Domenica 13 Giugno

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DOMENICA 13 GIUGNO 2021

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ANNO XXI - N° 24 - DOMENICA 13 GIUGNO 2021

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DOMENICA 13 GIUGNO 2021


DOMENICA 13 GIUGNO 2021

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L’EDITORIALE DI MICHELE MITRAGLIA

CASORIA A QUELLI DI PRIMA? A QUELLI DI DOPO? AI PLAY BOY? NO! A BENE! MA COSA FARA’? E allora che accade? Michele mi riferisce che GLI STREGONI ED I CARDINALI avrebbero assunto nei confronti di Bene lo stesso atteggiamento che finì col costare ….. a Stefano Ferrara prima ed a Vincenzo Carfora ed a Pasquale Fuccio le dimissioni davanti a un notaio di 13 consiglieri comunali 13, con Fuccio, invece, ne furono 14. Hanno l’aria schifata, Michele però non ha detto se qualcuno mostrava la stessa aria schifata nei confronti del responsabile provinciale degli Enti Locali di Italia Viva, il partito del Sindaco di Ercolano. Qualcuno sostiene che gli stregoni si sentano traditi. Da chi? Ma… da chi non avrebbe rispettato gli impegni presi in campagna elettorale… da chi non ha rispettato l’azzeramento degli incarichi in Giunta Mu-

nicipale…. Nessuno è diventato amico di Bene. Una cosa è certa: non fanno il doppio gioco. E l’opposizione consiliare s’azzuppa o pane! Però adesso e va riconosciuto, gli stregoni non hanno perso la pazienza, come, in passato, successe a chi mandò a casa prima Stefano Ferrara, Carfora e poi Fuccio. Quindi non hanno bisogno di sistemare le …. pendenze con Bene e neanche con Italia Viva. Chi sono quelli che la pensano come loro? Pochi, è certo! Il gossip politico a Casoria ha share di 800/1000 persone. Questi sono tutti dalla parte dei cardinali. E allora? E allora…. Non farmi dire di più. La verità sai che scotta. La situazione del Comune di Casoria, comunque, è chiaro, non è florida. Il bilancio stabilmente riequilibrato presentato

ed approvato dal Consiglio Comunale ha subito un ricorso al TAR Campania da parte di 11 consiglieri comunali ed è stato accolto. Sull’esito della sentenza Francesco Girardi, assessore alle Finanze, ha dichiarato: “Vediamo nel medio termine. La sentenza accoglie le ragioni dei consiglieri ma è debole sia nelle motivazioni che nel sostegno giurisprudenziale. Sono fiducioso nel Consiglio di Stato”. Incombono e sempre di più i debiti fuori bilancio. Un pozzo senza fine di cui non si conosce l’entità e che sembra raggiunga i 15 milioni di euro di sentenze esecutive passate in giudicato che dovranno essere pagate, nonostante siano debiti fatti in anni passati (dal 1990 al 2015). continua a pag. 4


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4 SEGUE DA PAG. 3 Cosa è successo? I consiglieri comunali di maggioranza e gli assessori di nuova e di vecchia nomina, pare non si siano tirati indietro ma avrebbero chiesto una partecipazione più diretta alla direzione della Città di Casoria, che sinceramente, oggi, sembra almeno per una certa parte, nelle mani di gente mancanti di quel minimo di garanzie che si esigono. Santissimo cielo, passare da un gruppo di dirigenti che, vuoi o no, nella vita amministrativa di Casoria, ci sono da diversi anni a pochi, pochissimi di loro, mi sembra troppo e finisce nel conferire all’azione di Bene, interessante nell’avvio (cioè giugno 2019), una precarietà e una confusione eccessiva. E allora? E allora la verità è che esiste a Casoria una difficoltà di liquidità. Come si sia arrivati a queste difficoltà, alimentate per la sua parte più grossa dalla insensibilità e dalla pervicace insistenza con la quale le amministrazioni precedenti a questa di Raffaele Bene, commissariali comprese, negarono con azioni amministrative e politiche nonché economiche ogni possibilità di sviluppo futuro: i milioni di euro spesi per gli obbrobri di Piazza Domenico Cirillo e Piazza Benedetto XV; i milioni di euro persi nel non aver rispettato il Programma Integrato Europa; le migliaia di euro spesi per un Santo che viveva di carità e di provvidenza e tanto ma tanto altro. I consiglieri comunali, letto il bilancio, sapranno esprimere un più preciso giudizio sulla situazione attuale, che scaturisce da quella degli anni scorsi. Un attimo di pazienza, dunque, consiglieri. La verità è che comunque occorrono 100 milioni di euro per dare a questa Città una serenità amministrativa, politica, economica, morale e sociale. Il consiglio comunale è stato comunque per tanti versi equivoco. Bene, tra l’altro, potrebbe dire anche: (“allora me ne vado!)”. E ancora: “faccio tutto io”. Sono frasi contraddittorie, come del resto è contraddittorio il personaggio, che passa da un umore all’altro. Che salta, in mezzo al suo passato politico, avendone scelto uno solo, sempre lo stesso: dal sostegno politico a Nicola Marrazzo prima

all’UDC e poi al Partito Democratico prima di passare, sembra, ad Italia Viva tramite il Sindaco di Ercolano. Raffaele Bene consuma le sue energie in una furibonda lotta innanzitutto contro sé stesso. C’è poi la difficoltà, sul piano interpretativo, a capire di politica amministrativa. O a parlarne non certo in maniera sballata o solo in base a dilettevoli esperienze giovanili o culturali che forniscono una cultura ben diversa da quella vera. Non per niente Bene si è piccato di non scegliere: dal dirigente del Settore Affari generali e del personale; agli Assessori alla Pubblica Istruzione ed a quello al Personale; al dirigente del Settore Pubblica Istruzione e Sicurezza Sociale, continuando imperterrito a tenere il dirigente all’Assetto del territorio anche in quello dei Lavori Pubblici e altro. Tenendo a sé la delega dell’Assetto e Pianificazione del Territorio così come tutte le altre deleghe ancora vacanti nella Giunta Municipale. Non credo, purtroppo, si prospettano giorni felici per il nostro “pilota”. Chi gli è contro gli ha proposto il minore dei mali, almeno per il momento, cioè al mazzo rimescolato dopo essersi dimesso ed azzerato tutte le cariche pubbliche. La gente, specie chi lo ha votato, non ha mandato giù il cambio di rotta politica. Bene esita troppo nelle decisioni da prendere. Ballonzola un po’ di qua e un po’ di la. Sbaglia. Alla fine finisce con lo stancare gli ingenui e sé stesso, innanzitutto. E poi, via, Bene, chi chiede chiarimenti; dovrà pur, o prima o dopo, chiarire sé stesso. Non si stancano certo quanti sanno di

politica e di amministrazione e a galla ci restano sempre. Spiace dover dire queste cose. In una ipotetica scala di valori è da dire comunque che Bene è largamente al di sopra di quanti lo hanno preceduto; molti di loro sanno di essere quelli che hanno procurato tantissimi danni alla Città di Casoria. Dovrebbe (sarebbe un suo obbligo politico ed amministrativo) preparare altri cambi dopo quelli di Franco Russo, Ilaria Capone, Luigi Goffredi e Sonia Tabacco. Casoria Ambiente, da quando è amministratore unico Massimo Iodice, sta cercando di arrivare alla normalizzazione dei suoi servizi. Altre giustificate lagne per Bene dal settore Entrate. Ohibò tu alzi e abbassi i prezzi e noi paghiamo, adesso devi restituirci i soldini. Bene deve delle spiegazioni. Romolo dice che la colpa non è dei dirigenti. Sta attento che i tantissimi milioni di debiti che ha il Comune di Casoria li ha lasciati il pubblico. Notizie brutte dal Palazzo di Città. Continua il tortuoso iter giudiziario per l’ex Sindaco Vincenzo Carfora, per la ex Assessore al Bilancio Valeria Esposito e per l’ex dirigente del settore Ragioneria e Finanze Alfonso Setaro. Brutta gatta da pelare. Altra brutta notizia è quella di ricordare al Sindaco, al nuovo assessore alla Ecologia ed al Dirigente del Settore Ambiente: IL SILICIO E’ MORTALE. Bene, per chiudere, che chiede aiuto agli altri ma dovrebbe chiedere aiuto innanzitutto a sé stesso. E mi fermo.


