DOMENICA 18 OTTOBRE 2020
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ANNO XIX - N° 29 - DOMENICA 18 OTTOBRE 2020
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L’editoriale DI NANDO TROISE
CASORIA E IL COVID
“Suggerisco una maggiore presa sulla Città. Un reportage sulle scuole di Casoria e la situazione covid con foto e interviste ai presidi. Un reportage sulle strade sporche in via Principe di Piemonte con il problema irrisolto e assurdo delle deiezioni canine (l’amministrazione potrà pure intervenire in qualche modo, no? Al Bosco di Capodimonte hanno imposto la civiltà con cartelli ogni 5/6 metri); Intervista al Sindaco sulla situazione covid (possibile che si limiti a ripetere “distanziamento e lavaggi mani” con i numeri che ci sono (lunedì 12 Casoria è arrivata a 230 contagi)? Un Sindaco non dovrebbe fare di più. Mi sono permessa di dirle quello che penso e che vedo….. ✸✸✸✸✸✸ “Potresti magari nei prossimi parlare di sport minori e covid e strutture sportive inesistenti a Casoria”. ✸✸✸✸✸✸ Sono solo due dei tantissimi messaggi che mi arrivano da parte dei tanti lettori che stanno usufruendo della edizione digitale.
Senza mai dimenticare le aree dismesse, le beghe consiliari, le trattative…
Parliamo, parliamo di noi, amici. Dei nostri problemi innanzitutto. C’interessiamo, invece, normalmente delle altrui miserie. Le nostre non esistono. Eppure esistono. Politica e contro Politica. Per fortuna abbiamo il nostro lunedì. Chi legge? Questa è la domanda che il lunedì viene posta a tutti coloro che reggono la cosa pubblica ma non solo lì. In realtà si nascondono movimenti estremamente decisivi per il futuro della amministrazione pubblica di Casoria e del suo intero consiglio comunale. Assopite, sembra, le idee invasive di Napoli su via
Pio XII, il salotto buono di Casoria. E’ Casoria che dovrebbe scetarsi. Ospite della discussione sono in tanti: da Raffaele Del Giudice, Assessore alla Ecologia della Città di Napoli, impossibilitato ad aprire dopo averle liberate dai rifiuti le rampe che dall’asse mediano scendano e salgono su via Caserta al Bravo. Ci sembra giusto che Vincenzo De Luca non risultasse assente in questa discussione un po’ casoriana ed un po’ sanpietrina che noi di Casoriadue cerchiamo in tutti i modi di non fare addormentare. I 28 mila metri quadrati situati tra via Giacomo Brodolini e via Pio XII sono oggetto del desiderio sia della Città Metropolitana che di altri. La partecipazione, finora, del presidente della Regione Campania, non vi è stata. Il Consiglio Comunale di Casoria e la 7’ Municipalità di San Pietro a Patierno hanno il dovere che il dibattito con il Comune di Napoli e con il suo Assessore alla Nettezza Urbana, Raffaele Del Giudice, non venga annullato. continua a pag. 5
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Già in passato ed in altre occasioni abbiamo denunciato la grave e palese mancanza di cultura ed il pochissimo amore verso la propria terra che va sì criticata ma anche difesa in talune funzioni. La Città di Casoria è viva. Raffaele Bene, il Consiglio Comunale di Casoria, i consiglieri regionali, il consiglio municipale della 7’ municipalità di San Pietro a Patierno devono raccogliere quanto seminato. Hanno certamente sbagliato tutti quelli che hanno governato questa Città dal dopoguerra ad oggi nel non aver capito che quei 28mila metri quadrati di terreno che tutte le generazioni sia di Casoria che della vicina San Pietro a Patierno hanno chiamato “la pista” utilizzandolo come galoppatoio avrebbero prima o poi fatto gola al Comune di Napoli che ne risulta PROPRIETARIO. Cosa dire? Tutte le amministrazioni comunali succedutesi a Casoria hanno forse tradito quella zona genuinamente casoriana. Sarebbe potuto diventare un grandissimo Parco Pubblico, organizzato per far galoppare i cavalli come era proprio nelle sue origini, invece di tenerlo lì abbandonato come fa questa Città per tantissime altre realtà casoriane. Titoli Casoria ne ha perduti tanti, per sottolineare le incongruenze di casa nostra. La Rhodiatoce tra viale Europa e via Boccaccio doveva e poteva veder realizzato al posto del nylon la Città del Libro, della Comunicazione e della Informazione; la Resia, sulla Statale Sannitica, poi diventata Montedison, di proprietà Enichem, doveva essere trasformata in un P.I.P. (piano insediamento produttivo) invece, oggi, è nelle mani di una proprietà privata e mai una amministrazione sia essa commissariale che politica si sia domandata o domandi perché? La Tubi Bonna in via Padula in un Parco Residenziale. Sono tutte lì con i loro capannoni ed i segreti di morte che essi custodiscono. Poi ce ne sono tante altre: tutte lì a seminare attraverso il silicio, l’amianto, i fumi tossici, le resine
5 fenoliche e superfenoliche un’altissima percentuale di morti per tumori di ogni genere e di ogni tipo. Casoria fa in media 1000 morti l’anno, più della metà con metastasi tumorali. Le abitudini e la indifferenza fanno convivere i suoi abitanti con tutto questo. Molti soggetti politici casoriani si lamentano per le lettere anonime, per le interrogazioni sia comunali che parlamentari e per le tante denunce inviate sia alla Corte dei Conti che alla Procura della Repubblica. Sono in tanti, ormai, a raccontarci i misteri che girano attorno agli scioglimenti dei consigli comunali di Casoria, sia quello per infiltrazioni camorristiche avvenuto nel lontano 2005 sia l’ultimo quando 14 consiglieri comunali si presentano in un insolito orario mattiniero allo studio notarile per mandare il Sindaco Pasquale Fuccio a casa. Sono storie che i soggetti che hanno ballato nell’autunno del 2005 e poi quelli che fecero cadere dallo scranno di Sindaco prima Stefano Ferrara poi Vincenzo Carfora ed infine Pasquale Fuccio conoscono molto bene. Alcuni di essi sono in tutte le quattro storie. Ci sta chi ha pensato di avere il bandolo della matassa e poi non rieletto nel 2019, facendo accordi, trasversali e non, riuscendo ad unire i 9 della opposizione con i 5 della stessa maggioranza, le riunioni un po’ ovunque anche in un centro sportivo, le protezioni ed i salvataggi. Attori di un palcoscenico che vedo recitare sin dal novembre del 1970, alcuni di essi sono ancora presenti oppure hanno passato il testimone di reggitore della res publica a figli o nipoti. Solo la morte è riuscita a sottrarre dal palcoscenico alcuni di essi. Casoriadue, a carattere popolare. A questo giornale è stato chiesto da qualche consigliere comunale di maggioranza di fare UN GIORNALISMO DI INCHIESTA. Riportare a galla, all’attenzione della politica, del consiglio comunale, della Giunta Municipale, dei nuovi Dirigenti di Settore, di Forze dell’Ordine e Magistratura gli spinosi casi dei terreni della Resia e sul come da Enichem siano pas-
sati in mani private. L’acquisto per 2 miliardi di lire più iva degli uffici di via Piave situati all’interno del Parco Le Querce che per anni hanno ospitato il Settore dei Servizi diretti alla Persona e da sei anni chiusi ed abbandonati nonostante un esoso prezzo condominiale. Ci chiedono del Parco Buontempo: scrivevamo una ventina di anni fa ed oggi scopriamo che il rapporto tra inquilini, Comune di Casoria e Banche si avvia alla cancrena. L’AREA DISMESSA SNAIDERO costata anche essa quasi due miliardi di lire diventata durante l’amministrazione Fuccio Asilo Comunale di nuovo chiuso (sarà riaperto a giorni). INCHIESTE, REPORTAGE, REPORT ci chiedono. Ce lo chiedono i consiglieri comunali ai quali, ricordiamo, è consentito l’accesso agli atti amministrativi, per il controllo e poi una eventuale denuncia sia politica che amministrativa. Mi hanno chiesto un reportage sulle palestre scolastiche. Ci hanno assicurato assessori e dirigenti che sono tutte monitorate dalla pubblica amministrazione. Si discute. Raffaele Bene mormora. Ci chiedono di aggiornare la Città ed i nostri lettori sul patrimonio comunale abbandonato, su alcuni condoni sì ed alcuni condoni no. Ci chiedono di raccontare le trattative in corso per nuovi assessori. Ci chiedono quando verrà nominato il nuovo amministratore unico di Casoria Ambiente. Ci chiedono del PalaCasoria, intitolato a quel grande atleta che è stato Mimmo D’Alise ma sempre e comunque chiuso. Ci chiedono della esternalizzazione del Servizio Entrate ed Ufficio Tributi. Ci chiedono tanto: i PICS, i finanziamenti europei, regionali e da covid. Vogliono che noi approfondiamo la storia dei tickets. Cercheremo di seguire tutto quello che a noi è umanamente possibile. Lo faremo nel rispetto dei nostri lettori che vorremmo più partecipi. Ricordando ancora una volta che la INDIFFERENZA E’ CONNIVENZA. Da Casoria parte oppure arriva un treno per chissà dove. Non interessa. Qui interessa la Città di Casoria, la Frazione Arpino. Insistiamo.
