Dati cantonali solidi per lottare contro la povertà

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«L’immagine che abbiamo oggi della povertà in Svizzera è molto frammentaria. Solo se riusciamo a fare dichiarazioni accurate sulla povertà e le sue cause, sui gruppi a rischio e sullo sviluppo della povertà, sarà possibile affrontare il problema alla radice.»

Documento di posizione di Caritas: monitoraggio della povertà nei Cantoni

Dati cantonali solidi per lottare contro la povertà


Occorre instaurare un monitoraggio della povertà a livello cantonale In breve: l’immagine che abbiamo oggi della situazione di povertà in Svizzera è molto frammentaria. Nonostante siano obbligati dalla Costituzione a consentire a tutte le persone di vivere in modo dignitoso, molti Cantoni non sanno in che misura la loro popolazione sia colpita dalla povertà e quali gruppi siano particolarmente a rischio di povertà. Senza un’analisi fondata e periodica della situazione e dell’evoluzione della povertà in Svizzera non è tuttavia possibile prevenire e combattere efficacemente il fenomeno. Caritas Svizzera e la Scuola universitaria professionale di Berna hanno sviluppato un modello di monitoraggio della povertà che consente ai Cantoni di osservare e seguire, a intervalli regolari, la situazione e l’evoluzione della povertà su basi comparabili. Il modello poggia sui dati disponibili e può essere implementato da tutti i Cantoni senza grandi sforzi. Per misurare il successo dei provvedimenti politici e delle prestazioni offerte dallo Stato sociale per combattere la povertà e adeguare, se necessario, la politica di lotta alla povertà, è importante un confronto della situazione della povertà nel tempo e tra i Cantoni. Un monitoraggio della povertà a livello cantonale costituisce la base per una politica di lotta alla povertà sostenibile a livello nazionale.

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La crisi dovuta al coronavirus ci ha mostrato quante per­ sone in Svizzera vivono in situazioni precarie. Le immagini di uomini e donne in fila per ottenere cibo gratis hanno fatto il giro dei media. Ma questa è solo la punta dell’iceberg. Molte famiglie, il cui salario è già ristretto in circostanze normali, sono state duramente colpite dall’emergenza sanitaria. Anche una piccola perdita di guadagno dovuta al lavoro ridotto o le spese aggiuntive per i disinfettanti creano problemi. Non dispongono infatti di riserve con cui compensare le perdite di guadagno. Molti non sanno come pagare l’affitto e le bollette alla fine del mese. La povertà in Svizzera viene oggi percepita di più dalla po­ polazione e anche i politici reagiscono. Diversi parlamentari chiedono maggiore sostegno per i più deboli della nostra società e una netta maggioranza delle Camere federali ha chiesto al Consiglio federale di istituire finalmente un sistema nazionale di monitoraggio della povertà e di rafforzare così la prevenzione e la lotta contro la povertà.

La lotta contro la povertà in ­Svizzera è insufficiente Conformemente alla Costituzione federale, la Confederazione e i Cantoni si adoperano, a complemento della responsabilità personale, a garantire la sicurezza sociale a tutte le persone, la possibilità di lavorare in condizioni adeguate, la protezione e il sostegno delle famiglie e dei bambini, la disponibilità di un alloggio per tutti, l’istruzione dei giovani e la possibilità di proseguire la formazione per coloro che sono in età lavorativa (art. 41 CF). L’art. 12 CF sancisce inoltre il diritto all’aiuto in situazioni di bisogno: «Chi è nel bisogno e non è in grado di provvedere a sé stesso ha diritto d’essere aiutato e as­ sistito e di ricevere i mezzi indispensabili per un’esistenza dignitosa.» Il mandato costituzionale per la lotta alla povertà viene confermato dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sosteni­ bile firmata dalla Svizzera nell’autunno 2015. L’obiettivo pri­ mario d ­ ell’­Agenda delle Nazioni Unite (ONU) è di porre fine alla povertà in tutte le sue forme e ovunque entro il 2030 o, secondo le definizioni nazionali, di ridurla almeno della metà. Un obiettivo che Caritas aveva già chiesto nel 2010 con la dichiarazione «Dimezzare la povertà».


