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“Buon Anno al malaffare, all’illegalità, alle bande criminali, alle baby gang, ai maneggioni ed ai ladroni. E poi: Casoria è Città borghese e clericale. Mancano sia le destre che le sinistre. Non c’è né Forza Nuova né Alternativa Sociale né, tantomeno, i disubbidienti, i no global, i movimenti studenteschi. Una gran marmellata di moderati. La loro millanteria. Una classe, la borghesia, che difende i suoi privilegi spartendosi il pubblico denaro (gli appalti, le somme urgenze, i permessi a costruire, le dia ecc.), ed un “popolo misero che un nome non ha” che inventa ogni giorno un modo per sopravvivere.
Una Città, Casoria, estranea a se stessa, dove la borghesia ha le redini del potere, esercitato non dai migliori ma dai più avidi: una Città che, per avere troppi problemi, non ne risolve mai alcuno, dove il “il problema vero è sempre un altro, che altri dovrebbero risolvere”, dove le regole valgono solo per gli altri; e NON ARRIVA, non temete, quello che impone o dovrebbe impedire lo sversamento illecito dei rifiuti.
Il rispetto delle regole sarebbe già un piccolo passo avanti verso tutti: ver-
gognarsi e criticarsi quando si sosta in divieto di sosta o, addirittura, sui marciapiedi.
Casoria è segnata dalla storia della mancanza e debolezza di una classe dirigente e di una classe politica incapace di perseguire il bene comune.
Adesso, è talmente facile demoralizzarsi, specie per chi odia imbroglioni, ladroni, maneggioni, che si ha l’impressione che il perseguimento del bene comune non è più possibile né desiderato.
L’augurio di questo “Buon Anno” è di avere la forza di non desiderare “terre più amiche” o di “fuire, scappare” e nel frattempo: una nipote in Francia e due a Melfi.
“Buon Anno a chi ha ridotto via Santa Croce, la strada dove passeggiavano le intelligenze dei nostri avi, in un ammasso di macerie e di nuovi e brutti fabbricati”.
“Buon Anno a Casoria Ambiente”. Un consiglio per le festività natalizie: Visita nel villaggio rom sotto il ponte di via San Salvatore a Casoria, cioè la Cantariello degli afragolesi ed anche in quello sul ponte tre luci.
“Buon Anno all’Ospedale di Casoria
diventato oggi, grazie al Dr. Domenico MAGLIONE e a Fratel Carlo MANGIONE finalmente, luogo di trincea e di eccellenza”.
Buon Anno a tutti gli operatori del 118 e a quelli del servizio Ambulanze.
Nella “lista della salute” non può mancare l’augurio di buon anno alla CGIL, allo straordinario lavoro a livello territoriale fatto da Antonio Andreozzi e da Fortunato Antonio De Rosa. Buon Anno alla CISL, quella di via Marco Rocco a Casoria. Buon Anno all’Arma dei Carabinieri sia alla Compagnia di Casoria che alla stazione di Arpino.
Buon Anno ai nostri inserzionisti. Buon Anno alla mia redazione, un gruppo di lavoro (Angela, Angelo, Antonio, Chiara, Floriana, Gaia, Ida, Luigi, Maria, Maria Cristina, Mario, Nunzio, Rita, Rosa, Salvatore, Ciro e Vittoria) che ci consente di essere presente, sempre in edizione digitale, anche nelle domeniche 25 dicembre e 1 di gennaio.
Buon Anno ai miei libri ed alle iniziative culturali che Casoriadue ha fatto e spera di continuare a fare.
Buon Anno ad Anna Starace, Peppino
D’Anna e la Flama Communication che hanno ricostruito un nuovo layout grafico del nostro sito web www. casoriadue.it che oggi naviga, grazie ai webmaster, con il vento in poppa. “Buon Anno al Comune di Casoria ed ai suoi tanti, tantissimi problemi: peccato aver interrotto lo straordinario lavoro svolto dalla giovane assessore al personale d.ssa Ilaria Capone; peccato aver interrotto il difficile lavoro svolto dalla d.ssa Paola Ambrosio nel settore della istruzione ed averla invece “trasferita” ai problemi ambientali, di ecologia e di nettezza urbana della Città di Casoria e della Frazione Arpino; peccato non essere riusciti a venire a conoscenza quale sia stato il lavoro della d.ssa Patrizia Di Monte sul patrimonio comunale; peccato per Raffaele Petrone, a cui va il nostro pensiero sempre; peccato per Luigi Goffredi: “la Giunta Municipale non si è mai espressa sulla dichiarazione di dissesto. Non ci sta nessun atto di Giunta. La DICHIARAZIONE DI DISSESTO è stata votata dal Consiglio Comunale su relazione del dirigente della Ragioneria e conferma dei revisori dei conti e proposta con la firma del Sindaco”. Peccato. Franco Russo, consigliere comunale per tanti anni, accetta l’invito di assumere l’incarico di assessore ai LL.PP., Commercio ed Ambiente, oggi, causa la crisi politica con bagarre tra “opposti” si trova fuori dal consesso politico ed amministrativo. Peccato. Peccato per aver interrotto il lavoro della bravissima e giovanissima avvocato Giovanna Guarino, non più assessore alla Pubblica Istruzione; Peccato per le dimissioni da fine mandato di assessore da parte di Francesco Girardi, anche lui al Bilancio ed alla Programmazione Economica. Peccato per Enzo Amato per così poco tempo assessore ai Lavori Pubblici. Peccato per Sonia Tabacco ed il suo brevissimo tempo alla Pubblica
Istruzione e peccato per le dimissioni di Ornella Esposito, giornalista e scrittrice, da assessore alle Politiche Sociali. Peccato se avessi dimenticato qualcuno di questo tourbillon nella Giunta Municipale della Città di Casoria. Peccato per l’assessore ai Lavori Pubblici Brancaccio dimessosi all’improvviso senza aver avuto, noi di Casoriadue, www. casoriadue.it e Nano Tv, di poterlo conoscere. PECCATO!!!!
Buon Anno al Consiglio Comunale, oggi così frastagliato, confuso e diviso sia in maggioranza che all’opposizione. Buon Anno agli 11 consiglieri comunali fedeli al Sindaco, Buon Anno ai 5 consiglieri di maggioranza (Obiettivo Comune, Casoria nel Cuore e Luisa Marro) contrari al Sindaco ed alla sua “nuova” Giunta Municipale, buon anno alla opposizione e buon anno al gruppo “liberi e forti” ed al giovane Puzone, indispensabili e
determinanti nella votazione degli atti di consiglio comunale. Senza di loro la “missione amministrativa” di Raffaele Bene a Sindaco di Casoria “potrebbe” finire o sarebbe già finita.
