Un nuovo inizio con una microimpresa
Ucraina,
Cara lettrice, caro lettore
«Rimanere flessibili e al contempo pianificare sempre nel dettaglio sono aspetti fondamentali nel nostro lavoro»
In Venezuela, il presidente Maduro ha anticipato il Natale. Già all’inizio di ottobre ha fatto decorare a festa la capitale Caracas, come «ringraziamento al popolo combattente». Tuttavia, la maggior parte delle persone non ha voglia di festeggiare: la situazione economica è estremamente difficile e la repressione del regime contro ogni forma di critica è brutale.
Gli effetti di questa crisi si fanno sentire anche nella vicina Colombia. In questo numero della rivista, la nostra collaboratrice Nicole Lehnherr racconta la storia di «La Pista». Nell’area dell’ex aeroporto di Maicao, negli ultimi otto anni sono arrivate oltre 2000 famiglie, molte delle quali in fuga dal Venezuela. Le condizioni di vita nelle baracche di fortuna costruite con plastica e lamiera sono sconvolgenti. Sul posto, Nicole Lehnherr ha parlato con i rifugiati e gli operatori umanitari che, grazie al suo sostegno, alleviano le sofferenze delle persone bisognose nel campo profughi.
Parlare con la gente e comprendere le reali necessità sono aspetti essenziali per il nostro lavoro in Caritas. Nell’intervista con Sarah Buss, nostra responsabile degli aiuti in caso di catastrofe, si evidenzia l’importanza di un solido radicamento locale per salvare vite umane. Spiega inoltre come riusciamo a essere operativi entro 72 ore in caso di crisi umanitarie, in contesti diversi come l’Ucraina, Gaza o il Sudan del Sud.
In Svizzera, i mercati Caritas sono invece confrontati con sfide di tutt’altro genere. Anche qui, tuttavia, una buona preparazione è fondamentale.
Affinché tutti possano celebrare le festività nonostante le ristrettezze economiche, la pianificazione inizia quasi un anno prima. Legga di più in merito a pagina 12. Se a dicembre le resta ancora un po’ di tempo tra un preparativo per il Natale e l’altro, le consiglio di non perdersi la cerimonia per l’assegnazione del youngCaritas Award. Scopra a pagina 15 tutto ciò che questo ambito premio, giunto quest’anno alla ventesima edizione, riesce a generare, oltre a ispirazione e riconoscimento.
Rimanere flessibili e al contempo pianificare sempre nel dettaglio sono aspetti fondamentali nel nostro lavoro. Le sue donazioni ci consentono di essere preparati al meglio e di intervenire tempestivamente nelle situazioni di emergenza. Per questo, la ringrazio di cuore, cara lettrice, caro lettore.
A lei e ai suoi cari auguro serene festività e un felice anno nuovo.
Peter Lack
Direttore Caritas Svizzera
Un nuovo inizio a « La Pista »
Nel più grande campo profughi della Colombia vivono circa 2000 famiglie, molte sono fuggite dal Venezuela. Caritas fornisce aiuti di emergenza e sostiene i profughi con corsi di formazione e un capitale iniziale per la fondazione di microimprese. Così, anche nelle condizioni più avverse, i profughi si stanno costruendo di nuovo un futuro per sé e per i loro figli. Pagina 6
10 Focus: prevedere le crisi
Sarah Buss, responsabile degli aiuti in caso di catastrofe, spiega nell’intervista come Caritas Svizzera riesce a rispondere alle crisi umanitarie prestando aiuto nel giro di 72 ore.
12 Svizzera: Natale nei mercati Caritas
I mercati Caritas preparano l’offerta natalizia con largo anticipo: tanti begli articoli alla portata dei più bisognosi e per la gioia di grandi e piccini.
15 youngCaritas: promuovere l’impegno
Quest’anno ricorre il 20º anniversario del youngCaritas-Award. Tre ex vincitori raccontano l’impatto del premio su di loro e sul loro progetto.
