Domenica 20 dicembre

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DOMENICA Settimanale di Informazione 20 DICEMBRE 2020

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ANNO XIX - N° 38 - DOMENICA 20 DICEMBRE 2020

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Buon Natale

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L’editoriale DI NANDO TROISE

Nel rispetto della VITA $ PERICOLO BUON NATALE

Buon Natale all’Amministrazione Comunale, continua e contigua con tutte le amministrazioni precedenti. Tutto uguale, nessuna “rivoluzione” sotto il cielo plumbeo di Casoria. Corsi e ricorsi storici: anche questa amministrazione, quella di Raffaele Bene, vive un Natale travagliato: Giunta Municipale azzerata ed apertura del balletto delle consultazioni con i gruppi consiliari per poter allestirne ed organizzarne una nuova: per il rilancio!!!! Buon Natale alla Intelligence Investigativa che avrebbe dovuto supportare e sopportare la “missione” “rivoluzionaria” dell’Amministrazione Comunale in una Città sciolta tre volte e terra di degrado, monnezza, malaffare, malapolitica, scippi, rapine ed estorsioni. Buon Natale alla Camorra, alla variegata geografia camorristica che stringe attorno a sé la Città dei Santi e dei Beati: “ogni potere è legato a un sentimento”; una lotta impari. Buon Natale alla delinquenza, sia quella

L’ottimismo è sapere che anche questo anno nonostante il coronavirus e la Sars 2 arriverà, comunque, il Santo Natale

micro che quella maxi, agli scippatori, a quelli delle rapine e dei conflitti a fuoco, a quelli degli arresti domiciliari ed ai carcerati ed agli esattori delle estorsioni. Buon Natale ai commercianti della Galleria Marconi, vittime, pochi giorni fa, dell’ultimo attentato dinamitardo. Ai lestofanti, ai maneggioni ed ai ladroni. Buon Natale, tredici anni dopo, a quei loschi figuri che si macchiarono del più vile atto che questa Città abbia co-

nosciuto: l’aggressione al mio amico Vincenzo Russo, detto il direttore. Buon Natale al ricordo dei morti di questa Città: ci fanno sapere che la media è di 1000 morti l’anno. Il coronavirus ha inferto un altro durissimo colpo. Buon Natale ai razzisti. A Casoria esiste un razzismo generazionale ed un razzismo psicosociale. Buon Natale ai movimenti politici (i partiti non ci sono più), sempre litigiosi tra di loro, ignari delle loro fortune. Buon Natale a quel pasticciaccio brutto di Casoria Ambiente: il carrozzone politico…Una Azienda a totale capitale pubblico con unico socio il Comune di Casoria che il nuovo amministratore unico, Massimo Iodice, si sta adoperando per normalizzarla. Buon Natale anche a lui ed al suo staff di collaboratori. Buon Natale a tutti gli attori della commedia “Scuole a Casoria, tanti Istituti, tante Storie”. continua a pag. 5


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SEGUE da pag. 3

Auguri ai presidi, vicepresidi, le insegnanti ed alle mamme, anche ai papà, ai consigli di istituto, agli studenti. Buon Natale agli assessori azzerati del Comune di Casoria: Paola Ambrosio, Ilaria Capone, Patrizia Di Monte, Raffaele Petrone, Franco Russo, Luigi Goffredi e la dimessosi Ornella Esposito. Auguri alle Suore che ancora ospitano in sedi adeguate. Buon Natale agli studenti, costretti a passare intere giornate con gli occhi sul proprio pc, prigionieri della didattica a distanza. Buon Natale ai vecchi politicanti sciolti per camorra, alle figure emergenti ed anche alle vecchie cariatidi. Buon Natale a Tommaso Casillo, fino alle elezioni regionali la più alta autorità politica della città (vicepresidente del consiglio regionale). Orrore all’indifferenza: la borghesia dei giorni nostri, un agglomerato informe che se non fosse per i soldi non saprebbe a cosa appassionarsi e su cosa tradire. Un ceto assente, vuoto, vacuo, triste, degradato. Usano mezzucci loschi per sopravvivere, un misto di piccoli ricatti, di atti di potere, di ribellioni velleitarie. Una borghesia, la nostra, afona, apatica, persa dietro le diavolerie tecnologiche. Arresa non solo ad un in evitabile declino ma anche alla pretesa di rappresentare una funzione sociale. Indifferente a sé stessa, e non solo al mondo che la circonda. Una indifferenza ancora peggiore verso lo Stadio San Mauro che aspetta leggi meno restrittive per poter ritornare ad essere il tempio del calcio e dello sport casoriano, le aree dismesse con i loro capannoni abbandonati e i loro segreti di morte, il ricordo di Città del Libro, il Parco Buontempo, una querelle infinita tra banche, Comune e residenti, l’area ex Snaidero in via I Maggio, diventata grazie all’amministrazione Fuccio un Asilo Nido Comunale, la toponomasti-

