DOMENICA 16 MAGGIO 2021
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Settimanale di Informazione
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ANNO XIX - N° 20 - DOMENICA 16 MAGGIO 2021
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L’EDITORIALE DI MICHELE MITRAGLIA
LA GIUNTA MUNICIPALE: “SIAMO CARENTI IN COMUNICAZIONE” Carissima Giunta Municipale e carissimo Raffaele, giovane amico, lo so che avete il bilancio nei vostri pensieri, cosa buona e giusta, e sarebbe davvero orribile se doveste cadere sul bilancio, andare a casa e consegnare la Città di Casoria nelle mani dell’12° commissario prefettizio. Sto pensando molto in questo periodo a questa storia del bilancio, ricordandomi del dirigente scolastico Francesco De Luca, sindaco progressista, che cadde proprio sul bilancio. E’ mio dovere, non solo giornalistico, ricordare a tutti quanti voi e lo faccio a malincuore che ci sono impegni presi da voi e non mantenuti e sperando che il bilancio venga approvato, chiederò al mio amico scassabolle un elenco, senza fare, naturalmente, “pornografia mediatica”. Vi ricordo, nel chiudere, di ricordarvi che la vostra sconfitta sarà anche la sconfitta di chi vi ha votato ed anche di chi vi ha sostenuto prima e dopo la vostra elezione al governo della cosa pubblica. Sarà la sconfitta dei Verdi e di Noi di Arpino, Insieme per Casoria, Obietti-
vo Comune, Casoria Libera, Cittadini per Bene, Casoria Viva e Casoria nel Cuore. La comunicazione va fatta nel pieno rispetto della legge 150 del 2000. Ci sono tanti giovani colleghi che hanno la passione di lavorare “non certo per campare”. Oltre a verificare se nell’interno della macchina comunale ci siano iscritti all’ordine dei giornalisti, in tal caso, gli va dato precedenza come la legge impone. Enzo Amato: “a me certamente non interessa apparire. Come credo a tutti i miei colleghi di Giunta. Ci siamo impegnati a ricoprire queste cariche per lavorare. Non per pensare a come non farci oscurare”.
Arriva l’intervento del Sindaco Raffaele Bene: “Caro direttore e cari assessori noto con piacere il vostro iperattivismo. Caro Nando hai perfettamente ragione scusami la colpa è mia se da due anni non ho avuto la capacità di far percepire alla città le novità e le cose buone che questa amministrazione ha messo in campo. Come diceva Andrea facci superare questo scoglio e proviamo a riorganizzare una comunicazione adeguata alla Città. Certo sul mercato settimanale, sia quello dei tessuti che quello alimentare, stiamo tutti da un anno a cercare una soluzione non facile proprio per la difficoltà di contemperare degli interessi. Anche qui colpa mia se ci sono stati dei ritardi ma a fronte del ventennio di pubblica amministrazione due anni sono sopportabili. Gli assessori sono stati ugualmente al mio fianco su questo come su altre centinaia di difficoltà che ho avuto in questa sindacatura. continua a pag. 4
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4 zie, fatti, numeri, rivolgendomi ai Dirigenti Scolastici (quelli che hanno risposto, naturalmente). La domanda è: ci sono casi di coronavirus nel vostro Istituto, nella vostra scuola? Primo Circolo Didattico di via San Mauro – Scuola Media Padre Ludovico da Casoria: “E noi, intanto, alle prese con continue quarantene e tracciamenti. Oggi un altro caso, sono stremata: 2 casi alle medie, 6 casi alla primaria e 2 all’infanzia”. Istituto comprensivo Mauro Mitilini: “4 di scuola primaria per un solo docente positivo e uno di scuola secondaria per un alunno positivo. Le quattro classi nel Plesso Petrarca di via Puccini al Parco SIE, la classe secondaria in via Giacomo Brodolini”. Istituto Comprensivo Nino Cortese: Ci sono classi chiuse per coronavirus nella vostra scuola? “Certo che ci sono, in ogni plesso del nostro Istituto e mi sembra strano che non si prendano provvedimenti. Venerdì abbiamo chiuso un’altra classe all’infanzia. Classi chiuse in tutti i plessi: al Soriano, alla Bellini, alla centrale. Le comunicazioni sono tutte sul sito della Nino Cortese. Queste notizie vengono pubblicate sul sito della scuola ed inviate al distretto Asl di competenza. In ogni classe ci sono ragazzi in quarantena per genitori positivi. Da quando abbiamo riaperto è stato l’inferno”. ISTITUTO TECNICO ANDREA TORRENTE Ci sono problemi di covid nel vostro istituto? “Niente di che, ormai superati. C’è stato qualche caso durante la dad che però ci ha comportato la quarantena. I giovani ormai sono a briglie sciolte per le strade e sono preoccupato perché l’Istituto Superiore della Sanità afferma che nei prossimi mesi avremo un aumento dei
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In ogni caso caro Nando hai ragione su tutto quello che dici e anche se non ho il tempo di rispondere sappi che per quello che può contare per te tutto quello che dici il Sindaco e la Giunta lo ha sempre tenuto in grande considerazione”. Paola Ambrosio Assessore: “Caro Raffaele come sempre apprezzo il tuo essere “muro” in difesa della squadra di governo, ma credo sia giunto il momento della assunzione di responsabilità di ognuno di noi, in primis quella di essere stati incapaci di comunicare alla cittadinanza su quanto di buono da noi iniziato e portato a termine”. Ed arriva anche la voce della maggioranza oppositiva Stella Cassettino: “Vorrei aggiungere che non è comprensibile a che titolo gente che non ha supportato questa amministrazione, oggi debba decidere le sorti della squadra di governo”. Alessandro Graziuso: “E non dobbiamo più avere paura di dare un nome ed un cognome ai responsabili veri di quello che oggi è Casoria”. Stella Cassettino: “non è stata paura Alessandro, ma una scelta di stile. Tuttavia, considerata la natura abietta dei galli che in queste ore stanno a cantare, diventa necessario cambiare registro. A tutela nostra e del nostro buon nome”. RINGRAZIO i soggetti politici che hanno risposto alle mie domande con un FINALMENTE!!!! CASORIA INFETTA Il virus infettivo gira per le scuole di Casoria di ogni ordine e grado. ---------------Mai avrei immaginato che i bambini tornati finalmente a scuola, nelle loro classi, dai loro insegnanti e dai loro compagni ritornassero a casa: IN QUARANTENA. Ho pensato, quindi, di raccogliere noti-
contagi tra i giovani. Ormai ci avviciniamo alla fine dell’anno scolastico. Mancano solo 15 giorni”. ISTITUTO COMPRENSIVO FILIPPO PALIZZI: “un paio di casi in tutto”. ISTITUTO COMPRENSIVO GIOSUE’ CARDUCCI – MARTIN LUTHER KING: “in tutti gli istituti vi sono problemi di covid sia della Campania che dell’Italia. I DATI possono essere reperiti alla Asl o al Comune. L’ASL monitora tutto il territorio di Napoli Nord. Sono dati coperti da privacy e la normativa prevede che è l’ASL che comunica alle scuole i casi di positività. La scuola si interfaccia con la piattaforma dell’usr che monitora la situazione”. MANCANO I VACCINI… ALL’ASL NAPOLI 2 NORD Non sono stati aperti alla somministrazione vaccinale sia lunedì che martedì scorsi alcuni dei 18 centri vaccinali a causa di mancanza di vaccini che si è registrata in quei giorni. Nelle farmacie dell’Azienda Sanitaria, infatti, risultano esaurite le scorte del vaccino Pfizer e del Johnson & Johnson mentre vi è ancora un limitato stock di AstraZeneca. Le poche disponibilità di ModeRNA, invece, sono riservate alle vaccinazioni domiciliari. Ad Acerra: “lunedì abbiamo convocato 500 persone per AstraZeneca, il Pfizer manca ed è riservato alle seconde somministrazioni”. Dal Distretto 43 di Casoria: “l’ATTUALE fornitura settimanale di vaccini non basta per le potenzialità messe in campo. Rischieremo di stare aperti 4 giorni per settimana”. L’augurio nostro è che la somministrazione di vaccini avvenga nella maniera più veloce possibile se è vero come dice il Ministero della Salute (Sanità) che possiamo arrivare a vaccinare 30 milioni di italiani entro tutto il mese di giugno.
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ANTONIO BOTTA
Beatificato, il 9 maggio scorso, nella cattedrale di Agrigento, il giudice Rosario Angelo Livatino
“MARTIRE DELLA GIUSTIZIA E TESTIMONE DELLA FEDE”
“Martire della giustizia e testimone della fede”: così ha definito Papa Francesco il giudice Rosario Angelo Livatino beatificato, domenica scorsa, nella cattedrale di Agrigento, città in cui aveva svolto la sua professione di magistrato fino al 21 settembre 1990, giorno in cui alcuni Killer assoldati dalla mafia lo uccisero in un feroce attentato. Fin dall’età di 28 anni, si distinse per la sua meticolosità, senso forte del dovere e della giustizia, insieme a limpida onestà, nello svolgere le indagini mirate a fare chiarezza nelle complesse vicende di corruzione e malaffare in cui erano coinvolti gli interessi dei mafiosi e anche di esponenti delle istituzioni. Nel 1982 partì proprio dalla procura di Agrigento, su iniziativa di Livatino, l’inchiesta in cui erano coinvolti i detentori del potere siciliano: quella sulla truffa relativa alle fatture false dei cavalieri del lavoro catanesi. Il giovane magistrato accertò una enorme frode fiscale del valore di decine di miliardi di lire nella quale scoprì che mafiosi e imprese catanesi agivano in stretto accordo nell’attuazione di un progetto criminoso. Anche in altre indagini Livatino, studiando bilanci, con l’aiuto dealla Finanza, e seguendo movimenti bancari di sospette famiglie mafiose, mirò a colpire i loro ingenti profitti e beni accumulati illegalmente. Nel 1983, si occupò delle vicende dell’ospedale civile di Agrigento, smascherando inefficienze erette a sistema e gli sperperi riconducibili ad una diffusa illegalità impunita fino ad allora; nel 1984, condusse un’altra difficile inchiesta, sempre per colpire sostanziosi fatturati della criminalità, ottenuti con i traffici d’armi. Si decise di farlo fuori, proprio perché la sua attività investigatrice era volta a smantellare gli interessi economici della mafia, unico modo di sferrare alle cosche efficaci colpi mortali , e a svelare anche il rapporto maligno dei mafiosi con esponenti politici. Ciò già era accaduto con l’esponente di spicco del PCI Pio La Torre, ammazzato nell’aprile del 1982 per la proposta del disegno di legge che prevedeva, oltre al reato di associazione mafiosa, anche la confisca dei patrimoni fiscali.
I clan e anche certe persone del Palazzo di giustizia capirono che dietro quel giovane giudice schivo, discreto, mite, umile si celava un uomo giusto dalla forte tempra interiore, irremovibile in qualsiasi tipo di “condizionamento”, che non si arrendeva davanti agli ostacoli nel reperire prove, che non temeva le reazioni dei centri di potere e che senza paura apponeva la sua firma sotto provvedimenti con i quali avrebbe rischiato la vita. In qualche caso, chiese e ottenne la scorta, ma, in seguito, scelse di farne a meno, consapevole, disse, che se avessero voluto ucciderlo, ci sarebbero riusciti anche sotto protezione, mettendo a rischio la vita dei poliziotti incaricati di scortarlo. Uomo cristallino e rigoroso tutore della legge, traeva la sua forza morale e integerrima coerenza etica e civile da una profonda fede, “respirata” fin da piccolo nella famiglia e alimentata durante l’adolescenza e la giovinezza. Racconta un suo amico di liceo: “Una volta l’insegnante di Religione ci aveva chiesto di svolgere una ricerca sulla Bibbia. Egli vi si dedicò con dedizione e con passione, redasse un’articolata relazione e motivò con queste parole l’impegno che vi profuse: “La Bibbia è lo scrigno che contiene il gioiello più prezioso: LA PAROLA DI DIO”. Sulla scrivania della sua stanza, dove tutto è rimasto al proprio posto, così come lui l’aveva lasciata quel mattino in cui subì l’attentato mortale sulla statale 640 che conduceva da Canicattì, dove abitava con i genitori, ad Agrigento, sede del Palazzo di giustizia, c’è un libro di legge su cui egli scrisse, evidenziandolo, questo acronimo: “S.T. D.”, “Sotto la tutela di Dio”. Pose, quindi, il suo lavoro di giudice sotto la tutela
di Dio, trovando forza, determinazione e coraggio, nelle sue delicate e rischiose inchieste, nel Signore. Ogni mattina, infatti, prima di recarsi nel palazzo della Procura, sostava in chiesa per pregare e per affidare a Dio la giornata di lavoro, dedito a servire unicamente il Vangelo e la Costituzione. In alcuni interventi sostenne con fermezza l’assoluta indipendenza dei giudici contro la tendenza dei magistrati a candidarsi alle elezioni: “La politicizzazione dei giudici” scrisse “concretizza una violazione della Costituzione che dei giudici ha voluto la subordinazione alla sola Legge e la assoluta indipendenza da ogni altro potere”. Aveva una concezione così alta e nobile della Legge da affermare con profonda convinzione l’impossibilità per i magistrati di iscriversi o prendere posizione per un partito politico, pur dovendo necessariamente ispirarsi a una propria autonoma “coscienza politica”. In uno dei suoi pochi interventi pubblici, tenuto al Rotary Club di Canicattì il 7 aprile 1984 sul tema “Il ruolo dei giudici in una società che cambia”, egli dichiarò: “L’indipendenza del Giudice non è solo nella propria coscienza, nella incessante libertà morale, nella fedeltà ai princìpi, nella sua capacità di sacrificio, nella sua conoscenza tecnica, nella sua esperienza, nella chiarezza e linearità delle sue decisioni, ma anche nella sua moralità, nella trasparenza della sua condotta, anche fuori dalle mura del suo ufficio, nella normalità delle sue relazioni e delle sue manifestazioni nella vita sociale, nella scelta delle sue amicizie, nella sua INDISPONIBILITA’ ad iniziative e ad affari, tuttoché consentiti ma rischiosi […]” fino ad aggiungere: “Inevitabilmente, pertanto, è da rigettare l’affermazione secondo la quale, una volta adempiuti con coscienza e scrupolo i propri doveri professionali, il Giudice non ha altri obblighi da rispettare nei confronti della società e dello Stato e secondo la quale, quindi, il Giudice della propria vita privata possa fare, al pari di ogni altro cittadino quello che vuole. Una tesi del genere è, nella sua assolutezza, insostenibile.”
