DOMENICA 28 MARZO 2021
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Settimanale di Informazione
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ANNO XIX - N° 13 - DOMENICA 28 MARZO 2021
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L’EDITORIALE DI MICHELE MITRAGLIA
IL CO.VI.D. ha sospeso (da un anno) incontri culinari, politici, culturali, sociali, sportivi e calcistici
Si, non dimenticherai Gigino: ti ho vestito da calciatore quando, come tu dovresti ricordare, Peppe Caramanno, il prof. Giglio, Franco Villa e Peppino Cresci facevano gli esperimenti in laboratorio. Abbandonarono, e furono i primi, WM e catenaccio. Sul campo di Frattamaggiore, Maddaloni, Succivo ed Isernia; Saggiomo benevolo ed ospitale, Pontarelli con la faccia da ragazzo ed il cuore grande. Adesso Gigino è con Gianluca Grava che giocava benissimo a calcio e guarda mentre proiettiamo il Napoli verso l’anno 2021/22. Gigino entra nel nostro censimento di casoriani veraci; anche Zunico, Sarmiento, Picardi (padre e figlio), Marzocca, Maresca lo sono, ma Casoria, terra ingrata ed “amante dei forestieri” non sorride a neanche uno di loro. Noi sorridiamo a Mauro Sarmiento nel ricordo tenero ed affettuoso di Mimmo D’Alise. Dopo aver visto con piacere Gigino, scopriamo in un ragazzo dagli occhi da artista, Antonio Manfredi, l’estro del pittore. Napoli, e, quindi, naturalmente, anche Casoria che di essa è costola, è fatta così
e tu devi capirla se vuoi sopravvivere. Ma sì, lo so, lo riconosco, l’ho sognato: avrei voluto Ciro Immobile centravanti del Napoli. Ricordo ad Aurelio De Laurentiis che gli unici due scudetti il Napoli li ha vinti quando ha avuto un gran numero di napoletani in rosa (e ricordo che il sottoscritto e non solo ritiene Napoli, da Frosinone a Licata!!!). E allora il Meridione d’Italia che Napoli si riconosce e riconosce. Che Napoli è sud; che Napoli, finalmente, anche grazie alla Regione Campania, si può e si deve sottrarre alla falsa benevolenza di Roma. Vincenzo De Luca e Luigi De Magistris. Luigi Di Maio e Roberto Fico. Non soffiamo sul fuoco ma diciamo che Napoli è mancata
parecchio al suo ruolo di metropoli – pilota. Ma - Mauro D’Anna obietta – Forcella è grande come Benevento. E con questo? Forza beneventani, giusto che vi si ascolti. Casoria, Arzano, Afragola, Sant’Antimo, Mondragone, Giugliano, guardiamo e riconosciamo anche questi paesi, come mi piace definirli. Cerchiamo una classe dirigente che non c’è. Intanto nel Comune di Casoria, sindaco ospitalissimo, si riunisce l’ATO (Azienda Territoriale Ottimizzazione). Anche essa ha il diritto: Salvatore Iavarone, aderente. Un incontro indirizzato verso la ricerca di un discorso comune, di un discorso meridionale, idoneo ad essere confrontato con quello settentrionale. La storia del campanile che ogni tanto i nostri goffi antagonisti ci oppongono per distrarci e semmai anche smontarci, è idiota tre volte; non una. Il campanile è stato imposto dalla Lombardia, dal Piemonte che fino a prova contraria usava affiggere ai muri dei suoi edifici un cartello con questa generosa letteratura: non si fittano case ai meridionali. continua a pag. 4
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DOMENICA 28 MARZO 2021 SEGUE da pag. 3
Chiaro che questo non è campanile ma razzismo. E allora, siamo proprio peccatori a sostenere che desideriamo ottenere la nostra valorizzazione in casa nostra? Ma Milano, Milano, via, è generosa! Sappiamo come. Negli anni 70 svuota di cinquanta mulini e pastifici e in ventimila restarono disoccupati; poi 500 di questi disoccupati vanno a Milano a cercare lavoro; lo hanno. Il calcio ha angolazione sociale identica a questa brutta storia. Si resta però di stucco quando una testata nostra (gloriosa) dovendo affrontare lo spinoso problema del Napoli prima e della Nazionale poi chiamare a condurre programmi interamente napoletani giornalisti di Milano, Torino, Roma e Bologna. Hai mai visto tu su una televisione di Milano, Torino, Roma o Bologna chiamati giornalisti meridionali? E allora? Allora è inferiority complex. Chiaro. E non parliamo, por favor, di politica meridionalista. Si fa vuoto fumo…borbonico. Al presidente del Napoli mando un messaggio: “faccia una sede nella villa comunale ed adibisca tre camere all’organizzazione del vivaio”. La regione sportiva o calcistica si è un pò stancata del Napoli; il Milan o la Juventus pescano in Campania e nel sud; perché il Napoli manca ai suoi doveri? Anche questo si è detto, tra i dirigenti che contano nella nostra regione. Adesso è possibile che a Roma e a Milano s’incominci a pensare al mercato trasferito a Napoli. La scoperta dell’altra mezza Italia credo proprio si debba ritenere improcrastinabile. La scoperta dell’altra mezza Italia significa un giro economico di milioni di euro. Abbiamo un vivaio forte, ma se non ce lo fanno scoprire e valorizzare muore, si spegne! Con riflessi sul calcio nazionale, veramente drammatici. Automaticamente, se una parte del nostro mercato nazionale non dovesse trasferirsi a Napoli, come si invoca, resteremo, come oggi, fuori giro. Le associazioni degli allenatori e quella dei calciatori potrebbero farsi testimo-
5 nianza di questa mia proposta. Aurelio De Laurentiis, Claudio Lotito, Vigorito ne avrebbero enormi benefici. E l’azione civile del piede d’opera locale, l’azione sociale, che tutti i movimenti politici ormai sollecitano? Qualcuno parla di cervelloticità. Chiaro. Sono quelli che ubbidiscono e basta. E il sud dell’Italia è rimasto allo stato brado. L’operazione che si richiede al sud prima che altro è civile. Ormai siamo arrivati alla non partecipazione al Mondiale di Russia: che altro si deve attendere, per decidere di cambiare qualcosina? Decentramento: più ampia caratterizzazione meridionale del calcio attraverso la valorizzazione dei nostri vivai e dei nostri tecnici; spostamento del mercato a Napoli; con la preghiera che Roma non continui a fregare il sud, utilizzando la tattica esibita per tante aziende napoletane: Alfa Sud, Alenia, Sicta, Whirpool. Napoli, da anni, sta dimostrando di essere molto più valida di Roma e non solo nel football. Fa più pubblico; è la California e la mecca per il suo vivaio per i grandi club del Nord; ha un reclutamento strepitoso e a Napoli guardano Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria, Potenza, Matera, Palermo, Catania e via dicendo; portando avanti il suo stanco passo, s’è fatta simpatie. Bisogna, urge che la sua regione, che è la Campania, riceva quel che merita. La questione meridionalista che Matteo Salvini vorrebbe dribblare riguarda certo anche il calcio. Malagò, Del Pino, Gravina, Sibilia, Pancalli, Petrucci comprendano e non esitino ulteriormente. Ci mancherebbe che solo loro rimanessero impassibili! E non li minacci o li ostacoli il quotidiano sportivo della capitale, per cortesia! Non vuol dire proprio niente. Il quotidiano sportivo della capitale è al centro: pensi al centro. Non cerchi disperatamente di inserirsi in aree che non le competono. I parlamentari di casa nostra hanno ed avranno il dovere di far capire alla Nazione che non tenere conto della mezza Italia nostra non può essere accettato con serenità. A Napoli, si parla di tutto questo con gli accenti che essi meritano. La critica nostrana è flaccida e incerta.
Non avendo voce per le cose nostre vogliamo farci rispettare? Di Maio e Fico, De Magistris e De Luca, Mara Carfagna li aiutiamo noi solamente ad entrare, con quella autorità che ormai spetta loro. Venga detto ai lucani Lamorgese e Speranza: nessuno ancora che parli di Bagnoli o di Scampia. Chi si ricorda sempre a Napoli, di difendere De Magistris; chi segnala la Clemente? Ecco le nostre pecche; i segni evidenti di una mentalità da lottare e da spingere in un cantuccio. Abbiamo amici: Riccardi ad esempio, con Paola Ambrosio che annuisce a fianco. Si parla dei problemi dei dipendenti comunali, delle tante buche che ci sono nelle strade della città e la privatizzazione dell’Ufficio Tributi. “Caro direttore Troise, riguardo le buche, purtroppo, le responsabilità sono delle persone deputate a ciò e quindi del Settore LL.PP.”; QUESTO è il pensiero del movimento Obiettivo Comune. “come lei vede è necessario per l’Amministrazione provvedere alla rivisitazione dell’organizzazione dei settori e dei servizi”. “E per questo abbiamo chiesto un tavolo di maggioranza proprio per discutere di questo e altro”. Si parla di Settori e di Servizi e, naturalmente, adesso si parla come Casoriadue parlò non appena notò l’orientamento iniziale. Quelli di prima ci definivano schegge impazzite, matti o avversari politici. Credevamo che con questi di oggi poter instaurare un rapporto critico ma di collaborazione. Ritornando al calcio, tutti sono interessati all’eterno dilemma sul Napoli, i suoi campioni, quelli che ci sono e, purtroppo, anche quelli che se ne sono andati. HIGUAIN è stato il più grande centravanti che ho visto a Napoli. Quando in molti erano per Cavani io ero per Higuain. Per mia e nostra fortuna ci sono ancora chi ritiene VINICIO il più grande, chi, invece, JEPPSON e chi, addirittura, ATTILA SALLUSTRO. Nel gioco di questi grandi centravanti c’era generosità, non avarizia. Alla prossima….
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6 ANTONIO BOTTA
Intervista alla prof.ssa Carmela Giacometti, oltre che docente anche regista e autrice di testi teatrali
“CON LA PANDEMIA LA CULTURA HA PAGATO UN PREZZO ALTISSIMO”
“Inevitabilmente la DAD acuisce il problema della dispersione scolastica. La scuola non deve trascurare la cura dell’insieme, della solidarietà, della condivisione, dell’affetto, della parità di genere, dell’educazione al fallimento, dell’imparare ad affrontare situazioni drammatiche e sicuramente questa pandemia ci ha mostrato quanto sia importante essere pronti a questo. Il problema per il futuro è restituire fiducia nel tornare a teatro”.
In un clima di “familiare” cordialità si è svolto il colloquio con la prof.ssa Carmela Giacometti. Coinvolti, alla fine, anche coniuge e figlia. Docente di Italiano e Storia, ha insegnato in varie scuole di Casoria: secondarie di primo grado Martin Luther King, Cardinale Maglione, secondaria di secondo grado Liceo Gandhi. Si occupa di teatro dal 1985. In tale anno fonda la sua prima compagnia teatrale LA SPEI attiva sia a Casoria, che nei maggiori teatri di Napoli fino al 1999. Riprende l’attività teatrale nel 2012 con una nuova compagnia I Carmenauti tutt’ora attiva sul territorio nazionale. Ha frequentato laboratori organizzati dal teatro pubblico campano dal 1992 al 1998. Ha gestito vari laboratori teatrali nelle scuole di ogni ordine e grado. Ha scritto vari testi e adattamenti dai classici che ha messo in scena con la sua compagnia. A gennaio 2021 una ricerca curata da Ipsos e Save the Children ha registrato, dall’inizio della Didattica a distanza, almeno un disperso per classe; a febbraio un’indagine della Comunità di Sant’Egidio, che prende in considerazione maggiormente le periferie, ha rilevato al Sud uno studente disperso ogni tre. E’ pressoché unanime la convinzione che la Dad vada bene per i forti, i motivati e gli organizzati, lasciando indietro gli ultimi senza aver tenuto in debito conto le loro storie di esclusione. A suo avviso è l’inevitabi-
le prezzo che si sta pagando per una pandemia micidiale o qualcosa in più si sarebbe potuto fare per gli studenti a rischio di dispersione scolastica, i cosiddetti “disconnessi ? La dispersione scolastica purtroppo è una piaga che ha origini antiche e affonda le sue radici in una ben più grave povertà educativa e morale che, complice un sistema economico basato sull’accentramento e sull’accumulo, lascia indietro le periferie e i più deboli. Inevitabilmente la DAD acuisce il problema, anche la distribuzione di pc, tablet, abbonamenti a internet, etc, messi in campo dal Ministero ha raccolto pochi frutti, perché non è il mezzo, ma l’interesse a mancare, la convinzione, ancora molto presente, che la scuola non serve. Talvolta anche i motivati e gli organizzati hanno subìto flessioni, decidono le materie per cui connettersi e quelle no, decidono uno studio autonomo più specifico come fanno gli studenti universitari, chissà che anche questo possa essere positivo, ma sicuramente manca la socialità della scuola, il condividere risate, sguardi, disprezzi,odio,viaggi e visite guidate, insomma tutto quel limbo necessario alla crescita personale. Come ha detto Papa Francesco, per trasmettere contenuti è sufficiente un pc, per capire come si ama, quali sono i valori, le abitudini che creano armonia nella società ci vuole un buon insegnante. Si poteva fare di più? Probabilmente sì, ma davanti ad un problema così enorme e mutevole come questa pandemia non
è facile individuare l’intervento giusto per un problema antico e frutto di tagli atavici alla scuola pubblica. La DAD ha comunque rivoluzionato il mondo della scuola con un notevole aumento della mole di lavoro, inoltre mentre nello scorso anno presi alla sprovvista si è adattato il proprio metodo al pc, quest’anno tutti i docenti si sono preparati con corsi specifici e modificato il proprio metodo, trovate strategie opportune. Non mi piace di solito fare forzature storiche ma nei gravi eventi del nostro passato lontano e recente, l’assoluta assenza della tecnologia ha creato vuoti inevitabili, oggi con tutti i suoi limiti la scuola è stata comunque possibile. Il Comitato di esperti approntato dal neoministro Bianchi sta lavorando ad alcune proposte per tenere aperte le scuole in estate: fermo restando che i docenti non lavoreranno a luglio e agosto, si sta ragionando su un piano di recuperi alternativo, che non preveda attività tradizionali, ma dia supporto alle famiglie e ai ragazzi privati quest’anno di una parte importante della loro socialità con progetti di musica, arte, sport e teatro. L’ottica è che le scuole si aprano anche ad altri soggetti educativi senza, per questo, privatizzare l’istruzione pubblica. Un suo commento su tale progettualità formativa. L’idea della scuola aperta d’estate non è nuova, spesso è stato solo un pretesto per altre forme di “parcheggio” gestite dagli stessi docenti senza soluzione di
DOMENICA 28 MARZO 2021 continuità di metodi e volti, tuttavia se curato bene, da esperti dei vari settori con esperienza nell’ambito scolastico, ( necessaria perché l’esperienza deve essere ben trasmessa e non sempre gli “esperti” sanno trasmetterla o sanno gestire una classe), può essere interessante. Io in ogni caso sono dell’opinione che il teatro si fa in teatro, la musica nei luoghi e spazi opportuni, l’arte va conosciuta da vicino e vicino, sarei già molto felice se si conoscesse la propria città e la bellezza intorno a noi dal vivo e non dal “morto”, altrimenti tutte queste iniziative serviranno solo a far girare un po’ di soldi, anche in questo non c’è niente di male, ma non avrà nessuna ricaduta nella crescita personale del singolo. Qualsiasi iniziativa deve avere una durata breve, intensa, perché dopo quello che hanno vissuto in questa pandemia l’unica cosa che i ragazzi vorranno fare,sarà uscire e incontrare amici nella totale libertà dell “otium” anch’esso molto creativo, piuttosto che fare attività che correrebbero solo il rischio di essere considerate ricreative o peggio costrittive. Tra i dossier più “caldi” sul tavolo del nuovo ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, c’è anche quello relativo al nuovo Pei, il Piano educativo indi-
7 vidualizzato per l’inclusione scolastica degli alunni disabili, Due i punti critici, non condivisi dalle associazioni delle famiglie dei disabili: la possibilità di esonerare gli studenti disabili da alcune materie e la conseguente riduzione delle ore di sostegno. Lei che ne pensa: un’inversione di rotta nel processo di inclusione, che è stato “fiore all’occhiello da sempre del nostro Paese” o l’esigenza di non sovraccaricare di compiti scolastici i diversamente abili, anche impegnati in attività nei Centri di riabilitazione ? Ritengo che sia grave ridurre le ore di sostegno per gli alunni disabili, intanto bisogna lavorare affinché i docenti di sostegno siano effettivamente preparati e motivati e non prestati da altre discipline con corsi ad hoc non esaustivi come spesso è accaduto in questi anni. La selezione delle materie deve essere valutata caso per caso secondo le singole necessità e fragilità e non generalizzata, in ogni caso sostituite con valide alternative soprattutto improntate al superamento di difficoltà nelle operazioni di vita quotidiana, penso che sia necessario il rendere autonomi nei più piccoli compiti quotidiani di crescita piuttosto che dare contenuti probabilmente inutili e inapplicabili; l’assunzione di piccoli
compiti, o qualsiasi cosa che aiuti le famiglie nel difficile compito di vivere quotidianamente la disabilità dei propri figli penso sia molto più utile che conoscere senza ritenere. Penso che l’inclusione non concordi con riduzioni di orari, ma con la pienezza del suo utilizzo. Si auspica “un ritorno alla normalità”, in sicurezza sanitaria, magari con un ritorno degli alunni nelle aule scolastiche immediatamente dopo Pasqua, seppure in maniera graduale, se la curva pandemica inizia a scendere grazie ai vaccini. Tuttavia, bisogna intendersi sul concetto di “normalità”: la pregressa normalità, si sa, poneva la scuola italiana negli ultimi posti nelle classifiche con le quali l’Ocse mette annualmente a confronto i risultati degli studenti dei Paesi aderenti alla predetta organizzazione internazionale. A parte le carenze dell’edilizia scolastica, come, secondo lei, si potrebbero utilizzare i fondi del Recovery Plan per elevare la qualità dell’offerta formativa della scuola italiana? Premesso che la scuola debba essere soprattutto sicura, confortevole, attraente, (si studia meglio in un ambiente bello piuttosto che freddo, umido e fatiscente)e che debba essere tale da Bolzano a