Nonostante il mandato costituzionale e il ripetuto impegno della Confederazione e dei Cantoni nella lotta alla povertà, secondo i dati attualmente disponibili dell’Ufficio federale di statistica per il 2018, 660 000 persone in Svizzera sono col­ pite dalla povertà, ovvero circa l’8 % della popolazione. Siamo ben lontani dal dimezzare la povertà entro il 2030. Dal 2014 il tasso di povertà è addirittura aumentato. Nel frattempo, quasi un bambino su dieci (9,6 %) è indigente e quasi un bambino su cinque è a rischio di povertà. Teniamo a precisare che queste cifre risalgono al periodo precedente la crisi da coronavirus. In considerazione delle fosche prospettive eco­ nomiche e dell’aumento della disoccupazione, è prevedibile che la povertà in Svizzera continuerà ad aumentare. Sebbene la povertà in Svizzera sia aumentata negli ultimi anni e nonostante il Consiglio federale nel suo rapporto fi­ nale sul «Programma nazionale di prevenzione e lotta alla povertà 2014–2018» abbia individuato un’urgente necessità d’intervento in materia di prevenzione e lotta alla povertà, nella primavera del 2018 ha deciso di non procedere a una rilevazione e a un monitoraggio sistematici della povertà in Svizzera. Senza un’analisi fondata e periodica della situazione e ­dell’evo­­luzione della povertà in Svizzera non è tuttavia pos­ sibile prevenire e combattere efficacemente la povertà. Solo se riusciamo a fare dichiarazioni accurate sulla povertà e le sue cause, sui gruppi a rischio e sullo sviluppo della povertà, sarà possibile affrontare il problema alla radice. Un’attenta analisi è inoltre essenziale per valutare l’impatto delle mi­ sure politiche, come le prestazioni sociali, ed eventualmente adeguarle. L’immagine che abbiamo oggi della povertà in Svizzera è frammentaria. I dati sulla povertà pubblicati an­ nualmente dall’Ufficio federale di statistica non possono es­ sere analizzati a livello cantonale a causa delle dimensioni del campione. Mancano dunque informazioni importanti sulla situazione nei singoli Cantoni.

Perché serve un monitoraggio della povertà a livello cantonale? La responsabilità per la lotta contro la povertà spetta in primo luogo ai Cantoni. Le differenze nell’impostazione degli aiuti sociali sono di conseguenza grandi. Soprattutto nell’ambito della sicurezza dei mezzi di sussistenza, i diritti e le prestazioni variano da Cantone a Cantone. Un’analisi della situazione della povertà in Svizzera e in particolare dell’impatto delle misure politiche e delle prestazioni sociali deve quindi essere effettuata necessariamente e in prima linea a livello cantonale. Le analisi e le rappresentazioni fatte finora nei Cantoni ripro­ ducono la povertà solo in modo frammentario. Negli ultimi dieci anni, solo la metà dei Cantoni ha elaborato un rapporto sulla povertà o un rapporto sociale per esaminare la povertà nel Cantone. Tuttavia, la qualità di questi rapporti varia no­ tevolmente. Poggiano su definizioni e dati diversi. Di conse­ guenza è difficile confrontare le analisi tra i singoli Cantoni. Alcuni basano le loro relazioni sui dati relativi agli aiuti sociali disponibili annualmente, mentre altri hanno prodotto una tantum studi completi sulla povertà e sulle situazioni di vita precaria. Molti Cantoni non pubblicano rapporti sulla povertà e i Cantoni che si pongono obiettivi concreti su come ridurre la povertà sono pochi. Contrariamente alla posizione di rifiuto del Consiglio federale, nel giugno 2020 le Camere federali hanno incaricato il Consi­ glio federale di istituire un sistema di monitoraggio periodico per prevenire e combattere la povertà in Svizzera. Poiché la politica di lotta alla povertà è in primo luogo di competenza dei Cantoni, un’analisi della situazione della povertà concen­ trata solo a livello nazionale non può fornire un quadro com­ pleto. Un monitoraggio nazionale della povertà deve quindi basarsi sul monitoraggio della povertà a livello cantonale. In altre parole: per avere una visione d’insieme della situazione della povertà in Svizzera, i Cantoni devono esaminare la po­ vertà sul loro territorio secondo criteri comuni.

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Come deve essere un monitoraggio della ­povertà eseguito a livello cantonale? Per compiere un passo decisivo nella lotta contro la povertà, Caritas e la Scuola universitaria professionale di Berna hanno sviluppato un modello per il monitoraggio della povertà ba­ sato sui dati regolarmente disponibili che può essere imple­ mentato in tutti i Cantoni. L’obiettivo di un monitoraggio della povertà è quello di esaminare, a intervalli regolari, la situa­ zione e l’evoluzione della povertà e l’efficacia delle misure politiche per prevenire e combattere la povertà. Per poter confrontare i progressi e i regressi nella lotta contro la povertà nei Cantoni e ottenere un quadro completo della situazione della povertà a livello nazionale, è fondamentale avvalersi di un metodo uniforme per registrare i relativi dati. Il modello indicato è inteso come proposta per i Cantoni. Il modello di monitoraggio della povertà è stato testato in uno studio pilota condotto nel Canton Berna.

