DOMENICA 10 APRILE 2022
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Settimanale di Informazione
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ANNO XXII - N° 15 - DOMENICA 10 APRILE 2022
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MARIA CRISTINA ORGA
IO RACCONTO STORIE magazine
AFRAGOLA: LO STADIO RITROVATO Da queste stesse colonne, non più di qualche mese fa ne avevamo mestamen� te celebrato il Te Deum, piangendone il declino, denunciandone il deplorevole abbandono, il sistematico saccheggio, assistendo impotenti ma non rassegnati alla sua agonia che pareva ineluttabile. Insieme ad un lungo, lugubre elenco di stadi di periferia, palazzetti dello sport, strutture atletiche condannate a condi� viderne il destino, abbiamo ricordato nel corso di una vera e propria orazio� ne funebre, gli antichi fasti dello stadio Moccia di Afragola, ridotto a poco più che patetico reperto di archeologia spor� tiva e sulle sue pietre opache e silenzio� se, abbiamo innalzato il lamento per la diaspora a cui la chiusura del Moccia ha condannato l’Undici Rossoblù ad un continuo peregrinare tra gli stadi dei co� muni limitrofi nei quali disputare le par� tite che avrebbe dovuto giocare in casa. Ma quando la casa non ce l’hai più, il destino è bussare alle porte e sperare che ti aprano. A te e a tutti i tifosi che pa�
“Entro la fine dell’anno il Moccia riaprirà i cancelli!”, parola di Raffaele Niutta, presidente dei Rossoblù ospite de La Copertina, il rotocalco di Nano TV ideato e condotto da Nando Troise. Dopo anni di abbandono e saccheggi, lo storico campo sportivo, verrà finalmente restituito alla città, per la gioia degli atleti, dei tifosi e di tutti i cittadini dell’area a nord di Napoli
zientemente, sebbene decimati dal con� tinuo migrare, innalzano con orgoglio il vessillo degli amati colori, perché il vero amore non conosce ostacoli. Anzi, li co� nosce eccome, ma, a voler prestar fede alle fiabe della tradizione, li affronta e li supera tutti, uno a uno, con la certezza che, un giorno, vicino o lontano chis� sà, quell’amore inesausto e inesauribile verrà riconosciuto e premiato. Stavolta, nonostante le molteplici avversità, la fia� ba sembra avviarsi davvero al lieto fine e c’è da crederci, se a rivelarlo, in antepri� ma esclusiva per i telespettatori di Nano TV e dei lettori di CasoriaDue ��������� è il ���� pre� sidente dell’Afragolese 1944. Ospite del nostro indomito direttore. Ma non solo del Moccia ha parlato Raffaele Niutta a La Copertina, che ha iniziato la conver� sazione commentando l’incontro del 30 marzo con il Giugliano, nel quale, incas� sando sportivamente la sconfitta per 2 a 0 dei suoi, piegati da un implacabile Giugliano, capolista del girone G con 60 punti, già proiettato verso la serie Lega
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4 Pro, ha avuto parole di apprezzamento per l’impegno dei suoi, che in campo si sono spesi al meglio. Essenziale era quindi, non farsi sorprendere anche dai sardi del Lanusei, ospitato il 3 aprile, per restare in area play off. E così è stato: con un equilibrato 1-1 i Rossoblù con� fermano un prezioso quinto posto in classifica a quota 47. La passione per il calcio cosiddetto “minore”, da sempre fedele alla sua natura di sport bello da giocare e bello da vedere che al merca� to, anima da sempre il nostro direttore, che non manca occasione per divulgare la bellezza del nobile “giuoco” del pal� lone e di trascinare anche i più tiepidi in un vortice di emozioni, bucando lo schermo, da grande esperto e attento commentatore qual è. Dopo il lungo commento all’incontro con il Giuglia� no, velato di rammarico per la manca� ta realizzazione dell’Afragolese, che si è concluso con il pieno riconoscimento del valore degli avversari e il buon pro� posito di far tesoro degli errori e delle disattenzioni difensive degli sconfitti da parte di Niutta, che ha per i suoi, parole di apprezzamento: Con il Giugliano abbiamo sbagliato con i lanci lunghi. Noi siamo una squadra che quando gioca a calcio palla a terra siamo belli da vedere. Siamo in rodaggio da 6-7 mesi, abbiamo un percorso ancora lungo e speriamo di fare sempre meglio. Dobbiamo assolutamente ritornare alla vittoria, che ci è mancata anche con il Lanusei. I prossimi appuntamenti sono con il Cassino il 10 e con il Cynthia Albalonga il 14. Vogliamo festeggiare una bella Pasqua. Quando Nando gli chiede della panchina e delle giovani leve, il presidente Niut� ta risponde: abbiamo Under importanti quest’anno. Sono contento. Sotto la direzione di Vincenzo Orefici sono saliti in prima squadra già due giocatori del 2004 e questa è la nostra vittoria,
perché a noi interessa che i giovani si formino nella prima squadra in quanto saranno loro il prossimo anno ad andare “di moda” ed è importante che siano già in squadra. Sono contento di loro e di tutta la squadra. Anche il nostro portiere è “under”. Romano, 2002, è già richiesto da squadre di Lega Pro. Gli auguro di andarci perché lo merita, anche se, come tutti gli “under” hanno tanto da capire e migliorare ancora e non devono mai adagiarsi sugli allori. Ne abbiamo diversi, potrei fare dei nomi, ma preferisco non fare torto ad altri nominandone solo alcuni, ma devo citare almeno Senese che è un centrale difensivo, ex scuola Napoli Primavera, è stato con Sarri, ha firmato per un anno con noi. Abbiamo il suo gradimento, vediamo quest’anno che succede e che tipo di campionato programmare per il prossimo anno. A questo punto, Nando richiama l’atten� zione di Niutta sulla Copertina che cam� peggia alle spalle dei due interlocutori, che titola “Verso la Primavera del 22” e senza por tempo in mezzo, lancia: “Cosa ti aspetti, in tutti i sensi da questa Prima� vera del 22 che è appena iniziata?” Prima di tutto un tempo più stabile
-scherza Niutta, poi torna serio- spero, forse banalmente, nella pace, perché quello che sta accadendo tra Russia e Ucraina possa finire al più presto, perché la peggio, ahimè, la stanno avendo i civili che soffrono e muoiono. Noi ci domandiamo questo che intenzioni ha e cosa si provoca dall’altra parte. È tutto così difficile. Io vedo il calcio come un modo per distrarsi dal lavoro, dalle preoccupazioni e invece, festeggiare per un gol, mente sai che da un’altra parte stanno cadendo le bombe… però la vita continua… speriamo in un accordo che possa garantire la pace. Tutto quello che sta accadendo fa male a tutti. Cerchiamo di stare tranquilli e collaborare tutti per la pace. Nando coglie l’occasione per ricordare che il Comune di Casoria ha messo a disposizione di quattro famiglie di pro� fughi ucraini un appartamento di 180 mq e per salutare Maurizio e Mario che lo scorso mercoledì sono partiti per la Polonia come reporter di Nano TV, per raccontare via web cosa accade lungo quelle incandescenti frontiere di guerra. Poi vira decisamente verso la spinosa questione dello stadio Luigi Moccia, chiedendo conto all’ospite delle sorti di
DOMENICA 10 APRILE 2022 quello che, in un magazine di qualche mese fa, io definii Il Campetto Perduto. Ho fatto mio il malessere dei tifosi e di tutti coloro che chiedono a gran voce “Ridateci il Moccia” e posso dire che oggi le cose stanno così: l’appalto per la ristrutturazione se l’è aggiudicato la TPS di Bergamo, che ha operato allo stadio San Paolo, ha realizzato progetti alla Sanità, a Palma Campania. Parliamo di un’azienda leader del settore che è entrato in sinergia������������������ con l’imprenditoria locale, realizzando saggi alla tribuna dichiarata inagibile, dove si sapeva come intervenire, ma si è verificato con un sopralluogo che c’erano fili appesi arrugginiti e altri grossi danni che la rendevano pericolante. Ulteriori saggi stanno consentendo di valutare se preferire il ripristino o la ricostruzione. La prossima settimana intanto inizieranno i lavori del manto. Alla fine delle verifiche sulla tribuna saranno noti con certezza l’inizio e la fine dei lavori. Bisogna pazientare ancora pochi giorni, mentre i lavori al campo inizieranno subito e termineranno entro giugno. Io credo anche i lavori alla tribuna saranno ultimati entro l’inizio del prossimo campionato e che quindi avremo un Moccia pronto per la serie D, perché nemmeno dopo i lavori il campo avrà i requisiti di una Lega Pro: ci vogliono i tornelli, il prefiltraggio, il servizio security di telecamere a circuito chiuso. Nemmeno lo stadio De Cristofaro di Giugliano al momento ha questi requisiti. Da qui a due anni dovrebbe andare in porto la riforma dei campionati e ci sarà tolleranza zero. Le squadre sono troppe e solo chi si presenta con uno stadio adeguato avrà i requisiti per ambire al salto di categoria. Il Moccia avrà le normative UEFA. Se andrà in vigore tra due anni la riforma dei campionati, ci dovrebbero essere un girone mancante, tre gironi di élite per tutta l’Italia e due gironi di Lega Pro d’élite più uno unico, stessa cosa per la B. Molte squadre resteranno fuori, i costi sono importanti, ma bisogna essere corretti e non trascinare disavanzi di anno in anno, adeguarsi alle norme perché i controlli sono severi. Il calcio (anche minore, ndr) diventa azienda e solo per chi se lo può permettere. Bisogna organizzare una buona società e poi si pensa a vincere. Nelle gestioni degli ultimi sette anni, fino ad arrivare alla mia, l’Afragolese è rimasta al suo posto e essere rimasti in serie D è già una grande vittoria, perché molte grandi attorno a noi che
5 hanno fatto la storia non ci sono più e non possiamo stare sempre a ricordare i bei tempi andati. Oggi, invece, il calcio è questo. Il tempo di un breve amarcord e Nan� do torna sul Moccia, incalzando l’ospite per avere altre anticipazioni. Abbiamo aspettato tanto, ma adesso la macchina si sta muovendo. La settimana prossima inizieranno i lavori del campo e dopo le verifiche sulla tribuna, ma sono convinto che, tempo 120-150 giorni, lo stadio riaprirà, giusto in tempo per il nuovo campionato. “presidente, tu hai giocato in molte città e conosci molto bene anche Barra, San Giovanni, Ponticelli, insomma la real� tà napoletana e campana” - riprende il filo il granitico direttore, poi, citando l’occhiello de Il campetto perduto pro� segue - “Sono decine le strutture sportive abbandonate, soprattutto in quelle periferie fragili dove fare sport o trascinare le giornate in mezzo ad una strada può fare la differenza per la vita di tanti ragazzi. Quando ripenso a tutti gli sta� di che trent’anni fa erano aperti e oggi sono chiusi o non ci sono più, come a Crispano, Frattaminore o Caivano… tu cosa ne pensi?” Mi vuoi far denunciare? La rabbia è che oggi nelle istituzioni si perde troppo tempo. In Campania abbiamo delle strutture fatiscenti, storiche ma fatiscenti. Non mancano gli imprenditori che vogliono investire, ma la macchina burocratica è talmente lenta che appesantisce ogni percorso. Secondo il mio punto di vista queste strutture andrebbero affidate a chi vuole investire bene e fare anche gli interessi delle città. Il problema è consentire agli imprenditori di farlo. Non è possibile che nel 2022 non si riesca a mettere a posto o a fare uno stadio perché l’assessore, perché questo o quello. Si devono emanare delle leggi per consentire agli imprenditori che credono nello sport di fare e di fare anche business, perché per fare calcio ad un certo livello, non si può contare solo sugli sponsor. Creare le risorse permettono poi ad una società di durare. Oggi in D, un campionato medio basso costa molto più di quanto si pensi: solo per le trasferte, che sono una decina, ci vogliono 100.000 euro di spese; quindi, si devono trovare le risorse giuste per sostenere le spese. Io ho fatto tre campionati a Cardito, e spero di avere ad Afragola e vedere lo stadio gremito: aspettiamo il Moccia perché i tifosi devono avere
lo stadio. Abbiamo vinto, col covid nel gennaio di due anni fa quella coppa stupenda a Sarno: quando c’è l’euforia la gente ti segue. Dobbiamo andare nelle scuole, incentivando i bambini a tifare Rossoblù fin da piccoli, perché bisogna creare un nuovo zoccolo duro di tifosi. Non bisogna più guardare al passato, ma al futuro, programmando il prossimo anno in anticipo. Non ci sono più aziende che possono pagare 600-700.000 euro per fare una squadra di medio-alta classifica, se non c’è continuità d’azienda, indipendentemente dal presidente, non c’è futuro. Per poter fare il professionismo ci vogliono le basi economiche per durare, non basta giocare. Io sono un umile imprenditore, che gode della fiducia di tante persone che sanno che io spendo più di quanto mi torni perché sono un primo tifoso e cerco di spendere negli acquisti dei calciatori in maniera oculata e di centrare gli obiettivi che mi prefiggo e portare l’Afragolese nella zona centro-alta della classifica per accedere ai play off, dopo le pene dello scorso anno. Ma ormai quelle sono passate. Quest’anno è andata meglio e il prossimo anno speriamo di fare ancora meglio. Programmi, progetti e prospettive sono l’ultimo assalto a Niutta dell’irriducibile direttore. Oggi è difficile programmare perché non abbiamo casa. Stiamo cerando una sede. Tra un mesetto sarà pronta l’S.r.l. e poi mi piacerebbe sedermi ad un tavolo con tanti imprenditori afragolesi che condividono il mio progetto. Ovviamente darò la precedenza agli sponsor che spero diventino soci dell’Afragolese. I conti saranno chiari e sotto gli occhi di tutti. Vorrei davvero creare le basi per un campionato che ci veda protagonisti. Quest’anno sono stati fatti sforzi enormi da me e da chi con me collabora. I programmi senza certezze non posso farli. Ho penato quattro anni, adesso voglio una casa, voglio lo stadio: la mia gioia e la mia vittoria saranno vedere il Moccia pieno di tifosi rossoblù che sostengono la squadra sul terreno di casa. Abbiamo pagato per giocare negli stadi degli altri comuni, perché si paga per essere ospitati. Adesso vogliamo giocare a casa nostra. E casa sia! Facciamo tutti il tifo per l’Afragolese e per il ritorno in grande stile del Moccia, approfittando in chiu� sura per ricordare con Nando al sindaco Bene che, intanto, a Casoria lo stadio San Mauro è chiuso da più di un anno…
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“CAMPANIA LIBERA” IN CONVEGNO: GLI INTERVENTI DEL SINDACO, DI TIGNOLA E DI CASILLO
PER CASORIA UNA CLASSE POLITICA COESA E DIALOGANTE Sindaco: “Errori sono stati commessi, ma ci siamo messi in carreggiata; con il PUC una città moderna, attrattiva e green; siamo l’unica città d’Italia invitata alla Biennale di Venezia, al Padiglione Italia, per la presentazione di una programmazione urbanistica assolutamente innovativa”. Tignola: “Chiedo ai 44enni, essendo questa l’età media di tutti i membri del parlamentino locale, ad avere una visione comune per la Città”. Casillo: “Per le esigenze di Casoria necessario un confronto politico costruttivo, svelenendo il clima astioso”.