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8 Canicattì per essere tutti allo stesso palo di partenza, per migliorare l’offerta formativa penso sia necessario potenziare le conoscenze linguistiche e matematiche e investire nella pratica, attività scientifiche, tecnologiche, artistiche, musicali etc. che siano applicate in modo concreto. Uguaglianza significa dare a tutti la stessa opportunità, questa deve essere l’obiettivo della scuola del futuro. Una scuola che non deve trascurare la cura dell’insieme, della solidarietà, della condivisione, dell’affetto, della parità di genere, dell’educazione al fallimento, dell’imparare ad affrontare situazioni drammatiche e sicuramente questa pandemia ci ha mostrato quanto sia importante essere pronti a questo. Lei ha dedicato la sua vita non solo all’insegnamento, ma anche al teatro: anche come professoressa di Materie letterarie ha utilizzato il medium didattico del teatro per coinvolgere e motivare i ragazzi allo studio? Con quali risultati? Come prof di Materie letterarie e storia, il teatro e l’arte sono stati sempre il mezzo più congeniale per raggiungere risultati positivi, la letteratura è per la maggior parte teatralizzabile, dalla pagina al palco tutto prende vita e resta molto di più dello studio tradizionale perché il teatro cura l’anima. La pandemia ha frenato la vita culturale: chiuse non solo le scuole, ma teatri, musei, cinema. Quali progetti artistici non ha potuto realizzare in questo anno tremendo? Purtroppo un prezzo altissimo è stato pagato dal mondo della cultura in generale, musei, teatri, cinema, concerti, tutto sospeso. Io stavo allestendo un mio lavoro inedito con il quale stavo sperimentando nuove linee di regia. Il problema per il futuro è restituire fiducia nel tornare a teatro. Il protocollo anticovid è molto stringente e impone un cambiamento anche nella prossemica di scena, questo rende ancor più complicato il teatro come finora è stato fatto e ancor di più quello non professionistico. Tuttavia, per dirla come il grande Proietti “Per noi, comunque, dovunque, in
qualsiasi situazione, esercitare il nostro agonizzante artigianato è inevitabilmente un atto d’amore”. Lei è anche autrice di testi teatrali, quali le hanno dato maggiori soddisfazioni? Tra i lavori che ho scritto e allestito quelli che mi sono più a cuore, sono alcuni degli inizi con la mia prima compagnia LA SPEI (acronimo di Scompagnia Precaria Ed Instabile) come:Il vedovo scaltro, Attesa d’autore, Suspirevase musica e passione, altri del nuovo gruppo I Carmenauti che ho creato nel 2012: Ferdinando di Annibale Ruccello, Il Mercante, adattamento in napoletano dal Mercante di Venezia di Shakespeare, e soprattutto L’Avaro adattamento in napoletano da Moliere di cui sono state fatte varie repliche e mi ha dato tantissime soddisfazioni. Anche In nome della madre da Erri de Luca è stata una bellissima esperienza. Ho scritto e allestito anche un inedito, Maria, ispirato ai testi di Don Tonino Bello. Nell’allestimento di tutto questo è stata importante la collaborazione di mia figlia Giusi, brillante aiuto regia, e di mio marito per tutte le musiche. Continuo a scrivere spaziando tra la letteratura e gli inediti, monologhi, il sacro e il profano, sognando di realizzarli prima o poi, spero meglio prima. Una domanda è proprio per Giusy: è stato per te piacevole seguire le orme materne? Crescendo in ambiente artistico non ho potuto che apprezzare e sostenere l’arte in tutte le sue forme. Mia madre mi ha trasmesso la sua passione per il teatro fin dai primissimi anni di vita ed io, sebbene fossi solo una bambina, ero affascinata da quel mondo, dai suoi colori, dalle canzoni, dalle coreografie. Fui felicissima quando entrai nella compagnia di mia madre, cercavo di costruire la stessa bellezza che tanto ammiravo e questo mi faceva stare bene. Con il tempo ho capito, però, che non sarebbe stata la mia strada professionale. Ho sviluppato, soprattutto grazie al liceo, un forte interesse per le materie
scientifiche ed in particolare per la biologia, che attualmente studio con infinita curiosità. Spero un giorno di coronare il mio sogno di diventare ricercatrice, ma so che il teatro mi accompagnerà sempre ed io farò lo stesso con lui, sostenendolo in ogni modo. L’intervista si è conclusa con l’intervento del marito della prof.ssa Giacometti, M° Patrizio Rainone, docente di strumento musicale, chitarra, nella scuola secondaria di primo grado Rita Levi Montalcini di Afragola al quale ho chiesto di offrire la sua testimonianza sulla Didattica A Distanza La DAD nell’insegnamento dello strumento musicale comporta un notevole impegno di lavoro per sviluppare nuove strategie e metodi per raggiungere i risultati più soddisfacenti. Quest’anno è stata migliorata molto la piattaforma di connessione, abbiamo seguito corsi specifici per il suo miglior utilizzo. Tra i lati negativi della DAD resta comunque l’impossibilità di fare musica d’insieme e orchestra in quanto la piattaforma non lo consente perché il suono è asincrono, come soluzione preparo video tutorial che carico sulla piattaforma. Nonostante tutto riscontro una maggiore attenzione dell’alunno, il quale stando a casa, a proprio agio,avendo una grande dimestichezza della tecnologia, segue con passione e attenzione conseguendo risultati di studio medio alto. Il binomio delle nuove strategie del docente e dell’utilizzo della tecnologia da parte del discente, rende la DAD,nonostante tutto, uno strumento efficace. Infatti, mi ha mostrato un video strutturato in maniera eccellente: grazie ad una fattiva sinergia tra docenti di strumenti musicali (chitarra, flauto, percussione, sax ) e valenti studenti, su immagini caratteristiche della città di Napoli, è meraviglioso ascoltare la musica della canzone di Pino Daniele “NAPULE E’..”. E’ proprio vero: pur tra tante difficoltà causate dall’emergenza epidemiologica, la Musica e tutte le altre attività scolastiche sono state svolte. Onore e merito agli operatori scolastici!
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RITA GIAQUINTO
con Francesco Girardi: Analisi tecnica del dissesto
Ancora una volta ospite del Dir. Nando Troise a LA COPERTINA sulla rete web NanoTV è l’Assessore del Comune di Casoria, il Dr. Francesco Girardi con il quale ci si è introdotti immediatamente nel problema della chiusura per Covid dell’ufficio tributi a partire da lunedì 15 marzo. Una chiusura obbligatoria a causa della positività al virus di un dipendente dell’ufficio. Come da protocollo, onde garantire la sicurezza dei cittadini e dei lavoratori all’interno dell’ufficio, si è avviata l’attività in smart working, quindi da remoto. Come ci assicura il Dr. Girardi, devono passare almeno sette giorni per una possibile riapertura, dato l’obbligo di esecuzione del tampone da parte di tutti i dipendenti. L’attività non si è interrotta, infatti via e-mail si riescono ad evadere, di volta in volta, le varie istanze sottoposte dai cittadini. In mancanza di casi eclatanti, la prossima settimana si potrà tornare a presidiare l’ufficio riprendendo il lavoro in presenza. Ma, entrando nel vivo della discussione, dissesto ed esternalizzazione dei tributi sono i due temi principali dell’intervista. Il Dir. Troise
sottolinea che da nessun atto di giunta si evince la dichiarazione del dissesto finanziario del Comune,dichiarato dal Consiglio Comunale che lo ha votato. Questa la spiegazione dell’Assessore:“Facciamo un attimo di chiarezza : il dissesto finanziario del Comune di Casoria, dichiarato e votato ad agosto scorso, è una serie di condizioni di cui l’amministrazione prende atto, come l’incapacità del Comune, nel suo complesso, di poter far fronte regolarmente con le entrate che ha, rispetto ai costi che ha, ad una gestione di bilancio stabilmente in equilibrio. In una amministrazione pubblica, le entrate devono essere uguali alle uscite : le entrate sono quelle patri-
moniali, tributarie e dei trasferimenti; le uscite sono tutti i servizi che il Comune deve rendere ai cittadini : strade, gestione del patrimonio comunale, attività produttive, servizi sociali, scuola, etc. Il dissesto si provoca in un periodo lungo, fino a che ad un certo punto se ne prende atto, sulla base di una relazione del revisore dei conti rappresentato da soggetti terzi che vengono sorteggiati dalla Prefettura e poi nominati e votati dal consiglio comunale. Su questa base, il consiglio comunale vota il dissesto, e la delibera è irrevocabile, la potestà del consiglio comunale è sovrana. Viene sottoposta al vaglio della Corte dei Conti che, tra l’altro, aveva
già mandato delle note che mettevano in allarme il Comune rispetto a certi squilibri del nostro bilancio, e del Ministero dell’Interno che, a sua volta, ha validato la procedura. Si nomina una terna di soggetti terzi che sono i commissari straordinari, che prendono in carico i debiti ed i crediti non ancora riscossi: nel nostro caso, quelli a tutto il 2019, in quanto per il 2020 ed il 2021 la gestione è ancora ordinaria in carico al Comune. L’analisi dei revisori ci dice che non siamo in grado di far funzionare stabilmente in equilibrio il bilancio del Comune, per un problema nella velocità della riscossione dei debiti pregressi, il che significa valutare quanto siamo bravi ad accertare i tributi degli anni precedenti per fare in modo che non ci sia uno squilibrio troppo grande nei tributi dell’anno in corso : se io ogni anno incasso il 20% di un tributo, per avere il 100% di quel tributo che copre i costi di un anno, ho bisogno di 5 anni, e questo genera una tensione finanziaria, cioè un buco, perché ho bisogno di soldi – che però non incasso - che devo spendere per i servizi ai cittadini. Questa cosa, a lungo andare, mette
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10 in difficoltà in Comune. Quando abbiamo votato il dissesto, i debiti erano di 33 milioni, più 9 milioni fuori bilancio, debiti che vanno a loro volta accertati. Ora abbiamo ricevuto circa mille istanze per la riscossione dei crediti, di chi poteva vantare un credito al Comune. Nel frattempo, abbiamo attivato le riscossioni ancora pendenti, inviando ai cittadini gli accertamenti dei tributi pertinenti al 2015. Ed è un soggetto terzo privato, un postalizzatore esterno all’ufficio tributi, che recapita le notifiche, circa trenta mila, in questo caso”. Sempre per dare voce a chi lavora all’ufficio tributi, Le leggo una nota: “Con adeguato personale si può migliorare la gestione di tutti i tributi. Ciò non toglie che ogni anno sono stati prodotti e consegnati i dovuti atti, ovvero 30.000 avvisi TARI e circa 16.000 avvisi di accertamento tra TARI, TASI, IMU,TOSAP e pubblicità, più circa 3.500 dell’innovativa lettera di cortesia per il pagamento della TOSAP” : “Io non penso che, in assoluto, il privato sappia organizzare geneticamente meglio l’attività degli uffici rispetto alla pubblica amministrazione, ritengo però che possiamo fare certi conti rispetto ai vincoli che nel frattempo abbiamo assunto. Dico questo perché nel momento in cui noi abbiamo votato il dissesto,
abbiamo acquisito dei vincoli rispetto alle assunzioni, obblighi di aumentare le tariffe, etc., dettati dai parametri di legge. E’ evidente che se nel 2018 o 2019 avessimo riorganizzato completamente la macchina amministrativa per far funzionare diversamente l’ufficio, nel 2020 avremmo potuto discutere di altre cose. Non discutiamo della squadra di calcio che avremmo potuto comprare due anni prima, ma discutiamo di che cosa possiamo fare dopo il dissesto, che è come il rigore: c’è quando l’arbitro fischia. Prendo atto di quello che è successo, ho avuto la sfortuna o la fortuna di essere stato chiamato con la consapevolezza di quale era la situazione. Quindi non ho aspettative trionfali rispetto a quello che faccio, credo, però, che quello che facciamo sono atti di responsabilità verso la città che ci consentiranno di gestire al meglio - perché c’è un’indicazione politica e non meramente tecnica come se fossimo commissariati - le contraddizioni che il dissesto comporta in una città come Casoria in periodo di pandemia : i soggetti sono più poveri, i negozi sono chiusi e chiediamo di pagare cose a persone che, di fatto, non hanno reddito. Importante è sapere che il Comune non può decidere che un tributo non si paga, questo spetta al Governo. Possiamo stabilire, però, modalità di pagamento più
eque e vicine ai cittadini. Il Comune può amministrare bene o meno bene le cose che ha, ma non può cambiare le leggi”. Per i casoriani cosa vuol dire oggi essere in dissesto?: “Ad oggi, le risorse sono molto scarse: non avendo approvato il bilancio del 2020, lavoriamo ancora sul bilancio del 2019 (l’ultimo approvato). Quindi, tutte le spese che possiamo fare sono vincolate al bilancio del 2019 e alla disponibilità di cassa dell’anno in corso, potendo spendere solo quello che mano a mano incassiamo. Questo rende più difficile erogare servizi adeguati al Comune di Casoria. Facciamo salti mortali per utilizzare fonti aggiuntive di entrata, come le progettazioni europee, i vari bandi, avvisi, per i quali il Comune non è vincolato”. Perché nonostante questa esigenza di fonti aggiuntive, il Consigliere Salvatore Iavarone ci dice che il Comune di Casoria perde finanziamenti, come i 500.000,00 € per la piantumazione? “Può essere successo, ma l’amministrazione ha un suo calendario di priorità ed il calendario di un Comune in dissesto è stretto, stretto, cioè volto a garantire, in primo luogo, i servizi essenziali. La piantumazione è sicuramente una delle cose che dobbiamo fare, ma con un organico come il nostro ridotto ai minimi, con tutti
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i problemi del Covid che spesso apre delle falle, ovviamente non è possibile mettere troppa carne a cuocere in un periodo di maggiore stress per la produzione di tutta una serie di documentazioni per la stabilizzazione del bilancio. Quando ciò avverrà, avremo la possibilità di lavorare meglio, con un minimo di supporto di personale. Nella disciplina del dissesto, non è vero che possiamo assumere solo a tempo determinato: la regola dice che dobbiamo ridurre le assunzioni a tempo determinato, soprattutto quelle delle figure apicali, come i dirigenti , abbiamo l’interim quasi su tutto, ogni dirigente fa due lavori, il segretario organizza anche il personale, quindi c’è un carico di lavoro molto squilibrato. Possiamo assumere a tempo indeterminato, nelle disponibilità di bilancio, che sono molto piccole, e possiamo assumere invece a tempo determinato tutto quello che è finanziato extra, ad esempio, c’è stata una manovra del Governo sulle politiche sociali, noi abbiamo potuto assumere assistenti sociali a supporto della legge di Governo”. Mi parli della esternalizzazione dei tributi e quando potrà andare in funzione: “Posto che dovevamo riorganizzare il tutto come da nota inviataci dal Ministero dell’Interno, di circa quaranta pagine
che, ci tengo a precisarlo, non sono la sconfessione di ciò che abbiamo fatto, ma è semplicemente la verifica di una serie di cose che dobbiamo fare, per il Ministero è importante verificare l’avvio di un procedimento che stabilizzi le entrate, considerando che da qui a due anni avremo i pensionamenti. In sostanza, nei prossimi 5 anni saremo in grado di riorganizzare le entrate ? Sì, perché abbiamo fatto la delibera di esternalizzazione; sì, perché abbiamo nominato il RUP la settimana scorsa; sì, perché la gara sta avviandosi alla pubblicazione entro i prossimi trenta giorni. Se i tempi della gara sono rispettati, se non abbiamo una situazione di contenzioso - sappiamo che le gare possono essere impugnate – immaginiamo che tra ottobre e novembre 2021, potremmo avere un’attività di esternalizzazione che sarà anche un supporto alle attività di ufficio”. Il Comune di Casoria ha 268 dipendenti, in virtù di una pianta organica che ne dovrebbe contare 517. Nel 2020 sono andate in pensione 40 persone. Manca l’assessore alla pubblica istruzione, all’organizzazione del personale – tutte deleghe che passano al Sindaco. Sono convinto che a settembre 2022 non sarete ancora esternalizzati. Se mi sbaglio, pago pegno. Come mi dicono dall’ufficio tributi, il lavoro è enorme e
la forza lavoro inadeguata. Tiri Lei le conclusioni “E’ evidente che l’ufficio tributi si è rappresentato con uno spirito di corpo, ed io lo comprendo : un ufficio vede sempre male l’idea che ci possa essere un’operazione che porta all’esterno il proprio lavoro. Però, quando poi entriamo nella discussione più tecnica, tutti capiscono quanto sia grande la difficoltà ed il grido di dolore di lavorare senza risorse e senza la possibilità di poterle avere. L’esternalizzazione per i cittadini significa costi più trasparenti, una gestione con metodologie differenti e tecnologicamente avanzate, creando convenzioni con altre agenzie e altri Enti”. L’augurio è che domani mattina possiate fare trecento assunzioni. Ma visto che ciò è impossibile, Le faccio un assist – come feci con Fuccio e Bene : utilizzare i 268 dipendenti secondo le proprie attitudini e le proprie caratteristiche : “Il tuo consiglio è utile in qualsiasi azienda anche quella comunale, ma mi sono fatto carico di un fardello che è già complicato,quello di un bilancio che ci consenta di fare i passi successivi. A differenza di altri soggetti della politica casoriana, che fanno ipotesi, credo che l’amministrazione ha speranze di risanamento se ha un respiro e se lavora su più anni. Prima vivere, poi filosofare”.
