Domenica 12 Gennaio

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DOMENICA 12 GENNAIO 2020

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ANNO XIX - N° 02 - DOMENICA 12 GENNAIO 2020

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DOMENICA 12 GENNAIO 2020


DOMENICA 12 GENNAIO 2020

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L’editoriale di nondo troise

DOMANDE SENZA RISPOSTA La parola fine non è stata ancora scritta nella lunga storia del PalaCasoria, dei miliardari uffici di via Piave, della Resia, Tubi Bonna e Rhodiatoce, della Snaidero diventata asilo nido comunale e poi di nuovo area dismessa, della monnezza che doveva produrre oro, dei concorsi truffa, delle assunzioni pilotate. PER FORTUNA. Con la decisione delle Universiadi di utilizzare il PalaCasoria per tutte le gare del Taekwondo furono ripresi i lavori e rimesso a norma. Ma SOPRATTUTTO, credevamo, avrebbe ripreso la sua attività sportiva ospitando basket e calcio a cinque, perché si possa delineare un percorso di rilancio di quello che rimane uno dei maggiori investimenti fatti dalla Città di Casoria qualche anno fa. Una buona notizia per la comunità di Casoria, per gli sportivi di Casoria E NON. Ma quante volte abbiamo sentito queste parole negli ultimi anni? E soprattutto quante ancora ne scriveremo per la Resia? O per gli uffici costati due miliardi più Iva nel Parco Le Querce in via Po? Per non parlare delle riforme della

macchina comunale: i trasferimenti già operativi dei dirigenti di settore a quella, come abbiamo sentito in queste ore, di 200 assunzioni da fare nel 2020 nel Comune di Casoria e nella sua municipalizzata Casoria Ambiente. E quanto possiamo resistere come cittadini, famiglie, imprese, viaggiando con lo sguardo perennemente all’indietro o chino su dossier infiniti? E’ facile trovare il colpevole nell’amministrazione. Una amministrazione che ha il peccato originale di essere nata non per scelta ma per necessità. E che per questo ha messo assieme forze politiche di diversa estrazione e orientamento. Ma peccato originale o meno, questo non può essere un alibi per non dare risposte. Servono risposte a domande che sono persino disarmanti nella loro semplicità. Ma senza le quali continueremo a inviare a chi vive e lavora a Casoria ed Arpino il peggior messaggio: quello paralizzante dell’incertezza. Lo ricordavamo nei giorni scorsi. Un consigliere comunale di maggioranza mi ferma e dice: “ti prometto che a giorni

metterò mano alle aree dismesse”. La rabbia ti sale, poi consideri il soggetto politico e con calma gli ricordi che sono tutte aree private. Sono decenni che ne sentiamo parlare specie nelle campagne elettorali. I debiti fuori bilancio, un eterno pozzo senza fine di milioni di euro che arrivano da anni lontani che potrebbero essere investiti nelle imprese, potrebbero alimentare i consumi. Mai una amministrazione che abbia fatto una indagine seria sul come sono maturati. Votano per alzata di mano senza neanche avere il timore e la preoccupazione che possano essere poi, loro, oggetto di indagine della Procura regionale della Corte dei Conti. Subiamo la continua costituzione di commissioni ma chi sta dicendo alla Città di Casoria con chiarezza e decisione che ha una densità di aree dismesse tra le più alte d’Italia e di aver bisogno di fare come Sesto San Giovanni, la Città alle porte di Milano dove aveva sede la Marelli, di trasformare le sue aree industriali dismesse in AREE DI SERVIZI?!?! continua a pag. 4


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Ogni volta che la magistratura interviene è una sconfitta. Indimenticabili coloro che indagarono sul ritrovamento di 90 fusti tossici di resine fenoliche e superfenoliche nella Resia oppure la recentissima indagine della Procura di Napoli Nord sul siluramento del già Sindaco Pasquale Fuccio, con tanti ma tanti interrogatori avvenuti ad Aversa sia dello stesso Fuccio come di alcuni consiglieri comunali. Naturalmente OSCURANTISMO completo e totale. Neanche l’habitat naturale della gran parte della categoria politica di questa Città che è facebook ne parla! Indice che qualcosa non ha funzionato come dovrebbe. Quando la politica sembra non comprenderlo beandosi quando riceve tempo, come, altri esempi, la privatizzazione del Servizio Riscossione Tributi oppure il supermercato che sembra debba sorgere (ci dicono sia stato già concesso il permesso a costruire) tra Piazza Tenen-

te Formicola (nel palazzo della signora delle tende) ed il conurbato e trafficato Corso Vittorio Emanuele. Dannandosi quando i Magistrati impongono il loro ritmo. Leggere le motivazioni dello scioglimento per camorra avvenuto nel 2005 poteva aprire a nuovi contenziosi? Ed altrettanta incertezza? Probabile. Lo stesso succederebbe se si potessero leggere gli interrogatori fatti dai magistrati di Napoli Nord a Fuccio ed i suoi carnefici. Casoria ha bisogno o no di una macchina comunale “con il motore”? Se si crede che la risposta sia “si” lo si dica chiaramente. Non si impongano “tasse occulte”. Casoria vive trentacinque anni di tentativi falliti, si lasci risanare chi sa farlo. Assumendosene le responsabilità, a cominciare dalla salvaguardia dei lavoratori. E’ lodevole e doveroso, quando possibile, l’intento di tenere tutto assieme dalle ristrutturazioni ai rilanci. Ma politica ed economia sono complementari quando

ognuno rispetta il proprio ruolo. Il Comune di Casoria in quale ginepraio si sta infilando? Un Comune che non ha avuto la capacità di controllare le manchevolezze evidenti avvenute in questi anni in tutti i suoi settori, quale garanzia può dare? O si pensa che gestire sia meno complicato che controllare? Certo, servirebbe riavviare la macchina di una Pubblica Amministrazione che si è impigrita e deprofessionalizzata tra elezioni continue post scioglimenti notarili, maggioranze che si succedono badando più alla sopravvivenza che all’effettiva azione. E servirebbe una politica che non punti a vincere nelle urne ma a passare al governo che seguirà un Paese migliore di come lo aveva trovato. Lasciateci, in questo inizio d’anno, preferire al cinismo di chi pensa a consolidare sè stesso puntando sul passato, la convinzione che chi vuole lavorare per il futuro abbia davanti a se una strada sicuramente più impervia ma utile al Paese.

Rita Giaquinto Forse non tutti sanno che la realizzazione dell’edificio che si trova all’incrocio tra via Pietro Casilli e via Pio XII (in foto) ricade nel territorio di competenza del Comune di Napoli, pur trovandosi in un tessuto urbano completamente di Casoria. Molti anni fa, Michele Fasano, Sindaco e più volte assessore di Casoria tentò di chiedere al Comune di Napoli di mettere in atto un cambio di confine ma, da allora, nessuno più se ne è occupato. Insomma, orfano di origini certe, l’edificio a destinazione residenziale di due piani gode di particolare attenzione da parte della cittadinanza in quanto da alcuni definito uno “sconcio” urbanistico, come, tra l’altro, finisce per diventare ogni opera incompiuta e, in apparenza, lasciata alle sorti del destino, da altri, uno “scandalo” edilizio. In realtà, a prescindere dal territorio di appartenenza in cui il fabbricato sorge – quindi, se Napoli o Casoria – le leggi che sostengono la legittimità della costruzione afferiscono alla Regione Campania. Infatti, la realizzazione dell’edificio è in corso attuando le norme sul “Piano Casa”, legge della Regione Campania, precisamente la n.19/2009, che consente, in particolare, di utilizzare il bonus volumetrico del 35% per la demolizione di un edificio preesistente. Quindi, chiarito che il territorio di competenza è Napoli, in ogni caso, pur volendo considerare che le competenze siano del Comune di Casoria, resta di fatto che la norma indicata si applica a tutto il territorio regionale, e nulla avrebbe potuto ostacolare i proprietari del vecchio edifico in tufo di richiedere un permes-

