Domenica 14 Febbraio

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DOMENICA 14 FEBBRAIO 2021

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Settimanale di Informazione

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ANNO XIX - N° 07 - DOMENICA 14 FEBBRAIO 2021

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EDITORIALE DE IL SUDISTA

DE LAURENTIIS E’ L’EROE DEL DUBBIO Ritorna il campionato, anche se mentre scrivo questo editoriale per domenica 14, giornata di San Valentino nel mondo e di Sant’Antonino nella splendida Sorrento, il Napoli non ha ancora giocato il ritorno con l’Atalanta a Bergamo ed il determinante per il futuro di tutto il mondo Napoli incontro di ritorno, senza aver disputato l’andata, con la Juventus e tutto questo dopo averci avvertito quanto sia anomalo il campionato di serie A di calcio come lo sono, d’altronde, anche quello di serie B e di tutte le altre categorie ed anche tutti gli altri sport ed ogni situazione e non solo sportiva può essere fischiata in tempi grami come questi. Il calcio riuscirà a tornare al calcio? Qualcuno lo vede zoppicare quando spara e corre. Intanto, da queste parti, si parla, come è giusto, di Regione. Apprendiamo con sgomento che Vincenzo De Luca presidente, si è trovato coinvolto nei tortuosi meandri giudiziari che lo vedono accusato su quanto costruito di fianco all’Ospedale del Mare di Ponticelli senza dimenticare la colonna dei camion in arrivo dal Nord. A comunicarcelo, dolorosamente, non è Il Mattino, che dovrebbe farci capire una buona volta per sempre che è un giornale di Napoli, ma il Corriere della Sera. Il quotidiano di Milano c’informa pure che pochi producono a Napoli e moltissimi trafficano. I nostri conti in disavanzo. Per pareggiarli occorre l’apporto esterno. L’esterno – avverte chi scrive – è l’Italia. Quindi noi pure, o napoletani, o campani, o meridionali. Viene anche scoperto che fatichiamo due volte; per inventarci un lavoro e lavorare. VERO. Quale è il maggiore problema dei nostri problemi? Il professore Compagna, repubblicano ai tempi della prima Repubblica, mente grigia

del mai dimenticato Ugo La Malfa, rispondeva: “creare le condizioni e le occasioni per valorizzare nella Campania e per la Campania la materia grigia che per una ragione storica e sociologica è più cospicua di quanto non lo sia in altre regioni, non soltanto del Mezzogiorno”. Materia grigia significa ragionare, criticare, obiettare, discutere. Ecco il motivo per il quale nacque, 29 anni fa, Casoria Oggi, diventato 21 anni fa Casoriadue. Personalmente mi sono reso perfettamente conto che non basta impadronirsi di una scrivania per stare a posto con la coscienza. Tutt’altro. La crisi degli organi di opinione pubblica napoletana prende l’avvio giusto da questo rilievo. Isolati (grazie alle scrivanie e gli stipendi) in pochi si sono accorti che L’ITALIA E NAPOLI cambiava e cambia volto e costume e hanno fatto quadrato appunto attorno alle ….. scrivanie. L’unica speranza – ci viene detto profeticamente – è che una opinione pubblica resa più vigile dalla appartenenza alla Regione e il ceto più vasto degli intellettuali e dei tecnici abbiano la forza di denunziare questo vecchio costume. Napoli o diventa la guida della Regione o diventa Città satellite di Roma! Potrà diventare la guida della Regione solo se la classe dirigente acquisterà coscienza del compito che deve svolgere. L’alternativa è ormai questa: Roma o Napoli. Non siano così presuntuosi De Luca ed i suoi figli di pensare che Salerno si possa inserire in questo duello del tutto rusticano tra Roma Capitale e la Capitale del Meridione d’Italia. Sappiano gli scettici e gli increduli che Napoli inizia a Frosinone e finisce a Licata. continua a pag. 4


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4 SEGUE da pag. 3

Inserito in questo contesto occorrerebbe una iniziativa. Tutti i presidenti delle società meridionali dovrebbero lanciare “Il Manifesto Sud”. Indispensabile, naturalmente, la presenza sia di De Laurentiis che Vigorito. Il sud, grazie alla provincia, deve agitare dai suoi scogli, una vecchia e buona bandiera. La “costruzione” di un discorso veramente meridionale. Il calcio nostro, oggi ancora artigiano, e l’urgenza di trasferirlo un gradino più su. Il Napoli, naturalmente, e la sua politica al centro di molte denunzie e critiche. De Laurentiis colpevole. Bisogna suonare l’allarme anche per il Napoli: o si rinnova nel quadro appunto dei grandi mutamenti sociali e culturali che stanno avvenendo (sia pure tra tante indecisioni e sofferenze) o la Regione si indirizzerà verso altre soluzioni e smetterà di guardare al Napoli come alla società pilota. Ecco, tanto per fare un esempio, al sottoscritto viene fuori lo spunto di sollecitare, anche politicamente se è il caso, il trasferimento di un certo tipo di mercato (quello invernale) a Napoli. Il sud ha bisogno di nuove strutture, a tutti i livelli: è giusto che anche nel calcio si rinnovi. E’ compito dell’opinione pubblica agitare questi problemi. Lo potrà questo mai realizzare, che so?, tanto per fare un esempio, un quotidiano sportivo di Roma? Non di certo: quelli di Roma fanno il centro sud e in realtà attendono che Napoli, malinconicamente, manchi ai suoi compiti per trasformarla appunto nel satellite che sappiamo. De Laurentiis (propenso ad un Napoli satellite della Roma?) questo forse non lo ha ancora capito ma la Regione sì. La Regione sa bene che Roma non metterà dito su questa faccenda e su tante altre, in cui sarà necessario creare l’alternativa. A Roma il mercato sia estivo che invernale a Milano va benone: che se ne fregano della necessità di centinaia di società del sud

di alimentare, per una parte maggiore, una propria economia? Roma già prende per i fondelli con i giochi delle edizioni locali. Ecco perché è importante IL MANIFESTO SUD. E’ importante che anche la C del sud cominci a scuotersi. L’allarme lo suono da anni, vedremo adesso se la Regione mostrerà carattere e continuità. Il Napoli, inteso nella sua organizzazione sociale economica, già in minoranza e costretto a prendere atto di iniziative che gli converrà da oggi in avanti patrocinare, in attesa che Vigorito riesca a far si che il Benevento diventi una realtà solida del calcio ai massimi livelli come è già riuscito ad altre due società di provincia e mi riferisco all’Atalanta di Bergamo ed al Sassuolo che gioca in quel di Reggio Emilia. Purtroppo, da qualche settimana, il Napoli non galoppa, cammina. Gattuso aspetta per firmare anche per i prossimi anni. Idem Gianluca Grava ed il suo staff, strepitosi costruttori di giovani che Gattuso controlla e prima poi dovrà lanciare: il 2002 Cioffi ed il 2004 Pesce, con Costanzo, Zedakta e Contini. Il campionato del Napoli è estremamente vivo, come da tempo andiamo sostenendo. Il trio dei piccoletti potrebbe e dovrebbe essere l’arma della rinascita del Napoli nell’attesa della piena e sperata esplosione del talento nigeriano Osimhen e poggerebbe su una piattaforma in grado di “cercarla” in tutte le maniere. Potrebbe cioè avanzare Fabian recando, alla maniera dei “postini” il messaggio a domicilio; potrebbe raggiungerli Demme, con lo scambio corto o lungo (sempre preferibile); potrebbe riuscire allo stesso scopo Zielinski, con il suo magistrale cross dalla sinistra, oltre che con le sue invenzioni deliziose. Ma Zielinski ed Elmas devono puntare di più al gol! Se Gattuso azzecca la piattaforma di lancio, in cui il più bravo manovratore resta Demme, forse la classifica potrebbe dirci qualcosina di meglio. La rincorsa al quarto posto ed alla conquista del trofeo Europa League resta negli obiettivi di questo Napoli.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO Caro Michele Mitraglia, ho letto il Tuo articolo sullo scorso numero di Casoria 2 e sinceramente ci sono alcune cose che non mi sono chiare a differenza dei temi che affronti particolarmente stimolanti. Il parcheggio dell’Ospedale di Casoria è stata per la prima volta una operazione limpida. I privati avevano bisogno di una nostra autorizzazione per destinare un enorme spazio,di loro proprietà, a servizio di parcheggio della struttura ospedaliera. Noi chiedemmo ed ottenemmo la possibilità di utilizzare una parte di quello spazio a favore dei cittadini, visto che si trovava alle porte della piazza e del centro storico. Dovevano completare delle pratiche al genio civile e nonostante le quotidiane sollecitazioni, all’ottimo tecnico dell’Ospedale Arch.Russo, la pratica non veniva completata entro l’anno 2018, ovvero l’anno che si interrompeva la favola. Per quanto riguarda l’Isola Ecologica di Lufrano. Nel mese di giungo 2016, ovvero quando mi sono insediato, poco dopo, siamo riusciti ad aprire la prima isola ecologica, frutto del lavoro dell’Amministrazione Carfora che però, per non farsi mancare nulla, aveva perso i fondi dell’area metropolitana

per completare quella della zona LUFRANO. Un lavoro durato più di un anno, tra richieste, contatti ed attività svolte in stretta collaborazione con il dirigente dell’epoca e l’assessore, riuscimmo a recuperare quei fondi, abbiamo fatto la gara e avremo dovuto appaltare solo i lavori che, per vincolo, dovevano essere completati entro l’anno 2019 pena la perdita dei medesimi. Nell’anno 2019 come ti è noto, caro Mitraglia, la matrigna riuscì a rubare la scarpetta e cenerentola non sposava più il Principe, che rimaneva solo e distruggeva il regno. Che fine abbiano fatto quei fondi è stata una delle mie prime interrogazioni rimasta senza risposta. Ma caro Mitraglia purtroppo vorrei tanto che questa fosse una favola o un incubo frutto di racconti fantastici. Purtroppo questa è la drammatica verità di un GOVERNO ( o Principe) che ha perso 8 milioni di euro, ha chiuso per un anno e non ha ancora riaperto il primo asilo nido comunale e adesso mi hai ricordato che non è riuscito nemmeno ad aprire ancora la II isola ECOLOGICA nonostante avessi recuperato i fondi che loro stessi avevano perso. Purtroppo non posso chiudere con vissero felici e contenti. Avv. Pasquale Fuccio


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ANTONIO BOTTA

A colloquio con la prof.ssa Maria Luisa Iavarone, madre di Arturo, di cui racconta nel libro “IL CORAGGIO DELLE CICATRICI” la vile aggressione con accoltellamento ad opera di una baby gang

“DA QUEL DOLORE LA SPERANZA DI UN RISCATTO SOCIALE E EDUCATIVO PER I RAGAZZI”