Un franco confronto politico il convegno promosso da “Campania Libera”, nei locali dell’I. C. I Ludovico da Casoria, in cui sono emerse le luci e le ombre dell’operato dell’azione amministrativa guidata dal Sindaco, avv. Raffaele Bene. E’ emerso con forte convinzione l’impegno di fare tesoro degli sbagli del passato, rendendoli un’opportunità preziosa per un impegno politico sempre più mirato, in un rinnovato rapporto costruttivo e dialogante con l’opposizione, a rendere Casoria, citando le parole del Primo Cittadino, “moderna,attrattiva e green”. Lo speriamo, auspicando che vada restituita, come pure è stato evidenziato da Casillo, fiducia e sicurezza ai Casoriani in un periodo storico nel quale si vive in uno stato di disagio sociale e psicologico per la pandemia, prima, e ora per il conflitto armato in Ucraina. Ai politici, soprattutto, a coloro che hanno nelle mani il destino di questa travagliata Città, pur ricca di “perle” culturali mai valorizzate (vedi intervento di Tignola), è richiesto un soprassalto di responsabilità e di potenziamento delle competenze nei ruoli che ricoprono. Sì, occorre cambiare rotta! In sintesi, sono riportati gli interventi del Sindaco, di Tignola e di Casillo Il Primo Cittadino, dopo aver salutato la vicesindaca Paola Ambrosio, il presidente del Consiglio comunale Capano, il gruppo consiliare di Campania Libera, Tommaso Casillo e la Stampa, nel suo intervento ha fornito una disamina dell’operato dell’ Amministrazione, non misconoscendo gli errori compiu-
ti, anche ammettendo di avere più volte “navigato a vista” nelle acque procellose “di un mare in tempesta , perdendo spesso la rotta, ma anche consapevole e fiero di avere ripreso la “barra dritta” e di avere ottenuto risultati ragguardevoli. Tutto ciò, nonostante “dal primo giorno di insediamento” si siano frapposti problemi complessi sulla strada dell’azione amministrativa: voragine in piazza S. Mauro, la pandemia, la carenza di personale che, a fronte di una dotazione organica di 518 dipendenti, così come stabilito dal Ministero, è composto da 240 unità, meno, dunque, del 50% di quanto bisognerebbe averne, e da 4 Dirigenti invece di 9”. “Dei 240 dipendenti” prosegue “l’80% è prossimo alla pensione”. Inoltre, dei 30 vigili urbani in dotazione, “in Città ne sono operativi due che circolano su tutto il territorio cittadino esteso su 12 kmq. Ecco, poi, la stoccata finale: si è lavorato “in un clima troppo spesso avvelenato da un ‘opposizione che, a fronte di una continua nostra proposta di confronto costruttivo e di apertura al dialogo, non ha fatto altro che anteporre frustrazioni, volgarità, rancori anche personali”, ponendo in secondo piano “gli interessi della Città”. Il Primo Cittadino ha sottolineato, al riguardo, che per lui e la sua maggioranza la Politica è “bellezza, ricerca del Bene comune”. Facendo tesoro degli sbagli commessi, ha spiegato, “ora abbiamo un approccio più determinato con la macchina
comunale, stiamo lavorando con un piglio diverso rispetto a prima. Già dopo l’approvazione del Bilancio vi sarà innesto di nuovo personale”. “Grazie alle responsabilità del Consiglio comunale, alle competenze della nostra Maggioranza in tutte le sue componenti” ha puntualizzato Bene, è stata affrontata con serietà la questione delle risorse finanziarie con l’approvazione del dissesto, “senza girarci dall’altro lato”; “a fronte di una riscossione complessiva fra le più basse mai registrate, anche tra le più basse della media del Sud Italia, noi abbiamo convenuto che la soluzione, in linea con quanto suggeritoci dalla Corte dei Conti, dal Ministero (di Economia e Finanze, ndr) e dal Collegio di Revisione, fosse di affidare il servizio all’esterno, in maniera giusta ed equa, per consentire che tutti possano pagare, perché tutti possano pagare di meno”. Facendo riferimento al Piano Regolatore, il Primo Cittadino ha posto l’accento sul fatto che finalmente, dopo 40 anni esso è stato ristrutturato, già presente, dunque, nel PUC (Piano Urbanistico Comunale ): “una programmazione urbanistica mirata a realizzare una Città moderna, attrattiva e green, per il recupero di un’identità territoriale, gettando, in tal modo, le basi di una svolta eco – sostenibile. E’ un PUC che ha pienamente recepito gli interventi del PICS ( Programmi Integrati Città Sostenibile orientati al perseguimento di obiettivi di crescita socio – economica,
DOMENICA 10 APRILE 2022 rivitalizzazione energetica ed ambientale, miglioramento della qualità della vita e dell’efficienza, diretti, con adeguati finanziamenti, alle 19 Città medie della Campania, con popolazione superiore a 50.000 abitanti, ndr): “i 12 milioni di euro, essendo già state validate le progettazioni esecutive con un crono programma fissato con la Regione e puntualmente rispettato, cambieranno il volto della città di Casoria: parco di 30.000mq, recupero della chiesa in piazza Cirillo, ripristino del teatro della scuola “Martin Luther King”. Il Sindaco non ha nascosto le criticità (strade dissestate, in particolare ha citato via Nazionale delle Puglie, piantumazione ), per le quali sono in corso una una serie di lavori, ma va anche posto in rilievo, ha ammesso, e ciò nessuno lo sa per carenza informativa della stessa Amministrazione, “che siamo l’unica città d’Italia invitata alla Biennale di Venezia, al Padiglione Italia, per la presentazione di una programmazione urbanistica assolutamente innovativa, in un confronto con le città resilienti di tutto il mondo”. Ha, inoltre, rivendicato con soddisfazione l’utilizzo a fini sociali dei beni confiscati alla camorra: nel quartiere Stella realizzazione di un parco urbano di 5.000mq; in un immobile, ugualmente confiscato alla criminalità organizzata, sono ospitati dall’uno aprile scorso donne e bambini ucraini, ai quali è garantita adeguata assistenza; una villa sarà demolita, grazie ai finanziamenti del PICS, per la creazione di attività sociali, tale obiettivo già recepito nel PUC; tutto ciò frutto di una visione alta della Città, ha evidenziato Bene, da parte dell’Amministrazione comunale, che si fa carico dei problemi della comunità cittadina per risolverli. Nella parte conclusiva del suo intervento, il Sindaco ha espresso la gratitudine a nome di tutta la sua Maggioranza all’ex senatore
7 Tommaso Casillo, “quotidianamente vicino agli amministratori, sempre pronto e disponibile a fornire suggerimenti e consigli, assicurando di continuare a migliorare l’azione amministrativa anche nell’impegno di acquisire una maggiore capacità comunicativa. A seguire Pasquale Tignola, il quale ha mostrato, in primis, il dispiacere per il commento espresso di alcuni “amici” del convegno, i quali hanno supposto, con cinismo, direi, più che “scetticismo”, che l’incontro sarebbe stato organizzato “per preparare il dopo Bene”. A maggior ragione, il relatore ha provato amarezza perché non si è capito il vero intento del convegno: acquisire consapevolezza, quale partito di maggioranza, “degli errori commessi” “avere anche il coraggio di chiedere scusa, per ripartire con slancio, con fiducia, recuperando speranza ed entusiasmo nei confronti dei cittadini”. Facendo, poi appello, all’intero consiglio comunale, quindi anche all’opposizione, ha sollecitato tutta la classe politica casoriana, “ai 44enni”, essendo questa l’età media di tutti i membri del parlamentino locale” ad avere una visione comune” al fine di ammodernare Casoria, viste le opportunità che offrono i Fondi Europei. Ciò interpella indubbiamente la coscienza politica della classe dirigente locale, che deve mostrare l’audacia di uscire dalle beghe, dalle aride contrapposizioni, per un agire pubblico che restituisca ai cittadini il valore della Politica quale servizio sociale. Facendo, poi, riferimento ad una tesi di un laureando concittadino su Casoria, Tignola ha riferito che il giovane ha scritto che la nostra Città possiede ben 38 siti culturali e che lo stesso laureando si è meravigliato dei tanti “tesori” culturali che essa possiede. Ciò è un ulteriore sprone all’Amministrazione e a tutti coloro che siedono nell’emiciclo di Piazza Cirillo a compiere un soprassalto d’impegno per
la “cosa pubblica” in sinergia con le associazioni culturali sul territorio, per valorizzare Casoria, offrendo un contributo attivo di idee proposte, suggerimenti. Sulla stessa lunghezza d’onda il già senatore Casillo, il quale, commentando gli interventi di Bene e di Tignola, ha ribadito che sarebbe una iattura per Casoria, in questo periodo storico, causare un’ulteriore crisi, con il rischio di interrompere l’esperienza di governo. Da qui, la sua sollecitazione alla Maggioranza a insistere nel tendere la mano all’opposizione per un confronto politico costruttivo, lavorando insieme per realizzare e condividere, grazie ai Fondi Europei e al PNRR, progetti mirati a soddisfare i bisogni sociali della cittadinanza; tra essi ha citato anche la Metropolitana alla cui progettazione ha offerto un contributo personale: sono preziose opportunità da non perdere per il clima di contrapposizione e di scontri che degenerano, purtroppo, a tal punto da interrompere anche rapporti personali. Se a livello nazionale, ha sottolineato, si è creata un’intesa tra quasi tutte la forze politiche dell’arco parlamentare , sebbene il confronto non lesini una dialettica animata, perché ciò non può succedere anche a Casoria, svelenendo il clima politico? I Casoriani, come tutti gli Italiani, in disagio psicologico e sociale per la pandemia e il conflitto armato in Ucraina, hanno bisogno di sicurezza, di nutrire fiducia nei loro delegati. A questo convegno, ha detto Casillo, “abbiamo invitato tutti, qualcuno è presente in sala”, dichiarando di essere soddisfatto della sua riuscita, che ha dato avvio a un confronto politico, da anni assente a Casoria. “E se altri ci inviteranno ai loro noi ci andremo volentieri”. Rivolgendosi, quindi, al Sindaco ha terminato il suo intervento con queste parole: “si vada avanti con rigore, risolutezza, confrontandosi, parlando, correggendo.”
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PARROCCHIA S. ANTONIO ABATE: MESSA ESEQUIALE RESA EVENTO LITURGICO DI GAUDIO SPIRITUALE SU DISPOSIZIONI DELLA STESSA DECEDUTA
LA RICCA EREDITA’ DI MARIA Maria aveva saputo dai medici che per la patologia di cui soffriva le restava da percorrere solo un breve tratto del suo percorso terreno. In atteggiamento orante e fiducioso, ancora di più ha avvicinato il cuore al Suo Signore, alla cui sequela si era posta umilmente in cammino lungo il percorso della vita. Che cosa chiedeva a Dio? Di guarire? Di risparmiarle la morte? No, semplicemente di starle vicino nell’ultimo tratto della sua esistenza terrena, esprimendo a tutti l’intima gioia di poter finalmente abbracciare “il Suo Sposo”, gioia che elargiva con il sorriso e con parole intrise di serenità e di fede. Ecco, allora, le ultime disposizioni espresse ai cari nipoti e agli amici più intimi: bisognava rendere la celebrazione esequiale un evento liturgico festoso, uno sposalizio con l’Amato: ha scelto i brani della Sacra Scrittura da proclamare durante la liturgia della Parola, i canti da intonare, ha dato indicazioni sul modo di guarnire l’altare, sul quale non dovevano mancare fiori bianchi. Sì, chiunque partecipasse alla Messa doveva avvertire dentro di sé il senso di profondo gaudio, perché quel giorno lei si sarebbe unita al Padre della Luce e dell’Amore, per sempre, nel Tempo senza tempo. E così è stato: la morte di Maria è diventata un atto
di fede e d’amore offerto a tutti i suoi cari. Un altro dono, espressione del suo fulgido cuore, Maria l’ha offerto al termine della liturgia eucaristica, commuovendo tutti: fuori la chiesa, come si fa solitamente nelle celebrazioni nuziali in cui sono distribuiti confetti, lei ha voluto che fosse regalato un pacchettino di caramelle, confezionato con cura e premura. Tra le tante testimonianze di chi l’ha conosciuta, raccolte nel libretto “La perla preziosa” curato da don Salvatore Piscopo, parroco della parrocchia S. Antonio Abate in Casoria, significativa quella di don Marco Liardo: “Ti ho avuto per dodici anni come membro attivo della parrocchia, e la tua presenza non era chiassosa, starei per dire che non era percepibile,come la presenza dell’aria, che non si vede, ma è indispensabile per vivere. Non c’è stato un momento di prova o
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di bisogno da parte di qualsiasi persona, conosciuta o sconosciuta, che non abbia ricevuto da te il sollievo di una risposta adeguata, pronta cordiale”. La celebrazione eucaristica è terminata con il canto “GRAZIE”e anche nei manifesti funerari Maria ha voluto che fosse espresso il suo sentito ringraziamento al Signore e a tutti per la bella vita vissuta. Al riguardo, ecco il commento finale espresso dal Vescovo ausiliare emerito, mons. Lucio Lemmo, che ha presieduto la Messa: “Ora la riconosciamo come la sposa, la sposa di Cristo, ed è una realtà meravigliosa! Adesso ascoltiamo un canto che parla di una parola che lei pronunciava sempre: “Grazie”! Fino all’ultimo secondo lei ha detto: “Grazie, grazie, grazie! Grazie lo dice chi capisce cos’è la vita, grazie lo dice chi si rende conto che cos’è l’amore, grazie lo
dice chi ha speso gratuitamente la vita, grazie lo dice chi ha dato sempre senza pretendere nulla e grazie lo dice solo chi ha saputo amare gratuitamente,ha vissuto gratis. Allora vogliamo dire anche noi: grazie a te, Maria. E lei davanti a Dio dirà solo una parola: “Grazie, Sposo mio, grazie”! A don Salvatore è rimasta impressa una frase pronunciata da Maria un giorno in cui si recò da lei, ammalata, per nutrire la sua anima con Gesù Eucaristia. “Facciamo un sorriso” suggerì lei prima di ricevere il corpo di Cristo, quale espressione di gaudio spirituale per il dono che stava per accogliere. “Eri lucida, luminosa” scrive don Salvatore “e con una forza che attingevi da dentro la tua anima immersa in Dio Amore. Così ci hai spiegato che l’incontro con Gesù è sempre una gioia”. Cara Maria, esiste un’eredità che non è fatta di ricchezze materiali. E’ tutto ciò che si semina di bello, di vero e di buono, tutto ciò che abbiamo donato. E’ la tua eredità che hai lasciato a tutti coloro che ti hanno amato e che la faranno crescere. Tra i “tesori” da te ereditati, c’è anche quello di avere illuminato il giorno della tua scomparsa dalla terra con la luce dell’Infinito, facendoci intravedere, nella foschia della morte, con gioia e stupore, i bagliori della Risurrezione.
