DOMENICA 4 OTTOBRE 2020
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ANNO XIX - N° 27 - DOMENICA 4 OTTOBRE 2020
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COME LA BEATA, NELL’UMILTA’ ARTEFICI DELLA FRATERNITA’
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ANTONIO BOTTA
BEATIFICATA, NELLA CATTEDRALE DI NAPOLI, SUOR MARIA LUIGIA VELOTTI
“COME LA BEATA, NELL’UMILTA’ ARTEFICI DELLA FRATERNITA’”
Gioia celestiale, il 26 settembre scorso, per la Congregazione religiosa delle suore francescane adoratrici della Santa Croce di Casoria e delle trenta comunità sparse fra Italia e sette Paesi del mondo: la loro Fondatrice, la Ven. Maria Luigia Velotti, in una solenne celebrazione eucaristica svoltasi nella Cattedrale di Napoli, è stata proclamata “Beata”. La Santa Messa è stata presieduta dal Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo Metropolita della Diocesi di Napoli, e concelebrata da diversi Vescovi, tra cui S. Ec.za Mons, Gennaro Acampa, Mons. Tommaso Caputo, Vescovo di Pompei, e il Vescovo della Diocesi di Aversa, Mons. Angelo Spinillo. Nella rigorosa osservanza delle norme antiCovid, hanno partecipato alla cerimonia religiosa la Madre Generale, suor Rosalia Vittozzi, le suore della Congregazione, alcuni parroci del territorio,
tra cui Don Mauro Zurro, Preposito curato della Basilica di S. Mauro, e un numero contenuto di fedeli laici, tra cui l’assessore Francesco Russo, in rappresentanza del Comune di Casoria, il prof. Ludovico Silvestri, diacono, e il prof. Francesco Palladino, coordinatore del Comitato incaricato di programmare iniziative religiose e socio – culturali in onore della Beata. Prima di dare inizio alla Liturgia eucaristica, si è celebrato il rito di beatificazione nel quale il postulatore Gianni Califano, OFM, ha chiesto al Cardinale, delegato da Papa Francesco, di ascrivere Maria Luigia Velotti nell’albo dei Beati, e ha letto, poi, una sintetica, ma esaustiva biografia della Venerabile, evidenziandone il peculiare carisma di aver saputo coniugare la vita di preghiera e di meditazione del mistero della Croce con l’apostolato attivo. Ascoltata la biografia, l’Arcivescovo
della Diocesi di Napoli ha proclamato la formula di beatificazione scritta dal Santo Padre: “Accogliendo il desiderio del nostro fratello Crescenzio Sepe, Arcivescovo Metropolita di Napoli, e di molti altri fratelli dell’Episcopato e di molti fedeli, dopo aver avuto il parere della Congregazione delle Cause dei Santi, con la nostra Autorità Apostolica concediamo che la Ven. Serva di Dio, Maria Luigi del Santissimo Sacramento, al secolo Maria Velotti, Fondatrice delle suore francescane adoratrici della Santa Croce, che nell’assidua contemplazione del mistero del Calvario fu instancabile nell’esercizio della carità, d’ora in poi sia chiamata Beata e che si possa celebrare la Sua festa nei luoghi e secondo le regole stabilite dal diritto ogni anno, il giorno 2 del mese di settembre”. continua a pag. 4
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SEGUE DA PAG. 3
Subito dopo la lettura del decreto di beatificazione, in un clima di intensa commozione è stato tolto il telo dall’arazzo raffigurante l’immagine della Beata, mentre si diffondevano nella Cattedrale le solenni note dell’organo esprimente il giubilo del cuore e lode a Dio; dopo un canto di acclamazione elevato dal coro della Congregazione alla Beata, la Madre Generale ha posto una reliquia della “monaca santa” sull’altare maggiore. Nell’omelia seguita alla proclamazione della Parola, il Cardinale, richiamando le parole contenute nel brano del Vangelo, “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi darò ristoro”, ha posto in rilievo che la beata Maria Luigia ha sempre tratto forza e ristoro dalla Croce di Cristo, divenendo per la gente del tempo in cui è vissuta “modello di virtù e di santità di vita. Ella, ancora oggi, si rivolge a noi, mostrandoci il valore della contemplazione del Cristo nel dono della Croce. La sua esistenza si è incessantemente uniformata alla passione di Cristo; imparò ad avere completa fiducia nell’Onnipotente dalle sofferenze di cui la sua vita, fin dalla fanciullezza, e, specialmente negli ultimi dieci anni, fu costellata. Ma ella seppe superare le prove e i tormenti perché la sua fede era profondamente radicata in Cristo, per questo fu buona e generosa verso tutti”. Accogliendo la spiritualità francescana, che amò in tutta la sua vita, lei si manifestava “come donna semplice, ma dalla fede pura, orientata all’umiltà e alla modestia, che sempre hanno accompagnato la sua esistenza. In questo, ha spiegato il Prelato, Maria Luigia ha espresso la sapienza di Dio, non quella dei dotti e di coloro che sono considerati saggi agli occhi degli uomini”. Un al-
tro messaggio della Beata” ha proseguito il Celebrante “è di donarsi agli altri attraverso la carità: nel corso della sua travagliata esistenza, si è aperta sempre di più all’amore verso gli altri, mettendosi al servizio dei poveri, dei sofferenti nello spirito,valorizzando quanti erano ai margini della società con una premura particolare per le donne, che nel secolo in cui è vissuta non godevano di molti diritti e la cui dignità non era rispettata, soprattutto nelle periferie dei nostri territori. Perciò il carisma di Maria Luigia è attuale: nelle periferie degradate ancora oggi occorre una testimonianza viva, efficace di carità, come quella della Beata, una testimonianza attenta alle necessità degli ultimi,non solo materiali, ma anche spirituali; lei, infatti, seppe spezzare anche il pane della Parola del Vangelo per il nutrimento spirituale dei poveri. Promosse, infatti, una valida attività catechistica nelle aree del Napoletano, rivolgendosi in modo particolare ai fanciulli e ai giovani. Quindi educò
alla fede, mediante le opere e la Parola, comunicando, pur non acculturata, l’essenzialità del Vangelo con la sapienza dell’umiltà e valorizzando frammenti di bene anche nelle persone reiette, scartate. Il Cardinale ha concluso esortando le suore adoratrici della croce e i fedeli a vivere il carisma e la spiritualità della Beata, coniugando la vita contemplativa con l’apostolato attivo e diventando in questo tempo difficile testimoni di preghiera e artefici di fraternità. Al termine della Messa, è intervenuta la Madre Superiora, suor Rosalia Vittozzi, per ringraziare Sua Eminenza, i Vescovi, tutti i presenti, rimarcando l’urgenza per tutti di compiere un percorso di conversione sulle orme della Beata, seguendo il suo luminoso esempio di fedeltà evangelica per vivere la sua spiritualità con la perseveranza nella preghiera, la compassione per la sofferenza altrui, la pazienza nelle prove, l’umiltà e la fattiva carità verso chi versa in condizioni di indigenza materiale e povertà educativa e spirituale.
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I “CORRIERI” DELLA SOLIDARIETA’ PER ANGELO, DISABILE DI CASORIA
Angelo è un simpatico e bel ragazzo di diciassette anni: non ha mai visto la luce ed i colori, perché è non vedente. Non ha mai corso o giocato a calcio, perché è costretto su una sedia a rotelle. E’ tetraplegico con varie complicazioni, tra le quali frequenti crisi epilettiche. Il suo mondo è fatto di suoni e di musica, avendo l’ udito indenne; è fatto anche di odori e profumi, infatti pure il suo olfatto è molto fine. Con il tatto, se gli si aprono le mani, riesce a percepire, in parte, il mondo esterno. Comunica i suoi bisogni e sentimenti mediante le espressioni del viso. Gli insegnanti dell’I. C. I Ludovico da Casoria, che per alcuni anni lo hanno seguito attuando un progetto di istruzione domiciliare predisposto dalla Dirigente scolastica, prof.ssa Maria Grazia Puzone, provavano una gioia immensa, durante l’intervento educativo, vedendolo ridere a crepapelle. Quando sorride ci si accorge che le cose grandiose della vita sono semplici, con quei sorrisi comunica tutto se stesso, i suoi sentimenti più profondi: gioia perché gli sta vicino, gratitudine per quello che gli dici e gli
fai, amore che manifesta per la tua presenza premurosa, affetto infinito perché si sente inondato di una luce speciale, quella che parte dal tuo cuore e arriva al suo, investendolo di tenerezza e di calore umano. Ogni giorno mamma Imma e papà Alfredo continuano a svolgere il loro servizio d’amore accanto ad Angelo, affrontando, pur stanchi, con coraggio e forza le sfide della disabilità del loro amatissimo figlio. Ogni progresso, benché piccolo, ogni sorriso, ogni scambio relazionale, che avviene mediante i canali sensoriali, è per loro un forte richiamo alla speranza, un inno di gratitudine alla vita. E sono lì, supportati da persone amiche, a cogliere le richieste di aiuto e di amore di Angelo, la sua voglia di vivere, di gioire, di interagire con gli altri, mettendo alla prova loro stessi, le loro paure, le loro capacità di farsi carico delle sue esigenze. Nel mese di Settembre di quattro anni fa, vissero con il figlio una straordinaria e speciale esperienza resa possibile grazie all’interessamento dell’associazione Make a Wish. Nella sala Paolo VI,
Papa Francesco, in un incontro privato con un gruppo di persone diversamente disabili, parlò ad Angelo con dolcezza, lo baciò e gli strinse forte le mani affidandolo al Signore. Furono momenti di fortissima emozione, che valgono per un’intera vita; in quegli istanti, la quotidianità, irta di tante difficoltà, acquistò un senso diverso, illuminata dalla luce della fede, poiché maturò la consapevolezza di non sentirsi soli - è nella solitudine che il dolore diventa disperazione e rabbia - e Dio lo si avvertì ancora più vicino, presente nel sorriso di un Uomo vestito di bianco, nella sua calda vicinanza, fatta di sensibilità, di accoglienza, di partecipazione e di ascolto. Il desiderio dei genitori è che gli Enti locali (Regione, Provincia, Comune) indichino un percorso concreto e possibile verso una solidarietà non pietistica, verso un concreto agire all’interno di una rete integrata di servizi per la sua “presa in carico”, così come stabilisce l’art. 14 della Legge 328 del 2000, ma i muri contro i quali sono andati a sbattere, nel corso degli anni, li hanno resi con-
DOMENICA 4 OTTOBRE 2020 sapevoli che occorre lottare con tenacia perché i principi codificati siano attuati. Fortunatamente sperimentano, non poche volte, nei momenti di difficoltà la generosità di persone sensibili, pronte ad aiutare Angelo e a sostenere la sua famiglia: le definirei “corrieri della solidarietà”, perché sono pronte ad accorrere in caso di necessità, in primis i referenti della Lega del Filo d’Oro. Di recente, i genitori di Angelo si sono avvalsi del senso di umanità di altri “corrieri”: era stato programmato un ricovero urgente a Siena presso una struttura ospedaliera in cui un team di medici specialistici segue il ragazzo dalla nascita; il 4 agosto scorso la madre ha fatto protocollare la richiesta al Comune di un veicolo comodo per il viaggio, stabilito dall’équipe medica di Siena per il 27 settembre; ma il 6 agosto il consiglio comunale ha deliberato lo stato di dissesto finanziario, a causa del quale l’Ente locale, non poteva accogliere l’istanza; si giunge infatti a pochi giorni dalla partenza e nessuna risposta perviene dall’ufficio del “Terzo Settore”, benché nei solleciti si evidenzi che la richiesta sia stata protocollata ben due giorni prima della deliberazione del dissesto; a ciò si aggiunge un altro problema; prima della partenza, Angelo e i familiari dovranno sottoporsi al test del
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tampone, in ottemperanza alle norme antiCovid, ma, nonostante la sollecita richiesta all’ASL, gli operatori sanitari si recano a casa solo qualche giorno prima del 27 settembre, perché sono tantissime le richieste dei test. Si corre il rischio che l’esito dei tamponi si sappia oltre il 27. Lo stato di agitazione, di sconforto e di avvilimento della signora Imma è altissimo. Inizia, allora, il passaparola della solidarietà: ne parlo con Nando Troise, Direttore di Casoriadue, il quale, assume il ruolo di “corriere” della solidarietà, avvisando il consigliere comunale Alessandro Graziuso; questi, secondo e ammirevole “corriere” della solidarietà, immediatamente si attiva “senza se e senza ma”: ha prima un contatto telefonico con il titolare della ditta Mirante per il veicolo, poi, per una mag-
Crescere insieme, perfezionandosi SICUREZZA EDILIZIA AMBIENTE
giore assicurazione, gli invia una PEC (Posta Elettronica certificata), avente valore legale, con la quale si impegna “ad accollarsi l’onere economico per il trasporto del Sig. R. Angelo a Siena”, qualora il Comune entro 15 giorni dalla partenza non provveda a corrispondere quanto dovuto. E per l’esito dei tamponi? Dopo Graziuso e Troise ecco il terzo “corriere”: il dr. Natale Pratticò, grazie alla sua disponibilità, proprio il giorno prima della partenza fa pervenire i risultati dei tamponi ai genitori di Angelo: fortunatamente negativi. 27 Settembre, ore 5,30, tra pioggia torrenziale, freddo e vento, fortunatamente si parte: un grazie di cuore da parte di Angelo e dei genitori a Graziuso, Pratticò e Troise e anche alla dott.ssa Marchesini, medico curante di Angelo, per essere stata molto vicina alla famiglia, sempre prodiga di consigli, offrendo costantemente la propria disponibilità E’ proprio vero, come recita un proverbio africano, che “un bambino, per crescere, ha bisogno del villaggio”, soprattutto se un minore è gravemente disabile. I quattro “corrieri” hanno ben attuato questo pensiero di Giovanni Crisostomo: “Se vedi qualcuno soffrire , non stare tanto a investigare. Ha diritto al tuo aiuto per il semplice fatto che soffre”.