Nel libro “IL CORAGGIO DELLE CICATRICI” (ed. UTET), scritto a quattro mani con il giornalista di inchieste televisive Nello Trocchia, la coautrice, professoressa Maria Luisa Iavarone, docente di Pedagogia generale e sociale presso il dipartimento di Scienze Motorie e del Benessere dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, ha raccontato l’accoltellamento di suo figlio Arturo, lasciato quasi senza vita, in via Foria a Napoli il pomeriggio del 18 dicembre 2017, da quattro ragazzini. Sul contenuto del libro, pubblicato nel luglio 2020, verte l’intervista concessa gentilmente dalla madre di Arturo. Scrivendo il libro, lei ha lanciato la denuncia vigorosa di un fenomeno sociale , le baby gang, che, pur essendo di vaste dimensioni, si consuma “nell’indifferenza e nell’ipocrisia degli adulti”. E’ così? Tutta la mia denuncia è stata tesa a scuotere le coscienze, in primis le Istituzioni, ma anche la più ampia comunità sociale e civile rappresentata, in particolar modo,da tutta quella frangia di persone omertose, che normalmente evitano di guardare, che si girano dall’altra parte, che fanno finta di non vedere. Mio figlio Arturo è stato accoltellato in pieno pomeriggio sotto gli occhi di centinaia di persone. Nessuno ha voluto offrire il suo contributo allo sviluppo delle indagini. Ho voluto, quindi, che la vicenda dolorosa capitata a mio figlio assurgesse a paradigma di indignazione civile e sociale senza la quale si rischiava che la vile aggressione rimanesse derubricata in un trafiletto di cronaca nera. Ho capito,

“La mia denuncia è tesa a scuotere istituzioni e comunità civile e sociale; Arturo non è stato solo accoltellato da quattro ragazzi irresponsabili, ma da tutta una cultura omertosa che ha finto di non vedere e di non sentire; la mia associazione ARTUR si propone di offrire una risposta risolutiva al fenomeno della devianza minorile attraverso 4 azioni strategiche: contrastare, corresponsabilizzare, curare, condividere”.

perciò, che innanzitutto per Arturo e poi per la comunità occorresse fare qualcosa di particolarmente eclatante. Per questo, ho cominciato a intervenire nei salotti televisivi, ad essere presente sui mezzi di informazione, in tutti quei contesti pubblici che mi potessero consentire di dare un grande impulso di indignazione per un episodio di una gravità inaudita. Nel libro lei evidenzia che più volte le hanno “consigliato” di ritirarsi nel suo guscio, tanto più perché, come le veniva detto per convincerla, suo figlio se l’era in fondo cavata e di quel terribile

episodio sarebbero rimaste fortunatamente solo cicatrici sul corpo di Arturo. Che cosa si sente di puntualizzare su questa mentalità omissiva, nel migliore dei casi, e complice ed omertosa nel peggiore? Lei ha colto un punto essenziale di tutta la vicenda. Io mi sono reso conto che Arturo non era stato solo accoltellato da quattro ragazzi irresponsabili, ma da tutta una subcultura omertosa, appunto, di persone che avevano finto di non vedere e di non sentire di dover proteggere un figlio non proprio. Quando si scolla il

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6 tessuto di responsabilità sociale, quando tu vedi accadere qualcosa per strada sotto i tuoi occhi e decidi di tirare diritto e di farti i fatti tuoi, significa che si è arrivati ad un punto di inciviltà e di non ritorno da richiedere una risposta fiera e vibrata da parte mia, una risposta a favore non solo di Arturo, ma di tutti quegli “Arturo” che restano silenziosamente sotto traccia, che subiscono atti di violenza, che portano a casa le percosse, vittime del bullismo, che quasi finiscono per vergognarsi di essere oggetto di dileggio e di aggressioni. A tanti di questi ragazzi, che soffrono in silenzio, occorrerebbe offrire atti di coraggio, di uno scatto di reni per farli sentire parte di una comunità che aiuta e sostiene i più fragili. E’ chiaro che le cicatrici non sono solo quelle visibili sul corpo di mio figlio, ma anche quelle incise nel suo animo, ma cicatrici restano addirittura anche nell’intimo dei responsabili di atti di aggressione, di cui manca la presa in carico, invisibili; diventano visibili solo quando si macchiano di reati e vengono fermati dalle forze dell’ordine: una pletora di ragazzini, che vivono nei “bassifondi” della città, ai margini, ignorati, dei quali non vengono intercettate le loro vite e le loro storie. Arturo, in questo senso, è stato ferito anche dalle istituzioni talvolta latitanti: quella scuola che non riesce ad evitare il fenomeno della dispersione scolastica, quei tribunali per minorenni che comminano condanne che a volte vengono eseguite blandamente. Insomma c’è bisogno di un lavoro di rete, di un legame tra le istituzioni ed io, in questa battaglia, in tre anni mi sono impegnata molto. Il 19 prossimo sono stata invitata dal Prefetto, dott. Valentini, che ha deciso di realizzare un laboratorio permanente sulla devianza minorile a Napoli, problema di cui si parla da cinquant’anni, ma mai risolto. Il libro, a mio avviso, è molto interessante non solo per la denuncia e per l’indignazione che traspare dalle pagi-

ne, ma perché ad esse fa seguire l’annuncio chiaro e forte di una proposta formativa e sociale dalla quale, com’è stato scritto sulla copertina del testo, può nascere “la speranza di un riscatto sociale e educativo dei ragazzi”. Infatti ha fondato l’associazione ARTUR. Quali gli obiettivi che si propone e con quali percorsi intende conseguirli? ARTUR è l’acronimo di Adulti Responsabili per un Territorio Unito contro il Rischio, un’associazione nata in seguito alla vicenda di mio figlio e si fonda sulla consapevolezza che dietro un ragazzo deviante c’è sempre un adulto irresponsabile; i minori che hanno aggredito mio figlio sono cresciuti senza adulti, che avrebbero dovuto vigilare sulla loro vita, arginando i loro atti delinquenziali. Quindi, se un ragazzo devia dalle sue condotte, percorrendo la strada dell’illegalità, è perché vive in contesti familiari inadeguati, in cui le figure genitoriali sono incapaci di contenere i suoi comportamenti devianti. Il problema, allora, non è solo di correggere i minorenni che compiono reati, ma va allargato l’intervento con la presa in carico dei sistemi familiari che sono l’”humus” in cui si

generano le devianze. E’ chiaro che non basta il tempo scolastico se poi il resto della giornata è trascorso dai ragazzi a rischio per la strada; ancor più la scuola incide di meno sulla loro crescita se essi la frequentano la sporadicamente. Allora, l’approccio deve essere molto più complessivo e sistemico e ciò richiede l’apporto sinergico e integrato di tutte le agenzie e istituzioni educative: Famiglia, Scuola, Comune, Tribunale per i minorenni, Ufficio scolastico regionale, Parrocchia, Associazioni di volontariato. E’ necessario, insomma, un lavoro di “rete”, mirato a proteggere i ragazzi dai rischi di devianza, evitando loro di “sgusciare” via, appunto, dalla “rete” di protezione. Se un’istituzione li perde, vanno riagganciati da un’altra. L‘Associazione ARTUR costruisce la sua missione attraverso quattro azioni: contrastare, curare, corresponsabilizzare, condividere. Contenere e contrastare attraverso il meccanismo della repressione, è l’unico meccanismo che noi abbiamo in questo momento, ma dobbiamo aspettare che un ragazzo a 15 anni vada ad ammazzare per accorgerci che egli esiste e ciò non va assolutamente bene. Quindi bisogna sviluppare tutto un lavoro di prevenzione educativa, mediante la corresponsabilizzazione della comunità, cittadini e istituzioni, dunque, che devono svolgere il ruolo di “genitori sociali”, che non devono tollerare l’intollerabile, fingendo di non vedere ciò che accade e intervenendo unicamente quando un reato è stato commesso. In questa ottica, ho costituito un corso presso l’università Parthenope per la formazione di educatori di prevenzione del rischio, figure professionali di cui c’è bisogno in questo momento, figure “cerniera” tra scuola ed extrascuola, con funzione di “ricucitura” per mettere in relazione questi due mondi, che spesso non comunicano fra loro. Lei nel libro sostiene pienamente la posizione assunta dal magistrato Roberto Di Bella il quale, da Presidente

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DOMENICA 14 FEBBRAIO 2021 del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, ha applicato il protocollo “LIBERI DI SCEGLIERE”. L’ha definita “esperienza rivoluzionaria”. Per quali motivi? Io sono onorata di conoscere personalmente il dottor Di Bella, che ha assunto, da Presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, una posizione illuminante e coraggiosissima dal mio punto di vista: poiché arrestava i figli di coloro che aveva arrestato venti anni prima, si è reso conto di quanto il determinismo ambientale e sociale condizioni lo sviluppo dei ragazzi, che crescono in contesti mafiosi. Ha capito, allora, che l’unico modo di aiutare quei minorenni fosse di allontanarli dalle loro famiglie, in cui avevano acquisito condotte devianti. E’ stata offerta, quindi, loro la possibilità, di cambiare completamente vita, di ricostruirsi una nuova identità in un territorio lontano dal loro luogo d’origine, affrancandosi dai condizionamenti subìti nel loro habitat socio- familiare. Condivido pienamente questa scelta, perché è alto il tasso di recidività di ragazzi che, dopo aver scontato la loro pena, sia pure mediante percorsi alternativi al carcere, ritornano a delinquere, una volta tornati nei loro contesti familiari e sociali.

7 Occorre, perciò, avere il coraggio anche di adottare soluzioni estreme, togliendo la patria potestà ai genitori che diseducano e spingono i figli ad atti illegali. Questi non vengono privati dei loro diritti, ma viene assicurato loro, invece, il sacrosanto diritto a crescere sani e a vivere una vita dignitosa e serena. Ritengo che anche l’istituto della messa alla prova non debba essere concesso facilmente, ma distinguendo caso per caso, con fascicolo alla mano. A chi mostra di meritare tale misura deve essere garantita, ma non deve assolutamente diventare una misura standard, altrimenti si fa prevalere il principio di impunità e non quello di certezza della pena. Proprio un ragazzo, tra i quattro che aggredirono mio figlio, c’era Genny, che aveva goduto della misura di “messa alla prova”. Veniva controllato solo una volta al mese dall’assistente sociale, firma e via! Le cicatrici di Arturo, a livello fisico, sono rimarginate. E quelle inferte al suo mondo interiore lo sono altrettanto? Perché ha intitolato il suo libro” IL CORAGGIO DELLE CICATRICI”? Vede, ci vuole molto coraggio a mostrare le cicatrici. Le cicatrici parlano, narrano e narrare è sempre un po’ curare. Io penso che scrivere ciò che è accaduto sia stato una

potente terapia, non solo per Arturo, ma anche per me. Il narrare permette di condividere, di far emergere emozioni, di creare empatia. Si pensa che non parlare di accadimenti dolorosi sia preferibile, si prova anche una certa vergogna a manifestare i vissuti dolorosi, ma il dolore non va negato, va attraversato, e io ho voluto con Arturo attraversare il suo e mio dolore: un dolore raccontato a quattro mani, con il giornalista di inchieste televisive Nello Trocchia, che ha consultato ed esaminato atti giudiziari e intercettazioni ambientali per capire a fondo la realtà sociale in cui ha origine e si sviluppa la devianza minorile. C’è voluto dunque, coraggio a mostrare, mediante il libro, i segni dei fendenti rimasti sul corpo di Arturo, ma soprattutto ad evidenziare i solchi impressi nell’animo. Ciò è stato utile innanzitutto per Arturo, che sta imparando a trarre dalla storia tremenda che ha vissuto un senso profondo, un significato ulteriore perché ciò che gli è accaduto ha dato l’opportunità di far riflettere istituzioni e società civile sui ragazzi abbandonati a loro stessi; dalla sua esperienza sono sorti germogli di bene, iniziative a favore dei suoi coetanei meno fortunati di lui e ciò gli consente di portare i segni dell’aggressione subìta con orgoglio, dignità e coraggio.

