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C’è del marcio a Casoria? Così iniziavo la mia intervista per la web tv Nano tv a Luca Scancariello, dirigente nazionale dei Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni ma anche al già Sindaco Pasquale Fuccio ed anche al consigliere comunale Pasquale Tignola. Vorremmo proprio saperlo. Sono tantissimi i problemi giudiziari che affliggono l’Ente Comune, la maggiore azienda di Casoria per numero di dipendenti ed indotto finanziario. Sono in tanti a dover rispondere alla Procura della Repubblica di Napoli Nord in incontri avvenuti dopo il siluramento del Sindaco Pasquale Fuccio. Un altro procedimento è invece aperto presso la Procura Regionale Giurisdizionale
della Corte dei Conti per reati di natura contabile.
Sono troppe e tante le denunce fatte in questa Città da parte di una opposizione che poi diventa maggioranza o anche da consiglieri di maggioranza che diventano opposizione.
Prendo a caso una delle tante: Pasquale Pugliese, eletto consigliere comunale con una civica che lo vedeva candidato Sindaco, poi al ballottaggio alleato con Santillo
contro Fuccio, in passato, con Carfora Sindaco, consigliere comunale prima in maggioranza e poi all’opposizione, ha denunciato la gestione del Centro Polifunzionale detto PalaCasoria sia al Prefetto di Napoli che al Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone. Pasquale Pugliese, oggi, è Comandante della Polizia Municipale di Ponza. Ho seri dubbi che abbia avuto notizia delle sue denunce. Sappiamo
invece, dall’assessore al patrimonio comunale, di quanto sia ingarbugliata la situazione amministrativa del Centro Polifunzionale di via Cava oggi viale Michelangelo. La maggior parte delle denunce, in questo clima politico avvelenato ed intossicato, arrivano dal periodico Nuova Dimensione e dal suo direttore Francesco Polizio. Le ultime denunce inviate sia alla Corte dei Conti che alla Procura della Repubblica riguardano: “la nomina dei dirigenti avvenuta, secondo Polizio, in violazione della legge; il patrimonio comunale è in una situazione di abbandono e non vengono riscossi i canoni di locazione;”
Attraverso l’On.le Pina Ca-
stiello, nata in Alleanza Nazionale per poi passare a Forza Italia prima e oggi alla Lega, ha inviato al Ministro dell’Interno, a quello della Semplificazione, al Ministro dello Sviluppo Economico e a quello dell’Ambiente diverse interrogazioni riguardanti il Comune di Casoria: da Casoria Ambiente alle procedure concorsuali (secondo le interrogazioni in violazione delle leggi), dall’abbandono delle periferie specie quelle confinanti con Afragola alle progressioni verticali ed orizzontali del personale dipendente del Comune di Casoria.
In una riunione il Sindaco Raffaele Bene, rifletteva e ragionava con alcuni dei suoi più vicini collaboratori che in una Città come Casoria, spesso percorsa dai brividi dell’onestà, l’Azienda Comune di cui lui è il responsabile politico e amministrativo, non deve restare ai margini delle grandi pulizie.
Non saremo noi a proporre class action né tantomeno a invocare un corporativismo consiliare o a difendere coloro che hanno procurato danni erariali all’Azienda Comune, uno dei pochi polmoni finanziari della intera Città. Ci siamo sempre battuti contro i maneggioni, i ladroni, i fannulloni, gli imbonitori, le ingerenze camorristiche, odiando le sopraffazioni: dalla Snaidero al PalaCasoria, dal Parco Buontempo ai concorsi truccati, dall’acquisto miliardario degli uffici di via Piave ai contributi a pioggia e tanto altro.
Invece, il tutto si ripete. E non finisce qui. Le interrogazioni parlamentari della Sottosegretaria Pina Castiello, inviate, qualche anno fa, al Ministero degli Interni sono state sulle scrivanie del Prefetto e del Questore di Napoli, avviando, di conseguenza, altri procedimenti di indagine e di controllo nei confronti delle Amministrazioni.
Siamo contro i truffatori ma anche contro gli avvoltoi, quelli che volteggiano alla ricerca del cadavere. Incredibile ma vero, proprio nel Palazzo di Città non hanno intuito la gravità del momento, causa un coro di elogi nei confronti di chi doveva o si era preso l’impegno di tutelare i Sindaci mandati a casa con dimissioni dal Notaio. Incontrai, invece, il Sindaco attuale, l’avvocato Raffaele Bene, un martedì mattina, nella stanza dell’allora assessore alle finanze Luigi Goffredi, avrei voluto che loro spiegassero cosa vuol dire per il Comune di Casoria essere nel dissesto economico e finanziario e ascoltavo il suo ragionamento (da avvocato e da Sindaco) sul problema che ha investito la sua e nostra Città facendola rimbalzare agli onori della cronaca. Il Mattino l’ha sbattuta nelle posizioni d’onore: dalla voragine al dissesto finanziario, dall’omicidio di un diciottenne ai morti e contagi per coronavirus. Giusto; l’informazione ha le sue regole e non esistono salvacondotti per chi sgarra. Il Sindaco mostra fiducia incrollabile
agli attacchi che sta ricevendo specie sui social (facebook e istagram) a lui tanto cari.
Gli ricordo, alle fine della sua analisi tecnico giuridica della vicenda del dissesto amministrativo, economico e finanziario, che sono preoccupato per la mia e sua Città per due colossali motivi. Il primo riguarderà la crisi morale e poi, di conseguenza, economica che scaturirà da questa vicenda amministrativa a cui vai ad aggiungere quella sanitaria. Al Sindaco ho detto che la potrà evitare solo rifondando completamente gli organi istituzionali; la seconda mia preoccupazione e sempre riflettendo su questa vicenda saranno le mire di chi adesso penserà di impossessarsi della gestione della cosa pubblica.
Stanno alla finestra pronti all’occupazione del Municipio, del Consorzio Cimiteriale, di Casoria Ambiente, oltre a tutto quello che è collegato (i lavori pubblici, i servizi idrici, il patrimonio comunale, le opere compensative TAV, i servizi di Polizia sul territorio, i servizi demografici, i servizi diretti alla persona, la pubblica istruzione, l’assistenza e la sicurezza sociale, l’assetto del territorio, la ragioneria).
Ho ricordato al Sindaco l’impegno preso alla sua “rivoluzione”, al cambiamento.
La sfiducia cresce: i sondaggi dicono che i casoriani non credono più alla classe dirigente e politica e neanche alle istituzioni.
Don Mauro Zurro, Preposito curato della basilica minore “S. Mauro”, in Casoria, ha risposto con familiare cortesia ad alcune domande sui festeggiamenti in onore del Santo patrono. In merito alla preparazione spirituale della Solennità, che ricorre il 15 gennaio di ogni anno, egli ha spiegato che “ abbiamo invitato nel tempo della novena solo alcune delle comunità parrocchiali di Casoria, perché quest’anno abbiamo avuto soltanto quattro giorni disponibili. E’ noto che la partecipazione di altre parrocchie e anche di comunità religiose alla novena è motivato dal fatto che S. Mauro è anche il Patrono della Città”, aggiungendo, su una mia domanda, che il periodo della novena vissuto in un’ottica interparrocchiale “ favorisce sicuramente la crescita nello stile sinodale e nella cura relazionale tra le parrocchie”. Il 14 gennaio scorso, alla fine dei Vespri, si è ripresa la processione della statua del Santo, dopo l’interruzione dovuta all’emergenza pandemica. Come hanno risposto i fedeli?
Vi hanno partecipato con profonda devozione, perché tale evento fa parte della tradizione popolare; ma la
processione per le vie “S. Mauro”, “Cavour”, “Piazza Cirillo”, “Piazza Trieste e Trento”, “Santa Croce” e “Rientro in Basilica”, costituisce anche una forte espressione liturgica, poiché indica la dimensione del cammino, seguendo le orme di S. Mauro, verso la terra promessa del Regno di Dio”. Quest’anno, la festa è stata anche arricchita da qualche evento “culturale”. Qual è il suo commento, in merito? Abbiamo avuto il contributo da parte del Comune per eventi socio – culturali. C’è stata un’entusiastica e attenta risposta da parte della gente, mostrandosi molto contenta e soddisfatta dell’esibizione della Fan-
fara dei Carabinieri che ha eseguito brani di musica classica, dello spettacolo canoro dell’artista Monica Sarnelli e della performance del noto attore e regista Michele Placido, dal quale sono rimasto molto sorpreso positivamente per il profondo rispetto mostrato per il luogo sacro. Appena giunto sull’altare, si è tolto il cappello e, in ginocchio, ha salutato il Santissimo. Ha dato un bella testimonianza di fede Poi, cominciando a parlare, si è scusato per le spalle che dava in quel momento al Santo. Significativo e attualissimo il suo messaggio di pace, di fraternità, di rispetto del Creato, declamando e interpretando, con l’apporto
musicale di due musicisti, brani della “Divina Commedia” e altri testi letterari di alta pregnanza poetica e di profondo spessore etico –sociale, tra cui il “Cantico delle creature” di S. Francesco d’Assisi e “L’Infinito” di Giacomo Leopardi”. Le feste patronali, è noto, assecondano la religiosità popolare, orientandola verso le occasioni di grazia spirituale negli incontri sacramentali. Tuttavia, il rischio che il “profano” prevalga sul “sacro” esiste. Cosa ne pensa lei?
E’ vero, il rischio c’è e, in questi tempi difficili, ancora di più. Proprio per questo, preservando lo spirito della festa, che è spirito di preghiera, di rispetto della fede, con costanti riferimenti alla Parola di Dio e a Cristo Signore nelle liturgie eucaristiche, forte è il richiamo all’interiorità, evitando che le ricorrenze in onore dei Santi si riducano a occasioni di dispersive esteriorità. Essendo,poi, la nostra chiesa benedettina, per noi è fondamentale lo stretto ancoraggio alla regola di S. Benedetto, lanciando, come dianzi detto, il messaggio di preghiera e anche di impegno nel sociale.
