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Lettere

Il grande alpinismo e il mitico Changabang

Gentile Direttore, ho appena finito di leggere Montagne360 di settembre, e vorrei farvi i complimenti. Sono un modesto alpinista, soprattutto oggi che ho doppiato ampiamente la boa dei sessant’anni, ma ho sempre letto molto sull’argomento montagna e sulle grandi scalate. Ricordo come fosse oggi la notizia della strepitosa ascensione di Boardman e Tasker sulla parete ovest del Changabang, nel 1976. Né mi sono perso, nel 1980, il libro La montagna di luce, di Peter Boardman. Si tratta di una salita mitica, che fece strabuzzare gli occhi ai giovani alpinisti della mia generazione. Trovare il racconto della prima ripetizione sulla nostra rivista è stata una graditissima sorpresa. Avevo già letto la notizia sul web, ma poter seguire lo svolgersi dell’azione direttamente dalle parole di uno dei protagonisti, il neozelandese Daniel Joll, è stato davvero interessante. E che dire, poi, delle fotografie, tutte belle, compresa quella di copertina. Da ultimo, una segnalazione, di cui vi sarete già accorti: le prime due cifre della quota della montagna sono invertite: 8664 m al posto di 6864. Credo sia stato un errore di battitura che può scappare alla rilettura. Poco male: la scelta dell’articolo, la traduzione e le illustrazioni valgono bene anche un minuscolo errore. Continuate così, regalateci altri articoli come questo: il grande alpinismo è sempre, insieme a tutti gli altri argomenti che arricchiscono ogni mese la lettura di Montagne360, uno dei punti di forza della nostra rivista.

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Guido Giordano

Caro Guido, la ringraziamo per gli attestati di stima. Siamo contenti che l’articolo le sia piaciuto. Avevamo già segnalato la notizia della ripetizione della parete ovest sullo Scarpone online e poi abbiamo subito deciso di andare a cercare i protagonisti della scalata. Conoscevamo la storia della prima scalata di Boardman e Tasker sul Changabang, ed è stato un piacere occuparci di una montagna che è stata teatro di una pagina tanto importante dell’alpinismo contemporaneo. Anch’io avevo trovato di grande interesse il libro di Boardman, quello che cita nella sua lettera: lo stile dell’autore è stupefacente, una novità rispetto alla scrittura alpinistica a cui in quegli anni eravamo abituati. Siamo anche andati a cercare tutto ciò che era stato pubblicato in Italia su quella montagna, in particolare dalla Rivista della Montagna, che se ne occupò nel 1977, con un bell’articolo di Joe Tasker, preceduto dall’illuminante introduzione di Gian Piero Motti, per continuare con quanto raccontava Scándere 1981-’82, l’annuario della Sezione Cai di Torino, che faceva il punto sulla storia alpinistica del Changabang e sulla salita dei torinesi nel 1981. Insomma, appena arrivata la notizia ci siamo tuffati nel lavoro di ricerca e ci siamo ritrovati in una storia appassionante, che il tempo aveva un po’ sbiadito, ed è stato davvero interessante re-immergerci nel sentimento alpinistico di quegli anni ormai lontani, quando i giovani dell’epoca avevano in mano le redini di un cambiamento epocale e tanti sogni poi diventati realtà.

Luca Calzolari Direttore Montagne360

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