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6 Ma non si onorerebbe pienamente la sua eccelsa figura di magistrato se non si evidenziasse che all’ardore per la giustizia univa, con uguale intensità, il profondo rispetto per la dignità di ogni uomo, indipendentemente dai delitti, seppure efferati, di cui si era macchiato. Per questo, quando sentì dichiarare ad un tutore dell’ordine , davanti al cadavere di un mafioso: “Uno in meno”, il giudice Livatino replicò: “Chi è credente prega, chi non lo è tace”! Talvolta si recava anche all’obitorio per pregare vicino alle salme di uomini dei clan uccisi. “Non ne facciamo un santino” ha chiesto ai credenti Don Luigi Ciotti, che ha
partecipato alla concelebrazione eucaristica di beatificazione. Va accolto senza indugio tale appello: Il beato Livatino invita certamente a sollevare lo sguardo e il cuore verso il Cielo; al contempo, spinge con forza i cristiani a non vivere la fede unicamente nella dimensione intimistica, ma a testimoniarla nel vivere quotidiano in ambito familiare, lavorativo, sociale, per essere, come lui, oltre che credenti anche credibili. Il Giudice beato ha incarnato, infatti, una fede dinamica, attiva, mirata a trasformare la realtà, orientando le coscienze verso i valori evangelici e costituzionali che rendono la vita degna di essere vis-
suta. Papa Francesco rimarcò nell’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” che “una fede autentica implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo”. E’ un’affermazione che graffia le coscienze dei credenti, sollecitando l’urgenza di unire il Cielo e la terra, di essere cristiani coerenti e, nel contempo, cittadini responsabili, investiti, proprio in virtù dell’ adesione a Cristo, da un forte impegno sociale. E’la lezione di vita del beato Rosario Angelo Livatino, fulgido esempio di elevatissime virtù civiche e sociali e di nobile rigore morale fondati sui più alti valori spirituali e religiosi.
ANTONIO BOTTA
Drammatica testimonianza della dott.ssa M. A. de Assis, di origine brasiliana, sulla situazione epidemica in Brasile e nell’America Latina
DEVASTANTE L’EMERGENZA SANITARIA IN BRASILE PER IL COVID
“Il coronavirus sta travolgendo il Brasile, dove, dall’inizio dell’emergenza sanitaria, si contano ormai oltre 13,5 milioni di contagi e 361 mila morti, in particolare a Rio di Janeiro, San Paolo e l’ Amazonas, dove si sta consumando una tragedia umanitaria senza precedenti; qui assistiamo alla distruzione di intere etnie,di intere popolazioni indigene e con esse della nostra cultura, delle nostre radici e della nostra storia”. La dott.ssa Maria Angelica de Assis, brasiliana, vive a Napoli. E’ nata nello stato di Bahia, immigrata in Italia nel lontano 1985 e felicemente integrata. E’ laureata in Scienze religiose, ma la sua passione umanitaria verso gli ultimi l’ ha spinta alla formazione nella relazione d’aiuto, e attualmente é impegnata in un’associazione(Kades) in collaborazione con il Centro Remar(recupero degli emarginati), che si dedica al recupero delle persone disadattate e con problemi di dipendenza. Volentieri ha accolto la richiesta di concedere un’intervista al nostro Settimanale sulla situazione pandemica in Brasile. La ringrazio per la sua disponibilità e squisita gentilezza. Immagino che vivi un periodo di forte preoccupazione per ciò che sta accadendo in Brasile, sicuramente sei in ansia per i tuoi familiari e amici. È così? Parlaci un po’ di loro.
Fin dall’inizio della Pandemia, quando fu segnalato il primo caso di contagio del Covid 19 in Brasile, ebbi la sensazione che la sorte della mia gente, in particolare delle fasce più deboli, era in serio pericolo. Il presidente Jair Bolsonaro aveva già evidenziato con il suo favoreggiamento e incentivo al fenomeno della deforestazione nella foresta amazzonica che il suo sistema di governo era prettamente incentrato sul profitto e non sulla persona. E si sa che quando al centro c’è soltanto l’economia, quella selvaggia, i risultati sono devastanti, deleteri, persegue immancabilmente sentieri di morte. Ed è stato, appunto, il fenomeno della deforestazione a far sì che il virus arrivasse anche agli indigeni irraggiungibili.
Lo stato di Bahia, regione del nordest del Brasile, dove vivono i miei, non è l’epicentro della Pandemia anche se conta attualmente i suoi 928.000 contagi e i suoi 19. 165 decessi. Anche la mia famiglia non è stata risparmiata, ho perso uno zio, un cugino e ci sono tanti altri tra contagiati e guariti. Ma la mia preoccupazione, angoscia, direi, non è rivolta solo ai miei familiari, ma alla sorte di tutta la popolazione del Brasile e del mondo. Il coronavirus sta travolgendo il Brasile, dove, dall’inizio dell’emergenza sanitaria, si contano ormai oltre 13,5 milioni di contagi e 361 mila morti, in particolare a Rio di Janeiro, San Paolo e l’ Amazonas, dove si sta consumando una tragedia umanitaria senza precedenti; qui assistiamo
DOMENICA 16 MAGGIO 2021 alla distruzione di intere etnie,di intere popolazioni indigene e con esse della nostra cultura, delle nostre radici e della nostra storia. Per loro si parla di un vero e proprio genocidio, in quanto non hanno le difese immunitarie come noi e neanche i mezzi per contrastare la diffusione del virus: non ci sono ospedali, né personale sanitario specializzato e sono completamente abbandonati dal governo nazionale. Tra l’altro è a Manaus, capitale dello stato dell’Amazonas, che nei mesi scorsi è sorta la variante P1 e che sta mietendo ogni giorno migliaia di vite. A Rio de Janeiro e San Paolo non è diverso, la situazione sanitaria è drammatica e dagli ospedali arrivano le testimonianza degli operatori sanitari costretti a intubare i pazienti Covid da svegli per la carenza di sedativi. Puoi riferire qualche testimonianza che ti è pervenuta della catastrofe umanitaria in Brasile? La testimonianza che prediligo è quella di frei Beto, teologo e scrittore domenicano, consulente della FAO, e molto impegnato nei movimenti sociali, che attraverso una lettera lancia un grido d’aiuto drammatico alla comunità internazionale, a favore del suo amato Brasile, come lui stesso definisce. La prediligo non solo per la sua valenza di denuncia ( non si può stare in silenzio di fronte ad una simile tragedia ), ma perché mette bene in evidenza le conseguenze dell’atteggiamento riduzionista e intenzionale del governo del presidente Jair Bolsonaro. Ne riporto alcuni passaggi: “In Brasile si sta consumando un genocidio! (…) Questo orrore è causa di indignazione e ribellione. E sappiamo tutti che le misure precauzionali e restrittive, adottate da tanti altri paesi, sarebbero state in grado di evitare un così elevato numero di perdite. Questo genocidio non scaturisce dell’indifferenza del governo Bolsonaro. È intenzionale.” (…) “Ma perché questa politica di morte? Fin dall›inizio, Bolsonaro dichiarava
7 che l›importante non era salvare le vite, ma l›economia. Da qui il suo rifiuto a decretare il lockdown, a recepire le linee guide dell’OMS (organizzazione mondiale della Sanità), a importare respiratori e dispositivi di protezione individuale. È dovuta intervenire la Suprema Corte, delegando tali responsabilità a governatori degli stati e sindaci.” (…) “Bolsonaro ha stralcciato degli articoli della legge, approvata dal senato che prevedevano per il governo l’obbligo di fornire acqua potabile e prodotti per l’igiene e pulizia, l’installazione di internet e la distribuzione di beni di prima necessità, semi e attrezzi agricoli, ai villaggi indigeni. Ha inoltre cancellato i fondi per l’emergenza destinata alla salute dei popoli indigeni. Ha ancora cancellato l’obbligo a carico del governo di offrire un maggior numero di posti letto negli ospedali, ventilatori e macchinari per l’ossigenazione del sangue ai popoli indigeni e Quilomba.” Frei Beto, dunque, coraggiosamente e senza mezzi termini afferma che in Brasile si sta consumando un vero crimine contro l’umanità ed è convinto che solo una pressione dall’estero potrà fermarlo! La campagna vaccinale si è avviata in Brasile? Come procede? Da poco ho letto un articolo sulla rivista Città Nuova, un mensile culturale del Movimento dei focolari, che faceva una considerazione proprio su questo. Si diceva appunto che nonostante l’America Latina si stia trasformando in un focus della pandemia, il quadro che sta offrendo in merito alla somministrazione dei vaccini è preoccupante: per i 630 milioni di abitanti della regione, sono arrivate appena 37 milioni di dosi. E il caso più inquietante è proprio quello del Brasile che è arrivato tardi e disorganizzato (basta pensare che il Brasile dall’inizio della pandemia ad oggi ne ha avuto quattro ministri della salute, tutti dimessi perché in disaccordo con la politica di Bolsonaro), avendo ottenuto finora 15 milioni di dosi per i suoi 210 milioni di abitanti. Bolsonaro
ha sempre affermato che la questione della vaccinazione per lui non è prioritaria e tutt’oggi continua a mostrare una confusione che sta gettando il Paese nel pessimismo. Nel frattempo in Brasile continuano ad aumentare i contagi, come anche i decessi e la comparsa della variante che è ancor più letale. Come sempre, anche sui vaccini si conferma la iniqua disuguaglianza tra i Paesi ricchi e poveri. Della moratoria temporanea per i brevetti dei vaccini anti_Covid, avanzata dai governi di India e Sudafrica, si discute da tempo nelle sedi istituzionali internazionali, ma finora non ha ottenuto il via libera perché manca l’accordo unanime. Qual è la tua opinione al riguardo? Il mondo prima ancora di essere ammalato di coronavirus è ammalato di diseguaglianza. E la questione della disparità nella distribuzione del vaccino dove vengono penalizzati i paesi più poveri, ne è l’esempio lampante. E questi risultati ancora una volta confermano che l’economia che sorregge il mondo è un’economia malata, dove le risorse, i beni, sono sempre più in mano ad alcuni, a discapito di altri, creando all’interno della comunità mondiale delle fratture enormi. La consapevolezza che nel mondo miliardi di persone che non hanno accesso ai vaccini ci fa pensare seriamente che l’economia mondiale sia malata e disumana e ci interpella in prima persona, anche come singoli individui, inducendoci ad impostare il nostro stile di vita fondato non sull’individualismo, ma sempre proteso a costruire la comunità umana. Concludo con le parole di papa Francesco, al n 35 dell’enciclica “ Fratelli tutti”: “Che un così grande dolore non sia inutile, che facciamo un salto verso un nuovo modo di vivere e scopriamo una volta per tutte che abbiamo bisogno e siamo debitori gli uni degli altri, affinché l’umanità rinasca con tutti i volti, tutte le mani e tutte le voci, al di là delle frontiere che abbiamo creato”.
