Campioni d'Italia Speciale Dogo

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IL PRIMO MAGAZINE GRATUITO DEDICATO AI CANI DI RAZZA

CAMPIONI d’ITALIA Anno II n. 2 2018

SALUTE & ALIMENTAZIONE

INTERVISTA

LUCA RICCI AMORE A PRIMA VISTA

INTER VI E FOTOSTA ESCLU SIVE

All. DIVINA FORTITUDO © Marco Leonardi

I CONSIGLI DEL VETERINARIO

Speciale

DOGO Tutto quello che vorresti sapere sul tuo cane del cuore...


CAMPIONI d’ITALIA URBANPET ITALIA www.canicampioniditalia.it

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La prima rivista gratuita che vi dice tutto quello che vorrete sapere sulla vostra razza preferita

Lorena Quarta

Piero M. Bianchi

Marco Leonardi

Nelly Oliva

Giornalista Da sempre appassionata di cani e volontaria ENPA presso la sezione della sua città, con un’esperienza di oltre 25 anni nel settore, ha collaborato e collabora tuttora con le più importanti riviste di cinofilia e ha pubblicato diversi libri sull’argomento.

Fotografo Cinofilo appassionato è considerato uno dei migliori fotografi italiani. La sua specializzazione, grazie alla sua abitudine alla convivenza con gli animali e alla sua conoscenza degli standard di razza è la fotografia cinofila.

Medico veterinario Nel 1984 ha conseguito la laurea in Medicina Veterinaria presso l’Università degli Studi di Milano e da allora esercita la libera professione. Alterna l’attività divulgativa/ (ha scritto per riviste specializzate) aquella – amatoriale – di scrittore.

Toelettatrice Esperta nella cura e nella bellezza degli animali da compagnia è titolare della Toelettatura Moderna il centro estetico per cani e gatti tra i più rinomati di Roma.


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DOSSIER 2 INTERVISTA 28 ALIMENTAZIONE 38 SALUTE 42

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CANDIDO All. DIVINA FORTITUDO © Marco Leonardi

è meglio! Testo di Lorena Quarta

Nel gruppo dei cani da difesa il Dogo Argentino si distingue per il suo mantello quasi interamente bianco e un corpo straordinariamente atletico, potente ma, al tempo stesso, spettacolarmente agile.

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NATO CACCIATORE Benché sia oggi considerato un cane adatto per la famiglia ma anche per la guardia, le origini del Dogo Argentino sono quelle di un cane da caccia. Così, infatti, lo ha voluto Antonio Nores Martìnez, medico chirurgo appassionato cacciatore ben deciso a sfruttare il grande coraggio del Perro de Pelea Cordobés, anziché per i combattimenti, per la caccia grossa. Il lavoro di selezione della nuova razza fu lungo e scandito da due date “storiche”: il 1928, anno in cui fu redatto il primo standard e il 1946, in cui la razza fu presentata ufficialmente presso il Club de Cazadores di Buenos Aires. Per Martinez l’attitudine venatoria del Dogo doveva essere una fondamentale

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l’unica razza riconosciuta originaria dell’Argentina e già al primo impatto non può non colpire: mantello candido, muscolatura potente accompagnata da un’espressione amichevole e mansueta, resa ancora più dolce dalle orecchie che lo standard oggi vuole pendenti. Eppure al suo arrivo in Italia, negli anni Sessanta, il Dogo Argentino fu visto con occhi tutt’altro che benevoli, complice una pessima pubblicità e allarmistici articoli apparsi sui giornali che lo descrivevano come “incredibile mostro”, “cane più feroce del mondo” e “cane più feroce di una belva”.


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caratteristica di razza insieme al coraggio e all’ardore, indispensabili per fronteggiare la grossa selvaggina. La sua descrizione dell’incontro di un Dogo con il selvatico può sembrare a molti fin troppo cruda ma rende bene l’idea del suo cane da caccia ideale: “Se si imbatte nel cinghiale o nel puma deve poterlo fermare da solo anche se ferito, fino a quando gli altri cani o il cacciatore non arrivino a dargli manforte e, se questi non dovessero raggiungerlo, deve poterlo uccidere da solo.” Per ironia della sorte, Martìnez morì, nel 1955, proprio durante una battuta di caccia portando a uno stallo del lavoro di selezione; per fortuna suo fratello Agustin, dopo altre vicissitudini familiari (fu arrestato per motivi politici) riuscì a portare a termine la ricostruzione della razza e cominciò una lunga battaglia per il riconoscimento ufficiale, che avverrà nel 1973. COCKTAIL DI RAZZE Quando una razza viene creata a tavolino, come il Dogo Argentino, è inevitabile che venga fatto il ricorso

IL DOGO È UN CANE NATO DALLA PASSIONE DI UN ALLEVATORE VISIONARIO CHE VOLEVA “CREARE” IL CANE DA CACCIA PER GRANDE SELVAGGINA PERFETTO

all’immissione di sangue di altre razze per migliorare alcune caratteristiche o correggerne altre che si presentano durante il lavoro di selezione. Se il progenitore è sicuramente il Perro de Pelea Cordobés, quindi, altri cani hanno contribuito alla formazione del Dogo: il Pointer, per migliorare l’attitudine venatoria, l’Alano per aumentare la taglia, l’Irish Wolfhound per renderlo più veloce e il Bulldog per ottenere un morso più potente e un petto più ampio. Furono fatte immissioni anche di Bull Terrier, che apportò insensibilità al dolore e tenacia nella lotta, di Mastino dei Pirenei, per fissare il colore del mantello e dare la rusticità necessaria per adattarsi ai climi più diversi, di Mastiff e di Dogue de Bordeaux per ottenere non solo una testa importante ma anche miglior muscolatura e potenza del morso. Un vero e proprio cocktail di razze, dunque, con alcune inevitabili conseguenze negative: il Bull Terrier, per esempio, trasmetteva sordità, mentre il Dogue de Bordeaux portava a riflessi

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giallastri sul mantello e, insieme al Mastiff, teste fin troppo massicce. Alla fine, comunque, si arrivò alla formazione di due linee di sangue che originarono due famiglie: la famiglia Guaranì e la famiglia Araucana. La prima era caratterizzata da cani più resistenti nella corsa, con ottimo olfatto e più adatti alla caccia in muta, la seconda da cani più aggressivi, con forte istinto alla lotta e peso un po’ eccessivo in rapporto alla taglia. RAZZA VAGABONDA Il peregrinare del Dogo Argentino nei vari gruppi della cinofilia ufficiale è la conferma delle sue attitudini di guardiano da una parte e di cacciatore dall’altra. Riconosciuto dalla F.C.I. nel 1973, è stato infatti classificato nel gruppo 2, quello dei cani da difesa e utilità, successivamente fu trasferito nel Gruppo 5 (che allora comprendeva i segugi per grossa selvaggina) e nel 1987 spostato di nuovo nel Gruppo 2, nella sezione riservata ai molossoidi di tipo Dogo. Molossoide, del resto, era considerato anche nel vecchio standard di razza , mentre nel nuovo standard viene descritto, invece, come cane mesomorfo, quindi ben proporzionato nei diametri di lunghezza, larghezza e altezza, e mesocefalico, cioè con il cranio e il muso della stessa lunghezza. CHI HA PAURA DEL DOGO? In Argentina vengono prodotti circa 2.000 soggetti ogni anno, a cui si aggiunge un gran numero di esemplari privi di pedigree. Il 30-40% dei Dogo in patria trova