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6 ANTONIO BOTTA
Intervista, su Nano Tv, al virologo Giulio Tarro, Primario emerito dell’ospedale Cotugno
“PRIORITARI I FARMACI ANTIVIRALI, NON IL VACCINO” “Al posto dei tamponi, occorrono i test sierologici; efficace la sieroterapia; giusta la non obbligatorietà del vaccino antinfluenzale”
Ospite della “Copertina”, la trasmissione trasmessa sul sito web “Nano TV”, il virologo di fama internazionale, prof. Giulio Tarro, primario emerito dell’ospedale Cotugno, nosocomio delle malattie infettive di Napoli. L’intervista, condotta dal giornalista Nando Troise, si é svolta proprio all’esterno della struttura ospedaliera predetta; ha affiancato il Direttore di Casoriadue la giornalista Elisa Carbone, conduttrice del web giornale “Nano Tv”. La prima domanda di Troise riguarda la ripresa dei contagi che sta destando preoccupazione e paura, tanto da indurre il governo nazionale a prorogare lo stato di emergenza e ad approvare un altro DPCM con ulteriori misure restrittive. Il prof. Tarro, facendo riferimento alla gestione della pandemia in Cina, ha rimarcato l’efficacia della sieroterapia, che avrebbe dovuto, a suo avviso, essere utilizzata subito anche in Italia. “Con 200 ml di plasma (la parte più liquida del nostro sangue, dove sono presenti gli anticorpi formatisi dopo la guarigione da Covid, ndr) si azzera il virus nel giro di 48 ore. Mentre nel nostro Paese, nel mese di Marzo, gli infettati dal Coronavirus aumentavano giorno per giorno, in Cina, grazie alla sieroterapia, a metà delle stesso mese, brindavano alla guarigione dell’ultimo paziente ricoverato. Ci si poteva rifare a loro”. Per l’eminente virologo, come ha ulteriormente esplicitato nel corso dell’intervista è questa la
strada tuttora da imboccare. Carbone ha posto all’attenzione dell’Intervistato la “panacea” che tutti attendono e sperano che sia a disposizione nel più breve tempo possibile. “Quanto il vaccino può essere risolutivo ai fini della prevenzione dell’infezione da Covid 19 se il virus cambia velocemente? Non dovrebbe la comunità scientifica internazionale puntare prioritariamente su una terapia efficace per curare le patologie da Covid? “ Condivido pienamente.” ha risposto il Professore “ Negli Stati Uniti sono stati stanziati 23 progetti per un vaccino e non uno per la ricerca di un farmaco antivirale, che sarebbe stato molto più necessario. Se io mi reco in Africa, a scopo preventivo, mi vaccino per non essere contagiato da febbre gialla; così facendo, si producono anticorpi che saranno utili all’organismo nel caso in cui la si contragga. Invece, noi ci siamo fo-
calizzati sui vaccini quando l’epidemia era in rapida crescita”: gli Americani, al contrario, hanno accettato quello che hanno fatto i Cinesi; allo stesso modo si è agito nell’ospedale Poma a Mantova e nel policlinico S. Matteo di Pavia: dal momento in cui è stata praticata la sieroterapia con pazienti in condizioni critiche non ci sono state più vittime. Sono state istituite anche banche del plasma per la profilassi: ad esse possono attingere 35.000 operatori sanitari per curare i pazienti” La conversazione è proseguita con la richiesta di Troise a Tarro di spiegare i motivi delle critiche che gli sono state mosse da parte di colleghi. Egli le ha definite malevoli, partite inizialmente da due articoli pubblicati rispettivamente su “Il Foglio” e “L’Espresso”; anche su WiKipedia, ha aggiunto, vi sono notizie non veritiere, ponendo in rilievo che per il suo curri-
DOMENICA 18 OTTOBRE 2020 culum occorre fare riferimento, invece, all’enciclopedia americana, che gli attribuisce il giusto e dovuto merito per tutti gli importanti riconoscimenti ottenuti nel corso della sua brillante carriera, tra cui: nomina di virologo dell’anno, nel 2018, da parte di un’associazione di professionisti americani, grande ufficiale al merito della Repubblica, medaglia d’oro del Presidente della Repubblica italiana per indiscussi meriti nel campo della sanità e dell’istruzione; allievo di Sabin, scopritore del vaccino contro la poliomelite, di cui é considerato “figlio scientifico” e del quale tuttora rappresenta la famiglia; inoltre, ha proseguito, è stato scopritore del vibrione, virus del colera, ricoprendo un ruolo fondamentale nello sconfiggerlo a Napoli negli anni 70; ulteriore merito, tra gli altri, quello di aver scoperto la causa del cosiddetto “male oscuro”, isolando il virus respiratorio sinciziale, responsabile della bronchiolite nei bambini da 0 ai 2 anni; quindi, ha concluso,”gli attacchi subìti, mossi da gelosia e invidia, mi hanno colpito relativamente. Su una successiva domanda della Carbone, il Primario emerito del Cotugno ha espresso il suo parere favorevole verso scelte compiute da alcuni Stati, Israele, Svezia Danimarca, inizialmente anche la Gran Bretagna, mirate a contrastare il Coronavirus mediante l’immunità di gregge, in sintesi, essa consiste “nel far circolare il virus fra i giovani,che hanno maggiori difese immunitarie, iso-
7 lando gli anziani e le persone che soffrono di varie e serie patologie”; così facendo, si ottiene il 95% della risposta immunologica delle varie persone, per questo si parla di “gregge”; “è quella che normalmente” come Tarro ha avuto modo di spiegare anche in altri interventi “si cerca di ottenere con una vaccinazione verso un determinato agente, virus o batterio; in tal modo, si arriva ad un numero tale di gente “vaccinata”,il cui organismo ha prodotto anticorpi,da impedire al virus di circolare e, di conseguenza, esso viene bloccato. E’ ciò che è capitato anche in Africa, ha osservato lo Scienziato; tutti si aspettavano una grave epidemia, ma in realtà “si sono verificate isolate endemie, focolai ristretti; il motivo è che vi circolano molti agenti della famiglia del beta coronavirus, che hanno prodotto una immunità aspecifica che li protegge dal Covid 19; tutti coloro che nel 2003 furono colpiti dalla SARS, ancora oggi, 17 anni dopo, sono protetti dal Covid 19, perché godono di una immunità che a lungo andare ancora reagisce ai virus della stessa famiglia del beta coronavirus. Dall’intervista, appare chiaro, dunque, che Tarro avrebbe preferito questa soluzione all’isolamento generalizzato, il cosiddetto lockdown stabilito nel periodo Marzo - Aprile. Bastava, a suo avviso, procedere solo creando “zone rosse”, quindi confinamenti domiciliari nei territori con alti tassi di contagio e isolare, come ha riba-
dito, le fasce deboli della popolazione, anziani e le persone affette da patologie serie, croniche e invalidanti Critico anche nella scelta di effettuare tamponi, argomento su cui la giornalista Elisa Carbone gli ha rivolto l’ultima domanda, congiuntamente a quella sul vaccino antiinfluenzale Effettuare il tampone non serve, ha detto, “esso non è un mezzo diagnostico”;i tamponi rivelano che alta è la percentuale di positivi asintomatici; ciò accerta, secondo Tarro, non la diffusione della patologia, ma la “resistenza anticorpale della stessa malattia; occorre, invece, effettuare “test sierologici, per verificare la presenza nel sangue degli anticorpi, delle proteine virali e dell’acido nucleico, come stanno facendo negli Stati Uniti; è sbagliato ritenere che un soggetto munito di anticorpi, ma positivo al tampone, debba essere messo in quarantena; in realtà quella persona è protetta e immune dal virus” . Rispetto al vaccino antinfluenzale, un’altra risposta in controtendenza : “Secondo una ricerca effettuata dal Pentagono, nel 36% dei casi il vaccino antiinfluenzale ha attivato l’efficacia del Coronavirus”. Altri due studi di scuola olandese e pubblicati su riviste scientifiche hanno confermato ciò. Per tale motivo, é giusto, per il virologo Tarro, che sia stata stata stabilita “la non obbligatorietà del vaccino antinfluenzale; bisogna approfondire, pertanto “lo studio sull’esistenza delle interferenze virali”.
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8 CIRO TROISE
Juve-Napoli, una sentenza che decreta la morte del pallone
Il giudice sportivo ha fatto il suo lavoro applicando le norme del calcio. Ci sarebbe, però, da farsi una domanda: è corretto tutto ciò in tempi di pandemia o era il caso di avere un approccio più ampio? Mastandrea ha scelto di limitarsi ad un’interpretazione stringente del diritto sportivo viaggiando anche nei meandri di una ricostruzione kafkiana in cui c’è il processo alle intenzioni del Napoli che avrebbe rinunciato alla partenza per Torino. Gli amanti del diritto opporrebbero una sola domanda: al cospetto del provvedimento dell’Asl (con chiarimento finale giunto nella giornata di domenica) il Napoli partendo per Torino avrebbe compiuto una violazione dell’art.650 del Codice Penale? La risposta è sì ed è la speranza del Napoli nei successivi gradi
La battaglia legale sarà lunga, il secondo atto si gioca alla Corte Federale d’Appello della Figc
di giudizio per ribaltare la sconfitta a tavolino con punto di penalizzazione inflitta dal giudice sportivo. La battaglia legale è appena iniziata, il secondo atto si gioca alla Corte Federale d’Appello, poi c’è il Collegio di garanzia del Coni, il Tar, il Consiglio di Stato e il Napoli è disposto ad arrivare anche al Tas. Una storia lun-
ga, nel frattempo il Napoli subisce una sentenza politica che ha lo scopo di salvare il campionato dal meccanismo dei continui rinvii che avrebbe potuto generare un provvedimento di segno opposto. È comprensibile ma bisognerebbe saper guardare più lontano perché non basta solo andare avanti ma farlo
mantenendo credibilità. Il peccato originale è che questa storia non doveva essere decisa da Gerardo Mastandrea, il calcio doveva rifiutare lo scenario del disastro d’immagine di JuventusNapoli decisa a tavolino. Bisognava battersi affinchè si preservasse in altra data lo spettacolo di Cr7 e Osimhen, Dybala e Mertens e, invece, tutti i protagonisti non hanno voluto dialogare, spinti dagli interessi di bottega e dalla volontà politica di preservare il protocollo a tutti i costi nonostante proprio le regole di Figc e Lega legittimino il potere delle autorità locali. Il calcio italiano non può fermarsi, si tratta di un mondo indebitato, afflitto da una bolla finanziaria che non potrebbe permettersi altre perdite relative a diritti televisivi, sponsorizzazioni. Con tutte le sue storture, è
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un’importante industria del paese che produce lavoro e alimenta le casse dell’erario. Tutto sacrosanto ma la risorsa principale è la passione dei tifosi, bisognerebbe coltivarla con amore e, invece, la sentenza che decide il risultato di Juventus-Napoli a tavolino rappresenta un’altra mortificazione. Il pallone sta dando una pessima immagine, conta solo che lo spettacolo vada avanti come se fosse un mondo a parte. È la mentalità che ha portato la Uefa a marzo a giocare Liverpool-Atletico Madrid a porte aperte, a confermare la Nations League nonostante la pandemia, accollandosi il rischio di generare altri contagi e mettere in difficoltà i campionati nazionali. Nella presunzione di non guardare cosa succede fuori dal pallone, alla Uefa s’aggrappano alla soluzione del regolamento: bastano 13
negativi tra cui un portiere per scendere in campo. Dura lex sed lex, senza la volontà politica di andare a fondo nei problemi e di bloccare la perdita di fascino che può generare l’assenza di protagonisti rilevanti a causa dei contagi (come può capitare a Juventus-Barcellona se non ci fosse la sfida Cr7-Messi a causa del Covid-19), nonché della tutela della salute di tutti, se alle istituzioni del pallone interessa ancora. Chi se ne frega del caso Genoa, dello screening che il Napoli stava ancora facendo quando l’Asl ha bloccato la trasferta a Torino, della catena del contagio che ha effettivamente spezzato, conta solo difendersi dai possibili rinvii a catena che avrebbe generato Juventus-Napoli. Uno scenario che si poteva governare con una soluzione politica: accordo interno con Lega e Figc protagoniste e poi intesa con Governo
9 e Cts con un protocollo più ampio, aggiornato e che disciplini in maniera seria il rapporto tra regole del calcio e provvedimenti delle autorità competenti. Una strada tortuosa che il calcio non vuole perseguire come se non vedesse ciò che accade fuori dal pallone. Mentre il mondo s’interroga sul lockdown, il più grande trauma sociale, economico e psicologico della storia moderna, a rappresentare il calcio italiano c’è il presidente della Sampdoria Ferrero: “Di Coronavirus non si muore, rispettiamo la malattia ma non enfatizziamo. Gli scienziati vanno in televisione e ognuno dice qualcosa di diverso. Il tampone? Gli scienziati possono metterselo da qualche altra parte. L’incertezza uccide le menti delle persone. Tra un po’ chiuderemo gli ospedali per il corpo e riempiremo quelli per la testa. Io sono stato
costretto a chiudere i cinema, ora tutti questi problemi con il calcio. Così fermano la vita. Non ci inventiamo cose che non esistono, gli stadi possono restare aperti al 30%”. Non pensate che sia una voce isolata, un pensiero fuori dalle righe, è mentalità diffusa. Mentre il caso Genoa e la vicenda JuventusNapoli hanno dimostrato che il protocollo è carente, il calcio tira dritto e martedì in Assemblea di Lega ha discusso solo di diritti televisivi, piuttosto che di aggiornare il protocollo in relazione alla curva epidemiologica. La bolla stile Nba non è soluzione applicabile, molti club non hanno né le strutture né le risorse per applicarla sul lungo periodo, serve la capacità politica di gestire questo momento drammatico e finora il calcio italiano e internazionale ha collezionato tante brutte figure.