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MENS SANA IN CORPORE SANO… E SE IL CORPO È IMMERSO NELL’ACQUA PER UN INCONTRO DI PALLANUOTO…MEGLIO!
Siamo fatti di acqua e di polvere di stelle. E nell’acqua delle più prestigiose piscine italiane e mondiali Carlo Silipo ha sognato e ha instancabilmente lavorato per riuscire a realizzare il suo sogno: portare la pallanuoto, sport considerato (a torto!) minore in Italia ai massimi vertici di successo e riconoscimenti. Per i pochi che non lo sanno o sono troppo giovani per ricordarlo, Silipo ha cominciato a collezionare trofei a soli diciotto anni, vincendo il primo campionato italiano nella stagione 1989-90 con la Canottieri Napoli e altri sei, tra il 1993-94 e i dieci anni successivi con il Posillipo, divisione con la quale ha sollevato anche tre coppe Eurolega, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa. Ma il palmares di Silipo conta anche due podi olimpici con il Settebello: oro a Barcellona nel 1992 e bronzo ad Atlanta nel 1996. Ancora oro ai Giochi del Mediterraneo del 1993, nella coppa del mondo ad Atene nel 1993, ai campionati mondiali di Roma nel 1994, nei due campionati europei a Sheffield nel 1993 e a Vienna nel 1995. Sul secondo gradino del podio è salito invece sei volte: ai Giochi del Mediterraneo di Atene nel 1991, nella Coppa del Mondo ad Atlanta nel 1995 e a Sidney nel 1999, ai Campionati Europei di Budapest nel 2001, ai Mondiali di Barcellona e nella World League di New York nel 2003, a cui va aggiunto un bronzo conquistato a Firenze nel 1999 ai Campionati Europei. Tanti premi, tante avventure, tanti anni in vasca a difendere la sua porta e a non farsi sfuggire l’occasione di andare a rete con azioni di contrattacco fulminee quanto efficaci. Un campione, insomma, insignito nel 2015 della massima onori-
parola di Carlo Silipo, gloria pluripremiata della pallanuoto partenopea e nazionale, ora commissario tecnico del Setterosa e promotore di uno straordinario progetto di inclusione e reinserimento rivolto ai ragazzi di Nisida, appassionato sponsor di uno sport di squadra considerato a torto minore ed è invece sorretto DA un’etica da prendere a modello
ficenza conferita dal Comitato olimpico nazionale italiano per merito sportivo: il collare d’oro. Uno di quei campioni che quando li vedi in azione ti mettono i brividi e ti fanno sentire orgoglioso di essere italiano. Uno di quegli uomini che ti fanno sentire orgoglioso di appartenere al genere umano, che dopo una vita da sogno non smette di sognare e di credere che siamo fatti di acqua e polvere di stelle. un entusiasmo contagioso il suo, una preparazione atletica e tecnica che ora è a disposizione del Setterosa, per lanciare le nostre ragazze verso le vette più alte delle classifiche mondiali. Carlo, come sta oggi lo sport italiano e come sta in particolare la pallanuoto? Sta in una condizione di emergenza, come tutti settori in Italia, la Federazione ha fatto sforzi enormi per far partire i vari campionati. Sicuramente sono gare soggette a continui blocchi e ripartenze, perché molto spesso accade che qualche atleta contragga il Covid e quindi le partite vengono rimandate. Quest’anno è così, l’importante era ripartire e dobbiamo comunque andare avanti. La Nazionale femminile che hai ereditato ha forse bisogno di una messa a punto: quali sono le strategie che svilupperai e quali le prossime sfide che attendono le ragazze del Setterosa Quest’estate non avremo eventi e quindi da giugno ad agosto ci dedicheremo ad una intensa preparazione fisica e mentale, in modo da prepararci in maniera adeguata per le Olimpiadi di Parigi del 2024, ma fino ad allora ci sono altri impegni da onorare da parte della squadra che può e deve pensare in grande. Già
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DOMENICA 28 MARZO 2021 nel 2022 ci saranno i campionati mondiali e gli europei, quindi va bene pensare a lungo termine, alle Olimpiadi, ma già a questi appuntamenti dobbiamo e vogliamo presentarci al massimo della forma. Da ex difensore con la propensione al gol (ricordiamo che in 462 gare disputate in carriera hai segnato 574 volte) intendi costruire la strategia sulla difesa o sull’attacco? Con le nuove regole è importante saper fare tutto. A me piacerebbe che la squadra fosse molto dinamica e aggressiva in ogni ruolo di gioco. Sicuramente nella pallanuoto l’aspetto difensivo conta molto perché permette anche di demolire mentalmente l’avversario, per cui il nostro punto di forza sarà sicuramente la difesa, anche se non tralasceremo certo l’attacco, perché mi piacerebbe avere una squadra molto dinamica e veloce che riesca anche a divertirsi e a far divertire gli spettatori. Lo sport femminile soffre ahimè da sempre un gap di genere ormai anacronistico quanto difficile da sradicare sotto tanti profili. Fermandoci a considerare solo l’aspetto tecnico, quali sono le differenze nell’allenare una compagine maschile o una femminile? È solo da qualche settimana che lavoro con le ragazze, prima mi limitavo a seguirle da spettatore anche se con occhio analitico, ovviamente e ho visto che in questi ultimi ani c’è stata una grandissima evoluzione della pallanuoto femminile, che si avvicina molto ormai a quella maschile ma riesce ad essere più divertente, perché a differenza di quello maschile, nel gioco delle ragazze c’è più tattica. E per superare gli altri pregiudizi verso lo sport in rosa, per attirare più sponsor, ottenere i giusti riconoscimenti di valore, visibilità e popolarità cosa si può fare? Sicuramente le ragazze con il loro esempio di abnegazione sacrificio possono essere un grande volano per raggiungere lo stesso trattamento riservato ai maschi. Io sono fiducioso che con il lavoro e l’esempio positivo che hanno sempre dato, faranno sentire sempre più la loro voce e raggiungeranno i livelli dei colleghi. Quando l’emergenza legata alla pandemia finalmente finirà ci sarà ancora più bisogno e voglia di fare sport, soprattutto per i bambini e i ragazzi costretti a casa per tanto tempo: cosa dire loro per avvicinarne il più possibile alla pallanuoto che non è, a torto,
13 tra quelli più gettonati? È vero che non sono in tanti a scegliere questo sport, ma è anche vero che chi comincia non abbandona mai. Purtroppo abbiamo meno visibilità del calcio o del basket, per dirne una, ma sono fiducioso. Insieme a Francesco Mancini e Fabrizio Buonocore l’anno scorso a fine maggio abbiamo creato alla piscina Scandone di Napoli, una società sportiva che è riuscita ad avvicinare alla pallanuoto oltre cento ragazzi e tutti quelli che hanno iniziato continuano con grande entusiasmo a seguirci anche in questo periodo così difficile, nel quale facciamo sentire la nostra vicinanza facendo anche attività on line e quando si è potuto anche all’interno dei parchi pubblici, all’aria aperta. Tutto sta a far arrivare i ragazzi in piscina, farli accostare alla pallanuoto e dopo non se ne allontanano più. Quale valore aggiunto ha la pallanuoto rispetto agli altri sport di squadra? Cosa insegna, cosa dà in più degli altri sport? In più la pallanuoto ha che la si pratica solo per passione. Chi inizia a fare calcio ha spesso un secondo fine: quello di diventare un campione, che poi nella vita significa anche perseguire un guadagno. La pallanuoto invece dà meno possibilità economiche anche ad alti livelli, ma a livello di crescita umana e di gruppo che lavora sempre con grandissimo sacrificio ha il valore enorme di creare solidarietà tra i ragazzi, lo si vede per come vivono gli spogliatoi e il tempo libero. I ragazzi si incontrano anche al di fuori delle piscine, instaurando legami di amicizia vera, che durano tutta la vita. Sulle parole e sull’aiuto materiale del tuo compagno di squadra nella pallanuoto puoi sempre contare, dentro e fuori vasca. Quindi il valore aggiunto della pallanuoto è che ci sono meno personalismi e meno protagonismo e c’è più squadra? Assolutamente sì: c’è più squadra, più solidarietà e più unione. Non si fanno distinzioni tra chi è più bravo e chi meno, non si mette in risalto l’errore del compagno, ma si cerca di aiutarlo quando è in difficoltà. I più bravi si mettono a disposizione degli altri, sempre. Potremmo definire quindi a giusta ragione la pallanuoto uno sport “etico”? Per me è stato così e questo è l’intento mio, di Francesco e di Fabrizio: oggi più che mai, con tutte le difficoltò di relazione e socializzazione create dalla pandemia ai ragazzi, noi possiamo essere di grande aiuto. Non ci dobbiamo sostituire alle famiglie, ma ci siamo resi conto che
oggi le famiglie sono in difficoltò: per problemi lavorativi, economici o di altra natura, gli adulti spesso sono abbastanza presenti e quindi chi accoglie i ragazzi con lo sport dà una mano alle famiglie per sostenere questi ragazzi a sentirsi appartenenti a un gruppo, a credere in se stessi e anche a crearsi un futuro. A che età i bambini si avvicinano alla pallanuoto? Ci sono due opzioni: iniziare direttamente con la pallanuoto verso i nove, dieci anni, oppure arrivarci dopo aver fatto nuoto per qualche anno, perché magari, per quanto sia uno sport bellissimo. il nuoto può annoiare perché è monotono, mentre giocare in una squadra e con un pallone, che per i bambini è sempre una grandissima attrazione in acqua, è più divertente. Solidarietà, etica, spirito di gruppo e di sacrificio, inclusione: parole magiche per offrire ai ragazzi e ai bambini più svantaggiati, quelli che rischiano di perdersi, scampo dal degrado. La pallanuoto sembra fatta apposta per loro… hai mica in cantiere anche progetti che vanno in questa direzione!? Assolutamente sì. Noi con la pallanuoto prima che al risultato, puntiamo proprio a diffondere tra i ragazzi i valori che hai citato già dall’estate scorsa abbiamo presentato al Comune di Napoli un progetto che prevede proprio l’inserimento dei ragazzi disagiati all’interno della nostra società. Di pari passo poi cammina il progetto, anche questo proposto al Comune di Napoli che prevede di portare i ragazzi del carcere minorile di Nisida a fare pallanuoto con la Napoli Nuoto. Sicuramente per la realizzazione ci sono delle criticità, come è facile intuire, ma stiamo lavorando per risolverle in modo da portare già la prossima estate a spese nostre questi ragazzi a vivere il nostro ambiente, il nostro mondo. Il mio sogno, con Francesco e Fabrizio è riuscire ad inserire almeno un elemento, un ragazzo che venga dal carcere minorile di Nisida nel campionato nazionale giovanile. È una cosa che mi mette i brividi quando ne parlo. Spero veramente che ci riusciamo. I brividi li hai fatti venire anche a me, Carlo: finale perfetto per questa nostra chiacchierata. In bocca al lupo, davvero, di cuore. E sono certa che i brividi siano venuti anche a voi. D’altronde vi avevo avvisati in apertura che Carlo Silipo è uno di quegli uomini che ci fanno sentire orgogliosi di appartenere al genere umano… Chapeau!
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Il Direttore Carlo Alvino, Amico dei tifosi ≠da quelli del Napoli, si concede per un’intervista a tutto tondo
Carlo Alvino, il giornalista sportivo di fede calcistica dichiaratamente napoletana, orgogliosamente fazioso, che è stato ed è un mito per i tifosi del Napoli sparsi in tutto il mondo, le cui trasmissioni su TVLUNA erano un vero e proprio “cult” per gli appassionati di Calcio Napoli, il cui motto “nun c’accire nisciuno” - espressione con cui si vuole sottolineare che, nonostante tutte le avversità, il popolo napoletano si rialza sempre, dopo ogni caduta, nel Calcio come nella vita, ndr - è ormai diventato uno slogan di tendenza negli ambienti sportivi (e non solo) napoletani, è attualmente su Radio Kiss Kiss, dove tiene banco, manco a dirlo, con le sue seguitissimi trasmissioni in cui dà voce ai sostenitori partenopei. Direttore, allora, come si trova nelle vesti di speaker radiofonico? “Mi trovo benissimo. La radio è uno strumento di comunicazione straordinario, ti appassiona, ti prende, la spontaneità e l’immediatezza lo rendono unico ed inimitabile; il contatto diretto con la gente, con i tifosi, senza filtri è la vera forza di questo mezzo che non invecchia mai.” Tra le Sue trasmissioni “cult”, come non ricordare quella mandata in onda
su Telelibera 63, “Diego in azzurro, 7 anni di magie”, un documentario sulla Vita di Diego Armando Maradona a Napoli, per il Napoli, cui ha regalato il primo tanto atteso scudetto, a cui seguì il secondo e, purtroppo, ad oggi, ultimo tricolore. Racconti per i Ns. lettori un episodio a Lei particolarmente caro, legato alla Memoria del Grande Diego. “Maradona fa parte della vita di ognuno di noi ed ancor di più della vita di ogni tifoso del Napoli indipendentemente dall’età; ho avuto la fortuna di seguirlo ed inseguirlo per sette lunghissimi anni e gli episodi che mi vedono protagonista accanto a lui sono tantissimi: un ricordo
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bellissimo è una lunga intervista che facemmo in auto dal San Paolo a casa sua durante un periodo di silenzio stampa. Diego volle farmi questo regalo che io apprezzai tantissimo. Grande Diego”. Direttore, cosa manca al Napoli affinché vinca lo Scudetto? “Al Napoli non manca nulla. Lo Scudetto lo ha vinto sul campo tre anni fa con Sarri in panchina; solo per l’almanacco e per i disonesti quel campionato non è stato vinto dagli azzurri.” Quali sono i Suoi progetti nell’immediato futuro? “Sto coltivando tanti progetti legati al nuovo modo di comunicare, tutti collegati alle vicende del Calcio Napoli.” Ce ne può anticipare qualcuno? “Sono scaramantico”. Nel ringraziare il Direttore Carlo Alvino per l’intervista rilasciataci, continuiamo a seguirlo su Radio Kiss Kiss col suo seguitissimo “Porompoperoperò!” – neanche a dirlo, inno che è il coro da Stadio del Napoli, l’urlo delle Curve dei tifosi azzurri – e speriamo di poter gustare ancora per molto delle suoi unici, inconfondibili racconti del Calcio Napoli, del Magico Diego, del suo amore viscerale, autentico per questa squadra che, tra alti e bassi, continua a farci sognare!
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ANGELA CAPOCELLI
INTERVISTA A CARMINE FALSO
QUANDO IL CALCIO DIVENTA PROFESSIONE, OLTRE CHE PASSIONE
Carmine Falso è uno dei tanti italiani appassionati di calcio che hanno fatto di questo sport il proprio mestiere, oltre che il proprio hobby. Originario di Castelforte, per lui tutto cominciò nelle giovanili della Roma di Nils Liedholm, vestendo, poi, le maglie dell’Afragolese, Aversa Normanna, Formia, Turris e altre ancora. Successivamente, ha avuto una lunga esperienza come allenatore e selezionatore delle formazioni giovanili per poi approdare alle giovanili del Frosinone (sia come osservatore che come coordinatore della primavera). Quando e come le è nata la passione per il calcio? Mi è nata, come a tutti i bambini, durante l’infanzia: il calcio è la cosa più comune da praticare a quell’età… Tutto nasce e parte da lì, da quell’attrezzo che può essere maneggiato con sicurezza e in compagnia: il pallone. Ricorda quali sono le tappe più importanti che hanno rappresentato una svolta significativa nella sua carriera calcistica? Ci sono stati vari e diversi momenti, varie annate in cui oltre ad essermi divertito, insieme ai compagni e alle società, ho raggiunto anche dei bei risultati, nel mio piccolo. Sia da calciatore che da tecnico, come allenatore. Il calcio ha sempre rappresentato, per me, oltre che un’attività lavorativa, una fonte di divertimento e soddisfazioni. Lei è stato per anni responsabile del settore giovanile del Frosinone calcio: com’è stata come esperienza? È stata un’esperienza bellissima, che mi ha arricchito sia dal punto di vista umano che tecnico, durata ben tredici anni. Mi ha fatto conoscere molto soprattutto del versan-
te ludico di questo sport, il calcio, fra i giovani. Ricordo partecipammo al torneo di Viareggio, che vinse la Juventus, con Ciro Immobile che, se non erro, fu anche capocannoniere di quel torneo… Ora ho smesso di allenare perché sono anche docente a scuola ma ringrazio il Frosinone per avermi dato la possibilità di fare questa esperienza. I vari ruoli mi hanno arricchito tanto sotto il profilo personale, oltre che umano. Lei oggi vive a Scauri: ha ancora contatti col mondo calcistico? Oltre al mio impegno come docente a scuola, anche la Pandemia ha contribuito, da un anno a questa parte, a far sì che io abbandonassi quel mondo. D’altronde, essendo io del ‘57 e contando 64 anni, è giusto che lasci spazio ad altri. Bisogna accettare anche questo, nella vita: arriva un momento in cui bisogna “adeguarsi alle circostanze” e fermarsi. Lei è stato un difensore centrale dell’Afragolese: in base a cosa l’è stato assegnato questo ruolo? Ricordo con commozione e contentezza che con l’Afragolese vincemmo il campionato e passammo da serie D a serie C… Per quanto riguarda il ruolo, questo si sceglie, quando si cresce, in base alle caratteristiche tecniche oltre che fisiche e strutturali. Innanzitutto, io avevo una fisicità alquanto importante (soprattutto dal punto di vista dell’altezza) e longilinea. Poi, mi piaceva colpire la palla di testa, avevo quest’ abilità motoria di coordinazione, quindi poi giustamente in campo andavo a occupare questo ruolo di difesa centrale dove è molto importante saper colpire la palla di testa.