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VITTORIA CASO
60 ANNI DI ATTIVITA’ ARTISTICA
4 CHIACCHIERE CON … ENZO MARINO Festeggiare un anniversario è sempre e si confonde con la mia vita; l’arte è nel una gioia. Se poi si tratta di oltre 60 più profondo del mio essere, non riesco anni di attività artistica è sicuramente a trovare una linea di demarcazione, un un momento straordinario: onore e gioconfine; piuttosto, avverto una continuiia porgere gli auguri al poliedrico artista tà che si protende all’infinito all’indietro Enzo Marino. e forse anche in avanti” . Classe 1945, il M° Marino, orgoglio e Nelle parole, nel tono del M° Marino, vanto di Casoria, è arcinoto e apprezzato nel suo narrarsi si avverte l’intensità del in tutto il mondo. Pittore, scultore, persuo amore per l’arte, che ha nutrito e nuformer, grafico, è fondatore del gruppo tre il suo essere, di cui è l’espressione più Free International Artists che vanta congeniale; l’arte a sua volta trae vigore iscritti da tutto il pianeta. e slancio vitale dagli abissi della sua aniNon è certamente possibile enumerare ma. In tal senso, bene si colloca il giudile tante esperienze artistiche realizzate zio dell’attento critico Eugen Barthelme da Enzo Marino che lo hanno reso preche a Norimberga nel 1993 “tu sei artista stigioso protagonista dell’arte mondiale; – affermò, ammirando le sue opere – lo non è neppure facile raccontare la sua York, Museo d’arte Figurativa Puskin- sei sempre stato”. creatività, alla base di opere notevoli per Mosca. “Chi è il fruitore ideale delle tue opequantità e qualità, intense e innovative, Tantissimi sono gli eventi che lo hanno re? -gli chiedo. “Io stesso – afferma sempre lontane dall’ovvio e dal banale. visto nella veste di direttore, organizza- Enzo – dipingo e mi diverto; devo sodLe sue opere sono presenti in musei e tore, autore, in Romania, Austria, Uru- disfare me stesso prima di soddisfare gli gallerie d’arte italiane e straniere. Di re- guay, Slovenia, Giordania, Argentina, altri. Sono un autocritico spietato ma cente sono entrate a far parte delle presti- Tunisia, Marocco, Messico (invito a so anche riconoscermi i meriti! A volte, giose collezioni della Jordan National dare uno sguardo alla ricchissima bio- guardando con distacco spassionato una Gallery of Fine Arts-Amman Giorda- grafia su https://www.marinoenzo.com/). mia opera, mi stupisco di quanto realiznia; dello Stadtmuseum Erlangen Ger- Questa ricorrenza è l’occasione giusta zato e mi inorgoglisco; altre volte non mania; del MULI - Museo Libre de Arte per scambiare “4 chiacchiere” con Enzo soddisfatto soffro, rielaboro e rimugino Público de Colombia; del Botanischen Marino e focalizzare qualche aspetto a lungo finché non trovo pieno appaGarten Graz Austria; del MAC.A EXPO della sua vita artistica. gamento. L’artista deve sempre osare, Maison d’art contemporain Briech Ci piacerebbe sapere innanzitutto da deve sempre scrutare l’ignoto, deve semAsilah Marocco; dell’Universidad cosa sia stato caratterizzato l’incipit del- pre avere il coraggio di contaminare la ANAHUAC-Ciudad de México; del Ta- la sua carriera artistica e come e perché materia con le proprie idee e le idee con marìn Arte Gallery Marcianise Italia; si sia avvicinato all’arte e se l’arte abbia la materia. E tutto ciò emerge sempre nel Cairo Amman Bank Gallery Amman influenzato il suo vissuto o il suo vissuto fare artistico, nelle buone opere e non Giordania; Stadt Voitsberg Austria; l’arte. sfugge all’osservatore attento.” Festival des Arts Plastique de Mahres “Un giovane artista – afferma il maestro Tra le originalità che connotano l’attiTunisie; Centro Preparazione Olimpi- – probabilmente risponderebbe che sin vità artistica del M° Marino vi sono le ca “G. Onesti” CONI Acqua Acetosa da bambino ha mostrato attitudine per performances estemporanee da cui prenRoma ma, già da giovane, sue opere gra- una o un’altra forma d’arte; io che ho dono vita opere di forte impatto emotivo fiche sono ospitate al Museo Español de superato i trequarti di secolo dico che è collettivo, talvolta caratterizzate da un Arte Contemporáneo, Museet di Stoc- come se l’arte fosse stata sempre con me insieme di elementi. colma, Musée d’Art Moderne de Paris, fin da quando sono nato; non riesco a se- “Le performances conducono – spiega The Museum of Modern Art in New parare il prima dal dopo, l’arte si fonde Enzo Marino – alla realizzazione di un’o-
DOMENICA 16 MAGGIO 2021 pera che anche se costituita da vari elementi, è unica: si evolve, si modifica; l’artista aggiunge oppure toglie attraverso colori diversi, tecniche diverse, strumenti diversi ma il risultato finale è un’opera unica, un continuum in fieri, connotato da elementi di connessione interdipendenti e implicitamente legati. Il pubblico segue l’evolversi dell’opera in religioso silenzio; anche il silenzio è una modalità di interazione tra pubblico e artista e l’artista ne coglie la pienezza, ne percepisce il senso e il valore. Tuttavia, in alcune performances ho preferito la presenza di una danzatrice e di un musicista per arricchire di ulteriori elementi l’ispirazione. Suoni, vibrazioni, profumi; la percezione di una umanità varia e mutevole con la sua positività o negatività crea un’atmosfera particolare; alimenta sensazioni che si traducono in colori, aloni di colori, sfumature variabili in funzione della luce o meno che i presenti trasmettono, della loro gioia o sofferenza, felicità o angoscia, localizzati in quel preciso momento temporale e in quella determinata realtà spaziale. È un continuo flusso di emozioni, di palpitazioni, che ora si armonizzano, ora tra loro cozzano, da cui l’artista è coinvolto e che esprime in una sintesi unica e originale nell’opera che sta componendo “ L’artista, quindi, trova queste situazioni dinamiche ricche di stimoli per il suo genio creativo e ne trae linfa vitale per la realizzazione di un prodotto nuovo e innovativo che rappresenta l’hic et nunc che le ha generate. In tal senso Marino ricorda la performance a L’Aquila, quando dipinse in pubblico i 9 colori dell’“Aura di Miles Davis” nell’evento Lavori in corso(d’opera)/Jazz &Mito al Museo di Poesia Visiva “Angelus Novus” interagen-
do con la psicoterapeuta A. Zagaroli (UBEA Roma) In India, le esperienze realizzate tra il 2014 e il 2018 sono state veramente straordinarie; “Mi hanno portato a scoprire un mondo profondamente diverso dal nostro. La religione induista, nei cui confronti ero diffidente, mi ha consentito di spaziare verso orizzonti di una spiritualità intensa, corposa e verso una visione esistenziale lontana dal consumismo e dall’approssimazione occidentale.” Circa come sia avvenuto l’approccio con l’India, Enzo Marino mi racconta che fu contattato da un giovane giornalista indiano che attraversava un momento critico; il giovanotto riuscì a superare le difficoltà, avvalendosi dei preziosi consigli del maestro nei cui confronti nutriva una crescente fiducia e sconfinata stima; pertanto, in occasione delle nozze della sorella chiese al maestro di recarsi in India per benedire la coppia. Da qui il viaggio in India e un’altra serie di esperienze arricchenti dal punto di vista umano e culturale. Il giovane amico, infatti, organizza per lui una mostra dinamica: “una serie di operazioni con docenti e studenti dell’accademia e studenti delle medie. Prende avvio in tal modo un percorso di scoperta di un mondo nuovo, di persone felici pronte alla preghiera; una religiosità popolata da molti dei dirige le loro vite, la rende poetica, intrisa di rispetto
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per ogni essere vivente; In ogni casa c’è una cappella dedicata agli dei; grande è la considerazione che nutrono per gli anziani.” Nella tua produzione c’è qualche genere che ti ha suggestionato? – domando. “Da ragazzo, sicuramente; ma direi che più che suggestionarmi, gli studi fatti, mi hanno formato, - afferma Marino- mi hanno fatto ripercorrere le strade amate dai pittori rinascimentali così come quelle innovative dell’era moderna e di originali pittori contemporanei. In me, in verità, è prevalsa la curiosità, l’inquietudine, il desiderio di esplorare nuove strade, confluiti in una sintesi artistica personale e soggettiva.” Gli artisti, spesso, prima di scegliere sperimentano i diversi stili per determinati periodi, invece, afferma il M° Marino, “ho scelto il mio stile, l’ho migliorato, l’ho rinnovato” Ci sono tecniche che ritieni più valide di altre? “Ho inventato nuove tecniche; un po’ annoiato del solito pennello, ad esempio, ho preferito il rullo (rollerpainting). Allo stesso modo mi è piaciuto utilizzare i colori “fuori grammatica”. In luogo del colore bianco, - spiega – ho utilizzato il bianco della tela e ho dipinto procedendo al contrario rispetto all’ordinarietà.” Enzo Marino oltre ad essere un pittore, è anche scultore e come tale, quale novello
demiurgo piega la materia all’idea e al progetto che ha nel cuore e nella mente, la plasma, la modella, trasfondendovi sensazioni ed emozioni cosicché da inerte, la materia prende vita, si anima, si trasforma. Opere che sono il risultato di un lavorio costante della propria sensibilità più che del mero intelletto, a volte antinomiche ma che evocano sia la vitalità, sia la corruzione, sia lo splendore, sia il buio, insomma il dramma della materia di cui è fatto il mondo, di cui sono fatti gli esseri umani. Ricordiamo che nel 1983 progetta e inizia la realizzazione del “θηρίο εργατικός”, Monumento al lavoro per l’Alfa Romeo–Alfasud che doveva essere inaugurato a Pomigliano unitamente alla presentazione dell’Alfa 33 dal presidente Pertini. Poi, per strategie aziendali la presentazione dell’autovettura fu fatta ad Arese e saltò anche la realizzazione del monumento, di cui però il M° conserva fotografie, un plastico, disegni, prove di taglio, articoli di giornali. Ma non finisce qui; Enzo Marino è anche un abile narratore, ultimo testo è stato “Belle pazzie e bugiarde aurore”, che ha riscosso sia grande successo di pubblico nelle affollate presentazioni, sia prestigiosi premi letterari, tra cui Premio Letterario Nazionale Franz Kafka Italia 2015 e Premio Internazionale E. Dickinson. Infine, non è superfluo ricordare il “Caffè artistico letterario di Enzo Marino” presso lo storico Caffè Sgambati - Casoria, che ha portato una ventata di cultura pluritematica con tocco originale e insolito e nel contempo interessante e profondo. Complimenti, dunque, ad Enzo Marino per i suoi 60 anni di splendida vita artistica (la festa si terrà il 22 maggio presso il Madrinato) e auguri di almeno altri sessanta!
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10 Maria Cristina Orga
CASORIA VIOLENTA
Come in una polveriera. Un mozzicone di sigaretta schiccato via svogliatamente basta a scatenare l’inferno: uno sguardo, un posto in un parcheggio, una ragazza, il colore della pelle, l’accento, l’abbigliamento, l’orientamento sessuale ed ecco deflagrare la rabbia del singolo e la violenza spietata e insensata del branco. Delirio di onnipotenza che si fa bisogno di umiliare, offendere, colpire, distruggere, senza un perché. A che serve un perché? Voglio farlo, vogliamo farlo e tanto basta. Deve bastare. Perché poi, «Ma po’chi se ne fotte! E quando ci pigliano! E pure si ce pigliano peggio pe’ loro, glie’ facimmo sputa’ sanghe pure a loro. ‘Sti quatt’ scieme! Ca se mettono ‘na divisa ‘ncuollo e chi sa chi se credono d’essere, pecché teneno ‘e pistole…’e tenimmo pure nuje ‘e pistole! ‘E facimmo chiagnere! Guaglio’: jamme, ja’!! Facimmo a chi allucca cchiù forte e a chi spara cchiù ambresso! No, non è un dialogo tratto da una fiction tipo Gomorra e dintorni, è il verosimile incitamento di un capobranco della nuova generazione di baby criminali che infestano i quartieri più permeabili alla subcultura criminale delle nostre periferie. Brutti ammassi di cemento senza anima né storia, sorti a ridosso della città madre e di quelli che un tempo erano i paesi della provincia nord di Napoli con un passato legato alla terra o alla piccola impresa e divenuti alveari di oriundi in cerca di alloggio a basso prezzo e scadente qualità, pensati per stipare decine di migliaia di anime perdute destinate al limbo. Edifici pacchiani spuntati come funghi dove prima erano noccioli, ciliegi e rastrelliere profumate di mele
CAMORRA, GIOVANI E CRIMINALITÀ: È ALLARME SOCIALE modelli di riferimento devianti, mito dei soldi facili e perdita del senso di appartenenza ai territori le piaghe che spingono troppi ragazzi delle nostre periferie culturali nella rete della violenza e della criminalità organizzata
annurche che indoravano al sole e ora sono terre dei fuochi e brutti condomini di calcestruzzo scadente che hanno fatto la fortuna di capimastri e geometri con cognomi pesanti e le giuste entrature negli assessorati all’ urbanistica che concedono le licenze. Brutti posti che cullano brutte esistenze. Non è un caso se nelle fiabe al binomio belli e buoni fa da contraltare il tandem brutti e cattivi, perché è una verità inconfutabile che la bellezza educa alla bellezza, all’armonia sociale che genera benessere, rispetto, legalità. Ed è lì che vivono felici e contenti i buoni che fatalmente sono anche belli. Come è altrettanto vero che dove la voce è urlo