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Non abbiamo mai sognato il successo Ma lavoriamo tanto per ottenerlo
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10 RITA GIAQUINTO
Con Giuseppe Pesce , tra le pagine della storia di Casoria
E’ stata un tuffo nel passato di una Casoria quasi inedita, e sconosciuta ai più, l’intervista realizzata sulla rete web NanoTV dal nostro Dir. Nando Troise al Dr. Giuseppe Pesce. Scrittore, giornalista, editor, fine conoscitore della storia, dotato di quell’acume manzoniano, che lo ha portato alle fonti di un passato che pretende di essere ancora vivo, Giuseppe Pesce ci ha fatto da guida conducendo i web spettatori tra le pagine dell’antica storia della nostra città. Giuseppe comincia a muovere i suoi primi passi proprio nella stampa locale di Casoria, da lui particolarmente elogiata in quanto spinta propulsiva ad una certa attività editoriale di spessore. Si iscrive alla facoltà di Lettere, comincia a lavorare per la RCS, a scrivere per IL MATTINO, il ROMA, fino ad arrivare alla redazione televisiva della RAI a Roma, dove collabora con “La storia siamo noi” di Minoli. Un’esperienza importantissima che gli consentirà di conoscere tante persone e di ricoprire il ruolo di consulente editoriale. Una carriera intensa in cui il nostro storico ha cercato di non dimenticare mai Casoria. “Impossibile dimenticarla” – esordisce lo scrittore. “Il centro storico rappresenta il luogo delle mie origini e anche se non lavoro qui, faccio parte di quei pochi della mia generazione che sono riusciti a rimanere a Casoria. La maggior parte sono andati via e, contemporaneamente, c’è stato quell’afflusso di non casoriani, che ha fatto perdere a questo territorio molto della sua identità”. Un territorio ricco di chiese, Santi, beati. Eppure, il progetto di quel “turismo religioso” tanto auspicato dal Dir. Troise, per Giuseppe Pesce non
è assolutamente realizzabile. “La mia considerazione parte, in linea generale, dal fatto che il turismo religioso è, di per sé, in crisi. Ho approfondito l’argomento anche con l’Arcivescovo di Pompei, l’afragolese Caputo, uomo di grande cultura, il quale concordava nel vedere quanto poco il turismo religioso arricchisca un territorio. E’ un mordi e fuggi che in sé non porta a grandi cose. Nel particolare, Casoria non è adeguata ad essere ricettiva e ad accogliere pullman di turisti. Manca un piano che regoli tutta questa movimentazione. Non credo che sia un aspetto del territorio che possa aiutare a risollevare l’economia di Casoria. Ciò non toglie che io di questi luoghi, di queste chiese, sono innamorato perché sono i luoghi dove io, da bambino, ho conosciuto la bellezza”. A questo si aggiunge l’atteggiamento passivo di una politica che sembra non vedere i comportamenti più virtuosi. Basta ricordare il testo “Casoria Sacra”, una guida della città che Giuseppe ha scritto sullo stesso format di una
guida che scrisse per la Reggia di Caserta: “E’ un piccolo strumento che ho messo a disposizione della comunità, ma poi non si è fatto nulla per andare avanti. E questo è un problema di strategia legata alla pubblica amministrazione, alla classe dirigente locale che non riesce a porsi come interlocutore credibile ed adeguato. Lo stesso problema lo abbiamo con le aree dismesse su cui io, molto più che sul turismo religioso, investirei fondi e capitali, anche guardando a ciò che è stato fatto in altre città che hanno trasformato le aree dismesse in aree di servizio. I casi di questo tipo di conversione ne sono tantissimi nel mondo, andrebbero solo studiati e, possibilmente, presi a esempio”. Innegabili, anche per il nostro Giuseppe, le difficoltà politiche di questi ultimi tempi, tra pandemia, emergenze e dissesto. Eppure, sfogliando tra gli archivi storici anche di fine ‘800, inizi ‘900, Giuseppe ha fatto la singolare scoperta che il Comune di Casoria è stato più volte sciolto per problemi finan-
ziari locali: il primo risale al 1901, col mandato del Sindaco Ferone, la cui Giunta fu sciolta da Giolitti perché nel bilancio fu fatta un’operazione un po’ “creativa”, un po’ quello che si fa oggi - e non solo a Casoria - mettendo a ruolo tutta una serie di crediti poco esigibili. Il secondo risale al 1914, alla vigilia dello scoppio della seconda guerra mondiale, nel periodo in cui si festeggiava il centenario della nascita di Padre Ludovico : una grande festa per la quale fu realizzato il busto di Cifariello che oggi vediamo in piazza Santa Croce, festa rovinata dallo scioglimento del Comune. Su Padre Ludovico, molti sanno quanto si potrebbe scrivere e dire. Ma Giuseppe si limita a raccontarci dell’importanza del ruolo politico che Padre Ludovico ebbe a livello internazionale: “Fu sicuramente tra gli artefici a rendere possibile l’accesso dei cattolici in politica. All’epoca questo non era possibile, ma lui si batté strenuamente affinché questo accadesse. Nel 1882, quindi tre anni prima della sua morte, intervenne ad un congresso nazionale di laici, parlando per la prima volta di “democrazia cristiana”. Ovviamente, non faceva riferimento al partito politico, ma intendeva – con questo termine – avviare ed incentivare la partecipazione attiva dei cattolici alla vita politica. E fu lui, infatti, che fece eleggere due deputati di Casoria: i cugini Marco e Pietro Rocco, due personalità politiche che da Roma hanno controllato per tantissimi anni (Pietro di meno, perché morì giovane) la vita politica casoriana”. Ma le frange della storia di questa città indagate da Giuseppe sono innumerevoli e le troviamo, in buona parte, rac-
DOMENICA 18 OTTOBRE 2020 contate in tre dei suoi libri il cui excursus è di straordinario interesse storico e sociale. “Il primo libro - Casoria Capoluogo nell’età delle Rivoluzioni - parte dalla Rivoluzione del 1799, a cui Casoria non partecipò in quanto anti-francese e profondamente legata agli spagnoli, fedelissima alla corona ed alla casa borbonica, nonostante a Casoria vivesse uno degli ideologi della rivoluzione napoletana Gabriele Stasi, morto a 36 anni e sepolto nella Chiesa di San Mauro. In quel periodo emersero, da Casoria, almeno due importanti famiglie: una è quella dei Rossi, a cui apparteneva un avvocato che riuscì a scalare i massimi gradi dell’amministrazione successiva di Gioacchino Murat ed è arrivato nel Consiglio di Stato, ricoprendo una carica molto vicina a quella di Ministro delle Finanze. Riuscì a creare una incredibile fortuna, sia nell’amministrazione pubblica che nel patrimonio di famiglia. Il conte Giacomo Rossi, il nipote, è stato una delle figure più ricche di Napoli, appaltatore delle imposte, non solo a Casoria. Accanto ai Rossi, c’era la famiglia dei Rocco, straordinari, ai quali ho dedicato uno studio a parte perché è una famiglia che nasce da un papà, prima avvocato, e poi magistrato, che forma 4 figli (il primo dei quali muore prematuramente) che percorrono una carriera straordinaria di giuristi. Uno dei figli, Nicola, diventa il creatore del Diritto Privato internazionale. Nicola scrive un trattato sul diritto privato confrontandolo con quello degli altri Stati, e lo fa perché era profondamente cattolico, e pensava che mettendo a confronto il Diritto dei vari Paesi si potessero superare le cause che portavano alle guerre. Giovanissimo, Nicola manda il suo trattato ad un importante giurista, il Ministro della Giustizia francese, che recensisce questo libro, dedicandogli all’Accademia di Francia una lunghissima dissertazione. Da qui, Nicola percorre una carriera brillante. Lui lo aveva anche mandato ai professori napoletani, ma nessuno gli aveva dato attenzione. Da questo schiaffo, però, ottiene una grandissima fortuna. Ma Casoria è grande protago-
11 nista all’epoca delle rivoluzioni: basti pensare che, quando arriva Murat, nel Consiglio di Stato c’è un casoriano, che è un Rossi. E quando nel 1860 sta per entrare Garibaldi e Francesco II, all’ultimo momento, concede per l’ennesima volta questa Carta Costituzionale che non serve a niente, vanno da Giovanni Rocco chiedendogli di fare un Governo del Mezzogiorno d’Italia. Giovanni Rocco, ad esempio, ha sempre vissuto a Casoria, non si è mai mosso da qua”. Il secondo libro è Casoria 1861 La difficile unità : “Sono tre capitoli legati a tre argomenti: i Rossi, Proto e Padre Ludovico. Dell’importanza dei Rocco ne abbiamo già parlato. Padre Ludovico resta una figura importantissima, perché protagonista della scena politica internazionale. Mente fine, studioso prima, e docente poi, di matematica e chimica. Ha viaggiato tantissimo ed ha avuto frequentazioni con i più alti politici dell’epoca borbonica. Giovanissimo, va a Parigi con il figlio del Primo Ministro dove viene ordinato sacerdote nella cappella privata del cappellano del Re. Ma, sicuramente, quella che è stata una grandissima scoperta anche per me, è la figura di Francesco Proto. Nobile discendente di una delle più importanti famiglie di Napoli, ho scoperto casualmente che è stato un deputato di Casoria, nel 1848 e nel 1861. Ho recuperato questa mozione di inchiesta da lui avanzata, la presentammo qui a Casoria con l’allora Vice Presidente della Camera, Luigi Di Maio, ed è stata inserita nella bibliografia del Parlamento italiano, e sono stato chiamato dalla Treccani per scrivere il suo profilo nel dizionario biografico degli italiani. Una figura eccezionale di politico e di letterato, fondamentale anche nell’unificazione del 1861”. Casoria nella bufera della “Nuova Italia” è il titolo del terzo libro di Giuseppe: “Un saggio, il più lungo, anche perché è quello che ha statisticamente più dati che ho elaborato e che, per la prima volta, ho messo tutti quanti insieme. E’, in sostanza, il racconto di chi sono stati i deputati di Casoria eletti dal 1861
fino al 1914. Ho fatto una trattazione – corredandola anche di alcuni ritratti – su tutto quello che hanno fatto i vari deputati e delle loro battaglie elettorali. Molti appartengono ai Rocco, infatti ho scoperto che nel 1905 accadde una cosa singolarissima : per non far perdere voti, Marco Rocco, figlio di Nicola, si candidò al Parlamento contro Marco Rocco, figlio di Giovanni. E su questa cosa si scrisse tanto, esistono articoli satirici su tanti quotidiani italiani. Ovviamente, vinse Marco Rocco.” Dalla storia antica dei secoli passati, arriviamo ai tempi moderni e ad altri due importanti argomenti di profondo interesse per Giuseppe che legano Casoria alla storia d’Italia: Bagnoli e Alfasud. Particolarmente legato alla città di Pomigliano, Giuseppe è stato il primo scrittore ad aver ricostruito la storia della Alfasud per cui ha realizzato un film-documentario per la Rai e ha scritto un saggio. A Bagnoli si è avvicinato per puro caso : il suo vicino di casa si chiama Giovanni Capasso e Giovanni Capasso è l’ingegnere ultimo assunto dall’Italsider ed è stato l’uomo – casoriano – che ha letteralmente salvato l’archivio storico di Bagnoli. Il racconto di Giuseppe – illuminante, a tratti sorprendente - è stato un viaggio alla scoperta di quelle tante eccellenze casoriane di cui sappiamo, ma troppo spesso dimentichiamo. Come auspica da sempre il Dir. Troise, il rinnovo di una toponomastica che, tra le vie e le arterie di questa città, ci possa ricordare i nomi dei tantissimi casoriani che si sono distinti nell’Italia e nel mondo, farebbe bene ad una comunità di cui tutti lamentiamo perdita di radici e di identità. E se è vero, come è vero, che, come dicevano gli antichi latini, “nemo propheta in patria sua”, è , altresì, vero che proprio dagli antichi e dalla filosofia moderna e contemporanea che dobbiamo imparare quanto conti, nell’evoluzione dell’essere umano, la memoria: un elemento - storico ed esistenziale - che aiuta, individuo e collettività, non solo a scoprire la propria identità, ma anche a produrla e a fortificarla. E chissà, forse anche a non perderla.
