CARITAS N. 2 / Marzo 2019
La Rivista di Caritas Svizzera
Siria: imparare per il futuro Pagina 6
Attualità
Focus
Svizzera
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Ad Haiti la fame è onnipresente
Rohingya, futuro incerto
Interpretariato e procedura d’asilo
Lettera aperta
Onorevoli deputate del Parlamento cantonale, onorevoli deputati del Parlamento cantonale L’andamento economico in Svizzera è ottimo. La quota dei senza lavoro è bassa. I profitti si moltiplicano e le casse dello Stato registrano eccedenze grazie agli introiti fiscali. La Svizzera gode di buona salute. Ma come spesso accade, esiste anche il rovescio della medaglia. Il numero delle persone che hanno esaurito il diritto alle indennità ha superato le 30 000 unità anche lo scorso anno. Questa cifra non figura nelle statistiche sulla disoccupazione e altera la situazione nel mercato del lavoro. Fra coloro che hanno perso il diritto alle indennità ci sono molte persone oltre la cinquantina rimaste senza lavoro a seguito di ristrutturazioni aziendali o perché il loro profilo professionale non è più richiesto sul mercato. La maggior parte di questi soggetti deve ricorrere dopo qualche tempo a ll’aiuto sociale. Di conseguenza il numero delle vittime della povertà tende sempre al rialzo. È però senz’altro utile cercare altre ragioni che favoriscono il crescente aumento della povertà. Caritas ha analizzato in modo approfondito l’evoluzione dei costi della salute e in particolare le riduzioni dei premi individuali nei cantoni. I risultati sono impressionanti e a volte anche sconcertanti:
«I premi delle casse malati non devono superare il mese di salario.»
negli ultimi anni diversi cantoni hanno abbassato l’ammontare della riduzione dei premi in maniera significativa. Il divario tra questa cifra e quella relativa all’aumento dei premi delle casse malati è enorme. Il motivo principale è attribuibile al fatto che molti cantoni hanno abbassato le imposte e per compensare i mancati introiti hanno diminuito le riduzioni dei premi individuali in maniera occulta. Gli effetti a livello socio-politico sono pesanti. L’aumento dei premi delle casse malati costringe un numero sempre maggiore di economie domestiche del ceto medio-basso a vivere in condizioni di povertà. Questo andamento comporta uno sfilacciamento sempre più marcato di questa classe sociale. Caritas si è pertanto appellata ai cantoni affinché operino un aumento delle riduzioni dei premi individuali, proprio come avviene sistematicamente a livello federale. Il parametro è chiaro: un mese di salario deve essere sufficiente per pagare i premi delle casse malati. Alcuni cantoni adempiono già oggi a questo criterio.
Hugo Fasel, Direttore Caritas Svizzera
Foto: Franca Pedrazzetti
Sommario
La scuola che cura
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La vita di milioni di sfollati interni in Siria e di rifugiati in Libano e in Giordania è sospesa fra la speranza di una normalizzazione e la paura del domani. La loro esistenza è una lotta quotidiana per mangiare, trovare un riparo, vestirsi e curarsi. Dopo otto anni di sofferenza è importante permettere ai bambini siriani di immaginarsi un futuro. Caritas fornisce loro un sostegno di tipo scolastico e psicosociale in Siria e in Libano. Pagina 6
Attualità: ad Haiti la fame è presente ovunque
La metà della popolazione di Haiti è a rischio di malnutrizione o denutrizione. Caritas migliora la sicurezza alimentare di oltre 100 000 persone.
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Focus: la situazione dei Rohingya è precaria
630 000 Rohingya vivono nel più grande campo profughi del mondo in Bangladesh. Caritas costruisce rifugi e ripara fontane, latrine e lavatoi.
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Svizzera: interpretariato e procedura d’asilo
Gli interpreti interculturali creano un ponte tra le culture. Sono le uniche figure che capiscono la lingua di tutti gli interlocutori. Caritas ha integrato un nuovo modulo nella propria offerta formativa.
IMPRESSUM La rivista di Caritas Svizzera esce sei volte all’anno Editrice è Caritas Svizzera, Comunicazione e Marketing, Adligenswilerstr. 15, Casella postale, CH-6002 Lucerna, info@caritas.ch, www.caritas.ch, Tel. +41 41 419 24 19 Redazione: Sabine Schaller (ssc); Lisa Fry (lf); Fabrice Boulé (fbo); Stefan Gribi (sg); Anna Haselbach (ah); Vérène Morisod Simonazzi (vm) Il costo dell’abbonamento è di 5 franchi all’anno e viene dedotto una sola volta dalla donazione. Grafica: Katrin Ginggen Copertina: Alexandra Wey Tipografia: Kyburz, Dielsdorf Carta: 100 % riciclata Conto donazioni: PC 60-7000-4
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Eco
Medienecho
Manuela Specker, responsabile della formazione presso Caritas Svizzera (a sinistra), e Adrienne Fichter, esperta in social media, hanno riferito dei pericoli della digitalizzazione.