Buon Anno all’Amministrazione Comunale. Buon Anno al Sindaco Raffaele Bene; buon anno alla sua “nuova Giunta Municipale” mai presentata alla stampa: resta ancora vuoto l’assessorato ai Lavori pubblici, inquinamento e manutenzioni; Marco Colurcio alla Polizia Municipale; Paola Ambrosio all’Ambiente; Marianna Riccardi alle Politiche Sociali e Giovanili; Vincenzo Russo alla Pubblica Istruzione, Cultura e Sport; Rosario Poliso al Bilancio e Roberta Giova agli Affari Generali e del Personale.
BUON ANNO alle Chiese di Casoria ed a quelle di Arpino. Ai parroci ed a tutti gli operatori pastorali.
Succedono cose un po’ strane, di questi tempi, nella nostra allegra Repubblica di Casoria.
Il Comune fa soffrire, non piace, non garantisce scenari felici e deve farsi i conti in tasca.
Auguriamo all’Amministrazione Comunale di risolvere i problemi ancora in piedi, “non risolti fino ad ora perché debole e condizionata” dicono alcuni degli 11 fedeli al Sindaco. “Sicuramente più efficace ed operativa della precedente – sostiene uno dei leader dei movimenti che compongono la maggioranza – In più una riconoscibilità che la precedente non aveva. In ogni caso aspettiamo come si muove”. Diverso, molto diverso il pensiero ed il parere di chi non si rivede nelle scelte del Sindaco: “ha tradito il mandato elettorale; sto profondamente delusa; e tanto altro…
L’assessore Russo: “Programmati 17 eventi per ritessere il tessuto comunitario e far riscoprire la gioia dello stare insieme”. Ottime le interpretazioni del soprano e del tenore esaltate dalle melodiose note musicali degli strumenti suonati dai valenti musicisti. Bis di “Quanno nascette Ninno” su richiesta del parroco don Agostino Sciccone
Nella parrocchia Sant’Antonio Abate, il “gran concerto Natale in musica”, organizzato il 26 dicembre scorso dall’Amministrazione comunale di Casoria, nell’ambito dei 17 eventi programmati in questo periodo di festività natalizie, ha riscosso un enorme successo. Il pubblico, infatti, ha mostrato di avere ben gradito il piacevole ed emozionante spettacolo con uno scrosciante, lungo e caloroso applauso finale alla splendida performance dell’ensemble: soprano Angela Rosa Fico, tenore Antonio M. Annibale, al pianoforte Giuseppe Perretta, all’oboe Diego Di Guida, alla viola Eleonora Ciervo, al contrabbasso Renzo Schina. Dopo i cordiali e accoglienti saluti del parroco don Agostino Sciccone, l’assessore alla cultura, dott. Vincenzo Russo, nel suo intervento introduttivo, ha posto in rilievo che la scelta di illuminare i parchi cittadini e le ville comunali e di organizzare, inoltre, serate musicali ri-
sponde all’esigenza di creare l’opportunità di ritessere il tessuto comunitario, sfilacciatosi dopo il confinamento domiciliare per la pandemia, di ricucire, dunque, i rapporti interpersonali, di riscoprire la gioia dello stare insieme, vivendo le stesse emozioni e gli stessi sentimenti. E’ anche un modo, ha proseguito l’Assessore, di far riaffiorare la bellezza nei quartieri, soprattutto in quelli periferici, al fine di contrastare il senso dello squallore, della solitudine. E il linguaggio della musica contribuisce certamente alla finalità che si intende perseguire.
Infatti, i bei canti della tradizione natalizia, tra cui la notissima “Quanno nascette Ninno”, alcune canzoni classiche napoletane, tra le quali “Era de maggio” e “ ‘O sole mio”, e qualche canto dedicato alla Madonna, hanno elevato lo spirito degli astanti verso sublimi altezze, orizzonti vasti, facendo percepire che la bellezza della vita consiste nel tendere verso
la grandezza delle idealità, che imprimono all’esistenza un valore alto. Grazie alla virtuosistica e acuta voce del soprano, al timbro forte e potente del tenore, che si sono alternati nell’esecuzione dei canti, ma anche perfettamente amalgamati in alcune canzoni eseguite insieme, il “balsamo” della gioia, é sceso nell’intimo delle coscienze, in questi tempi in cui esse sono segnate da ferite generate da dolori collettivi e amarezze personali.
Le ottime interpretazioni del soprano e del tenore sono state ancor più esaltate dalle melodiose note musicali degli strumenti suonati dai giovani e già valenti musicisti citati poc’anzi, destando nell’animo un senso ineffabile d’incanto e di stupore. Suggestiva anche la location in cui si è svolto il concerto, un luogo sacro, nella soffusa penombra; tale contesto, ancor di più ha fatto gustare lo spettacolo facendo vibrare lo spirito, affinandone la sensibilità contro la bruttezza, la banalità, l’insignificante, l’usuale, la mediocrità, per proiettarsi verso l’inedito, l’autenticità, l’infinito, il sogno, la fede in ciò che rende la vita degna di essere vissuta. Alla fine del concerto, su espressa richiesta di don Agostino, l’ensemble ha concesso il bis di “Quanno nascette Ninno a Betlemme”. Il Parroco ha motivato il bis del canto, composto dal vescovo
S. Alfonso Maria de’ Liguori nel 1754, dichiarando che fin da piccolo gli è piaciuto; alcuni versi, in particolare, lo emozionano profondamente: “Co tutto ch’era vierno, Ninno bello, nascetteno a migliara rose e sciure”( Nonostante fosse inverno, Bambino bello, spuntarono migliaia di rose e di fiori”). Per quale motivo la commozione pervade il suo animo? Lo ha spiegato, concludendo nel modo più bello e meraviglioso, coerentemente con l’atmosfera creata dal concerto la magnifica serata: nell’inverno della vita, raggelata da eventi negativi, che generano dolore, angosce e paure, il Bambino si è spogliato della Sua gloria, per rivestirci della Luce divina, dei colori e dei profumi della primavera; un invito, dunque, i versi menzionati, a non avvilirsi, a non rassegnarsi al male, ad affrancarsi dalla nebbia del pessimismo, dal freddo del disfattismo, per trovare il riscatto con la serietà dell’impegno a rendere il nostro mondo migliore, ad avere e donare fiducia, a nutrire la speranza facendo fiorire segni belli e puliti, gesti d’amore e di pace, trasformando il nostro cuore in fonte viva di gioia e di giustizia, non più secca e sterile.