Vincenzo D’Anna
Dottore in scienze dell’Ingegneria Collegio dei geometri e dei geometri laureati della Provincia di Napoli
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8 RITA GIAQUINTO
LA COPERTINA CON L’AVV. STELLA CASSETTINO: LA POLITICA AL SERVIZIO DEL CITTADINO
Durante il periodo estivo, in cui il nostro settimanale ha “chiuso per ferie”, il Dir. Nando Troise ha continuato, e con successo, le sue interviste sulla rete web NanoTV, ospitando, tra i tanti protagonisti della nostra attualità, anche la giovane Avv. Stella Cassettino, in un incontro di cui, con piacere, riportiamo i tratti più salienti. Pochi sapranno che una frase che i nostri lettori hanno spesso letto tra editoriali ed articoli del nostro settimanale - “l’indifferenza è connivenza” – fu detta, per la prima volta, proprio dall’Avv. Cassettino durante un suo intervento in aula consiliare, in un convegno moderato dal nostro Direttore che ne fu addirittura ispirato per un editoriale. Dunque, l’indifferenza è un reato penale per l’Avv. Stella Cassettino? “Ricordo perfettamente quando dissi questa frase” – esordisce la Consigliera comunale. “Fu in occasione di una manifestazione organizzata sulla violenza contro le donne, quindi un momento particolarmente sentito. Era una frase riferita a quel particolare contesto, ma io ne faccio un motto adattabile un po’ a tutto, perché ritengo che l’indifferenza sia da condan-
nare, soprattutto per chi ha la possibilità di agire e di intervenire, e non lo fa. E’ meno grave il comportamento di chi agisce, pur comportandosi male, perché almeno ha preso una posizione. E ben si adatta anche, e soprattutto, al tessuto politico di questa città, che io guardo ancora con una certa carica di aspettative e di entusiasmo, anche se il primo anno non è stato semplice per i problemi che già avevamo nella casa comunale, fino al penultimo consiglio che ci ha costretti a dichiarare il dissesto. Ma nonostante le difficoltà, la pandemia, gli intoppi di questo anno difficile, ancora oggi conservo questa carica positiva e propositiva. Io tengo molto a Casoria: ho scelto di abitarci, di rimanerci, di far crescere i miei figli, sebbene abbia avuto più di un’occasione per allontanarmi da qui, quindi in questo ruolo amministrativo che ricopro mi sento in dovere di prendere decisioni che mirino a migliorare il territorio e a renderlo vivibile. Questa mia frase, oggi, diventa un grido che possa risvegliare le coscienze e far operare tutti nella giusta direzione, per ripristinare quelle condizioni che rendano vivibile il territorio. E’ chiaro che i problemi c’erano, ci sono e ci saranno,
ma se c’è la volontà, la capacità e anche la fantasia per programmare e progettare, si pongono le basi per affrontare e poi risolvere questi problemi”. Non è il caso di entrare nel merito del dissesto con l’Avv. Cassettino, ma la consigliera ci tiene a precisare il suo pensiero al riguardo: “Il dissesto per noi deve rappresentare un’opportunità. Non può essere concepito come un fallimento della classe politica. Deve essere visto come un momento di rinascita, come la fenice che rinasce dalle sue ceneri, e l’amministrazione deve essere in grado di riorganizzarsi in considerazione di questo nuovo scenario che ci troviamo ad affrontare. Colgo l’occasione per dire che, oggi, mi aspetto, come amministratore, che il primo passo che venga fatto per una solida ricostruzione della mia città sia quella di una riorganizzazione dell’esecutivo. Ho già reso nota questa mia aspettativa nelle sedi opportune, in camera caritatis, ma è fondamentale far capire, anche pubblicamente, che, per essere messi in condizione di affrontare la sfida del dissesto, ci deve essere una squadra che sia in grado di poter cogliere, affrontare e risolvere questa sfida. Per “squadra”
DOMENICA 4 OTTOBRE 2020 intendo la giunta municipale”. Chiusa velocemente la parentesi sul dissesto, non si può non passare alla parte più tecnica del ruolo della Cassettino, ricordando il periodo in cui – sotto l’amministrazione Fuccio – l’Avvocatessa fu assessore agli affari generali, e a quando partorì il progetto di videosorveglianza, grande vanto dell’ex-Sindaco Fuccio. La domanda è d’obbligo: a che punto è quel progetto e come è andata a finire? “Con questa domanda si mette un po’ il dito nella piaga, ma procediamo con ordine. Eravamo in procinto di dar vita a questo progetto quando, insieme alla Fastweb S.p.A., nacque una interlocuzione e una condivisione delle nostre idee, e riuscimmo a partorire questo progetto che prevedeva l’installazione di cento telecamere, date a titolo gratuito da Fastweb a Casoria, che servivano a creare una rete di video sorveglianza. Inizialmente, l’accordo prevedeva l’installazione di cento telecamere nell’arco di un triennio, quindi dal 2018 al 2020, ma in ragione dell’eventuale partnership futura, si trattava di un progetto in itinere, quindi avevamo previsto, col tempo, anche un aumento di queste telecamere. Noi dell’amministrazione Fuccio, tutti giovani Assessori, eravamo entusiasti all’idea di creare una sorta di paracadute che riportasse un senso di sicurezza nei nostri cittadini”. La consigliera continua raccontando che, prima di dimettersi dall’Amministrazione Fuccio, augurò a chi rimaneva, di dare vita a questo progetto, ma poi tutto si è fermato, anche a causa della caduta della Giunta Fuccio. Fino alla permanenza della Cassettino, si installarono quaranta telecamere, a questo seguì il progetto esteso ai cittadini “Adotta una telecamera” in modo che molti privati potessero sostenere e contribuire alla loro necessità di sicurezza. “Per me i cittadini devono sentire l’amministrazione presente nel territorio. Era una sfida che poteva diventare una grande opportunità per la città. Dell’evoluzione del progetto manca tutto il 2019, a causa della parentesi del commissariamento, poi le elezioni, e arriviamo al 2020, dove siamo rimasti con le
9 quaranta telecamere del 2018. Questa amministrazione, quindi, non ha fatto installare nessuna telecamera. Mi auguro ovviamente che ci possa essere una ripartenza, anche perché è un progetto che non costa nulla, sono servizi che vengono resi, quindi non capisco l’origine del condizionamento di un progetto così importante per il territorio, nell’interesse della collettività”. Ma la centrale operativa e le quaranta telecamere installate funzionano? “Purtroppo, quattro o cinque telecamere sono state rubate, perché si trovavano in siti complessi e delicati, come i luoghi di sversamento illecito dei rifiuti. C’è una centrale operativa all’interno del comando di Polizia Municipale in via Castagna, ma il problema è che manca il personale che sia adeguatamente formato per seguire le trasmissioni. Ci sono questioni tecniche importanti nel funzionamento e nell’uso di queste apparecchiature, quindi c’è bisogno di un minimo di formazione. In questa problematica, però, ci è venuto incontro il comandante Sciaudone che ha portato in consiglio comunale la proposta – già approvata – di inserire nel regolamento le Guardie Giurate come soggetti idonei, adatti e legittimati a visionare queste immagini. L’intervento di Sciaudone è stato fondamentale perché ha, praticamente, fatto una modifica del regolamento che prevede una serie di norme per il garante sulla privacy, secondo cui vanno indicate specificatamente le persone autorizzate a visionare le immagini. Fatto questo, eravamo in procinto di partire, in modo pragmatico, però poi abbiamo avuto una battuta di arresto per questioni di natura amministrativa e che credo debbano essere risolte dalla dirigenza. Non si è proceduto a dare ulteriore impulso all’attività di collocazione delle telecamere, né si è dato seguito alla formazione delle Guardie. Non so quale sia il problema tecnico, amministrativo. E’ mia intenzione approfondire la tematica, quanto meno per capirci qualcosa e trovare una soluzione che, però, sicuramente arriverà”. Si tratta per la Cassettino di un interesse suo e della politica e ci spiega che quando parla di politica non si riferisce esclu-
sivamente alla maggioranza, ma anche all’opposizione con cui ha condiviso momenti importanti durante la Prima Commissione. “La prima commissione di cui ho fatto parte e di cui Vincenzo Ramaglia è stato il presidente, era formata da cinque membri tra cui io, Elena Vignati ed Angela Russo. Con queste ultime, consigliere dell’opposizione, si è instaurato un grande affiatamento, come se fossimo stati tutti dalla stessa parte. Con loro mi sono trovata bene, e la sorpresa è stata Elena Vignati, perché con lei c’erano stati, in passato, momenti di attrito. Ma questa è stata l’occasione per conoscerci meglio, con lei è nato un feeling pazzesco, abbiamo condiviso progetti, linee, modifiche lavorando braccio a braccio. Da questa collaborazione è nato, tra le altre cose, il regolamento sui beni che è quello che ci ha visto più impegnati nei confronti della città, dato il collegamento con i lavoratori socialmente utili, i quali hanno fatto, legittimamente, non poca pressione per avere una risposta. Ma ci tengo a ricordare che quel regolamento ha in sé una potenzialità enorme per i cittadini comuni che vogliono tornare a riappropriarsi della propria città. Il regolamento è stato accettato all’unanimità, da maggioranza e da opposizione, quindi è stata una vittoria per la città, non per la politica, e mi aspetto che si dia seguito alla partecipazione del cittadino, singolo o riunito in associazioni. E’ un augurio che faccio a me stessa ma anche a tutta l’amministrazione: ripartire da questi progetti per il benessere della città, per rimarcare la presenza di una politica responsabile sul territorio, tutto al servizio di Casoria e dei suoi abitanti. I cittadini devono essere protagonisti della scena politica, noi siamo servitori di questa città ma dobbiamo essere messi nelle condizioni di poterlo fare”. Chiudiamo con il racconto di questa esperienza, illuminante tanto per la Cassettino quanto per noi, per un concetto semplice, ma fondamentale: quando l’obiettivo è il bene comune, non esistono schieramenti. Si lavora bene e le cose cominciano a funzionare.