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ue, è gruppo in cui è classificato il Dogo Argentino, quello dei cani da difesa e utilità recchie, un tempo tradizionalmente tagliate, oggi portate integre e pendenti iaguaro, insieme al puma e al cinghiale è uno dei grossi selvatici che il Dogo è in grado di cacciare ssatura, potente e ben sviluppata come si addice a un vero atleta, leggermente più sottile nelle femmine

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impiego venatorio, il resto come cane da compagnia, sportivo e da guardia. La razza ha fatto la sua apparizione in Italia negli anni ’60: nel 1967 vengono registrati 4 soggetti, nel 1971 sono già 151, negli anni successivi a parte qualche punta (1.277 nel 1976 e 1.116 nel 1986), la sua diffusione si è mantenuta costante tra i 700 e i 900 soggetti fino al 2012, nel 2013 comincia una sensibile crescita che porta la razza a superare quota 1.000 nel 2013 e ad arrivare a 1.444 nel 2016. La distribuzione geografica degli allevamenti copre tutto il territorio nazionale, con una maggior concentrazione nel Nord Italia fino alla Toscana. Il Dogo Argentino in diversi Paesi come Belgio, Danimarca e Norvegia, è considerata una razza pericolosa di cui è vietato sia il possesso sia l’importazione (in Germania nel 2015 non è stato iscritto nessun esemplare), mentre in Gran Bretagna non è riconosciuto. Buona la diffusione in altri Paesi, come la Finlandia, la Grecia e i Paesi dell’Est, dove occasionalmente trova impiego anche come cacciatore. In Danimarca ha fatto scalpore la storia di Iceberg, femmina di Dogo arrivata a Copenaghen per stare col suo padrone, uno chef italiano che lavora nella capitale danese; l’uomo ignorava che la Danimarca vietasse l’ingresso ai cani di questa razza in quanto ritenuta pericolosa, lo ha scoperto solo dopo che il suo cane si è azzuffato con un suo simile. Ibecerg è stata quindi sequestrata e per legge avrebbe dovuto essere soppressa, ma una mobilitazione generale e una ingente raccolta di firme ha smosso le acque impedendo la sua soppressione, anche se, attualmente, si trova ancora rinchiusa in un canile del Paese. IL DOGO IN FAMIGLIA Tra le mura domestiche il Dogo Argentino è fedele, amabile, paziente e soprattutto molto equilibrato. Benché affettuoso e disponibile con tutti in famiglia, in genere identifica nella figura più carismatica della casa il suo costante riferimento; non è un cane che se ne sta buono buono in un angolo, preferisce di gran lunga partecipare alle attività familiari e godere del contatto di qualcuno o, ancor meglio, partecipare con entusiasmo e tutta la vivacità di cui dispone ai giochi con i più piccoli. Da buon cacciatore, è un cane dinamico e sportivo che quindi necessita di fare movimento quotidianamente per mantenere intatto il suo equilibrio psico-fisico. Non nutre diffidenza nei confronti degli estranei, sia perché è ben consapevole della propria forza sia perché nelle suo vene scorre sangue di segugio e quindi è fondamental-

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mente bendisposto verso il genere umano; sarà perciò fermo e deciso nel tenere lontano gli estranei in assenza del padrone, ma in sua presenza tutti sono i benvenuti, fermo restando che è capace di fulminee reazioni di difesa nel caso senta la sua famiglia in pericolo. Pur essendo un eccellente compagno per la famiglia, va gestito con oculatezza nei rapporti con i suoi simili, soprattutto se dello stesso sesso, perché una certa tendenza alla dominanza è una caratteristica della razza. Sicuramente una precoce socializzazione del cucciolo con altri cani, magari nel contesto di un corso di obbedienza, può, se non risolvere del tutto, quanto meno arginare il problema. IL DOGO CRESCE... Il carattere del Dogo Argentino si manifesta fin da cucciolo: già tra i 30 a i 60 giorni, infatti, cominciano nella cucciolata le lotte che per stabilire la gerar-

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ATTENZIONE ALLA PELLE!

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Il Dogo Argentino è un cane di sane e robusta costituzione che in linea di massima gode di ottima salute, con un unico “tallone di Achille”: la pelle. Si tratta quindi di un cane interessato a patologie cutanee come le piodermiti e le dermatiti. Le piodermiti sono infezioni cutanee determinate da germi piogeni e si manifestano con zone arrossate o ulcerate e presenza di vescicole purulente. Possono essere di tipo superficiale se interessano solo la parte superficiale dell’epidermide, di tipo profondo se, invece, attacca anche il derma. Le dermatiti sono invece infiammazioni del tessuto cutaneo che possono essere di diverso tipo a seconda della causa: dermatite atopica (determinata da allergia ad acari, polvere o pollini) dermatite da puntura di pulce (allergia alla saliva del parassita), dermatite da allergia alimentare (allergia a sostanze come carne di manzo o di pollo, latte, uova, ecc.), dermatite da contatto (allergia a sostanze come detergenti, insetticidi, collari, erbe, prodotti chimici, antibiotici), dermatite da leccamento (in genere nasconde un problema comportamentale che spinge il cane a leccarsi fino a procurarsi piaghe e ferite), dermatite solare (causata dall’azione irritante dei raggi del sole). Un’attenzione da parte del proprietario può comunque svolgere un ruolo fondamentale nel tenere sotto controllo affezioni a carico della pelle, sia curando l’alimentazione sia l’igiene del cane.

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chia, che possono protrarsi anche una volta entrato in famiglia. Il cucciolone di 8-12 mesi, soprattutto se maschio, cercherà in tutti i modi di ribadire il suo ruolo dominante e se lasciato fare potrebbe diventare ribelle e intemperante. Spetta al proprietario, senza temere eventuali ringhiate, ristabilire l’ordine cercando di guadagnare la sua stima con coerenza e autorevolezza, senza mai ricorrere a punizioni fisiche, sia perché è un cane molto sensibile che capisce subito quello che si vuole da lui sia perché così guadagneremmo il suo odio o il suo timore, ma non il suo rispetto. Se le basi sono buone (cioè il cucciolo proviene da un allevamento che seleziona sia morfologia sia il carattere) e se avremo seguito alla lettera i consigli dell’allevatore possiamo star certi che il nostro Dogo diventerà un perfetto cane di famiglia: dolce e affettuoso con tutti, paziente e protettivo con i bambini, pronto a difendere i suoi membri con incredibile determinazione, ma solo se è davvero necessario. Un errore che spesso commettono i

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proprietari è quello di viziare il cucciolo: sicuramente un candido esserino di pochi mesi suscita una tenerezza irresistibile e non tenerlo a dormire con voi sul letto o a non farlo salire sul divano può sembrare crudele, ma è bene ricordarsi che quell’esserino nel giro di pochi mesi si trasformerà in cane di oltre 40 chili da gestire. La stessa coerenza va adottata anche quando siamo a tavola: se si comincia a sganciare qualche bocconcino, da adulto continuerà a mendicare cibo cercando di salire sulle sedie se non sul tavolo. L’educazione di un Dogo Argentino non è troppo problematica, lo può diventare se le regole e gli spazi, che devono essere stabiliti fin dall’inizio, finiscono per non essere rispettati. Per questo è sbagliato permettergli di fare quello che vuole appena messo piede in casa: bisogna essere fermi e coerenti nell’assumere il ruolo di leader, insegnargli da subito le buone maniere e abituarlo al guinzaglio, ad andare in automobile, a frequentare gente al di fuori della famiglia e a socializzare con i suoi simili. Nel caso non vi sentiste e non vi sentite in grado di educarlo correttamente, un aiuto non guasta: conviene che vi rivolgite ad addestratori che conoscano bene la razza e sappiano prenderla nel modo giusto, perché un Dogo nelle mani sbagliate può essere davvero problematico!