Forum Caritas: digitale non significa ancora sociale 280 specialisti del mondo politico, economico e sociale si sono riuniti il 25 gennaio a Berna in occasione del forum di Caritas Svizzera. Il tema riguardava le conseguenze della digitalizzazione. Mariangela Wallimann-Bornatico, presidente di Caritas Svizzera, ha sottolineato che la digitalizzazione deve sottostare al controllo della politica, in modo da evitare un indebolimento della partecipazione democratica. Il professore dell’ETH Dirk Helbing ha fatto presente che le enormi
quantità di dati raccolte consentono di tessere intrighi sottili e compromettono l’autodeterminazione. Vania Alleva, presidente del sindacato Unia, ha evidenziato il potenziale emancipatorio delle tecnologie al fine di garantire i diritti dei lavoratori in materia di partecipazione. Aurélien W itzig, giurista presso le Università di Ginevra e Neuchâtel, ha sollecitato la tutela dei lavoratori mediante contratti collettivi o il diritto internazionale per impedire la nascita di un precariato digitale. (lf)
Vita sociale e budget limitato In piscina a metà prezzo, biglietti ridotti per il cinema o il museo: la CartaCultura consente alle persone con un budget limitato di prendere parte alla vita culturale e sociale. I detentori della CartaCultura approfittano di uno sconto tra il 30 e il 70 per cento su oltre 2900 offerte nel settore della cultura, della formazione e dello sport in tutta la Svizzera. Possedere una CartaCultura non ha solo effetti posi-
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tivi sulla propria autostima, ma favorisce anche l’ingresso nel mondo del lavoro e il reinserimento professionale. I bambini delle famiglie indigenti ricevono nuovi stimoli e vengono motivati ad essere gli artefici del loro futuro. Desirée Germann
Keystone-ATS | 8.1.2019 Caritas lancia l’allarme dopo la pubblicazione del recente studio sul fabbisogno di base nell’ambito dell’aiuto sociale. L’aiuto sociale non copre più il minimo esistenziale. Le mozioni avanzate a livello politico in più cantoni chiedono tagli all’aiuto sociale. Uno studio […] evidenzia che già il fabbisogno di base attuale è troppo basso per garantire il minimo esistenziale. […] I cantoni devono rinunciare all’introduzione di ulteriori misure di risparmio arbitrarie a spese delle persone indigenti. Caritas esorta la Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali delle opere sociali (CDOS) ad aumentare l’aiuto sociale e a investire maggiormente nell’accompagnamento e nella formazione dei beneficiari. […] Caritas invita i cantoni e i comuni ad assumersi le proprie responsabilità e a garantire ai soggetti indigenti il diritto sancito dalla Costituzione federale di ricevere aiuto, assistenza e i mezzi indispensabili per condurre un’esistenza dignitosa. RSI LA 1 | 29.12.2018 Per il secondo anno consecutivo, la famiglia vallesana Terretaz ha fatto ricorso all’aiuto di Caritas-Montagnards. L’iniziativa Caritas-Montagnards permette alle famiglie contadine svizzere in difficoltà di ricevere l’aiuto di volontari. 20 Minuti Ticino Online | 15.12.2018 Candele per denunciare la povertà in Svizzera in un centinaio di località. «Speriamo che molte delle persone colpite abbiano notato e si siano sentite sostenute dalle luminose espressioni di solidarietà» si legge in un comunicato di Caritas.
Per maggiori informazioni: carteculture.ch
Foto: Nique Nager
Attualità
L’agricoltura sostenibile consente alla popolazione nel Nord di Haiti di contrastare l’emergenza alimentare.
Ad Haiti la fame è presente ovunque Nell’area settentrionale dell’isola la metà delle persone è a rischio di malnutrizione e denutrizione acuta. Nel prossimo quadriennio Caritas Svizzera vuole migliorare la sicurezza alimentare di oltre 100 000 abitanti. Negli ultimi mesi Judith Binder, responsabile del programma di Caritas Svizzera per Haiti, ha dovuto spostare più volte il suo viaggio ad Haiti a causa delle violente insurrezioni nelle strade. La popolazione non è segnata solo da questa instabilità politica. Molte volte le persone che lottano per migliorare le loro condizioni di vita sono costrette a fare i conti
«La metà della popolazione è a rischio di malnutrizione o denutrizione.» anche con le calamità naturali. «Gli enti assistenziali che lavorano ad Haiti devono coniugare l’aiuto umanitario con la cooperazione allo sviluppo a lungo termine. Quando la gente soffre la fame occorre dapprima intervenire d’urgenza e poi, in un secondo tempo, si possono elaborare delle prospettive sul lungo periodo» spiega Judith Binder.
