Domenica 17 Gennaio

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DOMENICA 17 GENNAIO 2021

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Settimanale di Informazione

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ANNO XIX - N° 03 - DOMENICA 17 GENNAIO 2021

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L’editoriale DI NANDO TROISE

AMORE PER NAPOLI L’umore di Napoli, così sensibile allo scirocco, s’intorbida: dopo la notevole impresa della sentenza del Collegio di Garanzia del CONI che ha stizzito tutto l’impero Agnelli La INCREDIBILE sconfitta interna con lo Spezia e la risicata vittoria di Udine non sono piaciute. Le due sberle dello Spezia, devo dirlo, sono esplose sul volto e sulle gambe ghiacciate del Napoli in maniera imprevista. La squadra aveva dato, sia pure stravolta dai molti mutamenti imposti e non da Gattuso, ancora una volta, dopo serie di campionato, dimostrazione di vitalità; è crollata di schianto. Non voglio entrare nel merito della gara, anche perché non ero da quelle bande. Mi permetto solo dire che, a mio avviso, la partita andava preparata meglio sul piano psicologico. Gattuso, invece, probabilmente sulle euforiche ali dello spettacoloso cammino in campionato e anche perché costretto dal soprannumero di calciatori aveva dato a tutti (e soprattutto ai protagonisti del campionato) perlomeno una sensazione di disinvoltura.

“La costruzione da basso”, “le coperture preventive” e le assenze movimentano la mia vigilia di NAPOLI - FIORENTINA e la SUPERCOPPA ITALIANA. Aveva infatti, con una prontezza eccessiva, chiamato Lozano centravanti e si era preparato al dentro o fuori con lo Spezia, con un disegno di squadra diversa. O almeno si aveva questa impressione.

I calciatori hanno una mentalità sui generis. Una mentalità che pretende rispetto, specie quando il dovere risulta lo facciano per intero. continua a pag. 5


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SEGUE da pag. 3

La mia enorme stima per Gattuso prende l’avvio, proprio dalle notevoli dimostrazioni offerte da questo tecnico nel campo di questa necessaria psicologia spicciola. Gattuso si lega e lega a sé la famiglia calcistica che gli viene affidata, con un senso di fedeltà e di riconoscenza che lo mette sempre al sicuro da qualsiasi malrovescio e crisi. Gattuso può perdere partite su partite (facciamo gli scongiuri alla faccia dei leoni da tastiera) di seguito ma mai potrà accadere che venga messa in discussione la sua posizione. Ne deriva, da questo modo di procedere, un accrescimento del suo prestigio personale sensibilissimo. E così succede che il Napoli si ritrovi, dopo i trionfi con Atalanta, Roma ed altre, con il deretano per terra con Lo Spezia. Gattuso si mantiene fedele al gruppo – base e immancabilmente il gruppo – base, si riporta e lo riporta a galla. Gattuso non deve farsi mettere in difficoltà dal soprannumero di calciatori. In quanto all’impegno profuso da Bakayoko e co. con Lo Spezia e l’Udinese credo comunque non sia il caso di parlarne. E poi non esageriamo con la venalità di calciatori, già abbastanza ricchi! Si, si riprende con il campionato che è splendidamente in piedi e sul quale la concentrazione potrà essere massima, da oggi in avanti. Il calendario ci riserva una insidiosa partita casalinga con la Fiorentina prima della Supercoppa Italiana, il 20 a Reggio Emilia con la Juventus. A mio modesto avviso il campionato è, nonostante la forza della Juventus, dell’Inter e del Milan ancora aperto. E il Napoli, senza per questo dover favoleggiare di scudetto, può condurre in porto un girone di ritorno spettacoloso. Deve trovare un certo equilibrio, nel quale dovrà rientrare, senza turbarlo,

Osimhen; ha le carte in regola per produrre un gioco migliore. Chiarisco che per migliore non intendo più bello ma più scarno. La settimana scorsa rilevai, non senza preoccupazione, le insidie di una manovra che mi sembrava frutto di spontaneità e basta. Non la sconfitta interna con lo Spezia, di per sé imprevista, ma la robustezza dell’impresa spezzina, conferma in me qualche perplessità. La compagine di Rino non poteva, né doveva prendere due gol. Un corto circuito di tal genere può solo esplodere in un complesso che giochi appunto spontaneo. E si regga sulla disinvoltura e sulla freschezza atletica. Chi ha duttilità tattica, furbizia, esperienza rimedia con quello alla stanchezza, che non escludo sia serpeggiata nella partita che ha visto la sconfitta del Napoli per mano dello Spezia. In parole più povere esorterei Gattuso a rendere meno fluida, pur non alterandone la semplicità, la manovra che sta producendo oggi la squadra. Cioè sorniona a centrocampo, grazie a Bakayoko, e rapida, agile in attacco. Dove andremmo più cauti, ad esempio, è nell’arrembante gioco che sviluppano i pur bravi Di Lorenzo e Mario Rui. Sulla

formazione, al momento in cui scrivo, non ho notizia precisa. Comunque se Manolas non dovesse farcela credo che Rahmani, nonostante gli errori di Udine, possa sostituirlo degnamente. Per il vice – Lozano si può ricorrere a Zielinski ala tattica; il giovane polacco ha dimostrato di essere bravo anche di punta. Il problema, comunque, insisto nel dirlo, è rendere più scarno e meno brillante il movimento del complesso. Gattuso può riuscirci con la collaborazione ormai affettuosa che sta riscuotendo dai calciatori, con Insigne alla testa. Va segnalato che in questa vigilia del doppio impegno con Fiorentina e Juventus, qualche bello spirito non ha mancato di ricordare ai napoletani l’insulto, non certo scherzoso, che gli juventini riservano al Napoli ed ai napoletani. La Juventus dopo aver visto svanire la vittoria a tavolino vorrebbe dare un’altra brutta legnata al Napoli. Appostati a Castelvolturno il Napoli ripensa adesso al suo campionato che, miracolosamente risvegliato, va adesso onorato con ancor più impegno. La Fiorentina sembra proprio fatta apposta per proseguire la corsa.


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6 Nando TROISE

PARTITI E STRAPPI

/ QUEI GIOCHI TATTICI DI TROPPO

Se l’attuale (latente) crisi di amministrazione ha un pregio, esso è dato dal fatto che stavolta anche nella stessa maggioranza ci si comincia a porre qualche domanda circa l’opportunità di proseguire lungo gli impervi sentieri di questa scombinata consiliatura. E ci si comincia ad interrogare sulla convenienza di affidarci ad amministrazioni come quelle partorite dal Consiglio Comunale eletto nel 2019. Tanto più che mai come in questi giorni è stato evidente che l’unico magnete per la maggioranza (si fa per dire visto che ne sono solo 11 e forse anche per l’opposizione) è costituito dal desiderio di 14 consiglieri comunali di tenersi stretto il proprio seggio in Consiglio Comunale. A maggior ragione dopo le dimissioni dal notaio di turno che, per ognuno dei suddetti consiglieri comunali, rende oltremodo incerto le prospettive di rielezione. Tutto ciò è un male, affermano due autorevolissimi ex Sindaci ultrasettantenni, sostenendo che, in una situazione come quella che si è venuta a creare, le elezioni dovrebbero essere addirittura “un obbligo”. Invece ci si avvia ad affrontare tantissimi argomenti importanti per la Città di Casoria in condizioni di eccezionale quanto evidente fragilità. Per di più, l’attuale “platea politica ed amministrativa” ha nominato diversi membri della Giunta Municipale che “dureranno” chissà fino a quando. Le istituzioni amministrative – mortificate oltre modo dall’andamento nient’affatto lineare della consiliatura – sono allo stato pressoché prive di quella energia che in genere proviene dalla investitura popolare. Ciò che, ad ogni evidenza, da qualche mese si riflette negativamente

Tensioni in maggioranza. I dissidenti: “questo Consiglio Comunale è al capolinea” Graziuso a Marro: “scuole, tributi, puc, pics, dissesto, cos’altro mi può servire per colpire Bene?”

sulle modalità con cui viene affrontata questa fase pandemica. E anche sui modi con cui si accinge a programmare la destinazione delle risorse in arrivo dall’Europa, dal Parlamento Italiano e dalla Regione Campania. Per chiarezza va detto che mettere nel conto l’anticipo delle elezioni non significa scivolare per una sorta di automatismo verso la immediata interruzione della consiliatura. Vuol dire piuttosto alzare il livello della scelta che dovrebbe porsi tra una Giunta Municipale di indiscutibile autorevolezza e rappresentatività (ammesso che l’attuale consiglio comunale sia in grado di conferirgli adeguata legittimazione) e la convocazione dei comizi elettorali. Solo l’opzione vera di una brusca interruzione può far leva sul senso di responsabilità dei consiglieri comunali e costringerli a por fine a quei giochi tattici che, a dispetto dell’emergenza da co.vi.d., li sta portando (o li ha già portati) sulle sabbie mobili. Da opzione autentica, dicevamo, non “un’evocazione tattica e senza convinzione”. Tre consiglieri comunali, Gennaro Fico, eletto nelle fila della Lega, Gennaro Trojano, eletto nella lista di Angela Russo ed Alessandro Puzone, eletto in Forza Italia, hanno sempre esitato di fronte alla prospettiva dell’interruzione anticipata

di questa consiliatura. Ho interpellato diversi soggetti politici di varie estrazioni: da Fratelli d’Italia a Campania Libera, da Potere al Popolo ai Verdi, dal Pd alla Cgil, compreso Cisl ed Ugl facendomi conoscere l’obiezione posta dai più: è concepibile “andare al voto in piena pandemia”? Ma rovesciamo la domanda: come è possibile affrontare tante emergenze di questa Città con un esecutivo così indebolito? Condannando il Paese per i prossimi mesi a “consigli comunali senza respiro”? Se poi si pensasse di riparare allo strappo venuto alla luce nell’ultimo mese con un rammendo, è difficile pensare che un rattoppo del genere, per quanto ben cucito e magnificato dai cucitori, regga per più di qualche settimana. E saremmo ad altre lacerazioni. A quel punto le elezioni sarebbero inevitabili, ma non più come esito di una scelta meditata e consapevole. ************ Ormai nella maggioranza nessuno si fida più di nessuno. Non solo Bene e Graziuso, che neppure si parlano. Qualche sinistro scricchiolio si avverte anche nei rapporti tra il Sindaco ed altri suoi alleati. Questa, però, è un’altra storia. Ve la racconteremo.


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ANTONIO BOTTA

Intervista al dott. Umberto Parlati, medico di medicina generale

VACCINARSI? ATTO ETICO, DI ENORME RESPONSABILITA’!