In occasione della ricorrenza della festa liturgica in onore di S. Mauro Abate, il 15 gennaio scorso Sua Ecc.za mons. Domenico Battaglia ha presieduto una solenne celebrazione eucaristica nella Basilica minore di cui è titolare il Patrono della città di Casoria. Facendosi interprete dei sentimenti di affetto della comunità parrocchiale, del vicario parrocchiale don Danilo, delle comunità religiose, dei confratelli delle Arciconfraternite e dell’amministrazione comunale nella persona del Sindaco, avv. Raffaele Bene, il Preposito curato don Mauro Zurro ha espresso all’Arcivescovo il “filiale ringraziamento per avere accettato l’invito a celebrare la santa Eucaristia nella festa liturgica del patrono S. Mauro”. Dopo avere posto in rilievo che “attraverso il suo magistero catechetico avvertiamo la sua paterna attenzione ai bambini e ai giovani, agli anziani, ai poveri e agli “scartati” della società”, don Mauro ha rimarcato l’affidamento della comunità parrocchiale a S. Mauro, “discepolo prediletto del grande maestro Benedetto; volendo conservare la tradizione secolare dello spirito e della regola benedettina, rinnoviamo il nostro impegno a seminare speranza, sorriso, energie, coraggio, fede e amore in un’ottica di sinodalità”.
Nella riflessione omelica, seguita alla proclamazione della Parola, don Mimmo ha innanzitutto sottolineato che “non serve a niente celebrare la festa di S. Mauro se non si testimonia un cristianesimo autentico, se non si torna alle sorgenti della fede, al Vangelo, mostrandosi cristiani credibili. Credetemi, preferisco chiese vuote a chiese colme di fedeli,ma incapaci, poi, quando escono, di amarsi”. Rivolgendosi ai bambini li ha invitati a recitare insieme con lui la filastrocca di Gianni Rodari “I bravi signori” ( …”Tanta gente non lo sa / e dunque non se ne cruccia:/ la vita la butta via e mangia soltanto la buccia). Il senso, ha spiegato il Celebrante, consiste nell’esortazione a non lasciare sprecare la propria vita, a viverla intensamente orientandola verso orizzonti alti,
riferimenti valoriali forti, verso grandi idealità. A tal riguardo, ha raccontato un’esperienza vissuta quando era giovane prete. Si trovava a Catania, un ragazzo, venticinquenne, chiede di parlargli e gli racconta la sua vita segnata da esperienze di tossicodipendenza, di reclusione in carcere e di malattia, dopo essere scappato di casa a 12 anni, perché a 5 anni aveva perso il padre e, successivamente, non aveva accettato il compagno della madre. Poi gli disse: “Prete, io credo nel tuo Dio; ma quando lo incontrerò, cosa gli racconterò della mia vita? Cosa ne ho fatto della mia vita? E sai perché ti dico tutte queste cose? Perché sono un ragazzo sieropositivo, basta una bronchite, una febbre e per me sarà finita. Mi puoi aiutare? E sai qual è il mio rammarico? Quello di non essere riuscito a dire a mia madre, che è stata sempre alla mia ricerca, “mamma, ti voglio bene”. Quel nostro incontro, durato molte ore, si concluse con un abbraccio. Quell’abbraccio cambiò non solo la vita di Stefano, che decise di aiutare ragazzi di una comunità terapeutica a uscire dal tunnel della droga, riscattando, in questo modo, la sua storia, ma anche la mia, perché decisi di vivere il mio sacerdozio in mezzo ai giovani come lui. Il momento più bello fu quando Stefano riabbrac-
ciò sua madre. Egli continuò ad essere “prossimo” di ragazzi della comunità in cui viveva, fin quando non fu colpito dall’AIDS”. Prima di morire, stringendogli le mani, esortò don Mimmo a dire ai ragazzi, a tutti i ragazzi che questa vita è bellissima e vale la pena viverla fino in fondo. “Stefano mi ha lasciato questo messaggio, il suo testamento”. Rivolgendosi ai ragazzi partecipanti alla celebrazione, l’Arcivescovo li ha, perciò, esortati a vivere, ad amare e a difendere la vita, senza arrendersi mai, senza mai darsi per vinti. “Credete nella forza della vita, perché é la forza di Dio dentro di voi. Dio non abita nei quartieri residenziali del cielo, ma dentro il vostro cuore: la forza di Dio in voi è la forza dell’amore, è l’amore che ci fa vivere! Se siamo qui non è per S. Mauro, ma perché S. Mauro ci porta a Gesù, che riempie la vita, perché Gesù è l’Amore”. “La fede” ha proseguito don Mimmo “ci rende credenti, la speranza ci rende credibili, ma solo l’amore fa sì che siamo creduti”! S. Mauro è stato creduto, perché non ha anteposto nulla all’amore di Cristo, che è stato la scelta totalizzante della sua vita. Dunque, se vuoi essere credente e credibile fino in fondo, ama, così sarai creduto!” Certo, ha rimarcato il Prelato, l’amore espone a rischi, rende vulnerabili, ma dona la luce e noi abbiamo bisogno di quella luce. E quando si cade, non bisogna scoraggiarsi e demordere, perché la vita vale più degli sbagli che si compiono. Per questo, si ricomincia sempre con fiducia in Dio, il cui amore per noi vince sempre sui peccati.
Dopo avere evidenziato che dopo l’incontro con Stefano, la sua scelta è stata di vivere accanto ai ragazzi segnati da storie di sofferenza, di emarginazione, l’Arcivescovo ha raccontato di avere vissuto il suo ministero sacerdotale in paesi poveri del mondo, fra cui in una casa famiglia brasiliana dove erano ospiti bambini malati di AIDS e orfani di genitori morti per lo stesso male. Ha raccontato un’altra intensa esperienza accaduta in quella casa famiglia, di
cui sono stati protagonista don Giulio, il sacerdote che la gestiva, e un bambino di 5 anni, di nome Vito. Da quella esperienza, ha commentato don Mimmo “ho capito il valore della tenerezza e soprattutto dove posso incontrare Dio. Il Signore era lì, nelle lacrime di Vito, perché Lo si scorge quando facciamo
esperienze delle lacrime, quelle lacrime spesso nascoste, segrete, che solo tu conosci. Ebbene, quelle lacrime Dio le conosce e le raccoglie; e Dio è presente anche nelle mani di chi si accorge delle lacrime di coloro che soffrono e si appresta ad asciugarle”, consolando, confortando, incoraggiando, dando spe-
ranza. E’ nell’amore, allora, che Dio c’è, è nell’amore che si ricomincia a vivere, senza condannarsi, senza giudicarsi. Coraggio, lascia stare il passato, ricomincia oggi ad amare, Dio si fida di te”.
La celebrazione eucaristica è stata animata dalla corale parrocchiale con canti gioiosi di lode al Signore.
Nella consueta rubrica settimanale “La Copertina”, trasmessa su “Nano Tv”, visualizzata da migliaia di web spettatori, Nando Troise sfoglia e commenta il numero del settimanale digitale “Casoriadue” pubblicato l’otto gennaio scorso e inviato a migliaia di lettori grazie ai social media, oltre ad essere leggibile sul sito web omonimo casoriadue.it. Dopo gli auguri ad Antonio, che opera in redazione al computer, per la ricorrenza del suo diciannovesimo compleanno, e il saluto al giovane regista Simone, il Conduttore si sofferma sul suo editoriale “E’ Festa a Casoria”, nel quale facendo riferimento alla festa patronale di S. Mauro, ha posto in rilievo l’occasione mancata di promuovere in Città il turismo religioso, poiché essa vanta ben 4 Santi, tra cui S. Ludovico da Casoria, aggiungendo che potrebbe costituire “un volano di sviluppo”, ma non sono finora riuscito a convincere i gestori della “cosa pubblica” di concretizzare la mia idea che espressi in un convegno pubblico svoltosi negli anni novanta presso il Distretto scolastico, di cui era Presidente il prof. Francesco Palladino”. Ora la struttura è sede di “uno straordinario Centro per anziani”. Al convegno partecipò mons. Mauro Piscopo, la cui tomba si trova nel Santuario di S. Benedetto, venerata quotidianamente dai fedeli, avendovi egli svolto il suo ministero sacerdotale. Nell’articolo successivo, a cura dello scrivente, si riportano i vari commenti del Direttore sui messaggi
dei lettori relativi a Casoriadue pubblicato a Natale. Troise si sofferma sulla foto del presepe in mostra nella Basilica S. Mauro, sottolineando la bellezza del manufatto e complimentandosi, per questo, con il Preposito curato don Mauro Zurro e con i suoi collaboratori. A seguire, il reportage sul concerto del gruppo musicale “Non solo Gospel “ svoltosi nella parrocchia S. Marco all’olmo di Afragola, che ha riscosso molto successo; a tal riguardo, Troise sottolinea che il Settimanale, da quando è pubblicato in versione digitale, non si occupa esclusivamente di Casoria, ma è “glocal”, occupandosi anche di eventi oltre confine territoriale, poiché giunge in varie parti
d’Italia, superando anche le frontiere nazionali; l’intervista alla Dirigente Puzone e alla prof.ssa Perone sul Piano Generazione Scuola, in atto nell’I.C. “I Ludovico da Casoria” ugualmente è stata realizzata dallo scrivente. In successione l’articolo di Rita Giaquinto sulla trasmissione de “La Copertina” nella quale i due Direttori Maurizio Cerbone e Nando Troise, rispettivamente di Nano Tv e di Casoriadue, hanno formulato ai web spettatori e al Settimanale gli auguri per le imminenti festività natalizie; accanto, il servizio di Angelo Vozzella sul pranzo solidale 2022 preparato nella chiesa S. Maria delle Grazie, con l’intervista a Germano Ondoso, Presidente della Pro Loco “Insieme per Casoria” e al parroco don Raffaele Ferrara; altra intervista è stata curata da Chiara D’Aponte, colloquiando con Giuliana De Lorenzo, “consigliere in prima linea per salvare la collina di Capodimonte, nella zona Moiariello”: il Conduttore paventa il rischio di frana, tanto che, come ha osservato, ha allertato inviando altri articoli sull’argomento, oltre all’intervista, ad amministratori, ex consiglieri comunali e qualche parlamentare che risiede a Napoli. Di seguito, il servizio di Maria Cristina Orga dal titolo “Repetita Iuvant”, con il sommario “Da Casoriadue a La Copertina e ritorno: quando l’informazione locale, considerata a torto minore, diventa informazione civica di grande valore”.