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ANTONIO BOTTA PARROCCHIA S. MARCO ALL’OLMO, AFRAGOLA: RITIRO SPIRITUALE DEI GIOVANI – ADULTI DI A. C.
RICOMINCIARE ANCHE NEI GIORNI BUI
Dopo due anni di sospensione per la pandemia, i giovani e gli adulti di Azione Cattolica della parrocchia S. Marco all’Olmo di Afragola hanno di nuovo organizzato una giornata di ritiro spirituale , non fuori città per motivi precauzionali, ma all’interno dei locali della Chiesa, pur sempre nel pieno rispetto delle norme di contenimento Covid. Forte l’esigenza di tutti, come ha osservato il parroco don Peppino Delle Cave, di far riempire la propria vita, in questo periodo di Quaresima, dalla presenza di Dio, di concedere allo spirito smarrito e desolato, prima a causa dell’emergenza sanitaria e poi dello scoppio della guerra nel cuore dell’Europa, il ristoro della preghiera, della contemplazione, dell’abbandono in Dio. Nelle lodi mattutine, i partecipanti hanno sperimentato la propria forza e la propria ricchezza solo in quel Dio che si china per rimettere in piedi, per restituire gioia, sollievo, pace e Al quale poter esclamare con senso di gratitudine: “Il mio Signore sei tu, solo in te è il mio bene” (Salmo 16 [15]). Prima di fare deserto, inteso come pellegrinaggio interiore, come ricerca dell’intimità con l’Eterno Padre, don Peppino e il seminarista Marco Iengo,
dopo l’ascolto della canzone di Irama, “Ovunque sarai”, hanno offerto le “coordinate” per porsi in ascolto dello Spirito di vita e d’amore. Alcune domande hanno aiutato, nel deserto, a scorgere la luce dentro di sé, le perle nascoste la cui brillantezza rare volte è messa in mostra e valorizzata, perché troppo ripiegati, soprattutto in questo periodo di disorientamento, sulle proprie fragilità e sull’ansia che getta nello sconforto. Ma il Signore non ci chiede di essere perfetti, ci stimola, con il Suo aiuto, a non bloccarci negli errori e nelle delusioni, andando avanti nella capacità di rialzarci, di ricominciare, rendendo gli sbagli un’opportunità di crescita. Noi non siamo i nostri errori, infatti, ma le nostre maturazioni; il male non revoca mai il bene compiuto, al contrario, per Dio – Misericordia, il bene cancella sempre il male. Per questo, ognuno di noi è bello ai Suoi occhi, da qui scaturisce la nostra forza e il nostro coraggio. “Essere felici” ha spiegato Sua Santità, “non è avere un cielo senza tempesta … essere felici significa trovare la speranza nelle battaglie, la sicurezza nella fase della paura, l’amore nella discordia … Essere felici è smettere di sentirsi una vittima e
diventare autore del proprio destino. E’ attraversare i deserti, ma essere in grado di trovare un’oasi nel profondo dell’anima. E’ ringraziare Dio ogni mattina per il miracolo della vita. E’ avere la sensibilità di dire: “Ho bisogno di te …”. Dopo il deserto, l’incontro con la Parola e con Cristo sotto le specie del pane e del vino nella celebrazione eucaristica. I brani della Sacra Scrittura proclamati e la riflessione omiletica di don Peppino ancora di più hanno esortato il cuore ad impegnarsi nell’uscire dal guscio dello sconforto e dell’amarezza, per esporsi al sole della comunione e al vento della solidarietà . E ci si è commossi all’abbraccio del Padre che corre incontro al “figlio perduto e ritrovato”; il gesto del Signore spiega più di mille parole come amare la vita. Essa va fatta scorrere dentro di sé, come antidoto al veleno della morte, di ogni tipo di conflitto, impegnandosi per il perdono, non come vago buonismo, ma come capacità di ricostruire le mura cadute, di riannodare i fili della speranza, di ricominciare anche nei giorni bui quando il vento soffia contrario; amare la vita è creare un tessuto di cooperazione, specialmente tra i giovani, è superare la logica
fatalistica che porta a dire di “lasciar perdere”, che “non c è niente da fare”,che “dietro l’angolo” c’è il buio più fitto. Queste sono le cosiddette “zavorre” di cui occorre liberarsi, le “paranoie” che appesantiscono il cammino esistenziale. Che dire dell’agape fraterna? In un clima di fraterna e solare amicizia, seduti intorno a tavoli disposti in cerchio nel cortile dell’oratorio, si è assaporato, oltre al cibo squisito, anche il pane della condivisione e si è riscoperto il gusto del sorriso, della gioia nella concordia, dello scambio di battute scherzose. Infine, il rendere partecipi gli altri dell’esperienza del deserto nell’incontro pomeridiano è stato un altro momento familiare, di vicendevole risonanza, aprendo il proprio cuore e mostrandosi bisognosi di confidenza, di ascolto rispettoso e di dialogo fecondo di bene. Significativo il dono offerto ad ogni giovane e adulto alla fine del ritiro spirituale: una piantina, su idea di Marco. “Tieni, come la terra sa trasformare ogni seme che muore in un fiore, così il tuo cuore sia terreno fertile per far germogliare la vita, le tue mani la coltivino e la curino nell’essere un dono per l’altro.”
Via Pietro Nenni snc 80026 Casoria (Na)
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s.r.l.
Distributori di carburanti
Via Bottaro snc 80058 Torre Annunziata (Na) Via Don Sebastiano De Rosa snc 80022 Arzano (Na)
DOMENICA 10 APRILE 2022
10 RITA GIAQUINTO
SALUTE & BENESSERE
BENESSERE PSICOFISICO A TUTTO RELAX!
Innegabile, anzi, addirittura fondato su basi scientifiche, l’esito benefico e salutare di una breve vacanza che ci porti lontano dalla nostra quotidianità. E se questa breve interruzione avviene in un ambiente rilassante, in un luogo accogliente dalle magiche atmosfere di un resort come quello di Aquapetra vuol dire che si è scelta la migliore cura di sé. Con l’ultima puntata del suo format di successo Salute & Benessere, la conduttrice ed ideatrice del programma sulla rete web NanoTV, Rossella Giaquinto, ci ha fatto entrare in un luogo dove natura, bellezza, tradizione, storia e cultura si incontrano al culmine della perfezione: l’Aquapetra Resort & Spa, immerso nelle campagne telesine del Sannio ci viene presentato, infatti,dal Direttore Enrico Ferrari che da vero gentleman inglese non ha esitato ad aprirci virtualmente le porte di questo lussuoso hotel costruito all’interno delle mura di un antico borgo nel beneventano. Torna a trovare Rossella il Dott. Mario Iuliano, psicologo e psicoterapeu-
ta che con la sua simpatica ironia, ci ha fornito le basi medico-scientifiche del binomio perfetto tra vacanza e benessere. E’ proprio da qui che Rossella è partita per chiedere al Dir. Ferrari su cosa si basa il progetto del Resort: “Si basa soprattutto sull’esigenza di tutti di ritrovare un certo equilibrio con noi stessi ed un rinnovato rapporto con la natura, concepito dai proprietari come uno dei momenti più importanti dell’esperienza nel borgo. Tutto nasce dalla grande sensibilità della proprietà verso i rapporti umani e dalla loro capacità di accogliere.Il nostro compito qui è proprio quello di stimolare gli ospiti a quel contatto con la natura che negli ultimi decenni abbiamo un po’ perso. Chi soggiorna qui, può esplorare un mondo diverso e distaccarsi dalla vita urbana”. Cose fondamentali per disintossicare corpo e spirito, come ci spiega il Dr. Iuliano:“Assolutamente necessario per disintossicarci dalle normali attività lavorative,quindi da tutto ciò che ci fa accumalare stress
nel corpo e nella mente. Staccare dalla nostra quotidianità, dalla nostra casa, dal nostro condominio, dalla nostra città per andare in una struttura immersa nel verde, in una delle zone della Campania Felix che sono perle dei nostri territori, non può che rinnovarci. Pensiamo alla dimensione agreste di un posto così ed i tanti momenti stressanti della nostra quotidianità: traffico, caos, affollamento, una giornata uggiosa. Ecco, una giornata di pioggia non ha lo stesso significato se vissuta in città o se vissuta in un borgo antico immerso tra ulivi secolari. L’atmosfera - e come il nostro organismo la recepisce -è completamente diversa. In città diventa una fonte di stress, tra boschi e vigneti diventa un elemento dell’universo da vivere”. Da quel che ci racconta Ferrari, il resort è un antico casale del 1858 acquistato dall’attuale proprietà che ha portato avanti un lavoro certosino di recupero e restauro senza intaccare minimamente le caratteristiche naturali del luogo, mantenendo i mate-
riali semplici come la pietra, il legno, il cotto. Ampi spazi tutti completamente fruibili a partire dal 2008 e a disposizione degli ospiti sul Monte Pugliano ancora e sempre in continua evoluzione: camere dislocate nel borgo come tante casette, la piazzetta centrale, la Cappella, le stradine lastricate che portano al ristorante, alla piscina e, infine, all’incantevole spazio riservato alla SPA, il tempio del benessere. Tutto tra ulivi secolari, frutteti, querce, larici, sentieri boschivi, in un luogo per tanti ancora sconosciuto come aggiunge il Dir. Ferrari, ma stupendo: “Parchi e riserve naturali come il Matese, il Taburno, Monte Pugliano dove siamo noi è una delle 14 colline del Sannio:un percorso di circa 9 km che permette, anche a chi non è abituato, un contatto con la natura selvaggia”. Tanta bellezza sufficiente a farci stare bene anche per una sola giornata: “Ma in questo resort, per quello che mi riguarda basterebbero anche un paio di ore!” – è così che il Dr. Iuliano esclama, commentando le meravigliose immagini del borgo che scorrono in sovraimpressione. E continua: “Noi veniamo da due anni di pandemia dove ci siamo chiusi particolarmente alla socializzazione; quindi, questo è anche un modo per lavorare un po’ su di noi e sul nostro benessere personale, attraverso l’acqua che è l’elemento in cui noi ci siamo evoluti, a partire dalla nostra vita nella placenta. Entrare in contatto con i benefici dell’acqua fa bene alla nostra pelle e alla nostra psiche entrambe strettamente connesse tra loro: tutto ciò che la nostra cute, l’epidermide
DOMENICA 10 APRILE 2022 subisce, coinvolge inevitabilmente anche la nostra psiche. Quindi possiamo ipotizzare che qualsiasi trattamento che faccia stare bene la nostra pelle, farà stare meglio anche il nostro umore”. Ma Aquapetra è anche e soprattutto il ristorante La Locanda del Borgo, con la stella Michelin, lo Chef Luciano Villani, un vero artista dell’arte culinaria che realizza esperienze sensoriali e di gusto: dalla deliziosa prima colazione alla prelibatezza delle sue cene, lo chef stella-
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to si dedica ad una continua ricerca di prodotti e materie prime con la sua squadra di circa 30 persone con cui sta portando avanti uno straordinario lavoro di innovazione pur rimanendo legato all’offerta, praticamente a chilometro zero,di altissima qualità e pregio del territorio sannita. Rossella ci racconta, insieme al Dr. Ferrari, che la location da sogno, nel 2019, si è trasformata anche nel set di un reality show britannico in 36 puntate, “First date hotel”, con uno share di circa 4 mi-
lioni di spettatori che ha permesso al resort di affacciarsi anche sul mercato britannico. Si tratta di una sorta di esperimento su coppie per capire se, scientificamente,sono compatibili. Il romanticismo e le calde atmosfere del borgo fanno il resto : facilitare la complicità ed il coinvolgimento emotivo dei protagonisti e magari, far nascere un amore. Aquapetra, dunque, non vuole essere un resort convenzionale ma calarsi continuamente in sperimentazioni, rinnovarsi, creare una
comunità con gli ospiti promuovendo anche la cultura: la trasformazione dei saloni in vere gallerie d’arte sta diventando una piacevole abitudine all’interno del borgo telesino. Insomma, quello che Rossella e i suoi ospiti ci hanno raccontato non è solo una vacanza, non è solo relax ma un’esperienza unica tra storia, sapori, tradizioni, profumi in un viaggio nel tempo che ci riconcilia con l’incantevole miracolo dell’universo. Un universo che qui trova una delle sue espressioni migliori.