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ANTONIO BOTTA

Gli interventi straordinari di riqualificazione “abortiti” a Casoria: “Città del libro”, ex cinema Rossi e “Parco delle arti”

LE OCCASIONI MANCATE

Da anni a Casoria si parla di “interventi straordinari di riqualificazione” relativi ad aree già edificate ed occupate da impianti produttivi in disuso. A parte le aree dismesse tutte private e di cui solo l’ex Snaidero, di proprietà pubblica, è stata rivitalizzata dall’amministrazione Fuccio con la realizzazione di un asilo nido, una decina di anni fa circa l’Ente locale, in attuazione della Legge Regionale n.1/2011, si era proposto di recuperare aree dismesse di limitate dimensioni al fine di un incremento di attrezzature pubbliche e di una rigenerazione di ambiti urbani degradati. E’ noto che in moltissime città d’Italia, le sale cinematografiche attive fino agli ultimi decenni del secolo scorso, sono state sottoposte a profonde trasformazioni, cambiando destinazione d’uso e diventate, in molti casi, centri commerciali. Anche il Comune di Casoria aveva intenzione di riusare l’area occupata dall’ex cinema Rossi, ubicato in pieno centro urbano, a pochi passi da piazza Cirillo, destinandolo alla realizzazione di un parcheggio multipiano ad uso pubblico. Il progetto prevedeva la realizzazione di 67 posti auto a tariffa oraria agevolata ed altrettanti pertinenziali. E’ facile immaginare come tale progetto, se si fosse realizzato, sarebbe stato di grande utilità sia per i cittadini residenti nella zona, sia per coloro che avevano necessità di recarsi negli uffici del Comune, soprattutto dopo la ristrutturazione di piazza Cirillo che ha scontentato tutti, soprattutto gli esercenti. La presenza, infatti, del parcheggio multipiano in pieno centro urbano avrebbe migliorato la vivibilità urbana e reso più scorrevole il traffico veicolare. Lo scheletro del cinema Rossi, degradato, ridotto ad uno sconcio da anni, un tempo punto di riferimento importante dei Casoriani nati nei fatidici anni sessanta, è ancora lì, nel corso Umberto, a ricordare loro con nostalgia momenti emozionanti vissuti nella sala a due piani, mentre venivano proiettati i famosi Kolossal americani, i film western di produzione italiana o i cosiddetti “musicarelli”; ridotto sempre più ad uno stato pietoso, desta sicuramente un senso di profonda tristezza. E’

anche un forte pugno nello stomaco per gli amministratori succedutisi da vari decenni nel Palazzo comunale, dimostratisi incapaci di acquisire una proprietà privata per una destinazione mirata ad incrementare gli standard urbanistici. Sì, indubbiamente quel che resta del cinema Rossi fa parte della storia di una comunità, è un pezzo della memoria collettiva, ma quel “rudere” abbandonato a se stesso in pieno centro urbano segna una sconfitta per la classe dirigente locale. Ci si domanda se gli ostacoli siano stati così insuperabili da non permetterne la rigenerazione con la realizzazione del progetto “parcheggio multipiano”. Un altro progetto abortito è stato quello riguardante la realizzazione del “Parco delle Arti” nell’ambito del programma PIU EUROPA, il cui scopo era di rivitalizzare “un’area periferica attraverso le funzioni “pregiate” della cultura”. L’intervento prevedeva un complesso di funzioni legate a tutte le “espressioni artistiche contemporanee” declinate secondo i vari linguaggi che si sono affermati nell’ultimo secolo, tra cui quello della “parola” e del “corpo” (teatro). Le varie funzioni sarebbero state immerse in un parco di livello urbano ed integrate nella città preesistente, con la realizzazione dei collegamenti viari mancanti, consentendo di servire la nuova opera pubblica e contribuendo a migliorare i

collegamenti di un’area periferica con le zone centrali (via Cortese, via Petrarca, prolungamento via Alfieri, bretella via Caruso – via Boccaccio). Altra occasione mancata fu la possibilità di realizzare a Casoria la “Città del libro”: l’editore napoletano Franco Liguori ebbe l’idea di recuperare un’area industriale dismessa per insediare una vera e propria “filiera del libro”attraverso un “contratto di programma” che prevedeva la partecipazione pubblica all’investimento totale. Dopo la nascita del consorzio, fu individuata l’ex Rhodiatoce, nella quale sarebbero stati realizzati impianti specializzati nella edizione di libri e riviste, nella realizzazione di software, nella progettazione e realizzazione di siti web e in corsi di formazione speciali. Si sarebbero creati 163 nuovi posti di lavoro. Il motivo della mancata realizzazione della “Città del libro”, che avrebbe permesso di riqualificare tutta la città di Casoria con uno sviluppo sociale e civile attraverso l’incremento della cultura, fu la scoperta dell’inquinamento dell’area dovuto alla presenza dell’amianto e ci si rese conto che la bonifica avrebbe comportato un costo esorbitante. Sono trascorsi oltre 20 anni, ma nulla è cambiato nei nostri territori rispetto alla grave questione delle bonifiche di siti industriali dismessi. Infatti, ha preso il via proprio in Campania, agli inizi di giugno, la campagna itinerante promossa da Legambiente “Liberidaiveleni” per denunciare i fortissimi ritardi delle bonifiche nelle aree della “Terra dei fuochi” e per sollecitare le istituzioni nazionali e regionali ad attivarsi nelle operazioni di disinquinamento e di recupero.


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6 RITA GIAQUINTO

Ex-Resia: da anni domande senza risposta

Le testimonianze di chi c’era

Con un servizio in diretta web della rubrica La Copertina, il Dir. Troise affronta, ancora una volta, il complicato e quanto mai irrisolto argomento delle aree dismesse, in modo particolare della ex-Resia. Le telecamere di NanoTV, infatti, si trovano sulla Strada Sannitica di Casoria, quell’arteria che nasce a Capodichino e arriva fino a Caserta, congiungendo la periferia e la provincia a Nord di Napoli con la provincia casertana. Ricordiamo che Casoria conta circa cinquecento mila metri quadrati di aree dismesse e la Resia, con i suoi quasi cento mila metri quadri, è sicuramente l’area più visibile, dato che si trova sulla strada statale, senza mura di cinta, a pochi metri dalle abitazioni e dal centro commerciale della città. Purtroppo, alle molteplici domande che, puntualmente, da anni, il nostro settimanale pone alle varie amministrazioni, non arrivano mai risposte, mai nessuna certezza al riguardo, nessun progetto, nessuna ipotesi su come Casoria potrebbe trasformarsi positivamente anche grazie alla riqualificazione di tanti metri quadrati lasciati alla mercè di un triste, infausto destino. L’augurio di tutti noi è che dopo questo collegamento arrivi qualche risposta. Sono una ventina d’anni che scriviamo di questo posto, da quando furono trovati i circa novanta fusti tossici di resine fenoliche e super-fenoliche. Fu aperto anche un fascicolo dai magistrati che ebbero in cura questo episodio dell’agosto del 1997. Ma mai nessuna amministrazione, né tanto meno Legambiente, ne hanno mai parlato. Nessuna proposta, nessuna iniziativa. E non abbiamo neanche mai ricevuto risposte chiare – e convincenti - sul perché un gigante come Enichem abbia ceduto questo pezzo di terra, né, tantomeno, notizie su cosa ne voglia fare il privato che poi ha acquistato questo terreno. Non c’è mai stato un sindaco o un assessore che abbia chiesto agli acquirenti di questo stabilimento chimico a quale futuro, tanto spazio, potrebbe essere destinato. Uno stabilimento di proprietà del gruppo ENICHEM che fu chiamato, per alcuni anni, anche MONTEDISON. Ne torniamo a parlare, anche per portare a conoscenza dei nostri lettori, i commenti di tanti cittadini

DOMENICA 26 APRILE 2020

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ANNO XIX - N° 17 - DOMENICA 26 APRILE 2020

I SEGRETI DELLA EX-RESIA

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che si pongono le stesse nostre identiche domande, che, come noi, ricordano e, come noi, non dimenticano. Commenti nati su un social dove il Dir. Troise, qualche settimana fa, ha pubblicato la foto di una copertina del nostro settimanale risalente al mese di aprile del 2020 dal titolo “I segreti della ex-Resia”.Potere dei social: tanti commenti di tanti cittadini casoriani che, direttamente o indirettamente, hanno avuto problemi a causa di questo stabilimento. Li portiamo a conoscenza del nostro pubblico, per far capire che, così come scrivemmo in quell’aprile di un anno fa, si tratta di un passato che, seppur lontano, non può essere né ignorato, né taciuto, perché è tutto ancora vivo nella memoria dei nostri concittadini. Uno dei primi commenti : “Intanto, è sempre in essere la questione, tale credo da rinnovare inchieste e denunce, e chi più del sindaco.” E, ancora: “Sei troppo ottimista: chi li conosce, aveva un qualche interesse poco “apprezzabile” della comunità. Se è credente non li confesserà neppure in confessione; figurati se non lo è! Circa l’etica, poi, credo che non sappia neppure cosa significa”. Una signora scrive:“Mio padre lasciò Capodimonte per venire a Casoria a lavorare alla Resia, era perito chimico e capo operaio. Allora, presumo, non ci fossero le tutele di oggi. Lì l’area (a

differenza della Rhodiatoce in cui c’è molto verde) è del tutto arida, quindi ci sarà ancora oggi qualche elemento nel sottosuolo che non favorisce la crescita delle piante”. Un’altra lettrice: “Essendo un’azienda chimica, dopo la chiusura, avrebbero dovuto sin da subito bonificare l’area, credo ci dovesse essere un protocollo da seguire, ma nulla è stato mai fatto. Brutto constatare che gli anni passano ma i problemi restano”. E’stato spiegato alla lettrice che, purtroppo, all’ARPAC l’area risulta bonificata. Un altro lettore ci ricorda della fuoriuscita di una nube tossica. Infine, ancora un commento di chi ricorda il proprio padre : “Il mio papà ci lavorava, morì appena cinquantenne per un tumore lampo…in meno di un anno lo portò via ai suoi affetti… nessuno osò fronteggiare il “padrone”e nè erano previsti cartelli di protesta e di cause collettive…il sindaco e la dirigenza furono conniventi a sommergere tutto, NESSUNO di loro si interessò a quale potesse essere il futuro di una vedova di 43 anni con tre figli…e oggi solo grazie a lei e alla sua etica viviamo le nostre vite con dignità e seppur privati di un papà avvelenato dai poteri, andiamo fieri della grandezza e dello spirito di mia mamma (…). Veleni e sostanze tossiche sicuramente venivano gestite senza criteri minimi di sicurezza, ma tutto resterà nel cassetto nascosto”. “In tanti anni che mi occupo di questo tema, non avevo mai ricevuto così tante testimonianze” – è questo il commento del Dir. Troise dinanzi alle telecamere. Non possiamo non riprendere dal punto con cui chiudemmo l’articolo redatto – peraltro dalla sottoscritta - nell’aprile del 2020: un consigliere, molto vicino a Legambiente, dichiarò, a suo tempo, in pieno lockdown, che, a emergenza sanitaria finita, avrebbe provveduto a coinvolgere la Regione e tutte le istituzioni possibili per cominciare ad affrontare una discussione sullo sviluppo di quest’area. Se da un lato è vero che non possiamo ancora considerare completamente debellata l’emergenza da Covid-19, d’altro canto è pur vero che non possiamo permetterci distrazioni, soprattutto, dopo aver