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8 RITA GIAQUINTO

Riapriamo il sipario Spettacoli in streaming con Gianluigi Osteri al Teatro Gelsomino

Tra pochi giorni sarà passato un anno da quando l’emergenza sanitaria ha costretto i teatri a calare il sipario. Eppure c’è chi, con una indicibile passione ed un’energia quasi palpabile, ha deciso di dare ossigeno ad un comparto fortemente penalizzato sin dal principio della pandemia, riaprendo quel grande tendaggio rosso che separa la sala dal palcoscenico, dove arte e cultura trovano il loro culmine in quel rito, quasi religioso e dionisiaco – come volevano gli antichi greci – di spettacolo e godimento. Si tratta di Gianluigi Osteri, il poliedrico imprenditore che, cinque anni fa, ebbe il coraggio di non far morire il Teatro Gelsomino, uno dei punti di riferimento culturale non solo per la città di Afragola, ma per tutta la provincia dell’area a Nord di Napoli. In questa nuova realtà che la pandemia ci ha costretto a reinventare, Gianluigi ha deciso di dar vita ad un singolare modo di fruizione dell’arte, molto poco sperimentato in precedenza, creando una realtà virtuale dove lo spettacolo dal vivo è stato sostituito da una relazione con il pubblico a distanza: si tratta, in poche parole, della diretta streaming. Ma è proprio da Gianluigi che ci facciamo raccontare questa sua nuova impresa, facendolo entrare in quello che, ultimamente, è diventato quasi un dibattito tra chi difende quella magia che, solo in presenza, si può creare tra l’artista e lo spettatore e chi, come Gianluigi, ritiene di doversi adeguare ad un mondo che, pandemia a parte, sta inevitabilmente cambiando : “Gli spettacoli realizzati con la diretta in streaming sono un’assoluta novità !” – è così che esordisce Gianluigi, con una giustificata punta di orgoglio e soddisfazione. E prosegue: “Una novità che è stata realizzata dal Teatro San Carlo, e adesso se ne parla anche al Teatro Diana, quindi siamo stati sicuramente tra i primi in questa sperimentazione. Le puntate dello streaming sono proprio una regia televisiva, con i nostri canali, e tutto quello che accade è in diretta. Certo ci siamo catapultati in un mondo che non ci apparteneva ma, strada facendo, stiamo diventando anche un po’ bravini. Il seguito c’è, sta funzionando e questa è una grande soddisfazione”.

E che mi dici di questa sorta di polemica che si sta accendendo attorno a questa novità? “Magia a parte, ti dirò di più: io ho sempre considerato il rapporto che si crea a teatro tra attore e pubblico, come un rapporto sessuale, quindi non puoi assolutamente immaginarlo diversamente se non a strettissimo contatto. In qualche diatriba in cui mi sono inserito, ma sia ben inteso, assolutamente piacevole, si è trattato, più che altro, di confronti sani e costruttivi con qualche esponente dell’arte, mi sono chiesto perché alcuni ostentano un dissenso nella pratica di chi organizza lo streaming. Cioè, in termini molto spiccioli, se a me una pietanza non piace, semplicemente non la mangio, ma non è che passo il mio tempo a discriminare quel piatto e, soprattutto, chi lo mangia. Lo streaming può piacere o meno. Per me, ha un certo valore e lo pratico. Tieni presente che tra le prime voci del Recovery Fund c’è la “digitalizzazione”, e questo ti fa capire semplicemente che è la stessa realtà che ti mette dinanzi ad una pratica con cui, prima o poi, ci devi fare necessariamente i conti e con cui dovremmo prendere dimestichezza”. Un modo per adeguarsi ai tempi che cambiano, talvolta anche in modo violento e repentino… “Sicuramente, l’auspicio è il ritorno al teatro in presenza, ma, forse, contemporaneamente, ci sarà comunque la

diretta in streaming piuttosto che altro, perché ormai sono necessità all’ordine del giorno. Con questa storia dello streaming, noi stiamo percorrendo due strade : intanto stiamo interscambiando un po’ di ossigeno tra le parti, quindi tra noi e gli artisti ai quali sicuramente ciò che diamo non è un vero e proprio cachet, ma stiamo dando dei rimborsi spese, che, per un settore completamente chiuso, è già qualcosa. L’altra strada è che tutto questo ci serve soprattutto a mantenere saldo quell’anello di comunicazione con il pubblico che non dobbiamo perdere : intorno al nostro mondo ci vuole del tempo per far affezionare i clienti, ma ci vogliono due secondi per farli disaffezionare. Se non mantieni ben accesa questa fiamma tra le parti, corri il rischio di perdere tutto quello che hai fatto in tutti questi anni. Quindi per noi è opportuno e necessario”. Anche perché, come spesso accade, dalla provincia le urla devono salire più forti. Mi riferisco ad un “monologo” che, da vero gestore ed esecutore dell’arte, hai scritto rivolgendoti alla politica in occasione del primo lockdown. Una richiesta esplicita ed accorata affinché “Nessuno resti indietro” meno che mai chi vive la complicata condizione di essere “piccolo, brutto e nero”. Insomma, un appello a salvare i tanti Calimero che, nonostante l’ingegnoso impegno, rischiano di essere schiacciati da realtà territoriali difficili “Si esatto, scrissi proprio questo. Purtroppo è così. Forse è spiacevole dirlo, o sentirselo dire, ma la realtà è che se investi in provincia devi faticare di più per emergere e per ottenere qualcosa. In provincia viviamo all’ombra, e dobbiamo essere doppiamente più bravi. Anche per lo streaming, ora si accodano gli altri, ma abbiamo cominciato noi nella provincia. Tra l’altro, dall’inaugurazione della mia prima stagione, ho sempre auspicato a far diventare il Gelsomino un teatro “in provincia” e non “di provincia”, e per fare questo devi lavorare e faticare il doppio. Non fu facile, ad esempio, portare grandi nomi qui da noi, come quando, nel 2018, venne Eduardo De Crescenzo : è chiaro che un grande nome preferisce associare


DOMENICA 14 FEBBRAIO 2021 la sua persona ad una grande piazza. Dopo pochi anni di gestione, né Afragola, né il Gelsomino potevano definirsi una grande piazza. Non fu facile, ma fu un trampolino, perché creammo un precedente. Non a caso, sono seguite, da allora, presenze come Peppino Di Capri, Nino Frassica, Paolo Ruffini, Sergio Cammariere, tutti eventi importantissimi per noi. Ne faremo sicuramente altri. La pandemia è arrivata nel momento peggiore perché eravamo sul punto in cui, forse, potevamo cominciare a raccogliere ciò che, con tanto lavoro, avevamo seminato fino ad allora”. Ho notato che tu sei molto trasparente nella comunicazione con il tuo pubblico, lo coinvolgi, lo informi come la notizia dell’arrivo dei ristori. Lo fai anche per tenere sempre accesa quella fiammella di cui parlavi prima? “Esattamente, è proprio così. Ci sono molti teatri che magari giocano a mosca cieca, o a nascondino, sperando di non essere visti. Io non sono così, anche perché tutto quello che ci viene dato è documentato, registrato, sono atti ufficiali, consultabili da qualsiasi utente di internet. Noi abbiamo avuto ventiquattro mila Euro, importo che ci viene dato per l’ammontare delle operazioni che facciamo noi nel nostro teatro, in quanto a requisiti e attività. Rappresentano una sorta di mancato guadagno. Io mi sono preso il pregio di prendere una piccola parte di questi soldini e, invece di metterli nella tasca, li ho utilizzati per creare questo progetto, insieme ad altri due sponsor che mi seguono sempre, e di portarlo avanti in modo da pagare le maestranze e gli artisti”. Effettivamente, anche questo è un modo per considerare “Il teatro di tutti”: è per questo che hai dato que-

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sto nome ad un altro importante progetto di questo periodo? “Si tratta di un bando per le compagnie amatoriali che fanno parte di un’altra di quelle grandi verità nascoste : la verità è che le compagnie amatoriali rappresentano per noi la linfa vitale, quelle che ci danno i soldi durante l’anno, noleggiando la sala, il servizio, e noi, ti assicuro, riusciamo a guadagnare più in questo modo che con il vero e proprio spettacolo, che tra artista e diritti SIAE, lascia ben poco al teatro. Quindi, abbiamo destinato una parte di queste risorse come un contributo per queste compagnie amatoriali. Ne saranno premiate quattro, da un’autorevole commissione: Patrizio Rispo, Nino Daniele, Gianni Ferrara, Desirèe Klain, tutti nomi importanti di teatro, giornalismo, cultura e politica”. C’è qualcuno che devi ringraziare per tutto ciò che sei riuscito a realizzare con il Gelsomino? “Il mio merito, se possiamo definirlo tale, è di non aver abbandonato questo teatro, e di aver avuto l’intuizione di convincermi e convincere che questo teatro poteva essere un punto di aggregazione importante ed un faro della città.

E oggi lo è, lo possiamo dire a voce alta. Ho avuto la fortuna di avere accanto uno staff di collaboratori eccezionali, ho dei partner aziendali incredibili, che non amo definire sponsor, termine troppo freddo per descrivere quelli che sono dei veri conniventi della mia follia, e che, anche al di fuori delle logiche pubblicitarie e di marketing, hanno sostenuto sempre e comunque la mia attività. Ma anche la politica ha avuto un ruolo importante nella riqualificazione del teatro : ben fece la precedente amministrazione ad individuare un soggetto che potesse essere garante nell’interesse della città della gestione del teatro. Bene ha fatto l’attuale amministrazione a non cedere questo teatro in un periodo di grande difficoltà, comprendendo che, altrimenti, si sarebbe perso l’unico faro della città. Entrambe le amministrazioni non hanno ceduto all’abbandono della cultura che spesso, come ci ha dimostrato anche la pandemia, è il comparto più bistrattato, quello che chiude prima e riapre per ultimo”. Hai un motto che ti sostiene nella vita? “Mi sono inventato un termine che si chiama “sognalizzare”, cioè l’unione tra sognare e realizzare. Di solito c’è chi sogna e chi realizza, io li ho uniti e, nella mia eterna follia, sognalizzo. Cioè, di notte sogno una cosa, e, quando mi sveglio, la devo realizzare”. Non può dirci quale, ma una televisione ha già chiesto a Gianluigi di creare un format, un programma tutto suo pretendendo che ne sia anche il conduttore. Gli ho chiesto se ha già sognalizzato qualcosa in proposito, ma, la scaramanzia ha fatto prima di me. La promessa è che i nostri lettori saranno tra i primi a cui racconterà di questa sua nuova “follia”. Insomma, al prossimo sognalizzo, e al sipario che verrà!

