DOMENICA Settimanale di Informazione 15 NOVEMBRE 2020
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ANNO XIX - N° 33 - DOMENICA 15 NOVEMBRE 2020
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DOMENICA 15 NOVEMBRE 2020
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L’editoriale DI NANDO TROISE
IL CORONAVIRUS METTE IN GINOCCHIO Una Città in crisi che non sa e non vuole ritornare “normale”
Riprendere a scrivere dopo aver visto le scene tragiche e commoventi delle ambulanze in fila sia al Cotugno che al Cardarelli, il dispiacere dei farmacisti a dover dire di no alle richieste di ossigeno, Mariano con il ventilatore, il grido di dolore dei medici di medicina generale stressati dal troppo lavoro, dei pazienti in attesa di tamponi e/o di risultati di essi, la caserma del comando di Polizia Municipale di via Castagna e gli uffici distaccati di via Benedetto Croce chiusi, i morti per covid ed anche quelli per altre patologie, è difficile. Persone strappate alla terra, ai giochi, agli affetti, ai loro ed altrui sorrisi, dalla pericolosità di un virus che procura la polmonite interstiziale. Morire così. IL BILANCIO: 43589 DECESSI – 927 IN CAMPANIA (il dato è di giovedì 13 novembre). Dobbiamo farlo….. tentennavo, in questi giorni a passare davanti alle scuole di Casoria, nel non vedere festanti i nostri bambini e tremare per loro, perché nelle scuole di Casoria, anche in
Il territorio sfugge al controllo
quelle di recente costruzione, la parola sicurezza è un optional. Le richieste, le denunce, le grida di dolore, i reclami, le proposte che arrivano dagli Istituti Comprensivi Padre Ludovico – I circolo didattico e dal IV Circolo Didattico di via Arpino dedicato a Carlo La Catena, perennemente CHIUSO. Dobbiamo farlo…. Spieghiamoci ancora una volta: si può riconoscere al Sindaco Raffaele Bene da giugno 2019, la pacatezza dell’eloquio, ma questo non è, e non può essere, d’intralcio alle nostre valutazioni, anche molto critiche, circa l’operato dell’amministrazione.
I diciotto mesi di amministrazione della Giunta Municipale a guida Bene sono stati, a dir poco, mediocri. Molti i problemi non risolti: la viabilità, il traffico, l’ordine pubblico, i motorini senza casco; il Centro Antico; l’abusivismo edilizio e quello commerciale; il mercato dei tessuti il venerdì (ancora all’interno del Centro Polifunzionale dedicato a Mimmo D’Alise), le zone religiose, il patrimonio comunale dal cui assessore d.ssa Patrizia Di Monte aspettiamo che ne racconti lo stato attuale. In questo grande deserto di melma e di malaffare, di abusivismo e di illegalità l’Amministrazione Comunale racconta del Parco Michelangelo, fiore all’occhiello della passata amministrazione, quella a guida Pasquale Fuccio; neanche le Universiadi sono riuscite, una volta terminate, a tenere aperto, funzionante e funzionale il PalaCasoria. I nove consiglieri di opposizione ne hanno di ragioni per criticare l’Amministrazione Comunale. CONTINUA A PAG. 5
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Non abbiamo mai sognato il successo Ma lavoriamo tanto per ottenerlo
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Crescere insieme, perfezionandosi Sicurezza edilizia Ambiente
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DOMENICA 15 NOVEMBRE 2020 SEGUE da pag. 3
Cosa occorre per fare diventare Casoria una Città “normale”? Occorre una logica di alternanza nella democrazia, che l’opposizione (Angela Russo, Vignati, Fuccio, Puzone, Fico, Troiano, Orsino Esposito, Palumbo e Baratto) propongano e mettano mano a piccole e poche cose: combattere la cementificazione e l’abusivismo sia edilizio che commerciale; controllare la bonifica da amianto, silicio e sostanze fenoliche e superfenoliche nelle aree dismesse ancora da bonificare per ottenere la diminuzione dei morti da malattie tumorali e la percentuale altissima che, purtroppo, affligge Casoria, antesignana della cosiddetta terra dei fuochi, causa le sue aree dismesse con i capannoni abbandonati pieni dei loro segreti di morte. Un’applicazione concreta su quella parola magica del turismo religioso. E’ un dovere dell’opposizione consiliare stimolare in maniera continua chi è stato demandato dal voto popolare a governare la Città di Casoria. L’informazione: crediamo che il modo più corretto di informare in generale, e a maggior ragione a livello locale, non sia quello di chi ostenta un’improbabile neutralità ed equidistanza, occultando con ipocrisia le proprie propensioni ed
5 opinioni. Non ho mai usato il registratore; non l’ho fatto perché ho la sensazione, spero non la presunzione, che coloro che mi leggono, credano a quello che scrivo. Il mestiere del giornalista non va confuso né con quello del poliziotto né tanto meno con quello del magistrato. “Sono arrabbiatissima per ciò che capita a Casoria. Nessuno sa delle baby gang che aggrediscono gli anziani? Sere fa è stato aggredito un mio conoscente, un anziano di 70 anni. Casoria è una “nave senza nocchiero”, espressione dantesca che ben si adegua all’attuale situazione della Città. Il tuo giornale dovrebbe adoperarsi maggiormente per ripristinare il senso civico purtroppo, ormai, perduto”. “Aggressioni fisiche a persone da parte di balordi di cui è piena Casoria. Una campagna di sensibilizzazione è quello che serve. E’ una utopia?” E’ uno dei tanti messaggi che ogni settimana ci arrivano. ❂❂❂❂❂❂❂❂ E torniamo ai problemi veri, reali, pratici, esistenziali. Sono anni che si scrive di PIP (Piano insediamento produttivo) sui terreni della Resia. Sono anni che aspettiamo che ci si dica cosa si voglia fare di quella area. Sono una ventina di anni che denuncio la
presenza di sostanze velenose e tossiche nei siti dismessi, oggi, affermano (?!?) bonificati. Li ricordo: Cutolo Metallorganica, Dyrup, Resia, Rhodiatoce, Tubi Bonna, Montanino e poi ci sono bombe ecologiche di scarichi in fogna, raccolta rifiuti speciali che andrebbero sempre controllati. A Raffaele Bene ed alla Giunta Municipale (Paola Ambrosio, Ornella Esposito, Ilaria Capone, Patrizia Di Monte, Franco Russo, Luigi Goffredi e Raffaele Petrone), visto che c’è tempo prima che vadano via, il coronavirus ed i tantissimi problemi che sta causando anche alla Città di Casoria con i suoi contagiati, sintomatici, paucisintomantici ed asintomatici e purtroppo diciotto decessi, eviterà i giochetti verificatesi con i Sindaci e le Giunte del passato. Il coronavirus impedirà l’idea delle dimissioni dal notaio. Eviterà la richiesta di commissioni di accesso. Per adesso, sembra, si sia insediata la commissione che dovrà valutare le motivazioni che hanno portato questo Sindaco con il suo assessore alle finanze a dichiarare il dissesto economico, finanziario ed amministrativo, approvato in Consiglio Comunale solo dalla maggioranza consiliare. Alla prossima….
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6 ANTONIO BOTTA
Covid: la drammatica testimonianza del dott. Nicola Maturo, responsabile del Pronto Soccorso del Cotugno
“TUTTI GLI OSPEDALI IN TILT: IL PERSONALE MANCA OVUNQUE. VISITIAMO NELLE AUTO”
Domenica scorsa, nell’omelia seguita alla proclamazione della Parola, il parroco della chiesa della SS. Trinità di Napoli, don Gennaro Matino, ha fatto riferimento a questo nostro tempo difficile per la pandemia da Covid che ha cambiato la nostra quotidianità, nella quale forte “è la nostalgia di abbracci e di calore umano”. Ma in questo tempo, ha evidenziato, tante sono le contraddizioni e i limiti che anche “la cronaca del giorno segnala: da una parte gli ammalati che non possono essere ricoverati, che restano per ore nelle auto o nelle ambulanze in attesa del ricovero in ospedale o almeno della prima assistenza; dall’altra, la folla di persone di qualsiasi età che passeggia tranquillamente sul lungomare di Mergellina”. “Si potrebbe anche capire” ha aggiunto “la voglia di distrarsi, ma è preoccupante vedere nello stesso istante una “guerra” in corso, in cui sono in tanti a rischiare la vita,tra operatori sanitari e pazienti in fame d’aria, e la superficialità di gente che si gode la bella giornata di sole, incurante delle norme mirate al contenimento del contagio”. “Sembra quasi” ha rimarcato “che non ci si accorga di quanto sta succedendo o che non ci sia voglia di occuparsene, soprattutto da parte delle Autorità che necessariamente devono fare chiarezza rispetto alla folla del lungomare e alle lunghe file di auto e di ambulanze fuori al Cotugno”, richiamando con fermezza il senso di responsabilità di chi, investito di incarichi pubblici, non è stato capa-
Dall’altare la denuncia di don Gennaro Matino: “Sembra quasi che non ci si accorga di quanto sta succedendo o che non ci sia voglia di occuparsene, soprattutto da parte delle Autorità che necessariamente devono fare chiarezza rispetto alla folla del lungomare e alle lunghe file di auto e di ambulanza fuori al Cotugno”
ce di prevedere gli ospedali saturi, con personale sanitario insufficiente, né di gestire il lungomare affollato. Significativo anche l’appello finale ai credenti in Cristo, ad essere, in questo periodo di tenebre, persone che brillano della luce della giustizia, della pace, della solidarietà, della fraternità e della compassione. “Provate ad essere uomini di speranza, lanciando una sfida a questo nostro tempo, che molto spesso o si frega della speranza sul lungomare o rischia la speranza negli ospedali”. Urge che ciascuno, dotato di fede o meno, ateo, agnostico o credente, semplice cittadino o ricoprente un ruolo istituzionale, faccia proprio questo appello del sacerdote napoletano, mostrando autodisciplina, senso civico, atteggiamento responsabile. E’ necessario per gli ammalati da Covid, i cui familiari, in questi giorni, non riescono a trovare bombole d’ossigeno nelle farmacie per i loro cari in dispnea, attaccati con la mascherina all’ossigeno mentre sono in attesa di essere visitati ; è necessario per gli operatori sanitari, sottoposti, nelle corsie degli ospedali, a turni stressanti e massacranti, per offrire le necessarie cure ai degenti; è necessario un supplemento di umanità con la rinuncia a determinate abitudini, a cedere una piccola parte della nostra libertà al fine di far scendere quanto prima la curva dei contagi, anche per favorire chi, artigiano, esercente, ristoratore, lavoratore dello spettacolo, lavoratore in nero, non sa come sbarcare il lunario in questo pe-
DOMENICA 15 NOVEMBRE 2020 riodo, non sa come arrivare a fine mese. Non va dimenticato che stanno subendo, in maniera drammatica, gli effetti della pandemia anche gli ammalati cronici di altre patologie, sia per timore di infettarsi negli ospedali, sia perché molti posti letto sono riservati prioritariamente ai contagiati; qualche esempio fra tanti: da marzo scorso, un milione e quattrocentomila screening oncologici sono andati persi e tremila adenomi al colon retto non sono stati controllati e /o trattati. Il periodo estivo tra la prima e la seconda ondata non è stato sfruttato appieno per recuperare tutte le attività di diagnosi e di cure riguardanti le altre categorie di pazienti: infartuati, diabetici, donne colpite da cancro al seno.. Ancora un altro dato allarmante: gli esperti della Società Italiana di Cardiologia Interventistica , alla vigilia del loro congresso nazionale, mettono in guardia sui rischi che corre quel milione di italiani over 65 con pa-
7 tologie coronariche e valvolari. All’attenzione di chi, in maniera irresponsabile, ancora si mostra superficiale e non rispettoso delle norme antiCovid, per nulla consapevole che “la salute è il primo dovere della vita” (Oscar Wilde), poniamo questa testimonianza del dottor Nicola Maturo, responsabile del Pronto soccorso dell’ospedale Cotugno di Napoli, che ha risposto ad alcune domande della giornalista Maria Chiara Aulisio: “Qui i posti letto non ne abbiamo più. Le file di auto che vedete, 24 ore su 24, all’ingresso di questo ospedale, sono solo destinate ad allungarsi. Visitiamo i pazienti nelle auto per stabilire chi entra e chi no. I falsi allarmi sono pochissimi, il 70% di chi arriva al Cotugno ha già provato a curarsi a casa senza riuscire a guarire. I problemi respiratori li hanno tutti. Si stanno infettando interi nuclei familiari. E’ da agosto che andiamo avanti così, non so
quanto riusciremo a resistere. Ho visto le foto della folla nelle strade durante il fine settimana. Così non ne usciremo mai. La gente, almeno quella che abbiamo visto banchettare nel weekend, non teme il virus. Pensano che sia un problema degli altri. Fino a quando non si ammalano continuano a fare la loro vita come se niente fosse. Tutti gli ospedali vanno in tilt., nessuno escluso, il personale manca ovunque. Ci ammaliamo pure noi. Sostituire un medico o un infermiere non è per niente facile. La Regione ha recuperato posti letto nelle case di cura accreditate per decongestionare gli ospedali, ma siamo riusciti a trasferire solo due pazienti. Così pochi, perché le cliniche non prendono ammalati Covid che hanno bisogno dell’ossigeno, cioè li vogliono sani. E non accettano neanche ricoveri dopo le 18. A questo punto, mandiamo a casa che è meglio”.