so di costruzione, demolendo un vecchio fabbricato, costruendone uno nuovo, con un incremento volumetrico del 35% di un edificio a destinazione residenziale. Tra l’altro, l’edificio in corso di realizzazione è di dimensioni notevolmente inferiori ai palazzi realizzati a Casoria negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso lungo la stessa via Pio XII, oppure nelle limitrofe via Marconi o via Principe di Piemonte, che attuarono la ben nota legge “Ponte” che consentiva la costruzione di palazzi formati, mediamente, da otto/dieci piani. L’edificio in questione formato da soli due piani avrà, pertanto, un carico urbanistico trascurabile rispetto al tessuto urbano preesistente. Una certa incoerenza potrebbe, probabilmente, essere riscontrata proprio nelle legge regionale del “Piano Casa” che consente, di fatto, l’aumento della volumetria in caso di demolizione di un vecchio edificio; ma pare che questa possibilità fu introdotta per incentivare il rinnovo del patrimonio edilizio esistente, purché tale patrimonio non presentasse caratteri di pregio storico ed architettonico e non ricada in zone storiche della città, in quanto, a questo tipo di aree, la norma regionale non può essere applicata. Quelli che saranno non più di dieci vani suddivisi tra i due piani residenziali dell’edificio in via Pietro Casilli verranno, dunque, realizzati sulla base di titoli abilitativi legittimati da norme regionali. Definiti diritti e doveri, corre l’obbligo, a questo punto, di chiudere il cantiere in tempi brevi e dare senso compiuto all’opera che, pur trovandosi a Napoli, dominerà un angolo della nostra via Pio XII, che rappresenta una delle due arterie principali della città di Casoria.

Competenze del Comune di Napoli o di Casoria ? La legge è regionale !


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SIMONA PIRO

Sindaco Bene, brucia il fronte sul PalaCasoria? Salta l’appuntamento con il primo cittadino

Il progetto del PalaCasoria, nato nel 1998 ad opera di uno dei politici noti della politica casoriana, l’amministratore Polizio. Un investimento dalle cifre a quadruplo zero, che con tenacia imprenditoriale fu portato avanti. Insomma divenne con il tempo e con prepotenza solo un opera imponente inutilizzata, che ha aperto per anni diatribe tra maggioranza e opposizione che puntualmente non hanno mai risolto il problema. Quasi nullo l’utilizzo del caro palazzetto dello sport casoriano che per imponenza e fattezze non ha mai avuto nulla da invidiare a nessuna altra struttura presente nella periferia a Nord di Napoli Prima reale vittoria ad opera della giunta Fuccio che riesce a portare a Casoria, proprio nel palazzetto le Universiadi tenutesi nell’estate 2019. Di enorme pregio cittadino, fiore all’occhiello dello sport casoriano il PalaCasoria vede finalmente la luce dei riflettori di mezzo mondo. A seguire l’evento che vede protagonisti i Campioni nazionali di para taekwondo e proprio in quell’occasione la FITA intitolava il palazzetto al maestro D’Alise, campione europeo di origini casoriane venuto a mancare prematuramente. L’ultimo evento, quello che chiude il 2019 è la festa natalizia portato nell’ area di rigore del PalaCasoria proprio su calcio d’angolo, mancante di pubblicizzazione e con poco riscontro collettivo. Avrebbe detto Dalla l’anno vecchio è finito ormai e le sorti del palazzetto dello sport casoriano ancora non si conoscono. Tra debiti pregressi e i vari progetti da strutturare per ora vige il silenzio più abissale sulle sorti delle attività che si terranno sul laminato luccicante del PalaCasoria. Passiamo ai fatti amministrativi: si apre la questione nel 2017 con il consigliere

di opposizione Pasquale Pugliese che fa rilevare con forza e decisione, dopo svariate richieste e denunciati i fatti all’ANAC perché l’amministrazione comunale a giunta Fuccio non aveva mai fornito gli atti attestanti gli avvenuti pagamenti della società appaltante. Verificati gli attori, risulta essere un’associazione che gestiva la struttura senza far arrivare mai nelle casse comunali i canoni locavi, nonché detenendo la stessa in modo del tutto non idoneo. La richiesta viene accolta con formalità il 26 gennaio 2017 a firma di 7 consiglieri. Così concludeva la richiesta il consigliere di centrodestra: “a fronte delle inadempienze registrate ed alle violazioni riscontrate sulle leggi per la trasparenza, si invitano i destinatari ad assumere tutte le iniziative di competenza per ripristinare la legalità e per rendere possibile la trasparenza dell’azione amministrativa”. Sono trascorsi due lunghi anni e si cerca ancora quel milione e mezzo di euro che non si trovava per appianare la si-

tuazione Universiadi 2019? Una patata bollente senza precedenti che passa di amministrazione in amministrazione con le movenze di un felino ma, che con alto impatto crea ammanchi e difficoltà in un Comune le cui casse, sono già largamente in deficit. Ora, l’appuntamento saltato per motivi sanitari addotti dal Sindaco Bene, insidiatosi nelle stanze comunali nel giugno 2019, genererà un’epidemia tra i consiglieri della maggioranza o con determinazione chiarirà con fatti e atti in modo definitivo la questione amministrativa del PalaCasoria? Ai posteri l’ardua sentenza, sperando che sia a breve la conferma di un prossimo appuntamento ma, soprattutto la speranza è quella che vengano date risposte leali alla popolazione casoriana che davvero non merita di vedere una delle poche strutture valide sul territorio morire per debiti. Insomma una Casoria liberata la vorremmo vedere davvero dai mille debiti e dalle mille cialtronerie politiche già viste nelle scorsa tornata elettorale che vede numeri favorevoli per un pubblico non votante.

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La voragine al Largo San Mauro sta per chiudersi: ci sarà, questa volta, la tanto attesa celebrazione del Santo Patrono?

Il 2020 pare proprio sia iniziato sotto i migliori auspici; i lavori di ripristino del manto stradale relativo alla voragine di Largo San Mauro in cui, lo scorso 1° luglio sprofondò un autocompattatore di Casoria Ambiente, sono finalmente giunti al termine! Nel momento in cui andiamo in stampa, l’Impresa esecutrice dei Lavori, giovedì 9 gennaio ha ultimato con la posa in opera del tappetino, e potremo immaginare di ripristinare la “normalità” di un tempo, con la riapertura della strada, se l’Amministrazione Comunale darà il placet! In ogni caso, dovremo solo attendere il termine dell’iter burocratico deputato al controllo della perfetta esecuzione dei lavori a regola d’arte e, soprattutto, nel rigoroso rispetto di tutte le prescrizioni tecnico-normative dettate all’uopo, e si potrà nuovamente circolare; col buon senso, però. Si spera che l’Amministrazione, data l’entità del grosso problema vigente a Casoria, ovvero, il sottosuolo groviera e i crolli che si stanno susseguendo sempre più con crescente preoccupazione e, non ultimo, lo scampato pericolo da morte sicura del conducente dell’automezzo precipitato nella voragine apertasi in Largo San Mauro lo scorso 1° Luglio, nel giorno della celebrazione del Santo Patrono, si decida ad affrontare il problema della viabilità all’interno del Centro storico, imponendo un divieto di circolazione in tutto il perimetro del centro storico ai mezzi pesanti; è assolutamente necessario impedire che il sottosuolo, già provato da crolli e danni strutturali, ceda ulteriormente, provocando ulteriori disastri. Da quel famigerato 1° luglio ad oggi, molte vite sono state stravolte; famiglie evacuate dalle proprie abitazioni; impossibilità, per chi fosse rimasto, di trovare un parcheggio per la propria auto; addi-