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ricevuto tante testimonianze sulla Resia che ci dimostrano la perenne attualità di una questione importante. Come lo sono tutte le questioni irrisolte. Da parte nostra, continueremo a fare domande, non solo sull’inquietante passato di questo pezzo di terra ma, soprattutto, sulla potenziale riqualifica della Resia e di tutte le altre aree dismesse che occupano una cospicua parte del nostro territorio e che potrebbero essere destinate ad un sano e proficuo utilizzo per tutti. Oggi, invece, non resta che una desolante immagine di una storia avvelenata. CIRO TROISE

La rivoluzione di De Laurentiis

A piccoli passi e nel silenzio prende corpo la calda estate di De Laurentiis che si trova in un momento decisivo della sua avventura a Napoli nel calcio. La questione Superlega è impantanata, la Uefa non ha fatto ricorso alla Corte di Giustizia Europea, non vuole accorciare i tempi, teme una decisione sfavorevole. L’ipotesi che i club ribelli siano fuori dalla Champions è complicata perché, anche se dovesse arrivare la squalifica, otterranno la sospensiva e nel frattempo, in vista dei tempi lunghi della Corte di Giustizia Europea, potrà svilupparsi una trattativa per un’intesa. Al di là di minacce e tribunali, il terreno su cui risolvere questa storica vicenda è la mediazione politica. La Superlega non conviene ai Governi, non piace alla maggioranza dei tifosi, è esplosa nelle sue contraddizioni in Inghilterra, nove club su dodici hanno raggiunto un accordo con la Uefa ma rappresenta una questione di cui si discuterà ancora a lungo. Il mancato ricorso della Uefa dimostra che c’è ansia per la giustizia ordinaria, perciò servirà un accordo politico. Al momento non sembrano esserci le condizioni ma tutto può cambiare. De Laurentiis perciò non si

Dalla questione delle maglie ai nuovi equilibri interni, a piccoli passi e nel silenzio la rivoluzione di De Laurentiis

fa illusioni sul ripescaggio, osserva i fatti e si muove per affrontare questo momento storico complesso tra i danni della pandemia, le difficoltà del Bari e le due stagioni senza Champions League per il Napoli. Sarà un’estate fondamentale e di cambiamento. Lo dimostra la novità di marketing sulle maglie che saranno autoprodotte, sviluppando una svolta con un’azienda parallela probabilmente gestita dalla figlia Valentina. C’è aria di trasformazione anche nei rapporti interni alla società: Giuntoli resta al suo posto, blindato dal contratto fino al 2024, ma non è più

il deus ex machina. Grava potrebbe essere dirottato in prima squadra nel ruolo di club manager, diventando un punto di collegamento tra la società e lo spogliatoio. Una figura che sarebbe importante dopo due anni balordi, con l’ammutinamento del 5 novembre 2019 come punta dell’iceberg. Spalletti avrà un ruolo importante in questa fase storica, dal suo lavoro passa la capacità di tenere il Napoli competitivo per la Champions League in questo caos calmo. Per entrare nelle prime quattro serve stare su quota 80 punti, il calcio italiano è cambiato, sono torna-

te le milanesi, c’è l’Atalanta e le romane si rilanciano con Mourinho. Il Napoli sul mercato vorrebbe abbassare il monte ingaggi del 30%, fa filtrare che non s’opporrebbe ad offerte congrue per Fabian Ruiz, Koulibaly, Insigne, Ghoulam e Mertens ma è lo scenario di ogni estate. De Laurentiis non cede a cuor leggero e, infatti, le partenze eccellenti sono state poche nel corso degli anni e mai più di una a sessione. Al Napoli basta poco per essere molto competitivo: un terzino destro come alternativa a Di Lorenzo, un difensore centrale che sappia guidare il reparto (magari mancino), un centrocampista di buon livello, un profilo di posizione, che dia equilibrio e sappia gestire i tempi del gioco, abbassare i ritmi quando c’è bisogno, leggere i momenti delle partite. Il Napoli si sta muovendo soprattutto sulle priorità: difensore centrale e terzino sinistro ma tutto passa anche per le cessioni. Il mercato entrerà nel vivo a ridosso del ritiro, ora la macchina Spalletti si sta preparando a partire dallo staff. C’è ancora il caos calmo ma sarà un’estate importante, storica per l’avventura di De Laurentiis.


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8 ANGELA CAPOCELLI

L’URGENZA DI ESPRIMERSI: INTERVISTA ALLA SCRITTRICE ELENA TORRE Elena Torre è una scrittrice e giornalista nata a Viareggio il 30 Ottobre del 1973. Portata dalle esperienze personali a imprimere sulla carta le proprie sensazioni, si è laureata in Lettere moderne presso l’Università degli Studi di Pisa e poi dedicata alla carta stampata. Da dove è nata la sua passione per la scrittura? La mia passione viene da lontano, ma più che di passione parlerei di esigenza, di urgenza. Quando ero piccola facevo fatica a parlare e a scrivere e per questo motivo spesso ero bersaglio degli altri bambini. L’aver avuto un buon carattere mi ha permesso di non soccombere, ma certe parole, certe critiche mi raggiungevano, ferendomi e la necessità di esprimermi chiaramente ed essere compresa diventò il mio obiettivo più importante. In più ho sempre amato raccontare storie, condividere pezzetti di vita, sogni, desideri così ho scelto di diventare una scrittrice. Cosa si sente di dire a coloro che in-

tendono perseguire la sua stessa professione? Che la passione può essere un buon motore, ma non deve essere l’unico aspetto per costruire una professione. Sono molti gli strumenti di cui chi fa il mio mestiere deve poter disporre, primo fra tutti la lingua che deve essere conosciuta il meglio possibile, dico spesso di leggere il vocabolario e una parola alla volta impararle tutte. Fondamentale leggere libri di ogni genere e poi ascoltare musica, parlare con le persone, visitare una mostra… In una parola, vivere più intensamente possibile e circondarsi di bellezza. Tutti gli artisti hanno, fra le proprie stesse opere, una preferita: qual è, tra i suoi libri, quello che l’ha soddisfatta maggiormente? Che domanda difficile! Sono molto legata al mio primo romanzo Decima Personale di Julie Valmont oggi introvabile, però quello che mi piace di più al momento è il manoscritto che ho da poco terminato di scrivere che spero

possa uscire in un futuro non lontano. Di cosa parlerà il suo nuovo libro, La maledizione del nome? La maledizione del nome in libreria dal 10 giugno con Castelvecchi Editore è, come i miei due precedenti romanzi Il segreto dei custodi della fede e Il mistero delle antiche rotte, un thriller storico esoterico. La storia è ambientata ai giorni nostri ma i misteri che i protagonisti e le protagoniste sono chiamati a risolvere affondano profonde radici nel passato e nella nostra tradizione esoterica. Si parte dal ritrovamento di un uomo sospeso su a testa all’ingiù davanti alla Porta Ermetica di Roma per trovarci nel bel mezzo di uno scontro tra sette rivali pronte a darsi l’ennesima battaglia in una guerra che dura da millenni. Come in ogni storia che scrivo la trama è in realtà un mero pretesto per parlare di altro, raccontare le vicende di donne e uomini alla continua ricerca di significati più profondi e del proprio posto nel mondo.