Da Viareggio, Elena Torre, “valente
collaboratrice” del Settimanale, invia l’intervista a Marianella Bargilli, che ha partecipato al primo “Grande Fratello”, diventata grande attrice grazie a Geppy Gleysess: l’articolo riporta le date della tournée in cui è protagonista nell’ “opera d’arte “Uno, Nessuno e Centomila” del grande Luigi Pirandello; da Palermo, poi, il reportage sul concerto di Vasco Rossi scritto da Maria Lupica; la stessa Lupica, nell’ articolo successivo, riporta l’intervista alla ragazza palermitana Chiara Mascellaro, che ha stupito il mondo con i suoi “Drink Shakera”. Nella rubrica legale, l’avv. Mario Setola, con studio a Cardito ed esperto dei diritti di famiglia, risponde alla seguente domanda di un giovane: “E’ giusto pagare la busta della spesa?”; segue la recensione, curata dalla giornalista e scrittrice Daniela Merola, del libro “Scampoli di vita di Daniela Campoli”; dopo la presentazione del calendario dell’artista Angelo Iannelli, il cui rica-
vato è devoluto per beneficenza, Troise mostra la locandina dei festeggiamenti in onore del patrono cittadino S. Mauro Abate, in cui sono indicati i vari eventi religiosi che si celebrano nella Basilica minore.
In questo numero, pubblicato il servizio sulla celebrazione eucaristica del 15 gennaio scorso, giorno della Solennità del Santo, con intervista al Preposito curato don Mauro Zurro.
A pagina 28, Troise illustra la locandina del convegno che egli stesso ha organizzato e da lui coordinato, in collaborazione con Nano Tv e con la redazione di Casoriadue, avente per tema “Obiettivi e Criticità della Missione 6 Dedicata Alla Salute, in ricordo del dott. Nunzio Guerra, Direttore dell’Istituto Scientifico Telese Terme IRCCS Fondazione Salvatore Maugeri. Relatori: Dr Tommaso Celardo, Dr. Mauro Fiore, Dr Filippo Rossi”, invitati dal Direttore, poiché hanno iniziato a svolgere la loro
professione nel Medical Cardio Center in via G. D’Anna insieme con Guerra. Il titolare della struttura sanitaria era il prof. Cristoforo D’Ascia, specialista in Cardiologia, in Diagnostica per Immagini, Perfezionamento in Aritmologia; anche lui è intervenuto, insieme con il prof.Franco Rengo (già prof. Emerito di Medicina Interna e Geriatria) nel corso dell’evento 19 gennaio scorso, svoltosi a Villa Egle. Il Settimanale si conclude con un articolo di Francesca Panico su “Inail e Federcasalinghe” e con locandine finali a pagina 31: “Inaugurazione del parco urbano, bene confiscato alla camorra, in via Giacomo Colonna,con il contributo degli alunni del Liceo Gandhi e dell’Istituto Torrente; presso l’auditorium Don Peppe Diana della parrocchia S. Paolo di Casoria, la rappresentazione ‘O Cecat ‘E Santa Lucia messa in scena dalla Compagnia Teatrale Parrocchiale, ricavato devoluto in beneficenza.”
Finché c’è vita c’è speranza. Così, ad onta di tutti gli scettici disillusi e i gufi disfattisti, dopo lunga e travagliata gestazione il tanto atteso Piano Urbanistico Comunale, destinato a stravolgere la caotica, inefficiente, architettonicamente incoerente città di San Mauro per trasformarla in un moderno centro urbano, efficiente, accogliente, armonioso ed ecosostenibile, una città in cui si vive bene e si ha voglia di restare o di tornare. E di includere nel virtuoso circuito turistico regionale che sta premiando la Campania, volano di sviluppo economico, sociale e culturale. Questo almeno nei sogni visionari di chi al PUC ha lavorato alacremente e con convinzione e di tutti i casoriani che, dopo anni di patimenti e sopportazione, non vedono l’ora di poter dire a se stessi e agli altri quant’è bella la loro città. Intanto, proprio per far sì che i sogni diventino realtà, il 27 dicembre il consiglio comunale ha finalmente approvato a maggioranza, ma con quattro voti contrari, il documento programmatico elaborato dai tecnici preposti, che l’architetto Alessandro Puzone, Presidente della Commissione Urbanistica del Comune di Casoria, ospite del nostro Magnifico Di-rettore a La Copertina ha presentato in anteprima ai web spettatori di Nano TV e a voi, fortunati lettori di CasoriaDue e della mia rubrica. per evitare facili entusiasmi e immediate successive delusioni Puzone ha subito chiarito che gli effetti positivi del PUC si vedranno solo tra un bel po’ di anni (cit.), ma l’incremento delle infrastrutture e di conseguenti opportunità di lavoro, sarà percepibile ben
Dopo oltre trent’anni dalla stesura dell’ultimo piano regolatore regionale, redatto peraltro dal commissario prefettizio, la giunta guidata dal sindaco Raffaele Bene ha ricevuto il placet del consiglio comunale per la realizzazione del Piano Urbanistico Comunale il 27 dicembre 2022, giorno candidato ad assurgere ai fasti della storia locale.
prima. A differenza del piano regolatore degli anni ’80, che divideva la città in fasce omogenee individuate con lettere (A per il centro storico, B per le zone residenziali, C zona di completamento e/o industriale). Diversamente dal passato, il PUC pur individuando zone produttive, residenziali e centro, presentano un’ampia flessibilità per la realizzazione di opere che però non contribuiranno ad un’ulteriore cementificazione del terri-
torio, già soffocato dal mattone selvaggio da cui è stato aggredito nei decenni passati. Per quanto riguarda gli oltre cinquecentomila metri quadrati delle aree dismesse nella ex fascia industriale della città (che Nando definisce a ragion veduta aree di morte ogni volta che ne parla, in quanto ospitavano siti chimici, che negli anni hanno prodotto scarti e sottoprodotti di lavorazione sul cui smaltimento aleggia il più cupo e sinistro mistero e che hanno provocato migliaia di decessi sospetti per malattie oncologiche nella zona, per i quali nessuno dei responsabili dei colossi produttivi è stato chiamato a rispondere) Puzone, dopo aver chiarito che il consiglio comunale ha approvato il piano strutturale, in cui si comunica la morfologia del territorio e si individuano le aree di intervento e non ancora quello operativo del PUC, che consentirà nei prossimi quattro, cinque anni, la presentazione dell’elenco degli immobili sui quali il Comune intende intervenire e del tipo di interventi che verranno realizzati. Concretamente le cose dovrebbero andare così: il Comune individua un’area dismessa sulla quale consente a chi propone progetti di intervenire per bonificare e riqualificare, trasformando, ad esempio, vecchi capannoni industriali in un polo universitario, (come anticipato dal sindaco Bene) o comunque in strutture che offrano servizi alla comunità. Un PUC, in buona sostanza, è un documento di indirizzo che chiarisce in quali direzioni e come la città può cambiare nel tempo. Un piano di ristrutturazione, insomma, sviluppato in base ai cambiamenti
anche morfologici realizzati nel corso degli anni che hanno profondamente modificato (in peggio, ndr) la struttura urbanistica casoriana, trasformando ad esempio ex aree industriali in quartieri residenziali, poi condonati.
Tornando agli interventi che interesseranno le aree dismesse, Puzone chiarisce che le volumetrie non potranno essere aumentate, piuttosto ridotte ed eventualmente cedute al Comune da parte dei privati che ne sono proprietari per il 50%, destinato alla realizzazione di aree verdi aperte ai cittadini che migliorerebbero anche la qualità dell’aria oltre che della vita, o di ampi parcheggi di cui tanto si avverte il bisogno. Con una punta d’orgoglio l’architetto Puzone sottolinea come, tra le cinque maggiori città campane che avevano presentato il proprio PUC, Casoria sia stata la prima a vederselo approvato dalla Città Metropolitana e dalla Regione, prova della bontà del progetto e del fatto che rispetta tutti i requisiti di legge. L’auspicio ora è che agli imprenditori torni finalmente la voglia di tornare ad investire a Casoria. Un PUC approvato anche con i voti di parte dell’opposizione, ovvero i due consiglieri pentastellati, ma con alcuni assenti eccellenti come l’ex sindaco Fuccio e i voti contrari di Alessandro Graziuso (che Nando ha caldamente e insistentemente invitato in trasmissione per spiegare le ragioni del dissenso, come ha invitato tutti i tecnici e i politici locali coinvolti, ex sindaco in primis) e altri tre consiglieri PD, con la motivazione che il PUC non fosse uno strumento conforme e che non rispettasse alcuni requisiti.
Con il nuovo PUC, primo nella storia (particolare non irrilevante, ndr), si dà finalmente dare una prospettiva alla città, anche se Puzone puntualizza che non esiste uno strumento perfetto, ma questo
consente di immaginare un futuro, dopo il disastro urbanistico che negli anni passati ha portato a fare di Casoria un caso da manuale, citato anche nei testi universitari adottati alla facoltà di architettura come modello urbanistico da non imitare, esempio di come non vanno progettati e costruiti nuovi quartieri residenziali.
Ciò detto, Nando incalza ulteriormente l’ospite sull’anomalia di un Comune che vede un centro storico di quattro chilometri quadrati in cui si concentrano cinquantamila abitanti, nettamente separato dalla frazione Arpino, che conta ben trentamila abitanti, per raggiungere la quale bisogna percorrere ben sei chilometri di circumvallazione esterna e gli chiede se il PUC prevede collegamenti efficaci, per fare dei due nuclei un’unica realtà urbana. Puzone risponde citando il PUMS, brutto acronimo che sta per Piano Urbano di Mobilità Sostenibile e sottolineando come il PUC si intersechi con quest’ultimo per portare, in
una visione prospettica di dieci, quindici anni, al superamento dello storico gap infrastrutturale e ricucire lo strappo, attraverso la costruzione di nuove strade e di una tratta della metropolitana, che prevede ben tre fermate a Casoria.
Ma perché tutto sia realizzato, ci vorranno almeno dieci anni, mentre ce ne vorranno fino a venti per completare tutte le opere previste per la ristrutturazione globale di Casoria.