Il dott. Umberto Parlati, medico di medicina generale, svolge la sua professione a Casoria. E’, pertanto, uno dei tanti medici dell’ASL Napoli 2 Nord che, con dedizione, senso forte del dovere e grande professionalità operano in trincea nella rischiosa battaglia contro la pandemia, lavorando, come spesso è stato evidenziato”a mani nude”, senza adeguati supporti. Gli siamo grati per la sua disponibilità a concedere l’intervista All’inizio del 2021, qual è la “lettura” che lei dà della crisi sanitaria da Covid in Italia, sulle misure di contenimento adottate,considerando che, ad oggi, in alcuni Paesi europei, si assiste a un’impennata dei casi di contagi e di morti, tanto che perfino la Svezia ha deciso di imporre il lockdown, seppure parziale? La crisi sanitaria in Italia, generata dal Covid-19, è figlia di una politica sanitaria degli ultimi anni che è stata caratterizzata dalla chiusura di numerose strutture ospedaliere sul territorio e dalla quantomeno discutibile decisione di trasformare gli ospedali in aziende, dove è stato privilegiato principalmente l’aspetto del risparmio economico perdendo spesso di vista l’obiettivo principale che è il benessere del paziente. Per quanto concerne le misure di contenimento adottate, ritengo che spesso esse andavano nella direzione giusta. Il problema è sorto per la carenza di un efficace apparato di controllo affinché tali misure fossero rispettate: il distanziamento spesso non è osservato e molte persone hanno disatteso l’obbligo dell’uso della mascherina. Il lockdown, invece,applicato sul territorio nazionale nel periodo di marzo, con un maggiore controllo, ha dato buoni risultati in termini di drastica riduzione dei casi sul territorio. C’ è da preoccuparsi per le cosiddette “varianti” del virus? In cosa consiste tale mutazione? Potrebbe rendere inefficaci o parzialmente efficaci i vaccini antiCovid? Per quanto concerne la variante, essa s’intende come il risultato di una somma di mutazioni, alcune delle quali riguardanti la proteina spike. La variante isolata in Inghilterra sembra più contagiosa, ma né essa né la variante

Si ascolti il Santo Padre: “Tutti devono prendere il vaccino; perché tu ti giochi la salute, la vita, ma ti giochi anche la vita di altri”. Bisogna aderire alle campagne vaccinali per limitare l’insorgenza di ulteriori mutazioni. Le misure di contenimento sono adeguate, ma è carente il controllo. sudafricana sembrano tali da sfuggire alla produzione di anticorpi indotta dal vaccino. Diventa quindi necessario limitare quanto più possibile la diffusione e aderire tempestivamente alle campagne vaccinali, per limitare l’insorgenza di ulteriori mutazioni che potrebbero anche rendere il virus più aggressivo. Ultimamente, il governatore della regione Campania De Luca ha proposto al governo nazionale di non continuare ad assegnare alle regioni i colori giallo, arancione e rosso, in base ai parametri stabiliti dal CTS: “Meglio un’ Italia tutta arancione” ha affermato “con le fasce diverse andiamo al manicomio”. Lei condivide tale proposta? Per quanto concerne la proposta del governatore De Luca di non assegnare colori alle regioni in base ai parametri stabiliti dal CTS, per una volta non mi trovo d’accordo con questo suo punto di vista, in quanto ritengo che, se vi fossero aree del territorio italiano che presentano un più basso numero di persone affette da Covid-19, sia giusto far sì che il territorio possa riprendere un barlume di vita normale e, responsabilmente, consentire la ripresa di tante attività che sono in condizioni di estrema sofferenza da un anno. Molti si domandano per quali motivi in Italia dieci vaccini sono obbligato-

ri, mentre per il vaccino antiCovid si punta unicamente sulla persuasione, non rendendolo obbligatorio. Qual è la sua risposta? Rispondo con le parole del Santo Padre: “Io credo che eticamente tutti debbano prendere il vaccino. È un’azione etica, perché tu ti giochi la salute, la vita, ma ti giochi anche la vita di altri”. Per questo, ritengo che più che obbligatorio, sia un atto di responsabilità civile verso gli altri, trattandosi comunque di una pratica che gode di un’affidabilità molto buona. La campagna vaccinale in Italia si è avviata. Come sempre, non mancano disfunzioni e intoppi sulla somministrazione. A Napoli, ad esempio, alla Mostra di Oltremare, i medici di medicina generale hanno dovuto attendere per ore sotto la pioggia battente Si vuole sempre trovare il pelo nell’uovo o le lamentele sono comprensibili? In Campania, la campagna vaccinale è partita tempestivamente e, se escludiamo l’episodio increscioso accaduto nel giorno d’inaugurazione del centro vaccinale presso la Mostra d’Oltremare, che è già stata parzialmente corretta in seconda giornata, tutto è andato bene e mi piace sottolineare la buona organizzazione per somministrare i vaccini adottata dall’ASL Napoli 2 Nord.


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8 RITA GIAQUINTO

Con la Dott.ssa Marsia Fausto parliamo di ginecologia e Covid Con la ginecologa libero professionista di Frattamaggiore, la Dott.ssa Marsia Fausto, settorializzata nell’ambito della procreazione medicalmente assistita (PMA) - quell’area che ha l’obiettivo di aiutare le coppie con difficoltà ad avere figli in modo naturale, tramite un’assistenza ospedaliera assistita – affrontiamo i disagi ed i timori delle pazienti in cura nella sfera ginecologica. Una sfera, a ben pensarci, molto particolare se si pensa che in alcune condizioni, come nel caso di una gravidanza, è davvero molto difficile, se non impossibile, “chiudere”, rimandare o procrastinare il normale corso della natura. Quanto è stata, ed è tuttora, difficile la gestione delle Sue pazienti, a partire dal primo lockdown? “Inizialmente, c’è stato un momento in cui sembrava di dover chiudere tutto e fermare tutte le attività ma, come ginecologa, non ho mai sospeso il mio lavoro, neanche per un giorno, perché nella nostra branca rimandare diventa difficoltoso, quasi impossibile, svolgendo soprattutto attività di ostetricia. Visto che le visite presso gli ambulatori alle ASL erano state sospese, ho cercato di mantenere comunque una certa continuità, anzi, in realtà, ho avuto anche una maggior affluenza avendo sopperito alla sospensione delle attività delle Asl. Ritengo che comunque la visita della gravida vada sempre eseguita, quindi ho continuato cercando di attenermi sempre a tutti i regolamenti, mantenimento dei dispositivi di protezione, la sanificazione ed areazione degli ambienti. Non è stato facile, soprattutto nel primo lockdown, in cui si percepiva molto di più la paura nel paziente, quindi molto spesso mi chiedevano consulenze che ho cercato di fare anche telefonicamente perché era proprio il paziente a temere di venire allo studio, nonostante li mettessi sempre al corrente della mia organizzazione secondo le regole, e del distanziamento anche nell’orario delle visite, per non far incontrare i pazienti tra di loro. La prima fase è stata peggiore; nella seconda fase ho percepito una sorta di adattamento nei pazienti, che comunque sembrano essersi quasi abituati a questa

situazione”. Le è capitato di avere pazienti diventati positivi al virus? “Non ho gestito direttamente pazienti positivi ma mi è capitato più volte di seguire pazienti che avevano avuto contatti con sospetti Covid e con Covid accertati e quindi con tutti i timori correlati, le dovute quarantene, cercando di gestire, anche a distanza, le visite di controllo per evitare comunque di dover interrompere la quarantena, cosa assolutamente impossibile. Ma tutto questo si è verificato soprattutto nella seconda fase in cui il rapporto con sospetti Covid è stato quasi routinario, perché nella prima chiusura i contagi ne sono stati veramente pochi”. Lei si è già vaccinata? Cosa si sente di dire a quanti temono effetti collaterali, non tanto immediatamente dopo la somministrazione, ma quelli che potrebbero comparire in futuro? “Non mi sono ancora vaccinata, ma mi vaccinerò a breve. Per la paura del vaccino, molto spesso le pazienti ed i loro familiari mi chiedono informazioni, mi rivolgono la stessa sua domanda e se è giusto farlo. I loro timori sono pressoché legati al fatto che è stato realizzato in così poco tempo. La mia risposta è questa : è vero che è stato realizzato in breve tempo, ma c’è da tenere presente che si partiva da una base di conoscenza sul virus RNA notevole, quindi chiaramente questo elemento ha già eliminato una prima quota di approfondimenti che

andavano fatti nel caso in cui si fosse iniziati da zero. Anche gli investimenti, ne sono stati direzionati molti di più rispetto a quelli standard di un vaccino classico, ed hanno consentito di accorciare i tempi, non perché è stato fatto con poca cura, ma perché ci sono state molte più risorse da poter sfruttare, molta più attenzione al vaccino che ha consentito di elaborarlo in sicurezza. Tra l’altro, nel momento in cui viene validato, deve aver necessariamente superato tutti i controlli per poter essere messo in commercio. Anche per i possibili effetti futuri: bisogna pensare che sono vaccini ben studiati e che, soprattutto, non viene inoculata la malattia di per sé, ma sono proteine che scaturiscono una risposta immunitaria. Insomma, non dovremmo avere alcun timore al riguardo”. E le donne in gravidanza ed allattamento potranno accedere al vaccino o ci sono controindicazioni al riguardo? “Questa è una cosa che, infatti, è legata proprio al fatto che non dobbiamo temere effetti dal vaccino : noi lo stiamo consigliando anche alle pazienti gravide ed in allattamento. Ovviamente, gli studi sono minori perché non è stato possibile avere una campionatura ampia in questo ambito, però c’è stata comunque una certa tranquillità anche per quei casi che si sono vaccinati in gravidanza o allattamento”. So che è una neo-mamma : mi racconti le Sue preoccupazioni per la possibi-


DOMENICA 17 GENNAIO 2021 le terza ondata “Si, sono una neo-mamma, ho partorito solo due mesi fa, infatti ho lavorato a pieno regime senza mai fermarmi, fino a due giorni prima del parto ed ho ripreso sei giorni dopo. Quindi anche nel periodo difficile del Covid noi medici cerchiamo comunque di dare un servizio completo ai pazienti. Per quanto riguarda le mie preoccupazioni, è chiaro che avendo un bambino piccolo, anche le pazienti mi fanno la stessa domanda. Fondamentalmente credo che la campagna vaccinale sta andando avanti e penso che se riusciamo ad ottenere una buona copertura già entro i primi mesi, sicuramente avremo un ottimo risultato. E, per quanto non possa esserci una copertura completa, ci sarà comunque una maggiore serenità gestionale. La cosa importante però che dico sempre alle mie pazienti e mi fa piacere dire ai vostri lettori, è cercare di mantenere sempre le stesse attenzioni, nonostante ci vaccineremo. Una volta vaccinati, non vorrà dire automaticamente di poter ritornare automaticamente alle abitudini precedenti. Purtroppo, molto spesso l’ignoranza benevola delle persone può far loro pensare che una volta avuto il vaccino, possono rifare tutto quello che facevano prima. Attenzione, distanzia-

