Domenica 7 Febbraio

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DOMENICA 7 FEBBRAIO 2021

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ANNO XIX - N° 06 - DOMENICA 7 FEBBRAIO 2021

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LO SCASSABOLLE di MICHELE MITRAGLIA In questa rubrica sono citati FUCCIO – BENE - OSPEDALE DI CASORIA – ISOLA ECOLOGICA SCANCARIELLO – gli avvocati – l’ambiente – il trasporto pubblico – Ordine pubblico

IL PARCHEGGIO DELL’OSPEDALE DI CASORIA

ERA IL 29 GENNAIO DEL 2018. Sono passati tre anni. Fuccio fu mandato a casa dalle dimissioni di 14 consiglieri davanti ad un notaio alla fine del 2018. Arrivò il Commissario Prefettizio Santi Giuffrè poi a giugno del 2019 Raffaele Bene ha sconfitto i candidati Sindaci Angela Russo, Elena Vignati, Pasquale Fuccio e Giovanni Gagliardi. E’alla gestione della cosa pubblica da allora. Ha con sé assessori e consiglieri comunali di Campania libera ed altre liste civiche eppure del parcheggio per l’Ospedale di Casoria in via Armando Diaz, NULLA.

Dopo la scarpetta di Cenerentola, la scarpetta di Pasquale Fuccio. Quella era da favola, questa è per il mestiere. Pasquale, che da piccolo (tanti anni fa….) rimaneva incantato ad ascoltare la favola, oggi attribuisce pari valore ai suoi racconti. Alle spalle ormai i tempi cupi del periodo di inserimento al governo della macchina amministrativa e politica della Città di Casoria. Pasquale oggi ricorda l’orgoglio di una lunga carriera e nulla tralascia per presentarsi sempre al meglio della condizione. Allora racconta: “il parcheggio dell’ospedale di Casoria è pronto. Occorre solo che il Servizio Verde Pubblico ed il Settore Urbanistica mettano a punti gli ultimi dettagli per poterlo poi inaugurare”.

L’ISOLA ECOLOGICA IN VIA LUFRANO Il film fu proiettato all’UCI Cinemas, la manifestazione fu organizzata dall’Assessore all’Ambiente, Arch. Pietro D’Anna. Il film di presentazione con la partecipazione dell’attrice Rosaria De Cicco. Ho confrontato, RICORDANDOMI, certe sue proposizioni con i filmati che eppure vedemmo e i commenti DA ME ASCOLTATI di alcuni addetti ai lavori nella stanza del presidente della società addetta alla raccolta dei rifiuti ed altro Casoria Ambiente, Vincenzo Auricchio, ERAVAMO a gennaio 2018. continua a pag. 5


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TRASPORTO PUBBLICO INTERNO ALLA CITTA’ DI CASORIA

SEGUE da pag. 3

Ebbene in due occasioni il Sindaco di allora Pasquale Fuccio disse: “Problemi di accatastamento e di abusi edilizi nell’isola ecologica già pronta in via Lufrano non esistono”. In quella riunione risultò evidente la preoccupazione per l’apertura dell’isola ecologica. Alla riunione erano presenti e con l’unico scopo di aprire l’isola ecologica: Errico Colucci, dirigente del Settore “Ecologia, Ambiente e Nettezza Urbana”, il Sindaco Pasquale Fuccio, l’avvocato Francesco Blasotti e per Casoria Ambiente, invece, gli ingegneri Salvatore Arcella e Antonio Isoldo e l’avvocato Antonio Capasso. Lo stesso Fuccio ricordò ad Auricchio che si lamentava…. che l’isola ecologica fa parte dell’Ente Locale “Comune di Casoria”. L’isola ecologica in via Lufrano non è stata ancora aperta. Il nuovo amministratore unico di Casoria Ambiente, Massimo Iodice, oggi, nel 2021, sta cercando di capire come fare per realizzare a breve l’apertura della Isola Ecologica in via Lufrano alla Cittadella della Frazione Arpino.

CARABINIERI E POLIZIA MUNICIPALE

Il consigliere comunale di Europa Verde Salvatore Iavarone propone per meglio organizzare il controllo dell’Ordine Pubblico a Casoria. Predisporre un piano di posti di blocco che verrebbero organizzati in sinergia ed in sintonia tra le due Forze dell’Ordine. Carabinieri e poliziotti municipali, secondo il consigliere comunale verde, dovrebbero presiedere il territorio in posti chiave della Città di Casoria. L’idea, come si legge in un comunicato stampa di Italia Notizie, è venuta al consigliere Iavarone dopo la sparatoria in Piazza Domenico Cirillo, la mattina del 1 febbraio. Cioè solo pochi giorni fa.

Che fine ha fatto il servizio di trasporto pubblico interno gestito per qualche anno in maniera perfetta dall’azienda di Antonio Paone?

SCANCARIELLO e ROMA

Scancariello da via Tasso mi informa della sua elezione nella direzione nazionale del partito Fratelli d’Italia. Io – ha dichiarato Luca – obbedisco al partito Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni ha mantenuto il suo impegno. A Roma ci posso arrivare e non certo per vedere il Colosseo.

AVVOCATI

Tanti gli avvocati chiamati ad assistere i 25 avvisati di garanzia. Qualcuno addirittura ne ha tre. C’è anche chi si è affidato ad un amministrativista nonostante il reato accusato è di natura penale. Sono passati tre anni e come sempre di quella storia di natura penale, contabile ed amministrativa SILENZIO ASSOLUTO.

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6 CARMELA MARIGLIANO

I TRADITORI DI NAPOLI

Domenica scorsa a Sky Caressa ha presentato Paolo De Canio. Difatti lo pseudo ex napoletano è innamorato della Premier League e della Lazio

Roberto è molto forte, anzi fortissimo. A Benevento sta disputando un grande campionato. Si, ma Lorenzo è n’ata cosa.

So di un magliaro che nel 1950 (l’Anno Santo) in Venezuela, travestito da missionario girava casa per casa offrendo medaglie e portando la Benedizione del Santo Padre. Fu scoperto e arrestato in un ristorante durante una rissa assieme ad un gruppetto di suoi degni compari romani. L’origine del diverbio nacque da una frase ingiuriosa dei romani ai danni del Napoli

Il pubblico napoletano si è stancato delle dichiarazioni di De Laurentiis. Sono in maggioranza i contrari al massacro che sta ricevendo Gattuso.

Chissà perché mi è venuto in mente un bel libro di Curzio Malaparte: maledetti toscani.

Dove si dimostra (se ce ne fosse ancora bisogno) che una squadra di calcio non si improvvisa

Durante la partita con lo Spezia, in uno scontro fortuito Mertens ha accusato una distorsione alla caviglia sinistra ed è stato sostituito. Senza dubbio il belga è sfortunato.

La squadra è l’arbitro della contesa tra Gattuso e De Laurentiis. L’abbraccio a Gattuso è la manifestazione d’intenti della squadra ma la storia è ancora tutta da scrivere.

Con il Parma il duello Lozano - Pezzella si è risolto senza dubbio a favore del messicano.

Lo psicologo Panella: “L’impatto del vuoto incide sui calciatori”. “Gli impianti senza sostenitori pesano anche sui tifosi stessi”.

Febbraio 2020/Febbraio 2021: un anno di stadi senza pubblico.

Nel campionato Primavera 2, il Napoli pur mostrando degli ottimi elementi, punta alla promozione.

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ANTONIO BOTTA

Su “Nano tv” la presentazione del libro: “Casoria nel tempo – L’antiquissima parrocchia di S. Benedetto”

“FAR MEMORIA DEL PASSATO, PER CAPIRE IL PRESENTE E ORIENTARCI VERSO IL FUTURO”

Ospiti della trasmissione “La Copertina”, condotta dal Direttore Nando Troise su “Nano TV”, sono stati, il 27 gennaio scorso, il prof. Francesco Iorio, già Dirigente scolastico in diverse scuole e nel liceo classico “Durante” di Frattamaggiore, dopo avere insegnato Lettere nel liceo Brunelleschi di Afragola, e il parroco del santuario S. Benedetto Abate don Pasquale Fioretti. Il conduttore, nell’introduzione, ha spiegato che, avendo avuto occasione di leggere il libro “Casoria nel tempo - L’antiquissima parrocchia di S. Benedetto – Il territorio e lo sviluppo abitativo. Ricerca statistica sulle variazioni demografiche, Ed. Rogiosi, immediatamente ha deciso di presentarlo e di porlo all’attenzione del pubblico della web tv, poiché il volume, di cui sono autori, oltre al citato prof. Iorio, anche Nunziante Rusciano riveste, per gli interessanti contenuti trattati, una notevole importanza storica per la città di Casoria, ancora più convinto, dopo averlo letto , di quanto sia valido e giusto il suo “sogno”, accarezzato da 30 anni, di promuovere nella città dei santi, Ludovico da Casoria, Giulia Salzano, Cristina Brando e la beata Luigia Velotti, il turismo religioso. Pietrelcina, ha aggiunto Troise, dov’ è nato S. Pio, è una cittadina fiorente e sviluppata grazie al turismo religioso, tanto da avere ottenuto un contributo di un milione e ottocentomila euro per un ulteriore incremento turistico dalla precedente Amministrazione regionale. Quindi, a maggior ragione, per Troise, Casoria

potrebbe emulare e superare Pietrelcina. Dopo avere esortato gli istituti scolastici di Casoria a dedicare un’ora a settimana alla Storia locale ha posto al prof. Iorio la domanda: “Perché nasce il libro”? Il Coautore ha risposto che il parroco don Pasquale Fioretti ebbe l’idea di realizzare il volume “con l’obiettivo di approfondire e divulgare la conoscenza del territorio, ponendo in rilievo, in particolar modo, la funzione della Chiesa nel contesto territoriale; per secoli essa è stata “l’alter ego” dello Stato che non esisteva, di fatto, per i poveri, ma solo per il ceto borghese elevato e per la nobiltà, a differenza della popolazione che aveva, appunto, la Chiesa come unico referente locale”. Ciò, ha proseguito, va indubbiamente, sul piano storico, riconosciuto all’Istituzione ecclesiastica; del resto, ha sottolineato, lo stesso filosofo Benedetto Croce, storico, politico, critico letterario e scrittore, affermò che

“non possiamo non dirci cristiani”. “Il progetto del parroco fu immediatamente recepito da me e da Rusciano. Io, appassionato di Storia, mosso, quindi, da interesse storico e sociale, non tanto sociologico, ho approfondito la conoscenza sul rapporto del tessuto urbano con la Chiesa, analizzando lo sviluppo della popolazione nei secoli”. “In realtà”, ha continuato il Professore “alcuni Autori, tra cui don Gaetano Capasso, hanno approfondito alcuni aspetti generali della storia di Casoria, o aspetti particolari, come Luigi Roso, che ha utilizzato, quali fonti scritte, materiali dell’Archivio notarile, focalizzando la sua attenzione su aspetti amministrativi della “universitas”di Casoria (pubblica amministrazione dell’epoca, n.d.r.) dal 500 al 900 con riferimenti agli strati elevati della popolazione; non va certamente dimenticato l’ottimo prof. Claudio Ferone, il migliore, molto chiaro,