Il monitoraggio della povertà si basa su dati disponibili periodicamente Non è necessario raccogliere nuovi dati per il monitoraggio della povertà proposto. Il modello utilizza dati provenienti da varie fonti, disponibili indipendentemente dal monitoraggio della povertà. Possono essere utilizzati con facilità da tutti i Cantoni a intervalli regolari. I dati fondamentali del modello proposto sono i dati fiscali cantonali. Questi sono disponibili annualmente, rilevano prati­ camente tutti gli abitanti e contengono informazioni complete sulla situazione finanziaria della popolazione. Alcuni Cantoni hanno già prodotto rapporti sulla povertà basandosi sui dati fiscali. Per il modello proposto i dati fiscali cantonali sono stati collegati con altri dati personali contenenti informazioni sulla situazione abitativa, sul grado di istruzione e sulla situazione familiare nonché sulle prestazioni in caso di necessità. Una banca dati di questo tipo può essere creata senza grandi difficoltà da tutti i Cantoni. Questa combinazione di diverse fonti di dati fornisce elementi affidabili e completi sul reddito e sulla situazione patrimoniale. Per quasi tutti gli abitanti possono inoltre essere fornite infor­ mazioni relative all’economia domestica, alla vita lavorativa e all’istruzione. Poiché i dati sono disponibili per diversi anni, è anche possibile monitorare la mobilità sociale e i percorsi di vita individuali. Tale aspetto è particolarmente importante per esaminare l’impatto che hanno gli strumenti di politica sociale nella lotta contro la povertà.

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La povertà va considerata da vari punti di vista La povertà non è caratterizzata solo dalla mancanza di risorse finanziarie. Le persone povere hanno generalmente possibilità di azione limitate e si trovano a dover affrontare ostacoli in vari settori della vita, come l’istruzione, la situazione lavora­ tiva, l’abitazione o la salute. Il reddito è tuttavia una risorsa centrale perché permette l’acquisizione di importanti beni di uso quotidiano e schiude opportunità di partecipazione alla vita sociale. Anche l’accesso all’istruzione o al mercato del lavoro è fortemente legato al reddito disponibile. Poiché molte misure di lotta alla povertà vengono attuate attraverso il sostegno finanziario, porre l’attenzione sul reddito permette anche di trarre conclusioni sulle misure politiche adottate e i loro effetti. Per misurare la povertà, il modello proposto si basa su con­ cetti e indicatori consolidati a livello nazionale e internazionale utilizzati anche dall’Ufficio federale di statistica. Si tratta della povertà assoluta da un lato e del rischio di povertà dall’altro. Nell’applicare questi due concetti e per identificare i gruppi a rischio, lo studio fa un’ulteriore distinzione in base al tipo di economia domestica, alla nazionalità e all’istruzione. Per ampliare la prospettiva, questi due concetti vengono integrati da ulteriori indicatori basati su approcci derivanti da ricerche più recenti sulla povertà: oltre alla povertà di reddito, che si limita all’esame della situazione reddituale, occorre anche studiare il ruolo delle riserve finanziarie. Esaminando i redditi del 20 % più povero della popolazione (rispetto alla fascia di reddito media e alta) e le differenze regionali, si presterà anche maggiore attenzione alle disuguaglianze. Infine, il tasso di non ricorso all’aiuto sociale dimostra quante persone non ricorrono all’aiuto sociale anche se ne avrebbero diritto. Questi indicatori consentono di tracciare un quadro generale della situazione della povertà nei Cantoni. Possono essere calcolati periodicamente da tutti i Cantoni in modo uniforme e i risultati ottenuti sono quindi comparabili. I cinque indicatori vengono brevemente illustrati qui di se­ guito. Per rendere le descrizioni più chiare e comprensibili, per ogni indicatore vengono presentati, in un riquadro, i risultati centrali dello studio pilota condotto nel Canton Berna. È im­ portante sottolineare che le cifre fanno riferimento al periodo precedente la crisi da coronavirus. Oggi molte persone vivono una situazione molto più precaria.