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10 IMMA CASTRONUOVO
Passeggiando (si fa per dire) per il centro storico di Casoria, mi sono imbattuta nel traffico pedonale di Piazza Cirillo, dove decine di auto erano imbottigliate in un ingorgo pazzesco, cui ormai non ci faccio quasi più caso, tanto è all’ordine del giorno; proseguendo dalla piazza verso Via Principe di Piemonte, ho dovuto schivare motorini, facendo l’equilibrista sul ciglio dell’esiguo marciapiede, e mi sono imbattuta nella transennata Via Nicola Rocco, che sono riuscita a superare indenne da tutti i suoi perigli. Mi sono chiesta: abbiamo una Piazza enorme, frutto di un recente programma di rivalutazione del centro storico, ma non è vivibile, causa una mancata area di parcheggio ed un costante traffico automobilistico che si snoda dalla piazza e si riversa su tutte le arterie ad essa collegate; le vie del centro storico sono brutte, disconnesse, in totale degrado, e con molte serrande abbassate, oltreché pullulanti di edifici pericolanti; il commercio è ormai una meteora, sopravvivono ancora poche attività, per lo più artigianali; Via Nicola Rocco è transennata da venti mesi, con tutti i relativi problemi di percorribilità della strada e veicolazione del traffico, che ben conosciamo. E l’Amministrazione, cosa fa?! Il Ns. Direttore, Nando Troise, ha rivolto l’interrogativo all’Arch. Alessandro Puzone che, nella sua duplice qualità, di tecnico e consigliere del Comune di Casoria, ben può darci una risposta precisa e circostanziata. Il consigliere si è così espresso, in una recente intervista per Nano Tv: “I centri storici, in genere, vengono valorizzati; oltreché come tecnico, ma come parte del consiglio comunale, ritengo che occorrerebbe attuare un piano di recupero, per una riqualificazione statica e di decoro generale. In merito alla voragine del largo San Mauro, occorre fare un censimento capillare di tutte le cavità, bisogna capire dove sono tutte le cavità per poter fare degli interventi successivi. All’interno del centro storico andrebbero poi creati degli slarghi, per non creare degli imbuti che intasano la zona. E’ stato fatto un danno non indifferente con Piazza Cirillo, che crea ancora più problemi a tutte le altre strade ed arterie collegate (S. Croce, Via P. Ludovico, Via N. Rocco, Via Cavour, ecc.), la progettazione della piaz-
CASORIA, CENTRO STORICO: IL FOCUS DEL CONSIGLIERE COMUNALE ARCH. A. PUZONE
za avrebbe dovuto contemplare a mio avviso un’area parcheggio. La piazza attuale, per come è stata progettata, dovrebbe essere isola pedonale. Infatti, Piazza Cirillo è un ingorgo quotidiano. Di questa situazione ne risente anche il commercio: ad es. a quale commerciante verrebbe in mente di aprire un negozio in una di queste vie??In uno stato di degrado totale”. Il commento del giovane consigliere ci conforta, atteso che Noi – in primis, il direttore, che ben vent’anni fa, parlava profeticamente di sottosuolo groviera! –abbiamo suggerito, dal Ns. giornale, in relazione al nefasto evento della voragine di largo San Mauro, la necessità di un censimento delle molteplici cavità del sottosuolo casoriano, atteso che quello attualmente esistente risulta essere decisamente anacronistico e non rispondente all’effettivo stato del sottosuolo. Questo consiglio è composto da molti giovani consiglieri casoriani d.o.c., non sentite l’obbligo morale di dover fare qualcosa per dare il giusto decoro alla “Vostra” città, che vi ha dato i natali? Incalza il Direttore Troise.
“Lei ha ragione; in verità, del centro Storico, in consiglio comunale, non se ne è mai parlato. Finora si è parlato di bilancio, dei problemi ad esso legati; poiché ormai è stato dichiarato il dissesto finanziario, credo si possa prendere in esame la problematica della rivalutazione del centro storico in un’ottica programmatica. In passato, Noi dell’opposizione, quando c’è stata la voragine del Largo San Mauro, abbiamo fatto delle interrogazioni per conoscere gli interventi che sono stati realizzati in relazione ai problemi di staticità e sicurezza dei fabbricati limitrofi; abbiamo avuto risposta dagli uffici tecnici, che ci hanno indicato quali interventi sono stati effettuati, però è chiaro che gli interventi sono avvenuti laddove c’era stata la voragine. Sono stati stanziati un milione di euro dalla Regione Campania per la messa in sicurezza e l’indagine delle altre cavità sotterranee ; attualmente, risultano 92 cavità, ma ritengo ne siano molte di più. E quindi va fatto questo studio, perché l’ultimo risale agli anni Settanta, Ottanta. Questo censimento andrebbe inserito nell’ottica della prossima programmazione quinquennale ”, conclude l’intervistato. Io però sono molto pessimista – insiste il Direttore - perché la giunta municipale è composta da molti che non sono di Casoria, non ne conoscono la storia; il Sindaco, sebbene reiteratamente da me invitato in questa trasmissione, finora non è ancora venuto. Cosa può dirci in merito al p.u.c. (piano urbanistico comunale, ndr)? “Il P.U.C.? Entro il 30 settembre dev’essere adottato in giunta, altrimenti – a meno di una proroga da parte della Regione - veniamo commissariati con un commissario ad acta, che provvederà, con un’apposita commissione, a redigere il piano urbanistico comunale in surroga all’inadempiente amministrazione comunale, e ciò ci costerà un’ammenda di 600 mila euro, perché è calcolata in base alla popolazione del comune inadempiente. Poi, entro il 31 Dicembre, il p.u.c dev’essere approvato in consiglio comunale. Le nostre casse sono al dissesto, in più si aggiunga quest’altra brutta figura a livello amministrativo, atteso che della necessità di adozione del p.u.c. se ne discute dall’insediamento dell’attuale amministrazione, e a tutt’oggi ancora non è avvenuta. Già ci sono state delle
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proroghe per la presentazione del p.u.c, non so se ve ne saranno altre”, precisa il consigliere . Ad oggi, 30 settembre 2020, abbiamo appreso notizia della mancata adozione in giunta del p.u.c.; non abbiamo contezza se vi sia stata o meno l’ennesima proroga da parte della Regione Campania. A conclusione del suo intervento, l’Arch. Puzone si sofferma sui p.i.c.s., piani integrati per la città sostenibile, risorse erogate dall’Europa attraverso
11 le Regioni che le stanziano ai Comuni, ricordando che “abbiamo avuto 12 milioni di euro; di questi fondi, una parte dev’essere destinata alla riqualificazione di alcune opere del centro storico, come la Chiesa del Carmine, per il consolidamento e la riqualificazione di tale chiesa, chiusa da anni perché non è più agibile”. Lei cosa propone, in concreto, per la valorizzazione del centro storico? incalza Nando Troise “Innanzitutto, la mappa del sottosuolo,
quindi bisogna sistemare la viabilità e garantire un decoro urbano; da ultimo, la previsione e realizzazione di zone parcheggio”, conclude, propositivo, il consigliere. Queste, le conclamate intenzioni di un giovane casoriano d.o.c., parte integrante del consiglio comunale della propria città che, speriamo, non restino lettera morta, ma si tramutino in un’azione di governo amministrativo, che faccia rinascere il cuore pulsante della nostra città.
ROSA DAVIDE IL Sars-Cov-2 non è il primo virus, né sarà l’ultimo a creare problemi all’umanità. Dai primi anni 70 ad oggi, in media ogni quattro anni ne è apparso uno nuovo o riemergente, derivante da un cosiddetto salto di specie, ovvero passato da un animale selvatico all’uomo. Nella famiglia dei Coronavirus, quello attuale è il terzo ad essere emerso dopo quelli della Sars nel 2002 e della Mers nel 2012. Questa pandemia ha unito la gravità della Sars alla contagiosità dell’influenza. Che qualcosa stia cambiando rispetto ai mesi scorsi è un dato di fatto, ma resta alta la preoccupazione per quei mesi che stanno per arrivare, dato il nuovo aumento dei contagi negli ultimissimi giorni. Se è vero che le epidemie si esauriscono, e il ragionamento vale anche per il Covid 19, c’è da dire che questo non avverrà in tempi così brevi. Sembrerebbe che al pronto soccorso non arrivi piu’ lo stesso numero di malati in crisi respiratoria di due mesi fa. Questo potrebbe spiegarsi con la diminuzione della carica virale del virus, dovuta agli effetti del lockdown e del distanziamento sociale (perché se indossiamo la mascherina, stiamo a distanza e ci laviamo spesso le mani sicuramente ci arrivano meno particelle virali). I virologi hanno inoltre verificato che gli ultimi tamponi mostrano una quantità di rna virale molto piu’ bassa di quella di cinque settimane prima e negli unici tamponi dove la carica è invece elevata, il virus fatica ad uccidere le cellule: dopo circa sei giorni ne morirebbe solo qualcuna, mentre prima tutte le cellule esposte a una carica virale comparabile morivano in sole 48 ore. Se è vero dunque che le mutazioni abbiano reso il virus meno aggressivo, è inverosimile che la nuova popolazione virale “piu’ buona” abbia completamente sostituito la precedente. Quello che possiamo affermare è che siamo tutti piu’ informati, i medici riescono ad individuare piu’ facilmente il migliore trattamento possibile e i pazienti a comprendere, nella maggioranza dei casi, quali sono i primi sintomi. Tuttavia, una cura specifica per questo virus non esiste, il trattamento va quindi in base al paziente e alla fase della malattia. Tra le categorie di farmaci più utilizzati vi sono gli antivirali, le eparine leg-
gere e gli antinfiammatori. Perché questa non è una patologia univoca, ma ha diverse manifestazioni, spesso variabili da un paziente all’altro. Il virus rappresenta sicuramente una sfida, difronte alla quale c’è chi ha minimizzato e chi ha amplificato i rischi. Se la verità sta sempre nel mezzo, non è utile essere minimizzatori ma neanche catastrofisti. La visione di qualsiasi cosa è filtrata dal modo di essere di ciascun individuo, ma non bisogna perdere l’obiettività. Che tante persone abbiano perso la vita o abbiano perso i propri cari per colpa del virus o delle sue complicanze resta un dato di fatto incontrovertibile. La speranza resta quella di un vaccino, in grado di salvarci ancora una volta da una pericolosa malattia infettiva. L’attesa non deve però farci perdere di vista il fatto che un vaccino è un farmaco e che, come tutti gli altri farmaci, prima di poter essere utilizzato deve essere sottoposto a tutte le fasi di studio, senza saltare nessuna prova. Quest’anno è però particolarmente importante la vaccinazione antinfluenzale, perché i segni e i sintomi delle due patologie sono molto simili tra loro: febbre, raffreddore, mal di testa, dolori ossei. Sono sintomi comuni che potrebbero far pensare a casi di COVID-19. Sottoponendosi alla vaccinazione antinfluenzale si dovrebbe andare incontro a una copertura anticorpale e quindi non ammalarsi di influenza stagionale. In caso di sviluppo della sintomatologia, i medici sarebbero così più propensi a pensare che sia da COVID-19. Oltretutto la coinfezione, che consiste nel contrarre contemporaneamente l’infezione sostenuta dal virus dell’influenzale stagionale e dal nuovo coronavirus, potrebbe realizzare una condizione di malattia Covid-19 ancora più grave. Ci aspettano un autunno e un inverno particolarmente duri, l’unico consiglio è ancora una volta quello di essere responsabili, seguire le regole, indossare i dispositivi di protezione individuale, evitando il più possibile la creazione di assembramenti. Cose già dette e ridette, che rappresentano però l’unica ricetta possibile per superare questa lunga fase di convivenza contro questo nemico invisibile.