Nonostante l’entusiasmo e l’impegno dell’architetto Puzone e di tutti coloro chiamati a contribuire alla realizzazione del PUC e del PUMS, purtroppo non ci sveglieremo domani in una modernissima Wonderland Casoria, a meno di non ingerire notevoli quantità di sostanze psicotrope, ma vent’anni per quanto lunghi, pure passano, come pure sono passati i quaranta trascorsi dall’inizio del declino di una Casa d’Oro ridotta all’ombra di se stessa e dopo una così lunga e buia notte, sarà ancor più luminosa la nuova alba. Per chi la vedrà.
Sono stati annunciati da tempo e finalmente i fondi per rendere Casoria migliore e più sicura sono arrivati. Tra PICS e PNRR in città sono arrivati 60 milioni di euro che devono essere usati presto e bene. E tra gli interventi più urgenti vi sono, come ovvio, tutti quelli che attengono alla manutenzione stradale. Una delle prime strade oggetto di rifacimento è stata nei giorni scorsi Via Francesco Petrarca. Via Petrarca è stata, recentemente, protagonista di una puntata de “La foto del giorno”, programma in onda sulla pagina Facebook di Nano TV ideato e condotto dal nostro Direttore Nando Troise. Sono pervenute infatti al nostro Direttore delle fotografie che immortalano il cantiere stradale che, giorni fa, è stato aperto proprio in via Petrarca che, per questo motivo, era stata chiusa (non permanentemente ma fino alle 17.00 di ogni giorno feriale). Chi ha inviato le foto le ha accompagnate ad una amara ed irritata riflessione che riportiamo integralmente: “Tale strada viene utilizzata per raggiungere rapidamente la stazione o andare sul doppio senso se si proviene da via Padula o dal Centro Casoria. Chiudere la strada senza nemmeno dare spiegazioni o rilasciare un’ordinanza per avvertire
i cittadini lo trovo altamente controproducente. Posso capire il voler rendere Casoria una città migliore, ma non è questo il modo. Si sarebbe dovuti partire da problemi più rilevanti e non dalla strada di via Petrarca. Casoria è piena di problemi, partendo dalle micro criminalità in pieno centro e concludendo con le strade mal ridotte. Se fosse stato reale l’interesse di rendere Casoria una città migliore dovevano partire da problemi più grandi come la sistemazione di Piazza Cirillo, che da quando è stata fatta quella piazza c’è sempre traffico, i semafori fuori Tufano sempre spenti, le ville di Casoria, installare telecamere da piazzare in centro per contrastare la criminalità e così via. Al giorno d’oggi i giovani hanno timore di uscire di casa perché soggetti a rapine sia fuori la villa comunale sia nella zona dove da poco ha aperto il McDonald’s o anche a Piazza San Paolo. Ma al di fuori della criminalità, voglio ricordare che a via Francesco Petrarca sono presenti dei negozi, bar e panifici, chiudendo la strada e aprendola alle 17 si può rendere difficile la situazione di molti negozi situati in quella via, anche se per pochi giorni. Ho trovato irrispettoso il fatto che abbiano messo il divieto di transito senza dare motivazioni, orari in cui è possibile circolare e la fine di tale divieto. Il sindaco poteva perlomeno rilasciare un avviso, ma neanche quello è stato fatto (o almeno io non ho trovato nulla)”. A queste affermazioni ha prontamente risposto l’assessore all’urbanistica Tommasina D’Onofrio. La D’Onofrio afferma che i lavori sono stati preannunciati con un’ordinanza emanata una settimana
prima dell’inizio degli stessi. Come noto il Comune di Casoria non usa i social network ma ha un sito internet ed in effetti l’ordinanza era stata pubblicata lì. Ma al di là dell’ordinanza erano stati affissi anche dei cartelli con largo anticipo. L’assessore annuncia anche l’apertura per il prossimo mese di altri dieci cantieri ed auspica che l’utenza non abbia da lamentarsi ad ogni cantiere aperto. Del resto ci sono dei soldi da investire e dei lavori urgenti da fare, le polemiche non aiutano nessuno. In ultimo la D’Onofrio si è detta disponibile ad illustrare in diretta web col nostro Direttore la road map dei lavori. In conclusione l’appello che rivolgiamo ai cittadini è quello di avere pazienza. Casoria ha finalmente la possibilità di migliorare con profondi interventi strutturali. Chiaramente per realizzare gli interventi si dovranno aprire cantieri che, inevitabilmente, creeranno un disagio all’utenza. Quello che però vi invitiamo a fare è guardare all’obiettivo finale: pensate che i disagi di oggi serviranno ad avere una città più bella e sicura domani.
Bastasse “lo sguardo romantico sulla città che ci fa tornare bambini”… Bastasse la nostalgia di una Casoria passata e la colpevolezza di chi non fa nulla per ricordare… Bastassero il nome di una strada o una processione tra le vie dei santi… Casoria si ridipingerebbe subito con l’inchiostro risparmiato grazie alle edizioni digitali; si racconterebbe tra le righe più belle di chi l’ha amata e narrata per quarant’anni e di chi prova a cambiarla con le parole, come se il solo potere di immaginare e scrivere potesse riformulare ciò che è, a favore di ciò che vorremmo. E, magari, sarà pur vero che “parole e idee possono cambiare il mondo”… Ma sicuramente un articolo, un editoriale, sono ricette e c’è comunque bisogno di chi cucina con creatività: se ai fornelli ci mettiamo un po’ tutti e tutte noi, ognun’ col proprio ingrediente, ci sarà certamente da leccarsi le dita. Siamo, però, chiusi in una metafora e, per abusarne, diremmo: che il miglior ragù sta sul fuoco un bel po’ di tempo e che ‘o purp’ se coce ind’a l’acqua soia… insomma, diamo tempo al tempo e continuiamo a impastare, a girare, perché se non si gira ogni tanto e non si tiene la fiamma a fuoco lento ma costante, va a finire che si ‘azzecca’ tutto, come vorrebbero affaristi e politici, abituati a grattare il nero dal fondo delle pentole. Con questi politici e affaristi si sente sempre un po’ la puzza di bruciato. Quel magma “vulcanico”, di cui il direttore parla nel “La copertina” su NanoTV e nel suo editoriale, è un gentile eufemismo quando si tratta di chi da decenni governa il nostro territorio. La mala politica, però, non può e non
deve essere mai, per nessun cittadino, un alibi per l’indifferenza e, come qualcuno ha commentato, per ‘la bulimia’ delle persone, troppo spesso attive nel lamentarsi e nel parlare male, ma avulse dall’attivismo, dalla militanza concreta. Lamentarci del prossimo che non fa nulla contro le ingiustizie, però, non ci rende meno complici: potremmo iniziare col cercare, valorizzare, unire, tutto quanto di positivo c’è, perché c’è, pur se siamo costretti a cercarlo tra le caverne di tufo del centro storico o nelle fogne intasate di questa città… dal basso, sotto pelle, sotto cuore. Quindi, dieci cento mille Antonio Botta che invocano al protagonismo popolare, che spronano la cittadinanza attiva, perché è bene provare a svegliare la collettività. Se, però, tutto ciò non basta è perché bisogna smettere di dire “la gente qua, la gente là”, perché pure io e pure tu, tutti e tutte siamo “la gente”. Quindi, come un buon studioso marxista potrebbe suggerire, mettiamo le gambe a queste idee, facciamo sì che questo filosofare intorno alle pagine di Casoriadue possa
smettere di camminare sulla testa, ma abbia anche buoni piedi. Abbiamo un masaniello del giornalismo come Nando Troise, passionali giornalisti e acute scrittrici… soprattutto, come si evince da tanti bei commenti, tantissimi lettori e lettrici interessate e, sicuramente, con tanta voglia di fare: “Solo chi è casoriano nel cuore ti può capire…” Grazie per gli stimoli che hai sempre dato all’amministrazione del territorio”; “un plauso per lo sforzo umano nel denunciare e proporre soluzioni”. “Siete il contributo per una città civile e moderna”; “Ci sarà mai chi sarà capace di valorizzare il patrimonio storico della città?”. “Sofferenza, tristezza e impotenza nell’ultimo editoriale, a causa del poco senso d’appartenenza e della troppa indifferenza”; “Si sono perse le radici e bisogna ripartire dai giovani, perché bisogna conoscere il proprio territorio per amarlo e rispettarlo”. “Non demordete, non vi avvilite per l’inefficacia della politica, né per l’indifferenza della cittadinanza”. “Speriamo che fermenti qualcosa e sorgerà il sole”.
Egregio Avvocato, mi chiamo Giovanni e scrivo da Via Lufrano, desidererei sapere come posso fare per lasciare la casa, di mia esclusiva proprietà, solo alle mie 2 figlie, dato che sto per risposarmi (visto che è la ex casa coniugale non vorrei lasciarla al secondo marito). Poi mi preme sapere come viene ripartita l’eredità fra noi nipoti dal momento che recentemente è scomparsa la nonna ed i suoi due figli sono premorti (Una era mia madre e l’altro mio zio). Siamo rimasti quindi io e mia sorella, discendenti dalla figlia premorta e poi nostra cugina, discendente dall’altro figlio premorto.
In pratica tre nipoti, due dalla figlia e una dal figlio della defunta. Chiedo gentilmente, l’eredità in questo caso va divisa in tre parti uguali? Sperando di essere stato sufficientemente chiaro saluto e mi complimento per la rubrica.