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8 neutrale, perché si è occupato delle origini del culto di S. Mauro in Casoria, dello sviluppo della Città attorno alle due chiese, S. Mauro, appunto, e S. Benedetto, da un punto di vista eminentemente storico, tralasciando l’aspetto mistico – religioso”. “Nel dividerci i compiti,” ha precisato Iorio “io ho approfondito l’aspetto della consistenza sociale e quantitativa del rione S. Benedetto, dello sviluppo della comunità cristiana, mentre Rusciano ha esaminato dettagliatamente la “Platea” (volume manoscritto di oltre 400 pagine, n. d. r.), a cui pose mano dal 1614 in poi il parroco don Cesare Palladino. Va rimarcato che le disposizioni del Concilio di Trento resero obbligatoria la scrittura dei registri parrocchiali. Da essi emerge il grande rapporto tra la Chiesa e il territorio; vi sono riportate, come in un diario, tutte le attività parrocchiali: fatti civili, rendite, censi, atti giuridici relativi a vertenze con vecchi proprietari o contestazioni in merito a chi fosse realmente proprietario di un territorio. Quindi, dalla lettura dei registri parrocchiali, fonte primaria per ricostruire le origini e lo sviluppo di un territorio, si evince con chiarezza che la Chiesa, attraverso i parroci, gestiva tutti i bisogni della popolazione, non solo spirituali (celebrazione dei sacramenti, messe, riti liturgici…), ma anche quelli sociali”. Nella parte conclusiva del suo esaustivo intervento, il prof. Iorio, rispondendo alla domanda di Troise sul tipo di ricerche svolte per il libro, ha risposto che egli le ha indirizzate, in particolar modo, sulla “diatriba tra le due parrocchie, S. Mauro e S. Benedetto”, attorno alle quali si sviluppò il casale, ponendo fra l’altro in rilievo, con rincrescimento, “la perdita d’identità”di Casoria”, favorita, a partire dagli anni ’60 – ’70 del secolo scorso,dall’abusivismo edilizio determinato dall’impennata demografi-

ca per la presenza delle industrie e delle attività terziarie, nelle quali lavoravano migliaia di operai e di addetti, giunti da Napoli e da altri centri della provincia. A tal riguardo, il Professore ha ricordato un episodio personale, risalente a diversi anni addietro: passeggiando un giorno nel rione S. Benedetto, il rintocco delle campane della parrocchia destò in lui un sentimento antico, rievocando lo spirito benedettino, il patrimonio storico della Casoria d’un tempo lontano, “smembratosi” lungo i secoli, e tale sentimento si tradusse in una poesia, pubblicata una ventina d’anni fa proprio su Casoriadue; “Il testo poetico”, ha commentato “è il mio certificato di nascita in Casoria” Prima di dare la parola a don Pasquale Fioretti, il Direttore Troise, facendo riferimento a don Cesare Palladino, ha lamentato la mancanza di aggiornamento della toponomastica di Casoria, benché durante l’amministrazione Fuccio fosse stata nominata una commissione incaricata di individuare personalità che hanno contribuito a onorare, con le loro doti intellettuali, morali e civili, la città di Casoria, tra cui, il prof. Claudio Ferone e la scienziata Maria Del Giudice. Il parroco don Pasquale, nel suo intervento, dopo avere ringraziato gli Autori per avere aderito con entusiasmo alla sua idea del libro, ha ricordato di provenire da Piscinola e di avere affiancato l’amato parroco don Maurino Piscopo dal 2009 al 2011, anno, quest’ultimo, del suo transito al cielo, mettendo in luce di avere, poi, continuato nella stessa parrocchia a svolgere il ministero sacerdotale dopo conferma della nomina a parroco da parte del Cardinale Sepe, in data 1 novembre 2011. Egli ha fornito ulteriori e importanti notizie, dicendo che sulla Platea scrivevano non solo i parroci, ma anche i laici, detti “governatori”; questo perché i presbiteri avevano bisogno della loro fattiva collaborazione nell’amministra-

zione dei beni della Chiesa offerti in lascito dai fedeli. Ciò non deve destare sorpresa, se si considera che soprattutto dal Concilio Vaticano II si è rimarcata la corresponsabilità dei laici, quali “soggetti della pastorale”. Nel volume, ha spiegato don Pasquale, sono contenuti documenti di alta valenza storica, tra cui quello riguardante la congrega del SS. Sacramento, fondata da don Cesare Palladino nel 1612, della quale è rimasta la facciata nel salone parrocchiale; priori di essa furono i conti Rocco; “con Editto di Napoleone fu fondata nel cimitero un’altra congrega; un documento fa riferimento al “Papa Clemente XIII che lascia una serie di indulgenze con sigillo papale; vi sono riportate, inoltre, tutte le visite pastorali dal 1550 fino ad oggi e documenti dell’ archivio storico e diocesano napoletano”. Si è citato, infine, Giacomo Torello da Fano, un guerriero sepolto nella chiesa di S. Benedetto nel Medioevo, di cui una lastra di marmo è collocata nel transetto sinistro del Santuario; egli giunse a Casoria nel 1254 al seguito di Papa Innocenzo IV per combattere contro Corradino di Svevia; altri personaggi citati sono stati il Cardinale Montini, ospite a Casoria del Cardinale Maglione, futuro Papa Paolo VI, poi canonizzato e don Biagio Iorio, parroco insediatosi nel 1919, che completò la “Platea” con l’Utilissima raccolta di documenti e notizie del 1948”. La web trasmissione si è conclusa con l’esortazione di don Pasquale a riscoprire le nostre radici, a far memoria del passato per capire il presente e orientarci con maggiore consapevolezza verso il futuro, contrastando lo smarrimento della nostra identità. Il libro è reperibile gratuitamente nel Santuario S. Benedetto, ma è ben gradita un’offerta per i bisogni della comunità parrocchiale.

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IMMA CASTRONUOVO

Il Sogno di Andrea Scotti Galletta, talento puro: disputare un’Olimpiade, per vincere due volte, per sé e per suo padre, il compianto Campione Mario Scotti Galletta, leggenda della pallanuoto italiana

Andrea Scotti Galletta, napoletano, classe 1982, è uno dei più importanti atleti della Pallanuoto napoletana e Nazionale. Capitano del Posillipo, oggi allenatore e punto di riferimento del settore giovanile della Rari Nantes Salerno, Andrea Scotti Galletta, figlio del grande Mario Scotti Galletta, ex Portiere della Nazionale e del Posillipo prematuramente scomparso di recente, ha una grinta ed un talento con cui tallona i suoi ragazzi, spronandoli a dare sempre il meglio di sé. Vincente da atleta, vittorioso da allenatore, il nostro affascinante e talentuoso coach è un uomo che non molla, prova ne sia la storica affermazione della Rari Nantes Salerno che nel 2018 si aggiudica il titolo di Campioni d’Italia under

20 B, bissato poi nel 2019, scrivendo, così, una bella pagina di Storia di questa squadra: prima d’allora, infatti, mai nessuna compagine salernitana si era aggiudicata un titolo nazionale giovanile. Queste, le dichiarazioni a caldo rese dal vulcanico Andrea Scotti Galletta: “Quest’anno ho un sogno: portare tutte le squadre alle finali nazionali. Sia la U15 che la U17 che la

U20. Sarà un’impresa provarci ma lavoro ogni giorno per inseguire questo sogno. Sempre concentrati però sulla costruzione di giocatori per il futuro della Rari Nantes Salerno: le giovanili devono essere il serbatoio per creare atleti fatti in casa e non dover spendere per comprare giocatori da fuori. Spero che ogni ragazzo che alleno abbia la stessa fame, la stessa

ambizione e la stessa forza di volontà che ho io ogni giorno sul bordo vasca”. Mister, dove attinge la Fame di Vittoria? Cos’è che spinge Lei e i suoi ragazzi a non mollare fino a non avere più fiato? Diciamo che è la storia della mia vita: nulla mi è stato regalato e ho lottato sempre con il coltello tra i denti per raggiungere tutti i successi sportivi della mia carriera, sia da allenatore che da giocatore. Il talento senza il duro lavoro, senza la giusta mentalità, resta fine a se stesso. Un ragazzo oggi con grandi motivazioni non ha limiti, può anche ambìre a giocare un giorno in serie A1. Lei, seppur giovanissimo, ha vinto importanti trofei, dallo Scudetto alla Coppa

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Vincenzo D’Anna

Dottore in scienze dell’Ingegneria Collegio dei geometri e dei geometri laureati della Provincia di Napoli

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10 delle Coppe; e, da allenatore, non è da meno: ha condotto per la prima volta al tricolore la Rari Nantes Salerno U20 B, giusto per citarne uno degli importanti traguardi che ha conseguito! E’ amato dai suoi ragazzi, stimato dai suoi colleghi, acclamato per i risultati che riesce a raggiungere, spesso capovolgendo i pronostici di una gara, e sempre con quella grinta e vulcanicità che la contraddistinguono! Come lo spiega? E’ merito di quella parolina magica di cui molti si riempiono la bocca e pochi poi riescono a metterla in pratica: si chiama Empatia. E’ il segreto per entrare in sintonia con i ragazzi, capirli, metterli in condizione di rendere al massimo e dare più di quello che possono, andare oltre i propri limiti perché credono in quello che fanno. Darebbero la vita per il loro allenatore e soprattutto per i propri compagni. Da un gruppo di amici si creano le squadre capaci di superare con spirito di sacrificio tutte le difficoltà che partita dopo partita possono venire fuori. Ci vuole il giusto mix tra bastone e caro-

ta: a qualcuno più bastone ad altri più carota. Quest’anno, purtroppo, Lei ed il Mondo della Pallanuoto ha un grande Campione: Suo padre, Mario Scotti Galletta, Campione del Mondo con il Settebello nel 1978, Campione d’Europa con la Canottieri Napoli l’anno prima, pluricampione d’Italia sempre con il club del Molosiglio, ci ha lasciati prematuramente. Qual è il Suo più grande insegnamento che porta nel cuore e nella vita di ogni giorno? La folla che c’era al suo funerale, nonostante il periodo di covid, è stata impressionante. Lui non ha lasciato solo qualcosa a noi della famiglia, lui ha segnato la vita di moltissime persone che ha incontrato nella sua vita, dagli amici ai parenti, dai compagni di squadra alle ragazze o ragazzi che ha allenato in tutta Italia, dagli alunni ai professori che ha incrociato nella carriera scolastica. Ha trasmesso sempre solarità, semplicità, umiltà, correttezza, lealtà, simpatia e soprattutto ha voluto bene ed ha fatto del bene a tutti. E’ tutta la vita

Salvatore Iavarone

che provo ad essere come lui e spero che dall’alto lui indichi sempre la via a me e mio figlio, il piccolo Mario. Lei ha cominciato da piccolissimo, quasi per “causa di forza maggiore” o, come era solito raccontare Suo padre, come una cosa spontanea: quando Lei era piccolo, i Suoi genitori gestivano la piscina del Vesuvio, e Lei, non potendo rimanere da solo a casa, seguiva i suoi in piscina, dove studiava e poi faceva allenamento. Lei come si comporta con Suo figlio Mario? Lo ha già “naturalizzato” alla pallanuoto? No, no, è ancora presto, vedremo cosa vorrà fare tra un po’, la cosa importante sarà fare sport e impegnarsi al massimo. Gli insegnamenti sportivi lasciano il segno e formano la mentalità vincente delle generazioni del domani. Qual è, oggi, il sogno di Andrea Scotti Galletta? Eh beh, più che un cassetto ci vorrebbe una cassettiera per tutti sogni che ancora ho. Sicuramente tra gli obiettivi principali c’è quello, un domani, quando smetterò di

giocare, di cimentarmi ad allenare una prima squadra e mettere in pratica ad alti livelli tutto il mio bagaglio di esperienza pallanuotistica quasi trentennale. E magari un giorno raggiungere da allenatore quel traguardo che è mancato da giocatore sia a me che a mio padre: disputare un’Olimpiade. Un altro progetto, non meno importante, sarà riuscire in un futuro prossimo anche a gestire un impianto sportivo e dare a tanti ragazzi la possibilità di inseguire un sogno e trovare le giuste motivazioni per affrontare tutte le sfide della vita, creando un ambiente sano con alla base rispetto e attenzione verso il prossimo. Lo Sport ed il sociale devono viaggiare di pari passo e credo che una mentalità giovane ed aperta in questo momento difficile possa portare a risultati insperati. Siamo in perfetta sintonia col Mister Andrea Scotti Galletta, che ringraziamo per averci aperto le porte del suo sentire più autentico; e, naturalmente, prenotiamo un posto in prima fila, allorquando andremo a intervistarlo in una delle prossime Olimpiadi!

Consigliere Comunale di Casoria

I VERDI NELL’AREA A NORD DI NAPOLI

Cresce il gruppo dei VERDI nell’area a Nord di Napoli, l’area in cui i Verdi hanno avuto alle ultime regionali uno dei risultati maggiori. Il partito si sta strutturando in tutta la regione Campania e nell’area a Nord di Napoli è stata confermata la delega di coordinatore a Salvatore Iavarone, attualmente consigliere comunale a Casoria e membro dell’Ato Napoli 1 per la gestione dei rifiuti. Ad affiancare Iavarone, sarà Maria Francesca Imbaldi, storica ambientalista e Verde, impegnata attivamente anche nel mondo dello sport come professionista; ad entrambi il coordinamento dei comuni a nord di Napoli, l’area che collega Napoli a Caserta. Prossima la nomina del coordinamento di area, che lavorerà da subito su una serie di proposte ed iniziative. Che coinvolgono una delle aree con maggiore densità abita-

tiva. A Casoria prevista la nomina di Fernando Romanucci, mentre si lavora per una sezione ad Arpino con Davide Giuliano e Valeria Schiavone, ad Afragola interim a Salvatore Iavarone, a Frattamaggiore confermato Agostino Galiero con Conny Liotti, a Grumo Nevano sarà Luigi Eucalipto a guidare i Verdi, a Caivano sarà Tiziana Daniele. A Casavatore in campo l’avvocato Letterio Oteri. Il Coordinamento dell’area a Nord di Napoli include anche Arzano, Cardito, Crispano e gli altri comuni a Nord

di Napoli. A Frattaminore, comune nel quale si voterà per la amministrative nel 2021, in questa fase di avvio del gruppo locale, sarà Agostino Galiero a coordinare il gruppo e la partecipazione dei Verdi alle elezioni amministrative.