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10 MARIA CRISTINA ORGA

PARTE II

QUATTRO CHIACCHIERE CON… Bentrovati! Com’è andata l’attesa? Lo so che la scorsa settimana sono stata cattiva lasciando in sospeso sul più bello la nostra chiacchierata con il Caporedattore della TGR Campania Antonello Perillo, ma io non ho mai detto di essere buona! Scherzi a parte, il tema della corretta informazione in un periodo attraversato da mille paure e distorsioni della verità come quello che stiamo vivendo è talmente serio e il nostro interlocutore così autorevole che meritava di conservare desto il vostro interesse fino all’ultima riga, miei cari lettori. E cosa di meglio per tenervi svegli e attenti se non il ricorso all’infallibile tecnica registica dello “spezza sul più bello”? Così, da brava regista ho spezzato. Ma ora siamo di nuovo tutti qui e possiamo riprendere il discorso dove l’avevamo interrotto. Dunque. Parlavamo di passione per il calcio e di stadi vuoti. Antonello, in questi lunghi tragici mesi io ho avuto e ho la percezione che molte persone per contenere l’ansia e la paura si distraggano pensando che tutto ciò a cui stanno rinunciando, ovvero il futile, l’aleatorio, attraverso un’operazione freudiana di spostamento di attenzione. E dunque cambiamo decisamente argomento: una delle tue grandi passioni è il calcio e so che sei molto orgoglioso di una foto che ti ritrae ragazzino emozionato insieme a Maradona. Ma, al di là del dispiacere che puoi provare come tifoso, in questo scenario mondiale stravolto dal Covid19, è realmente un dramma il fatto di non poter andare allo stadio? Io amo molto il calcio, sì. Mi appassiona da quando ero bambino, è un gioco

Amichevole conversazione in compagnia di Antonello Perillo, uno dei più autorevoli e poliedrici giornalisti del servizio pubblico, caporedattore della TGR Campania “perché essere informati è un diritto soggettivo e un dovere collettivo” bellissimo, ma è pur sempre un gioco e un gioco deve restare. Non sono questi i veri drammi. Ovviamente il mondo nel calcio vale la stessa regola che vale nel mondo dello spettacolo, cioè non dobbiamo pensare solamente ai calciatori milionari o ai cantanti che riempiono gli stadi e che quindi economicamente sono messi bene. La verità è che c’è un mondo che lavorava attorno al calcio e in questo momento che gli stadi sono chiusi al pubblico anche loro stanno soffrendo, dai magazzinieri agli stuart, ma tutto l’indotto. Se pensiamo a Napoli, poi, dobbiamo aggiungere nell’indotto anche le bancarelle e sappiamo bene cosa c’era fino a un anno fa all’esterno del San Paolo. Ora ci sono dei lavoratori in sofferenza anche in questo ambito, però limitandoci strettamente al discorso della passione calcistica, il calcio è un gioco. Adesso sono anche riusciti a riprenderlo in un certo modo e a trasformarlo in uno spet-

tacolo televisivo aperto per chi può seguirlo in tv e va bene lo stesso in questo momento. Non mi sembra assolutamente che sia il caso di tornare negli stadi almeno fino a quando non ci saranno contagi pressoché azzerati. Oltre alla passione per il calcio, hai quella per la cultura e per la bellezza, quella che, speriamo tutti, un giorno ci salverà. Il nostro territorio è uno scrigno di bellezza e di cultura spesso non abbastanza conosciuto né abbastanza valorizzato, per cui tu, consapevole di questo, hai ben pensato di trovare il modo di rimediare e ti sei inventato una trasmissione di divulgazione di cultura e bellezza che è Mezzogiorno Regione- Mezzogiorno Italia, come fiore all’occhiello della testata TGR, proprio per aprire una finestra sulle cose belle, riscuotendo l’entusiastico apprezzamento del pubblico. E allora, quanto è importante invece, scoprire e riscoprire la

bellezza in questo momento così cupo? Più che mai. Più che mai. Ci pensavo proprio poco fa. Tanto per fare un esempio, sabato 30 Gennaio (disponibile sulla piattaforma RAIPLAY per chi se la fosse persa n.d.r.) abbiamo trasmesso la puntata dalla Costiera Amalfitana, uno dei luoghi più belli al mondo. E io proprio questo pensavo: pensavo a quanto persone di tutta Italia abbiamo fatto felici, perché siamo molto seguiti anche dai telespettatori del Nord con questa nostra rubrica nazionale. Sono certo che li abbiamo fatti felici mostrando, oltre ai luoghi meravigliosi, soprattutto come era bella la nostra normalità, perché sicuramente tutti pensiamo a come stavamo bene prima e non ce ne rendevamo nemmeno conto. Potevamo andare sulla spiaggia, potevamo fare una passeggiata, vivevamo senza la paura dell’altro, senza dover indossare la mascherina, senza tutto quello che stiamo vivendo… e diciamo che la bellezza aiuta in questo momento un po’ a sognare e tanto a sperare che tutto possa presto tornare come una volta. Io ci credo, sinceramente. E guardo con molta fiducia ai vaccini, credo che ci possano veramente aiutare a riconquistare la normalità, spero in breve tempo. Sono fiducioso che già la prossima estate possa segnare un ritorno ad una vita più serena per tutti quanti noi. Hai citato i vaccini prima che ne parlassi io, quindi mi sento ancor più autorizzata a scivolare su questo tasto e a chiederti se non sia esecrabile che i produttori dei vaccini che attualmente sono stati validati dalle autorità di controllo del farmaco e della salute e


DOMENICA 14 FEBBRAIO 2021 messi in commercio stiano facendo un gioco al rialzo per guadagnare quanto più possibile dagli unici preparati in grado di ostacolare la pandemia, tagliando fuori di fatto la gran parte del mondo, quegli Stati cronicamente poveri che, come se non bastassero le piaghe endemiche da cui sono flagellati, non potranno neppure accedere alla campagna di immunizzazione di massa. Peraltro, secondo te, che speranze offrono gli altri vaccini ancora in sperimentazione e come deve riconvertirsi mentalmente l’Italia per dare un contributo positivo allo sforzo comune? Inizio col dire che io mi fido delle autorità italiane a tutti i livelli: locale, nazionale e quindi credo che sapranno come risolvere al meglio questo problema. Aggiungo poi che, spinti dall’urgenza e dal timore del virus, forse non si è considerato il fatto che le richieste provenienti da tutto il mondo a pochi produttori forse sono state eccessive. Evidentemente qualcuno ha preso impegni superiori a quelli che avrebbe dovuto prendere e potuto sostenere, però l’importante è che alla fine le dosi arrivino e vengano date soprattutto a chi ne ha più bisogno. Il personale sanitario è stato già quasi tutto vaccinato, non vedo l’ora che si

11 passi a vaccinare i nostri anziani che sono il nostro più prezioso patrimonio. Apprezzo molto l’iniziativa del presidente della Regione Campania De Luca che ha attivato immediatamente la piattaforma per le prenotazioni degli over 80… …al contrario di chi invece ha detto che mettere in sicurezza non è prioritario perché i pensionati sono improduttivi e non contribuiscono all’innalzamento del PIL… per me questi personaggi hanno “il pil sul cuore” come si dice dalle nostre parti. Voglio ribadire ancora il mio personale apprezzamento per la scelta del presidente De Luca, ma devo dirti anche che per mia natura tendo a vedere il bicchiere mezzo pieno piuttosto che mezzo vuoto e quindi considero che questa pandemia ha colto di sorpresa il mondo intero non solo l’Italia, per cui non è facile organizzare tante cose e tutte insieme…è chiaro che la campagna di vaccinazione è un intervento molto molto difficile, senza considerare poi che questi vaccini vanno per la maggior parte ripetuti poi a distanza di qualche settimana, quindi le dosi devono essere raddoppiate e anche lo sforzo organizzativo. Non è un’operazione semplice. Mi sembra che però tutto sommato in Italia si sia partiti col piede giusto nel senso che stanno

somministrando il vaccino a chi lo deve veramente ricevere, non ci sono abusi tranne piccole situazioni che sono state subito intercettate, rese pubbliche e denunciate. A proposito dei vaccini: non pensi che l’altra categoria che dovrebbe essere tutelata immediatamente è quella degli insegnanti? Non sembri che parlo pro domo mia perché sono un’insegnante, ma ci tengo a dire che sulla scuola c’è stata una confusione terribile e ti posso garantire dall’interno, che il ricorso fatto dai cosiddetti No DaD è stata un’azione scellerata, perché le lezioni in presenza sono appena cominciate e già stiamo ogni giorno stiamo chiudendo classi e registriamo contagi tra i colleghi, la maggior parte dei quali sviluppano la malattia con sintomi severi, per non dire dei tanti alunni e rispettive famiglie. Purtroppo non è vero affatto che la scuola è un posto sicuro per quante sanificazioni si possano fare e per quante cautele si possano adottare: si è in tanti in un ambiente circoscritto per tante ore. Fin dai primi giorni della ripresa in presenza abbiamo registrato un dilagare dei casi, classi in quarantena ogni giorno e ogni giorno colleghi contagiati, quasi tutti peraltro con sinto-

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Vincenzo D’Anna

Dottore in scienze dell’Ingegneria Collegio dei geometri e dei geometri laureati della Provincia di Napoli

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12 matologia severa, oltre a tanti alunni e alle rispettive famiglie. Si è sentita tanto la voce dei genitori che chiedevano la riapertura, ma non di quei genitori e di quegli insegnanti, e sono la maggioranza, che la riapertura non la volevano e che stanno soffrendo e degli insegnanti. Questa della scuola è una questione importante e lo è anche la domanda che giornalisticamente merita una risposta. Sai, chi protesta si vede e facilmente la sua posizione viene raccolta e raccontata, nel senso che effettivamente i genitori che volevano la riapertura delle scuole sono andati in piazza, hanno fatto manifestazioni e noi doverosamente siamo andati, almeno quando potevamo, a seguirli. Non che fossero i più per carità, però c’è una maggioranza silenziosa che in piazza non è scesa perché intanto le scuole erano chiuse. Non è che c’è stata la volontà da parte nostra e degli altri organi di informazione di dare più spazio a chi chiedeva la riapertura delle scuole, è che, semplicemente, hanno fatto casino andando in piazza e quindi noi li abbiamo seguiti. Detto questo, noi proprio adesso stiamo provando in questi giorni a raccontare il più possibile la doppia faccia di questa situazione e continueremo a farlo puntualmente. Purtroppo credo che posti sicuri ce ne sono veramente pochi, questa è la verità, poi capisco che bisogna ripartire il più possibile con la scuola, però non è facile. L’ultima richiesta che ti faccio ci riporta alla passione per il giornalismo da cui siamo partiti e chiude il cerchio: un consiglio da veterano con la tua esperienza ai tanti, soprattutto giovani, che ardono dello stesso fuoco e studiano per fare il giornalista. Ho un solo consiglio da offrire a chi vuole provare ad intraprendere l’attività giornalistica ed è farlo senz’altro, perché è un lavoro bellissimo. Purtroppo non è facile più che mai ai nostri tempi trovare la strada giusta per provarci, però per un giovane che ha l’opportunità di cimentarsi in campo giornalistico ho l’unico consiglio di farlo non solo