Nella rubrica “La Copertina”, in onda dallo studio di Nano TV, il Direttore di Casoriadue, Nando Troise commenta il settimanale del 18/12 scorso, iniziando con il commento del suo editoriale dal titolo: “L’indifferenza è connivenza”. Dello stesso, fa notare il sottotitolo, acquisendolo dal linguaggio calcistico: “Bene marcante”, mi riferisco al sindaco Raffaele Bene, che deve stare in marcatura molto stretta, se vuole sopravvivere; non pensasse ai benefici dei PICS (Piani integrati città sostenibili), alla “manna dal cielo” del PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, sollecitandolo a far approvare il PUC, per evitare un danno economico, amministrativo e burocratico enorme per la sua Amministrazione”, con effetti pesanti, aggiungo, sull’intera comunità cittadina.
Dopo il Primo Ciittadino, passa a “Graziuso ala”, riferendosi sia al “padre Salvatore, sia al figlio Alessandro”, il quale, da consigliere comunale di maggioranza è stranamente passato all’opposizione, senza avere mai spiegato ai suoi migliaia di elettori - anche gli altri di Obiettivo Comune, in totale cinque, due assessori e tre consiglieri – i motivi della “giravolta”; “Fuccio ira”, rimosso nel dicembre 2018, invitato più di una volta nella trasmissione, dice il Conduttore, “ma evidentemente è troppo occupato”, declinando gli inviti; “ecodistretto”, mi riferisco alla pista di 24 mila mq, posti sotto l’attenzione di Città Metropolitana e del Comune di Napoli, situata in pieno centro urbano di Casoria, in via Pio XII, evidenziando che essa fa parte di Napoli. Nel sottotitolo inserisce “le palestre, le aree dismesse, la Casa comunale, le lettere anonime, le interrogazioni e gli interrogatori: si trova tutto ciò nel mio editoriale.
Si passa al reportage curato da Angelo Vozzella, nel quale si prende in disamina “il sottosuolo gruviera del territorio, non limitato a quello casoriano; a tal proposito, Troise riporta il sottotitolo: “Crediamo che il dissesto idrogeologico sia qualcosa che si guarda in televisione, ma noi ce l’abbiamo in casa, sotto i nostri piedi. Spunti di riflessione con il geologo Antonio Boemio”.
Grazie ai mezzi digitali, Casoriadue giunge, oltre che in varie città d’Italia, anche in alcuni Paesi del mondo.
Le nuove tecnologie facilitano una maggiore apertura alle forme di partecipazione civica e democratica consentite dalla possibilità di informarsi.
A seguire, l’articolo dello scrivente, nel quale sono commentate le osservazioni di diversi lettori sul servizio pubblicato in quello precedente in merito ai troppi suicidi di giovani, non solo a Casoria, ma dovunque; ampio spazio è stato dedicato alla lettera di don Maurizio Patriciello, scritta ai genitori di Riccardo, giovane di 26 anni di Padova, suicidatosi per avere taciuto di non avere sostenuto gli esami universitari.
Sfogliando il Settimanale, si giunge al “bel racconto di Maria Cristina Orga”, con il titolo che fa riferimento proprio
alla rubrica, di cui Troise é conduttore: “La Copertina del lunedì ovvero Casoriadue in diretta web”; ancora più esplicativo il sottotitolo: “Il videoracconto dei fatti e misfatti della settimana in diretta tv per i web spettatori di Nano TV nello spazio de “La Copertina”; perché nessun casoriano rimanga a digiuno di notizie, in qualunque parte del mondo si trovi”.
Grazie ai mezzi digitali, citati dal Conduttore, tra cui fb, wathsapp, il sito www. casoriadue.it“ il Settimanale giunge, oltre che in varie città d’Italia anche in alcuni Paesi del mondo. A riguardo, va posto l’accento sul fatto che le nuove tecnologie facilitano una maggiore apertura alle forme di partecipazione civica e democratica consentite dalla possibilità di informarsi, di fare sentire la propria voce come singoli (si veda, a proposito, gli interessanti commenti del lettori sul fenomeno drammatico del suicidio giovanile) e in forme associate, di contribuire positivamente al dibattito pubblico sui grandi temi civili (ciò facilitato ad esempio, con la rubrica “
LA FOTO DEL GIORNO”, possibile grazie alle segnalazioni fotografiche dei cittadini) e sui grandi temi civili, etici e politici (come quelli che giungono su wathsapp settimanalmente) che attraversano la nostra società e ben documentati e commentati dai redattori di Casoriadue. Certo, nell’uso delle tecnologie digitali, non bisogna mai stancarsi di sottolinearlo, occorre applicare il “principio di precauzione” su cui bisogna sensibilizzare, in particolar modo, gli adolescenti e i giovani, per evitare i rischi che si corrono, come ad esempio in relazione agli effetti imitativi e di assuefazione della violenza nei media; mi riferisco, in particolare, al fenomeno del cyber bullismo e all’adescamento di bambini e bambine da parte dei pedofili. Ritornando al commento di Troise, l’articolo di Chiara D’Aponte è una denuncia dello stato di degrado della villetta di via Cimarosa, di fronte alla Parrocchia S. Giustino De Jacobis, “in condizioni orribili” rimarca il Conduttore, e la stessa strada - puntualizza nel titolo l’articolista - è un “ colabrodo”. Dopo un rapido
Buon Anno, cari lettori! Finalmente ci siamo liberati dell’odioso 2022, con i suoi guai qui riuniti alla carlona in ordine sparso: gli ansiogeni strascichi di Covid 19, l’orribile, efferata, ignobile guerra fratricida combattuta su suolo Ucraino, la crisi energetica, delle materie prime, alimentare e climatica, la crisi politica, l’addio ad Elisabetta II (checché se ne pensi, oltre che longevissima sovrana, universalmente riconosciuta come icona glam mondiale); i trogloditi talebani signori della droga e delle armi, che hanno nuovamente mostrato il loro vero volto ignobile e infame e interdetto alle studentesse afgane l’accesso alle università e a tutte le donne quello ai più elementari diritti umani, in quanto riconosciute colpevoli del peccato ab origine di essere donne; gli altrettanto odiosi agenti della polizia morale iraniana che sparano ad alzo zero ai giovani e agli adolescenti che manifestano contro le restrizioni assurde di un regime cosiddetto teocratico che di ispirato a Theòs (Dio) non ha davvero nulla se non l’eresia sacrilega e a Kràtos (il Potere) sacrifica sull’altare del patibolo nella pubblica piazza agnelli espiatori che legano al collo con i peccati della propria vile e tracotante ferocia. Venendo a casa nostra, come non ricordare la tragica alluvione nelle Marche a settembre, la lava di fango che ha ingoiato una buona fetta di Casamicciola il 26 novembre, le morti sul lavoro e sulle strade, le vittime di femminicidio che mentre scrivo sono a quota 104 e speriamo di non dover aggiornare il dato. E mi fermo, perché mi conosco e finisce che mi lascio risucchiare dal vortice dell’elegia funebre sul compianto quinto di lustro appena deceduto per poi finire ad indossare il mantello a ruota e gli occhiali di tartaruga del notaio di alto casato e a dare lettura di tutti i mali e i pochissimi beni (quali?) che ha lasciato in eredità al mondo, all’Europa e all’Italia l’anno appena spirato. Un’ultima cosa però non posso proprio tacerla e chiudendo il grandangolo del mio obiettivo fino a zoomare su casa nostra, metto a fuoco una Casoria che si sbraccia per richiamare la mia attenzione reclamando una meritata e doverosa menzione, alla quale volentieri adesso mi dedico.