ca. Buon Natale ai Centri Commerciali, al Parco Commerciale, ai palazzinari (il cemento è il loro petrolio!). Buon Natale a chi con la prevaricazione, l’offesa, l’aggressione, il turpe linguaggio riesce ad ottenere dal pubblico servizio privilegi di ogni genere. Buon Natale ai sindacalisti del servizio pubblico, Buon Natale ai dirigenti dismessi del Comune di Casoria ed a chi è ancora in carica. Buon Natale ai cittadini di Casoria, anonimi annoiati che affollano per noia i centri commerciali ed i luoghi di culto. In questi giorni prenatalizi neanche il colore delle zone riesce a fermare la loro continua voglia di shopping. Buon Natale al popolo sussidiato che ringrazia il contributo, il buono libro, il reddito di cittadinanza, il reddito di emergenza, i ristori, il fondo di solidarietà alimentare, la borsa di studio, la mensa scolastica, semiconvitto, le assistenze domiciliari e, poi, le lottizzazioni, il permesso a costruire, le dia ecc. Buon Natale a Rosa Chiappetti, anima di questo giornale, Buon Natale a Rino Buonaurio, Luigi Carraturo e Nunzio D’Andrea, compagni di viaggio di que-

sta avventura giornalistica, Buon Natale alla intera redazione. Buon Natale agli inserzionisti pubblicitari. Buon Natale a tutti i colleghi del Settore “Sicurezza e Mobilità” del Comune di Casoria; all’ennesimo esilio trovai tanta amicizia. Buon Natale a quei giovani della politica: sanno bene che manca il coraggio; coraggio: detto di persona che non si tira indietro di fronte a situazioni difficili. Forza d’animo, vigore, fermezza, risolutezza, ardire. Buon Natale a chi denuncia il malaffare, i prezzi altissimi, i fitti passivi, il cemento incontrollato, il petrolio e la monnezza. Buon Natale a tutti i miei collaboratori: a tutti coloro che attraverso l’impegno nella stampa locale ho accompagnato all’iscrizione all’Elenco Pubblicisti dell’Ordine Nazionale Giornalisti (Adara, Daniela, Maurizio, Paolo, Giuseppe, Leandro, ecc.) Buon Natale ai Carabinieri del 112, alle ambulanze del 118, ai vigili del fuoco del 115, alle gazzelle del 113. Buon Natale ai colleghi delle altre testate, Mimmo Maglione, Marco Di Caterino, Domenico Cicalese, Peppino Bianco ed Elena Petruccelli. Buon Natale a Maurizio Cerbone ed alla redazione della webtv Nanotv. Buon Natale ai Campioni di Casoria: Mauro Sarmiento, Enzo Picardi, Gioia Marzocca, Luca Maresca. Buon Natale al grandissimo Nino D’Angelo. Buon Natale all’artista Antonio Manfredi ed a tutti i suoi collaboratori del Museo di Arte Contemporanea. Buon Natale alle Eccellenze di Casoria. Ad Antonio Piscopo, Primario Ortopedico al Fatebenefratelli di Benevento. Buon Natale a Gianluigi Osteri, responsabile del Teatro Gelsomino, augurando a lui ed a noi di organizzare quanto prima tanti altri cartelloni teatrali. Buon Natale a Casoria, la mia Casoria, a quella vecchia ed a quella nuova.

Buon Natale


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6 ANTONIO BOTTA

Intervista a tutto campo con il prof. Nicola Zambrano, docente di Biologia molecolare all’Università di Napoli Federico II e ricercatore di area biotecnologicA

FONDAMENTALE L’APPROCCIO “MOLECOLARE” PER LA PREVENZIONE E LA CURA DELLE MALATTIE, ANCHE QUELLE VIRALI

Gentilissimo e disponibilissimo il prof. Nicola Zambrano, docente universitario di Biologia molecolare, nel rispondere alle domande per l’intervista. Con chiarezza e in maniera esaustiva ha illustrato il fondamentale apporto della Disciplina che insegna nella ricerca medica e nella tutela della salute. A suo avviso, potrebbe verificarsi, tra gennaio e febbraio, una impennata dei casi di contagio, in concomitanza con lo sviluppo delle malattie stagionali: raffreddori, influenze, infiammazioni a livello dell’apparato respiratorio…? Certamente, la patologia respiratoria che accompagna il decorso della COVI-19 vede di sicuro la stagionalità come un fattore favorente. Tuttavia, la popolazione è stata sensibilizzata sin dall’estate scorsa alla vaccinazione anti-influenzale, e mi trovo perfettamente d’accordo con questa strategia. Mi sono personalmente vaccinato, per evitare di incorrere in sintomatologie influenzali che, agli esordi, sono difficilmente distinguibili da quelle causate dal nuovo coronavirus. Questo atteggiamento, che personalmente ritengo debba essere rafforzato nella popolazione, contribuisce certamente a sollevare il sistema sanitario nazionale da inutili congestioni. Lo stesso distanziamento sociale, inoltre, potrà aiutarci nella limitazione dell’epidemia influenzale, un motivo in più per convincerci a rispettare le attuali regole. Il Ministro della Salute, Speranza, ha annunciato che a metà gennaio inizierà la campagna di vaccinazione antiCovid, cominciando dalle categorie a rischio. Quando potremo tirare un sospiro di sollievo e cantare vittoria, dichiarando di avere sconfitto il virus? Lo sforzo organizzativo per raggiungere una percentuale significativa di vaccinati tra la popolazione si protrarrà ovviamente per mesi, ma la strategia in campo è ben chiara sin da ora, ed opportuna, a mio avviso. La campagna vaccinale agli inizi vedrà tra i beneficiari non solo la popolazione anziana, che ovviamente rappresenta la categoria