Gentile Giovanni, al primo quesito che mi pone non è possibile dare una risposta univoca. Infatti, il coniuge, come i figli, fa parte della categoria di soggetti ai quali la Legge attribuisce la qualifica di “eredi necessari”. Di conseguenza, a prescindere dal Suo volere, anche Suo marito avrà diritto in ogni caso a una quota della Sua eredità. In particolare, quando i figli sono più di uno come nel Suo caso, la Legge attribuisce loro la quota della metà del patrimonio del genitore e al coniuge quella di un quarto. Ciò significa che, qualora Lei lasciasse per testamento la casa ai Suoi figli e non avesse beni sufficienti a garantire a Suo marito la quota di un quarto alla quale ha diritto, quest’ultimo potrebbe esperire la co-
siddetta azione di riduzione, per avere quanto gli compete. In questo caso, se non ci fosse denaro sufficiente a garantirgli quanto di sua spettanza, potrebbe costringere i figli a vendere l’immobile per avere il denaro necessario a soddisfare le sue pretese. Per questi motivi, come Le dicevo, senza conoscere con precisione la situazione, non è possibile fornirLe una adeguata risposta. Le consiglio di rivolgersi a un Legale specializzato in questo tipo di problematiche. Quanto al secondo quesito, esso trova soluzione nell’istituto della rappresentazione, di cui ho avuto più volte modo di occuparmi su queste pagine. Tale istituto stabilisce che i discendenti legittimi subentrano al loro ascendente nel diritto di accettare un lascito quan-
Email: avvocato.mariosetola@libero.it
do il chiamato non può (perché, come in questo caso, premorto) o non vuole accettare l’eredità o un legato. Orbene, visto che entrambi i discendenti diretti di Sua nonna sono premorti - Sua madre e Suo zio -, l’istituto sarebbe applicabile a entrambe le stirpi dei loro discendenti. In casi come questi, la Legge prevede che il patrimonio caduto in successione sia appunto diviso per stirpi. Siccome i discendenti di Sua nonna erano due, il patrimonio da Lei lasciato andrebbe diviso in due parti uguali. Così, Sua cugina succederebbe per il 50% del patrimonio ereditario, mentre a Lei e a Sua sorella spetterebbe il restante 50%, da dividere in due parti uguali.
La Cina prima di Mao, uno spettacolo cinese unico al mondo che appassiona e ci riporta allo splendore della cultura classica cinese. Shen Yun
Il suono del gong apre il sipario, inizia Shen Yun e possiamo tornare indietro nel tempo per ammirare la cultura della Cina classica: Mongoli che cavalcano nella steppa di Gengis Khan e le gesta eroiche rivivono, fanciulle di una bellezza celestiale riportano alla memoria storie di amore e perdita.
Con Shen Yun riprendono vita tutti i cinquemila anni di una raffinata e magnifica cultura
Questo e molto altro, ma solo sul palcoscenico, perché non esistono dvd di questo spettacolo straordinario. Infatti lo dice lo stesso nome: Shen, “divino” e Yun, “spirito interiore”, ha racchiuso in se la bellezza trascurata e quasi caduta nel dimenticatoio, da periodo maoista. Tuttavia alcune scene raccontano anche della Cina moderna e fanno luce sull’ostracismo che molti subiscono per il loro credo religioso, come la “Falun Dafa”. Ogni spettacolo è differente da quell’an-
no precedente.
Vedere Shen Yun per non credere ai propri occhi
Non si può tralasciare di andare ad ammirarlo, per una esperienza di vita culturale unica che cambia veramente la propria vita. È un fenomeno di fama mondiale che ogni anno si esibisce in circa 150 città sparpagliate nel globo: Da Tokio a Parigi e da Sydney a New York. Molti guidano per centinaia di chilometri o arrivano in aereo per vederlo. Altri guardano lo stesso spettaco-
lo diverse volte, per un milione di spettatori a stagione.
Questa esperienza indimenticabile anche in Italia
Il suo potere immenso abbraccia tutto il mondo e possiamo godercelo in Italia dal 30 marzo al 30 aprile 2023. Lo spettacolo dura circa due ore e quindici minuti, compreso l’intervallo ed indicato orientativamente per un pubblico dai cinque anni in su.
Non cambia certo la vita, ma arricchisce il bagaglio culturale.
Da poco uscito su tutte le piattaforme streaming su etichetta Aida Music prodotto da Stefano Florio L’amore reale il terzo album del cantautore/chitarrista Paolo Cecchin. Ecco cosa ci ha raccontato!
Sotto quali spinte nasce questo nuovo album?
L’album nasce da esperienze vissute negli ultimi anni. Da incontri fatti, più o meno importanti. Da relazioni viscerali ed estremamente “evolutive”.
Quanto rock c’è nella tua musica? Il rock è una componente importante. Amo il rock come forma di espressione al di là del genere, delle chitarre più o meno distorte. Rock è la verità senza grossi fronzoli. Di sicuro ho messo tutto di me nella mia musica, specie in questo ultimo album. Non è tutto rose e fiori, non è la “Verità” del santone, il rock, nel caso de “l’amore reale” è più un tornare con i piedi per terra, alla realtà. Non a caso i brani più “rock” del disco sono quelli anche più duri, più veraci. Cosa ti aspetti dal futuro?
Mi aspetto di vivere con gioia ciò che la musica mi concede di vivere. Per quel che riguarda il mondo fuori non faccio progetti a lungo termine. E come si respira un po’ anche nel disco, non voglio farmi illusioni. Spero che molte persone comunque lo ascoltino e possano riconoscersi un po’, questo è l’obiettivo che mi pongo prima di ogni uscita. E poi, ovviamente di suonare, condividere, con chi vorrà ascoltare.
Come avete organizzato la realizzazione del disco con il produttore Stefano Florio?
La realizzazione è stata piuttosto lunga
ed ha vissuto varie fasi. Alcuni brani sono nati e si sono praticamente chiusi e scritti da soli. Brani come “l’amore reale”, “il mio matrimonio”. Altri sono nati a poco a poco, qualcuno assieme a Stefano, sempre pronto a darmi delle “dritte”, dall’alto della sua esperienza. È stata una lunga “gestazione”, non tanto per problemi tecnici, o meglio, sicuramente la pandemia ha rallentato un po’ le cose, ma soprattutto per motivi personali ed intimi. A volte, sembra tutto finito, e di solito lì scrivo un pezzo nuovo… e così si riprende in mano tutto il progetto. Altre volte, semplicemente, si aspetta il momento giusto. In ogni caso, per quel che riguarda le questioni tecniche il disco è stato registrato un po’ in uno studio a Gorizia, un po’ a Viareggio da Stefano, alcune parti sono rimaste dalle mie demo registrate a casa a Vicenza.
Cosa significa per te uscire con un nuovo album?
Significa dire qualcosa di nuovo. Espormi. E’ sempre emozionante anche se i tempi sono cambiati e non c’è più quella attesa fremente. La musica liquida ha i suoi vantaggi e svantaggi.
Sono passati alcuni anni dal tuo ultimo disco cosa è maturato in te?
Spero di essere maturato io… Sicuramente, gli anni senza dischi pubblicati non sono stati anni vuoti ma l’esatto contrario. Diciamo che ho vissuto, molto. Ho goduto e sofferto per varie esperienze personali che mi hanno fatto crescere e che mi hanno dato molto del materiale che si può trovare nel disco. Di sicuro mi sento un po’ più vecchio, sento di aver provato molto e di essere un po’ provato.
Ma si dice che ciò che non uccide, fortifica, no?
Parte la nuova edizione del Master in Scienza e Tecnologia Cosmetiche presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II. Coordinatrice e responsabile del corso è la Prof.ssa Sonia Laneri. Il bando per la XIV° edizione che avrà scadenza il 23/01/2023, si presenta con grandi novità per gli studenti. Nuovi programmi, seminari, incontri e stimoli per chi volesse partecipare e per chi, voglia approcciare al mondo professionale cosmetico, categoria sempre più ricercata e all’avanguardia. Il percorso formativo ha l’obiettivo di formare specialisti da inserire ai vertici del mondo cosmetico, per competenze e formazione professionale, come dirigenti d’azienda, direttori tecnici, responsabili del settore R&D, Marketing Manager, responsabili del Controllo Qualità, responsabili della produzione. Il Master in Scienza e Tecnologia Cosmetiche propone di fornire ai partecipanti conoscenze teorico-pratiche avanzate delle molteplici discipline comprese nell’ambito della Scienza e
della Tecnologia dei Cosmetici quali la Chimica, la Legislazione, la Formulazione, il Controllo e l’efficacia dei Prodotti Cosmetici passando per i principi di dermatologia, medicina estetica, fisiopatologia della cute, tossicologia, per poi terminare con una formazione
di Marketing.
Materia di lavoro saranno anche le Tecniche di Comunicazione e la Gestione delle Imprese, conoscenze e competenze specifiche e fondamentali per il futuro Attore del settore, che potrà affrontare con rigore e metodo scientifico le problematiche legate al mondo cosmetico.
II Master è biennale e sono previste ben oltre 3.000 ore di didattica frontale ed esercitazioni pratiche in modalità blended. Sono inoltre incluse visite didattiche nelle aziende cosmetiche, partecipazione a convegni, seminari e fiere del settore.
Le iscrizioni sono aperte fino al 23 gennaio 2023, mentre le lezioni partiranno a marzo.
Come fare per iscriversi: seguire il link: http://www.unina.it/documents/11958/30419035/STC_2223_2022-12-21_bando.pdf
Per informazioni scrivere a: slaneri@unina.it
È morta Gina Lollobrigida, una delle più celebri attrici italiane di sempre: aveva 95 anni. Diventata famosa negli anni Cinquanta per film come Pane, amore e fantasia del 1953, nel quale interpretava una ragazza chiamata la “Bersagliera”, soprannome che poi le rimase addosso, recitò nei film di alcuni dei più grandi registi italiani, da Vittorio De Sica a Mario Monicelli e Pietro Germi. Ebbe anche una fortunata carriera internazionale lavorando con registi come John Huston, che la diresse in Il tesoro dell’Africa (1953), Vincent Sherman o Carol Reed. Per le sue interpretazioni vinse diversi premi, tra cui un Golden Globe per il film Torna a settembre, sette David di Donatello e due Nastri d’argento.