COVID 19: IL PUNTO DI VISTA DI UNA FARMACISTA
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VITTORIA CASO
DRIN DRIN: SI TORNA IN CLASSE 14, 24, 28: non è un terno secco ma le date di riapertura delle scuole italiane e non tutte. Il giorno del ritorno a scuola, in ogni caso, è atteso con grande gioia ed entusiasmo da milioni di studenti, genitori, docenti e non docenti. Scuole ben attrezzate e scuole che faticano ad attrezzarsi; misure straordinarie e indicazioni particolari circa mascherine, distanze, misurazione della temperatura corporea; il problema dei trasporti; l’aumento dei contagi connotano lo scenario di questo ritorno alle attività didattiche in presenza e si aggiungono alle molte criticità, croniche e ataviche, quali mancanza di banchi e suppellettili, spazi insufficienti, carenza di insegnanti, ritardi nelle nomine. Come gestire la riapertura delle scuole in Italia, rispettando le misure necessarie ad evitare la diffusione del contagio di coronavirus è stato uno degli argomenti più dibattuti negli ultimi mesi, nonché terreno fecondo di polemiche. Il 14, tuttavia, la maggior parte degli studenti italiani è tornata in classe cercando di osservare i suggerimenti del CTS e del Ministero dell’Istruzione. I docenti già dal primo settembre hanno ripreso servizio, sia per programmare le attività didattiche, sia per i corsi di recupero mentre tantissimi dirigenti scolastici assieme ai loro collaboratori hanno dedicato anche gran parte delle vacanze a cercare di risolvere problemi spesso senza risoluzione. Il CTS ha fornito numerosi suggerimenti che ormai sono di dominio pubblico, basati essenzialmente sul controllo della temperatura corporea (in Campania le scuole dovrebbero misurarla all’ingresso, considerato che il Presidente della Regione ha predisposto fondi per acquistare termoscanner), utilizzo mascherine da tutta la comunità scolastica e da parte degli studenti dai 6 anni in poi (con dovute eccezioni), distanziamento almeno di un metro, ingressi con orari differenziati. Ma…. “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”, un mare di difficoltà: i banchi monoposto non sono arrivati in tutte le scuole e l’ottima idea di segare in due quelli biposto non è praticabile dove non c’è un laboratorio adatto; reperire spazi è stata una vera e propria caccia al tesoro non sempre coronata dal successo e quindi frequenza a giorni alterni, doppi turni, integrazione con la DAD sono purtroppo inevitabili in parecchi casi. C’è poi il problema dei trasporti, grosso nelle periferie servite poco e male; Casavatore, un nome a caso, non ha un proprio bus da ormai tempo immemorabile, nonostante le richieste all’azienda trasporti e altrettante proposte, ahimè inesaudite, da parte dei cittadini di istituire navette, con conseguenze gravi soprattutto per gli studenti delle superiori che si devono organizzare alla meglio, per arrivare spesso a scuola in ritardo e stanchi, e, in verità, anche laddove un bus c’è, la puntualità è frequentemente una chimera così come il distanziamento. La preoccupazione dei genitori per il ritorno in aula dei ragazzi è comprensibile e condivisibile; tuttavia, sotto gli occhi di tutti vi sono delle contraddizioni che inducono a riflettere. Dal
4 maggio, finito il lock down, tanti preadolescenti e adolescenti, finalmente liberi, sono tornati ad assieparsi nei loro angoli abituali, o a sciamare per strada addossati gli uni agli altri, con le mascherine tipo braccialetto o scaldacollo. Inizialmente la polizia li invitava ad evitare gli assembramenti ma poi le cattive abitudini hanno preso il sopravvento e, nonostante le ordinanze che invitano a indossare le mascherine h.24 e ad evitare assembramenti, i ragazzi si raggruppano con aria spavalda, senza rendersi conto del danno che possono causare a sé stessi e ai propri familiari. Sicuramente questa mancanza di responsabilità è più pericolosa rispetto allo stare in classe distanziati e con mascherina in ambiente sanificato, “si rischia addirittura di portare il virus nelle scuole ma pare che solo qualcuno se ne preoccupi”, ha sottolineato la preside del Garibaldi. La scuola dell’infanzia in cui i bambini non utilizzeranno la mascherina vive sicuramente una situazione assai complessa e delicata, nonostante la sanificazione a 360 gradi, in quanto in questo segmento scolastico l’apprendimento è gioco, empatia, emozione, relazione fisica, così come accade con i più piccoli della scuola primaria. Il 28, in ogni caso, molte scuole hanno riaperto i battenti, altre il 5 ottobre. Laddove ci sono i ballottaggi, ad esempio, io avrei rinviato al 7. “Abbiamo molto lavorato in questi mesi in vista della riapertura delle scuole, - ha affermato il ministro della salute Roberto Speranza- provando a ricostruire un legame tra scuola e servizio sanitario nazionale. Quando ci sarà un caso positivo a scuola non lasceremo mai soli insegnanti, presidi e personale scolastico. Sarà l’azienda sanitaria competente a fare valutazioni del caso e il contact tracing, ad approfondire e a disporre le misure con un utilizzo intelligente dei tamponi. E dove dovesse servire anche della quarantena. Il messaggio di fondo è questo: ricostruire un rapporto organico tra il mondo della sanità e quella della scuola.” Alla ministra Azzolina, poi, che rivolgendosi ai docenti, afferma: “Abbiamo bisogno del vostro impegno per migliorare i ragazzi e la società. Dopo i medici e gli infermieri, primi in trincea nella fase più acuta dell’emergenza, adesso diventerete voi il punto di riferimento a cui tutta la comunità nazionale guarderà per proteggere i ragazzi ed educarli”, ricordo che la scuola in tutte le sue componenti ha sempre dato il massimo e nelle nostre periferie docenti, dirigenti e non docenti sono sempre in trincea pronti a combattere su tutti i fronti anche senza armi. “E’ una nuova sfida, un impegno di tutti – concordiamo con Conte, che aggiunge - Il governo c’è: i responsabili degli enti locali ci sono. Siamo tutti coinvolti in questa sfida, la vogliamo vincere tutti insieme”. Ci auguriamo che effettivamente questa coralità di intenti e di interventi ci sia e che la scuola non resti da sola in trincea.
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UNLOCK 4/90: IL SERVIZIO DI RITIRO FARMACI CHE MIGLIORA LA QUALITÀ DELLA VITA DEI PAZIENTI AFFETTI DA HIV
Vi è mai capitato di sentir parlare di “Hackathon”? Il termine deriva dall’unione delle parole “hacking” e “marathon”, e rappresenta un’attività partecipativa in cui le persone si riuniscono per risolvere alcuni particolari problemi della vita reale, in una competizione amichevole. Nel mese di luglio, l’industria farmaceutica Gilead Sciences ha lanciato attraverso l’hackathon Devs For Health, la prima sfida italiana di Open Innovation in ambito HIV. Sviluppatori, ingegneri, grafici, medici, esperti di marketing, studenti e appassionati di innovazione si sono riuniti per ricercare soluzioni digitali ai maggiori problemi legati all’HIV. Due sono state le challenge lanciate da Gilead: l’emersione del sommerso, ossia il diagnosticare precocemente chi è inconsapevole di aver contratto l’infezione, e il miglioramento della qualità della vita dei pazienti sieropositivi. Persone da ogni parte d’Italia si sono riunite in modalità digital per combinare le proprie competenze e mettere a punto delle vere e proprie innovazioni, potenzialmente utilizzabili in futuro da chi è affetto dal virus. Oggigiorno in Italia circa 130mila persone soffrono di questa patologia, che si manifesta prevalentemente tra i 25 e i 29 anni: di queste circa 18mila sono inconsapevoli di esserne affetti, in particolare i giovani. Non è raro infatti che l’infezione si palesi solo dopo diverso tempo dal contagio e che venga diagnosticata anche a distanza di anni (4-5 in media), con un ritardo che impatta considerevolmente sul decorso dell’infe-
zione, l’efficacia delle terapie e sulla diffusione del virus. I pazienti affetti da HIV attualmente in cura, risentono di una scarsa qualità della vita a causa dello stigma e del pregiudizio legati alla malattia, alle numerose visite mediche e controlli a cui sono soggetti, e all’elevato numero di farmaci da assumere. I gruppi che si sono formati durante l’hackathon hanno lavorato assiduamente per due mesi alle proprie idee di progetto con il supporto di pazienti e medici, i quali hanno messo a disposizione la loro mentorship per aiutarli nella creazione di soluzioni innovative che potessero risolvere a pieno i problemi dei sieropositivi. Quattro i team arrivati in finale a contendersi la possibilità di vedere realizzato il proprio progetto grazie alla collaborazione di Gilead. Durante l’evento di premiazione la giuria - composta da esperti di digital health, clinici, rappresentanti di associazioni pazienti e delle istituzioni - ha scelto le due migliori proposte: “Unlock 4/90” per la sfida “miglioramento qualità della vita” e “fHIVe” per “l’emersione del sommerso”. I membri dei due team vincitori sono stati premiati con
3.000 euro da spendere in buoni Amazon, e con l’opportunità di accedere ai bootcamp, ossia delle giornate formative utili alla trasformazione delle idee in concrete soluzioni digitali. Non solo quindi fase di generazione delle idee, ma anche una messa a disposizione di strumenti utili in ambito informatico, economico e legale, per far sì che i progetti classificatisi primi facessero davvero la differenza per la vita di un paziente sieropositivo. Mentre “fHIVe” si è distinto come servizio di facilitazione diagnosi e autodiagnosi dell’HIV, Unlock 4/90 ha colpito la giuria per l’ideazione di un servizio smart di ritiro farmaci per i pazienti tramite smart locker ospedalieri. A causa della propria patologia cronica, i pazienti affetti da HIV sono costretti a ritirare periodicamente le proprie terapie antiretrovirali da assumere tutti i giorni: in media essi si recano circa ogni due mesi nell’ospedale presso cui sono in cura per il ritiro dei farmaci. Considerando inoltre le visite di controllo e le analisi periodiche a cui si è soggetti in quanto malati di HIV, l’accesso ospedaliero medio di un paziente sieropositivo risulta essere di circa 8 volte l’anno.
