Domenica 21 Febbraio

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DOMENICA 21 FEBBRAIO 2021

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Settimanale di Informazione

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ANNO XIX - N° 08 - DOMENICA 21 FEBBRAIO 2021

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L’EDITORIALE DI NANDO TROISE

LA SCADENZA NATURALE DEL MANDATO A LUIGI DE MAGISTRIS E’ A GIUGNO MA TUTTO LASCIA SUPPORRE CHE SI VOTERA’ A SETTEMBRE 2021

Gli schieramenti sono convinti che gli elettori non abbiano idea della gravità della situazione economica e sociale in cui ci troviamo NO, i partiti che si presentano alle prossime elezioni non sono tutti uguali. Sono uguali se uno spulcia con minuzia (o malizia) i programmi elettorali, e trova che anche quelli che sforano di meno rispetto ai vincoli di bilancio che ci dobbiamo auto – imporre – e già qui le differenze sono evidenti – contengono promesse che realisticamente non possono essere onorate. Questo avviene perché tutti i partiti hanno degli elettori un’immagine piuttosto deprimente (o forse soltanto realistica?): che la grande maggioranza di loro non abbia alcuna idea della complessità di governare una grande Città, stretta all’esterno da vincoli economici e politici nazionali, internazionali e europei, e stretta all’interno dalle dimensioni limitate della “coperta” finanziaria. Una coperta che non basta a coprire tutte le esigenze che i diversi territori e gruppi sociali avvertono come prioritarie. Ma soprattutto ciò avviene perché tutti i partiti sono convinti che gli elettori non abbiano un’idea, e non vogliano o non

possono farsela, della gravità della situazione economica, sociale e politica in cui la Città si trova. Del declino che l’ha colpita da almeno venti anni (in realtà molti di più) e delle difficoltà che devono essere superate per riavviare un processo di crescita sostenuto, il solo che può garantire, in tempi lunghi, la soddisfazione delle esigenze che i cittadini avvertono. Non è una spiegazione del declino i tanti libri che parlano di Napoli ed i tantissimi set cinematografici in giro per la Città ma un allarme documentato e un avvertimento. Sia chiaro, anche io sono convinto che Napoli abbia segmenti della sua economia e delle sue istituzioni che funzionano bene e che, potenzialmente, abbia le risorse per rimettere in sesto quelli che non funzionano. E’ il passaggio dalle potenzialità all’effettività che fa problema. E’ la chiarezza delle idee, indispensabile a disegnare e attuare le riforme necessarie, che in molti partiti manca. continua a pag. 4


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E’ l’impopolarità di alcune di queste e la (presunta) popolarità di altre - come si fa a promettere una completa marcia indietro sulle riforme attuate in tema di lavoro? – a generare confusione tra gli elettori. Ed è soprattutto l’assenza di una visione nazionale condivisa, allo stesso tempo realistica ed entusiasmante – un ossimoro tra due aggettivi? – che ostacola uno scatto di orgoglio dei cittadini: “Anche Napoli ce la può fare”. E’ vero, i partiti offrono uno spettacolo desolante, attenti soltanto al loro successo elettorale e non al successo della Città in un contesto nazionale ed internazionale difficile. E per molti di loro la pretesa che i due obiettivi coincidano fa semplicemente sorridere, se non facesse piangere. Ma non sono tutti uguali, e consiglierei agli elettori di prestare attenzione soprattutto a due cose, oltre a quella, sempre importante, del loro orientamento valoriale a destra o a sinistra: come essi hanno governato, e, soprattutto, il loro atteggiamento verso l’Unione Europea. Questo rende più difficile il giudizio sulle tante trattative che stanno avvenendo, anche in questi giorni, in tutti gli schieramenti politici. Ma già il livello cittadino è un indizio preoccupante, se non bastassero quelli che si possono trarre dalle loro “incertezze” sull’Europa (…. è un eufemismo), dalla loro concezione di democrazia, dalla loro incompetenza e dalla loro convinzione di rappresentare l’unico “partito degli onesti”. L’Europa è il vero discrimine, un’Europa senza sé e senza ma: al di là del grande disegno cui abbiamo tenuto fede per l’intero dopoguerra, oggi è anche l’unico modo per moderare le conseguenze negative di una globalizzazione senza freni. Queste elezioni hanno un significato ed un risultato ben preciso: decidono da quale parte del mondo si sta. Negli anni 80 la scelta era chiara, o con il Fronte Popolare o con la Democrazia Cristiana, o con il comunismo o con le democrazie liberali; la scadenza naturale del mandato di Sindaco di Napoli di Luigi De Magistris è a giugno ma il piano vaccinale e la curva dei contagi fa suppore che il voto slitterà a settembre inoltrato e solo allora sapremo da che parte starà Napoli, se con l’Europa o contro. E aggiungo un’osservazione per chi è giustamente preoccupato dal-

le promesse irrealistiche dei programmi elettorali: una chiara decisione a favore dell’Europa garantisce anche che quelle promesse dovranno passare al vaglio delle istituzioni europee e saranno riformulate o abbandonate. Restano i due grandi schieramenti del passato, centrodestra e centrosinistra, ai quali auspico si possa ritornare finita la sbornia populistica. Non me ne voglia De Magistris ed i tantissimi assessori degli ultimi suoi dieci anni. Hanno tutti una storia politica: Borriello, Galiero e De Majo non hanno mai nascosto la loro precisa identità politica. La loro preparazione, anche amministrativa, è garantita proprio dai tanti anni passati nelle lotte politiche cittadine nella fila della Sinistra. Sarebbe ora che ognuno di loro tornasse da leader negli schieramenti politici a cui appartengono. Nell’attuale centrodestra c’è il grosso problema dell’antieuropeismo della Lega e alle persone ragionevoli che sono sensibili ai valori della Destra non resta che augurarsi una netta vittoria interna di Fratelli d’Italia nello scontro con la Lega che da Nord sembra voglia diventare “padano partenopea”. Sul confronto di come Luigi De Magistris, le sue Giunte Municipali ed i suoi Consigli Comunali abbiano governato la Città di Napoli

personalmente non ho dubbi e cerco di tenere distinti i giudizi di valore da giudizi di fatto. Credo però indubitabile sia stato un governo riformatore e che la sua azione sia stata proseguita nel suo secondo mandato, che ha potuto avvalersi di Assessori delle capacità di Alessandra Clemente, Ciro Borriello, Rosaria Galiero, Eleonora De Majo e Raffaele Del Giudice. Chi scrive ha un orientamento politico di destra moderata e coloro che stanno leggendo hanno tutto il diritto di sospettare che il tentativo di tenere sotto controllo le proprie preferenze ideologiche non sia riuscito sino in fondo. Anche per loro ribadisco però il mio consiglio, che è neutro: nella scelta dei partiti tengano soprattutto conto delle effettive prove di governo del passato e dell’atteggiamento verso l’Europa. I soggetti politici probabili candidati a Sindaco di cui si parla in questi giorni hanno tutti una propria incancellabile storia e quindi la scelta può tranquillamente non essere condizionata da niente e da nessuno. Alessandra Clemente, Antonio Bassolino, uno dei fratelli Manfredi, Catello Maresca: questi sono i nomi di oggi. Di quelli di domani (cioè settembre) non c’è alcuna certezza.


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ANTONIO BOTTA

Ospiti della rubrica “La Copertina”, su NanoTv, l’artista Antonio Manfredi, Direttore del CAM, e sua figlia, l’artista Stella Manfredi

IL CAM, BENE DI ENORME VALORE CULTURALE E ARTISTICO, MA NON PER LA POLITICA LOCALE

La trasmissione “La Copertina”, condotta dal Direttore Nando Troise su Nano Tv, è stata preceduta, il 10 febbraio scorso, dalle briose e frizzanti note musicali di un brano di Camille. Eseguito al violino da Stella Manfredi, in studio con il padre Antonio Manfredi, “l’artista più conosciuto nel mondo nato a Casoria, non solo, a mio avviso, dei nostri tempi, ma di tutti i tempi ” ha rimarcato il Conduttore “pittore, scultore, fotografo e fondatore del CAM, Museo di Arte Contemporanea”, ubicato in via Calore, stradina accanto alla scuola di via Duca D’Aosta, segmento dell’I.C. F. Palizzi. Vi si accede attraverso una porticina, essendo stato negato l’ingresso dall’edificio scolastico”. Anche la figlia Stella, in campo musicale, è un’artista di valore. “Una sera, ha ricordato Troise agli spettatori web “Antonio Manfredi mi telefonò per comunicarmi che sua figlia Stella in una trasmissione su RAI UNO si stava esibendo. Mi colpirono le sue spiccate doti ed espressi a lei, tramite il padre, i miei vivi complimenti, certo che, come ebbi preconizzato a Serena Rossi, diversi anni fa, anche lei avrà un futuro di successo, Covid permettendo, perché, com’ è noto, il virus maligno ha bloccato le attività di molti artisti. Al riguardo, Stella Manfredi ha spiegato che l’esibizione mostrata all’inizio della trasmissione è stata tratta dal video Avana, una Cover realizzata col mio collega Luigi Castiello nell’ambito del progetto KAMAC, producendo con lui musiche inedite per colonne sonore, spot pubblicitari e film. “Quest’anno” ha detto, “ci eravamo organizzati per recarci ad Avana, Cuba, ma a causa dell’epidemia ciò non è stato possibile; per questo motivo, abbiamo ricreato fantasticamente qui l’Avana, secondo il noto detto che se Maometto non va alla montagna, è la montagna che va da Maometto. La Cover è piaciuta molto, anche perché è stata realizzata con arrangiamenti particolari”. Ha aggiunto, inoltre, che ha ereditato la vena artistica da suo padre e che, dopo gli studi classici, ha studiato al Conservatorio e ha completato poi, il suo percorso formativo laureandosi in

La politica casoriana non ha mai considerato il Museo un Bene della Città, ma qualcosa di avulso dal contesto cittadino; l’amministrazione comunale utilizzi i fondi regionali già stanziati per rendere il Museo ancora più decoroso; è un “crogiuolo” di espressioni artistiche: essendovi un teatro, è un importante punto di incontro di musicisti, attori di teatro oltre che di artisti di arti visive. Siamo lieti di accogliere il nuovo assessore alla cultura, prof.sssa Sonia Tabacco “Musicologia” alla Federico II; ha evidenziato, infine, di avere iniziato “con la musica classica per poi focalizzare i miei interessi e la mia attenzione sulla sperimentazione. Per il futuro, abbiamo programmato a breve la realizzazione di un video con altri artisti della provincia di Napoli, per cui nei prossimi mesi sicuramente produrremo qualcosa di inedito”. Di Antonio Manfredi, Troise ha posto in rilievo che, nel fondare il CAM nel 2005, ha realizzato “a Casoria la più grande operazione culturale di tutti i tempi. Questa è la mia idea che da sempre sostengo. Ritengo, ha proseguito “che sia superiore anche al museo più importante di Torino, il GAM, che ho visitato”. Ha, inoltre, biasimato che nella nostra Città le proposte di Manfredi, artista di grande valore, da 16 anni non sono accolte e realizzate, elogiando la sua opera scultorea posta fuori al cimitero consorziale, “di bellezza straordinaria”, e le altre che si trovano nella sala mortuaria. Gli ha chiesto, poi, di rendere noto alle migliaia di web spettatori tutto ciò che intende far conoscere della struttura museale. L’Artista ha puntualizzato che tutto il capitale

che si trova all’interno del Museo è il prodotto del suo lavoro di artista svolto da 16 anni. “Per il 99%”, ha continuato “mi considero lo sponsor del Museo. Nel 2005, l’Amministrazione di Casoria mi invitò a realizzare qualcosa per la città di Casoria, individuai lo spazio da te indicato sotto la scuola Palizzi di via Duca D’Aosta, più di 3000 mq di area espositiva; fu posta a norma di sicurezza e poi invitai circa 100 artisti da tutte le parti del mondo per una mostra di loro opere: fu una straordinaria festa dell’arte. Anche nella villa comunale furono esposte 12 opere d’arte di artisti straordinari, da qui il nome “Parco delle sculture”, ma molte furono distrutte, qualcuna sono riuscita a recuperarla; una addirittura fu venduta come ferro vecchio, opera in ferro, dal titolo “Rinascita”, di un valente artista giapponese. A seguito di mia denuncia fui anche minacciato. Dopo la prima esposizione nel Museo, svoltasi, come predetto, nel maggio 2005, nei successivi anni, nonostante il CAM sia conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, di cui importanti organi di stampa a livello internazionale hanno tessuto elogi, ho dovuto lottare per farlo so-