Foto: Pia Zanetti
La fame è presente ovunque ad Haiti. Nella regione al Nord, a cui è difficile accedere, la metà della popolazione è a rischio di malnutrizione o denutrizione. Qui sono in corso i lavori per la realizzazione di un progetto quadriennale commissionato a Caritas Svizzera dall’Unione europea che mira al miglioramento della sicurezza alimentare di oltre 108 000 persone. Un progetto con cinque obiettivi Siccome le cause dell’emergenza alimentare in questa regione sono molteplici, anche il nostro intervento non può essere a binario unico. Il progetto di Caritas Svizzera è quindi strutturato in maniera multisettoriale e mira al miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti attraverso un pacchetto di misure. Il primo obiettivo è la gestione oculata dell’acqua destinata all’irrigazione dei terreni agricoli nelle zone collinari. Le autorità haitiane vengono incentivate a miglio-
rare la gestione delle risorse idriche e le condizioni quadro per la produzione agricola. I prodotti che crescono qui hanno il potenziale di alleviare la povertà delle famiglie contadine. Per questo è però necessario accedere ai mercati locali, il secondo obiettivo del progetto di Caritas. In terzo luogo, è indispensabile preservare dall’erosione i suoli nelle regioni del Nord, ancora relativamente intatti per le condizioni di Haiti. Un quarto aspetto è l’istituzione di «Blue Schools» per insegnare a giovani e bambini le regole di igiene fondamentali. L’ultimo provvedimento è la distribuzione di buoni per generi alimentari alle famiglie molto povere per sostenerle nella lotta contro la malnutrizione dei propri figli. (sg)
Il presente documento è stato redatto con l’aiuto finanziario dell’Unione europea. Il suo contenuto è di esclusiva responsabilità di Caritas Svizzera e non riflette la posizione dell’Unione europea.
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Reportage
Nessun futuro senza educa zione per i bambini siriani Testo: Fabrice BoulÊ Foto: Alexandra Wey
Ritornare a scuola, riprendere fiducia in se stessi e nella vita: i bambini siriani come AĂŻcha hanno bisogno di ritrovare calma e sicurezza per poter costruire il loro futuro.
Reportage I loro percorsi di vita sono drammatici. La guerra li ha costretti a fuggire all’interno della Siria o nel vicino Libano. Parenti morti, feriti, malati. Famiglie spezzate. Bambini obbligati a lavorare per aiutare nella vita quotidiana. Le storie di Shaima* (10 anni), Rouha (11 anni), Aïcha (11 anni) in Siria, Mazzin (24 anni) con i suoi nipoti a Zahle, in Libano, e Bilal (12 anni) a Beirut mostrano la situazione estremamente difficile in cui si trovano milioni di siriani. La scuola permette ai bambini di proiettarsi nel futuro. Caritas li aiuta a fare dei progressi. «Mia figlia di 13 anni ha lasciato la scuola per lavorare in fabbrica» spiega, affranto, Mohammed, 42 anni. Nel 2013, questo padre di dieci figli si è rifugiato insieme alla sua famiglia a Jaramana, nella periferia di Damasco, la capitale siriana. Hanno
« C’è un divario enorme fra quello che possiamo guadagnare e le nostre necessità. » lasciato Maskanah, nel governatorato di Aleppo, a causa dei combattimenti e della crescente insicurezza. Lavorava come
bracciante agricolo. Non è mai stato proprietario di terreni. Stabilendosi a Jaramana, la famiglia ha ottenuto una relativa sicurezza. Ma la sopravvivenza è una lotta quotidiana. «C’è un divario enorme fra quello che possiamo guadagnare e le nostre necessità» prosegue il padre di famiglia. Un chilo di patate costa quasi un franco. Se il mattino trova lavoro, può sperare di guadagnare qualche franco in tutta la giornata. Qualsiasi tipo di lavoro va bene. Ma non tutti i giorni le cose funzionano. Invece ogni giorno si chiede come sfamare la sua famiglia. Il figlio maggiore, di 17 anni, sta terminando la scuola dell’obbligo e svolge anche lui dei lavori alla giornata, quando ne trova.
Ma quando Mohammed e la moglie guardano le due figlie Shaima (10 anni) e Rouha (11 anni), la gioia si dipinge sui loro volti. Le due sorelle hanno solo un anno di differenza e hanno pressoché la stessa altezza. Sembrano gemelle e non si lasciano mai. Frequentano da vari mesi il Centro diurno sostenuto da Caritas e gestito da JRS, il suo partner locale. Vi si recano due volte a settimana e ricevono un sostegno scolastico per le loro materie principali (matematica, arabo, scienza). L’assistenza psicosociale e pedagogica avviene anche tramite diverse attività (disegno, canto, film e discussioni). E poi, un elemento non indifferente, è che i bambini mangiano un pasto completo a pranzo. Progressi visibili Nawar Al Ahmad si entusiasma quando parla delle due sorelle. «All’inizio erano timide, non parlavano. Sembravano diffidenti. Adesso, dopo qualche mese, partecipano alle attività, si sono aperte. Spiegano le cose agli altri bambini. Stanno recuperando in tutte le materie
Shaima, Rouha e i loro fratelli ripassano le materie scolastiche nella loro semplice casa.
