Caritas Rivista marzo 2021

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CARITAS N. 2 / Marzo 2021

La Rivista di Caritas Svizzera

Siria: da quasi 10 anni sul campo Pagina 6

Attualità

Svizzera

Contadini di montagna

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Formazione professionale ad Haiti

Coronavirus senza fine

Volontari in aumento


Lettera aperta

Care donatrici, cari donatori Se ci chiediamo cosa abbiamo effettivamente imparato dalla crisi del coronavirus, una delle possibili risposte è la riscoperta del valore della solidarietà. Impressionanti sono state le iniziative dei volontari che si sono prodigati per aiutare, anche solo per fare la spesa, le persone particolarmente vulnerabili e la disponibilità a cambiare le nostre abitudini comportamentali per il rispetto della salute altrui. Siamo rimasti molto colpiti anche dall’enorme generosità della popolazione svizzera, che ha permesso a ­Caritas di realizzare la più grande iniziativa di aiuto della sua storia per oltre 100 000 persone. Ma vi è anche un’altra possibile risposta: il coronavirus, o meglio la gestione delle conseguenze economiche e sanitarie della pandemia, evidenzia le disparità nella distribuzione delle risorse finanziarie quando si tratta di aiutare le persone colpite. Mentre nel nostro Paese ci viene data gradualmente la possibilità di sottoporci alla vaccinazione contro l’infezione da coronavirus, la situazione nei Paesi dell’emisfero meridionale è diversa. Ci vorrà ancora molto tempo prima che anche gli Stati fragili siano in grado di

«Riscoprire il valore della solidarietà»

offrire un vaccino alla propria popolazione. Si potrebbe obiettare che il vaccino anti-COVID-19 non rappresenta il problema principale di Paesi come il Venezuela, Haiti o la Siria. Ma la tematica solleva una questione fondamentale: qual è la situazione in termini di solidarietà internazionale? Che cosa dovremmo dedurre dal fatto che la distribuzione delle risorse presenta enormi squilibri? E questo non solo nel contesto mondiale. La crisi del coronavirus ha palesato il fenomeno della povertà pure in Svizzera. E anche nel nostro Paese abbiamo difficoltà ad aiutare chi è caduto nell’indigenza a causa di questa crisi. Spetta a noi decidere se la pandemia sarà ricordata per la maggiore solidarietà o per l’intensificazione delle lotte di distribuzione. Mi auguro che in futuro le nostre azioni – nella vita quotidiana, ma anche in ambito politico – siano orientate maggiormente verso valori come la solidarietà. Colgo l’occasione per ringraziarvi sentitamente della generosità che dimostrate attraverso le vostre donazioni regolari a favore di Caritas e che ci permette di proseguire il nostro lavoro.

Peter Marbet, Direttore Caritas Svizzera

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Foto: Nique Nager


Sommario

Un futuro grazie alla scuola La lotta quotidiana per procurarsi il cibo, i vestiti e un alloggio sicuro rappresenta una grande sfida in Siria. Ma anche tornare sui banchi è un problema. Oltre due milioni di bambini non frequentano la scuola e 1,3 milioni probabilmente non otterranno mai un diploma. Molti hanno dovuto abbandonare la scuola a causa della guerra o hanno interrotto il loro percorso scolastico per lunghi periodi. Caritas si impegna nell’istruzione dei giovani per garantire loro un futuro migliore. Pagina 6

5 Attualità: formazione professionale ad Haiti

Caritas permette ai giovani haitiani senza diploma di seguire una formazione professionale duale.

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Svizzera: il coronavirus non dà tregua

Caritas Svizzera continua a ricevere molte richieste di aiuto da persone in difficoltà a causa della pandemia.

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ontadini di montagna: nel C 2020 grande solidarietà

Lo scorso anno c’è stato un forte aumento di volontari corsi in aiuto ai contadini di montagna.

IMPRESSUM La rivista di Caritas Svizzera esce sei volte all’anno Editrice è Caritas Svizzera, Comunicazione e Marketing, Adligenswilerstr. 15, Casella postale, CH-6002 Lucerna, info@caritas.ch, www.caritas.ch, Tel. +41 41 419 24 19 Redazione: Lisa Fry (lf); Fabrice Boulé (fbo); Stefan Gribi (sg); Anna Haselbach (ah); Vérène Morisod Simonazzi (vm) Il costo dell’abbonamento è di 5 franchi all’anno e viene dedotto una sola volta dalla donazione. Grafica: Urban Fischer Copertina: Hasan Belal Tipografia: Kyburz, Dielsdorf Carta: 100 % riciclata Conto donazioni: CP 60-7000-4

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Eco

Sunrise punta sulla partecipazione digitale

Le competenze digitali di base di circa un quarto della popolazione svizzera sono scarse se non addirittura nulle. Sunrise dona pertanto 250 000 franchi a Caritas