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6 pravvivere, fino a compiere scelte che hanno richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica, fra cui quella, più eclatante, della richiesta di asilo politico alla Germania. E’ stata una battaglia continua perché la politica casoriana non ha mai considerato il Museo un Bene della Città, ma qualcosa di avulso dal contesto cittadino, nonostante studenti di tutti gli ordini e gradi di scuola, non solo della Città, ma della Provincia, Regione e di varie parti d’Italia siano venuti a visitarlo. Contro tutte le Amministrazioni ho dovuto intraprendere battaglie enormi”. Quindi, una denuncia chiara e forte quella di Manfredi, come tante ne ha fatte in passato, biasimando la mancata attenzione e il totale disinteresse delle varie amministrazioni avvicendatesi negli anni al governo cittadino, verso un “Bene” di inestimabile valore culturale, rimarcando anche di avere chiesto, di recente, all’assessore alla cultura, nell’unica volta che ha visitato il Museo, di scrivere una lettera alle scuole per invogliare gli studenti di Casoria e i loro genitori a visitarlo, ma nemmeno questa richiesta è stata esaudita. Il Conduttore ha precisato, al riguardo, che si tratta non della prof.ssa Sonia Tabacco, nominata da appena 40 giorni, ma dalla precedente. “Almeno con i vari Sindaci di Casoria” ha incalzato Manfredi “ho potuto confrontarmi e litigare, ma con quello attuale mai, non l’ho proprio visto e non riesco nemmeno a litigare”. L’ Artista ha anche sottolineato che, in virtù di varie convenzioni con Università partenopee, molti studenti hanno dato una mano nella cura e valorizzazione del Museo, un’ intera generazione di giovani hanno offerto, quindi, il loro fattivo contributo, tenendo conto, come ha spiegato Manfredi, che abbiamo 2000 opere di Arte contemporanea. “Durante il lockdown non siamo stati inattivi, abbiamo aperto tutti i depositi del Museo e abbiamo messo fuori delle opere straordinarie di artisti che espon-

gono nei maggiori musei al mondo. Pensiamo, infatti, di organizzare, a breve, una mostra per esporre i tesori nascosti del Museo, lo stiamo riattando. Ma siamo soli, la mia denuncia è che l’Ente locale non ci aiuta, io non parlo, si badi bene, di aiuto economico, ma morale, di sostegno culturale, un aiuto per aiutarmi a far conoscere il Museo”. Partendo proprio da questo sfogo – denuncia, Troise ha invitato Manfredi a proiettare lo sguardo sul futuro, invitandolo a comunicare i giorni e le ore in cui la struttura museale è aperta, assicurandolo del fatto che NanoTV, di cui è Direttore Maurizio Cerbone, il settimanale digitale Casoriadue e il sito web omonimo sono a sua disposizione per dare visibilità e diffondere le iniziative promosse dal CAM. “Siamo aperti” ha detto Manfredi “dal martedì al venerdì: martedì e giovedì la mattina dalle 10,00 alle 13,00, il mercoledì e il venerdì dalle 17,00 alle 20,00; è possibile accedere iscrivendosi sul sito casoriacontemporarymuseum.com, ma anche su fb e su istagram è possibile prenotarsi per visitarlo. Si osservano, naturalmente, tutte le norme antiCovid; è possibile ammirare opere che da almeno dieci anni non venivano esposte per varie ragioni: “I Giganti” di Anaut,due opere di due metri di altezza, nuove opere di Fiore, artista milanese che ha esposto a Venezia, a Milano e negli ultimi tre – quattro anni è stato preso dalla galleria Contini di New York, opere che costano fino a 200.000 euro; ci sono, inoltre, tutte le opere della Biennale dei giovani artisti del Mediterraneo, realizzata nel 2006; noi dal 2005 ad oggi abbiamo sempre puntato sui giovani artisti, diventati successivamente artisti di respiro internazionale e, quindi, ora siamo in possesso delle prime opere di questi artisti, opere che ora hanno un valore straordinario, non solo economico, ma anche culturale. L’ultima domanda del Conduttore ha riguardato due artisti molto validi,

Campetelli e Fernando Barreto, autori di due opere rimaste in villa comunale. Quella di Barreto non è stata possibile rimuoverla perché in uno stato pietoso, mentre l’opera di Luciano Campetelli siamo riusciti a recuperarla e a riportarla al suo stato originario dopo decine di giorni di lavorazione. Ora vi è la possibilità di ricevere fondi regionali già stanziati con i quali è possibile migliorare la struttura del CAM, rendendolo ancora più decoroso. Occorre che l’amministrazione comunale si attivi per riuscire a utilizzarli. Rispetto al suo futuro professionale, Antonio Manfredi ha riferito che il Covid non ha permesso realizzare due progetti in Egitto e in Messico e tra le opere più note realizzate all’estero ha fatto menzione di quella che ricorda l’attacco alle “Torri Gemelle”, che si trova negli Stati Uniti, all’interno del Consolato italiano. Stimolato da Troise, Manfredi ha detto che l’opera “Le Mani” esprime anche il dramma dei migranti, in fuga dalle loro terre sperando in un futuro dignitoso, evidenziando anche il rapporto tra Arte e i fenomeni sociali. Ha concluso la figlia Stella, che ha invitato gli spettatori web a visitare la sua pagina su fb, su cui sono mostrati i progetti KAMAC, e ha accennato a un altro futuro progetto sulla immigrazione in cui è coinvolto un regista napoletano. Per quanto riguarda il CAM ha invitato il nuovo assessore, prof.ssa Sonia Tabacco, a visitarlo, ribadendo che esso non è solo un museo di arti visive, ma un crogiuolo di espressioni artistiche. “Esso rappresenta e può rappresentare un punto di incontro di artisti in generale, non va dimenticato che vi è anche un teatro, che ha dato e dà spazio ad artisti vari, musicisti e attori di teatro, oltre a quelli di arte visiva”. Il nostro territorio è ricco di artisti e, quindi, un luogo come il CAM, va preservato e curato per valorizzare l’arte in generale, si ha il dovere, pertanto, da parte dell’Amministrazione comunale di sostenerlo.

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RITA GIAQUINTO

La Copertina con l’Assessore Ciro Borriello: deleghe, bilanci e prospettive

Sono già partite, ormai, le grandi manovre politiche in vista delle elezioni amministrative a Napoli che, da calendario, si dovrebbero tenere a giugno o a settembre di quest’anno. In occasione dell’imminente tornata elettorale, la puntata dell’11 febbraio de La Copertina sulla rete web NanoTV, ha avuto come ospite uno degli assessori della Giunta De Magistris: Ciro Borriello, che, con il 2021, inizia il suo settimo anno di attività al Comune di Napoli in qualità di Assessore allo sport, alla pubblica illuminazione, alla sicurezza abitativa e, infine, ai cimiteri. Dopo una lunga ed intensa attività, un suo personale bilancio di quanto svolto fino ad oggi è la domanda con cui il Dir. Troise apre l’intervista: “E’ una bella domanda, con una risposta non semplice, anzi, complessa e difficile proprio come Napoli. Amministrare questa città è stato un onore per me. In tutti questi anni, ho vissuto la città ma ho vissuto soprattutto la periferia, importante ma complicata, e per la quale ho speso ogni azione tesa a migliorane le condizioni. Da questa volontà, è partita la riqualificazione degli impianti sportivi, per i quali, ovviamente, i fondi arrivati in occasione delle Universiadi sono stati fondamentali. Puntare sulla riqualificazione degli impianti in periferia è stata una scelta politica, che, devo dire, ha trovato la condivisione di tutti, anche della Regione Campania. Ne abbiamo riqualificati molti, oggi purtroppo non riusciamo a goderne a pieno a causa della pandemia, ma lasceremo alla città, al prossimo assessore e alla prossima amministrazione (dove ci auguriamo di

poterci essere ancora) un patrimonio importante, frutto di tante azioni politiche che hanno permesso di riconnettere la città allo sport, e viceversa. È chiaro che molti sono i rammarichi, ma non avevamo la bacchetta magica. Sono molto soddisfatto di quanto realizzato anche nelle politiche energetiche della città: in tre anni e mezzo di lavoro, col nuovo appalto, siamo arrivati a riqualificare quasi la metà dell’impianto elettrico cittadino, la famosa pubblica illuminazione, ed il 50% della città è già illuminata a led. Dal 15 febbraio proseguiremo anche con il Vomero, l’Arenella, quindi dalla periferia ci avviciniamo alla città. E questo è un progetto di cui parlo con un pizzico di orgoglio perché è una cosa che ho seguito personalmente, a partire dal finanziamento comunitario”. Dopo essersi chiariti sulla formale avversione che il Direttore ha nei confronti dell’inappropriato, quanto infelice termine “periferia” che, nella maggior parte dei casi, si riferisce a zone centrali di Napoli, il giovane Assessore fa ammenda e, continuando, ci spiega: “Ti confesso che, infatti, lo stesso Sindaco De Magistris non ama definire queste zone “periferie”, quanto piuttosto

“nuove centralità”, e rappresentano i luoghi dai quali abbiamo cercato di mandare un messaggio importante. Il Pala Vesuvio, ad esempio, in via Argine, è diventato un fiore all’occhiello per lo sport napoletano. I tre campi principali, dopo l’ex San Paolo, si trovano a Barra, a Ponticelli e a San Pietro a Patierno: sono tutti campi riqualificati, in erba sintetica, e c’è un grande entusiasmo soprattutto nelle tante associazioni sportive che giocano lì. Per noi, è un motivo di vanto, perché abbiamo la certezza di aver lavorato bene e con onestà. Investire in questa città quasi trenta milioni di euro nell’impiantistica sportiva e non avere un indagato per i lavori fatti, è un record. L’affidamento dei fondi è avvenuto con rigore e nel totale rispetto delle norme. L’ultima delibera che abbiamo fatto di un milione e duecento mila euro per la copertura dello stadio Maradona è stato un processo di reinvestimento del denaro pubblico senza sperperi, ma anzi, risparmiando e reinvestendo. Su quest’ultima amministrazione ognuno avrà la propria idea se siano stati all’altezza o meno, ma la cosa certa è che sono stati tutti onesti”. Tra le deleghe, hai anche la

sicurezza abitativa: di cosa si tratta e cosa hai realizzato in questo settore? “La sicurezza abitativa è una delega molto delicata e complessa perché si occupa anche di tutto quello che riguarda la sicurezza del patrimonio dell’edilizia della città. Comparto difficile, perché sono noti i fatti di cronaca nera relativi alle persone morte, ad esempio, per la caduta di un cornicione. E anche su questo tema abbiamo lavorato con gli ordini professionali, quindi gli ingegneri, architetti, geometri, periti, che poi sono i tecnici deputati al controllo della sicurezza dei condomini, la sicurezza delle facciate. Abbiamo fatto prima un lavoro di coordinamento, e poi abbiamo ideato un sistema di monitoraggio e di controllo. Il che ci consente di tenere sotto controllo il lavoro fatto e anche come esso può mutare nel tempo”. Sei anche l’assessore ai cimiteri che, di prassi, è una delega affidata al sindaco. A Napoli ci sono undici cimiteri. Come mai ti trovi questa delega? “Intanto è la seconda volta che lo faccio, perché avevo questa delega anche quattro anni fa. Anche questa è una delega molto complessa, soprattutto perché all’interno dei cimiteri ci sono le congreghe che sono della Curia, quindi c’è una sottogestione affidata a soggetti privati che amministrano quel bene. In questo momento, c’è una controversia che dura da cento anni, ma che stiamo cercando di risolvere :ci sono da sistemare alcune questioni di carattere economico, ma c’è da rendere un maggiore servizio ai cittadini. Credo che arrivere-


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8 mo ad un grande risultato se la Curia arcivescovile di Napoli ed il Comune di Napoli riuscissero finalmente a trovare un punto di incontro che dà priorità al cittadino e al culto dei morti che, in questa città, è impressionante. Auspico, in breve tempo, un incontro per risolvere quest’annosa questione delle congreghe che vanno reggimentate in una maniera diversa. Siamo in una fase molto delicata della questione. La Curia è gestita dal nuovo Arcivescovo il quale ha dato immediata disponibilità a risolvere una situazione che neanche conosceva, ma che sta approfondendo perché estremamente complessa. C’è da parte di tutti la buona volontà di superare le difficoltà della questione che riguarda tutti gli undici cimiteri della città di Napoli; l’unico che non ne fa parte è il cimitero di Fuorigrotta, in quanto parte della Curia di Pozzuoli”. Il vostro mandato sta per scadere. Come siete organizzati per le prossime amministrative? “Noi stiamo lavorando ad una coalizione civica con Alessandra Clemente a Sindaco. Siamo in una fase delicata, in un percorso inclusivo di condivisione politica, ma la pandemia non aiuta. La gente vuole la risoluzione dei problemi e non vuole vedere più logiche di partito che prendano il sopravvento rispetto al bene comune. I cittadini cercano l’unione, vogliono politici che decidano insieme il bene della città, chiedono uno scatto in avanti, una maturità politica che, in questo momento, mi dispiace dirlo, non vedo”. Il centro destra punta su Catello Maresca, anche per far subentrare un PM ad un altro PM… “Attenzione, però ! De Magistris era un PM che si era dimesso!” – sottolinea Borriello. Il centro sinistra sembra voglia puntare sul ministro Manfredi : sono due

schieramenti forti. Voi, come gruppo De Magistris, come vi state organizzando? “Ma noi non saremo impreparati. In questo momento, più che dai nomi, siamo affascinati dai programmi e noi il nostro programma lo stiamo costruendo, lo presenteremo alla città, e poi decideremo. Decideremo insieme alla gente che ci dirà cosa fare, noi saremo sempre in ascolto. Mi è stato spesso rimproverato, anche di recente, di aver aperto troppo le porte di Palazzo San Giacomo. Ma noi abbiamo ascoltato tutti, dai vari comitati delle case ultra popolari, all’imprenditore che ha proposto progetti per la città, non c’è stata nemmeno un’azione che non sia stata condivisa. Questo lavoro ci ha dato tanta soddisfazione, perché ha fatto sì che Napoli non sia salita alla cronaca nazionale per episodi di corruzione. Nessun indagato, nessun episodio legato a malaffare o ad infiltrazioni camorristiche. Non temo il confronto politico, ci sono abituato, e, soprattutto, non mi sottrarrò mai al confronto con gli elettori”. Arriviamo allo Stadio Maradona :so che la scorsa settimana, hai passato una giornata in procura per lo stadio “C’è stata una fase complessa nella scelta di candidature legate al tifo organizzato che probabilmente non avevano le caratteristiche per poter stare in questa commissione di esperti. La nostra idea era di allargare la presenza in commissione anche al mondo del tifo. Era giusto fare un approfondimento su alcuni soggetti. La procura voleva sapere chi fossero queste persone in commissione, ci sono ancora indagini in corso, e quindi era necessario per la procura farci delle domande”. La statua di Maradona si farà ? :“Si farà, a Piazzale Tecchio, e forse sarà l’occasione per cambiare il nome della piazza. Tecchio era un ingegnere fasci-

sta che dal ‘30 al ‘37 ha costruito la mostra d’Oltremare, la posta centrale. Ci sono arrivate oltre cento manifestazioni di interesse da parte di artisti anche non italiani sul tema della statua per Maradona, quindi per la commissione ci sarà un bel da fare, non ci saranno politici nella commissione, quindi anche io non ci sarò”. Da Assessore allo sport, chiudiamo con un tuo pensiero sul momento non magico che sta vivendo il Napoli “Una squadra di calcio è una magia, è un’alchimia, fatta da una serie di ingredienti che devono funzionare tutti per dare un buon risultato : questo avveniva quando c’era Sarri, con giocatori bravi, ma non fuori classe, sapevano esattamente cosa fare perché erano inseriti in uno straordinario tessuto di gioco, lì c’era la bravura di un allenatore straordinario, perché riusciva ad infondere un’idea di calcio tirando il meglio da ciascun giocatore. Che poi è ciò che in fondo si dovrebbe fare in ogni lavoro. Ora c’è un problema evidente, innanzitutto c’è molta sfortuna : i vari contagi Covid, gli infortuni di Mertens ed Osimhen, poi ci sono errori tecnici, di impostazioni delle partite che, però, sono normali in un campionato. Quindi, non sono assolutamente per mandare via l’allenatore, perché non c’è un clima di scontro tra allenatore, squadra e società. La squadra è impaurita, ma finirà anche questo momento difficile. Deve finire il campionato, poi si faranno le dovute scelte. Gattuso è uno che ci mette la faccia, non vedo negatività. Il Napoli sabato farà una grande prestazione e tornerà il sereno”. Tu sarai allo stadio sabato per la partita contro la Juve? “No, da quando c’è il lockdown allo stadio non si può andare, ed io non ci sono mai andato. E ci tornerò solo quando torneranno tutti i tifosi”.