“Passi da gigante della ricerca per controllare al meglio il virus”; “grazie all’immunoterapia oggi si curano tumori che prima avevano degli esiti fatali, ma non siamo ancora in grado di prevedere perché queste terapie non funzionano in tutti i pazienti”

maggiormente a rischio per l’infezione da nuovo Coronavirus, ma anche gli operatori sanitari, il personale scolastico e le forze dell’ordine nell’attuale schema di priorità. Sconfiggere il virus, tuttavia, non sarà facile, immagino che dovremo conviverci per diversi anni, ma la ricerca sta facendo passi da gigante, e sapremo affinare sempre meglio le nostre armi per la prevenzione, con i vaccini, e per la profilassi, con gli anticorpi monoclonali, per controllarlo al meglio. Sono comunque un ottimista per natura, e ritengo che entro l’estate potremo finalmente... respirare un pochino. E con noi, ovviamente, respirerà molto meglio anche l’intero Sistema Sanitario! Lei è professore di Biologia molecolare all’Università di Napoli Federi-

co II, oltre ad essere un ricercatore di area biotecnologica: sono settori distinti pienamente dalla virologia o possono fornire il loro contributo nella ricerca medica mirata a debellare le varie forme di coronavirus? Se sì, in che modo? Quelle che lei cita sono discipline complementari per la soluzione di problematiche mediche, tenga presente che l’approccio alla medicina che si è affermato negli ultimi anni è un approccio “molecolare”, ed infatti gli strumenti preventivi e per la profilassi di questa malattia di cui abbiamo già parlato, ma di tutte le malattie, in generale, sono basati sulla conoscenza dettagliata dei meccanismi che conducono alla malattia, e sulla nostra capacità di generare dei rimedi, grazie alle risorse tecnologiche messe in campo dalla biologia molecolare. I vaccini ad RNA, quelli basati su adenovirus, le proteine virali ricombinanti ecc., sono tutti rimedi che nascono dalla conoscenza, e dalle applicazioni della biologia molecolare. Ovviamente non basta solo questo, un Team vincente in questo settore deve potersi avvalere di virologi, di immunologi, di medici in grado di impostare le diverse fasi della sperimentazione clinica... e di saperne leggere i risultati! Sono sistemi ben rodati nella sperimentazione medica, e la mia opinione è che abbiano dato prova di funzionare bene, ed in tempi brevissimi! Quali sono i “campi d’azione” specifici e peculiari della Biologia molecolare e delle Biotecnologie? E come possono migliorare la qualità della salute, sia a livello preventivo che di contrasto a specifiche patologie? Le rispondo attraverso un esempio legato direttamente allea mie attività scientifiche. Le ricerche biomolecolari possono essere declinate in modo da soddisfare sia le aspettative della ricerca di base, che quelle applicative. In quest’ultimo caso possiamo parlare di Biotecnologie, in cui le conoscenze di base sono sfruttate per la realizzazione di beni e servi-


DOMENICA 20 DICEMBRE 2020 zi utili alla collettività. Tenga presente che il mio laboratorio di ricerca si è recentemente avvalso di un finanziamento erogato dalla Regione Campania a favore del CEINGE Biotecnologie Avanzate per lo sviluppo di nuove conoscenze e la messa a punto di rimedi biotecnologici, diagnostici e terapeutici, di contrasto alla COVID-19. Per l’attività di mia competenza, all’interno della TASK-Force COVID-19 (questo è il titolo del programma di ricerca finanziato) mi sono ovviamente avvalso delle mie competenze scientifiche per comprendere i meccanismi della prima barriera all’infezione virale che le nostre cellule tipicamente mettono in campo quando aggredite: sto parlando dei meccanismi dell’immunità innata, che sembrano essere determinanti per la diversa suscettibilità che ciascuno di noi espone al nuovo Coronavirus. In realtà il mio laboratorio era già attivo in un simile filone di ricerca, applicato alla conoscenza del virus Herpes simplex ed alla possibilità di sfruttarlo come “arma” nell’immunoterapia dei tumori, una nuova frontiera in campo oncologico. In passato, fruendo di una borsa di studio per l’estero dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, ha speso un periodo presso l’EMBL di Heidelberg. Ci sono sviluppi nella terapia dei tumori che stimolano alla speranza di cure sempre più efficaci? Sì, certo, l’esperienza svolta in Germania, ma anche quella più lunga, precedentemente svolta negli Stati Uniti d’America, mi hanno fatto appassionare alla ricerca oncologica, che rappresenta anche uno dei miei maggiori interessi attuali. Come le dicevo prima, l’immunoterapia dei tumori è l’attuale frontiera di contrasto al cancro, che si aggiunge a quelle tradizionali della chemio- e della radio-terapia, e della chirurgia. Grazie all’immunoterapia oggi si curano tumori che prima avevano degli esiti fatali, ma non siamo ancora in grado