IMPRESSUM
La rivista di Caritas Svizzera esce sei volte all’anno Editrice è Caritas Svizzera, Comunicazione e Fundraising, Adligenswilerstr. 15, Casella postale, CH-6002 Lucerna, info@caritas.ch, www.caritas.ch, Tel. +41 41 419 24 19 Redazione: Anna Chudozilov (ac); Livia Leykauf (ll); Vérène Morisod (vm); Lena Baumann (lb); Patrick Bisch (pb); Fabrice Boulé (fb); Tamara Bütler (tb); Stefan Gribi (sg); Anna Haselbach (ah); Daria Jenni (dj); Niels Jost (nj); Nicole Lehnherr (nl)
Il costo dell’abbonamento è di 5 franchi all’anno e viene dedotto una sola volta dalla donazione. Grafica: Urban Fischer Copertina: Reto Albertalli Tipografia: Kyburz, Dielsdorf Carta: 100 % riciclata Conto donazioni: IBAN CH69 0900 0000 6000 7000 4 Stampa climaticamente neutra I dati personali sono al sicuro con noi. Informazioni sulla protezione dei dati di Caritas Svizzera sono disponibili alla pagina www.caritas.ch/it/protezione-dati
La CartaCultura e il suo impatto
Da un recente sondaggio sull’utilizzo della CartaCultura emerge un dato molto positivo: il 95 per cento degli intervistati ha beneficiato di offerte che altrimenti non si sarebbe potuto permettere e l’84 per cento ha partecipato più spesso ad attività in ambito culturale, sportivo o formativo. La tessera personale per le persone che vivono con un budget ristretto permette di ottenere sconti fino al 70 per cento su oltre 4200 offerte in tutta la Svizzera. Più di due terzi dei 5228 intervistati hanno dichiarato un miglioramento della loro situazione finanziaria grazie alla CartaCultura. Infine, è impressionante che il 99 per cento la consiglierebbe ad amici o parenti. I numeri parlano chiaro: il contributo della CartaCultura è importantissimo nella lotta alla povertà. (pb)
La CartaCultura consente di beneficiare di offerte negli ambiti istruzione, cultura e sport. In molte piscine coperte, per esempio, il biglietto di entrata costa la metà.
Maggiori informazioni sul sondaggio: carteculture.ch/suisse/actualites/ mesure-de-limpact
50 anni di lotta contro la povertà in Etiopia
Con oltre 200 progetti messi in atto negli ultimi 50 anni, quello che nel 1974 incominciò con aiuti di emergenza forniti al Tigray, nel Nord dell’Etiopia, è diventato uno dei più grandi programmi nazionali di Caritas Svizzera. Otto anni fa abbiamo
aperto un ufficio nazionale nella capitale Addis Abeba per il quale oggi lavorano più di 100 collaboratrici e collaboratori del posto. In tutti questi anni, il nostro obiettivo è rimasto sempre lo stesso: alleviare le difficoltà e la povertà nella popolazione. Per raggiungere questo traguardo, oltre a fornire costante aiuto umanitario, sosteniamo la gente anche a conseguire un reddito regolare e adeguato sul lungo periodo e ad adattarsi al clima sempre più secco. (dj)
Eco mediatica
catt.ch | «Gli occhi dei bambini sfollati specchio del trauma collettivo» | 5.10.2024 Raggiungiamo al telefono Dina Hajjar, libanese, è capoufficio di Caritas Svizzera in Libano, lei stessa, in queste ore, sfollata a causa dei bombardamenti. È in ospedale dove ha accompagnato il padre provato dopo la repentina fuga dalla loro casa, in uno dei quartieri periferici di Beirut che sono stati bombardati. «Beirut al mattino è calma, ma la notte è terribile, ci sono sempre gli aerei sulle nostre teste», ci racconta. Caritas Svizzera con le organizzazioni partner cerca di rispondere ai bisogni essenziali della popolazione, in particolare all’emergenza degli sfollati interni.
RSI LA 1 | Sempre più richieste di aiuto a Caritas | 26.9.2024 Aline Masé, viceresponsabile settore Politica e public affairs di Caritas Svizzera, è stata intervistata al telegiornale della sera. L’emittente la riassume come segue: «Con la crescita costante dei premi delle casse malati la situazione delle economie domestiche con reddito medio e basso diventa inevitabilmente sempre più precaria. A dirlo è Caritas Svizzera che nei suoi servizi di consulenza sociale riceve sempre più richieste di aiuto.»
Ticino Online – 20 minuti | Caritas chiede un’ulteriore riduzione dei premi | 24.9.2024 «A due giorni dall’annuncio dei premi delle casse malati per il 2025, Caritas Svizzera chiede ai Cantoni di aumentare le riduzioni dei premi. Il Consiglio federale deve garantire che il controprogetto indiretto per la diminuzione dei premi malattia venga attuato il più rapidamente possibile dopo il ‹no› all’iniziativa.»
Una scelta di progetti Caritas in Etiopia
L’influencer: Sophea informa sulla migrazione sicura
vere. La migrazione non è pericolosa soltanto per le singole persone, ma indebolisce anche tutta la società cambogiana. Senza lavoratori qualificati, l’economia ristagna e lo squilibrio sociale aumenta.
La diciassettenne Sophea lotta contro una decisione pericolosa presa da sempre più adolescenti in Cambogia. Per informare i suoi coetanei sui rischi e i pericoli della migrazione irregolare, si serve di uno strumento potente: i social media.
«Leggere, fare i compiti, curare le mie sorelle. E dare ad altri adolescenti informazioni sulla migrazione sicura.» Questa è la risposta di Sophea* alla domanda su
«Vorrei dimostrare che si può avere successo anche in Cambogia se si prende sul serio l’istruzione»
cosa fa dopo la scuola. È il periodo delle piogge, le condizioni meteo disturbano il collegamento Internet, ma la giovane cambogiana non si lascia turbare. Vive in un villaggio remoto nel Nord del Paese, ma grazie a Internet può fare l’«influen -
cer» nel vero senso della parola e influenzare i giovani in tutta la Cambogia.