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INTERVISTA A CARMINE ESPOSITO
L’IMPORTANZA DELLO SPORT IN UN PERIODO DI PANDEMIA MONDIALE
Lo sport è da sempre sinonimo di libertà, divertimento, salute, benessere e, soprattutto, sviluppo fisico e mentale. Da quando il Coronavirus è subentrato nelle nostre vite, però, è diventato sempre più difficile praticarlo, dalle palestre ai livelli agonistici. Prevedendo, infatti, nella maggior parte dei casi, un contatto fisico tra i partecipanti, esso presenta un alto rischio di diffusione del virus e anche laddove lo sport è praticato singolarmente, diventa complicato esercitarlo rispettando le regole vigenti da un anno a questa parte (quale, ad esempio, l’obbligo della mascherina). Tuttavia, poter correre, saltare, sudare, giocare, tanto per i bambini quanto per gli adulti, in un momento storico come questo che ci vuole chiusi in casa, rappresenterebbe non solo un toccasana per muscoli, circolazione e respirazione ma anche per la salute psichica, messa a dura prova da ansia, stress e paura che il Covid19 genera. Abbiamo intervistato su questo argomento Carmine Esposito, giovane giornalista, in quanto esperto di Calcio a 5 e impegnato con la squadra Real San Giuseppe che gioca in serie A. In che modo il Covid ha influito sullo svolgimento del calcio a 5? Ha influito tanto. Tantissimo. Dopo l’entusiasmo iniziale di Settembre, quando sono ripartite tutte le categorie dopo oltre sei mesi di stop, c’è stata una frenata. I campionati regionali, ad esempio, dopo le prime giornate sono
stati sospesi e non sono ripartiti più. I campionati giovanili regionali, purtroppo, non sono proprio scesi in campo, si sono fermati a Febbraio dell’anno scorso. I campionati nazionali, invece, e parlo degli under 19 A, A2 e B maschile e A e A2 femminile, sono ripartiti da 2/3 settimane. Il Covid ha influito (e influisce ancora) sulla programmazione: almeno fino al 30 Gennaio bastava una presunta positività di un tesserato per poter rinviare a data da destinarsi. Poi, dopo il 30 gennaio, è entrato in vigore il nuovo protocollo, secondo il quale è obbligatorio sottoporre i tesserati a test antigenici entro 24 ore dalla gara e fino a tre positivi si può giocare. Almeno si è trovata una continuità… Quanto è alto, secondo te, il rischio di diffusione in questo e in tutti gli sport che prevedono comunque un certo contatto negli spogliatoi? Il rischio c’è ma è relativo. Ci sono stati focolai all’interno dei gruppi squadra, a
causa soprattutto degli spogliatoi dove tutti condividono gli spazi comuni. Tuttavia non sono stati così numerosi come si temeva alla vigilia delle ripartenze. Secondo me, se si usano precauzioni, si mantengono le distanze, si igienizzano e si puliscono SEMPRE gli spogliatoi, il rischio non è più altissimo. Quanto è importante poter praticare uno sport in un periodo statico, difficile, stressante come questo? Lo sport in questo momento non è importante… È FONDAMENTALE. Fondamentale perché ti dà una semi-normalità. Noi del settore stiamo lavorando tra mille difficoltà e limitazioni, come l’obbligo della mascherina o di giocare a porte chiuse… Insomma, non è facile. Io poi seguo il Real San Giuseppe che è in Serie A e, dovendo fare trasferte e girare l’Italia, corro tanti rischi. Però è stato fondamentale ripartire, continuare, non fermarsi… Almeno per dare alle nostre vite un minimo di normalità, anche se di normale negli ultimi mesi nelle nostre vite c’è davvero poco! E a tal proposito voglio chiederti: quando si ritornerà, secondo te, a una piena e totale normalità? La mia speranza è che, come durante l’Estate scorsa, si inizi a tornare a piccoli passi a una relativa “normalità” e per Settembre/Dicembre la situazione si stabilizzi. Questo ovviamente è il mio auspicio, questa la mia speranza ma francamente lo vedo un po’ lento come processo…
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DOMENICA 28 MARZO 2021 CIRO TROISE Visto che è l’uomo del momento, una goccia nel deserto nella “sofisticazione” del pallone, partiamo da una frase storica di Allegri che a Sky domenica sera non ha citato: il calcio è semplice ma non banale. Max avrà sentito tante critiche superficiali in due anni, ieri ha tirato fuori un più serioso “il calcio è una roba seria”. Viviamo la stagione più anomala del dopoguerra, basta saper guardare fuori dai confini nazionali per capirlo: Liverpool e Borussia Dortmund, due delle otto qualificate ai quarti di finale di Champions, sarebbero fuori oggi dall’Europa che conta. In Francia il Psg di solito ha già il titolo in tasca di questi tempi, solo domenica ha acciuffato il Lille e in Spagna l’Atletico Madrid può beffare Real e Barcellona. Nelle squadre ci sono gli uomini-chiave, quando le emergenze di una stagione balorda, con lo stress del Covid, le partite a porte chiuse e il calendario ingolfato, hanno colpito i giocatori più importanti, tutte sono calate. Il Milan senza Ibrahimovic e Bennacer ha perso sette partite nel 2021 (come il Napoli), la Roma, frenata dalla mancanza di Smalling, Veretout e Mkhitaryan, è andata avanti in Europa ma ha perso terreno in campionato, perdendo due gare a cavallo della doppia sfida contro lo Shakhtar Donetsk. L’Inter senza il solo Lukaku ha pareggiato contro il Parma, perso contro la Sampdoria e ha avuto bisogno dell’attaccante belga per superare la Fiorentina in Coppa Italia. Il Napoli è una squadra non identitaria, s’appoggia tanto agli uomini-chiave che gli consentono di avere una proposta di calcio credibile, condivisa e anche di variarla con profili diversi come le caratteristiche di Osimhen e
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Il calcio è una cosa semplice ma non banale: il Napoli si è ritrovato
Dal ritorno contro il Granada alla sfida contro la Roma, il Napoli ha recuperato quattro uomini-chiave, la svolta è in questo dato semplice Lozano. Il Napoli, dalla gara di ritorno contro il Granada in cui è iniziato il ciclo di sei risultati utili consecutivi, ha recuperato Ospina, Koulibaly, Demme, Mertens e ora anche Lozano e Manolas. È un’altra spina dorsale, un’altra formazione, un’altra musica, è tutto diverso. Il Napoli riesce a rompere la linea, alzare il baricentro, conquista la metà campo avversaria, costruisce dal basso molto meglio del passato, sa sviluppare gioco
sulle catene laterali, ha un centravanti come Mertens ancora lontano dalla migliore condizione che, però, è essenziale nel legare il gioco e ha la qualità per fare la differenza come con la doppietta di Roma. Cercare di capire gli equilibri del campo senza poter vedere gli allenamenti, mettersi nei panni dell’allenatore, spogliarsi dalla presunzione dei sapientoni, analizzare, andare a fondo costa tempo, fatica, umiltà ed apertura
mentale e, invece, si preferisce invocare dimissioni, esoneri, bocciare il 4-2-3-1 come se fosse l’origine di tutti i mali. Si è creato il contesto giusto anche per le qualità di Fabian Ruiz, altro giocatore devastato dalla critica sommaria, dai nuovi Beppe Grillo applicati al pallone. Koulibaly domenica ha realizzato più passaggi riusciti di Fabian, anima del centrocampo. Il baricentro è alto, la difesa rompe la linea nei tempi giusti e il Napoli nella terra di mezzo ha trovato i varchi proprio con Fabian, bravo a condurre le transizioni di una squadra che ha recuperato 16 palloni nella metà campo avversaria. Il Napoli non ha fatto ancora nulla, la battaglia per la qualificazione alla Champions League è molto dura, può ancora succedere di tutto. Dal Milan alla Lazio, ci sono cinque squadre in lotta per tre posti, soltanto l’Inter può sentirsi tranquilla. Il Napoli ha il terzo miglior attacco, la terza miglior difesa, terza squadra per vittorie conquistate dietro Inter e Milan, è secondo per punti conquistati negli scontri diretti (15, solo l’Inter ha fatto meglio), paga i 16 punti potenziali persi con le formazioni che in classifica oscillano dall’ottavo posto in giù e le sconfitte: otto come Roma e Lazio. Sarebbe bastato qualche pareggio in più per rendere tutto diverso, tutto ciò dev’essere una lezione per le ultime undici gare e il futuro. Gattuso e il suo staff sperano che la sosta per gli impegni delle Nazionali non generino problemi, poi ci sarà ancora tanto da combattere. A marzo il Napoli ha conquistato 10 dei 12 punti disponibili, ad aprile ci saranno altre sei battaglie: Crotone, Inter e Lazio in casa, Juventus, Sampdoria e Torino in trasferta.
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Vittoria Caso
MARZO DONNA – CASAVATORE VOCI E VOLTI DA UN ANNO DI PANDEMIA
Lunedì 22 marzo si è svolto, come da programma, il 2° incontro di RITRATTI nell’ambito del MARZO DONNACasavatore, progettato da Clarae Musae e realizzato in collaborazione con il Comune di Casavatore. Voci e volti da un anno di pandemia, il titolo di questo interessante momento che ha aperto il sipario su spaccati di storie quotidiane, di vite, il cui ritmo già convulso, è stato caricato di nuove ansie e nuove angosce, dalle quali emerge tuttavia la forza con cui le donne non si sono arrese alle difficoltà create loro dal virus. È ormai trascorso, infatti, più di un anno da quando il lockdown ha dettato legge. La vita delle donne, già di per sé frenetica, si è ulteriormente complicata ma dalle protagoniste di RITRATTI emerge la capacità di organizzarsi, di ingegnarsi in qualunque situazione e fare di necessità virtù. Non tutte le donne ce l’hanno fatta, ahimè. Lucia Caiazza, purtroppo, cittadina di Casavatore si è trovata a vivere una situazione aberrante che l’ha condotta alla morte. A narrarne la storia, visibilmente commossa, la figlia Rosa Rocco che con immenso coraggio, anziché lasciarsi andare alla disperazione, sta combattendo affinchè la madre, vittima di un amore malato, abbia giustizia. Una storia drammatica, una situazione delicata quella di Lucia, morta il 14 maggio presso l’ospedale di Fratta per le lesioni interne prodotte da percosse, causate “presumibilmente” dal compagno, relativamente al quale sono in corso i diversi gradi di giudizio. Altre interessanti testimonianze sono state espresse dalla dott.ssa Teresa Capparelli, psicologo clinico, dalla prof.ssa Gina D’Urso, dalla studentessa Gaia Amodeo, dalla signora Patrizia Primitivo. La dott.ssa Capparelli ha evidenziato come il lockdown abbia maggior-
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mente inasprito i tanti stereotipi che da sempre pesano come un macigno sulle donne, le quali nel corso di questo difficile anno hanno sofferto più del solito di ansia, depressione, insonnia e non ha esitato a parlare della propria personale esperienza di donna oltre che di professionista; Gaia Amodeo, ha sottolineato come la DAD abbia creato molti problemi agli studenti, relativi soprattutto alle dinamiche relazionali, fondamentali nel rapporto alunno-docente al fine di rendere gli apprendimenti significativi e gratificanti, non solo nelle superiori ma anche e soprattutto nelle altre fasce di scolarità, pur riconoscendo che la DAD ha conciliato diritto alla salute e diritto allo studio. La prof.ssa D’Urso ha raccontato come si è dovuta attrezzare per far sì che l’emergenza in cui si è trovata si trasformasse da elemento negativo in risorsa e motore di crescita per sé e per i suoi bambini, soffocando le sue preoccupazioni in modo da non creare ansia ai
piccoli ma indurli alla collaborazione e alla responsabilità. Anche la signora Patrizia Primitivo ha illustrato la propria esperienza di madre lavoratrice non-in-smartworking, costretta dalle situazioni contraddittorie determinate dal lockdown a creare nuove dimensioni di quotidianità familiare. Le osservazioni del giurista Adriano Spagnuolo Vigorita hanno portato un soffio di spensieratezza attraverso la sua interpretazione di “Le ragazze fanno grandi sogni” di Bennato. Anche Imma Calvano, Ass. P.O. oltre che P.I, ha portato la propria testimonianza di mamma di 3 maschi in età adolescenziale in DAD, di docente e di donna impegnata in politica, quale valore aggiunto, sul non facile territorio di Casavatore. L’Ass. ha annunciato l’apprezzabile volontà di aprire uno sportello d’ascolto per le donne in cui esse possano trovare accoglienza e competente aiuto. Ha partecipato il presidente di Uniti per Casavatore, Roberto Artiola, il quale ha precisato obiettivi e fini del social, non in contrapposizione con gli amministratori dell’E.L. ma in sinergia d’intenti allo scopo di segnalare situazioni problematiche affinché possano essere risolte nel più breve tempo possibile nell’interesse comune. Non posso che ringraziare, in qualità di presidente di Clarae Musae e coordinatrice del progetto, tutta l’amministrazione di Casavatore, il Sindaco, dott. Vito Marino e la Giunta per la collaborazione, così come le amiche protagoniste alle quali ho dedicato dei versi nel presentarle. E con Alda Merini e i suoi immortali versi “Una donna è una cosa che canta in messo alla bufera del mondo”, io, donna fra tante, dò appuntamento al terzo Ritratto, il 29 marzo.