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Lotta alla diffusione del Covid: i tre suggerimenti del Dr. Aldo Bova
Il Covid-19 non ha intenzione di arrestare il suo cammino, e noi continuiamo nel nostro intento di dar voce a personalità autorevoli della nostra scena sanitaria per poter raccogliere dati fondamentali non solo per una corretta informazione, ma anche per dare ai nostri lettori strumenti con cui poter gestire le ansie e le preoccupazioni legate all’emergenza sanitaria, e continuare ad assumere comportamenti corretti. Ne parliamo con il Dr. Aldo Bova, Primario Ortopedico Emerito della divisione di ortopedia dell’ospedale San Gennaro di Napoli, dove per quarant’anni ha prestato la sua attività. Negli ultimi vent’anni è stato il Primario del reparto e anche il Direttore di tutto il Dipartimento chirurgico dell’ospedale San Gennaro : si è sempre occupato di chirurgia dell’anca, del ginocchio, del piede e, una delle cose a cui ha tenuto maggiormente a cuore in tutta la sua attività professionale, è stata la ricerca di un rapporto di umanità tra medico e paziente, per lui estremamente indispensabile ai fini di una corretta diagnosi e la giusta terapia per arrivare alla guarigione del paziente. In pensione da circa sette anni, ma ancora molto attivo nello svolgimento della sua professione, con generosa disponibilità, ci ha messo a disposizione la sua esperienza che ci aiuta a guardare la pandemia da più punti di vista : “E’ una situazione molto seria che ha colpito l’Italia ed il mondo intero, in modo imprevisto ed imprevedibile.” – esordisce il Dr. Bova. E continua : “E’ vero, ci sono state pandemie nel passato, ma non ci si aspettava una situazione del genere in questo momento. Ormai, è chiaro che può colpire tutti, che il modo di diffusione è la trasmissione delle goccioline che dal naso e dalla bocca di un soggetto positivo, possono colpire, e contagiare persone che distano ad un metro di distanza, ma, secondo alcuni, possono arrivare fino a sette metri e queste goccioline possono anche rimanere sospese nell’aria per qualche ora, creando una specie di aerosol infettivo che può colpire tutte le persone presenti in quella determinata zona. Naturalmente, quanto più intensa è la presenza di persone
in un certo ambiente, tanto maggiori saranno le goccioline che dalle persone infette potrebbero entrare attraverso le vie respiratorie in un altro organismo. Da qui, la necessità di evitare assembramenti. Da documenti acquisiti e da esperienze fatte, a livello mondiale e nazionale, è chiaro che colpisce tutti, ma il virus crea la malattia, il problema serio ed i danni a livello dei polmoni, nelle persone più anziane, nelle persone defedate e nelle persone con pluri-patologie. Il virus può colpire anche altre parti dell’organismo, come l’apparato digerente e l’apparato olfattivo. Sicuramente, il rischio che il contagio sfoci in complicazioni, avviene soprattutto nelle persone anziane con patologie cardiache, metaboliche, respiratorie, ma è tutto un punto interrogativo, in quanto anche persone in buone condizioni di salute sono state colpite causando, anche se in casi rarissimi, il decesso. La percentuale di chi viene colpito in modo serio rimane, in ogni caso, bassa rispetto alla quantità della popolazione generale”. Quindi, Lei ritiene che mascherina e distanziamento siano sempre validi e necessari per ostacolare la diffusione del virus? “Sicuramente, l’educazione sanitaria che, per me, deve essere alla base di ogni comportamento, è fondamentale
per affrontare la pandemia. Mascherina, distanziamento tra le persone, evitando gli assembramenti e lavarsi spessissimo le mani, evitando di toccarsi, gli abbracci ed i baci, per il momento sono i comportamenti essenziali da assumere”. Le conseguenze, sia sociali che economiche, della pandemia sono chiare a tutti. Cosa si può fare secondo Lei? “Bisogna salvaguardare nella maniera più assoluta due aspetti : il mondo della salute e il mondo dell’economia. Nel mondo della salute, chi ha malattie croniche, come i cardiopatici, epatopatici, nefropatici, persone con problemi metabolici, hanno letteralmente paura di andare in ospedale, e di trovarsi in una bolgia infernale che impedisce proprio l’accesso alle strutture ospedaliere. E poi, non trovano spazio, perché in tutti gli ospedali e nelle cliniche accreditate è stata bloccata l’assistenza di routine. Quindi chi deve andare in ospedale a fare un controllo per una tachicardia, oppure per una angina pectoris, non ci può andare. E questo è un fatto, per me, di una gravità enorme, perché stiamo creando le condizioni per far morire persone con malattie croniche, in quanto non vengono assistite. Nella regione Campania, da fine ottobre, non è più possibile avere prestazioni presso i centri accreditati sul territorio. Questa condizione è causa, a sua volta, di una grande problematica nelle persone povere e indigenti che hanno difficoltà ad accedere alle cure. E credo che tutte le persone che hanno amore per il bene comune e per la giustizia devono assolutamente adoperarsi affinché venga segnalata questa situazione e risolverla, in qualche modo”. So del Suo profondo impegno sociale che è, sicuramente, alla base di quanto mi ha appena detto “Sono sempre stato impegnato nel mondo laico cristiano associativo, sono stato il Presidente dell’Associazione dei Medici Cattolici di Napoli, e da sei anni sono il Presidente nazionale del Forum delle Associazioni sociosanitarie di ispirazione cristiana, che contiene nove grandi associazioni : quella dei Medici
DOMENICA 15 NOVEMBRE 2020 Cattolici, della Pastorale della salute, il Movimento della vita, dei Farmacisti cattolici, il Movimento cristiano lavoratori, per citarne alcune. E sono tutte nate per la tutela e la promozione della vita dal suo sorgere al suo termine e, soprattutto, per segnalare le disuguaglianze delle condizioni di salute tra i cittadini. Questo blocco delle prestazioni è gravissimo, ho scritto una lettera al Governatore, chiedendo che vengano messi a disposizione i fondi, che ci sono, per poter consentire alle persone di avere assistenza sul territorio”. Ed il mondo dell’economia “Sicuramente ci deve essere una grandissima attenzione nella mobilità, evitando assembramenti, ma va consentita, con le dovute regole, la continuazione del lavoro, perché se l’economia ed il lavoro non continuano, si creeranno altri problemi, altri poveri, altre agitazioni, e questo crea altre malattie. Devono andare avanti le attività per le necessità primarie, ma anche i bar, i ristoranti devono avere la possibilità di continuare le loro attività, contemporaneamente, però, ad un controllo preciso e costante del rispetto delle regole”. Dei tre suggerimenti che il Dr. Bova voleva fornirci, mancherebbe il terzo. Qual è? Dare più forza ai medici di famiglia che sono diventati un riferimento per tutti e vanno aiutati, con degli infermieri da mettere a loro disposizione, con un personale amministrativo che possa dedicarsi a tutta la parte burocratica,
9 organizzando bene i locali dove fanno studio, anche loro devono poter eseguire i tamponi. Quindi è la figura che va rinforzata in maniera intensissima, insieme a tutte quelle strutture con personale che potrebbe andare a casa dei pazienti per assisterli, curarli, ascoltarli”. Il vaccino: quanto crede sia vicino? “Proprio questa mattina i media hanno parlato del vaccino Pfizer (l’articolo viene redatto in data 11/11/2020, n.d.r.) quasi pronto, anzi, complimenti all’azienda, tedesco-americana, che ha portato avanti questo progetto, realizzato in quasi un anno. Ma credo anche che non bisogna puntare solo sul vaccino perché, è vero si parla del 2021, ma ci vuole ancora tempo per farlo partire e anche per avere le dosi necessarie. Inoltre, è costosissimo e per dare una sicurezza a noi Italiani, deve essere somministrato in tutto il mondo sennò arriva una persona qui, da un Paese dove il vaccino non è arrivato, e ci infetta. Non dimentichiamo che il vaccino deve avvalersi di una catena del freddo che in tanti ambienti non c’è, come in Paesi dell’India o dell’Africa. Ciò vuol dire che, a prescindere da quando arriverà, se vogliamo essere sicuri al 100%, dobbiamo sapere di essere in grado di vaccinare circa 7 miliardi di persone. Ma questi soldi non ci sono. Una cosa che, secondo me, va tenuta in seria considerazione è la presenza di anticorpi monoclonali: sono meno costosi del vaccino e sono efficaci perché potrebbero essere usati per le persone a rischio e non per tutta
la popolazione. Il settantenne che, ad esempio, comincia ad avere un po’ di febbre, e risulta positivo al Covid, potrebbe utilizzare gli anticorpi che bloccano l’evoluzione della malattia perché bloccano l’accesso del virus Sars – Cov 2 nelle cellule”. Dunque, educazione sanitaria, organizzazione degli ospedali e maggiore forza ai medici di base sono i tre percorsi che il Dr. Bova ci indica come necessari per il contenimento della pandemia. Ma, dall’alto dei suoi energici settantuno anni, non può salutarci, senza spendere, e dedicare, un pensiero per gli anziani, al cui sostegno, difesa e tutela tutti ci uniamo : “Ci tengo a dire una cosa : tenere chiusi in casa gli anziani è una cosa fuori luogo che non posso accettare. Tra gli anziani ci sono persone attivissime che danno aiuto alla società, che aiutano i nipotini e le loro famiglie, che lavorano ancora, che sono ancora molto impegnati, ed io sono tra questi : grazie a Dio le condizioni sono buone e lavoro ancora con grande piacere, dando il mio contributo operativo alla società, pagando le tasse e sostenendo, in ciò che mi compete, il bilancio dello Stato. E poi gli anziani hanno bisogno di muoversi, parchè se non escono, i muscoli diventano “pappamolla”, come si suol dire, le ossa diventano più deboli, e mentalmente, non essendoci relazioni sociali, diventano più soggetti a malattie. L’importante, quindi, è tutelarli, non chiuderli”.