7 di prevedere perché queste terapie non funzionano in tutti i pazienti. Potrebbe trattarsi di basi genetiche, ambientali, o di caratteristiche legate al tumore stesso, ma soprattutto delle combinazioni di questi diversi fattori. Un puzzle molto complicato, certamente. Nel frattempo, numerosi laboratori stanno contribuendo ad ampliare l’arsenale di farmaci biologici anticancro, in maniera da poter adottare con sempre maggior precisione regimi terapeutici personalizzati. Ne vedremo delle belle, di certo, nei prossimi anni. A che punto è la ricerca volta a contrastare il morbo dell’ Alzheimer ? Quali le possibili cause? Come distinguerla dalla demenza senile? Lei si riferisce ad un momento della mia carriera scientifica in cui, al rientro dall’esperienza negli Stati Uniti, mi occupavo di una ricerca di base che coinvolgeva il precursore dell’amiloide. Il peptide beta-amiloide è per l’appunto quella sostanza che si accumula nel sistema nervoso, portando a morte progressiva dei neuroni, ben prima che essa sia evidente nel cervello dei pazienti affetti da questa malattia. Il prosieguo della mia carriera, scientifica ed accademica, mi ha poi condotto verso gli attuali interessi di ricerca, che le ho già descritto. Se proprio vuole un’opinione in merito a questa terribile malattia, modulo il mio ottimismo riferendole che avremo sconfitto il cancro, prima di poter cantar vittoria sull’Alzheimer e su altre malattie neurodegenerative. Che ruolo svolge nell’associazione culturale DISCISMUS? e quali ne sono le finalità? L’Associazione Culturale DiSciMuS RFC è nata dall’intento di un gruppo locale di docenti, studenti e professionisti di voler incidere su tre pilastri: la Ricerca scientifica, la Formazione universitaria e pre-universitaria, e la diffusione della Cultura scientifica. Oltre ad essere stato uno dei Soci fondatori, ne presiedo il Consiglio direttivo.

Nel corso di questi anni abbiamo contribuito alla formazione di numerosi Soci della nostra area, abbiamo fatto ampia divulgazione scientifica, oltre ad aver finanziato programmi di ricerca scientifica nei campi dell’oncologia e delle malattie metaboliche dei neonati. Sono tutte attività che hanno portato i loro frutti, in ambito locale, nazionale ed internazionale, ma quella di cui vado più fiero è legata alla diffusione della cultura scientifica, nei settori della biomedicina e della bioetica. Abbiamo infatti partecipato a numerose attività divulgative, e coinvolto in queste attività numerose scolaresche dei Licei del nostro territorio. Tenga presente che abbiamo anche svolto, per 4 edizioni, il concorso scientifico-letterario Scribendo discimus, cui hanno partecipato i più brillanti studenti dei Licei campani, chiamati a cimentarsi nell’elaborazione di saggi brevi su tematiche scientifiche derivanti dalle scoperte dei Premi Nobel. Quello scientifico rappresentava solo un pretesto per trattare questi argomenti secondo i risvolti sociali, economici e morali di ricerche, rivelatesi fondamentali per l’Umanità. Purtroppo l’emergenza COVID-19 ci ha molto rallentati, e la V edizione del concorso non abbiamo potuto tenerla, quest’anno. Siamo invece riusciti ad organizzare, per il secondo anno consecutivo, il Premio Prof. Enzo De Simone, in memoria di un illustre collega scomparso pochi anni fa. Il Premio è “per la migliore tesi sperimentale in Biotecnologie Mediche” dell’Ateneo federiciano, e giovedì 18 dicembre p.v. premieremo il vincitore/la vincitrice di quest’anno. I candidati al premio concorrono per l’assegnazione di un contributo di 1000 €, da utilizzare per la loro formazione post-lauream in Ricerca. Io e miei Soci non aspettiamo altro che lasciarci alle spalle questa epidemia, anche per riprendere appieno le nostre attività scientifiche e divulgative.

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8 RITA GIAQUINTO

Diabete e Covid-19 : ne parliamo con la Dott.ssa Nicoletta De Rosa

Se n’è parlato tanto di quanto i pazienti diabetici, soprattutto quelli con livelli di glicemia non tenuti sotto stretto controllo, possono rischiare conseguenze molto gravi se colpiti dal virus SARS-CoV-2. Non si tratta solo di un rischio maggiore di contagio dell’infezione, quanto piuttosto di una maggiore probabilità di un esito infausto in caso di infezione. Per fare chiarezza su questo infelice binomio diabete-Covid 19, ne parliamo con la Dott.ssa Nicoletta De Rosa, diabetologa originaria di Arzano ma casoriana di adozione che, tra poco meno di due settimane, si troverà a festeggiare, con non poca soddisfazione, l’importante traguardo dei vent’anni dell’apertura, qui a Casoria, del primo ambulatorio di diabetologia. Un ambulatorio divenuto, oggi, dopo tanti anni di crescita ed evoluzione, un polo di riferimento per più territori, non solo di Casoria, ma anche di Casavatore, Arzano ed Afragola. Ma entriamo subito nel merito della questione, facendoci spiegare dalla Dott.ssa De Rosa quali sono le complicazioni se un diabetico dovesse contrarre il virus : “I diabetici, soprattutto i diabetici di tipo due, sono quelli più avanti negli anni, quindi i più anziani, che sono sicuramente un categoria maggiormente esposta al rischio di contagio. E, nel momento del contagio, si trovano in una posizione sicuramente sfavorevole, perché non è solo il diabete a complicare la situazione, ma il fatto che si tratta di pazienti che hanno più patologie e la presenza di queste comorbilità chiaramente causa un’evoluzione meno favorevole. Un diabetico è anche un iperteso, è un soggetto con una ridotta funzionalità renale, è un paziente che ha quasi sempre con sé un pesante bagaglio di malattie cardiovascolari. Infine, molto spesso i diabetici sono in sovrappeso, se non obesi. Le loro difficoltà respiratorie di base non aiuterebbero ad un buon decorso del virus, anzi. Certo, va detto anche che un paziente ben trattato, che tiene costantemente sotto controllo la glicemia, ha sicuramente maggiori possibilità di sopravvivenza al virus”. Le terapie dei pazienti diabetici hanno dovuto subire qualche variazione oppure non è stato necessario? “Per quanto riguarda i pazienti che non hanno avuto il Covid, hanno avuto un lieve peggioramento del compenso, per-