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DOMENICA 28 MARZO 2021
20 FRANCESCO TAGLIALATELA
VINCENZO CAMPAGNOLI: QUANDO LA MUSICA SALVA E DIVIENE RAGIONE DI VITA
Particolare, umile e di poche parole Vincenzo Campagnoli, musicista, direttore d’orchestra e personaggio da cui c’è molto da imparare non solo sotto il punto di vista meramente professionale, ma anche a livello umano. Figlio d’arte nasce nel ’67 a Napoli da una famiglia di musicisti dalla quale viene inevitabilmente avviato e indirizzato. Inizia infatti a fare musica prestissimo a soli sei anni suonando come batterista nel complesso paterno in occasioni conviviali come matrimoni e feste di piazza. Successivamente entra nell’orbita di SanRemo suonando nell’Orchestra Scarlatti come oboista di fila, e arriva a collezionare nel corso degli anni ben quindici presenze e in quattro occasioni dirige perfino l’orchestra per diversi artisti, come Dolce Nera, Clementino, Michele Bravi e Sergio Sylvestre. Un uomo che prima di raggiungere la notorietà che ad oggi può vantare nel suo campo ed essere riuscito a ritagliarsi uno spazio fra i grandi della musica partenopea e non solo, ha saputo appellarsi al sacrificio quando ce n’era bisogno, portando con se le radici della propria terra (Napoli) e rivendicandone sul palco l’autenticità e la purezza. Se dovesse sintetizzare la sua vita in tre immagini quali sceglierebbe? “Innanzitutto parto col dire che la mia non è stata una vita facile e monolineare, ma anzi ricca di ostacoli e peripezie date anche dall’ambiente e dal contesto in cui ho vissuto la mia infanzia e dove ho formato le ossa, un ambiente cinico quello dei sobborghi napoletani, dove devi dimostare di saperti guadagnare le cose e dove nessuno ti regala nulla, insomma, devi essere subito pronto e maturo. Fatta questa parentesi devo ammettere che d’altra parte ho avuto la fortuna di ricevere una buona educazione sotto tutti i punti di vista e a tal proposito fin da piccolissimo con mio padre andavo suonando per feste e matrimoni divertendomi molto e da lì capii subito che la musica sarebbe diventata per me non solo un modo per poter emergere da un contesto non facilissimo, ma un vero e proprio lavoro, la mia ragion di vita. Dovendo scegliere tre immagini per racchiudere il mio percorso professionale ti direi l’alba, il giorno e la notte. L’alba corrisponde al momento in cui inizio a suonare nell’Orchestra Scarlatti come
oboista di fila, partecipando ai concerti settimanali in RAI, con la stessa orchestra parteciperò anche a San Remo. In quegli anni ho avuto modo di suonare con artisti di spicco come Pippo Caruso o Armando Trovajoli e di conoscere personalità di un certo spessore non solo a livello nazionale, ma anche internazionale, penso a Serena Autieri, Amii Stewart o ancora Liza Minnelli, con alcuni dei quali nasceranno anche dei rapporti di amicizia e stima reciproca. Successivamente a soli vent’anni con Beppe Vessicchio inizia l’esperienza in televisione, che all’epoca per me era un qualcosa di nuovissimo e di ignoto, ma con la quale a dire la verità fin da subito ebbi un impatto molto positivo, suonando in programmi come “Bravo,Bravissimo”, “Domenica in” o “Un disco per l’estate” e questo periodo della mia vita potrebbe rappresentare il giorno se così si può dire. La notte invece potrebbe essere rappresentata un po’ dalla mia situazione attuale, poiché sto lavorando ad un disco molto importante, quello della grande Orietta Berti, che ho già accompagnato in diverse occasioni e per la quale sto curando degli arrangiamenti.” Come ha vissuto quest’anno particolare all’insegna del Covid e che opinione si è fatto? “Beh, di sicuro non è stato un anno facile per nessuno. Io dalla mia parte, come ti ho detto, nei mesi di lockdown ho lavorato chiuso in studio ad alcuni arrangiamenti per il disco di Orietta che dovrebbe uscire la prossima estate, inoltre ho suonato, ho composto strumentali per altri artisti, insomma mi sono dato abbastanza da fare cercando di impiegare bene il tempo a disposizione e poi
ovviamente c’è stata la partecipazione a San Remo che si è ugualmente svolto, dove ho accompagnato Elettra Lamborghini. D’altra parte però mi rendo conto che tutta questa situazione non ha fatto altro che andare a scapito di tutti coloro che sono impegnati nel mondo delle arti figurative, così per i teatri e per i cinema che fino a poche settimane fa e tutt’ora hanno sofferto e soffrono per questa condizione infelice che mette sul lastrico diversi settori. Non ti nascondo inoltre che con Serena Autieri, con la quale lavoro da circa sette anni, abbiamo praticamente perso trenta date live in giro per i teatri italiani e questo ci è dispiaciuto parecchio ecco. Detto ciò spero che si possa tornare alla normalità nel più breve tempo possibile e che i teatri, le mostre, i cinema e i grandi palcoscenici possano tornare a riempirsi di calore, di passione e di amore.” Senta dovendo scegliere la personalità che più ha influito sulla sua formazione sia a livello professionale che umano chi le viene in mente? “Dunque partendo dal presupposto che lungo il mio difficile quanto appagante percorso ho veramente conosciuto il bello e il brutto, il male e il bene in tutte le loro forme o quasi, posso dirti che se c’è una persona con la quale sono riuscito ad instaurare un rapporto di amicizia sincero, quasi fraterno e duraturo nel tempo, beh quella è Mario Merola. Dai ventitrè/ventiquattro anni, per tredici anni sono stato a stretto braccio con lui, tanto che ad oggi potrei quasi definirmi un “meroliano”, appartengo alla sua scuola e sono stato prima di tutto un suo figlio adottivo. Tra me e lui non c’è solo un rapporto consueto di amicizia e stima reciproca fra artisti, ma qualcosa che va ben al di là, quasi un bene fraterno, anzi, togliamo il “quasi”, perché di questo si tratta. Con Mario era tutto bello, lui è una persona unica e speciale. Oltre a Mario Merola un’altra personalità che ha avuto un certo impatto sulla mia formazione è stata quella di Nino D’Angelo, una persona d’oro e non solo, anche un artista completo, un vero e proprio genio della musica napoletana e italiana e poi per completare il quadro c’è Orietta Berti, una masterclass della canzone italiana con la quale sto lavorando per sfornare in estate l’ennesimo
DOMENICA 28 MARZO 2021 disco di una carriera, quella di Orietta, che ha compiuto cinquantacinque anni fatti di successi e soddisfazioni, si parla di un’artista a 360 gradi dalla quale c’è solo da imparare.” Nel 2001 usciva “L’urdemo emigrante”, mi parli di questa canzone. “ E’ una canzone che nasce con la collaborazione di Mario Guida e Gennaro Quirito che curarono il testo, mentre io e mio fratello curammo la musica. Ricordo ancora un simpatico aneddoto al riguardo e cioè di quando presentai questo progetto a Mario e lui mi rispose: “maestro è festival”, ripetendo quest’esprssione più volte. Era la dimostrazione di come nell’aria si respirava già il sapore di successo e infatti quello stesso anno vincemmo con “l’urdemo emigrante” il Festival di Napoli, piazzandoci al primo posto. In fin dei conti Mario si rispecchiava molto in quella canzone e la sentiva a lui molto
21 affine, forse fu questo il segreto che permise ai fratelli Guida di vincere quell’edizione del Festival di Napoli. “L’urdemo emigrante” rappresenta la rivalsa dei ceti subalterni che vogliono godere di una propria indipendenza rispetto alle classi dominanti e comunemente viste come marce alle radici.” Che impatto ha avuto la prima volta a San Remo? “Allora innanzitutto il Teatro dell’Ariston è magnetico, per chi fa musica a livello professionale come me è il più bel compromesso che possa esistere. La prima volta fu indimenticabile e molto emozionante, io ero dietro le percussioni e partì prima l’eurovisione e poi si passò in mondovisione. La cosa difficile in questi casi è riuscire a gestire le emozioni e le pulsioni interne che viaggiano a ritmi elevatissimi. Anche in un’altra occasione ho provato una fortissima emozione mista alla
soddisfazione, e cioè quando dal legìo sono passato al podio, questo passaggio è meraviglioso per un direttore d’orchestra perché ti accorgi dell’efficacia del tuo lavoro.” Cosa dobbiamo aspettarci da lei per il futuro? “Conduco una vita frenetica e sono sempre al lavoro, un lavoro quotidiano e pieno di responsabilità, ma che in fin dei conti è quello che amo e che ho sempre voluto fare nella mia vita, dedicarmi alla musica. Attualmente come da un anno a questa parte sono impegnato a concludere alcuni arrangiamenti per il disco di Orietta Berti in uscita questa estate, in più dal prossimo anno nascerà “PALART”, la mia nuova accademia. Uno spazio dove potersi avvicinare alla musica a 360 gradi con il quale darò modo a giovani e giovanissimi di potersi esprimere al meglio in tutta sicurezza.
SIMONA PIRO
ALBERTO ARBITRIO, IL CAPITANO DELL’AFRAGOLESE
Tremava la terra, tutto di fiato e scarpette, l’erba veniva su come nel vento più propizio, questo il calcio degli anni 80 ad Afragola. Il cammino scritto in tanti 90 minuti che portano L’Afragola Calcio sino a noi, un impegno con i propri tifosi nato nel lontano 1944, tempi di guerra, erano gli anni della seconda guerra mondiale, quando la Campania dava tutta la tenacia che necessitava ed i campani si univano umanamente nei campetti di calcio, talvolta tirati appositamente per la prossima partita. Anni importanti che ci riportano per qualche minuto di lettura all’esperienza degli anni ottanta, accanto al Grande Pibe de Or che si esibiva con classe allo stadio San Paolo di Napoli ed insieme a lui tanti giovani sognanti. Erano gli anni dall’81 all’ 84, ove si fa largo tra le fila dell’Afragolese un giovane venuto dal sud d’Italia, l’allora trentunenne Alberto Arbitrio, promettente, derivato dalla serie B ed in particolare modo dai giovani del Catan-
zaro Calcio. Un percorso con nomi altisonanti ad Afragola, l’Ing. Palladino, Paolo Specchia, il brasiliano Faustino Cane (alias Cané), un tempo in cui il calciatore si unisce all’uomo e cresce in un ambiente sano e altamente qualificato. L’inizio nel 1981 porta subito l’Afragolese alle porte del girone A e solo per un mero incidente legale, viene ammonita di 6 punti e riportata sulla terra; termina quell’anno così il volo della squadra di provincia che sognava la qualifica nel massimo girone della serie. Siamo negli anni in cui non solo ad Afragola ma, a livello nazionale si
gioca il calcio fisico, quello di potenza, resistenza, quello in cui ogni minuto sul campo non è una cadenzata stanchezza gestita con i mezzi tecnologici ed innovativi di oggi per gli allenamenti, bensì sudore e metri cavalcati verso la porta. Un gioco d’intenti che Alberto sa riconoscere e palleggiare, un dribbling, un colpo di testa, un tiro da centro area ed ogni partita diventa l’ultima di campionato valida per lo scudetto, si gonfia la rete e si buca la rete. Un campione che oggi si occupa delle nuove leve in un calcio completamente diverso, ove i supporti tecnici sono
avanzati, ove l’attenzione è più per il singolo da allenare che per la squadra. Un affiatamento diverso, come pure è diversa l’attrattiva del calcio moderno. Sponsor altisonanti, contratti da milioni di euro, un tenore di vita che certo rappresenta oramai un mestiere al quale molti aspirano, “il calciatore”. Quando poi si stimola Alberto nel dire se vi sono nuovi “campioni” nelle fila giovanili, egli risponde semplicemente che sono cambiate le mentalità, l’attenzione per la palla si è radicalmente spostata verso quella che chiameremo alta remunerazione. Una grande storia quella del calcio ad Afragola, che ha visto scorrere tra le fila della propria panchina oltre al nome di Arbitrio tanti talenti, un percorso che porta l’associazione Sportiva Dilettantistica Afragolese negli almanacchi della Panini e tra le pagine dei giornali provinciali. Un cuore rosso-blu che non smette di battere oramai da poco meno di ottant’anni.
DOMENICA 28 MARZO 2021
22 SIMONA PIRO
AUGUSTA MONTARULI: “DA SOLI ALL’OPPOSIZIONE...” Eccola, ancora una volta la chiameremo di coerenza la scelta di una parte della politica italiana schierata al Centro Destra, un marchio di compostezza e tenacia, coerenza e savoir faire chiamato Fratelli d’Italia. Una sfida, la “sfida” che dura dal 2012 e si mostra agli occhi degli elettori ben radicata nella morale nazionale e nella costruzione di un futuro da edificare passo dopo passo, soprattutto post periodo pandemico, evento che lascia grande incertezza e voglia di ricostruzione di un economia nazionale oramai segnata da eventi volontariamente europeisti e naturalmente sanitari. E’ con l’Onorevole Montaruli di Fratelli d’Italia che ci confrontiamo su tematiche attuali che risultano, essere particolarmente di interesse. L’onorevole rimane sobria, come l’ex capitale italiana, la sua amata Torino, un pezzo di storia del quale s’impregna la sua personalità, nata sotto il segno della vergine, cresce con la passione della politica, sino all’elezione nella circoscrizione Piemonte 1, viene sorretta dalle liste di coalizione, Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, UdC e NCI. Era il 19 marzo del 2018 quando inizia la sua avventura come politico di fama e viene presentato il 27 marzo dello stesso anno nel gruppo parlamentare di FdI. Iniziamo l’intervista in modo molto disteso: Il grande impegno di FdI con gli italiani ci sottolinea la crescita del partito da essi riconosciuta. Auspichiamo ad avere un Premier donna? FdI come sta lavorando in tal senso sui territori per il raggiungimento di tale obiettivo? Auspichiamo un premier competente, eletto dal popolo ed espressione del Centrodestra. Noi abbiamo un leader che ha queste caratteristiche, e’ anche donna ma se fosse premier non ci arriverebbe per quota o genere ma per merito. Sui territori lavoriamo incessantemente per dare quando si voterà agli italiani un’alternativa alla sinistra e al movimento cinque stelle. Gli italiani hanno mostrato grande tenacia e fiducia nonostante il COVID. Tra questi tanti imprenditori e per loro una tassazione soffocante. Piccole e medie imprese al collasso. Come FdI intende far leva sulla risoluzione di tale problematica? Il Governo Draghi sarà
collaborativo con le proposte di FdI? Fratelli d’Italia fa un’opposizione responsabile che è quella che non manca di fare proposte. Lo abbiamo fatto anche con il Premier Draghi fin dalle consultazioni presentando un dossier di provvedimenti secondo noi necessari per gli italiani. Il Decreto sostegni però non raccoglie la nostra visione ne’ risponde alle necessità delle categorie produttive e del mondo del lavoro. Riteniamo quindi deludente quanto sta avvenendo, in continuità con una politica di restrizioni priva di aiuti efficaci Un impegno quello di FdI che continua a crescere, preso nel 2012 e portato avanti sino ad oggi con la massima serietà,una coerenza che non sempre viene mostrata in politica, quali sono allo stato attuale i punti di contatto con Forza Italia e Lega? Vedremo ancora un Centro Destra compatto al Governo? Sono certa che si vedrà non appena si tornerà al voto. In ogni caso sui territori governiamo ovunque insieme a dimostrazione di una solidità intrinseca e naturale . Ultimo impegno con gli italiani, quello presentato il 12 marzo 2021 in materia di trasparenza e diffusione di informazioni politiche e sociali sulle piattaforme digitali. Un Digital services act trattato in ritardo in Italia che porterà la firma di FdI. Una svolta epocale nel nostro Paese? Un freno determinante? Una svolta epocale. Soprattutto la pandemia ci ha mostrato quanto sia fondamentale la trasparenza. Fino ad oggi non è stata sufficientemente garantita, da qui la nostra proposta. Possiamo sperare in una sua prossima
candidatura a sindaco dell’ex Capitale d’Italia, i torinesi auspicano in un cambiamento di rotta dall’attuale amministrazione? I torinesi meritano in cambio di passo sia dal grillismo che da troppi anni di gestione fallimentare da parte del centro sinistra. Il mio nome tuttavia non è nella rosa delle candidature. Non mi chiamo Appendino, io conosco quanta esperienza richiede una carica quale quella del sindaco. Me la sto facendo e il mio impegno è costante ma non è sufficiente. Ci sono persone più meritevoli che meritano il mio sostegno e quello di una squadra capace di dare una svolta positiva ad una città a cui e’ stato tolto tutto, tranne che il nostro sogno e lavoro incessante. Io continuo così a studiare e a lavorare perché Torino abbia la migliore amministrazione possibile. Onorevole, tifosa del Toro, 7 scudetti, una squadra che non molla in questa stagione. Sogna l’ottavo scudetto accompagnato dalla sua elezione a primo cittadino? Lo scudetto sarebbe un orgoglio per una squadra che merita e un’intera comunità. Le difficoltà ad oggi però sono innegabili ma serve che ci si creda, anche per la città. Torino ha bisogno del Toro e il Toro ha bisogno di Torino. Per quel che riguarda me io non sogno mai avvenimenti che mi possano riguardare. La politica e’ servizio che ti porta nelle istituzioni quando chi vota ti ritiene utile alla causa. Non ammette quindi velleità personali. Chiara, concisa, sul pezzo la piemontese Montaruli che al di là che ci rappresenti in Parlamento ed in Commissione europea, pare avere un carattere che le permetterà di arrivare lontano.
DOMENICA 28 MARZO 2021 Salvatore Iavarone
23 Consigliere Comunale di Casoria
EUROPA VERDE – CASORIA presenta la sua proposta per Piazza Cirillo
PARTIAMO DAL CENTRO
La piazza centrale è il simbolo di una città. Area libera, più o meno spaziosa, di forma quadrata, rettangolare, circolare, poligonale, che si apre in un tessuto urbano, al termine di una strada e più spesso all’incrocio di più vie, e che, limitata da costruzioni, spesso architettonicamente importanti, e abbellita talvolta da giardini, monumenti, fontane, ha la funzione urbanistica di facilitare il movimento ed eventualmente la sosta dei veicoli, di dare accesso a edifici pubblici, di servire da luogo di ritrovo e di riunione dei cittadini, costituendo non di rado il centro della vita economica e politica della città o del paese. Questa è la definizione di piazza del vocabolario, che potremmo considerare molto fantasiosa, ma che, vorremmo, diventasse un nostro impegno, per cercare di portarla a realizzazione. Piazza Cirillo è il simbolo di Casoria. Da tempo essa è stata mortificata nella sua forma e nella sua sostanza. Da tempo attraversarla è sinonimo di disagio per i cittadini. La sua valorizzazione deve essere una priorità per l’attuale amministrazione. Attualmente la situazione non è delle migliori, la piazza che ha rappresentato e rappresenta la storia della nostra comunità, risulta essere abbandonata a se stessa, laddove basterebbe davvero poco per renderla, quantomeno, più accogliente. Serve, pertanto, un progetto per la valorizzazione della piazza comunale, ed Europa Verde ha chiesto al Sindaco di Casoria un incontro per un tavolo permanente sulla valorizzazione di essa con un cronoprogramma condiviso anche con i commercianti del territorio. Un primo step deve prevedere la sistemazione di aiuole, panchine e facciate del Comune; poi si rende necessario un riordino degli spazi assegnati ai bar, ed alle attività di ristorazione, alcuni dei quali in evidente stato di abbandono. Sarebbe, poi, necessario riprogettare la fermata
dei taxi in piazza, e un piano di sosta e di traffico da rivedere. Un secondo momento deve prevedere un piano di azioni di eventi da attivare, dopo la fase covid, per valorizzare il cuore della città (mercatini, eventi culturali e pubblici, iniziative sociali e solidali). Una terza fase più impegnativa, dovrebbe prevedere un nuovo piano traffico più articolato e un ripristino della piazza dal punto di vista strutturale e dei lavori pubblici. Il tutto corredato, ovviamente, da un rilevante presidio di sicurezza, di giorno attraverso la costante presenza di almeno 2 vigili urbani, e di notte, con un cospicuo numero di telecamere che possano fare da deterrente per i vandali ed i malintenzionati. Per il coordinatore di Europa Verde a Casoria: “In città più che priorità esistono delle urgenze, ma è necessario che in un organismo vivente il cuore funzioni, innanzitutto. Basterebbe poco per rendere il cuore della città più accogliente. Siamo a lavoro per presentare un piano di azioni concrete all’amministrazione, e vogliamo, per questo, partire dal cuore della città, Piazza Cirillo, per dare il nostro contributo come Europa Verde. Ci rendiamo conto che non è il momento migliore per sostenere “battaglie” civili di tale guisa, e proporle all’organo comunale, per le esigue risorse economiche a sua disposizione, ma siamo certi che se cominciamo sin d’ora, e continuando per passi, in un tempo plausibilmente ragionevole, e con il supporto di tutti coloro che volessero sostenere tale iniziativa, si potrebbero raggiungere significativi risultati. Partiamo dal cuore ed irradiamo il suo battito al rifacimento delle strade, alla valorizzazione del verde pubblico. Alla vivibilità di essa ed alla sua sicurezza, con un piano graduale di ricostruzione. Un impegno che, vorremmo, fosse condiviso da tutti. Il bello allontana il cattivo”.
