DI NANDO TROISE
IL CONFINE FU TRACCIATO DALLA VITTORIA DI RAFFAELE BENE
Usciamo dall’estate più imbaraz zante della storia della Città di Ca soria: non ci sono stati assalti ai due Municipi di quella bruttissima piaz za una volta dedicata a Zanardelli e poi, molto poi, al martire del 1799, medico di Grumo Nevano con stu dio a Casoria, Domenico Cirillo ma l’estate della apatia e della indiffe renza verso il Municipio di Arpino e gli uffici abbandonati in via Po, verso le ville comunali; l’estate di tanti di noi, giovani e meno giovani; l’estate di chi aspetta la destinazio ne d’uso delle aree dismesse, tutte di proprietà private, Rhodiatoce, Resia, Tubi Bonna (ISP), Alenia; l’estate del problema dei rifiuti maleodoranti abbandonati un po’ ovunque ma con picchi di esagerazione sulle rampe autostradali dell’asse mediano e di quelle che da via Boccaccio vanno ai centri commerciali; l’estate che vede ancora chiuso quel gioiello seicentesco che è la Cappella del Carmine; l’estate che ha regalato a questa Città quel magnifico evento dell’incontro di boxe per il tito lo italiano di Gianluca Picardi. La piscina comunale gestita da un privato mi fu definita dal coach della nazionale russa,
Marcock, “bella, pulita e moderna”, “da 1 a 10 vale 8 mi disse a livello internazionale”; il PalaCasoria che ha ospitato gli atleti di taekwondo di tutto il Mondo e lo Stadio San Mauro illuminato di notte a cui sono arrivati i complimenti delle delega zioni di Uruguay, Messico, Irlanda del Nord, Corea del Nord ecc.; la scio a voi, cari lettori, il pensiero su un PalaCasoria di nuovo chiuso e su uno stadio che ha visto il suo terre no di gioco in appena un mese tra sformare il colore dell’erba da verde a giallo paglierino e grazie all’im pegno del Settore Tecnico ritornato di nuovo teatro di un campionato di calcio che vede il Calcio Casoria molto protagonista; l’estate dello svuotamento di personale del Comando di Polizia Municipale; l’estate delle fibrillazioni all’interno del Consiglio Comunale: “manca unità di intenti e scambio di amorosi sensi” diceva uno sconfortato nuovo con sigliere comunale. L’estate di tante interrogazioni sia da parte dei consiglieri comunali di Obiettivo Comune confluiti nel PD che del consigliere comunale Pasquale Fuccio, Sindaco fino a dicembre del 2018, mandato a casa dalle dimissioni notarili di
14 consiglieri comunali di quel Consi glio Comunale che fu; Non si stupisca il lettore della fetida franchezza del titolo che ho scelto per questo editoriale; in realtà l’invito mi è arrivato da un vecchio amico di gioven tù, un meraviglioso numero 10 dei tempi giovanili, elegante come Gianni Rivera, mi scrive: “Caro e grande amico mio di circa 60 anni fa. Tu, in qualità di ottimo direttore molto letto a Casoria non puoi non scrivere un editoriale sulla condi zione gravissima in cui versa il nostro amato paese”.
Rispondo: non sto scrivendo da tatnto tempo, è vero. Ho scelto una linea gior nalistica che mette in evidenza i proble mi della nostra Città: Largo San Mauro, via San Mauro, via Cardinale Maglione, via Santa Croce, Stadio San Mauro, via Nicola Rocco ecc. Non contento, il mio gentile interlocutore incalza: “rifiuti di sversamenti illeciti in tutti gli angoli, inquinamento di tutti i tipi, traffico in decente ecc.ecc.ecc. Scusami, un caro abbraccio, a presto”.
Il titolo di questo editoriale sottintende una speranza che, ci auguriamo, non sia solo la mia.
Ora, quale sia il letame che ha sommer so negli ultimi 50 anni la Città di Caso ria, è sotto gli occhi di tutti: è dal 1989 che denuncio la miopia, l’arroganza, l’imprevidenza, la superficialità, l’at teggiamento camorristico o mafioso e la cialtroneria di chi regge le sorti di quella che una volta, era una Città in cui si ve niva a curare la tosse convulsa per l’a ria sopraffina e che, poi, divenne a detta dell’allora Presidente della Repubblica
Giovanni Gronchi, “la Sesto San Gio vanni del Sud”, con la differenza che la Città della Marelli attaccata a Milano come lo è Casoria con Napoli ha trasfor mato la Città delle aree dismesse in Cit tà dei Servizi mentre Casoria…. Sesto è riuscita ad entrare così come anche Rho, Rozzano, Gessate, Abbiategrasso nella cintura milanese mentre Casoria è rite nuta anche dagli stessi napoletani che ve l’abitano PAESE, suscitando anche gli studi di un noto “paesologo”. Nessun dirigente di azienda, neanche nessun padre di famiglia – per quanto ricco, per quanto impunito, per quanto protetto – avrebbe mai gestito le cose a lui care con la stessa scellerata stupidi tà. I Grandi Peccatori del Passato sono coloro che, spendendo diversi milioni di euro, hanno partorito quell’obbrobrio di Piazza Domenico Cirillo e Piazza Trie ste e Trento; chierichetti innocenti, inve ce, hanno ridotto le vie del centro antico nelle condizioni del presente. DOMAN
DO: i candidati alle ultime elezioni am ministrative che tanto hanno girato alla ricerca del voto e del consenso sono passati per via San Sebastiano, via Santa Croce ed i suoi vicoli, via Cardinale Lu igi Maglione, via San Mauro, via Marco Rocco e via Nicola Rocco?????
I Grandi Peccatori del Presente sono quelli che non si accorgono che uno sta bile in via Po che per anni ha ospitato il settore dei Servizi diretti alla Perso na e costato 2 miliardi di lire più IVA è da più di otto anni abbandonato: “è in alienazione” dicono dall’Amministra zione. Ed io continuo a ricordare loro che non una sola domanda di acquisto
è arrivata. Dopo i nostri continui repor tage e grazie ai PICS sembra che si si ano ricordati che in via Castagna ci sta uno stabile di proprietà del Comune mai utilizzato. Parlano di voler fare un asilo nido. Vedremo.
Eppure, la forza della passione, deve avere veramente qualcosa di magico, se si trovano ancora migliaia di cittadini di sposti a perdonare tutto, a credere a tut to; fino al masochismo, fino alla cecità. Questo di Casoria è un popolo sussidia to che ringrazia, anonimo ed annoiato; La nostra Città, Casoria, è sopravvissuta alle macerie della guerra, è sopravvis suta al terremoto del 23 novembre del 1980, è sopravvissuta a delusioni cocen tissime come il fallimento di molte am ministrazioni del dopo Tangentopoli; da quella progressista di Franco De Luca, caduto sulla approvazione del bilancio, a quella sciolta per camorra del Sindaco Giosuè De Rosa ed a quelle mandate a casa con dimissioni davanti a un nota io, dal centrodestra di Stefano Ferrara e poi quella di Vincenzo Carfora ed ultima quella di Pasquale Fuccio. Casoria è sopravvissuta agli scandali ed ai concorsi truccati.
Gli architetti di Casoria stanno studian do come organizzare un incontro tra le parti: amministrazione comunale, partiti e movimenti per affrontare il ventennale problema del Piano Urbanistico Comu nale per ridare euforia, bontà loro, a una estate di mille bugie e imbarazzante mi cragna. Tutti scodinzolano acriticamen te pensando che il gioco delle tre carte possa improvvisamente sanare ogni ma gagna.
ANTONIO BOTTA
INTERVISTA A P. ENZO FORTUNATO, NOTO DIVULGATORE DEL MESSAGGIO CRISTIANO E FRANCESCANO IN PROGRAMMI TELEVISIVI E RADIOFONICI DI SUCCESSO
“FARE L’IMPOSSIBILE PER LA PACE”
P. Enzo Fortunato, frate francescano, è scrittore e giornalista, già Direttore per 25 anni della sala stampa e Portavoce del Sacro Convento di Assisi. E’ stato anche Direttore della rivista “ S. France sco patrono d’Italia, passata da 29 mila a 100.000 copie vendute, e tradotta in inglese, arabo, cinese e braille. Attual mente ricopre a Roma un importante in carico, dove, come ha riferito, continua a “servire la Chiesa”, approfondendo gli studi sulle tre grandi encicliche di Papa Francesco che richiamano i grandi valori della pace, della fratellanza e della custo dia del Creato, incarnati e testimoniati dal Santo d’Assisi. Assiduo e infaticabi le divulgatore del messaggio cristiano e francescano, cura una pagina Facebook molto seguita, oltre 200.000 i followers, ed è noto per la sua partecipazione a di versi programmi su Rai Uno, Rai Tre e su Rai Radio Uno. Con Roberto Olla, conduce la rubrica “Tg1Dialogo” in onda ogni sabato mattina su Rai Uno alle 8,20, ottenendo elevati indici d’ascolto, che spesso superano il 30% di share. Diversi i libri pubblicati, tra cui “ E Se Tornasse Gesù?”, “Buongiorno, Brava Gente”, “La Tunica e La Tonaca” Cir ca un mese fa, a Pagani, nell’undicesima edizione del Premio giornalistico dedi cato a Mimmo Castellano, già vicepre sidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania e segretario generale aggiunto della Federazione Nazionale della Stam pa Italiana, ha ricevuto un importante riconoscimento nella sezione “informa zione religiosa”, nella quale si distingue per il suo lavoro costruttivo, etico, mira to a seminare nelle coscienze la gioia e la speranza evangeliche, promuovendo il senso della bellezza e le relazioni di cura con se stessi, con gli altri e con il Crea to. Ringrazio vivamente, anche a nome del Direttore Nando Troise, dello staff redazionale e della comunità cittadina di Casoria, P. Enzo per avere accolto la mia richiesta di essere intervistato, tra l’altro in un periodo, per lui, ricco di impegni. Iniziamo da S. Francesco, al quale su “La7” è stato dedicato una puntata del programma “Una giornata particolare” condotta, il 28 settembre scorso, dal giornalista e scrittore Aldo Cazzullo, a
“PAPA FRANCESCO HA CHIESTO A PUTIN E A ZELENSKIY DI NON PORTARE IL MONDO SUL PRECIPIZIO DI UNA GUERRA NUCLEARE. IL SANTO D’ASSISI É AMATO DA TUTTI PERCHÉ HA SAPUTO COGLIERE L’ESIGENZA PERENNE DEL CUORE UMANO, CIOÈ IL BISOGNO DI PACE, DI FRATERNITÀ E DI AMORE PER IL CREATO. I GIOVANI HANNO BISOGNO DI ESEMPLARITÀ, DI COERENZA, DI TESTIMONIANZA. S. LUDOVICO DA CASORIA È STATO UN AUTENTICO PROFETA NEL PRENDERSI CURA DEGLI ALTRI”.