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MARIA CRISTINA ORGA

PARTE I

QUATTRO CHIACCHIERE CON… Amichevole conversazione in due puntate in compagnia di Antonello Perillo uno dei più autorevoli e poliedrici giornalisti del servizio pubblico, caporedattore della TGR Campania. perché essere informati sui fatti è un diritto soggettivo e un dovere collettivo Viviamo tempi cupi, questo è un fatto. Tempi bui e spaventosi, bulimici e morbosi, ingrati e ingenerosi. Tempi in cui chi strilla più forte ha più ragione, chi picchia più forte ha più ragione, chi odia più forte ha più ragione, chi è più bianco ha più ragione, chi è più maschio ha più ragione. Chi aggredisce, chi imbroglia, chi tradisce, chi truffa, chi offende, chi è furbo, chi millanta di essere chi non è, chi sa leccare e scodinzolare meglio alla fine ha più ragione. Chi più ha, ha più ragione. E se non ce l’ha, se la prende. In tempi sani, il bluff sarebbe subito svelato e l’imbonitore smascherato, sbeffeggiato e svergognato sulla pubblica piazza, ma viviamo in tempi cupi. È questo il fatto. Tempi rumorosi, in cui troppi parlano senza avere niente altro da dire se non dare voce al proprio narcisistico bisogno di raccattare like e di contare followers con la stessa cupida voluttà che brilla negli occhi di Paperon de’Paperoni quando conta i suoi dobloni d’oro. Tempi pacchiani, truccati troppo e male, come attempate bagasce cotonate. In tempi così il cuore si fa pesante, la speranza mera chimera. Ma anche tempi così meritano di essere raccontati per quello che sono. Perché oltre le analisi di improvvisati analisti, le pseudoscienze di inquietanti alchimisti, le opportunità dei sempiterni opportunisti e le opinioni di innumerevoli autoproclamati opinionisti, per fortuna ci sono i fatti. E le parole per raccontarli. E la passione di divulgarli. E la competenza per analizzarli. E l’eleganza per rappresentarli. E la misura. La pacatezza. La concretezza. La semplicità, la modestia, la disarmante potenza dell’amore per la verità che insieme alla bellezza, forse, ci salverà.

Amore per la verità, che insieme ad un’inesauribile voglia di sapere, di cercare, di ascoltare, di osservare, di capire e di aiutare a capire, ha sempre solleticato la mente e il cuore di uno dei testimoni più attenti della nostra realtà, che da oltre trent’anni spende la vita a raccogliere e raccontare storie di umana quotidianità e che oggi, tra i mille impegni che il suo ruolo di caporedattore della testata giornalistica regionale della RAI gli impone quotidianamente, ha trovato il tempo e la voglia di chiacchierare con me: Antonello Perillo, noto a tutti come uno dei volti familiari del telegiornale regionale della Campania. Ma la storia professionale di Antonello è ben più ricca e sorprendente. Mettetevi comodi che ve ne racconto un pezzetto. Nato sotto il segno del cancro il 29 giugno del 1961, fin da bambino Antonello è stato morso dalla tarantola della voglia di capire e di sapere che lo ha spinto, inesorabilmente a fare l’unico mestiere che gli avrebbe consentito di sentirsi vivo: il giornalista. Così nel 1988 lo ritroviamo iscritto all’albo dei professionisti mentre muove i primi passi nella redazione dell’agenzia di stampa Rotopress, del settimanale Napoli Oggi e del quotidiano Il Giornale di Napoli. Dalla carta stampata, Antonello passa al piccolo schermo con la qualifica di direttore dei servizi giornalistici di Canale 8 e collabora con Il Tempo e Il Mattino e altre testate nazionali, finché nel 1992 vince il primo premio nazionale culturale “Grimaldi Ausonia” per il settore radiotelevisivo, grazie ad una serie di coraggiosi reportage realizzati all’estero. Nello stesso anno viene accolto da Mamma Rai e diventa l’Antonello nazionale del giornalismo conducendo, oltre il TGL Campania, anche le edizioni del mattino del TG1 e del TG2 che

vengono trasmesse dagli studi di Via Marconi. Ma non basta: per ben sette edizioni Antonello conduce Neapolis, la rubrica nazionale pomeridiana di RAI3, dedicata alla promozione delle nuove tecnologie. Gli anni passano e nel marzo 2001 fonda il blog www.azzurrissimas. it dedicato alla città di Napoli e tre anni dopo, nell’aprile del 2004 viene nominato Caposervizio della TGR, poi vice Caporedattore nel gennaio 2006 e Caporedattore il 1 maggio del 2012, dal 18 febbraio del 2013 eccolo a ricoprire l’autorevole quanto impegnativo ruolo di Caporedattore Centrale Responsabile della TGR RAI della Campania. Nell’aprile del 2008, intanto, insieme al figlio Luca, aveva lanciato www.azzurrissimo. it, un blog dedicato al calcio, che faceva seguito al portale dedicato alle famiglie italiane ed intitolato www.retedoc. it. Dal maggio 2010 al maggio 2013 è stato consigliere regionale dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, di cui era responsabile della Comunicazione e dei New Media. Ha preso parte a giurie di importanti premi letterari, è autore di saggi e inchieste e ha vinto prestigiosi premi di scrittura e di giornalismo, tra i quali (giusto per citarne uno dal ricchissimo elenco) l’ambito Premio Internazionale Ischia di Giornalismo edizione 2019. E potremmo continuare a lungo, ma non è meglio se anziché parlare di Antonello parliamo con Antonello? Venite con me, che per saperne di più, lo bombardiamo subito con un fuoco di fila di domande. Antonello, il giornalista è un testimone dei tempi e spesso un ruolo scomodo. Cosa spinge una persona a voler fare questo mestiere? Io ti posso parlare di me. Fare il giornalista per me è una cosa che ho dentro da sempre, è impressa nel mio DNA. Già da piccolino venivo attratto dalle notizie, volevo sapere quello che accadeva in città, nel mio quartiere, nel mondo, mi piaceva vedere i telegiornali con mio nonno, col mio papà e mi facevo spiegare da loro tante cose. Non lo so. So solo che ho sempre avuto la voglia di raccontare le cose agli altri, le cose belle soprattutto, quando è possibile, ma anche i tanti problemi e le cose negative che


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12 purtroppo non mancano. Appena finita poi la licenza liceale, anzi già l’ultimo anno, cominciai a scrivere i primi articoli per alcune piccole riviste, poi entrai in un’agenzia di stampa e seguivo lo sport nel campetti di provincia. Per me il giornalismo è una grande passione. Il giornalismo è passione. Io non saprei fare un altro lavoro, o almeno non mi ci vedo a fare una cosa diversa da questa. Il giornalismo è passione ma è anche una professione molto seria. Oggi invece ci sono molti avventori della notizia che si improvvisano reporter, divulgatori, commentatori e opinionisti. Tutto questo è molto pericoloso perché agisce sulla debolezza di tante persone che ascoltano quello che vogliono sentirsi dire più volentieri della verità. Cosa ne pensi tu? Quello che dici è giusto ed è legato al web ma soprattutto ai social: Facebook, Twitter, Istagram e tutto il resto. Quindi bisogna stare attenti e distinguere: una cosa è il giornalista, un’altra chi si connette. La connessione è concessa a tutti: tutti possono connettersi e scrivere qualcosa. Il fatto è che nella rete poi si diffondono spesso messaggi che non sono veri, delle vere e proprie bufale, le cosiddette fake news, perché non c’è un controllo giornalistico. Provo a spiegarmi meglio. Proprio sulla rete il giornalista è più che mai necessario, è fondamentale la presenza di giornalisti veri sulla rete. Io ad esempio, prima di scrivere una cosa in rete, verifico le mie fonti per accertarmi di scrivere la verità. Invece una persona che non è del mestiere che non ha senso di responsabilità è libera comunque di scrivere una cosa falsa o pericolosa che magari poi viene rilanciata da migliaia di altri e diventa virale. È questo il grande rischio. È più che mai importante distinguere le notizie vere dalle bufale e bisogna lavorare molto per farlo, soprattutto con le giovani generazioni. Ci sono dei social, come Twitter ad esempio, che mettono una spunta blu a chi è certificato come fonte credibile, riconosciuto come personaggio pubblico affidabile e viene data a molti giornalisti. Io ad esempio ce l’ho. È una tutela per chi legge e se viene scritta una inesattezza è di certo un errore non una distorsione volontaria della notizia. Secondo te, come mai dopo i giornali, anche l’informazione televisiva sembra diventata obsoleta e sempre

comunque di parte? Forse la perdita di credibilità delle fonti ufficiali può giustificare la grande fortuna dei canali di informazione non controllati e di questi autoproclamati divulgatori? Dov’è il vulnus? Cosa si potrebbe fare per rimediare? Il discorso è molto complesso, dividiamolo: sul web ci sono siti che sono a prova di bomba, come testate giornalistiche, blog di giornalisti che sono facilmente identificabili e sui quali si può fare un ragionamento molto ampio e molto sereno, nel senso che in vero rischio è nel saper adoperare bene lo strumento dei social, che sono qualcosa di fenomenale perché mettono in connessione milioni di persone nel nostro paese e miliardi in tutto il mondo. Ma ovviamente bisogna conoscere bene certe regole e distinguere le notizie vere da quelle false. Per quanto riguarda la televisione, ti dico che, tutto sommato sta reggendo il colpo dell’avvento del web. Sono i giornali di carta stampata che purtroppo stanno soffrendo molto di più nelle vendite e nelle diffusione. La tv e anche la vecchia cara radio, tutto sommato ancora continua ad avere numeri notevoli. Poi, certo, c’è modo e modo di fare informazione anche televisivamente parlando. Io per quanto mi riguarda sono nettamente contrario all’informazione di parte. Per me l’informazione deve essere sempre corretta, obiettiva, aperta a tutti e pluralista. Ad esempio, ci tengo a dirlo, il nostro telegiornale, il TG della Campania è un telegiornale che non è né di destra né di sinistra, né di sopra né di sotto; noi cerchiamo di raccontare ogni santo giorno quello che accade senza prendere le parti di nessuno. E per questo il nostro pubblico ci premia, perché abbiamo ascolti record che aumentano anno dopo anno. Questa è anche la conferma che un’informazione libera, con una visione aperta a trecentosessanta gradi viene apprezzata dal grande pubblico. Da un anno a questa parte tutto è stato travolto dall’emergenza pandemia: quali sono le maggiori sofferenze che da giornalista hai dovuto rilevare? Cosa è cambiato in RAI? Mi riferisco sia all’ambito delle persone che si alzano la mattina per andare a lavorare al fine di informarci puntualmente di quanto quotidianamente accade ed è accaduto, sia a quello dell’azienda RAI che ha dovuto fermare quasi tut-

te le sue produzioni, da Made in Sud a tanti altri progetti in essere e in divenire, una fabbrica dei sogni che costituiva però una grande risorsa economica per tutto il territorio regionale e non solo. Mi viene da pensare anche alle tante azioni di protesta di lavoratori in difficoltà che sono venuti e vengono ad organizzare presidi sotto la sede di via Marconi, lanciando drammatici appelli dai microfoni del servizio pubblico per raggiungere quelle istituzioni a volte troppo distratte o sorde. Immagino la frustrazione di voi giornalisti nel dover limitarvi per così dire a testimoniare e ad amplificare senza però di fronte a tanta sofferenza poter dare risposte e offrire soluzioni. E infine, raccontaci come è cambiata in questo annus horribilis la narrazione della città. I temi che proponi sono tutti interessanti e impegnativi, non so da dove partire… inizierei a dire come la RAI si è organizzata, perché forse pochi sanno che non è stato affatto facile. Dal primo giorno in cui è scoppiata la pandemia, il primo impegno è stato garantire quotidianamente la messa in onda dei nostri telegiornali il più possibile e senza interruzioni. Per farlo abbiamo diviso la nostra organizzazione di lavoro in due gruppi: uno interno all’azienda, che ogni giorno si è recato fisicamente in redazione al centro di produzione, ovviamente con tutte le precauzioni del caso, mentre un altro gruppo di colleghi ha lavorato sempre in esterno. Questo perché se malauguratamente ci fossero stati, come poi è avvenuto, dei casi di contagio, non ci avrebbero messo tutti in quarantena e almeno uno dei due gruppi avrebbe potuto continuare a lavorare. Nello stesso tempo io ho organizzato subito una serie di dirette per coprire tutte le province campane, ma in particolare tutti ricorderanno che c’era una postazione fissa sul lungomare di Napoli. Tra l’altro era pure molto bella scenograficamente, anche se a volte un po’ spettrale per il lungomare vuoto. E la gente ci chiedeva a volte perché non cambiassimo mai portando le telecamere in giro in altre zone significative della città. La verità è che quella postazione nascondeva una regia mobile, protetta tra l’altro dalle forze dell’ordine anche durante la notte, che ci avrebbe consentito di trasmettere un intero telegiornale qualora ci fossero stati in RAI dei casi di contagio e