Svizzera per un progetto congiunto volto a preparare le persone colpite dalla povertà in Svizzera all’ingresso nel mondo digitale. Come partner di Caritas, Sunrise intende garantire a questi soggetti l’accesso ai dispositivi digitali e trasmettere le competenze necessarie per orientarsi nell’universo tecnologico. Questo consentirà loro di reperire informazioni importanti, compilare moduli online, annunciarsi agli enti pubblici o candidarsi a un posto di lavoro e quindi di partecipare alla vita economica e culturale. E non da ultimo, migliorerà le loro opportunità sul mercato del lavoro. «­Caritas ci è sembrata il partner ideale per questo progetto che mira a favorire la partecipazione digitale delle persone indigenti» spiega André Krause, CEO di Sunrise. (lf)

La vostra campagna di donazione ­personale Desiderate fare del bene e dare il via a una colletta? Con Caritas è semplicissimo: registrate la vostra raccolta fondi personale sulla nostra piattaforma online e coinvolgete i vostri familiari, amici e conoscenti. Ci sono molte occasioni che si prestano per lanciare un’iniziativa benefica e per creare insieme qualcosa di grande. Scegliete il vostro evento e lo scopo della donazione sul sito myaction.caritas.ch e fatelo conoscere attraverso le vostre reti sociali. Le occasioni sono pressoché infinite: compleanni, matrimoni, manifestazioni sportive o l’emergenza coronavirus. Registratevi e lasciatevi ispirare. (lf)

Eco mediatica La Regione | «Covid e povertà – C ­ aritas chiede aiuti per chi è in difficoltà» | 1.12.2020 La crisi del coronavirus sta aggravando la povertà in Svizzera: ne è convinta Caritas Svizzera, che invita quindi Confederazione e Cantoni ad adottare ulteriori misure per aiutare le persone in difficoltà finanziarie. Caritas ha nel frattempo lanciato la più grande operazione di soccorso della sua storia per la popolazione svizzera. Swissinfo.ch | «La pandemia spinge le persone a basso reddito verso la precarietà» | 21.12.2020 In sei mesi, l’organizzazione caritativa Caritas Giura ha distribuito nel solo distretto di Delémont gli aiuti che normalmente distribuisce in tre anni in tutto il Cantone. «È una bomba a orologeria» avverte il direttore della sezione giurassiana di ­Caritas Jean-Noël Maillard. Keystone ATS | «La crisi del coronavirus esclude ulteriormente i poveri dalla società» | 16.12.2020 La pandemia ha evidenziato con quanta rapidità molte persone in Svizzera si ritrovano in difficoltà finanziarie. Già prima dell’emergenza sanitaria, oltre mezzo milione di persone vivevano nell’indigenza e ora sono relegate ai margini della società. L’Almanacco sociale recentemente pubblicato da Caritas Svizzera mostra come e perché la povertà porta all’esclusione e cosa si può fare per contrastare questo problema. 20 minuti Ticino | «Lavorare in montagna è impegnativo» | 9.12.2020 Da oltre quarant’anni, le famiglie di contadini di montagna possono contare sull’aiuto alla montagna di Caritas. In caso di necessità e durante gli impegnativi mesi estivi, alle famiglie interessate v­ iene offerto l’aiuto di volontari. Da febbraio verranno pubblicati online gli annunci per la stagione 2021.

myaction.caritas.ch

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Foto: Thomas Plain, Shutterstock


Attualità

«Il programma di Caritas offre nuove prospettive professionali e aiuta ad aumentare gli standard qualitativi nel settore dell’edilizia»

Una buona formazione professionale è determinante Haiti è un Paese con una popolazione giovane e un tasso di disoccupazione elevato. Molti giovani seguono una formazione in professioni non regolamentate. Un nuovo progetto Caritas volto a promuovere le formazioni professionali nel settore dell’edilizia offre migliori prospettive per il futuro e aumenta gli standard qualitativi delle costruzioni. «La vita non è facile, tantomeno ad Haiti, ma continuerò a lottare» questa l’affermazione convinta di Philipe Joseph* che sta seguendo una formazione professionale nel settore edile. Philipe è nato e cresciuto

«Grazie alla formazione di Caritas posso imparare nuove tecniche di costruzione» a Jacmel. La sua famiglia cerca di mantenersi a galla con un p ­ iccolo ­negozio. Philipe ha frequentato le elementari e le medie, ma non possiede nessun diploma scolastico. Il gruppo target del progetto Caritas sono proprio i giovani come lui. La formazione consente al ventiduenne di colmare le proprie lacune. «Questa formazione mi

Foto: Rafaelle Castera

rende fiducioso. Ora so che posso andare oltre.» Charles Clairveau*, 32 anni, è cresciuto in una famiglia di contadini molto povera. «Prima di iniziare nell’edilizia, lavoravo nell’agricoltura» racconta. «Grazie alla formazione offerta da Caritas imparo nuove tecniche di costruzione e miglioro le mie conoscenze specialistiche.» Integrare meglio le donne Philipe e Charles seguono le lezioni di teoria in aula, mentre la formazione pratica avviene principalmente in cantiere. Questo sistema di formazione duale è molto apprezzato ad Haiti, perché in questo Paese povero molti giovani seguono formazioni in professioni non regolamentate. Il progetto di Caritas, finanziato dalla Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC), offre una formazione accreditata

dallo Stato e dona una prospettiva professionale a giovani uomini e donne senza diploma scolastico. Il progetto aiuta inoltre ad aumentare gli standard qualitativi nella costruzione degli edifici e costituisce pertanto un importante fattore di sicurezza, considerati gli elevati rischi di terremoti e uragani. I responsabili del progetto vogliono incrementare anche il numero delle donne che intraprendono una formazione tecnica e migliorare la loro accettazione nel settore. Ecco perché il team del progetto collabora strettamente con le responsabili dei cantieri. «Al termine della mia formazione voglio continuare gli studi per diventare ingegnere» racconta Philipe. Ad ogni modo, qualunque sia il futuro di Philipe e Charles, grazie alle nuove prospettive professionali potranno migliorare la situazione economica delle loro famiglie. (vm) *I nomi sono stati modificati

