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AMORE LIBERO E AMORE PROIBITO

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AVVISO AVVISO

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È da pochi giorni trascorsa la festa di San Valentino, una ricorrenza da molti considerata banale, ma sfruttata in realtà dalla maggior parte degli innamorati per omaggiare l’amore.

Amore tra coppie, amore fraterno, amore tra genitori e figli, amore per i nonni, amore tra migliori amici. Un sentimento dalle mille sfaccettature, che trova espressione in San Valentino come ulteriore occasione per essere celebrato. A volte ci capita di non valorizzare abbastanza i nostri affetti trascurando alcuni rapporti, ma ancor più spesso diamo per scontata la libertà di amare. Difatti, vi sono contesti in cui non è così ovvio avere la possibilità di amare ed essere amati, o di manifestare le proprie emozioni. È il caso ad esempio dell’Iran, “un luogo dove non si può amare, vivere liberamente, e in cui si muore in nome di un ideale chiamato donna, vita, libertà”. Queste le parole dall’attivista dei diritti umani e digitali iraniana di origini italiane Pegah Moshir Pour durante il proprio intervento al Festival di Sanremo 2023. A Pegah è stato dato l’onore e l’onere di raccontare del proprio Paese d’origine, descritto come uno scrigno di patrimoni dell’umanità divenuto ormai un “paradiso forzato”, nel quale regna un regime di terrore e di repressione.

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L’attivista ha spiegato che in Iran non avrebbe avuto la possibilità di parlare su un palcoscenico di diritti umani perché sarebbe stata arrestata o addirittura uccisa. Insieme a Drusilla Foer, attore e regista teatrale italiano, Pegah Moshir Pour ha raccontato che in Iran tra i tanti diritti violati dal governo, vi è la libertà di baciarsi o tenersi per mano. Per dare voce ad una generazione cresciuta nel terrore, che non può ballare per strada, ascoltare musica occidentale, esprimere la propria femminilità o i propri ideali, Pegah ha scelto di parlare sulle note di Baraye, l’inno della rivoluzione scatenata lo scorso settembre dall’uccisione di Mahsa Amini, un’iraniana arrestata per aver indossato l’hijab in modo sbagliato, e trovata morta dopo essere stata portata in una stazione di polizia. L’inno, musicato da Shervin Hajipou, è stato concepito mettendo insieme i tweet scritti dai sostenitori per la difesa delle libertà negate, ed ha portato all’incarcerazione dello stesso Hajipou. Tra i tanti divieti vigenti in Iran, vi è inoltre quello di amare persone dello stesso sesso: in questo Paesi infatti chi è omosessuale rischia l’impiccagione. Esistono realtà in cui amare significa morire. Spesso crediamo che vivere nel mondo occidentale ci protegga da mentalità retrograde e tradizionaliste, le quali sono talvolta insite anche in alcune delle persone che sono accanto a noi quotidianamente. Quante volte è capitato di dover assistere o subire in modo passivo a commenti omofobi? Di osservare sguardi di disprezzo nei confronti di omosessuali, transgender o transessuali o di riceverli in prima persona?

O ancora di leggere di episodi di violenza di genere o esserne vittima? Si pensi alla ragazza pestata per aver difeso l’amico gay nel 2009, i cui aggressori sono stati condannati a dieci anni di carcere; al ragazzo gay picchiato in un bar di Fuorigrotta mentre faceva colazione nel 2016; all’attivista dell’Arcigay di 26 anni, Vincenzo Ruggiero, assassinato, fatto a pezzi e murato nel 2017 ad Aversa; o infine ai due turisti gay accolti con commenti omofobi agli Scavi di Pompei da un dipendente del Parco l’estate scorsa. Per non citare poi la storia della diciottenne Chiara, suicida a Napoli perché dopo aver avviato il suo percorso di transizione sessuale (il suo nome di battesimo era Giovanni), era continuamente bersaglio di episodi di violenza, bullismo ed emarginazione a causa della sua volontà di esprimere la propria identità femminile. A volte accade che sia la stessa famiglia a non accettare la sessualità dei propri cari. È così che è morta Maria Paola, 20 anni, cadendo dal motorino su cui era con il compagno transgender in seguito ad un incidente provocato dal proprio fratello, il quale voleva darle una lezione perché “infetta”.

In un società in cui persino il Papa ha dichiarato pubblicamente l’evolversi del pensiero più tradizionalista della Chiesa Cattolica sull’omosessualità, affermando che essa non è un crimine ma solo un peccato, ancora si fatica ad accettare che l’amore abbia diverse forme, e che non ci sia dato diritto di giudicare chi ama in modo diverso dal nostro.

Oggi sono 67 i Paesi al mondo dove le relazioni omosessuali sono criminalizzate, 7 dei quali puniscono il sesso tra le persone omosessuali con la pena di morte. L’indice del rispetto dei diritti umani sul tema in Italia è al 22%, lontano dal 52% della Germania e dal 65% della Spagna. Tanti e troppi sono gli Stati che per legge o costume discriminano i rapporti omosessuali.

Spesso diamo per scontati i diritti conquistati con il susseguirsi di battaglie perse e vinte, ma la libertà di amare, ancora oggi, non appartiene di diritto a tutti, ed è un qualcosa che dovremmo tenerci stretto e difendere a denti stretti.

“Attivarsi e informarsi oggi è importante per rendere il prossimo San Valentino più libero per tutti.”

(Fonti statistiche: “Human Rights Watch”, “BBC”, “ILGA”, “Factanza”).

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