Domenico 11 Ottobre

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DOMENICA 11 OTTOBRE 2020

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Settimanale di Informazione

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ANNO XIX - N° 28 - DOMENICA 11 OTTOBRE 2020

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L’editoriale DI NANDO TROISE

IL COVID, GLI SCIENZIATI, LA REGIONE ED IL NAPOLI

FASE 6= E’ ritornato il campionato di serie A, il 20 di settembre alle 12.30 a Parma, poi il Genoa, poi, per il Napoli DELL’EROE DEL DUBBIO SI FERMA DI NUOVO. La squadra non parte per Torino e non si presenta allo Stadio. la Juventus aspetta invano. Gli approfondimenti settimanali, purtroppo, fanno sì che chi scrive non sa, al momento, cosa succederà durante la settimana tra CTS, Ministero della Sanità, Regione Campania, FIGC, Lega Serie A e naturalmente tra il Napoli e la Juventus. Intanto, da queste parti, si parla, come è giusto di Regione. Apprendiamo con sgomento che Vincenzo De Luca presidente, si troverà coinvolto nei tortuosi scontri con le Regioni del Nord. A comunicarcelo dolorosamente, non è il Mattino, che dovrebbe farci capire una buona volta per sempre che è un giornale di Napoli ma il Corriere della Sera. Il quotidiano di Milano ci informa pure che pochi producono a Napoli e mol-

tissimi trafficano. I nostri conti in disavanzo. Per pareggiarli occorre l’apporto esterno. L’esterno – avverte chi scrive – è l’Italia. Quindi noi pure, o napoletani, o campani, o meridionali. Viene anche scoperto che fatichiamo due volte: per inventarci un lavoro e lavorare. Vero: un esercito di free lance e/o di partita Iva, precari, casse integrazioni a migliaia, tantissimi i giovani andati via, chi in Francia e chi in Germania, qualcuno anche e addirittura in Australia. Quale è il maggiore problema dei nostri problemi? Lo confidavo alcuni giorni fa ad alcuni dei candidati al Consiglio Regionale della Campania: Antonio Marciano e Antonella Ciaramella del Pd, Angela Russo e Severino Nappi della Lega, Marianna Riccardi e Pasquale Chiacchio di Italia Viva, Eduardo Piccirilli del più Campania in Europa ed a Tommaso Casillo di Campania Libera, sperando di suggerire loro un concet-

to fondamentale per il futuro dei nostri giovani: “creare le condizioni e le occasioni per valorizzare nella Campania e per la Campania la materia grigia che per una ragione storica e sociologica è più cospicua di quanto non lo sia in altre regioni, non soltanto del Mezzogiorno”. Materia grigia significa ragionare, criticare, obiettare, discutere. Personalmente mi sono reso perfettamente conto che non basta impadronirsi di una scrivania per stare a posto con la coscienza. Tutt’altro. Il successo degli organi di opinione pubblica napoletana (in special modo le webtv, i portali di informazione e naturalmente i settimanali in edizione digitale) prende l’avvio giusto da questo rilievo. La maggior parte di essi si sono accorti che la Nazione e la Città cambiava e cambia volto e costume e hanno fatto quadrato appunto ed il mio invito ed il mio incoraggiamento va proprio a loro. continua a pag. 4


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4 SEGUE da pag. 3

Marco, Mirko, Ciro, Titti, Rosa, Floriana, Domenico, Angela, Marica e Nicoletta accolgano il mio invito e sostegno. L’unica speranza – ci viene detto profeticamente – è che una opinione pubblica resa più vigile dalla appartenenza a questa Regione e il ceto più vasto degli intellettuali e dei tecnici abbiano la forza di denunziare il vecchio costume. Napoli deve diventare la guida della Regione Campania e ciò può succedere solo se lo sceriffo con il lanciafiamme ed il pubblico ministero sostenitore di tutte le accuse la smettano di farsi la guerra e ricordo loro un vecchio ed infallibile detto napoletano: “quando gli asini litigano i barili si scassano!!!” Potrà diventare la guida della Regione solo se la sua classe dirigente acquisterà coscienza del compito che deve svolgere. Ha ragione la Senatrice Silvana Giannuzzi: “Nando, speriamo vincano i migliori”. Non so se ciò sia successo. Non lo so se le elezioni al Consiglio Regionale della Campania le abbiano vinto i migliori. Inserito in questo contesto occorrerebbe una iniziativa. Tutti i presidenti delle Regioni Meridionali in sinergia e sintonia con tutti i Sindaci delle Città Meridionali (intendo da Frosinone a Licata) dovrebbero ogni giorno ricordare alle regioni del Nord le parole di Francesco: “Solidarietà!!! Non può il fatturato venire prima della salute. Chiedere la collaborazione nell’accoglienza dei fratelli di colore”. La sua ultima Enciclica “FRATELLI TUTTI” è di un valore enorme e sotto tutti i punti di vista cioè religioso, etico, politico, sociologico, economico. Josè Bergoglio è una straordinaria guida religiosa, un grande Capo di Stato, un eccellente comunicatore. Il Sud, grazie alla provincia, deve agitare dai suoi scogli, una vecchia e buona

bandiera. La “costruzione” di un discorso veramente meridionale. Il calcio, in tutto questo, ha una funzione determinante. Lo sanno tutti: da De Luca a De Magistris ed anche la nuova Giunta Regionale: Fulvio Bonavitacola alla Ecologia, Ettore Cinque alle Finanze, Antonio Marchiello al Lavoro, Lucia Fortini assessore alla Pubblica Istruzione, alla Cultura, alla Sicurezza ed Assistenza Sociale, Valeria Fascione alla Ricerca, Bruno Discepolo all’Assetto del Territorio, Nicola Caputo alla Agricoltura, Armida Filippelli alla Formazione professionale, Mario Morcone ai Servizi di Polizia sui territori, Felice Casucci al Turismo. Lo SANNO i nostri scienziati, quelli votati alla lotta alla Sars Covid 19, a combattere questo virus infettivo causa di polmoniti bilaterali interstiziali, Ascierto, Perrella, Montesarchio, Gentile, Bassetti, Remuzzi, Zangrillo, Ricciardi, Brusaferro, Locatelli, Ranieri Guerra devono trovare una sinergia e sintonia NAZIONALE, coinvolgendo gli scienziati napoletani in America, in particolar modo l’afragolese Antonio Giordano e Camillo Ricordi. Solo così questo brutto male che ha ammazzato 36mila persone in Italia potrà essere definitivamente sconfitto. Il calcio nostro, oggi ancora artigiano, e l’urgenza di trasferirlo un gradino più su. Il Napoli, naturalmente, e la sua politica al centro di molte denunzie e critiche. Uno dei migliori allenatori e non solo in Italia mi scrive: “molto grave la posizione del Napoli e la scelta di non giocare”. De Laurentiis nelle conferenze stampa nel Parco del Sangro ha espresso tutto il suo amletico modo di essere, carattere risoluto e pieno di contrasti, dubbioso, tentennante e anche ambiguo, misterioso. UN EROE DEL DUBBIO. Bisogna suonare l’allarme anche per il Napoli: o si rinnova nel quadro appunto dei grandi mutamenti sociali e culturali

che stanno avvenendo (sia pure tra tante indecisioni e sofferenze) o la Regione Campania si indirizzerà verso altre soluzioni e smetterà di guardare al Napoli come alla società pilota. La Regione Campania ha la possibilità di mostrare carattere e continuità. Il Napoli, inteso nella sua organizzazione sociale economica, deve sentire il bisogno di prendere atto di queste iniziative che gli converrà patrocinare, coinvolgendo il napoletano Vigorito ed il suo Benevento anche esso in serie A. TUTTO ciò che riguarda la parte tecnica del discorso calcistico l’affronteremo quando le porte di Castelvolturno si apriranno insieme a quelle dello Stadio San Paolo. Un augurio particolare al calabrese Gennaro Gattuso ed al suo vice, il napoletano Luigi Riccio.