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Reportage
In pochi mesi, Shaima e Rouha hanno fatto dei progressi enormi grazie all’appoggio ricevuto al Centro diurno sostenuto da Caritas.
a scuola. Inoltre, cosa più importante, sanno di avere diritto all’errore.» La giovane educatrice spiega che molti bambini che frequentano il Centro di Jaramana hanno subìto forti traumi. La guerra ha ucciso o ferito i loro parenti, distrutto
« Mi chiedo come le persone riescano ancora a resistere. » Una collaboratrice del Centro Alberto Hurtado
le loro case. Le loro famiglie sono state sparpagliate attraverso il paese o nei paesi vicini. Le privazioni sono onnipresenti. La loro scolarità è stata per la maggior
I bambini siriani hanno bisogno del suo aiuto La sua donazione regala speranza ai piccoli profughi siriani e alle loro famiglie e li aiuta ad affrontare la quotidianità.
Aiuti con una donazione! Conto donazioni: 60-7000-4 Causale: « Siria »
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parte caotica. Non hanno fiducia in se stessi, hanno difficoltà a imparare. Per qualche ora a settimana, il Centro è un’oasi di serenità. I genitori sono strettamente coinvolti nel loro percorso. Anche Aïcha, 11 anni, deve ancora prendere confidenza con questo nuovo ambiente del Centro. Nonostante la gentilezza attorno a lei, Aïcha resta sulle sue. La sua famiglia è arrivata a Jaramana nel 2015, dopo la distruzione della loro casa a Aïn al-Arab (Kobane in curdo). Qualche giorno dopo, Aïcha ha perso la mamma. Insieme ai suoi numerosi fratelli e sorelle ha fatto il viaggio verso Damasco con la nonna malata di 87 anni.
Un’oasi di serenità Il Centro San Alberto Hurtado, che prende il nome da un prete gesuita cileno, accoglie attualmente 300 bambini. Prossimamente dovrebbe trasferirsi in locali più spaziosi e idonei, sempre nello stesso quartiere di Jaramana. Il sostegno che i bambini ricevono al Centro li aiuta a recuperare il ritardo accumulato a causa della loro scolarità interrotta. Il Centro cerca anche di attenuare gli effetti dei traumi subiti dai bambini. Ogni giorno, uomini e donne si presentano al Centro nella speranza di poter iscrivere i propri figli. Gli assistenti del Centro visitano quindi le famiglie per valutare la situazione dei bambini, così come i bisogni materiali, sociali e medici. Un anno fa, molte famiglie del quartiere ricevevano ancora un piccolo aiuto finanziario da parte della Mezzaluna Rossa araba siriana. Ma questo aiuto è cessato. La popolazione di Jaramana non ha smesso di crescere dall’inizio della guerra nel 2011. Il sovraffollamento è evidente. Le persone vivono in edifici ancora in costruzione. Il cibo e vari prodotti non mancano, ma i prezzi sono proibitivi per la maggior parte delle famiglie. Accanto al Centro, una panetteria finanziata dallo Stato sforna pane a prezzi ridotti. Durante tutta la giornata, una folla di persone aspetta il proprio turno per essere servita.
Reportage
Bilal (12 anni) e sua sorella mentre si recano alla scuola Omar Fakhoury a Beirut.
A Beirut La famiglia di Bilal (12 anni) si è rifugiata a Beirut, la capitale del vicino Libano, fin dall’inizio del conflitto in Siria. Il padre della famiglia si recava già regolarmente a Beirut da Hassaké, vicino alla frontiera con l’Iraq e la Turchia, per lavorare nel settore dell’edilizia. I genitori e i quattro figli fanno sempre più fatica a sbarcare il lunario: il padre non può più lavorare per motivi di salute e la famiglia non riceve più nessun aiuto da parte delle agenzie dell’Onu. La madre lavora come donna delle pulizie. Bilal frequenta l’istituto scolastico Omar Fakhoury nel quartiere di Jnah. La
sua scolarità è stata caotica in passato, ma adesso ce la sta mettendo tutta e si sta impegnando per recuperare il ritardo. Per raggiungere questo scopo, Bilal segue ogni giorno dei corsi di sostegno finanziati da Caritas. Questo sostegno si estende per molte settimane, il mattino o il pomeriggio, durante l’anno scolastico e le vacanze. Al momento sono 3600 i bambini, ripartiti in 12 istituti, a usufruire di questo servizio. Si tratta di un sostegno anche per gli insegnanti libanesi, che in questi ultimi anni hanno visto moltiplicarsi il numero di allievi con l’integrazione di circa 250 000 studenti siriani nelle scuole del Paese (e altri 250 000 dovrebbero an-
cora essere inseriti). Anche gli allievi libanesi che ne hanno bisogno possono beneficiare di questo aiuto. * Ad eccezione dei collaboratori del progetto, identifichiamo le persone incontrate unicamente con il loro nome. Esso è stato cambiato per la protezione della loro personalità.