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DOMENICA 28 MARZO 2021
24 GENNARO MOSCA
BESTIARIO DEL VACCINANDO IL GRILLO PARLANTE
L’ernia era così grossa che aveva quasi coperto gli intesticoli (forse organi posti tra l’intestino e i testicoli). Mi hanno prescritto i gargarozzi (sciacqui coadiuvanti nella digestione dei maritozzi). Il dottore ha detto che se non voglio arrivare alla cirrosi devo diventare totalmente analcolico (ma puoi restare una persona frizzante). Ho la libido alta nel sangue (beato te). Vorrei sottoporre mio figlio ad un ketchup (ma con poca maionese). Insomma, dottore, tirando le cuoia, che cos’ho? (sei finito). Ho fatto la cura per sradicare l’Helicopterus (ma prima hai preso il brevetto di volo?). Soffro di tunnel del carpaccio (di carne o di pesce?). Il dottore ha detto che ho le vene vanitose (piccoli peccati veniali). Questa cicatrice è dovuta ad una cisti subacquea (apnea o bombole?). Ho una dafne in bocca (e Apollo, invece, dove ce l’hai?). Le pupille gustative (vista poderosa che riesce a sentire i sapori). La vena giubilare (una vena felice). Ho lo zagarolo nell’occhio (sguardo sul paesaggio dopo Frascati). Questa è la competenza medica di noi italiani medi. Girando per le sale d’attesa mediche, dal dentista all’ospedale, non è raro imbattersi in uno di questi strafalcioni. Sarà perché in Italia mediamente studiamo poco, o perché quando chiacchieriamo per passare il tempo è ancora più facile dire castronerie. Così, con queste premesse, è da qualche settimana che non si parla d’altro, stiamo giudicando l’affidabilità del vaccino Astrazeneca, perché, dopo oltre venti milioni di vaccinati in Europa, ci sono stati 25 casi di trombosi, di cui 9 decessi. Questi i fatti. Dall’inizio il vaccino
Astrazeneca è stato considerato di serie B, perché nei trial ci sono stati errori sulla scelta dei dosaggi da sperimentare sui testati e nella valutazione dell’efficacia, ritenendo che dovesse fermare il contagio. Invece, ricordiamolo, il vaccino non serve solo a impedire che il virus ci prenda, ma soprattutto a evitare gravi conseguenze, per difenderci dal ricovero in ospedale o dalle complicanze, rispetto alle quali Astra ha un’alta percentuale di successo. Ogni medicinale può avere effetti collaterali. Un qualsiasi vaccino serve a stimolare il sistema immunitario in modo da predisporre le difese e questo può indurre qualche controindicazione, in genere febbre e mal di testa che si risolvono poche ore dopo l’iniezione. Effetti peggiori possono verificarsi in caso di allergie, ed eventuali sensibilità si fronteggiano con antistaminici da assumere il giorno della vaccinazione o prima. Arriviamo a quei nove casi di morte da trombosi sospetta. Il decesso è avvenuto poco dopo il vaccino, che farebbe propendere per l’esistenza di un nesso, ma questo non significa necessariamente che sia stato davvero così. Si è nel campo delle ipotesi. I decessi che si sono
verificati in Norvegia e Germania sono stati indotti effettivamente da una trombosi, mentre in Italia in nessuno dei tre casi accaduti si è trattato di questo. Per individuare un rapporto di causa-effetto bisognerebbe stabilire: 1) se quell’evento si è verificato tra i vaccinati di più che nei non vaccinati. Perché le trombosi sono eventi che purtroppo accadono anche ordinariamente. 2) Se tra i vaccinati c’è stato un numero significativamente superiore di trombosi, questi vanno esaminati uno per uno. 3) Infine, occorre valutare il rapporto beneficio/rischio del vaccino. Lascerei ai competenti fare il loro lavoro, e a noi quel minimo di ragione e lucidità per capire quanto gli effetti della disinformazione possano essere deleteri. Perché basta un titolo a effetto per indurci quel paio di click di pseudo approfondimento che ci fanno credere di capirne di volta in volta come il medico, l’avvocato o l’architetto. Non è così. Siamo spettatori, osservatori, popolo, e non possiamo assumere decisioni così delicate come stabilire l’efficacia e la sicurezza di un vaccino. Lasciamolo fare agli scienziati. D’altra parte, duemila anni fa al popolo fu delegata una decisione importantissima e scelse malissimo. Scelse Barabba. Ma, per fortuna, una notizia certa, acclarata, incontrovertibile c’è. In assoluta esclusiva, ripeto esclusiva (!), la possiamo dare qui, ora, solo grazie a questo Grillaccio. Nelle ultime settimane, mariti devoti nonché generi affettuosi hanno fatto moltiplicare la richiesta di vaccini Astrazeneca per farli iniettare alle proprie suocere. Effetti collaterali desiderati.
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DOMENICA 28 MARZO 2021 Salvatore Iavarone
25 Consigliere Comunale di Casoria
Recovery Fund - Proposta istituzione “Commissione Consiliare temporanea Recovery Plan ”
Il “MOVIMENTO 24 AGOSTO EQUITA’ TERRITORIALE – CAMPANIA” sede area a nord di Napoli guidato da Iovino Luigi ha presentato al Comune di Casoria, come a tutti i sindaci italiani una proposta che è in discussione anche nel nostro Comune in questi giorni. Nei prossimi mesi il Governo Nazionale collocherà le risorse finanziarie per il rilancio dell’Italia provenienti dai Fondi Europei con il cosiddetto Recovery Fund. Purtroppo più voci della società civile stanno sostenendo che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza “PNRR” già messo a punto dal Governo Conte è inadeguato alle vere esigenze e agli obiettivi strategici indicati dal Next Generation EU “NGEU” ovvero lo strumento per riparare i danni economici e sociali generati dalla pandemia Covid-19. Così come non si può sottacere che il “PNRR” stesso presenta oggi, nel merito, una gravissima lacuna ossia l’assenza di qualsiasi partecipazione dei cittadini e delle reti sociali, nonostante, la suddetta partecipazione sia stata prevista dall’art. 3 del Codice di Partenariato Europeo al fine di ottenere risultati effettivi e tangibili anche sui territori marginali. Anche in merito a ciò il M24A-Equità Territoriale pensa che il “PNRR” per essere più rispondente alle esigenze dei territori, debba prevedere l’apporto imprescindibile dei Sindaci e degli stakeholder territoriali. In tal modo sarebbero considerate adeguatamente le peculiarità e le esigenze di un territorio che, recepite, possono poi riscontrare voci di investimenti e di spesa utili ed efficaci per la crescita dello stesso.
Da qui l’appello del movimento alla Giunta e al Consiglio comunale, con la finalità di sensibilizzare in modo coerente e complessivo l’intera Amministrazione Comunale (maggioranza e minoranza) in modo da istituire, in tempi brevi, una “Commissione Consiliare temporanea Recovery Plan” che si occupi di segnalare e presentare, a livello regionale, le necessità di interventi e/o i progetti di cui ha veramente bisogno il territorio. Cogliamo l’occasione per evidenziare che le risorse economiche previste dal NGEU che verranno distribuite attraverso il “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”, la cui redazione è già in itinere al Governo con un passo sempre più serrato, ma senza delle concrete proposte degli enti meridionali non porterà le risorse a chi spettano veramente. Il Movimento per l’Equità Territoriale (M24A-ET) sta conducendo una battaglia perché i fondi assegnati all’Italia dopo l’assegnazione nei piani settoriali (per la transizione verde, digitale, inclusione sociale, ecc.) vengano ripartiti territorialmente secondo gli stessi criteri (popolazione, inverso del PIL pro-capite e tasso medio di disoccupazione degli ultimi 5 anni) che hanno permesso al nostro Paese di avere destinati 209 mld di euro, cioè
più del doppio di ciò che gli sarebbe spettato, poco meno di 100 mld, con il solo criterio della popolazione. Ciò è avvenuto perché, purtroppo, le regioni del Mezzogiorno hanno soprattutto gli ultimi due parametri molto distanti dalla media UE ed italiana. La percentuale di ripartizione con l’applicazione dei tre criteri, auspicata anche in atti del Parlamento, è la seguente: 70% al Mezzogiorno e il 30% al resto del Paese. Tale suddivisione produrrà, per effetto dell’interdipendenza economica presente anche nel nostro Paese, una redistribuzione reale più equa e maggiormente rispondente agli obiettivi della UE ed agli interessi italiani come sistema Paese. Anche l’apposito Regolamento approvato l’11.02 u.s. dal Parlamento europeo e del Consiglio d’Europa, all’art.4 Capo I, all’art.9 e all’art. 11 Capo II, richiama tali criteri. Con questo nuovo governo avvertiamo, forte, la tentazione che la ripartizione non avvenga secondo tali criteri e che possano essere destinate altrove le risorse, come già accaduto in passato, che la UE ha indirizzato verso i territori e per le popolazioni meridionali italiane in ritardo di sviluppo. Utilissima è l’iniziativa prodotta da 7 regioni meridionali su 8 (si è sfilata,
incomprensibilmente, solo la Sardegna!) con la quale è stata segnalata al precedente Governo, e crediamo anche a questo da poco insediatosi, la ripartizione delle risorse secondo i criteri sopra rappresentati. Tanti italiani e meridionali hanno a cuore la tematica del rilancio del Meridione e delle aree interne attraverso i progetti che si presenteranno nel “PNRR”; infatti tantissimi cittadini in meno di 24 ore hanno sottoscritto la petizione on-line lanciata da Pino Aprile, Presidente del Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale. Questo è il momento di promuovere un modello di sviluppo economico, sociale, culturale e relazionale sostenibile ed inclusivo, che possa sconfiggere le disuguaglianze, garantendo una volta per sempre Equità territoriale, sociale ed economica per tutti i cittadini italiani. Confidiamo pertanto che anche Casoria possa condividere questa impostazione e sostenere, attraverso le azioni politiche ed amministrative, il virtuoso percorso istituzionale sostenendo senza visioni di parte ma in modo coeso, in ambito regionale e nazionale, la migliore redazione del PNRR e la corretta ripartizione delle risorse spettanti al Mezzogiorno e alle Aree Interne. E’ una occasione storica da non perdere. L’Avv. Giuseppe Ercolino Referente M24A ET – Regione Campania, ha protocollato nei giorni scorsi una formale richiesta anche al Sindaco Bene di adesione on line a sostegno di questa iniziativa, che chiediamo possa essere sostenuta come stanno facendo già altri sindaci della nostra zona.
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Miracoli carmelitani a Casoria In una preziosa seicentina sul culto della Madonna del Carmine, Il Monte Carmelo In cui si tratta della miracolosa Imagine, di N. S. del Carmine del Regio Convento di Napoli, ivi edita nel 1636 per i tipi di Lazzaro Scoriggio (che riprende, ampliandola, una precedente pubblicazione sui Miracoli della Gloriosissima Vergine Maria del Monte Carmelo di Napoli scritta dal notaio Francesco De Rosa su commissione del vescovo di Vico Equense ed ivi edita nel 1585 per i tipi di Giuseppe Cacchi) tra i numerosi miracoli attribuiti alla venerata immagine napoletana, l’autore del testo, Padre Filocalo Caputo (1582 - 1644) - un famoso carmelitano napoletano dell’epoca teologo e predicatore decano del Collegio cittadino dei Dottori Teologi - riporta anche quello di cui beneficiò, nel mese di giugno del 1551, un bambino casoriano di dieci anni, tale Domenico, poi votatosi alla vita monastica e al sacerdozio presso lo stesso convento napoletano proprio in grazia dello straordinario prodigio di cui era stato protagonista. Narra dunque il Caputo, che il 20 giugno di quel lontano anno, il piccolo Domenico, per aver molestato con una bacchetta una puledrina che al seguito della madre condotta dal padrone percorreva una strada di campagna causandone l’imbizzarrimento, fu prima colpito dal viandante con dei sassi mentre scappava e poi, una volta raggiunto in un campo circostante, pesantemente picchiato a calci e pugni finché non cadde a terra esanime. Ma il viandante non pago di averlo tramortito, in preda a una cieca furia omicida se lo caricò sulle spalle e lo scaraventò in un pozzo vicino scagliandogli addosso molti sassi per ucciderlo. Dopo di che, abbandonandolo mezzo morto al suo destino e recuperato il puledrino, si allontanò. Confidando nell’aiuto divino e della Madonna del Carmelo, cui i genitori erano molto devoti, Domenico riuscì a resistere in fondo a quel pozzo, benché digiuno e assetato,
L’immagine della Madonna del Carmine sulla facciata dell’omonima chiesa di Casoria
Antico scapolare della Madonna del Carmine
ben otto giorni finché, dopo che genitori, ignari dell’accaduto, avevano fatto voto alla Madonna del Carmine che se l’avessero ritrovato lo avrebbero consacrato al suo servizio, non fu casualmente rinvenuto da un giovane intento a pascolare le sue bestie nei pressi del pozzo. Era accaduto che il pastorello, di nome Annibale, nell’avvicinarsi alla cisterna per scacciare con grida e un bastone una giumenta che vi si era pericolosamente accostata rischiando - a ragione del basso muretto di protezione - di cadervi giù, si era sentito chiamare e affacciatosi lo aveva
scorto. Precipitatosi in paese in cerca di aiuto ragguagliò della cosa i primi paesani che incontrò, i quali forniti di corde e altri attrezzi, raggiunti il luogo dell’accaduto, estrassero Domenico dal pozzo. Trasportato a casa il bambino fu subito lavato, curato e rifocillato dai genitori sicché, il giorno successivo, dopo una notte di riposo, si presentò sano e salvo ai vicini e ai numerosi paesani convenuti davanti alla sua abitazione dopo che si era sparsa la voce della sua miracolosa sopravvivenza per tutta la contrada. Fu così che la domenica successiva fu organizzata una devota processione al convento della Madonna del Carmine di Napoli per offrire, in ottemperanza al voto fatto dai genitori, il piccolo Domenico al servizio della Vergine. Invero, quello di Domenico non fu il solo miracolo attribuito alla Madonna del Carmine documentato a Casoria nel passato. Quasi 75 anni dopo il Caputo, infatti, nel 1710, un altro teologo carmelitano di Napoli, Andrea Mastelloni (1641-1722), registrò nel II volume dei suoi Trattenimenti spirituali di S. Maria Della Vita Due centurie di Miracoli edito a Napoli per i tipi di Nicolo Abri, un altro miracolo, quasi analogo per alcuni versi a quello occorso a Domenico, di cui ebbe a beneficiarsi tale Domenico Curcio, un agricoltore, il quale, precipitato in un pozzo profondo quindici metri, si ritrovò inspiegabilmente in superficie sano e salvo, benché fradicio d’acqua, dopo aver chiesto soccorso allo scapolare con l’effigie della Madonna del Carmelo che era solito portare appeso al collo, rimasto, invece, completamente asciutto. Tra i due miracoli si colloca, peraltro, la fondazione della piccola chiesa che i casoriani dedicarono alla Vergine del Carmine in via Cavour, attualmente chiusa al culto e abbandonata. Una tavola marmorea posta a chiusura di un sepolcreto ci informa, infatti, che essa fu edificata nel 1651 con l’annessa congrega le cui regole furono approvate nel 1754 mentre regnava Carlo III.