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Reportage

Salim crede nel suo sogno Testo: Fabrice Boulé Ricerca: Zeina Shahla Foto: Hasan Belal

Salim ha molti amici nel suo quartiere. Il bambino è stato vittima di una mina e lo stesso giorno ha perso entrambi i fratelli.


Reportage

La vita di Salim è dura. Ma il ragazzino è pieno di energia ed emana un’incredibile gioia di vivere.

La scuola ha trasferito l’aula di Salim al piano terra.

Salim* e Zahra* sono figli della guerra. Nei loro quartieri non si combatte più, ma tutto deve essere ricostruito da zero. Salim, 9 anni, e Zahra, 13 anni, lottano ogni giorno per sopravvivere. Insieme alle loro famiglie cercano di migliorare il proprio futuro poco per volta. Caritas offre un sostegno psicosociale, ha ricostruito due scuole e fornisce consulenza pedagogica agli insegnanti. Dal 2012 Caritas aiuta le persone in difficoltà in Siria e nei Paesi limitrofi. Jarba è una località situata nella Ghouta orientale, una grande regione vicino a Damasco che in passato era considerata il granaio e il frutteto della capitale siriana. Come altri luoghi di questa zona, Jarba

«Voglio diventare ingegnere. È difficile, ma sento di avere la forza di farcela» è rimasta sotto assedio per mesi mentre l’esercito siriano cercava di scacciare i militanti della resistenza. I bombardamenti hanno raso al suolo gli ospedali e le scuole. La battaglia per accaparrarsi alcuni edifici importanti durava a volte settimane. Le vittime civili si contavano a migliaia. Oggi Jarba è un cumulo di rovine. Salim e Zahra e le rispettive famiglie stanno cercando di ricostruirsi una

vita all’ombra delle macerie e in mezzo alle mine. Poco più di due anni fa, una mina ha dilaniato le gambe di Salim e ucciso entrambi i suoi fratelli. «Sento ancora le grida disperate dei bambini che erano venuti a chiamarmi» ricorda Leila, la madre di Salim. «Non dimenticherò mai quel giorno.» Le sofferenze sembrano però non avere fine: in quel periodo scompare anche il marito e la moglie non ha mai più avuto sue notizie. Purtroppo durante la guerra molta gente veniva data per dispersa. Tutto questo è successo quando la famiglia è tornata a Jarba al termine dei combattimenti e dopo aver vissuto per sette anni in diversi posti nei pressi di Damasco. Ritrovatasi sola da un giorno all’altro con Salim e la figlia più grande, Leila fa di tutto per far curare suo figlio in Siria e all’estero. «È ancora troppo giovane per le protesi. Per ora preferisce la sedia a ro-

telle. Ha un’energia incredibile ed emana gioia ovunque» afferma Leila sorridente nonostante tutto. Amici e sostegno Salim ha molti amici che lo proteggono. Quando esce di casa la mattina presto con la madre e la sorella, i suoi amici gli corrono subito incontro e lo spingono sulla sedia a rotelle lungo la strada verso la scuola. «Hanno addirittura spostato l’aula al piano terra per me» racconta entusiasta il ragazzo. «Ma per raggiungere il mio banco ci sono ancora alcuni gradini. Adesso in inverno ho molto freddo» aggiunge in buon inglese, la sua materia preferita. Non c’è da stupirsi: la scuola è priva di porte e finestre e i muri sono crivellati dai colpi di proiettile. Studiare in queste condizioni non è facile. Mancano anche insegnanti e le classi sono molto numerose. A Salim piace disegnare gli alberi e la natura – ha una buona manualità e spesso realizza oggetti in legno o metallo. «Voglio diventare ingegnere. È difficile, ma sento di avere la forza di farcela. Voglio realizzare i miei sogni anche su una sedia a rotelle» dice Salim con grande entusiasmo. Con la felicità in volto, si gira velocemente e va a giocare con i suoi amici in cortile.

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Reportage

Da piccola Zahra ha dovuto abbandonare la sua casa insieme ai genitori e al suo ritorno l’ha trovata completamente distrutta. Il suo percorso scolastico è stato difficile, ma ora sta riacquistando fiducia in sé stessa.