Lollobrigida era nata a Subiaco, in provincia di Roma, nel 1927. Frequentò l’Accademia di belle arti a Roma e per mantenersi, tra le altre cose, posò con uno pseudonimo per i primi fotoromanzi. Nel 1947 partecipò a Miss Roma, si classificò seconda e venne invitata a Stresa per le finali di Miss Italia, dove arrivò al terzo posto. Cominciò a recitare piuttosto giovane: a 17 anni, nel 1944, interpretò il ruolo di Corinna nella commedia Santarellina di Eduardo Scarpetta, uno dei più importanti commediografi italiani del Novecento. Negli anni Cinquanta cominciò ad acquisire una certa notorietà in Italia, diventando nel frattempo molto famosa in Francia dopo aver recitato nel film Fanfan la Tulipe, del regista Christian-Jaque. In Italia raggiunse il successo con Pane, amore e fantasia di Luigi Comencini, per cui vinse un Nastro d’argento e fu candi-
data al BAFTA, il prestigioso premio del cinema britannico. Partecipò anche al sequel, Pane, amore e gelosia del 1955, ma rifiutò poi di recitare nel terzo film della serie, venendo rimpiazzata da Sophia Loren che dai giornali è sempre stata raccontata come una sua rivale. Su questa questione, in una recente intervista, Lollobrigida ha raccontato: «La verità è che a lei è sempre piaciuta questa storia della rivalità. Aveva agenti che ne hanno scritto per 50 anni. Io non ho mai avuto un agente o un amante o un marito che mi aiutassero. Ho sempre scelto da sola, non ho mai avuto tempo per quelle sciocchezze. Lo sanno tutti in Italia: sono un po’ difficile ma sincera». In quegli anni Lollobrigida cominciò a recitare in moltissime produzioni internazionali, specialmente hollywoodiane come Il tesoro dell’Africa di John Huston, con Humphrey Bogart, e La donna più
bella del mondo di Robert Z. Leonard, in coppia con Vittorio Gassman. In questo ruolo Lollobrigida diede una buona prova anche come cantante lirica e vinse il David di Donatello per la migliore attrice protagonista, premio che l’Accademia del cinema italiano aveva istituito proprio quell’anno. Recitò anche nel film drammatico Trapezio di Carol Reed, accanto a Burt Lancaster e Tony Curtis, in Salomone e la regina di Saba di King Vidor, e in Torna a settembre di Robert Mulligan, per cui vinse un Golden Globe come miglior attrice.
Nel 2018 le fu dedicata una stella nella Walk of Fame a Hollywood, il celebre marciapiede di Los Angeles in cui sono incastonate quasi 3mila stelle a cinque punte che celebrano i personaggi considerati importanti per la storia dello spettacolo statunitense.
Dal 23 al 25 gennaio potete ripassare La Divina Commedia nelle sale cinematografiche, dove arriverà il docufilm Dante la Commedia Divina, con Franco Ricordi, Matilde Calamai, Andrea Meroni e Mah Azar Emami.
Un film per tutti gli amanti della letteratura e della poesia, Dante la Commedia Divina, un docufilm diretto da Roberta Borgonuovo e prodotto da Magnitudo Film. Dante la Commedia Divina ci porta all’interno della magnifica opera dantesca divisa in Inferno, Purgatorio e Paradiso grazie al poeta e scrittore Franco Ricordi, attraverso la recitazione e l’interpretazione filosofica dei passaggi più significativi. Compendio dei vizi e delle virtù umane. La Divina Commedia viene riletta con un approccio emotivo che porta all’identificazione, in un mix fra documentario tradizionale e video poesia. Ne deriva, per lo spettatore, un’esperienza quasi sensoriale se non onirica, in cui i confini spaziotemporali si annullano in un racconto dal valore fortemente simbolico e metaforico. Qualche informazione su Dante la Commedia Divina: Attraverso la Divina Commedia, Dante ci accompagna in un viaggio meraviglioso dentro di noi, durante il quale faremo la conoscenza dei nostri mostri per trovare la via verso la Luce. Il nostro palco è un puzzle di luoghi eterni come il Duomo di Firenze, il Museo dell’Opera e la Certosa, che si fondono con i chiaroscuri del bosco, la Selva Selvaggia, con il luccichio del mare che lambisce il monte del Purgatorio e con l’abbacinare dell’assolato Teatro del Silenzio, a Lajatico. A guidarci è Virgilio, una fulgida ombra del passato, e a tenerci saldi lungo il cammino un’inestinguibile
luce: l’Amore di Beatrice. Ella ci aspetta alle porte del Paradiso, per accompagnarci lungo l’ultima scalata verso la Luce Eterna.
Parola alla regista Roberta Borgonovo Approcciarmi alla Divina Commedia con un lungometraggio è stato un privilegio e una sfida. Ho cercato di leggere il testo di Dante con un approccio emotivo: non volevo portare sullo schermo una parafrasi per immagini della Divina Commedia, ma un film! Volevo esprimere la rabbia, il dolore, il senso di nostalgia ma anche il calore che intridono questo testo: le emozioni non sono un fronzolo o un abbellimento, credo che siano il veicolo di un messaggio forte, così come per Dante l’Amore è il mezzo per la salvezza di un individuo. In questo sono stata aiutata dalle puntuali interpretazioni degli attori.
Innanzitutto, questo film deve moltissimo a Franco Ricordi: riprendere e montare la sua interpretazione dei Canti della Divina Commedia mi ha svelato come già il testo stesso contenga atmosfere e ritmi davvero cinematici, che noi abbiamo cercato di esaltare. Franco ha portato con successo il teatro nel film ma è stato generoso a sperimentare con me toni più realistici e cinematografici in alcuni passaggi del film. Con Matilde Calamai ho lavorato per dare al personaggio di Beatrice un carattere fermo e allo stesso tempo accogliente: ha dovuto lavorare solo con il suo sguardo e la sua presenza scenica, che sono insieme una carezza e una spinta in avanti, a volte uno schiaffo per Dante e quindi per lo spettatore. Matilde mi ha trasmesso un grande calore e una grande fiducia sul set. Poi ci sono Mah Azar Emami e Andrea Meroni: “ho tolto le parole” anche a loro due, cercando di veicolare tutto tramite i loro corpi, i loro sguardi, i loro incontri. Mi piace definirli Eva e Adamo, due peregrini nell’ oltre-mondo dantesco, o due pezzi di argilla che accompagnandoci lungo il film si trasformano nelle anime raccontate dal poeta. Insieme, tutti insieme, abbiamo davvero potuto giocare, sperimentare.
Dante la Commedia Divina: il trailer del docufilm
Un assaggio di Dante la Commedia Divina ce lo dà il trailer, che ci ricorda che, dopo 700 anni, La Divina Commedia è ancora attuale. Sentiamo la voce di Franco Ricordi, che ci riporta alla mente celebri passi del poema.
Appuntamento dunque nelle sale cinematografiche, il 23, 24 e 25 gennaio, con il documentario Dante la Commedia Divina.
Il 2022 è ormai concluso ed è già tempo di pensare a Sanremo 2023. Questo lo sa bene Barbara Maio, operatrice olistica napoletana ma pugliese di adozione, selezionata per far parte degli operatori di benessere del Festival dei Sogni di Sanremo presso la Somnia Aura spa targata Dream Massage. Durante la settimana sanremese il Grand hotel Des Anglais e il Dream Massage (per 8 anni il massaggio ufficiale dell’ospitalità del Festival) si sono uniti in una sinergia magica che ha dato vita alla prima luxury spa sanremese e di tutta la costa Azzura: la Somnia Aura spa.
Un vero sogno che fonde il passato e il futuro del mondo del benessere, una spa moderna ispirata all’antica Roma, capitanata dallo spa manager dei vip e icona del benessere Stefano Serra, un sogno per tanti vip del Festival, ma un sogno per tutti gli amanti di Sanremo e della costa ligure.
Per rappresentare il meglio del benessere nazionale e internazionale sono stati selezionati i 15 migliori massaggiatori tra migliaia di candidati al master “massaggiatore professionista dello spettacolo”, per donare un tocco di amore autentico e di altissima professionalità, a chi lo desiderasse attraverso le loro sapienti mani e i loro sorrisi.
Barbara è un’operatrice olistica, operatrice tecnica del massaggio Ayurvedico nonché estetista specializzata ed è stata selezionata mesi fa per accedere al Master “massaggiatore professionista dello spettacolo”, 4 edizione a Sanremo.
La sua è una storia di impegno e tenacia, figlia di una famiglia meridionale con padre costruttore e madre manager di una azienda di beauty. Dopo aver conseguito la maturità scientifica a indirizzo biologico ha iniziato a collaborare con strutture turistiche e ricettive ricoprendo ruoli di responsabile nei servizi amministrativi e di gestione dei rapporti con la clientela, ruoli che le hanno consentito di maturare capacità di ascolto, flessibilità, adattamen-
to, attitudime alla comprensione dell’altro e al lavoro di squadra.
Nel 2003, segue un seminario sulle discipline olistiche rimanendone affascinata, così poco dopo la nascita di sua figlia partecipa con lei ad un corso di massaggio infantile. Questo è il punto di svolta della sua vita, il momento in cui tutte le sue certezze vengono messe in discussione. Decide così di ricominciare da capo, di studiare e di formarsi professionalmente nel settore del benessere iscrivendosi dapprima alla scuola di estetica per poi frequentare l’Accademia di massaggio Ayurvedico, approfondendo diverse tecniche di massaggio professionale sia derivanti dalla tradizione occidentale sia derivanti dalla tradizione orientale, che oggi esegue a Taranto, nel suo centro, NAMASTE MASSAGGI E BENESSERE di BARBARA MAIO.
Molti sono i trattamenti che propone come: il KIREI KOBIDO l’antico rituale di bellezza giapponese, il THAI MASSAGE trattamento energetico di origine thailandese che prevede digitopressioni e trazioni e soprattutto trattamenti derivanti dall’antica arte ayurvedica come la ABYANGAM, OINDASCEDA ITHADAM, ABYSHEKA,ecc.
Nel suo centro vengono effettuati anche trattamenti di estetica ma secondo una vi-
sione olistica così da renderli una fusione tra bellezza e benessere.
Barbara ha uno spirito curioso, da sempre in continuo aggiornamento per ampliare e approfondire le competenze già acquisite, inquanto ritiene che alla base di ogni vero professionista vi sia lo studio, la conoscenza e il sapere.
Un operatore di benessere lavora con i corpi delle persone e per farlo al meglio deve avere le giuste conoscenze anatomiche e fisiologiche, ed è fondamentale anche lo studio della psicologia che consente di comprendere di cosa ha bisogno la persona che si affida.
Il massaggio, attraverso il contatto, abbatte tutte le barriere, ti permette di ascoltare l’altro, le sue paure, le sue energie, le sue emozioni, coinvolge mente, corpo e spirito.
Il ricevente si affida, affida tutto se stesso all’operatore.
Gli operatori professionisti offrono benessere, e benessere vuol dire stare bene con sé stessi, ecco perché il massaggio promuove la serenità, la felicità, lo stare bene.