9 mento e disinfezione continua ci consentirà di tenere lontano il problema. Il vaccino ci permetterà di ridurre l’entità dei focolai che abbiamo avuto in questa fase, e soprattutto l’afflusso negli ospedali e alle terapie intensive, ma sicuramente non eliminerà la malattia in breve tempo. Quindi dobbiamo stare sempre attenti ed evitare che si diffonda ulteriormente se ci comportiamo con leggerezza soltanto perché vaccinati”. La pandemia ha evidenziato, tra le tante cose, la fragilità della medicina territoriale che, in troppi settori, è costretta troppo spesso a delegare gli ospedali per il primo soccorso dei pazienti. Mi interessa, per concludere questo piacevole incontro, una Sua opinione al riguardo “In parte sono d’accordo. Purtroppo la carenza principale del territorio è costituita dalla mancanza di risorse e questo costringe il paziente a rivolgersi all’ospedale o nel privato per ottenere un servizio che avrebbe potuto avere sul territorio. Anche nelle attività ambulatoriali, ad esempio, manca non solo il personale, ci sono infatti pochissimi medici che devono sopperire a tutte le richieste della popolazione, ma soprattutto mancano a volte proprio le attrezzature. Nel mio campo, a volte manca proprio l’eco-

grafo, o apparecchiature come il colposcopio che ci consentono di fare indagini di secondo livello, e che costringono il paziente a rivolgersi in ospedale con le notevoli difficoltà delle tempistiche. Anche se, le assicuro, c’è grande volontà da parte del personale a voler fare di più. Io stessa ho lavorato spesso sul territorio e devo dire che ci sono strutture che vogliono cercare di lavorare bene e che nel momento in cui ricevono risorse adeguate e le attrezzature giuste riescono a dare il servizio che il paziente merita e che pensa, erroneamente, di poter trovare spesso solo nel privato, ma non è così. Il Covid ha evidenziato ancor di più le possibili carenze territoriali nel momento in cui le attività ospedaliere sono state chiuse, almeno quelle non urgentissime. Anche gli screening per il carcinoma alla cervice, il pap test è un’attività che, secondo me, è stata chiusa anche per troppo tempo, soprattutto per le tante pazienti che ne avevano bisogno. Anche laddove le pazienti avevano bisogno di indagini di secondo livello, non è stato possibile praticarle. Quindi ci sono state sicuramente una serie di problematiche che hanno evidenziato una carenza anche gestionale”. E che andrebbero curate – aggiungo io – al pari di un virus. Forse, anche di più.

Non abbiamo mai sognato il successo Ma lavoriamo tanto per ottenerlo

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10 IMMA CASTRONUOVO

Intervista alla Dott.ssa Fiorentina Fico Medico odontoiatra specializzata in ortodonzia infantile: effetti diretti e indiretti del Covid-19 sulla salute dei nostri denti, specie dei più piccoli!

Il Professionista che questa settimana ho il piacere di intervistare, è la Dott.ssa Fiorentina Fico, stimato Medico odontoiatra facente parte di una grande famiglia di dentisti di Afragola; dal papà ai suoi fratelli, costituiscono un validissimo esperto team in grado di risolvere i più tediosi, dolorosi, affliggenti problemi legati al Sorriso; la dott.ssa Fiorentina, in particolare, è specializzata in odontoiatria ed ortodonzia infantile, ed il suo studio è la testimonianza diretta dell’affetto che nutrono per lei i suoi “piccoli” pazienti, essendo le pareti tappezzate di disegni e dichiarazioni d’amore per la “Fatina dei denti”. Grazie alla Sua disponibilità, riusciamo a comprendere quali siano le interrelazioni tra il Covid-19 e la salute dei nostri denti. Dottoressa, uno degli effetti indiretti del Covid-19 è l’aumento dei casi di bruxismo e parodontite. L’allarme arriva dagli USA dove sono in aumento i casi di pazienti che si rivolgono al dentista per fratture dentali e complicanze parodontali. Altrettanto sta avvenendo in Italia: lo confermano gli esperti della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP). Sotto accusa l’ansia causata dal

distanziamento sociale che aumenta il bruxismo e lo stress da lavoro a distanza. Cosa ne pensa, a riguardo? E quali, secondo la Sua esperienza, i rimedi da adottare in questi casi? E’ purtroppo vero! Il bruxismo e le altre parafunzioni (serramento, puntamenti linguali, onicofagia, morsicatura di altri oggetti come anche di labbra e guance) sono scatenate e sostenute dallo stress nel 90% dei casi ; un aumento della sua incidenza, dunque, era quanto meno da attendersi! Il bruxismo è una parafunzione caratterizzata dal “masticare i denti”: questi, tenuti stretti tra loro inconsapevol-

mente dal paziente, vengono sfregati con forza; si accompagna ad un importante rumorosità avvertita dal compagno di stanza e per questo normalmente il bruxista è facilmente identificabile. Il serramento è una parafunzione più subdola: il paziente che serra stringe con forza i denti tra loro ma senza sfregarli; per questo motivo l’abitudine non è francamente sintomatica e chi serra i denti è più difficilmente identificabile. Bruxismo e serramento comportano severi danni sia alla dentatura naturale sia alle protesi dentali eventualmente presenti nella bocca, che possono arrivare fino alla rottura dei denti, come effetto

più immediato e che possono coinvolgere anche la muscolatura, non solo masticatoria, e l’articolazione della mandibola. Anche se non esiste una cura miracolosa del problema, non siamo però completamente disarmati contro di esso. Due armi sono alla portata di tutti: una più semplice, l’attività fisica aerobica per almeno trenta minuti al giorno che, accanto gli altri benefici effetti, si è dimostrata capace di smaltire almeno in parte lo stress , una più “sofisticata” dal punto di vista culturale che fa riferimento alla meditazione ed al training autogeno. Ma lo strumento principe di gestione del bruxismo consiste nel confezionamento di un dispositivo medico che può assumere le diverse forme e composizioni secondo la parafunzione e le sue conseguenze: quello che per le persone comuni è noto come bite, debitamente adattato e controllato nel tempo. La rivista internazionale “Infection Control & Hospital Epidemiology” della Cambridge University riporta la proposta di un gruppo di ricercatori di Napoli per prevenire il contagio da Covid-19. La soluzione? Il perossido d’idrogeno (più noto come acqua

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DOMENICA 17 GENNAIO 2021 ossigenata). In pratica - spiega il Prof. Antonio Del Prete, docente di Oftalmologia all’Università di Napoli Federico II - effettuando dei gargarismi 3 volte al giorno e dei lavaggi nasali 2 volte al giorno, si riduce la possibilità di contrarre il virus, con conseguente diminuzione delle ospedalizzazioni dovute a complicanze dell’infezione. L’efficacia del perossido di idrogeno è dovuta non solo alle sue proprietà ossidanti e di rimozione meccanica, ma anche all’induzione della risposta immunitaria innata antivirale mediante sovraespressione del TLR3 (Tolllike receptor 3), riducendo pertanto complessivamente la progressione dell’infezione dalle alte alle basse vie respiratorie. I ricercatori suggeriscono l’uso dell’acqua ossigenata subito dopo la comparsa dei primi sintomi e la diagnosi presunta di Covid, quindi durante la malattia a casa in quarantena o nei pazienti ospedalizzati che non richiedono cure intensive. I ricercatori confermano che non è stato osservato alcun danno a seguito dei gargarismi, quindi la pratica è sicura. Qual è il Suo parere in merito? La domanda mi piace perché mi permette di fare il punto su una situazione particolare che ha accompagnato ed accompagna questa pandemia: la infodemia. In rete circolano tantissime “informazioni” sulla prevenzione, la terapia e la gestione di un caso COVID-19. Sento il dovere, in qualità di medico, di avvertire il lettore di non fare affidamento su queste informazioni spesso fuorvianti e prive di fondamento (ho letto commenti del tipo “Li hanno uccisi con terapie inadeguate” da parte di persone assolutamente non qualificate a questo tipo di commenti). Umberto Eco ci insegnò, in tempi non sospetti, che “Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità”. Facciamo quindi molta attenzione a verificare la fonte delle informazioni on line, non diamo lo stesso credito al “nostradamus” di turno e al documentario di un Angela! Questa pandemia scoppia all’improvvi-

11 so alla fine del 2019; rispetto ad essa le conoscenze mediche devono ancora essere costruite sia rispetto ai meccanismi con cui si sviluppa la malattia (che non è una “banale” polmonite) sia rispetto ai mezzi di prevenzione e terapeutici da mettere in atto. Il perossido di idrogeno è un ottimo agente capace di neutralizzare il virus SARS-CoV-2 responsabile della COVID-19; per questo motivo gargarismi a base di acqua ossigenata per due minuti, prima dell’intervento del dentista, sono stati inseriti nei nostri protocolli di sicurezza al fine di ridurre, sottolineo ridurre, l’eventuale carica virale di un asintomatico. Va da se dunque che sia uno strumento valido per la prevenzione della COVID-19 ma è solo UNO di questi strumenti; per esempio è dimostrato che la carica virale dell’asintomatico è già ripristinata a 15 minuti dal gargarismo. Questa battaglia si vince solo mettendo in atto tutte le misure preventive illustrateci in questi giorni dalle fonti ufficiali che sono le uniche che, in scienza e coscienza, mi sento di suggerire e citare: distanziamento sociale, uso della mascherina (che non è vero che fa male: sul nostro studio noi la usiamo per 12 ore al giorno a turni di 6 ore continuative e non siamo ancora rincretiniti o svenuti per asfissia), lavaggio frequente della mani e disinfezione delle superfici domestiche (specie al rientro della spesa). Il Ministero della Salute ha messo a punto un Protocollo di Sicurezza con le Indicazioni operative per l’attività odontoiatrica durante la fase della pandemia Covid-19. Il documento, validato dal Comitato tecnico scientifico, offre indicazioni cliniche procedurali di riferimento riguardanti gli standard minimi di sicurezza che gli studi odontoiatrici devono adottare al fine di ridurre al minimo il rischio di trasmissione di infezione in ambito odontoiatrico, poiché ogni paziente va considerato come potenzialmente contagioso. Ce le vuole illustrare? Il coronavirus non è il primo nè il più pericoloso agente patogeno con cui abbiamo a che fare tutti i giorni e gli studi

dentistici sono attrezzati ed organizzati già da tempo per non fare essi stessi da meccanismi di propagazione delle malattie: aids, epatiti, tubercolosi esistono e vengono combattute ogni secondo negli studi odontoiatrici. Il coronavirus sconta la novità e la elevata contagiosità e pertanto accanto agli ordinari protocolli si è aggiunta una particolare attenzione all’accesso ed alla permanenza in studio del paziente, oltre a tutti i presidi necessari per prevenire il contatto con l’aerosol e le dropletts che potrebbero contaminare l’ambiente. Per ogni accesso allo studio è previsto un primo triage telefonico teso ad escludere, per quanto possibile, la presenza di una infezione da coronavirus a carico del paziente. L’ingresso in studio è contingentato in modo da non creare assembramenti ed è vietato a pazienti che non indossino la mascherina. Ogni paziente all’ingresso viene munito di calzari monouso, e busta sigillante per i propri effetti personali, gli viene misurata la temperatura e la saturazione di ossigeno, è obbligato alla disinfezione delle mani. I locali sono aerati naturalmente e continuamente, l’aria condizionata è spenta al fine di eliminare la circolazione di virus nell’aria viziata. Gli operatori sono dotati di visiera, mascherine FFP3 e chirurgica, con camice impermeabile e lungo, cuffia e casco respiratorio per le operazione che prevedono la creazione di aerosol. Dottoressa, data la Sua specializzazione, cosa può dirci in merito al trattamento odontoiatrico nei bambini, durante la pandemia da Covid-19? Il distanziamento sociale, la doppia mascherina e la visiera non facilitano il rapporto tra il dentista ed i piccoli pazienti. Noi abbiamo sempre cercato di curare i bambini come se si stesse giocando, facendo in modo che la esperienza vissuta presso lo studio fosse per loro persino piacevole. In questo contesto il nuovo modo di vestirsi e “mascherarsi” lo stiamo facendo vivere come un gioco più intenso di prima e con risultati molto lusinghieri, come possiamo vedere dalle piacevoli reazioni che evochiamo.