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CIRO TROISE “Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare”, il calcio italiano dovrebbe ispirarsi a queste meravigliose parole in versi di Martha Medeiros. Il calcio italiano ha intrapreso il triste sentiero della morte a piccole dosi, minando due aspetti basilari per lo sport e di conseguenza anche per l’industria che esso rappresenta: la credibilità e la passione dei tifosi costantemente mortificata. Il calcio è la terza industria del Paese, genera 700 milioni di euro d’introiti per l’erario, va salvaguardato dalla demagogia di coloro che inorridiscono all’idea che in un momento d’emergenza ci possano essere delle norme speciali che consentano al pallone di rotolare. Ribadire che il calcio non è una priorità (affermazione banale e ovvia) significa affermare parole vuote, tuffarsi nel populismo anche perché il focus serio su scuola e sanità non conviene affatto alle istituzioni. Al calcio italiano, per presentarsi dagli interlocutori come un’industria, serve, però, anche compattezza, la risorsa che ha permesso al calcio d’andare avanti dopo il lockdown completando la stagione. Il contesto era diverso, i numeri del contagio molto più bassi, in Italia e ancora di più negli altri paesi europei è tornato uno scenario a cui guardare con il giusto livello di preoccupazione. Il cambiamento va governato, durante una pandemia bisogna saper leggere in anticipo le situazioni, basta ricordare il disastro della scorsa primavera quando il Covid-19 ha colpito a

Lentamente muore così il calcio italiano, salvatelo!

Si è già smarrita la compattezza “industriale” che ha permesso al sistema di completare la scorsa stagione dopo il lockdown

sorpresa generando una tragedia soprattutto in Lombardia. Il calcio invece ha coperto come la polvere sotto il tappeto i diversi punti di vista che già covavano, è andato avanti come una locomotiva e anche dopo il caso Genoa ha approvato un regolamento in fretta e furia in Consiglio di Lega, un organismo in cui neanche tutti i club sono rappresentati. Questo percorso porta a Juventus-Napoli, il punto più basso dell’immagine della storia del calcio italiano dopo Calciopoli. In questa storia non ci saranno né vincitori né vinti ma partiamo da un presupposto: il Napoli a Torino non poteva andare, rischiava sanzioni penali, la causa di forza maggiore è evidente. L’attacco, infatti, si è spostato sul rispetto del protocollo con un’indagine federale in corso. Il punto è

un altro: ma che immagine ha dato la Juventus, un top club leader nel contesto dell’Eca, comunicando sui social i convocati, la formazione e comportandosi come se non fosse successo nulla? La Juventus dovrebbe spingere per giocare le partite, non per vincerle a tavolino. Se il punto di riferimento del club bianconero consiste negli “invasati” dello slogan vincere è l’unica cosa che conta, va bene così, neanche il caso Suarez può disturbare il governatore. Andrea Agnelli ha più volte ribadito di avere una visione internazionale, di far uscire il calcio italiano dal provincialismo in cui è immerso ma se la Juventus guarda al mondo, nel weekend ha portato a casa un’altra brutta figura. L’hanno fatto anche la Figc, la Lega e lo stesso Governo che non ha avuto l’autorevolezza politica di spingere le parti

alla soluzione condivisa del rinvio prendendo atto che la strada del protocollo intrapresa a giugno va assolutamente rivista. Non vince neanche De Laurentiis che sin dal ritiro di Castel di Sangro si è posto in una posizione di scontro con la locomotiva del calcio italiano. Questo mondo ha bisogno di convivere con il virus come tutte le altre attività e di non schiantarsi nel vortice della pandemia perché tutti guardano prima agli interessi di bottega e poi alla visione d’insieme. Così si muore lentamente, basta stare nel paese reale per capire che la passione del calcio si sta trasformando, appassisce come le piante non innaffiate anche perché la pandemia ha fatto esplodere le contraddizioni di un mondo che nell’ultimo ventennio ha accumulato debiti, attraversato scandali e si è proposto in modo sempre più distante dai tifosi. Tutti hanno capito che lo stadio virtuale è un fallimento, bastano 1000 tifosi sugli spalti a rendere lo spettacolo meno triste rispetto al silenzio. La tv anche ha bisogno dello stadio reale, delle emozioni che genera, della passione che lo rende vivo, intenso. Non è ancora il momento purtroppo di affollare di nuovo gli stadi ma bisogna preparare la rinascita di questo mondo con la compattezza. Prima degli interessi di bottega, c’è la sopravvivenza della locomotiva e in tutta Europa solo in Italia si è già inceppata. Vuol dire che qualcosa non va e bisogna intervenire prima che sia troppo tardi, sempre nell’ovvia e prioritaria consapevolezza che la tutela della salute viene prima di tutto.


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ANTONIO BOTTA

PROGETTO A FAVORE DELLE FASCE DEBOLI DI CASORIA, CASAVATORE, ARZANO Attivo, dal 2 Ottobre scorso, il servizio di Pronto Intervento Sociale nel territorio dell’Ambito 18

Nella sala consiliare del Comune di Casoria si è svolta, il 2 Ottobre scorso, la conferenza stampa nella quale è stata comunicata l’attivazione del servizio del Pronto Intervento Sociale nel territorio dell’Ambito 18, comprendente Casoria, quale Comune capofila, Casavatore e Arzano. Già prima dell’illustrazione del progetto, il giornalista Nando Troise, direttore della testata Casoriadue e del portale www.casoriadue.it, ha intervistato, per l’emittente web “Nano Tv”, coloro che sono coinvolti in prima linea nell’attuazione di tale iniziativa, indubbiamente di alta valenza sociale. Sia il dott. Fiumarelli, Presidente Fiumadea – Impresa sociale, che la dott.ssa Raffaella Di Micco, quale referente PIS Ambito 18, hanno spiegato che il Pronto Intervento Sociale intende dare risposte ai bisogni immediati di persone appartenenti alle fasce deboli e più fragili del territorio


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di riferimento (minori, anziani, disabili, affetti da dipendenze, poveri, senza fissa dimora…) che vivono situazioni di emergenza. Il servizio è attivo negli orari in cui non sono operativi i servizi sociali del territorio, quindi nei periodi notturni e nei giorni di sabato e di domenica H24, cioè 24 ore su 24. Esso è svolto dai Carabinieri e dalla Polizia Municipale, validamente coadiuvati dalla Protezione Civile e da operatori sociali. A tal riguardo, sia dalla dott. Di Micco che dalle altre figure di riferimento intervistate è stato evidenziato che è stata predisposta una sala operativa e che il primo intervento di assistenza delle Forze dell’ordine, in grado di dare risposta a bisogni immediati accertati e il cui soddisfacimento non è rinviabile, è anche aperto ad una successiva progettualità e presa in carico da parte dei servizi territoriali competenti. A seguire, la dott.ssa Ornella Esposito, Assessore alle Politiche sociali del Comune di Casoria, su precisa domanda di Troise ha posto in rilievo che il progetto è “finanziato con fondi ministeriali”, appositamente stanziati per contrastare la povertà e

7 condizioni di forte disagio sociale. “Le risorse finanziarie” ha aggiunto “sono certamente inscritte nel bilancio comunale, ma nulla hanno a che fare con il dissesto finanziario deliberato dall’Ente locale”. Ha concluso il suo intervento evidenziando che il PIS (Pronto Intervento Sociale) “é un intervento intra ed extraistituzionale” , coinvolgendo, pertanto, più attori sociali del territorio dell’Ambito 18, in primis le Forze dell’ordine. Anche la dott.ssa Gaetana Triola, Assistente sociale del Comune di Casoria, ha rimarcato che il Progetto, attivato proprio dal 2 Ottobre, “vanta una forte rete istituzionale” e, quindi, si realizza grazie a una cooperazione sinergica tra le Amministrazioni dei tre Comuni dell’Ambito, mirata all’ obiettivo di sostenere, soccorrere, prendersi cura delle “categorie più fragili e vulnerabili del territorio”. Ha espresso, poi, un sentito grazie al sindaco di Casoria, avv. Raffele Bene, che “spalleggia” tutte le iniziative di prossimità e di vicinanza dell’Amministrazione ai cittadini che vivono situazioni di disagio sociale per aiutarli.