Infanzia traumatizzata Una sera di fine agosto del 2011, la famiglia della tredicenne Zahra era seduta davanti alla loro casa a Jarba. Improvvisamente decine di aggressori a ­ ssaltarono

Zahra sta riacquistando pian piano la fiducia in sé stessa. il quartiere. Fu una notte terribile. Fortunatamente la famiglia rimase illesa. Il mattino seguente si mise in fuga, spostandosi da un posto all’altro per mesi. Poi si stabilì nella pianura della Bekaa, nel vicino Libano. Siccome non poteva esercitare il mestiere di insegnante, il pa-

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dre di Zahra svolgeva dei lavori occasionali nel settore agricolo. Anche i bambini non andavano quasi mai a scuola. Zahra non ha frequentato la scuola per un intero anno. La famiglia è tornata a ­Jarba alla fine del 2018. La speranza di poter vivere di nuovo nella loro casa è stata spezzata: l’abitazione era stata in parte distrutta dalle fiamme e completamente saccheggiata. Con l’aiuto dei fratelli, il padre di Zahra l’ha ricostruita come meglio ha potuto. Zahra è una ragazza timida. Suo padre racconta che è rimasta completamente traumatizzata dalle violenze subite nell’estate del 2011, dalle esperienze vissute durante la fuga e dalla costante sensazione di paura e incertezza. Le manca un contesto sicuro che le verrebbe assicurato, se non altro, con una frequenza

scolastica regolare. «La speranza di ritrovare la sua cameretta e i suoi giocattoli al nostro ritorno dal Libano le è stata tolta» spiega il padre. «Sono davvero molto preoccupato per Zahra. Ma a scuola la ragazzina è seguita dagli operatori di ­Caritas due volte alla settimana e questo le è molto di aiuto. Pian piano sta riacquistando la fiducia in sé stessa e recuperando le lacune nella lettura e nella scrittura.» Zahra e la sua famiglia si recano regolarmente anche al centro psicosociale di Caritas aperto di recente a Jarba. Per evitare che Salim e Zahra diventino parte di una generazione perduta a causa della guerra, Caritas vuole donare, soprattutto ai giovani, una speranza e prospettive per il futuro. I giovani devono sentirsi al sicuro e avere un’istruzione.


Reportage Milioni di bambini descolarizzati e senza un diploma In Siria più di due milioni di bambini non vanno a scuola e 1,3 milioni potrebbero essere costretti ad abbandonare gli studi senza ottenere un diploma. Molti hanno dovuto interrompere la scuola per un lungo periodo oppure abbandonarla completamente a causa della guerra. Secondo le Nazioni Unite, sei milioni di giovani hanno bisogno di sostegno per seguire una formazione scolastica nel loro Paese. La sola Ghouta orientale ne conta un milione. Inoltre, mancano circa 140 000 insegnanti in Siria. Caritas ha ricostruito due scuole (tre edifici) a Jarba e, a breve, 800 bambini potranno studiare in condizioni ottimali. Caritas fornisce agli insegnanti supporto pedagogico e materiale scolastico. Gli assistenti sociali seguono alcuni gruppi di bambini due giorni alla settimana in entrambe le scuole. Questi approcci per-

mettono ai bambini di apprendere in un contesto sicuro e adeguato. Vengono anche impartiti corsi di formazione agli insegnanti e al personale per l’assistenza ai bambini traumatizzati. *nomi modificati dalla redazione

Ulteriori informazioni: caritas.ch/siria

La giornalista Zeina Shahla e il fotografo Hasan Belal di Damasco hanno visitato la Ghouta orientale nel gennaio 2021 su incarico di Caritas Svizzera e hanno realizzato questo reportage.

Zahra sta ogni giorno un po’ meglio da quando a scuola viene accudita adeguatamente.

Crisi siriana: da quasi dieci anni al fronte Caritas Svizzera si impegna per le vittime della crisi siriana da quasi dieci anni. La nostra presenza sul campo e la cooperazione con i nostri partner locali hanno permesso di fornire negli anni un aiuto umanitario completo, immediato e orientato ai bisogni più urgenti. Caritas Svizzera è riuscita a creare anche una rete capillare attraverso la quale raggiunge direttamente le persone colpite. Aiuti in contanti Un elemento importante del nostro programma è il sostegno diretto alle famiglie in difficoltà attraverso il versamento di contanti (cash assistance). Caritas Svizzera ha copresieduto per il secondo anno il Syria Cash Working Group insieme al Programma alimentare mondiale.

Accesso all’istruzione pubblica Caritas Svizzera sta sviluppando insieme alle autorità libanesi un modello di formazione per preparare gli insegnanti di tutto il territorio nazionale all’istruzione dei rifugiati siriani. Questa assistenza sistemica garantisce l’accesso al sistema scolastico pubblico ai giovani siriani e libanesi. Supporto pedagogico I collaboratori dei centri sociali in Siria seguono i bambini con un’attenzione amorevole. Qui i piccoli ospiti possono giocare e riposare. A Jarba, nella Ghouta orientale, Caritas ha ricostruito due scuole e fornisce consulenza pedagogica agli insegnanti. Due volte alla settimana, i team di Caritas organizzano attività con i bambini a scuola.