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12 Maria Cristina Orga

PAROLE, PENSIERI, OMISSIONI …e un pizzico di poesia che forse ci salverà

SarsCovi2, Covid19, Coronavirus, variante inglese, variante sudafricana, variante cinese, variante americana, tempesta di citochine, terapie intensive, letti disponibili, letti occupati, indice di contagio, dimessi, deceduti, immunità di gregge, cure sperimentali, tamponi faringei e tamponi nasali, test sierologici più o meno rapidi, anticorpi monoclonali e antiretrovirali, zoonosi, zoologi, virosi, virologi, salto di specie, epidemia, pandemia, ecosistemi al collasso e riscaldamento globale, cellule, acidi nucleici DNA, RNA messaggero, proteine spike, economia al collasso, un vaccino ci salverà, forse sì, forse no, ma chissà, risposta immunitaria tutta da verificare… ma questo vaccino che lo facciamo a fare? Facciamolo intanto, poi si vede…meglio gli eventuali effetti collaterali del farmaco che i più certi effetti letali del virus, no? Sì. No. Sì. Boh!! Troppi galli a cantare e troppo spesso “sulla monnezza” come dice il poeta. “Pullus ac margaritam” uno, due, tre, so’ cchiù bello io ‘e te! Scoop, rivelazioni, fake news, tutti parlano, parlano parlano…”Pentitevi! La fine del mondo è vicina!”, duemilaventi annus horribilis è vero che era bisestile e nella migliore tradizione “l’anno bisesto è anno funesto”, ma questo ha davvero esagerato! Coraggio, è finito, lo abbiamo scaraventato nel passato in pompa magna con gran dispendio di botti e fuochi d’artificio fatti brillare in barba a tutti i divieti e le ordinanze a grappoli da cento, con gran dispendio di quei denari che nelle tasche degli artificieri stessi, a sentir loro, pare non ci siano più: grandezza di Dio la moltiplicazione dei bengala colorati e dei tricchitracchi di capodanno aggratis! Sì, va be’, o compravamo i botti o le scarpe nuove al bambino che stiamo in lock down vedi da quanti mesi e non si fatica e non riusciamo a mettere il piatto a tavola, ma a non sparare a Capodanno porta male! Dicono quanti ligi alla legge del #nonèveromacicredo hanno sfondato a martellate il porcellinosalvadanaio pazientemente foraggiato da anni di monetine di risulta perché nun se po’ maje sape’. A chist’anno ‘e mmxxxa ll’amma spara’ appriesso! Un ottimo investimento, non c’è che dire, anche considerato il fatto che appena iniziato, il duemilaventuno, che tra

I Vecchi

I vecchi siamo noi ma non lo sappiamo ancora troppo impegnati a prendere a pretendere qui e ora. I vecchi fanno peso non hanno un buon odore e sono imbarazzanti con le loro paure. Paure e fissazioni sgradevoli rituali i vecchi non ci sentono e portano gli occhiali non tanto per vedere piuttosto per guardare le cose con cui parlano e li sanno ascoltare. I vecchi sono lenti in modo esasperante affannano, tossiscono hanno un corpo ingombrante un corpo malandato che neanche riconoscono si guardano le mani, rugose e si stupiscono. In faccia non si guardano detestano gli specchi troppo evidente agli occhi che sono loro i vecchi non quelli in bianco e nero nelle fotografie seduti in primo piano con lo sguardo lontano. Loro son quelli a lato oppure quelli dietro col volto sorridente lo sguardo nel futuro con le cravatte lente o coi vestiti a fiori le giacche corte e strette e le ginocchia fuori quelli con i capelli e col fuoco nel cuore son quelli innamorati o in cerca dell’amore con la vita davanti e i sogni nel cassetto o con le trecce sciolte e un filo di rossetto. È quello il loro specchio: la foto in bianco e nero

che il tempo sia passato no, non gli sembra vero. «Il tempo è galantuomo» non sanno chi l’ha detto ché un vero galantuomo non ti costringe a letto o su una sedia, o peggio con pappe e pannoloni e sempre col pigiama né gonne, né calzoni lavati con le spugne se sono fortunati da mani prezzolate mani cui esser grati mani che se accarezzano lo fanno per mestiere che pettinano, imboccano che aiutano anche a bere mani che non conoscono venute da lontano con l’anima ammaccata e col cappello in mano mani che tutto toccano che spostano le cose o, non viste, le buttano tanto son solo cose cose che più non servono gravide di passato roba da buttar via ché quel ch’è stato è stato vecchie cose di vecchi a loro volta cose imbarazzanti e inutili presenze fastidiose grottesche parodie di quel che sono stati col prendere qui e ora sono proprio stonati. Così, con eleganza un giorno come un altro o forse in una notte non è che cambi tanto senza fare rumore accennano un inchino sorridono e spariscono come i bei sogni all’alba. Sorridono pensando che siamo proprio sciocchi a non capire in tempo che siamo noi quei vecchi.


DOMENICA 17 GENNAIO 2021 le attenuanti non può invocare nemmeno l’alibi di essere bisestile, ha mostrato subito il suo volto, che è tale e quale a quello del suo parente prossimo recentemente scomparso. Picco di contagi, terza ondata, anzi no: è la seconda che non è mai finita, anzi no, è ancora la prima, sempre la stessa, solo che agli uomini piace contare e per fare finta che sia cambiato qualcosa, si cambia l’aggettivo numerale ordinale al nome comune (fin troppo) che non evoca più gli schizzi di spuma sulla salsa spiaggia, bensì il morso ferale dell’indomita e invisibile bestiaccia coronata che da un anno tiene in ostaggio il mondo governandolo con pugno di ferro in guanto di carta vetrata. E non sempre la resilienza ghandiana o le tecniche di rilassamento e meditazione zen bastano a trattenerci al di qua dell’orlo della crisi di nervi e riparte acquolina in bocca e implorante lingua a penzoloni la ricerca di un guru in grado di placare l’angoscia raccontandoci con franca onestà quale sia hic et nunc, qui ed ora, oggi, lo stato dell’arte

13 della pandemia e il reale livello di diffusione del Covid19 e cosa dobbiamo aspettarci. E proprio per avere qualche risposta e condividerla con voi lettori, per un’intera settimana, come un cane da presa mi sono messa alle calcagna di dirigenti ASL, medici ospedalieri, biologi molecolari e neurologi, elemosinando un’intervista da consegnarvi come premio di consolazione non potendo offrirvi una bella dose di vaccino Pfizer fresco fresco per cominciare, non dico a risolvere il problema, ma almeno ad allentare un po’ la tensione. Ma niente. Nonostante la mia tenacia (e io sono una che non molla), i telefoni dei dirigenti ASL sono rimasti muti, i primari hanno negato l’autorizzazione al rilascio di dichiarazioni ufficiali ai medici loro gerarchicamente sottoposti, i biologi molecolari non vogliono sbilanciarsi perché già anche tra le loro fila sono in troppi a parlare e a dire molto più di quanto non sappiano in realtà e i neurologi scuotono tristemente il

capo ammettendo solamente che le patologie nevrotiche sono moltiplicate in maniera esponenziale. E allora?! E allora quando la realtà è troppo prosaica perché valga la pena di essere ancora incensata di parole, ci sono solo due cose che possono salvarci: la memoria e la poesia. E la nostra memoria sono i vecchi. I vecchi, quelli che aspettano come l’ostia sull’altare il vaccino per poter tornare ad abbracciare i figli e i nipoti, quelli a cui invece molti il vaccino lo vorrebbero negare, perché sono dosi sprecate, in fondo sono solo vecchi. Vecchi, un peso che porta solo spese. E proprio ai vecchi, quelli che sono caduti prima, quelli che cadono ancora, quelli che purtroppo cadranno sotto la falce micidiale del virus SarsCovi2 senza neppure un’ultima carezza, voglio dedicare la mia carezza di parole. E a tutti noi, che stiamo come d’autunno sugli alberi le foglie in fila per una dose di vaccino e una di speranza e che saremo i vecchi di domani. Sempre che riusciamo a cavarcela.

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GAIA MOSCHETTI

INTERVISTA AL DOTT. TOMMASO ROMANO

Ha all’attivo 50 anni di carriera, il Dottor Tommaso Romano, ex Dirigente del reparto di rianimazione dell’Ospedale San Gennaro di Napoli, ne ha viste di insufficienze respiratorie. Secondo lei è stata gestita male la situazione Covid-19? La verità sta nel mezzo, poco male e poco bene. Noi medici non sapevamo nulla, ma si poteva trarre esperienza dalla SARS avuta anni fa, che si è combattuta in modo facile. Se all’epoca avessero approfondito, sarebbe stato più semplice combattere il Covid-19? Sono due cose diverse, non si avrebbe comunque avuto una soluzione immediata, non c’è nessun termine di paragone, ma la scienza ha fatto grandi passi avanti, in breve tempo è riuscita a trovare il vaccino. C’è tanta fuga di false notizie, una paresi facciale, ad esempio in questi periodi, può essere riconducibile a un colpo di freddo e non al vaccino. Non si può relazionare sempre un sintomo al Coronavirus, siamo in un periodo particolare in cui gira l’influenza e i sintomi sono molto simili, devono essere

bravi i medici a non creare panico, soprattutto nelle strutture ospedaliere. Dopo la terza ondata la Spagnola scomparve, avverrà la stessa cosa per il Coronavirus? La Spagnola fu terribile, poi non c’erano farmaci che potessero prevenire la forma virale né antibiotici per prevenire. Il vaccino Cominarty prodotto da PfizerBioNTech è il primo ad aver ottenuto l’autorizzazione all’uso di emergenza. Previene la malattia nei soggetti di età pari o superiore a 16 anni. Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) con le istruzioni per produrre una proteina presente sul SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Non tutte le strutture possono utilizzarlo in quanto devono essere dotate di frigoriferi a temperature molto basse, 70 gradi sotto lo 0. Il nuovo vaccino invece, che attendiamo, potrà andare in un normale frigo. Nella Comunità di Padre Ludovico, in cui ho accolto medici specialisti per offrire visite gratuite, vorremmo, (sotto autorizzazione del Sindaco), poter vaccinare Casoria con l’aiuto

di medici volontari. Un consiglio che vuole dare? Quello che consiglio sempre, anche quando esco e vedo persone senza mascherina è di attenersi alle indicazioni sanitarie: lavare bene le mani, indossare la mascherina, che innanzitutto serve a proteggere gli altri e a mantenere le adeguate distanze di sicurezza, ma non tutti lo capiscono. So cosa significa soffrire di insufficienza respiratoria o di malattie dell’apparato respiratorio, l’ho vissuto vedendo per tanti anni persone ricoverate; anche gli asintomatici devono stare attenti in quanto, non sappiamo nel futuro breve entro 3 o 4 mesi cosa può accadere all’organismo e se il virus si muove in modo silente. Tutto dipende dalla reazione del singolo e da fattori principali quali età, malattie, (…), i bambini ovviamente hanno un sistema immunitario più forte rispetto agli adulti o a chi è immunodepresso. Ai miei colleghi, inoltre, consiglio di fare sempre il vaccino antinfluenzale, personalmente, mi sono sempre trovato bene e ritengo che è come se man mano si acquisisca più immunità.