ANGELA CAPOCELLI
TELEVOMERO E IL CALCIO: INTERVISTA AD ALFREDO PATURZO
Parlando di calcio dilettantistico, non si può non nominare una delle pietre miliari di questo sport, che conduce da decenni una trasmissione sull’ argomento: stiamo parlando di Alfredo Paturzo, che dal 1978 accompagna i telespettatori di Televomero nell’analisi e nel commento delle partite. Vediamo cos’ha da raccontarci uno dei primi conduttori televisivi in Campania, che ha sempre seguito il calcio dilettantistico in maniera totale e costante. Lei è la massima espressione del calcio dilettanti. Da dove nasce questa sua passione? Quando nacque Televomero ero un arbitro di calcio nei dilettanti, all’ epoca un universo quasi sconosciuto alla grande massa. L’interesse era esclusivo per il Napoli (anch’io sono tifoso del Napoli), il calcio della sana provincia ha avuto sempre un suo seguito. Sono 30 anni che lei conduce trasmissioni su Televomero: dalla sua lunga esperienza cosa può trarne? In che modo è cambiato il calcio in questi anni? E poi, come nasce la scelta di fare una trasmissione il venerdì precedente le gare e una la domenica? Le trasmissioni sono iniziate nel 1978.
Ho conosciuto migliaia di persone, presidenti, allenatori, dirigenti, calciatori ma soprattutto tifosi (caldi spassionati e fedelissimi ai propri colori). Cosa è cambiato? Che oggi c’è un’offerta calcio a tutte le ore con una grande “immissione” di stranieri anche nelle piccole categorie, che i nostri stadi non sono più sold out come una volta e che abbiamo scelto di racchiudere in una sola trasmissione domenicale tutto il panorama Campano, dalla serie C passando per la serie D all’eccellenza, con riflessi filmati delle gare, con interviste ecc… Un lavoro immane, soprattutto la domenica sera: molti di noi il pranzo
domenicale e a volte anche il sabato ce li gustiamo quando il campionato va in vacanza. L’audience è dalla nostra parte e ringraziamo sempre i nostri telespettatori. Come io dico sempre, la nostra è un’Agorà greca, dove tutti partecipano in questa grande piazza… Ci racconta cosa l’ha spinta a diventare arbitro? Era un modo di stare in campo, quando non si era un grande calciatore… Cosa ne pensa del ruolo di arbitraggio ai giorni nostri? Oggi i nostri arbitri ( di serie A) sono dei professionisti: hanno costituito dei poli di allenamento, con incontri di aggiornamento a Coverciano e poi c’è il Var, che in teoria è nato per aiutare l’arbitro che sta sul terreno di gioco . Vuole dire qualcosa ai nostri lettori? Non so, lanciare un messaggio, dare un appuntamento, fare un augurio… Innanzitutto ti faccio un grande in bocca per la tua attività giornalistica! Ai vostri lettori, il sol fatto che leggano lì mette in condizioni di essere su un piedistallo. Se vogliono, la domenica sera alle 19.30 si possono sintonizzare su Televomero: lo sport in Campania, il calcio visto da un’altra angolazione.
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DOMENICA 10 APRILE 2022
12 CHIARA D’APONTE
ALESSANDRO ROSOLINO: “ECCO COME HO RIVOLUZIONATO L’AFRAGOLESE”
Nonostante il suo nucleo originale si sia formato nel lontano 1944, l’Afragolese di oggi è una società moderna, giovane e gestita (anche) da giovani, che però possono contare sull’esperienza e sulla competenza di un team dirigenziale di grande spessore. Parte importante del team è Alessandro Rosolino, general manager della società. Dopo tanti anni da calciatore, da allenatore (è stato, tra le altre, il mister di Puteolana, Internapoli e Nocerina) e dopo una proficua esperienza da Direttore Sportivo della Sarnese, Rosolino è approdato all’Afragolese portando con sé un bagaglio pieno zeppo di novità. Perché militare nei dilettanti non significa essere figli di un Dio minore. Essere piccoli non significa essere sprovveduti, non significa non pianificare il futuro pensando in grande o avere una mentalità ristretta. Potrebbe spiegarci in parole semplici di cosa si occupa un General Manager? Il General Manager supervisiona la
struttura societaria. Si occupa sia di aspetti meramente organizzativi che di aspetti tecnici. Ormai siamo ad Aprile quindi possiamo dire che la stagione calcistica volge al termine. Se la sente di fare un bilancio? Cosa è andato bene? Cosa non è andato affatto? In cosa si può miglio-
rare? Il nostro obiettivo principale era arrivare in zona play off e, per ora, ci stiamo riuscendo. Quindi per quanto riguarda il campionato possiamo dirci, ad ora, abbastanza soddisfatti. Un altro obiettivo che ci eravamo posti ad inizio stagione era riformare, rendendola più agile, la
Crescere insieme, perfezionandosi SICUREZZA EDILIZIA AMBIENTE VIA G. ROCCO, 2 - 80026 CASORIA (NA) TEL./FAX +39 081 19105654 - CELL. +39 335 8157475 E-MAIL: stdgroupsrls@virgilio.it - stdgroupsrl@pec.it
DOMENICA 10 APRILE 2022
struttura societaria. Lo abbiamo fatto inserendo nel team tanti esperti di nuove tecnologie e di marketing. Sono tutte persone giovani e molto competenti. Abbiamo un web master che è anche il nostro videomaker, Dario Algamage, abbiamo un Segretario generale molto giovane e molto in gamba, Vincenzo Tanzillo, abbiamo anche Rosa Belgiorno, una responsabile di marketing che si occupa di tutti gli aspetti collaterali ma importantissimi che permettono il regolare svolgimento di ogni singola partita. Insomma tante risorse giovani che però possono sempre contare sull’appoggio e l’esperienza mia e di tante altre persone di grande esperienza. Credo molto che anche l’immagine di una società vada curata. E credo anche che bisogna non arroccarsi su vecchie posizioni ma adeguarsi alla modernità. Ormai le società calcistiche non sono solo gruppi sportivi ma vere e proprie aziende ed è per questo che un obiettivo importante che probabilmente potremo concretizzare già nei prossimi giorni sarà quello di far diventare l’Afragolese una società di capitali. Questa scelta porterà sicuramente molteplici vantaggi relativamente agli investimenti. Renderemo la società più appetibile per i futuri investitori. Questione stadio. Ci può spiegare come stanno le cose? So che ultimamente è stato riscontrato un problema di agibilità relativamente ad una delle tribune. E’ risolvibile in breve tempo? I lavori sono iniziati, quindi penso che tra la fine di maggio e l’inizio di giugno
13 dovremmo essere pronti. Sarò sincero: i problemi alla tribuna ci sono, ma la società che ha vinto l’appalto per i lavori è seria, competente ed assolutamente in grado di risolvere il problema. E’ solo un piccolo intoppo, una variante non prevista, ma risolvibile. Mi rendo conto che la mancanza di una casa renda le cose più difficili, a noi ma anche ai tifosi. So che i nostri sostenitori più affezionati sono abbastanza scontenti per questa situazione. Ma noi stiamo lavorando sodo, principalmente per loro e per i tifosi del futuro. Quando finalmente ci sarà dato lo stadio abbiamo già pensato a tante iniziative per coinvolgere e fidelizzare la popolazione afragolese più giovane. Vogliamo coinvolgere le scuole, a partire dalle materne, vogliamo offrire ai più giovani degli abbonamenti gratuiti. Ovviamente il tutto è subordinato al fatto che noi speriamo in un prossimo futuro di avere uno stadio di proprietà, una gestione diretta del nostro centro sportivo. Questo ci permetterebbe di organizzare tanti eventi, con le scuole e coinvolgendo il terzo settore. Vorremmo poterci concentrare sul progetto di una nostra scuola calcio, sia per creare dei nuovi giovani tifosi che per avere una nostra “cantera” cui attingere in futuro. Speriamo di realizzare il tutto nei prossimi anni. Devo dirglielo, sono rimasta incantata dalle sue parole. Una progettualità del genere, così moderna e ben strutturata, è una rarità. E non solo nel dilettantismo ma anche nel cosiddetto “calcio
che conta”. Ormai le grandi società calcistiche sembrano degli sterili rami d’azienda, immobili e sempre uguali a loro stesse. Lo stesso Napoli Calcio non sembra avere alcuna idea progettuale anche solo paragonabile alle sue. Io sono fortemente convinto che, anche se si è piccoli, sia fondamentale farsi trovare pronti. In questo settore non ci si può improvvisare. Non è solo calcio, non è solo “ ‘ o pallone” è molto di più. E’ necessario impegnarsi per non soccombere. Alzare l’asticella si può e si deve. Abbiamo tutte le carte in regola per arrivare in Lega Pro. E non ci possiamo certamente arrivare impreparati e senza una struttura forte alle spalle. Attualmente abbiamo una buona squadra, stiamo arrivando ai play off. Davvero non c’è nulla di cui lamentarsi dal punto di vista dei risultati. Stiamo investendo molto nel settore giovanile, guidato da Enzo Orefice, con ottimi risultati. Lei accennava alle grandi società calcistiche. Bene: pare che solo ora, dopo la seconda esclusione consecutiva dai mondiali, il mondo del calcio si sia reso conto che è necessario investire sui talenti locali, concentrarsi sui giovani. E per quanto riguarda il Napoli io, sono onesto, fossi un possibile acquirente, non lo comprerei mai. Perché non ha nulla che sia di sua proprietà, non un campo su cui allenarsi, non uno stadio proprio, nulla. Si mantiene solo con i diritti tv, sponsor. Non ha nulla ma ha un valore altissimo. L’Afragolese invece c’è ed è pronta a tutto!
DOMENICA 10 APRILE 2022
14 MARIA SAVERIA RUSSO
FACCIAMO LA DIFFERENZA Quello dei rifiuti è un tema scottante, un tema che rifiorisce e riesce fuori, soprattutto al sud. Venerdì 1 Aprile, si è tenuta a Casoria, organizzato da Giuseppe D’Elia per l’Associazione Polizia Locale per contrastare l’abbandono dei rifiuti e il contrasto in terra dei fuochi, una lectio di alcuni articoli del codice dell’ambiente, tra questi l’articolo 192. L’aticolo 192 del codice dell’ambiente sancisce il divieto di abbandono dei rifiuti. E’ formato da diversi comma che enunciano il divieto e la sanzione conseguente al non rispetto del divieto. Essenzialmente sono i primi due comma a darci la spiegazione di tutto: 1. L’abbandono e il deposito incontrollato di rifiuti sul suolo e nel suolo sono vietati. 2. È altresì vietata l’immissione di rifiuti di qualsiasi genere, allo stato solido o liquido, nelle acque superficiali e sotterranee. Produrre meno rifiuti, separarli correttamente, conferirli in modo differenziato è un ciclo che richiede attenzione e partecipazione continua: ciò che può sembrare un’inutile complicazione delle nostre giornate, in realtà è un valore di cui tutti possiamo beneficiare. Il convegno è inziato con un esempio del Dottore Giuseppe Aiello. Per chi non lo conoscesse, Giuseppe Aiello è il Comandante della Polizia Municipale di Lioni (AV), esperto in materia di polizia Ambientale e tecnica investigativa, docente e formatore in materie di competenza della Polizia locale, con particolare riferimento alla Gestione dei rifiuti, tutela ambientale. “Io vado in un’area e trovo un rifiuto. Che cosa devo fare?” La disciplina dell’abbandono di rifiuti si ritrova in tre articoli del T.U.A.: l’art. 192 ne configura la fattispecie (divieto di abbandono e deposito incontrollato di rifiuti sul suolo e nel suolo) e tratta degli obblighi conseguenti ed accessori (ordinanza sindacale di rimozione) all’applicazione delle sanzioni previste dagli art. 255 (sanzione amministrativa, se l’abbandono è commesso da una persona fisica) e 256, co. 2 (sanzione penale, se commessa da una persona giuridica). In base all’articolo 192, risultano vietate tre condotte, indicare con tre termini diversi: abbandono, deposito incontrollato
ed immissione. Tutti e tre termini per i quali, nel T.U.A.m non si rinvengono specifiche definizioni; devono essere interpretati tenendo conto anche di altre fattispecie relative a deposito di rifiuti che, invece, risultano oggetto di specifiche definizioni. Ritornando quindi alla domanda inziale: io vado in un’area e trovo un rifiuto, di che cosa si tratta? Di un abbandono? Di un deposito incontrollato? O di una immissione? E’ necessario tenere conto dell’azione, delle circostanze, del luogo stesso. Vediamo quale è la differenza, poiché se sbagliamo alla base, non potremo fare progressi. L’ipotesi prevista dall’articolo 192 si compone di due condotte (abbandono e deposito incontrollato) spesso accomunate, mentre è opportuno che restino separate e se ne capiscano le differenze. L’abbandono può consistere in un comportamento diretto esplicitamente allo scopo di abbandonare o in un qualunque atto dal quale derivi l’evento vietato dalla legge. Il deposito incontrollato è, invece, una attività temporanea di collocazione di rifiuti (oggetti o sostanze) in un certo luogo sotto il controllo del dententore, in attesa del compimento di ulteriori operazioni da svolgersi su di essi. Il “deposito incontrollato” presuppone una condotta differente dalle fattispecie di abbandono e di immissione, altrimenti la sua previsione da parte del legislatore risulterebbe inutile. Tale elemento distintivo non può essere rinvenuto nell’episodicità della condotta e nella quantità, necessariamente contenuta, di rifiuti che esso ha in comune con l’ab-
bandono e che consente di contraddistinguere entrambi rispetto ad altre condotte tipiche individuate dalla disciplina di settore. Ciò che, invece, caratterizza il deposito incontrollato è la condotta tipica individuabile alla luce del significato letterale del termine “deposito”, ossia la collocazione non definitiva dei rifiuti in un determinato luogo in previsione di una successiva fase di gestione del rifiuto. Mentre nell’abbandono il detentore si disinteressa completamente della sorte dell’oggetto scaricato che resta definitivamente nell’ambiente, nel deposito il soggetto agisce con la prospettiva di ammassare i rifiuti in un certo sito in vista dell’esecuzione di ulteriori fasi di gestine dei rifiuti. Per capire meglio la differenza, immaginiamo un’area allestita per raccogliere i rifiuti: quella è una discarica “legale.” La differenza però tra abbandono e discarica la si vede dal fatto che l’area a seguito di ripetute azioni di abbandono, diventa degradata e diventa discarica. Quali sono le sanzioni per la realizzazione o gestione di una discarica abusiva? Ce lo dice il terzo comma dell’articolo 256 del T.U.A. Si fa prima una differenza tra rifiuti non pericolosi e rifiuti pericolosi: nel caso dei primi, la sanzione è quella dell’arresto da 6 mesi a 2 anni e un’ammenda da € 2.600 a € 26.000 (prevista anche la confisca); nel caso invece dei rifiuti pericolosi, è previsto l’arresto da 1 a 3 anni con l’ammenda da € 5.200 a € 52.000. Il precetto, il “divieto” deriva dall’articolo 192 del DLgs N. 152/2006 che vieta il deposito incontrollato e/o l’abbandono di qualsiasi rifiuto (solido o liquido). Questo articolo si rivolge a tutti
DOMENICA 10 APRILE 2022 noi: privati o imprese. Nessuno di noi può abbandonare rifiuti. Il legislatore però che cosa ha fatto? Chi viola l’articolo 192 ha una pena, deve pagare, ma il legislatore ha rilevato un maggiore allarme sociale se l’abbandono viene fatto da una impresa e quindi dice “Se è l’impresa ad abbandonare i rifiuti, allora io gli applico una sanzione penale, scondo l’articolo 256; se invece l’abbandono viene fatto da un privato, io gli applico una sanzione amministrativa, secondo l’articolo 255.” Nella società attuale i rifiuti e il problema del loro corretto smaltimento rappresentano un pericolo per il futuro dell’ecosistema, per la salute dell’uomo e della Terra in generale.