IL DOGO AL CINEMA Non sono decisamente tante le pellicole in cui recita un Dogo Argentino, ma ce n’è una in cui è protagonista. Si tratta di “Bombón- El perro”, un film del 2004 diretto da Carlos Sorín, un classico road movie ambientato in Patagonia e recitato, per scelta del regista, da attori non professionisti. La storia di Coco, disoccupato di mezza età che cerca di sbancare il lunario vendendo coltelli, si intreccia con quella di Bonbòn, Dogo Argentino che gli viene regalato dalla padrona, una signora a cui Coco ripara l’auto in panne. Nasce così un’amicizia tra l’uomo e il cane che sarà più forte di tutto e che si snoderà per tutta la durata del film.

IL DOGO E I BAMBINI Il Dogo è un cane che ama moltissimo i bambini e si affeziona in maniera incondizionata a tutta la famiglia. Ci sono bambini che sono nati e cresciuti con un Dogo senza che questo abbia mai creato problemi, perché di natura è un cane che ha una pazienza infinita nei confronti dei piccoli. Premesso questo va anche detto che, tuttavia, è sconsigliabile lasciare soli cane (di qualsiasi razza) e bambino, non per l’imprevedibilità dell’animale quanto per quella del bambino che difficilmente è capace di leggere e capire i segnali (magari negativi) che il cane lancia nei suoi confronti. Se ci sono piccoli in casa, e se si è alla prima esperienza cinofila, è comunque preferibile optare per una femmina, perché, prima di tutto, è tendenzialmente più dolce e ha uno spiccato senso materno. Inoltre una femmina è, tendenzialmente, più gestibile per conformazione fisica (più leggera e più delicata nei movimenti) e, infine, non dobbiamo dimenticare che, per natura, è più docile e quindi più facilmente addestrabile. UN CATTIVO SOGGETTO? LEGGENDA Comunque è inutile negarlo: per l’opinione pubblica il Dogo Argentino, oggi, è rappresentato dai due esemplari responsabili, l’anno scorso, di aver

tolto la vita a un bimbo di appena un anno e mezzo. Come al solito subito non sono mancate le opinioni, anche forti, e spesso in antitesi tra loro: a quanti chiedevano l’eliminazione di una razza giudicata estremamente pericolosa ha fatto riscontro una raccolta di firme contro la soppressione dei due animali e il loro affido a un percorso rieducativo. Tuttavia, questo singolo episodio (dalle dinamiche peraltro poco chiare) non può criminalizzare una razza, qualunque essa sia. A titolo di esempio vale allora racontare la stroia di un Dogo che, al contrario, si è calato alla perfezione nei panni del salvatore: Morocho de la Cocha. Questo Dogo, proveniente dall’allevamento di Ulises D’Andrea Nores, nipote di Antonio Nores Martínez, diversi anni fa ha avuto il coraggio di affrontare un puma che stava per attaccare la

figlia di Ulises e una sua amichetta. Con totale sprezzo del pericolo, è riuscito a prenderlo per la gola e a immobilizzarlo fino all’arrivo del padrone, incurante delle ferite e delle contusioni riportate durante la lotta all’ultimo sangue con il grosso selvatico. L’istinto protettivo nei confronti delle due bambine la ha salvate da una morte orribile e per questo in Argentina Morocho è diventato una leggenda.

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punti da osservare

COLORE È l’unico cane da difesa e utilità con mantello bianco, anche se è ammessa una macchia nera, oppure scura , sul cranio, su una delle orecchie o intorno agli occhi, purché come superficie non superi il 10% della grandezza della testa.

CODA Deve essere lunga, senza andare oltre i garretti, grossa , dalla media inserzione. A riposo è portata naturalmente in posizione abbassata, quando il cane è in attenzione o in movimento, viene alzata ad arco, con una ampia curvatura che arriva fino alla punta.

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OCCHI Sono a mandorla , scuri o color nocciola (non sono ammessi occhi azzurri o di colore differente tra loro), con palpebre ben pigmentate di nero, dallo sguardo vivo e intelligente ma, allo stesso tempo, con una marcata durezza.

PELLE A volte un Dogo sembra avere il pelo maculato, in realtà, quando il pelo è particolarmente rado, possono essere visibili le macchie della pelle, che però non sono da considerarsi un difetto. La pigmentazione aumenta in genere con l’età.

CORPO Il Dogo deve essere inscritto in un rettangolo, quindi la lunghezza del corpo (misurata dalla punta della spalla alla punta dell’ischio) deve superare la sua altezza al garrese, ma fino al 10% e non oltre.

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AL CONTRARIO DI QUANTO SI PENSI NON SI PUÒ DEFINIRE QUESTO UN CANE PERICOLOSO. CONOSCENZA DELLA RAZZA, CONSAPEVOLEZZA, BUONSENSO E CIVILTÀ DEI PROPRIETARI SONO GLI STRUMENTI INDISPENSABILI PER RENDERE GIUSTIZIA AL DOGO

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QUESTIONE ORECCHIE Se oggi vediamo il Dogo Argentino con orecchie integre e pendenti, non è sempre stato così. Ecco quanto si legge nello standard di razza del 1973: “attaccate sulla parte superiore della testa, erette o semierette, di forma triangolare; devono sempre essere amputate. (Il giudice non dovrà mai giudicare un Dogo con le orecchie intere, ma dovrà allontanarlo dal ring). Il Dogo Argentino è un cane da presa, da combattimento, quindi le orecchie lunghe rappresentano un bersaglio facile che, azzannato, procura molto dolore all’animale. Inoltre, ragioni estetiche rendono necessaria l’amputazione delle orecchie.” Nello standard del 2011 si cominciano a prevedere orecchie non tagliate: “ le orecchie funzionalmente devono presentarsi amputate ed erette, di forma triango-

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lare e di una lunghezza che non superi il 50% del bordo anteriore del padiglione auricolare dell’orecchio naturale, se integre, invece, sono di media lunghezza, ampie, grosse e arrotondate all’apice, portate naturalmente pendenti ma in attenzione possono essere semierette.” Ricordiamo che l’Italia ha aderito alla Convenzione Europea di Strasburgo e quindi nel nostro Paese è vietato il taglio sia della coda sia delle orecchie. A proposito di orecchie non si può non fare riferimento a un problema legato al colore bianco del mantello: la sordità. A questo scopo il test di Baer è fondamentale nella selezione, perché permette non solo di individuare i soggetti completamente sordi ma anche quelli affetti da sordità monolaterale, escludendoli dalla riproduzione.


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La curiosità Nel 2005 il campionato mondiale si è svolto proprio in Argentina , ma stranamente nessun Dogo è stato proclamato campione del mondo. Il motivo? Il comportamento decisamente antisportivo di alcuni espositori ha determinato la squalifica di tutti i soggetti, anche di quelli estranei ai fatti.

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5 date, una storia 1928

Viene scritto il primo standard di razza

1947

Presentazione ufficiale al Club dei Cacciatori di Buenos Aires

1964

La razza è riconosciuta dalla Federazione Cinofila Argentina e dalla Società Rurale Argentina

1973

La razza , viene accettata dalla FCI

2011

Entrata in vigore dell’ultimo standard di razza

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VERSATILE E SPORTIVO

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Il Dogo Argentino non si può considerare un cane da difesa nel senso classico del termine, proprio per questo si sconsiglia l’addestramento alla difesa personale, non perché non sia in grado di difendere il padrone a la sua famiglia, quanto perché può essere pericoloso un addestramento volto a stimolarne l’ aggressività. Meglio dare la preferenza a un buon corso di obbedienza. Grazie al fisico atletico, agile e potente può dare soddisfazioni in diverse discipline sportive, dall’agility al dog trekking, eccelle nella caccia grossa tanto che in alcuni Paesi viene impiegato su puma e cinghiale e come cane da guardia generico ma può essere impiegato anche in attività socialmente utili come la guida per non vedenti, la ricerca di persone scomparse e addirittura nella pet therapy.