rittura, per molte famiglie, si è rivelato estremamente difficoltoso raggiungere la Chiesa di San Mauro per attendere ai propri doveri di cristiano. Ebbene, non lasciamo che tutta questa sofferenza sia risultata vana! E’ stata un’ennesima lezione di Vita che andrebbe presa nella dovuta considerazione, non tralasciando nulla di quanto sia emerso; anche quelle che possono sembrare, prima facie, delle “coincidenze”, in realtà, non dovrebbero essere trascurate: il 1° Luglio dell’ormai scorso anno, nel giorno della Festa del Patrono San Mauro, in cui il Santo avrebbe dovuto essere condotto in Processione per le strada della città, si apre una voragine nel Largo San Mauro, antistante la Chiesa Madre, e vi sprofonda un autocompattatore colmo di rifiuti e con l’autista che lo conduceva; quest’ultimo, miracolosamente, viene estratto illeso dalla voragine; ci vorranno 6 mesi per estrarre l’automezzo dalla voragine e per ultima-

re i lavori di ripristino del manto stradale. Detti sono terminati, con un elevato indice di probabilità, il 09 Gennaio 2020, mentre siamo in stampa, e di lì a poco, il 15 Gennaio, ci sarà nuovamente la Festa celebrativa del Santo: è tradizione che, in detta data, tutti i pellegrini si rechino, da ogni dove, nella Basilica di San Mauro, a rendere grazie al Santo per le grazie ricevute; c’è una grande festa in città, con il Preposito Don Mauro Zurro che, insieme alla popolazione, celebrano il Santo Patrono, per ringraziarLo della Sua Santa Protezione, che in molti hanno sperimentato; tra questi, ci sarà sicuramente l’autista sprofondato nella voragine scampato da morte certa, proprio nel giorno di quella che avrebbe dovuto essere la celebrazione del Santo, ma che, per l’evento accaduto, non è più avvenuta, per ovvie considerazioni. Ora, la strada sta per essere ripristinata, e dovrebbe avvenire l’ultimo atto di questa complicata vicenda: di lì a poco, dovrebbe esserci, ancora una volta, la Festa e la Celebrazione del Santo Patrono di Casoria, San Mauro: è un cerchio che si chiude. Da cittadina e da credente, auspico a che l’Amministrazione provveda a riaprire la strada, con le dovute limitazioni, affinchè la folla di fedeli che nella magica Notte dei Miracoli, quella tra il 14 e il 15 Gennaio, si recheranno, scalzi, col cuore fervente di Fede, per invocare la Grazia al Santo o per ringraziare il Santo di qualche Grazia sicuramente ricevuta, possa incedere senza timore verso il Santo, e, almeno per una notte, essere felice. Se ciò accadrà, saranno in molti ad esserlo: i fedeli, il Parroco, i commercianti, e soprattutto, Casoria ritornerà a sperare.

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ANTONIO BOTTA Sarà beatificata, il 16 Maggio prossimo, la Venerabile Maria Luigia Velotti

PER CASORIA, “UN’ANIMA” PREGNA DELLE VIRTU’ DEI SUOI SANTI

Maria Velotti, nata a Soccavo presso Napoli, sopportò pazientemente le vessazioni a cui la sottopose una zia, alla quale era stata affidata dopo la morte dei genitori. Diventata terziaria francescana col nome di suor Maria Luigia del Santissimo Sacramento, godette fama di santità perché affrontava i patimenti fisici in unione alla Croce di Gesù. Pregava il Signore di passare a lei i malori e le sofferenze degli ammalati che le si rivolgevano, pur se già soffriva per i suoi lancinanti dolori. Si alimentava pochissimo e ingoiava pochi sorsi d’acqua senza dissetarsi per offrire a Dio i patimenti e imitare la sete di Gesù sulla Croce. Ebbe visioni del Signore in croce, della Madonna, di San Francesco e diverse estasi, ma anche vessazioni demoniache che la straziavano, fino a ridurla all’immobilità a letto per molti giorni. Dedita alla preghiera, usciva solo quando doveva andare in chiesa. Il 22 febbraio 1854 professò la Regola del Terz’Ordine di San Francesco, così da potersi sentire più unita a Gesù e reale figlia del Poverello di Assisi, di cui imitò la radicale povertà. Insieme a una compagna, la vedova Eletta Albini, fondò l’istituto delle Suore Francescane Adoratrici della Santa Croce. Morì il 3 Settembre 1886 a Casoria, dove aveva stabilito la Casa Madre del suo istituto, nella cui cappella riposano dal 1926 i suoi resti mortali. L’11 Dicembre 2019 Papa Francesco ha autorizzato la promulgazione di un miracolo (di cui parleremo in un prossimo servizio) avvenuto per intercessione della Venerabile Maria Luigia Velotti, come accertato dopo una rigorosa istruttoria canonica, che prevede la fase diocesana e poi quella relativa alla Congregazione delle Cause dei Santi. “Sarà beatificata a Roma, in S. Pietro, il 26 Maggio prossimo” ha annunciato con il cuore colmo di gratitudine verso il Signore la Madre Generale, suor Rosalia Vittozzi, che si avvia a costituire un Comitato per organizzare un programma di eventi liturgici e di incontri di riflessione sulla spiritualità della futura Beata in preparazione dell’atteso Evento. Casoria, quindi, ha il singolare onore di celebrare la quarta figura di santità,

dopo S. Ludovico da Casoria, S. Giulia Salzano e S. Maria Cristina Brando. Ancor di più, dunque, la nostra classe dirigente, per volere divino, potremmo dire, è sollecitata a compiere i necessari passi presso la altre istituzioni - provinciale, regionale e nazionale - affinché sia possibile avviare una progettazione mirata alla promozione del turismo religioso in Città. Ma, prima di ciò, è necessario che il quarto Centro urbano della Campania per numero di abitanti si appropri di un’anima, imparando tutti, politici locali, membri delle varie associazioni, realtà scolastiche, cittadini, a fondare la vita civile sui valori che le eccelse figure poc’anzi menzionate hanno incarnato nella loro fulgida vita terrena. E’ imprescindibile, pertanto, che si sviluppi una maggiore responsabilità comunitaria. Ciò che si auspica, per questa martoriata Città, è una vera rinascita sociale ed etica, sull’esempio dei nostri Santi, un vero e proprio laboratorio di innovazioni, partendo dal basso. Allora, sì, che avrebbe senso anche la promozione del turismo religioso! I turisti, oltre che visitare e ammirare i luoghi dove sono vissuti S. Ludovico, S. Giulietta, S. Cristina Brando, la beata Velotti e le opere artistiche custodite nei templi, dovrebbero sorprendersi per la capacità di tutti i cittadini casoriani di amare la propria Città, di prendersene cura a partire