L’intervista di Nando Troise si è conclusa proprio con l’intervento del Primo Cittadino, il quale ha ringraziato i referenti istituzionali coinvolti nel PIS, aggiungendo che l’iniziativa “non è altro che un tassello di ciò che l’Assessorato alle Politiche sociali sta facendo da un anno a questa parte, con l’obiettivo di intervenire a favore delle fasce deboli della Cittadinanza”. Anche l’attuazione del PIS, dunque, per il Sindaco è un altro segnale della “sensibilità che l’intera Amministrazione - in particolar modo l’Assessore alle Politiche sociali e il suo staff - mostra verso i temi della prossimità istituzionale verso le persone fragili e il servizio appena attivato sicuramente dà grande lustro alla Città”. E’ opportuno porre l’accento sul fatto che, come ha detto la dott.ssa Triola, il progetto del PIS, poc’anzi illustrato, rientra, sul piano normativo, nell’ambito della legge quadro 328 del 2000 per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali per l’assistenza; nel caso specifico del PIS si danno risposte a casi di emergenza sociale e non sanitaria.

Crescere insieme, perfezionandosi Sicurezza edilizia Ambiente

Vincenzo D’Anna

Dottore in scienze dell’Ingegneria Collegio dei geometri e dei geometri laureati della Provincia di Napoli

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8 VITTORIA CASO

La Copertina riparte a suon di musica: LUCARIELLO “Chi sei, la tua storia di cantante rap e il tuo lavoro presso il carcere di Airola, raccontali ai webspettatori, affinchè tutti indistintamente possano conoscerti”: gli chiede il direttore Troise. “Ho 43 anni - Lucariello esordisce - già a 17 anni ho iniziato a fare musica e il primo album. Quando ho iniziato, il rap era considerato rumore e non musica. La mia prima esperienza è stata con gli Almamegretta che mi hanno fatto conoscere Salvatore Palomba, poeta, autore di Carmela e altri pezzi straordinari.” Lucariello, nome d’arte di Luca Caiazzo, ricorda con gratitudine che Salvatore lo incoraggia ad imparare a scrivere il napoletano, la cui ortografia diversa dalla pronuncia è complessa ma interessante. Riconosce di aver operato una scelta fortunata, quando, pur essendo iscritto alla Facoltà di Lettere, preferisce partire con gli Almamegretta in una tournée, da cui scaturiscono dischi, successo e tante esperienze formative, confluite poi in progetti da solista. Ricorda ancora che un altro momento importante, addirittura topico, della sua vita artistica è stata un approccio con Roberto Saviano, da cui è nata Cappotto di legno, canzone dalla genesi particolare. In pratica, lo scrittore napoletano, autore del best-seller Gomorra lancia un appello:

LA COPERTINA, rubrica di Nando Troise, continua anche quest’anno. Negli studi di NanoTV, è ospite Lucariello, noto artista rapper. «qualcuno scriva una canzone per raccontare come sono costretto a vivere». Anzi, contatta Lucariello e gli chiede di accogliere il suo appello. Lucariello raccoglie la sfida: “Il testo descrive l’ipotetica uccisione di Saviano e vuole essere una denuncia delle sue condizioni di vita mutate dopo la pubblicazione del romanzo, rivelatore dei segreti più scomodi dei boss della camorra, tanto da riuscire ad attirarsi minacce di morte che lo costringono a vivere protetto da una scorta. La canzone è presentata dal punto di vista di un giovane killer designato dalla camorra come il boia dell’immaginaria esecuzione dello scrittore. Il ritornello recita

«cappotto di legno prima delle botte in petto», dove il cappotto di legno, nel gergo camorristico e mafioso, rappresenta la bara. Su un sottofondo musicale misterioso e soffuso d’archi sono inserite, verso la fine del testo, le parole del boss Nicola Schiavone, padre del camorrista casalese detto Sandokan, il quale accusa Saviano di essere un buffone e un pagliaccio e di aver mescolato i veri uomini con la gente di fognatura”. La musica di Ezio Bosso, crea una perfetta “empatia” con le parole. I crescendo esasperati e concitati di voci e strumenti rendono magnificamente l’incalzare dell’inquietudine, della minaccia, dell’attesa

della morte. Con questo brano, in cui c’è un perfetto connubio tra avanguardia, musica popolare e classica, Lucariello partecipa a Anno zero con Santoro e successivamente MTV lo lancia con un videoclip, sancendone il successo. “3 giganti, Bosso, Saviano, Almamegretta - afferma Troise-, dunque, hanno contribuito a rendere questa canzone rap in napoletano incisiva ed emozionante” e sottolinea che anche la sigla di Gomorra è di Luca, come si legge nei titoli di coda; “E la canto insieme con ‘Ntò”– precisa Lucariello. A proposito di Saviano, il direttore Troise racconta di aver colloquiato, a suo tempo, con lui dei primi capitoli di Gomorra e di esserne un attento lettore; si complimenta poi con Lucariello in quanto rappresenta degnamente la cultura napoletana odierna e lo esorta a continuare a narrare la sua storia. Lucariello prosegue il racconto della sua esperienza di rapper, sottolineando che dopo il Cappotto di legno lo contattano tante associazioni, grazie alle quali si rende conto che migliaia di persone lavorano per migliorare la società e recuperare i giovani a rischio, all’insegna della legalità; incontra, in particolare, la CO2 onlus che fa progetti in Libano e Sudamerica, con la quale avvia un’entusiastica


DOMENICA 11 OTTOBRE 2020 collaborazione nelle scuole campane e nelle periferie, in cui utilizza la canzone quale strumento per parlare con i giovani e approfondire tematiche esistenziali, tra gioie e soddisfazioni ma anche minacce e tensione. Da qui nasce la volontà di collaborare con le carceri, Nisida prima e poi Airola, carcere minorile con piccoli laboratori, privi di stimoli incisivi; pertanto, decide di crearvi dei laboratori di rap e musica, miranti all’educazione ai sentimenti, al coinvolgimento, alla riflessione sulle fragilità che non sono debolezza e ci accomunano, sull’infanzia perduta; adesso ci sono laboratori di sceneggiatura, teatro, musica . Per 10 anni, è andata avanti questa bella esperienza poi si è reso conto che era necessario intervenire sui giovani prima che commettessero reati, attraverso attività didattiche, strategie educative e percorsi, affinchè comprendessero i valori della legalità e della giustizia; sottolinea

che in determinati ambienti, se i ragazzi stanno lontano dalle famiglie e a scuola fino a sera è più facile evitare che delinquano. Infatti, i ragazzi detenuti ad Airola sono rei di omicidi, tentati omicidi, plurirapine. “Problema grosso, all’origine dei reati, è la povertà educativa così come il vuoto delle famiglie”; pertanto, propone “l’EDUCAZIONE DI CITTADINANZA cioè educare e costruire i cittadini deve essere l’obiettivo prioritario affinché sappiano discernere tra bene e male”. Troise, a tal proposito, nel ricordare come Saviano sia stato accusato di plagiare i ragazzi che emulano quanto narrato nei suoi scritti, chiede a Luca, in base alla sua esperienza, di spiegare se e quanto ciò sia vero. “Uno dei film più premiati e più visti – risponde Luca- è il Padrino e non dimentichiamo il successo di Scarface. La Villa di Sandokan era un’imitazione della villa di Scarface. Ciò dimostra che il cinema effettivamente eser-

9 cita influenza ma il fenomeno criminale ne imita l’estetica. Una cosa è l’imitazione dell’atteggiamento, delle parole, altro è compiere il reato. Tra le due cose c’è un abisso. Non si tratta di istigazione ma di estetica. Se dal dire si passa al fare e dall’atteggiamento al reato è perché ci sono modelli familiari sbagliati, il vuoto della famiglia, l’abbandono a sè stessi, la mancanza di esempi positivi. I figli guardano l’esempio dei padri, i riferimenti sono all’interno del nucleo familiare e della sfera affettiva.” “Lucariello è noto come il rapper di Scampia - chiede infine Troise - Scampia è una realtà composita e difficile, con chiaroscuri, aspetti negativi e positivi, in effetti ci sono anche le associazioni, le persone perbene. Tu che vivi questa realtà, cosa ne pensi?” “Ho trascorso l’infanzia a Scampia, dove abitava mia nonna. Ricordo i mercatini, gli alberelli, le strade nuove, il palazzone di 13 piani in cui abitava, la sua casa con

tante stanze, lì ho trascorso giorni lieti e sereni; poi c’è stata la guerra di camorra e l’atmosfera è cambiata. Adesso ci sono, è vero, molte associazioni, tante piccole realtà positive che hanno anche ideologie diverse ma collaborano nel realizzare numerose attività per i ragazzi. Sono addirittura riuscito ad ottenere dei fondi dalla Nazionale cantanti per questa realtà difficile dal punto di vista educativo ed economico. Le associazioni si danno da fare per recare aiuto; ad esempio, durante il lock down abbiamo portato la spesa a persone più deboli ma per recuperare quella realtà non bastano iniziative assistenziali sporadiche basate sul volontariato; occorre che gli interventi si trasformino in attività istituzionale e professionalizzata stabile, costante, equilibrata. I finanziamenti vanno e vengono, i ragazzi hanno bisogno di crescere dal punto di vista professionale e di vedere valorizzate le loro potenzialità”- conclude Lucariello.