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Dogo Argentino Club Italia (DACI) info@dogoargentinoclub.com www.dogoargentinoclub.com


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Lo TANDARD

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ORIGINE Rep. Argentina UTILIZZO Cane da caccia grossa CLASSIFICAZIONE FC Gruppo 2 Cani di tipo Pinscher e Schnauzer, Molossoidi, Cani da Montagna e Bovari Svizzeri. Sezione 2.1 Molossoidi, tipo Dogo. Senza prova di lavoro. ASPETTO GENERALE È un cane atletico, mesomorfo, normotipo, dalle proporzioni armoniche. Ha una muscolatura potente, è agile, il suo aspetto esteriore dà la sensazione di potenza, energia e forza, in contrasto con la sua espressione amichevole e mansueta. Interamente bianco,

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può avere una sola macchia scura sul cranio. PROPORZIONI IMPORTANTI Mesocefalo, il muso deve avere la stessa lunghezza del cranio. L’altezza al garrese deve essere leggermente superiore all’altezza alla groppa. L’altezza al torace deve rappresentare il cinquanta per cento, come minimo, dell’altezza al garrese. La lunghezza del corpo deve superare fino ad un dieci per cento (non di più) l’altezza al garrese. TEMPERAMENTO/COMPORTAMENTO Deve essere silenzioso, nessun latrato sulla traccia, dal buon olfatto, scattante, agile, forte, rustico e soprattutto coraggioso. Non deve mai essere aggressivo con gli esseri umani, caratteristica che sarà valutata

severamente. Deve interagire con il suo proprietario senza condizionamenti o riserve. TESTA Di tipo mesocefalo, dall’aspetto forte e potente. I suoi assi cranio facciali sono convergenti. REGIONE CRANICA: > Cranio: massiccio, convesso sia in senso longitudinale, che trasversale, per via dei rilievi formati dai muscoli masticatori e della nuca. > Occipite: non si nota il suo rilievo, perché i potenti muscoli della nuca lo nascondono del tutto. > Stop: definito, non deve essere profondo, né formare angoli retti. REGIONE FACCIALE Della stessa lunghezza della regione cranica, vale a dire che la linea che unisce le due apofisi


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orbitali dell’osso frontale è alla stessa distanza dall’occipite e dal bordo alveolare del mascellare superiore. > Tartufo: fortemente pigmentato di nero, narici ben ampie. > Muso: della stessa lunghezza del cranio, con la linea superiore concava. > Labbra: aderenti, con bordi liberi, pigmentate di nero, mai pendule. > Mandibole/Denti: sono formati da mascelle correttamente impiantate , ben sviluppate e forti, senza prognatismo o enognatismo, con denti sani, grandi e ben radicati. Si raccomanda una dentatura completa. La chiusura è a forbice, accentandosi la tenaglia. > Guance: ampie, marcate, coperte da una pelle forte, senza pieghe. Masseteri ben sviluppati. > Occhi: di media grandezza, a mandorla, scuri o color nocciola, con palpebre preferibil-

mente pigmentate di nero. La loro posizione è sub-frontale, ben separati, sguardo vivo ed intelligente ma, allo stesso tempo, con una marcata durezza. > Orecchie: inserite lateralmente e alte, con una buona separazione tra le stesse, data dalla ampiezza del cranio. Funzionalmente, devono presentarsi amputate ed erette, di forma triangolare e di una lunghezza che non superi il 50% del bordo anteriore del padiglione auricolare dell’orecchio naturale. Integre sono di media lunghezza, ampie, grosse ed arrotondate all’apice. Il pelo è uniforme, più corto che nel resto del corpo e ci possono essere piccole macchie, che non sono motivo di penalizzazione. Portate naturalmente pendenti, coprono la regione posteriore delle guance. In attenzione possono essere semierette.

COLLO Grosso, arcuato, la pelle della gola è molto spessa, forma delle rughe con morbide pieghe, senza formare giogaia. L’elasticità della pelle del collo si deve al tessuto cellulare molto lasso. CORPO Rettangolare. La lunghezza del corpo (misurato dalla punta della spalla alla punta dell’ischio) può superare solo fino al dieci per cento la sua altezza al garrese, non di più. Linea superiore: più alta al garrese e inclinata fino alla groppa con una leggera pendenza. I soggetti adulti presentano un canale lungo la colonna vertebrale , grazie al rilievo dei muscoli ileo-spinali. Vista di lato non deve presentare cedimenti. > Garrese: forte, ben sviluppato e alto. > Dorso: molto forte con grandi rilievi muscolari.

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> Lombo: corto, largo, dalla grande muscolatura. > Groppa: larga e forte. Di media inclinazione. > Petto: ampio e profondo. Visto di fronte e di profilo, la linea sternale deve scendere fin sotto la linea dei gomiti, dando in questo modo la massima capacità respiratoria. Torace largo con costole moderatamente arcuate. > Linea inferiore e ventre: risale leggermente dalla linea inferiore del torace, mai levrettato, forte e con una buona tensione muscolare. CODA Lunga, senza andare oltre i garretti, grossa, dalla media inserzione. A riposo la possiamo vedere portata naturalmente in posizione abbassata; in attenzione o in movimento, alzata ad arco, con una ampia curvatura che arriva fino alla punta.

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ESTREMITÀ ARTI ANTERIORI Aspetto generale: dritti, in appiombo, con dita corte e ben unite. > Spalle: scapole oblique, con grandi rilievi muscolari, senza esagerazioni. > Braccia: omero dalla stessa lunghezza della scapola, con una buona inclinazione. > Gomiti: robusti, coperti da una pelle più spessa ed elastica, senza pieghe né rughe. Posizionati naturalmente contro il costato. > Avambraccio: della stessa lunghezza delle braccia e perpendicolari al suolo, dall’ossatura robusta e diritti, con un buono sviluppo muscolare. > Articolazioni del carpo: ampie e sulla stessa linea dell’ avambraccio, libere da rilievi ossei e rugosità. > Metacarpi: leggermente piatti, dalla buona

ossatura, visti di profilo, con una lieve inclinazione, mai troppo flessi. > Piedi anteriori: con dita corte e ben unite. Con cuscini plantari forti, spessi e ruvidi; preferibilmente con pigmentazione nera. ARTI POSTERIORI > Aspetto generale: muscolosi, con garretto corto e dita ben chiuse senza speroni. Di media angolazione. > Cosce: proporzionate all’insieme. Forti, con un importante sviluppo muscolare che si nota a vista d’occhio. > Ginocchia: con una buona inclinazione > Gambe: leggermente più corte delle cosce, forti e muscolose. > Garretto: l’insieme tarso metatarso risulta corto, forte e fermo, assicurando la forza di propulsione degli arti posteriori. Tarso robu-


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sto, con la punta del garretto evidente. Metatarsi robusti, quasi cilindrici e appiombati, senza speroni. > Piedi posteriori: similari a quelli anteriori, anche se più piccoli e leggermente più lunghi, mantengono caratteristiche uguali. MOVIMENTO Agile e forte, con cambi repentini al mostrare interesse verso altro, dai riflessi rapidi, tipico della razza. Passo calmo. Trotto ampio, con un buon allungo dell’anteriore e una buona propulsione del posteriore. Al galoppo mostra tutta la sua energia e sviluppa tutta la potenza che ha. Il suo movimento è agile, sicuro, al passo, trotto o galoppo. Deve essere armonico e misurato, mostrando una solida costruzione corporea. Non si accetta l’ambio, lo si considera un grave difetto.