Situazione più grave dopo l’esplosione a Beirut L’esplosione nel porto di Beirut nell’agosto 2020 ha ulteriormente aggravato la situazione già precaria nella regione di crisi. L’aumento della povertà in Libano sta generando una forma di concorrenza nella distribuzione dei servizi umanitari: la popolazione residente deve condividere il materiale di assistenza con i rifugiati siriani ospitati nel loro Paese. Negli ultimi due anni Caritas Svizzera è riuscita a potenziare gli aiuti e i partenariati in Siria e nei due Paesi ospitanti, il Libano e la Giordania. In questo ambito, si è concentrata sugli aiuti di emergenza, sull’istruzione in situazioni di crisi e sulle misure di sostentamento. Caritas associa le misure di aiuto a breve termine a una cooperazione allo sviluppo a lungo termine al fine di conseguire un miglioramento duraturo.

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Brennpunkt Personaggi

Dopo l’esplosione a Beirut

Theresia 23 anni, Beirut

Sarah Omrane lavora da più di due anni per Caritas Svizzera in Libano.

«Dobbiamo guardare avanti» Dal 2018, Sarah Omrane, 34 anni, coordina da Beirut una parte dei progetti umanitari di Caritas nel Libano. Con l’esplosione del 4 agosto 2020 è stata improvvisamente colpita personalmente da una catastrofe e ha partecipato allo sviluppo del programma di sostegno di Caritas Svizzera per la sua città. «Quando il terzo giorno dopo l’esplosione mi sono recata in una tenda di Caritas, ho trovato molti volontari provenienti da tutto il Paese. Tutti volevano aiutare. Questa solidarietà mi ha profondamente commossa e motivata a dare il meglio per aiutare la popolazione colpita nella mia città. La mia famiglia è stata estremamente fortunata. Benché la nostra casa abbia subito ingenti danni, tutti sono rimasti illesi. Aiuti in contanti e sostegno psicologico Ma le persone indigenti e vulnerabili che vivono in un Paese in preda a una crisi finanziaria e con un tasso di disoccupazione elevato come possono riprendersi dalle conseguenze di una simile esplosione? Nel mio quartiere vi sono tuttora, in pieno inverno, molte riparazioni in sospeso. Alle famiglie mancano i soldi per riassettare le loro abitazioni. C’è un notevole aumento di problemi psichici. Con chiunque parlo: in tanti avevano già perso

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i loro risparmi o il posto di lavoro. I problemi di salute o la perdita della propria casa a causa dell’esplosione aggravano ulteriormente la situazione, rendendola insopportabile. Ecco perché gli aiuti in contanti e il sostegno psicologico costituiscono un pilastro importante del programma Caritas. In qualità di persone specializzate negli aiuti umanitari, disponiamo della formazione giusta per chiarire il fabbisogno di sostegno, sviluppare progetti e lavorare con le persone colpite da una catastrofe. Operare per la propria comunità è stato per me un compito del tutto nuovo e difficile, ma anche molto bello. Ora noi libanesi dobbiamo guardare avanti e continuare a impegnarci per un Paese in cui tutti possiamo vivere dignitosamente. Non ci resta altra scelta.» (ah) Per maggiori informazioni sugli aiuti di Caritas a Beirut: caritas.ch/beirut

«Da sei anni lavoro come volontaria presso Caritas Libano. Qui le sofferenze della popolazione sono enormi. La gente ha urgentemente bisogno del sostegno di donatori esteri. Siamo molto grati per qualsiasi forma di aiuto che arriva dall’estero. Perché nonostante la grave situazione d’emergenza che regna dall’esplosione dell’estate scorsa, il governo non fa niente.»

Lauren 23 anni, Beirut

«In qualità di volontaria presso Caritas Libano ho vissuto da vicino le sofferenze delle vittime. Abbiamo dormito in strada per essere sicuri di riuscire ad assistere tutte le persone più bisognose. Se non si condividono le sofferenze delle persone, non si potrà mai comprendere il loro dolore. Spero tanto che tutti ricevano gli aiuti adeguati.»

Foto: Caritas Svizzera


Migrazione

Yexibel non può mai lasciare suo marito a casa da solo a lungo. Ha bisogno di molta assistenza.

Yexibel lotta per la sua famiglia in Colombia Yexibel è fuggita insieme al marito Miguel in Colombia per sottrarsi alla crisi di approvvigionamento in Venezuela. Il marito ha dovuto sottoporsi a un intervento chirurgico urgente e da allora ha bisogno di cure. La famiglia di Yexibel riceve aiuto da Sepas, un’organizzazione partner di Caritas. Yexibel, 23 anni, è fra i milioni di rifugiati venezuelani che si sono lasciati alle spalle lo stato di caos e le difficoltà del loro Paese. Ma la ragione principale che l’ha portata a emigrare in Colombia sei anni

«Fa così bene potersi confidare con qualcuno e ricevere un aiuto» fa sono state le condizioni di salute del marito Miguel, 35 anni. L’uomo soffriva di problemi cardiaci e polmonari e doveva essere operato urgentemente. Ma purtroppo in Venezuela non era possibile perché gli ospedali sono privi di tutto. Malgrado Yexibel fosse incinta, la coppia si è trasferita in Colombia, dove tuttora vive nella regione di confine. Poco dopo il loro arrivo, è nato Santiago*. Suc-