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10 IMMA CASTRONUOVO

La voragine di Largo San Mauro ed il Centro STorico di Casoria: Intervista al geologo Dott. Antonio Boemio A seguito della scorsa intervista all’Arch. Alessandro Puzone, il Nostro Direttore, Nando Troise, seguitissimo sulla web Tv “Nano Tv”, ha ospitato in studio il geologo Dott. Antonio Boemio, per approfondire la tematica della necessità di effettuare un censimento delle grotte esistenti nel sottosuolo “groviera” di Casoria, definizione, questa, che è stata coniata, circa vent’anni fa, dallo stesso Troise, che per primo ha sollecitato, invocato, sospinto, un’azione in tal senso, da gran conoscitore di ogni meandro della propria città . Il Direttore ha mostrato al gradito ospite, ”la copertina” del Settimanale Casoriadue del 15 settembre 2019, intitolata “ Luci ed ombre di una catastrofe annunciata”, in riferimento alla voragine di largo San Mauro del Primo luglio del 2019, chiedendogli di commentarla. Perché “annunciata”? Anni fa, Lei, Dott. Boemio, insieme all’Arch. Grimaldi ea al Prof. Guido Cerbone, ha fatto quello straordinario lavoro di studio del sottosuolo per le fogne di via Cavour; io feci allora un articolo che intitolai “Abissi…storia del sottosuolo groviera della città di Casoria”. Quei progetti, quei lavori che avete fatto, chissà dove sono andati a finire….incalza provocatoriamente il Direttore. La voragine ha messo a nudo una situazione preesistente che io brevemente esaminerò, replica l’autorevole intervistato; ricordiamo brevemente l’evento; si apre, innanzi la Chiesa di San Mauro, una voragine di un diametro di circa 7 metri per una profondità di 5/6 metri, in cui sprofonda un camion della nettezza urbana (fortunatamente, non ci sono vittime). Resta il fatto che i sottoservizi sono quasi tutti tranciati, si assiste alla perdita della rete idrica e fognaria. Giunto sul posto, mi sono reso subito conto che il fondo della voragine era a circa 6 metri di profondità ( pari all’incirca ad un palazzo a due piani), e quindi faceva ben sperare che non poggiasse su di una cavità di tipo antropico, di una “grotta” per intenderci, di cui il sottosuolo del centro storico di Caso-

ria è caratterizzato, atteso che, se così fosse stato, avremmo dovuto trovarci di fronte ad una voragine di almeno tredici-quattordici metri. Purtroppo, c’era il problema del camion della nettezza urbana, che doveva essere recuperato; poi è stata interessata la Procura, sono stati eseguiti gli interventi per la rimozione del camion, per la messa in sicurezza, quindi è stato necessario sistemare i sottoservizi e il ripristino della rete viaria. Tuttavia, sono stato chiamato un po’ di tempo fa per un parere su delle indagini effettuate; è emerso purtroppo che il sottosuolo della voragine e delle zone circostanti è ancora imbibito se non addirittura ancora saturo d’acqua. Ho dunque chiesto che venissero verificati in sottoservizi dei due vicoletti, uno vicino alla Congrega (la strada che porta all’interno dell’ospizio San Mauro e del complesso monumentale delle suore vincenziane, precisa il Direttore Troise, ndr )e l’altro vicino alla Basilica. Ebbene, entrambi i vicoli sono caratterizzati da enormi perdite che, se non opportunamente e adeguatamente sistemate, possono compromettere la staticità del Campanile stesso (che risale alla metà del Milleseicento); quindi la prima cosa da fare è aprire il sistema fognario dei due vicoletti e controllare tutte le immissioni d’acqua nella rete fognaria, perché quasi tutte sono sbagliate, sicchè

anziché defluire all’interno della fogna centrale, si infiltrano nel sottosuolo, commenta il geologo. Quindi Lei si sta rivolgendo al Sindaco della Città di Casoria, nonchè Assessore All’assetto del Territorio , Avv. Raffaele Bene, ed All’assessore ai Lavori Pubblici, Franco Russo, continua il Direttore Toise. Si, replica l’intervistato, perché queste notizie mi sono state chieste dall’Ufficio Tecnico, cui ho risposto per iscritto. Noi abbiamo iniziato più di vent’anni fa, con il settimanale Casoria Oggi, sempre da me diretto, e i problemi si sono aggravati anziché risolversi, sottolinea Troise. La situazione va affrontata di petto e va risolta, in maniera radicale e completa su tutti i sottoservizi, per ridare dignità a quello che è il cuore di Casoria, il Centro Storico. Io vorrei dire una cosa: se il centro storico di Casoria si trova lì, in quella zona, e non altrove, è per una questione squisitamente geologica, perché evidentemente era più semplice per gli operatori di allora – parliamo del 1600 – prendere il materiale in sito, il tufo, il lapillo, per realizzare il fabbricato “sopra”, senza dover trasportare il materiale; inoltre, per il fabbisogno d’acqua, gli abitanti dell’epoca si industriarono, interrando dei serbatoi che raccoglievano l’acqua piovana mediante un sistema di canalizzazione. Queste cavità che si sono formate dalla sottrazione del materiale occorso per la costruzione degli edifici – dapprima la Chiesa, poi i fabbricati intorno – sono state utilizzate a vario titolo: come ricovero in periodo di guerra, come cantine per il commercio dei vini; dunque nel corso degli anni, la cavità è stata sempre una risorsa, ma negli ultimi tempi no. Ci sono dei comuni che vivono la stessa situazione di Casoria; pensiamo ad Afragola, un comune limitrofo, nel 1975 furono fatte delle leggi dalla Regione Campania, la legge n. 20, n. 30 e n. 38, quest’ultima in particolare finanziava uno studio per mappare, censire tutto il sottosuolo; ho partecipato ai rilievi


DOMENICA 11 OTTOBRE 2020 per il Comune di Afragola, ma Casoria non l’ha mai fatto. Per Casoria è stata persa un’importante occasione, perché non penso che oggi la Regione possa di nuovo finanziare uno studio come questo, chiosa il geologo. Altra copertina, ottobre 2019, “Tre famiglie di Largo San Mauro, lontane dalle loro case”, cui aggiungo un messaggio di Enzo Ferrara, rivolto a Lei: Le famiglie, in base ad un’ordinanza sindacale, sarebbero potute rientrare a condizione che avessero provveduto a proprie cure e spese al ripristino delle loro case. Qual è il suo parere, a tal riguardo? rincalza il Direttore. Vi illustro un grafico redatto sulla base delle espletate indagini geognostiche, replica il geologo, da cui emerge che il fabbricato del civico due pare non abbia subìto più cedimenti, per cui, a mio parere, si potrebbe anche revocare l’ordinanza e far rientrare le famiglie. Naturalmente, questa mia osservazione necessita dell’avallo di altre figure professionali che accertino e confermino quanto da me affermato, precisa il dott. Boemio. Altra copertina di gennaio 2020, “Il Centro storico sempre più colto da inagibilità e strade chiuse: cosa resterà?” Quali rischi stanno correndo i miei concittadini? ribatte Nando Troise . E’ importante capire perché siamo arrivati a tanto, replica con decisione il geologo. L’art. 8 della L.r. n. 38 del 26 maggio 1975 afferma: “Dalla data dell’entrata in vigore della presente legge, nei Comuni di cui all’articolo 5 è vietata la riparazione, trasformazione e sopra-