PELLE > Omogenea, spessa, ma elastica. Aderente al corpo per un tessuto sub-cutaneo > semi-lasso, elastico, senza formare rughe; fatta eccezione alla gola, dove il tessuto cellulare sub-cutaneo è più lasso. Si preferiscono gli esemplari con le labbra e le palpebre pigmentate di nero. Non si penalizza la pelle pigmentata di nero. MANTO > Pelo: uniforme, corto, diritto, con una lunghezza approssimativa da 1,5 a 2 cm. La densità e lo spessore variano a seconda del clima. > Colore: interamente bianco. È ammessa una sola macchia nera, oppure scura, sul cranio. La stessa può essere situata anche su una delle orecchie od intorno agli occhi. La grandezza della macchia deve avere un’a-

deguata proporzione, non superando il dieci per cento della grandezza della testa. Tra due esemplari delle medesime condizioni, si dovrà optare per l’esemplare più bianco. TAGLIA E PESO > Altezza al garrese: maschi: da 60 a 68 cm, femmine: da 60 a 65 cm. > Altezza ideale: maschi: da 64 a 65 cm, femmine: da 62 a 64 cm. > Peso approssimativo: maschi: da 40 a 45kg, femmine: da 40 a 43Kg. DIFETTI Qualsiasi alterazione dei criteri sopra menzionati si considera come difetto e la gravità di questo si valuta dal grado di allontanamento dallo standard, e dalle conseguenze che questo difetto può

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La

RAZZA

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provocare sulla salute, benessere e sulla capacità del cane di svolgere il suo lavoro tradizionale. DIFETTI GRAVI > Mancanza di sviluppo osseo-muscolare (debolezza). > Tartufo parzialmente pigmentato in esemplari adulti. > Denti piccoli, deboli o malati. > Presenza di ectropion o entropion nelle palpebre. > Occhi che appaiono rotondi a causa della forma delle loro palpebre, occhi sporgenti, chiari o gialli. > Torace a botte. > Petto carenato. Costole piatte. > Mancanza di sviluppo del torace, che non arriva alla linea dei gomiti.

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> Mancanza d’angolazione in qualunque dei suoi due treni locomotori. > Groppa più alta del garrese. > Movimento in ambio. > Maschi e femmine il cui peso non è quello stabilito o comunque non sia in relazione alla taglia.

> Tartufo dal colore marrone. > Labbro pendulo. > Macchie di pelo nel corpo. > Più di una macchia sulla testa. > Taglia inferiore o superiore a quelle stabilite. > Occhi di colore differente tra loro o azzurri. > Mancanza di dimorfismo sessuale.

DIFETTI DA SQUALIFICA > Aggressività o estrema timidezza. > Qualunque cane mostri chiari segni di anormalità fisiche o comportamentali deve essere squalificato. > Prognatismo superiore o inferiore. > Sordità. > Mancanza di tipicità. > Pelo lungo. > Mancanza totale di pigmentazione sul tartufo negli esemplari con più di due anni.

NOTA BENE I maschi devono avere due testicoli all’aspetto normale completamente discesi nello scroto.


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D&R

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AMORE a prima vista

UDO ORTITardi F A N DIVI arco Leon ©M 28


Cane dall’aspetto rustico ed elegante allo stesso tempo, dal suo temperamento determinato eppure affetuoso costringe ogni vero cinofilo a cercare di scoptirlo e conoscerlo.

Luca Ricci Allevamento Divina Fortitudo Credera Rubbiano (CR) tel.3289589285 info@Dogo-Argentino.it www.Dogo-Argentino.it

Intervista di Lorena Quarta

I

l primo incontro con un soggetto di una certa razza può essere fatale, può scattare un vero e proprio colpo di fulmine che spinge non solo a possederne un esemplare ma a dedicarsi alla sua selezione, provando la gioia di veder nascere cucciolate con il proprio affisso e la soddisfazione di vincere nelle manifestazioni più importanti con i prodotti del proprio allevamento. È quanto è successo a Luca Ricci, che ci spiega come e perché si diventa allevatori di Dogo Argentino. COME MAI HA SCELTO PROPRIO IL DOGO ARGENTINO? «Ho avuto modo di vedere il primo Dogo Argentino nel 1995 durante un’esposizione canina. In quegli anni era una razza meno conosciuta rispetto a oggi ed era davvero raro non solo incrociarne un esemplare per la strada ma anche trovare articoli che ne parlassero sulle riviste specializzate. Rimasi fulminato fin dal primo istante: il suo aspetto rustico ed elegante contemporaneamente, il suo temperamento determinato e affettuoso mi fece nascere la voglia di sapere, informarmi conoscere. Leggo la storia della sua nascita, le sue particolarità così strettamente legate al gaucho della Pampa, l’orgoglio nazionale Argentino, e al suo stile di vita povero e essenziale, fatto di bestiame, cuchillo, predatori e “antiche abitudini come mangiare asado, sorseggiare il mate in com-

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CHI HA UN DOGO DEVE ESSERE UNA PERSONA ALLA RICERCA DI UN COMPAGNO DI VITA E AVVENTURA CON CUI CONDIVIDERE IL TEMPO LIBERO

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D&R Perché dovrei preferire un Dogo Argentino a un’altra razza da difesa e utilità? «Nores Martinez, il creatore di questa razza, lavorò con il fine ultimo di ottenere una razza per la caccia di monteria, ma nel descrivere questo cane lo definì guardiano e difensore della proprietà e della famiglia, questo già rende difficile il paragone con razze da difesa e utilità, nate per motivi molto diversi. Il Dogo Argentino è un gran guardiano e cane da difesa, ma si presta a questi ruoli in modo notevolmente diverso rispetto ad altre razze per la semplice ragione che è nato e deve rimanere destinato ad altro, alla caccia. Nel ruolo di guardiano della proprietà il Dogo Argentino mostrerà la sua fermezza e determinazione nel tenere lontano gli estranei in assenza del padrone, quegli stessi estranei che invece verranno tranquillamente accettati in presenza del padrone. Per quanto riguarda la difesa, capita spesso che il Dogo venga considerato dai padroni fin troppo “buono”, infatti la difesa del proprio compagno di vita viene svolta da questa razza in maniera del tutto singolare. La sua natura di cane di caccia lo fa essere ben disposto nei confronti dell’uomo e quindi difficilmente incapperà in errori di valutazione dinnanzi ad una situazione apparentemente minacciosa per il suo proprietario. Una volta avvertito però il reale pericolo, il nostro Dogo interverrà a difesa del padrone e la sua sarà una risposta decisa e determinata che lascerà stupefatto persino quel padrone convinto di avere solo un buon compagno da divano. Ciò che rende unico il Dogo Argentino nel panorama cinofilo è proprio questa sua personalità multisfaccettata che dà origine a comportamenti diametralmente contrapposti, in base alla situazione in cui esso si trova: sempre affettuoso e delicato con un bambino, da sfaticato compagno di divano diventa intrepido cacciatore nel bosco nonché determinato e fiero guardiano della casa .»