dalle fasce più deboli della cittadinanza, anziani, disabili, infermi, bambini, e di prestare la stessa attenzione e cura che si mostra per i beni privati anche alla Cosa pubblica, interessandosi con alto senso di civiltà della valorizzazione del poco verde, del decoro dei quartieri in cui si vive, della pulizia delle strade, delle persone deboli e malate che ci vivono accanto e di cui ci ricordiamo solo a Natale per assecondare la melassa sentimentale della canzoncina pubblicitaria: “E’ Natale e non si soffre più”. Il programma della Città, insomma, devono darlo i cittadini. So i rilievi critici di chi osserva, disincantato, che non si vive di illusioni. Ma non vaneggio affatto! Anch’io noto lo sfilacciamento del tessuto urbano, la chiusura tra i quartieri, i problemi della sicurezza, dell’illegalità, gli “sgarrupamenti” di varie zone, le voragini per il sottosuolo friabile, il degrado di alcune periferie, derive ritenute inarrestabili. Proprio per questo, sociologi e centri di ricerca, constatano che, “dove sono presenti gruppi, anche piccoli, caratterizzati da relazioni pregnanti, la vita urbana vede crescere il proprio capitale sociale che può contrastare i fenomeni degenerativi”. Facciamo nostri gli ideali dei Santi di Casoria! Vivere la Città, nella logica dei valori da loro professati, amore sociale, solidarietà, accoglienza, dono di sé, pace, senso forte di giustizia, fraternità, significa amarla e farla amare, “far rinascere la passione nella gente delusa, mobilitare energie e competenze, intrecciare locale e globale, porre domande, offrire proposte, animare lo spazio di partecipazione”. Dar vita a relazioni solidali deve essere, quindi, il programma politico, sociale e morale della comunità cittadina, coltivando speranza, fiducia, coraggio. Altrimenti, lasciatemelo dire con franchezza, tutte le celebrazioni che seguiranno per i solenni festeggiamenti in onore della futura beata Maria Luigia Velotti, rischieranno di scadere nel devozionismo, nel ritualismo fine a se stesso, nel bigottismo, nel formalismo senza sostanza, atti degeneri contro cui hanno combattuto i nostri tre Santi e la futura Beata.


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ESPEDITO D’ANTO’

EMERGENZA RIFIUTI: SVINCOLI SULLA CIRCUMVALLAZIONE ESTERNA ANCORA IN STATO DI DEGRADO.

NE ABBIAMO PARLATO CON RAFFAELE DEL GIUDICE ASSESSORE ALL’AMBIENTE DEL COMUNE DI NAPOLI Durante lo scorso mese di Novembre ci siamo interrogati sul problema dei rifiuti e del loro necessario smaltimento sulla rampa che scende verso Via Caserta al Bravo, un problema che affligge la città di Casoria non solo in termini di pulizia da mesi ma anche in termini di viabilità: la rampa, essendo chiusa, non può essere imboccata dagli autoveicoli che sono quindi costretti a utilizzare un’uscita successiva o precedente; ma a prescindere dal disagio della viabilità, che per quanto possa essere grave, i conducenti riescono a trovare soluzione mediante le vicine rampe di salita e discesa, il vero disagio è in termini ecologici, che racconta a cielo aperto una storia falsa su un Comune che nonostante le continue lotte risulta ancora dipendente da interventi di bonifica da parte della Regione e non solo. Sono passati due mesi dal nostro sopralluogo e non si è ancora vista traccia di interventi. L’emergenza rifiuti non è peculiare solo della zona di Casoria e di Afragola, come ad esempio in Via San Salvatore che si pone come collegamento tra le due città e sulla quale è intervenuto il Sindaco Raffaele

Bene, ma montagne di rifiuti caratterizzano rampe e corsie tra Asse Mediano e Circumvallazione Esterna nei territori di Casavatore, Acerra e Melito di Napoli. Ci risentiamo di conseguenza con Raffaele Del Giudice, assessore all’ambiente del comune di Napoli, educatore ambientale e responsabile del Circolo Legambiente Area Nord di Napoli del settore rifiuti. Due mesi fa ci ha chiaramente informati della trasmissione della problematica all’A.S.I.A. (Azienda Servizi Igiene Ambientale) e alla polizia locale, ma questi ultimi non hanno potuto agire in via immediata a causa del sito di stoccaggio ormai saturo: “chi sporca e crea disagi alla popolazione dal punto di vista ambientale deve essere punito affinché ciò che è stato fatto non avvenga più”, sono state queste le sue parole, ma dopo due mesi non c’è stato ancora nessun intervento risolutivo nei confronti di una città che piange per la noncuranza altrui. Alla nostra lecita richiesta di aiuto ma anche di supporto in termini di chiarezza e di rispetto per la città e dei residenti, Raffaele Del Giudice ci informa: “siamo in attesa che si normalizzino gli scarichi degli impianti. Precedentemente c’erano problematiche maggiori che impedivano un concreto intervento come impianti ingolfati, piattaforme per la plastica bloccate, un sito di stoccaggio chiuso e impianti stir incendiati. Sono passati due mesi dall’ultima volta che ci siamo sentiti e per quanto io comprenda i numerosi giorni di festa, momenti di riunione e di benessere che devono essere concessi a tutti, non condivido la lentezza con la quale si sta affrontando questa situazione presente da anni. Penso che nessuno la condividerebbe, ma l’attesa è necessaria per attuare un intervento nel migliore dei modi. Tutti gli organi di competenza sono stati informati e nel

frattempo abbiamo avviato la verifica per le operazioni di rimozione e di individuazione di tutti i rifiuti presenti in zone diverse, non solo la rampa presa in esame. Ovviamente sono rifiuti abbandonati da individui che definirei criminali incivili e che, come ho già definito in precedenza, non rientrano nei normali circuiti di raccolta. Non appena gli impianti regionali ci daranno quote di conferimento aggiuntive, che sono tenuti a fornire per il benessere dell’area nord di Napoli, manderò volentieri un aggiornamento sulla questione. La mia speranza, e dico speranza in quanto gli interventi di bonifica non dipendono solo ed esclusivamente da me ma anche dalla polizia ambientale, uffici mobilità, igiene, Regione Campania e A.S.I.A., è che questo problema tossico trovi soluzione nei primi mesi del 2020.” Ringraziamo ancora una volta l’assessore Del Giudice per la sua disponibilità ad informarci sullo stato di avanzamento della problematica. Seguiremo ancora la vicenda e terremo i lettori informati sulle successive vicende legate al caso.


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Casavatore, desiderio diffuso di normalità Casavatore è nuovamente priva di sindaco. Il dott. Luigi Maglione, medico di famiglia, amato e stimato dai suoi assistiti e da una grossa fetta della popolazione, eletto il 9 giugno 2019, è stato sfiduciato da 9 consiglieri: ormai è una notizia acclarata. Il 31 è stata nominata dal prefetto di Napoli, la dott.ssa Anna Nigro, in veste di commissario. Il 2019 si è chiuso, dunque, per tutti i casavatoresi con una grossa delusione: un commissariamento non è una vittoria per nessuno. Sui social, agli angoli delle strade, nei bar, nei circoli, la polemica impazza, ognuno dice la sua: chi ha sfiduciato il sindaco ritiene di aver fatto bene, chi lo ha votato, ovviamente, non è dello stesso parere; c’è chi elogia l’operato del consiglio in questi sei mesi, chi lo biasima. C’è già il totosindaco: chi si propone per le prossime elezioni, chi, invece, amareggiato, afferma che non andrà più a votare; chi propone di votare giovani alla prima esperienza; chi invece sostiene la necessità di competenze ben accreditate per poter risalire la china, insomma, già se ne vedono e se ne sentono di tutti i co-