DOMENICA 7 FEBBRAIO 2021 quindi ci avessero mandati tutti a casa. In quella fase, in particolare, il centro di produzione RAI di Napoli, del quale sono redattore capo ma che ha un altro responsabile, un po’ come il TG1 che viene ospitato dai RAIUNO per capirci, ha dovuto interrompere tutte le produzioni. Qualcuna poi, come un Posto al Sole è ripresa. L’informazione però non si è mai fermata. Nonostante tutte le difficoltà, non c’è stato mai un giorno senza TG. Questo a Napoli come nel resto d’Italia, a dimostrazione del fatto che quando si parla di servizio pubblico televisivo, si intende ovviamente soprattutto l’informazione. I telespettatori, i cittadini direi, andavano anzi più che mai informati, rispetto ad un evento unico che ha stravolto l’esistenza del nostro pianeta non solo dell’Italia. Dopo la seconda guerra mondiale penso questa pandemia sia la cosa più grave in assoluto che si sia mai verificata, l’evento che ha cambiato e sta ancora cambiando anche le abitudini nel nostro mondo. Per quanto riguarda il discorso, molto interessante, delle manifestazioni di protesta che spesso si svolgono all’esterno della RAI, devo dire che ne sono orgoglioso, perché, credimi, non c’è

13 nessuno che viene a protestare contro di noi perché non gli diamo voce. Vengono per chiederci una mano, un aiuto, perché sanno che comunque noi seguiamo tutti i lavoratori, tutte le categorie che in questo momento stanno soffrendo. I manifestanti ci riconoscono come amici, ci sentono vicini, è per me questo è un orgoglio. Noi per esempio abbiamo seguito dal primo giorno la vicenda della Whirpool e abbiamo sempre sostenuto le ragioni dei lavoratori. Ora c’è la vicenda dei lavoratori della Merid Bulloni a cui siamo vicini. Cerchiamo di dar voce a tutto e a tutti e devo dire che i lavoratori ce lo riconoscono e per noi è motivo di orgoglio. Io per il ruolo che ho, ne avverto forte la responsabilità, più che mai mi raccomando con i miei colleghi, che sono uno più bravo dell’altro di essere sempre attenti anche nel pesare le parole. Raccontare la pandemia ad esempio non è facile: dal primo giorno ci siamo piazzati all’esterno dell’ospedale Cotugno che è diventato un simbolo un po’ per tutti e abbiamo iniziato a raccontare lo sforzo dei medici, di tutto il personale e così abbiamo fatto in tutte le altre province. In questi lunghi tragici mesi io ho avu-

to e ho la percezione che molte persone per contenere l’ansia e la paura si distraggano pensando che tutto ciò a cui stanno rinunciando, ovvero il futile, l’aleatorio, attraverso un’operazione freudiana di spostamento di attenzione. E dunque cambiamo decisamente argomento: una delle tue grandi passioni è il calcio e so che sei molto orgoglioso di una foto che ti ritrae ragazzino emozionato insieme a Maradona. Ma, al di là del dispiacere che puoi provare come tifoso, in questo scenario mondiale stravolto dal Covid19, è realmente un dramma il fatto di non poter andare allo stadio? Io amo molto il calcio, sì. Fin da quando ero bambino… La risposta di Antonello non si ferma certo qui. E neppure la nostra amabile conversazione, che riserva ancora spunti di riflessione parecchio interessanti… ma non posso svelarvi tutto e subito. Se vi è piaciuto chiacchierare con noi, cercateci tra le pagine di CasoriaDue anche la prossima settimana. Noi ci saremo, voi non mancate. Nel frattempo, su quello che abbiamo già detto e voi avete già letto, meditate gente, meditate. À tout à l’heure mes amis.


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14 GENNARO MOSCA

LETTERA DA UN AMICO SUI MIGRANTI

IL GRILLO PARLANTE

Nel numero 4 del 24 gennaio mi sono soffermato sull’Orribile particolare, la maglietta antisemita di un assalitore di Capitol Hill. Tre giorni dopo, il 27, il mondo ha celebrato ‘La giornata della Memoria’, per non dimenticare la Shoah. Nel numero 5, l’amico A. Botta, con la delicata penna, ha dedicato un toccante articolo a questo giorno. La redazione, così, ha dato memoria alla memoria. Un amico, prendendo spunto, mi ha scritto quanto segue, di cui lo ringrazio, sia per aver posto l’accento su un tema sempre attuale, il dramma dei migranti, sia – molto più modestamente – per avermi dato la possibilità per le minime successive riflessioni. “Per il giorno della memoria, già da anni scrivo e ho scritto a tanti personaggi come Liliana Segre, affinché un giorno nessuno possa dire di non sapere o quanto più ipocritamente assistere a vergognosi scaricabarile... Shoa e migranti. Ignorare non è libertà! Ogni anno, con manifestazioni, servizi radiofonici e televisivi, si commemorano le atrocità della Shoah, frase d’ordine; per non dimenticare! Mi domando: se tutta questa energia umana, “opinionisti potenti di rilievo e gente comune” che tanto condanna questa pietosa e crudele pagina di storia, avesse avuto la possibilità di evitare tale sterminio, opponendosi alla carneficina nazista, l’avrebbe fatto? Per come si pone ai giorni nostri, credo proprio di sì. Altrimenti la stessa umanità si macchierebbe di ulteriore vergogna e ipocrisia. Naturalmente, solo dopo la sconfitta tedesca si venne a conoscenza, con l’entrata

degli oppositori nei campi di sterminio dell’olocausto e quindi, si era all’oscuro di tutto. Ma oggi, oggi, che si sta consumando una nuova “Shoah” dove tutto è sotto gli occhi di tutti, e nei cospetti della Shoah, che era nel suo essere impossibile combatterla ed evitarla per ovvi motivi, quella odierna – la morte di migliaia di migranti – è una grandissima vergogna dell’umanità attuale, primo per sua conoscenza, secondo per il persistere del’indifferenza, terzo per essere in possesso di tutti i mezzi oggettivi logistici per evitarla e niente si fa.” Caro Amico mio, la Tua ingenuità mi commuove – se pensi che bastino solo i principi – quasi quanto i naufragi e gli sbarchi dei migranti di cui richiami il dolore. Perché la drammatica questione non coinvolge solo l’accorato principio di solidarietà, che certamente è il primo motore che dovrebbe indurci a tendere una mano, ma tra quel principio e gli aiuti c’è anche e soprattutto l’uomo coi suoi limiti e la Politica. Solo la struttura di uno Stato, anzi degli Stati uniti a livello sovranazionale, ha la capacità concreta di affrontare questa disgrazia. Tutta la nostra personale solidarietà, se non

organizzata a quel livello, allevierebbe solo di una piuma il peso immane della tragedia. Non può essere delegato solo a Gino Strada, con la sua missione da Nobel per la pace, o a Carola Rackete – pur nella discutibilità di certe sue trascorse azioni – e alle organizzazioni umanitarie combattere questa sciagura immensa, ma i Governi devono e possono intervenire con la Politica. E, in fondo, la Politica cos’è? Riducendo all’osso, è l’idea di un obiettivo comune da perseguire, è il letto sottostante di principi – si spera – su cui riposa quell’obiettivo, è la via concreta per raggiungere quel fine. Sono certo che, rispetto al Tuo sentito biasimo, l’obiettivo di salvare vite umane non sia estraneo a nessun Governo, forse neanche a quelli sovranisti. Ma, ahimè, il problema non si risolve solo con quella dichiarazione di principio. La domanda ulteriore è proprio quale via per ottenere questo traguardo. Qui si inceppa tutto. Per aiutare quei migranti occorre individuare una via comune dell’Europa sulla quale tutti gli Stati dovrebbero convergere. Hai mai preso parte a una riu-

nione di condominio, dove anche solo pochi proprietari non concordano sul nuovo colore da dare alla facciata? Immagina 27 Stati, ognuno con diverse forze di partito, confrontarsi su un tema così grave. Senatores boni viri, senatus autem mala bestia. Inoltre, occorrono risorse, si coinvolgono interessi, che sono come ossigeno cattivo che annerisce la lucentezza argentea di quei principi, e spesso lascia noncuranti popoli e Governi. Per non restare indifferenti, bisognerebbe conoscere la Pietà, per sentire sulla nostra pelle l’atrocità di queste migrazioni. Bisognerebbe conoscere la Giustizia, non delle Leggi di noi uomini, ma quella superiore che non è di questo mondo. Bisognerebbe fare professione di umanità. Ma si sa, l’uomo, certe volte, sa essere l’animale più lontano dall’umanità. Amico mio, per fortuna, ancora c’è qualcuno come Te che – guardando la miseria di un migrante – si chiede Se questo è un uomo. E fin quando ci sarà uno sguardo come il Tuo, forse non si risolverà la tragedia, ma ci resterà ancora una speranza.


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ANGELA CAPOCELLI

LE DONNE CONQUISTANO SEMPRE PIÙ SPAZIO IN POLITICA: NEGLI USA LA PRIMA VICEPRESIDENTE DI SESSO FEMMINILE

Se un tempo la politica era riservata ai soli maschi bianchi, oggi il quadro si fa più eterogeneo: dalla Merkel a Obama, i personaggi che vediamo a capo di un Paese non sono più lo specchio di un élite che detiene il potere ma la rappresentazione, finalmente, delle varie etnie e dei due sessi del genere umano che interagiscono e si confrontano alla pari. Un mese fa, negli Stati Uniti d’America, in seguito alle elezioni che hanno visto la sconfitta di Donald Trump e la vittoria di Joe Biden, è diventata vicepresidente, per la prima volta, una donna: Kamala Harris. Prima donna a ricoprire la seconda carica più importante d’America, Kamala è anche la prima donna asioamericana a entrare nella Casa Bianca nonché la prima donna di colore ad essere stata eletta procuratore distrettuale di San Francisco (dal 2004 al 2010). Figlia di una madre indiana e un padre giamaicano, la Harris è nata in California il 20 Ottobre 1964. Laureatasi in scienze politiche ed economiche e successivamente in legge, ha iniziato la sua carriera come vice procuratore distrettuale nella contea di Alameda, e poi ha lavorato nella città di San Francisco come capo della divisione Comunità e vicinato, specializzandosi nel perseguire casi di violenza sessuale su minori. Sposatasi nel 2014 con Dough Emhoff, avvocato californiano, si è candidata per il Senato nel 2016, e da quel momento in poi la sua carriera politica è stata in continua ascesa.

Il 20 gennaio 2021, più che di Joe Biden, è stato il SUO giorno; al suo giuramento ha indossato un cappotto viola in onore di Shirley Chisholm, la prima donna afroamericana che, nel 1972, si è candidata alla Casa Bianca: ella usava quel colore per i volantini della sua campagna elettorale e Kamala non ha potuto fare a meno di ricordarla, omaggiandola, in un giorno così importante. Ma a fungerle da maggiore ispirazione tra tutte quelle generazioni di donne “afroamericane, asiatiche, bianche, native americane che si sono battute per l’uguaglianza e la libertà e che continuano a combattere per i loro diritti” e a darle forza più di “tutte le donne” che l’hanno “preceduta” (“grazie alle quali”, twitta Harris “sono qui”) è stata la ma-

dre: Shyamala Gopalan, che si trasferì dall’India in America nel 1958 per studiare all’Università della California e che, attratta dal movimento per i diritti civili, ha sempre supportato le due figlie al punto che Kamala, nella sua autobiografia, scrive di lei :«Mia madre ci ha cresciute per essere donne nere forti e orgogliose. E ci ha anche cresciute con la consapevolezza e l’orgoglio della nostra eredità indiana […] Sapeva che la sua patria adottiva avrebbe visto Maya e me come ragazze nere, ed era determinata a fare in modo che diventassimo donne sicure di sé, al di là del colore della pelle […] Ci ha insegnato a essere consapevoli e compassionevoli delle lotte di tutte le persone. Ci ha insegnato a capire che il servizio pubblico è la causa più nobile e che la lotta per la giustizia è una responsabilità condivisa». L’esempio che oggi Kamala Harris rappresenta per noi donne è molto importante, perché ci dimostra che con impegno e determinazione ogni traguardo può essere raggiunto ma soprattutto perché ci ricorda che non c’è obiettivo che non ci si possa prefissare: tutto è possibile, l’importante è crederci! E dopo anni di soprusi, discriminazioni e irrisioni noi donne ci ritroviamo a festeggiare l’ennesima conquista e soddisfazione: non è mai troppo tardi per riscattarsi e mai troppo presto per cominciare a combattere. Dobbiamo farlo per le nostre figlie, mamme e predecessori; lo dobbiamo fare per il mondo; lo dobbiamo fare per noi.