sguaiato, il disordine è l’abitudine, la sopraffazione la norma, l’impunità la regola, la sporcizia e il degrado l’habitat naturale vivono infelici e violenti i brutti che sono assiomaticamente cattivi. E talvolta lasciano qualcuno per strada in una pozza di sangue. Così. Per gioco. Per noia. Perché chest’è! Come è successo la scorsa estate a Casoria, dove il corpo riverso sull’asfalto era quello di un ragazzo che aveva appena diciannove anni. E come continua ad accadere troppo spesso. Episodi di inaudita ferocia innescati dai più futili motivi. Il fenomeno della devianza e delle mattanze giovanili, (perché orami di fenomeno sociale si tratta, ma in senso tutt’altro che edificante), riempie le pagine di cronaca nera dei quotidiani con avvilente periodicità. Ne abbiamo parlato con Marco Di Caterino, giornalista de “Il Mattino”, che del raccontare la cronaca ha fatto una scelta di vita, rischiando più di una volta la propria incolumità e, nonostante questo (o forse proprio per questo), non arretrando di un passo dalla ferma determinazione di far conoscere la verità. Parliamo dell’omicidio del diciannovenne ucciso la scorsa estate in via Castagna e magari della recente sparatoria in piazza e degli altri episodi di fuoco che stanno sconvolgendo Casoria e nell’area a nord di Napoli. Cosa sta succedendo ai nostri giovani? Sono episodi legati ad un riassetto della criminalità organizzata, più che altro un Ground Zero della criminalità. A quanto dicono gli inquirenti, in particolare la DDA, il clan di Afragola ha lasciato il controllo degli affari di strada ovvero gambizzazioni, bombe e tutto quello che
DOMENICA 16 MAGGIO 2021 è la manifestazione evidente della camorra, per cui ci sono stati degli arresti eccellenti e di conseguenza il territorio è rimasto libero e quindi si fanno avanti i nuovi. Funziona così: se io voglio controllare un territorio devo procurarmi armi e persone disposte a sparare. Per dimostrare di essere più forti. Anche fino alla ferocia. Questo lo fanno i futuri camorristi, però, se ci sono tante persone che si fanno avanti, vuol dire che la camorra è infiltrata, soffusa, diffusa come modalità di comportamento, risoluzione dei problemi. È così che uno si atteggia a camorrista: piglia la pistola e spara, come è accaduto per Gianluca Coppola. Parliamo dunque di sottocultura di genere, con un’etica condivisa non dico dalla maggior parte delle persone, ma… Condivisa, accettata. Vedi se un cittadino qualsiasi si mette a fare discussione con uno di questi con la divisa… con la barba. Nessuno lo fa, perché pensa “Chiste piglia ‘a pistola e m’accide!” . Questo atteggiamento fortifica questi soggetti pieni di niente che diventano pericolosi. Quindi quello che manca è una storia condivisa. Quello che manca in questi posti è l’anima dei luoghi. I paesi a nord di Napoli sono stati sconvolti da cattiva gestione delle amministrazioni che hanno consentito un’edilizia orrida: ci sono quartieri nuovi che potevano essere fatti in un altro modo, in cui tu starnutisci a casa tua e la signora che abita a fianco ti dice “Salute!”. Questo per dire come siamo compressi da un punto di vista urbanistico. Se io conosco l’anima del mio luogo la rispetto, ma se non riesco a rispettarla succede quello che vediamo. Aggiungi che dopo il terremoto dell’’80, la politica ha fatto questa deportazione dai quartieri caldi di Napoli, San Giovanni, la Sanità… e hanno portato le persone in ghetti come ad esempio il Parco Verde, i quartieri della ricostruzione a Cardito e le hanno lasciate da sole. Per cui questi non erano più napoletani, ma nemmeno afragolesi o carditesi. Erano lontani da tutto e da tutti e sono diventati un’enclave che si organizza la vita “a modo suo”. Poi, quando scoppiano i bubboni…pensa che questi quartieri sono ancora considerati alloggi provvisori, quindi anche la vita delle persone che ci vivono è provvisoria. Quale via d’uscita vedi, sempre che tu ne veda una? La via d’uscita… tu ti comporti in base
11 al luogo in cui abiti: se abiti in una stalla ti comporti come fanno in questi posti. Se invece abiti in un posto bello, con il verde, beh… faccio un esempio: Scampia, nota al mondo per ovvi motivi, ha la percentuale di verde pubblico più alta d’Europa. Per ognuno dei 250.000 abitanti ci sono 6,5 metri quadrati di verde. Però non viene curato. E la stessa cosa succede altrove: se si programmasse e realizzasse un riassetto urbanistico delle città secondo la cultura del bello, comunque alla fine per induzione, per osmosi, il bello arriva anche nella vita delle persone. Ma se invece gli amministratori continuano a pensare solo a fare i soldi con il cemento… non c’è nessun amministratore di nessuno schieramento che sia venuto a dire “Da qua a dieci anni voglio riqualificare quest’area urbana: questo è il mio progetto”. È impensabile che in una zona che fino a cinquant’anni fa, e non voglio fare il nostalgico del passato, non lo sono, avevano un’identità, ora ci sono dei brutti contenitori di umanità, con strade di quattro metri in cui abitano cinquanta famiglie si finisce come nell’esperimento che fecero anni fa in Svezia: in una bella aula misero solo quattro bambini e tutti convivevano felici e andavano d’accordo, poi ne aggiunsero sempre altri e quando arrivarono a trenta-trentacinque iniziarono a picchiarsi. Ecco come si spiega perché la camorra, la ‘ndrangheta e la mafia ce le abbiamo solo noi… …perché abbiamo un problema di spazi, di sovraffollamento, praticamente. C’è un problema di sovraffollamento, ma anche di mancanza assoluta di controllo da parte delle forze dell’ordine. Come tutte le cose che avvengono al Sud: si lasciano calcificare, dopodiché è quasi impossibile estirparle. Può sembrare strano che la camorra attecchisca dove uno mette una baracca in mezzo alla strada e i vigili anziché multarlo e mandarlo via dicono “Va buo’, ma chille, poi, pure adda purta’ il pane a casa”. C’è un lassismo, una decadenza che fa perdere l’anima dei luoghi. Perché se io rispetto il luogo dove abito ho una coscienza civica, sono uno che partecipa democraticamente alla vita della mia città e non ho paura di denunciare chi commette un reato. Qua invece si confonde sempre il coraggio di denunciare con l’offesa bruciante di essere considerato una spia. Ma c’è una grande differenza. La camorra nasce come un am-
mortizzatore sociale. Quando a Napoli c’era il contrabbando, il grande Gio’ Marrazzo intervistò un contrabbandiere che gli disse “Dotto’ ‘o contrabbando è meglio d’a Fiat!”, perché dava lavoro. E allora le autorità per tenere quel popolo calmierato chiudevano un occhio. Cutolo fondò la Nuova Camorra Organizzata perché aveva imposto il pagamento di cinquemila lire, che era una sciocchezza, su ogni cassa di sigarette sbarcata. Quelli dissero di no e ci fu lo scontro. Cutolo è stato fatto crescere anche con l’aiuto dello Stato, non dimentichiamo il rapimento Cirillo e il suo intervento presso le Brigate Rosse perché venisse liberato. E così da camorrista impavido, con un alone di vecchia leggenda, è diventato mafioso: ha fatto un progetto di connivenza con chi governava per fare gli affari insieme. La camorra era un po’ “all’impronta”, la mafia ha un progetto: avere gli uomini giusti al posto giusto. In alcune zone d’Italia, e soprattutto al Nord ultimamente, la mafia impone determinati comportamenti che vengono imitati. Tutti i ragazzini hanno visto il film di Tornatore “Il camorrista” e si esaltano e le conseguenze sono sotto gli occhi. Tutti dicono “La scuola, la scuola”. No, la colpa è della famiglia, perché se tu hai un figlio che va a fare lo spacciatore e ti porta centinaia di euro al giorno o un Rolex d’oro e dici “Ma chillo sta ‘a fatica’”, di che parliamo? Come il padre di quel ragazzo quindicenne ucciso a Napoli il cui padre ha detto “Sì, va be’ ha fatto una rapina, ma voglio giustizia”, come se fare le rapine a quindici anni fosse normale. Lo Stato ha sbagliato: doveva perseguire il padre in ragione proprio della patria potestà. Questi ragazzi hanno una data di scadenza: tre anni, poi o li uccidono o vengono arrestati, dopo di che, quando escono dal carcere non hanno neanche i soldi per mettere un piatto di fave a tavola la sera. Eppure questi si sentono onnipotenti… però lo Stato, qualsiasi esso fosse, anche i Borbone, o gli Angioini si è sempre servito della camorra a Napoli. Non ultimi gli Americani nel ’43 a cui la mafia consentì di sbarcare in Sicilia e di passare… La camorra ha come effetto la criminalità, ma noi abbiamo di fronte un problema sociologico: andare in tribunale a fare una testimonianza è considerato infamante, i politici ti fanno le cose per gentile concessione e non perché è un tuo diritto. È questo che fa la camorra.
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12 Si comportano da camorristi anche non essendolo. Come cronista di nera hai scelto di raccontare i fatti anche quando è ritenuto scomodo o pericoloso: hai mai avuto paura per la tua incolumità? Io ho paura: non mi fido di chi dice di non avere paura. Ma secondo te, non ha paura anche un operaio che lavora senza le misure di sicurezza? E infatti recentemente ne sono purtroppo morti diversi, tra cui una ragazza ventiduenne e un ragazzo diciannovenne… …però anche se hai paura a lavorare ci vai lo stesso e trovi nella paura anche il coraggio di andare avanti, o perché sei disperato o perché questa situazione non ti piace e allora combatti. Fino all’ultimo giorno della tua vita. Fare il giornalista è stata una mia scelta e io fin da piccolo ho avuto voglia di raccontare i fatti. E ho sempre raccontato tutto, ma prima di pubblicare le notizie, le controllo sempre, mi documento, perché prima delle notizie ci sono le persone. Ora con i social è cambiato tutto: i giornalisti devono documentare e verificare tutte le notizie, poi una volta pubblicato l’articolo chiunque può manipolarlo, o scrivere tutte le brutture e le falsità che vuole, senza risponderne mai e que-
ste diventano verità. La stampa locale è formidabile, perché ogni cittadino è convinto che la propria città sia l’ombelico del mondo e si sente coinvolto. L’importante è restare super partes, o almeno dichiarare da che parte stai, così chi legge si fa un’idea. In tante parti del mondo ancora si muore per garantire l’informazione, tanto che c’è bisogno di celebrare il 4 maggio la giornata mondiale per la libertà di stampa, mentre sui social ognuno scrive quello che vuole… La mia utopia sarebbe che fossimo un popolo senza la Giornata per la libertà d stampa, senza la Giornata contro la violenza sulle donne, senza la giornata sull’ambiente… Senza la giornata contro l’omotransbifobia o sull’autismo… …le giornate dovrebbero essere trecentosessantacinque l’anno per tutto, cioè bisognerebbe rispettare tutti ogni giorno. Viviamo invece sotto narcosi. E come ci svegliamo? Pensando con la nostra testa, combattendo e raccontando i fatti per quelli che sono, sic et sempliciter senza esprimere opinioni per condizionare… ma la gente è narcotizzata. Soprattutto in famiglia. Quella che era la cellula sana della società è diventata una neoplasia, perché
i genitori non vogliono fare i genitori ma gli amici dei figli e quando qualcuno tenta di sostituirsi a loro nell’azione educativa che non svolgono, come tenta di fare la scuola, quelli vanno a picchiare la professoressa. E c’è chi va in ospedale e spacca macchinari e aggredisce i sanitari perché dopo un’ora non l’hanno ancora chiamato, come quella volta in cui un camorrista con la testa quasi spaccata, massacrato con una sventagliata di mitra al Parco Verde fu portato in ospedale e quando i medici dissero “Ci avete portato un morto, non possiamo fare niente”. Iniziarono a colpire i medici e a spaccare tutto, compreso un elettrocardiografo e se in quel momento arrivava qualcuno con un problema urgente al cuore sarebbe morto. E questi sono i genitori dei ragazzi di cui stiamo parlando… Non è tollerabile tutto questo. Un giorno invece fuori ad un’edicola ho visto una ragazza con un sacchetto in cui c’erano quattro o cinque libri che aveva appena comprato. Io la avvicinai dicendo: “Ti posso dire grazie?” lei rispose: “Ma grazie per cosa?” “Perché nella borsa tu hai anche un pezzetto del mio futuro”. E un pezzetto di un futuro di bellezza per ognuno di noi.
RAFFAELE SILVESTRO
DIANA KÜHNE GIORNALISTA D’ECCEZIONE Il giornalismo napoletano ha avuto ed ha tantissimi grandi interpreti. Giornalisti con la G maiuscola. Persone che si sono sempre battute per la verità, che hanno saputo raccontare storie, che si sono reinventati. Uno di questi è sicuramente la giornalista Diana Kuhne. Esperienza di oltre 40 anni tra televisione, radio, giornali, redazioni e agenzie di stampa. La carriera della Kuhne parte all’età di 20 anni nel mondo del giornalismo, un mondo che non le era affatto estraneo come ci ha spiegato lei stessa: “Avendo avuto mio padre giornalista, era tutto naturale il parlare, il cercare la notizia, l’essere diretti, o come diceva lui ‘O fatt aro sta?’”. Grandi e importantissimi sono stati i mentori di Diana, maestri eccellenti di giornalismo, in primis il padre Italo Kuhne, Antonio Scotti e Antonio Corbo. La vita lavorativa di Diana, parte si come giornalista e capo redattrice, ma ad un certo punto della sua vita, si è reinventata. Ha creato quella che attualmente è una delle principali agenzie
di notizie della Campania. Sfruttando quelle che erano le sue conoscenze dei tempi televisivi, radiofonici e giornalistici, quindi mettendo in campo la sua esperienza, è riuscita a portare avanti un grandissimo progetto. I punti cardini di questa agenzia, sono gli eventi, che siano culturali o sportivi, dove Diana è sempre stata un passo avanti a tutti su queste tematiche. La pandemia ha fermato ovviamente il grosso del lavoro, vista l’assenza di eventi, ma lei ha continuato a portare avanti il suo lavoro. Sempre in ambito di culturale, ci ha spiegato come lei si impegni attivamente per esaltare e migliorare quello che è l’approccio della popolazione alla cultura, centro nevralgico delle nostre vite. La Kuhne, auspica una vera rinascita per la cultura del nostro paese, un ritorno in pompa magna delle persone appassionate alle bellezze di Napoli e dell’Italia. Invita tutti a non andare all’estero a cercare bellezze e storia, le abbiamo qui e per noi devono essere un vanto.