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12 IMMA CASTRONUOVO
Intervista esclusiva al Consigliere della Regione Campania, On. Severino Nappi, e le sue (scomode) verità.
Questa settimana, il Direttore Nando Troise ha realizzato un vero e proprio scoop, riuscendo ad intervistare sulla web Tv “Nano Tv”, nello spazio dedicato alla seguitissima rubrica settimanale “La copertina”, che vanta migliaiadi spettatori, un esponente politico di grande spessore, che ha, di fatto, spaccato la pubblica opinione della nostra città, notoriamente e tradizionalmente di sinistra: l’On.le Severino Nappi (Lega), Prof. Ordinario di Diritto del Lavoro all’Università Pegaso. E’ stata, ve lo preannunciamo, un’intervista senza mezzi termini, in cui il pregevole ospite si è concesso al ben noto piglio del suo altrettanto autorevole intervistatore che, com’è noto, non è solito svelare all’intervistato di turno alcuna anticipazione circa le domande che gli saranno rivolte; un’intervista che ha suscitato scalpore sin da quando è stata preannunciata su di un noto social da Ferdinando Troise, come egli stesso ha avuto modo di commentare con il suo importante ospite, esordendo in questo modo: “Io sono uno spirito libero, non concordo mai le domande con gli ospiti – né Lei, tantomeno, ha chiesto di concordarle” – è l’incipit di questa clamorosa intervista; “ho preannunciato attraverso un noto social che l’avrei avuta ospite qui in studio, alla mia trasmissione “La Copertina”, che tanto successo sta riscuotendo, con migliaia di visualizzazioni; ebbene, in molti hanno denigrato il mio invito, non a Lei in quanto Severino Nappi, ma in quanto esponente della Lega”, esordisce il Direttore . Io, però, che sono uno spirito libero, di ispirazione voltairiana, mai ne-
gherò ad una persona di dire quello che pensa. Ciò premesso, Lei è stato Assessore al Lavoro alla Regione Campania per 5 anni – materia che insegna all’Università. La sua campagna elettorale era rappresentata figurativamente dallo slogan “Song’ ‘e Napule”; perché ha scelto la Lega? Mi incuriosisce. “Se ci sono persone che pensano che non bisogna far parlare gli altri che non hanno le loro idee, dimostrano sostanzialmente di non essere democratici “ replica l’Onorevole, “significa mettere in discussione e rendere più complesso un processo democratico che dovrebbe essere quello del confronto. Noi viviamo una stagione particolarmente complessa e delicata, anche per l’inadeguatezza rispetto alla capacità di offrire proposte, alternative. E proprio su questo si innesta la mia scelta - di cui sono molto orgoglioso - della Lega; la Lega di cui Lei parlava, la Lega Nord di Bossi di trent’anni fa, è un’esperienza che si è radicata in un territorio, ha espresso dei valori, ma soprattutto ha portato dei risultati in quell’area; quelle aree sono oggettivamente ben amministrate, a partire dai territori; quelle aree presentano ancora oggi dei risultati significativi in termini di benessere dei cittadini, di efficienza dell’amministrazione. Quel modello, oggi, è diventato altro, si è trasformato dalla Lega Nord in Lega e basta, Partito Nazionale, che tuttavia resta Partito federato. Oggi, io sono stato eletto nelle fila di un partito che si chiama Lega Campania, e che quindi esprime “questo” territorio, esprime le esigenze di “questo” territorio e lo fa attraverso persone di “questo” territorio.
Tra l’altro, nel mio caso, io posso dire con serenità che sono un meridionalista convinto da sempre, e che, in un momento in cui le finte scelte centraliste, per trent’anni hanno reso il Sud, la mia terra, sempre più distante dal resto del Paese, impongono una visione diversa e scelte diverse. E quella della Lega si annoda attorno a due parole, che sono cardine e guida dell’azione politica nazionale della Lega, e lo sono sempre di più qui: identità e territorio. Questo è un partito che parte dall’identità, e che rivendica l’identità di “quel” territorio e della propria gente. Come dicevo prima, una politica finta centralista, che fa scelte lontanissime da quelle che sono le esigenze della nostra terra, che non è in grado di guardare ai bisogni di questa realtà, e che al tempo stesso demanda e affida a terzi il nostro destino, è una politica che ci ha schiacciato. Oggi, la Lega, è il primo Partito nazionale, è il motore del cambiamento di questo Paese, ed in questo cambiamento la Campania, che è la seconda Regione d’Italia, dev’essere parte centrale. C’è una classe politica ipocrita e falsa, ci sono quelli che fanno finta di far politica per il proprio territorio, ma poi, nella sostanza, non fanno nulla. In questo nostro contesto, nel quale si rivendica da parte di molte forze politiche - a partire dal Movimento 5stelle , ma anche il Pd - scelte a favore del Sud, la verità è che quest’anno ci hanno tolto 9 miliardi di euro che hanno dato al resto del Paese. Noi abbiamo oggi una condizione di squilibrio straordinaria, e mentre c’era il lockdown e parlavamo di tutela del territorio, nel documento di program-
DOMENICA 18 OTTOBRE 2020 mazione economica di questo Governo c’era scritto che per quest’anno non si sarebbero dovuti dare il 34% degli investimenti in favore del Sud, ed è gente come me che ha protestato e lo ha impedito. Non il Pd o il Movimento 5stelle. Ve lo ricordate il Piano per il Sud? Ne hanno parlato per 6 mesi. E’ scomparso. Ora si parla di recovery found. Ma misure, che destinano realmente risorse al sud, mica le hanno fatte? Ci sono solo chiacchiere”, tuona l’On. Severino Nappi. “Prima di proseguire su tematiche di carattere politico, gradirei una Sua opinione in merito alle decisioni che sta prendendo il Ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, relativamente al calcio cd. “minore”, incalza il Direttore Troise. “Il Calcio subisce, come molta parte della nostra realtà economica e sociale, il dramma di un Governo nazionale incapace di scelte. Siamo finiti in un paradosso assoluto, in cui non si capisce più niente. Il problema è un Governo che non sa confrontarsi con il coronavirus. Anziché andare avanti con uno screening sierologico prima e poi, dove necessario, con dei tamponi - cosa che sarebbe stata necessario fare e c’erano 6 mesi per attrezzarsi - abbiamo fatto finta di nulla, e
13 oggi ci troviamo in una situazione complicata perché dal punto di vista dell’organizzazione, della capacità di mettere in campo risposte, risorse, purtroppo in questo Governo non esiste. E allora, ce la prendiamo con il Calcio, quello minore, quello maggiore? Facciamo un altro danno? Se loro credono che davvero ci sia un rapporto, lo dimostrassero. Io sento soltanto chiacchiere, dal guru della salute di turno che va in tv a dire la sua. Il coronavirus sta diventando un fenomeno globale, che sta facendo un determinato numero di morti; ma ci sono anche i morti per fame, in Italia e nel resto del mondo; e vi voglio segnalare due numeri che sono importanti: in Italia ogni giorno muoiono di tumore oltre 550 persone, e muoiono ogni giorno di malattie cardiovascolari oltre 350 persone. I dati di ieri di morti per coronavirus parlano di 26 persone, comprese quelle che avevano altre patologie e sono finite. Ora, per queste malattie così complicate, non è stato approntato alcun sistema di prevenzione da questo governo. E i disabili? Ci sono ragazzini privi di assistenza sanitaria perché da quando c’è il coronavirus abbiamo sospeso tutto quanto. Quelle patologie non le sta curando nessuno. Questo fa veramente paura! “ replica con veemen-
za l’Onorevole. Pierluigi Battista, autorevole firma de Il Corriere della sera, ha sottolineato, come ha fatto Lei, ciò che non è stato fatto da questo Governo negli ultimi sei mesi. Si parla tanto della Campania record di contagi, ma non si dice che la nostra Regione è settima/ottava per decessi. Sgarbi oggi gridava in Parlamento: “contate i morti, non i contagi!” Ciò che io, molto modestamente, predico da mesi, sui miei settimanali e sulla web tv” , pungola l’intervistatore. “La improvvisazione nella gestione del coronavirus la pagheremo molto caramente. Perché, al di là dei contagiati e dei morti, in Italia, abbiamo perso oltre un milione di posti di lavoro. E altri milioni di posti di lavoro sono a rischio, ma nessuno osa dirlo”, rintuzza l’On. Severino Nappi. “Il Covid ha salvato parecchie poltrone. Quando Berlusconi propose Caldoro a candidato Presidente della Regione Campania, Salvini e la Meloni non erano d’accordo. Poi - si vocifera nell’ambiente del centro-destra - avendo capito che non avrebbero vinto, hanno accettato la candidatura di Caldoro. Lei cosa ne pensa?, chiede sardonico Nando Troise.