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27 gennaio: giornata della memoria

UN BAMBINO A TEREZÌN “Quando finì quella guerra che per tutta la mia fanciullezza si era protesa come un serpente velenoso, mi sembrò che stesse sopraggiungendo una nuova era, nella quale sarebbero finite tutte le ingiustizie e le sofferenze; senza che ne fossi consapevole, desideravo tornare alla condizione dei concetti immacolati e della fiducia nell’amorevole essenza del mondo, nella quale il bene prevale sul male e la verità vince sempre”. Queste parole di Ivan Klima tratte da Il gioco della verità ci riconducono agli anni difficili e drammatici della persecuzione di cui furono oggetto gli ebrei. Molti sono gli scritti in cui lo scrittore ceco narra attraverso parole spassionate la sua testimonianza relativa a questa pagina buia della storia dell’umanità. Un bambino a Terezin è un testo antologico, in cui sono raccolti brani autobiografici, tradotti da Maria Teresa Iervolino, tratti da alcune significative opere di Klima. Pubblicato nel 2020 dalla Iod è un contributo molto interessante alla commemorazione dell’anniversario della liberazione, da parte dell’armata rossa, dei campi di concentramento nell’Europa centro-orientale, in particolare quello di Auschwitz Birkenau, il 27 gennaio 1945. Ivan Klima, oggi novantenne, nacque a Praga da una famiglia di origine ebraica. Aveva 10 anni e il suo fratellino solo tre quando fu internato con la sua famiglia per 4 anni, nella città fortezza di Terezin, campo di concentramento a circa 60 km da Praga, destinato allo smaltimento degli ebrei per i campi di sterminio dell’Europa dell’est. 1 Dal dicembre 1941 al maggio 1945 vive

qui, fin quando le truppe sovietiche, giunte a Terezin, liberano i pochi sopravvissuti. Ancora oggi, dopo tanti anni, quando i ricordi affiorano prepotenti, nella mente dell’autore scorrono immagini vive e strazianti; rivive gli efferati delitti commessi dall’uomo sull’uomo, i tanti crimini che hanno colpito senza pietà genitori, amici, fratelli: “Fino a oggi, ancora dopo più di 60 anni, mi ricordo nei dettagli di quel giorno in cui mi trovavo dietro il recinto abbattuto che fino al giorno prima mi sembrava invalicabile se non per un viaggio che sarebbe stato probabilmente l’ultimo per me e guardavo esaltato avvicinarsi da tutte le parti le colonne interminabili dell’armata rossa, cavalli stanchi, soldati stanchi, carri armati sporchi, auto-

mobili e cannoni. Per prima cosa vidi i ritratti del Maresciallo Stalin, un uomo il cui nome per me è stato associato per alcuni anni proprio a quell’istante di massima felicità. Stavo nella schiera dei prigionieri che salutavano con le mani i soldati e singhiozzavo per la consapevolezza di essere libero, di essere vivo, di avercela fatta”. Il sottotitolo di Un bambino a Terezin è eloquentemente Racconti dal campo: passi scelti accuratamente dalla prof. ssa Iervolino in modo da focalizzare la drammaticità dell’esperienza del ghetto. Le cicatrici indelebili nell’anima dello scrittore accrescono il valore documentario dei racconti ambientati a Terezìn, da cui emerge la sofferenza, l’angoscia, la tristezza di quella vita ma anche l’amicizia, la solidarietà, i sentimenti puri che nascevano tra i prigionieri. In La vita dei bambini a Terezin, brano tratto da Il mio secolo pazzo, Klima racconta: “Giocavamo anche a palla avvelenata e a campana, rubavamo anche, qualche volta il carbone ed eccezionalmente le patate dalla cantina. I tedeschi avevano portato via tutti i miei amici. Mi ricordo i loro nomi, i volti li ho dimenticati. Comunque oggi avrebbero tutti un altro aspetto, soltanto che non hanno avuto il tempo di invecchiare, di diventare adulti. Di amici veri ne ebbi solo uno. Arie, era il figlio del presidente del consiglio degli anziani, quindi il più autorevole di tutti gli internati... il primo vero amico è come il primo vero amore, una persona desidera la presenza del suo compagno, vuole sentire la sua voce, vuole parlare con lui di tutto ciò che considera importante…Arie aveva anche qualche libro


DOMENICA 7 FEBBRAIO 2021 che mi prestava, uno di questi trattava anche la storia ebraica. Di questa, allo stesso modo della religione o dei Santi ebraici, non avevo idea, mentre Arie sapeva tutto, era stato allevato nella devozione. Sapeva tanto della vita nei villaggi ebrei in Palestina, dove suo padre andava, dove si erano trasferiti per un po’ e dove soprattutto sarebbero immigrati subito dopo la guerra, poiché il suo papà pensava che lì sarebbe nato il vero stato ebraico. Trascorrevamo insieme molto tempo, i dettagli mi sono sfuggiti. Mi sembrava che a differenza degli altri che erano scomparsi in luoghi sconosciuti là dove li avevano trasportati i convogli, Arie non sarebbe sparito, dal momento che suo padre occupava un posto così importante. Mi sbagliavo. Andarono via, non con un trasporto comune, un giorno all’improvviso venne ad accomiatarsi da me. Mi diede una sua fotografia perché non mi dimenticassi di lui... gli dissi che non sarei riuscito a immagi-

17 nare qualcosa del genere, tranne che ci saremmo incontrati di nuovo, ovunque fossimo vissuti. Dopo la guerra ho avuto la sua fotografia sulla scrivania per alcuni anni, fino a che la mamma che non sopportava niente che le ricordasse Terezin, in mia assenza non la prese e la distrusse. Arie non ritornò, soltanto dopo anni lessi che non era finito nel gas, ma che lui, con i suoi genitori e sua sorella, erano stati fucilati.” Ho voluto riportare questo passo, magistralmente tradotto dalla Iervolino, proprio perché evidenzia la sincerità dei sentimenti dei bambini, che rimaneva tale anche in un ambiente ostile quale un campo di concentramento. Il bisogno di amicizia, il desiderio di relazionarsi e di confrontarsi con i coetanei era vivo e degno di rispetto ma il momento storico non dava spazio ai sentimenti. Da adulto, nella Cecoslovacchia comunista, Ivan Klima a causa della censura non ha potuto pubblicare testimonianze e memorie. Solo nel 1989 dopo la caduta

del regime ha potuto esprimere nei suoi scritti la drammaticità e la sofferenza di quegli anni. Una testimonianza chiara, cruda, nuda che deve essere divulgata tra le giovani generazioni; parole che incidono nella memoria con un marchio di fuoco lo sgomento e il dolore di centinaia di uomini e donne, bambini e bambine disumanizzati, trasformati in numeri, trucidati prima con l’arroganza, l’ignoranza, il dogma, poi col gas. E all’inferno dei campi di sterminio, delle torture, dell’annullamento della dignità della persona umana, i nostri giovani, i nostri alunni, stentano a credere. Dopo lo sterminio degli ebrei altre atrocità sono state commesse e se ne commettono ancora oggi, meno note, ma non per questo meno gravi. Ricordare è necessario per formare cittadini consapevoli, in grado di apprezzare la libertà e la democrazia: beni preziosi da tutelare e di cui fare buon uso per costruire un futuro migliore.

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INTERVISTA AD ALESSANDRO SANSONI

Consigliere Nazionale e componente della giunta esecutiva dell’Ordine dei Giornalisti, laureato in Filosofia ad ha insegnato Storia Medioevale presso l’Università Federico II di Napoli, vicepresidente nazionale dell’ONG Modavi Onlus e direttore del mensile CulturaIdentità. Ho intervistato Alessandro Sansoni che si dimostra un Leone sia nello zodiaco che nella vita. In questi giorni per la precisione il 5 Febbraio, è tornato in edicola CulturaIdentità di cui è direttore. Come Consigliere Nazionale e Componente esecutivo dell’ODG all’inizio della tua carriera avresti mai pensato di ricoprire questi ruoli così importanti? Chiaramente non è mai possibile prevedere come andranno le cose nella tua vita però è anche chiaro che avendo avuto un’impostazione sempre molto attenta agli organismi di rappresentanza collettiva, non ho esitato un attimo a mettermi in gioco rispetto a quelle che sono, nel contesto nostro professionale attraverso quegli organismi e quegli strumenti che offrono l’opportunità di rappresentare i propri colleghi, il proprio mondo, anche perché poi il giornalismo vive una fase particolare di cambiamenti. Tutto il mondo dell’editoria vive questa fase, sta cambiando e ha bisogno d’ interventi, di modernizzazione, quindi è un’esigenza, un impegno, che personalmente ho avvertito e sono stato senz’altro fortunato nel riuscire ad avere il consenso e la fiducia da parte dei colleghi per rappresentarli. Sono stato Consigliere Nazionale nel 2014, ho fatto una prima consiliatura fino al 2017, ed è stata molto importante in quanto abbiamo trattato vari temi. Inoltre, una delle principali missioni del nostro organismo è verificare la possibilità di continuare a esercitare la professione, lì in effetti tocchi con mano; dal 2017 che sono stato rieletto, sono membro di questo esecutivo. E’ stata ed è un’esperienza molto interessante, molto formativa, un osservatorio dalla quale si possono comprendere molte cose. Dicevamo che è un momento particolare per l’editoria, in merito a quello che sta succedendo, fra l’incremento

dei magazine online, degli eBook, sei più propenso verso quest’evoluzione digitale che sta avvenendo o rimani legato alla tradizione del cartaceo? Questa evoluzione che si sta avendo non mi può piacere perché ha di fatto polverizzato il mercato dell’editoria e della nostra professione, credo che i libri come i giornali di carta abbiano un altro valore e in qualche modo cristallizzino anche le notizie, le opinioni e siano un prodotto compiuto davvero, però naturalmente bisogna fare i conti con la realtà, ovvero che il sistema della comunicazione è in una fase di cambiamenti epocali, radicali, che peraltro sono molto veloci e purtroppo questo si ripercuote anche sullo stato di salute diciamo degli eredi salariali della nostra professione che andrebbero adeguati alle nuove circostanze, alle nuove contingenze di mercato. Però io credo che l’aspetto più deleterio di questa trasformazione sia rappresentato da una serie di aspetti che hanno a che fare sia con la deontologia professionale sia con l’identificazione di chi è professionista dell’informazione e infine anche sulla libertà d’espressione. Dati i tempi di libertà d’espressione sembra quasi un’utopia… Questo perché innanzitutto, c’è stata una fase piuttosto prolungata da quando i social network, fenomeni di massa, da circa 7 – 8 anni, prima c’è stato il web in generale, sembrava che chiunque potesse essere giornalista, il cosiddetto “citizen journalist”, se è vero che il mondo del web e dei social network offrono una possibilità a chiunque di commentare delle cose, è anche vero che non tutti poi rispettano degli standard di professionalità e di veridicità fondati sulla

nostra deontologia. Quando si pone il problema della qualità dell’informazione legata alle cosiddette “fake news” e a linguaggi aggressivi, va ricordato che almeno sulla base dell’ordinamento italiano un giornalista deve essere iscritto agli elenchi dell’ albo dell’ODG e almeno in teoria deve rispondere attraverso il proprio operato alla nostra deontologia professionale che prima del linguaggio, che prima della difesa di noi o di altre categorie che vanno protette deve rispondere al pubblico. La qualità delle informazioni che trasmette deve corrispondere alla veridicità dei fatti che racconta, quindi credo diventi fondamentale e importante il ruolo dell’Ordine dei Giornalisti. E’ stato fatto un grosso lavoro di raccolta sui social network, le più grandi piattaforme editoriali della storia dell’umanità, che si muovono in maniera completamente avulsa da qualunque contesto legislativo legato sia all’ordinamento italiano relativo all’art.21, ovvero alla libertà d’espressione e alla legge sulla stampa. Tutto ciò ha creato una vera jungla nelle quali le grandi corporation, ovvero i social network fanno quello che vogliono, questo non va bene anche perché la risposta che viene data alla preoccupazione, sperando che in prospettiva il prima possibile, si possa arrivare a certificare chi è giornalista e chi no, il fatto che Facebook, Twitter, TikTok, quel che sia sono dei privati, è la risposta canestro: io non posso fare quello che voglio a casa mia, se ammazzo una persona qualcuno mi verrà a dire perché hai ammazzato una persona, se entro in un esercizio pubblico assumo atteggiamenti discriminatori o legati anche se è un’azienda privata ci sarà un giudice che ne terrà conto e l’azienda privata risponde in base a quelle che sono le specifiche caratteristiche ma non ha a che fare con la qualità deontologica del prodotto. I grandi social network da piattaforme editoriali, devono essere soggette agli ordinamenti costituzionali che tutelano la libertà d’espressione, sono troppo grossi per essere controllati in maniera efficace dagli Stati Nazionali e a maggior ragione ci deve essere un intervento dell’Unione Europea a regolare tutte queste cose e infine non è possibile tollerare la presenza o meno sul