Sanremo per Barbara rappresenta un’esperienza unica nel suo genere sia professionalmente (per la grande preparazione messa a disposizione dal Maestro Serra e dal suo staff di docenti) e sia personalmente perché è un importante momento di crescita personale. Uno spartiacque tra il prima e il dopo del suo percorso.
Infatti tra gli obiettivi nell’immediato futuro c’è l’organizzazione di corsi di formazione, dove Barbara metterà a disposizione le competenze acquisite negli anni, derivanti da studi seri e approfonditi a chi avrà intenzione di immergersi in questo settore in modo professionale per potersi distinguere dalla massa.
Ora però Barbara è concentrata e proiettata ad affrontare la prova più importante, quella con i big e gli addetti ai lavori del festival nella settimana più frenetica dell’anno.
Lo staff Dream Massage di Sanremo 2023 si tinge dei colori azzurro e giallo della bandiera Ucraina con la presenza di Oleksandra Hryhorenko.
Ucraina di nascita, ma salernitana d’adozione, ha trentaquattro anni, una figlia di nome Annalara e dal 2000 vive a Salerno con la famiglia, dove è arrivata alla giovane età di 12 anni. Qui grazie al sostegno di sua madre Larysa ha creato il suo futuro. Larysa è stata la sua spalla forte e l’ha sempre sostenuta, facendo tanti sacrifici per vederla crescere professionalmente, aiutandola anche con la bambina. A Salerno Oleksandra ha conseguito il diploma di Dirigente di Comunità, cioè Diploma I.T.A.S. (Istituto Tecnico delle Attività Sociali). In seguito ha studiato per diventare estetista a Nocera Inferiore presso l’agenzia formativa La piramide e si è appassionata al mondo del massaggio, proseguendo quindi gli studi con il master post diploma in esperto massaggiatore del benessere a Casoria da Assofram riconosciuto dalla regione Campania. Ha lavorato per la BF WELLNESS/ OG WELLNESS dove è stata selezionata quando sua figlia aveva solo 8 mesi. Al compimento dei 2 anni della piccola è partita per la 1^ stagione a 1100 km da casa per prendere l’incarico di direttrice
tecnica di una Spa di 1000mq e poi la stagione successiva in un villaggio 4 stelle della catena Bluserena in Abbruzzo con l’incarico da responsabile Spa.
Il lavoro, lo studio, la dedizione sono i suoi punti di forza. Oleksandra non si è mai lasciata abbattere dalle difficoltà, anzi da queste ha tratto la sua forza, per dimostrare a sua figlia che un futuro migliore è possibile se ci si impegna veramente. Oggi è una professionista affermata, dopo anni e anni di dura gavetta . Nel corso del tempo ha accumulato molta esperienza: nella vendita di prodotti estetici, nell’organizzazione di corsi di formazione, lavorando per aziende di estetica avanzata Franchising laser Epilpoint e Nomasvello.
Nel 2022 viene selezionata dal maestro Stefano Serra tra migliaia di massag-
giatori d’Italia per partecipare al master “massaggiatore professionista dello spettacolo” targato Dream Massage edizione Sanremo 2023.
Ora nel 2023 sarà una dei 15 operatori di benessere scelti dallo spa manager internazionale Serra per donare puro relax agli artisti e addetti ai lavori del Festival di Sanremo nella spa più prestigiosa del nord Italia: la Somnia Aura Spa.
Un rifugio nel cuore di Sanremo per tutto l’entourage del festival.
Un luogo dove Oleksandra potrà mettersi alla prova e evidenziare le sue altissime competenze professionali.
Grazie al supporto in questi mesi del Maestro Serra e della Maestra Rosa Frezza (massotereuta esperta e direttrice della luxury spa napoletana Antica Essenza), Oleksandra ha da poco inaugurato il suo primo centro benessere a Salerno: lo studio olistico Riequilibrio energetico di Oleksandra Hryhorenko sito in Via Lungomare Colombo 355.
Nel suo futuro dopo Sanremo, sogna di creare delle collaborazioni con hotel /b&b e lidi per seminare il vero concetto di benessere attraverso il massaggio e fondere così il suo passato con il suo futuro lasciando una traccia indelebile nella sua storia e in quella di sua figlia.
Con un progetto innovativo di digitalizzazione dedicato ad Adelaide del Balzo Pignatelli il Suor Orsola inaugura il portale dell’Archivio Storico
Da Giuseppe Mercalli a Gabriele D’Annunzio. Da Marussia Bakunin a Giuseppe Martucci. Nel prezioso epistolario del Fondo Adelaide del Balzo Pignatelli principessa di Strongoli custodito a Napoli nell’antica cittadella monastica di Suor Orsola ci sono lettere private inviate alla Principessa da alcuni tra i personaggi più influenti della Napoli e dell’Italia di fine Ottocento. Oggi l’intero Fondo Pignatelli, accanto al consueto percorso di visita ‘museale’, diventa anche un innovativo portale web in cui sarà possibile navigare tra immagini digitali e trascrizioni per interrogare i contenuti, vedere i documenti, ascoltare podcast e narrazioni e ritrovare le tracce di una storia che da Napoli si apriva all’Europa e al mondo (link diretto: https://archivistoriciisob. transkribus.eu/).
L’idea dell’Ente Morale e dell’Università Suor Orsola Benincasa si è concretizzata grazie al finanziamento della Regione Campania ed al lavoro della cooperativa europea Read Coop ideatrice della piattaforma Transkribus per la digitalizzazione, il riconoscimento del testo basato sull’ intelligenza artificiale, la trascrizione e la ricerca di documenti storici da qualsiasi luogo, in qualsiasi momento e in qualsiasi lingua.
“Le voci che in oltre 50 anni di storia (dal 1880 circa al 1932) sono giunte da tutta Italia alla principessa Pi-
gnatelli sono state riconvertite in percorsi narrativi audiovisivi (podcast e video brevi), modellati in uno storytelling immersivo chiamato a dar voce alle personalità e alle sensibilità umane che hanno affiancato il progetto della principessa e le trasformazioni della città partenopea e del Paese intero”. Così Vittoria Fiorelli, direttore dell’Archivio Storico di Suor Orsola e coordinatore scientifico del progetto di digitalizzazione del Fondo Pignatelli, racconta un lavoro di studio e ricerca lungo esattamente un anno, finanziato dalla Regione Campania e realizzato anche grazie al sostegno della Soprintendenza ai beni archivistici e bibliografici della Campania e con la collaborazione scientifica dell’Archivio di Stato di Napoli e del Centro studi delle Residenze Sabaude di Venaria Reale
Un lavoro molto prezioso da un punto di vista storico perché, come evidenzia la Fiorelli, “coniugando tecnologia e ricerca storica questo programma sperimentale vivifica uno dei segmenti di maggiore interesse dell’Archivio Storico del Suor Orsola Benincasa che raccoglie ampie tracce della vita privata, della famiglia e della fitta rete di relazioni di una delle personalità femminili più complesse e multiformi che abbiano lasciato un’impronta duratura nel panorama napoletano e italiano nei primi decenni
di costruzione dello Stato nazionale”. Ma soprattutto si tratta di un progetto che ha scelto di guardare alla città di Napoli in un momento delicato della sua storia, quando la trasformazione da capitale di un antico Regno europeo a capoluogo meridionale, meta cosmopolita dei viaggi nel Mediterraneo, impose un cambiamento di prospettive nel quale vecchie e nuove élite furono obbligate a ripensare il proprio ruolo in un percorso molto più radicale del semplice trasferimento di fedeltà da una Corona a una nuova dinastia regnante La Napoli al centro del Mediterraneo della seconda metà dell’Ottocento e il primo Rettore donna di una Università Italiana Come evidenzia Vittoria Fiorelli “fu proprio dopo il 1860 che Napoli conobbe una delle stagioni più brillanti della sua storia, trainata da una nuova socialità mondana e culturale che contribuì in modo determinante al rilancio di antiche accademie e alla fondazione di nuovi sodalizi in un clima di rinnovamento di fermenti artistici e intellettuali. I mutamenti nella gestione dell’Università, del teatro San Carlo e del Conservatorio, la fondazione di nuove istituzioni destinate alla formazione e all’assistenza lontane dalla logica della beneficenza e piuttosto radicate in quella della responsabilità pubblica e dei diritti si componevano in una polifonia di percorsi
e di visioni connessa a una evoluzione senza rimpianti”. Una delle protagoniste di quella florida stagione fu certamente la principessa di Strongoli Adelaide del Balzo Pignatelli. Dama di Corte della regina Margherita e autorevole esponente di un sistema di relazioni tanto intellettuali quanto politiche, la nobildonna fu artefice, insieme alla pedagogista Maria Antonietta Pagliara, della realizzazione di un visionario progetto di formazione attiva e professionalizzante per le donne. E da governatrice e direttrice dell’Istituto Suor Orsola intrattenne rapporti col mondo europeo della cultura attraverso una fitta e continua corrispondenza con intellettuali, scienziati, artisti e musicisti in uno scambio che oggi tratteggia un clima di positivo attivismo.
“Il lungo ed importante lavoro di digitalizzazione dell’Archivio Storico che stiamo portando avanti - evidenzia il Rettore del Suor Orsola, Lucio d’Alessandro - testimonia i risultati di eccellenza che nel nostro Ateneo hanno raggiunto ormai da anni i settori di studio e di ricerca dedicati all’integrazione tra le scienze umane e le nuove tecnologie, un ambito in cui è appena partito il nostro corso di laurea magistrale in Digital Humanities e nel quale siamo tra le Università protagoniste del Dottorato di ricerca nazionale in Digital Transition for Heritage”.
Nuovi spazi, mostre ed eventi hanno contribuito al successo del museo. Il 24 gennaio apre l’Androne delle Carrozze, un nuovo spazio per piccole mostre con accesso gratuito 7 giorni su 7.
Sono stati 341.321 i visitatori che hanno scelto il Palazzo Reale di Napoli nell’anno appena concluso. Un aumento di oltre il 25% rispetto al 2019, anno che prima dell’emergenza sanitaria per il Covid aveva fatto registrare un numero di ingressi straordinario, in coincidenza con un picco di presenze in città rispetto al periodo precedente.