Archiviato il 2022 che sembrava l’anno della grande rivoluzione urbana di Casoria, grazie alla pioggia di milioni di PICS, PUC e PNRR, l’alba del Ventiventitre illumina una Città dei Santi dolorosamente afflitta dai mali cronici di sempre, tra i quali inadempienze amministrative e dissesto urbano.
Lo spunto me lo fornisce il nostro inarrestabile direttore, Nando Troise, divenuto ormai il mattatore dell’approfondimento giornalistico web televisivo dalle frequenze di Nano TV, al quale decine di cittadini si rivolgono come a un santo protettore civico perché porti la loro voce di lamento e protesta e anche le prove fotografiche delle tante quotidiane difficoltà che affronta chi vive, lavora
e si muove a Casoria, tra le quali non ultime, le condizioni di dissesto generalizzato e di scadente o assente manutenzione della rete stradale urbana, che, tra gli altri pregi, vanta quello di contendere a Roma il primato di Capitale delle Buche del Manto Stradale. Come potrebbe il nostro Magnifico di-Rettore restare insensibile alle invocazioni accoraste dei suoi concittadini, essendo peraltro egli il primo a lamentare e denunciare puntualmente e sistematicamente le croniche emergenze in cui si dibatte la sua amata città? E così, per accogliere e raccogliere voci e immagini del malessere civico e darne la massima divulgazione, si è accorto che CasoriaDue non gli bastava e già da tempo si è vocato quotidianamente ad una mezz’ora di mezzobusto televisivo, alternandosi nella conduzione de La Copertina e La foto del giorno. E proprio da quest’ultima, essendo finito l’anno con una serie di questioni ancora aperte (ho scritto questioni ma si legge squarcio, fosso, fenditura, cavità, voragine…scegliete pure il sinonimo che preferite) prendiamo spunto per attribuire senz’altro a Casoria il titolo di Capitale delle Buche del Manto Stradale 2022 e che la Capitale d’Italia se ne faccia una ragione! Chi ne volesse visitare una, può recarsi in via Kennedy n 59, dove fa bella mostra di sé l’ultima nata, fotografata da un solerte ispettore di Polizia che l’ha prontamente inoltrata a Nando perché ne divulgasse l’esistenza, dopo aver precedentemente segnalato l’apertura di altre due buche al settore Manutenzioni, Lavori pubblici e Inquinamento del Comune e all’assessore Colurcio, il 17 ottobre e il 30 novembre. Altro tratto di strada cronicamente disastrato è quello prossimo alla villetta di via Domenico Cimarosa, che collega via Mauro Calvanese, di fronte alla chiesa di San Giuseppe parrocchia di San Giustino de Jacobis e porta nel parco Sie e a via Puccini. Omnia tria perfecta sunt e così completiamo il podio delle strade scassate nel centro città con via Marconi n 7, dove insiste una caditoia otturata da anni, a causa della quale al primo temporale la fogna tracima e il tombino generoso vomita liquami. Ma non di sole buche soffre Casoria, virtuosamen-
te candidata a città sostenibile e accede ai piani integrati che avranno una spesa di dodici milioni di euro, oltre ai fondi PNRR che porteranno nelle casse comunali una cinquantina di milioncini. Tanto per dirne un’altra, all’interno dell’ex Pretura, oggi sede dei Giudici di Pace, di Casoria Ambiente e del Settore Servizi diretti alla persona (pubblica istruzione, cultura, sport, tempo libero, assistenza e sicurezza sociale) viene sistematicamente parcheggiata un’auto che ostruisce l’accesso fin sui primi gradini della scalinata d’ingresso che intralcia l’accesso alle persone e lo interdice totalmente ai portatori di disabilità motorie.