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10 Imma Castronuovo
Intervista alla Senatrice Sandra Lonardo: le ragioni di una scelta
La Senatrice Sandra Lonardo si racconta su Casoriadue, concedendosi ad una intervista che non lascia spazi di elusione; ha vissuto e studiato negli USA, ha frequentato l’Istituto Universitario Orientale di Napoli, dirigente regionale presso il Settore Assistenza Sanitaria, Regione Campania, la Senatrice è stata Presidente del Consiglio Regionale della stessa regione dal 2005 al 2010, ed è in carica al Senato dal 2018, nelle fila di Forza Italia fino allo scorso 29 luglio, data in cui ha dichiarato di aver preso la “decisione non semplice” di passare al Gruppo Misto, ed incassando gli elogi di stima e di apprezzamento della Capogruppo di Fi in Senato, Annamaria Bernini, che così si è espressa nei confronti dell’uscente Senatrice: “In questi due anni di lavoro di squadra insieme, il gruppo di Forza Italia al Senato ha avuto in Sandra Lonardo Mastella una presenza importante e stimata. Abbiamo condiviso tante battaglia che la senatrice Lonardo ha condotto insieme a tutti noi con un impegno impeccabile e con profonda sensibilità politica. Il gruppo Forza Italia al Senato è e resterà la sua casa”. Senatrice Lonardo, lo scorso 29 luglio, Lei ha manifestato e comunicato, mediante una lettera, alla Presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, la Sua volontà di lasciare il Gruppo di Forza Italia per entrare nel Gruppo Misto, spiegando che “la guida Salviniana che si è imposta negli ultimi tempi in questa coalizione è l’esatto contrario del mio stile, del mio modo di pensare, della mia tradizione culturale e politica”, e che “non condividendo più la strategia politica[…] ho deciso di fare questa mia scelta di rinnovata vita politica”. Tuttavia, quando si è trattato di votare per mandare a processo l’ex Ministro dell’Interno Salvini in merito alla vicenda “Open arms”, Lei, Senatrice, ha votato contro, motivando, questa Sua decisione, come una scelta di coscienza, in virtù di un garantismo che è espressione di quella democrazia in cui crede. Cos’è, allora, che non condivide della
strategia politica di Salvini? Una domanda articolata, che descrive due momenti diversi. Della strategia politica di Salvini... non condivido nulla, assolutamente nulla, non si è mai comportato, e non si comporta da capo di una coalizione, non include, ma esclude, non affronta i problemi, ma fa solo propaganda. Forza Italia ha abdicato alla deriva salviniana... e se sono arrivata alla decisione di lasciare un Partito, nel quale ero stata eletta, evidentemente vi erano seri motivi per farlo, non è stato ovviamente facile, ma restare dove nessuno ti ha difeso, inoltre, dagli attacchi ingiusti di Salvini perché poneva veti addirittura alla presentazione di una nostra lista alle regionali.... e tuonava trionfante: “mai con Mastella”, beh! Si poteva fare diversamente? Abbiamo lasciato spazio... E non sono stata la sola... siamo già in otto ad aver lasciato il Gruppo, quasi tutti per la medesima motivazione. Alla luce dei fatti, lo ringrazio, perché ci ha dato l’occasione di poter dimostrare a tutti che i voti li abbiamo sempre portati a Forza Italia e mai li abbiamo presi... basti guardare al risultato delle ultime elezioni regionali in Campania! Abbiamo riportato ben 103mila preferenze in un solo mese di campagna elettorale con il nostro neo-nato movimento politico, “Noi Campani”, e colgo occasione per ringraziare tutti i candidati che si sono messi in gioco e spesi in un momento molto difficile. Noi Campani ha ottenuto ben 2 consiglieri regionali,
al pari di FI, e questa cosa mi inorgoglisce non poco! Ringrazio, intanto, ancora la Presidente Bernini, per la dichiarazione che rilasciò all’epoca dei fatti, evidentemente lei ha il senso politico e dell’inclusione, purtroppo altri in Forza Italia, che non hanno neanche il loro voto, no. Salvini ha avuto la lezione che meritava, non ha sfondato al Sud, e nei suoi eletti in Campania, scorre, ironia della sorte, sangue di “scuola Mastelliana”. Poi, di questi salviniani proprio non mi fido, in 14ma Commissione, allorquando si decidevano le linee guida per il Recovery Fund, hanno montato un casino sul fatto che vi fosse un punto in cui si esplicava che il Sud dovesse avere più attenzione, beh! Tutta una storia perché non vi era pure la parola Nord... loro sbarcano al Sud, per conquistarlo, ma in animo loro, restano fedeli ai giuramenti di Pontida. Ho votato in Senato contro l’autorizzazione a procedere in favore di Salvini? Sì, e lo rifarei. Ci sarebbero stati cento e uno motivi per non votare o votare a favore dell’autorizzazione, sono garantista, sempre, non a giorni alterni. La mia storia democristiana ed il mio stile mite, che è il contrario della rozzezza espressa da Salvini, mi hanno portato a questa scelta di coscienza. I valori sono e restano un punto di riferimento. Certamente, Salvini avrebbe fatto diversamente, ma per questa ragione la sua stagione politica si prepara ad essere effimera e quella della DC è durata anni ed anni. Salvini è colui che chiede il rispetto delle regole e le viola costantemente, è colui che ha rotto gli argini del centrodestra, andando al Governo con il Movimento Cinque Stelle, e che si è messo contro mio marito (il Senatore Clemente Mastella, ndr), senza validi motivi... io non ho potuto che prenderne atto ed agire di conseguenza. È il popolo che con il proprio voto, decreta la fine di un politico, non certo Salvini, prepotente ed arrogante... Ora siedo tra i banchi del Gruppo Misto, di certo continuo le mie battaglie con la stessa grinta, sempre con.... e per la
DOMENICA 15 NOVEMBRE 2020 gente. Sempre in tema di garantismo, Senatrice, Lei condivide ciò che il Governo Conte sta facendo, applicando restrizioni alla libertà di movimento, alla libertà di impresa, al diritto allo studio, mediante uno strumento giuridico, il DPCM, che non è un atto avente forza di legge, il solo che potrebbe “limitare” le nostre succitate libertà e diritti costituzionalmente tutelati? Uno strumento, Senatrice, che ormai viene utilizzato in maniera “ordinaria”, non “straordinaria”, atteso che di extraordinario non vi è più nulla, in quanto stiamo lottando e convivendo con la pandemia da Covid-19 ormai da un anno, senza che, di fatto, si sia fatto, in concreto, qualcosa di “veramente” utile per il Bene del Nostro Paese. Stiamo vivendo un momento particolarmente drammatico non solo nel nostro Paese, ma in tutto il mondo. Stiamo combattendo una guerra senza un nemico visibile, è sicuramente qualcosa di eccezionale... come in guerra, si deve agire di urgenza e noi tutti sappiamo che i tempi burocratici nel nostro Paese sono insostenibili. Ovviamente, ci sono scelte del Governo che non condivido e più volte ho espresso il mio parere contrario. Sono e resto una donna libera... Sicuramente il Parlamento dovrebbe essere tenuto molto più in considerazione, ma credo anche che il Presidente Conte, per la eccezionalità del momento che stiamo vivendo, dovrebbe istituire un tavolo permanente, maggioranza ed opposizione, per addivenire a scelte condivise... qui non si tratta più di politica partitica, ma è a rischio la sopravvivenza di aziende, di famiglie... e sono colpite tutte le categorie e le professioni, è davvero una cosa grave, che potrebbe portare a moti di piazza... io sono molto preoccupata... la politica deve mettere da parte egoismi e lavorare tutti insieme. La seconda ondata della pandemia sta per travolgerci... e si deve lavorare insieme, sicuramente insieme. Mi sono fatta portavoce delle svariate categorie da cui mi giungono continuamente richieste di supporto. Ritengo, ad esempio, che il blocco fiscale non possa essere limitato solo alle cosiddette “zone rosse”. È una discriminazione inaccettabile. Va esteso a tutto il territorio nazionale perché le difficoltà sociali ed economiche sono dovunque.