DOMENICA 7 FEBBRAIO 2021 social network, dei giornalisti per esempio, quindi eventuali cose che possiamo scrivere magari non corrispondono a degli standard di linguaggio; tutto questo non può avvenire, a mio avviso, sulla base di un codice etico che noi firmiamo nel momento in cui accediamo al social e che è definito sulla base di un consiglio di amministrazione privato di un’azienda che non ha sede né in Italia né in Europa. Nel momento in cui c’è una sanzione disciplinare, perché magari ho offeso qualcuno, ho usato un linguaggio discriminatorio, ho messo la foto di un minore, io rispondo nella mia eventuale mancanza di aderenza alla deontologia all’Ordine dei Giornalisti, che eventualmente mi sanziona sulla base della norma di diritto, ovvero qualcuno deve fare un esposto, non in forma anonima ma in maniera pubblica e avrò la possibilità di ricorrere dopo che il Consiglio di disciplina territoriale mi avrà condannato nel caso in cui avvenga, questi sono strumenti di garanzia che sono i fondamenti dello Stato di diritto. Facebook invece sulla base di segnalazioni anonime e di un algoritmo che ha una serie di Tag più o meno validi, per cui stabilisce se il linguaggio è consono o no, immediatamente agisce, censura, banna o rimuove addirittura il profilo. Ritengo che sia del tutto inaccettabile perché e discrezionalità non sono più accettabili in generale nella democrazia occidentale. A tutto questo poi va aggiunto il fatto che la deontologia, l’ODG non è che l’ha costruita sulla base delle idee dell’ordine, ma è il frutto di un lavoro collegiale che avviene attraverso anche un meccanismo democratico, attraverso le votazioni di tutti i giornalisti italiani che scelgono i propri rappresentanti. Si può legittimamente presumere che tutte le sensibilità politico e culturali siano presenti, questi rappresentanti costruiscono, dibattono, hanno in questo modo codificato le varie carte deontologiche,

19 il testo unico, tutto ciò è il risultato di un progresso democratico, plurale e regolamentato da un ente di diritto pubblico. Insomma ci sono delle questioni che vanno affrontate e risolte velocemente, come è accaduto al Presidente degli Stati Uniti d’America, censurato da tutti i social, è chiaro che qui qualche cosa non funziona al di là della condivisione o meno delle sue idee. Cambiando argomento: un’esperienza che ricordi, qualcosa che ti ha segnato all’inizio della carriera in modo positivo o negativo? Una cosa che ricordo con simpatia è quando lavoravo con una rivista di approfondimento politico ma anche culturale, ho una grande nostalgia di quelle belle riunioni di redazione che si facevano dalle 10 alle 15 persone ci si scambiavano le proprie idee, le proprie opinioni, si proponevano argomenti, si dibattevano, erano momenti di grande arricchimento. La polverizzazione delle redazioni e il lavoro da remoto, non rende più possibile oggi come oggi confrontarsi con gli altri e costruire dal punto di vista giornalistico un buon lavoro collettivo, in cui ognuno dice la propria, che ha le sue specifiche qualità, capita che c’è qualcuno più bravo di un altro ma è attraverso un confronto che si cresce, si fanno delle cose migliori e ci si migliora. Ai giovani che vogliono intraprendere questa strada cosa consigli? Consiglio innanzitutto di armarsi di grande coraggio e intraprendenza, è una professione sempre più difficile da coltivare anche dal punto di vista della propria realizzazione professionale, economica… però quello che consiglio è di studiare sempre, tanto, cercare di essere umili, spesso c’è tanta arroganza nel mondo del giornalismo e poca sostanza. Infine, possibilmente riuscire a vivere la dimensione collettiva di questo lavoro perché non è una roba che si può

fare da soli, il mondo è molto più grande della propria testa, quindi conoscerlo un pochettino anche attraverso le teste degli altri. Sei Vicepresidente di MODAVI ONLUS, cosa ti ha portato a intraprendere anche questa strada? Mi sono sempre impegnato, come raccontavo prima, socialmente e politicamente, ho sempre fatto attività in associazioni del terzo settore. MODAVI è il Movimento delle Associazioni di Volontariato Italiano è stato fondato nel 1996, nasce come Associazione di Volontariato e dal 2004 è iscritto al Registro Nazionale delle Associazioni di Promozione Sociale. Dal 2006, altresì, è iscritto all’Albo Nazionale degli Enti di Servizio Civile come ente di secondo livello. Facciamo molteplici attività, ognuno ha la propria specificità, noi abbiamo molta esperienza nell’ambito delle politiche giovanili. L’impegno sociale penso che sia una delle cose più nobili che possano essere intraprese da tutti gli essere umani, come dicevo prima, per conoscere meglio il mondo attraverso gli altri e renderlo un posto migliore almeno “meglio abitabile e meglio organizzato” e ho nuove idee che vanno perseguite, c’è anche che se credo che la mia idea sia una buona idea, devo essere coerente e cercare di realizzarla, mi occupo dal 2006, sono tanti anni ma è una bella esperienza che consiglio. Credo che l’Italia abbia uno straordinario know-how che dipende anche dalla sua tradizione cattolica e proprio oggi in qualche modo lo Stato Sociale, Welfare State sono in una fase di difficoltà, crisi dovuta anche all’impoverimento, tanto più diventa importante la capacità di creare una welfare community in un sistema in grado di accompagnare e affiancare le strutture pubbliche e che abbiano una professionalità per costruire delle competenze per organizzare dei percorsi professionali”.

La pubblicità sulle edizioni digitali e sui siti dei giornali offre una informazione credibile. Il settimanale CASORIADUE ha una storia cartacea di 30 anni e dal lockdown ha iniziato la sua storia in edizione digitale; in aggiunta ha anche un sito del giornale. La pubblicità è un’antenna molto sensibile in una fase di ridefinizione dei valori e delle priorità. La nostra testata da la possibilità alle aziende che intendono puntare sulla qualità e sulla capacità creativa di immaginare un tempo post pandemia.


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GIUSEPPE NaVARRA

Ecologia: coscienza ecologica o ideologia? Anche il tema dell’ecologia è affrontato dal Papa in “Ritorniamo A Sognare”. In esso si sofferma sul modo di percepire la natura e sul modo di affrontare il disastro provocato dall’attività umana. L’uomo, a partire dai tempi storici, ha sempre avuto un atteggiamento antropocentrico asservendo il mondo animale e vegetale. I Romani hanno deforestato molte delle terre conquistate utilizzandone il legno per le loro flotte, per cucinare, riscaldarsi e altri mille usi. E’ “l’uomo faber!” che costruirà strade, ponti, acquedotti, canali ecc. attingendo a piene mani alle risorse naturali: piante, miniere e cave. Gli animali, a parte quelli che è riuscito ad addomesticare e che alleva per i suoi usi e consumi, sono prede, talvolta usati anche nelle arene per divertire o distrarre la plebe. Alla stessa stregua erano trattati gli schiavi, per lo più i vinti. Antichi scarti. Quindi l’uomo al vertice del mondo animale e vegetale è il pre-datore per eccellenza e come tale si comporta. Questo comportamento, non dico coscientemente ostile verso la natura, ma certamente predatorio, strumentale e in-curante della sua conservazione, comincia a modificarsi nel corso dell’ ultimo trentennio del secolo scorso con la scoperta del grosso buco nell’ozono. L’allarme cresce con il riscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacci, l’innalzamento del livello del mare, la scomparsa di atolli e piccole isole, l’impoverimento della biodiversità e di molte specie animali e vegetali. Di questo passo, dice lo studioso di neurobiologia vegetale Stefano Mancuso, distruggeremo in alcune centinaia d’anni la terra che ci ospita. Ci comporteremo come il virus Covid 19 che invece di convivere con l’ospite, l’uccide privando se stesso dell’humus necessario alla sua sopravvivenza. Un virus stupido. Un virus intelligente non uccide l’ospite. E’ simbionte. Per altra via Papa Francesco giunge anch’egli alla conclusione che bisogna difendere il globo che ci ospita. Fermiamoci, ascoltiamo, guardiamoci intorno.

Siamo giunti a questo perché abbiamo perso il gusto della contemplazione della bellezza: «la porta d’ingresso della coscienza ecologica», egli dice. Lo spettacolo dell’aurora, del tramonto, il fruscìo delle fronde argentee di un pioppo mosse dal vento, il mormorìo di un ruscello che fluisce tra grossi massi producono sensazioni che risvegliano o contribuiscono a creare la coscienza ecologica. Chi crede, intuisce che il mondo è un dono gratuito di Dio ed in quanto tale deve essere grato al donatore: «Se apprezzi il dono, se lo ammiri, te ne prenderai cura; non lo svilisci, lo rispetti e ti senti grato». Un chiaro e pacato richiamo a inquinatori di acqua, terra ed aria. La formazione della coscienza ecologica è la somma graduale di queste esperienze ed è quello che è accaduto anche al Papa che si è reso conto, grazie a dialoghi e scambi di vedute con esperti, che della coscienza ecologica era rimasto ben poco all’umanità. Occorre quindi tornare al suo totale recupero «perché il destino dell’umanità è inscindibilmente unito a quello della nostra casa comune». La coscienza ecologica però non va con-

fusa con l’ideologia ecologica o meglio, ecologista. I verdi europei, tedeschi, francesi, italiani ecc., hanno sentito il bisogno di introdurre nel dibattito politico le problematiche ambientali, e non solo. Si sono perciò formati dei partiti “green” che hanno a cuore non solo la difesa del territorio, “ma anche la promozione di legalità, trasparenza, libertà civili, religiose e politiche, nonché la valorizzazione delle donne in campo politico ed ecologico.” (wikipedia) Si tratta, perciò, di ideologia ecologista; cosa ben diversa dalla «coscienza ecologica» auspicata da Francesco. E’ a questo punto che egli arricchisce il concetto di coscienza ecologica con quello di “coscienza integrata” di cui parlerà ampiamente in seguito. Riferendomi alla terra ed ai rimedi proposti per guarirla mi sembra applicabile a questo argomento il passo del Vangelo di Marco in cui Gesù, parlando della tradizione ebraica di cui scribi e farisei si servono per accusarlo, disse: “Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore.” (Mc. 2,18-22)

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IDA PICCOLO

A TU PER TU CON ANGELA MATASSA Mi piace l’idea di portare “A tu per tu” non solo in TV ma anche su stampa; voglio partire da Angela Matassa, direttore e fondatore di NT notizie teatrali, giornalista, scrittrice, autrice teatrale, esperta in comunicazione. Da direttore e fondatore di Notizie Teatrali magazine di cultura e spettacolo, quale speranza vogliamo dare a tutti gli addetti ai lavori? “I tempi cambiano velocemente e bisogna sempre essere al passo. Qualunque metodo o strumento si usi, sia carta stampata, sia web, televisione o altro, ciò che conta è la qualità, l’attenzione che si dà ai fatti, rispettando la verità e le fonti. Poi: essere chiari per ogni lettore”. Su cosa hai riflettuto durante questo periodo storico di grande pausa? “Si sono alternate situazioni e sensazioni diverse nell’anno, a causa dei cambiamenti che la pandemia ci ha posto. La clausura è contro la natura umana, la socializzazione è fondamentale per una vita qualitativamente decorosa. Purtroppo, invece, sta scatenando il peggio dell’uomo, accresce l’individualismo e genera violenza. Ci troveremo di fronte a problemi gravi, ma la speranza non dovrebbe abbandonarci”.

Da buona giornalista e autrice la quale sei, quale consiglio puoi dare a tutti i lavoratori della comunicazione? “Essere seri”. Cosa fai nel tempo libero e a cosa ti dedichi? “Le mie passioni restano la lettura e la scrittura, ma durante il lockdown ho fatto una bella scoperta: gli audiolibri. Credo che non li abbandonerò più”. Stai scrivendo qualche altro libro? “Mi sto dedicando più alla poesia e a descrivere brevi quadri della realtà che mi circonda. Non so se diventeranno mai un libro”. Il teatro luogo di aggregazione e passione come lo vediamo in un futuro? “La speranza di tutti è che si torni allo spettacolo dal vivo. Lo streaming ci sta aiutando a non perdere il contatto (seppur virtuale) con chi lo fa, ma la presenza nello stesso luogo di attori e pubblico, è l’unica cosa che può garantire il perpetuarsi del rito antichissimo del Teatro”. Un ringraziamento ad Angela dalla redazione Casoria due, per ricevere notizie teatrali e importante visitare il sito www. notizieteatrali.it la cultura a portata di click.