ovviamente e doverosamente con onestà intellettuale e senso di correttezza, ma anche con la consapevolezza che una penna, come un microfono possono anche diventare un’arma se utilizzati in maniera impropria; una persona può essere distrutta, può essere gravemente danneggiata se viene scritta o se viene detta una cosa falsa o una cosa sbagliata. Io dico sempre ai ragazzi che bisogna pesare le parole, pur nella denuncia, pur nella critica quando va fatta, però bisogna pesare le parole, stare attenti, sapere che le verità spesso non sono così facili ed evidenti come sembrano, perciò bisogna sentire sempre più campane, bisogna dare la possibilità a tutti di far sentire la propria voce. Detto questo, un’altra cosa necessaria è l’impegno: la notizia non ti arriva in orario d’ufficio, ma ti arriva in un qualsiasi momento che può essere anche Natale, Ferragosto, di notte, al mattino presto e chi vuole fare il giornalista deve sapere che questa è una vita fatta anche di molti sacrifici che non è facile conciliare con la famiglia, con esigenze di vita privata. Questo bisogna saperlo. Io nel mio campo apprezzo moltissimo i giovani colleghi e quando mi capita di avere un giovane collega nuovo in redazione sono felice quando vedo che la sua disponibilità è totale e non sta a guardare l’orologio, non si preoccupa di stare o meno sabato e domenica a casa e la sua disponibilità totale. Questo perché ribadisco, l’informazione non ha orari precisi, non è un ufficio che puoi chiudere e te ne vai. Pensa che solo per limitarci alla nostra informazione regionale: noi abbiamo un primo appuntamento che è “Buongiorno Italia”, che è l’appuntamento capofila alle sette del mattino, poi “Buongiorno regione” alle sette e trenta e intanto prima parte il gazzettino orario del mattino, o meglio dell’alba praticamente. A seguire abbiamo il radiogiornale di mezzogiorno e trenta, poi il TG Campania delle 14, poi il radiogiornale delle 18,30 e ancora il TG Campania delle 19,30 e infine il TG Campania della notte, senza contare che noi siamo la regione che fornisce più servizi a tutte

le testate nazionali: TG1, TG2 e TG3, Rainews, che è una TV “All News” ventiquattrore al giorno con la quale Napoli collabora con grande orgoglio alla grande, fornendo servizi e dirette praticamente tutti i giorni. Credo che non ci sia un giorno in cui la Campania non sia presente sulla rete informativa All News della RAI. Quindi è chiaro che è un lavoro anche molto sacrificato: come mi sacrifico io che sono il caporedattore, si sacrificano tutti i colleghi che lavorano con me. La verità è che chi fa il giornalista quasi sempre lo fa perché è messo da una grande passione, per cui poi alla fine i sacrifici non ci pesano nemmeno. Sì, per cui chi fa il giornalista brucia di passione e chi, pur avendone la passione, non riesce a farlo brucia e basta. …come sempre, quando si ama davvero, aggiungo tra me salutando Antonello, con il cuore più leggero al pensiero che ci sono lui e tanti altri giornalisti seri e intellettualmente onesti, i nostri guardiani della notizia e della verità a vegliare sui fatti e a raccontarceli per quelli che sono che ci piacciano o no, perché, come ho ricordato nell’occhiello, essere informati è e resta un diritto soggettivo ma anche e soprattutto un dovere collettivo. L’unica amarezza e, con questa riflessione che vi consegno cuore in mano chiudo anch’io il cerchio lì dove ero partita, è che abbiamo ancora tanta strada da fare per uscire da questa terribile esperienza della pandemia rinnovati, consapevoli e migliori come in molti continuiamo a sognare che avvenga, perché come anche lo stesso Antonello ha dovuto mestamente confermare, nonostante tutto l’impegno, la passione, il coraggio, la correttezza, l’evidenza e la disarmante forza della verità, siamo ancora invece al punto in cui chi urla più forte ha più ragione. O forse no ed è per questo che strepita tanto. Grazie Antonello, grazie davvero a te e a tutti i tuoi colleghi per lo straordinario sforzo che quotidianamente fate di chiamare le cose con il loro vero nome. Almeno voi.

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ANGELA CAPOCELLI

IL CALCIO, LA PASSIONE DI UNA VITA INTERVISTA AD ERNESTO APUZZO

Le passioni ci tengono in vita, ci donano il piacere di viverla e la possibilità di apprezzarla. Talvolta, per i più fortunati, si trasformano in una vera e propria professione che accompagna tutta l’esistenza, in un amico fidato che è presente, costante, inamovibile. Abbiamo intervistato Ernesto Apuzzo, ex calciatore, di ruolo attaccante, e allenatore, per farci raccontare la sua storia e la sua immensa passione verso il calcio, il calcio vero, quello di una volta, ancora non corrotto. Lei ha giocato con la Lazio, col Foggia, col Como ma anche col Casoria e tante altre; ha allenato molte squadre e tra esse la Primavera del Napoli ed il Messina: quale di tutte queste le è rimasta di più nel cuore? Ho giocato con la Lazio in serie A, è stata la mia prima squadra… Dopodiché, all’età di 24/25 anni, ho giocato nel Casoria, che mi è rimasta nel cuore, tant’è che vi ho ancora qualche amico… Ogni squadra rappresenta delle sensazioni, dei ricordi che non scorderò mai. Anche aver allenato il Messina, la Primavera

del Napoli: sono tutti ricordi indelebili, quindi, quando c’è da fare la cronistoria della mia vita, nel novero metto sempre tutte queste squadre e tutti questi ricordi, quelli belli ma anche quelli meno belli, che caratterizzano la carriera di un calciatore, prima, e allenatore, poi. Tutti i posti in cui sono stato hanno lasciato in me qualcosa di importante. Quando le è nata la passione per il calcio? All’età di 13/14 anni, quando giocavo per strada… Quando una passione ce l’hai è insita in te e quindi poi la coltivi per tutta la vita. Ho cominciato a giocare da bambino nella squadra del mio Paese, mi ha

visto il direttore della Juve Stabia, a suo tempo, nel ‘73, presso la quale ho fatto le giovanili. Ho esordito nella mia prima squadra a 16 anni, per poi passare alla Lazio nel ‘75. Dopodiché ho fatto un po’ di anni tra Serie A, B, C, per poi intraprendere la carriera di allenatore. Quanto e in cosa è cambiato il calcio dagli anni ‘70 ad oggi? È cambiato totalmente il modo di giocare, di allenarsi, di mettersi in campo. Prima si giocava a uomo, adesso a zona. Prima la palestra non si usava, adesso la forza è alla base di tutto. Prima era un calcio molto più tecnico e meno veloce, adesso più veloce e meno tecnico. Ad alcuni piace più adesso; ai nostalgici come me non proprio… Il calcio è uno spettacolo: se lo si robotizza diventa meno spettacolare. Cosa cambierebbe, lei, nel calcio attuale? Cambierei le regole. Stabilirei che: CHI MERITA, VINCE; chi simula, viene squalificato per cinque giornate; chi fa il disonesto viene radiato. Metterei più fair-play e meno disonestà… Però poi mi rendo conto che tutto questo è utopia…!


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14 GENNARO MOSCA

ILLUSTRISSIMO, EGREGIO, CON OSSEQUI

IL GRILLO PARLANTE

Mi capita, talvolta, di scrivere a qualche Autorità. Al Sindaco, per segnalare un disservizio della mia città, o a un Parlamentare, perché vorrei che si intervenisse con una Legge, chessò, in aiuto delle madri lavoratrici o degli anziani soli. L’inizio della missiva è sempre Egregio, oppure Ill.mo, Esimio, Pregiato. In realtà, detto tra noi, spesso avrei la tentazione di scrivere i titoli che Fantozzi dà al suo Mega Direttore Naturale: Egr. Lup. Mann., Gran Figl. Putt., Immens. Ladron., Gran Test. Cazz., perché quel destinatario avrebbe dovuto fare qualcosa, intervenire, risolvere un problema, combattere un’ingiustizia, e puntualmente non l’ha fatto, e gliele vorrei cantare anche così. Ma poi, ragioni ovvie di prudenza mi fanno desistere, tengo famiglia. Solo qualche vecchio nostalgico di forme, che ancora crede che lo stile abbia un senso, si ricorderà che i nostri nonni, se scrivevano al Prefetto o al Ministero, usavano alcune parole di stile per esprimere deferenza e rispetto, come ‘Sua Eccellenza Ill.mo Sig. Prefetto della Repubblica’, o ‘A codesto Superiore Ministero dei Lavori Pubblici.’ Oggi, invece, queste formule di cortesia si assottigliano sempre più, perché – se va bene – è rimasto ‘Egr.’ se si scrive a una persona, o ‘Spett.le’ se il destinatario è una persona giuridica, peraltro, a tacere di quelli che li

confondono, dando erroneamente Spett.le al Professore, o Egregia alla ASL. Anche chi mette le proprie istanze in una missiva, che si suppone abbia la sensibilità e la cultura di saper scrivere, sta perdendo il senso della deferenza per l’Istituzione. L’osservanza della forma, della perifrasi cortese di apertura e chiusura della lettera, non si trova più. Chi, per esempio, termina ancora una propria nota scrivendo ‘con ossequi’? In un mondo dove la comunicazione è velocissima, e per questo ‘ch’ diventa ‘k’, ‘x’ sostituisce ‘per’ e per esprimere uno stato d’animo ci sono le faccine, queste formule sembrano una perdita di tempo. Le parole di cortesia verso il destinatario oramai sono considerate dal sentire comune come cosa superflua. Il Preside della Scuola, il Professore o l’Avvocato a cui si scrive, sono considerati amici con cui dialogare informalmente. Non si riconoscono più come Autorità o comunque personalità da trattare con osser-

vanza. Si sta perdendo il senso dell’Istituzione, e così scompare la forma che porta in sé la necessaria gentilezza. Ricordo che tremavo, quando all’età di dieci anni sono entrato per la prima volta in un Conservatorio. Perché la severità di quell’Accademia gravava sulla mia fantasia di piccolo musicista come la volta celeste pesa su Atlante. Quando entravo in aula, sentivo un profondissimo rispetto che si rifletteva nelle lettere che il mio papà scriveva all’Ill.mo Sig. Direttore, per l’iscrizione annuale o per il passaggio alla classe successiva, ma anche nel modo acconcio di come mia madre mi vestiva, e nel religioso silenzio in cui aspettavo il mio turno per fare una domanda al Maestro, il grande Jacopo Napoli, che ebbe tra i suoi allievi anche un ragazzetto di Molfetta che un giorno sarebbe diventato Riccardo Muti. Ma questa è un’altra storia, o chissà se quel rigore anche sarà servito. Di certo a Lui. Oggi, questo rispetto della forma (e della sostanza), non si vede più. Ci si scandalizza se la Preside pretende per le

sue studentesse minigonne non troppo mini, o se vieta ai ragazzi di entrare in classe col bermuda. E se il bambino scostumato è espulso dalla Maestra si invoca l’anima della Montessori. Ai miei tempi, invece, solo se dicevo «oh» all’insegnante, il mio papà mi fulminava. Si grida alla repressione della libertà di espressione della personalità. Ma dove? Ma che cosa? E lentamente si perde il senso di rispetto per l’Istituzione, un Conservatorio, un Ufficio Pubblico, una Scuola o un Tribunale, e si porta dietro ordine, riguardo e senso civico. Ma si sa, sono un Grillo vecchio, nostalgico e fuori tempo. Egregi miei cinque Lettori, allora, per esprimere la gratitudine che ho per Voi che mi onorate di attenzione, Vi saluterò mutuando i protagonisti del famoso film quando chiudono la missiva a Savonarola: “Con la mia faccia sotto i Vostri piedi, senza nemmeno chiederVi di stare fermi.” E se qualcuno sorride di questo modo di esprimere rispetto, Non ci resta che piangere.