Va detto che è arrivata una dichiarazione di pubbliche scuse e un impegno di massima, da parte dell’amministrazione, di adoperarsi per impedire vengano occupati da chi non ne ha diritto i posti auto riservati ai portatori di disabilità. Un po’ poco, direi, ma tant’è. E allora la domanda sorge spontanea: come può un’amministrazione ambizio-
Anche in questa puntata, si commenta una copertina del settimanale CasoriaDue che, da marzo 2020, esce in edizione digitale. In questa puntata, il Direttore ha il piacere di leggere i commenti di amici e colleghi giornalisti che sono arrivati in redazione in riferimento ad una delle ultime copertine del giornale dal titolo “L’indifferenza è connivenza”. Ogni settimana, il giornale viene inviato ai contatti delle rubriche di tutti i componenti della redazione, raggiungendo un enorme numero di persone che, a loro volta, ci inviano i commenti sugli articoli scritti e, in generale, su tutto il settimanale. Il Direttore ne ha scelto qualcuno per dare senso a quello che noi facciamo e a quello che ci viene comunicato dai web lettori e che ora sottoponiamo all’attenzione dei nostri web spettatori sulla rete web NanoTV. Il primo messaggio viene da Viareggio, dalla scrittrice Elena Torre, esperta della via Francigena, che ci scrive: “Confermo che CasoriaDue sta facendo davvero di tutto per portare la sua voce a sempre più lettori”; poi c’è il messaggio di Fortunato Antonio De Rosa che ci dice:
sa e visionaria nell’immaginare e progettare un nuovo modello di città, che punta al recupero del patrimonio storico-artistico-religioso, ad un piano di mobilità urbana integrata ed efficiente, al museo in piazza, all’istallazione di colonnine di rifornimento per vetture elet-
triche e di led wall informativi nei punti di maggiore transito e interesse (e tante altre meraviglie ancora, che sarebbe lungo elencare) non occuparsi dello stato di degrado in cui versano le sue strade? Come può restare insensibile alle tante segnalazioni inoltrate dai cittadini? Mah! Fortuna che c’è il Nostro indomito, indomabile e inarrestabile Nando, eroe del giornalismo di servizio pubblico, che ha occhi per vedere, orecchie per sentire, cuore per amare e indignarsi, CasoriaDue per scrivere e Nano TV per dire la sua e dare voce a chi non ce l’ha, portando a chi ha il potere e il dovere di intervenire, le testimonianze di tutti coloro che, attraverso mail, messaggi e foto, gli affidano le loro pene di cittadini. Quindi, se ne avete motivo, non esitate a contattare Nando Troise e ricordate: La Foto del Giorno leva i disservizi di torno.
E speriamo che in questo 2023 nuovo nuovo riesca a far sparire anche le buche stradali!
Tanti auguri a tutte e a tutti!
indifferenti sono sempre di più. La gente partecipa fin sulla soglia di casa, il pianerottolo già è terra di nessuno”. Peppe Monaco fa i complimenti per il servizio sulle vicende comunali; il Dott. Mariano Iavarone, esperto in tecniche psicologi-
che, scrive ad Antonio Botta: “Ho letto: preciso e chiaro un tema su cui potremmo tornare” - riferendosi al numero di suicidi verificatisi nella città di Casoria. Poi c’è il pensiero di Maria Saccardo, famosa referente di Libera nei Comuni a Nord di Napoli “Mio caro Direttore, troppe sono le cose che non vanno a Ca-
“Conosci il mio pensiero in tal senso; la battaglia è durissima e gli
le aiutarci”. Si tratta di persone che con enormi sacrifici hanno acquistato case che, a breve, rischiano di valere poco o nulla sul mercato, persone che amano visceralmente questo posto e che soffrono nel vederlo sbriciolarsi a poco a poco, persone che non riescono a capire come sia possibile che le istituzioni non si stiano facendo seriamente carico della loro situazione. Le istituzioni, già. Cosa stanno facendo le istituzioni? Durante l’ultima campagna elettorale alcuni candidati si sono recati sul posto, qualcuno ha anche promesso una risoluzione rapida della questione. Era il giugno del
2021 e, ovviamente, nulla è accaduto. In un primo momento si è messa in mezzo la atavica mancanza di soldi come motivo per la mancata esecuzione dei lavori di messa in sicurezza. Poi i soldi sono stati trovati ma si ha avuto difficoltà ad ingaggiare una ditta che potesse eseguire i lavori. Attualmente pare ci siano sia i soldi che la ditta ma i lavori continuano ad essere rimandati. La sola soluzione tampone che si è messa in atto è stata la chiusura della strada prima con delle semplici barriere Jersey poi con un muro in mattoni. Va però detto che ogni volta che c’è stata una chiusura della strada i
residenti hanno subito provveduto a riaprirla come atto di “disobbedienza civilissima” (ma, del resto, non è pensabile chiudere una strada senza poi ripararla). E nel frattempo via Morisani continua a sbriciolarsi, le pietre continuano a cadere e i residenti vivono in uno stato di perenne agitazione. Tanto ci sarebbe da fare, tutti sanno che il pericolo è reale ma nessuno fa niente di concreto. E sicuramente i tutti di cui sopra saranno i primi a fiondarsi sul posto quando accadrà la tragedia. Questa è la storia di Via Ottavio Morisani, la strada bella e fragile di cui nessuno si vuole occupare.
Basta un dato per comprendere il 2022 del Napoli: è la squadra che nell’arco dell’anno solare ha fatto più punti e segnato più gol in serie A. Un dato che testimonia il valore del percorso degli azzurri ma affonda anche nell’amarezza di non aver vinto nulla. È stato un anno intenso per gli azzurri iniziato in piena burrasca, con la tempesta Covid d’inizio gennaio che costrinse il Napoli ad affrontare in condizioni molto complicate la trasferta di Torino contro la Juventus. Era il 6 gennaio, ci fu anche un caso di natura legale con Rrahmani, Lobotka e Zielinski che inizialmente furono fermati dall’Asl Napoli 2 ma il club di De Laurentiis, appellandosi anche al protocollo casa-lavoro che ha ispirato la ripartenza del mondo del calcio, è riuscito a far valere le sue ragioni. Juventus-Napoli terminò 1-1, con i ragazzi di Spalletti protagonisti di una prestazione esaltante. Gennaio, tra l’infortunio di Osimhen,
la Coppa d’Africa, la tempesta Covid, doveva essere il mese delle difficoltà per il Napoli e, invece, arrivarono 10 punti in quattro partite. Il motore iniziò a registrare dei rallentamenti tra febbraio e marzo: un solo punto nei due scontri diretti al Maradona contro Inter e Milan, la brutta sconfitta a Fuorigrotta contro il Barcellona dopo il pareggio al Camp Nou. Il Napoli, con i successi contro il Verona e l’Udinese, è tornato in lotta scudetto prima di
vivere uno dei momenti centrali del 2022: un solo punto in tre partite contro Fiorentina, Roma ed Empoli. Al Castellani il Napoli cadde in uno psicodramma, subendo una rimonta dal 2-0 al 3-2, con la doppietta di Pinamonti che approfittò di un errore di Meret per realizzare la rete del sorpasso. Il caos continuò anche nel post-partita, il Napoli prima optò per il ritiro, poi tornò sui suoi passi decidendo di riunirsi in alcune cene per approfondire le criti-
cità del momento.
Il sogno scudetto sfumato definitivamente con lo scivolone di Empoli sconvolse anche l’ambiente al punto da trasformare una stagione positiva per il ritorno in Champions League ad un’annata percepita come se fosse deludente.