Foto: Caritas Svizzera

cessivamente Miguel ha subito ben tre interventi chirurgici. Ancora oggi deve far capo all’ossigeno artificiale e assumere diversi farmaci costosi. Lavorare è fuori discussione per lui. Yexibel non può mai lasciarlo a casa da solo per lungo tempo. Per provvedere al sostentamento della famiglia vende prodotti cosmetici attraverso annunci su riviste, un lavoro che può fare anche a domicilio. Svolge anche dei piccoli lavori occasionali che le permettono di rimanere il più possibile accanto a Miguel. Siccome deve accudire il marito e anche lavorare, non riesce a dedicare abbastanza tempo al figlio di sei anni. «Per questo Santiago vive con mia madre oltre il confine, in Venezuela. Viene da noi regolarmente» afferma malinconica. «Durante il lockdown non lo abbiamo visto per quasi un anno. È stato un periodo durissimo» ricorda la madre.

Molti ostacoli da superare Lo scorso anno le varie misure di protezione contro il coronavirus hanno complicato ancora di più la vita a Yexibel. Quando inviava i suoi prodotti all’estero, la merce veniva bloccata al confine e di conseguenza i clienti non pagavano subito il corrispettivo importo. Spesso non sapeva come sfamare la famiglia. In più c’era la costante preoccupazione per il marito. Yexibel spera che un giorno Miguel possa ristabilirsi. La famiglia non desidera altro che una casa tutta per sé dove sentirsi al sicuro. «Anche solo una stanza, ma che sia nostra» afferma tra le lacrime. È grata del sostegno ricevuto da Sepas, l’organizzazione partner di Caritas. I kit per le cure mediche e l’assistenza sono molto preziosi. «Fa così bene potersi confidare con qualcuno e ricevere un aiuto» dice Yexibel. «Questo mi fa sentire sollevata e mi consente di guardare di nuovo al futuro con fiducia.» (lf) * nome modificato

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Svizzera

Dalla scorsa primavera il mercato Caritas ha ridotto sensibilmente i prezzi dei prodotti alimentari di base nonché della frutta e della verdura.

Ancora nessun miglioramento in vista nella crisi del coronavirus La popolazione svizzera è stanca della pandemia. Anche i media non riferiscono più così diffusamente come all’inizio della povertà generata dall’emergenza sanitaria. Tuttavia, le persone continuano ad essere in difficoltà. Le richieste nei nostri consultori sociali e nel mercato Caritas restano numerose. La crisi ha colpito duramente le persone che prima dell’emergenza sanitaria riuscivano a malapena ad arrivare a fine mese e che poi, da un giorno all’altro, hanno perso interamente o in parte il loro reddito percepito con un lavoro a tempo parziale,

«Queste persone sono i nuovi poveri della nostra società» a ore o su chiamata. Anche i lavoratori autonomi che gestiscono un piccolo commercio o un’impresa sono in difficoltà. Molti di loro sono riusciti a superare l’estate attingendo alle proprie riserve finanziarie. Ma con la seconda ondata, i redditi calano di nuovo e le fatture scoperte aumentano. «Queste persone, che prima della pandemia non erano mai ricorse a un aiuto, sono i nuovi poveri della no-

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stra società. Ora li si incontra nei mercati ­Caritas o nei nostri centri di consulenza sociale» afferma Peter Marbet, direttore di Caritas Svizzera. La più grande iniziativa di aiuto della sua storia In risposta all’aumento del numero dei disagiati, Caritas è attiva da un anno nella più grande iniziativa di aiuto della sua storia a favore della popolazione svizzera. Ciò è reso possibile grazie all’ampio sostegno della Catena della Solidarietà, ma anche grazie alla costante solidarietà di privati, istituzioni ed enti ecclesiastici. Numerose aziende del settore privato hanno lanciato raccolte di donazioni e sostenuto gli aiuti di Caritas con contributi importanti. Nel 2020 oltre 10 000 persone in cerca di aiuto si sono rivolte ai consultori delle 16 organizzazioni Caritas regionali, circa il

doppio degli anni precedenti. Oltre al servizio di consulenza, Caritas fornisce anche un supporto finanziario. Finora più di 17 000 persone hanno ricevuto aiuti immediati fino a 1000 franchi per persona o 3000 franchi per famiglia. Caritas ha inoltre realizzato decine di progetti a livello regionale e nazionale per far fronte alle esigenze specifiche. Di queste offerte beneficiano all’incirca 78 000 soggetti. Il mercato Caritas riduce i prezzi I 21 mercati Caritas in Svizzera svolgono un ruolo importante nell’approvvigionamento della popolazione indigente o a rischio di povertà. Per sgravare il carico finanziario dei clienti, dalla scorsa primavera il mercato Caritas ha ridotto sensibilmente i prezzi dei prodotti alimentari di base nonché della frutta e della verdura. La domanda di questi prodotti ha registrato un aumento del 25 per cento. (sg)

Foto: Conradin Frei


Volontariato in montagna

L'esperienza di Cyril da una famiglia di contadini di montagna nel Canton Glarona è stata molto arricchente.