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IL COVID FESTEGGIA IL SUO PRIMO ANNO DI VITA MENTRE L’UMANITÀ NON VEDE L’ORA DI DECRETARNE IL DECESSO

Zona rossa, zona gialla, zona arancione: l’Italia è divenuta un semaforo che non si arresta mai. Frequenti i DPCM, imprevedibili le disposizioni, discutibile la loro efficacia. E in questo caotico alternarsi di colori, di permessi, di dati (relativi ai contagi) rincuoranti e subito dopo disastrosi, di distanziamenti e riavvicinamenti, il Coronavirus si è impossessato delle nostre vite, delle nostre abitudini e di noi stessi; ha rimescolato le carte, giocato un brutto scherzo e stravolto non solo l’Italia ma il mondo intero da, oramai, già un anno! Un anno volato perché è come se non fosse stato realmente vissuto, un anno che ci ha insegnato tanto ma anche tolto molto, un anno indimenticabilmente segnante per l’esistenza di ognuno di noi, un anno che senza dubbio passerà alla storia. Ebbene sì, dodici mesi or sono da quando i bambini hanno smesso di giocare a scuola con gli amichetti, gli adulti hanno cominciato a lavorare da casa e agli anziani non è più stato consentito abbracciare i nipotini. Nel frattempo la società ha appreso i termini “lockdown”, “smart working”, “red zone” e compreso più che mai il significato di “quarantena”, “pandemia”, “didattica a distanza”, “assembramento” e, al contrario, “distanziamento sociale”. La percezione di tante cose che prima sembravano normali (nel senso di abituali, all’ordine del giorno) e che si davano per scontate è immancabilmente cambiata e se un anno fa andare a prendere un caffè con un amico non era un evento straordi-

nario, adesso è diventato una di quelle libertà a cui le persone continuamente anelano. Se da un lato si è avuta la possibilità di capire il vero valore non solo delle cose ma della vita stessa, dall’altro si è un po’ spento l’entusiasmo nei confronti dell’esistenza, avviluppati come si è, in questo incubo senza fine. Ma una fine ci sarà, ci dovrà essere, e prima o poi questa pandemia sarà solo un brutto ricordo lontano. Immaginare un tempo post Covid19 è possibile e bisogna farlo! Per il bene di noi stessi, dell’intera umanità e del mondo tutto. Ed è proprio questo l’obiettivo che dobbiamo porci da oggi in poi e che questo settimanale stesso tenterà di perseguire: immaginare, progettare, ideare, creare, costruire un futuro! Perché quando tutto sembra perso, sì, è proprio lì che bisogna rimboccarsi le maniche e lottare; toccato il fondo si può solo risalire. E in questa fase di ridefinizione dei valo-

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ri e delle priorità, il nostro giornale dà la possibilità alle aziende che intendono puntare sulla qualità e sulla capacità creativa di immaginare un “dopo pandemia” di farsi pubblicità sia sulle edizioni digitali che sul sito della nostra testata. La pubblicità, infatti, è un’ antenna molto sensibile, un messaggio forte e chiaro, una possibilità di divulgazione, presentazione, affermazione: un mezzo attraverso cui palesarsi. Ciò che noi intendiamo diffondere è il bisogno di impegnarsi per una ripresa, l’importanza del singolo nella società: d’altronde, se le gocce decidessero di scioperare, non si formerebbe l’oceano. Rinnovandovi gli auguri di buon anno nuovo e con la speranza che questo primo sia anche l’ultimo compleanno del Coronavirus, vi invitiamo a rialzarvi e credere nel futuro, perché la vita è un regalo prezioso.

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GENNARO MOSCA

SE LA BUROCRAZIA NON CONTROLLA, CHI CONTROLLA?

Ogni mattina, arrivando a lavoro con l’auto in zona Piazza Bovio, trovo Mario, un vecchietto gentile che mi aiuta a parcheggiare e non mi chiede niente, ma a cui regalo l’obolo per le sue necessità. Da quelle parti, per quelli che cercano un preziosissimo parcheggio libero, è un’istituzione. Tesserò le lodi di Mario alla fine. Venerdì 8 gennaio ore 6,45 circa, Ospedale del Mare, all’improvviso un boato fortissimo. Una superficie di circa 1.500 metri quadri del parcheggio sprofonda di una decina di metri. Poche auto nella voragine, senza nessuno, per fortuna; tutti i sottoservizi presenti là – acqua, energia, tubazioni e condotti – tranciati di netto e, siccome i guai non vengono mai soli, per questo il Covid Hotel viene evacuato. Il Lettore lo saprà. Dalle foto disponibili sul web sembra un crollo, un cedimento di qualcosa che c’era sotto, e non lo sprofondamento naturale di qualche cavità; lo dice la forma di quella zona che è alquanto regolare come un rettangolo, diversamente si sarebbe visto un collasso semisfericocircolare di quell’area. La foto storica di Google Earth del 2007 mostra una vasca sotterranea in costruzione, forse per ‘acque sanitarie’ o antincendio, e nella foto del 2008 c’è un solaio di copertura che a sua volta fu coperto con un terrapieno per portare il piano a livello dell’area circostante e diventare tutto un parcheggio. Il dado è tratto: quel solaio è crollato. Il solito fattaccio all’italiana, tra inondazioni e frane, ponti e strade fatiscenti, parcheggi di stazioni ferroviarie realizzate su montagne di rifiuti e crolli di palazzine, l’ennesimo disastro colposo. E come cantava Zucchero, adesso bisognerà stabilire ‘Per colpa di chi.’ La filiera delle responsabilità dentro cui cercare l’omissione, l’imperizia e la negligenza, in casi come questo è sempre la stessa: progettazione-direzione lavori-esecuzione-collaudo. In uno o più di questi momenti della realizzazione di quell’opera, qualcuno avrà commesso degli errori. La progettazione? Sarà semplice per il PM verificare se il progetto è stato redatto nel rispetto degli stringenti vincoli imposti dalla norma-

IL GRILLO

PARLANTE

tiva tecnica. E chi quel progetto ha approvato, ha verificato? Cos’ha fatto il Direttore dei Lavori? Tra i suoi doveri di controllore c’è quello di assicurare la corrispondenza tra gli interventi definiti nel progetto, e quanto effettivamente esegue l’appaltatore. Anche in questo caso non ci vorrà molto per capire se il Direttore dei Lavori sia stato negligente. E questo è connesso con il momento dell’esecuzione. Se il gatto non c’è il topo balla, e se il controllore non ha controllato, allora l’appaltatore controllato potrebbe averne approfittato. Chissà quanto ferro nel cemento, e la qualità del terrapieno, o andava realizzata un’impermeabilizzazione che non c’è, o quale altro imbroglio. Infine il collaudo, che dovrebbe accertare che tutta la filiera sia stata regolare, conforme alla legge e alle buone regole dell’arte. Come hanno collaudato i collaudatori? Insomma, quanti controlli saranno andati disattesi? Inizierà il solito balletto del ‘non era responsabilità mia.’ Si dice che in Italia uno dei grandi mali sia la burocrazia, che senza dubbio in tantissime situazioni rallenta, farragina, intrica, disorienta e sfinisce. Ma la burocrazia nasce anche per controllare, certificare, legittimare, assentire, permettere, approvare e vigilare. Il progetto e la realizzazione di quella vasca sono stati sottoposti al controllo della burocrazia e alla vigilanza in corso d’opera, peraltro parliamo di un Ospedale non di un monovano, e ciononostante è successo il disastro. Figurarsi se quei controlli

non ci fossero stati. Il problema non è la burocrazia che controlla, ma quando non lo fa o non sa farlo, a tacere della malafede. E allora anche la burocrazia andrebbe sorvegliata. Una storia antica quanto il mondo, tant’è che Giovenale già si chiedeva: ‘Quis custodiet ipsos custodes?’ E quando la risposta è che a controllare i controllori arriva la Magistratura, abbiamo perso un po’ tutti. Perché si è arrivati al disastro, perché chi doveva scegliere ha scelto male, progettisti, direttore dei lavori, collaudatori, e chi doveva fare il proprio dovere non l’ha saputo (o voluto) fare. E allora, quando la burocrazia controlla così male, meglio Mario che, ogni mattina, verifica che nella ‘sua zona’ sia tutto regolare. Se una mattina dovesse percepire segni di pericolo, sono sicuro mi avvertirà di parcheggiare altrove, anche se non per senso del dovere ma per le sue necessità. La ragione del suo zelo a me non interessa, ma ritrovare l’auto dove l’ho lasciata e non dieci metri sotto. Fino a oggi non ha mai sbagliato. Bravo Mario. Efficace come un’istituzione che se, per quella vasca, avesse vigilato con la stessa diligenza... «Dottò, parcheggiate qua. Là no. Là ci stanno degli avvallamenti, sotto è vuoto. Chissà quale giorno di questi…Sentit’ a mmé, qua è meglio. A spigoletta dottò, mettetevi a spigoletta». [a spigoletta = a spina di pesce].


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GIUSEPPE NAVARRA

Il mondo visto dalla periferia da “Ritorniamo a sognare di Papa Francesco”