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pagnia, suonare la chitarra e cantare le sue musiche, quasi sempre tristi come la Pampa al tramonto..”. Vita dura, severa, e più che predisporre al coraggio spingeva alla temerarietà, al disprezzo per ogni formalità. Nobili principi che muovono il Gaucho e il suo Dogo: la libertà, la giustizia, l’amicizia, il coraggio. Leggo quindi quello che sarebbe il mio stile di vita ideale e i principi che mi hanno sempre mosso: il romanticismo d’altri tempi che si addice alla mia natura. La prima conseguenza naturale è l’arrivo da lì a poco del mio primo Dogo, seguito a breve da altri. Nasce una passione smisurata che si può capire solo conoscendo questa razza: una volta capita diventa uno stile di vita. Dopo più di vent’anni mi ritrovo non solo immerso ancora in una vita doguera intensa e costante, mossa dalla stessa passione iniziale, ma anche circondato da campagna, cavalli (ovviamente Argentini), asadi e vita al limite del possibile agreste.» DA QUANTO TEMPO ALLEVA E COME MAI HA SCELTO UN NOME COSÌ IMPORTANTE? «La prima cucciolata è nata nel 1998, da lì a pochi anni ho richiesto e ottenuto dall’Enci il riconoscimento dell’affisso “Divina Fortitudo”, che tradotto significa “la forza degli dei”. Rievoca l’immagine che ha per me questa razza, un’idea di fierezza unica, potenza quasi… divina! A questo aggiungiamo una grande passione per la mitologia classica latina e greca, che traspare anche dai nomi dati ai cuccioli, che ha motivato la mia scelta.»

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D&R CANE SIMBOLO DELL’ARGENTINA E DELLE PAMPAS, LE VASTE PIANURE FERTILI DEL SUD AMERICA, RIESCE, TUTTAVIA, AD ADATTRSI A OGNI TIPO DI CLIMA!

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D&R OGNI ALLEVAMENTO HA DELLE PUNTE DI DIAMANTE DI CUI ANDARE FIERO, QUALI SONO LE SUE? «Ho sempre puntato a selezionare, in egual modo, seguendo tre punti per me fondamentali per la razza, nessuno può essere trascurato e nessuno può passare in secondo piano; salute (vita lunga, salute forte, capacità atletiche per adempiere al compito per cui è nato), carattere (forte, duro, equilibrato e spirito venatorio) e morfologia (almeno fin quando lo standard di razza ricerca caratteristiche atte alla sua funzionalità, per non fare la fine di tante altre razze ormai caricature di quello che erano in passato)». CI SONO DEI DOGO CHE SONO RIMASTI NEISUOI RICORDI PIÙ CARI? «Quanto ho detto prima è un premessa che aiuta a chiarire il motivo per cui vado particolarmente fiero di alcuni soggetti conosciuti solamente dal gruppo di amici che mi circonda e non dal pubblico delle sole Expò. Primi fra tutti voglio menzionare Taki e Vasco De Gama Divina Fortitudo, due soggetti duri, equilibrati, cacciatori che mi hanno insegnato come vivere e prendere la vita: a testa alta, con fierezza, e

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determinazione. Mi hanno fatto capire anche quanto è fondamentale tener in considerazione l’aspetto venatorio nella selezione di questa razza. Un motivo di grande orgoglio per me consiste nel fatto che tutti i Campioni Italiani laureati finora, e sono otto, si sono dimostrati completi sotto tutti e tre i punti di cui parlavo sopra. Fra questi ricordo con particolar affetto: Labamba D.F. (gran cane da bosco) , Jaru D.F. (è lui la definizione di rusticità) e Pimienta D.F. (l’incorruttibile). Altri come Jupiter D.F. Hesus D.F., Visigota D.F., Sotoko D.F., Victor D.F., Mescal D.F. e Zero D.F. sono soggetti magari meno conosciuti, ma completi, importanti per l’allevamento e motivo di soddisfazione in quanto veri Dogo! Voglio ringraziare tutti i proprietari dei cani citati, sia per come li hanno cresciuti sia per averli vissuti con vera passione doguera!» IL DOGO È UN CANE IMPEGNATIVO, CHI PUÒ ESSERE RITENUTO IL SUO PADRONE IDEALE? «Se con “impegnativo” si vuole intendere esclusivamente l’impegno in termini di tempo da dedicargli è sicuramente una delle razze che ne necessita di più. Il Dogo vive nella continua richiesta e ricerca del contatto fisico con il proprietario, non di

ENTRATO PER ERRORE TRA LE RAZZE PERICOLOSE, IL DOGO,È MOLTO AFFIDABILE CON L’UOMO E RICONOSCE BENE LA DIFFERENZA TRA CANE, PREDA E PERSONE. PER QUESTO SI RAPPORTA CON LORO IN MODO MOLTO DIFFERENTE.

meno necessita di movimento per la sua forma e per il suo equilibrio psicofisico. Se invece con “impegnativo” si vuole intendere “difficoltoso” la risposta è no, il Dogo necessita sicuramente di attenzione nella gestione (ne è un esempio lampante l’impossibilità di convivenza di un Dogo maschio con un altro maschio di taglia grande) ma è una razza che non dà assolutamente problemi nel rapporto con il padrone e il suo nucleo familiare. Il padrone di un Dogo Argentino dovrà sicuramente essere una persona alla ricerca di un compagno di vita e avventura con cui condividere il proprio tempo libero soprattutto all’aria aperta, compagno che si rivelerà affidabile, generoso, furbo e coraggioso.» QUALI CONSIGLI DATE AL FUTURO PROPRIETARIO? «Ogni volta che un cucciolo lascia l’allevamento, al neoproprietario viene dato una sorta di “vademecum” in cui ho raccolto una serie di consigli per la cura e la crescita del piccolo doghetto che, oltre a essere inerenti all’alimentazione e alle cure per la salute, riguardano anche la sua gestione caratteriale. Questo vademecum non si sostituisce certamente al supporto che riservo con piacere ai nuovi proprietari dei cani Divina Fortitudo! Vuole essere una sorta

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D&R nei riguardi di una persona estranea una volta avviati a questa attività. A mio avviso è uno snaturare una caratteristica di razza. Un Dogo interviene in difesa del proprietario solo in caso di vera minaccia, senza mai mal interpretare una situazione e spesso avvisando con determinazione prima di intervenire; lasciamolo cosi! In altre attività come ricerca, obbedienza, agility ottiene ottimi risultati, ma a mio avviso lo fa quasi esclusivamente per assecondare il proprietario. La sua natura gli fa preferire attività di ben altro genere come il correre in campagna, l’infilarsi nei roveti, l’infangarsi, il nuotare, tutto ciò che si avvina a quello che è lo scopo per cui è nato: la caccia, e lo stile di vita di cui parlavo sopra, spartano e agreste. Provocatoriamente, ma non troppo, dico sempre a chi si avvicina a questa razza: “Se un giorno lo vedere uscire da un roveto con un graffio sanguinante, non pensate “poverino”, complimentatevi con voi stessi, lo avete reso felice e lo avete assecondato nelle sue esigenze!”»