11 Ciò di cui si ha maggiormente bisogno, oggi più che mai, sono risposte concrete e rapide ma soprattutto velocità per il ristoro. Stiamo facendo tutti grandi sacrifici ma non si possono più tollerare divisioni inopportune ed ingiuste, tanto più che questa volta il virus ha colpito in modo grave tutta la nazione. A fatica, in seguito alla prima ondata epidemica da Covid-19, le attività hanno provato a rialzare le saracinesche, ma, stavolta, se non ci saranno aiuti concreti, in tantissimi, purtroppo, rischieranno di non farcela e la ripresa per loro sarà impossibile. Il Presidente Conte di certo sta affrontando un periodo difficilissimo, che mai nessuno avrebbe immaginato... non so cosa avrebbero fatto gli altri, ma di certo sento di dire che il sistema Conte, è stato copiato anche da chi lo aveva criticato in Europa e nel mondo. Senatrice Lonardo, in merito al terribile periodo che stiamo vivendo, con un virus che ci ha messi in ginocchio, che sta mietendo vittime sia dal punto di vista fisico che economico, cosa ne pensa della mancanza di limitazione degli sbarchi da parte di questo governo? Prima, quando Salvini era Ministro dell’Interno, c’era stato un clamoroso calo degli sbarchi, con il consenso, tra l’altro, dell’allora Governo Conte 1. Oggi, Salvini è a processo, il Premier Conte, nella sua gestione governativa Conte 2, ha sposato la causa dell’attuale Ministro dell’Interno Lamorgese, che pone in essere una cd. “politica dell’accoglienza” nei confronti degli extracomunitari; ma, dal momento che, in base agli ultimi avvenimenti, non mi pare si abbia il polso della situazione, visto che in molti sfuggono ai controlli, in ogni senso – sia sottraendosi dai controlli anti-covid, sia eludendo un ordine di rimpatrio, valicando i confini e andando a colpire in Francia con un attentato a Nizza, in cui perdono la vita tre persone – non crede che Noi Italiani, oggi, non siamo affatto garantiti dall’attuale gestione governativa? Dov’è il garantismo per noi cittadini italiani? Ci illumini, per favore. L’Italia avrebbe bisogno di certezze su tanti fronti e tra le numerosissime emergenze, quella dell’immigrazione clandestina, soprattutto in questo periodo storico, è un problema tra i più seri. Se, nonostante gli annunci strombazzati
da tutte le parti, dati alla mano, non c’è riuscito a risolvere i rimpatri e gli arrivi dei migranti neanche il “buon“ Salvini, rimettendoci anche con l’autorizzazione a procedere, evidentemente è un problema immenso, e non di facile risoluzione... lnoltre, la nostra posizione geografica nel mare Mediterraneo, certo non aiuta, le nostre coste son paragonabili ad un colabrodo... si può entrare illegalmente da ogni dove! E non è detto che diversi malviventi siano entrati in Italia, all’insaputa di tutti. L’Europa, nonostante stanzi fondi anche per questa problematica, dovrebbe affrontare il problema in modo diverso... bisognerebbe aiutare i Paesi di provenienza di questi disperati in cerca di un futuro migliore. Bisogna monitorare con attenzione ed intervenire con efficacia sul fenomeno per evitare ondate di arrivi incontrollati che mettono a rischio non solo la sicurezza ma anche la salute sia dei residenti che dei tanti migranti che muovono verso il nostro Paese. I rimpatri si fanno anche ora che è a capo del Ministero degli Interni la Ministra Lamorgese, di sicuro non si è fermato tutto a Salvini. C’è ancora tanto da fare, ovvio... Io dico “SI” ad un’accoglienza controllata ed inclusiva, dico “NO” ad una immigrazione selvaggia, tanto più in questo momento! Queste, le parole della Senatrice Sandra Lonardo in merito ai “temi caldi” di una politica che viviamo sempre più sulla nostra pelle, giorno per giorno, e che stanno letteralmente dividendo il nostro Paese; parole che esprimono una posizione chiara e di spessore, di una Donna impegnata in un ruolo Istituzionale che esprime con garbo e con fierezza, con autorevolezza e al tempo stesso con mitezza, quella mitezza che induce a vincere le battaglie senza intentare una guerra, ma attraverso il dialogo chiaro ed aperto all’effettivo confronto. Ringrazio la Senatrice Lonardo per essersi concessa ad un’intervista non facile, per non essersi sottratta alle domande che Le ho posto, cui ha risposto con esaustività e con onestà intellettuale; apportando, in questo modo, un prezioso contributo alla comprensione delle dinamiche che muovono il nostro Paese e consentendoci di conoscere, più da vicino, una donna, una persona, una parlamentare, con una profonda sensibilità umana e politica.
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2 NOVEMBRE: UN’OMELIA PER ACCENDERE I CUORI
Il 2 novembre, presso la chiesa del cimitero consortile di Casoria-ArzanoCasavatore è stata celebrata una messa solenne in suffragio dei defunti, officiata da padre Elpidio Moccia. Presenti erano le autorità del consorzio cimiteriale tra cui il direttore dott. Francesco Leo e il presidente Michele Bruno; fra le autorità civili la commissaria del Comune di Arzano, Maria Rosaria De Rosa, la vicesindaco del comune di Casoria Paola Ambrosio e il sindaco di Casavatore dott. Vito Marino. Intensa e interessante l’omelia di padre Elpidio, il quale con parole pacate e lucide ha celebrato i defunti e allo stesso tempo ha sottolineato il difficile ruolo di chi gestisce il potere, importantissimo in questo momento reso complicato dalla pandemia e dalle sue conseguenze. Padre Elpidio ha esordito evidenziando che ognuno di noi è un progetto di Dio. “La creazione ha un suo disegno e su ognuno di noi ha le sue attese perché illumina continuamente il nostro Spirito. Siate santi! Noi siamo un canto di Dio intonato su un modulo che lui stesso ha reso motivo di vita col suo amore”. Infatti, il 1° novembre è stato celebrato il mistero della santità con la festa di tutti i Santi. “Un mistero celebrato nel silenzio, nella preghiera, nella meditazione. – ha poi spiegato P. Elpidio - La santità è un’essenza divina seminata in noi col battesimo”. Ha portato come esempio il giovanissimo Carlo Acutis che, pur appartenendo ad una famiglia non particolarmente devota e non frequentando il seminario, aveva improntato la propria vita alla concreta pratica della parola di Dio. “Che coerenza, che forza d’animo, che costanza nel darsi a Dio ogni giorno” e ha ricordato che comunicandosi quotidianamente il giovane Carlo attraverso l’Eucaristia accedeva al cielo attraverso una via privilegiata: testimonianza straordinaria per tutti noi.
Riferendosi al 2 novembre: “Oggi diamo gloria a Dio commemorando i fratelli deceduti che ci hanno preceduto nel segno della fede; - ha affermato il celebrante - in pratica hanno tagliato prima il traguardo che tutti taglieremo e sono tornati a Dio ma sia ben chiaro sono defunti al tempo, defunti alle cose, defunti alle relazioni umane ma continuano la loro vita in Dio.” Ha poi sottolineato come questo 2 novembre 2020 sia diverso da quelli che lo hanno preceduto, in quanto funestato dalla pandemia che “semina la morte come una vendemmia” e di conseguenza ha reso impossibile recarsi, come consuetudine, al cimitero per onorare i propri cari, ritornati polvere. “Ricordati che sei polvere e polvere ritornerai. Ma questa polvere noi la veneriamo perché destinata alla resurrezione”. A causa dei tanti contagi in atto, infatti, il cimitero consortile è stato chiuso fino all’8 novembre e la celebrazione è avvenuta a porte chiuse ma in comunione spirituale con tutti coloro che sono riusciti a guardarla attraverso la diretta
web. Un motivo in più per padre Elpidio, nonostante non ancora in forma perfetta, per essere presente e dimostrare concretamente la sua vicinanza spirituale ai cittadini dei comuni che afferiscono al cimitero consortile. Ha ringraziato pertanto i concelebranti, tra cui il parroco della chiesa di S. Giovanni Battista-Casavatore, P. Carmine Caponetto e tutte le autorità presenti. “Le autorità presiedono a un grande servizio di carità, un servizio alla comunità che non deve essere stare in trono, emanare sentenze, fare il burbero ma piuttosto stare con la mano sul cuore e camminare e dialogare insieme. – ha precisato - Soprattutto oggi che tanti sono travagliati dalla pandemia e vivono una situazione di difficoltà i sindaci hanno il dovere morale di essere molto sensibili nei confronti dei singoli e delle famiglie, all’insegna del FRATELLI TUTTI, secondo la parola di Papa Francesco e della sua recente enciclica.” Relativamente al concetto di autorità, al suo significato, al ruolo complesso e delicato, P. Elpidio ha continuato, affermando il valore del dialogo e della vicinanza, soprattutto con chi è in angoscia. “Non bisogna consultare uno psicologo ma consultare il proprio cuore e avvicinarsi non rigidi, con occhi vitrei, tesi nel volto ma con dolcezza all’insegna del diamoci la mano e camminiamo insieme per superare la crisi.” La legge della solidarietà: prima e fondamentale norma che deve osservare chi è chiamato a governare un’istituzione; è un’autorità sì, certamente da rispettare, ma non deve dimenticare l’umanità; un bravo governante, una vera autorità, “deve accendere i cuori e i sorrisi non scaricare ordinanze.” Le sentite parole di don Elpidio riusciranno ad accendere i cuori di tutti coloro che detengono uno spicchio di potere?
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CIRO TROISE
La Corte d’Appello come il giudice sportivo: respinto il ricorso del Napoli
La Corte Sportiva d’Appello ha confermato la linea del giudice sportivo: il Napoli viene punito con la sconfitta a tavolino contro la Juventus e il punto di penalizzazione. La sentenza emanata dal Prof. Sandulli contesta addirittura al Napoli il “dolo di preordinazione”, cioè di aver preparato un “alibi” per non disputare la partita contro la Juventus. Per giustificare tale tesi, il testo preparato dalla Prima Sezione cita le reiterate richieste di chiarimento alle autorità sanitarie locali e la cancellazione della prenotazione dei tamponi a cui il Napoli, dopo la positività di Elmas e Zielinski successiva alla sfida contro il Genoa (che aveva comunicato poi 22 contagiati), avrebbe dovuto sottoporsi a Torino nel giorno della gara. Con questa tesi la Corte Sportiva d’Appello ha respinto il reclamo predisposto dal Napoli che puntava al riconoscimento della causa di forza maggiore (prevista dall’Art. 55 delle Noif) che avrebbe impedito il viaggio degli uomini di Gattuso alla volta di Torino. Il testo della sentenza colpisce pesantemente il Napoli, accusato di non aver avuto un comportamento rispettoso delle altre società che hanno affrontato alcune partite pur avendo dei soggetti positivi al Covid-19 e aver violato i principi di onestà, correttezza e probità dell’ordinamento sportivo. La sentenza difende il protocollo che sta disciplinando lo svolgimento del campionato. “Questa Corte non può non evidenziare come l’eventuale condivisione della tesi propugnata dalla Società ricorrente porterebbe, inevitabilmente, a frustrare, totalmente, la motivazione posta a fondamento dei Protocolli federali in tema di gestione delle gare e degli allenamenti delle squadre professionistiche di calcio in tempo di COVID-19, ovvero quella di consentire, seppure nella criticità della situazione determinata dall’emergenza sanitaria, di svolgere e portare a termine il Campionato di Calcio di Serie A”, recita così il dispositivo con le motivazioni. Il Napoli ha trenta giorni di tempo per presentare ricorso al Collegio di Garanzia del Coni, l’ultimo grado della giustizia sportiva, che così avrà la responsabilità di dirimere questa vicenda prima che poi la palla passi alla giustizia
Gli azzurri si consolano con il campo, soprattutto la solidità difensiva è la più bella notizia per il Napoli di Gattuso
ordinaria, al Tar ed eventualmente al Consiglio di Stato o addirittura al Tas. Dal caso Juventus-Napoli arrivano solo brutte notizie per i tifosi del Napoli che, invece, possono essere più felici per ciò che accade sul campo. La solidità difensiva è la più bella notizia per Gattuso. Gli azzurri, escludendo ovviamente i tre gol subiti a tavolino, hanno la miglior difesa del campionato con solo quattro reti incassate e, considerando anche l’Europa League, il dato è di sei gol subiti in nove gare disputate. C’è tanto ancora da lavorare, la squadra deve crescere sulla mentalità, non ha ancora il killer instinct per chiudere le partite e soprattutto ha spesso dei cali d’attenzione e intensità come accaduto a Bologna nell’ultimo quarto d’ora ma la solidità difensiva dimostra che la strada tracciata da Gattuso è quella giusta. Il
Napoli subisce anche poco (8.5 tiri a partita in media), soltanto l’Inter di meno in Italia (8.4) nonostante una rivoluzione copernicana nel modo di stare in campo. Gli azzurri hanno raggiunto i livelli più alti attraverso il dogma del palleggio, il Napoli è una squadra che ha la tendenza a far tutto con il possesso palla: non solo provare ad aprire gli spazi ma anche difendersi. Nell’estate più anomala della storia del calcio dal dopoguerra ad oggi a causa dello shock imposto dalla pandemia, il Napoli ha accelerato sul piano della rivoluzione, cambiando non solo il sistema ma anche i principi di gioco. Il cantiere è ancora aperto, si sta costruendo una squadra aggressiva, con la linea alta e Koulibaly che ha la licenza di spezzarla, verticale, alla ricerca della profondità immediata. Osimhen a Bologna ha messo in mostra dei progressi nei movimenti senza palla ma la squadra può migliorare ancora nel valorizzarlo, cercando di più la verticalità. Victor deve ancora crescere nella protezione del pallone e soprattutto nei tempi dell’attacco alla profondità, il Napoli ha compiuto un investimento per un attaccante prospettico, non già pronto. La forza di Gattuso è riuscire a condensare la vecchia e la nuova anima, come dimostra la prestazione all’Anoeta. Con Ringhio il Napoli ha imparato anche ad abbassarsi quando è necessario, la vittoria della Coppa Italia per esempio è arrivata anche con questo spirito d’adattamento, basta ricordare la semifinale d’andata a Milano. Bisogna tenere il buono del passato e spingere nei modi giusti verso il nuovo, in quest’equilibrio c’è la complicata missione di tenere sempre tutti sul pezzo. Gli scivoloni sono dietro l’angolo, basta tenere a mente la prestazione per i primi cinquanta minuti contro il Rijeka. “Una squadra a volte poco presente”, parole di Ancelotti alla vigilia di SalisburgoNapoli. È una questione di personalità, il Napoli finora ha costruito i punti più alti sulle certezze tattiche, Gattuso sta lavorando per il salto di qualità, si vuole una squadra camaleontica che parta da alcune caratteristiche di base. Il percorso è giusto e interessante, Gattuso lo protegge e la squadra deve crederci affrontando anche le difficoltà per irrobustirsi.
