LeSiciliane / Casablanca 64

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Emanuele Scieri: omertà di Stato

Delitto Scieri omertà di Stato Graziella Proto Alessandro Panella, Luigi Zabara, Andrea Antico, dalla procura di Pisa sono accusati di omicidio volontario del commilitone Emanuele Scieri. L’ex generale della Folgore Enrico Celentano è indagato per false dichiarazioni al PM, e Salvatore Romondia, ex ufficiale della Folgore, per il reato di favoreggiamento. Nella relazione della commissione di inchiesta il ritratto della caserma Gomerra in quegli anni è inverosimile: droga, sesso con le “folgorine”, violenze inammissibili sui giovani da parte degli anziani. Un clima torbido, violento e omertoso. Finalmente, dopo venti anni due distinte inchieste, una della magistratura ordinaria e l’altra della Procura Militare, percorrono la pista dell’omicidio per eccesso di nonnismo dentro la caserma. A dispetto di depistaggi, menzogne, documenti scomparsi. “Emanuele Scieri, avvocato siracusano caduto nell’esercizio del servizio militare, vittima dell’omertà e della viltà dell’uomo.” Dalle audizioni in Commissione e dagli atti processuali delle indagini vecchie e nuove, dalle testimonianze di chi lo conosceva viene fuori che Lele era un ragazzo maturo, serio, responsabile. Solare e allegro. Al centro di addestramento della Folgore era appena arrivato, ma era abbastanza noto perché era “l’avvocato” dei commilitoni, nel senso che rivendicava per i militari dignità e giustizia. Cosa alquanto assurda in quel tempo nelle caserme, soprattutto nella caserma Gamerra di Pisa. La recluta Scieri assieme al suo scaglione 7/99 era arrivata alla caserma Gamerra di Pisa il 13 agosto 1999 per fare il previsto corso e acquisire il brevetto di

paracadutista. È stato trovato morto il 16 agosto del 1999 all’interno della stessa caserma. Il cadavere è stato scoperto intorno alle ore 14:00 di lunedì 16 agosto, da quattro compagni di corso che in quella zona facevano un servizio di pulizia. Il corpo privo di vita era in avanzato stato di decomposizione e diffondeva un cattivo odore, il piede destro del cadavere stava sul piano di un tavolo, tutto il corpo era nascosto da mobili e suppellettili in disuso. Un tragico evento che la catena di comando della Folgore presentò e “suggerì” nel 1999 alla stampa, come suicidio. Indagini incomplete. Dichiarazioni poco approfondite. Risposte concordate e relative rassicurazioni. Di quella usanza spregevole in giro non si parlava, non la si conosceva, ma dentro la caserma tutti sapevano che il pericolo del LeSciliane - Casablanca 6

nonnismo era concreto «tant’è – racconta la presidente della commissione Sofia Amoddio – alle giovani reclute appena arrivate quel giorno, venne fatta firmare una autocertificazione con cui si impegnavano a denunciare eventuali atti di nonnismo che avrebbero subito. Segno che la catena di comando militare era consapevole dei pericoli». Eppure, quando Emanuele, appena arrivato, non si presentò al contrappello delle 23:45 nessuno lo cercò, nessuno si preoccupò. Molti sapevano che era rientrato in caserma. Per esempio il commilitone Viberti che con lui si era soffermato a fumare una sigaretta. Emanuele si era suicidato. Questa doveva essere l’unica verità. Un incidente che lui stesso si era cercato, fu detto. Mentendo, sapendo di mentire e costruendo per tutti questi anni depistaggi.


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