Lo scorso anno circa 1200 volontari hanno aiutato i contadini di montagna, aprendosi a un mondo per loro sconosciuto.

Aiutare in una fattoria di montagna In realtà, Cyril voleva partire per un lungo viaggio, ma la scorsa estate l’emergenza coronavirus gli ha scombussolato i piani. Ha quindi scelto di aiutare una famiglia di contadini di montagna. Quando arriva alla fattoria di montagna della famiglia Figi nel Canton Glarona, il trentasettenne Cyril Dönni freme di curiosità. Quali compiti gli verranno affidati? Si troverà bene con la famiglia? Ma non ha molto tempo per pensare a queste cose. Durante uno spuntino veloce conosce i

«Si diventa una squadra affiatata quando tutti devono dare una mano» genitori Ruth e Walter e i loro cinque figli, di età compresa tra i sei mesi e i dieci anni, e in men che non si dica si ritrova già sul tetto della nuova costruzione adiacente alle prese con i lavori di carpenteria. Si alza tutti i giorni alle sei e aiuta nella fienagione. Il contadino usa una falciatrice per tagliare l’erba sul terreno scosceso. Nei posti particolarmente esposti, il mezzo agricolo deve essere ulteriormente assicurato con una fune. In seguito, Cyril usa un decespugliatore per

Foto: Christoph Keiser, per gentile concessione

rifinire il taglio attorno ai grossi sassi e lungo il limite del bosco. «Sono rimasto colpito dall’accuratezza del lavoro. Si raccoglie ogni singolo mucchietto di fieno; serve per foraggiare le 30 mucche della fattoria.» Poi arriva il momento per fare una bella colazione abbondante. Dopodiché Cyril ritorna sul tetto. Nel pomeriggio si lavora il fieno su un altro prato. Il contadino raccoglie il fieno in andane con il rimorchio autocaricante e i figli più grandi rastrellano il resto. Cyril scarica il fieno dal rimorchio con una forca e lo getta nel soffiatore, che a sua volta lo aspira sparpagliandolo nel deposito. Un lavoro faticoso. «Il giorno dopo avevo male dappertutto» racconta. Ciononostante, alla sera ha ancora voglia di giocare a Jass insieme alla famiglia di contadini. Una vita intensa ma che offre molte soddisfazioni Con nove persone che convivono in uno spazio ristretto dalle sei del mattino alle nove di sera, la vita della famiglia contadina è senz’altro molto impegnativa.

Cyril si è integrato velocemente. «Si diventa una squadra affiatata quando tutti devono dare una mano» spiega. «Ogni franco non speso rappresenta per così dire un guadagno per il contadino» fa notare Cyril. Nella famiglia di contadini si percepisce comunque una grande soddisfazione. Ecco cosa pensa Cyril del suo impegno come volontario: «Un’esperienza molto interessante e arricchente.» Lo scorso anno, circa 1200 volontari hanno teso una mano ai contadini di montagna in Svizzera, il 45 % in più rispetto all’anno precedente. Il coronavirus ha mobilitato molte risorse, la solidarietà è stata straordinaria. Anche quest’anno c’è ancora bisogno di aiuto. Le attività in fattoria sono molto variegate: curare gli animali, falciare il fieno, riparare le recinzioni, occuparsi delle faccende domestiche e accudire i bambini. Anche le donne sono benvenute: nel 2020 sono state addirittura in maggioranza (53 %). (lf)

Per conoscere i luoghi d’impiego, visitare il sito www.montagnards.ch

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Dal mondo

Aiutare i rifugiati in BosniaErzegovina durante l’inverno Più di 10 000 rifugiati e migranti diretti verso l’Europa occidentale sono bloccati in Bosnia-Erzegovina. L’inverno e la pandemia da coronavirus hanno peggiorato ulteriormente la loro già drammatica situazione. Molti campi profughi e centri di accoglienza sono sovraffollati e non equipaggiati per offrire una protezione adeguata dal freddo. Anche la situazione igienica è pessima. Caritas Svizzera sostiene l’omonima Ong in Bosnia-Erzegovina che si occupa di un migliaio di persone particolarmente vulnerabili, garantendo il fabbisogno di base e misure di protezione dal Covid-19. Per migliorare la situazione igienico-sanitaria, Caritas mette a disposizione servizi di lavanderia e postazioni per lavarsi le mani e distribuisce pacchetti alimentari. Le persone che non hanno trovato un posto nei centri di accoglienza ricevono vestiti, articoli per l’igiene e sacchi a pelo. (lf)

Philipe Joseph*, 22 anni, Haiti

«A seconda di quanto mi applico, raggiungo più o meno obiettivi» Sta seguendo una formazione in campo edilizio. In che modo le tornerà utile? Voglio ampliare le mie conoscenze in questo settore. La formazione mi rende fiducioso. La mia famiglia e i miei insegnanti mi spronano ad andare avanti. E nel mio quartiere ora sono più rispettato.