cui ha partecipato anche lei. A suo av viso, come e perché la conversione di Francesco ha rivoluzionato non solo la storia della Chiesa e dei credenti, ma an che di molti non credenti, da loro ammi rato e amato ?
Francesco attrae per la sua forza tratta dal Vangelo. Attrae perché non è l’uomo che impone, ma l’uomo che orienta; il Santo d’Assisi attrae perché ha saputo cogliere l’esigenza perenne del cuore umano, cioè il bisogno di pace, di fra ternità, il bisogno di vivere nella Casa comune, amata e rispettata. Non a caso, Papa Francesco, nello scegliere il suo nome, ha motivato tale scelta spiegan do che il Patrono d’Italia è l’uomo della pace, della solidarietà, l’uomo che ama
e rispetta il Creato.
Quest’anno, la lampada votiva ad Assisi, nella solennità di S. Francesco celebra ta il 4 ottobre scorso, è stata accesa dal cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI (Confe renza Episcopale Italiana ) e dal Presi dente della Repubblica Sergio Matta rella. Quale ne è il significato? La lampada è stata accesa da due gran di rappresentanti, il primo della Chiesa, il secondo dello Stato. Era dai tempi di Oscar Luigi Scalfaro, nell’ottobre del 1996, che non accadeva un momento in cui Chiesa e Laicità si ritrovassero insie me in uno dei Santuari più importanti del mondo. La Comunità del Sacro Conven to ha voluto lanciare un messaggio mol to forte: abbiamo bisogno di riscoprire le comuni radici; abbiamo bisogno, in un momento così drammatico del nostro cammino, di stare uniti; abbiamo bisogno, in questo tempo difficile, di sa per dire grazie a chi si è impegnato con dedizione e profondo senso di umanità durante il periodo pandemico, molto doloroso per il nostro Paese. Infatti, era no presenti con tutte le organizzazioni di volontariato, il terzo settore, il mon do medico, infermieristico e il mondo dell’associazionismo. Diverse, dunque le realtà, ma accomunate da un “idem sentire”: nulla è grande davanti a Dio, ma tutto è ugualmente degno.
All’Angelus di domenica 2 ottobre, Papa Francesco ha rivolto a Putin l’appello a “fermare la spirale di violenza e di mor te anche per amore del suo popolo” e, nel contempo, ha chiesto a Zelenskiy di “essere aperto a serie proposte di pace per l’immane sofferenza della popola zione ucraina a seguito dell’aggressione subìta”. Quale il suo commento a tale accorata richiesta ?
Dall’inizio del conflitto, è la prima volta che il Papa, all’Angelus, in un intervento pubblico di grandissima risonanza, ha chiesto ai due Presidenti di dialogare, di ritrovarsi e di mettere al centro le ra gioni della pace. E’ la prima volta che chiama per nome e cognome i due prin cipali belligeranti, sottolineando chi è l’aggressore e chi è l’aggredito. All’uno e all’altro ha chiesto di non portare il
mondo sul precipizio della guerra nucleare. La voce di Papa Francesco si staglia forte, condannando l’errore e l’orrore della guerra. L’unica strada è quella di guardarsi negli occhi, è quella di fare l’impossibile per la pace, l’al ternativa è la devastazione del pianeta, è portare il mondo alla catastrofe. Noi stiamo attraversando, mai come nella storia recente e passata, delle crisi che stanno mettendo l’uomo in ginocchio: la crisi economica, climatica, la crisi pandemica e bellica. Mai il mondo ha visto accadere momenti così dramma tici insieme. Per questo, il Santo Padre richiama con tenacia, con sollecitudine paterna, l’urgenza di stabilire relazioni di cura, fondate sull’amore e l’acco glienza, sulla giustizia e la solidarietà, sul perdono e sul rispetto, quale arte di chi sa dare a ciascuno la sua identità e la sua dignità.
Si parla spesso dei giovani, si dice , ma non con loro. Soprattutto si generalizza troppo nel giudicarli, secondo alcuni con eccessiva severità, secondo altri con in dulgente bonomia.
Lei, anche in rapporto ai contatti che ha con loro mediante i social media, che idea se n’è fatto?
Io credo che oggi i giovani abbiano biso gno di esemplarità, di coerenza, di testi monianza. A tal riguardo, è molto bella la preghiera di un anonimo: “Se tu gridi,
loro demoliscono; se tu rallenti, loro si fermano; se tu, invece, vai avanti loro ti raggiungeranno”. Ad indicare che cosa?
Che i giovani hanno bisogno di testimoni, di persone che fanno partire non le lancette dell’orologio, ma le lancette del cuore nella vita, la passione per la vita. Oggi i giovani, e non solo, si la sciano attrarre da persone coerenti, te stimoni di santità, come S. Francesco. Paolo VI diceva che il mondo ascolta più volentieri testimoni che i maestri di dottrina, e se ascolta i maestri, è perché sono dei testimoni. Soprattutto le nuove generazioni hanno bisogno, soprattutto in questo periodo di smarrimento e di inquietudine, di sincerità, di verità, di autenticità
Siamo quasi arrivati ad un punto di “non ritorno”nella devastazione del nostro pianeta e ne stiamo già subendo i nefasti effetti. Più che custodi del Creato, ne sia mo diventati saccheggiatori, dimentican do il messaggio di “ecologia integrale” di S. Francesco. Qual è il suo pensiero al riguardo?
Il Papa, con la lettera enciclica “Lau dato Si’”, ha fatto prendere consapevo lezza all’uomo contemporaneo dell’im portanza di un cambio di rotta, di una conversione totale sull’ambiente. A tal proposito, Sua Santità ci ricorda che S. Francesco è un modello bello e motivan te. Ci ricorda che la Terra ci appartie
ne, soprattutto ci ricorda il forte legame di responsabilità che abbiamo verso la Terra, messo in rilievo da S. Fran cesco nei suoi scritti. Essa è “sorella e madre”, riportandoci all’origine del la Genesi, dove emerge che il rapporto dell’uomo con il Creato non è di domi nio, ma di cura, di custodia.
Le chiedo di concludere questa intervista con una breve riflessione su S. Ludovico da Casoria.
S. Ludovico da Casoria è un esempio mirabile di vita tutta dedita alla rela zione di cura. Egli ha esaltato l’amore per la natura - bellissimo l’elogio del sole in una lettera inviata dalla collina di Posillipo a P. Bonaventura il 19 no vembre 1884 - ed é stato un autentico profeta nel prendersi cura degli altri, in particolar modo dei piccoli, degli ulti mi, facendosi prossimo a molte miserie, con tanta “fantasia” nella promozione umana, come sottolineò l’allora ponte fice Giovanni Paolo II, nel giorno della beatificazione di Ludovico. E quando ci si prende cura dell’altro si compie il mi racolo della vita.
Altre domande erano state preparate per P. Enzo, ma non è stato possibile conti nuare l’intervista per indifferibili impe gni. Confidiamo nella sua francescana disponibilità nel concedere, per Casoria due, quando gli sarà possibile, una se conda intervista.
www.casoriadue.it
ALLUCINAZIONI
ISPIRATO DA NOTIZIE REALI FORNITE DAL DIRETTORE NANDO TROISE, HO SCOMODATO «‘A LIVELLA» DI TOTÒ PER RACCONTARE UN PICCOLO ANEDDOTO DI SPORT, CRONACA E POLITICA
Quest’anno, l’8 ottobre, di pallavolo è accumminciat’o campionat’… chi è appassionato ha ddà tenè ‘sta buona usanza: ogni tifoso s’ha ddà jì ‘a vedè ‘a partita. L’altro giorno m’è capitata n’avventura. Il fatto è questo, statemi a sentire. S’avvicinava l’ora di cena e io, tomo tomo, stavo tornando a casa, buttando un occhio a qualche struttura: ‘Sta vecchia fabbrica, abbandunat’, quanta veleni starrann’ là atterrat’? ‘O pont’e tre lluce, oì, manco chiù ‘a terra… chiusa, senza manco ‘nu ciore… E chell’ è, invece, ‘a villa comunale, spazio assai trascurato ma vabbè… ve n’aggio già parlato. Svoltando a destra, oilloc’: ‘o palazzetto. Gestioni private e le scurreva ‘o tetto… …‘e sicchie d’acqua a centrocampo… che quadretto!