«Se si vuole vedere il mondo com’è davvero, bisogna andare in periferia». Il Papa pensa ai popoli perseguitati: i rohingya, gli uizuri. gli yazidi, i cristiani uccisi dentro e fuori i luoghi di preghiera. Sono i martiri dell’egoismo e dell’individualismo. Del fanatismo politico e religioso. Sono nostri fratelli e nostre sorelle, qualunque sia la loro fede. Sono popoli emarginati. Non occorre, però, andare troppo lontano, nelle periferie del mondo per trovare gli emarginati. Basta guardarsi intorno. Andare alla stazione di sera, soffermarsi di notte accanto a chi dorme sulla panchina del parco, allungare un euro ad un mendicante. Sono le vittime della politica “degli scarti”. Gli invisibili. Il Papa lo sa bene. La gente del centro che attraversa la periferia non li nota o, se lo fa, distoglie lo sguardo. E’ bene non dimenticare che oltre ai popoli della periferia, sconosciuti a quelli che vivono tranquilli sulle navi da crociera, ci sono anche questi nostri conviventi: i poveri, gli scarti. Nessuno immagina che quanto accadde il 13

gennaio 2012 al Costa Concordia potrebbe capitare a tutti. Ci fu “l’incaglio” con lo scoglio dell’isola del Giglio che produsse la falla. Lo scoglio invisibile che fece affondare la nave. L’aria di festa e di spensieratezza dei crocieristi si trasformò in tragedia. Questo è accaduto oggi. Il virus, anch’esso invisibile, denominato Covid 19, ha funestato la vita di intere famiglie e comunità. Ha sconvolto il tran tran quotidiano. Ha costretto l’umanità a riflettere. E’ il “Dies Irae?” E’ il “redde rationem” della vita di ciascuno di noi, si è chiesto qualcuno.? A questo proposito mi ritorna alla memoria uno sceneggiato del regista Franco Indovina trasmesso nel 1973 dalla RAI. In esso si paventava l’avvento dell’ anno mille, portatore di sventura. Era convinzione comune che fosse la data stabilita dal Signore per la fine del mondo. Timore o terrore ricorrente nella storia dell’ uomo. Di conseguenza, entro il 31 dicembre dell’anno 999, conti, vassalli e valvassori si rappacificarono; i servi della gleba perdonarono le angherie del clero e dei signori; il

perdono e l’amore improntarono i nuovi rapporti sociali. Ma Il primo gennaio dell’anno 1000 scampato il pericolo, tutto tornò come prima. Era uno sceneggiato in chiave umoristica con finale pessimista. Papa Francesco non preconizza un dies irae per l’avvento del covid, ma coglie l’occasione per esortarci ad andare in periferia per meglio comprendere questa imprevista e spaventosa pestilenza. «Andare nella periferia in concreto …..ti consente di toccare la sofferenza e la penuria di un popolo ….» così da avere la possibilità di capire, di intervenire e di favorire soluzioni. «Le cose astratte ci paralizzano. In quelle concrete si aprono strade di possibilità». In tanti scelgono o hanno scelto di «…. non anteporre la loro vita all’ impegno di salvare altri».Infermieri, medici e religiosi hanno pagato «il prezzo dell’ amore». Ci sono stati medici in pensione tornati in servizio per dare una mano. Alcuni sono morti come i tanti religiosi che hanno assistito i morenti da covid, pur temendo di infettarsi. Sono

gli eroi e i santi anti-covid. Anche loro «Hanno pagato, il prezzo dell’ amore». Contro il virus dell’indifferenza e dell’individualismo non c’è altro antidoto che la fratellanza, il che comporta non solo la disponibilità ad aiutare gli altri ma soprattutto ad amare il prossimo. Impostare la propria esistenza sull’ aforisma “vivi e lascia vivere” significa costruire un alibi alla propria «indifferenza e disimpegno morale». Il covid 19 ci mette davanti ad un bivio: Passata la tempesta, tutto ritorna come prima o c’è da riflettere su un sistema diverso di vita?

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20 ANTONIO BOTTA

MESSAGGIO DI FEDE, DI SPERANZA E DI PACE DALLA FICTION “CHIARA LUBICH – L’AMORE VINCE TUTTO”

Il film ”Chiara Lubich - l’Amore vince tutto”, trasmesso su RAI UNO il 3 gennaio scorso, circoscritto temporalmente al periodo immediatamente precedente la fine della seconda guerra mondiale, racconta la scoperta che fa Chiara, giovane maestra elementare, interpretata dall’attrice Cristiana Capotondi, del grande Ideale dell’Unità. Durante i bombardamenti, nei rifugi antiaerei, Chiara con le compagne rilegge, a lume di candela, il Vangelo: resta colpita dalla preghiera dell’unità, nel capitolo 17 di Giovanni, in cui Cristo rivolgendosi al Padre dice: “E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. 23Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità”. E’ una scoperta per lei illuminante, capisce d’un tratto che la vita di Dio, la vita trinitaria è l’unità e che questa deve essere pure la vita dei cristiani. Così lei, dopo essersi consacrata al Signore, sceglie con le sue compagne un’esperienza di vita relazionale sull’esempio della Trinità, che porta il suo gruppo, primo “focolare” d’amore, a vivere l’una per l’altra, l’una con l’altra, facendosi “uno” con il prossimo. E’ una scelta che anticipa ciò che i Padri della Chiesa intuiscono e definiscono, anni dopo, nei documenti del Concilio Vaticano II, ossia di vivere una spiritualità comunitaria ed ecclesiale, che non si misura più soltanto con le esigenze individuali della perfezione cristiana mediante pratiche ritualistiche e devozionistiche. Ciò emerge con chiarezza nelle vicende narrate nella fiction: Gesù è vivo e presente nel dialogo fraterno, nella cura vicendevole, nel farsi prossimo di chi necessita di sostegno e aiuto, nel dono di sé ai fratelli bisognosi e nello scoprire gli altri come dono. “Dove due o più sono uniti nel mio nome io sono in mezzo a loro”. E cosa cementa l’unità se non l’amore, con il quale si rende Dio presente? Amore concreto, dinamico, vissuto - ecco un’altra grande intuizione molto attuale- in un dialogo a più

livelli: fra cattolici, ecumenico, interreligioso e con persone con convinzioni non religiose; dialogo che non annulla le differenze, ma le supera valorizzando le diversità come ricchezza, come frammenti di bene, porzioni di verità su cui collaborare nel rispetto della dignità di tutti per costruire insieme la pace.Oggi Il carisma dell’unità è incarnato da una moltitudine di persone di ogni parte del mondo che fanno parte del Movimento dei Focolari, “Opera di Maria”, fondato da Chiara e dal co-fondatore Gino Giordani. Il film, diretto dal regista Giacomo Campiotti e prodotto dalla Eliseo Multimedia nella persona di Luca Barbareschi, in occasione del centenario della nascita di Chiara Lubich, lancia un messaggio di speranza, di fede, di pace, di coraggio e di tenacia nell’affrontare le tempeste della vita con l’arma dell’amore. E’ capitata, dunque, “a fagiolo”, nel tempo dell’emergenza epidemiologica, questa fiction permeata della smagliante finezza interiore di Chiara, della sua spiritualità attiva, concreta, sempre impegnata, nella sua vita, a “farsi uno” con chiunque nella mutua e continua carità, a contrastare le disuguaglianze e a realizzare la giustizia con l’Economia di Comunione, creando opportunità lavorative. Tale progetto, realizzato per la prima volta in Brasile nel 1991 su proposta di Chiara, coinvolge imprenditori, industriali, dirigenti, lavoratori, che hanno abbracciato l’ideale dell’Unità. L’Economia di Comunione é espressione di un agire economico che coniuga le regole e i valori dell’impresa con i valori della comunione. In sintesi, parte

dei profitti vengono investiti, in un’ottica di gratuità e di reciprocità, per creare lavoro e sviluppo. Attualmente questo progetto coinvolge più di settecento imprese in tutto il mondo ed è oggetto di interesse, studio e apprezzamento da parte di insigni economisti, tra cui Luigino Bruni, sociologi, filosofi. Nella conferenza stampa del 28 dicembre scorso, l’attrice Cristiana Capotondi ha dichiarato: “ Speriamo e ci auguriamo che questo film può far davvero la differenza e considerare una donna che mette tutti insieme per un obiettivo: la fratellanza universale. Io mi porto a casa un’esperienza molto bella di grande spiritualità. Con le altre attrici abbiamo costruito questo piccolo focolare e speriamo possa arrivare ai telespettatori per proiettarli nel 2021 con una speranza in più”. La storica del Movimento dei Focolari, Lucia Abignente, ha chiarito, in un’intervista, che effettivamente ci fu lo studio della Chiesa su Chiara Lubich a seguito di alcune accuse pervenute a Roma già dal ‘48 e fu un processo lungo e sofferto. Come è emerso anche dal film, non convinceva la Santa Sede che “l’ispirazione partisse da una donna. All’epoca risultavano nuove tante espressioni, come la comunione dei beni (da qui l’accusa di comunismo, ndr) e soprattutto quel riferimento molto forte al Vangelo letto dai laici, che ha spinto alcuni ad accusare il Movimento di protestantesimo”. Lei ha vissuto quel difficile periodo in una profonda fedeltà alla Chiesa.” A Chiara Lubich, di cui è in corso la causa di beatificazione, sono stati attribuiti vari riconoscimenti, tra cui: Premio Templeton per il progresso della religione e per il contributo dell’unità dei cristiani (1977); il Premio “Pace di Augsburg” per l’incremento delle relazioni interconfessionali (1988); numerose cittadinanze onorarie e lauree “honoris causa” in varie discipline; il Premio UNESCO (1996) per l’educazione alla pace.

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GIUSEPPE GATTA - RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

STADIO SAN MAURO, VISTO DAL BRASILE GATTA: Ciao Saul Silva, volevo ringraziarti per il completamento del mio progetto, riguardante lo Stadio San Mauro Di Casoria, ringraziarti soprattutto in termine di finalità per come il prodotto è venuto fuori, uno spettacolo.. Spettacolo che è stato apprezzato da molti fans della Squadra Casoria Calcio, cosa ti senti di dire in merito a questo stadio che ora grazie a te e conosciuto anche in Sud America? SAUL SILVA: Ciao amico mio, vorrei innanzitutto ringraziarti per l’intervista, per il riconoscimento e per avermi cercato per realizzare questo favoloso progetto da te iniziato. Riguardo allo stadio San Mauro de Casoria, quello che devo dire è che, anche se non è uno stadio molto grande, è molto bello, ho lavorato con altri stadi di queste dimensioni nel mio paese, ma posso dire che difficilmente abbiamo un ambiente come quello in questo stadio, immagino con i tifosi della squadra che rendono la festa lo spettacolo che dovrebbe essere. Inoltre posso dire che lo stadio San Mauro è un vero “stadio delle radici”, come si dice in Brasile, cioè è quello stadio che respira e ci mostra il buon vecchio calcio, anche con modernità. Anche senza saperlo prima, quando l’ho osservato per la prima volta era quello che ho potuto percepire e ho potuto confermare in seguito con lo stato di avanzamento del progetto.