Indicatore 1: povertà assoluta Per misurare la povertà, il reddito di un’economia dome­ stica viene confrontato con il bisogno minimo. Il reddito di ­un’eco­nomia domestica è composto da tutte le entrate – reddito da attività lavorativa, da prestazioni delle assicura­ zioni sociali (rendite e indennità giornaliere), da prestazioni di sostegno private (ad es. alimenti), reddito derivante da patrimonio (beni immobiliari, titoli) e prestazioni in caso di necessità (riduzione dei premi, prestazioni complementari, assistenza sociale) – dedotte le imposte (comunali, cantonali, federali) ed eventuali prestazioni di sostegno ad altre econo­ mie domestiche. In Svizzera, la soglia di povertà assoluta si basa sul minimo esistenziale sociale dell’assistenza sociale secondo la Con­ ferenza svizzera delle istituzioni dell’azione sociale (COSAS) e comprende il fabbisogno per il mantenimento, le spese sani­ tarie di base (premi netti dell’assicurazione malattia, franchigia e aliquota percentuale) e le spese per l’alloggio (affitti locali). Il minimo esistenziale secondo la COSAS è una definizione po­ litica e stabilisce ciò che le persone in situazioni di emergenza dovrebbero ricevere in termini di risorse finanziarie minime. Il livello del fabbisogno si basa sul consumo delle economie domestiche che si trovano nel decile più basso di reddito (il 10 % dei redditi più bassi). Quindi la definizione di chi è considerato povero dipende for­ temente dalla definizione del minimo esistenziale. In Svizzera, il diritto a un minimo esistenziale si basa sul diritto costitu­ zionale, in particolare sul diritto all’aiuto in situazioni di biso­ gno (art. 12 CF) e sul diritto alla dignità umana (art. 7 CF). Sostanzialmente si presume un minimo esistenziale sociale che oltre alla sopravvivenza fisica dovrebbe consentire anche un minimo di partecipazione alla vita sociale. Quanto serve a un’economia domestica per garantire il minimo esistenziale è stato valutato in modo diverso negli ultimi decenni. Secondo la COSAS, intorno al 2000 il fabbisogno di base era netta­ mente più alto rispetto a oggi. Uno studio condotto nel 2018 dall’Ufficio di studi di politica del lavoro e di politica sociale BASS ha infatti evidenziato che l’attuale fabbisogno per il mantenimento è troppo basso del 10 % circa o di 100 franchi rispetto alle spese sostenute dalle economie domestiche del decile più basso di reddito. In concreto, significa che il minimo esistenziale definito dalla COSAS, che è anche un parametro per misurare la povertà, copre soltanto il fabbisogno vitale minimo assoluto. La soglia di povertà in Svizzera è quindi definita in modo molto rigoroso.

Il tasso di povertà misura la percentuale di persone che vivono nelle economie domestiche identificate come povere rispetto alla popolazione complessiva. I tassi di povertà possono es­ sere indicati per l’intera popolazione o per sottogruppi (ad es. bambini, donne, lavoratori). Il tasso di povertà è un indicatore del rischio di povertà inerente a un particolare gruppo. Più il tasso di povertà è elevato, maggiore è il rischio di povertà per gli appartenenti a questo gruppo. Inoltre, il divario di povertà indica la misura in cui le persone povere sono colpite dalla povertà. Il divario di povertà indica quanto manca per garantire il sostentamento; misura la diffe­ renza tra il reddito disponibile di un’economia domestica e il fabbisogno minimo. Quanto maggiore è il divario di povertà, tanto più manca il denaro per garantire il livello minimo di sussistenza.

Povertà assoluta: l’esempio del Canton Berna • Il 10 % della popolazione del Canton Berna, ossia 94 000 persone, è colpito dalla povertà, pur prendendo in con­ siderazione le prestazioni in caso di necessità, come riduzioni dei premi, prestazioni complementari e as­ sistenza sociale (povertà dopo i trasferimenti sociali). • La popolazione attiva (dai 26 ai 64 anni) ha un tasso di povertà del 7,1 %. • Per il Canton Berna, il fabbisogno medio minimo è di 2490 franchi al mese per le economie domestiche composte da una sola persona, di 3835 franchi per una coppia e di 5146 franchi al mese per una fa­mi­ glia composta da due adulti e due bambini sotto i 14 anni. Questi importi comprendono il fabbisogno per il mantenimento (costi del consumo minimo quotidiano), le spese effettive per l’alloggio secondo le condizioni locali e i premi della cassa malati. • Se la soglia di povertà (fabbisogno) si alza o si abbassa di 100 franchi a persona, il tasso di povertà subisce una variazione di quasi 2 punti percentuali. Significa che molte economie domestiche vivono appena al di sotto e appena al di sopra della soglia di povertà.

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Indicatore 2: rischio di povertà Come descritto sopra, la soglia di povertà assoluta si basa sul minimo esistenziale secondo la COSAS. Molte famiglie vivono con un reddito appena superiore a questo livello. Non sono quindi considerate povere, ma vivono anche con risorse finanziarie molto scarse. Ogni spesa aggiuntiva (per esem­ pio la colonia estiva per i bambini o una costosa fattura del dentista) e ogni piccola riduzione di reddito può metterle in difficoltà e farle scendere al di sotto della soglia di povertà. La pandemia da COVID-19 ha dimostrato che molte famiglie e persone singole in Svizzera vivono in situazioni precarie. Per queste famiglie anche una differenza nel reddito di pochi franchi può minacciare la loro esistenza. A questo gruppo di persone o economie domestiche che si trovano appena al di sopra della soglia di povertà assoluta deve essere dedicata un’attenzione particolare nella prevenzione della povertà. Per poter includere anche queste economie domestiche nelle analisi della povertà, si utilizza inoltre il concetto di rischio di povertà. Tutte le famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà e in più tutte le famiglie con un reddito appena superiore al minimo esistenziale sono considerate a rischio di povertà. Il gruppo di persone a rischio di povertà è dunque più grande del gruppo di persone povere. L’indicatore del rischio di povertà viene utilizzato anche per i confronti internazionali, poiché misura la povertà in relazione al livello generale di benessere e rende paragonabile la po­ vertà nei singoli Paesi. In quest’ottica vengono classificate come povere le persone che dispongono di risorse finanziarie notevolmente inferiori rispetto alla maggioranza di una so­ cietà. L’Unione europea fissa la soglia di rischio di povertà al 60 % del reddito familiare mediano equivalente. Anche l’Uffi­ cio federale di statistica utilizza questo calcolo. Vale a dire che le economie domestiche il cui reddito è inferiore al 60 % della mediana sono considerate a rischio di povertà. Così come il tasso di povertà indica la percentuale delle persone povere, il tasso del rischio di povertà può misurare anche la percentuale della popolazione povera e a rischio di povertà.