15 Infatti la società occidentale produce un numero molto elevato di merci e oggetti vari e il nostro sistema di vita, puntato a consumare, crea una grande quantità di rifiuti da smaltire e attua un enorme spreco delle risorse. Il più grave dei pericoli che derivano dalla presenza di discariche è, in effetti, quello dell’inquinamento del suolo, delle acque sia sotterranee che superficiali, oltre allo sprigionamento di esalazioni tossiche, fumi, che sporcano l’aria che respiriamo. Oltre a tutto questo bisogna aggiungere anche il problema dei rifiuti speciali prodotti dalle fabbriche, dalle industrie che, contenendo sostanze altamente tossiche devono subire processi molto più complessi e costosi per la loro distruzione.
Basti pensare alla terra dei fuochi. Non si può quindi restare a guardare di fronte a questo fenomeno se non si vuole affrontare, dopo l’emergenza rifiuti, quella della salute. Non si andrà molto lontano però se non ci sarà un cambiamento nella coscienza e nel senso civico e morale delle persone, virtù molto rare al giorno d’oggi, che però potrebbe richiedere anni. Lo stesso impegno che si chiede alle istituzioni, dovremmo chiederlo a noi stessi. Bisognerebbe capire che il problema dei rifiuti ci riguarda tutti da vicino, e che condiziona oggi e potrebbe condizionare ancor di più nel futuro la qualità e la vivibilità delle nostre città e di tutto il mondo.
RUBRICA “L’AVVOCATO RISPONDE” DI MARIO SETOLA
Egregio Avvocato, mi chiamo Matteo e vi scrivo da Grumo Nevano. Sono un calciatore professionista e rientravo da una visita specialistica in trasferta - per via di un infortunio occorsomi al tendine d’Achille - con un volo di una nota compagnia low cost tedesca. All’aeroporto di destinazione apprendevo che il mio bagaglio era stato smarrito. La compagnia mi ha indennizzato con un importo che non copre neanche il valore della valigia. All’interno c’erano capi di vestiario ed oggetti personali e professionali (come tutor e tecar) per un valore decisamente superiore. E’ corretto il comportamento assunto dalla compagnia aerea? Gentile Matteo, le compagnie dell’Unione Europea (qual è il suo caso), hanno aderito alla Convenzione di Montreal del 1999 che prevede, in caso di smarrimento definitivo del bagaglio, un risarcimento calcolato sul contenuto dello stesso. Il limite massimo del risarcimento è di euro 1.167,00, ma può essere superato se il passeggero effettua, prima della registrazione del bagaglio, una dichiarazione speciale di maggior valore, con il pagamento di un supplemento previsto da appositi tariffari, che il personale della compagnia deve far visionare al passeggero. Ai fini del risarcimento, occorre che il passeggero documenti in modo dettagliato sia il bagaglio che il suo contenuto. Il risarcimento irrisorio da lei ricevuto probabilmente è dovuto all’assenza di prove a proposito. Spesso, infatti, le compagnie riescono a farla franca per la difficoltà del passeggero di produrre apposita documentazione dimostrante il valore di ciò che è stato smarrito. Buona norma è quella di conservare gli
scontrini dell’acquisto della valigia e di ciò che viene introdotto, benché la cosa sia abbastanza problematica, me ne rendo conto. Altra alternativa potrebbe essere quella di presentare copia della dichiarazione di smarrimento resa al Commissariato di Polizia o ai Carabinieri, dichiarazione che deve essere veritiera, a pena di responsabilità penale. La compagnia aerea è esente, in tutto o in parte, da responsabilità se dimostra di aver preso tutte le misure possibili per evitare il danno o che è stato impossibile adottare tali misure, o che lo smarrimento sia imputabile al passeggero o che lo stesso vi abbia contribuito per negligenza, atto illecito o omissione. La prova del verificarsi delle prime due circostanze evidenziate è molto difficile da produrre, tant’è che si parla di prova diabolica. Il reclamo deve essere presentato immediatamente entro e non oltre 7 giorni dall’accaduto, a pena di decadenza. E’consigliabile, dopo aver esposto il reclamo direttamente in aeroporto presso
l’apposito ufficio, inviare una raccomandata con ricevuta di ritorno direttamente alla sede legale della Compagnia. In questo caso, il diritto al risarcimento si prescrive in due anni. Non avendo preso visione di eventuale documentazione e/o liberatoria sottopostale dalla Compagnia e da lei firmata, non posso esprimermi su eventuali azioni, che potrebbe esperire al fine di ottenere un’ integrazione del risarcimento. In simili circostanze, comunque, il disagio e lo stress subiti, sono validi motivi per richiedere alla Compagnia aerea l’ulteriore risarcimento per il cd “danno da vacanza rovinata”, argomento che magari approfondiremo nei numeri successivi. In bocca al lupo per la sua carriere calcistica. Avv. Mario Setola – Civilista Esperto in Diritto di Famiglia Cardito (Na) Corso Cesare Battisti n. 145 Cell. 3382011387 Email: avvocato.mariosetola@libero.it
DOMENICA 10 APRILE 2022
16 CIRO TROISE
IL CAMPIONATO PRIMAVERA INFARCITO DI STRANIERI È L’EPICENTRO DEI PROBLEMI
Nel labirinto dei social gira una delle tante frasi sulle difficoltà del calcio italiano dopo la mancata qualificazione della Nazionale al Mondiale: “Aboliamo il campionato Primavera”. È una provocazione perché nei fatti si tratterebbe di una sciocchezza inaudita. Tutto può e deve essere migliorato vista la crisi di sistema del calcio italiano ma il campionato Primavera rappresenta una palestra. Lo dimostrano la Roma con Zalewski, Volpato, Bove, Felix Afena Gyan catapultati in prima squadra in breve tempo, la Juventus che, gestendo anche l’Under 23 in serie C, si è qualificata alla final four di Youth League eliminando il Liverpool. A differenza poi del calo di qualità distribuita in C e D, il campionato Primavera 1 negli ultimi anni è cresciuto, si è potenziato il livello agonistico del torneo. Si può discutere poi della fisicità, della “dittatura del risultato”, del lavoro che dovrebbe essere più focalizzato sulla sensibilità tecnica ma una partita tra due squadre Primavera è di livello superiore a qualche anno fa. Ha inciso la riforma dei campionati, il sistema delle retrocessioni che ha dato un po’ d’interesse in più alle società affinchè credano di più nei propri ragazzi visto lo scarso investimento nei vivai. Ciò che colpisce è l’alta percentuale di stranieri in un campionato che potrebbe sposare la missione di formare i giovani talenti italiani. Il 31,8% del minutaggio prodotto dal campionato Primavera
1 è appannaggio degli stranieri, il 42,8% addirittura se si restringono i calcoli soltanto ai giocatori che hanno sottoscritto il contratto da professionista, quelli in cui i club credono di più. Piuttosto che la categoria principale del settore giovanile, sembra lo scenario perfetto di preparazione alla serie A, campionato in cui in ogni organico ci sono in media 18,8 stranieri che esprimono il 64,23% del minutaggio complessivo. Numeri che incidono ovviamente anche sull’impiego degli italiani utilizzati, la percentuale è passata dal 58% nella stagione 2009-10 al 38% in quella in corso (2021-22). La serie B non ha una fotografia molto diversa su questo tema, nel campionato cadetto gli stranieri totalizzano il 30,18% dei minuti giocati. La serie C anche, che dovrebbe avere il cuore del suo scouting nei campionati dilettantistici, ha percentuali significative di stranieri: il 12,3% nel girone A, il 12,7% nel B, il 13,2% nel girone C, quello meridionale. Nel campionato Primavera 1 ci sono 161 stranieri distribuiti in diciotto squadre. La strada dei divieti non è praticabile, bisognerebbe intervenire sotto vari aspetti, partendo dalla modifica al Decreto Crescita. Questa legge è stata pensata per far rientrare i cervelli in Italia, nell’ambito del calcio è diventata lo strumento perfetto per incentivare l’overdose di stranieri che già invade questo mondo ad ogni sessione di mercato. Una proposta interessante,
che già circola in Parlamento, potrebbe portare alla riduzione dei benefici fiscali soltanto per i contratti di giocatori che guadagnano almeno 1,5 milione di euro a stagione. In questo modo il Decreto Crescita servirebbe soltanto ad aiutare le società per l’acquisto di qualche top player che potenzia anche il profilo commerciale del nostro massimo campionato all’estero. Ben venga per portare in Italia Lukaku, Cristiano Ronaldo, Osimhen, Hakimi, Dumfries, Leao, non per le operazioni da plusvalenza su giovani di livello basso che servono soltanto a meccanismi di bilancio o per accontentare procuratori e intermediari. La prassi è nota: l’intermediario aiuta il club ad acquistare un giocatore prezioso per la prima squadra, magari facendolo anche risparmiare, e allo stesso tempo la società “ricambia” il favore prendendosi ragazzi per la Primavera che magari non hanno trovato ancora sistemazione proprio perché di mezzi tecnici limitati. È limitata la proposta dei divieti, delle quote stranieri ridimensionati oltre a non essere applicabile per le norme del diritto comunitario, il miglior modo per sostenere gli italiani e il movimento calcistico del nostro Paese è investire di più sui vivai, sulle strutture, sui formatori, su tutto ciò che riguarda l’attività di base, il mondo in cui si formano i talenti del domani. C’è una certezza: se non si costruisce una svolta, saremo ancora di più travolti dal baratro della mediocrità.
www.casoriadue.it
DOMENICA 10 APRILE 2022
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ELENA TORRE
“TRIALOGO” IN NUOVO ALBUM DELLE CANTAUTRICI ROSSANA CASALE, GRAZIA DI MICHELE E MARIELLA NAVA
“Trialogo” è il titolo dell’album pensato, scritto, voluto e prodotto dalle Cantautrici Rossana Casale, Grazia Di Michele e Mariella Nava e arrangiato da Phil De Laura a New York. Scopriamo qualcosa in più su questo lavoro discografico insieme a Grazia Di Michele. Da dove nasce il titolo dell’album e cosa porta con sé? Trialogo, come suggerisce il titolo, è un dialogo a tre sulla vita, sul mondo, sulle emozioni, sull’amore, sulla mancanza di amore…su tutto quello che ci tocca e ci riguarda. Riflessioni che diventano canzoni scritte a sei mani L’album ha visto per motivi che ben conosciamo una gestazione lunga,
iniziato nel 2019 uscito adesso cosa è cambiato in te in questi due anni e nella tua musica? È cambiato il mondo intorno a noi, il Covid prima, questa terribile guerra adesso. Sono cambiati gli argomenti, le urgenze espressive Com’è stata l’esperienza di scrivere in tre? Cosa ti ha lasciato questa esperienza? Avevo già scritto con diversi artisti, anche con la stessa Rossana, e in tre è la stessa cosa. Io, Mariella e Rossana abbiamo tante cose in comune benché provenienti da mondi musicali diversi, ci accomuna uno sguardo attento al mondo interiore ed esterno, e la voglia di comunicare con la parola e la musica.