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22 RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

I danni erariali per l’uso del patrimonio comunale

Da anni al Comune di Casoria, per responsabilità degli amministratori e dei dirigenti, non si gestiscono correttamente le risorse del patrimonio comunale. La mancata riscossione dei canoni di locazione per l’utilizzo del patrimonio comunale, di per sè, costituisce un danno all’erario comunale, ingrassa i residui attivi e concorre al dissesto finanziario. Il Comune, in sostanza, ha speso in un quadriennio la consistente cifra di 5 milioni di euro per la manutenzione degli immobili di edilizia residenziale pubblica. Nello stesso periodo, analizzando il triennio 2016-2018, a fronte di importi accertati e previsti nel bilancio comunale per euro 621.578,92 per il 2016, euro 825.492,52 per il 2017 ed euro 707.697,28 per il 2018, si sono incassate le somme di euro 361.337,92 nel 2016, euro 359.604,25 nel 2017 ed euro 382.551,24 nel 2018. La dirigenza del Comune, scelta dagli amministratori, non ha mai esercitato le azioni di recupero con grave danno per il bilancio comunale. Oltre al mancato recupero delle somme, gli amministratori ed i dirigenti non hanno mai messo in cantiere azioni di accertamento degli abusi edilizi realizzati, delle occupazioni illegittime da parte di soggetti non aventi titolo, dell’uso improprio delle attrezzature di interesse collettivo. Allo stato, per la stessa ammissione della dirigenza del comune, risultano ad un parziale censimento numero 304 unità regolarmente assegnate, numero 81 unità non censite, numero 151 occupazioni abusive e poi vi sono molte unità abitative occupate, ma non regolarizzate perché gli interessati non presentano la documentazione richiesta. Allo stato gli immobili di edilizia residenziale pubblica risultano senza manutenzione straordinaria, le attrezzature di

interesse collettivo risultano abbandonate ed abusate ed i controlli sono latitanti. Nelle varie realtà abitative di via Pascoli n. 2, via Principe di Piemonte n. 193, via Aspromonte n. 34 , via Castagna, via Garibaldi n. 29, via Bissolati n. 23 e via Giacinto Gigante n. 26 regna l’anarchia assoluta e non si rinvengono ipotesi di riqualificazione del patrimonio comunale che è consistente e va curato e valorizzato perché produce entrate se si riscuotessero. Nel decennio 2001-2010, per fare un esempio concreto, per i 702 alloggi di edilizia residenziale pubblica l’entità dei canoni di locazione ammonta ad euro 4.754.468,43 mentre la riscossione è ferma ad euro 2.096.090 (44,13%). Sia gli amministratori che i dirigenti che hanno omesso gli atti dovuti sono passibili di essere perseguitati per danno erariale che si consuma annualmente perché non si provvede a riscuotere quanto dovuto. Analoga situazione preoccupante riguarda anche il decennio 2011-2020 con cifre ancora inferiori con ulteriore aggravio per l’erario comunale. La costante e permanente omissione degli atti dovuti quali le azioni di riscos-

sione dei canoni scaduti, gli interventi per ripristinare lo stato dei luoghi, la salvaguardia delle attrezzature di interesse pubblico costituiscono una condanna per gli amministratori ed i dirigenti che si sono resi responsabili. Ed è urgente dare corso agli adempimenti contenuti nel regolamento regionale del 28 ottobre 2019 sulla nuova disciplina per l’uso degli alloggi dell’edilizia residenziale pubblica di cui si è preso atto con determina 205/2020. Sono, altresì, inauditi ed inspiegabili i ritardi da parte delle autorità competenti nell’accertamento delle responsabilità. Le foto descrivono lo scempio ancora attuale. Prof. Avv. Francesco Polizio


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MARCO STILETTI

Riportare la Festa dei Gigli nel Comune di Casavatore.

Appuntamento con la tradizione e con il folklore del territorio. Fremono le paranze e i comitati che non vedono l’ora di divertirsi tra le strade del paese mostrando la propria opera. Per far tornare questa bella realtà a Casavatore proprio poche ore fa si è svolta una riunione con Giuseppe Savinelli, assessore al folklore e polizia municipale e con i consiglieri Giovanni Del Prete e Marotta Nicoletta insieme a tutti i comitati e le paranze. L’ obiettivo dell’amministrazione Marino è di ridare alla cittadinanza di Casavatore la festa patronale dei Gigli e di sancire regole e principi condivisi al fine di superare i problemi sorti che portarono alla sua sospensione. Il meeting si è svolto nella massima cordialità e ha fatto sorgere alcune problematiche che saranno oggetto di approfondimento e ridiscussione nel prossimo incontro che si terrà a breve. Nel rispetto delle restrizioni imposte per la crisi sanitaria in corso l’assessore Savinelli si è impegnato a farsi promotore e portavoce per l’intera amministrazione per il superamento di

tutte le questioni fin qui sorte. Vito Marino più volte ha ribadito sia in campagna elettorale e dopo la sua elezione di restituire alla città la tradizione ultracentenaria della festa Casavatorese, la più attesa.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA MOMO PRESS

Il giovane regista Carlo Della Volpe torna dietro la macchina da presa per girare il suo film dal titolo “La vita di Davide” Dopo la vittoria al Festival del Cinema Breve che gli ha fruttato a novembre 2020 un leone di cristallo per il cortometraggio “Cambio per la mia libertà”, Carlo Della Volpe torna ai temi sociali che gli sono più cari, quelli dei giovani a rischio, delle loro scelte – talvolta sbagliate e pericolose - ma mai irrevocabili. In “La vita di Davide” Della Volpe ribadisce il pensiero che fa da filo conduttore delle sue scelte artistiche: “Nella vita, anche se si commettono degli errori, si può sempre cambiare”; ed è proprio questo che avviene a Davide. Intervenuto per difendere la propria ragazza che rischiava di essere stuprata, il giovane reagisce e accoltella l’aggressore. Questo lo porterà a conoscere il carcere, dove inizialmente si rifiuta di collaborare con la Giustizia. Ma è proprio in carcere che comincia il suo percorso di rinascita e di riscatto, grazie anche alle figure positive che Davide incontra, come Daniele e Massimo, le due guardie carcerarie che lo prendono in carico al suo arrivo. Il cortometraggio che uscirà ad agosto 2021 verrà distribuito da x-movie di Mario Santocchio; girato tra il Carcere di Gragnano, Napoli centro, Ostia e Salerno, la pellicola vanta dei bellissimi esterni presso il fiordo di Furore, grazie alla disponibilità dell’assessore Capriglione. CAST: Giuseppe Iodice, Giuseppe Panico, Christian Canciello, Salvatore Barba, Emiliano Lo Sacco, Ciro Nappo, Francesco Chiliberti Stefano Chiliberti, Stefania Schiattarella, Mattia Romano, Dragos Sabau, Gianluca De Pietro, Lino Di Benedictis, Francesco Giuseppe Nicotra. MAIN SPONSOR: Pasta D’aragona, Oro bianco Eventi, Sabau’s Store Taratatà Pizzeria Una nuova storia di speranza per il giovane regista napoletano.

Scia: il video di Locked Down è uscito il primo gennaio ‘21

Disponibile su Youtube dal 1° gennaio, il video di “Locked down” nasce dalla necessità, del cantautore Scia, di mantenere saldo il suo rapporto con il pubblico, dal bisogno di rompere l’isolamento a cui la pandemia ci ha costretto, dall’esigenza di superare la sensazione di straniamento causato dal Covid. Con questo video dal taglio leggero e scanzonato, Scia ha dato sfogo al suo pensiero fantastico, a quell’àncora che lo ha aiutato a non soccombere alla frustrazione e alla depressione. Ironizzare, dunque, sul suo personale stato emotivo, sulla difficoltà psichica di chi è costretto a vivere isolato socialmente è il leit-motiv di questa clip in cui l’abbigliamento vuole essere un omaggio ad un indiscusso maestro dell’ironia, quel Rino Gaetano che ha ispirato a Scia l’uso del cilindro indossato nel video. Ai limiti del buffonesco di fantozziana memoria, Scia dissacra la mise elegante abbinando alla marsina un paio di mutandoni e questo paradosso viene amplificato, sia dal punto di vista sonoro che visivo, dall’impiego psichedelico delle luci, dal contrasto tra bianco e nero, tra flash ed ombre. Le immagini gialle, rosa, viola dal forte impatto visuale mirano al superamento di una realtà grigia ed appiattita, rappresentando il sogno, la gioia, la libertà in alternativa alle incertezze della realtà che stiamo vivendo. “Con l’arte e con la musica ho cercato di superare questo brutto momento storico. Spero con questa canzone di aver alleggerito la tristezza e donato un po’ di allegria”.


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24 ANITA CURCI

“Non avrò scampo” l’ultimo giallo di Vito Ferrone. Nel mirino il mondo della Fisica medica e della lotta ai tumori

“Non avrò scampo – La seconda indagine dell’ispettrice de Asmundiis” l’ultimo romanzo di Vito Ferrone edito da Apeiron è in libreria e sui maggiori bookshop online. Giallo avvincente di 270 pagine (euro 14,50) con una trama che tiene col fiato sospeso fino all’ultimo rigo. Appassionante, dal ritmo serrato, il libro accompagna il lettore tra le vie di Napoli e lo pone di fronte a un difficile enigma da sciogliere. Maria Camilla è tornata nel suo commissariato. Immediatamente si trova alle prese con un omicidio. Un fisico nucleare morto ammazzato nella sua auto. Non è il classico delitto di camorra: questa l’unica certezza della decisa e caparbia sbirra. Per il resto, amori, tradimenti, fisica medica e farmaci ad alta selettività. Ma qual è il tema centrale del romanzo? “L’amore, come sempre, direi”, chiarisce Ferrone. “E con l’amore, il suo consanguineo, l’odio”. In un contesto che ha dolore e speranza, scienza e tecnologia, politica e ambizioni personali, gli elementi costitutivi più propri: quello della lotta ai tumori. La Fisica Medica e i “Livelli essenziali di Assistenza” (introdotti per decreto dal Ministero della salute non molto tempo fa) disegnano un mondo nuovo e affascinante che presenta tutte le caratteristiche per entrare a gamba tesa in un ambiente consolidato, quello degli interessi economici. “Sono convinto che le terapie con gli acceleratori hanno un potenziale che i farmaci non hanno. Il futuro è, quindi, nelle particelle pesanti, gli adroni. Più efficaci e precisi, tant’è che hanno risolto uno dei problemi più angosciosi nella guerra al cancro: la distruzione di cellule sane oltre a quelle tumorali. Intorno a questi argomenti si dipana la trama del romanzo”. Gli acceleratori di particelle sono, allora, il futuro. Ma i sincrotroni costano ve-

ramente tanto. Sarà così difficile che entrino nel mercato di contrabbando, come accaduto per i farmaci? L’ispettrice de Asmundiis vuole arrivare fino in fondo alla faccenda, perché la vittima è un ricercatore proprio in questo settore. Perché basare un giallo su tali argomenti? “Non ho mai rinunciato nei miei libri alla divulgazione. Sono un docente, e mi piace la responsabilità di fare crescere contenuti e competenze. In fondo, nel mio piccolo, faccio da “levatrice” di cultura. Credo che la Fisica sia la madre di tutte le scienze. Anzi, penso sinceramente, sperando di non sembrare un integralista magari di quelli proprio stupidi, che la Fisica è la Scienza”. I personaggi che popolano le pagine sono trasfigurazioni sintetiche, in qualche caso sinottiche, di esperienze accumulate nel tempo dall’autore. Napoli come “motore primo” ha anche questo significato. “Camilla è una personale sfida, vinta o persa non saprei, lo decideranno altri”, continua Ferrone. “Dopo una serie di libri il cui personaggio principale è un commissario di polizia, secondo molti, alter ego di me stesso e, secondo altri, la strutturata occasione di risparmia-

re bei soldi dallo psicanalista, mi sono chiesto: perché non una protagonista femminile?”. Non una ragazza qualunque, ma una che viene dalla più alta e facoltosa borghesia napoletana con evidenti quarti di nobiltà. Una per la quale la vita, e il lavoro che si è scelto, sono carne e sangue. “Una decisione rischiosa la mia, certo. Ma anche intrigante. Camilla de Asmundiis è uno sbirro. Ha il coraggio, la determinazione e la cazzimma degli sbirri. E la sua sensibilità di donna è al servizio di chi è stato offeso, derubato, abusato, ammazzato”. Da uno stralcio del libro: «Dopo aver ammazzato un cristiano con la patta dei pantaloni aperta, che indubbiamente aveva ben altre intenzioni – di sicuro non quella di farsi sparare, del resto chi l’avrebbe? – porta via il telefonino, pulisce l’interno dell’auto e sta attento a non lasciare impronte all’esterno. Niente male per uno che ha bisogno di quattro colpi per uccidere a una distanza ravvicinata. Qualcosa che ci possa permettere un’analisi del DNA?» «Direi di no». Vito Rosario FERRONE Lucano d’origine. Napoletano di adozione. Laureato in Ingegneria Chimica. Abilitato alla professione di Ingegnere. È ordinario di Chimica e Tecnologie chimiche presso l’I.T.I.S. “Elena di Savoia” di Napoli. Ha al suo attivo esperienze di lavoro nel campo della ricerca applicata, della formazione e della sicurezza industriale. Ha pubblicato negli anni: Nucleo centrale, Arduino Sacco Editore; Immobilità centrale, Youcanprint self publishing; Relatività centrale, Arduino Sacco Editore; Assenza centrale, Youcanprint self publishing; Napoli è centrale, Youcanprint self publishing; Centrale, Youcanprint self publishing; Aveva ancora i capelli bagnati, Robin edizioni.