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RITA GIAQUINTO
Con il Direttore sportivo Peppe Ammaturo, il calcio di tutte le categorie
Con LA COPERTINA del 5 maggio, il Dir. Nando Troise ha intervistato in studio lo storico direttore sportivo Peppe Ammaturo, da lui considerato come una delle persone più preparate del mondo calcistico. Contrario alla riapertura del campionato di eccellenza per le modalità con cui si è deciso di riaprire, Ammaturo ci ha spiegato quanto segue : “Il nostro movimento calcistico non si riduce all’eccellenza, e andava dato un occhio di riguardo almeno anche alla promozione, dove ci sono fior di dirigenti che andavano rispettati, quanto meno invitandoli, come si è fatto con l’eccellenza, a formulare idee per poter ripartire.Non sono parte in causa, ma faccio parte di questo mondo, e sono convinto che dobbiamo riconoscere a tutti un qualcosa. Sono certo che il Presidente Zigarelli abbia fatto di tutto per creare le premesse di una ripartenza, ma non si può ignorare completamente le esigenze della promozione che sono anche più gironi. Sono stato contrario a questa mancanza di attenzione”. L’intervista continua con dei commenti da parte di chi, come Ammaturo, vanta una lunga ed intensa esperienza nel mondo del pallone, su quello che sta accadendo nel campionato di eccellenza. A partire dal girone A: la Frattese ha punteggio pieno, seguono l’Acerrana, Maddalonese, Albanova, Mondragone e Napoli Nord : “La Frattese ha una caratura superiore, una squadra più completa, è allenata alla grande da un tecnico carismatico, abituato a stare al di sopra della media delle classifiche. E’ quindi l’aspirante più papabile per il lotto finale. La delusione è l’Albanova, perché pensavo potesse riuscire ad andare avanti”. A proposito della Frattese, ci stuzzica, e non poco, la figura dell’allenatore, Sasà Ambrosino, di cui si sente sempre parlare bene : “E’ un ragazzo molto, molto preparato, ad una primavera potrebbe dare tantissimo, può fare calcio di un certo livello. Lo conosco come calciatore, lo stimo tantissimo.Potrebbe aspirare a certi livelli, e la Frattese è attrezzata per la serie D”. Passiamo al girone B di questo bellissimo ritorno del calcio : Ischia a 9 punti,
seguono il Napoli United ed il Pianura con 7 punti, chiudono il Real Forio e Barano Calcio con un punto. Un commento sulle sconfitte napoletane in terra isolana nell’ultimo turno : “Sono quelle situazioni in cui si perde per troppa sicurezza,. Il Pianura è una squadra allenata benissimo da Sasà Marra che è un vincente, ha esperienza anche della serie C, è un locale, di Pianura, quindi potrebbe arrivare prima in classifica. L’Ischia con Monti, che conosco bene e che ho tenuto come allenatore, non regala niente a nessuno, farà il possibile fino alla fine per arrivare primo. C’è un certo movimento ad Ischia per riportare questa squadra a certi livelli”. Il girone C ha grandi ambizioni con il San Giorgio finalmente primo, da quando è arrivato Pasquale Borrelli, partito un po’ male, oggi è uno squadrone. Seguono Scafatese, Sant’Agnello, la Barrese , il Pomigliano ed il Vico Equense, ultimo con un punto : “Avrei scommesso tantissimo sul Pomigliano, sono inspiegabili anche le dimissioni dell’allenatore Renato Cioffi, che in passato ha fatto benissimo,ha un curriculum di tutto rispetto”. Cogliamo l’occasione per fare gli auguri ad Emanuele Troise, e al fratello Francesco che lo segue con tanto affetto, e che ha portato il Mantova ai playoff per la serie B. E’ una grande soddisfazione per tutto il calcio campano. L’altro girone vede squadre che hanno fatto la storia del calcio qui in Campania, come la Mariglianese prima a 11 punti, seguono Palmese, Cervinara, Città di Avellino, Montemiletto e Lioni : “Qui il cuore dice Palmese : ho lavorato a Palma Campania, avevo una squadra fortis-
sima. Mi auguro che la Palmese vada avanti, anche se non ho capito l’esclusione di Guarracino, che è un allenatore così vulcanico, galvanizzatore, lo vedo adatto a quella piazza”. L’ultimo girone è quello salernitano, con Agropoli, Buccino, Faiano e Virtus Cilento. Qual è stato un tuo calciatore che ha fatto la carriera migliore. “Biagio Meccariello è un ragazzo che porto nel cuore. Ha fatto tutta la trafila : cinque anni ad Andria, a Terni dove diventò capitano, poi a Lecce, dove gioca come titolare. Mi ha lasciato un’ impronta di un ragazzo che sapeva essere professionista già da dilettante. Di Gaetano Letizia, che sicuramente ha fatto una carriera importante, devo dire che chi lo ha voluto fortemente è stato Italo Farinelli, suo amico, ne conosceva peso, qualità e misura.I meriti non sono miei. Farinelli ha costruito questo ragazzo, lo ha aiutato, e lo ha portato a certi livelli. Grandi soddisfazioni le ho avute da chi ho preso dai dilettanti: Checco Ingenito, Pasquale Ottobre, Peppe Esposito, Ivan Di Sabato, che ha vinto il campionato a Siracusa e la Coppa Italia con l’Albinoleffe”. L’Afragolese sta lottando per non retrocedere : cosa ne pensi del campionato che sta facendo e perché non è andata come volevano: “Parlare di questo tipo di calcio mi mette il magone, perché parliamo di amici sinceri, a cui voglio bene : Gaetano Romano, il direttore sportivo, Niutta che è uno che nel calcio ci mette il cuore e sostanza, Nello Di Costanzo,un’altra grande persona. Il problema è che nel calcio non si può
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14 improvvisare nulla, tutto va costruito, specialmente in una società che è rinata, che sta creando situazioni di industria calcistica:oggi parlare di quarta serie, vuol dire che ci vuole una grande organizzazione, con uno scouting fatto bene. All’epoca nostra, il nostro mestiere era di andare a rubacchiare i calciatori nelle piccole squadre che però ti facevano vincere il campionato. Goria, Finamore, De Lucia, Bergamo, Lusardi erano giocatori che allora non conosceva nessuno, poi nel calcio regionale hanno avuto una grande visibilità. E’ questo che manca. L’organizzazione è importante ma va creata su un tessuto tecnico, altrimenti chi caccia i soldi, soffre. Afragola è stata protagonista assoluta del calcio, non una meteora. Quindi si deve costruire : non puoi fare una squadra forte e non fare risultato”. Chiudiamo con il Napoli di quest’anno e del settore giovanile : “Il settore giovanile è assolutamente da ricostru-
ire.Il calcio minore deve partire dai personaggi locali, dalla buona armonia con le scuole-calcio napoletane. Il Benevento viene costantemente nel napoletano a prendere ragazzini. Il Napoli deve imparare a rispettare queste realtà e a non perdere giocatori importanti che nascono qui. Sull’andamento del campionato del Napoli,ha inciso la mancanza di rispetto dei ruoli, la mancanza di rispetto di un uomo come Gattuso, che può avere sicuramente delle défaillance sul piano delle scelte tecniche, ma sul piano del lavoro è un uomo che va rispettato. Penso che nello spogliatoio abbia influito molto questa mancanza di rispetto da parte di De Laurentis nei confronti dell’allenatore. Rino Gattuso non sarà il migliore allenatore del mondo, ma neanche l’ultimo, e va rispettato. Per le ultime due partite, il Napoli se la può giocare ampiamente per l’accesso. Siamo d’accordo che quel calo di con-
centrazione, che a volte vediamo, nel professionista non è ammesso, lo puoi avere solo sotto la doccia, solo lì ti puoi rilassare”. Pensi si possa ricucire il rapporto tra presidente e allenatore?: “Se ho un’idea chiara del personaggio Gattuso, penso che il rapporto sia finito. Vorrei sbagliarmi perché potrebbe essere un valore aggiunto, a livello di costi, di lavoro. Ma gli hanno detto di tutto e di più. C’è ben poco da ricucire”. E’ stato un incontro da cui sono emersi i nomi di personalità importanti della nostra regione, capacità del mondo del calcio campano a cui lo stesso Napoli potrebbe rivolgersi ed attingere. La provocazione del Dir. Troise insieme a Peppe Ammaturo è proprio l’augurio che siano in molti, e quanto prima possibile, a lasciare il mondo dorato della Seria A e delle “Super-leghe”, e a rivolgere l’attenzione che meritano i nostri campionati campani. L’eccellenza.
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GENNARO MOSCA
VOSTRO ONORE, PERMETTA UN PENSIERO
“Il segreto della giustizia sta in una sempre maggior umanità e in una sempre maggiore vicinanza umana tra avvocati e giudici nella lotta contro il dolore’ (P. Calamandrei). Caso Palamara. Davigo e l’Ungheria gate. Il giudice del CSM Ardita è intervenuto in diretta a Piazza Pulita dichiarando che alcune dichiarazioni sentite dai colleghi sono gravissime. Veleni tra le Procure. La nostra Magistratura è nella tempesta, da quando il giudice radiato, col nome del tonno (cit. Presidente Cossiga), ha scoperchiato il Vaso di Pandora dichiarando i giochi di potere e le lobby che muovono le nomine dei vertici. Tutto questo fa il paio con l’esigenza oramai antica di una radicale riforma della macchina giudiziaria. I due rispettivi codici di rito hanno origini nel tempo lontane e conservano alcune norme che appaiono superate, arcaiche, se non risibili. Per esempio, un articolo della procedura civile stabilisce che: I bachi da seta possono essere pignorati solo quando sono nella maggior parte sui rami per formare il bozzolo. Ma ve lo immaginate l’ufficiale giudiziario, mentre procede al pignoramento dei piccoli bombyx mori, avendo però prima verificato che sono sul punto di formare il bozzolo? Ve lo immaginate, che ispeziona baco per baco? Oh perbac(c)o! Ma le stranezze non mancano neanche nelle sentenze: ‘condannato per violazione di domicilio l’amante fatto entrare in casa dalla fedifra-
IL GRILLO PARLANTE ga’, invece ‘non è violazione entrare nel giardino altrui per riprendersi il gatto’. Insomma per amore del micio si, di micina no. ‘E’ giusta causa di divorzio se lei è posseduta da Satana, ma le va riconosciuto l’assegno di mantenimento’. Compreso le spese di riscaldamento? Che inferno, per Belzebù! ‘Non è corruzione offrire 10 euro alla Stradale per evitare la multa.’ E venti? Ci sono aspetti della Giustizia che andrebbero corretti, raddrizzati, addirittura eliminati. Primo tra tutti i tempi per emettere una sentenza. Ma la complessità del processo, e dunque l’incertezza della durata, non è sconnessa dalla delicatezza delle questioni di volta in volta in gioco, la libertà personale, il patrimonio, gli affetti familiari, per dirne alcuno, e perché sopra ogni cosa deve essere assicurato il più ampio diritto di difesa. Se la parte
ritiene che per questo occorrerà chiamare cento testimoni – coi tempi conseguenti – e il giudice ne condivide la necessità, allora passeranno mesi o anni per sentirli tutti. E se il testimone è impossibilitato per quella data d’udienza, peggio che andar di notte, si rinvia. Ma questa è solo una tra le mille ipotesi che impediscono tempi definiti per arrivare alla sentenza, perché poi ci sono gli incidenti del processo, interruzioni, sospensioni, notifiche che non vanno a buon fine, legittimi impedimenti e ad abundantiam. Insomma, migliorare la macchina giudiziale non è affatto semplice. Ma non tutto è perduto. Di recente il processo – per primo quello civile – è diventato telematico, con l’eliminazione della carta e la
possibilità per l’avvocato di accedere agli atti immediatamente, senza necessità di richiedere copie e aspettare tempi morti. Le notifiche diventano sempre più demateriali, e se un giorno ogni cittadino avrà la sua identità digitale, cioè la sua casella di posta certificata, anche le comunicazioni alle parti personali saranno istantanee. I tempi medi della durata del giudizio sono scesi negli ultimi anni, anche grazie a questa riforma, e oggi mediamente ci vogliono 500 giorni perché il magistrato si pronunci, in primo grado. Si può fare ancora tanto, ma occorre snellire il procedimento – non penalizzando il diritto alla difesa – e velocizzare la procedura. Questo passa, da una parte, dall’intervento dei tecnici sui codici di procedura, dall’altra dal potenziamento delle risorse, in termini di quantità e qualità degli strumenti e degli operatori. Non sogno un mondo dove il processo duri pochissimo – d’altra parte, prendere tempo può ancora essere un legittimo strumento di difesa – ma in cui la lunghezza necessaria alla conclusione sia ragionevole, come prescrive una legge del settore. Il fatto è che la stessa ragionevolezza non è di definizione universalmente condivisa, e appare sempre più dominio di pochi, tra cui certamente non questo Grillaccio. E allora, ill.mo sig. Giudice, chiedo la clemenza Sua e della Ecc.ma Corte, per totale infermità mentale. Al di là di ogni ragionevole dubbio.
La pubblicità sulle edizioni digitali e sui siti dei giornali offre una informazione credibile. Il settimanale CASORIADUE ha una storia cartacea di 30 anni e dal lockdown ha iniziato la sua storia in edizione digitale; in aggiunta ha anche un sito del giornale. La pubblicità è un’antenna molto sensibile in una fase di ridefinizione dei valori e delle priorità. La nostra testata da la possibilità alle aziende che intendono puntare sulla qualità e sulla capacità creativa di immaginare un tempo post pandemia.