lori. Ebbene sì, dopo un lungo commissariamento, durante il quale Casavatore ha vissuto giorni di buio totale, il desiderio di “normalità” era ampio e condiviso. A questo punto, è opportuno, anzi, necessario riflettere con attenzione sul significato originario della politica. La parola “politica” definisce le attività inerenti all’ organizzazione e all’amministrazione della vita pubblica; l’etimologia ne chiarisce il significato e l’ambito di pertinenza: la sfera pubblica. Politica, infatti, deriva dall’aggettivo greco “politicòs”, da “polis” che significa “città”; nasce nella civiltà greca per designare ciò che appartiene alla dimensione della vita comune, cioè allo stato e al cittadino. Fulcro della politica è la vita della città e nella città, luogo in cui vivono i cittadini e che fa di essi una “comunità” con “interessi, beni e bisogni comuni” che devono essere soddisfatti. Tale originario significato in troppi casi è stato dimenticato: le persone con il ruolo di tutelare il bene e l’interesse della comunità hanno spesso anteposto al pubbli-

co interesse quello personale oppure la lusinga del potere le ha indotte ad alleanze pericolose fino alla collusione con la malavita organizzata. Tanti comuni, infatti, sono stati e sono tuttora sciolti per infiltrazione mafiosa. Anche a Casavatore, purtroppo, 3 anni fa è toccata tale sorte e quando fu pubblicato sulla G. U. il decreto di scioglimento, molti nativi avevano le lacrime agli occhi. La lentezza del sistema giudiziario, laddove è già labile il confine tra legale e illegale, certamente non aiuta le comunità che vogliono riscattarsi dalle logiche clientelari; il “do ut des”, forma mentis in cui si annida il germe del malaffare, confonde le idee ai cittadini, facendo loro credere che ricevono come favore ciò che viceversa è un diritto; e dove ci sono diritti vi sono anche doveri da parte di chi amministra e di chi è amministrato. Delusione, dunque, di chi sperava che questa fosse la volta buona per ritornare dal buio alla luce, dalla straordinarietà alla normalità: non lo è stata, lo sarà la prossima?


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FRANCESCO D’ANNA

IL CASORIA CALCIO, UN ORGOGLIO PER L’INTERA CITTÀ

Quarto posto in classifica, 32 punti, zona play off. Un sogno che finalmente potrà realizzarsi, la promozione in serie D non sembra essere più solamente un sogno, bensì un obbiettivo che potenzialmente può divenire realtà. Una stagione che viene affrontata dal Casoria a testa alta, con impegno e dedizione, con la prospettiva di giocarsela al massimo contro le rivali. L’anno è iniziato alla grande con una vittoria fondamentale in trasferta contro il Barano per 1 a 0. Il match ha visto un primo tempo senza particolari emozioni mentre la ripresa è stata un vero successo da parte degli ospiti, i quali hanno capitalizzato la mole di gioco prodotta grazie ad un tentativo di Napolitano. Tre punti che consentono agli uomini di De Michele di mantenere la quarta posizione, in piena zona play-off. Analizzando questo tratto di stagione, c’è

da gioire per l’enorme lavoro fatto fin qui dai viola, i quali, nonostante tutte le difficoltà, tra cui un ‘’San Mauro’’ che a

inizio girone d’andata era in condizioni pessime, hanno lavorato con costanza e alla fine, ‘’i frutti si stanno coltivando’’.

RAFFAELE SILVESTRO

AZZ E CAIAZZ...2 cafè senza Taz

Avevamo preannunciato nel numero precedente un inizio sfolgorante al teatro Eduardo De Filippo di Arzano per questo 2020 e non c’è tempo di chiudere la due giorni di Simone Schettino da tutto esaurito, che bisogna già dare ampio spazio e dedizione alla preparazione del week-end in compagnia di Paolo Caiazzo e Federico Salvatore. Nei giorni 17, 18 e 19 gennaio, infatti, vedremo questo dinamico duo pronto ad esibirsi nella struttura di Via Verdi. Per il comico, è un ritorno in quel di Arzano, visto che rientrò nella stagione teatrale dello scorso anno, dove presentò uno sppettacolo molto esilarante, apprezzato tantissimo dal pubblico. Per il cantautore e cabarettista si tratta invece della sua prima volta in quel di Arzano. Lo spettacolo, “Quelle pizze diventano due”, che fa parte della tipologia del teatro canzone, è un viaggio tra cavalli di battaglia e pezzi inediti che i due artisti hanno creato, in un gioco di contaminazioni, si divertiranno ad unire i due repertori creando una sinergia ironica. Il tutto condito da emozioni e tanto divertimento, sia sul palco che in platea. Il titolo dello spettacolo è un omaggio all’essere napoletano, alla comicità partonepea, dove un cantante e un attore mettono in gioco le più vec-

chie tradizioni nostrane e le collocano al servizio di un pubblico gremito. Altro gioco di parole del titolo è “Azz e Caiazz” a rappresentazione che i due napoletani concepiscono la goliardia come segno indelebile di libertà, come un segno permanente di infantile trasgressione e fanno capire, che come punto fermo della loro messa in scena, c’è la napoletanità fatta persona. Due artisti diversi in poco, simili in molte cose. Un’unione che lascia all’immaginazione ampio raggio di veduta, visti i trascorsi di entrambi, uno come cantante della generazione pre nuovo millennio e l’altro, comico, cabarettista e attore di vecchia data. Potremmo dire che avremo sul palco due icone napoletane, che non si conoscevano bene fino al loro incontro qualche anno fa, in circostanze lontane da quelle dello spettacolo, infatti stesso loro nelle prime battute dello spettacolo, descrivino il loro incontro come una “Fatal cominazion”. Prestigio, ironia e semplicità, questo andremo ad assoporare con questi due capisaldi napoletani, si potrebbe dir di loro qualsisi cosa, il grande Eduardo li avrebbe descritti come uomo e galantuomo, due che sanno che per loro, come per tutti, gli esami non finiscono mai.


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12 DANIELE ESPOSITO*

La maratona gastronomica è ufficialmente finita È giunto dunque il fatidico momento, quello della remise en forme. Durante le feste si ingeriscono quantità eccessive di zuccheri, fritture, condimenti come il sale, tutti elementi che “inquinano” l’organismo. Di conseguenza, la prima cosa da fare per rimediare è purificare e depurare l’organismo, prediligendo cibi freschi e bevendo molta acqua. Ecco per te alcuni consigli preziosi Bere tanta acqua. Questo è forse il consiglio più importante. È normale svegliarci il giorno dopo una gran bella mangiata e pesare qualche chilo in più. Sono liquidi non grasso! Peso in più e gonfiore dati unicamente dall’acqua accumulata. Il modo migliore per eliminare l’acqua in più è bere tanta acqua! Sembra strano, ma in parole povere più acqua ingeriamo dall’esterno e meno il corpo ne trattiene, Ripartire quindi dalla corretta idratazione. L’acqua è un alimento che ci aiuta a disfarci naturalmente dagli eccessi. Io ne bevo quasi sempre 3 litri al giorno. Non digiunare. Il corpo vive l’assenza di calorie come una situazione di emergenza causando fluttuazioni di insulina e glucosio. Il risultato? Alto rischio di “abbuffata”! Il metabolismo invece che accelerare, rallenta e l’organismo cerca di trarre il maggior nutrimento possibile dal pasto successivo. In questo modo si rischia di aumentare di peso, accumulando il grasso soprattutto a livello addominale. Quindi niente digiuno! Iniziate la giornata con le proprietà disintossicanti del limone: appena svegli, ancora a digiuno, beviamo uno o due bicchieri di acqua a temperatura ambiente a cui avremo aggiunto il suc-