Sfruttamento anziché soldi facili È un aspetto importante per il futuro del Paese, visto che la difficile situazione economica spinge centinaia di migliaia di giovani a fuggire verso la Thailandia. Ogni anno circa 230 000 studenti abbandonano la scuola, certi anni la quota tocca il 20 per cento. Il Paese vicino attira perché si spera di trovarvi più facilmente un lavoro e un buon guadagno.
Tuttavia, molti adolescenti finiscono in situazioni lavorative illegali e diventano vittime di tratte di esseri umani, violenza e sfruttamento. I soggetti più a rischio sono quelli provenienti da zone rurali po -
Basta un clic per informarsi: i social media e la funzione di portavoce Anche Sophea viene da un villaggio di campagna e frequenta la dodicesima classe. Appartiene quindi a quella fascia di età in cui molti abbandonano gli studi per andare a lavorare in Thailandia. Ma Sophea lotta contro questa tendenza pericolosa insieme a una ventina di altri giovani. In collaborazione con un gruppo di progetto di Caritas Svizzera puntano su campagne di sensibilizzazione nelle scuole e su corsi informativi. «È importante che i giovani conoscano le opportunità lavorative presenti qui in Cambogia. Questo può motivarli a restare», spiega Sophea. I social media sono il suo strumento chiave. Pubblica periodicamente brevi video su TikTok, per esempio, per mostrare i pericoli e le possibilità di agire di conseguenza. In quanto «influencer» giovane, trova sempre le parole giuste per arrivare effettivamente ai coetanei.
Il proprio futuro Sophea lo vede nel suo Paese. Vorrebbe fare la poliziotta, per rafforzare la sua comunità. Considera il lavoro sui social il primo passo in questa direzione. «La cosa che vorrei far capire è che le possibilità di trovare un lavoro aumentano se si ha una buona formazione, senza dover andare all’estero», sottolinea. «E vorrei dimostrare che si può avere successo anche in Cambogia se si prende sul serio l’istruzione.» (tb)
* nome di fantasia
Ripartire da «La Pista»
I bambini giocano sul terreno dove, dopo le piogge, si diffondono spesso malattie a causa delle scarse condizioni igieniche.
La crisi politica e umanitaria costringe milioni di persone in Venezuela alla fuga. Nel più grande campo profughi della Colombia, Caritas fornisce un aiuto concreto che va dalla fornitura di beni essenziali alla formazione professionale.
Gli zoccoli dell’asino risuonano sul terreno accidentato. «Acqua, acqua, acqua», grida un ragazzino dal carro trainato dall’animale. Spinge il suo fedele compa -
« Impariamo a tenere una contabilità semplice e a gestire le finanze di una microimpresa »
gno grigio di capanna in capanna, vendendo l’acqua che ha trasportato da lontano fino a «La Pista», il più grande campo profughi della Colombia che ospita circa 15 000 persone. Audina Uriana, 39 anni, si fa riempire il bidone dal ragazzo, così potrà di nuovo lavare e cucinare. «Questa
è la nostra unica fonte d’acqua qui», dice con noncuranza la donna, come se non fosse qualcosa di cui lamentarsi.
La crisi spinge la popolazione venezuelana alla fuga Cinque anni fa, la madre di tre figli ha lasciato la sua casa a Maracaibo, in Venezuela, poiché non vedeva più alcuna prospettiva per il futuro. Con l’aggravarsi della crisi, ha perso il lavoro nel call center di una concessionaria di automobili e come madre single non è riuscita a trovare un altro impiego che le permettesse di mantenere la famiglia. In effetti, anche il salario di chi ha ancora un lavoro vale poco o nulla a causa dell’iperinflazione. Questa è una delle conseguenze devastanti di anni di cattiva gestione, che dal 2013, con l’elezione del presidente Nicolás Maduro, ha trascinato il Vene -
zuela in una crisi politica e umanitaria. Sempre più persone non riescono a soddisfare i loro bisogni di base, la malnutrizione è ormai molto diffusa, il sistema sanitario è in condizioni disastrose e l’economia è in continua contrazione.
Audina Uriana è una degli oltre sette milioni di venezuelani che hanno lasciato il loro Paese per queste ragioni. Come quasi tre milioni di altri rifugiati, ora vive in Colombia. Insieme a migliaia di suoi connazionali, ha trovato rifugio a Maicao, nel Nord della Colombia, più precisamente a
«La Pista». Questo nome si riferisce a un aeroporto in disuso da anni. Della vecchia pista di Maicao rimangono solo alcuni frammenti e anche la torre di controllo e gli altri edifici non esistono più. Si stima che qui vivano più di 2000 famiglie.
Le condizioni di vita precarie dei rifugiati
Nel 2016 e nel 2019, quando moltissime persone furono costrette a fuggire dal Venezuela, i rifugiati hanno iniziato a ricostruirsi una vita sul terreno abbandonato e non sorvegliato di «La Pista», affrontando condizioni estremamente difficili. Il
caviglie, comprese le capanne meno robuste. Le condizioni precarie e la scarsa igiene favoriscono inoltre la rapida diffusione delle malattie.