Per maggiori informazioni: caritas.ch/syrie
Aiuto finanziario d’urgenza in Libano e in Siria In Libano, a Zahle, nella valle della Beqa, ˉ Mazzin (24 anni) lotta per mandare a scuola i suoi nipoti. Suo marito è ritornato in Siria vari mesi fa e dal quel momento non ha più avuto sue notizie. Vive in quello che viene definito un «insediamento informale», cioè un campo di fortuna formato da tende ricoperte da teloni e consolidate con delle tavole di legno, su un terreno affittato a un privato. In inverno, il fango rende difficile ogni spostamento. Mazzin si occupa dei quattro figli di suo fratello, che, per mo-
tivi di salute, non riesce più a prendersene cura adeguatamente. Riceve un aiuto finanziario da parte di Caritas per la durata di cinque mesi. In questo modo, potrà rimborsare alcuni debiti e seguire una formazione per sarti e parrucchieri, con lo scopo di aumentare le proprie possibilità di trovare lavoro. Il sostegno finanziario l'aiuterà anche a mandare a scuola due dei suoi nipoti. La maggior parte del contributo, però, lo utilizzerà per cibo e cure.
Questo tipo di aiuto d’urgenza, che i beneficiari possono ritirare in un bancomat tramite carta bancaria, permette alle famiglie di non sprofondare nei debiti e nelle difficoltà. Inoltre restituisce loro autonomia e dignità, perché le famiglie possono decidere esse stesse come utilizzare gli aiuti ricevuti. Un tale sostegno finanziario era già stato fornito agli abitanti di Homs e Jaramana e si appresta ad essere reintrodotto con una distribuzione elettronica.
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Personaggi Cose di tutti i giorni
Monisha Lodhi, India
«Grazie ai nostri terreni posso nutrire la mia famiglia in modo sano.» Puspa Kartika ascolta con pazienza le storie delle donne che hanno perso quasi tutto.
In missione per le vittime delle catastrofi Gli abitanti dell’isola indonesiana di Sulawesi hanno urgente bisogno degli aiuti umanitari di Caritas Svizzera. L’ultimo terremoto li ha privati di tutti gli averi. Puspa Kartika conosce le loro necessità. Nel villaggio di Lambonga, sull’isola di Sulawesi, ci attende un gruppo di donne. Lo tsunami dello scorso ottobre ha distrutto le loro case e portato via tutto ciò che avevano. Ora attendono gli aiuti umanitari di Caritas. Puspa Kartika ascolta le loro storie. Lavora nell’ambito dell’aiuto d’emergenza e della cooperazione allo sviluppo da oltre 15 anni. Grazie al suo lavoro, Puspa Kartika ha potuto conoscere a fondo il suo Paese, il più grande Stato insulare al mondo con oltre 250 milioni di abitanti. «Il mio lavoro mi ha portata in varie regioni dell’Indonesia. Ogni isola, ogni regione ha una propria lingua e una propria cultura» spiega Puspa Kartika. A metà ottobre 2018 si è recata a Palu per coordinare gli interventi umanitari di Caritas Svizzera. Dopo il devastante terremoto a cui è seguito uno tsunami, Palu era una città fantasma. Quasi tutti i negozi erano chiusi, le persone vivevano in strada. Malgrado i pericoli, per Puspa Kartika non esiste un lavoro migliore: «Naturalmente i viaggi nelle
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regioni sinistrate non sono privi di rischi. Ciò che mi motiva è il fatto che posso toccare con mano gli effetti del mio lavoro, come ad esempio sentire nelle no-
«Vedere gli effetti del mio lavoro mi motiva.» stre tende le risate dei bambini traumatizzati. Oppure insegnare alla gente come proteggersi dai cataclismi.» Gli abitanti di Sulawesi sono spesso confrontati con le catastrofi naturali. Le forti precipitazioni di novembre hanno causato delle inondazioni nel distretto di Sigi dove Caritas Svizzera assiste 3000 famiglie. «Le persone che hanno appena perso la loro casa a causa del terremoto hanno perso davvero tutto. Hanno urgente bisogno del nostro aiuto.» Patricia Kröll
Cosa le ha procurato maggiori difficoltà finora? In passato non avevamo abbastanza cibo. Il raccolto dei nostri campi e dell’orto bastava appena per sei mesi. Il resto dell’anno mio marito doveva lavorare in cantiere affinché i nostri bambini non si ammalassero a causa della denutrizione. Che cosa la rende felice? Poter offrire alla mia famiglia del cibo equilibrato proveniente dai nostri campi e dal nostro orto. Cosa la rende orgogliosa? Sono fiera di poter aiutare le donne più indigenti che vivono nel mio villaggio. Inoltre trasmetto delle nozioni per la semina e la coltivazione di frutta e verdure, che ho appreso nell’ambito del progetto di Caritas. Qual è la sua attività preferita? Adoro cucinare per la mia famiglia. Mi piace esaudire i loro desideri. Qual è il suo piatto preferito? La mia famiglia e io amiamo in particolare le melanzane ripiene condite con pomodori e masala. Nicole Lehnherr