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16 Franco Pezzella
Le tele di Domenico Antonio Vaccaro nella Collegiata di San Mauro a Casoria
Tra le numerose opere artistiche che, per la loro presenza e per la solenne architettura disegnata dal certosino Bonaventura Presti che le contiene, fanno della Collegiata di San Mauro di Casoria una delle più notevoli emergenze artistiche della provincia di Napoli, un’attenzione particolare la meritano certamente i tre dipinti che, realizzati dal poliedrico artista napoletano Domenico Antonio Vaccaro, ne adornano l’abside e il transetto. Le tele in oggetto raffigurano rispettivamente: la Madonna con il Bambino tra san Mauro e san Gennaro, non firmata né datata ma collocabile alla fine del terzo decennio del secolo, che, inquadrata all’interno di uno splendido cortinaggio di stampo berniniano dovuto allo stesso Vaccaro, fa bella mostra di sé nel coro dietro l’altare maggiore; Maria che visita sant’Elisabetta (Visitazione), firmata e datata 1740 in basso a destra, posta sull’altare sinistro del transetto, e l’Immacolata, anch’essa firmata e datata 1741 in basso a destra, posta sull’altare di fronte. Nella prima tela, la Vergine, attorniata da un nugolo di angeli e cherubini, è seduta su una nuvola con il Bambino ritto sulla sua gamba destra nell’atto di essere adorata dai santi Mauro e Gennaro raffigurati, entrambi genuflessi, su due piani contrapposti:
l’uno a sinistra, prostrato su una roccia, riconoscibile per l’abito monacale e il pastorale di abate che impugna nella mano sinistra; l’altro, sul lato opposto, inginocchiato su una nube, identificabile per il cangiante manto vescovile giallo com’era molto in uso raffigurarlo nella pittura napoletana dell’epoca. Nella narrazione si inseriscono anche due angeli che reggono tra le mani altri attributi iconografici dei due santi, una pagnotta di pane per san Mauro (in ricordo di un miracolo di san Benedetto di cui era stato testimone), l’ampolla con il sangue per san Gennaro (per celebrare il prodigioso liquefarsi più volte all’anno del suo sangue). Di grande valenza storica, infine, il dettaglio della veduta della Collegiata inserita dal pittore nello squarcio che si apre ai piedi dei due santi. Nella tela della Visitazione, l’artista ripropone il popolare tema mariano così come è narrato dall’evangelista Luca (1, 36-56) - della visita di Maria, accompagnata da Giuseppe, alla cugina Elisabetta, in attesa di Giovanni Battista dopo lunghi anni di sterilità, per informarla dello strepitoso concepimento di Gesù ad opera dello Spirito Santo. L’incontro avviene sulle scale d’ingresso della casa di Elisabetta e del marito Zaccaria, il sommo sacerdote del
Tempio, in un clima di gioia e serenità. Come nella tela precedente anche qui la narrazione è arricchita da altre figure: nella fattispecie dalla figura dell’Eterno Padre, che, in alto a sinistra, attorniato da angeli svolazzanti e cherubini, benedice a braccia aperte l’incontro, e da quella, in basso a destra, del ragazzo e dell’asino che avevano accompagnato Giuseppe e Maria nel lungo viaggio da Nazareth a Gerusalemme, raffigurata con le sue possenti mura sullo sfondo. Nell’ultima delle tre tele il tema dell’Immacolata Concezione è affrontato, in piena ottemperanza a quelli che erano i canoni iconografici dettati dalle autorità ecclesiastiche del tempo, con l’immagine di Maria che, circondata da uno stuolo di angeli recanti alcuni simboli mariani, schiaccia la testa ad un serpente, motivo che ricorda il monito rivolto da Dio al rettile nell’Eden (Genesi 3,15): «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa…», parole che già i teologi medievali interpretarono come un annuncio della “nuova Eva” che, per riparare al peccato originale, avrebbe sconfitto Satana, il serpente. Anche qui il pittore inserisce un dettaglio della Collegiata raffigurando la cupola all’estremità inferiore sinistra del dipinto. Le tele casoria-
DOMENICA 16 MAGGIO 2021 ne sono le più avanzate della produzione del Vaccaro fin qui nota e si caratterizzano oltre che per una stesura pittorica a macchie dense e luminose, in contrapposizione alla corrente classicista imperante a Napoli in quella contingenza, per un rigoroso impianto accademico che ripropone lontani modelli di Francesco Solimena, uno dei suoi maestri. Figlio dello scultore Lorenzo Vaccaro, Domenico Antonio, nato a Napoli nel 1678, si avviò, giovanissimo, secondo il racconto del suo primo biografo Bernardo de Dominici, agli studi giuridici e letterari, non disdegnando, tuttavia, di nascosto dal padre, che non voleva seguisse le sue orme, di applicarsi alla pratica del disegno e delle arti in genere; inclinazione che il genitore, dopo vari tentativi falliti di dissuaderlo, finì con l’accettare tenendolo prima a bottega presso di sé e poi indirizzandolo a quella dell’amico Francesco Solimena, il maggiore pittore napoletano dell’epoca, affinché potesse meglio apprendere anche
17 le tecniche pittoriche. Qui conobbe tra gli altri, insieme alla folta schiera di allievi del maestro, anche il giovane Ferdinando Sanfelice, che lo avrebbe iniziato alla pratica dell’architettura. Sicché il Vaccaro fu all’un tempo pittore, scultore, architetto, disegnatore e decoratore riuscendo in tutte le arti a produrre una gran messe di opere che il ristretto spazio a disposizione in questa sede non permette di elencare tutte. Basterà ricordare che come pittore produsse le tele per le chiese di S. Maria di Monteverginella e S. Michele a Napoli, rispettivamente nel 1726 e 1731, per la collegiata di S. Maria delle Grazie a Marigliano, l’anno seguente, e per Palazzo Reale a Napoli nel 1739. Più intensa e articolata fu la sua attività di architetto che registra - giusto per citarne qualcuno - i progetti per il restauro del vecchio chiostro angioino del monastero di Santa Chiara a Napoli, con l’uso decorativo delle maioliche realizzate dai maestri “riggiolari” Giuseppe e Donato
Massa, per la chiesa di S. Michele ad Anacapri, per la chiesa del Purgatorio a Giugliano, per la chiesa della Concezione a Montecalvario e per Palazzo Spinelli di Tarsia a Napoli, tutti di eccelsa vena inventiva. Non di meno spessore fu la sua attività di scultore e decoratore che annovera alcuni capolavori dell’arte settecentesca napoletana, quali l’Angelo Custode nella basilica napoletana di S. Paolo Maggiore, il pavimento della già citata chiesa di S. Michele ad Anacapri, il chiostro maiolicato di Santa Chiara a Napoli, i disegni per le statue in argento di S. Sebastiano (duomo di Aversa) e S. Michele (abbazia di Procida) e una miriade di stucchi per chiese di Napoli (ch. di S. Bernardo e Margherita a Fonseca, ch. di S. Maria la Stella, ch. di S. Maria di Costantinopoli, ch. di Santa Maria della Pace) e dintorni (ch. di S. Maria delle Grazie a Calvizzano, ch. di S. Sofia a Giugliano, ch. della Natività a Portici, ch. di S. Sebastiano a Guardia Sanframondi).
CHIARA D’APONTE
Dino Alinei: il Radiologo dal cuore azzurro
Radiologo di professione e tifoso azzurro per vocazione. Questo, in estrema sintesi, è l’identikit di Dino Alinei. Respira calcio ed ama il Napoli da quando ne ha memoria e questa sua passione viscerale lo ha portato a diventare un grande collezionista di cimeli sportivi. Lo abbiamo contattato per fare il punto della situazione sia per quanto riguarda la radiologia sia per quanto riguarda il calcio e lui ci ha cortesemente concesso una breve intervista. Descriva la sua professione nel modo più semplice possibile*. In una ipotetica squadra di calcio formata solo da medici in quale ruolo farebbe giocare un radiologo? La professione del Radiologo è affascinante perché probabilmente è, unitamente alla chirurgia robotica , una di quelle sempre alla rincorsa dell’aggiornamento tecnologico, sicuramente la prima ad aver utilizzato comunicazione, trasmissione dati e soprattutto i computer per la creazione delle immagini (vedi la tac). In una squadra di calcio il Radiologo lo vedo “ sottopunta “per estro e soprattutto perché il radiologo, antico cerca-
tore di ombre, saprebbe cercare gli spazi per imbucate ed assist raffinati. Come ha influito la pandemia sulla sua professione? La pandemia ha determinato per noi l’ impellenza di comprendere subito i quadri polmonari conseguenti alla infezione da covid, essendo diventata la tac il presidio fondamentale per monitorare lo stadio della malattia o la valutazione successiva delle fasi di guarigione Guardando anche ai risultati dell’ultima giornata di campionato, col Napoli sempre più vicino alla zona Champions e il Benevento, purtroppo, retrocesso in B, come giudica complessivamente lo stato di salute del calcio campano?
Lo stato di salute del calcio campano sembra soddisfacente: se, come credo, il Napoli raggiungerà la Champions e con la Salernitana tornata in A. Spiace per i sanniti. Fosse il presidente De Laurentiis quali elementi, tra squadra e staff tecnico tratterrebbe e quali manderebbe via? Se fossi “Delau”? non so esattamente i termini dell’ eventuale reciproco dissapore tra il presidente ed il mister. Essendone all’oscuro o immaginando che non ci siano attriti confermerei Gattuso che ha operato per 3 mesi senza i suoi attaccanti...Conte avrebbe vinto lo scudetto senza Lukaku e Lautaro ? non dico chi manderei via ma acquisterei finalmente un fortissimo esterno basso a sinistra ed un centrocampista di grande levatura. Non altro. In ultimo vorrei un suo pensiero circa lo sfogo del presidente Vigorito Il presidente Vigorito ha distrutto il mondo ossequioso dei media piegati al servizio del potere calcistico, rappresentando finalmente il sentimento della stragrande maggioranza degli appassionati di calcio stufi dei giochi di potere e degli abusi per pilotare partite e sorti di un club.
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18 IDA PICCOLO
L’INDISCUSSA MARIA BOLIGNANO
Questa settimana incontriamo un’attrice e regista napoletana dove con l’ironia dei suoi personaggi rappresenta il mondo femminile e fanno di Maria uno dei comici più apprezzati in Italia. Maria come stai vivendo questa riapertura lenta, a tratti macchinosa dei teatri e luoghi d’arte? “La vivo con una grande emozione poiché non stare su di un palco da un anno e mezzo dal mio punto di vista è un’emozione grandissima, nello stesso tempo c’è grande timore perché noi attori siamo fondamentalmente degli insicuri e quindi la domanda nostra è “Riusciremo a tornare come prima?” anche perché siamo fuori allenamento, ma sono certa che il pubblico con l’affetto che prova nei nostri confronti e per la voglia di vederci lavorare dal vivo ci perdoneranno anche di qualche nostra nostra gaffe”. Su cosa hai riflettuto durante la pandemia? “Ho riflettuto su tante cose, sull’importanza di avere una famiglia solida, gli affetti, in particolar modo di viverla giorno dopo giorno, perché non bisogna mai darli per scontato, la lontananza dai genitori, dai suoceri, amici del cuore, insomma è stata molto difficile ma fortunatamente sono riuscita ad essere circondata dall’amore della famiglia e questo per me ha dato una conferma delle mie priorità su tutto”.
Made in sud, un’allegra rassegna della comicità meridionale dove tu sei stata protagonista, personaggio ed autore indiscusso, quali sono stati i riscontri di questi successi in prima serata? “Un’ esperienza meravigliosa e divertente con i miei colleghi, ma un‘esperienza anche dura e difficile poiché lavorare in diretta televisiva e devi far ridere, non hai la possibilità di ripetere, una grande palestra, e credo che gli attori non debbano focalizzarsi su un solo tipo di comunicazione, ma avere la possibilità di praticare tutte queste arti attenendosi alle regole televisive per avere ottimi risultati, la pratica fa bene, ti definisce. Secondo me Made in sud come primo programma del sud rimarrà nella storia”.
La Bolignano in che modo si descriverebbe e identificherebbe? “Descrivermi è sempre complicato perché sembra di dire sempre troppo poco o troppo troppo, sicuramente una mamma attenta e molto seria sul lavoro e anche ecologicamente molto attenta, amo molto le persone, sono estroversa, infatti il pubblico che mi segue lo avverte, questo vuol dire che resta un rapporto affettivo, so pur femminist si po serví – esclama La Bolignano - sono contenta di poter ricambiare la stima con il mio pubblico, amo l’unione e la sinergia che durante i miei spettacoli si crea con loro, si unisce e si amalgama e non c’è più bella soddisfazione di questa”. Ci sono dei progetti futuri? “Nell’ immediato futuro e grazie al lockdown ho scoperto una forte passione per la scrittura, ci sono due progetti scritti da me e grandi nomi, anche giovani professionisti che spero possano presto prendere proprio corpo, c’è bisogno anche di una scrittura ironica, brillante che preveda la presenza femminile, finalmente proprio come Dio comanda! Ho appena terminato un’esperienza con Lello Arena e Luciano Melchionna “the spartafelixland” una piattaforma artistica sul web e sicuramente ci sarà un altro progettino allettante prossimamente e appena sarà ufficiale lo diremo, è una cosa molto bella - conclude Maria - e quindi incrociamo le dita”.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
inaugurato il nuovo spazio neutro per gli incontri genitori-figli
Presso gli uffici del IV Settore del Comune di Casoria, è stato inaugurato, alla presenza del Sindaco Raffaele Bene, del Vice-Sindaco Paola Ambrosio, dell’Assessore alle Politiche Sociali Marianna Riccardi e del consigliere comunale Marco Colurcio, lo spazio neutro attrezzato per gli incontri protetti tra genitori e figli. Erano inoltre presenti, per il Distretto 43 ASL Napoli 2 Nord e il Consultorio UOMI, il Dott. Serretiello, la Dott.ssa Capriolo e la Dott.ssa Padricelli. Lo spazio neutro è stato arredato grazie all’intervento di diversi imprenditori e cittadini casoriani, che hanno messo, con grande senso di comunità e solidarietà, a disposizione la loro opera e i loro servizi. L’obiettivo dello spazio neutro è facilitare e sostenere gli incontri tra genitori e figli in un luogo sicuro, rassicurante e pro-
tetto, tutelando il minore nel suo diritto di visita e verificando se ci sono i presupposti per l’assunzione della responsabilità genitoriale, al fine di rendere possibile e sostenere il mantenimento della relazione genitori-figli a seguito di eventi di crisi familiare.
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FABRIZIO KÜhne
Coca-Cola PizzaVillage@Home: la pizza torna a casa Napoli, capitale mondiale e patria natia della popstar del food più amata di sempre, ospiterà la seconda tappa del tour (3-6 giugno) in formato diffuso riportando PizzaVillage lì dove tutto è iniziato. Seconda tappa per il Coca-Cola PizzaVillage@Home in programma a Napoli dal 3 al 6 giugno p.v. L’innovativo format phigital, ideato e prodotto da Oramata Grandi Eventi e AADV Entertainment, dopo il successo del primo appuntamento a Palermo lo scorso mese di marzo, approda nella capitale mondiale della pizza con un’edizione speciale diffusa a sostegno della riapertura delle pizzerie cittadine. Il concetto di @home ampia i suoi confini con un PizzaVillage che, oltre ad arrivare nelle case dei napoletani con i servizi delivery e take-away, entrerà anche in quelle dei pizzaioli. Un invito quindi a tornare a gustare la pizza in pizzeria e a scoprire il menù speciale dell’evento con 15 pizze celebrative pensate per l’occasione. Sono 15, infatti, le pizzerie storiche, tra le migliori della città, che diverranno per 4 giorni veri e propri flagship store Coca-Cola PizzaVillage@Home, nei quali riassaporare l’emozione della partecipazione all’evento più amato dai napoletani. Ad aprire le porte dei propri locali sa-
ranno le pizzerie: Vincenzo Capuano, Fiorenzano, Gino e Toto Sorbillo, L’antica Pizzeria Da Michele, Pizzeria Errico Porzio, Napoli 1820, Pizzeria 3.0 – Ciro Cascella, Cicciotto Pizzeria, Dalle Figlie di Iorio, Antica Pizzeria Da Gennaro, Fermento, Antica Pizzeria Vesi, Lucignolo Bella Pizza, Federico Guardascione, I Re di Napoli. Un’iniziativa inedita per supportare il prezioso lavoro dei maestri pizzaioli che avranno l’opportunità di rilanciare la propria attività fino ad oggi fortemente limitata dalle misure restrittive della pandemia. L’esperienza Coca-Cola PizzaVillage@ Home, prevista per la cena, si aprirà con un servizio di benvenuto dedicato e si concluderà, sia per chi ordina da casa che per quanti decideranno di parteci-
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parvi andando in pizzeria, con l’omaggio di una Special Pizza Box contenente numerose sorprese e prodotti di eccellenza. Il format continuerà a coinvolgere il pubblico anche in eventi esclusivi sui canali social del CC_PV@H. Due Masterclass dei maestri pizzaioli Gino Sorbillo e Errico Porzio che mostreranno i loro segreti al banco di lavoro con creazioni frutto delle tradizioni tramandate da generazioni e delle tecniche più recenti ed innovative. I campioni del forno a legna, con le farine del Mulino Caputo, daranno vita a ricette inedite che, per l’occasione, insieme a CocaCola, animeranno le serate casalinghe dei partenopei. Il Coca-Cola PizzaVillage@Home si svolge grazie al sostegno di Coca-Cola, title sponsor dell’edizione 2021 che celebra insieme al PizzaVillage@Home il perfetto binomio tra pizza e Coca-Cola. Una combinazione che mette tutti d’accordo e che invita a trascorrere insieme un momento di piacevole convivialità. Founding Partner dell’evento Mulino Caputo e Main Sponsor Birrificio Angelo Poretti. Official Sponsor: Acqua Minerale S. Bernardo, Latteria Sorrentina, Ciao - Il Pomodoro di Napoli e Caffè Kenon. Partner tecnici: Glovo e PizzaTales.it.