«La Pista» è suddivisa in 12 settori, ognuno dei quali ha un responsabile. Questi gestisce i bisogni della comunità, media i conflitti, accompagna i malati in
« I miei affari stanno andando bene. Non devo più vivere alla giornata »
ospedale e funge da collegamento con le autorità e le organizzazioni umanitarie del posto. Da quando è arrivata, Audina è la responsabile del suo settore. Con dedizione si occupa di ogni problema, anche il più piccolo, e coordina gli aiuti umanitari per le famiglie particolarmente vulnerabili. È così che è entrata in contatto con il progetto di Caritas attuato dalla nostra organizzazione partner, Pastoral Social Caritas Colombia.
Stabilità e sviluppo grazie al progetto di Caritas
primo rifugio di Audina era una capanna composta da quattro pali e una coperta, che durante il giorno offriva un po’ di riparo dal sole, ma che di notte garantiva poca protezione dal freddo. Col tempo, Audina è riuscita a rivestirla utilizzando teli di plastica e lamiere ondulate. Queste lamiere sono molto ricercate a «La Pista», perché permettono di rendere le capanne un po’ più stabili e proteggono i pochi averi dall’umidità. È fondamentale, dato che con il clima tropicale di Maicao le piogge torrenziali sono ricorrenti e in pochi minuti tutto viene sommerso dall’acqua fino all’altezza delle
«Sin dall’arrivo dei primi rifugiati, Caritas ha fornito beni di prima necessità ai soggetti più indigenti. La maggior parte sono madri single che arrivano con i loro figli», racconta Sandra Gonzalez, coordinatrice del progetto a «La Pista» e in altre comunità del Nord della Colombia. «Il nostro progetto è suddiviso in due fasi. Prima di tutto, occorre stabilizzare la situazione delle famiglie appena giunte. Forniamo pacchi alimentari, denaro contante per i bisogni più urgenti, consulenza legale e sostegno psicologico.»
È emerso che soprattutto quest’ultimo aspetto è di fondamentale importanza per consentire un nuovo inizio. I rifugiati sono costretti a lasciare alle spalle la loro vita quotidiana e a ricominciare da zero, spesso senza alcuna risorsa. Questo comporta un forte impatto a livello psicologico. «Nella seconda fase for-
niamo ai più bisognosi gli strumenti per conseguire un reddito autonomamente. Lo facciamo attraverso corsi di imprenditoria», spiega Sandra Gonzalez.
Donne che diventano piccole imprenditrici di successo «Impariamo a tenere una contabilità semplice, a gestire le finanze di una microimpresa, a utilizzare i documenti necessari e perché è meglio risparmiare piuttosto che farsi prestare del denaro», spiega Audina, descrivendo alcuni degli argomenti trattati nel corso di imprenditoria femminile. Al termine del corso, della durata di tre mesi, Audina ha aperto un salone di bellezza con il capitale iniziale fornito nell’ambito del progetto, costruendolo accanto alla sua capanna. Ogni giorno accoglie le sue clienti e in futuro intende ampliare i propri servizi frequentando anche un corso di parrucchiera. Il suo sogno è gestire l’attività insieme alla figlia maggiore.
Grazie ad Audina, anche Virginia Cardinia Ramirez, 23 anni, ha completato il corso per imprenditrici di Caritas. Giovane madre di due figli, ha lasciato il Venezuela con la sua famiglia, affrontando enormi difficoltà. Con la vendita di caffè per le strade di Maicao, riusciva a malapena a guadagnare abbastanza per sfamare la famiglia. Da due anni, però, Virginia produce ogni giorno empanadas e arepas che vende la
Virginia Cardinia Ramirez riesce a guadagnare abbastanza per mantenere la famiglia vendendo empanadas e arepas preparate fresche ogni giorno.
sera da una vetrinetta che ha acquistato appositamente per la sua attività. «I miei affari stanno andando bene. Non devo più vivere alla giornata», dice Virginia con un sorriso radioso.
Intanto, nuovi rifugiati dal Venezuela continuano ad arrivare a «La Pista». Molti hanno atteso le elezioni di quest’anno, sostenendo l’opposizione e sperando in un cambiamento nel loro Paese. Ma la svolta non è arrivata in Venezuela. Ora
alcuni temono per la propria esistenza e l’unica via d’uscita è la fuga. Il nostro progetto continuerà a sostenere i più vulnerabili, aiutandoli a costruirsi una nuova vita, passo dopo passo.
Maggiori informazioni: caritas.ch/venezuela-e-paesi-confinanti
Agire ora e insieme per un mondo senza povertà
700 milioni di persone nel mondo vivono in condizioni di povertà estrema. 700 milioni di persone sono costrette a vivere con meno di 2,15 dollari al giorno.
700 milioni di persone non hanno accesso a una quantità di cibo sufficiente, cure mediche adeguate e una dimora sicura. 700 milioni di persone, l’equivalente di quasi tutta la popolazione europea tra Tromsø, in Norvegia, e Heraklion, in Grecia.