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Rischio di povertà: l’esempio del Canton Berna • Il 14,9 % della popolazione del Canton Berna è a rischio di povertà. Il tasso di rischio di povertà è quindi circa 1,5 volte superiore al tasso di povertà. • Alle 94 000 persone ritenute povere secondo il con­ cetto della povertà assoluta, nel Canton Berna si ag­ giun­gono altre 46 000 persone circa, o quasi il 5 % della popolazione, che vivono appena al di sopra della soglia di povertà in condizioni finanziarie precarie.

Indicatore 3: povertà e considerazione delle ­riserve finanziarie I precedenti studi condotti sulla povertà in Svizzera, come anche in altri Paesi, si sono limitati a considerare unicamente la povertà di reddito. Di conseguenza, una persona è consi­ derata povera se vive in un’economia domestica il cui reddito familiare disponibile è al di sotto della soglia di povertà. In questa definizione non vengono presi in considerazione né il patrimonio né le riserve finanziarie. A seconda della situazione di vita, però, le riserve finanziarie costituiscono una risorsa importante per il finanziamento delle necessità quotidiane. Per i beneficiari di rendite, le riserve finanziarie svolgono un ruolo decisivo in quanto forma di previdenza individuale ac­ canto all’AVS e alla previdenza professionale. Tuttavia, anche i lavoratori indipendenti attingono spesso alle riserve finanziarie per compensare perdite temporanee di reddito. Per poter tracciare un quadro preciso della povertà, è quindi necessario considerare le risorse finanziarie complessive di un’economia domestica, vale a dire sia il reddito che le riserve finanziarie. Nel modello proposto per un monitoraggio cantonale della povertà vengono definite persone povere di reddito senza riserve finanziarie coloro il cui reddito è al di sotto della soglia di povertà assoluta e le cui riserve finanziarie non bastano per coprire il fabbisogno minimo per 12 mesi. La stessa so­ glia di povertà usata per la povertà di reddito viene utilizzata per determinare il fabbisogno minimo (minimo esistenziale). Sono considerate riserve finanziarie solo i fondi disponibili a breve termine, ossia contanti, denaro su conti bancari e titoli (liquidità). Non vengono invece calcolati i fondi vincolati come il patrimonio immobiliare, il patrimonio aziendale e gli averi previdenziali.


Povertà e considerazione delle riserve finanziarie: l’esempio del Canton Berna • Il 5,4 % della popolazione del Canton Berna è povero di reddito e non dispone di riserve finanziarie per af­fron­ tare un periodo di 12 mesi. • La considerazione delle riserve finanziarie influisce enormemente sul tasso di povertà, soprattutto nella popolazione oltre i 65 anni. Dimostra infatti che il patri­ monio costituisce una risorsa decisiva per la previdenza individuale nella vecchiaia. • Per le persone in età lavorativa, il tasso di povertà si riduce solo leggermente se si tiene conto delle riserve finanziarie. Significa che solo una piccola parte delle persone povere di reddito in età lavorativa dispone di riserve finanziarie.

Una persona singola deve disporre di almeno 30 000 franchi di riserve per finanziare il fabbisogno minimo per 12 mesi. Questo è il minimo assoluto necessario per coprire le spese correnti più importanti. Il fabbisogno effettivo di un’economia domestica è di solito molto più elevato. In caso di spese im­ previste per eventuali elettrodomestici necessari o di spese speciali per i bambini, le riserve per il fabbisogno minimo si esauriscono rapidamente. La lotta contro la povertà deve concentrarsi sulle persone po­ vere di reddito che non hanno riserve finanziarie. Non hanno praticamente nessun margine di manovra per finanziare even­ tuali spese che superano il fabbisogno minimo giornaliero. Le persone con un reddito basso, ma con riserve finanziarie che permettono loro di superare un periodo di tempo più lungo o di finanziare un tenore di vita più elevato, sono meno a rischio di cadere nella povertà. Lo stesso vale per le persone che hanno un lavoro regolare, sono in buona salute e hanno un reddito sufficiente, ma poche riserve finanziarie.