ANGELO VOZZELLA
UN UOVO IN CAMBIO DI UN SORRISO TREDICESIMA EDIZIONE DELL’INIZIATIVA. LA MESCOLANZA: CUORE E PROGETTI, MA MANCA UNA SEDE
“Io sono perché noi siamo” è uno degli slogan de “La Mescolanza”, associazione di promozione sociale attiva a Casoria e dintorni da quattordici anni. Prima come gruppo informale, poi come associazione, La Mescolanza ha unito culture, praticato accoglienza e solidarietà attiva in un territorio segnato dall’esclusione sociale. “Un uovo in cambio di un sorriso” è una delle loro consuete iniziative, giunta oggi alla tredicesima edizione. L’invito è quello di mettere in circolo la solidarietà e donare un sorriso ai tanti bambini e alle tante bambine coinvolte in progetti di recupero scolastico, ma anche di sostenere le famiglie seguite dall’associazione con spese solidali. Quest’anno, come avviene anche per il Natale e la Befana solidali, una serie di tappe segneranno l’iniziativa. Saranno coinvolti anche bambini e bambine di una comunità per mamme e minori, ragazzi di alcuni centri di accoglienza e anziani ospiti della casa di riposo del Madrinato San Placido. In occasione della Pasqua Ortodossa, che cade la domenica successiva, a scambiarsi uova e sorrisi saranno i bambini e le bambine del campo rom di Casoria. L’iniziativa, il cui senso è quello di intrecciare le tradizioni, stare insieme e conoscersi, prevede uno scambio alla pari: in cambio delle uova di cioccolato i volontari e le volontarie riceveranno uova sode decorate. “Secondo i calcoli servono un centinaio di uova”, si legge
dall’evento Fb: per contribuire alle donazioni di uova, beni primari e colombe pasquali, non avendo ancora una sede associativa in città, si può contattare un numero di telefono 339/7204127 per fissare un appuntamento. Proprio in questi giorni, La Mescolanza ha ricevuto la Golden Flag, per il lavoro di qualità con gruppi multiculturali e per l’impegno con il quale contribuisce alla promozione dell’inclusione sociale. Questo riconoscimento è prodotto del progetto europeo Youth Connection, fondato dal programma Erasmus+. La Mescolanza ha tante attività in curriculum: corsi e laboratori gratuiti di musica e di disegno, laboratori di counseling e danza, sportello d’ascolto, corso di italiano per immigrati ed italiani adulti non scolarizzati, progetto Porte Aperte, banchetti in città e iniziative di sensibilizzazione sui temi quali l’ambientalismo, l’antirazzismo, l’omofobia, l’anticapitalismo e l’anticamorra, lavoro in rete con tante realtà… Tutto questo è in connessione con i principi della “Carta per l’inclusione sociale e il lavoro giovanile di qualità” per cui è arrivato l’attestato di merito della Golden Flag. Una valorizzazione che arriva dall’Europa, per un’associazione che aspetta di avere un concreto riconoscimento anche a casa propria, dal Comune di Casoria, che finora sembra non abbia dato seguito alle richieste, anche formali, di avere uno spazio a disposizione per le attività.
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GIANCARLO DI STADIO
CASORIA, UN BENE SEQUESTRATO ALLA CAMORRA PER OSPITARE I PROFUGHI UCRAINI
Il Comune di Casoria, facendo seguito alla richiesta della Prefet� tura, ha individuato e adibito un immobile confiscato alla camorra come luogo per l’accoglienza dei profughi ucraini. Nella giornata del 1 aprile, grazie al lavoro delle diverse componenti dell’amministrazione, dell’ASL, della Protezione Civile e dei Ser� vizi Sociali, nonché al fondamen� tale contributo delle associazioni e dei privati cittadini di Casoria, è stato consegnato questo immobile ad un gruppo di profughi ucraini.
Un lavoro, coronamento di un in� teresse e di una capacità di fare rete tra le varie componenti della società civile casoriana, che ha permesso in tempi brevissimi di poter ospitare un gruppo di donne ucraine con i loro figli. Una sistemazione che, nei pros� simi giorni, sarà seguita da tutte le altre procedure necessarie per garantire la giusta accoglienza e i giusti diritti a queste persone costrette a fuggire dalle vicende belliche che stanno sconvolgendo l’Ucraina.
GRAZIELLA MELANIA GERACI
DOPO L’HANGAR BICOCCA ANNA RAIMONDO ALLA SHAZAR GALLERY CON 76 52 22 90 - LE FORME DEI SOGNI TORNANO A MARE Sabato 9 aprile dalle ore 16.00 la Shazar Gallery presenta 76 52 22 90 Le forme dei sogni tornano a mare, la prima personale in galleria di Anna Raimondo. La mostra, a cura di Andrea Anastasio, mette in mostra sei sculture sonore (Adlen, Amina, Mariana Carvalho, Moa Magnone, Domi� ziana Marinelli, James) presentate in anteprima all’Hangar Bicocca di Milano nell’ambito dell’evento Fluko, progetto di Alessandro Sciarroni, curata da Davide Quadrio con la direzione artistica di Andrea Anastasio, e in attesa di pro� seguire il proprio tour a Shangai nel mese di luglio e a Seul a novembre. Dopo aver raccolto diversi sogni legati al mare, tratti da racconti di persone di orizzonti culturali e geografici molto diversi, l’artista ha chiesto d’interpretar� ne i possibili e molteplici significati allo psicologo Ema� nuele Ferrigno e alla sensitiva napoletana Gina Piscitelli, esperta nella numerologia tradizionale napoletana della Smorfia, che associa un numero ad ogni oggetto o valore sognato.
Accettando d’intraprendere una deriva speculativa di sen� so, le loro voci, registrate in luoghi e tempi diversi, s’in� contrano in un’alternanza di registri, linguaggi e codici, che, pur dalle loro prospettive situate, ricostruiscono ogni sogno in un universo organico. Ai loro contributi sonori, «Le forme dei sogni tornano a mare» Anna Raimondo as� socia la realizzazione di un amuleto concepito per ciascun sogno. L’oggetto intreccia in un segno la magia del mon� do onirico, l’immensità e la polivalenza simbolica e se� mantica del mare e l’incontro di universi, con l’approccio psicoanalitico e la veggenza. Parallelamente l’artista, una volta giocati al Lotto i numeri evocati dalla veggente, usa le schedine ed interviene sulle stesse. Attraverso questo gesto lo spazio onirico e quello pubblico confluiscono nel contesto espositivo. La personale di Anna Raimondo, 76 52 22 90 Le forme dei sogni tornano a mare rimarrà aperta fino al 4 giugno 2022 dal martedì al sabato dalle 14.30 alle 19.30 o su appuntamento.
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MARIA LUPICA
IL CALCIO DILETTANTI IN SICILIA, A CANICATTÌ
Buonasera. Il calcio, come ogni altro sport, è il modo migliore per far crescere i nostri ragazzi e tenerli lontani da frequentazioni ed abitudini malsane. Chiediamo a Calogero Misseri come collaboratore della gestione sportiva SSD Dattilo 1980, ritiene che in Sicilia ci sono sufficienti ed idonee strutture che permettano di praticarlo in maniera adeguata e costante? Purtroppo in Sicilia ancora le strutture moderne sono molto poche, poiché quelle attuali necessitano di un massiccio adeguamento e queste iniziative dipendono unicamente dal comune di appartenenza, anche se nell’ultimo periodo qualcosa di importante si sta muovendo anche in questo senso. Questo è dovuto anche a lei, visto l’impegno sportivo che si è preso? Come team manager e quindi avendo a che fare quotidianamente con strutture sportive e infrastrutture comunali posso affermare che le squadre, soprattutto quelle di piccoli e medi centri, cercano di coinvolgere il più possibile l’amministrazione comunale e spesso purtroppo le risorse pubbliche per far fronte a determinate esigenze sono davvero esigue. Quindi spesso, se non quasi sempre, queste risorse sono messe a disposizione da privati, che spinti dalla passione e dall’attaccamento al territorio riescono come nel nostro caso a raggiungere traguardi importanti. Magnifico esempio di solidarietà. Credo che a questo punto la mia curiosità e quella dei nostri lettori si stata stuzzicata a sufficienza. Puoi raccontarci questa sua esperienza a Canicattì? Quando ho ricevuto la chiamata dal
Direttore Alessandro Avarello, non ho avuto dubbi. Il progetto Canicattì mi ha convinto subito e sin dall’inizio mi sono messo a lavorare per migliorare alcuni aspetti organizzativi che, un po’ per maggiori priorità o per mancanza di una figura specifica, non erano attenzionati a sufficienza. Un grazie va sicuramente al Presidente Licata e al resto della dirigenza, per essere stati sempre presenti e al gruppo per l’impegno profuso. Ora mi conceda la domanda spinosa. Nella sua, diciamo, missione di aiutare i ragazzi a coltivare questa loro passione ancora in erba. Ha trovato più persone che l’hanno aiutato o più persone che l’hanno ostacolato e perché? No. Diciamo che non parlerei proprio di ostacoli ma spesso si incontra poca concretezza dei progetti e questo non capita solamente in Sicilia ma purtroppo è un fenomeno diffuso in tutta Italia. Il problema di fondo è la mentalità, le ammi-
nistrazioni sono ancora un po’ lente a valorizzare gli sport anche a livello dilettantistico e giovanile. Questo è poco ma sicuro e non solo nel calcio, ma in qualsiasi altro sport. In futuro c’è la possibilità di avere altri Totò Schillaci nel nostro panorama calcistico? In Sicilia ci sono molte giovani promesse che tanto possono dare al calcio e tanto possono attendersi dal calcio e che vengono adeguatamente seguiti da commissari tecnici molto preparati che li stimolano ad impegnarsi costantemente per raggiungere sempre nuovi traguardi. L’ultima domanda. Una comparazione delle strutture siciliane e quelle campane in ambito dilettantistico? La Campania forse ha un tantino in più come strutture sportive, non li metto allo stesso livello, ma la differenza è minima e ci stiamo adoperando seriamente per colmare questo piccolo divario. Questo è bene. Non ho più domande da farle, se vuole aggiungere qualcosa di sua iniziativa a ciò che è stato detto. Vorrei ringraziare tutti coloro che anche nel loro piccolo si sono prodigati ad aiutare il mondo dello sport, non è facile per una squadra che vuole affermarsi andare avanti senza aiuto, anche perché per superare certi parametri e ottenere fondi, ci sono dei paletti da rispettare. Ringrazio anche lei per l’intervista che mi ha concesso, le auguro una buona serata. Sono io a ringraziare lei a nome personale e da parte di tutti i nostri lettori, ancora buonasera.
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LA REAL CASINA CINESE La Palazzina Cinese, il nome con cui è adesso conosciuta: Si trova in Viale Duca degli Abruzzi 1, proprio ai confini del Parco palermitano della Favorita e della Riserva naturale di Monte Pellegrino, la sua costruzione si deve, quasi per un benevolo gioco del destino, al re Ferdinando III di Borbone, soprannominato il re nasone, nel 1799 che trova rifugio in Sicilia e abbisogna di una degna residenza sull’isola, quando il Regno di Napoli viene invaso dalle truppe napoleoniche e il trono partenopeo passa al cognato dell’imperatore francese, Gioacchino Murat e lui insieme alla moglie è costretto a fuggire nel dicembre del 1798 dal regno partenopeo. Una volta sbarcato, essendo un appassionato di caccia, tra le sue priorità mette il progetto di crearsi una riserva venatoria personale nella Piana dei Colli e da mandato a don Giuseppe Riggio principe di Aci di acquistare i terreni necessari dalla nobiltà locale. La costruzione primordiale che vi si trova sempre rigorosamente in stile cinese, apprezzato già dal 1600, è commissionata dal Barone Benedetto Lombardo della Scala all’architetto siciliano Giuseppe Venanzio Maravuglia nel 1790, secondo i dettami della cultura raffinata e cosmopolita dell’aristocrazia siciliana, non per niente Hugh Honour, storico dell’arte e scrittore inglese, esperto del gusto per la cineseria in Europa, la definisce: L’esempio più raffinato di cineseria italiana, oltre che siciliana, del tardo settecento. Di li a poco il barone gli vende la casa, confiscata secondo altre fonti, che tanto piace a Ferdinando da farla diventare la sua residenza reale nell’isola, insieme ai terreni confinanti di circa 440 ettari che vanno in seguito/così ad ingrossare il Parco Reale della Favorita e riserva di caccia personale del sovrano ed altri locali al suo re. Questi affida i lavori di ristrutturazione ed ampliamento allo stesso Maravuglia, che così da umile figlio di un muratore capomastro, diventa architetto del senato prima e poi dei “real siti di campagna”, rimane inalterato lo stile orientale originale della costruzione, secondo il desidero sovrano. Lo stile orientale che la caratterizza è quello imperante all’epoca, un monu-
mento unico di armonioso incontro tra stili: neoclassico, turco, pompeiano e il romantico richiamo orientale che si innesta nella storia dell’architettura palermitana, che rappresenta una delle costruzioni più raffinate che si possono ammirare in Sicilia. È il figlio dell’architetto Alessandro Emanuele che prende in mano i lavori nel 1802 e porta a termine questa opera. Le decorazioni policrome con ocre gialle, rosa, verde malva e grigie conferiscono al prospetto della palazzina un’originalità estetica di incomparabile bellezza. Ha una forma caratteristica quadrata e in altezza, come un piccolo grattacielo, si snoda su ben cinque livelli: un seminterrato e quattro elevazioni. Nel seminterrato si trovano le sale da ballo in stile Luigi XVI, soprannominata Sala delle Rovine per l’originale affresco della volta che simula un edificio termale in rovina, con finte muffe ed edera che sembrano proprio scendere dal soffitto e la sala delle udienze, dei disimpegni, la sala da bagno del Re Ferdinando dotato di una magnifica vasca marmorea ovale incassata nel pavimento che la reale coppia amava usarla anche quando nella stanza attigua suonava l’orchestra, una sala da buffet “sala delle codine” dotata non solo di strane decorazioni ma anche dell’originale meccanismo ligneo a saliscende della superiore e spettacolare sala da pranzo, “la tavolata matematica” progettata sempre dall’ingegno del Ma-
ravuglia e costruita a Napoli, permetteva che le salissero direttamente le vivande senza che i commensali fossero disturbati dalla presenze dei domestici delle cucine. Mentre delle decorazioni la paternità va attribuita a Velasquez. Al piano terreno si trovano porticati ad arco ogivale e nei due fianchi ci sono presenti elementi assai curiosi, i campanelli della grata d’ingresso, per questo chiamata anche Villa delle Campanelle, e le travi in legno intagliato delle terrazze e gli smerli. Con una scala esterna da lì si può accedere al primo piano, dove si trovano il salone dei ricevimenti in stile cinese con panelli in stoffa dipinti attribuiti anche al Riolo. La camera da letto del sovrano con la volta rigorosamente dipinta in stile cinese e con un imponente letto a baldacchino a otto colonne di marmo la sala da gioco, ma anche le camere delle dame e dei cavalieri, divise tra loro in due ali distinte e mezzanini per la numerosa servitù. Al secondo piano si trovano le stanze più belle: riservate alla sua consorte, la bellissima Regina delle Due Sicilie, Maria Carolina d’Asburgo-Borbone, sorella della ben più famosa e sfortunata Maria Antonietta Regina di Francia. Il suo appartamento è dotato di due salette di ricevimento il “salotto turco”, decorato con astri solari e mezze lune stilizzate e la “saletta ercolana” in stile impero, la camera da letto, dotato di alcova in stile
DOMENICA 10 APRILE 2022 neoclassico con lo spogliatoio e il magnifico bagno chiamato “gabinetto delle pietre dure”, cosi chiamato per i mosaici realizzati con marmo pietre dure e pasta vitrea. Mediante quattro scale a chiocciola in ferro poste sulle terrazze laterali Nell’ultimo livello si trova si trova la grande terrazza di forma ottagonale coperta a pagoda con un soffitto decorato. Così l’intera struttura termina con quel tetto a pagoda, sorretto da un singolare tamburo ottagonale e sormontato a sua volta da un pinnacolo a doppio calice rovesciato, la Specola o Stanza dei Venti, originariamente destinato ad osservatorio. I meravigliosi arredi della palazzina sono dotati di un fascino e di una ricchezza straordinaria, connotati da uno stile più fantasioso ed eclettico, molti ispirati allo stile cinese che tanto ha contagiato l’intera aristocrazia sicula,
21 in nessuna delle loro case patrizie manca un angolo alla “cinese”. Altri arredi invece testimoniano splendidamente il gusto per l’antichità classica legato alle scoperte archeologiche degli scavi di Pompei ed Ercolano promossi dallo stesso Sovrano borbonico ora in temporaneo esilio. La sua proprietà passa alla Corona Sabauda con L’Unità d’Italia ( 1861-1946) e poi allo Stato italiano con la caduta della monarchia in Italia; quando il Comune di Palermo ne acquisisce la proprietà: Il Parco e la Palazzina che contiene sono aperti ai turisti. Proprio sul retro della Palazzina si trova un ameno e ben curato giardino all’italiana, dal 1800 e sotto l’attenzione di Giuseppe Patricolo che si occupa anche del tempietto cinese, con delle siepi mirate a formare dei labirinti, alberi secola-
ri e suggestive fontane lo completano e lo abbelliscono/impreziosiscono. I due padiglioni dei cacciatori reali sono costruiti invece nel 1800-1806. Il museo etnografico Pitré, fondato nel 1909 dal professore Giuseppe Pitrè, è interamente dedicato alle arti e alle tradizioni popolari siciliane. Gli ultimi restauri, portati a termini nel 2008, hanno permesso il totale recupero dei suoi raffinati elementi architettonici e soprattutto le splendide decorazioni (tappezzerie, affreschi, pavimenti), mobilio e i tanti manufatti di tutti gli ambienti che la caratterizzano. Restituendole l’antico ibrido ed armonioso splendore di stili diversi. Quindi quando venite a Palermo, per tornare a casa più contenti che mai del giro turistico, non disdegnate di visitare la Palazzina Cinese.