co di mezzo limone: questo semplice gesto facilita il processo di depurazione dell’organismo e la peristalsi intestinale, ed è un buon disintossicante naturale; Consumare cibi freschi soprattutto la frutta di stagione ricca di vitamina C come le arance o mirtilli, ricchi di sostanze antiossidanti che migliorano la resistenza dei capillari e attenuano l’infiammazione responsabile della ritenzione idrica. Prediligere il consumo di verdure rigorosamente crude, in modo da assimilare tutte le vitamine e minerali utili al nostro organismo per il recupero. Essendo, poi, ricchi di acqua, ci aiuteranno ancor di più con l’idratazione. Attività fisica, mai senza Seguire un’alimentazione varia ed equilibrata apre le porte del benessere e assicura giornate all’insegna dell’energia: ma non dimenticate che mangiando sano

siete solo a metà dell’opera. Almeno 30 minuti di movimento al giorno sono indispensabili per ottenere i risultati sperati: in altre parole, se volete mandar via in fretta le maniglie dell’amore accumulate sui fianchi a suon di panettone e lasagne, bandite la parola pigrizia dal vostro vocabolario. Dimenticatevi dell’ascensore, scendete due fermate prima dai mezzi pubblici e fate un tratto di strada a piedi la mattina quando andate al lavoro. Del resto siamo ad inizio anno! È tempo di buoni propositi, soprattutto a tavola e in palestra. Allenati gratuitamente il mio nuovo programma di allenamento su www.ilmetodo5.it/newyork *Personal Trainer e consulente della nutrizione sportiva, da oltre 15 anni nel settore, è autore del libro il Metodo 5, premio eccellenza italiana a Washington D.C.


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TERESA D’ANGELO

La voce napoletana, ricca di sogni, dalla sua amata Mara Venier su Rai 1

Un emozionante Andrea Sannino, approda su Rai Uno da Mara Venier, nel programma Domenica In, andato in onda il 5 Gennaio 2020.Un grande inizio anno per Andrea Sannino, che con il suo grande cuore ed umiltà, canta a tutti “Abbracceme”, la sua canzone di gran successo, che ha incollato tanti telespettatori alla tv e non solo. Andrea si racconta a Domenica In, affermando che era un sogno che aveva sin da bambino, ricorda a Mara, che insieme alla sorella, giocava la domenica nella sua piccola casa, non avendo un microfono vero, ma con un cacciavite, che il padre tutt’ora possiede. La sorella poco più grande, imitava Mara e presentava, come se avessero un vero pubblico davanti. Il piccolo Andrea era nascosto dietro al letto, e quando la sorella l’ho chiamava lui usciva, con tanta timidezza e cantava. Dopo anni, anche un cacciavite si è trasformato in microfono,ed anche i sogni di Andrea si sono realizzati, diventando tanto popolare ed amato dalla sua gente, dai suoi fan e dai tanti che lo seguono. A Domenica In, in tutta la sua semplicità, dagli occhi di quel bambino cresciuto credo sia stato non solo il più bel sogno ma anche una splendida giornata memorabile da ricordare, parte della sua fantastica carriera. Adesso aspettiamo, il nostro grande talento partenopeo nei panni del grande Carosone al Teatro. RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

CHISTE SO’ NUMMERE - LA TOMBOLA NAPOLETANA NEL TEATRO E NELLA MUSICA

Uno spettacolo che celebra la ritualità del Natale. Spazieranno autori come Eduardo, De Crescenzo, De Simone, una sorta di viaggio all’ interno della più nobile tradizione napoletana, la musica lascia il testimone alla prosa, come la prosa sarà interscambiata da imprecazioni popolari, detti, indovinelli e Wellerismi. 90 minuti di spettacolo oscillante fra colto e popolare. Il tutto generato da un attore che eseguirà la famosa Tombola Scostumata, quasi a contatto col pubblico, dando origine due livelli:un primo in un tempo contemporaneo ed un secondo in un tempo epico in cui si rappresentano frammenti di memoria teatrale e tradizionale. Fra gli attori principali Antonio Fiorillo e Peppe Parisi. L’APOTEKE DELL’ATTORE L’apoteke dell’attore è un contenitore per la produzione di spettacoli teatrali. Lo spirito è come quello della «Bottega» rinascimentale in cui si formavano giovani apprendisti che seguivano la realizzazione dell’ opera dei maestri. In questo senso coloro che vi partecipano si troveranno ad affiancarsi ad attori professionisti, e/o di chiara fama. Riteniamo che il mestiere lo si impara facendolo. L’assunto di Leonardo da Vinci «incominciando dall’esperienza e con quella investigare la ragione» ci sembra una buona strada da percorrere. In tal modo coloro che vi partecipano si faranno una full immersion che gli conferirà una vera professionalità. Durata 90 minuti.


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PASQUALE MENNA I malintesi e le liti di certo non mancano in un rapporto matrimoniale di lunga durata e nella commedia comico – brillante di Gaetano Di Maio “Mettimmece d’accordo e ce vattimme” i protagonisti Geppino e Margherita Iaccarino hanno interpretato con destrezza ed abilità un tale clima, esaltando gli aspetti più comuni e grotteschi di due sposi in procinto di separarsi. Grazie ai bravi attori Antonio Coppola e Teresa Ghilardi (ormai una collaudata e felice coppia da palcoscenico) gli equivoci e i dissapori matrimoniali sono risultati più divertenti che mai, certamente frutto della oculata regia dello stesso Coppola e di un gruppo sempre più amalgamato.

LA SCOMPAGNIA PRECARIA ED INSTABILE AL TEATRO EDUARDO DE FILIPPO ARZANO

Sabato 28 dicembre al teatro Eduardo De Filippo di Arzano il numeroso pubblico ha molto gradito ed applaudito convinto sia i veterani Fabio Coppola e Patrizia Efficie sia le nuove e brave leve per poi giungere all’ovazione finale tributata con un caloroso ed entusiastico applauso. Come da consuetudine per la SPEI (una compagnia teatrale sì amatoriale ma niente affatto precaria né instabile), la riappacificazione dei due protagonisti ha poi sottolineato un messaggio di speranza per gli sposi di oggi: il matrimonio è sempre un raggio di luce pur se talvolta offuscato da qualche nuvola passeggera. Il giorno seguente domenica 29 dicembre la replica dello spettacolo ha riportato un ulteriore successo.

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SALVATORE IAVARONE*

Casoria si contraddistingua per la lotta alla camorra

Casoria è tra i comuni fermi sull’attuazione della consegna dei beni confiscati alla criminalità, le poche cose realizzate in città sono state fatte negli ultimi mesi da questa amministrazione, recuperando il tempo perso negli anni. Tra queste ricordiamo l’incontro con il giornalista e scrittore Tony Mira sul tema della criminalità organizzata e dei beni confiscati alle mafie. La legge n. 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie compie ventiquattro anni. Dal 7 marzo del 1996 le esperienze di gestione di beni confiscati alle mafie si sono moltiplicate, pur restando criticità da risolvere. Una ricerca di Libera dal titolo “BeneItalia” ha censito le esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati presenti nel nostro Paese: sono rappresentate da 720 soggetti diversi (come associazioni e cooperative sociali) impegnati nella gestione di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata, di varia natura e tipologia. Il dato si riferisce a 17 regioni su 20. Le realtà sociali gestiscono principalmente appartamenti, ville e terreni. La regione con il maggior numero di realtà sociali che gestiscono beni confiscati alle mafie è la Sicilia con 188 soggetti gestori, segue la Lombardia con 144, la Campania con 116, la Calabria con 101 seguita dalla Puglia con 68 e il