Foto: Patricia Kröll, Alexandra Wey
Focus
Rohingya, un popolo dal futuro incerto Kutupalong-Balukhali si trova nella regione sudorientale del Bangladesh ed è il più grande campo profughi del mondo. Ospita 630 000 Rohingya, pari a 40 000 abitanti per chilometro quadrato. L’elevata densità demografica è dovuta al territorio collinare e in parte inabitabile. I profughi vivono in condizioni molto difficili. «La situazione è precaria. È molto complicato offrire a queste persone una vita dignitosa» spiega Nicola Malacarne, responsabile del programma per il Bangladesh di Caritas Svizzera. La maggior
«Con 40 000 abitanti per chilometro quadrato, la densità demografica raggiunge livelli estremi.» parte dei 900 000 Rohingya in Bangladesh è arrivata nella regione di Cox’s Bazar dopo essere fuggita dalle atroci violenze subìte in Myanmar. All’inizio della crisi bisognava fornire assistenza urgente, oggi occorrono misure che producano effetti sul lungo pe-
riodo. I profughi vogliono condurre, nel limite del possibile, una vita normale. I bambini devono poter andare a scuola, i capifamiglia vogliono lavorare. Tutto questo pone le organizzazioni umanitarie di fronte a nuove sfide. Miglioramento dell’infrastruttura Nel campo di Kutupalong-Balukhali, Caritas Svizzera collabora con Caritas Bangladesh e gode del sostegno della Catena della Solidarietà. In seguito alla penuria di legna da ardere sono state distribuite 12 000 bombole di gas per consentire ai rifugiati di preparare pasti caldi. Caritas ripara fontane, latrine e lavatoi e insegna ai profughi come eseguire la manutenzione degli impianti. Per mettere in sicurezza la zona sono stati costruiti
Nel campo di Kutupalong-Balukhali circa 50 000 Rohingya ricevono l’aiuto di Caritas.
Foto: Mahmud Rahman, Fabian Berg
corsi d’acqua, scale e manufatti per stabilizzare i pendii. Tali opere proteggono il campo dalle conseguenze del prossimo monsone. L’esecuzione di questi lavori ha consentito ai rifugiati di percepire un piccolo guadagno. Caritas si occupa anche dei preparativi per la costruzione di 408 fabbricati che hanno una durata di vita di circa tre anni e sono in grado di resistere a tempeste di media intensità. Finora ne sono stati edificati già una ventina. Circa 50 000 profughi beneficiano di svariate misure. «I Rohingya continuano a dipendere dagli aiuti internazionali» osserva Malacarne. «Dato che la crisi dei rifugiati non è più così presente nei media, la comunità internazionale fatica a raccogliere fondi a sufficienza. I Rohingya resteranno in Bangladesh ancora a lungo. Il loro futuro è pervaso dall’incertezza.» (vm)
I profughi resteranno in Bangladesh ancora a lungo.
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Dal mondo
Marisol riceve da ENDA, l’organizzazione partner di Caritas a El Alto, sostegno psicologico e assistenza lungo il cammino verso una vita autonoma.
Perché sono una ragazza … In nessun altro Paese dell’America latina essere donna è così pericoloso come in Bolivia. Qui una donna su due è vittima della violenza domestica. Le organizzazioni come Caritas aiutano le vittime a proteggersi e a far valere i loro diritti. Quando Marisol* (15 anni) di El Alto è stata invitata a raccontare in classe qualcosa di positivo dei suoi genitori, la ragazza è scoppiata a piangere. È così venuta alla luce la verità taciuta a lungo: Marisol ha subìto violenze sessuali gravi dal padre per molti anni.
L’80 per cento delle giovani in America Latina considera «normale» la violenza maschile contro le donne. Il destino di Marisol è lo stesso per migliaia di ragazze in Bolivia. E dal punto di vista statistico è probabile che anche da adulte subiscano violenze da parte degli uomini: in Bolivia tre quarti delle donne sopra i 15 anni sono vittime di violenza da parte del coniuge o del partner, oltre la metà subisce abusi sessuali o fisici. Nessun altro Paese dell’America Latina pre-
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di Caritas in Bolivia. Si tace e si fa finta di nulla. Lo stato non affronta veramente il problema.
senta un numero così elevato di casi di violenza domestica. Per ricercare le cause bisogna scendere negli abissi di una società conservatrice e profondamente patriarcale, le cui strutture sono basate principalmente sull’oppressione della donna. Da uno studio del 2018 è emerso che l’80 percento delle giovani in otto Paesi dell’Ame rica Latina, fra cui la Bolivia, considera «normale» la violenza maschile contro le donne.