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MARIA CRISTINA ORGA

PARte PRIMA

SCUOLA & COVID: BASTA SPARARE SULLA CROCE ROSSA

Non accontentarti dell’orizzonte. Cerca l’infinito. Con questo motto e lo sguardo rivolto oltre tutti i confini si presenta al mondo l’Istituto Comprensivo Filippo Palizzi di Casoria, una scuola che si offre come baluardo di cultura e legalità in una realtà complessa quale quella della popolosa città a nord di Napoli nella quale operano con instancabile impegno e professionalità i docenti e gli educatori coordinati dalla preside (o meglio Dirigente Scolastica per i puristi della burocrazia) Angelina Saviano. Una scuola in trincea da un anno ormai, come tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado, impegnate a contrastare gli effetti collaterali peggiori della pandemia: la necessaria sospensione delle attività didattiche in presenza imposta dal lock down e la rocambolesca gestione della fase due dell’emergenza sanitaria e sociale che ha investito l’istituzione scuola di nuove e più urgenti responsabilità per non derogare all’imprescindibile funzione di fucina del pensiero e della formazione delle nuove (e speriamo più consapevoli e attente) generazioni, perché sappiano raccogliere il grido disperato che il pianeta agonizzante lancia e vincere le sfide che il futuro ha già lanciato agli esseri umani. Quella scuola pubblica italiana fatta di persone responsabili e di professionisti competenti che non si arrende nemmeno di fronte al micidiale SarsCovi2, quella scuola italiana e orgogliosamente pubblica che combatte a mani nude contro il virus come contro il profluvio di attacchi e critiche immeritate che piovono copiose e infondate da parte dei professionisti dell’accu-

fin dal primo giorno della pandemia la scuola pubblica italiana, pur tra mille emergenze e difficoltà non ha mai derogato al suo ruolo di istituzione fondamentale per l’educazione e la formazione del nostro patrimonio più prezioso: le bambine e i bambini sa, reinventandosi di continuo ed inventando sempre nuove strategie per restare al fianco degli studenti di tutte le età e delle loro famiglie nonostante venga quotidianamente bersagliata da quanti, anche nella più grave crisi sanitaria mondiale non rinunciano al piacere della lamentatio imperitura. E con la preside Saviano oggi parliamo proprio di questa povera, bistrattata ma sempre generosa e presente scuola. E di quella che verrà. La domanda che ci scambiamo più frequentemente in questi mesi di paura e pandemia è:” come stai?” e la prima domanda che io pongo a lei preside è proprio questa: “come sta la scuola?” Eh… Siamo sottoposti a pressioni di più generi: da parte dei genitori, da parte dei docenti e di tutti quelli che vivono la scuola, perché

viviamo un momento di forte tensione e sono tutti molto angosciati per quello che si prospetta e spesso le decisioni che vengono prese non sono ben comprese. E credo che questa situazione accumuni un po’ tutte le scuole italiane. Facciamo un po’ di cronistoria, preside: un anno fa il mondo è stato improvvisamente stravolto da una pandemia senza precedenti. Cosa è successo alla scuola? Lei tra l’altro dirige un istituto comprensivo che è di certo la realtà scolastica più complessa perché mette insieme tre ordini di scuola: infanzia, primaria e secondaria di primo grado parecchio eterogenei e si trova ad operare in un contesto complesso in cui la scuola ha un peso notevole e una doppia rilevanza, culturale e sociale. Innanzitutto voglio preci-

sare che io sono dirigente scolastica dal primo settembre duemilaventi, quindi da quest’anno e quando tutto ebbe inizio un anno fa ero una docente quindi ho vissuto la situazione da un doppio punto di vista. Quando ci siamo ritrovati all’improvviso catapultati in quello che sembrava un romanzo di fantascienza io quindi ero ancora un’insegnante, e insieme a tutti gli altri docenti ha partecipato ad una vera rivoluzione in cui i docenti e le scuole hanno dovuto aprirsi ad una innovazione tecnologica che fino a quel momento era stata solo marginale, pur di assicurare la continuità didattica ai ragazzi. Forse nessuno era pronto rispetto a quello che stavamo per vivere, pensando che la cosa si sarebbe risolta in breve tempo c’è stato un primo momento in cui ognuno ha agito in base all’emergenza, quindi cercando alla meglio di assicurare la presenza della scuola accanto a studenti e famiglie. Inevitabilmente quindi sono emerse quelle mancanze storiche della scuola, di cui tutti si lamentano, ma la ragione è che la scuola, come la sanità sono stati i due settori che si sono ritrovati al centro di questa pandemia e in cui si sono evidenziate le carenze decennali note a tutti. Preside chiamiamo le cose con il loro nome: da due decenni abbondanti a questa parte abbiamo assistito ad un saccheggio costante e spudorato della scuola e della sanità che sono state sistematicamente e consapevolmente depauperate per fini strumentali e politici, di cui in questa sede preferisco tacere per non trascinare fuori tema la nostra conversazione che ha ben


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10 più alto e nobile soggetto di interesse; lei ha detto una cosa importante: “non è stato facile ma ci si è mossi in ordine sparso per garantire continuità educativa”. Quindi, questa vituperata azione educativa in realtà non si è mai interrotta, checché se ne dica! Le scuole hanno, in tutti i modi, anche all’inizio in modalità informali hanno tenuto sempre il filo del contatto con gli studenti. I docenti hanno utilizzato ogni mezzo, anche contatti telefonici, anche la messaggistica, utilizzando mezzi propri e dati personali pur di restare al fianco dei loro alunni e delle famiglie. Almeno nella scuola di primo grado, per quello che è stata la mia esperienza, vissuta prima come docente e poi come dirigente questo filo non si è mai spezzato. La scuola e i docenti, hanno fatto un grande sforzo e un grande sforzo hanno fatto anche le famiglie: la pandemia ha chiesto molto a tutti e nell’ambito scolastico non è stato semplice abbracciare l’innovazione tecnologica imposta dalla didattica a distanza (DaD ndr) che non era né all’orizzonte, né alla portata di tutti, soprattutto se si considera che al primo ciclo abbiamo un corpo docente che, anche per età anagrafica, non è molto avvezzo alle tecnologie… … che però ce l’ha messa tutta per reinventarsi e merita un plauso corale! Tutti si sono impegnati fortemente, veramente hanno dato tutto quello che potevano dare, quindi quando si dice che la DaD non ha funzionato, in realtà non si dice il vero perché la DaD è un modello diverso dalla didattica tradizionale e per molti versi mal si adatta al primo ciclo di istruzione, soprattutto ai bambini più piccoli, ma gli sforzi sono stati enormi per renderla piacevole, accattivante e fruttuoso anche per loro, tanto è che al rientro a scuola in presenza ci sono certamente anche state delle inevitabili lacune che poi sono certamente recupe-

rabili, ma il lavoro fatto si è visto. Si può dire quindi che si è fatta di necessità virtù, per cui l’emergenza ha fatto in modo anche brutalmente che, magari a scapito di qualche contenuto disciplinare, venissero acquisite delle competenze che poi preparano alla vita. Letta così, paradossalmente siamo stati fortunati, perché tutti gli attori della scuola si sono trovati a fare un enorme salto di competenza digitale. Certo! E questo non vale solo per chi è direttamente coinvolto nell’azione educativa e didattica, ovvero docenti e alunni, ma anche le famiglie, tant’è che abbiamo registrato un forte incremento delle iscrizioni on line, che sembra un dato non congruente e invece denota il fatto che anche le famiglie si sono dovute adattare e tutti ormai sanno scaricare un documento o caricare una foto, sanno condividere un contenuto e i ragazzi hanno sperimentato tanto e i docenti tantissimo, con corsi di formazione continua, con sperimentazioni di ogni tipo. Effettivamente c’è stato un risvolto positivo da questo punto di vista e si è fortemente accelerato un processo innovativo che era già in atto nella scuola ma sarebbe stato ben più lento. Anche le segreterie hanno sperimentato quello smart working che fino a qualche anno fa era qualcosa di visto solo nei telefilm e poi è improvvisamente diventato realtà. Questo ha messo in evidenza alcune carenze del nostro sistema amministrativo (non dimentichiamo che anche l’amministrazione scolastica soffre dell’atavico ritardo innovativo di cui soffre tutta la pubblica amministrazione ndr) ma ci ha dato la possibilità di evidenziare le criticità, per migliorare il sistema. Si è lamentato che con la didattica a distanza gli studenti abbiano perso la loro socialità, perché la scuola è anche stare insieme e fare gruppo, in classe si creano legami affettivi importanti.

Da quella che è la sua esperienza nei rari tempi in cui quest’anno di è potuti tornare tra i banchi, date tutte le misure sanitarie da dover rispettare ovvero mascherina, distanziamento, divieto di scambiarsi oggetti, merende, giocattoli, abbracci e libri, permanenza nelle classi-bolla e divieto di occupare e condividere spazi comuni o attività condivise come lavori di gruppo, laboratori, palestre, mensa ecc. non è che poi lo stare insieme è diventato ancor più artificioso, ansiogeno e frustrante della distanza fisica imposta dalla DaD? Certamente si è tornati in una scuola diversa da quella lasciata un anno fa e anche i bambini più piccoli hanno avvertito il senso del pericolo sviluppando anche in molti casi una forte ansia, tanto è che facendo il giro delle classi, la nostra psicologa che fa servizio di sportello ha rilevato lo stato di sofferenza psicologica degli alunni che, sentendo continuamente parlare del pericolo dalla televisione ma anche a casa, senza considerare che molte famiglie sono state direttamente colpite dal Covid anche in modo drammatico, con delle perdite importanti. Noi abbiamo avuto richieste di istruzione parentale che non si vedevano da anni nella scuola, perché i genitori sono tremendamente in ansia e spaventati all’idea di mandare i figli a scuola, oltre a richieste di DaD per situazioni di fragilità per patologie croniche o per depressione. La socialità a scuola non è la stessa di prima, non può esserlo perché le norme ce lo impongono e la scuola cerca di rispettare tutti i protocolli per prevenire il dilagare dei contagi: distanziamento, mascherina, igienizzazione continua delle mani, delle superfici e degli ambienti, sanificazioni straordinarie e quindi non è più la stessa scuola, tuttavia anche se limitata la ritrovata socia-


DOMENICA 21 FEBBRAIO 2021 lità è stata importante per i bambini che sono stati tanto tempo a casa, almeno quelli che hanno rispettato le indicazioni che venivano date, perché c’è il dubbio che non tutti i genitori siano stati coscienziosi e responsabili e abbiano tenuto i loro figli effettivamente a casa. Vedersi attraverso uno schermo per la DaD ha creato però una diversa e inedita familiarità tra bambini e docenti perché si è entrati letteralmente nelle case di ciascuno e forse il senso di appartenenza che è mancato per la distanza è tornato attraverso la condivisione degli spazi privati lì dove lo spazio comune non è più condivisibile e si colgono anche i “back stage” di vita familiare dei bambini che avvicinano sicuramente tanto gli uni agli altri nel bene e nel male. Il vantaggio principale che hanno tratto i ragazzi è poter tenere vivi i rapporti e superare spesso alcune barriere che nella scuola in presenza si pongono per timidezza, per riservatezza e paradossalmente davanti ad uno schermo ci si sente più liberi di poter esprimere le proprie idee e le proprie opinioni. Di contro ha generato qualche difficoltà tra docenti e famiglie perché ho notato spesso proprio un’eccessiva ingerenza da parte dei genitori nel fattore didattico. Non che

11 le famiglie non debbano partecipare, anzi, l’alleanza scuola-famiglia, il patto formativo di base è fondamentale, ma spesso l’ingerenza del genitore a notare qualsiasi particolare di una banalissima lezione scolastica è veramente troppa. Siamo anche di fronte ad una generazione di genitori che rispetto alla scuola è molto più presente rispetto al passato, ma non sempre nel modo giusto. Almeno questa è la mia opinione. Diciamo che la mia opinione, preside, invece è che si sia perso un po’ il rispetto dei ruoli. La scuola è stata così sminuita e svilita, che da molti, non è più percepita come un’istituzione ma come un servizio. Anche questa così marcata autonomia o presunta tale che è stata data ai vari istituti scolastici fa forse ritenere la scuola non un ente istituzionale, pubblico, ma piuttosto un’agenzia si servizi, poco più che un babysitteraggio. Tant’è che alcuni genitori vogliono che la scuola sia aperta a tutti i costi perché non vogliono più tenere i figli a casa, come se la scuola si dovesse occupare dell’intrattenimento e non della formazione affettiva, culturale, civica e sociale dei loro ragazzi. Be’, soprattutto per la fascia d’età dei più piccoli è vero che c’è questa richie-

sta, soprattutto nelle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano in cui c’è anche una esigenza organizzativa che l’anno scorso è stata arginata dallo smart working e da altre agevolazioni, mentre in questa seconda fase questo è successo un po’ meno, quindi il disagio delle madri lavoratrici che sono costrette ad andare a lavorare ed è costretta a lasciare il figlio a casa si traduce nella richiesta della scuola in presenza. Anche io sono una madre lavoratrice e a mia volta ho dovuto lasciare i miei figli a casa con una persona che si occupa di loro mentre io andavo al lavoro. Ma avere qualcuno a cui affidare i propri figli non è sempre possibile per tutti e quindi va anche un po’ capita per le famiglie con i figli piccoli. Forse il problema è che negli anni le mani sulla scuola le hanno messe in troppi e male dal punto di vista politico… ma qua apriamo un mondo, per cui, data l’importanza e la serietà dell’argomento e la grande professionalità dell’interlocutrice, è decisamente meglio fare una pausa, prendere fiato e …continuare la nostra conversazione con Angelina Saviano, dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo Palizzi di Casoria la prossima settimana! Noi ci saremo, voi non mancate!