Numerosi sono gli ostacoli all’accesso alle terapie: • impossibilità di scelta di un centro di ritiro di propria preferenza; • eccessive spese di trasporto nel raggiungimento dei centri o problemi di mobilità; • difficoltà nella richiesta di frequenti permessi lavorativi; • problematiche di privacy e stigmatizzazione da parte del personale sanitario o di altri pazienti; • lunghe code ospedaliere. Dall’analisi di queste problematiche, è nato il bisogno di un servizio di ritiro farmaci che fosse più vicino, più veloce e più sicuro per il paziente. È stato quindi ideato Unlock 4/90, il servizio smart di ritiro terapie che migliora la qualità della vita del paziente affetto da HIV. Tramite Unlock, il paziente può scegliere liberamente il centro ospedaliero presso cui ritirare i farmaci, e prenotare giorno e ora di ritiro tramite un’apposita app mobile. La farmacia ospedaliera riceverà la richiesta di ritiro e porrà la terapia all’interno di un cassetto di uno smart locker posto in una zona riservata dell’ospedale. Tutti avranno sentito parlare una volta di smart locker, gli armadietti elettronici intelligenti che stanno sempre più spopolando grazie
DOMENICA 4 OTTOBRE 2020 ad Amazon: il servizio di e-commerce li usa attualmente per il ritiro di prodotti acquistati online, mentre Unlock 4/90 ha l’obiettivo di far ritirare ai pazienti affetti da HIV i propri farmaci. Tramite questo servizio innovativo sarebbe possibile agevolare le persone sieropositive migliorando al contempo la loro aderenza alla terapia: non incontrando più ostacoli durante la procedura di ritiro, i pazienti sarebbero più invogliati ad assumere correttamente i farmaci, evitando eventuali spese farmaceutico-ospedaliere correlate ad un eventuale peggioramento della loro situazione clinica, e diminuendo la probabilità di diffusione del virus. Il servizio sanitario nazionale trarrebbe un enorme vantaggio dall’implementazione di
Unlock 4/90, sia per i costi economici che esso potrebbe potenzialmente abbattere, sia per il monitoraggio farmaci che esso fornisce: le spese sanitarie sarebbero infatti tracciate costantemente dalla piattaforma, con la possibi-
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lità di rendicontare i farmaci erogati da ogni ospedale, accorpando un processo che finora ha sempre presentato delle varianti da regione a regione. La soluzione digitale potrebbe inoltre essere estesa ad altre patologie croniche i
cui pazienti riscontrano problematiche analoghe per il ritiro dei farmaci prescritti. Il progetto è stato creato da tre ragazzi casoriani Maria Floriana Alaia, Antonio Marino, Sonia Alaia, in collaborazione con lo sviluppatore abruzzese Dejan Trajkovic: i quattro membri del team hanno unito la loro expertise tecnica, dando vita ad un progetto di open innovation che ha riscosso successo anche tra gli stessi pazienti affetti da HIV, i quali non vedono l’ora di poter provare il servizio. Unlock 4/90 è al momento a metà fase di bootcamp: a fine ottobre il team presenterà i propri progressi, sperando di ottenere un’ulteriore sovvenzione da Gilead per lo sviluppo di un prototipo funzionante.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
A SCUOLA IO CI TORNO
Con l’attiva partecipazione dell’Assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Casoria, dott.ssa Paola Ambrosio, unitamente alla Coordinatrice, Dott.ssa Carolina Salierno, le Docenti della Scuola Materna Comunale “Prato Fiorito” hanno accolto i bambini, già frequentanti, per un ambientamento scolastico nel mese di luglio. Questa bella esperienza, che ha avuto come tema “Diritti e Rovescio”, “Diritti e Costituzione” è terminata il 17 luglio con una manifestazione che ha visto la
presenza del Sindaco, Avv. Raffele Bene. La dott.ssa Maria Bruno ….., i 25 bambini partecipanti e le Insegnanti Cortese, D’Anna, Della Vecchia, Santillo con grande entusiasmo e grinta hanno sigillato questo momento. Un grazie va ai genitori, che dal 5 marzo hanno seguito con la Didattica a Distanza e hanno supportato il personale tutto della Scuola dell’Infanzia “Prato Fiorito” in questa iniziativa. W la Scuola!
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A CASORIA VINCE SOLTANTO L’ASTENSIONE: 49% AI SEGGI, ENNESIMO FLOP
L'ultima tornata elettorale ha confermato quella che è ormai un'abitudine consolidata per Casoria: la città non vota. Per eleggere il Presidente della Regione ed esprimersi sul Referendum Costituzionale si sono recati alle urne soltanto il 49% degli aventi diritto al voto, meno di un casoriano su due. Il dato subisce un brusco tracollo rispetto al 2019, dove ad aver ricevuto un timbro in più sulla scheda elettorale erano stati il 61% dei cittadini votanti. A trascinare, si fa per dire, il dato dello scorso anno furono le comunali, che accompagnarono la scheda delle Europee. Il primo dato da sottolineare è che il partito più votato è ancora il Movimento 5 Stelle: i grillini in questa tornata ottengono il 16,08% e migliorano sensibilmente il dato delle amministrative dello scorso anno, dove si attestarono al primo posto con un ottimo 15,3%. Alle europee sfiorarono il 50%, ma sono dati difficilmente replicabili sul territorio quando si tratta di esprimere delle preferenze locali. A proposito di locali, l'elettorato casoriano in queste Regionali 2020 ha avuto ampia scelta tra i candidati cittadini: si ricandidavano i consiglieri uscenti Antonella Ciaramella e Tommaso Casillo, oltre a Marianna Riccardi, Salvatore Iavarone e Angela Russo, candidata a Sindaco alle comunali 2019. Senza giri di parole: è andata malissimo. Ciaramella e Casillo non riescono a conservare il seggio, gli altri tre non riescono a conquistarlo. Lontanissima dalla riconferma Antonella Ciaramella, che ottiene solo 8647 preferenze nell'intera circoscrizione di Napoli, un dato nettamente inferiore rispetto alle 11.146 di 5 anni fa. Poco meno di 2500 voti persi: non è andata meglio a Casoria, dove la candidata del Partito Democratico ha ottenuto 1011 voti, perdendone ben 204 rispetto alle 1215 preferenze di 5 anni fa. Tommaso Casillo è stato beffato al fotofinish
da Giovanni Porcelli, ex sindaco di Mugnano. Il consigliere uscente di Campania Libera, votato da 12.133 cittadini, ha ricevuto 4000 preferenze circa in più rispetto alle 7972 del 2015. Consenso stabile a Casoria, dove è passato dalle 2723 preferenze del 2015 alle 2941 di quest'anno. Ma Giovanni Porcelli ha avuto un vero e proprio exploit, riuscendo a migliorare il suo dato di 5 anni fa di ben 7000 preferenze, superando così di circa 200 voti Casillo, che resta fuori dal consiglio. Marianna Riccardi (482 voti) di Italia Viva conferma sostanzialmente il dato che ottenne lo scorso anno come candidata consigliera nella lista Generazione Sud, stesso discorso per Salvatore Iavarone (354 voti) che si candidò alle amministrative in una civica a sostegno di Raffaele Bene. Angela Russo non sfonda il muro delle 700 preferenze: la candidata della Lega si ferma a quota 690. Ovviamente i 5 casoriani non si sfidavano solo tra di loro in questa competizione: sono stati tantissimi i candidati regionali sostenuti da personaggi di spicco della politica locale, gran parte di loro rimasti fuori dal consiglio. Sorprendente è infatti il dato dei consiglieri esclusi del Partito Democratico: la prima dei non eletti, con oltre 15.000 preferenze, sarebbe stata prima in quasi
tutte le liste della maggioranza (ad eccezione di Europa Verde, dove Borrelli ha sfiorato quota 16000). Questo è successo perché il PD, con un dato sensibilmente inferiore a 5 anni fa, ha ottenuto soltanto 4 seggi rispetto ai 9 del 2015. A sottrarre seggi, soprattutto la lista civica “De Luca Presidente”, dove il più votato ha ottenuto poco più di 11.000 preferenze e sarebbe arrivato addirittura ottavo nel PD. Questo significa innanzitutto che il voto a “De Luca Presidente” è stato soprattutto un voto d'opinione per il candidato presidente, ma significa anche che la segreteria provinciale e quella regionale del Partito Democratico dovrebbero porsi più di una seria domanda. Risulta molto difficile capire come il PD pensi di cantare vittoria dopo aver completamente ceduto alla “Linea De Luca”, consentendogli di candidarsi con ben 15 liste a supporto, accettando il rischio calcolato di perdere un gran numero di seggi in consiglio. Se è vero che ha vinto De Luca, è altrettanto vero che ha perso il Partito Democratico. Il Presidente è pronto ad entrare a Palazzo San Giacomo dalla porta principale, ma il Partito Democratico è felice di aver vinto: un po' come quando i troiani accettarono il cavallo ideato da Ulisse.
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GENNARO MOSCA
STRADE PIÙ PULITE COL “DIRITTO NATURALE” IL GRILLO PARLANTE
Notizia di questa estate, un ingegnere delle nostre parti è sottoposto ad una misura cautelare, siamo nella fase delle indagini, perché il PM ipotizza a suo carico una connivenza con la malavita locale. In un’intervista del 1969, Montanelli confessava candidamente che, anni prima volontario arruolato in Eritrea, aveva sposato Destà, una bambina indigena di 12 anni. Invero, l’aveva comprata. Anche questa notizia è riemersa di recente, per l’imbrattamento della sua statua a Milano. I due fatti, pur tra loro lontani, mi suggeriscono una medesima domanda: l’ambiente in cui viviamo quanto condiziona le nostre scelte? Cioè, vorrei capire se quell’ingegnere, in un diverso contesto sociale, si sarebbe cacciato negli stessi guai giudiziari che oggi lo avvinghiano, e se Montanelli, nella sua Milano, ancora avrebbe sposato una dodicenne. La risposta è che l’ambiente in cui viviamo può condizionare le nostre scelte, e tutto diventa possibile se manca un’assolutezza di valori. Lo vedo su me stesso, maleducato, quando butto la carta per strada sotto casa, dove è tutto un po’ trascurato, ed invece me ne guardo bene se mi trovo nel centro della fulgida Londra. Lo stesso Montanelli, in quell’intervista, si giustificava dichiarando che in Eritrea era ‘costume’ comprare una bambina con cui giacere, e dunque – là – era un fatto ordinario. E sono certo che è qui, in questa Italia spesso licenziosa e cialtrona, che il nostro ingegnere ha ritenuto normale frequentare l’illegalità, se così fosse accertato, ma altrove l’avrebbe scansata, magari anche solo per non sentirsi ‘diverso’ da un ambiente onesto. Protagora di Abdera diceva: ‘L’uomo è la misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono, e di quelle che non sono in quanto non sono.’ Secondo questo suo pensiero non esiste una verità assoluta ed oggettiva, ma tutto dipende solo da noi, e dunque dal contesto momentaneo. Ne ritroviamo una simpatica
spiegazione nel film ‘Il Mistero di Bellavista’ di L. De Crescenzo. “Al Museo di Capodimonte, l’artista Tom Wesselmann espone le sue opere fatte con oggetti reali, tra cui un wc vecchio e rotto su una parete. È la tecnica artistica del ‘combine painting’. Mario e Saverio chiedono al prof. Bellavista il valore artistico dell’opera. Mario: ‘Professò, ma è arte? A me, me pare nu cess’ scassat!’ Saverio: ‘Per me è arte.’ Bellavista: ‘Se per l’uomo Saverio è arte, allora è arte. Se per l’uomo Mario non è arte, allora non è arte’.” Insomma, parafrasando Protagora, Wesselmann allo stesso tempo è arte e non è arte. Tutto questo può andare bene per i gusti, dove tutto è relativo, perché dei gusti non disputandum est, ma non per la nostra morale. Rifiuto ogni relativismo etico. Allora, quale ‘regola assoluta’ avrebbe potuto ricordare l’ateo Indro, se l’avesse conosciuta, per non fare quell’acquisto
in Eritrea? Così l’ingegnere, cosa avrebbe dovuto richiamare alla coscienza per resistere alle tentazioni? Forse la Legge? Ahimè, mi accorgo che anche questa è relativa, perché mutevole da luogo a luogo, e nel tempo. Molte azioni, pur riprovevolissime, sfuggono a una condanna di legge unanime, laddove rientrino nel ‘costume’ del luogo. Matrimoni di bambine, schiavitù della donna, discriminazioni di genere o di razza, corruzione ambientale, e quante altre ce ne sarebbero, in quei luoghi del mondo dove sono considerate un fatto normale e lecitamente consentite. Quindi, non la Legge. Per trovare una risposta, bisogna andare più su: al Diritto Naturale. Questo è un insieme di norme universali dettate dalla buona ragione, innate nella natura umana, che fanno parte di ogni popolo. Diciamo che è una genuina insalata di buon costume, pubblica moralità, legge e dogmi religiosi. Il Diritto Naturale ci propone dei valori assolutamente universali ed inviolabili: diritto alla vita, diritto alla libertà, astenersi dalle cose altrui, restituire i beni altrui e i loro frutti, mantenere le promesse, risarcire il danno arrecato per colpa propria, poter essere soggetti a pene tra gli uomini. E’ come un seme di luce, una densissima concentrazione di precetti assoluti, da cui germoglia la strada della rettitudine e di tutto il Diritto degli uomini. Così, se l’ingegnere si fosse attenuto al precetto di astenersi dalle cose altrui in senso lato, al contrario di quanto il PM ipotizza, e se Montanelli avesse capito che comprare una bambina è una violazione – almeno – del suo diritto di libertà, allora, in qualunque posto del mondo, avrebbero rifiutato quelle azioni, volendo rispettare quei diritti altrui. E così io stesso, temendo di dover risarcire il danno da inquinamento ambientale, non butterei le cartacce per strada sotto casa, ma le riporrei educatamente nella pattumiera, o al più – perché ignorante d’arte – in qualche opera di Wesselmann.