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20 Salvatore Iavarone
Consigliere Comunale di Casoria
PIANO OPERATIVO SALUTE Active & Healthy Ageing “Tecnologie per l’invecchiamento attivo e l’assistenza domiciliare”, un bando del Ministero della Salute
Ancora un Bando utile per finanziare attività pubbliche sul territorio della nostra città, un bando del Ministero della salute a cui anche il Comune potrebbe partecipare con partner territoriali, si tratta di un Avviso che è emanato in attuazione degli interventi individuati nell’ambito della Traiettoria 1 – Azione 1.1 del Piano Operativo, al fine di promuovere la creazione di una zona all’interno del tessuto urbano dedicato alla popolazione anziana, nella quale costruire spazi abitativi autonomi dotati di prodotti e servizi “intelligenti”, basati sulle tecnologie ICT e con una condivisione di servizi assistenziali socio sanitari e di prima emergenza, nonché di servizi utili alla socializzazione Sono ammessi a presentare i progetti per il riconoscimento del contributo previsto dal presente Avviso: a) le Amministrazioni pubbliche e gli Enti del Servizio sanitario nazionale; b) gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico – IRCCS; c) le Università; d) gli Enti di ricerca pubblici. I soggetti sopra menzionati possono realizzare il progetto anche congiuntamente tra di loro, attraverso una delle forme di collaborazione previste dalla normativa vigente, purché essa configuri un concorso effettivo, stabile e coerente, rispetto alla articolazione e agli obiettivi del progetto, funzionale alla realizzazione dello stesso. La forma di collaborazione deve prevedere al contempo:
a) la suddivisione delle competenze e delle reciproche responsabilità relativamente alla realizzazione del progetto e alla ripartizione dei costi e delle spese tra tutti i soggetti partecipanti; b) l’individuazione, nell’ambito dei soggetti partecipanti di cui alla lettera a), del soggetto capofila, che agisce in veste di mandatario dei partecipanti, attraverso il conferimento da parte dei medesimi, con atto pubblico o scrittura privata autenticata, di un mandato collettivo con rappresentanza per tutti i rapporti con il Ministero, ivi inclusi quelli relativi alle attività di erogazione del contributo. Sono ammissibili al contributo previsto dal presente Avviso i progetti che, in coerenza con l’Area tematica “Salute, alimentazione, qualità della vita” della Strategia Nazionale di Specializzazione Intelligente e della traiettoria di sviluppo a priorità nazionale “Active & Healthy Ageing - Tecnologie per l’invecchiamento attivo e l’assistenza domiciliare”, prevedano la realizzazione, l’implementazione tecnologica o il completamento di iniziative già avviate per la realizzazione di comunità residenziali dotate di prodotti e servizi “intelligenti” per l’anziano grazie all’utilizzo dell’ICT. Ai fini dell’ammissibilità al contributo, i progetti devono: a) essere realizzati o prevedere il completamento di iniziative già avviate su immobili di proprietà pubblica e nella disponibilità del soggetto proponente
alla data di presentazione della domanda di partecipazione ovvero, in caso di progetti presentati in forma congiunta, nella disponibilità di uno dei soggetti partecipanti; b) prevedere la realizzazione di spazi abitativi autonomi e di spazi ricreativi condivisi, anche basati sul concetto della “Lifetime Home” e sull’utilizzo della domotica, al fine di migliorare il benessere, l’autonomia e la sicurezza dell’anziano residente; c) prevedere che gli spazi di cui al punto precedente siano dotati di prodotti e servizi “intelligenti”, basati sulle tecnologie ICT, al fine di consentire una connessione esterna finalizzata, in particolare, al soddisfacimento dei fabbisogni primari dell’anziano, al monitoraggio remoto delle sue condizioni di salute, al riconoscimento precoce di eventuali alterazioni e alla gestione della prima emergenza. Tali prodotti e servizi devono essere sviluppati e implementati, anche in via sperimentale, tramite ricorso a competenze interne o, in alternativa, acquisiti da fornitori esterni; d) prevedere spese e costi ammissibili superiori a euro 3.000.000,00 (tremilioni/00) e fino a euro 13.580.000,00 (tredicimilionicinquecentottantamila/00). (Il contributo alla realizzazione dei progetti di cui al presente Avviso assume la forma del contributo a fondo perduto, a copertura massima del 80% dei costi ammissibili del progetto). La copertura della quota residua dei costi ammissibili, non oggetto del con-
DOMENICA 16 MAGGIO 2021 tributo di cui al comma 1, deve essere assicurata dal soggetto proponente. In caso di progetti presentati in forma congiunta, ciascun soggetto partecipante deve sostenere almeno il 2% (due per cento) dei costi ammissibili; e) avere una durata non superiore a 4 anni decorrenti dalla sottoscrizione dell’atto di riconoscimento del contributo e, comunque, non superiore alla data di chiusura del Piano operativo fissata al 31 dicembre 2025, fatte salve eventuali successive proroghe dei termini del piano medesimo Sono considerati ammissibili i costi funzionali e necessari alla realizzazione del progetto riferiti alle seguenti voci di spesa: a) spese per la progettazione dell’intervento; b) spese per le opere murarie e i lavori finalizzati alla riqualificazione e all’adeguamento degli immobili oggetto dell’intervento e delle relative perti-
21 nenze, ivi comprese le spese tecniche relative alla direzione lavori, al collaudo/regolare esecuzione e agli oneri per la sicurezza; c) spese per l’acquisto di arredi, strumenti e attrezzature; d) spese di personale dipendente del soggetto proponente o in rapporto di collaborazione con contratto a progetto, con contratto di somministrazione di lavoro, ovvero titolare di specifico assegno di ricerca, nella misura in cui sono impiegati nelle attività di sviluppo e implementazione dei prodotti e dei servizi di cui all’articolo 5, comma 2, lettera c); e) spese amministrative, comprese le spese generali, necessarie per lo svolgimento delle attività; f) spese relative all’acquisizione dei prodotti e dei servizi di cui all’articolo 5, comma 2, lettera c); g) spese di pubblicazione e divulgazione dei contenuti del progetto finanziato dal Ministero e dei relativi risultati. Le proposte di intervento andranno inol-
trate al Ministero della Salute a mezzo pec dgprog@postacert.sanita.it entro il 25.05.2021, indicando espressamente nell’oggetto del messaggio la dicitura “Domanda di partecipazione – Bando Po Salute Traiettoria 1” La quota del 20% di cofinanziamento a carico del soggetto proponente può essere rappresentata dai costi del personale impiegato nelle attività oggetto dell’intervento. Tali costi ovviamente devono essere rendicontati. Possono concorrere altresì alla copertura della quota residua dei costi ammissibili, non oggetto del contributo, soggetti terzi, ivi incluse le imprese configurandosi come co finanziatori non destinatari delle risorse di cui all’Avviso pubblico. Tale concorso da parte dei predetti terzi soggetti può avvenire anche con la messa a disposizione, per la realizzazione del progetto, di proprio personale, strutture e attrezzature.
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Grandi consensi per l’attore Angelo Iannelli con il contest “Un pensiero per la mamma” Sabatino Sirica e Salvatore Misticone giudici di gara, hanno premiato i vincitori
L’instancabile king del sorriso Angelo Iannelli, noto con l’appellativo di Ambasciatore del Sorriso per il suo impegno verso le persone meno fortunate, continua a regalare sorrisi a intere famiglie con la sua creatività in questo periodo storico di emergenza sanitaria di Pandemia Ancora un successo per l’ultimo Pulcinella, stavolta il contest è stato dedicato alla festa della mamma “Un pensiero per la mamma” l’ideatore dei contest pandemici ha voluto pensare di valorizzare la figura della madre attraverso un gioco online. I partecipanti hanno inviato sulla pagina ufficiale Facebook di Angelo Iannelli, brevi filmati delle specialità dolciarie, delle poesie, dei monologhi e dei racconti dedicati alla figura della mamma. L’eroe post moderno del sociale Angelo Iannelli, ha attirato tanti amici con lo slogan “Mamma sei la mia super eroe “ con l’intento di donare un sorriso a tante famiglie I partecipanti sono stati valutati da due eccellenze italiane,
parliamo del noto maestro pasticciere Sabatino Sirica e dell’attore di” Benvenuti al Sud “Salvatore Misticone, i quali hanno ringraziato attraverso un videomessaggio Angelo Iannelli e i partecipanti al gioco, decretando vincitori Imma Pasqualini di Caivano e Lucia Cepollaro di Cimitile che saranno omaggiati delle delizie della pasticcieria di San Giorgio a Cremano “Sirica”. Ricordiamoli gli altri partecipanti: Gabriella Giuliani, Bruno Guidotti, Vincenzo D’Angelo, Marta Maiello, Anita Napolitano, Francesco Panico, Armando Fusaro e Lucia Oreto, Sergio Carluccio, Gerry Carillo, Cossa Carmelo, Ruggero Rosa, Rosa Moscato e fuori concorso ha omaggiato di una sua poesia Tina Piccolo, definita l’ambasciatrice della poesia. Il contest ancora una volta ha suscitato un grande successo, gastronomia, poesia e canzoni insieme per valorizzare la figura della regina della vita la ”Mamma”.
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riceviamo e pubblichiamo DA ANITA CURCI
Il Regno di Napoli verso il 1799 nel romanzo storico di Anita Curci: “Nina o sia la pazza per amore”, Kairós edizioni. In libreria e negli store online
Luglio 1789: cade la Bastiglia. Da Parigi si irradiano le idee rivoluzionarie che fanno tremare le corti europee. Un mese prima, nel Regno di Napoli, a San Leucio, nella civile colonia industriale creata per lavorare sete pregiate, debutta l’opera di Giovanni Paisiello Nina o sia la pazza per amore. Questo intenso romanzo di Anita Curci (pagg 336, Kairós edizioni) ne prende in prestito il titolo per evocare la temperie sociale, politica e culturale del tempo. Fatti veri e di fantasia si intrecciano per seguire la marchesina di un casato decaduto, Antonina Scarca (Nina), povera, costretta a fingersi uomo per sopravvivere e tentare di riportare a miglior sorte il feudo di famiglia. Sua unica speranza, in un Meridione che ancora si aggrappa a un feudalesimo antiquato e ormai privo di risorse. Qui Nina, dopo aver lasciato il clima irrespirabile di una città in pericoloso fermento, si accorge di cosa è davvero fatta la vita dei contadini e di chi non ha avuto la fortuna, la forza e la possibilità di trasferirsi in città. Qui si accorge quanto il sistema fondato sul potere dei feudatari sia iniquo e perverso. Già spadaccina, perché suo padre voleva un figlio maschio e come tale la alleva, e cavallerizza impareggiabile, perfeziona l’uso del moschetto. Con una personalità indomita, coraggiosa, e al tempo stesso fragile, si immerge senza rendersene conto nei destini di un tempo che procede a passi spediti verso le sciagure del sanguinoso e sfortunato ’99 napoletano. Nina Scarca, assieme ai personaggi che le ruotano intorno, incarna lo spirito di un’epoca complessa al tramonto del XVIII secolo e rappresenta in pieno l’entusiasmo e la disfatta delle menti eccelse che credettero ciecamente nell’ideale rivoluzionario e repubblicano nel Regno. Guarda il video “Nina o sia la pazza per amore”, l’ultimo romanzo storico di Anita Curci. Kairós Edizioni - YouTube Dalla postfazione di Silvana Campese: Lavoro poderoso, colto, scritto con
poco nella formazione della bambina e dell’adolescente, e la orienta verso scelte estreme e coraggiose, audaci sfide in momenti, contesti storici e ambientali ben lontani da quelli in seguito evolutisi con le lotte di emancipazione e di liberazione delle donne e delle femministe.
cura e perizia. Appartiene a un genere letterario che bisogna amare per poterne veramente apprezzare tutti i preziosi e labirintici meandri. Uno per tutti il tipo di descrizioni in cui spesso si dilunga l’autrice: della Napoli del ʼ700 avanzato, di ambienti e contesti, esterni e interni, di abitudini e comportamenti diversificati in modo anche stridente tra classi sociali. La storia si svolge dapprima a Napoli e poi in un feudo ai confini del regno di Ferdinando di Borbone, arricchendo il patrimonio di dati e nozioni anche sulla questione feudale e sulle condizioni sociali e umane dei borghi rurali. Qui la protagonista ricorre a un espediente di antica memoria: decide, in un contesto fortemente maschilista, di farsi credere uomo. Il padre voleva un maschio e la educa come se lo fosse. Ciò contribuisce non
Uno stralcio del romanzo: E la primavera tornò, portando con sé profumi di fiori e vento caldo. Nina, non potendo più sopportare l’ozio al quale era costretta, e non essendosi sbloccata la loro situazione finanziaria, si convinse a partire per la fine di marzo. Era il momento migliore per affrontare quel viaggio tanto atteso verso le colline di Roccagioiosa e lasciare il clima irrespirabile di una città in pericoloso fermento. Eppure, il peggio doveva arrivare mesi più tardi quando, la notizia della decapitazione di Maria Antonietta, il 16 ottobre del 1793, avrebbe portato sconforto immenso alla regina di Napoli, accrescendo lo scompiglio generale, il disordine, la pazzia. Sarebbero finiti nelle carceri della città, di Castellammare, di Lampedusa e delle isole Tremiti i sospettati simpatizzanti delle idee giacobine. E poi, per il lutto della corte, sarebbe stata vietata ogni festa pubblica o privata. Nel reame spirava davvero una brutta aria. Già da febbraio non si viveva più sereni. Napoli era ormai cambiata per sempre. E Nina non vedeva l’ora di andarsene. L’unica risorsa restava il feudo ai confini del regno. A costo di lavorare sodo con le proprie mani, era necessario riafferrare le redini della tenuta. ANITA CURCI Classe 1974. Giornalista napoletana, editor, promotrice di eventi culturali, addetto stampa. Direttrice del bimestrale Proscenio e dei web magazine Teatrocult e Corriere Cultura. Responsabile della linea editoriale Serie Oro. Autrice del racconto storico Non mi vendo – Storia di una partigiana del Petraio, edizioni Apeiron; e del romanzo onirico (in via di pubblicazione) L’Inverno di Ramona Adler, Phoenix Publishing.