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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA FRANCESCO POLIZIO
Il comune di Casoria nel baratro amministrativo e finanziario
Nell’ultimo decennio, a partire dall’amministrazione Carfora, insediatasi nel Maggio 2011, fino all’attuale esecutivo Bene, eletto nella tornata amministrativa del Giugno 2019, si è assistito ad una costante e pervicace alterazione delle poste contabili al Comune di Casoria che ha la sua logica e naturale conclusione nella declaratoria del disesto finanziario con la delibera consiliare 22/2020. La manipolazione dei conti, accertata dalla Corte dei Conti sia in sede Regionale che a sezioni riunite, ha riguardato la violazione del patto di stabilità che era già un segnale evidente della cattiva gestione dei conti pubblici. Nell’amministrazione Carfora, che durò dal maggio 2011 ad ottobre 2015, prevalse l’idea, per assicurarsi benefici comuni alle cariche coperte e per spendere risorse che comunque non sarebbero state coperte, di nascondere la realtà di una disastrosa situazione finanziaria che avrebbe richiesto il ricorso alle procedure di predissesto. Invece di porre rimedio e contenere la spesa, si privilegiò il ricorso alla nomina di dirigenti in violazione della legge che poi dovevano concorrere a preparare nuove assunzioni ed a preparare i progetti per il programma PIU EUROPA. All’amministrazione Carfora seguì una gestione commissariale che non si preoccupò di evidenziare le responsabilità degli amministratori e dei dirigenti che avevano operato attraverso irregolarità contabili. L’amministrazione Fuccio, eletta nel Giugno 2016 ed in carica fino a dicembre 2018, dopo la prima fase di insediamento, nelle riunioni della giunta del 3/11/2016 (atto n. 3) e del 23/11/2016
(atto n. 10) avviò iniziative per la verifica delle procedure concorsuali e sulle conclusioni ispettive del MEF (S.I. 1434), ma poi non diede seguito a quanto deliberato, così come fece anche la successiva gestione commissariale. L’amministrazione Bene ha tentato di procrastinare nel tempo la dolorosa, ma dovuta ed obbligatoria decisione del dissesto finanziario. Nel decennio preso in riferimento, al Comune di Casoria si è continuato a nascondere la verità, la manipolazione dei conti è diffusa, le violazioni normative e contabili si sono susseguite nel tempo ed, allo stato, siamo nella disgraziata condizione di aumentare l’imposizione in tutte le direzioni, caricando la collettività di costi insopportabili. Va comunque dato atto che si è fermata la spirale dei rinvii per non dichiarare il dissesto finanziario che era nei fatti da tempo e che, finalmente, gli assessori alle finanze del Comune di Casoria hanno evidenziato con note e comunicazioni. Nell’ultima nota dell’assessore alle finanze viene fuori il dato reale sulla situazione dei conti riferiti al periodo 2015/2019. Si registra, come si evince dai dati ufficiali e incontrastabili, che, nel quinquennio considerato, la percentuale di riscossione delle entrate correnti è pari al 25,67%, mentre la spesa corrente nello stesso periodo risulta essere del 58,40%. Da anni abbiamo evidenziato la curva ascendente dei residui attivi e della sconnessione tra entrate e spesa, ma gli amministratori ed i dirigenti preoccupati di conservare poltrone e privilegi, hanno preferito coprire l’evidenza e le respon-
sabilità connesse. Gli amministratori ed i dirigenti pensavano a programmare le assunzioni di comodo, ad assicurarsi privilegi non dovuti come le idennità di risultato non conseguito ed altri emolumenti non previsti senza minimamente preoccuparsi di porre fine alle gravi irregolarità contabili. Gli amministratori, i dirigenti ed i funzionari, colposamente o dolosamente, hanno continuato ad omettere i dovuti ed idonei interventi per reprimere i consistenti abusi sul patrimonio comunale ed in particolare sugli insediamenti di edilizia residenziale pubblica senza riportare alla normalità gli insediamenti abitativi a salvaguardia dell’incolumità degli usufruitori ed a tutela della finanza pubblica (occupazioni abusive, violazioni edilizie, abuso delle attrezzature collettive, consumi idrici ed elettrici con relativi allacciamenti). Non bisogna dimenticare che in un quinquennio si sono spesi oltre 4 milioni di euro per la gestione complessiva dell’edilizia residenziale pubblica senza concreti risultati. Intervenire è un obbligo partendo dagli accertamenti eseguiti da completare ed aggiornare. Il Comune continua a pagare oneri non dovuti e non incamera i canoni locativi nella maniera dovuta. Il buco in bilancio era evidente già al momento della violazione del patto di stabilità, ma si è voluto continuare a truccare i conti in dispregio della legge, sacrificando i cittadini che saranno costretti a pagare più tasse ed avere meno servizi. Prof. Avv. Francesco Polizio
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GIUSEPPE NAVARRA
Transizione ecologica
Questo nuovo ministero suggerito dal Grillo parlante della politica accorpa tre grossi argomenti: ambiente, energia e sviluppo economico. Il termine transizione mi riporta al napoletano “trase”, dal latino “transire”, entra. Chi entra lascia un luogo per trasferirsi in un altro. Nel nostro caso il ministro incaricato dovrebbe innanzitutto convertirci ad un modello di vita nuovo, convincerci ad abbandonare modelli di vita in cui siamo vissuti finora, modelli che distruggono l’ambiente. Ci invita a privilegiare consumi energetici sostenibili tra cui energia eolica, solare, geotermica, carbon free e carbon neutral (riduzione di CO2) e mirare naturalmente ad uno sviluppo economico che non sia di sfruttamento e rapina. Non a caso Papa Francesco in <<Laudato si’>> parla di conversione ecologica (cap. VI & 216). Cambio di direzione. Compito difficilissimo, credo. Quasi utopico. Qualcuno si è preso la briga di anagrammare Transizione Ecologica. Ne è venuto fuori “Sognatori Eccezionali.” Ho controllato: E’ proprio così. Sono state usate tutte le lettere. Io sono un sognatore ed un ottimista per natura tant’è che continuo a scrivere per diletto e per sviscerare alcune idee che mi frullano per la mente di tanto in tanto. Condividere una di queste con i lettori di questo settimanale, mi dico, potrebbe dare inizio ad un movimento popolare per recuperare con minieco-sistemi l’ecosistema preesistente distrutto dall’iper-urbanizzazione di questo sfortunato territorio. Ho sempre creduto fermamente che il passaggio a modelli di vita eco-sostenibili possa realizzarsi, seppure gradualmente e faticosamente. Tutti indistintamente, col nostro minimo apporto, possiamo contribuire al cambiamento. Come M.L.King, anch’io have a dream, seppure piccolo piccolo. Prima di esprimerlo sento il bisogno di tuffarmi col pensiero agli anni della mia adolescenza e gioventù. Casoria aveva poco meno di 20.000 abitanti all’epoca. Appena mi allontanavo lungo via Padre Ludovico sbucavo in aperta campagna coltivata a vigneti, grano, mais e canapa. In primavera il cielo si riempiva di rondini e la sera i pipistrelli entravano perfino in casa a svolazzare intorno alle lampade per catturare falene. Poco dopo l’edificio della “signora delle tende” si vedevano scappare lungo i muri perimetrali il ramarro, l’orbettino e lucertole di tutti i tipi. Il tarassaco o dente di leone, meglio noto come soffione, spuntava dappertutto, disputato da api e farfalle per la dolcezza del suo nettare. Bruchi, coleotteri, formiche e ragni erano visibili tra l’erba. Eppure non è impossibile ricreare, anche se in piccoli lotti ancora liberi dal cemento, le condizioni degli ecosistemi preesistenti. E’ un’idea che mi venne nel 2004 e che esternai nel 2007 ai responsabili dell’Ufficio Comunale Patrimonio e
Ambiente. Nel 2013 interessai alla mia idea il Dirigente Controllo del Territorio (prot. 3091 del 22/01/2013). Specifico che non era un progetto, ma solo un’idea ampiamente illustrata. Occorreva sottoporla al vaglio della politica dopo averla supportata con un valido progetto. Che io sappia nessuno in Comune si è mai interessato alla proposta né è stato mai dato incarico ad un ecologo di redigere un progetto. Era “Pazza Idea?” Forse! Molti politici locali parlano di ambiente. Parole, parole, parole. Non si dispone la sostituzione degli alberi morti. I giardinieri, come barbieri, si limitano alla rapatura dei poveri ligustri sopravvissuti. Niente concimi, zappatura per ossigenare le radici,innaffiature estive, ecc. Per ambiente spesso i politici intendono Casoria Ambiente, posti disponibili nel c.d.a. e a quale partito o corrente spetta la Presidenza. Dopo tanti anni, marzo 2021, ho deciso di sottoporre la mia idea all’attenzione dei lettori di CasoriaDue. La proposta era ed è quella di utilizzare le vaste zone libere comprese tra gli svincoli dell’Asse Mediano e delle autostrade di competenza del nostro Comune. Zone incolte precluse all’accesso. O l’ex deposito carburanti di Via Boccaccio, o alcuni terreni espropriati alla malavita. Chissà a chi li hanno dati in gestione. Forse li hanno venduti ed il Comune ha fatto cassa. La stesura del progetto–tipo di nicchia ecologica andrebbe affidata ad esperti: a entomologi, ecologi, ornitologi e botanici, contattando qualche università o il personale specializzato dell’Orto Botanico di Napoli. A mo’ di esempio si potrebbe creare una pietraia, un muro a secco, rifugio di lucertole e gechi; dotare questa mini-oasi di una vasca profonda pochi cm alimentata da un gocciolatoio come abbeveratoio e bagno per gli uccelli; piantare essenze arboree, arbusti e cespugli della ricca flora mediterranea che producono bacche, frutti e semi in periodi diversi dell’anno; seminare un po’ di grano o orzo alla rinfusa o in pochi metri quadri per i granivori; installare un osservatorio mimetizzato per permettere alle scolaresche di osservare le specie avicole attratte dall’eco-nicchia. Favorire la crescita di fiori selvatici per attirare insetti impollinatori, farfalle e coleotteri. Credo che la Comunità Europea possa finanziare un progetto del genere che, una volta realizzato, dovrà essere affidato a persone esperte per la cura e la gestione. Questo permetterebbe anche di assumere personale specializzato. Magari raccomandato, ma esperto. Il progetto mira a ricreare un rapporto positivo tra Casoriani e la natura nel tentativo di recuperare, almeno in parte, pezzi dell’ambiente che caratterizzava il nostro territorio prima dell’avvento dell’era petrolifera e cementiera. Ecco! Ritorno a sognare. Ma si sa che la “Vida es suegno”. Lo dice Calderon de la Barca ed io gli credo.
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DOMENICA 28 MARZO 2021
30 MARCO STILETTI
Casavatore: Don Carmine Caponetto si racconta a Casoria 2
Don Carmine Caponnetto, parroco della chiesa San Giovanni Battista di Casavatore, racconta la sua vita rispondendo alle nostre domande. Arrivato a Casavatore 13 anni fa come viceparroco dopo 15 di sacerdozio, Carmine è diventato sacerdote solo 10 anni fa. Originario di Casoria ha vissuto però quasi sempre a Casavatore. Ecco perché vorrebbe, attraverso progetti finanziati dal Comune o altre associazioni locali, migliorare, in primis, la vita dei giovani sul territorio. Padre Caponnetto quali difficoltà sia lei che la chiesa di San Giovanni avete riscontrato durante il periodo di pandemia? “Durante il periodo di pandemia la parrocchia è rimasta sempre attiva e punto di riferimento per la comunità. La prima ondata, dove c’è stata una chiusura generale, la gente è andata nel panico. Ma noi abbiamo offerto sostegno alle famiglie povere e sono contento che anche le paranze dal mondo della festa dei Gigli e la protezione civile hanno fatto una gara di solidarietà nell’aiutare queste persone. Abbiamo aiutato anche la Protezione civile nel fornire dati tempestivi sul Covid-19. La prima ondata fortunatamente ci sono stati solo 5 contagiati, poi la seconda è
stata dura e come sappiamo sono arrivati i primi morti”. E’ soddisfatto della definitiva vittoria del sindaco Vito Marino che ha avuto la meglio anche sul ricorso, presentato dal suo sfidante Luigi Maglione, a seguito della sconfitta al ballottaggio dell’ottobre scorso? “L’amministrazione comunale è una nota dolente per Casavatore. Sarò soddisfatto solo quando ci sarà un’assise lunga e duratura che porti avanti progetti concreti a breve e medio lungo termine per migliorare il paese. Sono parroco da 10 anni e in tutto questo periodo si sono susseguiti 5 amministrazioni e 4 commissari. Ciò ha determinato una serie di problematiche e i progetti che iniziavano al cambio di amministrazione terminavano e si cominciava sempre daccapo. Purtroppo
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in questi ultimi anni c’è stato molto il predominare dell’interesse di parte a discapito del popolo. Sociologicamente è un territorio ancora depresso Casavatore che spero questa nuova amministrazione faccia assolutamente qualcosa per migliorarlo” In un paese piccolo come Casavatore che cosa servirebbe per renderlo più vivibile? “Paese piccolo di per sé ha quasi tutto quello che gli occorre per vivere una vita serena. Le risorse ci sarebbero pure ma vanno riqualificate. Le ville ci sono e si puliscono, si aprono e poi si richiudono. Sottolineo lo scempio subito ancora una volta dalla piazza XXX luglio che l’hanno rovinata e servirebbe quindi più sicurezza. Le strutture sono tutte da rivedere e migliorare con i fondi europei”
Il rapporto costante con i giovani che seguono la parrocchia di San Giovanni? “In questa parrocchia siamo fortunati perché c’è un grande movimento di giovani. In questo territorio ci sono molte problematiche e la parrocchia costituisce un punto di luce che raccoglie molte generazioni di giovani e purtroppo non riusciamo sempre a risolvere i loro problemi, ma almeno inculchiamo valori che gli possono servire per la vita. Mi fa piacere che questo movimento di giovani in questa parrocchia ancora regge e questo è molto importante” Infine, padre Caponetto, usciamo dal territorio di Casavatore e giudichiamo l’operato di Papa Francesco da quando si è insediato ad oggi? “E’ un Papa fuori dagli schemi classici, ma che continua a professare la purezza del Vangelo. Sono sempre lunghi i tempi della Chiesa però lui sta indicando una rottala quale non è nuova, come quella del Vangelo, ma quello che conta è che è fedele al magistero e alla storia di Cristo. Quello che lo rende forte Papa Francesco è questa voglia di essere giovane e di possedere uno stile semplice che arriva fino alle persone più umili”.
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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA FRANCO IORIO* Caro direttore di Casoriadue, casoriadue@libero.it Nel ricevere il numero di questa settimana, 21.3.2021, ho avuto il piacere di poterlo leggerlo subito. Tutti gli articoli sono interessanti (il tuo editoriale, il ricordo dei morti per covid, l’intervista a Luisa Marro - avevo già visto il video in diretta - ed altri ancora). Mi ha attirato quello di Angela Capocelli, “Il maschilismo linguistico” e non ho potuto non sorridere. Per carità, ne condivido in pieno contenuto e finalità, ma mi ha fatto ricordare una scenetta avvenuta in Provincia, una quindicina d’anni fa, in una riunione con “l’assessore” (era donna!) e noi presidi per un problema di utilizzazione di locali. Il collega, molto pressato dall’assessore e sfibrato per la sua inopportuna resistenza alle giuste proposte dell’assessore (richiesta di cedere locali inutilizzati alla mia scuola bisognosa), cercava di risollevarsi, tentando di approcciare un’arringa di difesa: “Gentile signora... (era un uomo un po’ all’antica, nel linguaggio) ....” Apriti cielo! Come se avesse subito chissà quale attacco, l’assessore l’aggredì (verbalmente), imponendo tutta intera la sua autorità di funzione e di carattere: “quando si rivolge a me non mi chiami signora, ma Assessora!” Il poveretto annichilì, suscitando nei presenti un moto di pietà. Cosa significa? Voglio dire che sulla questione del linguaggio di usare sostantivi al femminile, circa titoli, professioni, incarichi, ecc. est modus in rebus, cioè pur impegnandoci ad usare termini al femminile, laddove la storia linguistica, per ragioni di quasi esclusivo svolgimento di quella funzione da parte di uomini, ha fissato al maschile quel termine e sempre che buongusto, musicalità e opportunità di evitare termini dall’effetto cacofonico lo consentano, non bisogna pregiudicare la buona fede di chi usa quelli al maschile, nel linguaggio corrente, oppure si salva in calcio d’angolo con “signore” e “signora” (gli Inglesi non dicono “mister”?) Inoltre abbiamo l’articolo che ci aiuta, in caso di equivoco. La parità passa anche per il linguaggio, condivido; ma stigmatizzare chi per abitudine non si adegua, mi sembra esagerato. Lentamente ci arriveremo, come l’evoluzione linguistica c’insegna. Ed io sono evoluzionista, tempore dato.
Simpatico, poi, l’articolo del Grillo Parlante, Gennaro Mosca: “Proviamo a capire le donne”. E’ vero, “gli arresti domiciliari” causa covid, ovvero la convivenza forzata oltre i limiti di tempo che la normale divisione di compiti e attività all’interno del nucleo familiare prevedeva, rischia di far emergere divergenze su ogni cosa, divergenze che venivano facilmente sottaciute, glissate in modo abile oppure occasionale, o ignorate dedicandosi ad altre cose da fare o con furbesche ritirate strategiche su altri argomenti, minimizzando il dissenso: ciò sia per quieto vivere che per un’assuefazione ad un ménage familiare che, basato inizialmente su di una scelta di vita, con amore e consapevolezza (quando lo era), finisce nell’inerzia di una routine quotidiana; l’impegno reciproco della coppia nei vari compiti individuali, così, favorisce il rinvio permanente di eventuali “casus belli” dalle conseguenze nefaste, come avviene, purtroppo, ancora oggi. In realtà, la saldezza della vita matrimoniale o, mi si consenta, della vita di coppia, si base sulla profondità dell’amore, sulla condivisione di valori, sulla reciprocità della donazione, tutti elementi di un progetto condiviso che un uomo ed una donna, in genere programmato in quella primavera della vita che è la gioventù, spesso acerba, ma ricca di promesse e di vis vitae, fanno con determinazione e intelligenza. E allora, non ci sarà covid che tenga, non ci saranno divergenze (che pure possono esserci per il rispetto reciproco delle proprie identità); la coppia – ma preferisco usare il termine di sposi, giovani o diversamente giovani - non dovrà temere il tempo eccessivo da trascorrere insieme all’interno delle mura domestiche: il buon senso, l’intelligenza, la saldezza del proprio progetto esistenziale, nell’amore e nella sua condivisione, renderanno questo tempo ancora più utile per rafforzare i legami affettivi, nella reciproca comprensione, facendo scoprire aspetti nuovi, non approfonditi in precedenza. Il “Grillo parlante” si dimostra anche bravo letterato: un incipit con un dialogo che coinvolge il lettore in una scenetta preludio allo scoppio di un dissidio insanabile, e un finale con un altro dialogo, dove ironia e burla evidenziano realtà spesso veritiere. Congratulazioni. *Preside nei Licei statali
RAFFAELE SILVESTRO
AD ARZANO UN NUOVO COMANDANTE, Biagio Chiariello
Da molti mesi alla tenenza della polizia municipale c’è un nuovo comandante: Biagio Chiariello. Sin dal suo arrivo ha messo le cose in chiaro, lavoro e abnegazione al dovere, infatti sono aumentate le pattuglie che vigilano e sono aumentati anche i sequestri a coloro che commettevano violazioni. Ultimo sequestro avvenuto, si tratta di un area di 300 metri adibita ad autolavaggio, è stato denunciato il titolare per violazioni ambientali. Aveva avviato una attività di “autolavaggio” in zona industriale, ma la stessa è risultata essere non in regola con le autorizzazioni. Ad insospettire gli uomini della polizia locale sono state delle “irregolarità” rilevate agli atti, in particolare delle autorizzazioni riconducibili ad una precedente società non più esistente in quel posto in quanto chiusa. Gli approfondimenti investigativi hanno consentito di rilevare
che il titolare non era in regola con l’autorizzazione unica ambientale e la scia. All’esito è scattato il sequestro di un’area di circa 300 metri quadri in zona industriale adibita da un quarantenne ad autolavaggio sperando di non essere notato. Sotto chiave anche i macchinari e le attrezzature varie. Le attività rientrano tra i servizi finalizzati alla repressione delle violazioni in materia di tutela ambientale nell’ambito delle quali proprio qualche giorno fa era finita sotto chiave una attività di riparazione moto priva di qualsiasi autorizzazione. L’uomo è stato denunciato con atti trasmessi alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli Nord per la convalida del provvedimento cautelare. Il contrasto ai crimini ambientali e di genere, proseguono sul territorio da parte degli uomini della polizia locale arzanese, finalmente giustizia viene fatta.