Lazio con 41. Complessivamente secondo i dati dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (www.openregio. it, febbraio 2018) sono 13.146 i beni immobili destinati con la Sicilia prima regione con 5.110 beni immobili destinati, seguita dalla Calabria con 2.265 beni immobili e Campania con 1.906. Sono invece in totale 17.333 gli immobili in gestione (in attesa di risolvere criticità e di essere destinati alle amministrazioni statali ed agli enti locali): con 6339 immobili in gestione è la Sicilia la prima regione seguita da Campania con 2.573 e Calabria 2.154. Casoria ha diversi beni che devono esse-

re consegnati alla città, devono diventare opportunità di crescita sociale e culturale, poli a servizio della collettività. Serve dimostrare con i fatti che qui a Casoria la Camorra ha perso, ed è giusto che l’amministrazione comunale faccia la sua parte, con coraggio e responsabilità. Nella vicina città di Afragola fui il proponente del regolamento per l’affidamento dei beni confiscati alle mafie nel 2014 e del successivo bando per la gestione dei beni, che portò poi all’affidamento anche della Masseria Ferraioli. A Casoria dobbiamo seguire la stessa esperienza. Ho predisposto e porterò in commissione consiliare entro gennaio il regolamento, da condividere con la commissione presieduta dall’amico consigliere Giuseppe Barra e poi con la commissione per i regolamenti presieduta da Vincenzo Ramaglia. Dobbiamo riuscire per Febbraio ad approvarli in Consiglio Comunale e predisporre i bandi per l’assegnazione. Sono una grande opportunità per il terzo settore locale e non è più consentito perdere tempo, una grande città come Casoria deve dare l’esempio, ed un amministrazione attenta a questi temi deve cogliere la sfida e fare sempre meglio. Noi faremo la nostra parte. *Consigliere Comunale e Presidente della Commissione Territorio

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COMUNICATO STAMPA

12 BACI SULLA BOCCA Torna al Nest, in occasione dei #10anni della Compagnia, lo spettacolo più amato del repertorio: “1 2 baci sulla bocca” di Mario Gelardi con Francesco Di Leva nelle vesti di Emilio, il giovane lavapiatti; Stefano Meglio in quelli di Antonio, il proprietario del ristorante; Andrea Vellotti è Massimo il fratello “ripulito” di Antonio. Una intrigante storia che regala emozioni e spunti di riflessione con la regia di Giuseppe Miale Di Mauro. “E’ tutta la vita che mi nascondo, perché io nascosto ci sto bene. Mi sento al sicuro”. Nel testo non si tratta di fare outing, ma di interpretare l’alchimia di un sentimento che nasce inaspettato. La trama è pretesto per raccontare una storia d’amore, semplice ed emozionante come ogni storia d’amore è. E poco importa se i protagonisti di questa storia sono due uomini, perché Emilio e Massimo sono il simbolo di una libertà che negli anni settanta era pura utopia e oggi è finta democrazia. Sinossi Siamo nella provincia soffocante e a volte disorientante napoletana degli anni 70’. Il conflitto politico e sociale che divide il paese sembra lontano da queste terre. In questo ambito nasce “12 baci sulla bocca” che racconta l’incontro-scontro tra Emilio, lavapiatti dai modi e dal linguaggio diretto e Massimo, fratello “ripulito” del proprietario di un ristorante. Massimo si sta per sposare con l’unica donna che ha avuto nella sua vita, è a quel punto della vita in cui o ti lasci o ti sposi, Massimo si sposa. Emilio è giovane ed è ricchione, perché era l’unico termine usato a Napoli per identificare un omosessuale. Emilio riesce a scardinare l’omosessualità assopita malamente da Massimo. I loro incontri sono violenti al limite dello scontro fisico. I due ragazzi si nascondono, ma quel rapporto così controverso, rappresenta, forse, l’unico momento di vero sentimento nella loro vita. Il loro è un ambiente in cui non è permessa alcuna diversità, vigono leggi sociali e di branco che non permettono nulla al di fuori di una prassi consolidata. Ma gli occhi di Antonio, fratello di Massimo, lo guardano dentro, sanno molto di più di quel fratello di quanto lui pensi. In quell’ambiente i problemi si risolvono in maniera spicciola ed uno come Massimo, non può certamente essere un “ricchione di paese”.

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Note di Regia Ho spinto Mario Gelardi, l’autore del testo, ad ambientare questa storia negli anni settanta per costruire un tessuto emotivo ancora più claustrofobico. Quando lessi il testo, che era ambientato ai giorni nostri, era appena successa una tragedia omofobica che avrebbe spinto lo spettacolo troppo verso la cronaca e meno verso il simbolismo necessario in teatro. Così è venuto fuori il racconto di una storia d’amore impossibile, una sorta di Romeo e Giulietta oltre il genere maschile e femminile, che si snoda in 12 mesi fatidici che iniziano con la strage di piazza della loggia e terminano con la tragica morte di Pier Paolo Pasolini. Una vicenda che parte dalla periferia della nostra terra in cui il tempo sembra essersi fermato. Un ritratto sociale dove l’illusione di un finto progressismo sfocia in leggi sociali antiche. Un’atmosfera sudata, che ha l’eco della musica popolare degli anni settanta, che vive di squarci di luce sul nero dei giorni e di quelle vite. LA MOSTRA #10NEST - dieci anni di compagnia “10NEST - dieci anni di compagnia” è un percorso visivo e tattile fatto di scatti e oggetti di scena che testimoniano, anno dopo anno, tutti gli spettacoli prodotti e messi in scena dalla Compagnia Nest. Un modo per ricordare e celebrare il lavoro di un gruppo di giovani ardimentosi che con enormi sforzi sono cresciuti e diventati adulti. La storia racconta che durante la tournée di un fortunato spettacolo dal titolo noto, GOMORRA, un gruppo di attori decide di unirsi per provare a esprimere la propria esigenza artistica. Ciò che ha spinto e spinge ancora il collettivo è un semplice ma fondamentale obiettivo: avere coscienza. Sulle cose, su ciò che ci circonda, sull’esistere. Avere coscienza per riuscire a rappresentare ciò che accade, mescolando la verosimiglianza della cronaca con l’onirico del teatro. Portare sul palco ciò che accade intorno, trasmutato dalla propria interiorità, dalla propria estetica, dall’utilizzo di tecniche e saperi, perché dall’ego si passi all’oggettivo. Al fruibile universale. Perché si crei la relazione giusta con lo sguardo del pubblico. Per riconoscersi e riflettere su ciò che esiste. Perché in questo territorio, in questa città, in questo paese, nel mondo, c’è gente che passa una vita a non avere coscienza delle cose. Dieci anni nel tentativo di irrobustire la propria poetica e scandagliare a fondo l’autocoscienza.