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Una giornalista impegnata nel sociale, esperta conoscitrice del gusto conviviale: Teresa Lucianelli

TERESA LUCIANELLI, giornalista specializzata in eno-gastronomia, ha dato vita, qualche anno fa, ad una seguitissima iniziativa solidale denominata #InsiemeperilTerritorio, in cui prendono parte le più alte eccellenze gastronomiche del nostro Paese. La valente collega, con la sua grinta e passione, ha dato vita a questa importante iniziativa con l’ obiettivo di far conoscere ad un pubblico sempre più vasto, le Eccellenze del mondo eno-gastronomico che la vulcanica giornalista ha saputo, con impeccabile competenza, amalgamare con incontri scientifici mirati alla sana alimentazione e al Belvedere, nella sua rassegna #InsiemeperilTerritorio, mettendo su –“per prima rispetto a tanti altri e in formula permanente e non occasionale”, come la stessa ci tiene a precisare – una squadra di Chef, produttori, artisti, professionisti della Sanità e dell’Informazione a 360 gradi, Associazioni del Territorio, insieme per un fine “solidale”, ovvero raccogliere fondi, ogni volta, per una giusta causa di solidarietà. Lei riesce a coniugare, con incomparabile competenza e innegabili capacità organizzative, delle kermesse a sfondo solidale, che hanno sempre ottenuto grandi consensi. Ricordiamo, ad esempio, l’iniziativa benefica da Lei proposta nel Natale 2019 ‘#InsiemeperilTerritorio:Natale d’Amore’, a Ottaviano, al Resort “La baita del Re di Ottaviano”, che così tanto successo ha ottenuto, andando ben oltre quelli che erano i migliori auspici, raggiungendo notevoli risultati solidali. Ci racconti. #InsiemeperilTerritorio: Natale d’Amore’, è la sigla con la quale ho firmato

più di un evento, dedicato a garantire un Natale e una Befana sereni e, in generale, supporto attivo alla Mensa Solidale della Parrocchia di San Gennaro al Vomero, Napoli, guidata da Padre Massimo Ghezzi, per i pasti delle festività, attraverso il Progetto AbitiAmo in cui credo fermamente, destinato ai bimbi “invisibili” : senzatetto, orfani e vittime di gravi disagi, attivo sul territorio campano e attraverso i suoi volontari, nella missione in Albania, dove vengono assistiti i piccoli che hanno conosciuto e subìto gli orrori dei conflitti. Nella poliedrica manifestazione del 2019, riuscimmo a garantire valido supporto anche ad un’associazione impegnata nei primi soccorsi, partecipando attivamente anche alla donazione di un defibrillatore all’Alberghiero di Ottaviano e tra gli eventi pomeridiani alla Baita del Re, oltre agli incontri pratici dedicati alla cucina di eccellenza e sulla sana alimentazione, ai mercatini natalizi infor-

mativi e alle mostre d’arte, furono forniti anche gli elementi base per prestare i primi aiuti in casi di soffocamento. Il cenone pre-natalizio fu accompagnato da un eccezionale spettacolo musicale, canoro e di cabaret, con la partecipazione di vedette nazionali. Lei è stata un’antesignana del tipo di iniziative del genere. Com’è nata la Sua idea? Che cosa l’ha ispirata? Sono cresciuta in una famiglia in cui la solidarietà è sempre stata al primo posto e mio padre Giuseppe e mio nonno Giovanni e, ancora, mia zia Angela Lauriano mi hanno trasmesso una grande passione per la Cucina. Amo l’arte, sono appassionata di Medicina e soprattutto del settore Benessere e ho “respirato aria di Cultura” già da bambina... Grazie alle Sue kermesse benefiche, Lei riesce a far incontrare la sensibilità artistica, poliedricamente espressa dall’arte e dalla cultura nelle loro molteplici sfaccettature, alla sensibilità verso la filosofia del less, i meno ricchi, i meno forti, i meno fortunati. Qual è stato, tra i tanti, il risultato che più di tutti l’ha inorgoglita? Considero tutti i risultati ottenuti, dei magnifici traguardi, perché mi permettono di aiutare chi non ha. Credo nel supporto militante attivo a favore degli “invisibili”, sono convinta che la vita non abbia senso se non si fa almeno qualcosa per il Prossimo. Ho educato i miei figli a rispettare questi valori e mi sono tutti accanto in queste mission benefiche. Sono profondamente grata a tutti i componenti della grande e magnifica squadra di #InsiemeperilTerritorio che sono orgogliosa di avere fondato: tutti elementi eccellenti e motivati, persone stupende e grandi professionisti.

La pubblicità sulle edizioni digitali e sui siti dei giornali offre una informazione credibile. Il settimanale CASORIADUE ha una storia cartacea di 30 anni e dal lockdown ha iniziato la sua storia in edizione digitale; in aggiunta ha anche un sito del giornale. La pubblicità è un’antenna molto sensibile in una fase di ridefinizione dei valori e delle priorità. La nostra testata da la possibilità alle aziende che intendono puntare sulla qualità e sulla capacità creativa di immaginare un tempo post pandemia.


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ANTONIO BOTTA

Casoria: presentato in modalità online, nella parrocchia S. Paolo, il libro “Una donna di nome Maria”

IL RICAVATO DELLA VENDITA DEVOLUTO A MEDICI SENZA FRONTIERE

Testo scritto e curato da due laiche per i laici “L’idea di cercare i miracoli della Madonna delle Grazie parte dal grande amore e devozione che ho per Maria, ma è soprattutto dal grande desiderio di aiutare i bambini meno fortunati dell’Africa. Maria è tutt’altro che una figura docile e obbediente. Un errore presentarla alle donne come un modello di donna docile e remissiva. Non è così, perché Maria prende tutte le sue decisioni da sola e in piena consapevolezza, responsabilità e libertà”. Nei locali della parrocchia S. Paolo in Casoria si è svolto, l’11 febbraio scorso, un convegno in modalità online per la presentazione di un libro sulla Madonna diviso in due parti, ciascuna delle quali ha un titolo: “UNA DONNA DI NOME MARIA”, scritta dalla dott.ssa Caterina Del Mondo, e “LA MADONNA DELLE GRAZIE CHE SI VENERA IN S. PIETRO MARTIRE A NAPOLI”, a cura della signora Annamaria Tenneriello. All’incontro hanno partecipato in presenza, nel pieno rispetto delle norme anticovid, il parroco don Giuseppe De Vincentiis, le due autrici e il conduttore Antonio Botta. Nell’intervento introduttivo, don Giuseppe ha posto in rilievo la struttura del libro, suddiviso in sette capitoli, e la qualità del contenuto ricco, nella prima parte, di annotazioni bibliche, storiche e teologiche riguardanti la Madre di Dio, mentre, la seconda parte, riporta una raccolta dei miracoli della Madonna delle Grazie, raffigurata in un quadro venerato nella Chiesa di San Pietro Martire a Napoli; i racconti dei prodigi, ha aggiunto il Parroco, sono stati trovati dopo una paziente ricerca effettuata dalla signora Tenneriello che ha consultato, su indicazione di Padre Eduardo Parlato, responsabile dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Napoli, prima l’Archivio di tale Ufficio e poi l’Archivio di Stato di Napoli nel quale riuscì a reperirli. Prima di dare inizio alla conversazione, il Conduttore ha evidenziato che uno dei meriti del libro, pubblicato dall’ EDI, Edizione Domenicana Italiana, è di avere saldamente centrato Maria nel mi-

stero di Cristo. In tal senso, il contenuto del libro si pone sulla linea di quanto scrisse S. Giovanni Paolo II nell’enciclica “REDEMPTORIS MATER”: “La mediazione di Maria ha carattere di intercessione”. E’ mediatrice nel senso che intercede, una mediazione subordinata, dunque, a quella di Cristo, non la offusca, ma, al contrario la mette in piena luce. Ciò emerge, in particolar modo, dal miracolo delle nozze di Cana, di cui l’autrice Del Mondo ha ben rimarcato il significato teologico, definendo il ruolo di mediatrice della Madre di Dio nell’economia della salvezza. Stimolata da alcune domande del Conduttore, la dott.ssa Del Mondo, laureata in Scienze Religiose e operatrice pastorale, da anni, nella parrocchia S. Paolo, con mandato di catechista dei giovani e responsabile per 10 anni, insieme con il marito, della preparazione dei nubendi, ha spiegato che nel Testo ha scelto la prospettiva dell’umanità della Madonna, perché “la sua figura di donna e di madre ha sempre stimolato la mia riflessione”, specificando che il libro “non è certo destinato ai religiosi ed alle religiose, che ne sanno certamente più di me”, ma che, “essendo una laica, ho scritto principalmente per quelle perso-

ne che spesso vorrebbero sapere di più, ma non hanno un sussidio che li aiuti a fare luce su determinati argomenti”. Richiamando, poi, la scelta di Maria, che, incinta, affronta un lungo viaggio, per recarsi dalla cugina Elisabetta, si è convenuto che Lei è, in tal senso, anche “icona” di Chiesa in uscita, e, quindi, di cristiani che vivono il Vangelo costruendo una relazione di prossimità e di cura premurosa con tutti, a partire dai più deboli e fragili, senza dimenticare le responsabilità e i doveri dell’essere cittadini, “rispettando le regole del vivere civile”. Ha rimarcato, inoltre, che ha dedicato un capitolo a “Maria nell’arte” perché, nelle varie espressioni artistiche, dalla pittura all’architettura, dal cinema al teatro, “il sacro assume modalità nuove di comunicazione permettendoci di vivere il Vangelo in maniera sempre attuale”; d’altronde, l’arte è iscritta nel cuore dell’uomo che è affascinato dalla bellezza ed è, nel medesimo tempo, uno strumento altamente formativo attraverso il quale possiamo riscoprire le nostre radici cristiane. Proprio sulla “Tota Pulchra” è stata rivolta l’ultima domanda, e l’Autrice ha risposto che la bellezza della Madonna va intesa non unicamente in senso fisico, ma interiore, fatta di luce, di armonia, puntualizzando che “Maria è tutt’altro che una figura docile e obbediente, basti pensare il suo sì all’annuncio dell’angelo. E’ una risposta piena e consapevole. La colpa perpetrata nei secoli, se di colpa vogliamo parlare, è stata quella di presentarla alle donne come un modello di donna docile e remissiva. Non è così, perché Maria prende tutte le sue decisioni da sola e in piena consapevolezza, responsabilità e libertà”. A seguire l’intervento della signora Tenneriello la quale ha spiegato che “l’idea di cercare i miracoli della Madonna delle Grazie parte dal grande amore e devozione che ho per Maria, ma è soprattutto dal grande desiderio di aiutare i bambini meno fortunati dell’Africa che ho deciso di raccogliere e pubblicare i racconti dei miracoli della Madonna


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14 raffigurata in un quadro venerato nella Chiesa di San Pietro Martire all’Università. Spero, per questo, nell’aiuto dei lettori: acquistando il libro (al prezzo modico di 10,00 euro, n.d.r.), possiamo salvare la vita di tanti bimbi e sostenere l’associazione onlus “Medici senza frontiere”. Con un piccolo gesto doniamo a chi non possiede il necessario per vivere, soprattutto ai bambini, il necessario per vivere, medicinali, presidii sanitari,

cibo… e contemporaneamente doniamo a noi stessi gioia e speranza. Il più grande miracolo che ho ricevuto per intercessione di Maria è proprio la realizzazione di questo libro; il mio cuore è pervaso di immensa gratitudine per la Madonna delle Grazie,la cui immagine fu portata da una devota il 23 dicembre 1442 da Vico Equense a Napoli, poiché un giorno le parve di udire dall’Immagine l’invito a collocarla in una chiesa napoletana, dove avrebbe

elargito più numerose grazie. I buoi si fermarono dinanzi alla chiesa di S. Pietro Martire, appartenente ai Frati Domenicani. La donna raccontò l’ispirazione avuta e l’Immagine fu solennemente accolta nel tempio.” Le due autrici hanno ringraziato coloro che le hanno sostenute e incoraggiate nella realizzazione del libro, fra cui don Giuseppe De Vincentiis e mons. Nunzio D’Elia. Il libro si può acquistare nella parrocchia S. Paolo.

FRANCESCO TAGLIALATELA

CAMPI ROM E INCLUSIONE SOCIALE

In Campania quella dei “campi rom” è da tempo una vera piaga sociale periodicamente riproposta dai partiti durante le campagne elettorali come punto centrale della propria agenda politica. Ad oggi, nel 2021, la situazione non pare essere migliorata. Infatti, nel corso degli ultimi anni, le varie amministrazioni provinciali che si sono alternate, come a Giugliano con Poziello o a Casoria con Carfora, hanno favorito le condizioni perché questi campi nascessero in aree generalmente periferiche e si radicassero sempre più nel territorio dell’entroterra partenopeo. Inefficaci si sono rivelate alcune misure attuate negli ultimi anni come, ad esempio, le bonifiche degli insediamenti di tali aree, poiché attuate sporadicamente. È indubbio che i risultati di tali politiche fallimentari non possano che essere a loro volta fallimentari: rifiuti e roghi tossici sono soltanto alcune delle più palesi problematiche legate a questo fenomeno dato che, a farne le spese in termini di salute, non sono soltanto i cittadini dei limitrofi centri abitati, ma sono anche, e soprattutto, le stesse comunità Rom a soffrirne. Ci troviamo dinanzi a una macroproblematica di tipo sociale, ma altresì di ordine etnico e culturale, che coinvolge numerose province, specie del napoletano e del casertano, e che racchiude diverse sfere di interesse economico manipolate da enti e associazioni locali, in alcuni casi finanziati da un circuito criminale. A loro volta, anziché provare a risolvere la situazione, magari promuovendo una politica

di inclusione finalizzata all’housing sociale (edilizia abitativa sociale) associazioni ed enti strumentalizzano i campi e le rispettive comunità che li popolano, trovando in essi un capro espiatorio al quale attribuire facilmente molte delle colpe legate all’inquinamento ambientale e allo stato di degrado in cui versano, sottraendole pertanto a quelle aziende del tessile e del metallo, che per pochi danari decidono di smaltire i propri scarti di produzione con roghi tossici appiccati dagli stessi Rom. Conviviamo da tempo con delle minoranze etniche stanziatesi ormai da trent’anni sul nostro territorio, trent’anni durante i quali non sono mai state adottate iniziative incisive per creare un dialogo con queste comunità che nel frattempo continuano a generare economie in nero parallele alle nostre. Solo di recente, e precisa-

mente a partire dal 12 gennaio 2021, in Campania è stato approvato il progetto “A.b.r.a.m.o.”, con la partecipazione della Prefettura di Napoli, della Città metropolitana, del Comune di Giugliano e degli enti del terzo settore, che sono in campo per affrontare quella che è una vera emergenza. Il fine di tale progetto, con lo stanziamento da parte della Regione di 864.000 euro, è quello di garantire un maggior grado di integrazione sociale a queste comunità. Una simile iniziativa potrebbe realmente rappresentare un inversione del ruolino di marcia intrapreso fino ad oggi dalle amministrazioni locali, un possibile nuovo inizio in grado di avviare nuovi scenari per la Campania tutta in nome della “Dichiarazione Universale dei diritti umani” e del rispetto della commistione tra popoli e culture sancito anche dall’Unione Europea.