DOMENICA 28 MARZO 2021
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Dopo Sanremo il Dream Massage continua a far sognare
Grande successo per la Somnia Aura Spa, la prima spa di Sanremo che durante il festival della canzone italiana è diventata il salotto buono della manifestazione canora tra showgirl e manager al riparo dallo stress sanremese nelle sapienti mani dello staff del dream massage. La Somnia Aura spa nasce a febbraio 2021 dal forte desiderio di ripartenza di settori come turismo e benessere che per mesi sono stati abbandonati a sè stessi. In questa ottica di rinascita è nata la Somnia Aura Spa, rocca forte del Dream Massage presso il Grand Hotel Des Anglais di Sanremo. La prima spa targata dream massage della costa azzurra. Un vero sogno per gli amatori del genere, situata all’interno dello Storico Hotel inaugurato nel 1888. Il Grand Hotel Des Anglais è una struttura suggestiva, unica nel suo genere, che sembra voler essere un guardiano severo, ma amorevole del mare. In seguito a diversi cambiamenti di ristrutturazione dell’edificio è nata l’idea ed il progetto di creare un luogo da sogno, Somnia (sogno in latino) Aura Spa, un nome che lascia intendere la magia di questo spazio nato dalla creatività e maestria dell’ideatore del Dream Massage lo spa manager Stefano Serra. Paolo Madonia, general ma-
nager del prestigioso hotel sanremese ha voluto fortemente dare nuova vita a questi spazi della struttura per troppo tempo utilizzati come magazzini. Fino al secolo scorso quest’area era dedicata alle camere per la servitù dei clienti, ora qui è nata la Somnia Aura spa. Le originali mura romane sono state restaurate e tornate a nuova vita. Attualmente i lavori sono completati al 70% (il covid purtroppo ha rallentato i lavori), ma fin dal giorno successivo alla conclusione delle attività legate al festival di Sanremo si sono rimessi all’opera con l’intento di completare tutti i lavori in 30/40 giorni. Le nuove chiusure forzate stanno dando modo alla struttura di rinnovarsi completamente nel look e di prepararsi ad un’estate ricca di turismo e ad una stagione autunno/in-
verno dedicata al benessere. La collaborazione con il Dream massage e con il prof. Serra è nata in pochissime settimane, ma è senza ombra di dubbio una collaborazione che avrà lunga vita e che permetterà ad entrambe le realtà di trovare nuovi futuri scenari in cui emergere. Con la Somnia Aura spa il benessere ha vinto, e con lui tutti gli operatori che per mesi si sono preparati ad affrontare questa grande e importante vetrina. Ora il festival è finito, e nonostante le nuove chiusure si pensa già alle prossime iniziative da portare avanti. Il 9 e 10 maggio si terrà infatti a Napoli presso il prestigioso Hotel S. Francesco al Monte il corso formativo master 3 livello DREAM massage ® (riservato a i soli partecipanti al master). Ci sarà la cerimonia di consegna attestati sul lussuoso Yatch Marin Dre-
am, della straordinaria Dottoressa Adele Sparavigna, lo Yatch dei sogni e dei grandi eventi (Yatch in esclusiva al Dream Massage). Verranno premiati i partecipanti, e si porterà nella città partenopea un pò di quel magico mondo sanremese, perché se il festival di Sanremo ha chiuso il sipario, il festival dei sogni continua. Interverranno personaggi della musica e dello spettacolo e tutti i dreammini (operatori del dream massage) in Italia, pronti a salpare l’ancora verso l’isola dei sogni in un dream infinito per tutti. Da giugno poi, inizieranno le selezioni della 4^ edizione del “master massaggiatore professionista dello spettacolo e dei grandi eventi” che ci accompagnerà fino all’edizione 2022 di Sanremo. RipartiAMO, quindi e che sia una ripartenza definitiva per tutti..
La pubblicità sulle edizioni digitali e sui siti dei giornali offre una informazione credibile. Il settimanale CASORIADUE ha una storia cartacea di 30 anni e dal lockdown ha iniziato la sua storia in edizione digitale; in aggiunta ha anche un sito del giornale. La pubblicità è un’antenna molto sensibile in una fase di ridefinizione dei valori e delle priorità. La nostra testata da la possibilità alle aziende che intendono puntare sulla qualità e sulla capacità creativa di immaginare un tempo post pandemia.
DOMENICA 28 MARZO 2021
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IDA PICCOLO
UN PIENO D’ENERGIA CON IVAN GRANATINO
IL RAPPER NAPOLETANO A TU PER TU CON ANTONIO D’ADDIO E IDA PICCOLO A PARTENOPE TV Un altro successo per il format “A Tu per Tu”, condotto dal giornalista Antonio D’Addio e dalla presentatrice/speaker radiofonica Ida Piccolo, in onda, ogni martedì sera, sulle frequenze di Partenope Tv, l’emittente regionale leader in Campania (canale 188 del digitale terrestre), Puglia, Calabria e in tutto il Meridione (canale 190), ora anche in Abruzzo e in Croazia, e in diretta streaming su www.partenope.tv: ospite della decima puntata è stato Ivan Granatino, cantante, autore, rapper, attore, che si è raccontato a 360 gradi e ha ripercorso, con gioia ed entusiasmo, le tappe fondamentali della sua carriera partendo dagli inizi e arrivando fino ai giorni nostri sottolineando tutte le sue più grandi soddisfazioni artistiche. Grande spazio è stato dato anche al suo privato: le sue passioni, i suoi hobby, il suo rapporto con i fan e i social, la sua famiglia, la moglie Maria e i due figli Carolina e Francesco. Tra chiacchiere, ricordi, battute, messaggi arrivati sulla pagina ufficiale de La Voce di Napoli di Bruno Cirillo, che ha trasmesso in diretta Facebook la puntata, si è parlato di Covid, di prossimi progetti, del suo legame affettivo con numerosi colleghi, di Sanremo con la sua partecipazione insieme a Gigi D’Alessio, Enzo Dong, Lele Blade e Samurai Jay con la canzone Guagliune, di altri palchi prestigiosi come quello di The Voice of Italy, sono stati mostrati dei blocchi fotografici sul-
la sua carriera, sui suoi molteplici look, i videomessaggi della moglie, dei genitori, di altri familiari e di fan e quelli di Adriano Pennino, Max D’Ambra, Carminotto, Sergio Donati, Consuelo Cremato, Marsica, I Desideri, Rosario Miraggio, Andrea Sannino, Ida Rendano, Marco Calone, Franco Ricciardi, Clementino e del misterioso Danjlo.
Ivan si è sottoposto anche ad un fuoco di fila di domande, a cui ha risposto con sincerità, ha ringraziato i suoi numerosi Fan Club, ha parlato delle sue esperienze di attore nei due film dei Manetti Bros, Song e Napule e Ammore e mala vita e, accompagnato dai suoi inseparabili musicisti, Luca Privitera e Gianluca De Iulio, ci ha regalato dei momenti live, coinvolgenti e trascinanti, che hanno trasmesso tanta adrenalina ai presenti in studio: Pare mo. Annarè, Vitamì, Chapeau, Me llama Tutto apposto Guagliuncè, A’ storia e Maria, Viene appriesso a me, Caramella e tanti altri, mentre il brano Dinero con Clementino e Max D’Ambra è stato utilizzato come sigla finale. Inoltre ci ha anticipato alcuni progetti imminenti tra cui i festeggiamenti per i suoi primi 20 anni di carriera e uno show super al Palapartenope. Un doveroso ringraziamento a tutta la squadra composta dall’intraprendente editore Angelo Ucciero, dal valente direttore artistico, Renato De Carmine, dal bravo regista Antonio Di Gennaro, dai fonici, da Giovanni Cappetta, che cura il settore fonico live, da Giulio Rospo, supervisore audio e luci, e al team “Amati e ti Ameranno”, che comprende “Le spose di Licia” nella persona della stilista Licia Giametta, l’hair stylist per uomo e donna Gino Piazza e la make up artist Fabiana Franzese. La puntata andrà in replica domenica sera, alle ore 21,00, su Partenope Tv.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA Gabriella Carfagno
Pubblicato Manuale “Prova di Lingua Inglese per tutti i Concorsi Pubblici”
Una nota casa editrice infatti, ha pubblicato il libro “Prova di LINGUA INGLESE per tutti i Concorsi Pubblici”. La professoressa di Olevano sul Tusciano (SA), molto impegnata anche nel sociale, negli ultimi anni si è perfezionata nella metodologia CLIL (Content and Language Integrated Learning) per l’insegnamento nelle scuole superiori di materie scientifiche in lingua inglese. Ha concepito questo testo come uno strumento utile al superamento della prova di lingua inglese nei concorsi pubblici sia negli esami scritti che orali. È strutturato in quattro sezioni che consentono di associare la pratica alla teoria e presenta anche una parte audio per migliorare la pronuncia. Nelle prossime settimane saranno previste alcune presentazioni online, dove oltre all’autrice, prenderanno parte docenti universitari ed esponenti delle istituzioni. Il manuale “Prova di LINGUA INGLESE per tutti i Concorsi Pubblici” è disponibile anche in formato e-book, scaricabile al seguente link: https://www.librieconcorsi.com/prodotto/provadi-inglese-per-tutti-i-concorsi-pubblici-e-book/
DOMENICA 28 MARZO 2021
34 GAIA MOSCHETTI
Alfonso Pirozzi, la CASAGIT e l’Ordine dei giornalisti
Giornalista pubblicista dal 1985, professionista dal 1993, quanto è stata lunga e tortuosa la strada per raggiungere quest’obiettivo? La strada è stata abbastanza tortuosa, fatta anche di lunghi anni di precariato nelle redazioni di vari giornali. Devo dire però quando io ho iniziato non c’era una crisi così profonda del settore. Chi aveva la forza di resistere alla fine otteneva l’agognata assunzione. E’ sempre stato il tuo sogno sin da bambino fare il giornalista o è successo un pò per caso? Ho deciso di fare questo lavoro vedendo ciò che faceva il mio maestro alle scuole elementari. Era il corrispondente da un piccolo paese della provincia di Napoli. In classe ci insegna a conoscere i luoghi dove vivevamo attraverso la lettura dei giornali. E poi raccontava delle sue trasferte quotidiane al giornale per portare i pezzi, della fatica per avere il riscontro di una notizia, di qualche ingiustizia alla quale si metteva rimedio grazie all’intervento della stampa. Insomma il mio esempio non è mai stato il giornalista “superconosciuto”. Ho sempre più ammirato quelli “semisconosciuti”, quelli che con un paziente lavoro quotidiano aiutano le loro comunità a crescere. Cosa consiglia ai giovani che vogliono intraprendere questa strada? I tempi attuali non consentono improvvisazioni. Cosa consiglio? La prima cosa per fare questo mestiere occorre una
buona dose di umiltà e di buon senso. Occorre consapevoli che il cronista non emette sentenze: non è il nostro compito. Il giornalista non è mai la ‘notizia’ ma deve raccontare le notizie, i fatti che riguardano gli altri e non la sua persona. Deve evitare i riflettori sulla sua persona, il rischio di parlarsi addosso. E poi tanto studio. Una giusta preparazione aiuta a risolvere le situazioni più difficili. Ovviamente consiglio a tutti di dotarsi di buone scarpe: le suole vanno consumate per andare in giro, chiedere, verificare. Quali sono le problematiche che sta affrontando il mondo dell’editoria? Le problematiche sono molteplici. L’avvento del web ha accelerato alcuni processi ma anche evidenziato che proprio oggi occorrono giornalisti umili, seri, preparati. Se io leggo un post di uno sconosciuto signor Rossi è un conto. Ma
se leggo un articolo di un giornalista che riconosco come cronista preparato di cui mi fido. Guai però a tradire questa fiducia. A mio giudizio occorre, inoltre, una normativa che preveda un sostegno - e non mi riferisco solo all’aspetto economico - a chi fa informazione. Quanto sarà investito non sarà mai un costo senza ritorno. Faccio il paragone con la ricerca scientifica. Possiamo dire che quanto si spende per lo studio di un nuovo farmaco, di un vaccino siano soldi buttati? Certamente no. E cosi’ sostenere l’editoria (ma con un sistema serrato di controlli, con sanzioni durissime per chi sbaglia) non è un costo ma direi piuttosto un investimento per il futuro. Da componente del Consiglio nazionale della Federazione nazionale della stampa italiana, come definisce questo ruolo? E’ un ruolo che cerco di svolgere con attenzione. Il sindacato svolge una funzione importante ma bisogna far un gran fatica stare al passo con le mutate esigenze. Comunque i primi obiettivi devono sempre essere quello della tutela del lavoro e dell’incremento dell’occupazione. E’ importante che un giornalista sia iscritto al sindacato? E’ importante che ogni lavoratore sia iscritto al sindacato. La conquista di alcuni diritti è stata possibile perché c’è stato l’impegno delle organizzazioni sindacali.
visita il nostro sito:
www.casoriadue.it La poetessa Roberta si racconta, nel libro “A Piccoli Passo” con umiltà di intenti ma allo stesso tempo con grande passione e desiderio, mettendo a nudo la sua personalità di giovane donna, madre, perennemente innamorata della vita, alla continua ricerca di sé e della vera ricetta per raggiungere la felicità (quella felicità che abbraccia, accoglie, riscalda il cuore). In questa raccolta di poesie si parla dell’innamoramento, dei segreti, dei baci nascosti,
di spensieratezza nel guardare l’amore senza aver paura. Ci si può immedesimare per la cura con la quale vengono utilizzate le parole, descrivendo con attenzione degli attimi che si concretizzano in versi. Si respira una ricchezza sentimentale, la lettura rende attori e spettatori di un unico progetto di conquista della Libertà grazie alla complicità di momenti indimenticabili.
DOMENICA 28 MARZO 2021
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GRAZIA GUARINO
“Noi insieme per la salute”: cure domiciliari per salvaguardare la salute dei soggetti fragili ed evitare la saturazione degli ospedali
“Noi insieme per la salute”: un pool di medici, infermieri ed assistenti socio sanitari campani hanno dato vita a questo sodalizio per incrementare l’assistenza medico – infermieristica domiciliare a alleviare il carico dei servizi d’emergenza del sistema sanitario pubblico. Un progetto assistenziale innovativo rivolto soprattutto a coloro che per età, condizione fisica, mentale e socio – culturale vivono mille difficoltà. Ecco i principali servizi offerti: servizio di assistenza domiciliare medica (visite mediche per l’esecuzione di esami diagnostici domiciliari come radiografie, ecografie, elettrocardiogrammi, etc.); servizio di assistenza infermieristica (esecuzione di prelievi ematici, terapie iniettive, etc.); servizio di assistenza socio sanitaria nei confronti di persone non autosufficienti (anche h24); esecuzione del tampone naso faringeo molecolare e del tampone antigenico per Covid19; ricerca degli anticorpi anti proteina S del Covid19. In assistenza domiciliare il paziente riceve prestazioni mediche, infermieristiche, riabilitative e socio – assistenziali
programmate secondo piani individuali e definiti con la partecipazione di tutte le figure professionali interessate al caso specifico. Questo tipo di supporto consente, ad esempio, l’agevolazione della permanenza in famiglia e a domicilio degli anziani in condizioni di fragilità, così da evitare la loro ospedalizzazione e, dunque, l’esposizione ad ulteriori rischi (di natura virale, ad esempio la possibilità di contrarre il nuovo Coronavirus, e di natura psicologica, in quanto è risaputo che l’anziano non digerisce bene l’allontanamento dal proprio focolare in quanto percepisce l’ospedale come un luogo asettico e freddo). “Il nostro interesse comune è proteso alla creazione di benessere e coesione sociale – spiegano gli ideatori dell’iniziativa (Giuseppe Palmieri, Antonio Gargiulo e Augusto Rivellini) – con una particolare attenzione alla qualità di vita del paziente. Disponiamo di un’equipe costituita da figure professionali esperte e preparate sia sul piano relazionale che su quello tecnico”.
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