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MARCO STILETTI
Consiglio Comunale, definite le commissioni permanenti e speciali
Il Consiglio Comunale del 10 maggio passerà in archivio come il consiglio delle commissioni permanenti e quelle speciali, visto i tempi, del Covid 19 e del Recovery Fund. Nella IV Commissione Covid vengono confermati i membri dalla sua nascita tranne il consigliere Giulia Marotta e il presidente è sempre il consigliere Francesco Napolitano. Il membro dell’opposizione ringrazia e afferma: “Sono sufficientemente soddisfatto. Mi rivolgo con queste parole all’intera amministrazione perché abbiamo lavorato sodo e con qualcuno si è instaurato un buon rapporto specialmente con il consigliere Esposito Daniele, ma ultimamente ho avuto problemi nel convocare i membri della mia commissione e a breve la riconvocherò per riprendere i lavori”. La commissione del recovery fund, invece, durerà 6 mesi ma con prorogabilità ed è stato votato come presidente Luigi Maglione con i componenti Giulia Marotta, Nicoletta Marotta, Elisabetta Puzone e Giovanni Esposito. Questa commissione servirà per ottimizzare al meglio i fondi del piano Recovery che arriveranno in questi mesi dal Governo. Stabiliti tutti i membri delle varie commissioni si passa al verbale con le varie linee programmatiche. Dodici pagine che formano “il libro dei sogni”
come lo ha definito stasera il sindaco. Sono cose che non tutte si potranno fare nei quasi cinque anni che rimangono per l’amministrazione Marino, ma almeno si annotano per poter riuscire a realizzare il massimo possibile. Dopo la lettura da parte del primo cittadino delle linee programmatiche ecco che partono subito le critiche prima del consigliere Machiella che riteneva di ultimare le promesse del centro anagrafe al Parco Acacie ancora non aperto, poi sull’incuria del campo sportivo e infine il P.U.C. incompleto. A rispondere, nelle vesti di consigliere piuttosto con quelle di presidente del consiglio, è Nadia Silva che spiega che le cose che si potranno realizzare verranno dichiarate nel prossimo consiglio con la rendicontazione e i documenti adatti che sveleranno tutta la fattibilità di affrontare le spese per le linee programmatiche. Machiella, poi, inter-
viene e chiede il parere del segretario comunale Maria Rosaria Lanzano in riguardo all’intervento come consigliere della signora Nadia Silva, essendo anche presidente del consiglio. L’intervento diventa inutile in quanto essendo primus inter pares (primo tra i pari) può anche spiegare, se vuole, da consigliere ciò che ritiene utile all’amministrazione. Nelle battute finali prima il consigliere Palmentieri e poi Elisabetta Puzone, con la sua mozione, esortano l’amministrazione a non mollare e a non adagiarsi sugli allori. Intervenire prima di tutto e non lasciare le cose a metà. Palmentieri faceva presente alcune pecche della maggioranza in riguardo al centro vaccinale e dei soldi spesi male per piante e arredo inutile, poi chiedeva il PEF 2020 che non è stato ancora approvato e infine la critica ad alcune linee programmatiche. Il consigliere Elisabetta Puzone, invece, con la sua mozione in riguardo ad energia e ambiente e soprattutto in aiuto dei più fragili ha convinto l’assise ed è passata, ma dovrà fornire più dettagli a riguardo. Il consiglio termina con la nomina dei membri dei giudici popolari Russo Giovanni, Marino Maria e il sindaco di diritto con i sostituti Elisabetta Puzone, Esposito Giovanni e Antonio Riccardi.
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26 RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA Damiano Vitagliano
CASORIA E I RECOVERY PLAN ULTIMA SPIAGGIA
Costruire un’Unione Europea per le prossime generazioni. È questo il compito storico a cui siamo chiamati. Per essere protagonisti, e non comprimari, della storia di questo secolo. Nel 2020, l’emergenza sanitaria generata dalla pandemia da Covid- 19 ha portato a un blocco produttivo di proporzioni inedite e all’adozione di misure d’emergenza con profonde ricadute sul piano sociale. Le sfide che dobbiamo affrontare sono enormi. Il ruolo straordinario assegnato all’Italia nell’ambito dell’iniziativa Next Generation EU è proporzionato alle esigenze del Paese, che non riguardano solo le conseguenze immediate della pandemia, ma anche e soprattutto i problemi e i divari strutturali che hanno ostacolato la crescita italiana degli ultimi decenni. Next Generation EU è la grande occasione per lo sviluppo italiano di questo decennio, che chiama il Paese a uno sforzo collettivo. Lo strumento per realizzare questo sforzo nazionale, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, può rendere l’Italia un Paese più sostenibile e inclusivo, con un’economia più avanzata e dinamica. È la capacità di preparare il futuro, di governare le trasformazioni senza subirle. Le statistiche evidenziano significativi ritardi nei confronti dei principali partner europei, così come marcate disparità regionali, acuite dalla mancata definizione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali. Il PNRR affronta questa rigidità promuovendo un’ambiziosa agenda di riforme per la Pubblica Amministrazione. L’azione di rilancio del Paese delineata dal Piano, e quindi di Casoria, è guidata da obiettivi di politica e interventi connessi a tre assi strategici: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale. La digitalizzazione e l’innovazione sono decisive per migliorare radicalmente la competitività dell’economia, la qualità del lavoro, e la vita delle persone, e per rendere l’Italia, e quindi Casoria, protagonista della competizione tecnologica globale.
La transizione ecologica sarà la base del nuovo modello economico e sociale di sviluppo su scala globale, in linea con l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Per avviarla sarà necessario, in primo luogo, ridurre drasticamente le emissioni di gas clima-alteranti in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e del Green Deal europeo; in secondo luogo occorre migliorare l’efficienza energetica e nell’uso delle materie prime delle filiere produttive, degli insediamenti civili e degli edifici pubblici e la qualità dell’aria nei centri urbani e delle acque interne e marine. Il PNRR, attraverso un approccio integrato e orizzontale, mira al potenziamento femminile e al contrasto alle discriminazioni di genere, all’accrescimento delle competenze, della capacità e delle prospettive occupazionali dei giovani, al riequilibrio territoriale e allo sviluppo del Mezzogiorno. La disuguaglianza di genere limita il potenziale contributo delle donne alla crescita economica del Paese; la sua natura trasversale richiede un’ottica e una politica multidimensionali e intersettoriali. Digitalizzazione e innovazione, sostenibilità ambientale e inclusione sociale sono le priorità strategiche del PNRR e si caratterizzano per il ruolo e l’importanza che le nuove generazioni assumono come attori e beneficiari di queste linee politiche. Le componenti dedicate all’innovazione digitale e alla transizione ecologica, con il contrasto al cambiamento climatico e la tutela delle risorse naturali, incrociano, insieme alle misure di inclusione sociale, sensibilità e bisogni, aspirazioni e competenze delle nuove generazioni italiane. La riforma e l’innovazione nella P.A., coniugandosi al previsto turn over generazionale, diventano un rilevante fattore di attrazione e di opportunità per i giovani qualificati. Per Casoria, a seguito del dissesto finanziario, accanto ai finanziamenti del Recovery Plan vi dovranno essere risorse aggiuntive del bilancio dello Stato. Particolare attenzione merita un nuovo sistema produttivo Casoriano per nuova occupazione che creerà necessariamen-
te più sicurezza sociale. Per questo vi sono tre direzioni da seguire: • Programmare Bene; • Efficienza e velocità della spesa; • Andare subito in esecuzione. Dobbiamo avere la consapevolezza che nel Comune di Casoria, ma questo vale per la stragrande maggioranza dei Comuni del mezzogiorno, non si dispone di idonee risorse umane, per questo a livello Regionale ci si deve attrezzare con strutture pubbliche per affiancare le Amministrazioni locali sul terreno della programmazione, progettazione e rendicondazione degli interventi. Ma quello che a mio avviso è necessario avere, a livello territoriale, una visione e un’idea di Casoria del futuro e dichiarando la sua mission. Casoria la città nell’Italia e in Europa Casoria è una città dotata di anima, ma priva di corpo. Una città piena di energie, ma atomizzata; cittadini, gruppi, movimenti ed associazioni pubbliche e private esprimono vitalità, creano e costruiscono, ma operano in maniere autonoma. Non c’è sinergia e manca una guida capace di dare un senso comune agli sforzi dei singoli. Inevitabilmente si finisce per cadere in duplicazioni e sovrapposizioni di progetti, a volte interessanti, ma alternativi. Così si finisce per assistere a istanze corporative a conflitti, per carenza di dialogo e confronto preventivi, questo rallenta lo slancio della città ed il suo sviluppo. Casoria deve riacquistare identità, appartenenza, speranza. IDENTITA’ L’identità da recuperare è quella della “Sesto San Giovanni del Sud”. Capace di richiamare nuovi cittadini desiderosi di misurarsi con nuove opportunità di lavoro, con una città immersa nella cultura europea. Ma anche di accogliere ed integrare grazie ad una catena di solidarietà attiva. Casoria deve essere una città che offre a ciascuno la libertà di scegliere percorsi autonomi di realizzazione, di sviluppo personale e di socializzare, non deve isolare specie i giovani e gli anziani. Casoria deve essere organizzata ed ef-
DOMENICA 16 MAGGIO 2021 ficiente, non città dove l’arretratezza della macchina burocratica significa separazione tra cittadini e un’amministrazione incapace di fornire servizi in modo moderno ed efficace. Casoria deve riaffermare l’importanza della tutela dei diritti sui cittadini, come premessa necessaria, per richiamarli al rispetto dei loro doveri, e questo non significa contrapporre egoismo a solidarietà, ma legalità a repressione. Casoria, infine, deve essere capace di innovare, fare tendenza, di lanciare idee e sperimentare, di attrarre e di stimolare l’interesse degli osservatori, anche oltre i confini nazionali. APPARTENZA Chiarita l’identità da recuperare, e quindi la visione degli obiettivi verso i quali guidare la città, occorre ricreare un forte senso di appartenenza. Appartenere significa sentirsi parte di una comunità, condividerne opportunità e problemi, partecipare alle scelte che ne segnano lo sviluppo, mettersi in gioco. La Casoria di oggi non stimola affatto in tal senso; è una città focalizzata quasi esclusivamente sul suo centro, mai chiede ai cittadini di formulare idee e proposte chiamandoli ad esprimersi. Tutto ciò non favorisce tra i cittadini
27 l’orgoglio di sentirsi casoriani e in quanto tali impegnati a rendere Casoria ogni giorno più bella, vitale e moderna. Bisogna quindi lavorare per una città policentrica, dove zone, quartieri, rioni vivano maggiormente di vita propria: quasi tante città in una. Occorre coinvolgere di più i cittadini, le organizzazioni, i movimenti, le associazioni democratiche, chiamarli ad esprimersi sulle scelte importanti, comunicare meglio le ragioni e le logiche delle decisioni dell’amministrazione. Solo in tal modo Casoria potrà recuperare un’altra delle sue caratteristiche migliori di un tempo: la capacità di integrare, accogliere e valorizzare esperienze nuove e diverse. SPERANZA La speranza da far vivere a Casoria, e a cui bisogna saper dare una risposta, è quella di una migliore qualità della vita per i suoi abitanti: che sono bambini, anziani, genitori, uomini, e donne ancor prima che impiegati, imprenditori, dipendenti pubblici, commercianti, operai, artigiani o taxisti. E’ la speranza di una città che torna a produrre valori materiali, e quindi ricchezza, e valori immateriali, e quindi cultura:
• una città che innova, che faccia tendenza e che sia un riferimento reale per chi ha idee e voglia di impegnarsi per realizzarle; • una città più accogliente e più bella, perché l’aspetto di una città è lo specchio dell’anima di chi ci vive e soprattutto di chi ha responsabilità di amministrarla e dirigerla; • una città più aperta a nuove culture ed esperienze da integrare con il tessuto e le tradizioni esistenti. Una città che attrae, che stimola a cui si dà volentieri qualcosa di sé. Il lavoro che ci attende tutti, come cittadini Casoriani, forze politiche, i loro leader locali, provinciali e regionali, Sindaco, Consiglieri Comunali, di maggioranza e di opposizione è quello di rilanciare Casoria, per farne una città dove non solo si lavora, ma si vive bene, una città di frontiera che guarda avanti e dà opportunità. Abbandonino quindi lotte intestine fondate sul nulla e peggio ancora sulle reciproche gelosie. Non è più il momento! Se Casoria dovesse perde questa ultima e irripetibile possibilità offerta, dal PNRR, bisogna saperlo, il suo declino sarà ancora più drammatico di quanto non appare.
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Elvira Pia Alla figlia più speciale. Sei sempre la nostra bambina, anche se oggi compi 19 anni. Il nostro augurio è vederti sempre felice, come il tuo cuore desidera, augurandoti di realizzare tutti i tuoi sogni. Felice Compleanno Amore. ✮✮✮✮✮ Da papà Luigi, mamma, nonna, Claudia, Antonio, zio Rino, zia Rosa, Angela e Angelo Vincenzo.
Si comunica alla cittadinanza che i cittadini che hanno effettuato la vaccinazione presso il sub distretto di Arpino fino al 28 marzo 2021 possono ritirare la teSSEra vaccinale presso il distretto 43 di Casoria via Alcide de Gasperi. Direttore Pasquale Bove Salvo accordi scritti, la collaborazione con questo settimanale è da considerarsi del tutto gratuita e non retribuita. In nessun caso si garantisce la restituzione dei materiali inviati. Del contenuto degli articoli e degli annunci pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. È vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari.
Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. Reg. 5116 del 28/02/2000
Editore CASORIA DUE s. a. s società messa in liquidazione
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