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GIUSEPPE NaVARRA Dal Discorso di Paolo VI alla FAO nel 1970: “Il benessere è nelle nostre mani, ma è necessario volerlo costruire insieme, gli uni per gli altri, gli uni con gli altri, e mai gli uni contro gli altri.” Raggiungere il benessere economico e diventare “benestante” è l’obiettivo dell’essere umano che lo raggiunge con diverse gradualità, se mai lo raggiunge. Avremo i “paperoni,” i super-benestanti, i benestanti del commercio, quelli del lavoro e infine, mi si perdoni il brutto neologismo, i malestanti, che sono i più. Immaginiamo, perciò, una virtuale piramide sociale il cui vertice è occupato in permanenza dai paperoni. A scendere vi troveremo i vari benestanti, di cui alcuni membri fanno la spola in su o in giù, per fortune alterne. Alla base, infine, trovano posto i malestanti. Papa Francesco ne parla citando una frase del discorso di Paolo VI alla FAO di cui sopra: “I progressi scientifici più straordinari, le prodezze tecniche più strabilianti, la crescita economica più prodigiosa, se non sono congiunte ad un autentico progresso sociale e morale, si rivolgono in definitiva contro l’uomo.” Egli dice che nel mondo è spesso praticato il «benessere egoistico il cui frutto è la sterilità» che non ci affranca dalla mondanità e dall’autocompiacimento. Un concetto che non prevede la condivisione del proprio benessere. Vivere pensando solo a se stessi non è l’obiettivo della vita. Ho già citato in un precedente articolo il neurobiologo Stefano Mancuso che afferma che “obiettivo principale” degli esseri viventi, piante ed animali, è quello della riproduzione e della conservazione della propria specie: della vita. La vita è nel DNA di tutti; la vita non solo del globo ma sopratutto di quello che esso contiene. Basti pensare ad alcune specie di animali che muoiono subito dopo la schiusa delle uova depo-

iL BENESSERE

ste: i cefalopodi tra cui il polpo; i salmoni che dopo la fecondazione e la deposizione delle uova muoiono diventando cibo per la prole; i fuchi che dopo aver fecondato l’ape regina muoiono. Vivono del lavoro delle operaie fino al momento dell’accoppiamento. Qui finisce il loro compito. Dopo diventano bocche da sfamare, inutili per la sopravvivenza della società delle api. In altre specie, i maschi dei ragni e delle mantidi religiose per esempio, se non se la svignano in tutta fretta dopo l’atto fecondativo, rischiano di finire in pasto alla femmina. La loro fuga permetterà una successiva inseminazione. Questi comportamenti, secondo alcuni scienziati, servirebbero a contrastare il cannibalismo dei progenitori, a difesa della progenie e della continuazione e diffusione della specie. Perciò diffusione e perpetuazione della specie, sembrano essere l’obiettivo primario della natura: la vita a tutti i costi. Anche Papa Francesco parla della vita, naturalmente dal punto di vista della morale cristiana: aborto, eutanasia, pena di morte, controllo delle nascite, sono temi di morte con cui si difende il “benessere egoistico.” Non sono temi di vita. «Gli stessi che accettano o si fanno paladini di questo trend culturale, giustificano e accettano inquinamento delle acque, desertificazioni, riscaldamento globale

e altri disastri quale prezzo da pagare al progresso economico.»Purtroppo, egli osserva, i guasti prodotti al globo terraqueo dall’homo sapiens non hanno risparmiato la sfera morale. Oggi manca «il rispetto simultaneo per Dio, per gli altri e per la creazione ……. la tecnologia ha cessato di essere uno strumento e si è trasformata nel nostro padrone.» Il progresso ha incorporato il concetto di potere così che «qualsiasi accrescimento di capacità viene visto come un beneficio» con eccessiva conseguente immotivata crescita di autostima, fiducia e potere della scienza e delle capacità umane: «…finché si insiste sul fatto che l’aborto è giustificato ma non lo è la desertificazione, o che l’eutanasia è un male ma l’inquinamento di fiumi è il prezzo del progresso economico, restiamo impantanati nella mancanza di integrità.» La difesa della natura e dell’ambiente va integrata con quella della vita, di tutti. Non è un problema double-face. Una dicotomia inaccettabile dice Papa Francesco che, partendo dal concetto di ideologia ecologista, introduce quello di ideologia integrata che, oltre al rispetto e alla conservazione del creato, contempla il rispetto degli «uni per gli altri come creature di un Dio che ci ama, con tutto ciò che ne consegue.»


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16 IDA PICCOLO

IL GIARDINO DEI SEMPLICI PROTAGONISTI ASSOLUTI DI “A TU PER TU”: LA SEMPLICITÀ, L’UMILTÀ, LA PROFESSIONALITÀ E LA SERIETÀ LE LORO ARMI VINCENTI

Grandissimo successo per la quinta puntata di A TU PER TU con il mitico e storico gruppo de Il Giardino dei Semplici, al secolo Andrea Arcella (tastiere, piano, voce, cori), Luciano Liguori (basso elettrico e acustico, voce solista, cori), Tommy Esposito (batteria, percussioni, voce, cori) e Savio Arato (chitarre elettriche e acustiche, voce, cori), che ha venduto più di 4 milioni di dischi esibendosi ovunque e riconoscibilissimo per i loro falsetti corali, gli impasti e le armonizzazioni vocali, la vena romantica, l’abilità di reinterpretare diversi stili musicali in modo personale. Il format, in onda il martedì sera, dalle ore 21,00, sulle frequenze di Partenope Tv, l’emittente regionale leader in Campania, Puglia, Calabria e in tutto il Meridione, visibile sui canali 188 in Campania e 190 in Puglia e Calabria, del digitale terrestre e in diretta streaming su www. partenope.tv, è stato presentato dal giornalista Antonio D’Addio e dalla conduttrice/ speaker radiofonica Ida Piccolo e, come sempre, sono stati “messi a nudo” i quattro componenti della band napoletana, che, comodamente seduti, perfettamen-

te a loro agio, hanno ripercorso le tappe fondamentali della loro carriera partendo dal febbraio del 1975 con il primo, fortunato, singolo, M’innamorai, e continuando con i loro grandi successi, le loro partecipazioni a importanti manifestazioni come Il Festival di Sanremo, il Festivalbar, il Festival di Napoli e le tournée in tutto il mondo. Tra chiacchiere, ricordi, battute ironiche, tanta simpatia, la visione di due blocchi di fotografie e videomessaggi impensabili, il Giardino dei Semplici ha eseguito Tu, ca nun chiagne, M’innamorai, Miele, Dannata idea, Con los años que me quedan e Vai mandando in visibilio tutto il pubblico da casa che ha manifestato il proprio affetto con moltissimi wapp e messaggi provenienti da tutta Italia e anche dall’estero, in

particolare da Vienna. Ma non solo, sono stati mostrati anche dei saluti inaspettati del cantautore Francesco Boccia, di Adriana, Marco e Raffaele, figli di Andrea, di Ottavio e Martina, figli di Luciano, di Nino Torcivia, fan fedelissimo da 38 anni e dell’interprete Gennaro De Crescenzo. Nel corso della puntata Andrea, Luciano, Tommy e Savio hanno fatto un bilancio dei loro primi 45 anni di carriera, hanno parlato del loro legame con la città, con la squadra del Napoli e con Maradona, con i loro produttori Totò Savio e Giancarlo Bigazzi, hanno dato dei preziosi consigli a chi vuole intraprendere la carriera musicale e si sono sottoposti ad un fuoco di fila di domande, a cui hanno risposto con sincerità e immediatezza. I

quattro eterni ragazzi hanno presentato anche la loro recente produzione: Concept - Aria Acqua Terra Fuoco, pubblicato anche in formato doppio vinile, 4 facciate con 5 brani ciascuna, aria (gli inediti), acqua (successi internazionali), terra (i brani dei nostri successi storici), fuoco (quello del Vesuvio che rappresenta i brani in napoletano). Il disco è dedicato alla memoria di Totò Savio e Giancarlo Bigazzi. Aprendo l’album c’è un quadro rappresentante un enorme Vesuvio, opera d’arte di Lello Esposito. L’album è autografato ed è a tiratura limitata. Per gli amanti del gruppo c’è un appuntamento da non perdere che prenderà corpo il 27 febbraio, per questo consigliamo di tenere d’occhio le pagine social del Giardino dei Semplici. La puntata andrà in onda anche giovedì, alle ore 21,00, sulle frequenze di Radio Amore Campania degli editori Antonio e Daniele Romano e in replica domenica sera, alle ore 21,00, a Partenope Tv. L’editore Angelo Ucciero e il direttore artistico Renato De Carmine sono soddisfatti del prodotto e promettono tante altre grandi novità.


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Salvatore Iavarone

Consigliere Comunale di Casoria

Riprendiamoci pezzi di territorio Rimozione Impianti di distribuzione dei carburanti dismessi

obietterà che non sono la priorità, ma sono certamente un punto di partenza. Come è possibile che in tanti anni, nessuno abbia chiesto la rimozione di questi impianti dismessi e pericolosi? Sono bombe ecologiche, con i serbatoi interrati e non bonificati. Sono pericolosi anche per i bambini e per i passanti, lamiere taglienti che possono creare non pochi danni. Sono una bruttura che non possiamo più tollerare. Serve un immediata ordinanaza di rimozione e ripristino dello stato dei luoghi. Ad Afragola, da assessore nel 2015 mi occupai direttamante della rimozione di due impianti dismessi, uno Q8 ed uno Agip. La rimozione è un obbligo per le catene di distribuzione di carburante, quando gli impianti sono dismessi. Come sempre seguiremo questa vicenda anche dalle pagine di queso giornale, fino alla risoluzione della problematica.