ché comunque, rendiamoci conto che la quotidianità è stata completamente stravolta, e che stare in casa porta a mangiare di più, a muoversi di meno, quindi automaticamente hanno avuto degli scompensi. Dunque, una leggera rivisitazione della terapia è stata fatta. Per i pazienti che, purtroppo, sono stati contagiati, quasi sempre sono stati trattati con il cortisone che è un farmaco che fa schizzare in alto la glicemia : in questi casi, per molti pazienti contagiati siamo dovuti passare ad una terapia insulinica, sicuramente più impegnativa,ma da adottare almeno transitoriamente, fino a che l’evoluzione del virus influenzale non è stata favorevole e quindi sono potuti ritornare ad una terapia con ipoglicemizzanti orali”. Alcuni dei suoi pazienti si sono contagiati? “E si, purtroppo si, ne ho avuti abbastanza, e qualcuno ancora non ha risolto. Questi pazienti, che si sono ammalati, si sono scompensati, e la ripresa è molto più lenta, questa patologia lascia, per lungo tempo, uno stato di notevole stanchezza. E questo è ciò che dà preoccupazione a quelli che non hanno contratto il Covid, perché leggono tanto, leggono notizie anche allarmanti, quindi sono preoccupati per la loro salute, il pericolo del connubio diabete – Coronavirus è stato pubblicizzato tantissimo, con toni sempre preoccupanti e quindi loro si sono sentiti sempre molto in pericolo”. E voi – come ambulatorio – immagino avrete fatto anche un po’ da supporto.

A questo proposito, ci racconti anche se le prestazioni sono state interrotte e come avete agito in occasione dei lockdown : “Si, certo, ovviamente abbiamo cercato di non abbandonare mai i nostri pazienti. Da marzo, abbiamo iniziato, per la prima volta, un servizio di telemedicina e di teleconsulto, infatti la ASL ci ha fornito di un telefono proprio per video-chiamare i nostri pazienti: all’inizio, la proposta è stata accolta con un po’ di perplessità dai pazienti che non conoscevano proprio lo strumento, poi pian piano hanno accettato la novità, ricorrendo, spesso, anche all’uso di whatsapp, uno strumento a cui anche i nonni sono ormai avvezzi, non fosse altro che per vedere le fotografie dei loro nipotini da cui sono stati costretti a vivere a distanza. Ora, però, la Regione ha proprio codificato questa fornitura del telefono, quindi potremmo lavorare proprio ufficialmente in telemedicina con questo strumento. Quindi, mentre all’inizio si è trattato di un’introduzione su base volontaria, ora viene codificata proprio come prestazione, quindi il paziente pagherà un ticket e farà una visita in telemedicina. Da settembre, invece, abbiamo ripreso regolarmente in ambulatorio, ma è stato completamente rifatto il CUP. Praticamente il numero di visite è ridotto, abbiamo aumentato il tempo dedicato alla visita, si arriva con orario prestabilito, quindi il paziente sale in ambulatorio solo nell’ora dell’appuntamento, e lo spazio tra una visita e l’altra è aumentato. Questo ci permette, innanzitutto, di non lasciare il paziente in sala di attesa per troppo tempo e poi di aerare e sanificare l’ambulatorio, tra una visita e l’altra, offrendo così una maggiore sicurezza per i pazienti e per noi”. Da medico e da cittadina, lei come sta vivendo questa pandemia? “Credo che sicuramente era necessaria una chiusura più serrata: nel primo periodo lo abbiamo fatto, nel secondo molto meno. Non abbiamo ancora le armi terapeutiche per contrastare il virus e, purtroppo, siamo molto poco attenti alle regole. Ora vedo una sorta di insofferenza tra le persone, e questo continuo virare tra i colori delle zone ha generato confusione e quindi maggiori difficoltà nei cittadini. Ma noi sappiamo bene che queste varia-


DOMENICA 20 DICEMBRE 2020 zioni di colore dipendono da situazioni economiche e anche dal fatto che i politici non erano proprio pronti ad un evento così terribile. Io non ricordo un evento di tale portata, sia dal punto di vista sanitario che politico, eravamo tutti impreparati ad una pandemia. L’errore grande, però, è che nel momento in cui ci hanno dato la possibilità di essere più liberi , non abbiamo esitato a sbagliare di nuovo. Gli assembramenti per strada di questi giorni sono molto preoccupanti”. Il vaccino è la soluzione?: “Non avendo la terapia, il vaccino è la nostra speranza. Tra l’altro, sono stati fatti degli studi – e con un certo orgoglio, mi fa piacere dire che sono tutti studi italiani - proprio in pazienti con il diabete, ed è stato visto che i diabetici sono pazienti in grado di produrre anticorpi allo stesso modo della popolazione sana, quindi anche i diabetici potranno beneficiare del vaccino. Spero solo che, non appena sarà disponibile, chi potrà accedere al vaccino non esiti a farlo. Perché ora la preoccupazione è anche che non tutti saranno disposti a vaccinarsi. Quindi, la campagna che medici ed informazione devono portare avanti, è sponsorizzare la somministrazione del vaccino partendo dai pazienti anziani, i diabetici, dagli operatori sanitari e da coloro, insomma, che possono determi-