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14 “Stefano Caldoro, persona che stimo e con cui ho lavorato come assessore per cinque anni, è stato legittimamente candidato. Certamente, l’idea della Lega e di Fratelli d’Italia era di proporre una figura alternativa. Poi, è stata fatta una scelta di coalizione, nella quale tutti ci ritroviamo. Noi siamo orgogliosi di aver comunque proposto un candidato al di sopra di ogni sospetto. Purtroppo, De Luca è al di sotto di ogni sospetto, perché è un bravissimo cabarettista che ha - attraverso uno storytelling, come suol dirsi - raccontato la storia di una Campania che si era salvata dal coronavirus grazie alla sua azione di “sceriffo”, e dunque hanno ritenuto di confermarlo a Presidente della Regione. I fatti, tuttavia, sono sotto gli occhi di tutti:. Ed anche sulla vicenda coronavirus c’è un dato di qualche giorno fa, che lo dice L’agenzia Nazionale Anticorruzione, che ha pubblicato i dati ufficiali di gestione economica del coronavirus: un contagiato in Campania costa ai cittadini 76.000,00 euro; un contagiato in Valle d’Aosta ne costa 4.800,00. Il punto è: abbiamo dei dati impressionanti rispetto alle vicende di gestione sanitaria, dei dati economici che sono drammatici. Un altro dato che pure sfugge è che la Campania, già prima del coronavirus, aveva i tassi di occupazione più bassi d’Europa. De Luca è quello che ha speso meno i fondi europei. Tra qualche mese la Campania restituisce all’Europa mi-
liardi di euro, perché non è stato capace di spenderne neanche il trenta per cento, tuona l’Onorevole Nappi, dalle cui forti affermazioni tuttavia prendiamo le distanze, così come da eventuali polemiche che possano scaturire, anche in futuro, dalle affermazioni fatte e di quelle che seguiranno, rese in assenza di contraddittorio, ed invitando a codesta trasmissione, in qualunque momento, il destinatario di tali affermazioni ad intervenire ed a controbattere, in ossequio al dovere di imparzialità e di verità dell’ informazione. Quanti consiglieri regionali della Lega ci sono, da Napoli a Licata?, chiede il Direttore. Sono circa 20. In Campania siamo 3., replica l’Assessore. “Ebbene, io predico da settimane che uno dei motivi che ha procurato questi 36.000 morti sia questa idiosincrasia tra i medici del Nord e i nostri. Penso che oltre il coronavirus, potrebbe essere risolto se infettivologi e pneumologi si mettessero in sinergia. Com’è possibile che il presidente della Regione Campania ed il Sindaco di Napoli non si parlino? , incalza Nando Troise La Sua proposta - scegliamo delle cure comuni rispetto ad un male nuovo, che prima non esisteva –ciò dovrebbe spettare al Ministero della Salute che dovrebbe coordinare le migliori esperienze e farle sedere attorno ad un tavolo. Questo non accade, perché noi continuiamo
ad utilizzare il sistema di scaricare le responsabilità sugli altri. Ed è ciò che sta accadendo anche in questo momento, in cui non si capisce perché questo Governo non debba avere la forza di assumere delle scelte strategiche in modo unitario e congiunto, invece di demandare a livello regionale; io credo che noi dovremmo pretendere da questo Governo nazionale, linee guida comuni in tutti i paesi, cosa che manca, a scapito di un pressapochismo in cui si annida anche il personalismo che è umano, di un medico che pensa che la propria cura funzioni meglio di un’altra , ribatte l’intervistato. A conclusione, Il Presidente De Luca è stato tra i primi ad aver nominato la Giunta regionale. Sa che tecnicamente non lo poteva ancora fare? Perché egli stesso non era stato ancora proclamato. Il decreto di nomina di questi assessori non lo poteva fare, perché non era stato ancora proclamato presidente. La cosa clamorosa è che “chi” li ha nominati, non li ha nominati, ha fatto un comunicato stampa, e questo nessuno lo ha detto. Il Consiglio si insedierà nei prossimi giorni e noi faremo un’opposizione qualificata che non farà sconti a chi crede che la Regione Campania sia un affare di famiglia. Il mio personale impegno politico è quello di rappresentare la mia comunità, e continuerò a farlo al meglio delle mie possibilità, conclude l’On.le Severino Nappi.
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ANGELA CAPOCELLI Il catcalling (anche detto street harassment) è l’insieme di molestie verbali che una donna subisce quando cammina per strada. Consiste, cioè, in quella sfilza di commenti che vanno dal “ehy bella” alle più inaccettabili volgarità che il mondo femminile si sente rivolgere continuamente da parte di perfetti sconosciuti. Disagio, imbarazzo, fastidio, malessere, paura: questo è tutto ciò che il catcalling provoca in noi donne quando diventiamo bersaglio degli “apprezzamenti” indesiderati di ignoranti e trogloditi. Ma perché questi maleducati non vengono puniti? Perché vengono lasciati liberi di mettere in difficoltà ragazze, signore e persino bambine? Perché nessuno dà voce all’incubo in cui la razza femmine si trova immersa quando cammina per strada? La risposta è semplice: perché non se ne capisce la reale importanza, perché non gli si dà il giusto peso. Fortunatamente, però, non è così in tutto il mondo: Perù, Francia, Filippine e alcuni paesi degli Stati Uniti, infatti, hanno preso provvedimenti a riguardo. Le pene prevedono la reclusione o multe a seconda della gravità del reato, che può assumere diversi volti: insulti sessisti, battute di cattivo gusto, sguardi invadenti, imprecazioni o addirittura comportamenti più aggressivi e
Il catcalling: un fenomeno molto diffuso ma poco conosciuto fisici. Insomma, una molestia sessuale a tutti gli effetti. Essere tutelate da tutto questo è un diritto di noi donne e un dovere dello Stato! Una bambina deve poter camminare per strada senza essere infastidita da uomini perversi; una ragazza deve poter scegliere come vestirsi senza essere, per questo, oggetto di mira di sconosciuti apprezzanti; una signora deve potersi piegare a raccogliere l’oggetto che le è caduto senza dover temere lo sguardo di cafoni scostumati. Quella che si vive in certi vicoli e su certi marciapiedi è una vera e propria violenza psicologi-
ca! Come ha affermato Emmanuel Macron, il presidente francese, «le donne non devono in alcun modo aver timore di andare in giro » e difatti è assurdo che persino camminare sul suolo pubblico debba diventare qualcosa di difficile da sopportare. Ebbene, un programma di riabilitazione civica obbligatorio è ciò che spetta al molestatore francese qualora, recidivo, non gli fosse bastata la multa salata (che va dai 90 fino ai 750 euro a seconda della gravità dell’importunio). Per chi stimasse tutto ciò esagerato e ritenesse lo street harassment trattarsi di innocui
apprezzamenti (indesiderati, aggiungerei, nel momento in cui manca l’esplicito consenso della ricevente) riporto le parole di Deirdre Davis, che, nel 1994, ha chiarito cosa fossero le molestie di strada spiegandone le cinque caratteristiche: 1) si verificano in uno spazio pubblico 2) si verificano più comunemente tra uomini e donne 3) dicendo “grazie” a un molestatore si provocano ulteriori molestie 4) i commenti spesso riguardano le parti celate del corpo femminile 5) i commenti del molestatore, sebbene camuffati da complimenti, sono oggettivanti, dispregiativi e sessisti Ebbene, concludo con questi tristi dati, nella speranza di una svolta oltre che nella tutela delle donne, nella mentalità degli uomini: -nonostante tutti i sessi siano possibili destinatari, le donne sono colpite in maniera sensibilmente più frequente; -le molestie nella maggior parte dei casi, sono opera di uomini ai danni dell’altro sesso; -la maggior parte delle donne ha la prima esperienza di molestie di strada durante la pubertà; - 1 donna su 4 ha subito molestie di strada all’età di 12 anni e quasi il 90% entro l’età di 19 anni. Uomini, riflettete. Donne, ribellatevi.