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GENNARO MOSCA

VELOCEMENTE SUL TEMPO IL GRILLO PARLANTE

Cartegena – che in origine si chiamava Nova Carthago – è una bella cittadina della Spagna sud-orientale sul mare, con un clima mite e piacevole. Per questo Annibale, nel 219 a.C., sceglie di passarci l’inverno. Se il meteo allieta i suoi giorni, tuttavia la sconfitta contro il nemico storico romano – la prima guerra punica – ancora gli rode. Soprattutto aver dovuto cedere la Sardegna, che i tunisini occupavano da oltre trecento anni. Non l’ha digerita, un po’ come i francesi non hanno mai sopportato che le fantastiche Alpi stiano soprattutto in Italia. Proprio quelle, le Alpi che Annibale un anno dopo attraverserà con gli elefanti. Così, tra le notti bianche tormentate dalla voglia di rivincita, e le riunioni coi militari che gli confermano la rinascente forza delle truppe, il condottiero decide. Bisogna giocarsi la rivincita, anche se sarà fuori casa, in Italia. Il tempo di organizzare armi e bagagli, un migliaio di fedelissimi soldati, un centinaio di elefanti, e si parte. Direzione Canne in Puglia. Distanza stimata da googli tabula, il maps dell’epoca, circa 1.600 miglia, ossia oltre duemila chilometri. Un elefante quanti chilometri percorre al giorno? Chi dice cinque, chi dieci o quindici, faccio a mezzo. Insomma, con quel passo, tra valichi, soste di riposo e imprevisti, tempo di viaggio stimato un anno. Un anno per andare dalla Spagna alla Puglia. Duemila anni dopo, i tempi sono ancora così dilatati. James Cook, esploratore alla scoperta del Pacifico, salpa il 26 agosto 1768 e arriva a Tahiti quasi otto mesi dopo. Otto mesi dalla Gran Bretagna alla Polinesia. Di viaggi così ce ne sarebbero tanti altri da ricordare, Colombo, Marco Polo, Magel-

lano, mesi passati a camminare, cavalcare, navigare. Tempi lunghi e grandi attese. Ma come si faceva, non si annoiavano? Il tempo è duplice, uno esterno e oggettivo, quello dell’orologio, e uno personale, come percepito. Questo tempo interno non ha una velocità costante, ma varia come il meteo. Talvolta vola e un’ora subito se ne va, quando stiamo bene, altre volte non passa mai, come l’attesa prima di un’estrazione dal dentista. Oggi due minuti nel traffico o alla fermata del bus sembrano un’eternità. Se la connessione dati è lenta lo scenario si fa addirittura grottesco, perché misuriamo il nostro tempo anche in gigabyte al secondo, cioè quanto ci vuole a scaricare un’informazione, e se eccede i pochi attimi non c’è gestore telefonico che tenga, passiamo a un altro. Non credo che Annibale si sia preoccupato per la durata del suo viaggio, né che durante questo la noia lo abbia preso, o che Marco Polo si dolesse dei mesi per arrivare alla corte di Kublai Khan. Perché di questo nella Storia non mi pare ci sia traccia. Io, invece, se il download non è veloce mi rammarico. E se il treno ritarda un’ora ho bisogno della ‘neuro’. L’evoluzione della tecnologia non si è accompagnata a un pari progresso positivo del rapporto che ognuno ha col proprio tempo. Anzi. Più velocità nella possibilità di spostamento fisico e virtuale ha indotto una grande regressione nella capacità di aspettare. E mi chiedo cosa accadrebbe se in quell’insostenibile attesa non avessimo sempre pronto il piccolo schermo su cui guardiamo il mondo, evasione che ci distrae e diverte, ma di sicuro impedisce di

sentire, riflettere, ragionare, immaginare, osservare al meglio la realtà vicina. Perché è provato, il device inibisce una parte del cervello e deconcentra. Insomma, il tempo e la testa sempre pieni contro la monotonia apparente, ma perché assopiti, sedati, distratti, intorpiditi. Occorre ritrovare lo slancio creativo, il pensiero critico, l’elogio dell’attesa. Bisogna allargare il nostro tempo, per arricchirlo di valore e di interesse, da ritrovare intorno, perché l’impazienza ci distoglie. Il tempo è come un treno di cui siamo macchinisti, ne stabiliamo la velocità. Più è frenetico, più paradossalmente passa lento, perché ci costringe a riempirlo sempre di più. Un’agitata spirale deleteria verso il vuoto. Il nostro tempo è soprattutto ciò che ci mettiamo dentro, sta a noi riempirlo di verità e passione, perché “c’è un tempo autentico e uno inautentico; il primo è quello per cui l’Esserci progetta la propria possibilità privilegiata, il secondo è quello della esistenza banale, in cui il tempo diventa una successione infinita di istanti.” (Heidegger). Ritrovare il tempo privilegiato e abbandonare quello banale. Non so cosa significa, ma suona bene. Io, se mi fosse chiaro, proverei a cambiare un po’ in quella direzione. Ma adesso scusatemi se finisco così, all’improvviso. Scappo, c’ho fretta. Non ho tempo.


DOMENICA 13 GIUGNO 2021

10 FRANCO PEZZELLA Nel passato uno dei culti molto sentiti dai casoriani era rivolto a san Nicola Pellegrino, una carismatica figura di giovane pio e devoto nato nel 1075 circa a Stiri (l’attuale Distomo), un piccolo villaggio greco nei pressi del monastero di San Luca, in Beozia. Il Padre agostiniano Antonino Maria Di Jorio (Lanciano 1818-1890), autore di una prima dettagliata biografia del Santo narra che Nicola, per via del suo lavoro da pastore, conduceva una vita solitaria e quasi eremitica la quale finì con indurgli una forte spiritualità che si estrinsecava soprattutto con la recita incessante del Kyrie eleison, un’antica invocazione religiosa al Signore per chiederne il perdono e la benevolenza che ancora oggi è pronunciata, durante la Messa, dopo l’atto penitenziale. Sbeffeggiato e deriso per questo da tutti, la madre, credendolo viepiù pazzo e posseduto dal demonio, lo affidò, pertanto, ai monaci del vicino monastero di San Luca, i quali continuarono a schernirlo e presero anche a maltrattarlo e picchiarlo finché dopo qualche anno il giovane abbandonò il monastero e in compagnia del monaco Bartolomeo raggiunse prima Otranto e poi Trani, dove, il 20 maggio del 1094, dopo precedenti esperienze negative a Lecce e Taranto, riuscì ad accattivarsi la simpatia dei fanciulli con le sue invocazioni e fu finalmente accolto dall’arcivescovo del posto, Bisanzio I. Ma un crudele destino lo attendeva: appena tre giorni dopo il suo arrivo in città si ammalava e il 2 giugno successivo rendeva l’anima a Dio. Le incessanti visite ricevute durante la breve malattia e subito dopo la sua morte soprattutto da parte dei bambini, convinsero l’arcivescovo a riporre il suo

Una preziosa testimonianza di fede e di arte a Casoria: il busto ligneo di San Nicola Pellegrino di Andrea Falcone

corpo nella chiesa di Santa Maria de Russis, poi intitolata a San Giacomo. E fu subito un vociare di presunti miracoli tant’è che a furore di popolo, già due anni dopo, nel 1096, su iniziativa dello stesso arcivescovo, Nicola fu canonizzato da papa Urbano II ed eletto patrono di Trani. L’anno successivo sopra

l’antica chiesa di Santa Maria della Scala iniziarono i lavori per la costruzione della basilica a lui dedicata (l’odierna cattedrale) che accolse le sue spoglie mortali. Il culto di san Nicola Pellegrino arrivò a Casoria molto più tardi. Come ci narra il succitato Padre Antonino Maria Di Jorio ad introdurlo fu il

priore della cattedrale della città pugliese, Padre Francesco D’Andrea, che nel 1642, trovandosi a Casoria, tenne nella chiesa di San Mauro un sermone così accorato su san Nicola Pellegrino che «tutti ne restarono innamorati». Invocato dagli infermi e dagli afflitti per ottenere guarigioni e consolazione il Santo si guadagnò ben presto la fama di taumaturgo e il titolo di patrono secondario del paese dopo san Mauro. Parimenti fu istituita una congregazione di giovanetti intitolata al suo nome e fu fatto fondere un busto in argento per accogliere una reliquia del Santo donata dall’arcivescovo di Trani Tommaso Sarria; quello stesso prezioso manufatto che, come riporta un manoscritto dell’epoca pubblicato dal preposito Arcangelo Paone a fine Ottocento nella sua Appendice alla vita e miracoli di S. Mauro protettore di Casoria, fu rubato, nella notte tra il 4 e il 5 febbraio del 1674, e mai più ritrovato, dal momento che alcuni rei confessi autori del furto, catturati qualche giorno dopo, riferirono, tra l’altro, di non sapere dove il busto fosse stato portato dai complici sfuggiti alla cattura e che l’analoga statua di san Mauro, anch’essa presa di mira nella stessa occasione, si fosse miracolosamente sottratta al furto solo perché una volta calata dall’altare «si fece immobile, come inchiodata a terra do’vera stata posta». Subito, però, i fedeli deliberarono di commissionare un nuovo busto di san Nicola ad uno dei migliori scultori napoletani dell’epoca, quel Andrea Falcone nipote del pittore Aniello, il quale accettato di buon grado la commessa, ben presto, però, preso da altri impegni, se ne dimenticò; almeno fino a quando - come lo stesso artista testimoniò in un processo, i cui atti sono