Mentre fantasticavo ‘sti penzieri, a ‘nu tratto che vedo ‘a luntano? Luci accese dint’o PalaCasoria… Penzaje: ‘stu fatto a me mme pare strano... Stong’ scetato, dormo o è fantasia? Ate che fantasia; era ‘a partita! Migliaia ‘e gente allera e spalti viola: finalmente ccà ddint’ gioca ‘o Casoria… e tutte quante corrono a vedè. Fischi, striscioni e bannere ‘a vviento, mancava ‘stu mument ‘a troppu tiempo!
‘Na granda festa e tutto illuminato, ‘nu spazio d’a città recuperato, ‘o Sindaco Rafele cu’ a coccarda, l’assessor’ ca’ le sbatt’e mmane… Tutte felice, ‘o sport piglia vita… e finalmente accummencia ‘sta partita. Schiacciate, aizate, bagher e assai sudore, tre set a zero vincimm’, che squadrone! … ma nun è nient’ overo e so’ rimast’ mal’: ‘a pallavolo ‘e ccà gioc’a Giuglian’. ‘Stu suonno è stato sulo n’illusione: ‘a luce era appicciat’, sì! … ma tutt’o riesto è stat’ n’allucinazione!
Scrivo all’assessore, ‘o sindaco e ‘ata ggente: ma ‘e chistu fatto vuie sapite niente?
Chi dice ‘nun ossaccio’, chi dice ‘è semp’ chest’… cca’ ogni tanto s’allummano ‘e feneste’. Diceno ca’ ind’a jurnata c’è stato ‘nu concert’ ‘e preghiere, ma nun è sulo mò, ‘a stessa cosa aiere… picciò mo’ tengo ‘n cap’ troppi penziere: ‘e chisti tiempe ‘e bullette nun ‘e pavate, ca rimanit’e lluce semp’ appicciate? E quale evento è chiù importante fare ‘e ‘na partita ‘e campionato nazionale? Allora mo’ parlarne oltre nun è ‘o cas’: ma facitece turnà ‘a pallavolo ‘a cas’!
Note a margine: la partita del Volley Casoria si è disputata regolarmente, con il sostegno di un centinaio di tifosi, al Palazzetto di Giugliano in Campania, persa 3 set a 1 contro il Rione Terra Pozzuoli. La prossima partita ‘casalinga’ del campionato di serie B nazionale, avrà luogo sabato 22 ottobre a Giugliano contro il Green Volley Galatone di Lecce. Non mancate, anche se lontani da Casoria… facciamo sentire tutto il nostro sostegno alla Big- Family Viola!
IO RACCONTO STORIE magazine AVANTI CASORIA!
Ce n’è voluto di tempo e soprattutto di tenacia e di passione per non arrender si al degrado, per non consegnarsi alle foto ricordo e al rimpianto di quel che fu, per non accomodarsi in una posizione dolente e indolente restando a guardare gli altri correre veloci, andare a rete e sventolare le bandiere fieri di essere rap presentati da una manciata di ragazzi dai polmoni buoni e dai muscoli guizzanti che sanno coinvolgere ed emozionare. Ce n’è voluto di tempo per tornare a cre derci, a investire, a ricostruire una socie tà e una squadra orgogliosa di indossare la maglia viola e desiderosa di restituire a quel popolo viola troppe volte deluso e disperso la voglia di tornare sulle gra dinate e innalzare il vessillo del cuore, sapendo di aver dato fiducia alle gambe giuste, ai polmoni giusti, a una squadra affiatata e ambiziosa, capace di riportare il Casoria alle stagioni d’oro che ben ri corda e tanto rimpiange. E ce n’è voluto tempo e denaro e la strenua determina zione di chi non ha smesso di tallonare gli amministratori affinché, pur tra mille pastoie burocratiche e buchi di bilancio, intervenisse finalmente per restituire alla città uno degli stadi minori più belli ma sgarrupati del Meridione. Ce n’è voluto, sì. Ma tanta fatica e tanto impegno sono stati premiati. Il San Mauro ha riaperto e la squadra di casa, grazie ad una efficace idea di gestione della società che se n’è fatta carico è tornata a far parlare di sé, mietendo risultati che la pongono tra le compagini più promettenti del campio nato d’eccellenza. Una squadra di giova ni promesse, che mister Gaetano Perrella sta trasformando in giocatori talentuosi e affiatati, determinati a scendere in cam po ad ogni appello per dare il meglio di sé.
Mister, Perrella come sta il Casoria Calcio della stagione 2022/2023 e quali risultati possiamo sperare di raggiun gere?
Devo dire che i ragazzi hanno iniziato la stagione nel migliore dei modi. Non ave vo dubbi a riguardo. Sono ragazzi che lavorano quasi tutti con me da qualche anno e devo dire che stanno facendo ot time cose. Il percorso è ancora lungo ma fino a questo momento possiamo ritener ci soddisfatti.
Ci sono stati nuovi acquisti o nuove
L’UNDICI DI MISTER
PERRELLA TORNA A FAR SOGNARE IL POPOLO
VIOLA CHE FESTEGGIA IL
RITORNO DEL GRANDE
CALCIO CASORIANO NELLA
SPLENDIDA CORNICE DEL
SAN MAURO FINALMENTE
RESTITUITO ALLA
CITTÀ E ALL’ENTUSIASMO
DEI TIFOSI
nostra parte. Ringraziamo le istituzioni, gli addetti ai lavori, il custode, l’addetto alla sistemazione del campo, tutte le per sone che lavorano per cercare di portare in alto il nome del Casoria Calcio e che io voglio ringraziare anche a nome dei ragazzi e della società.
Il problema tappeto erboso è stato risolto?
Al San Mauro c’è ancora il tappeto di erba naturale, per cui la squadra con tinua ad allenarsi a Volla allo stadio Borsellino, mentre le partite casalinghe e qualche rifinitura le facciamo al San Mauro. Devo dire che l’addetto alla sistemazione del campo sta facendo grandissimi sacrifici insieme a tutte le persone che collaborano per cercare di mettere i nostri calciatori in condizione di poter calpestare il nostro campo. Come hanno risposto i tifosi nel rive dere finalmente la squadra sul campo di casa?
strategie? Qualche “rivoluzione” ri spetto allo scorso anno?
Il gruppo mi segue da un po’ di tempo. Noi adottiamo lo schema di gioco 1-43-3 che cerchiamo sempre di migliorare nei meccanismi e nei tempi di gioco. Il gruppo è molto giovane e stiamo ancora al 70% delle loro possibilità; quindi, ci sono ancora ampi margini di crescita. Siamo sulla buona strada e dobbiamo portare quanto più in alto possibile il Casoria Calcio.
Il fattore campo è molto importante. Il San Mauro è stato finalmente restituito alla città e alla squadra: quanto è stato ed è importante?
Tutti si sono dati un grandissimo daf fare e stanno lavorando per cercare di risolvere i problemi a riguardo. Arrivare al San Mauro e vedere tanti tifosi sulle gradinate è da brividi. Le sensazioni che proviamo al San Mauro sono mol to forti. La piazza è molto importante e molto passionale e dobbiamo fare tutti la
Casoria merita il professionismo per la piazza che è, per la passione che han no i tifosi, per la città. Un palcoscenico diverso. Nelle prime gare casalinghe i tifosi sono stati eccezionali: arrivare al campo e vedere tanti sostenitori è da bri vido per chi fa questo mestiere: si rivive un po’ il calcio di una volta, quando c’era tantissima passione attorno alla squadra e i ragazzi lo avvertono. I tifosi sono il dodicesimo uomo in campo: ci sostengo no tantissimo, ci appoggiano e devo dire grazie a loro perché nei momenti difficili sanno sempre come aiutarci.
Oltre Tufano, sono arrivati altri spon sor a sostenere economicamente il Ca soria?
La categoria di Eccellenza non è altissi ma, però comunque Casoria è una piaz za che merita di più e per quanto riguar da gli sponsor, la società sta facendo di tutto per coinvolgere la città, per coin volgere persone che ci vogliano sostene re, come la famiglia Cafarelli che, con il gruppo Tufano ha scelto di sponsorizzar ci. Per aprire altre porte sono importanti i risultati e noi stiamo facendo di tutto perché questo avvenga. Che capienza ha il San Mauro dopo i lavori di ristrutturazione?
Credo sette-ottomila persone, ma non ne sono certo.
Per ambire ad una categoria successi
va, la struttura aveva un problema di tornelli. Durante la ristrutturazione è stato risolto anche questo handicap?
Il San Mauro è da categoria superiore e merita il professionismo. Penso che tutti i problemi saranno risolti.
Il Casoria è una squadra giovane, ma di certo c’è già un nome forte attorno al quale si costruisce la strategia; qual è se c’è? Chi si è messo più in luce fino a questo momento?
Il gruppo.
Bella risposta. Ci sono in vista movimenti di mercato nella stagione inver nale o visto che il gruppo è “l’uomo forte” resterà immutato?