La goleada contro il Sassuolo fu scandita dai fischi e dalle contestazioni di una parte del tifo organizzato che portò anche delle uova all’albergo in cui alloggiavano gli azzurri.
Un momento che ha scosso tanto anche Spalletti, pronto in ogni occasione a ribadire il valore dell’annata del Napoli. Il finale di campionato ha costruito le basi dell’estate delle polemiche, con le partenze illustri di Koulibaly, Insigne, Mertens, Ospina, Fabian Ruiz, il taglio al monte ingaggi e il ringiovanimento dell’organico. Arrivarono Kim, Kvaratskhelia e così ha preso corpo il percorso da marziani del Napoli nella prima parte della stagione.
Il 19 dicembre scorso, alle cinque del mattino, con l’amico Pier Giorgio Da Rold, residente in provincia di Belluno, abbiamo iniziato un lungo viaggio che ci avrebbe portato, a nostra insaputa, fino a Kiev. Siamo partiti da Pozzuolo del Friuli, un piccolo paese ad una manciata di chilometri da Udine, con la sola consapevolezza che il viaggio sarebbe risultato molto lungo, faticoso e, forse, anche un po’ pericoloso. Pier Giorgio ed io ci conosciamo dal 1982. Abbiamo partecipato ad un viaggio in Uganda in compagnia del mitico missionario don “Vittorione”. Dopo quest’esperienza, Pier Giorgio decise di rinunciare all’insegnamento e di dedicarsi agli altri. Fondò un’associazione e le diede il nome di “Insieme si può”. Circa un mese fa, sono andato a trovarlo. Non ci vedevamo da parecchi anni. Discutendo amabilmente, gli ho raccontato che ero alla ricerca di fondi per comprare qualche generatore destinato all’Ucraina. Qualche giorno dopo, Pier Giorgio mi ha telefonato dicendomi che la sua associazione aveva deciso di regalarmi dieci generatori.
Ero al settimo cielo. Non trovando, però, nessuno che mi accompagnasse, l’ho pregato fosse lui stesso a farlo. Varcato il confine italiano, abbiamo attraversato in successione Austria, Repubblica Ceca e Polonia.
Le strade erano in condizioni abbastanza buone, la neve ricopriva solo i bordi. In Polonia, la sera, ci siamo persi. Per strada non c’era anima viva e tre navigatori diversi ci indicavano tre strade diverse! Affidandoci al caso, abbiamo indovinato quella corretta e, qualche chilometro dopo, abbiamo raggiunto delle abitazioni e un albergo nel quale abbiamo pernottato.
Al mattino, dopo aver fatto colazione, ci
siamo rimessi in marcia e siamo arrivati alla dogana, prima quella polacca e poi quella ucraina. Un veloce controllo a documenti e carico e, finalmente, ci hanno dato l’ok.
Finalmente il suolo ucraino. Dopo pochi metri abbiamo trovato un distributore. Non riuscivo a credere ai miei occhi: nel mio precedente viaggio, in giugno, i distributori erano chiusi e la fila degli autocarri fermi a secco era di chilometri in ambedue i sensi.
La sfortuna però ci perseguitava. Il mio telefono aveva esaurito quasi all’istante tutto il credito, quello di Pier Giorgio non aveva più campo. Non potevamo comunicare con nessuno, specialmente con don Pavlo, il quale doveva dirci se potevamo proseguire senza intoppi fino a Kiev. Arrivati al primo paesino, sono sceso dal pullmino e, da buon napoletano, ho fermato una signora e, gesticolando, mi sono fatto spiegare dove trovare una scheda telefonica. Arrivati ad una piccola piazza, ho chiesto ad un ragazzo come fare. L’ho letteralmente requisito e, in sua compagnia, siamo andati alla ricerca della famosa scheda. Alla fine ci siamo riusciti. Gli abbiamo offerto una tazza di caffè e, dopo che ci aveva riaccompagnati al nostro mezzo, gli abbiamo regalato un panettone per i suoi bambini. Il suo sguardo si è fatto luminoso e ci ha ringraziato sentitamente.
Ci siamo finalmente messi in contatto con padre Pavlo, il quale ci ha confermato che potevamo proseguire fino a Kiev.
Ci siamo guardati negli occhi e, come dei pazzi, siamo partiti. Dopo circa 500 chilometri e 7 ore di viaggio siamo giunti nella capitale ucraina.
Ci ero già stato, ma, a rivederla, mi è salito lo sconforto.
Le strade a sei corsie di quella città di cir-
ca cinque milioni di persone erano appena illuminate. I lampioni posti ai lati della strada hanno uno stelo unico sul quale si diramano due bracci. Uno solo, però, era illuminato. I lampioni accesi si alternavano a quelli spenti, mentre i palazzi laterali alle strade erano perlopiù spenti. Dagli appartamenti giungeva una luce fioca. Arrivati alla sbarra del palazzo dove risiede padre Pavlo, abbiamo sentito una voce dietro a noi: “Ben arrivati!”. Finalmente, dopo quasi 1900 chilometri potevamo riposarci.
L’appartamento di padre Pavlo si trova al piano terra di un palazzone molto grande. Lui vive in quella casa insieme ad altri tre sacerdoti. Tutti fanno parte della congregazione dei Padri Oblati di Maria Vergine.
Ci hanno accolti con un sorriso entusiasta: “Ci avete portato la luce” e noi, di rimando, “Non a caso abbiamo portato con noi 15 generatori!”.
La serata è trascorsa in modo amichevole.
Poi, la stanchezza si è fatta sentire e siamo andati a letto.
L’indomani, come da accordi, ci siamo alzati presto e, alle 7, abbiamo partecipato alla Messa. La chiesa è molto bella e non dista molto dalla loro casa. La funzione è iniziata con una piccola processione. Le luci della chiesa erano spente. Rimanevano accese solo le lanterne in mano ai partecipanti alla cerimonia.
In chiesa non eravamo in molti. Durante la funzione, padre Pavlo ha fatto salire Pier Giorgio all’altare e lo ha pregato di raccontare i motivi del viaggio. Lui traduceva. Subito dopo, esprimendosi in italiano, una ragazza ci ha ringraziato per i doni portati.
Terminata la Messa, tutti i partecipanti ci hanno dato una mano a scaricare. I generatori e gli indumenti sono stati riposti in fondo alla chiesa in zone opposte.