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L’ISTRUZIONE È UN’ARMA CHE NON TEME NEANCHE IL CORONAVIRUS: LA RIAPERTURA DELLE UNIVERSITÀ AI TEMPI DEL COVID19
“L’università è un luogo di speranza; il futuro del Paese non può che partire dalle università”. Queste le parole di Gaetano Manfredi, ministro dell’Università e della Ricerca, che nel mese di Luglio, alla Statale di Milano, ha annunciato la riapertura degli atenei italiani durante la conferenza stampa al termine dell’incontro con i rettori lombardi e con il presidente di Regione, Attilio Fontana. “Il semestre del nuovo anno sarà un semestre prevalentemente in presenza”, aveva spiegato il ministro, non negando che in alcuni casi si sarebbe fatto ricorso alla didattica a distanza nonostante per lui risulti essere fondamentale il ritorno in “aula, nelle biblioteche e nei laboratori”. “Il futuro significa riapertura delle attività in presenza delle università, riavere i nostri studenti nelle nostre aule” ha affermato, per poi specificare che “si continuerà con l’offerta didattica a distanza per garantire i diritti allo studio per coloro che non possono essere presenti o per chi non può seguire per problemi geografici” . Impossibile non evincere da questo discorso l’importanza che la cultura riveste per il Ministro; le Università, come le scuole, sono il luogo in cui i cittadini si formano, s’istruiscono, crescono e creano: chiuderle signifi-
cherebbe far morire il futuro, la speranza, il Paese. Per quanto riguarda gli esami, invece, in alcune facoltà è stata affidata ai docenti la scelta di svolgerli nel proprio studio o in modalità telematica. Tante e diverse sono le soluzioni a cui i professori sono pervenuti, dal dividere gli studenti per fasce orarie al fare l’appello in un luogo d’incontro all’aperto: il tutto, ovviamente, per evitare assembramenti. Benché ogni Ateneo abbia una certa autonomia nelle scelte su come meglio gestire la situazione, ci sono comunque delle direttive standard da tenere presente: come aveva descritto Manfredi, sono obbligatori il distanziamento, lo stabilimento di percorsi d’entrata e d’uscita separati, l’utilizzo di mascherine o altri dispositivi di protezione, la regolamentazione degli orari di accesso e l’organizzazione dei flussi per tutti i servizi. Tutto sommato, la situazione sembra essere ripartita ma non mancano problemi relativi al poco spazio disponibile per i tanti studenti esistenti: siamo ancora lontani, sicuramente, da quella che si dice “nuova normalità” ma le istituzioni sembrano disposte alla soluzione dei problemi, nella consapevolezza dell’importanza che l’istruzione riveste nel mondo.
LUIGI CARRATURO
STORIA DI UN TAMPONE
Il coronavirus sta segnando fortemente le nostre vite, i nostri modi di fare e di pensare. Si diceva che quando le temperature si fossero alzate, i contagi e la pericolosità sarebbero diminuiti, ma purtroppo non è stato così. Dall’inizio di Luglio è stato un susseguirsi di brutte notizie, prima 300, poi 500 e infine siamo tornati di nuovo ad avere oltre 1000 positivi al giorno in tutta Italia. La Campania, poi, sembra quasi un epicentro questa volta, con i casi che aumentano ogni giorno di 200 alla volta. Eppure noi eravamo tra le regioni che avevano fatto registrare il maggior numero di volte 0 casi giornalieri. Cosa è cambiato? È cambiato che le persone non hanno compreso che il covid19, lo si può trasmettere e prendere , in qualsiasi caso. Come per esempio nel mio caso, una chiacchierata con un amico che non sapeva fosse stato a contatto con un positivo. Un semplice rivedersi dopo tanto tempo di lontananza, la voglia di
chiacchierare e poi dopo aver scoperto la positività del suo datore di lavoro ecco che entra in gioco la paura, l’ansia di sapere i risultati di un tampone, che può cambiare tanto. Sono stati giorni difficili, un’attesa estenuante, visto anche che l’ho vissuta chiuso in casa per la sicurezza dei miei familiari e delle persone che mi sono intorno. Dalla notizia della positività del superiore del mio amico, sono serviti quattro giorni per scoprire che la persona con cui ero stato in contatto era negativa. È stato un sollievo, una sorta di liberazione, che però mi ha fatto comprendere come il virus possa arrivare
a te in un lampo è scombussolarti la vita. Da quel momento, ho capito anche che la sicurezza che hai nello stare con persone a te care, non è abbastanza, bisogna essere vigili anche con i propri parenti, che inconsapevolmente possono essere stati a contatto con un asintomatico ignaro della sua positività. Siamo un paese che ha gestito bene la pandemia da maggio, ci siamo fatti portavoce dei giusti modi di fare durante questa pandemia, non buttiamo tutto all’aria, non diventiamo come la Spagna, l’Inghilterra o la Francia, che si ritrovano a combattere contro numeri esorbitanti, ogni giorno oltre gli 8/9 mila casi. Diamo uno schiaffo al virus e a tutti quei politici europei che deridono il modello italiano, facciamo capire loro che dovrà essere l’unico che devono seguire. Siate positivi nella vostra negatività, siate fonte di sicurezza in voi e nelle vostre famiglie, siate speranza per un paese che va a rotoli.
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CIRO TROISE
LA SETTIMANA DELLA VERITÀ
Il Napoli domenica scorsa ha travolto il Genoa ma Gattuso nel post-partita ha frenato i facili entusiasmi. Gli equilibri vanno ancora registrati, il Genoa nel primo tempo dava la sensazione di poter far male quando recuperava palla e Lerager, infatti, ha sprecato l’occasione per arrivare al pareggio. Si fa fatica a pensare ad uno schieramento del genere nei big-match ma ciò che conta è che il Napoli sembra aver metabolizzato l’idea di poter essere duttile, di non essere ancorato alle certezze del 4-3-3 ma di avere le risorse per trasformarsi in campo, avendo organizzazione tattica e forza nelle gambe. Il gruppo acquisisce fiducia, si diverte nel proporre gioco, nell’inseguire l’idea di allungare il campo, moltiplicare gli spazi, andare al tiro con maggiore frequenza e nelle condizioni giuste per essere pericolosi. Il contagio diffuso in casa Genoa ha spaventato il Napoli che ha predisposto un tampone in più rispetto al consueto programma. È iniziata con la brutta notizia riguardo al focolaio verificatosi nel Genoa, l’ultimo avversario del Napoli, la settimana della verità. Le prove da affrontare dentro e fuori dal campo possono dire tanto sulle ambizioni del Napoli in questa stagione con un campionato che sta dimostrando la sua crescita e soprattutto il livello di complessità più
LA SFIDA ALLA JUVENTUS E IL MERCATO ANIMANO LA SETTIMANA DELLA VERITÀ, RESA ANCORA PIÙ BOLLENTE DAL FOCOLAIO EMERSO IN CASA GENOA
alto. Il ricorso ai cinque cambi aumenteranno il divario tra le due parti della classifica, ma in alto c’è più equilibrio e concorrenza. La Juventus e l’Inter per motivi diversi devono ancora mettersi pienamente a posto ma hanno rose importanti, l’Atalanta è una certezza, la Lazio dovrà reggere l’esame Champions League ma ha giocatori di grande spessore, il Milan ha intrapreso il sereno giusto e la Roma contro la Juventus ha dimostrato che è troppo presto per fare il funerale sportivo ai giallorossi. Ci sono poi la Fiorentina, il Sassuolo e il Verona che con armi diverse possono distur-
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bare le grandi in varie occasioni. La permanenza di Koulibaly è sempre più probabile, vanno messe a posto le situazioni di Hysaj e Maksimovic, entrambi in scadenza di contratto, per fare in modo che l’armonia sul terreno di gioco non venga disturbata. Per Maksimovic non c’è l’accordo sul rinnovo, il Napoli si è guardato intorno avendo bloccato Sokratis. Hysaj ha la fiducia di Gattuso, l’offerta dello Spartak Mosca è stata rifiutata ma i dialoghi per il rinnovo sono in corso, ci sono buone chances che l’accordo possa essere raggiunto anche dopo il 5 ottobre. Gattuso ha
bisogno di un centrocampista con fisicità che abbia il passo lungo, la capacità di coprire campo, un profilo che possa giocare sia a tre che a due per dare più equilibrio alla squadra quando c’è bisogno. Dopo la sosta si tornerà a giocare ogni tre giorni, inizia l’Europa League, il Napoli ha il dovere di essere attrezzato in una stagione che può regalare soddisfazioni nell’auspicio che quanto prima l’incubo Covid si faccia da parte e si possano riaprire gli stadi. Mille spettatori sono meglio di niente ma il calcio così è ancora un corpo senza anima. Ci sono varie opzioni low-cost: Midtsjo dell’Az Alkmaar, Vecino se l’Inter accetterà il prestito con diritto di riscatto e altre soluzioni. Senza cessioni importanti è comprensibile che il Napoli non possa fare un colpo di grande spessore come per esempio Veretout ma è fondamentale che venga coperta la casella lasciata libera da Allan. Il mercato s’intreccia con il campionato, domenica per il Napoli c’è l’esame Juve con la sfida per Gattuso di miscelare pericolosità, capacità di mettere in ansia la difesa bianconera con l’equilibrio. Bisognerà fare scelte forti in ogni caso, sulla coesistenza tra Mertens e Osimhen per esempio, e sarà interessante come il Napoli riuscirà a gestire le forze e a modificare il suo assetto tattico anche a gara in corso a Torino.