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elevazione dei fabbricati esistenti o la ricostruzione sostitutiva degli stessi nel centro abitato se la istanza di licenza edilizia non è accompagnata da indagini sul sottosuolo estese sia in profondità che in superficie e se non sono già in funzione, o non ne è prevista la contestuale costruzione, i servizi collettivi di fognatura e la rete di distribuzione idrica. È fatto, in ogni caso, obbligo, nei Comuni anzidetti, di corredare le istanze di licenza edilizia per nuove costruzioni con un approfondito studio geologico sulle caratteristiche del sotto suolo e sull’eventuale esistenza di grotte nel tufo e cunicoli nei terreni sciolti e con i progetti esecutivi delle opere di fondazione e di sistemazione dell’area interessata e dei connessi servizi civili.” Io credo che non si possa delegare la gestione di queste operazioni al privato, ma occorra un connubio tra risorse

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istituzionali e risorse private; nel 2018 con Legge Regionale dell’ 08 agosto 2018 sono arrivate al Comune di Casoria, dalla Regione Campania, dei fondi per far fronte a questo genere di situazioni. Bisognerebbe fare uno studio approfondito di rete idrica e rete fognaria, perché ogni volta che c’è un evento calamitoso, una concausa sempre presente è l’acqua, che sia la rete idrica o fognaria; questo studio risolverebbe già di molto il problema. Cosa resterà? E cosa rischiano? Se si fa l’intervento di cui parlavo prima, si risolve tantissimo; bisognerà poi intervenire sul traffico. La Piazza dev’essere un fulcro, un punto di aggregazione di persone che camminano a piedi, bisognerà quindi creare delle aree di parcheggio delle auto; un paese di cinque Santi, deve poter essere visitato; si attirerebbe il turismo religioso (altro tema caro al Ns. Direttore che da anni si batte per questa indomita battaglia, ed al quale si deve l’aver coniato la locuzione “turismo religioso”, ndr), conclude l’intervistato. Speriamo che chi ci ascolta, dia seguito alle parole ed alle importanti osservazioni del Dott. Antonio Boemio, geologo di rinomata fama, nonché di provata esperienza, oltrechè agli input del Direttore Nando Troise, casoriano autoctono innamorato della propria città, che difende con orgogliosa fierezza dal degrado e dall’abbandono in cui, purtroppo, versa da troppi anni, e la cui unica arma di difesa resta la diffusione della notizia a mezzo stampa, che raggiunge altissimi livelli di interesse, scuotendo il torpore delle Istituzioni e fendendo il muro dell’indifferenza.

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La Copertina con Antonio Fiorillo: va in scena la comicità, casoriana DOC!

E’ una ventata di spensieratezza l’incontro tra il Dir. Nando Troise e l’attore, artista a tutto tondo, Antonio Fiorillo, in occasione di una piacevole intervista andata in onda sulla rete web NanoTV, nella rubrica LA COPERTINA, che riceve un seguito sempre maggiore di web spettatori. Più che una vera e propria intervista, è stato un incontro tra due casoriani DOC, legati alla loro terra da profonda stima reciproca, fatto di racconti, ricordi, un pizzico di nostalgia, analisi delle criticità del territorio, ma anche di tanta, tanta simpatia. Uno dei comici più amati e più seguiti del panorama partenopeo, Antonio Fiorillo vanta una lunga carriera con partecipazioni televisive, come l’esilarante vittoria dell’edizione del ‘97 della trasmissione “La sai l’ultima”, spettacoli teatrali, come attore, scrittore e sceneggiatore, fino al cinema che, con Pupi Avati, Bisio, Salemme, Siani, i Manetti Bros, solo per citarne alcuni, riempiono di prestigio il folto palmares del cabarettista casoriano. La foto in studio, alle loro spalle, è, non a caso, l’immagine della scuola media statale Martin Luther King di Casoria, dal cui teatro, un tempo bello, accogliente, funzionale, punto fondamentale dell’arte del nostro territorio, tutto è partito. O quasi. Ed è proprio Antonio – “dall’alto” della sua verve ironica – che ci ha raccontato origini e sviluppi della sua brillante carriera artistica, con una dovizia di particolari che ci ha fatto vedere, più che ascoltare, i suoi ricordi come le immagini di un cinematografo. Il ricordo di quel teatro, oggi inagibile, è il doloroso, ma necessario punto di partenza del racconto di Antonio: “Nel deserto mediatico in cui versa questa

città, parlare del teatro dove è cresciuta la mia passione per questo lavoro, è una grande possibilità. Non è il caso, qui, di fare polemiche, ma Casoria è la città dove viviamo, dove abbiamo scelto di vivere, ma purtroppo, è anche una città che manca di identità, dove si sono perse quelle radici che la potrebbero far crescere. Mi fai parlare di un teatro che, oggi, è inagibile, il che vuol dire che non consente l’ ”agere”, una parola latina che al participio passato diventa actus, quindi l’atto di uno spettacolo. Manca, quindi, proprio la base, il punto di partenza. In realtà, ho cominciato nella scuola elementare di fronte, nel II Circolo didattico di Casoria, a 9 anni, con il mio primo spettacolo vero. Poi ho continuato alle medie, alla Martin Luther King, fino a quando al liceo incontro il Prof. Ludovico Silvestri che, a quei tempi, mi faceva assistere alle prove di Miseria e Nobiltà, uno spettacolo che faceva spesso. Io li guardavo, osservavo e imparavo, fino a quando dalla prima fila della platea, mi sono ritrovato a recitare sul palco, anche grazie al Prof. D’Amore, elegante e fine uomo di teatro, appassionato conoscitore di Viviani, che col suo gilet ed il papillon, capì la mia crescente voglia di teatro. Ho cominciato, quindi, a fare spettacoli, ad occuparmi di eventi per il Comune di Casoria, a registrare la commedia Stasera tutti a casa mia, che presentai in una serata dedicata al mio papà che era scomparso da poco più di un mese. La cosa che io vorrei è riportare la gente di Casoria a teatro. Per il 25° anniversario della mia carriera, ho scritto Non usciamo più la sera, e ho organizzato i pullman per far arrivare i casoriani a Castellammare, a

Somma Vesuviana. Uno spettacolo che spero, però, di poter portare, un giorno, a Casoria”. Dal teatro al cinema. Raccontaci quest’altra grande tua passione: “La mia passione per il cinema nasce proprio nel cinema, nel nostro grande cinema Rossi, dove andavo da piccolo con mio padre e dove, su quell’indimenticabile schermo gigante, ho visto i primi film. Fino a quando, poi, da ragazzo, andavo con il pullman anche al Gelsomino. A questi cinema di provincia, soprattutto al Rossi, è legata la mia passione. E le macerie di quel cinema rappresentano, secondo me, le macerie di una cultura artistica che, negli anni ’70, ’80 a Casoria era viva e fervida”. Non possiamo non ricordare l’incontro con Pupi Avati : “Avevo 28 anni quando decisi di andare a Roma, dove mandai il curriculum a cinque agenzie, dalle quali non ebbi risposta. L’unica che mi rispose, a cui non avevo scritto, mi contattò per fare un provino con Pupi Avati, il quale, appena mi vide, mi disse “Finalmente, dopo tanto tempo, una faccia per il cinema. Ti prendo.” E mi prese, senza fare il provino. La stessa cosa che è accaduta, anni dopo, a Nino D’Angelo, sempre con Pupi Avati, per il ruolo di barbiere nel film Il cuore altrove: anche lui fu preso senza provino. Ma il mio ricordo è che era poetico lavorare con Pupi Avati. Altri registi ti danno la sceneggiatura da leggere che è completamente asettica: descrizione del luogo, scena, battute. Le sceneggiature di Pupi Avati sono romanzi, dei veri e propri libri che, da subito, ti coinvolgono nelle loro trame”. Arriviamo ai Manetti Bros e ad un


DOMENICA 11 OTTOBRE 2020 periodo importantissimo della tua carriera: “Si, con i fratelli calabresi, romani d’adozione, Marco e Antonio Manetti si è instaurato un rapporto di grande amicizia, oltre che professionale e lavorativo. Mi chiamarono per Song’ e Napule e poi mi hanno voluto in tanti loro lavori fino ad arrivare ad Ammore e Malavita con cui mi hanno portato sul red carpet di Venezia. Io, che parto dal teatro di questa scuola media con 256 poltrone - non so quante volte me le sono contate! – arrivo in una delle capitali del cinema internazionale, dove ho incontrato divi ed icone del cinema mondiale che sono state come visioni mistiche, per me! E’ un film che per i Manetti Bros rappresentava la summa della vera cultura napoletana vista da due romani profondamente affascinati dalla città di Napoli”. Con un artista così legato al teatro, non possiamo non parlare dei danni che il Covid-19 ha portato a tutto il mondo dello spettacolo: “Il Covid-19 è stato il colpo di grazia a questo lavoro. Un lavoro già bistrattato, e lo dico non per vittimismo ma perché, nella realtà