DOMENICA 13 GIUGNO 2021 ancora conservati a Trani - il Santo gli andò in sogno nelle vesti di un giovanetto ricordandogli l’impegno preso e ingiungendogli di realizzare il busto con le identiche fattezze con cui gli si era presentato: richiesta che l’artista, restato piuttosto impressionato, accolse immediatamente realizzando la scultura nel giro di qualche mese, quella stessa che, in legno scolpito e dorato a mecca, una vernice a base di lacca giusto appunto di tonalità aurea, è ancora data ammirare presso la collegiata. Nel busto il Santo è raffigurato, secondo le consolidate istanze devozionali del tempo, frontalmente, con entrambe le braccia protese in avanti in atteggiamento orante. Ha il volto paffuto, fanciullesco e il capo ricoperto da folti riccioli. Indossa un farsetto smanicato - una sorta di giub-

betto, generalmente imbottito di ovatta, indossato per lo più dalle persone umili, anche se in questo caso è impreziosito da motivi con elementi floreali ad imitazione dei fastosi broccati seicenteschi - che serrato al collo lascia appena intravedere una lattughina, ossia una piccola gorgiera. L’abbigliamento è completato da un grosso nastro con fiocco che gli cinge la vita e da una tunica che fuoriuscendo dal farsetto ricade, drappeggiata, su una base sorretta da grosse volute angolari. Allievo, forse, di Cosimo Fanzago, ma certamente suo collaboratore nell’esecuzione della Guglia di San Gaetano da Thiene nell’omonima piazza napoletana (quattro Putti) e nella Cappella Merlino al Gesù Nuovo (statua raffigurante Re David, ora al Pio Monte della Miseri-

11 cordia), Andrea Falcone era nato a Napoli intorno al 1630. Nella città natale concentrò gran parte della sua produzione che annovera, peraltro, accanto alle opere in marmo, modelli per busti in argento (in particolare quelli per alcuni dei 54 busti - reliquari dei santi patroni della città nella Cappella del Tesoro di san Gennaro), decorazioni in stucco e altre sculture lignee, comprese figure presepiali, oltre alla nostra. Tra le sue opere marmoree maggiori vanno citate le tre sculture raffiguranti la Madonna della Misericordia e le allegorie della Carità e della Misericordia nel porticato esterno del Pio Monte della Misericordia; la Madonna con Bambino e i due gruppi raffiguranti le Sette opere di Misericordia, su disegno del Fanzago, nel cortile dello stesso

complesso; tre delle quattro sculture allegoriche per la cappella della Madonna della Purità in San Paolo Maggiore (Prudenza, Temperanza e Misericordia); il Sepolcro di Giulio Mastrilli nella chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, il Ritratto di Isabella Guevara nella chiesa di Gesù e Maria e di Tommaso Blanch in quella di San Domenico. Lavori minori in marmo e stucco sono sparsi un po’ovunque nelle chiese napoletane (San Pietro Martire, Gesù Nuovo, Basilica di Santa Chiara, San Giacomo degli Spagnoli, Santa Maria di Donnaregina, San Domenico Maggiore) e in alcune chiese di Roma (due Putti per la chiesa di Sant’Agnese in Agora, un Angelo - acquasantiera in quella di Sant’Agostino). Andrea Falcone morì nel 1677.

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L’ANVM HA INCONTRATO L’ONOREVOLE MARCO NONNO UNA MOZIONE PER ISTITUIRE UNA GIORNATA IN MEMORIA DELLE VITTIME DELLE “MAROCCHINATE” IN CAMPANIA E UNA BORSA DI STUDIO.

Si è svolta giovedì scorso, a Napoli, una riunione tra il consigliere regionale Marco Nonno e una delegazione dell’associazione nazionale vittime delle marocchinate, composta dal presidente nazionale Emiliano Ciotti, dal referente regionale Emilio Pagliaro e dalla segretaria generale del sodalizio Anna Mula. Durante il cordiale incontro, si è discusso del proposito del consigliere Nonno di portare all’attenzione del parlamento regionale le vicende storiche legate alle violenze ed agli stupri di massa che furono commessi dalle truppe coloniali francesi. Queste tristi vicende, passate alla storia con il termine “marocchinate”, furono compiute anche ai danni della popolazione civile della Campania, in particolar modo nella provincia di Caserta, dove l’ANVM ha trovato documenti riguardanti, ad esempio, le violenze subite da una bambina di 4 anni. Il consigliere regionale proporrà una mozione per l’istituzione

della Giornata in memoria delle vittime delle marocchinate in Campania e finanzierà a sue spese una borsa di studio rivolta agli studenti di Pescopagano e Mondragone, che andrà a premiare la migliore relazione su questi fatti. “Siamo molto soddisfatti di questo incontro – dichiara il presidente nazionale dell’ANVM, Emiliano Ciotti – finalmente anche in Campania si parla della vergogna delle marocchinate, le violenze e gli stupri di guerra commessi dai liberatori ai danni della popolazione civile.” “Ringrazio l’associazione per la collaborazione – ha dichiarato il consigliere regionale Marco Nonno – porterò all’attenzione dell’assemblea regionale della Campania una mozione, che mi auguro sarà accolta con favore dai colleghi. Le violenze di guerra compiute dalle truppe coloniali francesi non devono essere tenute nascoste.” ANVM, Associazione Nazionale Vittime delle Marocchinate

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DOMENICA 13 GIUGNO 2021

12 RAFFAELE SILVESTRO

ENZO D’ANNA: L’ARTISTA DIETRO IL GIORNALISTA Il giornalismo ha tante ramificazioni al suo interno. La scorsa settimana abbiamo parlato della nuova frontiera con le webtv, questa volta, sarà la radio ad essere al centro della nostra intervista, con il giornalista Enzo D’Anna. La carriera inizia nei primi anni 80, dove collaborò con le prime radio libere a Casoria. Dopo questa prima gavetta, passa a Radio Club 91, dove lì trascorrerà la maggior parte della sua carriera. Nel contempo, ha superato tutti gli step per diventare giornalista in un agenzia di stampa, dove si occupava del calcio dilettantistico fino ad arrivare al Napoli in serie A. Nella radio diventerà direttore della testata e lo sarà dal 1986 fino al 2008, in questi 22 anni, diventa anche giornalista professionista nel 1997. Dal 1987 fino al 2003, è stato anche radiocronista delle partite del Napoli, proprio negli anni di Maradona e di tutte le vittorie azzurre. Oltre Radio Club 91, negli anni, ha

collaborato con tante testate giornalistiche, televisive e radiofoniche. La più importante fu quella dei primi anni 2000, con Radio24, la radio del Sole 24ore, dove era il corrispondente campano per qualsiasi tema, dallo sport alla cultura, fino alla cronaca. Oltre la grande presenza di Enzo D’Anna nel giornalismo campano,

dopo molte vicissitudini, riprende quella che era la sua passione di ragazzo: il pianoforte, senza mai abbandonare la gloriosa strada del giornale. Inizia a suonare nei locali, per le feste, ed oltre alla musica si inserisce anche nel meraviglioso mondo del teatro. Il covid degli ultimi 16 mesi, non ha aiutato ovviamente, si sono fermati eventi, cerimonie, campionati, quindi sia per il mondo dello spettacolo, dove Enzo è ritornano negli ultimi anni, sia quello del giornalismo, hanno avuto un brusco stop. Ovviamente non ci si ferma avanti a nulla, si è continuato ad organizzare e pianificare per un rientro in grande stile da settembre, con la speranza che la campagna vaccinale vada avanti spedita e ci faccia uscire definitivamente da questo incubo. Menti come quelle di Enzo D’Anna, che sanno reinventarsi, che riescono a toccare tanti temi e riuscire in tutto quello che fanno, sono rare e fortunatamente sono un’eccellenza campana.


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Salvatore Iavarone

Consigliere Comunale di Casoria

Cosi’ si trasformano i beni confiscati, uno schiaffo alla Camorra

Al quartiere STELLA nascerà un centro per l’infanzia IL Comune finanzia con i PICS una struttura per la socialità e l’infanzia

La Camorra a Casoria sta perdendo. Pezzi di proprietà della camorra, confiscati dallo stato, tornano a vivere ed essere usati dalla collettività. L’amministrazione approva il progetto per la realizzazione di una struttura per bambini, nel bene confiscato a via Monte Bianco dietro ai PINI nel quartiere Stella. Una vittoria per lo Stato e un segnale importante proprio per i bambini. Tutto questo accade in un quartiere a noi caro, ai confini con Afragola. Vediamo nello specifico il progetto, recuperando alcuni pezzi della relazione dei PICS, che raccontano il recupero di questo edificio. Il progetto prevede la realizzazione di una struttura socioeducativa per l’infanzia nell’immobile confiscato alla criminalità organizzata sito alla via Monte Bianco 10, nel quartiere Stella. L’immobile, acquisito al patrimonio indisponibile dello Stato, è costituito da una villetta multipiano, con spazi esterni attualmente sistemati a giardino. I caratteri tipologici e architettonici del manufatto, tipici dell’edificazione estemporanea, lo uniformano al resto del quartiere. Anche per questo, si è ipotizzata una ristrutturazione edilizia con completa demolizione e ricostruzione volta alla formazione di un nuovo organismo edilizio sostanzialmente difforme dall’esistente. Ciò anche al fine è di sottolinearne l’uso pubblico e la qualità sociale attraverso la singolarità architettonica con il quartiere contermine, realizzato in contrasto con la disciplina del suolo vigente. In questo modo si potrà inoltre assicurare un adeguato standard di sicurezza antisismica

per il manufatto visto l’uso destinato ai bambini. Nell’ambito del cantiere di demolizione e ricostruzione è assicurato il riciclo dei materiali derivanti dall’abbattimento che, per le parti compatibili allo scopo in ragione delle norme in materia di rifiuti da demolizione e previa adeguata analisi dei materiali, saranno in gran parte riutilizzati per la realizzazione del nuovo giardino attrezzato. Allo stesso modo, ai fini didattico- educativi, nel giardino della nuova struttura, saranno sistemati alcuni elementi prelevati dal precedente manufatto, in modo da assicurare la memoria della preesistenza e della sua trasformazione. L’intervento, nel contempo persegue la principale finalità di promozione dell’inclusione sociale, contrasto alla povertà e ogni forma