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di “rassicurazione” per loro di fronte ad alcuni eventi che si manifesteranno durante il periodo di sviluppo e crescita di un Dogo, con i quali dovranno confrontarsi avendo la certezza che sono comportamenti tipici della razza, in una specifica età, e non limitati unicamente al loro caso. Credo sia d’obbligo fornire questa consulenza per un allevatore motivato dalla passione per questa razza, questo “servizio” è sicuramente il valore aggiunto che garantisco a chi decide di avere un Dogo Divina Fortitudo.» IN QUALI ATTIVITÀ SPORTIVE LE QUALITÀ DEL DOGO VENGONO MEGLIO ESALTATE? «Sconsiglio vivamente l’utilizzo del Dogo per lavoro su manica, esistono, ma sono pochi (ovviamente incide anche la preparazione dell’addestratore) i soggetti che mantengono la buona predisposizione

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IL DOGO ARGENTINO SI RIVELERÀ UN AMICO AFFIDABILE, GENEROSO, FURBO E CORAGGIOSO. IDEALEA COMPAGNO PER LA VITA ALL’APERTO

SPARITA DA TEMPO LA LISTA DEI CANI PERICOLOSI EPPURE IL DOGO VIENE ANCORA VISTO CON SOSPETTO, CHE AI PIÙ SEMBRA GIUSTIFICATO DOPO LA DRAMMATICA AGGRESSIONE CHE È COSTATA LA VITA A UN BAMBINO, COSA NE PENSA IN MERITO? «Il Dogo Argentino è entrato per errore nella lista razze pericolose. Grande cacciatore, ma molto affidabile con l’uomo, riconosce bene la differenza tra cane, preda e persone, infatti si rapporta con loro in modo molto differente. Non è assolutamente un cane pericoloso, una buona informazione e conoscenza sulla razza, la consapevolezza, unita al buonsenso nonché al senso di civiltà dei proprietari sono gli strumenti necessari per sradicare definitivamente questo preconcetto di aggressività nella nostra razza.» NEGLI ULTIMI ANNI IL DOGO HA PRATICAMENTE RADDOPPIATO I SUOI ISCRITTI PASSANDO DA 787 DEL 2007 A 1.444 DEL 2016, È UN BENE O UN MALE PER LA RAZZA? «Tasto dolente, da sempre mi auguro che il Dogo Argentino non diventi mai una razza di moda, sarebbe la sua fine come lo è stato per diverse altre razze. Se dovesse diventare attrattiva per speculatori invece che appassionati potrebbe solo peggiorare in maniera vistosa essendo fra l’altro una razza giovane, che quindi decadrebbe in breve tempo. Viste le motivazioni che mi spingono ad allevare Dogo non ho mai considerato gli altri allevatori come dei “concorrenti”;


si possono, come è umanamente naturale avere idee molto discordanti e simpatie o meno, ma lo spirito che muove un allevatore deve essere solo la passione per la razza. Opinione che mi ha sempre portato a incentivare anche l’ultimo privato arrivato, se mosso da passione. Ultimamente invece noto che oltre ai tradizionali personaggi che si affacciano nel mondo cinofilo mossi da secondi fini (economici, soddisfazioni personali, di rivalsa personale e così via), sta prendendo piede anche un’abitudine spesso problematica per la razza: privati alla prima esperienza che si dilettano nel fare cucciolate senza avere la benché minima preparazione. Spesso sono mossi da buonissime intenzioni, ma la mancanza di conoscenza e di esperienza non solo rischia di abbassare il livello qualitativo di una razza, ma crea soprattutto una schiera di neoproprietari che non seguiti o mal seguiti non solo possono avere grosse difficoltà di gestione, ma a loro volta possono cadere negli errori in cui sono caduti quelli che gli hanno ceduto il cane. Mi rendo conto della difficoltà di trovare una soluzione ma l’Enci, a mio avviso, dovrebbe provare a trovare una soluzione in modo da disincentivare gli speculatori, formare e preparare una persona prima che possa mettere in riproduzione i propri soggetti. Questo nell’interesse di tutte le razze. Ben vengano invece i veri appassionati della razza Dogo Argentino, razza che in futuro sarà nelle loro mani. »

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Un particolare ringraziamento a Raffaella Morini per la collaborazione.

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Il

CIBO

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Il

CIBO

FAME bianca Medico Veterinario

Piero M. Bianchi

Alimentare correttamente il nostro Dogo Argentino significa garantirgli di vivere a lungo e in buon salute al nostro fianco. Ecco alcuni suggerimenti in proposito. Testi di Piero M. Bianchi

L’IMPORTANZA DELLE PROTEINE Uno degli ingredienti base della razione destinata al nostro amico a quattro zampe deve essere necessariamente costituita dalle proteine. Chiamate anche protidi, possono essere definite gli elementi base della sostanza vivente, in quanto partecipano ai processi di crescita, rinnovamento e rigenerazione dei tessuti organici. Le ritroviamo, infatti, in qualunque organismo, sia esso animale o vegetale. Indispensabili per la vita, sono chimicamente costituite da azoto, carbonio, idrogeno, ossigeno e zolfo. Gli elementi base di cui le proteine sono composti si chiamano aminoacidi e possono essere paragonati ai mattoni di una costruzione. Il cosiddetto valore biologico delle proteine dipende proprio dal loro contenuto in aminoacidi: questi ultimi sono in tutto una ventina, ma di essi quelli indispensabili alla vita sono circa la metà,

CANE ATLETICO, SPORTIVO E ROBUSTO NECESSITA DI UNA DIETA RICCA DI PROTEINE: QUINDI SONO IDEALI ALIMENTI COME CARNE E UOVA MA ANCHE ALCUNI VEGETALI COME... LA SOIA

i quali devono essere obbligatoriamente presenti nell’alimento, in quanto l’organismo canino non è capace di fabbricarli per conto proprio. All’interno dell’organismo, le proteine sono soggette a continui processi metabolici di rinnovamento, partecipando in definitiva alla costruzione della sostanza vivente. La sintesi delle proteine, effettuata dall’organismo a partire dagli aminoacidi che si liberano dalle proteine introdotte con la dieta, rappresenta in ultima analisi l’atto assimilativo primario, cioè l’aspetto più importante della nutrizione, poiché da essa dipendono l’accrescimento, il rinnovamento della sostanza vivente e il mantenimento della vita stessa. Le proteine sono soprattutto presenti nella carne e in altri alimenti di origine animale (come per esempio le uova, il latte o i formaggi), ma anche in alcuni vegetali, primo tra tutti la soia.

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Il

CIBO CONDROPROTEZIONE? SÌ, GRAZIE La struttura ossea del Dogo Argentino è soggetta, nel corso della sua vita, a una serie di cambiamenti derivanti dalla costante omeostasi scheletrica, cioè da quei processi di rimaneggiamento e sintesi indotti da osteoblasti e osteoclasti, le cellule che regolano la buona salute del comparto osteo-articolare. Durante la crescita e la terza età, in particolare, possiamo assistere allo sviluppo di fenomeni patologici capaci di determinare disturbi locomotori di varia natura e gravità. L’integrazione dietetica con i cosiddetti condroprotettori non è dunque a prescindere sbagliata: si tratta di sostanze in grado di irrobustire le cartilagini articolari, rendendole in ultima analisi più forti ed elastiche, rallentando i processi degenerativi (artrosi) tipici degli animali di taglia grande e riducendo gli stati infiammatori a essi correlati. Oltre ai classici glucosamina e condroitinsolfato (i condroprotettori più comunemente impiegati per la specie canina), vale la pena di sottolineare i risultati di un recente studio, che ha messo in luce come gli estratti di Perna canaliculus (un mollusco proveniente dalla Nuova Zelanda) esercitino una potente azione antinfiammatoria naturale e come al tempo stesso rallentino il progredire delle forme artrosiche. Anche gli acidi grassi essenziali della serie omega-3 e taluni principi erboristici (artiglio del diavolo, boswellia, ribes nero, tasco, spirea ecc.), i quali tutti aiutano a stimolare le membrane cellulari e a ripristinare i fluidi articolari, rappresentano un’ottima scelta come integrazione per i nostri beniamini con la coda. NUTRIRE UN DOGO ARGENTINO Al di là della scelta riguardante il tipo di regime nutrizionale da somministrare al nostro beniamino con la coda (mangimi industriali secchi/umidi oppure dieta casalinga), è fondamentale tenere presenti le esigenze dietetiche che caratterizzano le diverse fai della vita dell’animale. Il cucciolo di Dogo va alimentato, fino al compimento dell’anno di età, con tre/ quattro pasti quotidiani, tenendo in debita considerazione i ritmi di crescita e privilegiando soprattutto la quota proteica e l’integrazione vitaminica/minerale. Da non dimenticare, però, anche i grassi (che rappresentano la principale fonte energetica per l’organismo canino), i carboidrati (è preferibile optare per quelli a basso indice glicemico, quali per esempio la patata e il riso) e le fibre (grezze e fermentiscibili), il cui ruolo benefico sulla funzionalità gastroenterica è ormai ben noto e assodato. Nel cane adulto il numero di razioni