13 dei fatti, è un’attività che non ha tutele, non ne viene riconosciuta la categoria, nemmeno nella mentalità della gente. Quando mi chiedevano di cosa mi occupassi, rispondevo: faccio l’attore. E, puntualmente, mi dicevano: Ah, fai l’attore, e di lavoro?”. Da ragazzo avvertivo una sensazione di disagio, ora mi fa sorridere, perché so perfettamente il valore del lavoro, non solo degli attori, registi, sceneggiatori, ma anche di tutta la cosiddetta “crew” formata da tutte quelle figure che rendono possibile la realizzazione di uno spettacolo o di un film. Basta vedere quanto sono lunghi i titoli di coda di un film! Con il Covid, con questo strano momento storico, dobbiamo riabituarci ad un nuovo stile di vita, sforzandoci, tra le tante cose, anche di riportare la gente a teatro, senza paura, ed in sicurezza”. Al passato ricco di tante, importantissime esperienze, si affianca un futuro pieno di progetti: dal reality Telecasting, che andrà in onda sul canale PIUENNE, ad un programma di cucina, fino alle 60 puntate della seconda serie della sit-com 10 Vetrine, con Luigi Attrice e tantissimi

giovani attori, una leva importante che ha bisogno solo di occasioni per emergere. Una nota di pessimismo s’intrufola nell’indiscussa simpatia di Antonio, ma si tratta solo della preoccupazione per le piccole realtà, i piccoli teatri, le sale di provincia, costantemente minacciate dall’ombra dell’emergenza sanitaria, dove Antonio ha maturato la sua passione e che, quindi, sosterrà sempre e, sempre, difenderà. Un timore reale ma che viene subito spazzato via dalle sue barzellette, le sue battute, la sua voglia di ridere e far sorridere. I suoi due metri e dieci di altezza per i centoquaranta chili di peso sono, di per sé, una cosa comica in una trasmissione a “NanoTV”… “GiganteTV” – come dice Antonio – era sicuramente più adatta a lui…ma la sua battuta finale, pronta, profonda, arguta è degna e all’altezza di tanta arte, e la prendiamo, umilmente in prestito, venendoci in soccorso nella chiusura di questo racconto, perché ci sarebbe stato difficile, veramente difficile, scrivere di meglio : “La vita merita sorrisi e quelli che date, vi saranno restituiti!”. Grazie Antonio! Applausi, ovazione. Sipario!

TERESA D’ANGELO

“Sara Tommasi rivela il suo grande amore, ed il grande lavoro svolto per il suo videoclip a Sanremo

Il grande lavoro svolto poche settimane fa a Sanremo del videoclip Vis a Vis che Sara Tommasi ha girato per la sua canzone con i Luci da Labbra, un’esperienza magica che ci racconta attraverso 3 domande telefoniche, dove la nostra splendida Sara sempre cordiale e gentile ha risposto Ciao Sara, quanto è stato emozionante girare a Sanremo un videoclip in abito da sposa?, un abito che se vogliamo per una donna è importante, è un sogno di vita che lei ha affrontato tra recitazione e realtà..... “É stato veramente il raggiungimento di un sogno, qualcosa che tutte le donne auspicano. Anche la location, una città come Sanremo, il mare, è stata tutta una cornice magica, grazie soprattutto ad Antonio Orso che ha scelto e realizzato tutto ciò”. Si vede dal tuo viso Sara tanta serenità, c’entra solo il lavoro oppure veramente è arrivato quell’amore tanto atteso che ti cambia l’umore con prospettive diverse? “Si, in effetti mi sento molto bene, come sapete io ed Antonio

siamo anche fidanzati, sicuramente è l’amore che cercavo, che fa bene all’umore, alla vita ma soprattutto mi sento valorizzata”. Non vediamo l’ora di vedere poi questo capolavoro Vis a Vis su you tube, è stato molto più divertente oppure molto più faticoso? Sara hai altri progetti con la musica che ti piacerebbe intraprendere? “Uscirà prima in anteprima un trailer a breve, poi il video prima di Natale, è stato molto divertente più che faticoso, ringrazio la troupe, ringrazio Antonio, ringrazio la RS Production, Carlo Ferrajuolo che hanno collaborato con noi. Abbiamo avuto il grande supporto del Grand Hotel Desanglais li a Sanremo, una meravigliosa struttura, con l’abito di Paola D’Onofrio Spose, le super Car di Pescara Barbuscia. É stato tutto meraviglioso tutto molto bello, infatti per adesso ci concentreremo su questo, poi per i progetti futuri ci sono ma attendiamo.” Un ringraziamento al Dott.Antonio Orso e la splendida Sara Tommasi per l’intervista che mi hanno rilasciato.


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ANGELA CAPOCELLI

L’omofobia: una piaga sociale

Nel 2020, in Italia, forme di razzismo come la transfobia e l’omofobia rappresentano ancora un grosso problema per la società. Non di rado, si verificano episodi di violenza gratuita esercitata su individui transgender e/o omosessuali solo perché considerati diversi, insani, perversi, contro natura, colpevoli. Ma qual è la loro colpa? Quella di essere nati in un corpo che non sentivano proprio? Quella di provare attrazione verso una persona dello stesso sesso? Ebbene, se vivessimo in una società sana a nessuno darebbe fastidio se due uomini si baciassero per strada o se due donne camminassero tenendosi per mano: in alcuni Stati, all’estero, neanche ci si fa caso, perché ognuno è libero di vestirsi come vuole, amare chi desidera e vivere come gli pare. Perché allora non riusciamo a evolverci? Secondo alcuni, il problema risiederebbe nel fatto che, essendo l’Italia un paese molto religioso che ospita entro i suoi confini lo Stato del Vaticano, è difficile staccarsi dalla visione cattolica secondo cui “Dio creò l’uomo e la donna” e l’unica coppia possibile è quella che li comprende entrambi . Ma Papa Francesco, mostrando una certa modernità di pensiero ed emancipandosi da seco-

li di stigmatizzazione degli omosessuali da parte della Chiesa, ha affermato “Se ci convincessimo che sono figli di Dio, la cosa cambierebbe abbastanza[…] Le persone omosessuali hanno diritto a stare nella famiglia, le persone con un orientamento omosessuale hanno diritto a stare nella famiglia e i genitori hanno diritto a riconoscere quel figlio come omosessuale, quella figlia come omosessuale, non si può scacciare dalla famiglia nessuno né rendergli la vita impossibile.” Il problema, dunque, non è (solo) la Chiesa (nel momento in cui non predica il bigottismo). Secondo altri, invece, la questione risiede nel concetto di “normalità” che ci si ostina a voler possedere. Ma chi può dire cosa è normale e cosa non lo è? E soprattutto, quanto c’entra il razionale quando ci sono di mezzo i sentimenti? Quanto può essere una colpa, l’amare? Qualcuno

potrebbe allora rispondere che sì, sono liberi di amarsi ma non di formare una famiglia o adottare bambini perché questi potrebbero crescere confusi. Innanzitutto, dobbiamo uscire dalla mentalità secondo cui la “famiglia canonica” è composta da mamma, papà e figli: “famiglia” è dove si cresce insieme, ci si supporta, ci si aiuta, ci si vuole bene… Anche dei genitori adottivi, la zia di un bambino orfano, un genitore divorziato o anche vedovo sono famiglia. E a quelli che controbattono che due persone dello stesso sesso non possono concepire un figlio, non possono mandare avanti la specie, va ricordato che amore e riproduzione sono due cose diverse: il fatto che non si possa procreare non vuol dire che non si possa amare! Quanto è vergognoso che nel XXI secolo si stia ancora parlando di tutto questo? Che ancora si punti il dito contro chi si considera diverso? Che