Il mercato riaprirà a dicembre. In questo momento io sono molto soddisfatto del gruppo: ognuno, dal più giovane al più esperto sta dando il massimo. C’è gran de disponibilità, grande applicazione, grande umiltà. Tutti sono al servizio del gruppo e lavorano per cercare di poten ziarlo, con atteggiamenti, con compor tamenti, anche con linguaggio adeguati. C’è un aiuto costante tra i ragazzi. Io credo che il gruppo abbia ancora molti margini di crescita e questo fa ben spe rare per il futuro. Se solo pensiamo che io ho ventotto calciatori, dei quali venti due sono nati tra il 2000 e il 2005 e altri sei sono nati tre il 1997-1998, sono un pochino più esperti, ma ancora giovani. Abbiamo davanti un futuro roseo secon do me. La squadra verrà ancora poten ziata con qualche aggiunta ma solo a completamento dell’organico.
Quale settore va potenziato? Attacco, difesa, centrocampo?
Qualcosina nella squadra, ma niente di che.
Mi piace che lei continui a fare muro attorno alla squadra e non si sbilan cia.
Per me il gruppo è fondamentale e ri marrà questo. Poi a volte può capitare che qualche calciatore possa prendere strade diverse, abbia esigenze diverse, altri stimoli, ma la mia idea è tenere tut
to il gruppo fino alla fine e potenziarlo ulteriormente nel periodo di mercato d’inverno.
L’obiettivo Play Off è alla portata? Come dicevo, questa è una squadra mol to giovane: è nata pochi mesi fa, così come la società e come l’entusiasmo che si è creato intorno a tutti noi. Pensare ai Play Off è giusto, è corretto. Bisogna pensare in grande, ma allo stesso tempo noi dobbiamo tenere i piedi ben saldi a terra: siamo in una fase di costruzione, in cui dobbiamo gettare le basi per il futuro. Il nostro obiettivo principale è proprio questo: costruire un campionato tranquillo e piano piano vediamo dove possiamo arrivare, fermo restando che bisogna sempre sognare. Sempre. Sognare sempre. E intanto siamo con tenti se? Ci posizioniamo a metà clas sifica? Ci salviamo? Qual è l’obiettivo raggiungibile con i piedi per terra? Lei sarà contento se?
Contento se… Come dicevo, bisogna sempre tenere i piedi per terra, perché le cose nel calcio cambiano all’improv viso, si può passare dalle stelle alle stal le in un paio di settimane e viceversa e quindi l’obiettivo è fare un buon cam pionato e soprattutto costruire il futu ro. Non possiamo promettere in questo momento cose che poi vanno ben oltre il nostro momento. La realtà dei fatti è questa.
Quindi lei sarà contento se il Casoria mantiene la posizione. Mantiene la posizione intanto costruisce il futuro un po’ alla volta. Come budget, il Casoria è tra le ultime e questo è un altro motivo per cui bisogna stare con i piedi per terra. Davanti a noi ci sono Pompei, Ischia, Ercolanese, Napoli Uni ted, Albanova, Savoia e non solo. Sono tutte davanti a noi a livello di budget e quindi… ma noi entriamo in campo per vincere.Ce la giochiamo contro chiun que, sempre. Abbiamo dei valori molto importanti che sono il saper soffrire e sacrificarci, il lavoro, il tempo che ab
biamo a disposizione e che utilizziamo tutto e al meglio. Tra tre giorni, inoltre, abbiamo la coppa e dobbiamo passare il turno.
Dobbiamo arrivare il più lontano pos sibile. Scenderemo in campo sempre per giocarcela, senza mai snaturarci. La nostra idea di calcio è sempre la stessa: fare buon gioco, essere intensi, giocare possibilmente nella metà campo avversaria per buona parte della gara e non dobbiamo essere diversi, al di là dell’avversario che incontreremo in ogni giornata, che sia il Pompei, l’Erco lanese o chiunque altro. La nostra idea di calcio è sempre la stessa: intensità, gioco e organizzazione. Questo è un problema della società o dell’assenza di altri sponsor oltre Tu fano?
Diciamo che siamo in una fase in cui stiamo crescendo ed è chiaro che vince re aiuta. Crea entusiasmo, crea fiducia e quindi poi si aprono porte che fino a qualche giorno prima erano chiuse. Dobbiamo essere noi bravi ad aprire, con le prestazioni e con le vittorie. Questa squadra ci riporterà a sognare come le grandi indimenticabili com pagini viola degli anni ’70-’80?
Sì. L’idea è di riempire il San Mauro, di convincere quante più persone a lavo rare con noi, a creare un grande futuro viola. Ma tutto questo deve passare per una costruzione nella quale ognuno di noi aggiunge il proprio mattone. È bel lissimo vedere lo stadio pieno di bandie re viola, di maglie viola. È da brivido. La piazza è importante, non merita di essere in questa categoria, ma al mo mento siamo qui, bisogna calarsi nella parte e impegnarsi molto per arrivare più in alto possibile.
Anche un centimetro alla volta, ma bi sogna andare sempre avanti. Mai stare fermi, mai andare all’indietro. E questo si può fare solo con il lavoro e il tempo a disposizione. Tutto il resto sono parole, che non contano.
Ospite d’eccezione de LA COPERTINA del Dir. Nando Troise sulla rete web Na noTV, è Raffaele Ciccarelli, giornalista, scrittore, storico dello sport e segretario regionale dell’Associazione Italiana Alle natori di calcio. Dopo aver parlato di uno dei suoi ultimi libri, “Appunti di storia del calcio” nato a seguito di un ciclo di lezioni tenute sulla storia del calcio all’Univer sità Partenope, il Direttore entra subito nel vivo della discussione, ricordando un amico, importante uomo di sport e di cal cio della nostra città: Gianpiero Ventrone, scomparso soltanto qualche giorno fa, in maniera fulminea, stroncato da una leuce mia mieloide dopo essere stato ricoverato al Fatebenefratelli, devastando con gran de dolore le società per cui ha lavorato. È stato sicuramente uno dei più importanti uomini di calcio di tutti i tempi della no stra Napoli, secondo il Direttore che crede anche ci sia stato poco clamore attorno a questa triste perdita: ha vinto un mondiale nel 2006, insieme a Marcello Lippi e a Fa bio Cannavaro, il quale, nella sua avven tura in Cina, lo ha voluto e portato con sé. Questo il personale ricordo di Ciccarelli: “Stiamo parlando di un grande profes sionista, che ha raggiunto nel suo lavoro vette importanti. Se il ricordo può essere risultato un po’ sbiadito nella nostra at tualità, un motivo può essere che, come tanti che lavorano intorno alle squadre di calcio, faceva un lavoro apparentemente secondario, anche se tutti sappiamo che non lo è.In realtà, quello di dare benzina ai muscoli dei calciatori è uno dei lavori più importanti per chi sta all’interno di una squadra. Dal di fuori, hanno sempre più risalto altre figure. Ventrone si è affer mato nella Juve, poi è andato in giro per il mondo, si era accasato al Tottenham con
Conte”.
Due parole sull’associazione degli allenatori di calcio:“Ho iniziato con la buonanima di Ciro Scognamiglio, una trentina di anni fa. Quando sono entrato io, l’associazione aveva ancora una di mensione quasi umana, c’era un rapporto uomo a uomo. Ora è grande, perché è cre sciuta ed è diventata così importante, che ormai è come dirigere un’azienda. Sono tanti corsi di formazione che facciamo per i nostri allenatori, cercando di dare sem pre una mano. In Campania abbiamo un migliaio di iscritti. Io sono delegato as sembleare a livello nazionale, ho quindi la responsabilità di essere delegato per la votazione e l’elezione del presidente na zionale che ora è diventato Gravina”. Ma con uno storico del calcio non si può non parlare del Napoli e il Direttore sotto pone alla valutazione e ad un commento di Ciccarelli una copertina di un numero del 20 marzo scorso del nostro settimanale tutto dedicato al sogno scudetto del Napo li. Una copertina che propone – contem poraneamente – due quesiti: perché non si è realizzato il sogno nella scorsa stagio
ne e quest’anno che possibilità hanno gli azzurri di Spalletti. Raffaele Ciccarelli ha una sua teoria che ha illustrato così: “Per la passata stagione, bisognerebbe capire le dinamiche interne. Per me la difficoltà era legata al fatto che Spalletti non ha sa puto risolvere in quel momento una pro blematica interna alla squadra, che si era presentata anche l’anno precedente con Gattuso, quindi era endemica del gruppo. Non è riuscito a risolvere un problema che non ha portato lui ma che ha trovato. Ov viamente, è stata tanta la rabbia: il Milan era partito per arrivare quarto, ed è arri vato primo. Il Napoli che era la squadra candidata per la vittoria del campionato, e che stava pure esprimendo il calcio mi gliore, ha poi sbagliato tutti i match-ball. A Milano sono stati bravi a restare in cor sa e a crederci fino alla fine, e poi con quel po’ di fortuna che nel calcio, come nella vita, è sempre una componente fondamen tale. Resta l’amaro per quel record infe lice di aver perso cinque partite in casa perdendo con squadre come Empoli, Spe zia, etc. Io ho una mia teoria su questo: se tu giochi con la grande squadra, quella
che sta competendo con te, se io vinco da te, tu vinci da me, o viceversa, stiamo zero a zero; la differenza la fanno quei punti che tu perdi con le squadre con cui si pre sume dovresti fare punti e invece non li fai. Così come quest’anno: dove andiamo a riprendere i punti persi con il Lecce, il cui pareggio non era preventivato? Non vorrei che con il tempo, questi punti di ventassero determinanti”. Il campionato si fermerà il 14 novembre per riprendere il 4 gennaio. Una lunga so sta che non sappiamo se potrà contribui re al raggiungimento del sogno o meno: “In un’altra trasmissione, a bruciapelo, mi è stato chiesto dove potesse arrivare il Napoli ed io, altrettanto a bruciapelo, ho risposto “LONTANO”, con tutte le inco gnite del caso. In questo momento, prono stici non se ne possono fare, anche perché non si tratta di una sosta invernale, non ci si ferma, anzi, questi andranno a giocare, e bisogna vedere come ritorneranno. Il Napoli ha solo 5 giocatori, forse il sesto sarà Mario Rui che andranno in Qatar, la maggior parte resta a Castelvolturno con Spalletti. Però c’è da dire che questi sei calciatori rappresentano la spina dorsale del Napoli”.