Questa realtà scandalosa è inaccettabile. Caritas Svizzera si impegna perciò a migliorare le condizioni di vita dei soggetti più vulnerabili. Questo è possibile grazie al sostegno costante di donatrici e donatori fedeli, istituzioni ecclesiastiche, aziende e fondazioni. Insieme, ci adoperiamo per aiutare le persone in fuga da guerre e disordini politici, per chi non riesce a trovare un reddito adeguato e per coloro che sono minacciati dalla
crisi climatica e dalle catastrofi naturali. Insieme possiamo fare molto di più. A tal fine, proprio in queste settimane, Caritas Svizzera sta sottolineando l’importanza della solidarietà e del «Sì a un mondo senza povertà». (ll)
come qui al confine con la Repubblica di Moldova.
Al centro ci sono sempre le persone, anche nell’emergenza
Le guerre in Ucraina, in Medio Oriente e in Sudan hanno scatenato le più grandi crisi umanitarie dei nostri tempi. In mezzo c’è Caritas. Sarah Buss è responsabile degli aiuti in caso di catastrofe e ci racconta il modo di agire affinché gli aiuti arrivino il prima possibile alle persone in difficoltà.
Le immagini fanno il giro del mondo: il 24 febbraio 2022 la Russia invade l’Ucraina.
È chiaro sin da subito che ci sarà un enorme bisogno di aiuti umanitari. Ogni secondo conta per salvare vite.
«In caso di una catastrofe la priorità assoluta è soccorrere i più vulnerabili»
Sarah Buss, quando si verifica una catastrofe, occorre agire rapidamente. Cosa fa Caritas per garantire i soccorsi immediati?
In caso di crisi umanitaria mobilitiamo tutte le risorse. La nostra squadra addetta alle catastrofi si riunisce e si fa un’i -
dea della situazione: qual è la portata della catastrofe? Chi è coinvolto? Possiamo accedere alla zona in questione?
Le risposte a tutte queste domande ci vengono date dalle nostre colleghe e dai nostri colleghi sul posto oppure da altre organizzazioni umanitarie.
Da dove provengono i rifornimenti?
Caritas possiede un deposito e aerei cargo in Svizzera?
No, sarebbe troppo costoso. Per mantenere basso il tempo di reazione, la comunità internazionale accumula scorte di aiuti in luoghi di importanza strategica. Se possibile, vengono anche comprati sul posto, in modo da rafforzare l’economia locale e mantenere brevi le vie di trasporto.
Il 24 febbraio 2022 le prime notizie sullo scoppio della guerra sono state pubblicate già durante la notte. Quanto è durato finché si è attivata Caritas?
Il nostro obiettivo in caso di crisi è essere pronti a intervenire sul posto entro 72 ore. In Ucraina eravamo lì già la mattina dopo l’invasione.
Com’è stato possibile?
Avevamo ipotizzato tutti gli scenari relativi all’escalation di violenza. I nostri partner locali – Caritas Ucraina e Caritas Spes –avevano accantonato scorte per l’emergenza già mesi prima, creato una rete di contatti e allestito piani di evacuazione. Facciamo inoltre periodicamente delle esercitazioni e istruiamo i nostri collaboratori.
L’Ucraina riceve dalla Svizzera così tanti aiuti come nessun altro Paese, benché anche altrove le necessità non siano minori. Come se lo spiega?
L’Ucraina per noi è vicina, geograficamente e culturalmente. Quindi l’attenzione dei media, della politica e delle autorità è notevole. È una cosa del tutto positiva, che però inevitabilmente fa perdere di vista le altre crisi. Il conflitto in Sudan, per esempio, al momento sta provocando la più grande emergenza alimentare a livello mondiale, con innumerevoli vittime e quasi nove milioni di sfollati. Eppure, in Svizzera non ne parla nessuno. Così è difficile anche raccogliere donazioni, di cui abbiamo bisogno per poter agire.
Ciononostante, Caritas Svizzera finora ha finanziato due progetti nel conflitto in Sudan. Di cosa si tratta? Siamo presenti nel vicino Sudan del Sud in un campo profughi e in una città di confine. Insieme alle nostre organizzazioni partner aiutiamo soprattutto donne e bambini: distribuiamo cibo e piccole somme di denaro contante, forniamo un supporto psicologico e una dimora sicura.
In base a quali criteri decidete chi riceve aiuto e chi no?
Nell’aiuto in caso di catastrofe la priorità assoluta è soccorrere i più vulnerabili. Per individuare le esigenze, a volte chiediamo direttamente alle persone e ci scambiamo informazioni con altre organizzazioni umanitarie. Così chiariamo chi
«In caso di crisi siamo operativi entro 72 ore»
ha la necessità più grande, che tipo di aiuto serve e coordiniamo le attività di soccorso. A Gaza, tuttavia, il 95 per cento circa di due milioni di persone sta vivendo una grandissima emergenza. Per alleviare questa situazione, è richiesto l’impegno di un’ampia gamma di organizzazioni.
Quali sono gli accordi con le altre ONG?