9 nare, in qualche modo, una catena di contagi. Questa è la mia speranza”. Nel vostro ambulatorio, i pazienti potranno vaccinarsi? “La Regione prevede già dei centri vaccinali proprio per favorire la vaccinazione, infatti ci saranno assunzioni di personale sanitario per poter svolgere il tutto nel migliore dei modi e, soprattutto, nel più breve tempo possibile. Posso anticiparle che la ASL, proprio questa mattina (l’articolo viene redatto in data 15/12/2020, n.d.r.) ha già preso le adesioni degli operatori sanitari che vorranno vaccinarsi. Con gli enti regolatori che abbiamo in Europa, nessun vaccino partirebbe senza le dovute verifiche, il sistema di controllo è validato, quindi nessuno metterebbe in commercio un vaccino che non abbia la sicurezza della somministrazione. Io mi vaccinerò. E mi auguro che la popolazione non esiti di fronte a questa possibilità : probabilmente, non tutti ci siamo resi conto che quei “numeretti “che ogni sera ci danno – e mi riferisco al numero dei decessi – sono storie, sono persone con una famiglia, con un vissuto, con degli affetti. Se tutti noi cominciamo a vedere quel numerino come quella innumerevole, straziante quantità di persone che, purtroppo, non c’è più, forse ci viene più voglia di andarci a vaccinare”.

Chiudiamo quest’intervista con una riflessione a cui il saluto della Dott.ssa De Rosa, accorato e commosso, inevitabilmente ci induce. Malattia, prevenzione, statistiche, terapie: è solo questo la vita di un medico? “Dopo tanti anni – mi confessa, con voce commossa da un’emozione che, alla fine di una dura giornata di un medico in tempo di pandemia, non può non venire a galla – ancora non mi sono abituata a perdere un paziente. La sofferenza è tanta. E mi lasci dire una cosa: auguro a lei e ad i suoi lettori un Natale sereno, proviamo a godere di questa intimità che siamo, per così dire, “costretti” a vivere, perché dobbiamo avere rispetto per chi, da questa pandemia, ha avuto tanto dolore e per quanti hanno perso la vita. Sono morti pazienti a cui ero legatissima, e questa cosa mi ha colpito molto: c’è chi mi ha chiamato fino alla fine, chiedendomi se ce l’avesse fatta. L’impotenza a cui questa dura battaglia costringe anche noi medici, è dura da sopportare. Ci vuole tanta sensibilità e ancora tanta, tanta attenzione”. Come la storia, spesso, ci insegna, non dimenticare è, quasi sempre, il miglior regalo che possiamo farci per migliorare le cose. Per noi stessi e per gli altri. Quest’anno, più che mai, potrà essere davvero Natale soltanto così.

Non abbiamo mai sognato il successo Ma lavoriamo tanto per ottenerlo

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10 Imma Castronuovo

Covid-19 e danni neurologici: ne parliamo con l’illustre neurochirurgo Dott. Pasquale Longhi

Il dottor Pasquale Longhi, brillante neurochirurgo di rinomata fama, è anche un Uomo profondamente disponibile nei confronti del suo prossimo, tanto da essere stato insignito, nel 2018, di un Premio molto prestigioso, “Campione della Gente”, per la sua rilevante opera che svolge, a titolo gratuito, nella qualità di Responsabile del Poliambulatorio di Medicina Solidale San Ludovico da Casoria. E’ pertanto, per Noi, un autentico onore essere depositari dell’intervista che ne segue, che affronta la pandemia da Covi-19 con particolare riguardo ai danni neurologici quali effetti della stessa, cercando, con l’aiuto dello stimato Professionista, di comprendere a fondo questo aspetto del virus. Dottore, nel corso di questi lunghi mesi, ci si è resi conto che, tra i vari e molteplici danni prodotti dal virus, un terzo dei pazienti sviluppa sintomi neurologici, talora addirittura nelle fasi iniziali della malattia. Ci può meglio spiegare come avviene? Si tratta di danni diretti, a carico del sistema nervoso centrale o periferico, o invece di danni indiretti, quale risultato dell’ipossia cerebrale conseguente alla insufficienza respiratoria? Ed inoltre, questi danni neurologici provocati dal virus da Covid-19, sono permanenti o temporanei e reversibili? Ci può spiegare, più in dettaglio, quali sintomi neurologici può provocare questo virus? Dal punto di vista neurologico, questo virus, colpisce maggiormente una determinata categoria di persone? Se sì, quale? C’è una terapia specifica per curare i danni neurologici da coronavirus? Ci sono esami strumentali (Tac o altro) che mostrano la presenza del virus nel cervello? Se sì, dove si possono fare? Data la Sua lunga e rinomata esperienza nel settore, cerchiamo di offrire delle linee guida ai Ns. lettori che ci seguono con assiduità. Ci illumini, a riguardo. Grazie innanzitutto per le belle parole spese nei miei confronti, in realtà per oltre 40 anni sono stato un “neurochirurgo di strada”, avendo io lavorato per 7 anni al P.O. S. Gennaro e poi per oltre 34 anni all’Ospedale Loreto Mare, cercando di considerarmi sempre e solo un