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ROSA DAVIDE In quest’anno particolare, reso difficile dal nuovo coronavirus, i mesi autunnali ed invernali risultano pericolosi per tutti: la sintomatologia dell’influenza è del tutto simile a quella del Covid-19. Riuscire a distinguere l’una dall’altra potrebbe risultare molto complicato, e la sinergia delle due sindromi potrebbe portare ad effetti devastanti, soprattutto per i soggetti a rischio. L’insorgenza improvvisa di sintomi quali febbre alta, tosse, dolori muscolari, mal di testa, brividi, affaticamento, mal di gola ma anche nausea, vomito e diarrea (soprattutto nei bambini) potrebbe destare molta confusione. Inoltre, anche l’influenza si trasmette attraverso le famose goccioline diffuse attraverso la tosse o gli starnuti, o più in generale attraverso il contatto diretto o indiretto con le secrezioni respiratorie contaminate. Data la possibile co-circolazione di questi virus è importante ribadire l’importanza della vaccinazione antinfluenzale, in particolare nei soggetti a più alto rischio di tutte le età, per semplificare la diagnosi e la gestione dei casi sospetti di Covid. Vaccinando contro l’influenza, inoltre, si riducono le complicanze dell’influenza stessa e il numero degli accessi al pronto soccorso. Secondo la circolare del 4
L’importanza della vaccinazione antinfluenzale giugno 2020 del Ministero della Salute, la vaccinazione antinfluenzale è raccomandata per: donne in gravidanza o nel periodo post-partum, soggetti dai sei mesi ai 65 anni di età affetti da patologie che aumentano il rischio di complicanze (malattie croniche a carico dell’apparato respiratorio quali asma e BPCO, cardiopatie, diabete, insufficienza renale, tumori, malattie congenite, epatopatie, malattie infiammatorie croniche), individui di qualsiasi età ricoverati presso strutture per lungodegenti, familiari e contatti di soggetti ad alto rischio di complicanze. Per la stagione 2020-2021, a causa dell’emergenza Covid-19, al fine di facilitare la diagnosi differenziale nelle fasce d’età di maggiore rischio, la vaccinazione può essere offerta gratuitamente
nella fascia che va dai 60 ai 64 anni. Per quanto riguarda gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie che operano a contatto con i pazienti, la vaccinazione è fortemente consigliata, nella prospettiva di un’iniziativa legislativa che la renda obbligatoria. Vista la situazione di emergenza, è necessario anticipare la campagna vaccinale a partire dagli inizi del mese di ottobre. Una sola dose di vaccino è sufficiente per i soggetti di tutte le età, con esclusione dell’età infantile. Per i bambini al di sotto dei nove anni e mai vaccinati in precedenza, si raccomandano due dosi di vaccino antinfluenzale, da somministrare a distanza di almeno 4 settimane. Il vaccino si somministra per via intramuscolare. E’ raccomandata l’inoculazione nel
muscolo deltoide per tutti i soggetti di età superiore a due anni, nei bambini ancora più piccoli e nei lattanti la sede di iniezione raccomandata è la faccia antero-laterale della coscia. E’ importante conservare il vaccino in frigo (non in freezer) ad una temperatura compresa tra +2° e +8° gradi. Il vaccino non deve essere somministrato ed è quindi controindicato nei lattanti al di sotto dei sei mesi (per mancanza di studi clinici controllati che ne dimostrino l’innocuità in tali fasce di età), nei soggetti che abbiano manifestato reazioni allergiche dopo la somministrazione di una precedente dose. In caso di una malattia acuta (con o senza febbre) si deve rimandare la vaccinazione a guarigione avvenuta, in quanto questa costituisce una controindicazione temporanea alla vaccinazione. L’impiego di farmaci antivirali deve essere limitato a casi selezionati, in quanto i virus dell’influenza possono dar luogo a fenomeni di resistenza. Per tutte queste motivazioni è sempre opportuno chiedere consiglio al medico di famiglia o al farmacista di fiducia, in quanto l’influenza costituisce un importante problema di Sanità Pubblica. E’ una sindrome contagiosa, variabile e in alcuni casi molto rischiosa, per questo da non sottovalutare.
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18 GENNARO MOSCA
SCHIZZECHEA WITH LOVE E LE NOSTRE STRADE SI ALLAGANO La pioggia ha ispirato poesie e canzoni, regalandoci emozioni e bellezza. ‘Marzo’, di S. Di Giacomo, ci racconta che quel mese è meteorologicamente bislacco, imprevedibile, come un soggetto bipolare, pazzo: “Marzo, nu poco chiove e n’ato ppoco stracqua: torna a chiovere, schiove, ride ‘o sole cu ll’acqua. Mo nu cielo celeste, mo n’aria cupa e nera: mo d’’o vierno ‘e tempesta, mo n’aria ‘e primmavera.” Dalle nostre parti diciamo: ‘Marz è pazz’, perché non si capisce se avrai bisogno dell’ombrello oppure no. Ma che bello Marzo, con la pioggerellina e subito dopo il sole. D’Annunzio canta la pioggia mentre cade sui luoghi di questa Terra: “Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove su i pini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini.” Il nostro Pino Daniele, in una delle sue canzoni più belle, descrive la giornata di una ragazza di strada: “E te sento quanno scinne ‘e scale / ‘E corza senza guarda’/ E te veco tutt’ e juorne / Ca rirenno vaje a fatica’/ Ma poi nun ridi cchiù / E luntano se ne va / Tutt’a vita accussì / E t’astipe pe nun muri’ / E aspiette che chiove / L’acqua te ‘nfonne e va / Tanto l’aria s’adda cagna.” Ed alla pioggia dedicò anche il titolo di un album: ‘Schizzechea with love’. Perché queste goccioline ci ispirano passione, a volte un velo di tristezza, ma sono sempre un bellissimo segno di vita, come l’arcobaleno. Purtroppo, però, la pioggia non è solo ispiratrice di sentimenti e poesia, ma nella vita di tutti i giorni è anche causa di frane, disagi, strade allagate. Proprio il nostro Direttore, l’amico Nando Troise, in un recente post tanto ironico quanto amaro, “Il mare a Casoria - Via Pascoli”, che ha fatto anche da copertina al numero precedente, ha stigmatizzato gli allagamenti delle nostre strade, mo-
IL GRILLO PARLANTE
strando questa via ‘abbellita’ da almeno trenta centimetri d’acqua dopo un acquazzone. A Lui, dunque, devo queste poche riflessioni. In occasione di un nubifragio, sarà capitato a tutti di restare fermi nel traffico per una delle nostre vie, in mezzo al lago provocato dalla pioggia. Ma perché accade questo? Quali sono le cause: solo la Natura, o c’è altro? Se da una parte ci si mette Madre Natura, dall’altra anche l’Uomo dà il suo contributo. Negli ultimi secoli la temperatura media della Terra è aumentata; il livello del mare si è innalzato, le piogge sono cambiate, meno acqua sulle nostre teste, ma più brevi e intense, chiamate ‘bombe d’acqua’. Fenomeni che non sono un effetto naturale, o almeno, non solo. Il cambiamento del clima è anche colpa dei ‘gas serra’, prodotti da industrie che scaricano nell’atmosfera aria calda inquinante, provocando queste ‘bombe d’acqua’ che le fognature non riescono a smaltire. Come rovesciare, in pochi secondi, l’intero volume di una vasca da bagno nel lavandino. Lo scarico non ce la fa, e rigurgita. Ma tante altre sono le cause antropiche.
L’urbanizzazione delle città si è spinta al limite, più aree asfaltate e meno superficie naturale significa maggiore acqua piovana che scorre più velocemente sulle strade, e che colma oltre il limite le fogne esistenti, quando esistono (sic!). A ciò si aggiunge che queste canalizzazioni, spesso, sono state progettate molti anni fa, con ipotesi di pioggia meno gravose di quelle odierne. Altra causa è la mancata manutenzione delle caditoie. Mi chiedo: i Comuni sono ancora dotati di un Ufficio Acquedotti e Fognature? E su queste ultime, che manutenzione periodica si opera? Le caditoie talvolta sono completamente coperte ed intasate, e perciò l’acqua che dalla strada – attraverso queste – dovrebbe scendere in fogna, invece continua a ruscellare o ristagnare sull’asfalto. Senza la pretesa di conoscere la soluzione a tutte le problematiche, ma, da semplice Grillaccio, ritengo basti un po’ di buon senso per trovare qualche rimedio. Maggiore manutenzione di queste opere trascuratissime, ossia pulizia delle caditoie e degli altri manufatti complementari, o rifacimento quando necessario. Integrare le parti di fognatura che si rivelano periodicamente insufficienti, realizzando nuovi tratti per sostituire o affiancare quelli esistenti. Ovviamente, realizzarle dove ancora non ci sono. Solo per citarne qualcuno. Per fare questo, occorre competenza della classe politica locale e di quella sovraordinata. Capacità di organizzare la cura della ‘cosa pubblica’, saper spendere le risorse, se disponibili, o riuscire a trovarle. La nostra classe politica ce la fa? Non lo so. Ma vedo avvicinarsi un nuvolone plumbeo che annuncia un altro temporale, e forse – insieme al prossimo allagamento – mi predice la risposta, con questo verso di N. Hikmet: “Pioggia d’estate cade dentro di me senza rinfrescare la mia tristezza.”
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DOMENICO BORRIELLO
Cara Italia, ha ragione Boris Johnson “Gli italiani perdono le partite di calcio come guerre e le guerre come partite di calcio”. Lo disse Winston Churchill, che è la più grande fonte d’ispirazione del premier britannico Boris Johnson. Forse è bastato questo a rendere BoJo antipatico ai media italiani? Sì, perché altrimenti non si spiega per quale motivo i giornali nostrani traducano sempre molto male le dichiarazioni del presidente del Governo di Sua Maestà. Certo, l’inglese non è proprio motivo di vanto per gli italiani, però non avrei mai pensato che si potesse arrivare a cambiare completamente il senso di una conferenza stampa molto delicata come quella di marzo 2020. “Abituatevi a perdere i vostri cari” e “puntiamo all’immunità di gregge”: appena lo lessi pensai che BoJo fosse impazzito e la cosa mi fece molto dispiacere, proprio perché parliamo di una persona di grande cultura, che ben ha esercitato la professione di giornalista e di Sindaco di Londra. Così decisi di ascoltare la conferenza stampa in originale, in inglese. E mai avrei pensato che anche i giornali di punta italiani potessero essere protagonisti della diffusione di fake news, anche se visti gli spiacevoli episodi di traduzione, a questo punto penso sia meglio dirlo in italiano: bufale. Boris Johnson non ha mai detto che avrebbero sacrificato delle vite in nome dell’immunità di gregge e non ha mai detto, in maniera cruda e crudele, “abituatevi a perdere i vostri cari”. Certo, anziché guardare all’orto dei vicini, sarebbe meglio osservare in casa nostra. Qualche mese fa il nostro di premier disse in parlamento che ci avrebbe “consentito” la libertà. Capite? Il nostro premier ci consente qualcosa di garantito dalla Costituzione. E così mi fa rabbrividire la levata di scudi per
un’altra frase contestata di Boris Johnson, d’altronde estrapolata dal contesto in maniera pretestuosa. Mi riferisco al fatto che il premier britannico, nel rispondere a un esponente dei laburisti, ebbe a dire che il suo popolo ama la libertà, quindi certe misure di contenimento sono un po’ più difficili da imporre. Nulla di strano uscì dalla bocca di BoJo, che d’altronde non chiamò nemmeno in causa l’Italia (a farlo fu il deputato dell’opposizione). Eppure la sua dichiarazione ha suscitato l’ira degli italiani, evidentemente con la coda di paglia che stava andando a fuoco. Il Presidente della Repubblica italiana si è affrettato a dire: “Noi italiani amiamo la libertà, ma anche la serietà”. Capite? Il nostro Presidente della Repubblica dice a Boris Johnson che gli italiani amano la libertà e la serietà. Sì, parliamo di questa Italia, la nostra Italia. Un’Italia dove tanti cittadini sono stati abbandonanti senza cassa integrazione, mentre il Presidente dell’INPS ha ben pensato di meritarsi addirittura un aumento di stipendio per gli straordinari risultati ottenuti. Giusto per parlare di casi recenti, eh! Proprio perché siamo un paese serio, abbiamo proiettato il disgustoso teatrino di Juventus-Napoli in tutto il mondo. Sempre per parlare soltanto di casi recenti. Ah, caro presidente Mattarella: l’Italia è un paese così serio che costringe i suoi figli migliori ad andare all’estero, magari proprio in Regno Unito, perché nel Bel Paese si va avanti soprattutto a colpi di raccomandazione. L’Italia ama così tanto la serietà da maltrattarla ed umiliarla. Sulla libertà invece è bello constatare che l’amiamo così tanto da non aver costretto a dimissioni il ministro Speranza: l’ultima volta che ho sentito dire che “arriveranno segnalazioni” è stato quando ho letto 1984 di George Orwell.