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ANGELA CAPOCELLI

“NESSUNO SI SALVA DA SOLO”: L’IMPORTANTE MESSAGGIO DEL DOTTOR ALDO BOVA

È oramai un anno che non si sente parlare d’altro: il Covid è divenuto l’argomento più toccato, costante e presente degli ultimi 12 mesi. Di conseguenza, abbiamo deciso di discuterne con un esperto, affinché le informazioni che vi diamo siano quanto più precise ed esatte possibile. Come non intervistare, allora, il dottor Aldo Bova? Chirurgo ortopedico, primario emerito dell’ Ospedale San Gennaro di Napoli, direttore responsabile del Centro ortopedicoriabilitativo Igea Ippocrate (Cardito), professore presso la Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport all’Università “Luigi Vanvitelli” e responsabile Terapia del dolore con radiofrequenza alla Clinica Santa Lucia (San Giuseppe Vesuviano). Vi riportiamo con gratitudine le sue preziose parole. Dottore, ci parla del Covid da un punto di vista medico? Il Covid-19 è una sindrome dovuta all’infezione da Coronavirus SARSCoV-2 . Si diffonde per le vie aeree, attraverso le goccioline che escono dalla bocca e dal naso, le quali possono passare da una persona ad un’altra, anche a distanza di vari metri, e depositarsi su superfici varie. Colpisce principalmente i polmoni e l’olfatto ma può generare danni a livello di tutti gli organi. Certo è che la parte del corpo più solitamente colpita sono i polmoni, con un’ insufficienza respiratoria che può essere lieve, forte, grave e gravissima, con fame d’aria così grave da portare a exitus. È una sindrome che deve essere riconosciuta e seguita dai medici di famiglia e da tutte le strutture territoriali intermedie sotto il profilo funzionale fra ospedali e territori. Strutture che sono venute completamente meno nella prima fase della pandemia, specialmente nel Nord Italia e specificamente in Lombardia, dove le strutture territoriali negli anni passati non erano state create e tantomeno mantenute in efficienza e validità. Va curata con farmaci a base di eparina a basso peso molecolare, antivirali e sostanze che migliorano la respirazione . Gli ambienti di vita devono essere ben arieggiati. Le situazioni lievi devono essere curate

a casa. Quelle più serie vanno curate in ospedale, per fornire studi e cure idonee ai pazienti, con ossigeno a disposizione. I casi molto seri vanno tenuti in terapia intensiva. Nel post acuzie (ovvero durante il periodo della convalescenza) restano tanti esiti a livello polmonare, cardiaco, neuropsichico, muscoloscheletrico ed articolare, olfattivo: tali esiti vanno riconosciuti, rilevati e trattati con cure mediche e riabilitazione . In che senso il virus è mutato rispetto a un anno fa? I virus, passando da uomo a uomo, subiscono sempre una mutazione, cambiano per poter sopravvivere. Vale la pena a proposito delle mutazioni segnalare quanto indica l’Istituto Superiore di sanità, di seguito riportato: “I virus, in particolare quelli a Rna come i coronavirus, evolvono costantemente attraverso mutazioni del loro genoma. Mutazioni del virus Sars-CoV-2 sono state osservate in tutto il mondo fin dall’inizio della pandemia. Mentre la maggior parte delle mutazioni non ha un impatto significativo qualcuna può dare al virus alcune caratteristiche come ad esempio un vantaggio selettivo rispetto alle altre attraverso una maggiore trasmissibilità, una maggiore patogenicità con forme più severe di malattia o la possibilità di aggirare l’immunità precedentemente acquisita da un individuo o per infezione naturale o per vaccinazione. In questi casi diventano motivo di preoccupazione, e devono essere monitorate con attenzione”. Allo stato attuale, le più rilevanti varianti generatesi sono quella britannica, quella brasiliana e quella sudameri-

cana, certamente più aggressive delle strutture di partenza. Cosa pensa riguardo la questione dei vaccini? Penso che i vaccini siano un’arma meravigliosa per lottare le malattie infettive a diffusione importante. Basti pensare al grande aiuto dato dai vaccini per la poliomielite e per il colera . Nel nostro caso per fare in modo che la pandemia si fermi e si fermino tutti i danni da essa provocati, bisogna raggiungere nel popolo l’immunità di gregge: solo così possiamo bloccare i gravi dissesti dovuti al Covid-19 nel campo della salute, ma anche nel campo socioeconomico, lavorativo, psicologico, educativo e formativo. Quindi, avanti con il procurare i vaccini e con organizzare in maniera idonea le strutture che devono vaccinare! Quando si ritornerà, secondo lei, a un’effettiva normalità? Penso che per arrivare ad una concreta normalità ci voglia almeno un anno. Naturalmente parliamo di normalità intendendo che : • Non ci siano contagiati e tantomeno pazienti da terapia intensiva e morti • Ci si possa muovere normalmente • Si riprenda il lavoro di tutti • Le attività scolastiche, sociali, relazionali, convegnistiche, di viaggi riprendano normalmente • Ci si riporti nella condizione di serenità psicologica con tanta voglia di vivere, lavorare, relazionarsi La cosa che mi auguro è che, in relazione e in seguito a questa vicenda, si comprenda da parte di tutti che l’Umanità è in una rete e che in tutte le vicende che ci possono capitare NESSUNO SI SALVA DA SOLO.


DOMENICA 21 FEBBRAIO 2021

16 GENNARO MOSCA

LA ‘FIDUCIA’ AL GOVERNO E CENCELLI

Non parlo molto di politica, perché basta guardare le vicende locali o quelle nazionali per capire che spesso la qualità ne è lontana. E questo mi delude. La politica è la stanza dei bottoni in cui buona ragione dovrebbe far entrare solo chi ha professionalità, esperienza e una visione di benessere universale. Saper scrivere una Legge, un Decreto o un Regolamento dovrebbe sottendere capacità di analisi, cultura, intelligenza, e un elevatissimo – incorruttibile – livello etico. Politica, a qualsiasi livello, è dirigere e amministrare per il bene della collettività, risolvere problemi, creare unità e inclusione. Scuola, Università, Lavoro, Sanità, Infrastrutture, Cultura, Turismo, Europa, Previdenza, Immigrazione, richiedono tanta competenza. Invece, nella classe dirigente ci ritroviamo a volte donne e uomini nominati solo per soddisfare un delicato equilibrio di potere tra i Partiti. Massimiliano Cencelli, nel 1967, ebbe l’idea di assegnare gli incarichi di ministro sulla base dei voti presi dai Partiti, proporzionalmente ai rispettivi parlamentari eletti. Questo modo di spartirsi le poltrone lo chiamano “Manuale Cencelli”, e non è un apprezzamento. Così, quei delicatissimi incarichi di responsabilità vengono assegnati talvolta con questa logica. Come se, dovendo scegliere il medico, ci affidassimo a quello che ha più pazienti, ma senza sapere se ha studiato a Harvard o al Cepu. Perché nel nostro sistema, la Repubblica Parlamentare, il Governo incaricato prima di insediarsi deve ricevere la fiducia dal Parlamento, e così i Partiti – non il curriculum – possono determinare i nomi dei ministri che il Premier incaricato ob torto collo deve accettare, se vuole poi concretamente lavorare per il Paese, ricevendo la fiducia. Mentre la Costituzione non impone che i ministri siano scelti tra i parlamentari, proprio per consentire di prendere le eccellenze, ovunque siano, dentro o fuori il Palazzo.

IL GRILLO PARLANTE

Se sabato scorso Draghi non avesse dovuto sottostare all’equilibrio Cencelli, avrebbe formato lo stesso Governo? Questa fiducia che il Governo deve ricevere è diventata anacronistica e deleteria. Allora, se è così, non è detto che l’attuale forma di governo resti immutata nei secoli dei secoli. Ci sarebbero almeno due vie d’uscita. In Francia, dove c’è il semipresidenzialismo, appunto alla francese, il Presidente della Repubblica è eletto direttamente dai cittadini, ha una parte di potere politico e nomina il Primo Ministro. Il Governo è soggetto alla fiducia del Parlamento che, però, ha meno margini di fronte a un Premier nominato da un Presidente eletto dal popolo, titolare di parte delle competenze dell’esecutivo e soprattutto con un potere ampio di sciogliere lo stesso Parlamento. Il presidenzialismo pieno, quello americano, prevede che il Presidente sia anche titolare dell’Esecutivo, senza necessità di ottenere la fiducia dal Parlamento. Massimo potere accentrato nelle mani di uno solo, che a noi italiani non piace tanto, ma assoluta stabilità. Tra i due sistemi, potremmo scegliere, o trovarne un altro. L’istituto della fiducia dalle due Camere

è certamente espressione di democrazia e sovranità popolare, ma a costo di quel rischio insopportabile. Così, tra i supertecnici liberamente nominati, e gli altri politici di professione imposti dai nefasti rapporti di forza del Cencelli, ci ritroviamo oggi con un Governo nordocentrico in cui il Premier dovrà giocare di equilibrio per trovare una strada tra reddito cittadinanza e flat tax, tra porti aperti e chiusi, tra quota 100 e legge Fornero. Sperando che il Covid e le sue varianti ci lascino un po’ tranquilli. Illustre signor Presidente, i migliori ‘in bocca al lupo’, non si scordi del Sud – perché come ha detto al Senato «l’unità non è un’opzione, è un dovere» – e se in Trentino gli impianti di risalita chiusi piangono, le spiagge di Napoli, Sorrento, Ischia, Capri, Maratea, Lecce, Praia e Mondello, tanto per dirne qualcuna, non si preparano a ridere. Speriamo di non perdere quest’ultima chance, e non dover rimpiangere – certo non per Suo demerito – i governi di Craxi e Andreotti. Sennò, ricordando la vignetta di Forattini, con Bettino in camicia nera e stivaloni che svolazza sul balcone di Piazza Venezia, non ci resterà che urlare tutti in coro: «Aridàtece er puzzone!». Con buona pace di Cencelli.

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GIUSEPPE NAVARRA Gesù allude al supplizio di Pietro. “ In verità Io ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti condurrà dove tu non vuoi.” Gv 21, 1-19 “Mamma dov’è il nonno?.... Ha fatto le valigie e se n’è andato, perché la nuora non lo vuole più. E’ troppo vecchio e malandato. E il vecchietto dove lo metto, dove lo metto, non si sa …?” Chi non ricorda questa amara canzoncina di Modugno? In estate i vecchi malandati costituivano un problema per quelle famiglie che intendevano trascorrere le vacanze al mare. La soluzione era un ospizio o addirittura una sistemazione momentanea in ospedale per accertamenti. Oggi gli anziani, in età compresa tra i 65 ed i 75 anni, se in buona salute vivono ancora in famiglia. Molti, In caso contrario, vanno negli ospizi, in case famiglia o in altre istituzioni di accoglienza, dove spesso il covid ha trovato condizioni favorevoli e materiale in cui annidarsi; tra gli esclusi, quelli che spesso lamentano il quasi-abbandono dei parenti. «La Scrittura ci dice che i nostri anziani sono le nostre radici, la nostra sorgente, il nostro sostegno», perché, afferma il Papa citando una poesia di Francisco

GLI ANZIANI Luis Bernàdes, “ l’albero fiorito/vive della sua parte sepolta.” «Un triste segno dei nostri tempi è l’esclusione e l’isolamento degli anziani». Se si separano i giovani dagli anziani si privano i primi dell’esperienza e della saggezza dei secondi. Si privano i bambini della tenerezza dei nonni e i nonni della gioia di rivivere una seconda paternità molto più sentita della prima. Io non potrò mai dimenticare un vecchia signora che nelle sere d’inverno radunava intorno al braciere su cui troneggiava un “asciuttapanni” nipoti e vicini di loggia e raccontava loro delle fiabe. La nostra fervida fantasia si raffigurava Alì Babà, i quaranta ladroni, Simbad il marinaio.

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Aveva un modo di raccontare che affascinava. L’ho sempre ricordata con affetto, come una nonna acquisita. Era la nonna di Gilberto, un mio caro amico defunto. La persona che mi accompagnava a scuola all’Istituto Brando, dalle suore Sacramentine e veniva a riprendermi al pomeriggio era mia nonna; colui che mi difendeva dalla severità dei miei genitori, era mio nonno. La vecchina affabulatrice, i miei nonni sono parte delle mie radici, hanno contribuito a farmi crescere. E così credo per molti dei lettori di CasoriaDue. I vecchi sono la “memoria che è conoscenza e la conoscenza è la matrice di coscienze vigili, avvertite, impegnate

nella costruzione di una società aperta all’amore, alla giustizia e all’eguaglianza.” (Gianfranco Macis, deportato e partigiano) Non possiamo disfarcene. Isolarli in remote RSA significa trattarli alla stregua di oggetti da riporre in soffitta. Sono ingombri per la casa. Se mostravo insofferenza verso mio nonno quando mi chiedeva di aiutarlo a calzare le scarpe, egli soleva rimproverarmi sospirando: “T’ è fa viecchie pure tu”. Gli anziani desiderano sentirsi utili non solo in famiglia ma anche alla comunità. Un modo intelligente fu quello di retribuirli per sorvegliare le scolaresche al loro ingresso ed uscita dagli edifici scolastici. Era un modo per aiutare i più bisognosi senza l’umiliazione di un’elemosina pubblica. Chissà se vengono stanziati ancora fondi da Comuni e regioni a questo scopo. Ho fatto esperienza nella ex Jugoslavia di Tito di un’analoga valorizzazione degli anziani. Venivano dislocati dei vecchietti lungo i corsi di fiumi e torrenti per controllare i pescatori di trote e temoli. Muniti di un binocolo perlustravano il corso d’acqua, si avvicinavano al pescatore, si assicuravano che avessero pagato la tassa giornaliera stabilita dal Comune e controllavano che il pescato fosse a norma per dimensione e quantità.