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COVID-19, MALA GESTIO E IPOCRISIA
Il 30 gennaio 2020 l’OMS dichiara l’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale. Scoppia così la pandemia di COVID-19, la cui genesi è la prima di tante mistificazioni che seguiranno: origine animale, prodotto dei wet market, virus realizzato in laboratorio, secondo alcuni dalla Cina e secondo altri dagli Stati Uniti, in virtù della lotta commerciale in atto tra le due superpotenze. Questi sono solo alcuni esempi, ma si potrebbero annoverare molte altre narrazioni, talvolta troppo fantasiose per essere prese sul serio. Terminate tutte le teorie del complotto da poter presentare nei vari programmi, ci si ritrova dinanzi ad una grande responsabilità: bisogna istruire la popolazione mondiale sulla convivenza col virus. Le reazioni sono differenti: paura, negazionismo, indifferenza, ma, nonostante ciò, tutti concordano su di un eccesso di informazioni spesso in contrasto. Inizialmente si presenta il virus come un qualcosa di letale, successivamente si parla per lo più di asintomatici; il contagio è dapprima considerato inevitabile e poi si sente parlare di persone che sono riuscite a non essere infettate dai propri familiari e amici. Per non parlare dei molti virologi che presentano le proprie opinioni sull’ entità di questa situazione, dibattendo e intensificando la rabbia di chi non sa a cosa dover credere o meno. Personalmente lascio discutere chi di dovere su tali aspetti poiché è importante in certi casi ammettere la propria ignoranza e seguire le direttive degli esperti. Le informazioni sono tante e di certo non sono rilevanti quelle di una persona la cui preparazione in materia è nulla. Tuttavia, ho potuto sperimentare personalmente cosa significa risultare positivi al COVID-19 e tento dunque di riportare in queste righe quella che è stata la mia esperienza, non dal punto di vista medico, bensì umano, sociale, psicologico. Il mio incontro col virus avviene probabilmente verso le prime settimane di ottobre; non è facile capire quando ciò sia esattamente avvenuto, tantomeno riconoscerne i sintomi una volta che questi inizino a manifestarsi essendo in buona parte coincidenti con l’influenza.
Durante la seconda settimana di ottobre mi trovavo a Roma per un matrimonio e in quell’occasione, di sera, in abito da cerimonia, presi molto freddo. Dunque, quando ritornai a casa e dopo qualche giorno iniziai ad accusare sintomi quali mal di gola e mal di testa, mi sembrava più che normale, e tutt’oggi credo infatti si tratti di un episodio isolato, che nulla ha a che fare col virus, essendo poi risultate negative le persone con cui avevo avuto contatti. La svolta la si ha verso il 17/18 ottobre, nel momento in cui inizio ad avere un forte mal di stomaco e a non percepire più gli odori. In questa circostanza mi si accende un campanello d’allarme ed io e la mia famiglia provvediamo a prenotare un tampone presso un laboratorio privato. Il 19 mattina effettuiamo il tampone, il 19 sera abbiamo già i risultati: io ed i miei genitori positivi, mia sorella negativa. La notizia naturalmente ci sconvolge. Bisogna poi considerare, in primis, che mio padre soffre di patologie cardiache pregresse e in secondo luogo, che essendo un commerciante, questa situazione gli avrebbe procurato una chiusura e pertanto avrebbe perso ogni fonte di guadagno, mentre le spese avrebbero continuato a presentarsi. Innanzitutto, nonostante non sia questo il fine ultimo dell’articolo, specifico che i sintomi sono stati fortunatamente riscontrati maggiormente da parte mia e di mia madre; abbiamo sofferto di mal di testa, dolori muscolari, dissenteria e anche alcuni malori su cui i medici non riuscivano ad accordarsi se appartenes-
sero al virus o meno (come, ad esempio, il mal di stomaco ed i rush cutanei). Autonomamente e senza alcuna indicazione, ma semplice buon senso, abbiamo provveduto ad isolare mia sorella. Avendo due bagni non è stato difficile evitare ogni tipo di contatto. Lei indossava la mascherina, si cucinava autonomamente e il suo bucato veniva lavato con un lavaggio apposito. Insomma, sono state prese tutte le precauzioni. Sicuramente è stata una quarantena (durata all’incirca due settimane) stressante. La paura era tanta, temevamo che mio padre potesse sentirsi male e sotto questo punto di vista non sapevamo a chi rivolgerci. Il medico di base non poteva naturalmente fornire alcuna cura e l’Asl, che avrebbe dovuto verificare le condizioni degli infetti (secondo le disposizioni sul sostegno sociale dei soggetti in quarantena), non ha mai chiamato. Anche nel momento in cui avremmo dovuto ricevere la chiamata per effettuare il tampone di controllo, da effettuarsi ogni 10 giorni, nessuno ci ha contattati. Sono trascorsi in tal modo altri 3 giorni, durante i quali non avevamo più alcun sintomo. La situazione è cambiata nel momento in cui mio padre, esasperato poiché nessun numero indicato rispondeva alle nostre chiamate, ha deciso di recarsi autonomamente presso il servizio drive-in presente nel nostro Comune. Qui, dopo un paio d’ore d’attesa, ha sollecitato gli operatori sanitari presenti a chiamarci per porre fine a questa situazione. Solo in questo modo l’Asl ha finalmente contattato la mia famiglia e prenotato i
DOMENICA 15 NOVEMBRE 2020 tamponi al drive-in per il giorno successivo. Tamponi a cui siamo risultati poi tutti negativi. Questa situazione non solo mette in luce le mancanze già ben note riguardo un’autorevole fonte di informazioni certe, ma ci fa comprendere meglio perché questa pandemia non riesca ad essere gestita nel modo corretto. Non è di certo una novità il fatto che le strutture di competenza abbiano sempre mancato di una gestione efficiente, ma in caso di una pandemia, durante la quale si è avuti il tempo necessario per colmare alcune lacune, determinati controlli andrebbero intensificati. In questo caso specifico, ed in tanti altri, sono state rispettate da noi “cittadini” tutte le norme impartite dal Governo per limitare i contagi e la diffusione del virus, ma sfortunatamente ciò non sempre avviene. La maggior parte delle persone evita di effettuare i tamponi e talvolta le motivazioni sono anche giuste: i tempi dell’Asl sono lunghi e per alcuni non è possibile fermare un’attività per una possibile influenza; i tamponi privati sono costosi e spendere una certa somma di denaro per poi dover eventualmente sospendere la propria attività lavorativa non è “giusto”; in caso di positività non si lavora e non tutti possono permetterselo! Sotto questo aspetto sono tante le cose che andrebbero migliorate per permettere ai cittadini di rispettare effettivamente le indicazioni e in caso contrario non se ne può far loro una colpa.