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TERESA D’ANGELO
Un grande progetto che riguarda la moda , la “Pasquale Lobefalo Fashion Academy” Un grande progetto ideato e realizzato da Pasquale Lobefalo, modello di marchi importanti del Made in Italy, ed organizzatore anche di eventi insieme a suo padre, Franco Lobefalo, grande personalità dell’ambiente spettacolo, che insieme con la loro tenacia e determinazione sono veramente top class in Campania. Ho chiesto a Pasquale di raccontarmi con varie domande telefoniche, di parlarmi di questo periodo, della sua carriera, dell’accademia e dei progetti futuri. Seguite l’intervista per conoscere il grande mondo della moda raccontato da Pasquale Lobefalo, attraverso le mie domande. Ho il grande piacere di parlare con Pasquale Lobefalo. Ciao Pasquale, come stai in questo periodo un pó frenante per tutti? Anche per i vari settori della moda, oltre lo spettacolo, gli eventi dove la vostra agenzia in Campania è top class con serietà e professionalità nel campo. Ciao Teresa, tutto bene grazie. É un periodo particolare per tutti, ma non dobbiamo abbatterci. Per quanto riguarda il mio settore attualmente di sfilate se ne fanno pochissime, mentre fotograficamente si sta lavorando molto bene grazie alla crescita dell’online. In questi mesi c’é stato un boom di aziende o semplici attività che hanno investito nel web per essere presenti in un mercato che attualmente soffre tanto. Sin da giovane appassionato di moda, passerelle, sfilate, infatti hai posato, sfilato per i più grandi marchi, per citarne uno dei tanti ( la linea di Carlo Pignatelli), com’è nata la passione per la moda? Cosa ti ha portato a diventare modello? Fin da piccolo ho sempre avuto la passione per la moda,ma non la esternavo più di tanto, mi soffermavo a guardare
semplicemente le sfilate dei grandi stilisti. É iniziato tutto precisamente 13 anni fa, ero a Milano per un party di una nota azienda con mio padre e alcuni suoi assistiti e mi notarono in questo evento. . . da lì rimasi diversi mesi a Milano per la formazione. Questa grande passione è sfociata poi in un grande progetto, mettere in piedi un’accademia formativa “ PASQUALE LOBEFALO FASHION ACADEMY”, una nuova possibilità per i tanti giovani che vogliono affacciarsi al mondo della moda per formarsi, per poi diventare modelli/e oppure fotomodelli/e, questa grande idea di formazione è stata tutta farina del tuo sacco? Come nasce l’idea. . . . La “Pasquale Lobefalo Fashion Academy” nasce per tutti tre anni fa, ma nella mia mente nasceva giá un anno e mezzo prima. E’ un progetto che avevo da anni ma aspettavo la maturità professionale adatta per poterlo affrontare. Tre anni fa, dopo 10 anni di moda, ho deciso di mettere a disposizione tutta la mia esperienza, supportata da un mio team di professionisti del settore per formare giovani ragazzi e ragazze con il sogno della moda. C’é voluto un anno e mezzo per sviluppare la mia idea di Accademia, in cui la forza sono l’esperien-
za REALE mia e del mio team in questo settore. Dietro ogni grande progetto oltre ad esserci un grande uomo professionista, c’è uno staff ben fornito di altrettanti professionisti che si curano delle varie discipline, puoi citare i coach di questa bellissima impresa formativa? Come hai detto tu dietro un grande progetto c’é un grande team alle spalle. Ho avuto il piacere di essere affiancato in questo progetto da professionisti che hanno lavorato con me in tanti anni nella moda e che hanno sposato la mia idea di formazione. Prima su tutte Stefania Maria coreografa e insegnante di portamento, Nunzia Fabozzi MakeUp Artist, Roberto Minini Photographer, Nicola Giornano Hair Stylist Men, Melania Rea Hair Stylist Woman e Nello Polise Social Media Manager. Cosa ti aspetti da questo percorso, ma soprattutto hai progetti futuri sempre in campo moda? Sono una persona che ama sempre migliorarsi, ho aperto una nuova struttura per la Pasquale Lobefalo Fashion Academy con una sala posa interna completamente attrezzata alle nostre esigenze e ho in progetto altri due corsi formativi che prenderanno vita a inizio 2021. . . In questo periodo storico molto difficile non bisogna fermarsi, ma rimboccarsi le maniche e andare avanti. Il Covid non deve spezzare le ali ai nostri sogni! Pasquale Lobefalo Fashion Academy Instagram: pasqualelobefalofashionacademy, pasqualelobefalo, pasqualelobefaloeventi Mail: pasqualelobefalofashionacademy@gmail.com, pasqualelobefalo@gmail.com Facebook: Pasquale LobefaloFashion Academy, Pasquale Lobefalo, Pasquale Lobefalo Eventi
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Partono i voucher Servizio Nido 0-36 mesi L’Ambito N 18 - Comune capofila Casoria mette a bando oltre cento posti per l’importante servizio educativo
L’Ambito N 18, Comune capofila Casoria, ha bandito l’Avviso con il quale rende disponibili per i nuclei familiari dei tre comuni che lo compongono (Casoria-Arzano-Casavatore) centoquaranta posti asili nido, finanziati dal Fondo Sistema Integrato di Educazione e Istruzione (SIEI) e dal Piano di Azione e Coesione (PAC). I genitori potranno scegliere la struttura privata a loro maggiormente congeniale tra quelle accreditate dall’Ambito e, dunque, autorizzate a lavorare con l’ente pubblico. Il bando è disponibile sui siti istituzionali dei tre Comuni e prevede come requisiti di accesso la residenza in uno dei Comuni dell’Ambito N 18 e un ISEE , in corso di validità, non superiore ai € 29.000,00. I genitori interessati possono presentare domanda presso l’ufficio protocollo dei
Comuni di Casoria, Casavatore e Arzano nei giorni e negli orari degli sportelli o a mezzo pec (solo pec intestate al genitore/tutore che richiede il servizio o a un CAF/Sindacato abilitato con delega del genitore/tutore all’invio) all’indirizzo servizi.sociali@pec.comune.casoria. na.it con oggetto: “AVVISO PUBBLICO Per l’erogazione del servizio Nido 0-36 mesi presso strutture private accreditate”. La scadenza è prevista per il 27/10/2020. “Oltre alla imminente riapertura dell’asilo nido a titolarità pubblica Topo Gigio - dichiara l’Assessore alle Politiche Sociali, Ornella Esposito - abbiamo subito messo a bando anche circa 140 posti asilo nido in strutture private autorizzate dall’Ambito N 18, così da poter garantire ai suoi cittadini un’offerta consistente di servizi educativi, di fondamentale
importanza per la buona crescita dei bambini e per la promozione delle pari opportunità”. “Ci rendiamo conto - continua l’Assessore - che questo è un momento molto complicato a causa del covid-19 e che i genitori possono nutrire legittimi timori nel mandare all’asilo i propri figlioletti, ma vogliamo anche evidenziare che questa è una grande opportunità per i bambini e i loro genitori”. Il bando integrale e il MODELLO DI DOMANDA è scaricabile al seguente indirizzo: http://www.comune.casoria. na.it/avviso-pubblico_27 Per info contattare l’Ufficio Politiche Sociali del Comune di Casoria - Assistente Sociale Dott. Vittorio Solombrino: tel: 081/7053409 mail v.solombrino@comune.casoria.na.it
COMUNICATO STAMPA
Pulcinella dona sempre tanti Sorrisi a tutti noi Tanti riconoscimenti di gratitudine per l’Ambasciatore del Sorriso Angelo Iannelli
In questa Pandemia uno dei personaggi che si è contraddistinto porta il nome di Angelo Iannelli, che è pronto a scendere di nuovo in campo dopo l’escalation di contagi in Italia e in tutto il mondo, per donare ancora il suo Sorriso, la sua Ironia, la sua Forza e la sua Risolutività nei momenti di spensieratezza. Da tantissimi anni, il giullare del sorriso trascorre il suo tempo libero pensando alle persone più bisognose negli Ospedali, nelle case di cura e nelle Associazioni, attraverso le sue innumerevoli iniziative sociali e tantissime manifestazioni socio-culturali, con il suo personaggio che impersona ,“Pulcinella”. Come si dice “chi semina raccoglie” e in questi giorni Angelo Iannelli ha fatto incetta di apprezzamenti e doni, ricevendo tra i tanti doni una meravigliosa opera d’arte, la scultura raffigurante Pulcinella su tela dall’artista Lucia Cepollaro, un dipinto raffigurante lo stesso Iannelli del pittore Francesco Festa, una poesia dal titolo “Pulcinella 2020” del poeta Armando Fusaro. Inoltre, il re dei burattinai Adriano Ferraiolo, gli ha donato un suo prestigioso burattino costruito con le sue stesse mani e con tanta passione per l’artista Angelo Iannelli. Oramai l’icona di Napoli è entrato nel cuore della gente per la sua sensibilità verso i più deboli e per le sue doti artistiche.
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SALVATORE IAVARONE*
Proviamoci a Casoria!