di discriminazione. L’immobile è localizzato nel quartiere Stella: di fatto una periferia urbana, monofunzionale e di margine, costruitasi prevalentemente tra gli anni Settanta e gli anni Novanta, in contrasto con la disciplina urbanistica vigente. La condizione insediativa si presenta fitta e disordinata, con palazzine multipiano e case unifamiliari, che si fondono in maniera caotica con alcuni spazi verdi residuali (ultima memoria del paesaggio agricolo preesistente). Il quartiere risente dell’assenza di attrezzature e spazi pubblici; le infrastrutture sono inadeguate e la mobilità è prevalentemente carrabile. Non esistono manufatti e tracce storiche, a eccezione dell’asse della via Sannitica. Il cespite oggetto di intervento risulta oggi di proprietà comunale a seguito di un procedimento di confisca avvenuto con sentenza del Tribunale di Napoli, n. 17480/2009. Il progetto di demolizione sarà di tipo selettivo, al fine di consentire il minimo impatto ambientale e favorire il riciclo degli inerti nell’ambito dello stesso cantiere di nuova costruzione. Il giardino per l’infanzia lavora su quattro temi: la corte come luogo di incontro, il riparo come spazio raccolto e protetto, il percorso come spazio di relazione, gli orti urbani come progetto sociale. Il concept prende le mosse dalla consapevolezza che oggi, anche alla luce dei profondi stravolgimenti dettati dalla condizione pandemica, ci si confronta con nuove esigenze didattiche e si è chiamati a sperimentare forme di interazione spaziale e sociale che guardano

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DOMENICA 13 GIUGNO 2021

14 nuovamente allo spazio aperto pubblico come una risorsa irrinunciabile. Da qui una prima suggestione, legata alla natura e forma di uno spazio educativo che si è immaginato di forma organica e fluida nella convinzione che questa, anche in forte contrapposizione con la preesistenza rigida e chiusa – scatolare – possa al meglio restituire l’idea dell’accoglienza, in cui non esistono gerarchie spaziali e sociali prestabilite. La corte, il riparo, il percorso e gli orti si fondono per dare forma all’architettura del vuoto. L’idea di pensare ad un luogo come playground si ispira ad alcune interessanti sperimentazioni dove la corte diventa il fulcro del progetto di scuola e di interazione tra il “dentro” e il “fuori”. Da qui l’idea di pensare ad uno spazio/ riparo in cui i bambini del quartiere, insieme ai genitori e gli educatori, possano ritrovarsi a giocare in libertà, imparando dalla scoperta. Non esistono, infatti, molti elementi di gioco all’interno del patio, ad eccezione di alcune panche

in legno (recuperate dalle demolizioni della preesistenza) e delle collinette verdi artificiali (ricavate sempre dalla demolizione degli inerti). Al contrario, l’idea di base è di delineare uno spazio che si possa costruire nel tempo anche in base alle esigenze di chi lo utilizzerà. Uno spazio, quindi, flessibile quello del giardino dell’infanzia che non presenta soluzioni di continuità tra spazio interno e spazio esterno. Analogamente, non esiste soluzione di continuità tra la quota di ingresso e quella delle coperture verdi. Infatti, un percorso ciclo-pedonale, che mette a sistema questo intervento con altri progetti previsti nel PICS, definisce il sistema di ingresso. Il percorso poi, seguendo le forme morbide dell’edificio, sale in copertura stabilendo una “promenade” che conduce al sistema di orti. In un contesto come quello del quartiere Stella, divorato dall’urbanizzazione spontanea, il progetto del giardino dell’infanzia mira a ristabilire una relazione sana con la natura e a definire,

anche percettivamente, un presidio civico, aperto all’integrazione e alla crescita sociale. Il tetto giardino prevede la piantumazione di differenti specie vegetali, puntando alla costruzione di un ortodidattico in cui giocare a contatto con la natura, immersi nel verde, sperimentando la conoscenza di piante, fiori e frutti. Funzionalmente, l’edificio è pensato come uno spazio adattabile a diversi usi durante la giornata, in base alle diverse esigenze ludiche, didattiche e aggregative. L’edificio, in acciaio e vetro, si presenta vetrato lungo tutto il perimetro; un’esile copertura, dalla quota di ingresso, sale fino ad un’altezza di circa 6 metri. La fine del percorso in copertura è segnata da una torre del vento che si configura come landmark all’interno del quartiere. Le vetrate, apribili in base alle necessità, consentono flessibilità di spazi per le attività laboratoriali e didattiche nonché la continuità tra spazi della corte, del giardino e degli spazi interni. (informazioni tratte dai PICS)

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“UN LIBRO SOTTO LE STELLE” FESTA GRANDE DELLA CULTURA a SALERNO

Un cielo stellato, sei notti d’estate, la magia e l’immaginazione che nascono dalla lettura di un libro. Elementi essenziali per calarsi a pieno in un racconto, in un romanzo o in una storia di attualità. Con questo spirito l’Associazione Meridiani promuove con il patrocinio morale della Regione Campania e del Comune di Salerno la XVII edizione della rassegna letteraria “Un libro sotto le stelle” in programma dal 15 al 17 e dal al 22 al 24 luglio nella città di Salerno. La manifestazione si terrà a bordo del traghetto Acquarius della Travelmar con partenza alle ore 19,30 dalla Stazione Marittima in Piazza della Concordia di Salerno con direzione Positano e con rientro previsto alle ore 21,30 circa. Le serate che saranno presentate da Sonia Di Domenico, vedranno la partecipazione degli attori Nunzia Schiavone e Alessandro Incerto che leggeranno alcuni brani dei libri e di Claudio e Diana, Ambasciatori della Posteggia napoletana nel mondo con il maestro Massimiliano Essolito al mandolino e di Luca Pugliese, musicantautore che suoneranno alcuni brani del loro repertorio musicale. Le presentazioni dei libri saranno trasmesse in streaming ed in diretta facebook e instagram sulla pagina dell’Associazione

Meridiani e per partecipare è richiesta la prenotazione obbligatoria, fino ad esaurimento posti, all’indirizzo eMail: info@ associazionemeridiani.com o tramite messaggio al numero dell’Associazione Meridiani +39 339.7686861 almeno 24 ore prima della data d’interesse riportando nella missiva: nome, cognome, numero di telefono (in caso di eMail) e numerico dei partecipanti. Il cartellone sarà presentato alla stampa giovedì 8 luglio alle ore 10:00 presso il Porto Turistico Masuccio Salernitano (Uffici Travelmar), siti in Piazza della Concordia - Salerno.


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Rinnovato l’Ordine dei Geologi della Campania Si è insediato il nuovo Consiglio dell’Ordine dei Geologi della Campania che rappresenterà la categoria per il Quadriennio 2021-2025. Nel corso della seduta, a seguito dell’assegnazione delle cariche istituzionali. Il nuovo Consiglio ha ricevuto pieno consenso dalla comunità geologica campana che ha partecipato in massa dimostrando apprezzamento per il lavoro svolto nel precedente mandato, piena condivisione dei nuovi obiettivi programmatici e grande spirito di appartenenza alla categoria. Un Consiglio giovane e profondamente rinnovato dove i sette nuovi ingressi garantiranno, anche questa volta, il binomio “rinnovamento e continuità” consentendo alla nuova squadra di sviluppare un’attività innovativa partendo da solide basi. Un Consiglio che si dichiara pronto a contribuire con idee e proposte alla prossima fase di ripresa e crescita del

Il Consiglio è così costituito Egidio Grasso Gennaro D’Agostino Vincenzo Testa Francesco Matarazzo Alberto Alfinito Lucio Amato Flavia Bova Giovanna Cavallaro Massimo Danna Maurizio Gallo Antonio Console (Sezione B)

Presidente Ariano Irpino (AV) Vice Presidente Teverola (CE) Segretario Giugliano in Campania (NA) Tesoriere Vitulano (BN) Consigliere Salerno (SA) Consigliere Napoli (NA) Consigliere Curti (CE) Consigliere Scafati (SA) Consigliere Avellino (AV) Consigliere Paolisi (BN) Consigliere S. Gregorio Magno (SA)

paese, in un territorio fragile come la Regione Campania, afflitto dalle numerose problematiche ambientali derivanti dalla concomitante presenza del rischio sismico, vulcanico, ed idrogeologico. Uno degli obiettivi del nuovo Consiglio sarà quello di accrescere e valorizzare la professionalità del Geologo facendo riconoscere alla Categoria un ruolo fondamentale nel

processo di trasformazione del paese. Infine, come anticipato dal Presidente Grasso nel discorso di insediamento, saranno istituite specifiche Commissioni di studio che affronteranno le tematiche più importanti ed attuali, quali Ambiente, Fondi Europei, Pianificazione Territoriale, Protezione Civile, Rischio Idrogeologico, Sismico e Vulcanico.