IDA PICCOLO

GLI AUDIO 2 PROTAGONISTI ASSOLUTI DI “A TU PER TU”

CONTINUA IL SUCCESSO DEL FORMAT CONDOTTO DA ANTONIO D’ADDIO E IDA PICCOLO A PARTENOPE TV Attesissimi e graditissimi ospiti della scografico con il nome Audio 2, da qui tano e Ivana Spagna con la quale hanno quarta puntata di A TU PER TU sono sta- la loro straordinaria carriera. Tra tante inciso un singolo, “Amici per amore” e ti gli straordinari Audio 2, al secolo Gio- chiacchiere, la visione di tre blocchi di si sono sottoposti ad un fuoco di fila di vanni Donzelli e Vincenzo Leomporro, fotografie, i messaggi dei loro fan, mate- domande, a cui hanno risposto con sinceamici d’infanzia, molto affiatati sia nella riali inediti inviatici dai loro ammiratori, rità e immediatezza. La puntata andrà in vita privata che in quella professionale. Enzo e Gianni hanno eseguito “Neve”, onda anche giovedì, alle ore 21,00, sulle Il format, in onda il martedì dalle ore “Specchi riflessi”, “Acqua e sale”, “Alle frequenze di Radio Amore degli editori 21,00, sulle frequenze di Partenope Tv, 20” e “Rotola la vita” mandando in visi- Antonio e Daniele Romano e in replica l’emittente regionale leader in Campania, bilio tutto il pubblico da casa che ha ma- domenica sera, alle ore 21,00, a PartenoPuglia, Calabria e in tutto il Meridione, nifestato il proprio affetto con moltissimi pe Tv. L’editore Angelo Ucciero e il divisibile sui canali 188 in Campania e 190 wapp. Ma non solo, sono stati mostrati rettore artistico Renato De Carmine sono in Puglia e Calabria, del digitale terrestre anche dei saluti inaspettati da Alessan- soddisfatti del prodotto e promettono tane in diretta streaming su www.partenope. dro Battisti, presidente del loro primo te altre grandi novità. tv, è stato condotto dal giornalista Anto- Fan Club, Max D’Orso, Luigi Pignalosa, nio D’Addio e dalla conduttrice/speaker Ludo Brusco dei Mr.Hyde, Rosanna Caradiofonica Ida Piccolo, nel corso del cio, inviata de La vita in diretta, e Vito quale sono stati “messi a nudo” i due ar- Diomede, presentatore pugliese, abbiatisti, che si sono raccontati come autori, mo visto la loro partecipazione a due Feinterpreti e uomini. Gianni ed Enzo, co- stivalbar, abbiamo ascoltato la versione modamente seduti sul salotto di Parteno- spagnola di Mina di due loro hit, Acqua pe Tv, perfettamente a loro agio, hanno e sale e Neve e abbiamo ammirato una ripercorso le tappe fondamentali della foto ricordo mandata dal loro ex batteriloro carriera partendo dal mitico e ma- sta Tonino Crosby Landini, scattata nel gico incontro con Mina, la tigre di Cre- teatro all’interno della comunità di San mona, che li ha voluti, amati, coccolati Patrignano. Nel corso della puntata gli e consigliati e per la quale hanno scrit- Audio 2 hanno fatto anche un bilancio to ben 12 brani. Grazie a quest’incontro dei loro primi 28 anni di carriera, hanno Massimiliano Pani, figlio e produttore di parlato del loro legame con Lucio BattiMina, decide di lanciarli sul mercato di- sti, Mogol, Mia Martini, Adriano Celen-


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Salvatore Iavarone

Consigliere Comunale di Casoria

Un finanziamento per tutti i comuni italiani Un finanziamento del Governo per ristrutturare infrastutture sociali. Casoria scelga rapidamente su quale opere investire per non perdere questi fondi

Possiamo scegliere di investire tutte le risorse che questo decreto destina alla nostra comunità per il recupero di una infrastruttura sociale di proprietà del Comune, a Casoria sono circa 250 mila euro. Potrebbe essere una scuola, oppure altra opera per la socialità. Potrebbe essere recuperata e ristrutturata la struttura opera di compensazione del parco Smeraldo a Via Castagna, opera da consegnare alla collettività e mai inaugurata. Ci auguriamo che la nostra proposta sia accettata, ancora una volta scegliamo di comunicarlo attraverso questo giornale, che da sempre si occupa del tema del patrimonio comunale. La struttura potrebbe così essere destinata a scopi sociali, per politiche giovanili, per esempio. La presidenza del Consiglio dei Ministri con decreto ha definito, in applicazione dei commi 311 e 312 dell’art. 1 della legge 27 dicembre 2019, n. 160, per ciascuno degli anni dal 2020 al 2023, le modalità di assegnazione dei contributi per investimenti in infrastrutture sociali ai comuni situati nel territorio delle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, nel limite massimo di 75 milioni di euro annui, a valere sul Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) di cui all’art. 1, comma 6, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, nonché le modalità di rendicontazione, verifica e recupero delle somme non utilizzate. E’ previsto un contributo diversificato per fasce di Comuni, come indicato negli allegati al decreto. Con tali risorse è possibile finanziare uno o più lavori pubblici in infrastrutture

sociali purché gli stessi non siano già totalmente finanziati da altri soggetti. Per “infrastrutture sociali” si intendono, tra le altre, opere sociali e scolastiche, abitative, opere per il recupero, la valorizzazione e la fruizione di beni culturali, opere afferenti sport, spettacolo e tempo libero, e tutte quelle così qualificate nel sistema di classificazione dei progetti del codice unico di progetto, di cui all’art. 11 della legge 16 gennaio 2003, n 3. Il Comune dovrà necessariamente avviare i lavori per la realizzazione delle opere pubbliche: a) per i contributi dell’anno 2020 entro il 17 aprile 2021; b) per i contributi riferiti agli anni 2021, 2022, 2023 entro il 30 settembre di ciascun anno di assegnazione. Il monitoraggio delle opere finanziate in base al presente decreto è obbligatorio ed è effettuato attraverso il sistema della Banca Dati Unitaria presso il Ministero dell’economia e delle finanze, di cui all’art. 1, comma 245, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, secondo le modalità operative semplificate che saranno disposte in apposita circolare del Ministero dell’economia e delle finanze, classificando le opere sotto la voce «Contributo Infrastrutture sociali - Sud – LB 2020». Ad ogni buon fine, si rende noto che il MEF, con circolare esplicativa n. 24 del 09/12/2020, ha evidenziato che sul Sistema Informativo RGS-IGRUE è stato registrato il Programma “Contributo Infrastrutture sociali – Sud - LB 20” con codice identificativo “FONDOINFRSOCIAL” a cui tutti i progetti dovranno essere associati. Ciascun progetto dovrà essere identificato da un Codice Unico di Progetto

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– CUP - classificato come natura “03” - realizzazione di lavori pubblici (opere ed impiantistica) – e come settore “05” (infrastrutture sociali); la generazione di detto CUP avverrà in modalità guidata, tramite apposito template messo a disposizione dal Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica (DIPE) all’interno del Sistema CUP dedicato al suddetto Programma. La Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per le politiche di coesione, su richiesta dei singoli Comuni beneficiari, in coerenza con i dati inseriti nel sistema di monitoraggio, dispone l’erogazione delle risorse, ai sensi dell’art. 1, comma 703, lettera l) , della legge 23 dicembre 2014, n. 190, nei limiti della quota annuale del contributo, con le seguenti modalità: a) per una prima quota, pari al 50 per cento, previa attestazione della avvenuta aggiudicazione dei lavori; b) per una seconda quota, per un importo corrispondente fino al 40 per cento, sulla base dei costi realizzati rilevati dal sistema di cui all’art. 4; c) per la quota a saldo, previa trasmissione del certificato di collaudo, ovvero del certificato di regolare esecuzione rilasciato dal direttore dei lavori, ai sensi dell’art. 102 del codice di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50. Nel caso di risparmi derivanti da eventuali ribassi d’asta, gli stessi sono vincolati fino al collaudo, ovvero al certificato di regolare esecuzione; successivamente, possono essere utilizzati per ulteriori infrastrutture sociali da parte dei medesimi comuni, fermo restando il rispetto dei termini di cui all’art. 2, comma 2, lett. a) e b) .

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24 MARCO STILETTI

Casavatore fa cinema con Antonio Orefice Casavatore non è solo musica, comitati e paranze. Oltre alla ultracentenaria Festa dei Gigli ha tra i suoi cittadini persone che lavorano anche nel mondo dello spettacolo. Uno di questi è Antonio Orefice. La sua carriera nasce per caso. Un giorno accompagna a un provino di Gomorra, seconda serie, sua sorella Tayla e quelli della produzione presero lui e no lei. Da quel giorno la sua vita è cambiata perché scena dopo scena è arrivato a collaborare con tanti registi famosi. D’Alatri, Marco D’Amore e poi con attori, quali Nando Paone, Alessandro Gassman e tanti altri con i quali Antonio ha fatto tanta gavetta. A Casavatore, allo zio, Mauro Orefice, dieci anni sindaco del Paese, gli fu dedicata una piazza molto importante tanto da guadagnare lo stigma di persona storica del comune alla periferia nord di Napo-

li. Antonio, però, non è solo uomo di spettacolo il suo principale lavoro è lo sport, infatti, da tempo per molte squadre dilettantistiche ha svolto sempre il ruolo di allenatore in seconda. Persona che vuole tanto avere in cura Casavatore e vuole ormai da tempo vederla migliorata. Se lui non ci crede alla carriera politica ci ha pensato la moglie a quello. Nadia Silva, attuale presidente del consiglio di Casavatore, ha abbracciato la carriera della ragion di stato proprio con la stessa filosofia che alberga nel marito:

far risorgere dai vari problemi Casavatore portandolo ad essere un comune modello. Con Gomorra Antonio ha avuto un feeling particolare tanto da girare dalla seconda serie fino alla quinta. Poi anche “I bastardi di Pizzofalcone” e ultima sua parte è stata in “Mina Settembre” dove ha interpretato un infermiere, Giuseppe Varriale, ossessionato dalle merendine. Grande felicità nel prendere parte al progetto di questa scrittura di Maurizio De Giovanni e su Serena Rossi che l’ha conosciuta sul set Antonio

ha ribadito: “La Rossi è una grande attrice napoletana. Bravissima e della nuova generazione secondo me è una delle più preparate che ci sia in giro”. Dopo l’esperienza con “Mina Settembre” Antonio sta girando nell’ultimo film “Con tutto il cuore” di Vincenzo Salemme dove interpreterà un bodyguard di un boss. Infine, Orefice non si lascia sfuggire qualche parola su chi purtroppo non sta lavorando in questo periodo di pandemia come gli operatori del teatro. “Io auguro che dopo il 5 marzo possano aprire i teatri e organizzare spettacoli nella stessa identica maniera del cinema dove siamo continuamente sottoposti a tamponi e protetti in questo modo spero lo possano essere anche chi fa dramma. Non sembra giusto che sia ripartito solo il cinema”.

PREMIO LANDOLFO

CERIMONIA DI PREMIAZIONE PER IL GIORNALISMO

Passione per il giornalismo, per la natura, per i giovani. L’essenza di una vita racchiusa in una parola. Quella più utilizzata per tracciare il profilo umano e professionale di Francesco Landolfo, vicedirettore del Roma e segretario dell’Ordine dei giornalisti scomparso 14 anni fa, nel cui nome è stata celebrata la nona edizione del premio di giornalismo a lui intitolato. Una cerimonia a porte chiuse, aperta solo ai premiati e ai componenti della giuria, nel rispetto delle vigenti normative anticovid. Nella splendida sala dell’Istituto di cultura meridionale, debitamente distanziati, sono intervenuti il direttore del Roma, Antonio Sasso che ha portato il saluto dell’avvocato Gennaro Famiglietti, presidente dell’Istituto; il presidente dell’Ordine dei giornalisti Ottavio Lucarelli, il segretario del Sindacato Unitario giornalisti della Campania, Claudio Silvestri; Gerardo Ausiello, consigliere nazionale Fnsi e Antonella Monaco, consigliera nazionale Unarga. I saluti finali affidati a Geppina Landolfo, figlia di Francesco e presidente di Arga Cam-

pania, che ha dato appuntamento alla prossima edizione, quella del decennale, nella speranza che la cerimonia possa essere aperta al pubblico. Poi spazio ai premiati, per tracciare uno spaccato sulla professione e le sfide che l’attendono. Per la carta stampata il riconoscimento è andato ex aequo a Stefano Renna per “Castel Volturno, gli invisibili al tempo del virus” (la Repubblica) e a Dario Sautto per “Il pm ferma i lavori nella Valle dei Mulini: «Paesaggio a rischio»” (Il Mattino). Per la radio-televisione a Davide Uccella per “Scampia tra Vele e integrazione” (Vg21, Canale21). Per il web (ex aequo) a Rosario Balestrieri per “Potature pericolose: a rischio la salute degli alberi e la nostra incolumità” (NapoliToday) e a Giuseppe Delle Cave per “L’ultimo samurai delle vigne flegree” (Roma online). Nell’ambito del premio viene assegnata ogni anno una targa nel ricordo del giornalista Gianpaolo Necco, consigliere nazionale Fnsi e Unarga, che quest’anno è andata a Raffaele Perrotta per “Pattumiera Vesuvio, vergogna senza fine” (Il Mattino).