Comunità Energetiche e Autoconsumo Collettivo: energia rinnovabile accessibile a tutti Potremmo favorire sul territorio la nascita di una comunità energetica, la normativa oggi lo consente, e potrebbe essere il Comune a favorire la nascita di una comunità energetica locale. Il Comune potrebbe essere anche parte attiva, mettendo a disposizione spazi e condividendo i risultati con una rete di cittadini che aderiscono ad una manifestazione d’interessi. In questo breve articolo raccontiamo, alla luce della nuova normativa, le possibilità che ci sono. Oggi parlare di energia è fondamentale, parlare di energie rinnovabili è il futuro. I Comuni devo favorire la nascita di comunità energetiche, e Casoria potrebbe farlo attraverso la nascita di uno sportello dedicato per assistere e favorire la nascita di queste realtà. La III Commissione consiliare potrebbe anche permettere la nascita di momenti di confronto pubblico su questo tema, ed è su questa scia che dobbiamo lavorare. Da tempo si attendeva una normativa che permettesse la condivisione dell’energia prodotta da un impianto a fonte rinnovabile. Fino ad oggi, chiunque fosse possessore di un impianto fotovoltaico era costretto, in assenza di un sistema di accumulo, ad immettere la propria energia prodotta e non autoconsumata in rete, riacquistandola successivamente al bisogno e ricevendo in cambio l’incentivo di scambio sul posto. Con la nuova normativa, l’energia prodotta, e non autoconsumata, potrà essere messa a disposizione dei condòmini o di utenze nelle immediate vicinanze, a seconda che si
Avviamo una sperimentazione per la nascita di una comunità energetica in città partecipi ad un’iniziativa di Autoconsumo Collettivo o si faccia parte di una Comunità Energetica. Le due forme di condivisione di energia sopracitate differiscono per alcuni aspetti sostanziali, che verranno approfonditi nel seguente paragrafo. Entrambi però puntano allo stesso fine: fornire benefici ambientali, economici e sociali a livello di comunità. La condivisione di energia da fonti rinnovabili è stata disciplinata dalla direttiva europea UE 2018/2001, nello specifico dall’articolo 21 (Autoconsumo Collettivo) e dall’articolo 22 (Comunità di Energia Rinnovabile), i quali sono stati recepiti dal legislatore con la legge 28/02/2020 n.8 art.42 bis. Tale legge ha introdotto un regime transitorio finalizzato ad acquisire elementi utili necessari alla definizione di una più corretta normativa e delle regole di incentivazione, in attesa del completo recepimento della Direttiva, che dovrà avvenire entro e non oltre il 30 giugno 2021. Nella Legge n.8/2020 – art.42-bis – comma 4, si
legge, alle lettere indicate, quanto segue: c. nel caso di comunità energetiche rinnovabili, i punti di prelievo dei consumatori e i punti di immissione degli impianti di cui alla lettera a) sono ubicati su reti elettriche di bassa tensione sottese, alla data di creazione dell’associazione, alla medesima cabina di trasformazione media tensione/ bassa tensione; d. nel caso di autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente, gli stessi si trovano nello stesso edificio o condominio. Si nota subito una grande differenza sull’area di definizione: la Comunità Energetica può essere istituita tra utenze appartenenti alla stessa rete di bassa tensione, cioè a tutte quelle utenze che fanno capo alla stessa cabina bassa/ media tensione, l’Autoconsumo Collettivo invece può essere istituito solo tra utenti appartenenti allo stesso condominio. L’area di definizione è un parametro di grande importanza in quanto, aumentando il numero di utenti finali e variando la tipologia
di utenze (PMI, privati, attività commerciali), risulterà più facile ottenere un profilo di consumo omogeneo, che aiuterà l’incremento dell’autoconsumo e portando così l’investimento ad essere più redditizio. La normativa inoltre delinea anche l’orizzonte temporale entro il quale sarà possibile, solo ed esclusivamente per i nuovi impianti, entrare a far parte della sperimentazione, cioè tra la data di entrata in vigore della legge n.8/2020 e i 60 giorni successivi all’entrata in vigore del recepimento definitivo (massimo 30 giugno 2020). Viene inoltre esplicitata la potenza massima dell’impianto per la partecipazione alla sperimentazione: 200 kW. (Legge n.8/2020 – art. 42-bis – comma 4 – lett. a)). La legge suddetta si chiude con le direttive sulle regole per l’incentivazione. Nello specifico nel comma 7 si fa riferimento al fatto che i nuovi meccanismi non avranno diritto di accedere ai regimi di incentivazione pre esistenti quali scambio sul posto e decreto FERR1, ma potranno continuare a godere della detrazione fiscale del 50% in 10 anni ove applicabile. Entro 60 giorni dall’entrata in vigore del decreto, come si legge nel comma 9, il Ministero dello Sviluppo Economico dovrà individuare la nuova tariffa incentivante per gli impianti che avranno preso parte alla fase di sperimentazione. Tale tariffa dovrà premiare l’autoconsumo di energia e sarà erogata dal GSE in un’unica rata annuale. Consigliere comunale e presidente della Commissione “Territorio, Urbanistica, Lavori Pubblici, Ambiente, Viabilità e Vivibilità”
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Riaperti i termini per le domande di partecipazione al Nido Comunale 13-36 mesi L’Ambito N 18 - Comune capofila Casoria riattiva l’importante servizio educativo su un territorio difficile
L’Asilo Nido a titolarità pubblica “Topo Gigio” sito nel Comune di Casoria, zona Arpino, contigua ai quartieri della periferia est di Napoli, è in procinto di riaprire i battenti. Un servizio educativo di fondamentale importanza, soprattutto in una zona depressa e atavicamente priva di sevizi, rivolto ai bambini dai 13 ai 36 mesi residenti nei Comuni di Casoria-Arzano-Casavatore (Ambito N° 18). Dopo la chiusura oltre un anno fa per esaurimento dei fondi, il Comune di Casoria, capofila dell’Ambito N 18, grazie allo strenuo lavoro dell’ufficio tecnico di piano è riuscito a trovare nei finanziamenti del Piano di Azione e Coesione le giuste risorse per bandire la nuova gara e garantire al territorio la riapertura dell’Asilo, completamente gratuito, che sarebbe potuto partire già nel Marzo scorso ma che a causa del covid-19 è rimasto chiuso. L’Ambito N 18 oltre quindici giorni fa ha pubblicato l’Avviso contenente i requisiti per inoltrare la domanda e il relativo fac simile, tuttavia restano ancora disponibili diciassette posti. Per questo motivo sono stati riaperti i termini per la presentazione delle domande di iscrizione e tutti i genitori interessati possono presentare istanza presso l’ufficio protocollo dei Comuni di Casoria, Casavatore e Arzano nei giorni e negli orari degli sportelli o a mezzo pec (solo pec intestate al genitore/ tutore che richiede il servizio o a un CAF/Sindacato abilitato con delega del genitore/tutore all’invio) all’indirizzo: servizi.
sociali@pec.comune.casoria.na.it con oggetto: “AVVISO PUBBLICO Per l’erogazione del servizio Nido 13-36 mesi presso Asilo Nido dell’ Ambito N 18”. La scadenza è prevista per il 21/10/2020. “Riaprire l’asilo nido - afferma l’Assessore alle Politiche Sociali, Ornella Esposito - è stata la nostra priorità sin da subito. Come tecnico del sociale conosco bene il duplice valore di una struttura rivolta a bambini così piccoli: da un lato consente alle madri, su cui grava maggiormente il compito della cura familiare, di poter fare ingresso nel mondo del lavoro, dall’altro è un luogo di crescita positiva per i bambini di una fascia di età delicata, in cui si gettano le basi per la loro buona vita futura, dunque, un luogo dove si fa prevenzione precoce del disagio”. “Inoltre - continua l’Assessore - abbiamo messo a bando proprio oggi 140 posti asilo nido da poter spendere nelle strutture accreditate dell’Ambito 18, e stiamo studiando insieme all’ufficio tecnico di piano, come poterli incrementare”. Il bando integrale e il MODELLO DI DOMANDA per l’Asilo Nido è scaricabile al seguente indirizzo: http://www.comune. casoria.na.it/avviso-pubblico-per-lerogazione-del-servizionido-13-36-mesi Per ulteriori informazioni è possibile scrivere una mail al seguente indirizzo: v.solombrino@comune.casoria.na.it
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Fabrizio Kühne
AIRB: il DPCM mette in lockdown il settore wedding Il DPCM in vigore da oggi, con le misure restrittive per il contenimento della diffusione della pandemia, decreta la morte dell’intero comparto del Wedding. Il settore, che produce ben 36 miliardi di euro di fatturato ed impegna oltre 500mila lavoratori e che nel solo 2019 ha visto celebrare oltre 220mila matrimoni, è stato completamente chiuso con l’impedimento di poter celebrare festeggiamenti relativi alle cerimonie religiose e civili. Ad oggi, nel 2020, la perdita è superiore all’80% del fatturato con un danno di oltre 25 miliardi di euro in Italia. Dopo il lockdown, da marzo a maggio, ora il comparto viene nuovamente fermato con un atto discriminatorio che di fatto impedisce il diritto al lavoro. Il limite imposto per celebrare i banchetti di festeggiamento, fissato in solo 30 presenze, è una decisione che blocca l’intera filiera che sviluppa economia per cascata. Senza i banchetti si fermano le cerimonie e di conseguenza la produttività che vede le bomboniere, i confetti, gli abiti da sposa ai primi posti. Il DPCM all’articolo 1 (paragrafo n) recita: “Sono vietate le feste nel luogo al chiuso ed all’aperto. Le feste conseguenti alle cerimonie civili o religiose sono consentite con la partecipazione massima di 30 persone nel rispetto dei protocolli e delle linee vigenti”. Quanto indicato, senza tenere conto le necessità del comparto wedding, determina una differenza discriminante con altri settori. Alla sezione ristorazione è stato contenuto l’orario di esercizio, a quella dei pub e del cibo da asporto un limite operativo ma non numerico di avventori, pur in presenza di stessa licenza operativa con le ville e le location per cerimonie. L’AIRB – Associazione italiana regalo, bomboniera, confetto e wedding – è pronta a collaborare con il Governo per far sì che questo lockdown vestito da DPCM per il settore possa avere immediati correttivi. Per questo motivo, in un collegamento
videocall con gli onorevoli Alessandro Amitrano (M5S), membro della segreteria del presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico e Antonio Tasso del Gruppo Misto, sono state presentate alcune proposte di correzione al DPCM che saranno illustrate dai politici alla Question Time in Parlamento. Gli interventi richiesti si rifanno a due principi, da una parte l’intervento correttivo immediato sul DPCM con soluzioni migliorative rispetto al veto totale di lavoro per il settore e dall’altra la richiesta di un fondo economico a copertura delle perdite produttive che così subiranno sino all’intervento migliorativo. Tra le proposte indicate quella di rivedere le proporzioni numeriche degli invitati rispetto ai metri quadri della location – così come per i ristoranti – e il riconoscimento di una migliore tracciabilità delle persone di un invitato ad una celebrazione rispetto ad un avventore di ristorante. Nel primo caso trattasi di persona invitata da tempo e certamente identificabile in precedenza, mentre nel secondo caso trattasi di perfetto sconosciuto sino all’arrivo al tavolo. Altra proposta vede l’istituzione nelle location celebrative di cerimonie di figure responsabili di sala. Un ruolo che diverrebbe responsabile, presso i commissariati di pertinenza territoriale, della comunicazione dei ricevimenti programmati e dell’osservanza dei protocolli, così come suggerito dal governatore della Campania De Luca nella sua ultima ordinanza. Non ultimo la definizione delle operatività durante le celebrazioni con ulteriori limiti alla libera circolazione degli invitati durante i banchetti ed ai momenti di aggregazione (fotografie, consegna bomboniere, etc) L’Airb auspica così, attraverso un comportamento responsabile e costruttivo, di trovare soluzioni idonee, nel rispetto della salute pubblica, ad una stesura di testo del DPCM che non ha considerato approfonditamente i danni del settore wedding.
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