Decisioni arbitrali e VAR hanno spesso influenzato dinamiche ed esiti di una par tita. Che idea ha del VAR a’associazione
degli allenatori? “Come associazione, abbiamo sempre cercato di andare in campo e di aiutare gli arbitri, soprattutto nelle categorie dilettantistiche dove nella maggior parte dei casi sono completa mente soli, non hanno assistenti e diventa difficile arbitrare. Il VAR è comunque un componente che deve funzionare, come devono funzionare gli arbitri, gli allena tori; siamo tutti d’accordo che può dare una mano, però il protocollo deve essere perfezionato, aumentando, ad esempio, il numero delle telecamere disponibili. Però noi dobbiamo metterci in testa una cosa: il VAR sono una serie di uomini che si avvalgono dell’attrezzo elettronico per poter fare una serie di valutazioni. Sono sicuramente avvantaggiati rispetto all’ar bitro in mezzo al campo che ha una sola prospettiva, ma stiamo comunque par lando di una decisione umana, che in un modo o nell’altro, potrà essere soggetta all’errore. La possibilità di errore umano ci sarà sempre, perché è l’uomo che sta giudicando. Ma che poi il vero problema è che deve esserci l’equanimità e l’ugua glianza di giudizio nelle varie partite, il criterio deve essere lo stesso, ciò che ac cade in una partita deve accadere anche in un’altra”.
È d’uopo un rapido excursus sul suo pas sato come allenatore, e non solo, del calcio
minore, che lo ha visto operare soprattutto nel Casertano dove ha allenato tanto, sia il settore giovanile che con la stessa Caser tana; anche nel settore giovanile dell’Al banova, quando stava in C2, quando ar rivarono ai play off che purtroppo andò male. Con la Casertana fece l’osservatore ai tempi in cui vinsero il campionato di ec cellenza e andarono in D; dopodiché ha al lenato gli allievi della Casertana riuscendo ad arrivare ai play off regionali, uscendo ai quarti di finale. Con il tempo altri in teressi, come il giornalismo e la scrittura, hanno preso il sopravvento, dirigendolo in altre attività.
La puntata si chiude con un inevitabile ri cordo di Maradona: “A me piace ricorda re quel gol con la mano perché racchiude tutta la poetica di Maradona: resta l’irre golarità, la furbizia, è stata una frode ma il calcio è anche romanticismo, è quella poetica che ti fa chiudere un occhio. Per conoscere a fondo la vita di un vero genio come lui, bisognerebbe capire: chi lo ha incastrato ai mondiali, chi gli ha rovinato gli ultimi anni a Napoli, chi gli ha rovina to gli ultimi anni di vita: tre incastri in cui è caduto questo campione. Il più grande di tutti i tempi che ha trascinato, e anco ra trascina due popoli, quello argentino e quello napoletano”.
VIAGGIO NELLE VISCERE DELL’ANIMO UMANO E DELLA LINGUA ANTICA: LA CUPA DI MIMMO BORRELLI È UN CAPOLAVORO!
La lingua italiana odierna, sia essa parlata o scritta, si è drammaticamente impove rita nel lessico. In pratica si usano sempre meno parole e di alcune si fa un vero e proprio abuso. Avete notato che ormai accanto ad ogni aggettivo campeggia tronfio il termine “Super” (questa offerta è super conveniente, questo tessuto è super resi stente, questo rossetto è super bello…e potremmo continua re all’infinito)? Altra espres sione che si sente spesso è “a sentimento”, molto usata dai content creators che si occu pano di cibo. Ma il termine che, probabilmente, si usa di più a sproposito è “capolavo ro”. Questo sostantivo pesan te ed impegnativo che riman da a qualcosa di maestoso e magnifico viene spesso acco stato a cose o ad opere che di maestoso e magnifico hanno ben poco. Non è questo il caso de “La Cupa. Fabbula di un omo che divinne un albe ro”, scritto, diretto ed inter pretato da Mimmo Borrelli, artista bacolese letteralmente innamorato della sua terra e del suo dialetto. Insieme a lui un cast, composto da artisti a tutto tondo, che cantano, ballano e recitano in maniera davvero eccellente. A far da cornice una scenografia ma
stodontica e di forte impatto ed una colonna sonora poten te, scritta e suonata dal vivo da Antonio della Ragione. Ma facciamo un passo indie tro e cerchiamo di spiegare cosa sia “La Cupa”. Sembra un’operazione banale ma, di fatto, non lo è perché per po ter dire cosa sia quest’opera bisogna fare riferimento al teatro antico. La Cupa è, in effetti, un’epopea dei dispe rati, un poema allegorico in lingua bacolese, un dramma collettivo di un mondo sen za tempo ma che ci sembra tanto simile a quello in cui stiamo vivendo. Forse la de finizione più pertinente di cosa sia quest’opera è “teatro totale” che è ciò di cui Bor relli si nutre, è il suo modo di
fare e di sentire il teatro. Tra l’altro quest’opera sontuosa rientra in un progetto davve ro ambizioso: è il primo ele mento di una trilogia che si chiama “Trinità della Terra”, che segue la trilogia “Trinità dell’Acqua” che contiene: “’Nzularchia”, “’A Sciave ca” e “La Madre: ‘i figlie so’ piezze ‘i sfaccimma”. Quanto al contenuto dell’opera il nu cleo centrale sono i drammi personali e i conflitti tra fami glie di una piccola comunità di reietti che vive in una cava piena di rifiuti tossici e resti umani di bambini abusati e poi uccisi per prenderne gli organi da vendere al mercato nero. Ogni personaggio ha la sua storia tragica e non è pre visto lieto fine per nessuno
o forse il lieto fine sta nella morte che conduce, sì, alla dannazione eterna ma che risulta essere un sollievo per dei corpi stanchi ed incancre niti. C’è il pedofilo trafficante di organi, c’è la sua sposa, più simile ad una cagna rabbiosa che ad un essere umano, c’è il loro figlio che tenta in tutti i modi di cambiare la sua natu ra omosessuale. Sullo sfondo altri miserabili come il ludo patico, l’uxoricida e soprat tutto due animali umanizzati: un maiale, unico amico di In nocente Crescenzo, che dalla Cupa era uscito ma che è vo lutamente ritornato per ricon giungersi a suo padre, ed una papera, adorabile e protettiva consigliera di una giovane donna resa cieca dalla propria madre. Su tutto domina una enorme sfera che simboleggia si la montagna che pare sem pre esser sul punto di crollare ma anche la madre terra che è creatrice ma anche distrut trice, che da la vita ma che è anche in grado di toglierla nei modi più atroci.
E’ decisamente uno spettaco lo da vedere almeno una volta nella vita. E se siete di Napoli e provincia avete ancora la possibilità di farlo visto che “La Cupa” sarà in scena al Teatro Bellini di Napoli fino al 23 ottobre.
INCENDI A PALERMO E NON SOLTANTO. PURTROPPO TUTTA LA SICILIA È IN FIAMME
Troppi incendi dolosi a Palermo e nel resto della “Nostra Sicilia”. Che fare? Ascoltiamo Guglielmo Monello
Bentrovati amici lettori, oggi do il no stro benvenuto a Guglielmo Monello di Palazzolo Acreide (Siracusa), classe 1971: dirigente della Federazione Na zionale Agroalimentare di Roma e di vari dipartimenti siciliani, come l’A zienda Foreste Demaniali di Siracusa e sindacalista della UGL (Unione Genera le Del Lavoro)
Grazie mille di aver accettato questo invito, signor Monello. Grazie a lei, per avermi voluto come ospite.
Purtroppo l’argomento che intendo esporre oggi è quello degli incendi che hanno ricominciato a mangiarsi letteralmente il territorio boschivo della nostra isola. Quindi non porrò molte domande, ma lascerò che sia lei a parlare. Dica pure.
Il problema è che la Sicilia è a rischio desertificazione. La verità è che i pi romani sono di una furbizia maligna appiccano gli incendi nei momenti più favorevoli, in modo da rendere le fiam me indomabili. Purtroppo non c’è la prevenzione fondamentale per arginare questo fenomeno dilagante e a rischio è proprio il territorio boschivo che corre il serio pericolo di scomparire.