Crescere insieme, perfezionandosi Sicurezza edilizia Ambiente VIA G. ROCCO, 2 - 80026 CASORIA (NA) TEL./FAX +39 081 19105654 - CELL. +39 335 8157475 E-MAIL: stdgroupsrls@virgilio.it - stdgroupsrl@pec.it


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16 Laura Bufano

LA SETE ERUTTIVA DI UN’ARTISTA VULCANICO

Il luogo di nascita è stato l’elemento scatenante della creatività di Maurizio D’Andrea. Nasce a San Giorgio a Cremano, il 2 gennaio 1967, alle pendici del Vesuvio, con lo sguardo verso il mare. Il mare, una via di fuga, come altre che ritroveremo nelle sue opere. A 16 anni si trasferisce a Napoli, ed è lì che comincia il suo processo artistico fatto di: Napoli, mare, vulcano, tradizione contadina non agiata, come quella della sua famiglia. Dalla rappresentazione sulla tela, questi temi, vengono via, via sublimati ed interiorizzati. Quello del Liceo Scientifico è il periodo delle prime crisi interiori e Maurizio indaga il suo inconscio cercando di riconoscere la speranza e la chiusura, il conscio e l’inconscio, l’immobilismo e la via di fuga. Si Laurea in Scienze Geologiche con indirizzo Vulcanologico e con una Tesi su “Le eruzioni esplosive”. Si trasferisce poi ad Alba, provincia di Cuneo, per l’insegnamento. Tuttora insegna, ad Alba, matematica ed informatica nella Scuola Secondaria di Primo Grado. Intanto coltiva vari hobby come la chitarra, l’ukulele, scrive poesie, si tiene informato sulle Scoperte ed Innovazioni Scientifiche, e sulla Psicologia e Psiche applicata all’Arte. Nel 2014 il D’Andrea si propone come artista. Prima come artista digitale, poi con la pittura ad acrilico e in seguito con la scultura. La sua arte è sicuramente ricerca e sperimentazione di nuove modalità di espressione ed utilizzo di strumenti convenzionali ed inusuali: pennello, pettine, spatole, pezze, spugne, spruzzino con acqua, pellicola, legnetti, materiali di recupero. Maurizio si riconosce nell’arte contemporanea e in particolare nel

L’Inconscio di Maurizio D’Andrea ricorda a tutti che siamo vivi e in costante mutamento Romanticismo soggettivo, per esprimere che i sensi e le emozioni sono mezzi, al pari della razionalità, altrettanto importanti per comprendere il mondo. Nelle sue opere troviamo l’ Astrattismo lirico-informale, grazie al quale un segno, una figura geometrica, un colore sono scelti come oggetti di percezione, attenzione e indagine. Ama il Romanticismo di William Turner, pittore ed incisore inglese, che pose le basi alla nascita dell’Impressionismo e anticipò l’Astrattismo. Risente anche dell’influenza di Mark Rothko e Ivan Konstantinovic Ajvazovskij, il primo per l’uso del colore come espressione delle emozioni umane; il secondo per l’ accuratezza dei dettagli. Nelle sue opere affronta alcune tematiche sociali come: Le vicissitudini dei Migranti – L’Emancipazione femminile – Il potere degli abbracci – I pericoli dell’intelligenza artificiale – l’alienazione androide – I pericoli dell’inquinamento – La distruzione della natura – Il futuro del pianeta – I viaggi nello spazio – Il concetto di silenzio in natura. L’artista, rappresenta queste tematiche sulla

tela con proteste violente, più o meno velate, con un orizzonte impossibile, ma speranzoso. I messaggi presenti nelle sue opere d’arte recano in se informazioni mai banali, intense e ancorate alla stretta attualità. I paesaggi dell’inconscio rappresentano la sua pittura più emotiva, libera dalle raffigurazioni, ma aperta alle emozioni. L’artista ha sviluppato l’ascolto di se stesso, e continua a farlo, e ricerca, grazie ai suoi strumenti, la scienza e la creatività, un equilibrio tra inconscio e razionalità. Le sue ribellioni mettono lo spettatore in condizione di indagare nel proprio inconscio senza nessun compromesso. Molto presto la sua arte riceve consensi inaspettati, le sue opere vengono inserite in prestigiose riviste d’Arte e in Mostre collettive e personali nelle maggiori città italiane. -Fino al 15 giugno 2021 i suoi lavori saranno esposti al Galata Museo del Mare a Genova in “Summer Solstice: Untold Stories” -Dal 25 giugno al 3 ottobre 2021 esporrà a Cortina D’Ampezzo presso il Museo Mario Rimoldi “Casa delle Regole” per la Mostra “Pae-

saggi d’Italia”, curata da Vittorio Sgarbi. Arriva anche la consacrazione del D’Andrea come artista internazionale -Dal 1 al 22 giugno 2021 è presente a New York in una delle gallerie più prestigiose di Manhattan: l’ Agora Gallery Nel 1975 il re della Pop Art, Andy Warhol, venne a Napoli per conquistare il Vecchio Continente, lasciando queste parole a noi tutti “Napoli mi ricorda New York per l’energia che ribolle dovunque, in ogni angolo della città”. Nel 2021, dopo 46 anni, l’ Arte del poliedrico D’Andrea potrà essere ammirata dal pubblico statunitense, da galleristi e collezionisti, mostrando come l’alito vitale partenopeo è pronto a conquistare il Nuovo Continente. E’ prevista l’ esposizione dei suoi quadri anche a Tokyo – Berlino – Montecarlo – Amsterdam. Oggi, Maurizio D’Andrea è quindi un’ artista internazionale ed è interprete di una pittura raffinata, colta. Gesti, scatti nervosi, impulsi, oscillazioni del corpo rendono la sua pittura molto espressiva e forte. Ogni opera è un urlo della psiche, del suo inconscio inquieto. I colori sono molto forti, vivaci, accesi a dimostrazione della sua grande forza interiore. Sono visioni oniriche che spingono lo spettatore ad evadere da un mondo che è sempre più difficile da vivere con i valori tradizionali. Crea tante coscienze che guardano il mondo interiore, lo interrogano, lo smascherano, lo immortalano sulla tela per sempre. Nei suoi lavori crea sentimenti di intimità, di ribellione emotiva e di speranza. Cerchi simbolici prendono forma in tante sue opere e


DOMENICA 13 GIUGNO 2021 rappresentano per l’artista il suo occhio che guarda, che segue lo spettatore e gli indica una via di fuga per affrancarsi dalle sofferenze. Paesaggi interiori romantici vengono inseriti con forza nel mondo naturale che rappresenta il suo palcoscenico visivo. Il tutto in un movimento continuo che scuote le anime e converge sull’intimità più profonda. Artista umile e ricco di sana ambizione, afferma: “Vedere tante persone fermarsi davanti ad una mia opera ed

17 entrare in contatto con essa è un ‘esperienza meravigliosa, perché quella gente sta parlando con il mio inconscio”. E ancora “Vorrei regalare il mio profondo inconscio a tutto il mondo per dare energia a tutti”. A settembre l’artista verrà a Napoli dove sono ancorate saldamente le radici della sua Arte perché “Più si è napoletani, più si è universali” parola dello scrittore ed intellettuale meridionalista francese, cittadino onorario napoletano, Jean Noel Schifano.

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Scia torna con il singolo “Ti Appartengo”

Scia debutta a Novembre 2020 con il singolo “Locked Down”, dopo alcuni mesi di assenza torna sulle scene con “Ti Appartengo” in collaborazione con Peppe Ventura. La comune appartenenza al quartiere di Pianura è il dato di partenza da cui si sviluppa questa collaborazione tra lo scrittore venticinquenne Peppe Ventura e il cantautore Scia. Lo scrittore, autore di “Caro Prof ti scrivo” con Samuele Ciambriello, si è prestato spesso alla musica attraverso numerose collaborazioni con nomi noti del panorama musicale campano. Intanto Peppe Ventura, tra le pause di stesura del suo secondo romanzo, che forse uscirà a settembre in modalità self-publishing, a differenza del primo, presta la sua voce all’intro del secondo singolo di Scia “Ti appartengo”. “Ti appartengo” è il secondo brano di Scia,

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si discosta notevolmente da Locked Down perché molto più introspettivo, profondamente autobiografico in quanto nasce dalla riflessione del giovane Luigi su una relazione finita. Questa ballad approccia la tematica dei sentimenti, delle innumerevoli occasioni perse, dei caffè mai presi, delle parole lasciate in sospeso tra una paranoia e un dubbio. Concetti profondi che vengono veicolati con un tono diverso, profondo e a tratti doloroso. Un arrangiamento romantico, dunque, per questo brano impreziosito dagli assoli rockeggianti della chitarra che fanno da contrappunto alla sospensione di un giudizio tra due anime che non si riconoscono più e che forse non si ritroveranno mai. Alcune scene del video di “Ti appartengo” sono state girate presso il Lido Don Pablo di Ischitella.