15 Ma bisogna anche specificare che sono altrettanti i casi in cui persone che non lavorano o che comunque non hanno la necessità di uscire, decidono arbitrariamente ed egoisticamente di ignorare le disposizioni vigenti. Sappiamo tutti che in questo momento i contagi sono tanti, tuttavia, quando risulti positivo e lo ammetti, molte persone decidono di aprirsi con te e confidarti anche le loro rispettive situazioni, dunque vieni realmente a conoscenza dell’aumento esponenziale di infetti che ti circonda e, inevitabilmente, ti sale la rabbia. Vieni a conoscenza di coloro che pur convivendo con un positivo decidono di non fare alcun tampone e di uscire e avere contatti senza dire nulla a chi si frequenta. Ci si arrabbia poiché nonostante si siano rispettate tutte le norme si viene giudicati e molti non apprezzano, in ambito lavorativo, coloro che preferiscono tutelare gli altri ed essere trasparenti anziché girarsi dall’altro lato per semplice convenienza. Si viene anche scherniti per aver compiuto il gesto più corretto. Ma quando inizieremo a ragionare e a non curarci solo del proprio orticello?! Queste parole però non vogliono indurvi a chiudervi definitivamente in casa. Non è questo ciò di cui si ha bisogno. Abbiamo bisogno di responsabilità e coscienza. I contagi sono tanti, ma ognuno di noi sa come potersi tutelare al meglio. Ormai non fanno altro che ripeterci questo: lavare le mani, usare mascherine
adeguate, mantenere le distanze. Se ci chiudessimo tutti in casa continueremmo a stravolgere le vite di chi è già in una posizione economicamente svantaggiata. Per porre fine alla pandemia si sono mobilitate le migliori case farmaceutiche e gruppi di ricerca, i quali stimano di riuscire nell’intento intorno al 2022, ma ci sono famiglie che non possono resistere così a lungo. I medici richiedono un lockdown data la sofferenza del sistema sanitario, ma dovremmo anche chiederci se noi abbiamo realmente fatto tutto ciò che dovevamo per non peggiorare la situazione e andare loro incontro. Il Governo tenta di evitare una seconda chiusura attraverso limitazioni e coprifuoco, ma ciò va comunque a danno dei commercianti, i quali in ogni caso vedono dimezzarsi la mole lavorativa e di conseguenza i profitti. Quello che bisogna intensificare sono i controlli ed i sussidi! Dovremmo tutti armarci di pazienza e cercare di non farci trasportare dalle situazioni, dagli amici e quant’altro, senza però smettere di vivere. Inoltre, sarebbe importante premiare coloro che lavorano rispettando tutte le misure, che impongono spesso costi elevati, e apprezzare la trasparenza e la correttezza nell’ammettere di essere stati contagiati, anziché far finta di nulla e continuare a lavorare giocando con la salute altrui. “Vada come sta a cuore al dio. Alla legge si obbedisce. Difendersi si deve”. Platone, Apologia di Socrate
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
I DANNI ALL’ERARIO PUBBLICO PER LA MANCATA ESECUZIONE DELLE PRONUNCE DELLA MAGISTRATURA ORDINARIA ED AMMINISTRATIVA
• Per non dare esecuzione ad una sentenza del giudice di pace con un onere di 550 euro si finisce per pagare spese, interessi e compenso del commissario ad acta che costa altri 550 euro (delibera 9/2020); • la Corte di Appello di Napoli con sentenza 2966/2015 condanna il Comune al pagamento della somma complessiva di € 168.865,91 oltre interessi e rivalutazioni a favore dei ricorrenti. • La sentenza non viene eseguita e viene nominato il commissario ad acta che con atto 5/2020 da esecuzione ai pagamenti
dovuti con ulteriori oneri a carico del Comune di Casoria; • una sentenza del giudice di pace non veniva eseguita per cui l’interessato era costretto a ricorrere al TAR ed alla nomina del commissario ad acta con un ulteriore onere a carico del Comune di € 4.058,34 (delibera 8/2020); • la mancata esecuzione di una pronuncia del TAR Campania comporta un onere per il Comune di Casoria di € 1.719,03 (delibera 6/2020); • la mancata esecuzione di una pronuncia
della Corte di Appello di Napoli determina il ricorso al TAR Campania con la condanna del Comune a pagare alla ricorrente la somma dovuta con attribuzione all’avvocato difensore della somma di € 51.090,90 (delibera 7/2020). • Tale modo di gestire la cosa pubblica, da parte degli amministratori e dei dirigenti del Comune di Casoria, alimenta il danno all’erario pubblico. • La collettività paga il costo dell’inefficienza dei pubblici poteri. Professor Avv. Francesco Polizio
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16 GENNARO MOSCA
UN ATTO D’AMORE E… TAC, CAMBIA LA VISIONE DEL MONDO IL GRILLO PARLANTE
Cosa rende degni di entrare nella Storia? Le risposte sono tante. Un grande condottiero, come Alessandro Magno, è ricordato per le sue conquiste. Napoleone, perché da uomo comune divenne imperatore. Fleming, per la penicillina. Tante altre ce ne sarebbero. Ma, nella Storia, ci sono anche personaggi degni di lode e memoria perché hanno dato all’umanità una rivoluzionaria prospettiva di vedere il mondo, o quella particolare parte di esso su cui hanno lavorato. Questi visionari, con un colpo di genio o un atto d’amore, hanno cambiato e cambiano la visione del mondo, e in un attimo – TAC – diventa preistoria tutto ciò che è stato creduto fino a quel momento. Superato, andato, da rottamare. Nel 1543 ancora si ritiene che il sole ruoti attorno alla terra; Copernico, invece, ci dà la sua visione eliocentrica, e in un attimo – TAC – 3000 anni di quella idea precedente diventano materia solo per storici della scienza, e merce da robivecchi per gli ignoranti come me. Fino agli inizi del ‘900 i bambini sono educati con assoluta severità e rigore; David Copperfield e Oliver Twist ne hanno subite di angherie dai loro educatori-aguzzini. Ma nel 1905 Maria Montessori – TAC – ci insegna che l’educazione del bambino deve fondarsi sulla partecipazione emotiva, sul coinvolgimento, sulla libera creatività. Tutta la pedagogia precedente se ne va in soffitta. Nel 1968 il salto in alto si esegue come da sempre ‘ventrale’, ossia – come appare logico – guardando l’asticella, e superandola di pancia. Ma in quell’anno, alle Olimpiadi di Città del Messico, arriva Dick Fosbury che – TAC – salta dando le spalle all’asticella. E vince l’oro. Una nuova visione che spazza in un attimo tutto il passato. Ancora negli anni ‘70 i reparti ospedalieri sono solo luogo di disagio, tristezza e sofferenza. Poi, Hunter ‘Patch’ Adams porta un po’ di sollievo, un sorriso e perfino comicità e allegria con il suo naso da clown. In un attimo, la prospettiva di una corsia di ospedale cambia. Oggi, tra quelli che hanno una nuova e spiazzante visione, voglio pensare a tutti i medici e operatori sanitari che, col loro estenuante lavoro, stanno alleviando la sofferenza di chi patisce per il Covid e non solo. Queste donne e uomini, che fino a ieri certo anche hanno fatto il loro lavoro, ora però ci stanno
dando una nuova prospettiva, un po’ come tutti quelli che hanno cambiato il mondo in meglio. Non più solo le ore previste dal cartellino, ma uno sforzo disinteressato di umanità e bene per l’Uomo. Il lavoro non più percepito come ‘dovere’ o ‘disutilità’, quale l’Economia Classica lo ha sempre definito, ma ora, in questa terribile guerra – TAC – il lavoro diventa la possibilità di fare un atto d’amore verso gli altri. ‘Essere’ medico o operatore sanitario, ‘sentirsi’ così, ossia questa professione come ‘identità’ che esprime la parte migliore dell’essenza dell’uomo. I turni saltano, perché le richieste si sono centuplicate, ma non importa, si va. E’ necessario soccorrere e sostituire i colleghi in emergenza, perché a loro volta assorbiti da questo vortice che ci sta affondando. Pronti. Non è più solo lavoro, ma è una collettiva, magnifica e rivoluzionaria nuova prospettiva di questa professione. Tra queste storie, voglio raccontare quella di Vincenzo Bernardo, emodinamista dell’Ospedale San Camillo de Lellis di Rieti. Il 31 ottobre si sveglia con cefalea, dolori articolari, nausea e vomito, febbre alta e tosse. Per lui, bravo medico, ci vuole un attimo per capire che è Covid. In poche ore si ritrova ricoverato, sotto il macigno dei sintomi del virus. Per fortuna, dopo pochi giorni, si sente un po’ meglio, e allora ricorda che i suoi colleghi-amici stanno in trincea e combattono senza sosta. Decide che non può rimanere fermo a letto, è un medico, ha giurato su Ippocrate. E quella nuova visione lo illumina. TAC, si alza, e nonostante il male ancora lo debiliti, con tutte le precauzioni si rimette a disposizione dei malati. L’attività è incessante: aiuta, dialoga, conforta, visita, disamina, rassicura. All’inizio, come sempre avviene verso chi cambia la prospettiva, subisce un po’ di diffidenza, ma poi i ricoverati capiscono che non è un semplice paziente. E’ anche e soprattutto un ‘dottore’, che mai come stavolta fa rima con amore. Ecco la rivoluzionaria nuova visione. Grazie a donne e uomini come Vincenzo Bernardo, e alla loro visione, il mondo non si è fermato del tutto per questa maledetta pandemia, e forse domani sarà addirittura migliore. E allora, a Vincenzo Bernardo e a tutti gli operatori sanitari che non entreranno nella Storia, ma sono degni di onore per quella visione, rivolgo questo augurio: “E a Te, dunque, che adempi un tale giuramento, sia concesso di godere della vita e dell’arte, onorato dagli uomini tutti per sempre.” (liberamente tratto dall’Antico giuramento di Ippocrate).
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GAIA MOSCHETTI
INTERVISTA AD ADRIANA APREA
Adriana Aprea ha insegnato dal 1986 presso l’Istituto Comprensivo Carducci-King di Casoria. E’ stata collaboratrice vicaria prima della Dirigente Manganelli Fernanda e poi del Dirigente Buonocore Giovanni. Collabora con la cattedra di Pedagogia sociale del Prof. Sarracino Vincenzo al Suor Orsola Benincasa. E’ formatrice in progetti che hanno a tema lo sviluppo delle competenze in ambito scolastico e l’inclusione. Ha al suo attivo diverse pubblicazioni tra cui un saggio su Ludovico da Casoria analizzato dal punto di vista pedagogico. Fino a pochi mesi fa aveva un ruolo di spicco all’istituto Carducci- King di Casoria come vicepreside. Ora le responsabilità aumentano, come ha preso la notizia di aver vinto il concorso? Diventare Dirigente scolastica è stato sempre un traguardo che mi ero prefissata. Ho fatto ovviamente tanta “gavetta” occupando vari ruoli e svolgendo vari compiti all’interno dell’Istituzione scolastica: da responsabile per la sicurezza dei lavoratori a Funzione strumentale per poi avere la nomina di collaboratrice vicaria. Ho sempre avuto ottimi rapporti con gli Enti locali e le varie agenzie del territorio in quanto da sempre mi sono occupata di progettazione sia a livello locale che globale. Mi riconosco a tal proposito buone doti organizzative e una certa praticità nel risolvere problematiche varie all’interno della scuola. La mia esperienza unitamente all’approfondimento costante delle norme scolastiche mi hanno permesso di superare un concorso difficile e complesso. Ho superato ben tre prove e in tre località diverse. Ovviamente ho sperato ad ogni step di essere ammessa alla prova successiva ma mettendo in atto un certo distacco in quanto mi sono sempre ritenuta già fortunata di ciò che avevo. A fine concorso sono stata ovviamente felicissima di aver superato il tutto e di essere stata inserita nella graduatoria dei vincitori. Cosa l’ha portata a scegliere la Toscana? È felice di questo traguardo? Partecipando al concorso sapevo che a differenza dei precedenti si trattava di un concorso nazionale. In Campania poi, cosa del tutto anomala, era ancora
in vigore una graduatoria regionale del concorso del 2011. In pratica i vincitori del concorso a cui ho partecipato anche se sono stati immessi in ruolo prima degli ultimi in graduatoria del precedente, hanno dovuto scegliere sedi in altre regioni nonostante posti disponibili in Campania, riservati appunto a coloro che erano nella graduatoria del 2011. Stranezze tipiche della nostra Regione. Ad ogni modo nel mese di agosto di quest’anno ho dovuto fare la scelta della regione. Ovviamente le mie preferenze hanno visto nell’ordine: Lazio, Toscana, Emilia ecc. Il motivo è facilmente intuibile: la vicinanza alla mia residenza. Devo dire che esaminando poi le sedi disponibili notai che quelle della Toscana erano in bellissime zone. Quindi, vedendomi attribuire la Toscana sono stata particolarmente contenta. Ancor di più quando ho potuto scegliere
l’Istituto Comprensivo di Pontassieve. Ebbene sì l’ho proprio scelto per le sue peculiarità: polo per l’inclusione, tredici plessi (quindi diversità nell’unità), un plesso col polo 0-6 per l’infanzia, scuola secondaria ad indirizzo musicale; 2000 alunni circa e più di 200 docenti: insomma un intero territorio. La scuola è già ben avviata, con moltissimi progetti ben radicati nel tessuto locale. A questi ho voluto aggiungere un’apertura all’Europa mediante la partecipazione dell’Istituto all’Etwinning e ai progetti Erasmus. Felice del traguardo? Dirigo una delle scuole più grandi di Italia, in una cittadina bellissima, Pontassieve appunto, grande parco fluviale, vicinissima a Firenze e in una regione bellissima, ricca di fascino e cultura dove i servizi funzionano alla grande. Felice? Direi proprio di sì! Cosa si aspetta da questa esperienza? Di portare l’Istituto che dirigo a traguardi sempre maggiori e contemporaneamente arricchirmi di ulteriori esperienze a livello professionale e umano. Ha intenzione di tornare in Campania? Per adesso non posso e non voglio. Non credo ad ogni modo di tornare. In Toscana la scuola è ancora l’Istituzione primaria dopo la famiglia, in cui avviene la formazione dei futuri cittadini. E’ al centro degli interventi formativi da parte del territorio e soprattutto degli enti locali. Lo dimostra il fatto che la scuola è attiva in presenza dal 14 settembre. Ha dei progetti che vuole realizzare durante questo primo anno in questo nuovo istituto? Come già accennato prima, sto indirizzando la scuola verso i progetti Erasmus anche se essa ha già al suo attivo un lungo percorso di gemellaggio con scuole francesi e in occasione del giorno della Memoria, viaggi sui luoghi dello Sterminio. Per me si tratta quindi di ampliare e potenziare questa apertura verso l’Europa in vista di una cittadinanza europea. Un consiglio per chi come lei vuole percorrere questa strada. Fare tanta “ gavetta” percorrendo le varie tappe, studiare con serietà, tenersi aggiornati sempre sulle normative scolastiche e ...crederci sempre, affrontando tutto con grande passione!