Una vera tragedia, nel senso più cru do
Questo è un dato di fatto, purtroppo e che preoccupa tanto. Perché divampa non solo in Sicilia, ma nel resto d’Ita lia. Spesso i turisti, che sono una risorsa importantissima per l’economia, sono costretti a evacuare. Ricordo, ad esem pio, quello che è successo a Pantelleria (TP). Io dico che la nostra regione è una delle più colpite in Italia, a causa del cambiamento climatico. Infatti, secondo un’approfondita indagine condotta tra il 2010 e il 2022, abbiamo il 78% di in cendi dolosi, una catastrofe ambientale per il territorio bruciato.
MIZZICA!!!
Si e la scomparsa degli alberi causa an che frane, che contribuiscono al proces so di desertificazione, già detto in prece denza. Tutto dovuto all’opera di questa gentaglia.
Ecco, si: gentaglia della peggiore spe cie. Una volta arrestati, dovrebbero
sbatterli in cella e buttar via la chiave. Ma ci dica, quelli che sono stati acciuf fati: Che …. “Che razza di individui” sono? Quale mente contorta li spinge ad agire così? Mettendo a rischio, non dico i beni, ma addirittura la vita delle persone coinvolte. Poiché in questi incendi, chi ne fa le spese sono proprio le creature viventi. Cioè sia gli anima li che caratterizzano la nostra fauna, che quelli domestici oppure le vittime umane che periscono nel disperato e vano tentativo di salvare se stessi e i propri cari.
Ecco, penso che dietro di loro ci sia la mano della nota industria degli incendi. Quindi possiamo dire che sono piro mani professionisti di questa famigerata industria del fuoco e degli incendi?
Si, possiamo dirlo. Ma la cosa più grave e che, finora, questa drammatica situa zione è stata gestita un po’ alla “Carlo na”: basando la lotta anti incendi, solo ad interventi di contrasto e al momento dell’emergenza. Infatti non sono state destinate risorse sufficienti a garantire un intervento tempestivo e adeguato. Ma l’utilizzo dei droni aiuta molto? Guardi, per me, l’utilizzo dei droni non serve proprio. Perché quello che più serve è il personale sul posto, soprat tutto nelle aeree demaniali e naturali di bellezza incomparabile. Purtroppo la dove la gente fa turismo selvaggio, ac cendendo fuochi di campeggio che mol to spesso, sfuggendo di mano, causano incendi. Distruggendo ettari ed ettari di vallate e riserve naturali. Io ho la for tuna di lavorare in una riserva “La Ca vagrande” a Siracusa, tra Avola e Noto. Purtroppo, attualmente è chiusa, perché nel 2014 è stava devastata da un incen dio. Ma ancora oggi le posso assicurare
che la gente (circa 1500 turisti al gior no) scavalca per andare la sotto, dove lo spettacolo che offre è davvero favoloso. Purtroppo nessuno lo impedisce, così come nelle altre riserve siciliane.
Si, di riserve sicule naturali ce ne sono moltissime, belle e incontaminate: Riserva di Capo Gallo a Palermo, Ri serva Naturale Isola delle Femmine, Riserva dello Zingaro a Trapani e il Parco Naturale dei Nebrodi a Messi na, solo per citarne qualcuna.
Si, sono solo alcune delle tantissime che abbiamo, Ma la prima cosa da fare, per poterle tutelare adeguatamente, è la prevenzione. Purtroppo abbiamo, oltre che personale insufficiente a disposi zione, mezzi obsoleti: veicoli che hanno 500mila chilometri, per esempio. Quindi inadeguati? Vergognoso.
Inoltre c’è bisogno anche di altro, come nuove torrette di avvistamento. Quindi bisogna formare il personale lavorativo, perché si hanno difficoltà – trovandosi in un territorio praticamente sconosciu to – a spostarsi rapidamente.
Certamente, lei parla da esperto. Vi sto che stando a stretto contatto con loro e sa bene quali sono le priorità e le problematicità in questo campo.
Si e posso dire in tutta coscienza che ci vuole: una maggior prevenzione, una maggiore tutela e una valida bonifica del territorio dove è avvenuto l’incen dio.
Bene, veramente esaustivo. Ma ora le pongo ben due domande spinose, vista la gravità della situazione. Cosa fa lo “Stato italiano” per tentare di arginare questo fenomeno dilagante?
Come possiamo, noi comuni cittadini, tentare di aiutarvi nella lotta a questi scellerati piromani?
Purtroppo abbiamo una cattiva politica regionale, bisogna mettere ai vertici uo mini capaci e responsabili che sappiano prendere le giuste decisioni e metterle in atto. Ma chi controlla il controllore? Nessuno. Poi mi riferisco anche all’a gricoltura e al territorio ambiente: c’è poco personale di polizia giudiziaria nel corpo forestale della regione siciliana. Infatti sono già 20-25 anni che non si fanno concorsi. Quindi tutti gli ispetto ri hanno già raggiunto un’età media di 50-60 anni. Cioè oramai quasi prossi mi alla pensione e posso anche dire che
recentemente sono stati assunti soltanto cento uomini.
Veramente ridicolo. Servono uomini giovani, magari affiancati da veterani più competenti che li guidino per i primi anni.
Certamente. Quindi, come mi ha chie sto, anche il privato cittadino può darci una mano. Infatti non bisogna sottova lutare la possibilità di coinvolgere la cittadinanza nella tutela del nostro terri torio: ricco di storia e tradizione. Come, ad esempio, chiamare nell’immediatezza il 1515 e prontamente avvertire l’auto rità giudiziaria di aver visto o sentito qualcosa di sospetto. Oppure avvertire di un incendio già divampato. Dobbia
mo saper salvaguardare i nostri boschi.
È stata una intervista veramente interessante, vorrei avere altro tempo a disposizione. Ma capisco che il suo tempo è prezioso ed è già stato molto gentile a concedermene.
Si, ma voglio aggiungere che la Sicilia brucia nel fuoco perché abbiamo un vertice impreparato a gestirne la situa zione: non sa organizzare personale che potenzialmente sarebbe utilissimo ad arginare questa tragedia. Sto parlando degli stagionali, 17mila ed 800 tra uo mini e donne, che hanno esperienza. Ma che vengono impiegate solo nei periodi caldi e a giornate. Quindi i territori che bisognerebbe salvaguardare rimangono
isolati e abbandonati a se stessi, per il resto dell’anno. Bisognerebbe lodare gli stagionali, non solo perché rischiano la vita per spegnere gli incendi. Per andare a portare a casa nulla, gli stipendi ar rivano sempre con un ritardo di due o tre mesi. Quindi devono fare rientrare nel bilancio familiare, anche i soldi anti cipati per la benzina utilizzata per arri vare sul posto e spegnere l’incendio. La politica li tiene davvero con la catena al collo.
Non ho davvero parole, spero solo di averla nuovamente come ospite, ma per un argomento ben più lieto. A pre sto.
A presto.
MONDELLO, DA BORGATA DI PESCATORI A RINOMATA LOCALITÀ TURISTICA
che valorizzano giardini e bellezze naturali. Tanto che il re Ferdinando di Borbone sostiene che è “un angolo di paradiso terrestre”. Lo stabilimento balneare di Mondello tra leggenda e realtà
Mondello, da borgata di pe scatori a rinomata località turistica Mondello, amena località tu ristica, tra Monte Pellegrino e Monte Gallo, conosciuta e apprezzata in tutto il mondo Il passo per trasformarsi da borgo marinaro a località tu ristica per élite fu breve e do vuta a un solo uomo, nobile siciliano.
Mondello
Storia di Mondello
Conosciuto già al tempo degli Arabi in Sicilia che lo chia mano il borgo di “Marsa ‘at
Tin” (Porto del Fango, per il terreno acquitrinoso). Nell’e stremo lembo settentrionale sorge un minuscolo villaggio di pescatori, di cui rimangono testimonianze storiche, infatti nella piazza centrale si posso no ancora ammirare il portic ciolo e le due torri antiche. Ma nel XVIII secolo la città di Palermo divenne un im portante snodo per i traffici economici lungo le rotte del Mediterraneo. Frequentato da persone facoltose numero si nobili che vi costruiscono ville di lusso, circa. 250, tra
cui ne spiccano 10 di note vole importanza. Tuttavia la spiaggia, così come la cono sciamo noi, ancora non esiste, è ancora una fangosa palude, bisogna aspettare ancora. Infatti è solo nel 1891 che inizia l’opera di bonifica, grazie all’intervento del prin cipe Francesco Lanza di Sca lea. Dopo inizia il processo di espansione e dagli inizi del XX secolo la frazione si trasforma in sede di nobili e ricchissimi borghesi. Così si costruiscono circoli esclusivi, oltre a ville lussureggianti,
Quando l’imprenditore mi lanese Luigi Scaglia resta ammaliato dalla bellezza del luogo, presenta un progetto, di cui si parla anche su “La Sicile Illustrèe“, nell’artico lo “Grandioso progetto per l’avvenire di Mondello”. Secondo lui, quello di Pa lermo è un “lido superiore alle più famose località eu ropee”, con un lungomare più bello della “Promenade des Anglais di Nizza”. Que sto attira investitori e attra verso un atto di vendita del 1910, la società belga “Les Tramways de Palerme” ottiene dal Demanio dello Stato italiano la cessione di circa 280 ettari di terreno. Per realizzare tutta una serie di servizi e strutture per la realizzazione di una stazione balneare di prim’ordine, nel rispetto di un compromesso con il Comune di Palermo del 1906.
Il progettò del famoso Stabilimento di Mondello è, secondo la tradizione, ope ra dell’architetto Rudolf Stualker che disegna un’am pia piattaforma (palafitta) su piloni immersi nell’acqua.