Indicatore 4: povertà e disuguaglianza

sociale e tecnologico. Questa prospettiva di disuguaglianza sociale si fa sempre più evidente anche nel dibattito inter­ nazionale. Nel contesto dell’Agenda 2030, per sviluppo so­ stenibile si intende che tutti i gruppi di popolazione possono partecipare alla crescita del benessere e che nessuno viene lasciato indietro. Nel monitoraggio della povertà proposto, la prospettiva della disuguaglianza è presentata in due modi diversi. Da un lato mostra lo sviluppo del reddito del 20 % della popolazione con i redditi più bassi rispetto ai redditi medi e alti. L’analisi della situazione reddituale può essere integrata includendo i patrimoni. Dall’altro viene esaminata più attentamente la disuguaglianza regionale. Le differenze tra le regioni consentono di determinare se le persone hanno la possibilità di conseguire un reddito sufficiente in tutto il Cantone. In tal modo si indi­ viduano le regioni strutturalmente deboli che hanno bisogno di un particolare intervento.

Povertà e disuguaglianza: l’esempio del Canton Berna • Il 20 % della popolazione con i redditi più bassi ha un reddito medio mensile di 2056 franchi. Questo non è nemmeno la metà del reddito medio dell’intera popo­ lazione e solo un decimo del reddito medio dell’1 % più ricco della popolazione. • Le prestazioni in caso di necessità, come le riduzioni dei premi, le prestazioni complementari e l’assistenza sociale aumentano notevolmente il reddito del 20 % più povero della popolazione e riducono efficacemente il divario di reddito. • L’iniqua distribuzione della ricchezza aggrava la disu­ guaglianza: la situazione delle risorse del 20 % più po­ vero non cambia quasi mai se si include il patrimonio, mentre l’1 % dei più ricchi, oltre ad avere un reddito elevato, può anche avvalersi di un patrimonio che in media ammonta a 3,5 milioni. • Le famiglie a basso reddito sono concentrate in deter­ minate regioni. Le possibilità di conseguire un reddito sufficiente non sono le stesse in tutto il Cantone.

La soglia di povertà è definita in modo molto rigoroso in Svizzera. Si basa sulle spese sostenute dal 10 % della po­ polazione con i redditi più bassi. Il 10 % delle persone con i redditi più bassi corrisponde al valore di riferimento più basso menzionato nella letteratura internazionale. Per questo mo­ tivo andrebbe considerato maggiormente anche il 20 % della popolazione che guadagna meno, ovvero quei gruppi che corrono il rischio di perdere il collegamento con lo sviluppo

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Indicatore 5: non ricorso all’aiuto sociale L’aiuto sociale è l’ultima rete di sicurezza nel sistema svizzero di sicurezza sociale. Il suo scopo è quello di sostenere le persone che si trovano in difficoltà e di permettere loro una minima partecipazione alla vita sociale. Poiché la soglia di povertà in Svizzera corrisponde al livello minimo esistenziale garantito dall’aiuto sociale, nessuno dovrebbe essere povero. L’obiettivo dell’aiuto sociale è quello di prevenire la povertà. Il fatto che l’8 % della popolazione svizzera (2018) è comunque colpito da povertà, indica che l’aiuto sociale non viene richie­ sto da tutte le economie domestiche che ne avrebbero diritto. Ciò significa che l’aiuto sociale non raggiunge sufficiente­ mente la popolazione povera e che la sua efficacia è limitata. I motivi per non richiedere l’aiuto sociale sono molteplici. Oltre alla mancanza di informazioni e agli elevati ostacoli ammini­ strativi, sono in particolare la paura della stigmatizzazione, gli obblighi e i controlli associati all’aiuto sociale a far sì che molte famiglie rinuncino a farne richiesta. Le persone senza passaporto svizzero devono inoltre temere di perdere il diritto di soggiorno se beneficiano dell’aiuto sociale.

Non ricorso all’aiuto sociale: l’esempio del Canton Berna • Il 36,8 % delle persone che hanno diritto all’aiuto so­ ciale non ne beneficiano. • Il tasso di non ricorso varia notevolmente a seconda del tipo di economia domestica, della situazione la­ vorativa, della nazionalità e del domicilio. Le famiglie monoparentali, ad esempio, sono meno propense a rinunciare all’assistenza sociale rispetto alle coppie con figli. Spesso hanno un reddito ben al di sotto del livello minimo esistenziale e non hanno nessuna possibilità di ridurre le loro spese. Anche le persone che vivono in città rinunciano meno spesso all’aiuto sociale rispetto a quelle che vivono in campagna. • Più è grande la distanza tra il reddito disponibile di una persona o di un’economia domestica e il minimo esi­ sten­ziale, meno sono i casi di rinuncia all’aiuto sociale. In altre parole, finché esiste ancora un minimo mar­ gine di manovra finanziario, molte economie domesti­ che rinunciano all’aiuto sociale. Chiedono l’assistenza sociale solo quando la situazione finanziaria diventa estremamente precaria.