ancora ci sia tanta ignoranza in giro? Ma soprattutto, quanto è una sconfitta per l’essere umano il fatto che la violenza venga ancora perpetuata dagli uomini contro gli stessi uomini? La brutalità è proprio quella che dovrebbe distinguerci dagli animali, i quali invece utilizzano la forza solo in reazione all’istinto, su cui noi, persone dotate di una coscienza e di un raziocinio, dovremmo avere il dominio. A quanto pare, allora, il regno animale ha, invece, qualche lezione da darci: esso, infatti, ci dimostra che l’omosessualità non è affatto contro natura e che, anzi, è diffusa in ben 1.500 specie. Dunque, se nel mondo animale essa è presente sia in cattività che in ambiente naturale, sia tra gli insetti che tra gli uccelli e i mammiferi (come delfini, pecore e scimmie antropomorfe), perché noi non riusciamo proprio a realizzarlo, ad abituarci, ad accettare? Se solo comprendessimo che la libertà non ha prezzo e che nessuno deve violare la libertà dell’altro, il nostro paese sarebbe un posto migliore. Educhiamo i nostri figli al rispetto e prepariamoli all’eterogeneità: il mondo è bello perché è vario, cita un vecchio detto, perché appiattirlo e conformarci tutti a una presunta normalità?


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16 GENNARO MOSCA La sanzione della sconfitta 0-3 a tavolino che potrebbe essere data al Napoli (uso il condizionale perché, nel momento in cui scrivo, è ancora sub iudice), per non essersi presentato all’Allianz Stadium per giocare contro la Juventus, da tifoso mi brucia (mi brucerebbe), e allor ho cercato di capire cos’è successo. L’Ordinamento Sportivo vede tra le sue regole le ‘Norme Organizzative Interne della Federazione’ (NOIF). L’art. 55 di queste norme regola la ‘Mancata partecipazione alla gara per causa di forza maggiore’ e stabilisce che: “Le squadre che non si presentano in campo nel termine di cui all’art. 54, comma 2 (ossia 45 minuti oltre il momento fissato per l’inizio della partita, ndr), sono considerate rinunciatarie alla gara con le conseguenze previste dall’art. 53 (sconfitta 0-3, ed un punto di penalizzazione, ndr), salvo che non dimostrino la sussistenza di una causa di forza maggiore.” La causa di forza maggiore contemplata in quest’articolo è un fatto imprevisto ed imprevedibile, come un temporale improvviso, una calamità naturale, un accidente imponderabile e inatteso che non dipenda dalla squadra. Su tale interpretazione sia il Diritto Sportivo che quello Statale sono univoci e chiari. Ora, ciò che ha determinato la rinuncia del Napoli è stata la nota della ASL Napoli 1 Centro che ha imposto ai “contatti stretti di Zielinski” – così è scritto nella nota – l’isolamento fiduciario, e come contatti stretti sono riportati i nomi di tutti i calciatori, compreso Gattuso. In altre parole, è stato imposto alla squadra di non partire. Dunque, il Napoli ha solo doverosamente osservato quel provvedimento. Ma riguardo l’art. 55, pur tale comportamento lecito e rispettoso dell’Autorità, non mi sembra possa considerarsi una ‘causa di forza maggiore’, dal momento che la scelta di non partire è stata pianificata e volontaria, anche se causata da quel provvedimento. Insomma, in questo senso, l’art. 55 non credo farebbe salvo il Napoli dalla sanzione. A ben vedere, però, questa norma sembra fatta per l’ordinario, cioè per un tempo ‘di pace’ e non per quello di guerra

IL GRILLO PARLANTE

IL NAPOLI SCONFITTO A TAVOLINO? E’ L’ASINO DI BURIDANO! contro il Covid, come lo stiamo vivendo, tant’è che a fine giugno la Federazione ed il Ministro della Salute hanno concordato il Protocollo Covid. Il Protocollo, in sintesi, ha stabilito che si isolano solo i calciatori positivi, ma la partita si gioca con i ‘negativi’ (negativi riferito al Covid, non agli juventini...). Insomma, anche con questa Legge speciale, formulata per consentire il campionato

nella pandemia, la sanzione sembrerebbe inevitabile, anche se decisamente stridente con un intimo senso di Giustizia, se si pensa che sarebbe determinata dalla volontà del Napoli di osservare il provvedimento dell’ASL. E non è finita qui. La Lega di Serie A, il 30 settembre, è uscita con il comunicato: ‘Regole relative a impatto Covid – Gestione dei casi di positività’ confermando che la partita si gioca, con un minimo di 13 negativi. E il Napoli, domenica sera, ce li aveva (per fortuna). In conclusione, da una parte, il provvedimento dell’ASL afferente all’Ordinamento dello Stato, dall’altra la FIGC con il proprio Ordinamento autonomo ed indipendente, ma – in questa circostanza – in conflitto con il primo. Qualunque scelta avesse fatto il Napoli, ne avrebbe violato uno. Il nostro amato ciucciariello proprio come l’asino di Buridano che, indeciso tra due covoni verso quale andare per sfamarsi, alla fine muore di fame! Quale previsione? Il Giudice Sportivo si rifarà doverosamente al proprio Ordinamento, e per questo vedo plausibile la sanzione. A meno che non decida di guardare oltre il proprio ‘naso’, ossia al di là del Regolamento Sportivo, che sarebbe auspicabile, verificando che se il Napoli avesse fatto l’altra scelta, cioè giocare, avrebbe violato il provvedimento dell’Autorità, e “Chiunque non osserva un provvedimento legalmente dato dall’Autorità per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica, o d’ordine pubblico o d’igiene, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a euro 206” (650 cod. pen.). Il Giudice, stante il contrasto che si è venuto a determinare con questa norma del Codice, che avrebbe configurato un reato, dovrebbe disapplicare il Protocollo Covid della FIGC e fare salvo il Napoli. Staremo a vedere (o forse, il Lettore – nel momento in cui legge – già avrà saputo). Ma oltre il dubbio, resta il buon De Coubertin: “L’importante è partecipare”. Se ci fanno partecipare.

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ESPEDITO D’ANTO’

GENNARO DE CRESCENZO OSPITE A ROMA AL PAILLETTES SORRIDENTI 2020

Gennaro De Crescenzo, napoletano, nasce in una famiglia di musicisti: il padre Luigi, in arte Gino Deck, negli anni ’70 canta nel complesso “Eduardino e i Casanova”; il maestro Vincenzo, suo zio, autore di grandi canzoni e sceneggiate, tra cui Ie più celebri ” Luna Rossa”, “Credere”, “Malinconico Autunno”, “A sciurara “; Eduardo di “Ancora”, “Vola”, “ll racconto della sera” ed Eddy Napoli ex voce solista dell’Orchestra ltaliana di Renzo Arbore e di inni storici come ,” Malaunità ”. Gennaro, nella musica, si approccia nello staff sia di Eduardo negli anni 20062007 e soprattutto negli anni 1990-2000 con Eddy Napoli nella “Luna rossa orchestra” nel tour mondiale in Australia. Gennaro si affaccia direttamente nel mondo musicale nel 2016 quando inizia a frequentare il Musiclab Studio e incontra per la prima volta Savio Arato (il suo maestro di canto) e Claudio Bevilacqua, proprietario dello Studio e suo arrangiatore per il CD ” Musica per Napoli” etichetta discografica TDM RECORDS. Gennaro esordisce nella galleria Marconi di Casoria per il calendario Natalizio 2016, casa Di Fiore e da quel momento inizia a coltivare una passione che diventa sempre di più una carriera tra cui ricordiamo l’ apertura del concerto di James Senese per il cartellone “Alla corte del gusto” tenutasi a Marigliano. Nell’aprile del 2017 viene invitato nella rassegna ” Pulcinellamente ” al teatro Lendi di Sant’Arpino e la partecipazione a “Casa San Remo”. Qualche giorno fa è stato ospite d’onore della terza Edizione di Paillettes sorridenti. Quest’anno, dopo due edizioni a Grado, nel 2018 e nel 2019 sulla passerella che incrocia sui resti dell’antica Basilica della Corte, luogo di grande incanto (e una breve edizione a Dicem-