Insieme contro la violenza e l’oppressione Per le ragazze e le donne è quindi difficile difendersi. Molte organizzazioni della società civile si adoperano per aiutarle con tutti i mezzi. Oggi Marisol riceve da ENDA, l’organizzazione partner di Caritas a El Alto, sostegno psicologico e assistenza lungo il cammino verso una vita autonoma. Suo padre è in carcere. Le donne boliviane devono però affrontare ancora un percorso lungo e arduo. (ah)
Grandi disparità sociali A questo si aggiungono le disparità sociali, la povertà e la mancanza di prospettive. Laddove la disparità di potere tra uomo e donna è così fortemente radicata, neppure le leggi progressiste trovano applicazione: la violenza non diminuisce. E i reati restano spesso impuniti. «Gli autori hanno molti complici nelle istituzioni» afferma Richard Haep, direttore
* nome modificato
Per maggiori informazioni: caritas.ch/enfants/bolivie-rue
Foto: Alexandra Wey
Svizzera
Gli interpreti interculturali aiutano a evitare malintesi tra i vari interlocutori (l’immagine ritrae una situazione fittizia).
Interpretariato nella nuova procedura di asilo: un compito impegnativo Perché il mio interlocutore non mi porge la mano o non mi guarda negli occhi? Come mi devo comportare di fronte a determinate regole? Gli interpreti interculturali assicurano una comunicazione corretta tra le persone di culture diverse. Questo compito è particolarmente rilevante nel settore dell’asilo e con la procedura accelerata in vigore da marzo assume un’importanza ancora maggiore. In ospedale, all’ufficio controllo abitanti o durante il colloquio con i genitori a scuola: gli interpreti interculturali creano un ponte tra le culture in senso comunitario. Non traducono solo il parlato, ma aiutano anche a superare le difficoltà di comunica-
zione a livello sociale e culturale. In questo modo consentono un accesso equo ai servizi pubblici ed evitano malintesi. Questa funzione è molto impegnativa e comporta una grande responsabilità: gli interpreti sono infatti le uniche persone che capiscono la lingua di tutti gli interlocutori.
Foto: Makus Forte/Ex-Press
L’intervento di questa figura professionale è particolarmente sollecitato nell’ambito della procedura d’asilo. Comprendere correttamente il richiedente asilo può essere decisivo per l’avvio della procedura. La procedura accelerata prevede che dopo l’arrivo nel centro di accoglienza venga assegnato un rappresentante legale o un consulente a ogni richiedente asilo. Nella Svizzera romanda, in Ticino e nella Svizzera centrale questo compito viene svolto da Caritas Svizzera per conto della Confederazione. Ruolo di mediatore A questo punto l’interprete assume il ruolo di mediatore tra queste figure e i richiedenti asilo. I consulenti e i rappresentanti legali possono ad esempio rivolgersi agli
interpreti per delle informazioni specifiche sul Paese di provenienza dei richiedenti asilo. L’interprete è un’ulteriore persona di riferimento anche per i richiedenti asilo, in grado di parlare la stessa lingua e spiegare le questioni ordinarie. Ciò crea fiducia e facilita l’integrazione dei richiedenti asilo. Caritas ha elaborato un apposito modulo didattico che consente agli interpreti di svolgere con professionalità il loro compito nell’ambito della consulenza e della rappresentanza legale durante la procedura d’asilo accelerata. Dal 2017 tale modulo è incluso nella formazione di interprete interculturale riconosciuta dal gruppo di interesse Interpret. Oltre alla sezione pratica, vengono trasmessi i principi di base del diritto di asilo e degli stranieri e discusse le possibilità e i limiti del ruolo dell’interprete. Nel corso del 2019 questo modulo obbligatorio a scelta diverrà parte integrante della formazione nelle tre regioni linguistiche principali: un passo importante verso una procedura d’asilo equa e corretta. (ah)
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Servizi
Promuovere lo spirito di gruppo Di recente Caritas Svizzera offre la possibilità anche alle aziende di lavorare un’intera giornata a titolo di volontariato in una fattoria di montagna, naturalmente sotto la guida del contadino. In certi periodi dell’anno la mole di lavoro è davvero intensa e quindi l’aiuto esterno diventa ancora più apprezzato. Svolgere insieme le mansioni che richiedono molte braccia incrementa l’efficienza. Volontà di lanciarsi Non sono necessarie conoscenze specifiche. Basta la volontà di lanciarsi e lavorare un giorno all’aria aperta. Indispensabili sono una buona condizione fisica e l’equipaggiamento giusto: vestiti adatti alle condizioni meteo in altura e scarpe da montagna o escursionismo robuste, per
Agenda
camminare in tutta sicurezza sui terreni ripidi. Eseguire insieme un compito insolito rinsalda lo spirito di gruppo e molte volte il cambio di prospettiva genera nuove idee. I team forniscono inoltre un prezioso contributo alla cura del paesaggio rurale di montagna. Malgrado Caritas abbia lanciato il programma solo nel 2018, sono già 11 le aziende – per un totale di 151 partecipanti – che vi hanno aderito. Per il 2019 Caritas cerca altri volontari desiderosi di vivere un evento per team utile e indimenticabile. (lf) Per maggiori informazioni: montagnards.ch
8 maggio 2019 alle 13.30 Evento informativo per donatrici e donatori Caritas Svizzera, Lucerna 14 maggio 2019 alle 13.30 Evento informativo per donatrici e donatori Museo Lagerhaus, San Gallo 12 giugno 2019 alle 17.00 Consegna del Prix Caritas KKL Lucerna Caritas Svizzera premia una personalità che si è contraddistinta per l'impegno in ambito sociale, nella cooperazione allo sviluppo o nello scambio interculturale. 16 giugno 2019 Domenica dei rifugiati
Vivere in una famiglia affidataria Le situazioni difficili nella vita espongono i bambini, gli adolescenti e i giovani adulti a una forte pressione. Spesso il trasferimento in una famiglia affidataria è l’unica soluzione. In veste di organizzazione certificata, Caritas Svizzera cerca famiglie affidatarie. Queste famiglie seguono regolarmente una formazione continua in ambito sociopedagogico e hanno esperienza nell’assistenza di giovani in situazioni di crisi. Gli operatori di Caritas inoltre lavorano a stretto contatto con esse.
