non hanno quasi lasciato traccia nel cosiddetto “Canone”, il corpus di 56 racconti e quattro romanzi originali con cui Conan Doyle ha reso immortali il grande investi-
A sinistra, il Catinaccio visto da Bolzano, in una incisione dal libro di Amelia B. Edwards Untrodden Peaks and Unfrequented Valleys (1873). In alto, Madonna di Campiglio a fine Ottocento (dal libro Der klimatische Kurort Arco in Südtirol, Madonna di Campiglio und seine Umgebung). Sopra, una veduta di Desenzano, dal libro di Ignazio Puecher-Passavalli Viaggio da Desenzano a Trento (1844). A destra, un'immagine tratta da Mountaineering di C.T. Dent, London, 1892 54 / Montagne360 / luglio 2021