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20 ESPEDITO D’ANTO’
GIANLUCA PICARDI IN FINALE PER IL CAMPIONATO ITALIANO DI BOXE
Venerdì 25 Settembre si è tenuta a Marcianise, nella Great Gym Active, un incontro decisivo per il pugile professionista Gianluca Picardi. Un incontro che vale molto, capace di confermare la sua ottima forma mettendo a segno la nona vittoria consecutiva nella sua carriera da professionista, mantenendo anche un record di imbattibilità difficile da sostenere a questi livelli. La gara si è conclusa con la vittoria di Picardi alle sesta ripresa, una vittoria ottenuta ai punti. Non è stato facile, l’avversario era Nestor Maradiaga, un pugile professionista di 19 anni con origini nicaraguensi. Un avversario temibile, che già abbiamo avuto modo di vedere ed apprezzare, con 16 incontri all’attivo da professionista ed 8 vittorie. Un pugile veloce, tenace ed aggressivo come impone la scuola centroamericana, ma a cui Gianluca è stato capace di tenere testa già dai primi round degni di nota, studiando l’avversario e trovando il giusto tempo di reazione a degli attacchi continui. I colpi migliori sono stati sferrati proprio nelle ultime riprese, dove il nicaraguense intuendo lo svantaggio ha cominciato ad attaccare più ripetutamente ed apertamente, ed è proprio lì che Picardi ha trovato gli spiragli per colpire duramente. Abbiamo raccolto le dichiarazione del Team Picardi composto da: Gianluca Picardi, che ha gareggiato; Il padre Antonio Picardi, ex campione italiano per 5 volte e da sempre allenatore di Gianluca; Il fratello Giuseppe Picardi, anche lui ex campione italiano e dedito all’allenamento di Gianluca e dei ragazzi della loro palestra, la Picardi Boxe. Ecco le dichiarazioni di Gianluca. Qualche dettaglio sul match, di che incontro parliamo? Quanto vale per il titolo di campione italiano e chi era l’avversario? È un match che fa record, per poi il prossimo fare il match per la cintura di Campione d’Italia, una sorta di semifinale in pratica. Lo sfidante era Nestor Amilkar Maradiaga Montiel (Nestor
Maradiaga), veneziano di origini nicaraguensi, pugile feroce come impone la scuola centroamericana, che, nonostante i suoi appena 19 anni, ha già “assaggiato” il ring da pro in più occasioni. Mio padre, Antonio Picardi, è stato da sempre il mio allenatore e continua a seguirmi. Questa preparazione l’ho iniziata due mesi fa, verso la fine di luglio ho iniziato già a prepararmi. Oltre a lui ho avuto al mio fianco anche mio fratello Giuseppe Picardi come allenatore e a bordo ring. Una dichiarazione sulla vittoria? Quanto è stata importante essendo la 9° vittoria consecutiva? Sono pronto per affrontare la finale, è un bel po’ che aspetto questo momento. È stata molto importante questa vittoria per due motivi, perché mi porta in finale e perché non era una avversario facile da affrontare. Già l’avevo visto il 21 febbraio ad Asti quando si è trovato di fronte a Domenico Valentino, che ha combattuto nella stessa sera dopo di me per il titolo IBF International dei pesi leggeri, e mi ero accorto che era un buon pugile. Poi è stata anche molto importante perché è venuta in un momento dove fisicamente non ero proprio al 100% dato l’infortunio al ginocchio che ho avuto. Come procede l’infortunio? Sei ancora in fase di recupero? Diciamo che non ho recuperato al 100% perché è comunque una lesione al legamento crociato, adesso io e il mio staff stiamo valutando un po’ se magari continuare così oppure in-
tervenire chirurgicamente per riparare il legamento, dopo ci vogliono 4-5 mesi per ritornare alla normalità. Non mi ha reso al 100%, dobbiamo valutare i tempi della finale per poi procedere, stiamo aspettando solo la data. Quando sapremo la data della finale? A Novembre ci sarà l’altra semifinale per il titolo, penso per inizio dicembre dovremmo avere la data. Sono pronto per affrontarla, e cercherò in tutti i modi di essere al massimo della forma. Abbiamo parlato anche con Antonio Picardi, padre ed allenatore di Gianluca. Un grande campione nella boxe italiana, ben 5 volte Campione d’Italia e 4 volte sfidante del Titolo Europeo. Come è stata preparata la gara per la vittoria? La preparazione è stata fatta mirata per un pugile veloce di gambe, pericoloso col gancio destro e attaccava e colpiva spesso per cercare di prendere quanti più punti possibili. Gianluca ha dato il massimo di se stesso, ad ogni attacco dell’avversario lui rientrava bene con i colpi, è stato un incontro alla fine a senso unico per mio figlio. Per il futuro speriamo nel titolo italiano, già in veduta per noi. Potrebbe essere l’ennesimo titolo italiano per la famiglia Picardi. Oltre ad essere un grande pugile, Gianluca Picardi è anche suo figlio, come si sente nel vedere portato avanti il nome Picardi nella boxe italiana? Per me è un onore, che sia mio figlio o qualche ragazzo della palestra, è sempre un onore fare questo per i nostri ragazzi. Che sia mio figlio è solo un doppio onore, vedere il nostro nome continuare ad apparire nella boxe italiana è solo un orgoglio per noi. Ma Antonio Picardi non è stato l’unico ad essere al fianco di Gianluca, c’era anche Giuseppe Picardi, il fratello. A lui abbiamo chiesto del loro mondo, la Picardi Boxe. Cosa fanno in più per le persone che si vogliono iscrivere e come è gestito l’allenamento di un pugile nella loro struttura.
DOMENICA 4 OTTOBRE 2020 In cosa consistono i vostri allenamenti? Di solito i ragazzi che vengono ad allenarsi da noi fanno quasi la stessa preparazione del pugile professionista, solo che ovviamente cambia l’intensità della preparazione. Magari Gianluca è un ragazzo che può allenarsi due volte al giorno perché ormai per lui è uno stile di vita, un ragazzo che si vuole iscrivere può invece allenarsi una volta al giorno magari. Un ragazzo che si deve iscrivere ed è alle prime armi in questo sport parte proprio dalle fasi iniziali del pugilato, impari la guardia, a portare il sinistro, il gancio, la coordinazione dei movimenti. Ci sono magari ragazzi che hanno dif-
21 ficoltà, e noi siamo vicini a loro tutto il tempo per aiutarli nella coordinazione dei movimenti e nella tecnica. I primi 20 minuti è fondata appunto sulla ginnastica correttiva, per poi passare alla posizione iniziale del pugilato e gli allenamenti tipici, pesi, sacco, corda. Abbiamo molti ragazzi validi in palestra, anche dai 13 ai 16 anni, che hanno fatto campionati italiani e regionali, con degli incontri stupendi. Anche loro vedranno sicuramente la loro fortuna. Come è stata invece la preparazione di Gianluca all’incontro? Gianluca ha fatto una preparazione all’incontro in base al tipo di avversario
che doveva affrontare, abbiamo studiato analizzando dai video i suoi movimenti e dove poter mirare per far male all’avversario. Creando una strategia per un avversario così giovane, ma così veloce e a 19 anni ha già un suo bel curriculum da professionista. Abbiamo mirato molto sul lavorare sui punti deboli dell’avversario, e come reagire ai suoi punti di forza, ovvero la velocità e la pressione. Un’ultima dichiarazione su questa vittoria di Gianluca, che lo proietta verso la finale del campionato italiano? Stiamo lavorando solo per questo, per arrivare al titolo italiano più forti di prima.
Cultura e poesia sono state, finalmente, grandi protagoniste di un importante evento che, da vent’anni ormai, coinvolge tanti poeti, a livello internazionale, e le eccellenze in svariati ambiti del nostro territorio : si è premiato, dunque, il sapere, chi lo diffonde e chi difende l’incolmabile desiderio di conoscenza come fonte necessaria per il progresso di una civiltà. Si è, quindi, felicemente concluso sabato 26 settembre nella Sala Chollet del Villaggio dei Ragazzi “Don Salvatore D’Angelo” a Maddaloni (CE) – nota fondazione che presta opera socio-assistenziale, educativa e formativa - il The Grand Award to Excellence giunto alla sua XXI edizione. Si tratta del Premio Internazionale di poesie inedite “Tra le parole e l’infinito” ed il riconoscimento alla carriera “Labore Civitas”, conferito ad alcune personalità che si sono distinte nei propri ruoli di medici, giudici, imprenditori, letterati, artisti. Ideatore del prestigioso premio, nonché Presidente e Curatore, è il Cav. Nicola Paone, il quale, con il garbo, l’eleganza e la tenacia che lo contraddistinguono, è riuscito, ancora una volta, a dare vita, tra le non poche difficoltà dei protocolli e delle preoccupazioni per il Covid-19, ad una autorevole serata in cui molti sono stati i protagonisti : l’Unione Nazionale dell’Arma dei Carabinieri (U.N.A.C.) che ha organizzato l’evento; l’Avv. Alessandra Clemente, Assessore alle Politiche Giovanili del Comune di Napoli, che, non a caso, è stata scelta come madrina dell’evento per il riassetto innanzitutto culturale che sta portando avanti nella città di Napoli ; l’Orchestra D’Avalos che ha allietato i presenti in
sala con piacevoli intermezzi musicali; tutti i poeti che, dall’Italia e dall’estero, hanno partecipato con quello spirito di sensibilità ed emozioni che solo la poesia è capace di trasmettere. L’esito più che positivo dell’evento è tutto nel compiacimento non solo degli ospiti presenti, ma anche nell’animo del Cav. Paone il quale, profondamente emozionato, si dice molto soddisfatto del risultato ottenuto grazie allo studio che, per lungo tempo, ha dedicato alla buona riuscita della manifestazione, curandone i minimi dettagli. Tra i tanti premiati della serata, non possiamo non menzionare,con particolare orgoglio di tutta la redazione del nostro settimanale, il premio alla carriera letteraria conferito alla Prof.ssa Vittoria Caso, costante punto di riferimento nei movimenti culturali della nostra città e alla quale va riconosciuto il suo intenso lavoro come docente, filologa, giornalista e come letterata, sempre a sostegno e a difesa della cultura come baluardo di libertà e, soprattutto, di legalità nella nostra martoriata periferia, e non solo. Sul palco, visibilmente commossa, ha dedicato il premio alla memoria dei sui genitori e alla sua famiglia : “Lo considero un premio all’impegno profuso nella promozione e produzione di cultura per il riscatto del sociale, per la legalità, per i giovani. Un impegno ultratrentennale, ad ampio raggio che coinvolge anche Casoria dal 1991 e che tuttora prosegue. Lo dedico alla memoria dei miei genitori, ai miei figli, a mio marito perché è a loro che ho sottratto tempo e cura per dedicarmi alla scuola, allo studio, alla formazione dei docenti, alla ricerca, al territorio”.
RITA GIAQUINTO
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22 SALVATORE IAVARONE*
UN BANDO REGIONALE PER LA VALORIZZAZIONE DEI BENI CONFISCATI
In linea con la legge Regionale del 16 aprile 2012, n. 7 è stato pubblicato l’Avviso pubblico a favore dei Comuni per il finanziamento di progetti di riutilizzo di beni confiscati – annualità 2020. La legge regionale n. 7/2012 “Nuovi interventi per la valorizzazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata”, e successive modifiche ed integrazioni, ha definito la disciplina per la promozione e il sostegno al riutilizzo dei beni confiscati della Regione Campania. Il Programma annuale è lo strumento di lavoro per la sistematizzazione degli interventi in tema di beni confiscati che l’Amministrazione regionale intende avviare nel corso dell’anno raggruppandoli in tre tipologie: azioni dirette di finanziamento, azioni di sistema e azioni di supporto. Per le azioni dirette di finanziamento, sulla scorta dei criteri di accesso e di riparto stabiliti dal Piano strategico, il Programma annuale definisce le modalità operative per l’accesso al “Fondo unico per i beni confiscati” istituito dalla stessa legge regionale. Le risorse finanziarie disponibili per il presente Avviso Pubblico ammontano complessivamente ad € 420.000,00 per il 2020 ed € 1.500.000,00 per il 2021. Possono presentare proposte progettuali i Comuni della Regione Campania, al cui patrimonio indisponibile sono stati trasferiti i beni immobili confiscati alla criminalità organizzata. Sono ammessi interventi di valorizzazione, recupero, e comunque tutti gli interventi di ristrutturazione finalizzati: • alla realizzazione di sedi istituzionali; • alla realizzazione di infrastrutture, per servizi sociali di comunità, centri di accoglienza, centri ludici, centri formativi-educativi, strutture per senza fissa dimora, assistenza sanitaria, assistenza socio-sanitaria, ecc.