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DANIELA LOMBARDI

GUENDA GORIA INDOSSA SOFIA ALEMANI AL GRANDE FRATELLO VIP E LE TRASPARENZE SI FANNO SEXY E RAFFINATE

Nude look sì ma con stile: è questo il segreto di Guenda Goria che ieri sera, nel corso della puntata de Il Grande Fratello Vip, ha indossato un abito- tattoo il cui effetto see through era concepito all’insegna della più pura brillantezza. Una creazione firmata dalla stilista – architetto milanese Sofia Alemani che ha incantato anche il conduttore della trasmissione, Alfonso Signorini, che ha notato l’eleganza luccicante della bellissima artista e le ha riservato un suo

particolarissimo omaggio. Sensualità e classe dosate con sapienza sono stati mixati a dovere nella lunga tunica trasparente fino ai piedi con ricami floreali a tatuare la silhouette, in un trionfo scenico di luccichii, perline e paillettes, impreziosito da una fascia di macramè sulle spalle e lungo lo spacco dietro. È la seconda volta che Guenda Goria sceglie una creazione di Sofia Alemani, il cui stile unico si riconosce per la capacità di unire sensualità retrò con un pizzico di ironia.

Il tutto all’insegna di quel Made in Italy identitario, firma vincente del marchio, ravvisabile nei preziosi tes-

Salvatore Iavarone

suti provenienti dal territorio comasco e dai ricami hand made realizzati sul macramé da storie sartorie veneziane.

Consigliere Comunale di Casoria

Una “foresta” nelle città. Casoria tra i comuni che può accedere ai fondi

Ancora un bando rivolto ai Comuni, ancora una buona opportunità per tutti i Comuni della nostra area a nord di Napoli. Da mesi pubblichiamo su questo giornale tutti i bandi rivolti ai Comuni, che sono una grande opportunità per le amministrazioni comunali, che devono avere la capacità di portare risorse finanziarie nelle cassi comunali. In modo particolare a Casoria, che è una città in dissesto finanziario, questa è una priorità assoluta. Questa settimana voglio portare alla vostra attenzione un bando che riguarda la piantumazione di alberi nelle città, un tema a noi molto caro, essendo particolarmente attenti alle tematiche ambientali. E’ stato pubblicato il decreto del Ministero dell’ambiente del 9 ottobre 2020, di attuazione del cd. Decreto-legge Clima, recante l’avviso pubblico per un programma sperimentale per la riforestazione urbana nell’ambito delle Città metropolitane, che ha ad oggetto la messa a dimora di alberi, la creazione di foreste urbane e periurbane, nonché la manutenzione successiva all’impianto, per il quale sono stanziati 15 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021. Le risorse sono destinate ad interventi

proposti da vari soggetti da realizzarsi nei comuni, il cui territorio ricade nella città metropolitana di Napoli e nelle zone oggetto di infrazione comunitaria n. 2014/2147 del 10 luglio 2014 e n. 2015/2043 del 28 maggio 2015 (mancato rispetto dei limiti stabiliti dalla direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria tra il 2008 e il 2012, in 19 zone ed agglomerati per i PM 10 e PM2,5 e biossido di azoto (NO2) in 15 zone e agglomerati ). Ciascuna Città metropolitana redige e seleziona i progetti tenendo conto, oltre che dei requisiti di ammissibilità di cui all’art. 3 del D. M. 9 ottobre 2020, della valenza ambientale e sociale dei medesimi, del livello di riqualificazione e di

fruibilità dell’area oggetto dell’intervento, dei livelli di qualità dell’aria e della localizzazione nelle zone oggetto delle procedure di infrazione comunitaria. Le Città metropolitane dovranno quindi presentare al Ministero dell’ambiente entro l’11 marzo 2021 fino ad un massimo di cinque proposte progettuali, proprie e/o ricevute da terzi per il proprio territorio, per costi complessivi non superiori a 500.000 euro per ciascuna proposta. LISTA DEI COMUNI DELLA CITTA’ METROPOLITANA DI NAPOLI IN PROCEDURA DI INFRAZIONE PER LA QUALITA’ DELL’ARIA: Acerra Afragola Arzano Brusciano Caivano Calvizzano Cardito Casalnuovo di Napoli Casandrino Casavatore Casoria Napoli Castellammare di Stabia Cercola Crispano Frattamaggiore Frattaminore Giugliano in Campania Gragnano Grumo Nevano Marano di Napoli Mariglianella Marigliano Melito di Napoli Mugnano di Napoli Napoli Nola Pollena Trocchia Pomigliano d’Arco Pompei Portici Pozzuoli Qualiano Napoli Quarto Ercolano San Giorgio a Cremano San Sebastiano al Vesuvio Sant’Anastasia Sant’Antimo Napoli Sant’Antonio Abate Somma Vesuviana Torre Annunziata Torre del Greco Villaricca Volla.


26 Diana Kuhne

DOMENICA 17 GENNAIO 2021 RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Primo week end di gare per gli Tradire la fiducia degli elettori sciatori campani a Roccaraso Fin troppo spesso, in politica, si sente parlare di “tradimen-

Il “piccolo” Luigi Attanasio batte tutti e si aggiudica il Trofeo Gambardella. Carlotta Caloro (sci club Napoli) e Francesco Marasco (Sai) leader indiscussi Roccaraso 10 gennaio 2021. Finalmente parte la stagione agonistica col primo week end di gare riservato alla categoria ragazzi e allievi (13-16 anni), con due gare organizzate a Roccaraso dal Sai Napoli . In palio il trofeo “Alessandra Gambardella”,vinto nello slalom Gigante dal tredicenne Luigi Attanasio, dello sci club Settecolli, che nella classifica assoluta, ha sbaragliato anche gli avversari più grandi di lui. Trionfo anche per Carlotta Caloro dello Sci club Napoli e Francesco Marasco del Sai che hanno vinto sia lo slalom di sabato, sia il gigante di domenica, dominando la categoria allievi. Tra le ragazze, invece, la vittoria è andata ad Alice Caronti, dello sci club 3punto3, nel Gigante e a Semire Daudi dello sci club Aremogna, tra i pali stretti. Lo “speciale” della categoria ragazzi maschile è stato vinto, invece, da Lucio Materazzo del SAI Napoli. Alle gare hanno partecipato 120 atleti, numero massimo consentito dalle direttive FISI anti Covid-19, che hanno caratterizzato tutte le fasi della gara, dalla misurazione della temperatura all’uscita della cabinovia, all’uso delle mascherine fino a 5 minuti dalla partenza e per essere nuovamente indossate al termine della gara. Anche la premiazione, che si è svolta nell’area del traguardo, sono state seguite le norme di prevenzione, con le dovute distanze e in assoluta assenza di pubblico e parenti.

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to degli elettori”. Ma che cos’è il “tradimento degli elettori”? Cosa significa? Di certo significa fare promesse e non mantenerle, o comunque proporsi di fare delle cose e non farle. In effetti, comunque, ogni volta che si parla di “tradimento degli elettori” il concetto è opinabile. Chi è accusato di tradimento può sempre girare la frittata e dire di aver fatto, in realtà, ciò che aveva promesso ai suoi elettori. Tranne in un caso: quando si viene eletti in una fazione e si finisce per andare nella fazione opposta. Oppure quando gli elettori scelgono una determinata linea politica e si trovano propinata la linea politica opposta. Se il Sindaco sia vittima o carnefice può essere opinabile, ma che il Sindaco ora governi con chi ha combattuto in campagna elettorale è un dato di fatto. Consiglieri eletti in una lista che magicamente passano in un’altra; esponenti di fazioni contrapposte che adesso governano insieme; chi definiva “sfravecatura” l’amministrazione, ora ne fa parte. Tutto questo dimenticando che a governare dovrebbe esserci chi è scelto dagli elettori, e non dai capi di partito. Troppo spesso, in questi 18 mesi, il Sindaco è apparso essere mero esecutore materiale di decisioni prese da altri. E troppo spesso, anzi quasi sempre, ha deliberatamente ignorato le liste che l’avevano sostenuto in campagna elettorale, spacciando per “collegiali” delle decisioni che in realtà erano tutt’altro. Altro che “garante”. Una Giunta che l’avv. Bene ha più volte incensato ed esaltato, cambiata per non si sa quale motivo, sostituendo esponenti di liste che gli elettori avevano scelto con liste che avevano espressamente scartato. In nome della “condivisione”? Sì, della condivisione delle poltrone. L’ultimo consiglio comunale ha perfettamente fotografato lo stato di questa Amministrazione: pochi partecipanti, “distanti”, nessuno sentiva gli altri, e nessuno ha deciso un bel nulla. Chi prende le decisioni per questa città non siede né in Giunta e né in Consiglio comunale, e non ascolta gli elettori. Casoria si rialza e si può salvare se si ascolta il territorio, non concentrando le decisioni nelle mani di pochi. Se questo è il modus operandi di questa Amministrazione, tutto incentrato su dissesto ed esternalizzazione, chi ha davvero Casoria nel cuore non ci sta a partecipare a questo massacro non chiediamo molto: Soltanto Coraggio, Rispetto ed Onestà. Consigliere Casoria Nel Cuore Vincenzo Ramaglia


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LE NOSTRE CONDOGLIANZE AFFETTUOSE E SINCERE ALLA FAMIGLIA DI

RAFFAELE PETRONE

ASSESSORE ALLA POLIZIA MUNICIPALE

SPAZIO PUBBLICITARIO LIBERO La pubblicità sulle edizioni digitali e sui siti dei giornali offre una informazione credibile. Il settimanale CASORIADUE ha una storia cartacea di 30 anni e dal lockdown ha iniziato la sua storia in edizione digitale; in aggiunta ha anche un sito del giornale. La pubblicità è un’antenna molto sensibile in una fase di ridefinizione dei valori e delle priorità. La nostra testata da la possibilità alle aziende che intendono puntare sulla qualità e sulla capacità creativa di immaginare un tempo post pandemia. Salvo accordi scritti, la collaborazione con questo settimanale è da considerarsi del tutto gratuita e non retribuita. In nessun caso si garantisce la restituzione dei materiali inviati. Del contenuto degli articoli e degli annunci pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. È vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari.

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Editore CASORIA DUE s. a. s società messa in liquidazione

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