Un ampio coordinamento è fondamentale specialmente in caso di crisi, per de -
finire le priorità nel modo giusto e per stabilire chi può prestare quale soccorso nel modo più rapido. Questo avviene in cosiddetti «cluster», che il più delle volte sono organizzati in base alle tematiche e coordinati dalle Nazioni Unite. In molte regioni, le ONG locali e internazionali sono in contatto periodico già prima di una crisi mediante questi cluster.
Lavorare in una zona di guerra è sempre una grande sfida. In quali ambiti
Caritas incontra dei limiti?
Quando è a rischio la sicurezza dei propri collaboratori. Perciò abbiamo un concetto di sicurezza molto ampio. Aiuta anche essere ben radicati localmente.
Si spieghi.
Nei nostri progetti collaboriamo con persone e partner locali che conoscono molto bene le esigenze della popolazione, parlano la stessa lingua e godono della fiducia degli abitanti. Così succede che spesso la gente del posto ci dà consigli utili in merito,
per esempio, a strade o percorsi pericolosi che sarebbe meglio evitare.
Ma in questo modo non si diventa di parte?
In qualità di organizzazione umanitaria siamo obbligati a essere imparziali. Sosteniamo le persone in difficoltà, a prescindere dalla loro origine, dalla religione o dal colore della pelle. Al centro della nostra opera c’è sempre la persona individuale. (dj/nj) Maggiori informazioni:
Godersi la magia del Natale malgrado i problemi economici
Grazie ai mercati Caritas, le persone con un budget limitato che vivono situazioni difficili hanno la possibilità di partecipare alla leggerezza e alla gioiosa attesa del Natale. È un evento pianificato da molto tempo: infatti i preparativi sono iniziati già a gennaio.
Disponibili all’ascolto o per una chiacchierata spontanea: nei 23 mercati Caritas della Svizzera, di cui alcuni dotati anche di una piccola caffetteria, il per-
«I sacchetti di San Nicolao del mercato Caritas portano ogni anno tanta gioia ai miei figli»
sonale si prende il tempo per la clientela. Nel periodo natalizio è particolarmente importante poter vivere piccoli momenti di umanità. Il team del mercato Caritas dimostra la sua solidarietà già con la scelta e l’adeguamento dei prodotti in vendita, in modo che tutti possano vivere il Natale e percepire il senso
di unione e il calore che caratterizzano questa festa.
Neanche il tempo di far passare le feste
I preparativi per il Natale incominciano subito dopo le festività dell’anno precedente, ovvero quando molte aziende fanno donazione di articoli natalizi rimasti invenduti. Gli oggetti vengono posti in magazzino nella centrale della cooperativa mercati Caritas di Sempach Station da dove escono poi da novembre per creare un’atmosfera natalizia in tutti i mercati Caritas. I singoli negozi allestiscono con amore e passione uno spazio addobbato in cui gli articoli – calendari dell’Avvento, decorazioni per l’albero, carta da regalo – vengono venduti a prezzi ribas -
sati. Quest’anno, per la prima volta, i mercati Caritas vendono anche le candele, che creano un ambiente festivo e confortevole nelle case. Nei mesi di novembre e dicembre, l’assortimento si arricchisce di apprezzati articoli da regalo come profumi, cioccolatini e altre prelibatezze natalizie. Nella loro raccolta online di ricette semplici, i mercati Caritas mostrano inoltre come creare deliziosi menù natalizi spendendo poco.
La vera chicca dei mercati Caritas E poi, come non menzionare la specialità prenatalizia dei mercati che anno dopo anno riempie di gioia gli occhi dei bambini: il tanto amato sacchetto di San Nicolao. Ne vengono confezionati 10 000 per tutta la Svizzera e venduti a un prezzo molto basso.
Verso la fine di agosto, il team dei mercati chiede ai suoi fornitori di donare prodotti specifici per riempire i sacchetti. La risposta di solito è molto positiva: le imprese apprezzano questa possibilità pratica e concreta di rendere felici le persone indigenti. I prodotti contenuti nei sacchetti di San Nicolao sono ogni anno davvero fantastici e a volte riservano anche qualche piacevole sorpresa. Infatti, per la gioia di tutti i bambini, può capitare di trovarci le figurine Playmobil, ad esempio, insieme naturalmente a cioccolata, frutta secca e noci. Come ci racconta Monica D., cliente di lunga data: «Aspettiamo sempre con ansia il periodo dell’Avvento. I sacchetti di San Nicolao venduti nel mercato Caritas sono per i miei figli un regalo bellissimo e davvero speciale, pieno di sorprese che li fa tanto felici.» (ah)
Sandra Solari e Marco Micherolli hanno firmato il contratto di acquisto della loro casa solo pochi mesi prima del disastro – della casa non è rimasto nulla.