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA AVV. FRANCESCO POLIZIO

AL COMUNE DI CASORIA CI VUOLE UN GOVERNO DI UNITA’ E DI SPESSORE CON UN’IDEA DI CITTA’

Le ultime vicende amministrative che hanno portato al dissesto finanziario il Comune di Casoria, impongono il ricorso ad una classe dirigente amministrativa e burocratica, alla guida della città di Casoria all’altezza delle sfide che si presentano. E’ giusto fare una breve cronistoria dei fatti che hanno prodotto il dissesto amministrativo e finanziario. Da anni al Comune di Casoria era presente e verificabile un’anomalia che doveva preoccupare amministratori e dirigenti e che riguardava la continua e permanente lievitazione dei residui attivi. L’aumento costante di residui attivi era un campanello d’allarme che non veniva raccolto con il risultato di ritrovarsi con la cifra iperbolica di oltre 150 milioni gravanti come un macigno sulla contabilità e sull’assetto finanziario del Comune. La situazione dei conti imponeva una costante azione di riduzione dell’evasione dei tributi ed un consistente recupero delle entrate ed anche un contenimento, per quanto possibile, della spesa per i servizi. Chi ha guidato il Comune negli ultimi anni è venuto meno agli elementari doveri di un’amministrazione oculata ed efficiente; si è continuato a spendere senza avere la certezza delle entrate determinando l’insorgenza di debiti fuori bilancio. Si deve aggiunge a tale carenza la scellerata gestione del patrimonio comunale. Per la proprietà degli alloggi di edilizia residenziale pubblica sul territorio è prevista un’entrata nell’ordine di € 365.720 mentre ogni anno a stento si recupera il 40%; per i terreni agricoli di proprietà del Comune che si trovano nel Comune di Napoli è postata un’entrata di euro 15.000; a tale cifra irrisoria bisogna aggiungere l’aggravante di occupazioni abusive e la realizzazione di edifici senza permessi di costruire. Il Comune di Casoria paga al Comune di Napoli l’IMU nell’ordine di € 10.000. Per il centro polivalente sportivo, realizzato negli anni 80, in gestione a

terzi, il Comune dovrebbe incassare il canone annuo di € 147.000 che non riesce a recuperare e si avventura in un contenzioso tortuoso che sinora non ha prodotto le entrate dovute e senza peraltro risolveere il contratto ed indire una nuova gara. Procedendo con ordine e premesso che non si è provveduto come prevede la legge, si arriva al dissesto finanziario dichiarato con atto consiliare 22/2020 con il conseguente risvolto della dovuta sistemazione delle poste contabili. La vicenda dell’approvazione del bilancio stabilmente riequilibrato ha dell’incredibile per l’approssimazione amministrativa e per la cosciente violazione delle norme procedimentali. Nella seduta consiliare del 27 gennaio 2021 i 14 consiglieri della maggioranza approvavano l’atto deliberativo n. 7 trasmettendo l’elaborato al Ministero degli Interni; gli amministratori ed i dirigenti che avevano elaborato ed approvato il documento non rispettavano le indicazioni legislative e regolamentari che prevedono, per i documenti contabili, un iter appropriato attraverso la proposta della Giunta, i pareri dei dirigenti, il parere dei revisori, il documento unico di programmazione ed un termine congruo per consentire ai consiglieri comunali di esaminare e valutare la proposta nell’apposita sessione consiliare. L’atto consiliare n. 7/2021, con la indicate manchevolezze, veniva osservato dalle strutture competenti del Ministero degli Interni, che, con un elaborato di 42 pagine, eccepivano la carenza ed addirittura l’assenza di documentazione, estrinsecava una serie di rilievi riguardanti le entrate tributarie ed extratributarie, invitavano a presentare una dettagliata descrizione dei beni patrimoniali con gli atti di aggiornamento dei canoni di locazione, richiedevano attestazioni dei responsabili dei servizi per il procedimento di alienazione dei beni immobili i cui proventi sono destinati al finanziamento della massa attiva di liquidazione, la descrizione del cronoprogramma dei relativi interventi. Al Comune di Casoria viene assegnato il termine di 60 giorni per rispondere ai rilievi istruttori del ministero.

Il termine indicato dal ministero non viene osservato. La maggioranza consiliare, in contrasto con il dettato legislativo e regolamentare ed in difformità a quanto formulato dal Ministero degli Interni adotta, nella seduta consiliare del 19 maggio 2021, sia il documento unico di programmazione con atto n. 14, sia una nuova ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato che porta il numero 15. Gli atti consiliari prodotti non rispondono ai rilievi della competente struttura ministeriale e sono solo un tentativo semplificatorio di aggirare le osservazioni pertinenti e puntuali dell’organismo ministeriale. Nel frattempo sull’amministrazione cade anche la tegola della pronuncia del Tar Campania sul ricorso presentato da 11 consiglieri dell’opposizione che riguardava tra l’altro anche l’atto consiliare 7/2021 annullando il provvedimento con una motivazione stringente, riportata nella sentenza 3725/2021. Certamente allo stato ci sono le condizioni per sciogliere il consiglio comunale per l’evidente violazione legislativa e regolamentare riguardante un atto contabile fondamentale come il bilancio stabilmente riequilibrato. Il tentativo di riadottare il bilancio stabilmente riequilibrato significa prolungare l’agonia dell’amministrazione. La delibera consiliare n. 15/2021 di reiterazione del bilancio stabilmente riequilibrato, è una chiara alterazione del procedimento e sconta anche l’incertezza sulle poste significative destinate a sostenere la liquidazione della massa debitoria presentandosi come un’aleatoria ed artificiosa rappresentazione di entrate provenienti da evasione e da alienazione di beni immobili. Il Comune di Casoria non ha attivato e programmato nei tempi dovuti le azioni per mettere al riparo la finanza comunale. Ritornando al punto di partenza emerge, con chiarezza, il bisogno urgente di amministratori che amano il proprio paese ed hanno cultura di governo, per governare una città proiettata verso un futuro di servizi metropolitani, regionali e nazionali. Prof. Avv. Francesco Polizio


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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA GRAZIA GUARINO

L’unione fa la forza, anche in cucina! L’Associazione Provinciale Cuochi di Napoli ha partecipato alla “Coppa delle Associazioni” aggiudicandosi il podio, il concorso è organizzato dalla Federazione Italiana Cuochi ogni anno per premiare le migliori associazioni d’Italia che si distinguono per merito e per le attività svolte sul territorio di appartenenza. Il premio è stato ritirato dal presidente Giuseppe Sorrentino e da una delegazione del Consiglio Direttivo in occasione dell’Assemblea Nazionale dei delegati della FIC che si è svolta presso il Palazzo Naiadi a Roma (in piazza della Repubblica) il giorno 8 giugno. Tanta la soddisfazione di tutto il Consiglio Direttivo e dei soci per il traguardo raggiunto al culmine di tanti sforzi che l’Associazione ha messo

in campo nel corso del 2020, nonostante sia stato un anno molto particolare a causa dell’emergenza sanitaria. “Ringrazio tutti i membri del Consiglio Direttivo – dichiara il Presidente - ovvero Antonio Papale, Ludovico

D’Urso, Elisabetta Cioffi, Salvatore Spuzzo, Cosimo Gabbano, Antonio Esposito, Francesco Carannante, Giuseppe Sodano, Achille Sangez... Grazie all’impegno di tutti loro siamo riusciti a mettere in campo tante attività per gli associati nonostante i divieti legati alle regole per il contrasto alla pandemia. Ci siamo adeguati alle nuove modalità di organizzazione degli eventi formativi e delle attività convegnistiche, adeguandoci all’elearning e in generale imparando in tempi record a utilizzare tutti gli strumenti che il web ha messo a disposizione affinché le attività sociali non fossero sospese. Auspichiamo di portare sempre più in alto il nome dell’Associazione Provinciale Cuochi di Napoli!”.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA DANIELA LOMBARDI

Estate 2021, arriva la terapia musicale di Alessandro Regis con la canzone ed il video di “Cambia er disco”!

Tutto è pronto per la stagione estiva, anche la musica. C’è voglia di cambiamento e di vacanza e soprattutto di normalità che forse iniziamo ad annusare. Al ritmo del suo ritornello tormentone “Vedo arrivare l’estate”, Alessandro Regis insieme a Mereu intraprende un viaggio nei mitici anni 90 che con tanta nostalgia tutti ricordiamo come il meglio del secolo scorso. I bei ricordi e i momenti spensierari di ieri per chiudere con il presente e pensare a come affrontare il futuro possibilmente senza la mascherina e con una bella boccata di divertimento, ritmo e amore..”Un sorso di te”!!! La spiaggia, il mare e la gioia di vivere “possibilmente in zona bianca e senza l’Rt”. Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. Reg. 5116 del 28/02/2000

Editore CASORIA DUE s. a. s società messa in liquidazione

Direttore Responsabile: Ferdinando Troise WEB: C&C CENTRO STAMPE SRL - CASORIA Questo numero è stato chiuso il 10 giugno 2021

Direzione, Redazione, Amministrazione e Pubblicità S.S. Sannitica, 9 - 80026 Casoria (NA) - Tel. /Fax 08118254028 email: casoriadue@libero. it

Lasciamoci contagiare dalla spensieratezza tipica dell’estate dopo il freddo virale della pandemia invernale. Alessandro Regis è stato attore negli scherzi delle IENE su Italia1 e a settembre parteciperà ad un nuovo film l’amore all’improvviso . Nella vita di tutti i giorni é tatuatore ma la produzione di questa canzone lo ha caricato di tanta energia positiva e di grande entusiasmo: “E daje nooo!!!”, come spesso dice lui. “Cambia er disco” è davvero il vaccino musicale per il buon umore grazie anche ad un coloratissimo video girato nella spiaggia del Bahia Beach di Ostia Lido con la regia di Lele Sarallo e la partecipazione speciale di Angelica Massera di Striscia la notizia. Salvo accordi scritti, la collaborazione con questo settimanale è da considerarsi del tutto gratuita e non retribuita. In nessun caso si garantisce la restituzione dei materiali inviati. Del contenuto degli articoli e degli annunci pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. È vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari.


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