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BARTOLOMEO CELARDO

Un Tampone Per Tutti

È un’iniziativa promossa dall’Ordine dei Farmacisti della provincia di Napoli in collaborazione con Federfarma Napoli. Il progetto prevede l’esecuzione gratuita dei tamponi antigenici rapidi. L’iniziativa è rivolta alla persone meno agiate, alle persone in difficoltà, agli anziani e al fine di sensibilizzare la comunità sull’importanza del monitoraggio sulla diffusione del covid-19. La Farmacia Galeno, sempre attenta alle necessità della comunità di Casoria, ha abbracciato tale iniziativa coinvolgendo Padre Arcangelo, parroco molto attivo sul territorio di Casoria, il quale, giovedì 28 gennaio dalle 8.30 alle 14.00, ha ospitato l’unità mobile e gli operatori sanitari per permettere lo svolgimento dell’iniziativa. Inoltre la Farmacia Galeno ha reso partecipe l’Assessore alla cultura dottoressa Saveria Giordano dell’iniziativa, che ha

mostrato sensibilità verso i suoi concittadini, garantendo in questo periodo di speciale emergenza Covid, la possibilità di effettuare lo screening alla popolazione meno abbiente. L’assessore Giordano ha dunque ospitato Domenica 31 gennaio l’unità mobile presso la Piazza Lavoro a Via Poggio Verde per effettuare

gratuitamente tamponi antigenici rapidi ai meno facoltosi della città di Sant’Anastasia. Entrambe le giornate sono state presiedute dal Presidente dell’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli il Prof. Santagada Vincenzo e dal Presidente di Federfarma Napoli il Dott. Riccardo Iorio.

DIANA KUHNE

Podi Reali alla coppa Italia Master di Roccaraso

Clemente, Emanuele e Pierandrea Reale conquistano un podio in ogni categoria nelle gare dello sci club 3punto3. Andrea Ballabio bronzo per un soffio. Grande partecipazione ai due giganti di Coppa Italia Master che sono stati organizzati venerdì e sabato, a Roccaraso, dallo sci club 3 punto 3 che hanno assegnato i trofei “Clinic Center” e “Alma Mater”. Nel primo gigante ha vinto Clemente Reale, Master C, classe 1959, che ha fatto registrare anche il miglior tempo assoluto, ma il giorno successivo ha

dovuto cedere il posto a Giuliano Geli dello sci club Senigallia, che lo ha preceduto di soli 2 centesimi di secondo. Terzo il napoletano Andrea Ballabio del SAI. Nei Master B, ha vinto il romano Gianluca di Cicco (sc C06), il primo giorno ed Emanuele Reale il secondo quando, bissando il successo del fratello Clemente, ha fatto registrare il miglior tempo assoluto. Nei Master A, la categoria dei più giovani, Pierandrea Reale, atleta seconda generazione, ha vinto un gigante ed ha

conquistato l’argento nel secondo, cedendo il podio a Stefano d’Ambrosio dello sci club 0.40. Tra le donne vittoria il venerdì per la romana Raffaella Gherarduzzi e per Francesca Vannucci dello sci club Posillipo, nel giormo seguente. Nella categoria giovani/senior i napoletani Daria Bernardi del SAI e Roberto di Florio dello sc Posillipo, hanno vinto entrambe le gare. Sul Pallottieri hanno preso il via oltre 100 concorrenti per ogni gara, sul tracciato disegnato dall’allenatore Andrea Barulli. Nelle gare ha fatto da apripista Pietro Tozzi, maestro di sci e atleta paralimpico di Pescocostanzo, fondatore dell’ASHA, associazione sci Handicap Abruzzo, organizzazione ‘no profit’ che favorisce le attività sportive, d’integrazione sociale e riabilitative per i portatori di handicap fisico, attraverso la pratica dello sci alpino.

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Cresce il numero di giovani che non lavorano e non studiano a Napoli

La percentuale più alta a Ponticelli, la più bassa al Vomero.Tutti i dati quartiere per quartiere. E’ in aumento a Napoli il numero di giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non studiano (i cosiddetti neet). Si concentrano nelle zone socialmente ed economicamente più deprivate della città. Nella maggioranza dei casi appartengono a famiglie vulnerabili dal punto di vista socio-economico e in zone con i valori immobiliari più bassi. A Napoli in media sono 22,8 i giovani che non lavorano e non studiano. I dati più preoccupanti riguardano i quartieri Ponticelli, Scampia, Mercato e San Giovanni a Teduccio con il 30%. Male anche il quartiere Stella dove sono 27 i neet ogni 100 giovani. In tali quartieri la quota di ragazzi che non studia e non lavora è tripla rispetto a quella dei quartieri più agiati, come Vomero, Arenella e Chiaia, nonostante anche in tali aree la percentuale di neet sia alta se confrontata con altre città italiane. E’ quanto emerge dal nuovo rapporto nazionale dell’Osservatorio #conibambini promosso da Openpolis e Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, “Gli adolescenti in Italia, tra diritto alla scelta e povertà educativa minorile”. “Il nuovo rapporto palesa ancora una volta le difficoltà che incontrano i giovani di Napoli nel superare gli ostacoli socio-economici che impediscono loro di raggiungere il

VERGOGNA ... LA MORTE DELLA DEMOCRAZIA!!! L’AMMINISTRAZIONE BENE

SOTTRAENDOSI AL DIBATTITO POLITICO E CON L’AIUTO DETERMINANTE DI 3 CONSIGLIERI DI OPPOSIZIONE, HA APPROVATO NELL’ULTIMO CONSIGLIO COMUNALE, LA DELIBERA CHE PREVEDE

L’ESTERNALIZZAZIONE DELLA RISCOSSIONE DEI TRIBUTI COMPRESA LA RISCOSSIONE ORDINARIA. è GIUSTO CHE CASORIA CONOSCA I NOMI DEI SINGOLI CONSIGLIERI CHE HANNO DECISO LE SORTI DEI CASORIANI PER IL PROSSIMO DECENNIO.

VOTI FAVOREVOLI CONSIGLIERI DI MAGGIORANZA

Raffaele Andrea Marco Giuseppe Pasquale Rosalba Vincenzo Massimo Giuseppe Marianna Salvatore

BENE, Sindaco CAPANO, Pres. del consiglio COLURCIO D'ANNA TIGNOLA TALLETTI ROSSETTA MILETO BARRA VERRE IAVARONE

IRRESPONSABILI DELL’OPPOSIZIONE

Gennaro FICO Gennaro TROJANO Alessandro PUZONE

VOTI CONTRARI MAGGIORANZA OPPOSITIVA

Alessandro GRAZIUSO Stella CASSETTINO Nicola RULLO Luisa MARRO Vincenzo RAMAGLIA OPPOSIZIONE

Pasquale Orsino Elena Mauro Gaetano Angela

FUCCIO ESPOSITO VIGNATI BARATTO PALUMBO RUSSO I Consiglieri Comunali Vincenzo Ramaglia, Stella Cassettino, Luisa Marro, Nicola Rullo, Alessandro Graziuso

successo formativo e di accedere al mondo del lavoro. Per questo motivo, anche in tempi di emergenza sanitaria, l’impegno del progetto “CATERINA” è sempre quello di investire sullo sviluppo globale delle competenze attraverso percorsi innovativi di contrasto alla povertà educativa e di accompagnamento all’età adulta”, spiega Luigi Maria Salerno, presidente di Traparentesi Onlus. Il progetto “Caterina” –sostenuto da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile - ha coinvolto nei primi due anni di attività circa 250 minori tra i 5 e i 14 anni residenti nella II, III e IV Municipalità di Napoli. Il progetto, nonostante le restrizioni Covid, è attualmente operativo con il centro socio-educativo nel quartiere Stella, con la scuola di formazione musicale nei quartieri Spagnoli, con i corsi di italiano e mediazione culturale per giovani e famiglie con background migratorio, con gli interventi di potenziamento didattico nelle scuole medie e superiori del centro antico, con i laboratori territoriali di sviluppo delle competenze cognitive e di cittadinanza e con interventi di promozione artistica e culturale del territorio. Inoltre, grazie al partenariato con il Dipartimento di Fisica dell’Università Federico II sono inoltre stati avviati numerosi percorsi di formazione nel campo delle discipline scientificomatematiche e delle nuove tecnologie informatiche e digitali.


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DOMENICA 7 FEBBRAIO 2021 MARIA ELEFANTE

Comunicato cisl Fp sanitá Trasferimenti ‘sospetti’ all’Asl Napoli 2 Nord. Il dipartimento di Salute mentale ha richiesto la chiusura della struttura residenziale Osiride di Casoria e l’eventuale ammissione di pazienti e personale (che dovrebbe essere assicurata attraverso la clausola sociale) nella residenza di Arzano ‘Casa Impresa Benessere’. La gara per avviare la nuova residenza ad Arzano è stata espletata lo scorso luglio 2019 ma ad ottobre 2020 alcune imprese che avevano partecipato, ritenendo che vi erano state alcune irregolarità, si erano rivolte al Tar che ha bloccato tutto. Attualmente, dunque, la nuova residenza di Arzano, sarebbe gestita da personale non affidatario e dunque non potendo applicare la clausola sociale di assorbimento non può consentire il passaggio dei lavoratori di Casoria che “Sono dunque destinati al licenziamento - spiega Lorenzo Medici segretario generale Cisl Fp Napoli - qui è sempre il più debole a pagare. In questo trasferimento non c’è nulla di chiaro. Oggi si è svolta una riunione telematica con la prefettura e non riusciamo a capire questa accelerata della direzione amministrativa dell’Asl Napoli 2. Ci chiediamo se c’è altro dietro questo trasferimento. La nostra richiesta è quella di aspettare la sentenza del Consiglio di Stato. E si tratta di aspettare meno di un mese. Questa storia invece va avanti da mesi. E adesso non riusciamo a comprendere questa velocità che pagherebbero non solo i lavoratori perché rischiano il licenziamento ma anche i pazienti che dovranno trovare posto in base alle regole dettate dalla pandemia”. “Ancora una volta è l’anello debole della catena a dover fare le spese - conclude Medici - la scusa del perfezionamento dei Setting assistenziali non sta in piedi. Qui ci ritroviamo ancora una volta difronte all’ennesimo caso di licenziamenti immotivati”.

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CENTRI COMMERCIALI, NEGOZI DELLE GALLERIE ALLO STREMO, LA DENUNCIA DEL VICEPRESIDENTE

Bilanci quasi dimezzati, centinaia di migliaia di posti di lavori persi, esercizi costretti ad abbassare le serrande. A fronte di ristori ridicoli. E’ questa la realtà attuale dei centri commerciali, la cui chiusura del week-end - imposta dal governo anche nelle zone gialle, ovvero quelle a meno rischio Covid - fa calare ancor di più i già magri incassi. “Neppure i saldi del 2021 stanno portato ad un rialzo del settore terziario”, denuncia Gaetano Graziano, vicepresidente dell’associazione dei direttori dei centri commerciali, il quale fa una constatazione amara: “siamo stati fra i settori più colpiti dalle misure di contenimento ma i contagi non sono scesi di molto, perciò credo sia inutile farci chiudere nei due giorni a settimana dove incassiamo di più. E tutto il fatturato da noi perso si dirige verso l’e-commerce, spesso e volentieri quindi nelle casse di società che non pagano un solo euro di tasse in Italia. Di questo passo altri negozi presenti nelle gallerie commerciali saranno costretti ad arrendersi, considerato che i ristori previsti rappresentano un’elemosina, ed ovviamente avremo altro personale che finisce in cassa integrazione o rimane disoccupato senza sussidio alcuno”.

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Direttore Responsabile: Ferdinando Troise WEB: C&C CENTRO STAMPE SRL - CASORIA Questo numero è stato chiuso il 4 febbraio 2021

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