Quando il sogno di una vita
viene spazzato via
Avevano realizzato il loro sogno: una casa arredata con cura e circondata da un giardino attentamente progettato. Ma nel giugno 2024, un’enorme frana di rocce ha distrutto il loro idillio in Mesolcina, nei Grigioni. Sandra e Marco devono ricominciare da zero.
mente fortunati a non essere lì quando la frana ha distrutto la nostra casa», afferma l’esperta giardiniera. Ma ricominciare da zero è tutt’altro che facile. La coppia è costantemente in contatto con le assicurazioni e la banca per capire quando e da chi otterranno aiuto. Da Caritas Svizzera hanno ricevuto un contributo d’emergenza, mentre altre forme di sostegno sono ancora in fase di valutazione. «Non si può immaginare quanto sia costoso ricominciare da zero.» Per ogni documento richiesto bisogna pagare una tassa, come se li avessero smarriti personalmente. Dal fornitore del servizio televisivo si sono sentiti dire per ben tre volte che dovranno pagare una multa se non restituiranno il decoder, anche se non è rimasto nemmeno il cavo dell’apparecchio.
«Non si perdono solo la casa e i sogni, ma si perde anche il coraggio di sognare»
In piedi sopra a enormi massi, Sandra Solari racconta: «Proprio qui c’era il nostro garage.» Davanti a lei, però, c’è solo una grande devastazione: sassi più piccoli e cumuli di detriti, una trave di legno che spunta dalle macerie e, più in basso, alcune parti del tetto. Quando Sandra viene sopraffatta dalle emozioni, Marco Micherolli, il suo compagno, prosegue il racconto. La tragedia ha rafforzato ancora di più il legame tra loro. Entrambi lavorano nella manutenzione stradale.
Quando è successo, la quarantenne era a cena dai suoi genitori, insieme al cane. «Il gatto», continua Marco, «dormiva su una sedia quando sono uscito di casa...» Quindici minuti dopo, una gigantesca frana ha distrutto l’intera abitazione.
È andato perso tutto, ma proprio tutto
I detriti e il fiume Moesa, che di solito scorre pacificamente lungo la Mesolcina, hanno trascinato via ogni cosa: certificati di nascita, il congelatore, album fotografici, documenti bancari, souvenir, utensili da cucina, oltre a vestiti, attrezzature sportive e mobili. Non è rimasto nulla. Solo le loro vite e ciò che avevano con sé in quel momento. «Siamo stati estrema -
Rosmarino significa nuovo inizio Ricominciare non significa solo ricostruire ciò che è andato perso a livello materiale, ma anche ritrovare la forza interiore. «Non si perdono solo la casa e i sogni», dice Sandra, «ma si perde anche il coraggio di sognare.» Eppure, in mezzo al dolore, al trauma e all’incertezza, emerge la loro determinazione a guardare avanti. La coppia vuole restare in Mesolcina, anche perché Marco, 43 anni, ha una stalla con mucche lì vicino. Non sanno se riusciranno a trovare un’altra casa con un ampio giardino, ma Sandra ha già piantato una piccola piantina di rosmarino. Nel suo vecchio giardino ne aveva 39. (ll)
L’istruzione da sola non è una
via di uscita dalla povertà
L’istruzione è considerata, oggi più che mai, la via maestra che conduce al successo professionale e al riconoscimento sociale. La formazione e il perfezionamento hanno spesso un ruolo chiave anche nella lotta contro la povertà. Tuttavia, se si presuppone che un titolo di studio e una formazione garantiscano un’esistenza sicura, si pongono grandi aspettative alla responsabilità individuale: chi non riesce a scuola, viene subito incolpato delle proprie condizioni di vita precarie.
Situazione di partenza diversa
L’Almanacco sociale 2025 dimostra che non tutti hanno le stesse opportunità di formazione e perfezionamento e che gli ostacoli incontrati durante il percorso formativo non sono uguali per tutti. Le per-
sone senza diploma scolastico o professionale, con un passato migratorio o con un reddito basso hanno le maggiori difficoltà in questo senso.
L’insuccesso è spesso riconducibile a cause strutturali. Un esempio è la disparità con cui l’aiuto sociale valuta il finanziamento di formazione e perfezionamento.
Quattro articoli illustrano gli sviluppi attuali e futuri che ruotano intorno alla digitalizzazione, la quale a volte inasprisce le differenze e altre riesce invece ad abbattere le barriere. L’Almanacco sociale 2025 pone l’attenzione su pratiche, progressi e ostacoli e mostra quali misure siano veramente efficaci per promuovere un percorso formativo di successo. (ac)
Ordinazioni allo 041 419 24 19 oppure online: caritas.ch/shop (disponibile in tedesco e francese)
8 motivi per cui la crisi climatica è un tema prioritario per Caritas
L’obiettivo principale di Caritas è prevenire la povertà in tutte le sue forme. Che siano le famiglie contadine nella fascia saheliana o i bambini a rischio in Cambogia: si tratta sempre di schiudere alla gente una prospettiva per vivere un futuro dignitoso. Ma perché allora parliamo di clima? Per caso ora siamo anche un’organizzazione ambientalista? Ogni tanto ci vengono poste queste domande.