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giuseppe clarino

Visita ALla galleria d’arte di Domenico Sepe Visitando la galleria d’arte di Domenico Sepe, che lui ama definire bottega, e osservando con attenzione alcune sue sculture, che peraltro avevo già visto precedentemente in sue mostre personali, mi corrono alla mente alcune considerazioni: nell “Angelo e Giacobbe”, durante la lotta tra il bene e il male, si percepisce la paura del bene di essere sconfitto; nella “Velata Napoli” traspare il dolore dell’artista che nel vedere questa città martoriata dalla delinquenza, dalla corruzione e dal malaffare si rifugia da questa desolazione quotidiana nel suo mondo ideale; in “Lilith”, donna di estrema bellezza, che secondo la tradizione degli antichi ebrei sarebbe stata la prima moglie di Adamo e che per la sua superbia trasformata in demone e scacciata dal paradiso terrestre, l’artista nell’esprimere tutta la sua ammirazione e pietà per la sua bellezza, riesce a coniugare anche il senso di disperazione della stessa. La magia di Domenico Sepe è un lavorìo diretto a migliorare la scultura dal punto di vista energetico, poiché egli non si piega alle leggi della ragione e della

fisica, ma vuole esprimersi fino in fondo, senza imporre la sua volontà, perché l’artista scolpisce quello che sente, che non sempre coincide con quello che l’osservatore percepisce, dipendendo questo dalla sua sensibilità. Tutti gli uomini sono destinati a rendere un servizio all’umanità. Ma ce ne sono alcuni che hanno ricevuto da Dio un dono straordinario. Taluni riescono a dar vita al metallo, altri a far cantare i colori, altri ancora a far danzare le note; Sepe impreziosisce indubbiamente la prima categoria. Nel «Cristo Rivelato» è colto l’attimo in cui Cristo vince la sfida con la morte. Alcuni hanno scolpito il Cristo morto

Crescere insieme...perfezionandosi Sicurezza edilizia Ambiente

(Mantegna) altri il Cristo deposto (Caspani, Saluzzo e lo stesso Sepe); da non dimenticare poi il Cristo Velato del Sammartino nella cappella Sansevero; altri il Cristo risorto (Lucchesi, Michelangelo) ma mai nessun artista aveva osato tanto. Persino Oliver Stone nella sua «Passione di Cristo» mostra il lenzuolo che si rattrappisce e Cristo a lato già risorto. Sepe invece sfida se stesso immaginando di essere presente nell’attimo in cui Dio manifesta ancora una volta la sua potenza, vincendo persino la morte Dostoevskij scrive che “ la bellezza salverà il mondo” e io aggiungo che Sepe contribuirà a salvarlo perché la sua arte, come quella dei grandi scultori, è proiettata verso l’eternità

Vincenzo D’Anna

Dottore in scienze dell’Ingegneria Collegio dei geometri e dei geometri laureati della Provincia di Napoli

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EMMA DI LORENZO Domenica 12 gennaio, alle ore 19, va in scena il primo appuntamento della rassegna “Approdi 2020” del Nostos Teatro di Aversa: “Bollari – Memorie dello Jonio” di e con Carlo Gallo, un cunto antico di pescatori attraverso la musicalità del dialetto calabro. Tra la Campania e la Sicilia in mezzo ci sta la Calabria, la cui identità sembra essere scomparsa nell’abisso, in un profondo buco nero. Eppure, sulle rive dello Jonio, tra i gozzi e le reti ammassate, c’è ancora chi tramanda il sapere, sono “Aedi”, dal volto scavato, stanco di rughe, hanno il dono di raccontare per catene di immagini suggestive un patrimonio “letterario” che vive solo in un filo diretto, che passa da bocca a bocca. La drammaturgia e la messa in scena dello spettacolo riproducono originali partiture musicali e gestuali, fedeli appunto alle pulsioni emotive dei cunti dei pescatori calabresi. “Bollari”, una parola antica tradotta nel suono gutturale dei pescatori per annunciare l’avvistamento dei tonni a largo delle coste, un urlo di gioia a cui seguivano lanci e fragori di bombe in mare, una pratica illegale diffusa tra i pescatori dello Jonio al fine di ricavare più pesce possibile in poco tempo e sopperire ai lamenti dello stomaco. Tratto da racconti orali di anziani calabresi, “Bollari” è una storia di mare che si chiude sopra il deserto dei valori di un mondo travolto dal regime e dalla guerra. Come sottofondo il rumore languido della spuma del mare, quel mare di gioie e di

Al Nostos Teatro, lo spettacolo “Bollari Memorie dallo Jonio”

dolori, su cui si riversano la fame e la miseria del tempo. Quel mare su cui i personaggi rinnovano il proprio spirito e battono i remi – forse - alla conquista della propria libertà. Bollari è un suono della Calabria, è un grido d’amore. La rassegna “Approdi” 2020 del Nostos Teatro, che ha visto un’anteprima a dicembre con “Trapanaterra” di Dino Lopardo, continua il 18 gennaio alle 21 con “Cabaret”, una coproduzione Bus Theater e MACADAM, Cantiere delle arti viaggianti. A febbraio due appuntamenti con il teatro: domenica 15, la Compagnia Esposti porta in scena “Di questa vergognosa tenerezza”, il 29 è il turno di Stefano Mereu in “Discobunker”. Il 15 marzo Andrea Bettaglio e Catia Caramia sono i protagonisti di “Promise Land”, mentre il 29 il Nostos Teatro ospita “Ion” del Collettivo Itaca. Sabato 4 aprile, Carlo Decio porta in scena “Otello – Pop Tragedy”, il 19 la Compagnia Nostos Teatro torna con una propria produzione dal titolo “Turbata libertà degli incanti”, lavoro finale del progetto Nostoi. Chiude la rassegna lo spettacolo “Partenope” di Paolo Fabozzo, sabato 16 e domenica 17 maggio. Non solo teatro, sono quattro i laboratori che arricchiscono e completano “Approdi 2020”: “Animali” di Sara Sole Notarbartolo a gennaio, “Mostro (Caligola)” della Compagnia Esposti a febbraio, “Ripartiamo dal corpo” di Catia Caramia a marzo e un seminario con Vincenzo del Prete a maggio.


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Non mi sarei mai aspettata una cosa del genere. Non riesco ancora ad accettare e a credere che non ci sei più, questo perchè nel mio cuore ci sei ancora e ci resterai per sempre. Sono Felice del fatto che negli ultimi tempi, mi hai insegnato a fare cose che sicuramente senza di te non avrei imparato a farle. ma purtroppo il tempo che si passa con i propri nonni non è mai abbastanza! Mi fa tristezza il fatto che non sarai presente in questi anni in cui ci saranno ovviamente traguardi, errori e sconfitte, in cui diventerò adulta, in cui accadranno nuove cose, belle o brutte che siano. Mi fa rabbia sapere che non potrai più raccontarmi di quando eri piccola, mi fa rabbia non sentire più il telefono di casa con scritto “nonna Teresa”, non sentire più la tua presenza in famiglia. Casa tua adesso è così vuota, fredda, silenziosa e triste, ma io ti sento ancora lì, ti immagino ancora seduta su quella sedia blu mentre tutti noi parlavamo e facevamo confusione e tu ci guardavi, silenziosamente, felice e fiera di tutti i tuoi figli, nipoti, e generalmente della famiglia e del legame familiare che hai creato. Sei stata mamma, nonna, e una suocera fantastica e giuro che io non ti dimenticherò neanche un solo giorno, nemmento un singolo momento, però ti prego non dimenticarti di tutti noi. Guardaci dall’alto e proteggici come solo tu sai fare. Un giorno ti raggiungerò e finalmente ci potremmo riabbraciare e potremmo farlo PER SEMPRE. Ti porterò nel cuore sempre. La tua piccola Sara

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Direttore Responsabile: Ferdinando Troise Stampa: PRINTING HOUSE - CASORIA Tiratura 7000 copie. Distribuzione gratuita. Questo numero è stato chiuso il 9 gennaio 2020 Direzione, Redazione, Amministrazione e Pubblicità Via Capri, 2 - 80026 Casoria (NA) - Tel. /Fax 0817311062 email: casoriadue@libero. it


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