CASORIA FACCIA LA SUA PARTE, ECCO UNA NOSTRA PROPOSTA CONCRETA PER CASORIA UN PARCO PUBBLICO AL QUARTIERE STELLA SUL BENE CONFISCATO ALLA CAMORRA • alla riqualificazione di spazi degradati e dismessi per sostenere e migliorare la qualità di vita quali ad esempio spazi verdi attrezzati per il tempo libero e per lo sport, orti urbani, parchi urbani, ecc. • alla realizzazione di spazi destinati ad accogliere attività produttive, reti di
ospitalità (turismo sociale), agricoltura sociale, tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, valorizzazione del patrimonio culturale, paesaggistico e ambiente, ecc. • alla realizzazione di spazi di co-working per iniziative innovative promosse dai giovani (hub, innovatori sociali, ecc.), nonché spazi per l’inclusione lavorativa di giovani, disoccupati e soggetti svantaggiati attraverso percorsi educativo/formativi e di tirocinio. Sono escluse le proposte progettuali: • per le quali non è stata approvata la progettazione esecutiva Il contributo massimo per ciascuna proposta progettuale di ristrutturazione è di € 100.000,00 e le proposte da parte dei comuni devono pervenire entro e non oltre le ore 23:59 del 30 ottobre 2020. La nostra proposta come “Casoria VIVA” inviata in settimana la Sindaco per chiedere che vengano predisposti tutti gli atti per la partecipazione al bando è quella sul tema: “riqualificazione di spazi degradati e dismessi per sostenere e migliorare la qualità di vita quali ad esempio spazi verdi attrezzati per il tempo libero e per lo sport, orti urbani, parchi urbani”. Abbiamo chiesto di recuperare il bene confiscato in località Quartiere Stella, un terreno nel centro abitato, che potrebbe essere un piccolo polmone verde per il quartiere, e che potrebbe essere dato in gestione ad associazioni locali dopo la realizzazione del parco, al fine di favorire iniziative ludiche e manifestazioni. Seguiremo la proposta, sperando che gli uffici si adoperino con gli assessori di riferimento per l’invio della proposta in regione. Consigliere comunale e presidente della Commissione “Territorio, Urbanistica, Lavori Pubblici, Ambiente, Viabilità e Vivibilità”
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GENNARO CASTALDO
…intrapresi il viaggio ripercorrendo la via dei ricordi…
Viene spontaneo chiedersi perché si scrive? “Scrivere è difendere la solitudine in cui ci si trova; è un’azione che scaturisce soltanto da un isolamento effettivo, ma comunicabile, nel quale, proprio per la lontananza da tutte le cose concrete, si rende possibile una scoperta di rapporti tra esse”... “Scrivere diventa il contrario di parlare: si parla per soddisfare una necessità momentanea immediata e parlando ci rendiamo prigionieri di ciò che abbiamo pronunciato; nello scrivere, invece, si trova liberazione e durevolezza si trova liberazione soltanto quando approdiamo a qualcosa di durevole. Salvare le parole dalla loro esistenza momentanea, transitoria, e condurle nella nostra conciliazione verso ciò che è durevole, è il compito di chi scrive”. Tempo fa ho avuto il piacere di conoscere il Prof. Luigi Antonio Gambuti, eccellente uomo di Cultura. Da questo incontro è nata un’amicizia sincera e molto proficua sul piano culturale. Del Gambuti ho letto alcuni suoi lavori che considero eccellenti sul piano etnicoantropologico. L’Autore possiede una scrittura chiara e leggera ma ricca di particolari che soddisfano il lettore. “Itinerari” il suo ultimo lavoro è un interessantissimo viaggio a ritroso nel tempo ripercorso sulla via dei ricordi. Il testo edito dalla BookSprintEdizioni è un saggio corposo carico di “erlebnis” (esperienze vissute) non solo personali ma descrive anche uno spaccato della società che va dal 2005 al 2018. Articoli giornalistici che ne descrivono gli usi e i costumi rivelando particolari inediti. Il Gambuti trasmette al lettore le sue “stimmung” senza tralasciare nessun particolare con una scrittura coinvolgente e semplice. Con maestria e sen-
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so etico-morale tratta di politica, scuola, ecologia e altri svariati argomenti ancorato alla sua formazione culturale e politica. Nell’intero “percorso” letterario si sofferma costantemente sui tre valori fondamentali per una società “umana” e “civile”: equità, libertà e solidarietà. Il testo non si presenta come una fredda sequenza di articoli giornalistici, letto con interesse dà l’impressione di gustare una lirica in prosa. Infatti, emana un carico di emozioni che toccano l’anima. Questi articoli sono tutti interessantissimi, ma vi sono alcuni che colpiscono singolarmente l’interesse del lettore. Quelli che maggiormente hanno lasciato un segno tangibile al mio interesse personale sono gli articoli che trattano dei problemi scolastici, ciò non mi ha sorpreso, poiché il Gambuti oltre ad un esimio scrittore è stato anche un eccellente Dirigente Scolastico. Del resto, anche Rosa Russo Jervolino, più volte ministro della Repubblica e già Sindaco della Città di Napoli, ha scrit-
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to. Nella prima prefazione al testo, che il libro resterà sempre uno strumento essenziale di crescita culturale e civile: Gli chiedo (al Gambuti, n.d.r.) anche di non mutare il suo stile educatamente ma fortemente critico, perché di esso ha bisogno anche il cosiddetto “teatrino della politica”. L’Autore conclude con un articolo significativo e denso di valore etico e morale, quasi un monito per le generazioni future. Nelle parole dell’Autore si nota una leggera malinconia su quello che si perde percorrendo il nostro viaggio esistenziale. La solitudine che colpisce l’Essere non deve divenire una sequenza di fantasmi che costellano i giorni ma essere lo sprono a un ri-pensare in modo diverso, un rafforzare un pensiero debole in modo da far rinascere una società florida di equità, libertà e solidarietà. Interessante anche l’appendice ricca di “frammenti” che, messi insieme come un puzzle, servono a descrivere la storia di un viaggio esistenziale che muove da lontano. Il testo del Gambuti ricco di temi sociali dovrebbe essere proposto alle nuove generazioni maggiormente agli studenti delle classi superiori diventando mezzo per veicolare la memoria e trasmettere i valori etici e morali che sono serviti per la formazione di una società civile. Chiudo con una citazione dell’Autore che trovo interessante sul piano umano e culturale. “La vita è solo la realizzazione del sogno della giovinezza. C’è chi la vive sempre a occhi disperatamente aperti, contaminato dall’istinto di morte. Io la vivo talvolta a occhi socchiusi, assaporando l’aroma sottile di un momento d’assenza ove tutto si sfuma racchiudendo i miei giorni nelle tue mani, per lasciarteli, così, teneramente consumare”.
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24 COMUNICATO STAMPA
PREMIO DI GIORNALISMO “FRANCESCO LANDOLFO” 2020 NONA EDIZIONE
NAPOLI. Scade il prossimo 9 novembre il bando di partecipazione alla nona edizione del premio di giornalismo “Francesco Landolfo”. Indetto da Ordine dei giornalisti della Campania, Sindacato Unitario Giornalisti della Campania, quotidiano “Roma” e Arga Campania, il premio vuole valorizzare le intuizioni e l’impegno di Francesco Landolfo – fondatore dell’Arga Campania, vicedirettore del “Roma” e segretario dell’Ordine dei giornalisti della Campania – nella formazione dei giovani colleghi e premia i migliori servizi giornalistici sui temi di ambiente, agricoltura, territorio e ricerca scientifica in Campania. I vincitori delle tre sezioni (carta stampata, radio-televisione, web) riceveranno un assegno di mille euro e una targa. Dal 2018 viene assegnato anche un riconoscimento intitolato alla memoria di Gianpaolo Necco. Tutte le informazioni sul sito www. premiofrancescolandolfo.com BANDO ART. 1 L’Ordine dei Giornalisti della Campania, il Sindacato Unitario Giornalisti della Campania (Sugc), il quotidiano Roma e l’Arga Campania indicono la nona edizione del Premio di giornalismo “Francesco Landolfo”. Il premio ricorda e valorizza le intuizioni e l’impegno di Francesco Landolfo, fondatore e presidente dell’Arga Campania, vicedirettore del Roma e segretario dell’Ordine dei giornalisti della Campania, nella formazione dei giovani colleghi e premia il miglior lavoro giornalistico su ambiente e natura, agricoltura, territorio e ricerca scientifica in Campania. ART. 2 Il premio è rivolto ai giornalisti professionisti, praticanti e pubblicisti iscritti all’Ordine dei Giornalisti. ART. 3 Il premio è diviso in tre sezioni: carta stampata, radiotelevisione, web. Il vincitore di ogni sezione sarà premiato con una targa e un assegno di euro 1.000,00 (mille). ART. 4 Ogni candidato potrà partecipare con un solo lavoro pubblicato nel periodo 2019-2020. La partecipazione è gratuita; articoli, foto e cd non saranno restituiti. ART. 5 I lavori, corredati da abstract, breve curriculum vitae,
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dati anagrafici e recapiti del/della concorrente, dovranno essere inviati entro e non oltre il 9 novembre 2020 a mezzo raccomandata con R.R. o portati a mano alla segreteria del premio “Francesco Landolfo”, presso la sede del SUGC, Vico Santa Maria a Cappella Vecchia 8/B (primo piano int.3), 80121 Napoli. ART. 6 La Giuria del premio è composta da: Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania; Claudio Silvestri, segretario del Sindacato Unitario Giornalisti della Campania; Antonio Sasso, direttore editoriale del “Roma”; Pasquale Clemente, direttore responsabile del “Roma”; Geppina Landolfo, presidente Arga Campania; Antonella Monaco, delegata Arga Campania; Gennaro Famiglietti, presidente dell’Istituto di cultura meridionale. Il giudizio della giuria è insindacabile; la partecipazione al Premio implica l’accettazione di tutte le clausole del presente bando. ART. 7 I risultati del concorso saranno pubblicati e scaricabili dai siti dell’Ordine dei Giornalisti, del Sugc, del quotidiano Roma e dell’Arga Campania. La data e il luogo di premiazione sarà comunicata direttamente agli interessati via email. I premi saranno consegnati esclusivamente ai vincitori presenti alla cerimonia di premiazione. L’invito ufficiale alla Cerimonia di Premiazione non dà diritto al rimborso delle spese di viaggio e di soggiorno.
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26 Augurissimi
Congratulazioni alla nostra dottoressa Oriana Manco che il 24 settembre ha raggiunto e superato il suo obiettivo: 110 e lode per la laurea in Scienze Motorie presso l’Università degli studi di Napoli Parthenope, discutendo la tesi “La valutazione della composizione corporea” davanti alla commissione d’esame coordinata dalla prof. Pasqualina Buono. Orgogliosissimi di te e che la vita ti sorrida sempre. Da tutti noi che ti vogliamo bene. Augurissimi
PER LA TUA PUBBLICITA’ INFO@CECSTAMPE.IT 3384356954 - 3404820171 Salvo accordi scritti, la collaborazione con questo settimanale è da considerarsi del tutto gratuita e non retribuita. In nessun caso si garantisce la restituzione dei materiali inviati. Del contenuto degli articoli e degli annunci pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. E’ vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari.
3 ottobre 2020 ad Antonella Buonaurio Non basta un rigo per dirti Auguri per il tuo compleanno, occorre un cuore colmo d’amore come il mio per te. Auguri Vita Mia.
Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. Reg. 5116 del 28/02/2000
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