In Via Armando Diaz e Tenente Formicola due distributori di carburanti da dismettere sono in “bella” mostra da anni. Una bruttura che non passa inosservata e sulla quale in commissione territorio lo scorso anno, prima del blocco delle commissioni dovuto alla pandemia, abbiamo avviato il percorso di rimozione, portai da presidente della commissione, questa questione all’attenzione dei consiglieri. La pandemia ha bloccato tante cose, ed anche questa. Da qui ora dobbiamo ripartire, dobbiamo riqualificare pezzi del nostro territorio. Troppo spesso girando per Casoria, mi sembra che il territorio sia stato lasciato a se stesso, e certamente non è una questione di mesi o anni, lo stato di abbandono è antico, e và oltre le singole amministrazioni. È un filo conduttore, che le unisce tutte. Oggi dobbiamo voltare pagina, almeno provarci. Partiamo da cose semplici, qualcuno RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Casoria, aumentano i furti d’auto.

Micro-criminalità in crescita costante nel territorio campano. Europa Verde: “Serve un piano d’emergenza per il controllo del territorio.”

A Casoria nell’ultimo periodo si è registrato un aumento di furti d’auto come segnalato anche da diversi cittadini al Consigliere Regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli: “Consigliere, in via Enrico Caruso a Casoria, nel parcheggio della Cooperativa Oleandro, ecco come i proprietari hanno trovato le loro auto.”. “In zona Arpino a Casoria la situazione sta degenerando, da giorni si registrano

furti di auto, di ruote sotto le auto e danni alle vetture in strada. La situazione sta raggiungendo numeri preoccupanti, i danneggiamenti avvengono di notte, orario in cui solo le forze dell’ordine sono in servizio. Ho chiesto al Sindaco di avviare immediatamente un tavolo congiunto con prefettura e forze dell’ordine, serve la presenza dello Stato per ridare sicurezza e tranquillità ai residenti.”. Le parole di Salvatore Iavarone, consigliere comunale di Casoria e coordinatore di Europa Verde per l‘area Nord di Napoli. “Su tutto il territorio sono in aumento, furti, rapine e atti di micro-criminalità, è una situazione fomentata anche dall’emergenza covid e dalla crisi economica da essa generata. La cittadinanza va protetta, per questo da tempo stiamo chiedendo un piano d’emergenza per la sicurezza ed il controllo capillare del territorio.”- ha concluso il Consigliere Borrelli.


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“Il nuovo singolo della splendida GReta Portacci, un bellissimo brano “Rifiorire Dentro, Raccontato a Chiacchierando Con

La splendida salentina Greta Portacci,vero talento sulla nuova scena musicale, con una voce davvero graffiante, ha lanciato il suo nuovo singolo “Rifiorire Dentro”, ma sentiamo da lei, ospite nel mio format Chiacchierando con, come racconta la sua vita nella musica. Ciao Greta, come stai, come stai vivendo questo periodo un pó buio soprattutto per la musica? Anche se vedo che tu non ti abbatti mai specialmente nel tuo cammino musicale. Sto molto bene, nonostante il periodo un po’ buio fortunatamente la musica migliora sempre il mio umore e rende tutto più bello. Un nuovo singolo, con un nome davvero spettacolare “Rifiorire Dentro”, da cosa nasce l’idea di questo nome? Che per una donna risuona molto importante, e com’è nata l’ispirazione di scrivere questi versi questa melodia così graffiante? L’idea di questo titolo e di questo pezzo nasce dalla voglia di esprimermi al meglio senza filtri. Per la prima volta nella mia vita e per la prima volta nel mio percorso da cantautrice ho scritto un pezzo esplicito e senza utilizzare metafore. La vita mette tutti a dura prova, per raccogliere risultati bisogna allenarsi studiare canto, tu hai frequentato un’accademia di canto? Certo, io studio canto da quando sono

bambina e non ho mai smesso di farlo. Nelle tue canzoni c’è sempre voglia di diversità, voglia di far capire il tuo carattere, lasciare un’impronta di chi sei, quanto metti di te stessa nelle tue canzoni? Sono dell’idea che chi scrive non può mentire. Metto me stessa al 100% e tutte le mie esperienze in tutto ciò che scrivo. C’è stata una musa ispiratrice nella tua vita? No, però ho tanti punti di riferimento come il mio vocal coach Tony Frassanito, Nicco Verrienti e Giulia Capone che sono due autori e due guide con il quale ho il piacere di scrivere i miei brani e quelli di altri artisti. Il brano è scritto da te insieme a ​Giulia Capone e Nicco Verrienti​, team di autori che lavora al fianco di numero-

si big della musica italiana. Prodotto da Nicco Verrienti, distribuito da Artist First. Com’è stato lavorare con questo grande team? Ma sopratutto scrivere questo puro inno alla rinascita, al coraggio che spesso non troviamo. Nicco Verrienti e Giulia Capone, sono due autori e due guide con il quale ho il piacere di scrivere i miei brani e quelli di altri artisti. È stato un piacere immenso condividere con loro anche Rifiorire Dentro, proprio per quanto questo brano sia parte di me, la mia vita in 3 minuti. Oltre le tue esperienze artistiche in campo musicale, c’è il tuo percorso da autrice,so che hai firmato già un nuovo singolo,“Shanghai” per Le Deva, quando possiamo ascoltare questo capolavoro? Questo brano è disponibile su tutte le piattaforme digitali. È stato un piacere scrivere per delle artiste e delle persone che stimo tantissimo. Tutti abbiamo una cassettiera di sogni, quali sogni vorresti realizzare, come vorresti vederti in futuro? Beh, cantare e fare ascoltare le mie canzoni alla gente e condividere la mia vita, penso che sia la cosa più bella che avessi mai potuto sognare. Grazie mille all’artista Greta Portacci per aver partecipato al mio format web CHIACCHIERANDO CON.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Casoria Ambiente smaltisce anche i toner, consegnati contenitori negli uffici pubblici

Casoria Ambiente aggiunge un’altra frontiera alla missione di differenziare e riciclare i rifiuti, da qualche settimana l’isola ecologica di Via Pietro Nenni smaltisce anche i toner. Basta presentarsi dal lunedì al sabato dalle 8 alle 14 presentando un documento di riconoscimento e i cittadini potranno smaltire negli appositi contenitori i toner, che rappresentano dei rifiuti speciali da differenziare. Casoria Ambiente si è anche occupata della consegna dei contenitori per lo smaltimento dei toner negli uffici pubblici del territorio casoriano. Ne sono fornite le scuole, l’ospedale locale, la caserma dei Carabinieri e della

Polizia Municipale, in tutte le strutture in cui il lavoro da ufficio prevede l’utilizzo frequente di cartucce e toner. Differenziare i rifiuti e riciclare valorizzando l’isola ecologica, così Casoria Ambiente, con l’indispensabile ausilio della cittadinanza, vuole fare la differenza. “Stiamo lavorando a 360 gradi, cercando d’implementare i servizi volti a migliorare la vivibilità della città nel rispetto dell’ambiente: il diserbo e lo spazzamento delle strade, la valorizzazione dell’isola ecologica, l’incentivo attraverso i contenitori negli uffici pubblici a smaltire nel modo corretto rifiuti speciali come i toner”, dichiara Massimo Iodice, amministratore unico di Casoria Ambiente.


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Salvatore Iavarone

Consigliere Comunale di Casoria

ISTITUTO PER IL CREDITO SPORTIVO (ICS) Mutuo Liquidità. Finanziamento a tasso zero per le associazioni e le società sportive dilettantistiche

Le associazioni sportive hanno subito fortemente la crisi dovuta dalla pandemia, ma esistono oggi dei sussidi specializzati per le loro realtà, ci fa piacere farli conoscere dalle pagine di questo giornale. La misura “Mutuo Liquidità”, assistita dalle agevolazioni dei Fondi Speciali per lo Sport, consentirà alle Associazioni Sportive e alle Società Sportive Dilettantistiche di accedere a finanziamenti a “tasso zero”, senza ulteriori garanzie. I beneficiari sono associazioni Sportive Dilettantistiche e Società Sportive Dilettantistiche iscritte al registro CONI o alla Sezione parallela CIP, regolarmente affiliate da almeno 1 anno, alle Federazioni Sportive Nazionali, alle Discipline

Sportive Associate, agli Enti di Promozione Sportiva, alle Federazioni Sportive Paraolimpiche e alle Sezioni Paraolimpiche delle Federazioni Sportive Nazionali. Entità e forma dell’agevolazione: IMPORTO: da 1.000 Euro a 30.000 Euro, nella misura massima consentita del 25% dell’ammontare dei ricavi risultanti dal bilancio o rendiconto 2019 regolarmente approvato; DURATA: 10 anni, dei quali 2 di preammortamento e 8 di ammortamento; PAGAMENTO PRIMA RATA: dopo i 2 anni di preammortamento; TASSO D’INTERESSE: totale abbattimento degli interessi per l’intera durata del finanziamento da parte del Fondo

Contributi Interessi – Comparto Liquidità; GARANZIA: 100 % del finanziamento da parte del Fondo di Garanzia – Comparto Liquidità. Le domande possono essere presentate a partire dal 5 febbraio 2021.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Torna il prestigioso Premio “Ambasciatore del Sorriso” Angelo Iannelli e la Vesuvius bandiscono l’ottava meraviglia

Si è da poco conclusa con grande successo la settimana edizione del premio Internazionale Ambasciatore del Sorriso e già si pensa alla prossima. L’organizzazione si trova già a lavoro per l’ottava edizione : parliamo del prestigioso premio Ambasciatore del Sorriso, ideato dall’attore, erede della maschera di Pulcinella Angelo Iannelli ed organizzato dall’associazione culturale “Vesuvius” in collaborazione con il Comune di Napoli. Vista la valenza socio-culturale, il premio vede l’adesione di importanti patrocini. Angelo Iannelli ha fatto del sociale una forma d’arte e del sorriso una terapia: sarà un edizione straordinaria con tante novità. La finalità della manifestazione e quella di premiare, oltre alle varie sezioni in gara come: Poesia, Pittura, Scultura, e Fotografia, gli artisti e le eccellenze che, con la propria arte

hanno donato un sorriso ai meno fortunati. Per quanto riguarda il regolamento delle varie sezioni elencate, le opere devono pervenire alla segreteria dell’associazione culturale “Vesuvius” entro e non oltre il mese di Luglio. Il bando è riservato a tutte le scuole d’Italia e disponibile sulle pagina Facebook e Instagram alla voce Premio Internazionale Ambasciatore del Sorriso. Nelle precedenti edizioni sono stati ricordati :Ciro Esposito giovane tifoso vittima della violenza negli stadi, il cantautore Pino Daniele, gli attori: Massimo Troisi, Eduardo De Filippo e Antonio De Curtis in arte Totò, il giornalista Luigi Necco e il simbolo di Napoli e Acerra “Pulcinella” tantissime personalità si impegnano per questo premio che risulta tra i migliori a livello nazionale.