Si dice che il progetto è sta to originariamente pensato per la città di Ostenda. Ma, per la maggior bellezza del paesaggio palermitano, trova compimento nel capoluogo siciliano.
È certo che a eseguire i lavori è l’impresa di Giovanni Rutelli, figlio del noto sculto re Mario Rutelli. Sorge così un edificio resistente all’a zione corrosiva dell’acqua e della salsedine, il Char leston. La struttura è un miracolo edilizio: presenta suggestivi decori con volu te, fregi, sculture, vetrate e colori vivaci. Ma non solo è funzionale ed elegante, rap presenta addirittura una del
le opere architettoniche in stile Art Nouveau più belle d’Europa
Restauro per riportarlo alla primordiale bellezza
Durante la Seconda guerra mondiale, lo stabilimento è un quartier generale, pri ma dei fascisti e dell’eser cito tedesco, poi delle forze alleate. Gli Alleati traslocano la maggior parte del mobilio a Villa Igiea, utilizzata da loro come prestigiosa resi denza.
Nel 1995 si svolsero i restauri della struttura, sotto il lavoro dell’ingegnere Um berto Di Cristina con i fon di della Società Italo Belga, riuscendo a riportare tutto all’antico splendore, con i colori dal blu oceano al rosso ruggine
Come fare le proprie vacanze a Mondello Arrivare a Mondello da Pa lermo è facilissimo: in auto ci
vuole appena un quarto d’ora ed esistono i collegamenti in bus. Arrivando dall’aeropor to, vi è poi un’apposita usci ta dall’autostrada A29.
Gli amanti del mare possono trascorrere giornate in spiag gia. Infatti ci sono sia lidi attrezzati, a pagamento, che aree libere e i più temerari si possono anche cimentarsi nell’ormai rituale bagno di capodanno. Tanto con il cli ma temperato che abbiamo, non rischiano di buscarsi certo un malanno. Innume revoli le proposte in termi ni di ristoranti, chioschetti, gelaterie, bar e pasticcerie. Inoltre sulla spiaggia passa no venditori ambulanti, con bibite fresche e cibo delizio so. Anche la sera è una meta perfetta, soprattutto durante la bella stagione.
Non mancano certo ristoran tini di pesce, pizzerie, pani nerie e altri locali con ogni
tipo di proposta gastronomi ca. Terminati i pasti, si può fare una bella passeggiata. Perché durante tutto l’anno Mondello è un’ottima meta, in Sicilia c’è turismo tutto l’anno.
Appena fuori dal paese, inol tre, c’è l’accesso alla Riser va Naturale Orientata Capo Gallo, ideale per gli amanti del trekking e per chi ama il paesaggio marino più sel vaggio: vi sono tante calette con scogli e accessi per fare il bagno. Si organizzano an che competizioni a livello mondiale di Windsurf e di altri sport nautici.
Conclusioni
Dopo quanto vi ho detto, amici lettori, non vi rimane che fare le valigie e venire in Sicilia a rilassarvi, da noi l’ospitalità è sacra.
P. S. Le leggende noir di Mondello ve le rifilo la pros sima volta, amici lettori.
SEPARAZIONE DEI CONIUGI E VIOLAZIONE DELLA PRIVACY
Egregio avvocato mi chiamo Gianni e sono di Napoli. Mia moglie mi fa causa di separazione giudiziale. Tra le varie cose di cui mi accusa dice che mia suocera ha letto in un mio diario intimo questa frase: “E` meglio che Lia (mia figlia) sia deflorata da me piuttosto che da uno sconosciuto”. Ora, il diario esiste, era nascosto. Ma questa frase non c’e`! In realtà in quell’epoca io stavo scrivendo appunti leggendo Freud ed il complesso d’Edipo e la frase “incriminata” e` invece (copio testualmente): “…. tu, papà, preferiresti che tua figlia venisse deflorata da uno sconosciuto in un bagno di una discoteca o da te?” Che e` ben diversa da quella di cui mi accusa, come si può vedere. A parte che erano i miei diari e non capisco perchè ci sia andata a ficcare il naso. Ma non esiste una privacy? In più mia suocera con mia moglie sono andate in giro a consegnare questo ricorso a scuola per far vedere alle maestre che sono un cattivo padre, per dire loro di non consegnarmi la bimba. E` un comportamento lecito prima dell’udienza, prima ancora di dibattere? Ora per questi motivi vogliono anche l’affidamento totale dei bimbi e vogliono impormi degli incontri protetti, mi vogliono far vedere i miei figli solo per un’ora in una stanza in loro presenza…
Gentile Gianni, come sempre, bisogne rebbe poter conoscere la situazione e il caso nel suo complesso ed in tutti i suoi dettagli per poter esprimere un parere quanto più preciso possibile. In questa sede si possono fare, pertanto, solo os servazioni generali. La privacy, innan zitutto, meglio lasciarla perdere perchè in questa fase, in cui c’è da decidere della gestione dei minori, è un aspetto destinato a passare come secondario. Eventualmente in seguito potrai valu tare se coltivare pretese al riguardo. Per quanto riguarda la frase in questione, se ho capito bene tua moglie si è limitata a riportare nel ricorso per separazione giudiziale quello che un’altra persona, cioè tua suocera, avrebbe letto nel tuo diario, senza però allegare copia della pagina relativa o l’intero diario. A que sto punto, dovrai valutare se ti convie ne limitarti a negare la circostanza, che in fondo non è nemmeno in effetti vera, dal momento che la frase è diversa e ha un significato completamente differen te, oppure, per maggiore completezza, essere tu a produrre il tuo stesso diario, facendo vedere la frase in questione e
spiegandone le ragioni, che saranno naturalmente molto più verosimili se sarai in grado di dimostrare che in quel periodo frequentavi, ad esempio, un corso divulgativo di psicologia, oppu re che avevi appena acquistato un testo di quella materia. È, comunque, una questione di strategia processuale nel la quale in questa sede non posso certo entrare, ma che dovrai decidere con il tuo avvocato. Per quanto riguarda le fasi anteriori all’udienza presidenziale, purtroppo in assenza di un titolo che regola la crisi familiare tutto è affidato pressoché alla responsabilità dei sin goli protagonisti. Se tua moglie avesse fondati motivi di temere che da un tuo relazionarti con i figli potrebbe deriva re loro un grave pregiudizio, farebbe indubbiamente bene a comportarsi in questo modo – ma questo è solo un di scorso ipotetico. Se invece, sempre in ipotesi, questi motivi fossero del tutto privi di fondamento nella realtà e fos sero dovuti a mere proiezioni esagerate da parte di tua moglie stessa, allora il suo comportamento sarebbe illegitti mo. Tuttavia, è inutile mettersi a liti
gare pesantemente in questa fase, con il risultato di far venire i Carabinieri a casa un giorno sì e magari l’altro pure, cosa che in fondo è piuttosto nociva per i minori.
Se sei nel giusto, acconsenti pure agli incontri protetti, relazionati con gli as sistenti sociali che seguiranno questa fase e spiega loro le tue ragioni, puoi mostrare anche a loro il diario e la frase in questione e cercare insieme a loro di capire come mai tua moglie possa tene re questi atteggiamenti, sii collaborati vo, non è il momento di fare questioni di principio sulla privacy e sulla «pre sunzione di innocenza» ma quello di la vorare concretamente, facendo magari un piccolo passo al giorno, anche se immagino che venire sospettati di cose del genere possa essere davvero molto disturbante.
Avv. Mario Setola – Civilista
Esperto in Diritto di Famiglia
Cardito (Na)
Corso Cesare Battisti n. 145 Cell. 3382011387
Email: avvocato.mariosetola@libero.it
IL CASORIA CONTEMPORARY ART MUSEUM (CAM) SARÀ OGGETTO DI UNA IMPORTANTE RISTRUTTURAZIONE DA PARTE DEL COMUNE
Con questi articoli intendia mo informare i cittadini su quelli che sono gli interven ti dei PICS (finanziamenti regionali) che cambieranno il volto della nostra città, si tratta di 12 milioni di euro di lavori in partenza in città Con grande attenzione come IV Commissione Consiliare stiamo seguendo gli inter venti nel settore sociale e cultura.
In queste pagine riportiamo una sintesi delle relazioni al progetto di ristrutturazione del CAM, un museo cono sciuto più fuori città, e che merita tutta la nostra atten zione.