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Il tasso di non ricorso all’aiuto sociale misura la percentuale delle persone aventi diritto che non beneficiano dell’aiuto so­ ciale. Più alta è la percentuale, più sono le economie domesti­ che che rinunciano all’aiuto sociale, anche se sono povere e ne avrebbero diritto. Un tasso di non ricorso elevato significa che l’aiuto sociale non è in grado di ridurre la povertà come si vorrebbe. Oltre all’aiuto sociale esistono anche altri strumenti per prevenire e combattere la povertà che variano da Cantone a Cantone. Questi strumenti sono in grado di ridurre signifi­ cativamente la povertà nei gruppi a rischio? È importante a tale proposito analizzare l’impatto delle prestazioni in caso di necessità e di altre misure politiche per capire quali misure sono particolarmente efficaci e quali invece devono essere adeguate.

Gruppi a rischio Per combattere la povertà con efficacia, è importante sapere quali gruppi della popolazione sono esposti a un rischio di povertà particolarmente elevato. Le misure possono così es­ sere adeguate in modo specifico a questi gruppi. Per questo motivo, i tassi di povertà e altri indicatori dovrebbero essere identificati periodicamente e differenziati in base a età, tipo di economia domestica, nazionalità, situazione lavorativa e grado di istruzione.

Gruppi a rischio: l’esempio del Canton Berna • Le famiglie monoparentali (genitori single) con figli mi­ norenni e le economie domestiche composte da una sola persona sono particolarmente colpite dalla povertà. • Le persone senza formazione professionale o senza una formazione scolastica sufficiente sono esposte a un rischio di povertà notevolmente maggiore rispetto alle persone con una formazione professionale o ter­ ziaria. • Le persone provenienti da Paesi terzi (al di fuori dell’UE/ AELS) e le persone con uno statuto di soggiorno in­ certo (senza permesso di domicilio) hanno un alto tasso di povertà.


Priorità tematica Se tutti i Cantoni analizzano periodicamente la situazione della povertà secondo i concetti descritti sopra, sarà pos­ sibile ottenere un quadro della povertà per tutta la Svizzera e confrontare la situazione nei Cantoni. Ecco perché questi indicatori devono entrare a far parte di tutti i sistemi di moni­ toraggio della povertà. Questi indicatori possono tuttavia essere integrati da analisi più approfondite. Il cambiamento delle priorità tematiche per­ mette ai Cantoni di occuparsi dei dibattiti e dei temi attuali dell’agenda politica o di esaminare più da vicino il rischio di povertà di un determinato gruppo di popolazione. Ad esem­ pio, si possono affrontare aspetti non finanziari della povertà, come la mancanza di accesso al sistema sanitario, oppure si possono studiare le dinamiche della povertà. Per dina­ mica della povertà intendiamo il cambiamento dei tassi di povertà nel tempo. È quindi possibile seguire l’evoluzione della povertà in un Cantone nel corso degli anni e l’efficacia delle nuove misure introdotte. Allo stesso tempo, la dinamica della povertà può essere osservata anche a livello individuale: quanto durano le fasi di povertà e quali persone o economie domestiche hanno buone possibilità di superare la povertà? Lo studio pilota condotto per il Canton Berna ha esaminato in modo più dettagliato la povertà delle famiglie. Ha esaminato quali tipi di famiglie e modelli occupazionali presentano un maggiore rischio di povertà e in che misura la povertà delle famiglie viene ridotta grazie alle prestazioni in caso di neces­ sità. In questo contesto si è discusso anche dell’importanza che assumono le prestazioni complementari per le famiglie nella lotta alla povertà infantile. Questo strumento di lotta alla povertà è in discussione in tutta la Svizzera ed è già stato introdotto in quattro Cantoni.

Povertà delle famiglie: l’esempio del Canton Berna • Le famiglie monoparentali con figli minorenni (tasso di povertà del 19,1 %), le famiglie con figli in età prescolare (8,3 %) e le famiglie con molti figli (18,4 % con 5 o più figli) sono ad alto rischio di povertà. Il rischio di povertà diminuisce con l’aumentare dell’età dei figli. • Che le famiglie siano povere o no, dipende in larga misura dal fatto se i membri della famiglia lavorano e conseguono un reddito sufficiente. Anche il modello occupazionale delle coppie svolge un ruolo importante: se entrambi i genitori contribuiscono al reddito, il rischio di povertà è molto più basso rispetto alle famiglie in cui lavora una persona sola. • La possibilità di guadagnare abbastanza viene spesso limitata dalla mancanza di conciliabilità tra famiglia e lavoro. Le famiglie più povere raramente ricorrono a una custodia dei bambini esterna alla famiglia. • Le prestazioni in caso di necessità riducono la povertà delle famiglie del 34 %, ovvero di quasi 3,9 punti per­ centuali. L’aiuto sociale ha l’effetto maggiore (–2,2 punti percentuali), seguito dalle riduzioni dei premi (–1,2 punti percentuali). Gli alimenti sono particolarmente impor­ tanti per le famiglie monoparentali. • Se nel Canton Berna venissero introdotte prestazioni complementari per le famiglie seguendo il modello del Canton Vaud, quasi il 24 % di tutte le famiglie avrebbe diritto a queste prestazioni. Il tasso di ricorso all’aiuto sociale per le famiglie potrebbe essere ridotto dal 4,2 al 3,0 %. Il tasso di povertà dei bambini in età prescolare si ridurrebbe di quasi il 70 %.