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CON I LIBRI PIU’ LIB(E)RI ANTONIO BOTTA
Questa rubrica, nata su proposta di un lettore, intende essere un incentivo a promuovere la cultura, invogliando a leggere libri mediante brevi recensioni. A curare la rubrica sarà tutto lo staff redazionale, ma anche i lettori di Casoriadue, se vorranno, potrebbero recensire libri che li abbiano particolarmente colpiti. Secondo recenti dati, nella classifica dei paesi europei in cui figura la percentuale dei lettori di libri rispetto al numero degli abitanti, ai primi posti ci sono la Svezia, la Norvegia, la Danimarca, seguiti dalla Germania, dall’Inghilterra e dalla Francia. Più giù si collocano gli altri Paesi, fra cui l’Italia insieme a Grecia, Portogallo, Bulgaria, Polonia e Romania. Un’altra tabella rileva che i paesi europei in cui si leggono più libri sono anche quelli con più bassa disoccupazione e con minor numero di NEET (i giovani che non studiano e non cercano lavoro), quelli con maggior reddito pro capite e crescita più sostenuta. Certo si può affermare che chi fruisce di un maggiore benessere economico ha anche maggiori possibilità di comprare libri e di avere più tempo per leggere, ma è plausibile anche la tesi inversa secondo cui uno status socio economico più elevato sia il frutto della lettura di libri e, quindi, di uno studio continuo e sistematico, che consenta di coltivare i propri interessi culturali. Perché, allora, con i libri si è più lib(e) ri? E’ noto che la lettura, oltre ad arricchire il linguaggio con benefici nella elaborazione ed espressione dei propri pensieri, affina anche la mente nella capacità immaginifica. Chi legge, pertanto, ha la possibilità di affrancarsi dai “venditori di fumo” (quanti ne compaiono sui social!), di capire i menzogneri, ri-
uscendo a liberarsi dai pregiudizi e dagli stereotipi; chi legge buoni libri possiede un asso in più nella manica, che gli permette di guardare e valutare il mondo e gli altri in maniera più profonda e varia, sganciandosi da ogni forma di provincialismo, di grettezza di pensiero, di conformismo, di irresponsabilità, di improvvisazione; chi legge, vola con la fantasia, e, come scrisse il compianto Pino Caruso, “vive tante vite invece di una sola”. Iniziamo questa settimana con la recensione di un libro molto attuale, visti i tempi difficili che stiamo tutti vivendo a causa dell’emergenza sanitaria. Il titolo è “OLTRE LA PANDEMIA”: storie vere, anticorpi di speranza, di Fabio Bolzetta (ed. Paoline, 2020). Un racconto dei mesi più drammatici dell’emergenza covid -19, attraverso storie di eroi del quotidiano e volti noti. Storie raccontate per diffondere, in un momento in cui l’emergenza si è ripresentata, anticorpi di coraggio e speranza. Scrive l’autore nella prefazione: “Sotto il microscopio tante diverse esistenze ricalcate dall’ombra del Covid -19. Narrate tutte insieme ricostruiscono la nostra storia. Alla scuola dell’emergenza, durante la tempesta dei mesi della pandemia, il desiderio di queste pagine è di setacciare le buone esperienze, scaglie preziose con le quali ricostruire il tessuto sociale ferito, guardando al futuro con rinnovata fiducia e umanità. Contro il virus della paura, respirando gli anticorpi della speranza”. Si potrebbe avviare la rubrica a scadenza non necessariamente settimanale, ma quindicinale; importante è che si cominci. Al lavoro, dunque!
GIOVANNI DE ROSA
Presso l’Istituto Superiore “Andrea Torrente” di Casoria ripartono le esercitazioni pratiche di laboratorio di Enogastronomia, Sala e Vendita ed Accoglienza turistica
Nella piena consapevolezza che le attività didattiche dell’istituto professionale alberghiero fondano la propria ragion d’essere nelle esercitazioni pratiche di laboratorio, il Dirigente scolastico dell’I.S. Torrente di Casoria, dott. Giovanni De Rosa, nel rispetto di quanto previsto dal DPCM del 3 novembre 2020 e dalle ordinanze regionali, dà il via libera per lo svolgimento della didattica delle discipline tecnico-pratiche in presenza, all’interno dei laboratori attrezzati dell’istituto. Inizialmente, le lezioni di sala, cucina e accoglienza saranno riservate agli alunni delle classi terze, quarte e quinte, per non disperdere le significative esperienze acquisite negli anni precedenti e soprattutto in ragione della tradizionale missione dell’istituto di offrire una solida preparazione professionale
ai propri studenti, che sia adeguata alle richieste del mercato e sempre orientata verso i più ambiti sbocchi occupazionali. Per consentire le migliori condizioni di sicurezza ed assicurare il giusto distanziamento agli alunni, al personale docente e agli assistenti tecnici di laboratorio, le classi saranno sdoppiate e gli alunni alterneranno di settimana in settimana l’attività in presenza con quella a distanza, le esercitazioni dal vivo con gli approfondimenti teorici. L’auspicio è di riuscire ad assicurare agli alunni, anche in tempi di pandemia, una formazione “sul campo” che possa continuare a renderli competitivi sul mercato del lavoro e risarcire l’inatteso sacrificio di talenti e capacità dovuto al lockdown della scorsa primavera.
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GAIA MOSCHETTI
shooting fotografico della Hamlet Collection
Domenica 8 Novembre, si è tenuto nel Parcheggio Brin a Napoli, lo shooting fotografico della Hamlet Collection. Il brand nasce dalla volontà di voler soddisfare chi si riconosce in questo stile, uno sportivo ricercato, offrendo prodotti di alta qualità Made in Italy. Non a caso il motto “to be or not to be?”, essere o non essere, è la famosa frase dell’ Amleto di William Shakespeare ma rappresenta a tutto tondo la loro idea di moda. Special Guest Armando Incarnato, imprenditore napoletano che ha raggiunto la popolarità con il programma di Maria De Filippi, “Uomini & Donne Over” fattosi notare per la sua eleganza nel vestire e nell’affrontare le diatribe in cui spesso viene coinvolto. Le Modelle scelte dalla Fashion ad occuparsi del Make Up, la truccatrice Olimpia Chirichella, con esperienza decennale e docente in varie strutture. SIMONETTA DE CHIARA RUFFO
Menarini sostiene i bambini oncologici e le loro famiglie Il colosso internazionale con radici partenopee partecipa al progetto Accoglienza Famiglie della Fondazione Tommasino Bacciotti. Menarini sosterrà infatti un appartamento che ospiterà gratuitamente i parenti dei piccoli pazienti oncologici . In un’epoca devastata dalla pandemia, per fortuna il grande cuore di chi si prende cura dei bambini oncologici continua a lavorare incessantemente. Il Gruppo Menarini, colosso internazionale nato nel 1886 in una farmacia napoletana, sta infatti continuando a investire nella ricerca oncologica. Al contempo, rinnova il suo sostegno ai piccoli pazienti che stanno affrontando questa battaglia supportando, sin dalla sua creazione, la Fondazione Tommasino Bacciotti. La Fondazione è nata nel 2000 per volontà di Paolo e Barbara Bacciotti, genitori del piccolo Tommasino, scomparso a soli due anni, a causa di una rara forma di tumore cerebrale. La Fondazione accoglie le famiglie dei bimbi malati di tumore, provvedendo alle loro esigenze e fornendo beni di prima necessità, nonostante le difficoltà legate alla pandemia, assicurando nel post ricovero anche percorsi di ludoterapia. La Fondazione è inoltre al fianco dell’Ospedale Meyer che sostiene
con progetti di ricerca medico-scientifica e con il Progetto di Accoglienza Famiglie. L’appartamento sostenuto da Menarini ospiterà, in modo completamente gratuito, i parenti dei piccoli pazienti oncologici che devono affrontare lunghe degenze per ricevere le cure. In molti casi, queste persone provengono da ogni parte d’Italia e devono trascorrere periodi molto lunghi lontani da casa e dagli altri componenti della propria famiglia.
Nella Casa Accoglienza, non solo i bambini sono circondati dall’amore dei propri cari, ma possono anche ricevere una parte delle cure oncologiche in day hospital successive alle dimissioni dal reparto oncologico. Una scelta importante che permette, in questo modo, anche una disponibilità sempre maggiore di posti letto in ospedale: “Le cure oncologiche hanno fatto passi in avanti straordinari, in Italia un milione di persone sono vive grazie alla ricerca farmaceutica in questo campo - hanno dichiarato Lucia ed Alberto Giovanni Aleotti, Azionisti e membri del Board di Menarini – È importante, però, non abbassare la guardia, continuare nei percorsi di diagnosi e cura anche in questo periodo di Covid”. “Vogliamo ringraziare Menarini che continua a credere e contribuire al nostro progetto fin dalla nascita della nostra Fondazione con un impegno costante che dura da oltre 20 anni - ha dichiarato Paolo Bacciotti, Presidente della Fondazione Tommasino Bacciotti nelle Case Accoglienza, i più piccoli e le loro famiglie possono continuare a stare insieme, e noi cerchiamo di aiutarli a convivere, attraverso ogni possibile mezzo, con la malattia, e a trovare la forza e lo spirito giusto per affrontarla”.