Invasione di locuste in Etiopia Oltre che dalla crisi del coronavirus, ­l’Africa orientale è afflitta da più di un anno dalla peggiore invasione di locuste degli ultimi decenni. In alcune regioni, gli enormi sciami hanno distrutto fino al 50 per cento del raccolto. A partire da giugno, Caritas ha sostenuto – per conto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) – le famiglie più colpite nel Sud-Est del Paese con un programma di aiuti d’emergenza che prevedeva versamenti in contanti per l’acquisto nel breve termine di generi alimentari e materiale di protezione per il bestiame. Caritas ha distribuito anche 240 tonnellate di sementi di grano per consentire alla popolazione di riseminare rapidamente e beneficiare presto di un nuovo raccolto. (lf)

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Cose di tutti i giorni

La vita ad Haiti non è facile. Cosa le dà la forza di continuare a lottare? Si dice che «solo chi lotta vive». In prima linea, gli obiettivi che raggiungo dipendono da quanto mi applico. Ecco perché devo lottare. Il futuro di mio figlio è la mia più grande fonte di motivazione. Chi è il suo idolo? Il mio idolo è decisamente mia nonna. Era una donna incredibilmente coraggiosa. Ha cresciuto da sola dieci figli. Ma anche i miei genitori e mio zio mi danno sempre buoni consigli. Quali sono i suoi sogni e progetti? Ho tantissimi sogni. Dopo la mia formazione vorrei continuare gli studi nel genio civile per diventare ingegnere. Mi piacerebbe lavorare in tutti i settori dell’edilizia. (vm)

*Il nome è stato modificato

Foto: Caritas Svizzera, Giulia Paravicini


Insieme

Agenda 16 giugno 2021, ore 17.30 Prix Caritas KKL, Lucerna 26 maggio 2021, ore 17.00 Evento informativo per le donatrici e i donatori di Caritas Svizzera Zugo oppure online 28 maggio 2021, ore 13.30 Evento informativo per le donatrici e i donatori di Caritas Svizzera Zurigo oppure online 2020 del youngCaritas-Award n festeggiano la vincita Boh ia Dal e är Sch ias Tob ». one «W ir lernen weiter a nome dell'associazi

Impegno giovanile in tempi di crisi

Purtroppo molti eventi sono stati cancellati o rinviati a causa della pandemia.

Nel 2020 il mondo si è fermato – l’impegno giovanile no. 13 progetti sono stati nominati per il youngCaritas Award. Durante la pandemia i giovani partecipanti hanno fornito un valido aiuto. Il premio è stato conferito a un progetto dedicato alla digitalizzazione della società. La molteplicità dei progetti presentati ha messo in rilievo le tematiche che hanno coinvolto i giovani nel 2020 e mostrato come essi identificano e affrontano i pro­ blemi della società mediante proposte di soluzione adeguate. «Creatives x Beirut», ad esempio, ha lanciato un’iniziativa di raccolta fondi subito dopo l’esplosione nel porto di Beirut, «Zeta Movement» si oc­ cupa di sensibilizzazione ai problemi di sa­ lute mentale e «Essen für Alle» fornisce ge­ neri alimentari alle persone che vivono in precarietà durante la crisi del coronavirus. Pari opportunità digitali per tutti A causa dell’emergenza sanitaria, l’evento si è tenuto alla presenza di un pubblico li­ mitato. Numerosi interessati hanno però potuto seguire la consegna del young­ Caritas Award direttamente da casa in live streaming. Il premio principale è stato as­ segnato all’associazione «Wir lernen wei­ ter». L’associazione ripristina vecchi com­ puter per poi donarli alle persone indigenti

Foto: Fabienne Wheeler

in Svizzera, nell’intento di creare pari opportunità digitali per tutti. Nel suo discorso tenuto in occasione della cerimonia di premiazione, il fondatore Tobias Schär ha sintetizzato la filosofia del young­Caritas Award: «Non si tratta di vincere un premio, ma di dare visibilità a un tema sociale importante.» www.youngcaritas.ch/award Nora Engler

Campo estivo Un gruppo di giovani svizzeri e di giovani con un background da rifugiati trascorreranno una settimana all’insegna del divertimento e di incontri stimolanti dall’8 al 14 agosto 2021 a Zweisimmen. I responsabili del campo avranno l’opportunità di rafforzare le proprie competenze interculturali e di mettere a frutto le loro capacità organizzative. Iscrivetevi ora come responsabile o partecipante: www.youngcaritas.ch/sommerlager

Biglietti di Caritas Donate conforto o condividete una gioia con i biglietti di condoglianze e di auguri editi da Caritas. Con l'acquisto sostenete anche i progetti di Caritas per la lotta contro la povertà in Svizzera e all'estero. I pregiati biglietti, dal soggetto serio o allegro, sono realizzati da giovani artisti e corredati di un inserto in carta e una busta. Scegliete tra i 32 soggetti creativi: shop.caritas.ch

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Sidra, 10 anni, dalla Siria, è nata quando nel suo Paese è scoppiata la guerra. Vuole diventare medico per alleviare le sofferenze degli altri.

Fare la cosa giusta

Quando la povertà mostra il suo volto Legga la storia di Sidra e della sua famiglia: caritas.ch/sidra-i


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