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18 Rossella Verze

SIAMO TUTTI ESSERI UMANI “È avvenuto quindi può accadere di nuovo, questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire” (P. Levi)

SIAMO TUTTI ESSERI UMANI è non solo il titolo ma anche il cuore del significativo progetto interistituzionale realizzato a Casavatore tra il 27 gennaio e il 10 febbraio. Interistituzionale perché ha visto coinvolti il Comune nella persona del sindaco dott. Vito Marino, l’Assessorato alla Pubblica Istruzione, i tre Istituti Comprensivi del territorio e l’Associazione Culturale “Clarae Musae”. L’idea, infatti, dell’ Assessore alla Pubblica Istruzione, dott.ssa Imma Calvano, di un metaforico viaggio partito dal passato per giungere al presente e proiettarsi nel futuro si è rivelato uno spazio privilegiato di riflessione che, se ha consentito di approfondire la conoscenza della Shoah e la lucida follia che portò al genocidio degli ebrei, ha nel contempo offerto ai giovani studenti di Casavatore la possibilità di riflettere sulle svariate forme di razzismo che in maniera ora palese, ora strisciante, travagliano e avvelenano l’umanità. La memoria storica, nuntia vetustatis, cioè ambasciatrice del passato, con la sua pregnanza formativa può in effetti rendere i giovani consapevoli protagonisti di un futuro in cui domini il rispetto per ogni forma di diversità. La diversità purtroppo ancora oggi, a dispetto dei progressi tecnologici e informatici, è considerata spesso una forma di inferiorità, inadeguatezza, disadattamento, infelicità e non una ricchezza. 27 gennaio, 4 e 10 febbraio sono le date in cui si sono espressi in merito alunni ed alunne rispettivamente dell ‘I. C. Romeo, I. C. Benedetto Croce, I. C. De Curtis. Destinatari del progetto a cui hanno lavorato la dott.ssa Imma Calvano e la prof.ssa Vittoria Caso, presidente dell’Associazione Clarae Musae, con il gradito apporto del giurista dott. Adriano J. Spagnuolo Vigorita, sono stati i discenti delle classi terze, guidati sia dai docenti referenti d’istituto, sia dai loro stessi docenti, ad esprimersi a 360° a partire dal diario di Anna Frank. Anna Frank, vittima innocente così come tanti altri ebrei e non ebrei, ha trovato nei giovani di Casavatore sensibilità e disponibilità a penetrare nelle segrete vie del suo cuore, esplicitandone

non solo le paure, i timori, le ansie ma anche le gioie, i sogni, le speranze. È stato emozionante ascoltare il modo in cui questi giovanissimi hanno letto e interpretato le voci provenienti da un passato ancora recente, la saggezza con cui hanno espresso riflessioni incisive e profonde sull’unicità di ogni essere umano, diverso per aspetto fisico, carattere, capacità, talento, strato sociale, condizioni economiche e mai inferiore, sulla giustizia, sull’uguaglianza tra popoli. Se il punto di partenza è stato per tutti gli istituti “Il diario di Anna Frank” e il traguardo comune è stato il rispetto e l’accettazione dell’altro da sè, ogni gruppo classe si è connotato per la profondità e la diversità delle proprie riflessioni. Alunni/e del “Romeo”, con la preziosa guida delle loro docenti, in aggiunta alla lettura di pagine scelte del diario di Anna Frank e alle riflessioni suggerite dalla drammatica vicenda, in cui si sono immedesimati, si sono espressi attraverso poesie toccanti, disegni assai significativi, performance musicali e addirittura un intenso cortometraggio. Gli alunni dell’Istituto “B. Croce” hanno trasformato in fumetto la storia di Anna Frank, hanno creato dei video con i loro pensieri, i loro disegni, le loro acute riflessioni e hanno concluso con quesitiintervista posti all’Assessore, alla prof. ssa Caso e al dott. Spagnuolo Vigorita. Il 10 febbraio è toccato ai discenti del “De Curtis”, i quali, oltre a dare vita alle pagine del diario della giovane Frank e ad illustrarle, ne hanno fatto rivivere la storia familiare attraverso interessanti documenti e suggestive foto d’epoca e hanno recitato finanche un passo di Pasolini. Il saluto del sindaco dott. Vito Marino e i suoi graditi auguri di buon

lavoro hanno preceduto ogni incontro invitando i ragazzi a conoscere e a studiare la storia, magistra vitae, in modo da percorrere in futuro sentieri lastricati di umanità e di fratellanza. L’assessore Imma Calvano ha presentato un bel video da lei realizzato sulla diversità a 360° e ha esortato i discenti a farsi essi stessi promotori di senso civico, conoscenza, correttezza, rispetto per sè stessi e per gli altri con il loro esempio. Il giovane giurista Adriano Spagnuolo Vigorita attraverso riflessioni profonde e calzanti ha spaziato nel tempo e nei generi letterari, focalizzando vecchi e nuovi pregiudizi e ha fornito ulteriori validi spunti di approfondimento. Analogamente la prof.ssa Vittoria Caso, oltre a coordinare gli incontri e a collaborare alla stesura del progetto, ha fatto riferimento ad altri testimoni oculari ancora viventi della Shoah e ai loro scritti, nonchè alla triste esperienza dei profughi che ancora oggi abbandonano la patria nella disperata ricerca di un’ancora di salvezza, oltre a declamare alcuni suoi versi. I dirigenti scolastici dei tre istituti, rispettivamente prof.ssa M. Evelina Megale, prof. Giovanni La Montagna e prof. Giuliano Mango, assieme ai docenti impegnati nel progetto, hanno ringraziato gli organizzatori per questo ulteriore stimolo al rispetto per ogni diversità, alla necessità di lottare contro forme vecchie e nuove di razzismo, all’importanza dei diritti di ogni singola persona, alla funzione della memoria. Tutti si sono complimentati per la risposta dei giovani, talmente sorprendente per la quantità e la qualità dei contenuti da illuminare di nuova luce il futuro.


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IDA PICCOLO

TONY CERCOLA OSPITE DI ANTONIO D’ADDIO E IDA PICCOLO A PARTENOPE TV: IL PERCUSSAUTORE NAPOLETANO A TU PER TU

Di puntata in puntata cresce l’interesse per il nuovo format “A tu per tu”, condotto dal giornalista Antonio D’Addio e dalla presentatrice/speaker radiofonica Ida Piccolo, in onda, il martedì sera, sulle frequenze di Partenope Tv, l’emittente regionale leader in Campania, Abruzzo, Puglia, Calabria e in tutto il Meridione, visibile sui canali 188 in Campania e 190 in Puglia e Calabria, del digitale terrestre e in diretta streaming su www. partenope.tv grazie all’intraprendente editore Angelo Ucciero e al valente direttore artistico, Renato De Carmine. Ospite della sesta puntata Tony Cercola, al secolo Antonio Esposito, originario di Cercola, 65 anni, musicista italiano di fama internazionale, eclettico percussionista, compositore, autore di brani con forte connotazione etnica. Nel corso della puntata Cercola è stato messo a nudo sotto le domande incalzanti dei conduttori, ha ripercorso le tappe fondamentali della sua carriera partendo dai mitici anni ’70 e dai Neapolitan Power (Edoardo e Eugenio Bennato, Tony Esposito, Tullio De Piscopo, James Senese, la Nuova Compagnia di Canto Popolare e Pino Daniele), passando per Radio Nuova Napoli, il Festivalbar con Babbasone, il Cantagiro e tantissime manifestazioni e tournée fatte in tutto il mondo. In oltre 40 anni di vita artistica, Tony ha collaborato con grandi nomi della musica italiana e internazionale, quali Don Cherry, Brian Ferry, Enzo Gragnaniello, Roberto Murolo, Mia Martini, Eduardo De Crescenzo

e tanti altri, ma non solo il nostro percussautore (appellativo che gli è stato dato dal giornalista Sandro Petrone, fondamentale per la sua carriera e al quale è stata dedicata la puntata) ha ricordato il padre, le sue origini, le sue sofferenze, i suoi incontri con Pino Daniele, Edoardo Bennato, Dario Fo, Nino D’Angelo, Antonella Ruggiero, Enzo Gragnaniello, Renzo Arbore, Gianni Minà, Gegè Di Giacomo, il suo rapporto sentimentale con la cantante argentina Rosarillo, l’incontro con Gino Magurno, che con Tony ha creato il Lumumbese, un nuovo linguaggio espressivo. E ancora, le sue esperienze cinematografiche con i film La mazzetta, Radici e Magma e il suo libro Per chi suona la buatta. Storia di un percussautore, scritto a quattro mani con con Antonio G. D’Errico e pubblicata da Edizioni Anordest, in cui ha raccontato le radici vesuviane, il bullismo, la sua balbuzie, gli incontri e le sue lezioni di ritmoterapia.

Tra chiacchiere, ricordi, battute, tanta simpatia, la visione di cinque blocchi di fotografie e videomessaggi impensabili, il “nomade del Vesuvio” ha eseguito varie performance live tra cui Babbasone, accompagnato da Enzo Altieri alla chitarra, e ha commentato i video Facimm’ Ammuina con la partecipazione di Edoardo Bennato e Mimmo Cavallo, Appassionata 1 con Ugo Mazzei, Mi opio con la cantante Rosarillo e Lumumba con Paki Palmieri. Particolarmente graditi i videosaluti della compagna Ana Rita direttamente da Buenos Aires, di Gianfranco Gallo, Nello Daniele, Ugo Mazzei, Gino Magurno e Massimo Penza. La puntata andrà in onda anche giovedì, alle ore 21,00, sulle frequenze di Radio Amore Campania degli editori Antonio e Daniele Romano e in replica domenica sera, alle ore 21,00, su Partenope Tv. L’editore Angelo Ucciero e il direttore artistico Renato De Carmine sono soddisfatti del prodotto e promettono tante altre grandi novità. Partenope TV, Tony Cercola Official, Tony Cercola, TONY CERCOLA, Tony Cercola, Tony Cercola.

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Tamponi solidali al centro storico di Napoli

Lo screening epidemiologico è fondamentale per consentire agli studenti d’andare a scuola in sicurezza. Da quest’esigenza soprattutto nasce l’iniziativa “Tampone Solidale” della onlus “Pietrasanta polo culturale”, guidata in particolar modo dal presidente Raffaele Iovine e dal socio fondatore Dott. Giovanni De Vita. La Basilica della Pietrasanta si è trasformata in un centro screening per il Covid-19, sono circa duecento i test antigenici rapidi effettuati dagli operatori sanitari. Il progetto unisce i luoghi d’arte e cultura alla salute, che rappresenta un diritto che va garantito a tutti grazie proprio all’impegno a favore dei più deboli. Una bellissi-

ma e storica chiesa si è trasformata in un centro di verifica perché il tracciamento è un’arma essenziale per contrastare la diffusione del Covid-19 soprattutto tra i ragazzi che si stanno recando a scuola nella complessità di questo momento storico caratterizzato dalla pandemia. La collaborazione tra la onlus “Pietrasanta polo culturale” e il Dott. Ezio Stellato, commercialista sempre attento alle opere d’impegno sociale e civile sul territorio. in futuro svilupperà altri progetti e iniziative sociali nel cuore pulsante del centro storico di Napoli ma anche in altri luoghi dove c’è bisogno di supporto per i bisogni delle persone.


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D’ADDIO: “SCUOLA, MUSICA E GIORNALISMO”

Giornalista, Professore, cura tanti ufficio stampa di artisti ed eventi prestigiosi, Antonio D’Addio e la sua grande passione per lo spettacolo, ma come farà a fare tante cose? Perché prediligono lui? Scopriamolo insieme. Antonio come nasce la passione per il giornalismo e per il mondo dello spettacolo? “Fin da piccolo mi è sempre piaciuto scrivere, commentare, riflettere, fare delle considerazioni su quello che vedevo e leggevo, infatti al termine della terza media mi sono iscritto al Liceo Classico, ho frequentato la sezione staccata del Liceo Garibaldi a Pomigliano D’Arco, dove vivo e dopo la maturità ho scelto la Facoltà di Lettere e Filosofia, indirizzo Lettere Classiche. Parallelamente mi sono interessato al mondo dello spettacolo, seguivo la musica, il cinema, il teatro, la televisione, le mostre d’arte, facevo critiche, recensioni come hobby. Durante l’ultimo anno d’Università partecipai ad un concorso indetto dall’Ordine dei Giornalisti di Roma, superai le selezioni e feci questo stage nella Capitale. Ricordo che facevamo esperienze nelle varie redazioni televisive, dai Tg ai programmi di Michele Santoro, dai talk alle rubriche di approfondimento, una bella palestra. Al termine del corso fui preso dal quotidiano Roma per fare praticantato e fui assegnato al settore “Cultura e Spettacoli”, facevo un po’ di tutto, ma in quel momento c’era la necessità di coprire lo spazio dedicato alla musica popolare, classica e neomelodica napoletana e così è iniziata la mia avventura giornalista, che dura da oltre 30 anni.” Come riesci a conciliare la professione di docente e di giornalista? “Quando si lavora con passione e con entusiasmo il tempo si trova. L’insegnamento è un’altra mia grande passione, mi ha dato tanto ed io sto dando tanto. Di mattina sto a scuola, di pomeriggio mi dedico al giornalismo, di sera scrivo gli articoli”. Su cosa hai riflettuto durante la pandemia?

“Ho riflettuto sul senso della vita, dall’oggi al domani i nostri comportamenti sono stati stravolti, in 24 ore tutto può cambiare e allora si deve vivere alla giornata, non bisogna perdere tempo ne sprecarlo in cose futili. Ho pensato che si deve stare in pace con tutti, specialmente con i familiari e gli amici, altrimenti si vive di rimorsi. La cattiveria, l’invidia, la gelosia, le pugnalate alle spalle non servono, l’unione e la collaborazione ci rendono vincenti”. Cosa stai facendo attualmente? “Sto conducendo, insieme alla bravissima e alla dolcissima Ida Piccolo, la trasmissione “A Tu Per Tu”, in onda il martedì sera, dalle ore 21,00 alle ore 22,30, sulle frequenze di Partenope Tv. Un format nuovo e simpatico che sta incontrando il favore del pubblico e degli addetti ai lavori, ogni puntata ospitiamo un personaggio del mondo musicale italiano o napoletano e lo “mettiamo a nudo” con domande, sorprese, videomessaggi, curiosità e molto altro. Abbiamo avuto Gianluca Capozzi, Monica Sarnelli, Francesca Alotta, Gli Audio 2 e Il Giardino dei Semplici, Tony Cercola e tanti altri ne verranno. Inoltre sono il vicedirettore del periodo Lo Strillo, che

si occupa di turismo, attualità, spettacolo e gastronomia, il direttore dei servizi giornalistici di Radio Studio Emme, sono stato il direttore del mensile musicale Sciuè, in più collaboro come consulente esterno a numerosi programmi Rai. Curo l’ufficio stampa di eventi e di artisti molto selezionati, da cinque anni, insieme alla mia collega Annamaria Ghedina, organizzo il Premio Il Sognatore, un riconoscimento unico nel suo genere, che viene assegnato a personalità del mondo dello spettacolo, della cultura, dell’informazione, dello sport che hanno realizzato i propri sogni o che hanno contribuito a far sognare tante persone”. Sogni nel cassetto? “In verità mi posso ritenere soddisfatto di quello che ho fatto e di quello che sto facendo, ho intervistato tantissimi personaggi di grosso calibro, da Sofia Loren a Milly Carlucci, da Fabrizio Frizzi a Claudia Cardinale, da Grecia Colmenares a Michele Placido ecc...., sono stato ospite in moltissime trasmissioni Rai e Mediaset, ho conosciuto persone di alto livello, sono amico di numerosi artisti e sento intorno a me tanto affetto sincero, calore e stima. Mi piacerebbe fare un programma Rai sulle nuove e valide realtà musicali neomelodiche raccontando anche il folklore partenopeo e le tradizioni che fanno parte delle nostre radici”. Quale consiglio daresti a chi vuole intraprendere la strada della comunicazione? “Per essere un bravo giornalista ci vogliono passione, impegno, costanza, pazienza, studio e tanta serietà. Non bisogna vedere solo i lustrini e gli applausi, ma soprattutto i sacrifici, le delusioni e le porte sbattute in faccia. Attenzione alla superficialità, una notizia va controllata, verificata e accertata, ormai dominano le fake news e l’improvvisazione, il giornalista deve raccontare la verità dei fatti, non le sue supposizioni o le sue impressioni. E poi, mi raccomando- conclude il prof- una bella ripassata di grammatica e sintassi!!!!”.

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DOMENICA 21 FEBBRAIO 2021 Salvatore Iavarone

21 Consigliere Comunale di Casoria

Un Finanziamento ai Comuni per realizzare servizi di accoglienza integrata per i Minori stranieri non accompagnati

Quello dell’immigrazione è un tema che resta centrale nell’agenda politica delle politiche sociali di un territorio, ma anche un’opportunità per costruire servizi e strutture sociali, dare lavoro e dare risposte concrete al territorio. In questo quadro si cala un nuovo finanziamento del Ministero degli Interni per i Comuni italiani. Il Ministero dell’Interno – Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione – ha promosso l’avviso pubblico, rivolto agli Enti Locali (DL n. 267/2000 art. 2) per l’attivazione di servizi di accoglienza integrata per i Minori stranieri non accompagnati, sulla base delle previsioni del D.M. 18 novembre 2019 e delle Linee guida ad esso allegate. Il DM sopra citato stabilisce le modalità di accesso degli enti locali ai finanziamenti del Fondo nazionale per le politiche ed i servizi dell’asilo e di funzionamento del Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati (SIPROIMI), che prevedono: - Accoglienza materiale;- Mediazione linguistico-culturale; - Orientamento e accesso ai servizi del territorio; - Insegnamento della lingua italiana e inserimento scolastico; - Orientamento e accompagnamento all’inserimento lavorativo; - Orientamento e accompagnamento legale; - Tutela psico-socio-sanitaria; - Attività di sostegno agli affidamenti familiari, full-time e part-time, in linea con il progetto educativo individualizzato del minore, come intervento anche complementare all’accoglienza in struttura; - Servizi destinati a sostenere e accompagnare il minore verso l’autonomia, ponendo attenzione alla transizione dello stesso all’età adulta, anche con riferimento al periodo di permanenza nel territorio autorizzato dal Tribunale per i minorenni ai sensi dell’art. 3 della legge n. 47/2017; - Misure di accompagnamento all’inclusione sociale e lavorativa; - Attività che favoriscano un proficuo raccordo con i tutori volontari dei minori accolti al fine di assicurare la più stretta collaborazione fra le istituzioni coinvolte per la salvaguardia del superiore interesse dei minori; - Servizi dedicati ai minori con particolari fragilità quali a de esempio: minori vittime di tratta, minori con necessità di assistenza sanitaria specialistica e prolungata, minori con fragilità

psicologica e comunque tutte le fattispecie previste dall’art. 17 del DL 18 agosto 2015, n. 142. Le domande dovranno pervenire entro e non oltre le ore 18:00 del 22/03/2021esclusivamente in modalità telematica attraverso l’utilizzo della piattaforma FNAsilo (https://fnasilo.dlci.interno. it/sprar/). Gli Enti Locali che intendono presentare progettualità a favore dei Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA) con le modalità di cui all’art. 6 e 7 delle linee guida allegate al DM 18/11/2019, dovranno fare riferimento, per la predisposizione delle stesse, alla manualistica utilizzata dal SAI/Siproimi (Manuale di rendicontazione, Manuale operativo e Manuale giuridico rintracciabili al seguente link https://www.siproimi.it/ manuali). Il presente Avviso ha una dotazione finanziaria complessiva, a valere sul Fondo Asilo Migrazione e Integrazione, pari a € 21.385.737,48 Il costo massimo per l’accoglienza dei minori, pro die/pro capite, è stato fissato nell’importo di € 68,40 con Determina n. 14231 del 17/07/2020 della Direzione Centrale dei Servizi civili per l’immigrazione e l’asilo, sulla base di quanto disposto all’art. 7 co. 1 delle Linee guida allegate al DM del 18/11/2019. Fatto salvo quanto già previsto dal DM 18/11/2019, si specifica che l’erogazione del saldo di progetto sarà trasferita a ciascun EE. LL. previa presentazione della rendicontazione finale e successiva verifica amministrativo-contabile e controllo della regolarità delle procedure di affidamento da parte degli Auditors (Revisore contabile indipendente ed Esperto Legale) incaricati dalla Direzione Centrale dei Servizi civili per l’Immigrazione e l’Asilo. I progetti ammessi a finanziamento avranno la durata massima di 12 mesi a partire dal 1° luglio 2021, fatta salva la possibilità di ulteriore finanziamento eventualmente disposto dalla Direzione Centrale dei servizi civili per l’immigrazione e l’asilo. I progetti valutati favorevolmente dalla Commissione e non finanziati rimangono nelle graduatorie per un periodo di dodici mesi dalla data di pubblicazione delle stesse, decorsi i quali decadono. Casoria può candidarsi, come qualunque altro comune italiano, a realizzare questo progetto, avviando una manifestazione d’interesse sul territorio, per coinvolgere realtà locali esperte sul territorio.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Iavarone Salvatore alla guida dei Verdi in Campania. Parte il Dipartimento Ambiente Regionale

La struttura commissariale di Europa Verde Campania, guidata da Angelo Bonelli e Fiorella Zabatta, ha nominato come responsabile regionale dei verdi per l’ambiente il già coordinatore dell’Area a Nord di Napoli dott. Salvatore Iavarone, attualmente consigliere comunale a Casoria e Consigliere dell’Ente d’Ambito Napoli 1 per i rifiuti. I Verdi si strutturano su tutta la Regione Campania e l’obiettivo è quello di presentare il simbolo in tutte le realtà possibili, partendo dalle più grandi, nelle prossime elezioni amministrative, a cominciare da Napoli, Afragola, Frattaminore e Arzano.


DOMENICA 21 FEBBRAIO 2021

22 Salvatore Iavarone

Consigliere Comunale di Casoria

Approvato dalla regione un nuovo parco a verde di 5.000 mq a Casoria Un Parco pubblico al quartiere Stella sul bene confiscato alla camorra

In linea con la legge Regionale del 16 aprile 2012, n. 7 era stato pubblicato l’Avviso pubblico a favore dei Comuni per il finanziamento di progetti di riutilizzo di beni confiscati – annualità 2020. La legge regionale n. 7/2012 “Nuovi interventi per la valorizzazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata”, e successive modifiche ed integrazioni, ha definito la disciplina per la promozione e il sostegno al riutilizzo dei beni confiscati della Regione Campania. Il Programma annuale è lo strumento di lavoro per la sistematizzazione degli interventi in tema di beni confiscati che l’Amministrazione regionale utilizza nel corso dell’anno raggruppandoli in tre tipologie: azioni dirette di finanziamento, azioni di sistema e azioni di supporto. Per le azioni dirette di finanziamento, sulla scorta dei criteri di accesso e di riparto stabiliti dal Piano strategico, il Programma annuale definisce le modalità operative per l’accesso al “Fondo unico per i beni confiscati” istituito dalla stessa legge regionale. Le risorse finanziarie disponibili per il presente Avviso Pubblico ammontano complessivamente ad € 420.000,00 per il 2020 ed € 1.500.000,00 per il 2021. Potevano presentare proposte progettuali i Comuni della Regione Campania, al cui patrimonio indisponibile sono stati trasferiti i beni immobili confiscati alla criminalità organizzata. Al bando a cui il Comune di Casoria ha partecipato, erano ammessi interventi di valorizzazione, recupero, e comunque tutti gli interventi di ristrutturazione finalizzati:

• alla realizzazione di sedi istituzionali; • alla realizzazione di infrastrutture, per servizi sociali di comunità, centri di accoglienza, centri ludici, centri formativi-educativi, strutture per senza fissa dimora, assistenza sanitaria, assistenza socio-sanitaria, ecc. • alla riqualificazione di spazi degradati e dismessi per sostenere e migliorare la qualità di vita quali ad esempio spazi verdi attrezzati per il tempo libero e per lo sport, orti urbani, parchi urbani, ecc. • alla realizzazione di spazi destinati ad accogliere attività produttive, reti di ospitalità (turismo sociale), agricoltura sociale, tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, valorizzazione del patrimonio culturale, paesaggistico e ambiente, ecc. • alla realizzazione di spazi di co-working per iniziative innovative promosse dai giovani (hub, innovatori sociali, ecc.), nonché spazi per l’inclusione lavorativa di giovani, disoccupati e soggetti svantaggiati attraverso percorsi educativo/formativi e di tirocinio. Erano escluse le proposte progettuali: •

per le quali non è stata approvata la progettazione esecutiva. Il contributo massimo per ciascuna proposta progettuale di ristrutturazione era di € 100.000,00 e le proposte da parte dei comuni dovevano pervenire entro e non oltre il 30 ottobre 2020. La nostra proposta come “Casoria VIVA” inviata al Sindaco per chiedere che venissero predisposti tutti gli atti per la partecipazione al bando, che abbiamo poi seguito in prima linea, era quella sul tema: “riqualificazione di spazi degradati e dismessi per sostenere e migliorare la qualità di vita quali ad esempio spazi verdi attrezzati per il tempo libero e per lo sport, orti urbani, parchi urbani”. Avevamo chiesto di recuperare il bene confiscato in località Quartiere Stella, un terreno nel centro abitato di oltre 5000 mq, per noi quello è sempre stato un piccolo polmone verde per il quartiere, e che potrebbe essere dato in gestione ad associazioni locali dopo la realizzazione del parco, al fine di favorire iniziative ludiche e manifestazioni. Abbiamo lanciato dalle pagine di questo giornale la proposta a settembre 2020, il progetto è stato presentato in regione ed è stato approvato. Queste sono le belle notizie che ci piace raccontare, e che spesso prendono vita proprio dalle pagine di questo giornale. Siamo in una fase avanzata, essendoci un progetto definitivo, che ora deve solo essere messo a gara. Ho personalmente avviato una serie di incontri presso l’ufficio patrimonio per velocizzare l’avvio del progetto e il recupero e la valorizzazione di tutti i beni confiscati alla criminalità, che come questo, possono diventare una grande opportunità per la città.


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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO “Ho chiesto al Presidente De Luca, all’Assessore Fortini e alla Task Force della Regione Campania di prevedere la vaccinazione per il personale docente, docente e non docente, residente in Campania ma che svolge la propria attività in altra Regione”. Così il Consigliere regionale, Erasmo Mortaruolo. “La campagna di vaccinazione - spiega Mortaruolo - basata sul Piano Nazionale, viene attuata su base regionale secondo le modalità organizzative scelte dai singoli sistemi sanitari regionali. Quei lavoratori che sarebbero invisibili alle Regioni in cui lavorano, non essendo iscritti alle ASL territoriali, devono trovare la Campania al loro fianco e non vedersi negato il diritto alla tutela della salute per impasse burocratiche. È inoltre opportuno che si presti attenzione anche

ad altri lavoratori che lavorano fuori dal territorio regionale e agli anziani che a causa della pandemia si trovano temporaneamente presso i propri familiari che vivono in altre regioni e che non possono pertanto accedere alla somministrazione del vaccino. Si potrebbe ad esempio valutare la registrazione sulla piattaforma della Regione Campania da parte dei “fuori sede” e trasmettere, alla Regione in cui lavorano o di temporaneo domicilio, il via libera per la vaccinazione”. Un altro elemento di criticità al quale per Mortaruolo è fondamentale porre rimedio riguarda gli asili nido. “È necessario - rileva il Consigliere - consentire la vaccinazione anche di tutto il personale degli Asili Nido al quale non è consentito l’accesso alla piattaforma di prenotazione per una discriminante connessa

all’assenza del Codice Meccanografico. Nessuno dovrà essere escluso dalle vaccinazioni: né che si tratti di personale operante in una struttura pubblica, né di personale operante in un asilo nido privato!”.

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Casavatore, palestra dell’Ic De Curtis probabile plesso vaccini

La campagna vaccinale è iniziata ormai da due mesi anche a Casavatore. Fortunatamente l’Asl Napoli 2 ora nelle prossime settimane sarà pronta per iniziare a vaccinare. Nel territorio casavatorese manca solo l’esigenza di trovare una struttura che possa facilitare e velocizzare il lavoro degli infermieri per affrontare le tante vaccinazioni. Nei giorni scorsi responsabili Asl sono giunti per visitare il Comune di Casavatore e dopo un’attenta perlustrazione si sarebbe deciso la palestra del plesso Serao-De Curtis nei pressi della zona Parco Acacie. La struttura è stata scelta e convinto per grandezza e doppie entrate e anche

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facilità parcheggio con ampio spaziale. Sembrano esserci tutti criteri che possono far si che si possa affrontare in piena serenità la situazione vaccini. Non è ancora ufficiale il suo utilizzo, ma i responsabili Asl sarebbero altamente convinti della struttura. Quindi si aspetta solo l’ufficialità. Il sindaco Vito Marino e la sua amministrazione raggiungerebbero un altro grande risultato per l’orgoglio di Casavatore. Questo perché i nostri cittadini avrebbero occasione di vaccinarsi nel loro paese senza andare in altri Comuni affrontando file chilometriche.