Molti di più i fruitori del Giardino Romantico, al quale è possibile accedere gratuitamente tutti i giorni della settimana per trascorrere una pausa dall’animazione del centro storico all’ombra dei monumentali alberi di un’intima area verde di impianto ottocentesco. Un luogo, reso fruibile anche nelle calde notti d’estate, ospitando la rassegna di incontri e spettacoli del Summer Fest, con il suo magnifico panorama sul Castel Nuovo e sul golfo
Le visite notturne al museo hanno costituito sicuramente una grande attrazione, testimoniata dalle lunghe file in piazza del Plebiscito per accedere al Palazzo in occasione delle aperture straordinarie serali con biglietto ridotto, così come nelle domeniche gratuite in cui si sono registrate fino a 7.700 presenze quotidiane.
“È stato un anno d’oro per Palazzo Reale e per il turismo in città, risultato che ci impone di migliorare ancora l’offerta e i servizi per i turisti e i cittadini – di-
chiara il direttore Mario Epifani - Nel 2023 offriamo nuovi spazi ai nostri visitatori come quello dell’Androne delle Carrozze, che inaugureremo nei prossimi giorni con una mostra fotografica sui danni di guerra al Palazzo e che sarà possibile visitare gratuitamente tutti i giorni della settimana. In programma per marzo una mostra, in collaborazione col Museo di Capodimonte, incentrata sulla Flagellazione di Caravaggio. A seguire, nella rinnovata Sala Dorica verrà inaugurato un museo permanente dedicato a Enrico Caruso nel 150° anniversario della sua nascita”.
Il museo punta dunque a un ampliamento progressivo degli spazi aperti alla fruizione pubblica, associando a queste nuove aperture altrettanti focus sulla storia del Palazzo e delle sue collezioni. La mostra Don Chisciotte tra Napoli, Caserta e il Quirinale: i cartoni e gli
arazzi, che si è chiusa questa settimana, è stata senz’altro uno dei fattori dell’incremento del numero di visitatori, così come, nel periodo di Natale, il nuovo allestimento del presepe napoletano dalle collezioni di Intesa Sanpaolo.
Le visite guidate al Giardino Pensile, ai depositi e ai laboratori di restauro, collocati nelle antiche cucine, hanno suscitato grande interesse e partecipazione, così come la nuova esposizione della specchiera à la psyché di Carolina Bonaparte e del leggio rotante di Maria Carolina, appena restaurato.
“Nel corso del 2022 sono stati spesi 5 milioni di euro per lavori e restauri che hanno reso il Palazzo più efficiente e accogliente - dichiara l’architetto Almerinda Padricelli, responsabile dei lavori del Piano Strategico “Grandi Progetti Beni Culturali” – Oltre all’intervento straordinario di spolvero degli arredi e delle superfici decorate dell’Appartamento Storico, abbiamo completato l’80% degli interventi di manutenzione straordinaria dei tetti e sottotetti, la sostituzione dei corpi illuminanti nell’appartamento storico, con una conseguente riduzione dei consumi di oltre 20 mila euro annui, nonché la realizzazione del nuovo impianto di videosorveglianza e l’ammodernamento degli impianti antincendio e antintrusione.
Molti cantieri sono ancora aperti e affrontiamo il prossimo anno con una serie di progetti di restauro del patrimonio artistico e di risanamento di quello monumentale che miglioreranno ulteriormente la sicurezza, il decoro e l’immagine stessa del Palazzo Reale”.
Presso il Centro Don Orione di Napoli (ubicato in Vico Campane a Donnalbina, 10/a), nel pieno centro culturale della città, è attiva la seconda sede del Polo Educativo Ecologico e Bilingue e scuola primaria paritaria «Un amore di famiglia», un luogo dove istruzione ed educazione si fondono nella costruzione di life skill, competenze per la vita, attraverso un approccio di didattica emozionale. Insegnare significa offrire competenze e conoscenze, ma anche e soprattutto curare lo sviluppo emozionale e armonico della persona. I bambini vengono seguiti nell’intero percorso di apprendimento: dalla culla all’approccio con il mondo del lavoro. «Siamo davvero fieri di questa seconda sede – spiegano gli ideatori del polo -; l’edificio è bellissimo, colorato, funzionale, intelligente ed, ovviamente, sostenibile. I bambini vengono accolti dal suo calore, dalla luce che lo invade e dal territorio attorno, dato che dalle sue numerose finestre si vedono bellissimi scorci della città». Com’è stato per il “polo-modello” di via Alcide de Gasperi, anche in questo caso «gli spazi didattici sono flessibili, modulari e pronti ad accogliere le innovazioni tecnologiche e pedagogiche. In via Donnalbina gli ambienti
diventano spazi di relazione, luoghi informali di sosta e apprendimento od occasione per assemblee e piccoli spettacoli per l’intera comunità». «I nostri figli stanno già partecipando a delle attività che sono state attivate per piccoli gruppi di bambini a settembre – testimoniano alcuni genitori – e sono entusiasti, apprendono con gioia: non vedono l’ora di tornare a scuola!”.
All’interno della struttura, estesa per circa 1000 metri quadri (tra le più grandi a Napoli), oltre alle attività didattiche classiche, sono svolte anche attività extra scolastiche, come i laboratori di scacchi in inglese, i corsi di lingua, capoeira e judo. I bambini, inoltre, mangiano piatti preparati dallo chef resident del polo, che è dotato di una cucina tutta sua.
«Un Amore di famiglia» è un progetto a impatto zero, ove si sfrutta il più possibile l’illuminazione naturale, insegnando ai bambini a fare altrettanto per educarli sin da piccoli a una visione della vita ecosostenibile. Apprendimento naturale, crescita personale, educazione esperienziale, espressione libera e guidata, creatività, rispetto per la natura: sono questi i valori fondanti che caratterizzano questo polo educativo e che vengono espressi nelle diverse attività.
Sabato 28 gennaio 2023 alle ore 17.00 presso La Stanza della Musica, in Via dei Greci 36 (nei pressi del Conservatorio di S.Cecilia) a Roma si terrà la presentazione del libro “MARIO PERSICO E LA SUA PRODUZIONE OPERISTICA” Resoconto di un viaggio nelle memorie, nei ricordi, nella musica e nel tempo di un “Nostrano” quasi dimenticato, curata dall’ Associazione Culturale Musicopaideia che ringraziamo. L’autore, Luca Lupoli, dopo aver superato l’ostacolo della reperibilità bibliografica, grazie alla ricerca delle fonti biobibliografiche a cura di Olga De Maio e grazie ad un incontro fortuito con il nipote dell’autore, il signor Sergio Nuvola, riesce a ricostruire la vita e l’opera di Mario Persico, uno di quegli autori dimenticati e
ritrovati del nostro vasto patrimonio musicale. La puntuale e attenta prefazione di Fabio Armiliato, cantante e attore, uno dei tenori italiani più importanti al mondo e della scena lirica internazionale ci introduce nella produzione operistica italiana a cavallo del secolo 1800/1900 che è stata di una ricchezza inestimabile.
La sua produzione è stata quantitativamente limitata, perché componeva solo quando aveva un’ispirazione sincera, nata da vero sentimento e non costretto dalla necessità del vivere quotidiano. E’ diventato famoso per aver musicato la commedia di Carlo Goldoni “La Locandiera”, e non solo. Ne parleranno con l’autore , la giornalista Francesca Rossetti, il soprano Olga De Maio, curatrice della ricerca bibliografica.
La presentazione si concluderà con un intervento musicale del soprano Olga De Maio e del tenore Luca Lupoli, autore del libro, accompagnati al pianoforte da Natalya Apolenskaja.
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La Regione Campania, nell’ultima legge di bilancio, ha istituito l’Osservatorio per le Neuroscienze, presso la Presidenza del Consiglio Regionale della Campania, che avrà “il compito di studio, analisi e monitoraggio delle patologie oncologiche cerebrali, al fine di migliorarne il percorso di cura”. L’Osservatorio nasce grazie all’impegno di Gennaro Oliviero, presidente del Consiglio Regionale della Campania, e di Tommaso Pellegrino, consigliere regionale e primo firmatario dell’emendamento, che sin da subito hanno raccolto le sollecitazioni e le richieste mosse dall’Associazione Premio Carla Russo, nata a Pimonte, che da oltre 4 anni è impegnata nella lotta ai tumori cerebrali e premia i migliori ricercatori under 40 che studiano i gliomi.
“I nostri ringraziamenti più sentiti vanno al presidente Gennaro Oliviero e al consigliere Tommaso Pellegrino, che dal primo momento hanno ascoltato e accolto le richieste della nostra Associazione, che si fa portavoce delle necessità dei pazienti. Siamo altresì grati al Comitato scientifico dell’Associazione e ai Ricercatori per il prezioso lavoro svolto senza il quale non sarebbe stato possibile raggiungere il risultato che ci inorgoglisce; frutto di un importantissimo lavoro collettivo che dalla scomparsa di nostra madre, Carla Russo, abbiamo deciso di portare avanti, non senza difficoltà, per trasformare il nostro dolore in speranza per le tante persone che devono affrontare questa difficile battaglia. C’è ancora molto lavoro da fare insieme, ma oggi è stato compiuto un passo importantissimo che ci fa guardare al futuro con rinnovata fiducia”. Hanno dichiarato Carmela e Antonio Palummo, figli di Carla e fondatori dell’Associazione.
“Per garantire il diritto alla salute occorre mettere in rete buona politica, scienza e solidarietà. E’ fondamentale farlo per le malattie rare, come i tumori cerebrali, che non hanno ancora trovato cure soddisfacenti e richiedono alti costi, impegno di personale estremamente qualificato e hanno un forte impatto emotivo ed economico anche sulle famiglie degli ammalati. Occorre creare una rete dove convergano gli sforzi sinergici di politici, scienziati, personale sanitario, parenti e amici degli ammalati, tutti coinvolti nella lotta per il diritto alla salute. A nome del Comitato Scientifico del Premio Carla Russo, ringrazio Gennaro Oliviero e Tommaso Pellegrino per aver recepito l’invito ad attivare gli strumenti necessari per costruire un percorso che permetta ai pazienti campani di affrontare i problemi legati a questa tragica malattia senza essere costretti a curarsi lontano da casa e dagli affetti più cari”. Ha detto Luigi Mansi, Coordinatore scientifico dell’Associazione Carla Russo.
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