Subito dopo, Padre Pavlo ci ha portati a vedere la devastazione provocata da questa guerra insulsa. Siamo stati a Irpin, dove una buona parte delle case è stata lesionata. Palazzi distrutti, bruciati, grandi buche dove erano cadute le bombe. In alcune case, a protezione del nulla, rimanevano dei cani ad abbaiare ai pochi passanti.
In diversi parchi, abbiamo notato grandi tendoni riscaldati. Al loro interno vi è la
possibilità di ricaricare telefonini e collegare i computer.
Ci siamo fermati a ristorarci in un caffè. All’esterno due generatori consentivano il funzionamento ottimale degli elettrodomestici presenti all’interno.
Poi, nel pomeriggio, mentre ci trovavamo in una chiesa al centro di Kiev, ecco il suono presagio di catastrofe e morte. Al suono della sirena ci hanno invitati ad uscire e cercare riparo. Siamo scesi sotto la piazza Maidan. Tutti i negozi avevano le saracinesche abbassate, le luci spente e nessuno poteva fare acquisti. Non ho avuto modo di scoprire se la metropolitana era in funzione.
Giunti a casa, abbiamo scoperto che la corrente elettrica mancava da circa otto ore. Ci siamo lavati con l’acqua fredda e, non potendo fare altro, ci siamo coricati sul letto e ci siamo messi a leggere. Dopo circa due ore ci hanno chiamati per andare a tavola.
Era stata imbandita da tutti i padri. Sul tavolo c’erano alcune pietanze cucinate al mattino dalla loro governante.
E’ stato strano mangiare a lume di candela. Uno dei padri indossava sulla fronte una piccola torcia. Sembrava un minatore.
Alla fine della cena ecco il colpo di scena: dopo dieci ore è tornata la luce elettrica! Ne abbiamo tutti approfittato per ricaricare i cellulari e mandare messaggi ai nostri cari. Pier Giorgio ha iniziato a fare il mago, così pure uno dei confratelli. Ci siamo davvero divertiti con poco! Abbiamo comunicato che l’indomani saremmo ripartiti. Avevamo compreso che avremmo dato loro fastidio, intenti com’erano nel preparare le funzioni natalizie ed il trasporto dei viveri e dei generatori nelle città più martoriate dalla guerra.
Ci hanno consigliato di non prendere il confine con la Polonia, pena un’attesa di dodici ore, e di recarci a Cop, al confine con l’Ungheria.
Così, il mattino del 22 dicembre, dopo esserci alzati presto e fatto colazione, ci siamo diretti al confine ucraino-ungherese, come indicatoci dai nostri amici sacerdoti.
Dopo circa 10 ore e 900 chilometri, eccoci al confine.
Eravamo quasi i primi della fila. Dopo quasi quattro ore di attesa, eravamo in migliaia ad aspettare .
Non riuscivo a capire il motivo di quella sosta interminabile. Ho chiamato l’ambasciata italiana a Kiev. Due numeri diversi, nessuna risposta.
Dopo qualche minuto sono stato richiamato.
Ho riversato su quel povero Cristo tutta la mia rabbia, la mia frustrazione. Dall’altra parte, un ragazzo sicuramente ucraino si è scusato, ha cercato di minimizzare e poi se n’è uscito proponendomi di redigere una lettera di protesta alle due ambasciate, quella italiana e quella ucraina! Rabbia.
Finalmente, dopo lunga attesa, siamo riusciti ad entrare nella dogana ucraina. Un macello.
I doganieri erano tutti giovani ed inesperti e si passavano i documenti di mano in mano. Ci hanno fatto aprire il nostro mezzo e hanno cominciato a controllare portiere, fondo, tettuccio. Non sapevano più cosa chiederci. Una ragazza mi ha chiamato nel gabbiotto e mi ha chiesto l’indirizzo, nonostante avesse in mano il mio passaporto. Poi è uscita e ha scattato delle foto al furgone perché, secondo lei, non era conforme.
Non ne potevamo più. Pier Giorgio ha iniziato a parlare ad alta voce con la ragazza. Protestava di quanto fosse assurdo farci aspettare tutto questo tempo non dovendo controllare nulla mentre, quando entravamo carichi di materiale, non ci avevamo impiegato quasi nulla.
Alla fine è arrivata un’altra ragazza. Ci ha portato i documenti e ci ha comunicato che potevamo andare.
Il Maschio Angioino, il Castello simbolo del potere di Carlo I d’Angiò, vincitore di Manfredi e Corradino di Svevia. Il Castel Nuovo di Napoli, meglio conosciuto come il Maschio Angioino, in esso si rifugia il castellano, con i suoi fedelissimi, quando ritiene la situazione poco sicura. Storia del Maschio Angioino Un castello medievale, con rimaneggiamenti rinascimentali, voluto da Carlo I d’Angiò, vincitore in battaglia rispettivamente di Manfredi e Corradino di Svevia. E aver stabilito la capitale a Napoli, anziché a Palermo, dopo la sua ascesa al trono di Sicilia. Visto che l’antica residenza reale normanna, Castel Capuano, non soddisfa le sue aspettative. È Vicino al mare, per la sua imponenza è forse la principale attrazione della capitale partenopea. Le sue enormi e cilindriche torri troneggiano in una posizione strategica della città, dal 1266. Tuttavia è costruito, non tanto perché l’antica residenza reale normanna, Castel Capuano, non soddisfa le aspettative del re. Ma perché Carlo I d’Angiò vuole manifestare la sua capacità di governare il regno appena strappato di mano ai suoi nemici. Quando la stirpe angioina finisce e subentra quella aragonese, il castello si trasforma in una raffinata ed elegante fortezza. Ospiti illustri
Nel tempo acquista anche la mansione di cultura e ospita personaggi famosi come Petrarca, Boccaccio e il pittore Giotto. La leggenda oscura sul suo coccodrillo Nelle sue segrete si trovano ben due prigioni: la prigione dei Baroni e la fossa del miglio. Quest’ultima inizialmente usata come deposito di cereali, viene destinata alla reclusione e prende il nome di fossa del coccodrillo
Di lei Benedetto Croce ci parla nel suo libro Storie e leggende napoletane: “Era in quel castello una fossa sottoposta al livello del mare, oscura, umida, nella quale si solevano cacciare i prigionieri che si voleva più rigidamente castigare: quando a un tratto si cominciò a notare con istupore che, di là, i prigionieri sparivano. Fuggivano? come mai? Disposta una più stretta vigilanza allorché vi fu cacciato dentro un nuovo ospite, un giorno si vide, inatteso e terrifico spettacolo, da un buco celato della fossa introdursi dal mare un mostro, un coccodrillo, che con le fauci afferrava per le gambe il prigioniero, e se lo trascinava in mare per
trangugiarlo. Da allora, quel coccodrillo, che si suppose venuto dall’Egitto, attaccato ai fianchi di qualche bastimento, servì come esecutore e strumento di giustizia; e nella fossa furono calati i prigionieri che s’intendeva mandare a morte, e che il coccodrillo regolarmente ingoiava. Finché, essendosi stabilito di disfarsi del pericoloso visitatore, si tolse un’ancora di bastimento, vi si legò sopra una coscia di cavallo, e si pescò il coccodrillo, che venne ammazzato, e il corpo impagliato sospeso per ricordo sopra una delle porte del Castelnuovo. Certamente, quel mostro impagliato si vide sulla seconda porta d’ingresso fino a quarant’anni or sono, additato ai fanciulli, che ne rimanevano atterriti. E della «fossa del coccodrillo» si parla sempre, sebbene nessuno può e indicare quale precisamente sia, e forse era la medesima detta altresì del «miglio», dove viene rinchiuso per oltre un anno Tommaso Campanella. Negli ultimi rifacimenti del castello, il coccodrillo impagliato è rimosso e conservato chi sa dove: non certo (com’è stato asserito da taluno) trasportato al Museo nazionale, perché il coccodrillo, che colà si vede nella raccolta egizia, è di altra provenienza. Ma questa leggenda, come mostra l’Amalfi che l’ha studiata, 64 riproduce un motivo largamente diffuso nella novellistica popolare di tutti i paesi, dei prigionieri divorati o dati a divorare a un coccodrillo, a un serpente o ad altri mostri, localizzato e adattato al Castelnuovo di Napoli, che divorò veramente nelle sue segrete i baroni ribelli a re Ferrante”.