Abbiamo quindi elencato otto motivi per cui le questioni climatiche sono importanti per i progetti di Caritas. Il primo: la crisi ambientale aggrava l’estrema povertà e distrugge l’esistenza di molte persone nel mondo. È inoltre una grande in-
giustizia che a pagare il prezzo più alto del cambiamento climatico siano spesso e in misura sproporzionata proprio le persone che fanno più fatica a soddisfare i bisogni primari, benché ne siano i meno responsabili. E con questo saremmo già giunti all’ottavo motivo. (sg)
Agenda
Un milione di stelle
14 dicembre 2024, dalle ore 16.00
Accendere candele in segno di solidarietà. Trovate il posto più vicino a voi sul sito Internet della vostra organizzazione Caritas regionale.
youngCaritas Award
14 dicembre 2024, ore 18.00, Neubad Lucerna
Forum Caritas 2025: Opportunità o illusione? Uscire dalla povertà con una formazione continua 31 gennaio 2025, ore 9.30, Berna
Eventi Caritas regionali
Trovate le manifestazioni nelle vostre vicinanze: caritas-regio.ch/agenda
Informazioni e iscrizione
E-mail: event@caritas.ch
Telefono: 041 419 24 19 caritas.ch/manifestazioni
Visionate l’elenco completo che illustra perché nella lotta contro la povertà occorre tener conto del cambiamento climatico
Il youngCaritas Award compie 20 anni
Dal 2004 viene assegnato il youngCaritas Award, un prestigioso riconoscimento che promuove l’impegno volontario dei giovani. Quest’anno, sono 12 i progetti contendenti.
Da 20 anni il youngCaritas Award ha lo stesso obiettivo: valorizzare e celebrare i progetti dei giovani che si impegnano a titolo volontario per cause sociali o la tutela ambientale. Inoltre, offre preziose opportunità di networking e funge da vetrina per i progetti dei giovani motivati. Quest’anno, 12 progetti stimolanti sono in corsa per il youngCaritas Award 2024. Sarà una giuria composta da cinque membri a decidere, nel mese di novembre, chi si aggiudicherà l’ambito rico -
noscimento. In occasione della cerimonia di premiazione, che si terrà il 14 dicembre, saranno presentati tutti i progetti e annunciato il vincitore. Oltre a quello principale, ci sarà un premio del pubblico e altri riconoscimenti in categorie come sostenibilità e innovazione.
L’evento del 14 dicembre è aperto a tutti e rappresenta un’ottima occasione per conoscere nuovi progetti e le persone che li hanno realizzati e lasciarsi ispirare. Siamo felici di accogliere anche alcuni
Offriamo motivazione, visibilità e credibilità
Il youngCaritas Award ha fatto la differenza: tre ex vincitori raccontano come il premio abbia dato slancio a loro stessi e ai loro progetti.
partecipanti degli anni precedenti alla celebrazione dell’anniversario: un’opportunità imperdibile per fare rete con ex vincitori di successo e rifarsi alle idee che, dopo il conferimento del premio, hanno raggiunto traguardi importanti. (lb)
Data: 14 dicembre 2024, Neubad (Lucerna)
Maggiori informazioni: youngcaritas.ch
«Il premio ha conferito a WfW credibilità nella creazione di partnership e visibilità tra il pubblico»
Morris e Lior Etter, cofondatore e direttore generale presso «Wasser für Wasser» Wasser für Wasser promuove il consumo di acqua del rubinetto nei ristoranti, hotel e aziende svizzeri. I clienti pagano un prezzo equo e le strutture devolvono una parte dei ricavi a WfW per sostenere l’accesso all’acqua potabile, ad esempio in Zambia e in Mozambico. Una situazione vantaggiosa per tutti, che giova anche all’ambiente.
Progetto premiato nel 2012
«Il premio ci ha permesso di raggiungere persone che non ci conoscevano e ha portato grande visibilità al nostro progetto»
Amine Diare Conde, fondatore e presidente
Durante la pandemia di Covid-19, quando molti servizi per i bisognosi hanno dovuto chiudere, «Essen für Alle» si è occupato di ridistribuire rapidamente i generi alimentari che altrimenti rischiavano di essere sprecati a causa del lockdown. Oggi il progetto sostiene oltre 5000 persone a settimana a Zurigo, Glarona, Coira e Seewen.
Progetto premiato nel 2020 per l’eccezionale impatto
«Il premio ha motivato me e l’intero team a continuare; questo aspetto è estremamente importante in un lavoro incentrato sui diritti umani, che a volte può essere molto frustrante»
Lea Hungerbühler, fondatrice e presidente di AsyLex AsyLex offre consulenza giuridica gratuita e di alta qualità ai richiedenti l’asilo, aiutandoli in questioni come il ricongiungimento familiare o il Regolamento di Dublino. Fornisce inoltre assistenza in controversie internazionali, ad esempio in caso di violazioni dei diritti umani, e collabora con organizzazioni internazionali. Progetto premiato con il youngCaritas Award nel 2017 e con il Prix Caritas nel 2022
I nostri progetti offrono protezione alle persone in fuga e creano nuove prospettive di vita.
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