Il Casoria Contemporary Art museum (CAM) è una realtà culturale interessante, molto attiva sui temi dell’ar te contemporanea, a livello nazionale e internazionale. Nell’ambito delle azioni del PICS si prevede un interven to volto alla riqualificazione degli spazi espositivi al fine di potenziarne la visibilità e l’attrattività a scala cittadina e metropolitana. La propo sta per il CAM prevede, in particolare, il lavoro sullo spazio esterno all’edificio, al fine di garantire una migliore accessibilità e fruibilità, e la riqualificazione dello spazio espositivo, posto al livello seminterrato dell’edificio, per accrescere la qualità di fruizione e conservazione dei manufatti artistici. L’inter vento ha come finalità la pro mozione dell’inclusione so ciale, il contrasto alla povertà e a ogni discriminazione. L’immobile è localizzato in un quartiere di recente forma zione attestato lungo la strada che collega con il centro di Afragola (via Duca di Aosta); un quartiere prevalentemente residenziale, con importan ti attrezzature pubbliche, di
tipo scolastico e religioso, e attività terziarie (centro com merciale “I Pini”). Il CAM è localizzato in un edificio che ospita anche l’istituto scola stico comprensivo “Palizzi”. La condizione insediativa si presenta mista, con palaz zine multipiano e case uni familiari (alcune storiche), che si fondono in maniera caotica con alcuni spazi ver di residuali (ultima memo ria del paesaggio agricolo preesistente). La gran parte dell’edilizia residenziale è di origine estemporanea, re alizzata tra gli anni Settanta e Novanta del Novecento e, in gran parte, successivamente legittimata. La stazione fer roviaria, RFI, dista circa un chilometro; ad eguale distan za sono posti i nuclei cen trali di Casoria e Afragola. Nel tratto dove è presente il museo, via Duca di Aosta si presenta come un grande spa zio periferico, marciapiedi di limitate dimensioni a fronte di ampie aree a parcheggio, senza alcun elemento di rife rimento. Dato che l’ingresso del CAM non avviene sulla strada principale ma sul retro del lotto, la struttura pubblica
risulta molto poco individua bile dalla strada. Tutte le at trezzature pubbliche presenti all’intorno (le scuole, la chie sa) si presentano recintate, con scarsi i rapporti funzio nali e visuali con lo spazio urbano di attraversamento. Lo spazio del museo, com plessivamente circa 1200 mq su di unico livello, è disposto ad una quota di 2,27 dal li vello stradale ed ha accesso, mediante una rampa inclina ta, da via Calore (traversa di via Duca di Aosta). L’artico lazione funzionale è libera, con l’esposizione liberamen te disposta nei cinque bracci della struttura. Nell’area di ingresso sono localizzati un piccolo foyer e gli uffici. I servizi igienici sono posti sul fondo del braccio nord-est. Uno spazio laboratoriale di circa 80 mq è stato ricavato al margine del braccio sud ovest. L’illuminazione na turale avviene mediante una finestratura alta continua, dalla quale entra luce ingre diente. L’illuminazione arti ficiale è realizzata con corpi illuminanti sospesi al solaio latero cementizio a vista, tinteggiato di grigio. La pa
vimentazione è in massetto di calcestruzzo cementizio.
La posizione in seminterrato rende la struttura particolar mente esposta a fenomeni di umidità di risalita, partico larmente sulle pareti perime trali. Gli impianti risultano inadeguati e non rispettano le attuali norme di settore. Manca l’impianto di ventila zione meccanica, particolar mente utile vista la situazio ne critica dal punto di vista igrometrico. Gli infissi sono inadeguati e non assicurano, allo stato, condizioni di si curezza rispetto al rischio di allagamento in caso di eventi meteorici eccezionali.
Il progetto prevede un in tervento volto alla riquali ficazione di alcuni spazi del centro al fine di potenziarne la visibilità e l’attrattività cit tadina e metropolitana.
La proposta prevede, in parti colare, un lavoro sullo spazio esterno, al fine di garantire una migliore accessibilità e fruibilità, e la riqualifica zione del piano seminterrato dell’edificio per accrescere la qualità dello spazio espositi vo. Lo spazio esterno è pen sato come avamposto espo sitivo (e per performance ed eventi all’aperto) in grado di segnalare il suo carattere sperimentale, legato all’arte contemporanea, attraverso i colori vivi della pavimenta zione in cemento al quarzo e la presenza di installazio ni artistiche all’aperto. La direzione di via Calore che fiancheggia il CAM è leg germente modificata al fine di ampliare lo spazio fruibi le dai pedoni e di accogliere l’arrivo della pista ciclabile che collega i diversi interven ti previsti dal PICS. Il tappe to colorato, a partire dalla via Duca d’Aosta, si svilup pa sino all’accesso al pianto
seminterrato del CAM, che avviene tramite due comode rampe disegnate per elimina re le attuali barriere architet toniche. Lo spazio interno è pensato in modo tale da ga rantire la massima flessibilità ad ospitare diverse esposi zioni temporanee, ma anche laboratori artistici e diversi appuntamenti culturali. L’a la dell’edificio immediata mente prossima all’ingresso è pensata come uno spazio “relax” in cui poter collocare una caffetteria, un book shop, una sala lettura; il centro del lo spazio in cui convergono i diversi bracci dell’edificio è pensato come il luogo dei laboratori, arricchito dal la presenza di arredi mobili modulari e componibili in legno; la maggior parte dello spazio nelle due grandi ali la terali è destinato ad ospitare le mostre permanenti e tem poranee. I servizi e gli spazi per il personale sono stati ra zionalizzati e ridistribuiti per
una diversa e più discreta fru izione. Il CAM è uno spazio flessibile dedicato all’arte, alla creatività, alla loro diffu sione: traendo spunto da im portanti spazi destinati all’ar te contemporanea tra i più noti quelli del Palais Tokyo a Parigi - si è previsto di con servare l’aspetto “neutro” e apparentemente “non finito” della struttura, perché rite nuto particolarmente adatto a spazi destinati ad accogliere le sperimentazioni e installa zioni d’arte contemporanea. Con riferimento agli elabora ti grafici, gli interventi edilizi previsti dal progetto sono nel seguito riassunti: - A. Inter venti di sistemazione dello spazio esterno: - a1. Scavo a sezione obbligata e sistema zione mediante massetto in cls armato delle nuove rampe di accesso. - a2. pavimenta zione in cemento al quarzo colorato in pasta, installazio ne di arredi esterni in legno ed impianto di illuminazio
ne. - a3. arretramento della recinzione su via Calore e sostituzione della recinzione con struttura in tubolari me tallici annegati in cordolo di cls armato (non visibili), al fine di garantire riconoscibi lità e trasparenza. - a4. siste mazione dello spazio a verde prospiciente la nuova rampa e dell’area di parcheggio su via Duca d’Aosta. - B. Ri facimento dell’impianto di raccolta delle acque piovane con dotazione di un serbatoio per lo stoccaggio delle acque grigdi rain garden idonei a favorire l’infiltrazione pro fonda delle acque meteoriche provenienti sia dalla copertu ra che dall’area aperta; - C. Creazione di nuove uscite di emergenza (cfr. planimetria di progetto); - E. Protezione delle murature perimetrali da umidità in controspinta e realizzazione di intonaci deumidificanti sulle superfici interne e sulle restanti pareti ove esposte al fenomeno di
umidità di risalita. Tinteggia tura complessiva con pitture silossaniche ad alta traspi rabilità ed a base calce per le superfici sufficientemente protette. - F. Spostamento e adeguamento alla normativa vigente dei servizi igienici.G. Inserimento di un impian to di ventilazione meccanica a tutt’aria con recuperatori di calore. - H. Verifica, adegua mento e integrazione degli impianti elettrico, idrico, ter mico, di smaltimento, di se gnalazione e antincendio; - I. Realizzazione di un sistema di illuminazione, volto alla valorizzazione degli spazi espositivi e basso consumo energetico con gestione sia automatizzata che manuale e remota; - L. Sostituzione degli infissi interni ed ester ni; - M. Fornitura di arredi, attrezzature informatiche e audiovisive.ie da utilizzare, opportunamente filtrate, per l’irrigazione e l’antincendio e la formazione
MEDFILM FESTIVAL IL CINEMA DEL MEDITERRANEO
65 film, incontri con gli autori più im portanti dell’area, meeting professionali, masterclass, eventi letterari e il racconto potente, sfaccettato e coraggioso dei pa esi di tutte le sponde del Mediterraneo. Dal 3 al 13 novembre torna il MedFilm Festival, il più longevo festival di cine ma della Capitale, il primo e unico even to cinematografico italiano dedicato alle cinematografie del Mediterraneo, che per dodici giorni guarderà, attraverso il Cinema, la letteratura, l’industry, ai temi cruciali dell’oggi.
Il Cinema Savoy, il Museo Macro, la Casa delle Letterature e la piattaforma ITsART, accoglieranno il ricco program ma di questa 28a edizione, diretta da Gi nella Vocca.
Ad aprire il festival l’anteprima italia na di The Blue Caftan, film candidato all’Oscar come miglior film straniero per il Marocco, una commovente storia d’a more e identità nel cuore della medina, opera seconda della regista marocchina Maryan Touzani, con protagonista una magnifica Lubna Azabal. L’attrice icona del cinema del mediterraneo, riceverà il
Premio alla Carriera in occasione della cerimonia di apertura del MedFilm fe stival. Tra i titoli che l’hanno resa nota, uno su tutti: La donna che canta (2010) di Denis Villeneuve.
Svelata qui la bellissima immagine del festival, opera del videoartista Gianluca Abbate, che ci accompagnerà in questa tappa del viaggio, un tuffo coraggioso e libero nel Mar Mediterraneo e nelle lot te, i sogni, e le resistenze di chi lo abita. Queste le prime anticipazioni di un programma ricco e variegato lancia
to nel futuro attraverso giovani talenti, ma attento al culto della memoria, con autori che hanno fatto la storia del cine ma e straordinarie interpreti che vivo no nell’immaginario collettivo; inoltre l’obiettivo cinematografico del Festival sarà puntato sull’ambiente, tema estre mamente attuale e urgente. Per saperne di più seguiteci sui social per altre importanti anticipazioni, men tre la conferenza stampa di lancio del festival si terrà il prossimo 26 ottobre presso il Macro Asilo.
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