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Monitorare la povertà per combatterla ­efficacemente Misurare la povertà in tutti i ­Cantoni L’immagine che abbiamo oggi della situazione della povertà in Svizzera è molto frammentaria. Nonostante siano obbligati dalla Costituzione a consentire a tutte le persone di vivere in modo dignitoso, molti Cantoni non sanno in che misura la loro popolazione sia colpita dalla povertà e quali gruppi siano particolarmente a rischio di povertà. Senza un’analisi fondata e periodica della situazione e dell’evoluzione della povertà in Svizzera non è tuttavia possibile prevenire e combattere effi­ cacemente il fenomeno. È quindi urgente che tutti i Cantoni istituiscano un sistema di monitoraggio della povertà. ➔➔ Tutti i Cantoni devono analizzare periodicamente e ampiamente la situazione e l’evoluzione della povertà nella loro regione. Senza un’analisi di questo tipo non è possibile combattere la povertà in modo efficace.

Creare una base comparabile Caritas e la Scuola universitaria professionale di Berna hanno sviluppato un modello per il monitoraggio della povertà che si basa sui dati disponibili periodicamente e che può essere implementato da tutti i Cantoni senza grandi difficoltà. Il si­ stema di monitoraggio della povertà consiste in un bilancio della situazione basato su cinque indicatori di base, che de­ vono essere valutati regolarmente da tutti i Cantoni, e in un modulo di approfondimento che i Cantoni possono utilizzare per stabilire le priorità. Sarà così possibile tracciare un quadro generale e comparabile della situazione della povertà nei Can­ toni. Questo costituisce una base essenziale per una politica di lotta alla povertà orientata alla prevenzione. Il modello proposto per il monitoraggio cantonale della po­ vertà è inteso per essere attuato a lungo termine da tutti i Cantoni. Se tutti i Cantoni misurano la povertà nella loro zona a intervalli regolari, contemporaneamente e con lo stesso metodo, sarà possibile confrontare i risultati nel tempo e tra i Cantoni. Solo grazie a tali confronti è possibile misurare il successo di alcune strategie di riduzione della povertà e trarre insegnamenti per la futura politica di lotta alla povertà. ➔➔ Tutti i Cantoni devono misurare la povertà avvalendosi degli stessi metodi e degli stessi indicatori per poter confrontare i risultati. Caritas e la Scuola universitaria professionale di Berna hanno sviluppato un modello che può essere utilizzato da tutti i Cantoni senza grandi difficoltà.

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Studi cantonali come base per un monitoraggio a livello nazionale I risultati del monitoraggio della povertà devono essere regi­ strati nei rapporti cantonali sulla povertà e discussi nel rispet­ tivo contesto cantonale. Questi rapporti possono essere in­ tegrati in un sistema nazionale di monitoraggio della povertà, come richiesto dal Parlamento federale. I dati e i rapporti cantonali sulla povertà sono un complemento ideale ai dati sulla povertà in Svizzera pubblicati annualmente dall’Ufficio federale di statistica. Solo combinando le analisi a livello fe­ derale e cantonale si potrà finalmente creare la necessaria e urgente panoramica sulla situazione della povertà in tutto il Paese. Su questa base si può definire una strategia coor­ dinata per la povertà in Svizzera, come richiesta da tempo da Caritas. ➔➔ Il monitoraggio della povertà a livello nazionale deve poggiare sui monitoraggi comparabili effettuati nei Cantoni. Solo così si ottiene un quadro completo della situazione e dell’evoluzione della povertà in Svizzera.


Struttura e indicatori del monitoraggio ­cantonale Modulo centrale, indicatori di base: 1 Misurazione assoluta della povertà – basata sulle direttive COSAS 2 Rischio di povertà, misurazione relativa della povertà 3 Misurazione della povertà in considerazione delle riserve finanziarie 4 Approccio P20 – focus sul 20 % più povero della popolazione 5 Tasso di non ricorso all’aiuto sociale Temi complementari: • Gruppi a rischio • Importanza delle prestazioni sociali cantonali/politica sociale Modulo di approfondimento: • Ad esempio focus su povertà delle famiglie, istruzione, lavoro di cura e custodia, alloggio

Settembre 2020 Autrice: Aline Masé, Servizio Politica sociale, Caritas Svizzera, e-mail: amase@caritas.ch, tel. 041 419 23 37 Il presente documento di posizione può essere scaricato su www.caritas.ch/documenti-di-posizione.

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