bre 2019 presso Villa de Claricini Dornpacher a Cividale del Friuli) si è deciso di rendere l’Evento nazionale e condurlo a Roma. Paillettes sorridenti è una Serata di Gala che “arruola” Imprenditori, Professionisti, Politici, Giornalisti e Campioni dello Sport, oltre ad alcuni rappresentanti del mondo dello spettacolo e delle Arti, per farLi sfilare e mettere in gioco nei panni di Modelli e Modelle d’eccezione. Alcuni con i loro bimbi abbigliati con le griffe più note, con gioielli di brand prestigiosi, con accessori glamour. Ma per un fine nobile e benefico: Raccogliere fondi per l’Ospedale Spallanzani di Roma, diretto dalla Dr.ssa Marta Branca, e l’Associazione Aihelpiu, che si occupa di fragilità nel senso più ampio del termine e collabora con il Carcere di Bollate e San Vittore. Davanti a un parterre di Autorità, Giornalisti e Invitati hanno sfilato una ottantina di Vip, che si sono calati nel ruolo inconsueto di Modelli e Modelle per una sera. Sul pentagramma selezionato da Gianni Errera. Con momenti di riflessione a cura di firme del Giornalismo italiano, di Autorità scientifiche e mediche, con prove attoriali e brani interpretati. Poi, tutti i Convitati si sono spostati alla raffinata Cena di Gala preparata dalla imponente brigata di cucina di Villa Dafne Majestic. La serata si è conclusa con una riffa e un’asta benefica corroborata da un crowdfunding in rete. “Sono sempre felice di partecipare a serate come questa – dichiara Gennaro De Crescenzo – mi riempie di orgoglio sapere che la mia musica è servita a dare un contributo per un evento dallo scopo nobile, spero che il nostro supporto sia servito a regalare qualche sorriso a chi non ne ha”.

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18 SALVATORE IAVARONE*

“Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare” di cui alla legge 160/2019, articolo 1, commi 437 e seguenti (Legge di bilancio 2020)

Il reperimento dei fondi deve essere una priorità per l’amministrazione Bene. Ogni settimana dalle pagine di questo giornale mi impegno ad individuare risorse, sperando che l’amministrazione ponga queste questioni al centro della propria agenda politica, purtroppo troppo spesso questo non accade, ma da consigliere comunale continuo il mio impegno dentro e fuori la casa comunale, sperando che si capisca che l’individuazione di fondi è una questione vitale, per un ente in dissesto finanziario. Il Decreto interministeriale mette a disposizione dei Comuni e delle Città Metropolitane risorse per oltre 853 milioni di euro per gli anni 2020-2033, destinati al programma innovativo per l’abitare, al fine di rigenerare le aree periferiche esposte al disagio abitativo e socioeconomico. Gli interventi e le misure devono essere riconducibili alle seguenti linee principali d’azione: a) Riqualificazione e riorganizzazione del patrimonio destinato all’edilizia residenziale sociale e incremento dello stesso; b) Rifunzionalizzazione di aree, spazi e immobili pubblici e privati anche attraverso la rigenerazione del tessuto urbano e socioeconomico e all’uso temporaneo; c) Miglioramento dell’accessibilità e della sicurezza dei luoghi urbani e della dotazione di servizi e delle infrastrutture urbano-locali; d) Rigenerazione di aree e spazi già costruiti, soprattutto ad alta tensione abitativa, incrementando la qualità ambientale e migliorando la resilienza ai cambiamenti climatici anche attraverso l’uso di operazioni di densificazione; e) Individuazione e utilizzo di modelli e strumenti innovativi di gestione, inclusione sociale e welfare urbano nonché di processi partecipativi, anche finalizzati

Ancora finanziamenti che il Comune non dovrebbe perdere. Fondi per 853 milioni di Euro

all’autocostruzione. Ogni singolo soggetto può candidare un massimo di 3 proposte per un valore di 15 mln di euro cadauna. Sono previste due fasi per la valutazione: 1. Proposta preliminare (preliminare indicante la strategia nel suo complesso e l’insieme di interventi atti a raggiungere le finalità prescritte); 2. Proposta complessiva finale (con stato di avanzamento della stessa e documentazione di dettaglio). Per partecipare serve la modulistica che sarà necessaria per la candidatura (relazione tecnico-illustrativa della Proposta complessiva, planimetria generale ed elaborati grafici per l’individuazione delle caratteristiche dimensionali, volumetriche, tipologiche, funzionali e tecnologiche dei lavori da realizzare, quadro economico e cronoprogramma finanziario) dovrà essere firmata digi-

talmente dal RUP. Le proposte complete della documentazione sopra indicata e contenenti l’indicazione del CUP relativo ad ogni singolo intervento, devono essere trasmesse, a pena di esclusione, entro e non oltre centoventi (120) giorni dalla data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto, mediante la compilazione di apposito modello informatizzato. Le domande saranno valutate dall’Alta Commissione, di cui al comma 439 dell’art.1 della legge del 27 dicembre 2019, n. 160 istituita presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, secondo specifici criteri indicati nel provvedimento. I progetti dovranno essere presentati, su modello informatizzato, entro 120 giorni dalla pubblicazione del bando, che avverrà indicativamente la prima decade di ottobre, così da poter avere un parco progetti entro la fine dell’anno. Il comune di Casoria è in fase di dissesto e pertanto è davvero indispensabile individuare risorse finanziarie attraverso la partecipazione a bandi, in alternativa la situazione è davvero difficoltosa per un ente che rischia di fare solo l’ordinario ed anche molto male. La priorità deve essere il reperimento di fondi e per questo ho proposto lo scorso mese di settembre (oltre 12 mesi fa) la costituzione di un ufficio Europa per la ricerca dei finanziamenti ed un bando rivolto alla realizzazione di una lista di esperti nel reperimento di fondi. Siamo in attesa che l’amministrazione, ponga questa come una priorità. Consigliere comunale e presidente della Commissione “Territorio, Urbanistica, Lavori Pubblici, Ambiente, Viabilità e Vivibilità”

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DOMENICA 11 OTTOBRE 2020

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DOMENICA 11 OTTOBRE 2020

20 RAFFAELE SILVESTRO Sono più di 8 mesi ormai, che il mondo combatte con questa pandemia. Il virus è entrato nella nostra normalità. Il mettere la mascherina, che prima per noi era una cosa impensabile, adesso ci sembra Così naturale. Come abbiamo imparato noi a convivere con il virus, anche lo sport lo ha fatto. Già in questa estate il campionato di calcio è ripreso, così come la Champions, con misure anti pandemia molto restrittive. Durante la ripresa del calcio giocato, avvenuta post lockdown, non si sono riscontrati molti problemi nel calcio europeo, anzi, sembrava essere tornati ad una quasi normalità. Purtroppo l’inizio del nuovo campionato, non ha dato gli stessi frutti sperati di quello scorso. Già più di 13 squadre coinvolte nei 5 maggiori campionati europei che devono “combattere” con il virus. Tra le tante, il focolaio più grande registrato, è nel Genoa, che conta 22 positivi in squadra tra calciatori e membri dello staff. Oltre la squadra ligure, troviamo, come squadre più illustri, i campioni

IL CALCIO E IL COVID

d’Inghilterra del Liverpool e i campioni di Francia del Psg che hanno contato rispettivamente 4 e 7 positivi al covid19. Nell’ultimo weekend, però, degli avvenimenti hanno fatto cadere tutte le credenziali della Lega calcio e, soprattutto, di un protocollo da seguire fatto molto male. Sabato tre ottobre la SSC Napoli, scopre che oltre a Zielinski, tra i calciatori vi è anche Elmas positivo al covid19, entrambi a contatto con il Genoa la settimana prima. Scoperto ciò, l’Asl di Napoli, vedendo che nel Genoa i positivi erano cresciuti vertiginosamente, decide di bloccare la partenza per Torino della squadra e quindi di non far disputare il match Juventus-Napoli agli azzurri. Ovviamente da qui sono partite una serie di considerazioni da tutto il mondo del calcio, tanti si chiedano perché squadre che hanno avuto più positivi hanno giocato lo stesso e il Napoli con solo 2 non è stato fatto partire, oppure, l’ASL ha il diritto di fermare una squadra nonostante ci sia un protocollo ben preciso. Insomma le domande sono state tante e come se non bastasse, la Juventus è scesa in campo comunque, da sola.

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