“metalmeccanico della neurochirurgia” facendo il mio dovere profondendo impegno e disponibilità. E’ormai certo che l’infezione da Covid - 19 causa dei danni MULTIORGANO. Il termine SARS è l’acronimo di Serius Acute Respiratory Sindrome. In verità il virus SARS COVID può colpire oltre i polmoni, tanti altri organi attraverso una risposta non controllata del sistema immunitario. A sviluppare sintomi neurologici e neuropsichiatrici è circa un terzo dei pazienti positivi, generalmente nelle fasi iniziali della malattia, ma in alcuni casi anche dopo la risoluzione della sintomatologia respiratoria. Le teorie principali sono basate sul rilievo che i problemi neurologici si manifestino quando la risposta immunitaria al virus non si arresta o siano causati dall’infiammazione presente nei vasi sanguigni che portano al cervello. Il meccanismo attraverso cui il virus Sars-Cov-2 penetra nelle cellule umane è il recettore ACE 2, cioè una proteina presente sulla membrana delle cellule umane a cui si lega la proteina Spike del Coronavirus, tale proteina Spike decora la superficie del virus creando le caratteristiche protuberanze che fanno sembrare il virus una corona ( da cui il termine Coronavirus ). Negli ultimi mesi si sta riscontrando un interessamento, in circa il 25-30 % dei pazienti affetti da COVID 19, del sistema nervoso centrale ed in un ristretto numero di casi anche di quello periferico.

I disturbi neurologici di minore gravità sono, in genere correlati alle fasi iniziali del contagio e consistono prevalentemente in: cefalea, disturbi dell’equilibrio (vertigini soggettive o oggettive), disturbi confusionali con turbe mnesiche. Tali disturbi in oltre il 60% dei casi permangono per alcuni mesi, in genere da due a sei. A tali disturbi, in genere seguono astenia e dolori muscolari che sarebbero da collegarsi tutti a quella proteina di cui sopra, la ACE 2, che determina una reazione tossica di tipo infiammatoria quale conseguenza del contagio. Quello che risulta, ormai, certo è che le manifestazioni neurologiche compaiono in persone affette da Covid 19 indipendentemente dall’età e sostanzialmente in maniera indipendente dalla gravità dell’infezione respiratoria o polmonare. In recenti studi si sono evidenziate reazioni infiammatorie e immunitarie che coinvolgono il sistema nervoso causando la comparsa di encefaliti, meningoencefaliti, mieliti, polinevriti etc. Tali fenomeni sono rarissimi e lo dimostra anche la totale assenza di virus nel liquor ( liquido cefalo-rachidiano ). Un elemento estremamente rilevante è che soggetti colpiti possano sviluppare complicanze neurologiche anche a distanza di tempo dall’avvenuto contagio, per fortuna si tratta di una evenienza poco frequente. In un ristretto numero di casi si verificano accidenti neurologici maggiori tipo ictus cerebri o e/o stati confusionali con disorientamento temporo-spaziale. Raro risulta l’interessamento del sistema nervoso periferico con disturbi tipo polineuropatia. Altro grave tipo di patologia neurologica che può essere associata al Covid 19 è l’ictus cerebrale ischemico. Per funzionare in maniera corretta, il cervello ha bisogno di ossigeno che viene trasportato dal flusso sanguigno; in presenza di un’improvvisa interruzione del flusso di sangue al cervello si parla di ictus cerebrale: il virus agisce facilitando la coagulazione del sangue nelle arterie. Un fenomeno di iper-coagula-


DOMENICA 20 DICEMBRE 2020 zione che sembra possa causare ictus delle arterie cerebrali più grandi rispetto alle più piccole. Si è rilevato che gli ictus risultano più gravi, con un tasso di mortalità più elevato, in pazienti più giovani rispetto a quanto osservato in precedenza negli ictus non associati all’infezione da SARS-CoV-2. Mentre il COVID-19 colpisce persone di diverse fasce d’età e causa una mortalità molto elevata nelle persone anziane e fragili, per quanto riguarda l’ictus assistiamo a un fenomeno che interessa una popolazione più giovane, principalmente sotto i 50 anni. La giovane età dei pazienti colpiti potrebbe essere legata a una maggiore reattività, che causa – tra l’altro – anche una condizione di accentuata coagulabilità del sangue. L’osservazione diretta delle arterie (per esempio con ecografia) non mostra anomalie, eccetto una tendenza a sviluppare coaguli diffusi. I trattamenti con eparina a basso peso molecolare risultano molto utili per il trattamento di tali ictus. Per quanto attiene ai disturbi neuropsichici che interessano i minori: il Covid-19 ha un forte impatto sulla salute mentale di bambini e adolescenti. Lo stato emotivo e il comportamento di

11 molti bambini è stato fortemente colpito durante il confinamento. Uno studio sui minori evidenzia come a seguito dell’emergenza sanitaria Coronavirus, il 31% presenta solitudine e isolamento, il 38%- 39% presenta irritabilità e nervosismo o irrequietezza, il 77% presenta difficoltà di concentrazione. Ma anche i minori con disabilità sono particolarmente vulnerabili in questa fase emergenziale. In questa particolare fase della vita, tutti i giovani sono vulnerabili sul piano psichico e oggi le condizioni di isolamento come la chiusura delle scuole, delle attività sportive e socializzanti, ha ulteriormente aumentato le difficoltà di tutti i ragazzi. Tra i ragazzi che già presentavano problematiche psichiche moltissimi presentano un marcato peggioramento. Pensiamo, per esempio, ai ragazzi con tendenza alla chiusura e all’isolamento, che si sono ritrovati reclusi ed impossibilitati a socializzare durante il lockdown ed ora, a seguito di questa esperienza, non riescono più ad uscire di casa, sono confinati al domicilio ed è difficile aiutarli se non sono gli operatori sanitari a sostenerli strutturando modalità di approccio innovative in linea con l’emergenza attuale. Un altro elemento su cui riflettere sono

