2 minute read

la questIone dell ’utIlIzzo dell ’ area ex rhodIa

La questione dell’utilizzo dell’area ex Rhodia si trascina da oltre un ventennio senza trovare una soluzione.

Durante l’amministrazione De Rosa, prima dello scioglimento del Consiglio Comunale, l’area fu prescelta per l’insediamento della città del libro, indicazione miseramente fallita perchè non sorretta da iniziative e sostegni politici. Ci fu anche l’occasione per l’insediamento di una sede di facoltà universitaria che propiziammo con un incontro con il rettore Grella.

Advertisement

Anche questa volta non ci fu un’adeguata iniziativa dell’amministrazione comunale.

Durante le amministrazioni successive ci fu un’intesa con la proprietà dell’area con la bonifica a cui doveva seguire un progetto concordato con il Comune. Anche stavolta non ci fu seguito per la carenza dell’amministrazione del tempo. L’area ex Rhodia nel nuovo Piano Urbanistico Comunale è stata contemplata come rigenerazione urbana con la previsione di un edificio a Torre con un’altezza pari a 55 metri con il 70% a funzione residenziale.

Sull’indicazione ci sono stati persistenti e circostanziati rilievi da parte della città Metopolitana, mentre con le osservazioni di Nuova Dimensione la destinazione era molto più funzionale per accogliere insediamenti universitari e residenze per studenti e per gli anziani ed altre attrezzature di interesse collettivo.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DAL DOTT. GIOSUÈ DE ROSA

Dal 2001 è stato redatto da un gruppo di lavoro, coordinato dal Prof. Pasquale Miani, della Federico II di Napoli, sulle quattro aree dismesse più grandi. L’area dell’ex Rhodiatoce, di proprietà privata, con superficie di circa 160 mila ma, bonificata dall’amianto la cui presenza, ha causato tanti morti e ammalati per asbestosi e altro, al centro della Città e vicino a ferrovia e autostrade, costituisce un’opportunità per far tornare, in un’area dove esistono solo centri commerciali, il lavoro manifatturiero.

Dopo il tentativo fatto con il progetto “La Citta del libro e della Comunicazione” realizzato poi a Napoli in via Botteghelle, allo stato da venti anni non ci sono altri casi di investimenti pubblici e privati.

Casoria, ormai vive solo sui consumi, poche sono le realtà dove si produce e si sperimentano nuove forme.

Costituisce l’edilizia, con gli attuali incentivi, l’altro volano occupazionale. Bisognerebbe con un’opportuno lavoro, di marketing strategico, cogliere le possibili occasioni di finanziamento: Fondi nazionali e comunitari connessi alla Z.E.S. e le altre strategie del PNRR., d’intesa con i livelli di governo sovracomunali dovrebbero essere indirizzati a far tornare il lavoro in questo territorio. L’esperienza dei centri commerciali, nel mondo, ci insegna che essi hanno un ciclo di vita ventennale.

Solo il recupero di una moderna industria manifatturiera e dei relativi servizi tecnologici, materiali ed immateriali, potrà essere l’occasione di un lavoro vero.

Mi viene alla mente infine le tante lotte sindacali delle maestranze degli anni passati, gli scontri con le forze di Polizia, il primo contratto collettivo e infine la morte dell’ultimo assunto dalla Montefibre che si era trasferita ad Acerra, Ferdinando, utilizzato dopo qualche tempo come custode dello stabilimento di Casoria, si impiccò, depresso e deluso nei locali di via Europa.

La storia operaia di Casoria, è costellata di difficoltà e drammi umani, che non si dovranno più ripetere.

Oggi il vero problema è la desertificazione.

Occorre come negli anni del dopoguerra un nuovo intervento straordinario per la ripresa e lo sviluppo di questa area strategica.

This article is from: