Domenica 7 Marzo

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DOMENICA 7 MARZO 2021

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Settimanale di Informazione

Distribuzione gratuita - E-mail: casoriadue@libero. it

ANNO XIX - N° 10 - DOMENICA 7 MARZO 2021

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CARMELA MARIGLIANO

TUTTI AL MERCATO DEL VENERDI’ Nessuno dimentica; indolenza ed indifferenza della pubblica amministrazione e di chi dovrebbe controllare il mercato settimanale del venerdì che si è tenuto in maniera “temporanea” sin dal 1997 in via Mauro Calvanese fino al 2018. Un’arteria centrale e principale che collega la centralissima via Padula con via Castagna e con la Circumvallazione Esterna di Napoli. Una strada abitata da più di 10mila persone, con la Chiesa di San Giuseppe, il centro sportivo Fun team, il Comando di Polizia Locale, il Parco SIE e tantissimi altri parchi. L’Assessore al Commercio di allora Antonio Ricciardi pro-

mise che il mercato sarebbe stato spostato nel parcheggio

del Centro Polifunzionale di via Cava, il cosiddetto Pala-

Casoria; lo stesso affermava all’epoca il Sindaco Pasquale Fuccio; il Comandante facente funzione della Polizia Locale ne fu convinto: “è una strada tracciata quella dello spostamento nel PalaCasoria e non si potrà tornare indietro”. Per la gioia e la soddisfazione del Comitato Castagna, le suore, il parroco, il centro sportivo e i residenti di via Cimarosa. Oggi, 2021, il mercato continua ogni venerdì: nel parcheggio del PalaCasoria, chiuso alle sue funzioni sportive per le quali fu realizzato con la modica cifra di 40 miliardi di lire ed aperto solo il venerdì per il tradizionale mercato dei tessuti


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FERDINANDO RUSSO, NAPOLITANO E URBACT TOMMASO GIRASOLE, PRAGA, BRNO E LE FILIPPO ROSSI Il registro tumori, EPICA, il Centro delle prenotazioni per BUCHE DI CASORIA visite mediche, via Primo Maggio e via De Gasperi, i poSEGUE da pag. 3

Salvatore Napolitano è nato nella provincia nolana. Proviene da Cimitile, la Città famosa per le basiliche paleocristiane. A Casoria tarda a venire fuori. Fornisce prove gagliarde e convincenti quando spiega o racconta la soddisfazione di far parte di Urbact III insieme a Solna e Praga, Barcellona e Amburgo. Andato via, al Comune di Napoli, è ritornato, l’Architetto, dirigente del Settore Assetto del Territorio ed anche del Settore Lavori Pubblici. Le lamentele, ma anche le denunce per i tantissimi incidenti stradali causati dalle migliaia di buche presenti nel territorio casoriano: da via Luigi Rocco a via Carducci, dalla Circumvallazione esterna di Napoli a tutto il territorio casoriano, producono nel Sindaco ma in tutta la sua maggioranza problemi insormontabili e raccapriccianti. Sabato notte un giovane professionista casoriano con la sua auto becca il laghetto, ormai fisso e non artificiale, all’uscita della tangenziale, imboccando la Circumvallazione. Scassa tutto: il lago nasconde il mostro di Casoria: un tombino scoperto, fossi ecc. : dopo più di tre ore al freddo di un sabato invernale solo il carro attrezzi, dopo ben tre ore di attesa, lo riporta a casa: “migliaia di euro di danni”; la macchina completamente distrutta; i racconti dei tanti che capitano nelle buche di Casoria sono migliaia. L’architetto trova tantissime difficoltà a coniugare in sinergia e sintonia la “grande bellezza” del progetto europeo alla bruttezza del territorio casoriano (della biblioteca, abbiamo già raccontato). Il problema delle buche preoccupa e raccapriccia sia il nuovo assessore, Enzo Amato, che lo stesso dirigente del settore. Da noi interpellato l’assessore Enzo Amato ci informa: “come ben sai il Comune è in dissesto finanziario, con i miei tanti solleciti ed un personale impegno siamo riusciti ad individuare in bilancio uno stanziamento, seppur piccolo, di 51mila euro da destinare esclusivamente alla riparazione delle sedi stradali”. Dall’11 febbraio sta uscendo per le strade di Casoria una ditta per riparare le buche.

25 sotto processo: prosciolti

Con distacco e rammarico, senza alcuna soddisfazione apprendemmo che l’informazione di garanzia arrivata a 25 attori della scena amministrativa e politica casoriana giunse loro a chiusura di indagine da parte del P.M. del Tribunale di Napoli Nord, Giovanni Corona. Avevamo la notizia già da tempo, ma non la rendemmo di pubblico dominio in attesa degli sviluppi del caso al vaglio delle competenti autorità. Tutti i 25 furono interrogati in attesa di sapere se rinviati a giudizio o prosciolti da ogni accusa. Il reato di cui vennero accusati era lo sforamento del patto di stabilità del bilancio 2012 ed anche delle gravissime accuse che a loro furono fatte. Questo avveniva tre anni fa, nel 2018. Il nostro informatore giudiziario ci fa sapere che i 25 furono tutti prosciolti.

liambulatori, il Distretto Sanitario n.43 dell’Asl Napoli 2 Nord, quello di Frattamaggiore e quello di Afragola, il San Giovanni di Dio e il Maria SS. della Pietà dei Padri Camilliani, i parcheggi, il pronto soccorso, il primo soccorso, la guardia medica, le ambulanze ecc. Appartengono tutti alla categoria dei modesti, di quelle persone che non si montano la testa tanto facilmente. Filippo Rossi ora è sulla cresta dell’onda per i suoi uccellini e rende meglio l’idea. Fanno tutti parlare assai poco di sé, si mettono in secondo ordine. L’ex Direttore Ferdinando Russo ora è a dirigere l’ASL Caserta 1; Tommaso Girasole è andato a dirigere il Distretto Sanitario di Marano/Quarto; c’è chi vorrebbe andare via e non ci riesce, venendo spostato da un servizio sanitario all’altro; c’è chi vorrebbe tornare nella sua Casoria ma è esiliato in lande desolate, tra il mare e la campagna. Il Distretto 43 è un presidio sanitario intrinsecamente forte: occorre soltanto fiducia e serenità, saggezza e semplicità. Tutte cose ampiamente garantite. Casoriadue vorrebbe raccontare successi e problemi. Troviamo difficoltà! Auguriamo buon lavoro al nuovo direttore dr. Pasquale Bove.

FUCCIO E IL PARCO IN VIA MICHELANGELO Fuccio fu mandato a casa da 14 consiglieri comunali ed un notaio e non è riuscito, lui, ad inaugurare ed aprire il parco in via Michelangelo. I tempi erano ancora lunghi. Onestà intellettuale volle che sia il Sindaco Raffaele Bene e tutte la autorità presenti al momento della inaugurazione riconobbero in pieno i meriti di questo polmone verde siano del Sindaco di allora, Pasquale Fuccio quanto della sua Giunta Municipale ed dal Dirigente del Settore Assetto del Territorio, l’architetto Salvatore Napolitano.

ROCCO, L’AVVOCATURA, CONTRATTI E CONTENZIOSO, SEGRETERIA

Nel cuore di Amedeo Rocco la emorragia di pensioni che sta colpendo il Comune di Casoria. Il nuovo Segretario Generale Comunale osserva con particolare attenzione questi Servizi amministrativi che si stanno svuotando; dovrà, in qualità di Capo del Personale e Notaio dell’Ente, assicurare alla Città di Casoria servizi che sono indispensabili e improcrastinabili. Nel 2020 sono andati in pensione nel Comune di Casoria 48 dipendenti. La dotazione organica dell’Ente è di 268 dipendenti. La pianta organica dovrebbe essere di 517. Causa il dis-


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6 sesto finanziario, economico ed amministrativo dichiarato da questo Consiglio Comunale, quello in carica, non si potranno, per ben 5 anni, effettuare assunzioni. Il Comune di Casoria potrà assumere solo a tempo determinato previa autorizzazione della Commissione di Controllo per la stabilità degli Enti Locali che è a Roma nel Ministero della Funzione Pubblica. Il 1 di marzo ha lasciato il Settore Servizi diretti alla Persona il

dirigente dr. Ciro De Rosa passato alla Camera di Commercio di Napoli. Questo Settore che si interessa di Pubblica Istruzione, Cultura, Sport, Tempo Libero, Assistenza e Sicurezza Sociale è, quindi, oggi, vacante del suo dirigente. Anche la casella in Giunta Municipale dell’assessore agli affari generali e del personale è vacante e tale delega è, in questo momento, in carica al Sindaco così come tutte quelle non assegnate.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA Paolo Buonanno L’informazione è l’elemento fondamentale per la crescita sociale e civile di una comunità. E sarà stato questo sicuramente il motivo che, alcuni anni fa, ha spinto il direttore Nando Troise a dar vita al settimanale “Casoria 2”. Offrire, quindi, ai cittadini uno strumento idoneo per far conoscere quanto avviene nel loro posto di lavoro, nel loro ambiente, nella loro Città. Ancora, questo settimanale è anche una tribuna per dibattere problemi che si affacciano di volta in volta nel panorama cittadino. Un foglio sferzante verso tutti coloro che, ricoprendo posti di respon-

sabilità, non svolgono correttamente e compiutamente il proprio dovere o abusano della propria posizione di potere. E’ vigile sui soprusi e le ingiustizie sociali, mettendo alla berlina chi crede di usare la menzogna per coprire la propria incapacità o le proprie responsabilità, o di poter infischiarsene di tutto e di tutti. “Casoria 2” rappresenta, quindi, un punto di riferimento concreto, uno sportello aperto dove ognuno può portare i propri problemi, i propri progetti. Sviluppare così un filo diretto tra il settimanale e i lettori, creando un osservatorio permanente per tutelare i diritti dei cittadini e

interessarsi delle esigenze degli anziani, dei giovani, dei bambini e delle categorie protette. Un settimanale sempre aperto a tutti coloro che avranno qualcosa di concreto da dire o che porteranno idee innovative. Il settimanale “Casoria 2” è un’iniziativa editoriale lodevole e ben realizzata. Curato nei particolari ha incontrato subito i favori dei lettori essendo ricco di informazioni e commenti. Ottima anche la veste grafica. Al direttore Nando Troise, amico di vecchia data, e alla Redazione i miei complimenti. Ad maiora.

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ANTONIO BOTTA Pubblicato, dopo la sua morte, il libro della giornalista televisiva Nadia Toffa

“TI ASPETTERO’ TUTTA LA VITA” “LA VITA E’ PREZIOSA, MA FRAGILE, VA AFFRONTATA CON CORAGGIO” I proventi dell’acquisto del volume saranno devoluti per sostenere la Fondazione a lei dedicata, il cui scopo, su espressa volontà di Nadia, è di promuovere iniziative di solidarietà.

Dopo la pubblicazione dell’intervista a don Maurizio Patriciello nel numero di Casoriadue di domenica scorsa, è pervenuto in redazione un messaggio in cui un lettore ha chiesto con grande garbo e gentilezza di porre in rilievo, in un articolo, il rapporto speciale di stima e di amicizia tra il parroco di Caivano e la giornalista Nadia Toffa, morta nel 2019 per tumore. Il direttore Troise, in pieno accordo con lo staff redazionale, ha deciso di accogliere la richiesta per porre in risalto la grandezza di una relazione tra due persone ricche di un senso profondo d’ umanità, d’amore e di giustizia. La loro amicizia, feconda di bene, si è rafforzata nel dolore, e parlarne certamente può contribuire a placare le nostre ansie in questo tempo difficile di pandemia. Si avverte, infatti, l’urgenza di riscoprire il valore della “cultura dell’incontro e della cura”, come ha scritto Papa Francesco, perché abbiamo bisogno gli uni degli altri, in una prossimità solidale, proattiva, come quella tra don Maurizio e Nadia, in cui ci si possa arricchire vicendevolmente in uno scambio frut-

tuoso delle reciproche qualità umane. Nadia Toffa é nota al pubblico televisivo per avere condotto inchieste spinose nell’ambito della trasmissione “LE IENE”, distinguendosi per il coraggio, l’intraprendenza, la determinazione nella ricerca della verità, facendosi apprezzare anche per la sua vena ironica, l’immediatezza, la spontaneità e la simpatia che le consentivano di “bucare” lo schermo. Fra i temi affrontati con piglio, serietà e rigore professionale, in cui si lasciava coinvolgere totalmente, investendovi il suo mondo interiore, vi figurano quelli sulla prostituzione minorile, sui nefasti effetti dell’inquinamento prodotti dall’ILVA di Taranto e sui territori con-

taminati dallo smaltimento illegale dei rifiuti nelle province di Napoli e Caserta. Fu proprio durante i vari servizi televisivi, svolti nella “Terra dei fuochi”, che si stabilì tra Nadia, don Maurizio e diverse mamme, orfane di figli perduti in tenerissima età per leucemie e altre patologie tumorali, un legame di forte amicizia e di condivisione, nel quale, al di là del caparbio impegno della giornalista nell’andare in fondo alle cose, evidente era la sua profonda partecipazione ai drammi della gente che intervistava, immedesimandosi empaticamente nei loro problemi. Oltre che una mente duttile, un’intelligenza vivace, una profonda curiosità e una trascinante comunicativa, Nadia possedeva, dunque,

anche un gran cuore. Lo comprese benissimo don Patriciello il quale la rese subito sua leale “alleata” nella lotta instancabile contro i reati ambientali, chiedendole di effettuare servizi e di diffondere sui social i video che lui creava per sensibilizzare l’opinione pubblica italiana sulle devastazioni ambientali nelle campagne del napoletano e del casertano causate dalla criminalità organizzata nella latitanza delle istituzioni e nella colpevole indifferenza di parte della società civile. Il premio assegnato a Nadia Toffa dall’Associazione Polizia italiana locale nel gennaio 2020, per lo strenuo impegno professionale profuso nella Terra dei fuochi, lo ritirò proprio il sacerdote di Caivano su richiesta della madre della giornalista, la signora Margherita Rebuffoni, Ai microfoni della web “Nano Tv”, intervistato dal direttore Maurizio Cerbone, don Patriciello sottolineò che anche durante la sua malattia Nadia continuò a collaborare con lui, non appena le condizioni di salute glielo consentivano, nel divulgare gli scempi ambientali nelle province di Na-

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8 poli e Caserta tramite i video postati sui social, che ottenevano milioni di visualizzazioni. Su desiderio espresso da Nadia, fu don Maurizio a celebrare la santa messa esequiale quando la sua anima volò in Cielo. “Le sono stato molto vicino” evidenziò nell’intervista “accompagnandola nel suo percorso umano e spirituale. Ci ha lasciato una grande lezione di vita, facendoci capire che la vita è bella anche nella malattia, che la vita è preziosa, ma fragile e, per questo, bisogna avere coraggio e combattere. Infatti, ha affrontato la morte come una vera guerriera”. In diverse interviste concesse dalla madre di Nadia, la signora Margherita ha riferito che su espressa volontà della figlia ha istituito la “Fondazione Nadia Toffa”. Anche il libro “Ti aspetterò tutta la vita” è stato pubblicato per esplicita volontà di Nadia. Il volume contiene 450 pensieri, brevi riflessioni, impressioni che la giornalista scriveva soprattutto la sera prima di anda-

re a dormire. “Lei me li leggeva al mattino, ma non sapevo che erano tanti”. I proventi dell’acquisto del libro sono devoluti per la Fondazione, che ha come obiettivo di sostenere iniziative di solidarietà a favore di chi arranca nella vita nel portare le croci della sofferenza, i pesi gravosi di situazioni enormemente disagevoli. “Vogliamo aiutare tutti quelli che possiamo. Sono ordini suoi, io ubbidisco molto volentieri e con tutto l’amore che posso. Chi mi dà la forza?Lei!” ha più volte dichiarato mamma Margherita. Dal libro emerge tutta la ricchezza interiore di Nadia, che ha aperto, anzi spalancato, il suo animo ai lettori, così come fa un fedele amico con le persone a cui vuole bene. Ecco, decidendo di istituire una fondazione a suo nome e di rendere pubblici in un libro i suoi pensieri, anche quelli più intimi, lei ha inteso stringere e consolidare un legame di amicizia inscindibile, che neanche la morte può spezza-

re. Tutti i lettori e le lettrici, quindi, diventano sostenitori della Fondazione e “amici e amiche del cuore di Nadia”, meritevoli di accogliere, le sue ansie, paure, gioie, emozioni, vissuti d’amore, manifestando coraggio nella paura, speranza nelle delusioni, gioia nelle amarezze, voglia di ricominciare nei fallimenti, entusiasmo e intraprendenza negli inevitabili scoraggiamenti. Sono pensieri d’amore donati con amore, un modo per dire: “Io ci sono e ci sarò sempre, come un’ amica pronta a stare vicino, a sostenere, a consolare, condividendo tutto” In particolar modo, ha lanciato il valido e prezioso messaggio che la vita, come l’amore, va vissuta qualsiasi direzione prenda, non bisogna avere paura. “Al di là del pane materiale” ha scritto lo scrittore sudamericano Sergio J. De Souza “c’è bisogno di persone che mettano in comune il pane della propria esistenza, un impegno serio con l’umanità. Sorgerà così un’era di

pace”. Nadia Toffa il pane della sua esistenza l’ha messo sempre in comune, mostrandosi in pubblico e in privato trasparente, cristallina, senza infingimenti, priva di maschere, sincera, autentica, vera, costantemente pronta a mettersi in gioco soprattutto per dare voce agli sventurati, ai dimenticati, ai senza voce. E continuerà, con la Fondazione da lei voluta e con il suo libro “Ti aspetterò tutta la vita”, ad essere viva tra noi distribuendo il “pane della sua esistenza”.

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MARIA CRISTINA ORGA

DONNE E SALUTE: PREVENIRE È MEGLIO CHE CURARE Il miglior modo per tutelare la propria salute è mettere in atto comportamenti corretti per diminuire il rischio di insorgenza di patologie anche gravi, anche e soprattutto ai tempi del Covid. Ne parliamo con la dottoressa Annamaria Colao, professore ordinario di Endocrinologia e malattie del metabolismo e primario di Patologia Neuroendocrina presso l’Università Federico II di Napoli. Le cattedre Unesco sono un progetto di cooperazione tra le università nato nel 1992. Nel mondo ce ne sono ottocento e in Italia ventinove. Ma forse non tutti sanno che da circa un anno la facoltà di Medicina dell’Università Federico II di Napoli ospita una delle sei cattedre Unesco esistenti al mondo che si occupa di Educazione alla Salute e allo sviluppo sostenibile presieduta da Annamaria Colao, prima donna a ricevere il Geoffrey Harris Award, prestigioso riconoscimento che incorona il miglior medico endocrinologo d’Europa, ricercatrice appassionata, professore ordinario di Endocrinologia e malattie del metabolismo. Obiettivo della cattedra Unesco napoletana è rispondere all’esigenza di fare rete di ricerca ed educare la popolazione sui principali temi che riguardano la salute umana e ha al centro la relazione tra l’uomo e l’ambiente che entra direttamente nella nostra salute attraverso le sostanze che sono disperse nell’aria come nell’acqua e nel suolo, che si comportano come ormoni o come antagonisti degli ormoni e vengono chiamate pertanto interferenti endocrini, che riguardano da vicino la fertilità umana come la genesi di molti tumori, in particolare quello alla tiroide, del surrene, del testicolo e dell’ovaio, ma anche del-

la mammella e della prostata. Tra i tanti progetti portati avanti dalla professoressa Colao e dal suo team ce n’è uno dedicato alla salute delle donne che alla fine della prossima primavera partendo da Napoli raggiungerà addirittura l’Africa. In un momento sanitario di emergenza quale la pandemia che da oltre un anno affligge il mondo, alla dottoressa Colao abbiamo chiesto quanto l’impatto con il Covid19 sia stato devastante per l’insorgenza o l’aggravarsi dei disturbi dell’alimentazione e delle malattie metaboliche e neoplastiche, soprattutto nelle donne. L’impatto è stato fortissimo: durante il primo lockdown, tra marzo e maggio 2020 è stato registrato un aumento medio di peso di due chili, ma in realtà c’è stato chi ne ha messi anche dieci in soli due mesi. C’è stato un grande aumento dei disturbi del comportamento alimen-

tare, soprattutto tra i ragazzi che hanno cambiato le loro abitudini, vivendo di notte invece che di giorno, sempre connessi ad un pc o a uno smartphone, con un effetto molto negativo sui bioritmi ormonali. Più che il virus poterono il lock down e le successive restrizioni che viviamo ancora che creano una situazione di stress e di alterazioni ormonali molto importanti. Da un paio di settimane, poi, insieme ai colleghi della Federico II, abbiamo varato un percorso per una cartella dedicata ai post Covid proprio per studiare cosa viene fuori dopo, perché ancora non ne sappiamo nulla. Questo sarà il primo progetto che va nella direzione di una valutazione multidisciplinare completa che va dal respiratorio all’infettivologico, alla nutrizione, alla dermatologia, all’endocrinologia e alla parte muscolare, perché dopo il Covid c’è un danno muscolare molto forte che non sappiamo se deriva dalle terapie o dal virus stesso, o dal fatto che c’è una perdita muscolare durante la fase attiva della malattia. Quello che sappiamo è che anche dopo molti mesi dalla guarigione il paziente resta astenico, senza forze e va capito perché. Altro effetto devastante della pandemia è che la prevenzione del cancro è molto rallentata e mi aspetto nei prossimi due anni un’impennata dell’incidenza del cancro della mammella, dell’utero e delle ovaie. Speriamo di non pagare un prezzo troppo alto. Con la cattedra Unesco che presiede pone in campo progetti sulla relazione tra salute e sviluppo sostenibile, ma quanto è percorribile uno sviluppo sostenibile in questo momento? Lo sviluppo sostenibile ha molte direttrici primarie: una riguarda il rispetto dell’ambiente, probabilmente noi pa-


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10 ghiamo anche lo scotto di una parte di industria che ha pensato al suo tornaconto rapido senza contare alle ripercussioni sull’ambiente circostante e non è un caso che l’inizio dell’epidemia si sia concentrato nel Nord Italia: ci sono dati che dimostrano la presenza del virus nell’aria inquinata perché resta legato alle particelle. Se dobbiamo pensare ad uno sviluppo sostenibile non possiamo prescindere da un’attenzione all’ambiente e all’ecologia che deve diventare sistema. E che diventa economia, perché la tutela della salute è economia. Poi c’è la direttrice che riguarda lo sviluppo tecnologico, che ci aiuta a dare terapie adeguate e personalizzate, ma pone una questione di costi: negli ultimi dieci anni il costo dei farmaci è decuplicato, per cui invece di rendere il sistema più efficace le nuove tecnologie lo stanno rendendo più insostenibile. Pensa sia solo una questione speculativa oppure l’aumento di costi si giustifica in qualche modo? Una delle ragioni dell’aumento di costi in Italia dipende dal fatto che non finanziamo la ricerca pubblica, abbiamo finanziato molto la ricerca industriale, cioè una ricerca già orientata alla messa in commercio di beni. Da un lato questo evita che il ricercatore non sia troppo filosofo della ricerca, ma dall’altro però tutte le nuove terapie dipendono proprio dalla ricerca per cui se lo stato non permette agli scienziati di intentarsi quella cosa nuova che cambia completamente il profilo di una popolazione e poi invece quella cosa nuova la scopre un’industria, dopo te la fa pagare, perché l’industria ha fatto un investimento che vuole che torni indietro come guadagno. O come Paese capisci che sui cervelli devi investire e puoi abbattere i costi e rendere le cure accessibili a tutti, oppure chiedi al privato di investire, non ti devi meravigliare che poi da quell’investimento il privato voglia trarre guadagno. La seconda direttrice è lo sviluppo tecnologico, dalla robotica in chirurgia ai nuovi farmaci tecnologici che però su larga scala ha dei costi non sostenibili, per cui o si calmierano i prezzi o arriveremo a scegliere a chi dare i farmaci di nuova tecnologia e a chi no. Lo sviluppo sostenibile va letto quindi in varie direttrici: per la salute dobbiamo coniugare la salute dell’intera popolazione, con

delle campagne di prevenzione primaria, che significa che bisogna parlare senza stancarsi alla popolazione dicendo che la salute si preserva, non è che tu ti ammali, poi vai in ospedale e dai per scontato che ti guariranno, perché non è vero. È un falso mito il fatto che oggi noi abbiamo conoscenze tali che possiamo fare in modo che chi si ammala guarisca: quando ti sei ammalato ti sei ammalato, cosa ti arriverà dopo nessuno lo sa. Quindi la prima cosa per lo sviluppo sostenibile, per me è fare prevenzione vera, che parte dalle scuole, dai bambini, dalle famiglie, dalle donne che sono quelle poi che si prendono cura di tutto, tant’è che a giugno io farò un grande progetto, il primo progetto quadro della cattedra Unesco a Napoli, che si chiama DONNE proprio per aiutare le donne a mantenersi in buona salute, spiegando tutte le tecniche visitando gratuitamente in percorsi dedicati tutte le donne, proprio perché, non mi stanco di ripeterlo, lo sviluppo sostenibile per la salute parte dalla prevenzione. Se non fai bene le campagne di prevenzione, se non convinci la tua popolazione che deve mangiare bene, deve fare esercizio fisico, deve rispettare i bioritmi, non deve prendere droghe, fumo, alcol, farmaci, avrai una popolazione che si ammala e che dopo con i soldi non ce la farai a curare. E questo è già scritto. A proposito dei costi: di quelli dei vaccini cosa pensa? Io avevo previsto che il vaccino sarebbe arrivato entro la fine del 2020, perché le tecnologie oggi ti permettono di andare rapidissimamente a colmare delle aree di lacuna e così è stato. Noi abbiamo avuto dei vaccini anche straordinariamente tecnologici, parlo di Pfizer e Moderna, in tempi brevissimi rispetto allo sviluppo precedente. Quanto è costato tutto ciò? Be’ alle aziende tantissimo, quindi è chiaro che loro questi vaccini se li faranno pagare. Non sono riusciti a produrne la quantità che serve al mondo perché siamo miliardi, miliardi e miliardi di persona, ma ci arriviamo. Entro quest’anno riusciremo ad avere le dosi che servono per fare una buona immunità di gregge, però ci vorrà del tempo e questo vuol dire che dovremo stare ancora chiusi, controllati, attenti per un bel po’. Poi piano piano questi vaccini andranno a regime e noi ci vaccineremo

tutti gli anni, perché questo è un vaccino che ci faremo tutti gli anni, come quello dell’influenza. Lei nota col passare del tempo un aumento dell’insofferenza della gente verso le restrizioni nonostante l’insorgenza minacciosa delle nuove varianti che sono ancora più contagiose e quindi implicitamente pericolose proprio a un passo dalla fine del tunnel? Non sarebbe meglio un ultimo breve lock down duro, una chiusura totale al punto in cui siamo? Credo che soprattutto per i ragazzi la chiusura è molto difficile. Chi è adulto in casa, in famiglia può trovare una sua dimensione, i più giovani vivono della loro socialità, tant’è che vediamo gli assembramenti per strada sono quasi sempre di giovani, perché per loro psicologicamente è molto importante stare con i coetanei, anche se il costo è altissimo, perché poi quegli stessi ragazzi tornano in famiglia e contagiano genitori, nonni ed altri parenti, però capisco che dopo un anno sia difficile tenere dentro casa le persone. Poi un nuovo lock down sarebbe a mio giudizio economicamente disastroso. Forse per evitare gli assembramenti una cosa che si sarebbe potuta fare, invece che chiudere sarebbe stato meglio aprire tutto, anche i teatri e i cinema e fare uscire le persone con la prenotazione, organizzando controlli capillari: chi non è prenotato per un ristorante, un teatro, e così via, non può uscire. Così le persone socializzano, ma rispettano le distanze, le mascherine, le regole, insomma. E questo lo puoi fare solo se hai un controllo capillare. Se l’avessimo fatto da subito, ma soprattutto senza tentennare “chiudiamo-riapriamo-chiudiamo-riapriamo. In alcuni casi proprio il tentennare ha reso la popolazione insofferente. Ma va detto che prendere le decisioni giuste è difficilissimo: io non invidio né chi ha dovuto farlo prima, né chi deve farlo adesso. La gestione è molto, molto complicata. Dovremmo avere subito vaccini per tutti. Speriamo presto. Speriamo di averli, sì. E intanto, difendiamoci con la prevenzione, che resta sempre la cura più efficace contro qualunque malattia e con i comportamenti sociali corretti, che ormai conosciamo come il nostro nome.

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RITA GIAQUINTO Nell’ascoltare il racconto della lunga carriera giornalistica di Antonio Sasso, sembra quasi che lo storico Roma, di cui è Direttore ormai da un ventennio, fosse stato predestinato nella sua esistenza e che, qualsiasi strada avesse intrapreso, lo avrebbe inevitabilmente portato a ricoprire quel ruolo che, direzione a parte, lo vede tra quanti si sono impegnati con tutte le proprie possibilità, professionali ed umane, per continuare a dare ossigeno e vitalità ad uno de più antichi quotidiani italiani. Dal 1862, anno di fondazione, a molti sono noti tanto i momenti di gloria del quotidiano, quanto i periodi di sventura : prima chiuso, poi rifondato, poi sospeso, fino a che nel 1996 ritorna in edicola. Ma approfittiamo della proverbiale disponibilità del Dr. Sasso per farci raccontare di questo felice sodalizio, delle soddisfazioni, ma anche delle difficoltà e delle rinunce che questo lungo legame ha comportato. Lei è il Direttore dello storico Roma dal 2001 e Le va riconosciuto il grande merito di non aver fatto morire un quotidiano dalla storia lunga e difficile, ma importantissimo per la nostra città e per il Mezzogiorno d’Italia. Come ci è riuscito, considerando il difficilissimo ventennio in cui Lei ha operato, durante il quale si è verificata forse una delle crisi più profonde della carta stampata? : “Oggi posso dire che è un vero miracolo se il Roma è ancora in edicola, soprattutto quando il 28 febbraio di otto anni fa, fu dichiarato il fallimento della società, che era stata privata ingiustamente dei contributi dell’editoria. Ma il giorno dopo, il primo marzo del 2013, il più antico quotidiano del Mezzogiorno uscì regolarmente in edicola. Come? Grazie alla legge “salva Manifesto” che diede la possibilità ai giornalisti e ai poligrafici licenziati di costituirsi in cooperativa e di andare avanti fino ad oggi, a costo

Antonio Sasso e lo storico Roma : un legame indissolubile, un sodalizio di successo

di grossi sacrifici economici, a colpi di solidarietà. Insomma un vero miracolo realizzato grazie anche al contributo dei lettori rimasti affezionati al loro vecchio Roma e ai tantissimi amici che non ci hanno mai lasciati soli”. Come è arrivato a fare il giornalista? È stato un caso o ferma volontà? : “Non per caso ma per passione sin da quando avevo sedici anni e frequentavo il liceo scientifico Vincenzo Cuoco. Iniziai come “inviato” sui campetti di Seconda Categoria pubblicando sul Roma di Achille Lauro il tabellino e dieci righe per poi salire i vari gradini della professione, passando per la indimenticabile esperienza di Campania Sport con il vostro direttore Nando Troise, fino alla ventennale direzione dello storico Roma. E non è finita qui...”. Nella sua lunga carriera ne ha ricevuti tanti, ma qual è il riconoscimento a cui è legato di più? :“Dopo quasi cinquantacinque anni di attività giornalistica quello che resterà scolpito nella mia carriera è certamente il Premio San Gennaro, che viene assegnato ogni anno a tre personalità di alto profilo, individuate da una giuria presieduta dall’ex arcivescovo Crescenzio Sepe, che, con la loro attività, hanno contribuito e contribuiscono a valorizzare Napoli e la Campania in Italia e nel mondo. In quella occasione fui nominato Cavaliere del Comitato Diocesano San Gennaro entrando a far parte della famiglia dei ‘Gennarini’ con la consegna delle insegne e dello Statuto”. Quale soddisfazione La inorgoglisce particolarmente? : “Quella di vedere tanti giovani che hanno iniziato l’attività giornalistica sotto la mia direzione e che oggi occupano ruoli di vertice nelle più importanti aziende televisive e della carta stampata. Ma preferisco non fare i loro nomi perché, essendone tanti, potrei dimenticarmene qualcuno. Co-


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12 munque mi inorgoglisce più di ogni altra cosa la stima che mi mostrano ogni giorno amici, colleghi e lettori”. A cosa rinuncia, nella propria vita, chi decide di intraprendere un percorso professionale come il Suo? : “Purtroppo è la famiglia. Fare il giornalista nel vero senso della parola significa sacrificare gli affetti perché non esiste il tempo libero da dedicare completamente alle persone care. Domeniche e giorni festivi trascorsi in redazione, stare sul chi va là ventiquattro ore su ventiquattro, rinunciare ai propri hobby. Esagero? Forse sì, anche se probabilmente mi riferisco alla mia generazione e a quelle precedenti, quelle di altri tempi, quando non esistevano i cellulari o, per arrivare ai giorni nostri, lo smart working. Personalmente, però, mi ritengo un fortunato perché se oggi, a 71 anni, pur continuando a lavorare a tempo pieno facendomi carico anche della direzione della comunicazione del Benevento Calcio, oltre al quotidiano ed intenso lavoro alla guida del mio Roma, ho trovato una moglie, Mena, eccezionale, e una figlia, Emanuela, stupenda e validissima giornalista, che hanno sempre capito i miei sacrifici aiutandomi a raggiungere, con successo, tutti gli obiettivi che mi proponevo, di volta in volta, nel corso della mia attività giornalistica”. La presenza sul web di testate giornalistiche autorevoli e ben riconoscibili come il Roma, basta, secondo Lei, a garantire una corretta e “sana” informazione? : “Purtroppo il web continua a penalizzare la carta stampata ma è il futuro dell’informazione con i tantissimi rischi sulla mancata verifica dei fatti, una regola elementare che molto spesso viene ignorata dai giovani che si affacciano a questa professione. Speriamo che nel tempo ci siano regole chiare che possano garantire la cosiddetta sana informazione”. Quali sono le pressioni che il Direttore di un quotidiano deve saper tenere a bada? : “Un direttore, nel momento in cui sottoscrive un contratto di responsabilità, deve sapere che occorre ignorare le pressioni da qualsiasi parte esse possano giungere, altrimenti non è un giornalista. Esiste una sola parola che si chiama verità”. Come si fa a non perdere di credibilità, a non deludere e a farsi seguire? Quanto si pagano gli errori nel giornalismo? : “Ho diretto nel corso della mia lunga carriera quotidiani come Il Giornale di Napoli e il Roma, periodici

sportivi, TV come Canale 21, ho avuto a che fare con politici, imprenditori, magistrati, presidenti di calcio, allenatori, calciatori ma anche tanti camorristi che non accettavano che pubblicassi la loro attività criminale, e a distanza di oltre cinquant’anni di giornalismo sono ancora alla guida dello storico Roma. Probabilmente, anzi direi che certamente non ho perso credibilità perché non ho commesso troppi errori. E quando non ho vigilato attentamente su alcuni articoli diffamatori scritti da colleghi ‘distratti’, ho pagato sulla mia pelle fino a ritrovarmi beni e pensione pignorati a vita di un quinto. Ma su questo argomento occorrerebbero pagine intere per spiegare che significa fare il direttore responsabile di una qualsiasi pubblicazione”. Non posso non toccare con Lei l’emergenza sanitaria. Covid e società: quanta responsabilità sente un quotidiano autorevole nel dover informare i cittadini? Lei ha avvertito la necessità dei lettori di informarsi al meglio rivolgendosi a testate riconosciute e istituzionali data la confusione che, spesso, la rete genera? : “È oramai da un anno che il mio giornale dedica le pagine di Primo Piano all’emergenza Covid. Alla corretta informazione, con la verifica delle fonti, cerchiamo di dare voce a tutti per rendere le notizie più chiare ai lettori che spesso si ritrovano a leggere su giornali diversi articoli contraddittori sullo stesso argomento. Purtroppo la pandemia ogni giorno continua a creare tanta confusione soprattutto per la miriade di flash diffusi sui social, molto spesso senza verifica, per cui il nostro compito è davvero arduo”. Il calcio: chi La conosce o chi, semplicemente, La segue, sa bene che è una

Sua grande passione. Mi farebbe piacere ascoltare una Sua breve analisi sul Napoli di questa difficile stagione calcistica e che tempi ci aspettano : “Quella in corso è una stagione calcistica senza precedenti per la presenza del Covid che tiene quotidianamente in allarme le società. Purtroppo anche il Napoli ha avuto le sue ‘vittime’ ma credo che la pandemia non giustifichi gli errori commessi prima da De Laurentiis e Giuntoli in sede di campagna acquisti e poi da Gattuso che non ha ancora dato un volto tattico alla squadra, riproponendo di volta in volta un undici diverso dal precedente. E quella eccessiva confusione, che continuo a registrare nel tecnico calabrese, ci ha portati fuori dalla Coppa Italia e dall’Europa League con il rischio di allontanarci dal gruppo che punta a un posto in Champions. E questa sarebbe una grande disgrazia per i programmi futuri del club azzurro. Ma da tifoso voglio sperare che il buon Rino faccia tesoro delle tiratine d’orecchie che ha ricevuto negli ultimi tempi e che possa centrare l’ambito bersaglio”. Cosa non vorrebbe mai diventasse il quotidiano che dirige? : “Semplice la risposta: non essere libero come lo è stato fino ad oggi”. Quale titolo in prima pagina vorrebbe leggere domani mattina sul Roma ? : “Un titolo secco: ‘Il Covid non c’è più’. Con un sottotitolo: ‘Finalmente: da oggi non si indossa più la mascherina”. C’è la storia di un giornale che ne ha viste, e fatte leggere, tante; c’è un Direttore che ha ancora tanta voglia di fare e di realizzare; abbiamo titolo e sottotitolo : insomma, dobbiamo solo andare in stampa, pubblicare e leggere, finalmente, una buona notizia !


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IMMA CASTRONUOVO

L’amore “diverso” in un libro di poesia e ilarità, di coraggio e di testimonianza: perché amare vuol dire volare secondo vento, per l’Autrice, Maria Cristina Orga

A Nano Tv è stata ospitata la scrittrice Maria Cristina Orga insieme alla consorte Angela Belardo, per la presentazione del libro “Oggi spose, una storia d’Amore e di Coraggio”, con la prefazione di Monica Cirinnà. Per gli addetti ai lavori, è subito comprensibile il tema del libro, un tema sempre più discusso, che non smette di stupire, sbigottire, sperequare: è l’amore omosessuale, nel caso di specie, tra due donne, che hanno deciso di rendere una testimonianza pubblica della loro unione che dura da oltre vent’anni e che, solo di recente, ha potuto trasformarsi in “Unione Civile” grazie ad una lunga e faticosa battaglia portata avanti da Monica Cirinnà, esponente del PD, al cui impegno si deve la legge che porta il suo nome, la Legge Cirinnà, appunto, la L.n. 76/2016, grazie alla quale è stato possibile, per le nostre ospiti, celebrare, in Italia, la loro Unione. “Questo libro credo vada dedicato a Monica Cirinnà”, esordisce il direttore Troise, “grazie alla quale è stato possibile poter celebrare, anche in Italia, le unioni civili; mi è particolarmente piaciuta la tua poesia, “Andare”. Qual è il messaggio del tuo libro?” domanda il Direttore all’Autrice, Maria Cristina Orga. “Noi abbiamo avuto modo di conoscerla personalmente, Monica Cirinnà, anche se ci era noto il suo impegno politico e civile a favore degli ultimi, dei più deboli. Nell’imminenza del nostro matrimonio mi fu chiesto di dar dare voce a chi non l’aveva, rendere testimonianza di questo coraggio che abbiamo avuto, raccontare attraverso la nostra storia, il nostro amore, perché esiste ancora un problema di tolleranza e di accettazione”. “Questo libro sembra scritto a quattro mani, perché c’è anche il pensiero di Angela, mi farebbe piacere una Tua opinione in merito”, incalza il Direttore, rivolgendosi ad Angela Belardo, consorte di Maria Cristina Orga; “ c’è tanta poesia in questo libro. Raccontaci”, la esorta. “E’ vero, Cristina è Poesia”, afferma

Angela. “Lei mi coinvolge, ha trascritto la nostra quotidianità, il nostro amore che dura dal ’96, anno in cui ci siamo incontrate; ti dirò, all’inizio mi è stata antipatica, poi, subito dopo, abbiamo incominciato a parlare, e non abbiamo più smesso ”. “Ci siamo ritrovate, non trovate”, le fa eco Maria Cristina, Ed è una sensazione che ci accompagna da sempre. Io credo molto nel valore pedagogico di questo libro, tant’è che ha vinto il Premio Eccellenze del Sud per la Letteratura, nel 2018, appena edito. Davvero una grande soddisfazione, sottolinea l’Autrice. Ho scritto questo libro per offrire una testimonianza “culturale” ad una società ancora imbarazzata dalle coppie omosessuali e percorsa da mille contraddizioni e atavici, bigotti timori. La terza protagonista del libro, è Portici. Come mai?, domanda il Direttore. “Perché la nostra vita si svolge a Portici, dove insegno da quasi 25 anni. Vivo a Portici sin da bambina. Uno dei momenti più interessanti, di riflessione, l’ho provato quando ho detto ai miei bambini - all’epoca avevo una quarta elementare - che mi sarei sposata con Angela, e che quindi sarei mancata per due settimane a scuola. Credo di essere stata la prima al Sud ad usufruire di un “congedo per unione civile”. Io ho un grande rispetto dei miei bambini, ai quali la notizia che io mi sposassi con una donna, è parsa la

cosa più naturale del mondo. Purtroppo, nella società in cui viviamo, non è così, ci sono ancora molte remore ad accettare il nostro status”, replica l’ospite. Perché i palloncini colorati al vostro matrimonio? , incalza, con il suo piglio sornione, il navigato intervistatore “Perché la vita è piena di zavorre, e il palloncino è simbolo dell’affidarsi al vento, e fidarsi del vento, insegna ad affidarsi agli altri, e fidarsi degli altri… lascia che il tuo volo vada quanto più in alto possibile…quindi auguro a tutti di vivere come un palloncino colorato, di affidarsi al vento”, replica commossa l’Autrice. In chiusura, le Confessioni religiose, come hanno preso questa vostra unione civile? La battaglia di Monica Cirinnà non è finita, perché queste sono unioni solo a metà: manca l’equiparazione al matrimonio, per le coppie dello stesso sesso; il diritto a riconoscere figli; il diritto ad avere figli, al doppio cognome. “Per rispondere alla tua domanda, le chiese ci hanno ignorato. Quella Valdese benedirebbe la nostra unione, ma noi non abbiamo abiurato alla nostra fede per dare un segnale alla nostra Chiesa che, spero, si desti da un torpore atavico, oramai anacronistico, che non ha più senso di esistere”, conclude emozionata la forte e coraggiosa testimone di un amore …secondo vento.


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L’INFLUENZA DELLA PANDEMIA SULLA POLITICA CASORIANA: INTERVISTA AD ALESSANDRO GRAZIUSO

Alessandro Graziuso, giovane consigliere comunale casoriano, eletto in una lista che supportava Raffaele Bene e adesso tra i maggiori oppositori del sindaco, ci ha illustrato punto per punto le motivazioni della sua critica ma soprattutto ci ha offerto una preziosa opinione riguardo la reale influenza della pandemia sulla politica. Lei è uno dei consiglieri comunali di maggioranza dissidenti, capogruppo consiliare di Obiettivo Comune e fa parte della maggioranza oppositiva: ci esponga il suo disagio e la sua opposizione. Essendo stati tra i fautori dell’elezione del sindaco Bene, si può facilmente rilevare lo sgomento che abbiamo provato di fronte ad alcune scelte, a dir poco discutibili, di questa amministrazione. L’operato che ha contraddistinto questi primi mesi è fortunatamente e sfortunatamente passato in secondo piano rispetto alla pandemia che stiamo vivendo. L’amministrazione locale si fa scudo di un disagio collettivo, sponsorizzando qui e lì qualche buona pratica, che dovrebbe caratterizzare il normale andamento dell’azione amministrativa. Ad oggi, stentiamo a vedere una crescita della città, e una seria programmazione. Tuttavia, questa amministrazione potrà contare sul nostro appoggio tutte le volte in cui guarderà all’interesse della collettività e della comunità. Ad oggi, siamo stati deviati a lavorare al fianco dell’opposizione pur di disal-

linearci da questa gestione e dalla discontinuità degli obiettivi programmati. Qual è, secondo lei, la scelta più discutibile che è stata presa? Difficile sceglierne una. Di certo, tra le più discutibili per modalità e necessità vi sono: 1) una gestione poco trasparente della macchina dirigenziale; 2) un rilancio dell’esecutivo discutibile, peraltro con candidati al consiglio comunale a sostegno di altri candidati alla carica di sindaco, mettendo in campo una vera e propria compravendita di consiglieri comunali; 3) l’esternalizzazione della riscossione dei tributi, compresa la riscossione

dell’ordinario. A questi pochi punti esemplificativi, si aggiunga un modus operandi poco chiaro, dove la mancanza di condivisione delle scelte è la regola. Quanto influisce la pandemia sul disagio collettivo? E quanto, invece, sul modo di fare politica? Siamo passati dalla relativa tranquillità che vivevamo all’incubo della morte di massa. Certezze radicate e abitudini di vita consolidate sono venute meno con impressionante velocità. Dinnanzi a questa inedita situazione, anche il modo di fare politica sta cambiando con una velocità esponenziale. Il contatto con la gente, linfa vitale della politica, ha lasciato il posto alla tecnologia, sempre più presente in ogni componente della nostra vita. Secondo lei, la pandemia diventa, talvolta, un alibi per giustificare la discontinuità di cui parlava? Certo, la pandemia è per molte amministrazioni un alibi per giustificare quanto non si faccia o quanto male si faccia. Questo, purtroppo, è il caso della nostra Casoria che versa in uno stato di arretratezza che perdura da tempo, basti vedere come si sono evolute le realtà limitrofe nell’ultimo decennio. Ad oggi, indipendentemente dalla pandemia, dubito che la linea assunta dall’amministrazione sia quella adeguata a trascinarci fuori da questo stato comatoso in cui la città di Casoria riversa.

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GENNARO MOSCA

PRIMA, PENSATECI BENE

Roma – la seconda sezione del Tribunale Penale ha condannato a un anno di carcere un vigile urbano per concussione. Doveva verificare che il ristoratore avesse il permesso per tenere tavolini e ombrelloni sul suolo pubblico, ma al proprietario del locale – non in regola – aveva proposto un patto scellerato: restare a pranzo per chiudere un occhio. Una bella fritturina, insalata, patitine, vino della casa, frutta e caffè, giusto per star leggeri, che quando si lavora…Ma la pizzeria vicina, che aveva dovuto ritirare i tavolini, fiuta la puzza di bruciaticcio e denuncia il losco tutore dell’ordine. Così, mentre le indagini si sviluppano, il pizzardone ingrassa la crapula tra gricia, carbonara, bistecca e grigliata. Finché un giorno, quando il PM ritiene le prove sufficienti, al ristorante, anziché un branzino lo attendono due colleghi in borghese che non gli portano le posate, ma le manette. Reggio Calabria – sequestrati 800 mila euro a tre imprese edili per evasione fiscale. La Guardia di Finanza ha accertato un giro di fatture false e buste paga con tanto di versamenti previdenziali e trattenute fiscali per dipendenti che non esistono. Milano – un imprenditore con una dichiarazione dei redditi modesta, da Fiat Duna e appartamentino in periferia sotto mutuo, però si permetteva vacanze estive su una bagnarola da 30 milioni di euro, oltre un conticino a sei zeri. Gli inquirenti hanno scoperto un

IL GRILLO PARLANTE

complesso meccanismo di ingegneria finanziaria con cui il genio, attraverso false fatturazioni e società di comodo, ripuliva l’immenso nero. Caserta – all’ASL indagate 79 persone per corruzione, gare truccate e altro. Di queste, dodici tra dirigenti, funzionari e dipendenti, sono agli arresti domiciliari. Da nord a sud non cambia il malcostume nostrano dei furbetti dell’evasione, della corruzione e altri reati da colletti bianchi. In Europa – manco a dirlo – siamo i primi in questo tipo di crimini. Su queste pagine, prendendomi ridicolmente sul serio, come coscienza critica di tutto e tutti, bacchetto, stigmatizzo, faccio noiosissimi proseliti di morale, buon costume e dovere civico. Non stavolta. Non richiamerò il Diritto Naturale o il Simposio di Platone, tanto meno Socrate che, per rispettare fino alla fine quella Legge che pur tanto ingiustamente lo condanna, si dà con filosofica pace alla cicuta. Invece,

ora voglio volare basso e restare su un piano pragmatico. Benedetti – si fa per dire – evasori, corruttori, concussori, turbatori della libertà degli incanti e simili, ma possibile che nel 2021 ancora crediate di essere più furbi di PM, Colonnelli CC, Questori e subalterni, e della tecnologia di Cupertino? Oggi, che con un trojan si entra nello smarthpone e dunque nella vita più segreta di ognuno, che una telecamera può essere piccola come una capocchia di spillo, e un microfono intercetta una conversazione a 300 metri, ancora c’è qualche furbacchione che pensa di passare inosservato? Presunzione o stupidaggine? Fatto sta che, alla fine, i nodi vengono sempre al pettine. Ma se anche non fosse così, ci avete pensato bene? Si, senza dubbio avrete anche le auto migliori, gli yacht, le ville e i cappotti di guanaco. Ciononostante, secondo me, fate comunque una vitaccia. Per l’ansia, le paure e i palpiti di essere scoperti. Già. Perché,

ogni volta che passa un’ambulanza – e quante ahimè ne passano da un anno a questa parte – vi assale il dubbio che invece sia la GdF che viene a fare una notifica di conclusione delle indagini preliminari. Poi, se pestate gli interessi della malavita, c’è sempre da temere che qualcuno vi aspetti sotto casa. E poggiando la sera la testa sul cuscino, come diceva Totò a Cardone: «l’intimo non vi rode?». Ma vi siete fatti bene i conti? Vi conviene? “PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI VIGATA – AVVISO DI CONCLUSIONE DELLE INDAGINI PRELIMINARI. Il Pubblico Ministero, dott. G. Savonarola, ha concluso le indagini nei confronti di Giugurta, nato a Roma il 160 a. C. e ivi residente, persona sottoposta alle indagini preliminari per i seguenti reati: Concussione, Corruzione, Istigazione alla corruzione, Truffa ai danni dello Stato, Associazione mafiosa, Concorso esterno, Estorsione, Turbata libertà degli incanti, Intestazione fittizia di beni, Voto di scambio, Violenza privata, Ricettazione, Violazione segreto d’ufficio, Ricettazione.” Rischio pena base: dieci anni. Dieci anni ospite di una Casa Circondariale, guardando un pizzico di mondo fuori, dalle maglie di un graticcio di ferro. Senza partecipare alla vita degli affetti più cari. Fa maluccio. Io, prima di cadere in tentazione, ci penserei bene. E Voi?


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16 GIUSEPPE NAVARRA Il termine composto da DIS+CERNERE = separare + scegliere mi riporta alla mente un’operazione di cui ero spesso testimone le mattine di fredde giornate invernali: la preparazione del braciere. Abitavo all’epoca in Via P. Ludovico e mia nonna mi mandava dal carbonaio per acquistare muniglia e cernitura. Polvere di carbone e il carbone che restava nel crivello dopo la separazione. Il negozio era una stanza a pianterreno di fronte al vicolo della “spuntatora”. Un locale buio e nero senza finestre. Di discernimento parla Papa Francesco in “Ritorniamo a sognare” a proposito della necessità di valutare bene le proprie scelte prima di prendere una decisione. Bisogna separare e scegliere. Non ci sono risposte certe. «Si discerne quando , in un ventaglio di scelte possibili, si cerca l’azione migliore in vista del fine da conseguire». Nel travaglio di scelte contrapposte il credente si affida al Signore che gli ispirerà la risposta giusta perché nell’affidarsi a Lui potrà aver luogo il “traboccamento.” Per il Papa traboccare significa uscire dagli argini, e nel nostro caso la risposta la troviamo se usciamo dal nostro pensiero abituale. Si tratta dello shaft of sunlight , della soluzione che arriva come il raggio di luce che filtra da una fessura ad

Discernimento illuminare il buio dell’ambiente. La lampadina che improvvisamente si accende nella mente. Eureka! Il pensiero di Papa F. è come un fiume in piena che scorre veloce e si scompone in mille rivoli che ritornano poi all’alveo da cui si erano separati. Egli parte dal discernimento per giungere al concetto della “coscienza isolata dall’io barricato.” Per giungere al discernimento è necessario «discutere le idee». Chi divide la realtà in “bianco e nero,” chi sceglie con sicurezza tra “sì e no” segue un’ideologia, un fondamentalismo, sia esso politico o religioso, perché è frenato da una mentalità rigida. E’ vittima dell’io barricato. E’ gente che cerca un quietismo esistenziale, che si difende da situazioni destabilizzanti. I fondamentalisti rifiutano la discussione delle idee che porta alla verità. Hanno già la “loro” verità e la usano per difendersi, considerando il confronto delle

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idee come un’aggressione alla propria persona. Ho appreso, dice Papa Francesco, questo modo di pensare da Romano Guardini. “Un pensiero fecondo dovrebbe essere sempre incompleto per dare spazio a sviluppi successivi.” «Ho avuto modo, così, di dare soluzione a conflitti senza restarne impigliato». Coloro che sono affetti da coscienza isolata devono essere pronti ad abbandonare atteggiamenti di difesa dei propri interessi e delle proprie idee come se fossero la “verità.” Essi sono un ostacolo «all’unione di animi, alla costruzione di una cultura dell’incontro». Per giungere al discernimento occorre ascoltare e discutere con gli altri le reciproche idee. L’Io barricato dalla coscienza isolata non si esime dal criticare la Chiesa ed il suo clero. Le critiche partono da tradizionalisti e da avanguardisti: I puristi e quelli che chiedo-

no l’uguaglianza di genere anche nella Chiesa ordinando le donne. Costoro farebbero meglio a lanciarsi «nel grande compito di evangelizzare il nostro mondo in comunione coni il corpo ecclesiale, invece di restare rincantucciati nel loro gruppo di puristi, custodi della verità e propugnatori dell’uguaglianza di genere. All’io barricato dalla coscienza isolata non mancano mai i motivi per restare al balcone mentre la vita reale scorre al di sotto». Il loro comportamento porta alla divisione. La divisione porta alla disgregazione del corpo: Lo diceva, in illo tempore, 2.500 anni fa, il saggio Menenio Agrippa per convincere la plebe ad abbandonare l’Aventino e tornare in città. Oggi in tempo di crisi provocata dal coronavirus tutti discettano di vaccini: X o Y o Z. Anche contro la coscienza isolata della persona barricata esiste un antidoto. Uno solo. E’ gratuito e non costa altro che «il nostro orgoglio». E’ l’accusa di sé, quella che «Gesù nelle beatitudini chiama povertà di spirito». Essa è ben esemplificata dal contrasto tra la preghiera del pubblicano e quella del fariseo in Luca 18,9-14: Il primo prega “O Dio abbi pietà di me peccatore”, mentre il secondo ringrazia Dio “per non essere come gli altri.”

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ANGELA CAPOCELLI

PULCINELLA: UN SIMBOLO DI SPERANZA. INTERVISTA AD ANGELO IANNELLI

Questi i versi di Domenico Volpi dedicati, in Maschere, a Pulcinella, tra le più antiche e amate maschere napoletane. Il suo nome deriva dal corrispondente napoletano di “pulcino”, con riferimento al naso adunco e alla voce stridula del personaggio. Ma cosa significa, oggi, essere un pulcinella? Lo abbiamo chiesto all’ultimo vero rappresentante di questa maschera, Angelo Iannelli, che ci ha risposto così. Lei è un attore, scrittore, poeta… Insomma, un artista… Ma soprattutto rappresenta l’ultimo vero pulcinella. Cosa significa essere un pulcinella? Parecchi credono che “Pulcinella” sia sinonimo di “buffone”, “ciarlatano”. Invece Pulcinella è il simbolo di Napoli, della speranza e io stesso ho cercato di mutare la sua immagine in un personaggio di tutto rispetto. Essere un Pulcinella significa essere una persona responsabile, con un cuore grande, che si preoccupa delle tematiche sociali, ambientali… Essere una persona saggia che prende a cuore tutti i problemi della città ma soprattutto che lotta per la legalità. Pulcinella è la pioggia, l’acqua, il temporale, il vento, il pianto, il riso. Questo significa impersonificare Pulcinella: rappresentare un popolo nei momenti brutti e in quelli belli, cercando di donargli sempre una SPERANZA. Durante il problema, ad esempio, della Terra dei fuochi o dell’illegalità, Pulcinella è sempre presente a cercare, con ironia, di trovare soluzioni e scacciare il male. Pulcinella è sempre a difesa del popolo. Anche adesso, attraverso il sorriso, sto cercando di trovare la giusta attenuante alla paura: giocando con i bambini, con i vari contest gastronomici, con il Panariello del sorriso, con la Pulcibefana, scrivendo i miei due ultimi libri… Insomma, cercando sempre il DIALOGO. Essere Pulcinella significa dialogare, avere rispetto di quelli che stanno soffrendo, diventare ultimi e umili. Non è più solo cantare e ballare ma preoccuparsi della propria gente, essere sempre in difesa del prossimo. I migliori amici di Pulcinella sono gli infermi, gli invisibili: essere Pulcinella vuol dire dare voce a chi non ha voce e rendere abili quelli che sono disabili.

Sono una maschera sempre affamata, biancovestita e mascherata. Mia patria è Napoli, dove perfetti nascono i piatti degli spaghetti. Son della terra delle canzoni, son del paese dei maccheroni, son specialista in bastonate: quante ne ho prese, tante ne ho date! Per cui, in quanto Pulcinella, voglio dirvi: coraggio, forza, io sono con voi. Lei ha giustamente sottolineato l’importanza del dialogo: cosa direbbe Pulcinella al popolo napoletano riguardo il suo comportamento durante questo anno di pandemia? Di resistere, stare attenti, avere responsabilità, perché non bisogna essere egoisti in questo momento (anche Pulcinella ha messo la mascherina e sta attento). Tutti dobbiamo rispettarci se vogliamo uscire dalla pandemia: AIUTIAMOCI RISPETTANDOCI. ‘A vita è comme l’alber e Natale: sta semp chi romp e palle. C’è sempre chi non vuole mettere la mascherina, fa assembramenti… Meglio a sentì ‘o suon re vigili ca te fermano p l’assembramento, che a sentì ‘o suono e l’autombulanza ca te porta ‘o spitale pcchè hai pigliato ‘o Covid. Come potete vedere, Pulcinella è un grande filosofo, è il primo sindacalista e sempre si è adoperato per i diritti alla vita; quindi scende in campo e dice “stiamo attenti” perché lui ama la vita. Bisogna essere uniti, per uscire da questa Pandemia, prima o poi anche il virus andrà via. Quanto è importante che le nuove generazioni conoscano meglio le tradizioni della propria terra (come, ad esempio, il Pulcinella)? Non esiste un albero senza conoscere le

radici. Oppure futuro senza conoscere il passato. Le tradizioni sono la nostra storia. I giovani devono conoscere le tradizioni e trasmetterle nel tempo come hanno fatto i nostri genitori. Oggi ci siamo persi nei social, consiglierei di ritornare alla scoperta degli antichi mestieri, la fortuna di conoscere un contadino e farsi spiegare le feste tradizionali come: i tradizionali dodici mesi, ‘o fucarone e S. Antonio, la festa dei gigli, i fujenti, le tammurriate, e tre a croce salita del Monte Somma e tante altre. Dietro ogni festa c’è una storia da raccontare e a scuola è fondamentale per riequilibrare la nostra vita. Pulcinella è per antonomasia la tradizione. Ecco perché io, da tantissimi anni porto nelle scuole progetti ludotetici e pedagogici sulle tradizioni popolari. Nella mia vita, in qualsiasi lavoro, porto con me Pulcinella per farlo conoscere, nella speranza che diventi quanto prima Patrimonio Unesco come bene immateriale. Anche Pulcinella è cambiato, non è più un Pulcinella canterino, ma un Pulcinella sociale che si preoccupa della sua gente, dell’ambiente, della legalità e adesso della Pandemia. I Giapponesi sono stati i primi a capirlo. Identificandomi nel Pulcinella del cambiamento, nel Pulcinella del popolo, la maschera sociale che abbraccia la sua gente e dona sorrisi e SPERANZA iniziando dai bambini e dalle scuole.


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18 RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA FRANCESCO POLIZIO

Il bilancio stabilmente “squilibrato” del comune di Casoria

Nella seduta consiliare del 27 gennaio 2021 con atto n. 7, la nuova maggioranza consiliare approva il documento contabile, definito bilancio stabilmente riequilibrato, conseguente al dissesto finanziario dichiarato con l’atto consiliare n. 22 del 5 agosto 2020. Il Sindaco, la Giunta ed i consiglieri comunali che si sono pronunciati favorevolmente sull’atto hanno certamente avuto una consistente dose di irresponsabilità rispetto ai vizi procedimentali che hanno caratterizzato il percorso del documento contabile e le consistenti anomalie ed irregolarità nella rappresentazione delle poste in entrata. Il documento contabile non ha acquisito il parere del collegio dei revisori e non riporta i pareri dei dirigenti responsabili che sul bilancio stabilmente riequilibrato devono essere analitici, approfonditi e riferiti sulla scorta di quanto avvenuto negli ultimi anni. La proposta di delibera non ha scontato l’approvazione nell’organo esecutivo e non sono stati rispettati i termini temporali per consentire a tutte le forze consiliari di esprimersi su un documento fondamentale per la vita dei cittadini per i prossimi anni. Per quanto riguarda le cifre riportate nel documento contabile siamo in presenza di una rappresentazione fallace e non rispondente all’andamento storico che invece andava specificato e doveva costituire elemento di valutazione e di approfondimento.

Nel bilancio stabilmente riequilibrato le cifre riportate relative al recupero dell’evasione nell’ordine di euro 3.300.000,00 per il 2021 e di € 2.500.000,00 per il 2022 sono inverosimili tenendo conto di quanto avvenuto nel triennio precedente il cui recupero è quasi zero. Analoga riflessione riguarda la TASI dove si prevede per 2021 un recupero dell’evasione nell’ordine di € 300.000 e per il 2022 nell’ordine di € 250.000 quando nel triennio precedente il recupero è stato zero. Altrettanto si registra per l’imposta di pubblicità e pubbliche affissioni dove si prevede di recuperare per il 2021 € 180.000 e per il 2022 € 170.000 mentre nell’intero bienno 2018/2019 a stento si è recuperata la somma di euro 20.000. Anche per la tassa di occupazione di aree pubbliche si prevede per il 2021 il recupero di € 120.000 mentre nel biennio 2018/2019 si è recuperato appena la somma di € 1.500. Per quanto riguarda i proventi per le sanzioni per violazione al codice della strada sono previste entrate per l’anno 2020 di euro 1.677.751,88, per l’anno 2021 e l’anno 2022 entrate per 2.020.000 annui che sono senza riscontri oggettivi tenendo conto del trend degli anni precedenti che portano ad una stima di riscossione nell’ordine del 30%. Addirittura nella delibera di esternalizzazione con affidamento in concessione dei servizi di gestione ordinaria, accertamento e riscossione coattiva della tassa

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sui rifiuti, dell’imposta comunale sulla pubblicità e diritti sulle pubbliche affisioni, della tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche, accertamento e riscossione coattiva dell’IMU e della TASI, riscossione coattiva dei fitti/ canoni patrimoniali e delle violazioni al codice della strada, le percentuali di riscossione per la Tosap nel triennio 2016/2018 sono attestate al 13,88%, per il tributo ICP si è al 5,71%, per l’ICI/ IMU siamo al 7,89%, per le violazioni al codice della strada la percentuale di riscossione è pari al 3,04%. Per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani si spende la somma di euro 19.258.187,28 senza incassare l’importo che normalmente si aggira sul 40%. Le risorse indicate nel bilancio stabilmente riequilibrato per risanare la finanza comunale con proventi dal recupero dell’evasione e dall’alienazione dei beni patrimoniali nell’ordine complessivo di circa 35 milioni di euro sono campate in aria e non hanno consistenza, con riferimento ai precedenti al Comune di Casoria. Sui documenti contabili adottati dal Comune di Casoria esistono da tempo avviate istruttorie per responsabilità di natura penale e contabile e risulta fissato al 16/6/2021 il processo a carico dell’ex sindaco, Carfora, dell’assessore alle finanze, Esposito, e del dirigente Setaro per la violazione del patto di stabilità. Prof. Avv. Francesco Polizio

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Salvatore Iavarone

Consigliere Comunale di Casoria

Proposta di un tavolo per il monitoraggio delle bonifiche delle aree industriali dismesse dell’area a Nord di Napoli

Casoria è la città che ospita più aree dismesse sul suo territorio, per questo quando si parla di questo tema, è Casoria ad essere sotto i riflettori; un problema che può essere anche una grande opportunità. In settimana una delegazione dei Verdi – Europa Verdi, con il consigliere regionale Borrelli, con me in qualità di responsabile regionale dei verdi per l’ambiente e la casoriana Francesca Imbaldi responsabile per l’area a Nord di Napoli, ha incontrato l’assessore regionale all’ambiente e vice del Presidente, il dottor Fulvio Bonavitacola. Al centro dell’incontro un tema caldo a Casoria, quello delle aree dismesse. La crisi dei complessi produttivi presenti sul territorio, molti dei quali diventati parti integrante delle città, ne ha determinato la completa dismissione ed il loro definitivo degrado, compromettendo anche quelle parti edificate gravitanti intorno ad essi. Il riuso delle aree industriali dismesse può rientrare a pieno titolo tra le attività rivolte allo

sviluppo sostenibile, in termini di ottenimento di vantaggi economici, sociali ed ambientali. La seguente tabella fornisce il quadro delle principali aree dismesse presenti sul territorio comunale di Casoria. Nell’area a Nord di Napoli sicuramente la città che ha più aree dismesse è quella di Casoria. Potrebbe essere questa la città dalla quale partire per un tavolo tecnico, che metta al centro la questione delle bonifiche, e che coinvolga direttamente anche l’ARPAC, questa la richiesta che è stata portata all’attenzione di Bonavitacola. Casoria tra gli anni sessanta e gli anni settanta ha vissuto la sua più grande espansione demografica, diventando la “Sesto San Giovanni” del Mezzogiorno, alle porte della metropoli di Napoli, divenne il vero polo industriale, la città degli operai. Un ricordo ormai lontano di una Casoria che ha poi vissuto in pieno la crisi che è seguita a quegli anni.

Una città che ha intere aree industriali, che si sono trasformate in aree fantasma, e che oggi possono essere trasformate in una grande opportunità. L’ex Tubibon nei pressi dell’Agenzia delle Entrate, l’ex Resia a Via Principe di Piemonte, l’ex Alenia ai confini con Afragola e la Montefibre vicino alla Stazione, solo per citarne alcune. Il Futuro di Casoria e dell’area a nord di Napoli passa da qui. E qui che bisogna mettere in campo un grande progetto di sviluppo, servono imprenditori ed amministratori con una visione nuova per una nuova grande città. Abbiamo il coraggio di osare? Abbiamo il coraggio di credere davvero che grandi opportunità imprenditoriali possano nascere sul nostro territorio? Serve un tavolo in cui si parti dalle bonifiche delle aree, per garantire la salute dei residenti ed avviare un lavoro serio per il rilancio e il recupero di queste aree.

Elenco delle principali aree industriali dismesse nel Comune di Casoria

SITO

INDIRIZZO/LOCALITA’ Superficie (mq)

EX RHODIATOCE PANARIELLO CIRO AREA FERROVIARIA METROFIM TAV RFI DESS SAS DI SEVERINO CLAUDIO & C EMILIANO LIDIA DI GAUDIERO MARIA GRAZIA MARAFER AUTODEMOLIZIONI Spigno Giuseppe ECO AMBIENTE ALFARANO RAFFAELE S.R.L. CAMPANIA MACERO SIDERMET SAS LA NAPOLETANA STRACCI DI GRAZIANO C&C REDERMET SRL SO .CO .EDIL SRL EX RESIA EX TUBI BONNE

Via Europa 141.985,24 Via G. Pascoli 2.381,91 Via Cupa S. Salvatore 9.186,76 Via Cimiliarco 22.270,54 Corso Novara 97.027,87 Via Quattro giornate, 6 2.961,91 Via Circum. Fraz. Est.ang. Via Cava 2.531,62 Via Circum. esterna 1.555,92 Via Cava, 1 3.369,28 Via 4 novembre SS 87 Km 6,5 1.272,67 Via Garibaldi, 14 10.969,83 ViaTraversa Russo ss Sannitica 87 1.615,35 Via 4 novembre, 47 SS 87 Km 8,54 2.510,64 Via Indipendenza, 23 1.030,62 II Trav. G. Pascoli 1.648,59 Via Pietro Nenni III Trav 61/63 2.220,34 S.S. Sannitica 93.410,32 Via Padula, 43 3.369,29

Totale superfici

443.161,56


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20 Laura Bufano

Napoli 2018, comincia l’era dell’ispettore Russo

“L’enigma del Cristo Velato” è il romanzo d’esordio di Emanuele Scherillo, attore professionista e formatore, 35enne napoletano. Edito da Giazira scritture, finito di stampare nell’aprile del 2020. Lo Scherillo, come molti della sua generazione si reinventa come scrittore e prende in prestito, per l’ indagine dell’ispettore Gennaro Russo, la Cappella Sansevero, il complesso museale che ospita splendide opere barocche, e soprattutto la celebre scultura marmorea di Giuseppe Sammartino, il “Cristo Velato”. Il giallo parte con l’omicidio di Francesco Maria dei principi Di Sangro, ritrovato proprio ai piedi del Cristo Velato. L’ispettore Russo del commissariato San Lorenzo, è chiamato a recarsi sul posto. Viene così avviata un’indagine investigativa volta allo smascheramento del colpevole e del motivo che lo ha spinto a quel forte gesto. La storia personale dell’ispettore Russo parte dal contesto in cui è nato e cresciuto e accompagna il lettore fino alla sua attuale realtà: uomo giovane, con un grande intuito e un forte senso di giustizia, da ragazzo uno sciupafemmine che non è riuscito mai ad amare veramente. Accanto a lui un collega e non solo, Il brigadiere Caputo, una persona che nutre per lui un grande affetto. Il passato non scompare mai completamente, sicché quelli che erano stati i suoi amici d’infanzia rientrano nella sua indagine, si tratta di: Peppe ‘o crick, Sasà ‘o sorice e Pasqualino ‘o lione. All’epoca un vero e proprio branco, tutti giovanissimi, e lui, Gennaro Russo detto Marlboro, per un periodo di tempo ne aveva fatto parte. L’educazione ricevuta da una zia, quando era

rimasto orfano, lo aveva portato nella direzione opposta degli amici. Nel romanzo prevalgono gli ambienti esterni che rivelano la conoscenza dei luoghi da parte dello scrittore. Siamo nel 2018, Napoli è un po’ la protagonista del racconto, almeno una parte di Napoli che nonostante tutto rimane sempre la stessa, non muta. Sono presenti nel romanzo molti flashback: i racconti della storia dei componenti del branco, un personaggio della camorra, e le storie degli eredi dei Principi di Sangro: Leonardo, Antonino e Cecilia, infine non manca una storia d’amore, di quelle che fanno battere il cuore dell’ispettore. Via, via che l’indagine avanza vengono ritrovate delle scritte, apparentemente incomprensibili, lasciate sui luoghi dei delitti. Russo si trova a dover indagare su un serial killer con tanto di suspense per il lettore. L’approccio al romanzo può essere scettico, nel senso che il lettore pensa al solito giallo considerandolo ormai una maniera di cavalcare l’onda, però una grande curiosità rispetto al luogo dove viene ritrovato il primo cadavere, cioè la Cappella Sansevero, sprona alla lettura del romanzo. L’autore si serve di una scrittura fresca e verosimile che porta a voler leggere il romanzo tutto di un fiato fino alla scoperta della verità. Le indagini dell’Ispettore Russo non si fermano qui, è infatti in corso la stesura del secondo romanzo di Emanuele Scherillo perché nella sua scrittura l’immaginazione non trova difficoltà ed è carica di passione per la Storia, per l’Arte e per la sua Napoli.

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www.casoriadue.it RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA ERASMO MORTARUOLO Questa mattina ho inviato una lettera al Presidente Vincenzo De Luca, l’assessora Lucia Fortini e ai membri dell’Unità di Crisi della Regione Campania per chiedere chiarimenti in merito all’ordinanza di chiusura delle scuole di ogni ordine e grado e delle università su tutto il territorio regionale. “La situazione epidemiologica è innegabilmente preoccupante, come dimostrato dall’aumento dei contagi registratosi nell’ultima settimana e l’incidenza delle varianti del virus. Tuttavia, i dati del contagio mostrano profonde diversità territoriali nella diffusione del virus, penalizzando, come prevedibile, le realtà

metropolitane a più alta densità abitativa. Al contempo nelle nostre realtà si registra una maggiore capacità di controllo e di isolamento, grazie al lavoro straordinario di molti sindaci e alle caratteristiche stesse delle aree interne, che garantiscono una più facile attuazione delle norme del distanziamento. Nel Sannio per la terza settimana consecutiva l’indice di positività mostra un trend in discesa, un quadro decisamente in controtendenza rispetto a quello di altre realtà della Campania. Per queste ragioni e alla luce delle indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico nazionale che invita a misure “chirur-

giche” che tengano conto anche delle differenze provinciali e dei Comuni, ho invitato l’Unità di Crisi della Regione Campania ad un ulteriore approfondimento in merito all’ordinanza emanata, di concerto con i Sindaci e i dipartimenti di prevenzione territoriali. Ho chiesto, inoltre, un’attenzione specifica per gli asili nidi che sono in prevalenza strutture private per le quali non sono previsti ristori nei periodi di interruzione della loro attività e con pesanti conseguenze sulla sostenibilità delle strutture e sui livelli occupazionali”. Così il Consigliere regionale, Erasmo Mortaruolo.


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DIANA KUHNE

Il Trofeo Italo Kühne assegnato oggi a Roccaraso ai romani

Nel ventennale della scomparsa del giornalista napoletano il challenger del circuito Master Mind, passa dalla bacheca del SAI Napoli a quella dello sci club Czero6. Lo sci club romano “C zero 6”, ha vinto oggi il Trofeo Italo Kühne, intitolato al giornalista sportivo e assegnato al termine del circuito di gare si sci Master Mind, alla squadra che ha ottenuto maggior numero di punti alle categorie master, di 30 anni in su.Il Challenger perpetuo passa dalla bacheca del SAI Napoli, che lo ha vinto lo scorso anno, alle mani della figlia di Italo, Diana e del nipote Luciano de Caro, che lo hanno consegnato ai vincitori del 2021. A vent’anni esatti dalla scomparsa del giornalista, grande appassionato di sci, uno sci club romano, nato da pochi anni col preciso scopo di vincere il Premio, riesce a centrare l’obiettivo. Sul secondo gradino del podio proprio il SAI Napoli, con la squadra composta dagli amici di Italo, Giuseppe Fiordiliso, Gianfredo Puca, Andrea Ballabio e tanti altri, che hanno combattuto fino all’ulti-

mo traguardo, nella speranza di riconquistarlo. Non sono riusciti nell’intento, ma nelle ultime giornate di gara, sono riusciti a recuperare una posizione superando, in zona Cesarini, lo sci club Posillipo che scivola in terza posizione. Le finali del circuito Master Mind sono state organizzate dallo sci club 0.40 e a condurre la premiazione è stato il presidente e giornalista de la 7 Stefano Buccafusca che ha ricordato il collega che abbiamo rivisto ultimamente in numero-

se interviste a Diego Maradona. “Sono passati 20 anni dalla scomparsa di papà – ha ricordato la figlia Diana – ma noi lo sentiamo sempre vivo su queste nevi e nel cuore di chi lo ricorda. Vorrei approfittare di questo difficile momento per chi lavora in montagna e la ama, per esortare tutti, ma specialmente i giovani, a non mollare mai e continuare a dare vita a questo sport e sostegno a tutti gli operatori che hanno subito gravi perdite. Papà non avrebbe mollato”.


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GAIA MOSCHETTI

Caffettiamo, la bio-caffetteria

Caffettiamo, la bio-caffetteria di Raffaele Simonte ha aperto nel cuore del Vomero in via Gemito 68/A . L’imprenditore napoletano ha fatto tanta strada, in seguito all’esperienza londinese, decide di tornare e d’investire nella sua città natale: nel 2017 aprì il suo primo punto vendita a Bagnoli che ha riscosso un enorme successo dovuto sia alla simpatia che alla professionalità del team in continuo aggiornamento ma ancor di più all’impareggiabile proposta di prodotti. Nel rispetto delle norme anti-Covid, il locale del Vomero può accogliere fino a 10 persone così da garantirne il distanziamento, e offrendo uno splendido plateatico allestito sotto i portici dove poter consumare l’aperitivo in piena liber-

tà e sicurezza. Uno stile e un concept che rispetta la natura sempre al passo con i tempi, sia negli arredi che nel diminuire l’uso della plastica monouso, Raffaele Simonte, ha sostituito il PET con il vetro. Una colazione da accompagnare con un buon caffè Tico, latte di cocco, di riso, di mandorla per dei cappuccini senza lattosio. Una vegan breakfast dove l’assenza di uova non va mai a scapito del gusto e il cui successo presso i clienti ha spinto lo staff di Caffettiamo a tentare delle riuscitissime incursioni nel campo della pastry, con delle wedding cakes e un buffet dove spicca il riso venere che non hanno deluso il palato degli invitati.

GAIA MOSCHETTI

Una nuova iniziativa che porta la firma di Fabio Cristiano

Imprenditore da tre generazioni tra i più noti a Napoli, Fabio Cristiano, titolare della ”Antica Pizzeria da Gennaro”, parte con una nuova proposta con interessanti risvolti nel sociale. Dopo l’acquisto per il defibrillatore da posizionare nella stazione della Cumana di Bagnoli, Fabio Cristiano crea nuove sinergie a livello internazionale con ricadute lavorative sul territorio grazie alla sua “Scuola di Pizzaiolo”, che ha iniziato la sua mission di forgiare una nuova generazione di operatori del settore pizza fin dal 2015. E con risultati eccellenti, visto che, da questo corso, sono partite le carriere di Ivan Panico (oggi impegnato da “Cicciotto” a Marechiaro) e di Davide Ruotolo, che all’inizio del 2021 ha visto assegnare a “Palazzo Petrucci” l’agognata Stella Michelin, sogno e vanto di molti ristoratori. Nel delicato contesto storico in cui ci troviamo a causa della pandemia, questo imprenditore rinnova la sua scommessa sul territorio al quale resta legato, ma che rappresenta un

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punto di partenza per ampliare il ventaglio di offerte della sua azienda, attraverso i recenti accordi con Big Mamma (l’azienda francese che parla napoletano, nata nel 2015 e che ha rivoluzionato il modo di mangiare italiano a Parigi) e Grosso Napoletano (la miglior catena di pizzerie in Spagna a proporre la verace pizza napoletana). In virtù di tali accordi, i ragazzi che seguono il corso di pizzaiolo alla scuola di Fabio Cristiano vengono selezionati per uno stage di un mese a Madrid. Per consentire l’accesso a tale opportunità, agli stagisti viene assicurato vitto, alloggio e una borsa di studio di 500 € oltre alla possibilità di assunzione. I ragazzi affronteranno un test a punteggio basato sulle tre P: precisione, puntualità e pulizia e a quelli che supereranno la prova verrà offerto un contratto di lavoro. Dunque, formazione innanzitutto e l’impegno di creare inclusione anche con soggetti socialmente a rischio, da parte di un’azienda che fa del suo passato un volano per un futuro migliore.

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24 MARCO STILETTI

Casavatore: Comparto 7 cambia sempre più volto

Continua la riqualificazione dell’intera area del Comparto sette e delle sue palazzine nelle vicinanze di Piazza Di Nocera. L’amministrazione Marino a novembre durante la giornata dedicata ai disabili aveva portato a queste persone speranze di rinnovamento. Queste non si sono fatte attendere. Infatti aggiustare queste palazzine popolari è stata uno delle problematiche da risanare. Si è cominciato con il dare la luce visto che in mezzo alle scale di queste palazzine a regnare era il buio e ora possono tranquillamente camminare soprattutto i poveri anziani e disabili liberamente senza aver paura di cadere. Da qualche anno l’amministrazione Diasi ha cercato invano di far capire il concetto di condominio, ma visto che il comune era inadempiente anche gli altri stabili non pagavano. Creando una sinergia tra Comune (proprietario di beni immobili) e amministrazione condominiale si è riuscito in breve tempo a ridare dignità a queste persone.

Prima

Dopo

Sono stati rimossi, anche, ingombranti che giacevano da anni sempre per il miglioramento decoro urbano. Con la luce al comparto 7 il sindaco Marino e la sua amministrazione non si sono fermati e l’operazione dignità continua risolvendo man mano le tante problematiche che

affliggono il Comune. Il primo cittadino si conferma ancora una volta deciso e fermo sul suo programma politico costruito soprattutto sulle promesse fatte ai cittadini per il miglioramento della comunità e ciò sta accadendo come da impegno.

DANIELA LOMBARDI

TGCOM24: intervista del manager e curatore Salvo Nugnes sul catalogo Editoriale G. Mondadori “L’Arte in Quarantena”

Domenica 28 febbraio è andata in onda su TGCOM24, rete di punta dell’informazione a livello nazionale, l’intervista rilasciata alla giornalista Micaela Nasca dal manager e curatore di mostre e grandi eventi Salvo Nugnes riguardo all’uscita del prestigioso catalogo “L’Arte in Quarantena” Editoriale G. Mondadori. Il volume, nato dall’omonima rubrica televisiva curata dal direttore Paolo Liguori e ideata da Salvo Nugnes, verrà presentato all’auditorium dello IULM di Milano il 10 aprile insieme a tante personalità che hanno collaborato al progetto come il grande sociologo Francesco Alberoni, la scrittrice e psicoterapeuta Maria Rita Parsi, lo psichiatra Alessandro Meluzzi, Silvana Giacobini, già direttore di Chi e Diva e Donna, Cristina Cattaneo, giornalista e psicologa, la curatrice d’arte Flavia Sagnelli, Caterina Grifoni, presidente FIDAPA sez. Sp ed altri ancora.

All’esclusivo catalogo, che raccoglie opere di nuovi talenti e grandi star internazionali come Federico Fellini, Gina Lollobrigida, Amanda Lear, Romina Power, Sylvester Stallone, Jhonny Depp, Edoardo Bennato, hanno contribuito, tra gli altri, anche Vittorio Sgarbi e lo storico e presidente del Vittoriale degli Italiani Giordano Bruno Guerri. Nel corso della diretta, durante la quale sono state mostrate alcune delle opere presenti nel volume, si sono toccati i temi che stanno alla base del progetto, fortemente voluto da Salvo Nugnes, primo fra tutti l’immenso potere curativo dell’arte, capace di risollevare lo spirito da difficoltà e preoccupazioni. Il manager ha poi parlato della sua esperienza al fianco di grandi nomi dell’arte, della cultura e dello spettacolo, ricordando gli incontri significativi della sua carriera come quelli con Vittorio Sgarbi, Margherita Hack, Amanda Lear, Elio Fiorucci, Silvana Giacobini e tanti altri.


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ROBERTA D’AGOSTINO

“A MODO MIO” un cortometraggio di Danilo Rovani

“A Maria Paola e a tutti coloro che amano, profondamente, atavicamente, senza limiti e senza giudizi” - DANILO ROVANI A modo mio è il cortometraggio di Danilo Rovani con Cosimo Alberti e Denise Capuano, prodotto da Itinerari di Napoli di Massimiliano Sacchetto e Carmela Autiero (https://napoli. itineraridellacampania.it) e iKen ONLUS, che prende le mosse dalla storia di Maria Paola Gaglione e Ciro Migliore due giovani della provincia di Napoli balzati agli onori della cronaca perché il loro amore è diventato una tragedia. Per la tematica trattata e per la qualità del prodotto il corto è stato scelto come manifesto contro il bullismo omofobo che sarà presentato, in anteprima assoluta, alla prima edizione di OMOVIES@SCHOOL Film Festival la prossima estate. “Come IDN – afferma Massimiliano Sacchetto - ci occupiamo da molti anni di comunicazione firmando campagne di comunicazione per artisti ed istituzioni. Nel corso degli anni abbiamo voluto ampliare i nostri interessi e sviluppare un progetto multiplo che comprendesse più attività legate sempre al mondo della comunicazione e della editoria sfociato in IDN itinerari di Napoli lavorando in partner con diverse istituzioni ed enti locali. Ci siamo dedicati alla produzione di questo lavoro, cui seguiranno molto presto altri due corti, perché puntiamo alla valorizzazione e diffusione di prodotti di qualità in campo artistico e culturale; ci ha convinto la tematica e l’idea registica di Rovani così come l’interpretazione dei protagonisti. Si parte dalla cronaca per evidenziare come la nostra realtà non garantisca la libertà né di pensiero, né di tante altre cose fino ad arrivare perfino al divieto di amare”. Due giovani che vogliono vivere il proprio amore; Ciro che quando è nato si chiamava Carmela, e Maria Paola sognano da sempre il compagno

della vita, l’amore così forte da fare dimenticare tutto il resto. Sono due giovani della periferia di Napoli, hanno lasciato la scuola, inseguono altro. Poi si incontrano ed è amore all’istante. Proprio quello che cercavano. Vivono finalmente felici e vanno in giro per le strade della periferia, che pur essendo degradate e squallide, ai loro occhi sembrano splendide. Su quel motorino sono felici, insieme sono felici. Ma la famiglia di lei non accetta il loro amore, Ciro è una donna, sono due donne, non hanno diritto di amarsi. Ed un giorno mentre sono in sella al loro amato motorino il fratello di lei li sperona provocando, nella caduta, la morte di Maria Paola. Il corto racconta l’amore che dovrebbe essere libero, gioioso ed invece in molti casi, come in questo, diventa una trappola mortale. “Noi di i Ken ONLUS - spiega Carlo Cremona presidente i Ken e direttore artistico di Omovies International Film Festival - abbiamo coprodotto con IDN Itinerari di Napoli il cortometraggio “A modo mio” di Danilo Rovani che sarà presentato in anteprima mondiale alla prima edizione di OMOVIES@ SCHOOL International Film Festival nella prossima estate. Un film che parla di una storia queer, di quegli amori non convenzionali e che narrano di vite fuori dagli schemi e per questo difficili da

accettare anche più delle singole scelte o condizioni di vita personali. L’amore e l’odio sono facce della medesima medaglia, talvolta sono la pesante condanna della società e delle famiglie di molte periferie ed aree marginali delle nostre città. Periferie che lasciano emergere la violenza, dove spesso sono cornici di quadri dipinti dall’abbandono scolastico, dalla violenza come narrazione naturale, da camorra e spaccio come uniche sopravvivenze. Luoghi dove all’assenza di futuro trova naturale fertilità il bullismo, compreso quello omofobico e transfobico. La linea narrativa di Rovani si muove fra la strada, a bordo dell’ormai tristemente noto scooter e il nudo palco di un teatro vuoto; i due protagonisti dice il regista nelle sue note - diventano attori che interpretano attori che a loro volta rendono omaggio alla memoria della giovane Maria Paola. Una linearità netta ma contemporaneamente metafisica e senza tempo dove i protagonisti dapprima sono davvero i personaggi e un attimo dopo gli attori che sembrano essere alle prese con delle prove di uno spettacolo. Una ricerca catartica della versione di una vicenda realmente accaduta ma raccontata attraverso la lente cinematografica, in maniera evocativa e poetica.

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Covid, il Generale Figliuolo nuovo Commissario all’emergenza, Pellegrino (IV): “Felice per incarico che restituisce credibilità alle istituzioni italiane”

“Auguri di buon lavoro al nuovo commissario straordinario per l’emergenza Covid – 19 il Generale Francesco Paolo Figliuolo. Una figura di elevato profilo, che ho conosciuto nel Cilento in occasione del Premio Internazionale Nassirya per la Pace. Sono molto contento della sua nomina. Un uomo integerrimo di grande esperienza che saprà dare credibilità alle Istituzioni italiane ricoprendo un ruolo complicato in un momento difficile”. Queste le parole di Tommaso Pellegrino, capogruppo di Italia Viva al Consiglio Regionale della Campania.

CRISTINA CENNAMO

IL VIAGGIO DI GUSTO CHE BATTE IL LOCKDOWN L’INSOLITA STORIA DI GIAPPOKE: INAUGURATO ED OBBLIGATO A CHIUDERE DOPO UN GIORNO, OGGI È RICHIESTO IN TUTTA ITALIA

E’ una storia tutta da raccontare quella di Giappoke, il format del Gruppo Giappo inaugurato un giorno prima dell’evento più inatteso della storia contemporanea nostrana: l’inizio del lockdown, con tutto quel che ne è conseguito per i ristoratori. Ebbene a distanza di un anno, tra chiusure e riaperture a singhiozzo, ma con tanto delivery, Giappoke si appresta a festeggiare il suo primo compleanno. Nonostante tutto, il locale nato nel pieno centro del Vomero a Napoli in piazza Fuga, è diventato un punto di riferimento per gli appassionati del genere, tanto che, da questa prima apertura, si sono susseguite le richieste di affiliazione in tutta Italia. Dopo un’attenta selezione, il fondatore del Gruppo Giappo Enrico Schettino ha quindi dato il via ad una serie di aperture in tutto lo stivale che stanno dando lavoro a chef, personale di sala ed amministrativo, senza considerare l’indotto che ne deriva tra allestimenti, fornitori e quant’altro. Il primo, in ordine di tempo, è quello di Torino a San Salvario, nel cuore della zona Baretti del capoluogo piemonte-

se: già in queste ore infatti Schettino, che nei mesi scorsi è stato anche al fianco di Alessandro Borghese su Sky per la prima serie televisiva dedicata alla cucina nipponica, si trova a Torino per la partenza del Giappoke torinese che ha inaugurato con il solo delivery. A seguire sbarcherà al Sud con aperture tra Sicilia e Campania, mentre sono in corso di valutazione ulteriori aperture in Lombarda e Lazio per continuare poi con il resto d’Italia. Il segreto del successo di Giappoke? Semplice come il suo stile giovane e colorato: un incontro di ingredienti tra pesce, verdura o frutta, salse e topping che rendono ogni bowl unica e personalizzata con una serie di possibili combinazioni ma anche bao, tacos, tartare e cevice. Tutto viene consegnato con un servizio esclusivo, in box personalizzate e termiche. Un’avventura gastronomica che trasmette al consumatore la sensazione di andare dalle Hawaii al Giappone, grazie ad un viaggio di gusto. Almeno con la testa, ci lasciano viaggiare.


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ROBERTO CONTE

Allarme Covibesity: la nuova pandemia nei bambini Al Policlinico federiciano di Napoli nasce il decalogo anti obesità per contrastare i danni della sedentarietà causati nei bambini dall’emergenza Covid-19

Online su www.centroallergologiapediatrica.it in occasione della Giornata Mondiale dell’obesità Dal sonno sereno alla dieta mediterranea, dall’attività ludica attiva ad un limite di ore davanti ai tablet. Ci sono dieci regole auree nel “Decalogo anti obesità” redatto dal Centro di Allergologia Pediatrica dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli, diretto dal prof. Roberto Berni Canani, e ideato per contrastare quella che molti ricercatori statunitensi hanno definito già la “nuova pandemia nei bambini”: la ‘covibesity’. Il decalogo è stato appena pubblicato online (https:// centroallergologiapediatrica.it/decalogo-anti-obesita) in vista del World Obesity Day, la giornata mondiale dell’obesità del 4 marzo. Si tratta di un’emergenza che può avere un impatto particolarmente grave in Italia ed in particolar modo in Campania dove l’obesità infantile rappresenta già un grave problema di salute pubblica con molti risvolti di carattere sociale. Il sistema di sorveglianza di rilevanza nazionale “OKkio alla SALUTE”, ha stimato, infatti, nella sua ultima rilevazione, che in Italia il 20.4% dei bambini è in sovrappeso mentre il 9.4% è obeso. Si evidenzia un chiaro trend geografico che vede la regione Campania con la prevalenza più elevata: il 25.4% dei bambini campani è in sovrappeso, il 12.6% è obeso. “Purtroppo la pandemia da Coronavirus sta concorrendo ad aggravare ul-

teriormente questo quadro - spiega Roberto Berni Canani, professore di pediatria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e tra i massimi esperti italiani di allergologia, gastroenterologia e nutrizione pediatrica - determinando il peggioramento di una già instaurata condizione di obesità o promuovendone l’insorgenza. L’isolamento domiciliare di questo primo anno di emergenza Coronavirus ha comportato delle rilevanti variazioni dello stile di vita, sia in termini di alterazioni dell’equilibrio energetico, sia in termini di benessere psicologico, incrementando il rischio di depressione, stress e noia. Stress e turbolenze emotive che si associano anche al fenomeno così detto “comfort eating”: l’assunzione di alimenti ricchi di zuccheri e alimenti appetibili rappresenta un meccanismo inconscio di automedicazione contro gli stimoli negativi, a seguito del rilascio di sero-

tonina che ha un effetto benefico sull’umore”. L’analisi condotta dal Centro di Allergologia Pediatrica del Policlinico federiciano evidenzia come la combinazione di questi comportamenti con la didattica digitale, l’interruzione delle attività sportive programmate e l’aumento del tempo trascorso davanti agli schermi di PC, tablet e smartphone, abbia causato un significativo aumento della sedentarietà. E numerose evidenze scientifiche indicano una relazione tra ore di tempo trascorso davanti allo schermo e rischio di sviluppare obesità e complicanze cardio-metaboliche, verosimilmente perché questo comportamento, oltre a sottrarre tempo all’attività fisica, può associarsi più di tutti gli altri ad un’alimentazione eccessiva e scorretta. Tali condotte errate dello stile di vita sono state ampiamente dimostrate anche in numerosi studi effettuati negli ultimi mesi durante

il “lockdown”, nei quali è stato evidenziato un incremento significativo nel numero di pasti giornalieri e dell’assunzione di patatine fritte, carne rossa e bevande zuccherate, rispetto al periodo antecedente la pandemia. Inoltre, è stato descritto un aumento significativo del tempo trascorso davanti allo schermo, associato ad una riduzione significativa dell’attività fisica. “L’azione congiunta di questi comportamenti - evidenzia Berni Canani - aumenta il rischio di obesità e la conseguente infiammazione cronica che, insieme ad altri fattori quali dislipidemia, ipertensione, diabete possono anche peggiorare le difese dell’organismo nei riguardi del Covid-19. E, del resto, le prime evidenze scientifiche confermano il ruolo dell’obesità quale fattore “aggravante” della prognosi dell’infezione da Sars-CoV-2, il virus responsabile del COVID-19. I pazienti obesi, anche giovani, hanno molte più probabilità di sperimentare gravi complicanze della malattia”. Per contrastare questa situazione emergenziale i ricercatori del Centro di Allergologia Pediatrica dell’Università degli Studi di Napoli Federico II hanno ideato un “Decalogo anti-covibesity” che è stato pubblicato e messo a disposizione di tutti sul sito web www.centroallergologiapediatrica.it.

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Il personaggio Donald Trump

Giovanni De Mauro ha analizzato e criticato duramente il metodo comunicativo utilizzato dall’ormai ex Presidente U.S.A Donald Trump. Il giornalista, infatti ritiene, che il miliardario americano abbia impropriamente utilizzato i mezzi di comunicazione e quindi la stampa, i social e la TV per fini individualisti e politici. L’attacco posto all’impero comunicativo di Trump, da parte di De Mauro, risiede proprio alla base della veridicità delle informazioni diffuse dall’americano, sostenendo che quest’ultimo sia arrivato al popolo dei 50 stati federali mediante un modello comunicativo pericoloso e fondato su dati falsi. La notte dello scorso 3 novembre, probabilmente, è stata la più folle del terzo millennio. Donald Trump ha perso le elezioni contro lo sfidante democratico Joe Biden. Le votazioni americane, come è noto da più di un secolo, hanno un impatto economico, finanziario, sociale, mediatico e politico che non può in alcun modo, essere perimetrato alla sola federazione di 50 stati. Mentre tutto l’occidente si spacca, legandosi al candidato di turno repubblicano o a quello democratico, l’oriente assiste all’ergersi di una potenza mondiale. Dunque, come detto poc’anzi, la notte del 3 novembre è stata mitica, folle e magica; gli americani, nel bene e nel male si sono sentiti vivi come non mai. Il merito, o la causa, dipende dai punti di vista, sono rintracciabili in Donald Trump, personaggio controverso, divisivo, inarrestabile. Il repubblicano ha fatto dei social, ma in generale dei suoi mezzi di diffusione mediatica, le sue armi più forti poiché, ciò che scrive o che afferma, verità o bugie che siano, finiscono per divenire postulati. Per capire a fondo la critica posta da De Mauro, tuttavia, dobbiamo analiz-

zare gli effetti delle elezioni dello scorso anno; arriviamoci per gradi. Ore 03:30 del 4 novembre, Biden rimonta, seppur di poco, il repubblicano Trump, il quale, decide di uscire allo scoperto in diretta sui suoi social affermando: ‘Ho vinto, ma ci stanno rubando le elezioni’. Bene, questo sarà il suo motto nei successivi 30 giorni. Tuttavia, bisogna analizzare quest’espressione, perché, gli effetti scaturiti, ad oggi, sono stati devastanti: - ‘Ho vinto’, iniziamo da questa espressione: partire dall’assoluto, ‘io ho vinto’, significa prendere una posizione fortissima, ovvero, significa esaltare gli estremisti presenti nel partito repubblicano ed incitarli a rivendicare ‘la vittoria’ del loro presidente; -‘Ci stanno rubando le elezioni’, mediaticamente ancora più forte della prima, quest’espressione ha probabilmente scatenato gli eventi dello scorso 6 gennaio, in cui una folla di sostenitori pro Trump hanno colpito al cuore degli U.S.A, il Campidoglio. Quell’evento, simile ad una delle scene cinematografiche prodotte Steven Spielberg, ha prodotto 4 morti e decine di feriti. Ci sarebbero molti temi su cui riflettere,

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a partire dalla vera ‘America profonda’ pro Trump, fino ad arrivare al suo operato come Presidente degli Stati Uniti, tuttavia, continuo a porre l’attenzione sul sistema comunicativo utilizzato dal miliardario repubblicano. Soli 2 giorni fa, sempre lo stesso Trump, ha dichiarato pubblicamente di ripensare di ricandidarsi nuovamente alla carica appena persa per vincere ‘per la terza volta’ le elezioni americane. L’ennesimo colpo mediatico perché, nonostante l’attacco a Capitol Hill, nonostante le accuse di ‘Impeachment’ rivoltegli, Donald Trump ha volutamente sottinteso di aver vinto le scorse elezioni. Che lui fosse uno show man, un talentuoso show man, lo sapevamo tutti; ed era noto già dai tempi in cui egli stesso lavorava per la W.W.E (intrattenimento di wrestling n.d.r.), tuttavia, nessuno si sarebbe mai aspettato di rivederlo nei panni di un ‘ribelle’ con atteggiamenti infantili. Succede a tutti, compreso me, di vederlo in TV e magari, sorridere dinanzi alla sua ostinazione, ai suoi attacchi veementi a Biden, ma, forse dovremmo iniziare ad intercettare i rischi e le derive a cui il ‘personaggio Trump, e non il politico Trump, possa portare. La comunicazione da lui utilizzata, come evidenzia l’autore del brano proposto basata su informazioni false, avrebbe potenzialmente potuto portare a lotte intestine all’interno degli U.S.A, le quali, se sommate, ai danni già provocati dal Covid, avrebbe provocato una crisi devastante per gli Stati federali. Sento di poter criticare positivamente il politico Trump, avendo seguito punto per punto la sua linea programmatica durante gli anni in cui ha avuto il mandato presidenziale, tuttavia, sento di dover giudicare negativamente il personaggio Trump e le sue pericolosissime derive populiste.

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VERONICA CAPRIO

Da Benevento a Sanremo passando per le Dolomiti, la storia di successo di Paolo Manna

Come ogni anno quando inizia il Festival della Canzone Italiana, tutti gli occhi sono puntati sulla città dei fiori. Sanremo in questo atipico 2021 rappresenta la rinascita di molti settori. Un urlo d’amore, perché tutti i settori legati al benessere, al turismo, alla ristorazione possano rinascere. Da questa voglia di rinascita nasce la fusione professionale tra il Grand hotel Des Anglais e il Dream Massage (per sette anni il massaggio ufficiale dell’ospitalità del Festival). Insieme hanno dato vita ad un sogno, che fonde il passato e il futuro del mondo del benessere, una spa moderna ispirata all’antica Roma, la prima spa di Sanremo e di tutta la Costa Azzurra, capitanata dallo spa manager dei vip Stefano Serra, un sogno per tanti vip del Festival, ma un sogno per tutti gli amanti di Sanremo e della costa ligure. Ed ecco che nasce la SOMNIA AURA SPA. Per rappresentare il meglio del benessere nazionale e internazionale sono stati selezionati i 10 migliori massaggiatori tra migliaia di candidati al master “massaggiatore professionista dello spettacolo”, per donare un tocco di amore autentico e di altissima professionalità, a chi lo desiderasse attraverso le loro sapienti mani e i loro sorrisi. Tra questi spicca il campano Paolo Manna, massaggiatore beneventano che da anni opera tra la sua terra e le maestose Dolomiti. Paolo è una delle eccellenze italiane del mondo del benessere, selezionato tra mi-

gliaia per rappresentare la regione Campania dopo mesi di corsi di formazione. Attivo nel settore da due decenni, deve la sua formazione alla grande passione per il mondo invernale. Infatti, poco più che ventenne iniziò a vivere la montagna, tra baite e piste da sci e decise che quella sarebbe diventata la sua seconda casa. Ben presto iniziò a studiare per diventare un massaggiatore professionista, realizzando così il suo sogno di vivere e lavorare costantemente al contatto con le persone. I suoi studi sono iniziati con l’Aciief di Napoli Agenzia formativa accreditata dalla Regione Campania, dove grazie all’insegnante Nella Tedesco ha appreso il grande amore per questo lavoro. Successivamente ha completato la sua formazione primaria presso Spa Emotions, accademy riconosciuta del settore, di Elena Gentile e Roberto Cavagna, so-

cietà che gestisce i più prestigiosi centri benessere d’Italia. Ha lavorato e lavora ogni inverno nelle più esclusive spa del nord Italia: l’hotel Miramonti della famiglia Gilliavod, lo Sport Hotel Pampeago sulle piste nella Val di Fiemme, gestito allora da Paolo Peiretti e Davide Dore, mentre tutt’ora da Piero De Godenz, la famiglia Fontana e Valerio Piazzi. Negli ultimi anni ha iniziato anche una collaborazione estiva con la famiglia Zulian e le loro Terme Dolomia e l’hotel che le includono Antico Bagno in val di Fassa. E lì ha acquisito anche una preparazione sanitaria essendo un ambiente più medicale. Negli ultimi mesi ha proseguito la sua formazione con il maestro Stefano Serra, ideatore del Dream massage, partecipando al master massaggiatore professionista dello spettacolo 3^ edizione, e venendo selezionato per vivere questa esperienza nello staff del SOMNIA AURA SPA targato Dream Massage, come operatore di benessere nella settimana più importante dell’anno, la settimana del festival di Sanremo, dove avrà modo di mettere la sua arte al servizio dei Vip della canzone e dello spettacolo italiano. Tra due settimane tornerà a casa nella sua Benevento per far scoprire ai suoi conterranei il massaggio dei Vip di Sanremo. Nel suo futuro Paolo immagina un centro benessere, magari con due sedi, una nel beneventano sua terra madre e una nella sua terra d’adozione, il trentino.

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