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LA SALUTE COMINCIA NEL PIATTO: PER QUESTO È IMPORTANTE CHE FIN DA CUCCIOLI I NOSTRI AMICI CANI SIANO ABITUATI A NUTRIRSI A ORARI FISSI E CON ALIMENTI CORRETTI PER LA LORO ETÀ

giornaliere deve essere almeno di due, da offrire idealmente al mattino e alla sera. Un prolungata condizione di vuoto di stomaco e intestino, infatti, può predisporre all’eccessivo sviluppo di succhi gastrici, mentre un carico abbondante rischia di rendere troppo laboriosi i processi di digestione e assimilazione dei nutrienti. Da sottolineare, poi, come l’eccesso energetico favorisca un aumento dei depositi di grasso, che a loro volta causano a lungo andare la tendenza al sovrappeso e all’obesità. Nell’animale anziano, infine, proteine, grassi e carboidrati dovrebbero essere ridotti a favore delle fibre, delle vitamine e dei sali minerali. Razioni scarse e frequenti riducono il pericolo di insorgenza della temuta sindrome da dilatazione/torsione gastrica. La ciotola dell’acqua potabile, fresca e pulita, deve sempre essere a disposizione del nostro amico a quattro zampe, in modo che possa da un lato soddisfare le proprie esigenze idriche e consentirgli, dall’altro, un’adeguata termoregolazione.

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La

SALUTE

VETERINARIO il miglior amico

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Mantenere in salute il nostro Dogo non significa solo conoscerne i problemi ma controllare ogni giorno i suoi comportamenti per individuare eventuali anomalie da segnalare al veterinario Testi di Piero M. Bianchi

I PARASSITI DELL’INTESTINO Il nostro Dogo Argentino, così come del resto tutti i cani, può con relativa frequenza ospitare nel proprio intestino dei parassiti in grado di causargli qualche problema. Tali ospiti indesiderati appartengono ai gruppi dei Protozoi (esseri viventi unicellulari, come tali microscopici), dei Nematodi (meglio noti come vermi tondi, ben visibili a occhio nudo) e dei Cestodi (vermi piatti). La loro presenza può determinare, anche in funzione delle condizioni generali dell’animale, sintomi più o meno manifesti, tra i quali vanno soprattutto ricordati episodi di diarrea (da feci non formate a francamente liquide, talora con sangue), vomito occasionale, dimagramento e svogliatezza. I più comuni Protozoi sono i Coccidi e la Giardia (entrambi diffusi negli ambienti umidi, il terriccio e le pozzanghere); tra i vermi tondi vanno menzionati gli Ascaridi, gli Ancilostomi (tipici dei cuccioli, in quanto spesso trasmessi loro dalla madre durante la gravidanza) e i Tricocefali (di più facile riscontro nei cani adulti); i vermi piatti si identificano quasi sempre con le cosiddette Tenie, vei-

Medico Veterinario

Piero M. Bianchi

colate ai nostri amici a quattro zampe da ospiti intermedi, come per esempio le pulci. Di fronte al sospetto di una parassitosi, è buona norma effettuare in primo luogo un esame delle feci, necessario per identificare gli eventuali ospiti indesiderati e impostare la strategia terapeutica più adatta al caso. Da non dimenticare l’opzione delle cosiddette sverminazioni programmate, effettuabili con medicinali specifici che, ad ampio spettro d’azione e assolutamente prive di effetti collaterali, hanno proprio la funzione di “ripulire” periodicamente l’organismo dai parassiti che più frequentemente possono colpire il Dogo Argentino.

LA PREVENZIONE È LA MIGLIOR MEDICINA E PASSA ANCHE PER LE CAREZZE

LA DISPLASIA DELL’ANCA Si tratta di una patologia congenita ed ereditaria (ciò significa che è presente già alla nascita ed è trasmissibile alla discendenza), su base malformativa, che interessa con relativa frequenza l’articolazione coxo-femorale del Dogo Argentino. La struttura scheletrica nota come anca è formata non solo dal bacino (a sua volta

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La

SALUTE

Le dermatiti Il mantello bianco del nostro beniamino con la coda e la sua cute rosea lo predispongono, più facilmente rispetto ad altre razze, allo sviluppo di problematiche dermatologiche. Uno stimolo irritativo da contatto anche banale, una puntura di insetto, una reazione da ipersensibilità e così via sono infatti in grado di scatenare fenomeni infiammatori che successivamente, a causa dell’auto-traumatismo indotto dal prurito, possono trasformarsi in infezioni anche di una certa gravità. Gli animali si grattano con le unghie delle zampe posteriori, si lambiscono con la lingua, si mordicchiano con i denti e si sfregano direttamente contro il terreno e le superfici ruvide: così facendo possono provocare l’insorgenza di zone infiammate più o meno estese, aree senza pelo, ferite, croste, piaghe e infezioni superficiali o profonde. Un caso classico legato alla stagione calda è il cosiddetto “hot spot”, cioè l’evidenza di un distretto cutaneo molto arrossato con produzione, a seguito dell’intervento di germi patogeni, di materiale essudatizio di tipo mucoso o muco-purulento che rende il pelo appiccicoso. La cura delle dermatiti si basa sull’applicazione locale di prodotti ad azione anti-flogistica e anti-settica, spesso da associare a farmaci da somministrare per bocca, quali per esempio molecole ad azione anti-pruriginosa e antibiotica. Nel caso di dermatiti ad andamento cronicizzante o ricorrente, è indispensabile escludere la sussistenza di fattori ipersensibilizzanti ambientali, quali allergeni inalatori, ecto-parassiti o ingredienti dietetici responsabili di reazioni avverse al cibo.

composto da ileo, ischio e pube) e dalla testa del femore (l’osso della coscia), ma anche da tutta una serie di altri elementi quali muscoli e legamenti, il cui compito è quello di rendere l’articolazione stabile e funzionale, impedendo cioè che la testa del femore fuoriesca dalla cavità acetabolare durante i movimenti dell’animale. La displasia ha luogo quando sussistono alterazioni più o

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meno gravi a carico della conformazione dei tessuti duri (acetabolo e testa femorale) e/o molli (legamenti articolari) poc’anzi citati. Il cane affetto da displasia dell’anca può presentare alterazioni deambulatorie funzionali di diversi grado e gravità. Nei casi più lievi non è detto che si notino anomalie di sorta: il nostro amico a quattro zampe, pertanto, potrebbe anche muoversi, correre e saltare senza problemi, al pari di tutti i suoi simili. In quelli più seri, invece, l’animale zoppica vistosamente e presenta dolore, fino al punto da non riuscire a camminare. In parecchi casi sono soprattutto determinate situazioni a scatenare i sintomi: salire e scendere i gradini di una scala oppure passeggiare su terreni accidentati sono tra i movimenti più dolorosi per il soggetto displasico. Poiché la malattia conduce invariabilmente a fenomeni di tipo artrosico che portano a lungo andare a difetti locomotori più o meno evidenti, è fondamentale che i cuccioli di Dogo vengano sottoposti a screening diagnostici precoci (studio radiografico in sedazione), a seguito dei quali instaurare eventualmente interventi correttivi.

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