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DIANA KUHNE

Cortina 2021, 33 ragazzi campani curano le piste del Mondiale

Gli allievi del corso per maestri di sci della Campania si svegliano prima dell’alba e sono in pista tutto il giorno come volontari a “lisciare” le piste dei loro beniamini Cortina d’Ampezzo, 12 febbraio 2021 Li potete vedere a bordo pista dei Mondiali di sci di Cortina 2021. Hanno una pettorina gialla con una scritta Slip Crew, letteralmente “squadra scivolatori”: sono i “lisciatori” ed hanno il compito di rendere la pista perfetta per tutti i campioni che scenderanno sulle piste di gara. Tra di loro ci sono 33 futuri maestri campani, di cui 9 napoletani, una squadra di ragazzi, poco meno che ventenni partiti dal sud per vivere sulle nevi ampezzane, un’esperienza che non dimenticheranno per tutta la vita. Fanno tutti parte del corso di formazione dei Maestri di Sci della regione Campania e lavoreranno come fino all’ultima competizione, in programma il 21 febbraio con altri 100 volontari, maestri di sci e militari dell’esercito, provenienti da tutt’Italia. Già dal primo giorno, con la grande nevicata del giorno di apertura, il lavoro è stato duro. Sveglia alle 3 e mezzo del mattino, prelevati dai camion dell’esercito alle 4,20 sono in pista, ancora a notte fonda, dalle 5 del mattino fino alle 15,30 del pomeriggio, ma alla vigilia del superG femminile erano già al lavoro alle 2 di notte!I napoletani, che presto diventeranno maestri di sci sono Ludovica Fabbio, Giorgia Colace, Vincenzo Maria Iorio, Vittorio Acquaviva, Andrea Maiello, Marco Ballabio, Davide Mazzei ai quali si aggiungono Claudia Castiglione, che ha preso il patentino di maestra all’ultimo corso e Chiara Albora, ex campionessa di

presiedere un Collegio Maestri di sci, ha iniziato il suo secondo mandato in Campania, regalando questa meravigliosa esperienza agli allievi del corso. “Sono veramente orgogliosa di vedere questi ragazzi partecipare al lavoro e protagonisti di un Mondiale qui in Italia Lavorano tanto e con un tale entusiasmo che deve servire da esempio a tutti, in questo momento di difficoltà. Lo fanno per loro, ma anche per lo sci, per il mondo e la montagna in cui lavoreranno tra poco, che ha tanto bisogno di risollevarsi”. Per ottenere questo risultato, grande è stato il merito del direttore del corso, Stefano Bosio: “E’ da parecchio che coltivavamo questo sogno, reso possibile grazie al contributo del mio amico e collega Alberto Ghezzi, responsabile dell’area sportiva della Fondazione Cortina 2021 e del presidente del Collegio dei Maestri di sci del Veneto, Luigi Borgo”. E allora, li vedremo in televisione di ogni gara, scendere in mezzo al tracciato tra un concorrente e l’altro o a bordo pista con rastrelli e pale in spalla, con gli occhi incantati sui loro beniamini e faremo il tifo anche per loro.

sci che ha portato i colori partenopei sui podi di molte competizioni in tutta Italia. Giorgia Colace, napoletana 19 anni, ha due grandi occhi verdi che le brillano come due fanali “Non avrei mai immaginato di svegliarmi in piena notte, con tanto entusiasmo. Sono così elettrizzata che non sento proprio la stanchezza… almeno per ora”. Marco Ballabio, sci ai piedi da quando aveva 3 anni, conserverà questo ricordo per tutta la vita “Appartengo ad una famiglia di sciatori e di atleti, mio padre (NdR: Andrea Ballabio, scienziato del Tigem e appassionato sciatore), mio zio, i miei cugini. Io stesso ho fatto tante gare, ma avere la possibilità di vedere i più grandi atleti del mondo in azione, così da vicino, è un privilegio che ho avuto solo io”. Guidaldo Borgo, non ha ancora 20 anni, è veneto, ma si è trasferito in Campania per frequentare il corso maestri “Condividere questa esperienza con i miei compagni di corso campani, con i quali ho legato moltissimo, qui a Cortina, sulle nevi di casa mia, non ha prezzo”. Roberta Cataldi, prima donna in Italia a

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La storia del primo parlamentare italiano ucciso per le idee che professava nel libro di Giovanni Capurso. “La ghianda e la spiga – Giuseppe Di Vagno e le origini del Fascismo”

L’AUTORE È DISPONIBILE PER PRESENTAZIONI WEBINAR Torna in libreria Giovanni Capurso con la biografia del primo parlamentare italiano ucciso per le idee che professava: “La ghianda e la spiga – Giuseppe Di Vagno e le origini del Fascismo”, edizioni Progedit (160 pagg., euro 13). L’opera, che celebra il centenario della morte dell’avvocato e deputato pugliese Giuseppe Di Vagno (1889-1921), si propone di ricostruirne vita e pensiero dai primi anni della formazione all’impegno pacifista e antimilitarista, dall’assistenza agli sfollati durante la Grande Guerra alle lotte per l’unità del Partito socialista italiano, dai soprusi dello squadrismo fascista all’elezione in Parlamento. Con questo libro, Capurso cerca di inquadrare la storia coraggiosa e drammatica del parlamentare pugliese all’interno della genesi del Fascismo. In tal senso, l’omicidio Di Vagno, secondo l’autore, costituì per Mussolini il colpo di grazia al fragile tentativo di realizzare a livello nazionale il Patto di

pacificazione con le altre forze politiche del Paese. Peppino Di Vagno si spense alle 12.45 di lunedì 26 settembre 1921, lasciando la moglie in attesa di un bambino e

l’anziana madre. “Una banda di fascisti della sua stessa città aveva abbattuto questa quercia che dava molta ombra alle loro ambizioni” riportava l’edizione parigina dell’Avanti!. L’assassinio trovò risonanza alla Camera ma, come suggerì il politico, giornalista e storico Gaetano Arfè, i deputati del Partito socialista, lacerati dalle lotte tra correnti, sul momento non colsero pienamente la portata di questo omicidio: per la prima volta nella storia d’Italia un parlamentare era stato ucciso per le idee che professava. Visto in questa luce, il delitto costituisce uno dei passaggi chiave nel processo che portò alla lunga dittatura fascista. Bilanciando il rigore storico con uno stile divulgativo, l’autore vuole rilanciarne una figura per troppo tempo accantonata dalla storiografia. Giuseppe Di Vagno fu un giovane ucciso all’età di appena trentadue anni per i suoi ideali. La sua vita coerente e coraggiosa spesa in nome delle libertà


DOMENICA 21 FEBBRAIO 2021 civili e della giustizia sociale, rappresenta un modello esemplare per le nuove generazioni che, in un mondo fondato sull’utile, corrono il rischio di perdere di vista i valori costitutivi della nostra civiltà. Il titolo della biografia La ghianda e la spiga, che riprende l’ultimo articolo di Di Vagno, intitolato La fiaba del grano (riportata nel testo), racchiude l’essenza degli ideali del giovane politico pugliese improntati alla ricerca della giustizia sociale: la ghianda è ciò che rimane al contadino dopo le faticose ore di lavoro passate sotto il sole, mentre la spiga, ovvero la parte migliore, va a chi gode passivamente del frutto del sacrificio altrui. Uno stralcio del libro: “Questa non è la storia breve e intensa solo di un uomo, ma di un’epoca, di un fardello che le ultime generazioni si trascinano dietro. La sua ombra ci insegue ancora oggi e interroga il tribunale della nostra coscienza collettiva. Ha inizio in un borgo agricolo del Sud barese, Conversano, che a fine Ottocento contava circa dodicimila anime. Il suo territorio, cinto dalla Murgia e sospeso in una apparente fatale immobilità, era aspro e brullo, quasi lunare: bruciato dal sole, interrotto qua e là da qualche cardo selvatico nella macchia verde e da rari e sparsi casolari isolati. Ma i suoi colori, che si facevano largo soprattutto in primavera tra le pietre e le sterpaglie e i lineamenti dei suoi declivi, erano capaci di aprire i pensieri. Qui un ragazzino si divertiva a rincorrere i suoi amici tra le contrade e le antiche mura, all’ombra del grande castello dei conti troneggiante sulla cittadina. Lo chiamavano tutti Peppino, Peppino Di Vagno. Gli dicevano che aveva lo sguardo vispo, attento; era solo un po’ più impacciato dei suoi coetanei. Talvolta si defilava per puntare il panorama che si

27 protraeva sulla linea del mare verso la vicina Mola di Bari. Da quell’orizzonte annodava bei sogni di ragazzino pacato e riflessivo. La sua, come vedremo, è una storia di lotte per il riscatto sociale. In questo territorio, infatti, come nella gran parte del Mezzogiorno, emanciparsi era un’impresa che costava molta fatica. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del nuovo secolo, il sacrificio era la legge abituale e quotidiana che gravava sulle classi subalterne”. APPROFONDIMENTO: La ghianda e la spiga. Senso dell’opera Può capitare che episodi fondamentali della nostra storia civile vengano marginalizzati dalla ricerca storiografia. È il caso del delitto di Giuseppe Di Vagno, il primo parlamentare ucciso dallo squadrismo fascista, esattamente cento anni fa. Questa è la tesi dello scrittore e saggista, attento ai temi del meridionalismo, Giovanni Capurso. Antimilitarista e pacifista convinto, Di Vagno fu internato due volte a causa della sua contrarietà alla partecipazione dell’Italia alla Prima guerra mondiale. Nel maggio 1921 venne eletto in Parlamento a poco più di trent’anni prendendo addirittura più voti dell’amico Giuseppe Di Vittorio, successivamente leader del sindacalismo italiano. Pochi mesi dopo, il giovane parlamentare venne freddamente raggiunto da alcuni colpi di pistola a Mola di Bari dopo l’ennesimo coraggioso comizio dove invitava tutte le forze politiche alla pace e alla concordia. Morì in ospedale il giorno seguente. Era il 26 settembre 1921. Durante il processo che ne seguì, nel pieno dell’ascesa del Fascismo, l’evento fu relegato a contrasti tra bande locali, nonostante Antonio Gramsci e altri intellettuali ne evidenziarono da subito la rilevanza assoluta. Anche il secondo processo che si aprì dopo la lunga notte

del regime si chiuse nel clima assolutorio nato dalla voglia di ritornare alla normalità. In realtà, il delitto del “gigante buono”, come lo definì per la prima volta il fondatore del socialismo italiano Filippo Turati, è un fatto centrale nella genesi del Fascismo, in quanto ruppe il Patto di pacificazione che Mussolini stava faticosamente portando a termine e aprì definitivamente la strada a quell’anima del Fascismo più facinoroso, quello agrario. Insomma, senza quel delitto, la storia della nostra Italia forse avrebbe preso un strada diversa. Nessuno può dirlo con certezza. Ma il drammatico evento solleva sicuramente una questione sulla quale è importante riaprire un dibattito storico di ampio respiro. L’AUTORE Giovanni Capurso è nato a Molfetta (Ba) nel 1978. È docente, scrittore e saggista, attento in particolare alle questioni legate al meridionalismo. Tra le sue pubblicazioni più recenti, ricordiamo i romanzi di formazione La vita dei pesci (Lecce 2017) e Il sentiero dei figli orfani (Viterbo 2019). Scrive per numerosi periodici e blog culturali. LA CASA EDITRICE La Progedit, fondata nel 1997, si è connotata per la sua impronta progettuale e per una forte professionalità al servizio degli autori. Ne sono emblema il logo – un calamaio che si radica e sboccia – e l’acronimo che dà il nome alla casa, mettendo insieme le iniziali di ‘Progetti’ e di ‘Editoriali’. Le numerose collane hanno ampliato lo spettro degli interessi dal mondo della ricerca e della formazione universitaria – in particolar modo della pedagogia, delle letterature, della storia, dell’architettura e dell’antropologia – alle risorse ambientali, alla saggistica d’attualità, alla narrativa, all’editoria per bambini, alla cultura materiale.

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Cinema per il sociale, nuovo cortometraggio di Iannelli incentrato sulla Seconda Ondata della Pandemia L’artista Angelo Iannelli, noto come Ambasciatore del Sorriso, ritorna, oltre che con il nuovo capolavoro letterario sul corso della Pandemia, con un nuovo cortometraggio importante, tratto dal libro “Pandemia Seconda Ondata: Rabbia e Confusione”, per donare Speranza e Sorrisi a tutte le persone. Dopo il costante impegno durante la prima ondata pande-

mica, il giullare del Sorriso, Angelo Iannelli, ha pensato anche all’idea di un cortometraggio denso di emozioni positive per mettere in grande risalto la speranza, partendo dalla città di Napoli, dove Pulcinella in mascherina con il suo burattino “Gennarino” è riuscito a far vedere l’altra faccia della Pandemia che ci siamo dimenticati come il Sorriso e la Speranza attraverso la bellezza turistica. Stavolta la sua grande figura umana aveva un volto diverso dal solito: un Sorriso amaro e tanta rabbia negli occhi. La scena suggestiva simbolo è stata quella dell’immagine di Pulcinella con il suo Gennarino a fianco dell’opera d’arte “un neonato raggomitolato su stesso”. dell’artista Jago.

Il video del cortometraggio è già sulla piattaforma Youtube, con la regia di Angelo Iannelli, il montaggio e le riprese a cura di Lino Ragosta, le foto di Sebastiano Egizio e aiuto tecnico di Angela Agosta. Un filmato destinato ad avere un grande successo e bensì potrebbe oggetto di studio nelle scuole.

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Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. Reg. 5116 del 28/02/2000

Editore CASORIA DUE s. a. s società messa in liquidazione

Direttore Responsabile: Ferdinando Troise WEB: C&C CENTRO STAMPE SRL - CASORIA Questo numero è stato chiuso il 18 febbraio 2021

Direzione, Redazione, Amministrazione e Pubblicità S.S. Sannitica, 9 - 80026 Casoria (NA) - Tel. /Fax 08118254028 email: casoriadue@libero. it


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