Caritas sceglie con cura le famiglie affidatarie nelle quali inserire i bambini.
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Stima e condivisione In una famiglia affidataria i giovani vivono un rapporto basato sulla stima e la condivisione. Tuttavia il collocamento extrafamiliare è un’esperienza intensa. Caritas Svizzera assicura che le famiglie siano sottoposte a un processo di selezione
accurato e siano adatte per il giovane. Nel 2018, 70 famiglie hanno accolto 175 bambini e giovani. (lf)
Cerchiamo famiglie affidatarie! Caritas Svizzera cerca nuove famiglie affidatarie desiderose di accogliere un bambino o un giovane. Anche lei vorrebbe prendere in affido un bambino o un giovane in difficoltà? Ci contatti via e-mail (familienplatzierung@caritas.ch), tramite telefono (041 419 22 77) o partecipi al nostro evento informativo del 3 giugno 2019 a Lucerna. Per maggiori informazioni: placementfamilial.ch
Foto: Franca Pedrazzetti
Insieme
Perché lo faccio Molti volontari investono parte del loro tempo nell’assistenza ai rifugiati:
Regula G. (43 anni), Svitto
hanno tenuto a Flühli (LU) e vi estivo interculturale si è . ioni naz e Lo scorso anno il campo nov da i ient tina di giovani proven partecipato una quaran
«Dall'aprile 2017 sono madrina di un ragazzo afgano. Si chiama Nemat e ha 17 anni. Dico solo questo: grazie, Nemat, per darmi la possibilità di allargare sempre i miei orizzonti!»
Fennek conquista il cuore dei bambini Nel dicembre 2018 si è tenuta la 15a edizione del youngCaritas-Award, un riconoscimento conferito ai giovani per il loro impegno sociale. Il premio principale è stato assegnato alle autrici del libro per l’infanzia «Fennek findet ein neues Zuhause» (Una nuova casa per Fennek). Come spiegare ai bambini tematiche difficili come la fuga, l’arrivo in un nuovo Paese e l’integrazione? Le tre giovani vincitrici, Jolyne Loepfe, Carol Tanner e Lea Schmid, ci sono riuscite con il toccante libro per l’infanzia che racconta le avventure di Fennek, la volpe del deserto. Il simpatico animaletto deve fuggire dalla sua terra e dopo le difficoltà iniziali conosce Linus, la volpe rossa, con cui nasce una profonda amicizia. Dagli incontri con i rifugiati è nata una storia realistica che mostra con empatia le esperienze di coloro che fuggono dal proprio Paese. Fennek trasmette valori come la tolleranza e l’amicizia. L’entusiasmante racconto, con illustrazioni che evocano profonde emozioni e trasmettono messaggi su temi delicati, conquista il cuore di grandi e piccini.
Foto: Angelika Annen/youngCaritas
In autunno le vincitrici si recheranno in Kosovo con youngCaritas per conoscere i progetti di Caritas Svizzera. Chantal Zimmermann
Campo estivo interculturale 2019 Tematiche come l’amicizia e l’arrivo in un nuovo Paese sono il filo rosso anche del campo estivo interculturale che si svolge dal 27 luglio al 3 agosto a Oeschseite, Zweisimmen (BE). Richiedenti asilo minorenni non accompagnati e giovani di tutta la Svizzera trascorrono una settimana all’insegna del gioco, dello sport e del divertimento. Iscrizioni per i giovani provenienti dalla Svizzera su: youngcaritas.ch/sommerlager
Barbara Seydoux (60 anni), Posieux
«Assisto una famiglia originaria del Tibet lungo il processo di integrazione in Svizzera. Questa relazione basata sullo scambio e la condivisione è un arricchimento per il cuore e l’anima.»
Bernadette Anderes (66 anni), Friburgo
«Aiuto i rifugiati a trovare un alloggio. Ciò li aiuta a sentirsi più rapidamente a loro agio e a integrarsi. Ritengo sia importante vivere le nostre differenze culturali.»
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Aïcha (11 anni), Siria, ha perso la mamma in un bombardamento
Fare la cosa giusta
Quando la povertà mostra il suo volto Per saperne di più su Aïcha: www.farelacosagiusta.caritas.ch