GIUSEPPE NAPPA
«LOTTOZERO… LE HOLDING DI NAPOLI EST» DIVENTA UNA SERIE TV
Antonio Ottaiano mostra tutte le sue doti di grande attore tra i protagonisti indiscussi del nuovo film di Stefano Cerbone. La pellicola è dedicata a tutte le vittime innocenti della camorra, questa la dedica a chiusura del film di Stefano Cerbone, lo stesso che ha pure firmato la regia con Ciro Grieco. Intitolato «LottoZero…Le Holding di Napoli Est» il lavoro cinematografico uscito nelle sale del gruppo UCI Cinemas il 26 marzo, vede tra i protagonisti l’attore e cantante Antonio Ottaiano. Una storia di periferia, travolgente che narra le vicende di due boss della camorra napoletana con i rispettivi figli. Un grido di denuncia dell’autore Cerbone contro uno Stato assente che vede tra gli interpreti anche Walter Lippa, Armando Incarnato, Vincenzo Fabricino, Michele Cantalupo, Nello Amato, Antonio Ciccone, Cosimo Merolla, Terry Ray, Massimo Cerbone, Ludo Brusco e Nino De Santis. Presentato dalla Rebirth Communication, il lavoro cinematografico vuole lanciare il messaggio del bene che trionfa sul male, per dare un barlume di speranza di una città che, nonostante i suoi difetti, spera in un futuro migliore fatto di vita e civiltà. Antonio Ottaiano è un ex boss conosciuto negli ambienti come Pauluccio Billaden
il cui vero nome è Paolo Esposito. Un uomo che, dopo tante esperienze vissute sulla propria pelle, si accorge che alla luce dei cambiamenti della società non è più il caso di essere un malavitoso. Così, per quanto i suoi profitti derivino dal lavoro di un boss, decide di cambiare vita investendo tutto in una zona caraibica per l’apertura di un grande e lussuoso resort. Ma la vita ha altri piani per lui…piani che il malavitoso non aveva previsto… Antonio Ottaiano è anche la bellissima voce narrante del film. Un film che dimostra quanto una scelta di
una vita sbagliata possa sempre bussare alla tua porta da un momento all’altro. Il film ha riscosso un grande successo, proprio per questo l’UCI cinema Casoria ha deciso di prorogare un’altra settimana fino a giovedì prossimo, orario 20.45. Mi raccomando per chi non lo avesse ancora visto, consiglio di non perderselo! In questa pellicola è la legge, la giustizia a prevalere. Un messaggio forte, questo, che diventa il simbolo del film. Lottozero un film che presto diventerà una serie tv di dodici puntate, tra gli attori confermati c’è Antonio Ottaiano.
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DANIELA LOMBARDI
“MISS SENZA TRUCCO”, LA PRIMA DEL 2022 ELETTA A BIELLA: A GRETA GALBIANCO, STUDENTESSA VICENTINA, LA PRIMA FASCIA DI RASPELLI IN MISS MONNALISA NEL MONDO DI CESARE MORGANTINI
La fascia ideata da Edoardo Raspelli nel concorso Miss Monnalisa nel Mondo di Cesare Morgantini. Andrea Guasco ha condotto la serata al Sikuli di Biella- Tra i nuovi sponsor la Daclè Farmaceutica di Paolo Campiglio e Rosacamelia Group Greta Galbianco, 20 anni, vicentina di Arcugnano, studentessa ma anche fotomodella e già con esperienze di conduzioni televisive, è la prima Miss Senza Trucco 2022, la fascia ideata tre anni fa da Edoardo Raspelli per il concorso di Cesare Morgantini Miss Monnalisa nel Mondo. L’ha proclamata il giornalista Andrea Guasco, conduttore della serata che si è svolta a Biella al ristorante Sikuli di Orazio Saitta. La biellese Linda Quaglia, 20 anni, è invece la vincitrice della tappa di ‘Miss Monnalisa nel Mondo 2022’ . Al colorato ristorante siciliano di via Piave si sono viste le tre uscite delle ragazze in abito casual, elegante ed in costume da bagno davanti alla giuria che aveva in Edoardo Raspelli il presidente. Tra un passaggio e l’altro si sono assaggiati cinque tipi diversi di arancini di riso, caponata di melanzane, una meravigliosa mozzarella in carrozza...accompagnati dai vini dell’isola serviti e presentati dal sommelier della FISAR Michele Passanante. Edoardo Raspelli ha dato la sua fascia personale di ‘Miss Senza Trucco’ a Greta Galbianco, quale massima esponente della bellezza acqua e sapone nell’ idea lanciata tre anni fa all’interno del concorso ideato e diretto da Cesare Morgantini con grande rilievo mediatico (compreso il consenso e gli applausi di un celebre fotografo come Oliviero Toscani). CHI E’ LA PRIMA MISS SENZA TRUCCO DEL 2022 La modella Greta Galbianco ( “altezza: 1,70; seno: 87 cm; fianchi: 90 cm; giro vita: 64 cm; scarpe: 38,5; taglia: 38/40; peso: 50 kg) si presenta così: “Salve a tutti. Sono Greta Galbianco, una frizzante ragazza bruna dai grandi occhi verdi, proveniente dalla provincia di Vicenza, da una piccola città del Veneto ricca di arte. Ho 20 anni, sono una studentessa di lingue e ben presto vorrei approdare anche nello studio del giornalismo. Attualmente sono una conduttrice televisiva in emittenti televisive private, e sono una modella, reduce dalla finale di diversi concorsi di bellezza, tra cui Miss Mondo Italia. Nel tempo libero assisto a incontri pugilistici dato che è una disciplina che ho praticato per quattro anni a partire dall’età di 12 anni. Determinata spigliata tenace, fin da bambina ho avuto il pallino per il mondo dello spettacolo: sto inseguendo il mio sogno che, piano piano, si sta realizzando”. Ed eccola alla conduzione (ma anche con qualche scappatina in regia) su One TV Emilia (con i programmi “Camera con vista” e “Piazza Grande”), TVA (“W la Musica”), Rete 8 VGA (“Punto Radio”)... E’ così ripartito il concorso di bellezza più interessante e divertente d’ Italia che in ogni tappa è un vero e proprio show con
ospiti del mondo della tv e dello spettacolo e che a Biella ha visto esibirsi Matteo Carraro, prestigiatore vincitore due volte del campionato italiano di magia (2017 e 2018) e Giorgio Piovera, cantante impersonator di Biagio Antonacci. Tutti fotografati da Osvaldo Rubinelli. Main sponsor dell’evento Daclè Farmaceutica , presieduta da Paolo Campiglio, la cui fascia ‘Miss Bellezza e Salute’ è andata a Isabella Saladino, 24 anni, di Bergamo; sponsor di tappa gli allestimenti floreali di Rosacamelia Group. In rappresentanza del comune di Biella c’era il consigliere Alessio Ercoli che ha fatto gli onori di casa. LE FASCIATE Le altre ragazze premiate con la fascia sono state Beatrice Anedda, 20 anni, di Brescia, e Giulia Lo Grippo, 15 anni, di Torino. Ora il concorso si sposta dalla Sicilia in terra biellese (il Sikuli di via Piave) alla vera Sicilia, al Castello Zagrì (Licata) per la prima tappa della selezione nazionale 2022 nella regione del sud. E’ la partenza di una lunga serie di tappe di avvicinamento alla finale nazionale del 8, 9 e 10 settembre all’ Hotel Kursaal di Cattolica, nella Riviera Romagnola. Il tutto ha permesso alle ragazze, ai loro accompagnatori, ai giornalisti anche provenienti da altre zone d’Italia, di scoprire altri gioielli di ospitalità e perfino bellezze anche architettoniche, come il b/b Carusera di Alessandro Ciccioni accanto all’austero fiabesco castello di Castellengo di Cossato od a Bioglio i restauri di Villa Santa Teresa, cui talvolta fa da guida lo stesso sindaco, Stefano Ceffa. Bioglio, tra l’altro, è la zona d’origine della famiglia Campari e quella di adozione di Elisabetta Dami, creatrice di Geronimo Stilton, il topolino più famoso e più “letto” al mondo, che qui aveva anche un’azienda agricola modello. In zona si sta lavorando per una seconda tappa biellese proprio a Bioglio, nel nuovo parco di Villa Santa Teresa, per i primi di maggio.
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DIANA KÜHNE
“GUARDARE OLTRE - MSF & MAGNUM: 50 ANNI SUL CAMPO, TRA AZIONE E TESTIMONIANZA”
Dall’11 al 25 aprile in mostra presso il Cortile d’Onore di Palazzo Reale a Napoli 19 foto per i 50 anni di MSF. Da 50 anni le équipe di Medici Senza Frontiere (MSF) e i fotografi Magnum si incontrano sulla linea del fronte, nelle calamità naturali e nelle emergenze umanitarie, raccontandole con la parola e la fotografia, seguendo sempre gli stessi principi di etica e indipendenza. In occasione del cinquantesimo anniversario di MSF, la mostra fotografica “GUARDARE OLTRE - MSF & MAGNUM: 50 anni sul campo, tra azione e testimonianza” ripercorre questi 5 decenni di collaborazioni in cui MSF e Magnum sono stati testimoni diretti e amplificatori per l’opinione pubblica internazionale di crisi lontane dai riflettori dei media. Le 19 fotografie saranno esposte presso il Cortile d’Onore di Palazzo Reale dall’11 al 25 aprile, con il patrocinio del Comune di Napoli, raccontando le principali crisi umanitarie dal 1971 a oggi: dai conflitti in Afghanistan e Libano degli anni ‘70 e ‘80, al terremoto ad Haiti fino alle attuali rotte migratorie nel mar Mediterraneo ed alla pandemia di Covid-19, sottolineando l’importanza della testimonianza, “guardando oltre” ogni ostacolo e indifferenza. “La mostra testimonia tragedie guerre e calamità naturali degli ultimi 50 anni supportate dall’attività di Medici Senza Frontiere e immortalate dagli obiettivi dei fotografi Magnum. Siamo orgogliosi di ospitare questa esposizione nel Cortile d’Onore, proprio nel cuore del Palazzo Reale di Napoli, al centro della città. Il Palazzo per la sua importanza, il valore simbolico e la forza della sua presenza storica si presta a rappresentare un palcoscenico da cui trasmettere messaggi di impegno civile e sociale. Così come è stato, nel recente passato, quando abbiamo ospitato la casa di Rosa Parks, simbolo della lotta per l’uguaglianza e il percorso della piccola Amal a testimonianza del doloroso cammino dei rifugiati. Speriamo che anche questo evento possa essere un piccolo contributo per il risveglio della coscienza di ognuno di noi, in un momento storico così travagliato” dichiara Mario Epifani, direttore di Palazzo Reale. Tra i grandi fotografi Magnum coinvol-
ti anche gli italiani Paolo Pellegrin con le sue foto sull’accesso alle terapie per l’HIV negli anni ‘90, l’emergenza in Darfur del 2003, il terremoto di Haiti del 2010, le attività di SAR nel Mediterraneo e Lorenzo Meloni con il suo racconto sulla battaglia di Mosul nel 2017. “Dal genocidio in Ruanda alle guerre in Afghanistan e Siria, dallo Tsunami in Indonesia fino alla recente pandemia di Covid-19, da più di cinquant’anni i nostri operatori umanitari si trovano a lavorare fianco a fianco con i fotografi della Magnum e anche se con strumenti diversi - un bisturi o una macchina fotografica - condividiamo una stessa missione fondamentale: testimoniare” dichiara Francesca Mapelli, direttrice della comunicazione di MSF. “Questa mostra vuole accendere il riflettore sulle crisi umanitarie del passato e del presente, un ‘guardare oltre’ e portare immagini che rappresentano il valore della testimonianza a beneficio delle popolazioni vulnerabili”. La mostra sarà aperta al pubblico con ingresso libero dalle ore 18:00 dell’11 aprile, fino al 25 aprile presso il Cortile d’Onore di Palazzo Reale, in Piazza del Plebiscito, tutti i giorni dalle 09.00 alle 20.00.