Fonti
Quindi ci sono due diverse fonti che spiegano la presenza di questo mostruoso rettile nel Mastio Angioino: Una sostiene che è la regina Giovanna II d’Angiò ad averlo portato lì in epoca medievale, per
disfarsi dei suoi amanti, come una mantide. L’altra sostiene invece che Ferrante d’Aragona ad averlo portato in epoca rinascimentale, per sbarazzarsi dei baroni ribelli che minacciano il suo potere e trono. Informazioni sul Maschio Angioino Attualmente è la sede del Museo Civico, ospita eventi culturali. Inoltre offre, un bellissimo itinerario fra le sue sale, le due prigioni nelle segrete, le cappelle ecc. ecc. Queste, amici lettori, sono le informazioni in mio possesso per organizzare una interessante visita al Maschio Angioino a Napoli.
Orari e prezzi Orari: dal lunedì al sabato dalle 9:00 alle 19:00, la biglietteria chiude un’ora prima. La domenica la chiusura è anticipata alle 14:00, inoltre talvolta è possibile visitare gratis il cortile, la Cappella Palatina, la Sala dei Baroni, la Sala dell’Armeria e la Sala della Loggia.
Miglior orario per evitare code: all’apertura
Costo biglietto: €6,00 intero Riduzioni: €3,00 ridotto Gratuità: under 18, e altre categorie autorizzate.
Per maggior informazioni, contattate direttamente il Museo Civico di Napoli. Inoltre nel Maschio Angioino si può anche ammirare
Le Cappelle di San Francesco da Paola e del Purgatorio, con raffinate decorazioni barocche e affreschi.
La Cappella Palatina e la Sala dei Baroni, opera del pittore Giotto. La torre del Beverello. La Sala dell’Armeria che ospita anche reperti archeologici della Roma Antica. L’elegante Sala della Loggia che ospita eventi. Il cortile Monumentale, sul quale si aprono alcuni portali. E le famigerate segrete che contengono le altrettante famigerate fosse su menzionate.
Nella Salerno del 1923 è ambientato l’ultimo giallo di Giuseppe Esposito “Extrema ratio”. In libreria per Stamperia del Valentino, pagg 390, euro 24. Il fascismo è al governo del Paese da poco più di un anno, ma sui territori e nelle città la conquista e il consolidamento del suo potere è ancora in atto. Anche a Salerno è in corso una lotta intestina tra le due anime del PNF. Da un lato i rivoluzionari duri e puri alla Padovani e dall’altra i pragmatici, favorevoli a cooptare nelle file del partito la vecchia classe dirigente liberale. A capo della prima fazione è il fiduciario politico provinciale Matteo Accardi, il capo dei suoi avversari è l’avvocato Mario Jannelli. In questo clima già infuocato scoppia il caso dell’omicidio della Crestarella a Vietri. Lì viene trovato il cadavere di una giovane donna, sgozzata e, dalle prime indagini emerge il sospetto che il fiduciario provinciale possa essere coinvolto nella vicenda. Il caso rischia di diventare eminentemente politico e viene cavalcato dagli avversari di Accardi. In queste condizioni così difficili il commissario Acquaviva è chiamato ad investigare. Grazie alle sue doti di investigatore di grande esperienza riuscirà anche stavolta ad arrivare alla verità, che sarà, come spesso accade inaspettata.
L’autore Giuseppe Esposito, nato a Napoli nel 1948. Laureato in Ingegneria, è stato dirigente e consulente di Direzione d’Azienda in Italia e all’estero. Autore di racconti e romanzi, ha collaborato col quotidiano “La Città”, di Salerno. Responsabile della Rubrica “Cultura” sul quotidiano on line Salerno news 24. Tra i vari romanzi pubblicati con La stamperia del Valentino, ricordiamo Vacanze ad Ischia, Delitto agli studios, L’ombra della loggia, Il marchese infingardo, Morte di un Robespierre, Finalista al Premio Garfagnana, in Giallo 2019, Un uomo da poco, Finalista al Premio Garfagnana, in Giallo 2021 e Paura ai Grandi Magazzini.
La casa editrice
Editore dal 2002, Paolo Izzo, alter-ego della Stamperia del Valentino, gestisce con estremo rigore le scelte editoriali della sua “creatura”. Il risultato è un catalogo di alto profilo sia nell’ambito della cultura napoletana, che in quello della produzione di stampo umanistico, esoterico e storico.
La Stamperia del Valentino vuole riportare all’attenzione del pubblico la Napoli colta, folkloristica e letteraria. A tal proposito seleziona opere rivolte al curioso colto come allo studioso, con un occhio all’originalità e completezza dei temi proposti.