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Il Mio Amore per la Poesia: il Salotto 2021 il Nuovo libro della poetessa Tina Piccolo Il Mio Amore per la Poesia: il Salotto 2021 è il nuovo libro della poetessa Tina Piccolo. L’elaborazione artistica di questo libro è stata curata dal Cav. Gianni Ianuale. Tina Piccolo è una docente in pensione che ha vinto oltre 2500 premi con le sue poesie in tutto il mondo, tanto è vero che è stata definita da varie Accademie e Associazioni “Ambasciatrice della poesia nel mondo”. Fondatrice ed ideatrice del famoso premio internazionale dedicato alla sua Città Pomigliano D’Arco che ha premiato artisti, scienziati, giornalisti ed è presidente del glorioso Salotto Artistico Culturale e Multimediale Tina Piccolo. Ed è anche critico di arte visiva ed è stata madrina di prestigiose manifestazioni. Il Salotto è ormai da anni condotto dal giornalista Giuseppe Nappa direttore responsabile del quotidiano online Occhio All’Artista Magazine. Sia Nappa che la Poetessa Piccolo ci tengono a sottolineare che questo glorioso Salotto non si è fermato mai, neanche la prima pandemia! Infatti sono andate in onda le puntante più belle su Telefutura emittente canale 172 del digitale, ma tv anche in streaming. In estate sono tornati live con importanti ospiti, ora invece sono

a distanza ma in video con ospiti ogni domenica in alle ore 17.30 sui canali Facebook, YouTube e Instagram del Salotto. La vivacità del salotto e la sua aria frizzante non si ferma. La regia dal vivo e a distanza è sempre affidata a Lele Manna, cantante e tecnico. Tantissime le poesie nate nel periodo di pandemia ora contenute in questo nuovo libro “Il Mio amore per la Poesia”. Oltre a queste nuove poesie é un libro che contiene i momenti migliori del Salotto, attraverso fotografie di illustri personaggi premiati del mondo della cultura, dello spettacolo, della musica. Il libro contiene anche delle bellissime critiche sull’arte della poetessa Piccolo eseguita da illustri personaggi e letterati. Si consiglia la lettura di questo libro, da avere nelle biblioteche di ogni casa per raccontare un periodo storico particolare. Il successo del suo Salotto è l’amore, la passione che trasmette la Piccolo che con il suo salotto ha girato tutta la Campania. Il suo segreto mettere a proprio agio i suoi ospiti, lasciandoli liberi di esprimersi attraverso la propria arte. Il giornalista Nappa inoltre ringrazia l’esimia poetessa che ormai da anni l’ha messo alla guida del suo prestigioso Salotto che da anni sono intervenuti

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Intervista ad Antonio Giordano

Quando hai deciso che fare il giornalista sarebbe stato il tuo lavoro? Da ragazzo, da adolescente, leggendo il corriere dello sport, ascoltando Pizzul e Ciotti (anche a Sanremo). E’ stata una passione che mi ha posseduto e dalla quale non mi sono staccato neanche nelle difficoltà. La tua esperienza nel Corriere dello Sport, un giornale importante... In casa mia il Corriere è entrato sempre, lo comprava mio padre insieme a un quotidiano politico. Lo divoravo. E ogni volta che mi capitava di andare a Roma, passavo da Piazza Indipendenza per vedere il palazzo, le luci del Corriere. I sogni esistono e si realizzano a volte.

Sei un appassionato di sport o solo di calcio? Calcio e poi il resto: tennis, ciclismo, basket, pallavolo... un tempo il pugilato. Sono affascinato dallo sport e dai personaggi, dalle gesta di atleti che al talento aggiungono il sacrificio. Un consiglio che daresti ai giovani che vogliono intraprendere questa strada? Che coltivino la passione, leggano, studino tanto. Cosa ne pensi del Napoli quest’anno? Che in una stagione del genere una squadra del genere non può restare fuori dalla Champions, peggio ancora dall’Europa.


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GIUSEPPE NAPPA

Il talento e la professionalità di un attore come Antonio Veneziano

Antonio Veneziano, attore, cantante… un artista pieno di talento. La passione per lo spettacolo si manifesta da piccolo, aveva circa 8-9 anni. Grazie al padre che lo ha sempre educato al bello e all’arte. Un bambino piccolo che ascoltava la musica classica, portato nei musei, alle mostre… E così ha cominciato a curiosare da solo scoprendo il suo primo amore: la musica! Ad Antonio piaceva andare in edicola, comprare qualche cd di musica classica in uscita con delle riviste, accendere lo stereo ed ascoltarlo per ore. Quando poi ne aveva compreso ogni piccolo dettaglio allora tornava in edicola e ne comprava un altro. Ha mantenuto questa forma di studio involontario per qualche anno, cambiando generi musicali e stili fino poi a scoprire il canto. Un giorno guardando la tv, vide un cantante che presentava il suo nuovo disco… il cantante era Michele Zarrillo. Corse subito a comprare il disco. Ha cominciato così a cantare, canticchiando per emulare i cantanti che ascoltava per radio o dei quali aveva comprato un cd. La prima scuola di canto la trovò grazie ad un volantino… era a Casapulla, in provincia di Caserta, la sua prima insegnante: Jenny Sorrenti, la sorella di Alan, famosa come cantante di musica Etnica. Il teatro arriva poco dopo, quasi per caso, grazie ad uno spettacolo fatto al liceo dove viene coinvolto per un piccolo ruolo, da lì comincia la magia… Nel 2004 entra nell’accademia d’Arte drammatica dello Stabile di Trieste dove acquisirà la formazione necessaria alla professione. Ha inizio la sua carriera come attore. E’stato il teatro a fare tanto per Antonio Veneziano. In accademia gli hanno insegnato sia gli

strumenti per praticare la professione che l’attitudine all’essere un professionista dello spettacolo. Arrivano le soddisfazioni più grandi… tanti riconoscimenti, complimenti da persone di spicco. Ha lavorato anche con le “Star” del teatro nazionale ed internazionale come Luca Ronconi, Lavia, Angelica Liddell. Poi qualche anno più tardi scopre il cinema e la televisione. Antonio Veneziano ha studiato molto e continua a farlo, la sua è una professione in continua evoluzione, perché legata all’essere umano che esso stesso si volve, c’è bisogno di una costante crescita e perfezionamento. Un’Accademia non basta per poter lavorare, bisogna approfondire l’arte in tutte le sue sfaccettature, questo rende la professione mai monotona e lineare ma cresce e si rigenera continuamente. Pochi mesi fa Antonio è stato a Vene-

zia, all’Accademia teatrale Veneta, per un master sulla Commedia dell’arte con l’Arlecchino nazionale il maestro Bonavera. “Un’esperienza estremamente interessante - esclama l’attore- che mi ha lasciato un bagaglio che non si ferma alla maschera, ma che mi ha dato ulteriori strumenti per la costruzione del personaggio e per la ricerca della sua verità. Paradossalmente ho acquisito strumenti che mi serviranno anche al cinema più che in teatro”. Oggi anche Antonio è preoccupato per la situazione in cui versa il settore dello spettacolo. “Sono fermamente convinto che questi distanziamenti sociali e l’uso costante delle mascherine, ovviamente sono necessari, ma se guardiamo il rovescio della medaglia stiamo perdendo la socialità e la condivisione, elementi importanti per far vivere e proliferare una società… continuare in questa modalità credo che ammazzi lentamente l’essere umano, la civiltà ed il progresso- conclude Veneziano”. Attualmente Antonio ha appena finito di girare a dicembre un film di cui sentiremo parlare. Sarà distribuito da Rai Cinema. Attendiamo poi l’uscita dei Bastardi di PizzoFalcone 3 con Alessandro Gassmann. Ora un film che ha girato l’anno scorso come attore protagonista è in concorso al David di Donatello, il film è “The Mirror”. Attualmente sogna una candidatura al David di Donatello, siccome è già in concorso con due film. In “The Mirror” che lo vede protagonista, interpreta un personaggio emblematico che si destreggia tra la famiglia ed una vita lussuosa, questa stessa vita che lo porta a distruggerlo. Non meno importante anche il secondo film “Un eretico in Corsia”, dove interpreta il medico chirurgo che opera e salva la vita del protagonista.

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MARCO STILETTI

Casavatore, nell’ultimo incontro culturale ricordato il massacro delle foibe

La giornata del 10 febbraio è senz’altro particolare, poiché, oltre a far memoria del terribile sterminio dei “Giudei”(EBREI) messo in atto dalla follia nazista, ricordiamo anche un massacro di cui i giovani d’oggi sono quasi del tutto all’oscuro, al quale - purtroppo - si dà poco peso nell’ambito dei programmi di storia: il riferimento è all’eccidio delle Foibe, che le truppe partigiane jugoslave perpetrarono nel secondo dopoguerra, ai danni dei civili e militari italiani nativi della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia, regione quest’ultima ora appartenente alla Repubblica Croata. Il termine “Foibe”, di matrice slava, sta ad indicare gli inghiottitoi - cioè punti di superficie ove l’acqua spariva nel sottosuolo - in cui i cadaveri venivano gettati dai carnefici jugoslavi. Tanto i nazi-fascisti, quanto il regime comunista dell’ex Jugoslavia, capeggiato dal maresciallo Tito, si ponevano l’obiettivo di attuare una “pulizia etnica”, eliminando, rispettivamente, chi non apparteneva alla “razza ariana” ed i soggetti ricollegabili al fascismo, al nazismo ed al collaborazionismo (gli italiani, in parole povere). Già, perché non far parte del “branco”, non dà diritto a vivere in pace: anche al giorno d’oggi si registra una propensione ad escludere chi non rientra nei propri

schemi mentali. Con molta superficialità viene usato il termine extracomunitario, quando quell’ extra rimanda a qualcosa che è fuori, a qualcosa che non include e non sa accogliere la diversità. Vengono definiti “ladri di posti di lavoro”, incapaci, fastidiosi...stessa sorte per i disabili che molto spesso vengono etichettati come “menomati”, “ritardati”, “disabili”, “invalidi”…insomma, nonostante i buoni principi e propositi ancora oggi si tende ad emarginare e ad escludere il diverso. In virtù di quest’amara realtà, il Comune, la Scuola , le famiglie e tutte le altre agenzie educative, culturali ed assistenziali presenti sul territorio, hanno il compito e il dovere di favorire l’inclusione di chi, non certo per sua colpa, si trova a doversi confrontare con un ambiente diverso da quello in cui è nato, cresciuto o vissuto a lungo, ovvero a dover combattere con patologie di una certa gravità, che gli precluderebbero di compiere determinate attività. La ripartenza effettiva del Paese deve essere costituita dalle politiche di inclusione: si deve, cioè, far sì che le persone che potrebbero sembrare diverse - e che si sentono tali per gli handicap e le barriere che la società spesso crea,- vengano semplicemente considerati bambini, ragazzi, padri…indistintamente esseri

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umani! Per attuare queste politiche, però, occorre educare le nuove generazioni all’accoglienza, al rispetto ed alla solidarietà: “l’unione fa la forza”, recita un noto detto proverbiale . “Se le Istituzioni e i Cittadini si mettono insieme, facendo squadra e mettendo l’essere umano al centro dei propri progetti, si potrà mettere insieme una vera comunità e garantire, al tempo stesso, quel “quieto vivere” che, purtroppo, la gente cerca spesso laddove non c è” queste le dichiarazioni del sindaco dott. Vito Marino e dell’ assessore alla PI e Cultura Imma Calvano.

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Direttore Responsabile: Ferdinando Troise WEB: C&C CENTRO STAMPE SRL - CASORIA Questo numero è stato chiuso il 11 febbraio 2021

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