Le crisi del passato Le foto di archivio Magnum offrono allo spettatore un viaggio lungo i principali fatti storici degli ultimi 50 anni. Come gli scatti di Raymond Depardon - il primo a documentare l’azione di MSF in Ciad nel 1977 – che raccontano i conflitti in Libano del ’76 e in Afghanistan nel ‘79, quando le équipe di MSF attraverso il Pakistan trasportarono medicinali e attrezzature a cavallo, allestendo piccoli ospedali tra le montagne afgane. “Non c’era altro posto dove farsi curare, i nostri centri erano oasi in mezzo a deserti d’indifferenza. Ricevevamo quasi 3.000 persone al mese, dalla mattina alla sera” ricorda Juliette Fournot, allora capo missione di MSF in Afghanistan. L’obiettivo di Gilles Peress ha raccontato l’impotenza di fronte al genocidio in Ruanda, quando tra l’aprile e il luglio 1994 vennero uccise quasi un milione di persone e per la prima volta MSF lanciò un allarme all’Assemblea Generale dell’ONU. “Bisognava rompere completamente con la neutralità umanitaria e affermare quanto fosse necessario intervenire militarmente contro gli autori di quelle atrocità” sottolinea Jean-Hervé Bradol, coordinatore di progetto per MSF in Ruanda. “Quando scatto queste foto, sono fuori di me. Siamo stati testimoni, sapevamo cosa sarebbe successo. Prendere in mano la macchina fotografica significa almeno confrontarmi con questa responsabilità: non voglio far finta di niente” scrive Gilles Peress in Les Tombes sul massacro di Srebrenica, quando MSF, unica organizzazione ancora presente, fu costretta a evacuare lasciando parte del personale e dei pazienti sul campo e chiese un’indagine sulla passività delle truppe delle Nazioni Unite al momento della tragedia. E ancora la lotta per l’emergenza HIV in Africa, il terremoto ad Haiti nel 2010 fino alla recente rotta migratoria del Mediterraneo, immortalate dalla macchina fotografica di Paolo Pellegrin, che a bordo della Bourbon Argos ha raccontato le prime attività di ricerca e soccorso di MSF nel 2015. Le foto della mostra “GUARDARE OLTRE MSF & MAGNUM: 50 anni sul campo, tra azione e testimo-
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26 nianza” sono di A. Abbas, Enri Canaj, Raymond Depardon, Thomas Dworzak, Stuart Franklin, Hiroji Kubuta, Lorenzo Meloni, Paolo Pellegrin, Gilles Peress, Cristina Garcia Rodero, Moises Saman, Jerome Sessini, Chris Steele-Perkins. MSF, 50 anni di umanità. “Cinquant’anni di umanità”: sono le parole che riassumono la storia di MSF che nel 2021 festeggia il cinquantesimo anno dalla nascita. E sono le stesse che muovono ogni giorno oltre 65.000 operatori umanitari MSF impegnati a portare cure mediche e aiuto
incondizionato nelle emergenze di oltre 80 paesi. A raccontarlo, la campagna di sensibilizzazione che per tutto il 2021 ricorderà i momenti storici e le sfide ancora aperte, tutti i dettagli su www.msf. it/50anni. Nel 1947, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, quattro fotografi pionieri crearono un’ormai leggendaria agenzia fotografica. Dall’unione straordinaria di un insieme di stili diversi trasformata in un’importante collaborazione, Henri CartierBresson, Robert Capa, George Rodger
e David Seymour fondarono l’agenzia Magnum. Da quel momento, i fotografi Magnum documentano il mondo attraverso storie di umanità e la loro agenzia si occupa di valorizzare le loro storie e testimonianze. Attraverso i suoi uffici editoriali a Parigi, Londra e New York, oltre a una rete di agenti, Magnum fornisce le fotografie dei suoi membri e collaboratori fotografi alla stampa internazionale, gallerie e musei di tutto il mondo, mantenendo inoltre una forza presenza digitale sulla piattaforma magnumphotos.com ed i social.
MAYA REGGI E RAFFAELLA SPIZZICHINO
FELLINI, IO SONO UN CLOWN DI MARCO SPAGNOLI Al Sezze film festival vince il Premio del Miglior documentario A Sezze nelle location di Auditorium San Michele Arcangelo e Museo Archeologico, si è svolta la quarta edizione del Sezze Film Festival dal 31 marzo al 2 aprile, dedicato a cortometraggi, lungometraggi, videoclip musicali, documentari e web series. Nella sezione cortometraggi, i premiati sono stati Gianfranco Gallo e Paolo Gasparini come miglior attore protagonista per Mami Wata e Lockdownlove.it, Sara Baccarini miglior attrice protagonista per La notte di marzo, Miriam Candurro miglior attrice non protagonista per Pure Love, Alessandro Bernardini miglior attore non protagonista per Lockdownlove.it, Tre visi e I pedoni tra le nuvole si aggiudicano il premio miglior produttore, Pure Love alla sceneggiatura, Palla il pelo alla miglior fotografia, Providence per il montaggio, Antimo di Emiliano De Martino come miglior opera prima e infine Lockdownlove.it di Anna Marcello, conquistatosi i riconoscimenti al miglior short e alla migliore regia. Fra le presenze quella di Federico Scardamaglia della Compagnia Leone Cinematografica che riceve il premio come miglior documentario per “Fellini, io sono un clown” diretto da Marco Spagnoli e una menzione speciale per la sua carriera artistica. Il documentario racconta Federico Fellini nella sua visione legata al mondo della televisione, che per molto tempo è stata sconosciuta al pubblico.
Al centro del racconto di Fellini – Io sono un Clown c’è la strana e meravigliosa storia di Peter Goldfarb, il giovanissimo produttore americano che nel 1967 convinse, per la prima volta, Federico Fellini, a lavorare per la televisione americana. Una storia rimasta poco conosciuta per mezzo secolo. Il film, arricchito da foto e materiali inediti ritrovati anche grazie al restauro in 4K di I clown, è strutturato in una sorta di dialogo ideale tra Goldfarb e Fellini che compare sia con materiali originali, sia attraverso l’interpretazione di Neri Marcorè che dà voce ad una serie di testi originali: lettere, pensieri, interviste e “sogni” di Federico Fellini legati al suo immaginario televisivo e autobiografico.
MARCO CALAFIORE
NUOVA ORCHESTRA SCARLATTI
La Nuova Orchestra Alessandro Scarlatti di Napoli indice audizioni finalizzate a individuare strumentisti idonei per l’inserimento nell’organico orchestrale, con contratti a tempo determinato, per attività concertistiche previste nell’anno 2022. Le audizioni sono aperte alle seguenti categorie di strumenti: Violini, Viole, Violoncelli, Contrabassi, Oboi, Fagotti, Trombe, Tromboni. Le audizioni si terranno a Napoli presso la sede artistico-operativa della Nuova Orchestra Scarlatti, il Complesso dei Santi Marcellino e Festo (Largo San Marcellino), nelle seguenti date: sabato 30 aprile 2022 alle ore 09.00 per gli archi (violini, viole, violoncelli, contrabbassi); domenica 1 maggio 2022 alle ore 09.00 per i fiati (oboi, fagotti, trombe, tromboni).
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ANITA CURCI
“PAURA AI GRANDI MAGAZZINI” IL NUOVO GIALLO DI GIUSEPPE ESPOSITO Paura ai Grandi Magazzini di Giuseppe Esposito è l’ultimo giallo pubblicato da Stamperia del Valentino e ora in tutte le librerie italiane e sulle piattaforme online. Inserito nella collana Giallo Valentino, euro 21, il libro conta 350 pagine per un noir ambientato nella Napoli dei primi anni del Novecento. Qui il commissario Ruffo, durante le sue indagini, esplora vite che si intrecciano sullo sfondo di fatti storici realmente accaduti. In una Napoli che vive gli ultimi sprazzi della Belle Époque, nel 1912, Ruffo è chiamato ad investigare sul caso dell’omicidio di una giovane donna, trovata nel cortile di un palazzo della zona di Chiaia. Mentre Ruffo e il suo aiutante, ispettore Lezzi, avviano le indagini, arriva la notizia del ritrovamento del cadavere di un’altra giovane donna. Il luogo del ritrovamento, la stazione della funicolare del corso Vittorio Emanuele, non è lontano dal primo. Da quel momento il timore del commissario è quello di ritrovarsi a dare la caccia ad un serial killer, primo esempio del genere, nella cronaca nera cittadina. Ma, purtroppo per lui, gli omicidi non si arrestano e si ritrova di fronte al ritrovamento di un terzo cadavere di giovane donna, abbandonata sulla scalinata di Montesanto. Non avendo esperienza alcuna di quel genere di omicidi, il commissario, tramite la direttrice de Il Giorno, Matilde Serao, cui spesso si rivolge per un consiglio,
ottiene un colloquio col dottor Leonardo Bianchi, fondatore della psichiatria moderna, presso lo studio del dottor Antonio Cardarelli, luminare eccelso della scuola medica napoletana. Le vittime sono tutte commesse dei Grandi Magazzini Mele, azienda all’avanguardia nel panorama italiano e fondata dai fratelli Emiddio e Alfonso Mele. Tra i tanti provvedimenti a favore dei dipendenti, l’azienda Mele dispone anche di un servizio di assistenza medica. E la cosa porta in un primo tempo gli investigatori su una falsa pista. Successivamente seguendo le orme di una giovane abitante nel fabbricato in cui
il primo cadavere è stato ritrovato, Ruffo scopre una verità sconcertante che lo porta sulle orme di uno strano scienziato... L’autore Giuseppe Esposito, nato a Napoli nel 1948. Laureato in Ingegneria, è stato dirigente e consulente di Direzione d’Azienda in Italia e all’estero. Autore di racconti e romanzi, ha collaborato col quotidiano “La Città”, di Salerno. Responsabile della Rubrica “Cultura” sul quotidiano on line Salerno news 24. Tra i vari romanzi pubblicati con La stamperia del Valentino, ricordiamo Vacanze ad Ischia, Delitto agli studios, L’ombra della loggia, Il marchese infingardo, Un uomo da poco, Finalista al Premio Garfagnana, in Giallo 2021. La casa editrice Editore dal 2002, Paolo Izzo, alter-ego della Stamperia del Valentino, gestisce con estremo rigore le scelte editoriali della sua “creatura”. Il risultato è un catalogo di alto profilo sia nell’ambito della cultura napoletana, che in quello della produzione di stampo umanistico, esoterico e storico. La Stamperia del Valentino vuole riportare all’attenzione del pubblico la Napoli colta, folkloristica e letteraria. A tal proposito seleziona opere rivolte al curioso colto come allo studioso, con un occhio all’originalità e completezza dei temi proposti.
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TUTTI I GIORNI #NONSOLO2APRILE Successo per la terza edizione del concorso per la sensibilizzazione al disturbo dello spettro autistico nelle scuole Per la 14esima giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo, presso l’Auditorium Teatro S. Alfonso Maria De’ Liguori di Pagani (SA), con il patrocinio del Comune di Pagani, si è tenuta la premiazione della Terza Edizione del concorso #nonsolo2aprile, indetto dalla Cooperativa Sociale Autismo e ABA ETS
Le Nazioni Unite nel 2007 hanno eletto il 2 aprile la World Autism Awareness Day, data dedicata a mantenere alta l’attenzione verso questo disturbo neuropsichico. L’autismo non è una malattia, ma una sindrome da cui non si guarisce. In Italia sono circa cinquecentomila le famiglie in cui almeno un membro è affetto da disturbi dello spettro autistico. I primi sintomi si manifestano tra i 14 e i 28 mesi di vita e nel nostro paese 1 bambino su 77, nella fascia tra i 7 e i 9 anni, presenta un DSA, con una prevalenza maggiore nei maschi.
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L’affettato di Salumi tradizionali Il Casatiello Napoletano La Ricotta salata di Montella Le Uova sode al pepe I Bignè rustici La Mannola Romanesca ripiena
Primi a scelta
Ravioli con polpa di San Marzano e nevicata di parmigiano Minestra di erbette spontanee con muscolo di Bovino
Secondo
Il Capretto al forno con piselli al guanciale
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La Colomba Pasquale La Pastiera di grano La rottura dell’uovo di Cioccolato
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Menù di Pasquetta Antipasti
Il Mazzetto di Fave I Carciofi fritti dorato La Frittatina di Asparagi Il Pinzimonio di Finocchi e Ravanelli Il Prosciutto Parmese con la Mozzarella
Primi a scelta
Crostata di Tagliatelle Gnocchi con Piselli e Guanciale
Secondo
Agnello alla Scottadito Carciofi e Patate al Forno
Dolci
La Colomba Pasquale La Pastiera di grano
Escluse Bevande € 30,00 a persona
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