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MARCO STILETTI
Nadia Silva nuovo presidente del consiglio comunale di Casavatore
Nadia Silva è stata eletta per la prima volta presidente del consiglio del Comune di Casavatore. Ci sono volute due tornate per ottenere la carica e tutte sono arrivate con il punteggio di 9 contro 5 astenuti su 14 voti totali. Due consiglieri erano assenti causa Covid 19. La Silva ha ricoperto già in passato il ruolo da consigliere come nella precedente amministrazione, quella del sindaco Maglione nel 2019 e poi nel 2015 il ruolo di assessore al bilancio, tributi, anagrafe e stato civile al Comune di Casavatore. Oggi 9 novembre 2020 arriva per la dottoressa commercialista finalmente un nuovo ruolo e grazie alla sua imparzialità saprà ricoprire benissimo. Con solida umiltà Nadia non ha perso tempo per ringraziare tutta quella fetta di persone che l’hanno votata per farla
eleggere al Comune in questa nuova amministrazione Marino. “Il ringraziamento più grande– afferma Nadia- però devo rivolgerlo ai cittadini di Casavatore che hanno deciso di eleggermi consigliere comunale. Senza il loro fondamentale contributo non avrei potuto sperimentare questa importante esperienza politica“. Infine il consigliere Silva analizza la netta distinzione dei ruoli e ne fa un discorso di legalità. “Credo che nessuno di noi debba dimenticare la distinzione fra passione politica e senso delle istituzioni. Pertanto, il mio impegno sarà dedicato alla necessità di garantire e tutelare i diritti e le prerogative di tutti i consiglieri componenti il Consiglio, garantendo l’esercizio effettivo delle nostre funzioni nell’osservanza e nel rispetto delle leggi, dello Statuto e dei Regolamenti”.
Andrea Petrella
COVID, BOTTINO (ACOI): LOCKDOWN CHIRURGIA, URGENTE INCONTRO CON TASK FORCE CAMPANIA
“E’ urgente e improcrastinabile un confronto con la task force della Regione Campania per pianificare percorsi alternativi ai pazienti chirurgici e oncologici. Oltre 40mila persone, infatti, solo in Campania, aspettano un intervento chirurgico da mesi. Sono 600mila in tutta Italia secondo gli ultimi dati dell’ACOI. Il primo lockdown e le misure adottate per contrastare la seconda ondata hanno fermato la gran parte dell’attività sanitaria e ospedaliera con gravissime ripercussioni sulla salute”. Ad affermarlo è Vincenzo Bottino, vicepresidente nazionale dell’Acoi (Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani). “Nei mesi scorsi l’emergenza sanitaria e le misure adottate dal Governo e dalla Regione Campania per contrastare la diffusione del virus hanno provocato un vero e proprio lockdown della salute, ben più pesante del lockdown che ci ha costretti
in casa per circa due mesi”, aggiunge Bottino. “Stavamo lentamente tornando alla normalità, adesso la situazione rischia di essere davvero pesante, la gente ha ancora tanta paura di venire in ospedale, non si fida, teme di essere contagiata. In Campania come in molte altre regioni c’è il caos totale negli ospedali e nelle strutture convenzionate. Voglio rassicurare tutti i nostri pazienti e chi aveva in programma di sottoporsi ad un intervento chirurgico che abbiamo un rigido protocollo di sicurezza. Nei nostri reparti, come peraltro in tutto l’ospedale Villa Betania, oltre alle norme di sicurezza prescritte abbiamo elaborato un rigido protocollo interno per rendere ancora più sicuro il percorso ospedaliero con tutto il personale che si sottopone periodicamente ai comuni test di screening”.
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ANGELA CAPOCELLI
Cyberbullismo: il bullismo ai tempi dI Internet
Il cyberbullismo è una forma di bullismo virtuale, compiuto mediante la rete telematica e non solo. Il sito ufficiale del Ministero dell’istruzione italiana lo definisce come “un insieme di azioni aggressive e intenzionali, di una singola persona o di un gruppo, realizzate mediante strumenti elettronici (sms, mms, foto, video, email, chat rooms, istant messaging, siti web, telefonate), il cui obiettivo è quello di provocare danni ad un coetaneo incapace di difendersi”. Eppure, il cyberbullismo può essere esercitato da parte di chiunque contro chiunque altro e, talvolta, persino chi nella realtà è vittima, sulla rete diviene cyberbullo. A spingere ulteriormente queste persone a compiere questi atti di violenza verbale, denigratori, discriminanti e intimidatori è la possibilità di anonimato, che consente al carnefice di non esporsi e di attribuire le proprie azioni al “profilo utente” creato. Questi bulli, seppur invisibili, sono tuttavia estremamente dannosi per la vittima, dal momento che questa può essere attaccata e aggredita 24 ore su 24: inoltre, non di rado si formano delle vere e proprie coalizioni che, proprio come nella vita reale, prendono di mira un soggetto coinvolgendo estranei potenzialmente da tutto il mondo. Ma in cosa consiste, praticamente ed effettivamente, questo spregevole fenomeno?
Le azioni che possono rientrare nella definizione di cyberbullismo sono tante e varie, tra queste: fingere di essere un’altra persona per diffondere e pubblicare video, testi, opinioni o foto dal contenuto biasimabile; pubblicare, via internet, i dati personali e sensibili della vittima; spedire ripetutamente messaggi con contenuti omofobi, razzisti o discriminatori che mirino a ferire il/la bullizzato/a; escludere provocatoriamente una persona da un gruppo online; diffondere sui forum messaggi violenti e volgari per suscitare discussioni verbali. Seppur di diversa portata e carattere, tutte queste minacce, diffamazioni, istigazioni al suicidio o a lesioni personali hanno, tuttavia, una cosa in comune: NUOCIONO GRAVEMENTE ALLA SALUTE PSICOLOGICA DELLA VITTIMA. Ebbene, anche se in molti Stati del mondo le condotte di cyberbullismo siano considerate un reato a tutti gli effetti, penalmente perseguibile, purtroppo non è ancora ovunque così. Talvolta, in Italia, tali atti possono essere ricondotti a violazioni del codice penale/civile Italiano e/o del codice della privacy, e in particolare: reato di minaccia (art. 612), di ingiuria (art. 594) o diffamazione (art. 595). La speranza è che, ovviamente, i provvedimenti legali possano contenere la portata del fenomeno ma la tristezza è che l’essere umano compia consapevolmente questi atti di bullismo contro chi è più debole, indifeso, emarginato.
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“LIBERI DALLA PLASTICA”
Una nuova iniziativa per la riduzione della plastica che premia le buone pratiche
Al via una nuova iniziativa dell’associazione “UnicaMenteArte” che mette al centro la necessità di promuovere azioni concrete per la riduzione dell’utilizzo della plastica, si pone l’obiettivo di avere come ambito territoriale un’area vasta in cui l’associazione opera da anni con una serie di iniziative, anche incentrate sul tema dell’ambiente. L’area scelta è composta da più comuni su due differenti province. Si tratta di 16 comuni tra la Provincia di Napoli e quella di Caserta: Afragola, Casoria, Cardito, Caivano, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore, Acerra, Casalnuovo, Casavatore, Arzano, Orta di Atella, Pomigliano, Napoli, Caserta e Maddaloni. L’area a nord di Napoli ha bisogno di progetti per la sensibilizzazione in materia ambientale. Un progetto di questo tipo che prevede la riduzione della plastica è ancora più importante per quest’area geografica, in un momento in cui si vuole incentivare ad usare sempre meno plastica. L’idea è importante per la nascita di un modello sostenibile di produzione e di consumo critico, e che prevede il coinvolgimento diretto di produttori, negozianti e cittadini. Vi saranno anche convegni, oltre alla sensibilizzazione sul territorio e nelle scuole (appena le misure anti covid lo permetteranno), per essere più vicini alle esigenze e ai bisogni di informazione e sensibilizzazione dei cittadini. L’idea è quella di favorire un modello sostenibile di produzione e consumo
coinvolgendo direttamente produttori, commercianti e cittadini di 16 comuni a nord di Napoli e a sud di Caserta. Si intende mettere in campo un’attenzione particolare per la riduzione della plastica per favorire un modello plastic free in 16 comuni con una popolazione di circa 2 milioni di abitanti. Pensando alla nascita di un marchio per i negozi e gli esercizi pubblici che adottano sistemi di riduzione della plastica. Sono coinvolti 16 comuni nei quali si vuole ridurre la plastica attraverso una campagna di sensibilizzazione e la nascita di un marchio per le attività commerciali ed imprenditoriali che mettono in campo un sistema di riduzione della plastica. Favorendo queste attività premiandole e rendendole dal punto di vista della comunicazione delle aziende virtuose. Oggi i cittadini virtuosi sono comunque costretti ad utilizzare plastica, perché in molti luoghi pubblici, attività commerciali o sedi con grande presenza di pubblico vi è plastica, dobbiamo ridurla a monte per assicurarci che l’utilizzo della plastica si ri-
duca veramente. L’idea nasce dalla necessità di assicurare ai cittadini che vogliono utilizzare meno plastica, la possibilità di accedere a negozi o attività commerciali (in particolare di somministrazione di bevande e cibo) nei quali è bandita la plastica. L’idea si collegherà con le attività promosse dai 16 comuni in materia di raccolta differenziata e rispetto dell’ambiente. Il coinvolgimento dei commercianti è indispensabile per assicurare una reale riduzione della plastica, premiando gli esempi virtuosi. Saranno coinvolte le scuole e le associazione del territorio per la parte della sensibilizzazione. Fino ad oggi per la riduzione della plastica si coinvolgeva e si sensibilizzavano i cittadini, ma se non sensibilizziamo, formiamo e premiamo i commercianti e i negozianti, questi continueranno a vendere prodotti con plastica e i nostri sforzi sono vani. Per convincerli dobbiamo premiarli e dargli un marchio spendibile dal punto di vista della comunicazione. L’idea è replicabile e potrebbe portare alla nascita di un marchio che diventa un marchio
per le attività commerciali ed imprese virtuose. L’obiettivo è di premiare le migliori 10 attività commerciali che effettueranno una riduzione della plastica messa in circolazione, bisogna seguire da vicino almeno 100 attività commerciai, e per individuarne 100, bisogna coinvolgerne inizialmente almeno 500. Ma oltre alle attività commerciali, bisogna predicare le buone pratiche anche a scuole, associazioni e chiese. Il territorio è sempre quello dei 16 comuni coinvolti. Attraverso un accompagnamento di 100 attività commerciali e individuazione delle 10 migliori realtà plastic free. L’obiettivo finale è premiare 10 attività commerciali, che elimineranno la plastica dalla propria attività commerciale. Con un’attenzione particolare alle attività commerciali che si occupano di somministrazione e che pertanto normalmente utilizzano quantità maggiori di plastica monouso.
*Consigliere comunale e presidente della Commissione “Territorio, Urbanistica,, Lavori Pubblici, Ambiente,, Viabilità e Vivibilità”
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SPAZIO PUBBLICITARIO LIBERO
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Asl Napoli 2 Nord e l’Esercito organizzeranno da martedì mattina in poi i tamponi per tutti i cittadini che ne hanno bisogno. L’accesso sarà consentito a chi è autorizzato dal proprio medico curante e dalla stessa Asl
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