le necessità dei pazienti affetti da malattie neurodegenerative croniche, in particolare Sclerosi multipla, Parkinson, Alzheimer e altre patologie. Per i pazienti affetti da Sclerosi multipla, ad esempio, dall’inizio della pandemia, è stato necessario riconsiderare alcuni trattamenti farmacologici. Si è trattato di una misura di prevenzione dovuta alla natura delle terapie immunologiche specifiche della malattia, che possono ridurre le difese del sistema immunitario. Questi pazienti devono riprendere quanto prima le migliori terapie disponibili ed è attualmente in corso un’indagine epidemiologica volta a valutare quali siano stati gli effetti di questo periodo di modificazione del percorso terapeutico. Frequente, infine la sindrome della “mente offuscata”. I pazienti riferiscono di non ricordare più il tragitto da compiere per tornare a casa, si fa fatica a lavorare e a guidare la macchina, anche andare al supermarket diventa un’impresa. Circa un terzo dei pazienti lamenta di non ricordare i numeri di telefono che conoscevano prima o di faticare a ricordare le parole appropriate. In realtà non sono solo le persone anziane ad avere questi sintomi cogni-

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12 tivi . Moltissimi pazienti manifestano difficoltà di concentrazione o messa a fuoco. Circa un terzo dei soggetti guariti dal Covid-19 manifesta stanchezza mentale, difficoltà di concentrazione o messa a fuoco, senso di smarrimento. Nel corso dell’epidemia da COVID-19 è necessario attuare tutte le misure atte, da una parte, a prevenire la diffusione dell’infezione sia in comunità che in ambito assistenziale e, dall’altra, a proteggere i pazienti neurologici dall’acquisire una infezione. I comportamenti dei pazienti neurologici, quelli dei loro famigliari devono tener conto di questa condizione ed essere improntati ad una estrema attenzione per proteggersi dal rischio infettivo. Sempre più spesso, i sopravvissuti di Covid-19 affermano che la presenza di questi sintomi cognitivi stiano compromettendo la loro capacità di lavorare e di svolgere le funzioni quotidiane. Il coronavirus può aumentare il rischio di perdita della memoria, benché la causa sia ancora da chiarire, in parte perché i sintomi variano ampiamente da un soggetto all’altro, in parte, perché molte persone vengono colpite solo leggermente dalla malattia. Le teorie sui cambiamenti nella funzione neuronale nelle regioni cerebrali legate alla memoria e ai disturbi della memoria sono diverse, ma la principale è aver innescato una riposta immunitaria sproporzionata e persistente che non cessa nemmeno quando la persona risulta negativa al coronavirus. Sembra che le molecole infiammatorie, rilasciate in risposte immunitarie efficaci, possano costituire una sorta di tossina, in particolare, per il cervello. Concludendo non risulta possibile formulare un approccio terapeutico mirato ai vari disturbi e disordini neurologici post COVID 19. Per quanto attiene alla diagnostica dal punto di vista neuroradiologico non

sempre risulta possibile, a causa della gravità delle condizioni generali, effettuare indagini neuroradiologiche. Studi sono stati effettuati a livello diagnostico in pazienti in cui le condizioni generali lo consentivano e le scansioni MRI (Imaging a Risonanza Magnetica) non hanno indicato aree cerebrali danneggiate, motivo per cui non siamo ancora in grado di affermare se i sintomi miglioreranno o svaniranno con il tempo. Ad oggi, non esistono studi sistematici sul post Covid: i tempi sono ancora brevi per potersi esprimere, con la conseguenza che possiamo basarci solo su altre forme virali in cui i sintomi residui regrediscono spontaneamente. Analizzando gli elettroencefalogrammi di molti contagiati dal coronavirus SARS-CoV-2, si sono evidenziate, quasi sempre, anomalie nelle onde cerebrali. Alcune sono simili a quelle evidenziate durante le crisi epilettiche in quanto l’analisi degli elettroencefalogrammi ha fatto emergere un quadro di anomalie nell’attività cerebrale che in alcuni casi erano assimilabili a quelle degli attacchi epilettici, per via di schemi ritmici e picchi. L’anomalia più diffusa è stata l’attività lenta diffusa, e altri pattern delle onde cerebrali, la maggior parte dei quali localizzati nel lobo frontale. Queste alterazioni potrebbero suggerire disturbi neurologici a lungo termine. In realtà potrebbe non essere direttamente il coronavirus a determinare queste letture anormali dell’EEG, ma l’assunzione di ossigeno, problemi cardiaci legati alla COVID-19 o un altro tipo di effetto collaterale, pertanto, i dati dovranno essere studiati a fondo per capire come effettivamente il patogeno riesca a influenzare il cervello umano. Questi risultati ci dicono che dobbiamo effettuare l’EEG su una gamma più ampia di pazienti, così come altri tipi di

imaging cerebrale, come le scansioni MRI o TC, che ci daranno uno sguardo più da vicino sul lobo frontale,che pare essere quello maggiormente interessato. Molte persone pensano che si ammaleranno, guariranno e tutto tornerà alla normalità, ma questi risultati ci dicono che potrebbero esserci problemi a lungo termine, che è qualcosa che abbiamo sospettato e ora stiamo trovando ulteriori prove per confermare tale supposizione. Cosa consigliare a chi ha avuto una infezione da Covid - 19 o è stato a contatto con pazienti positivi ? Per prima cosa si deve tenere presente che in molti casi il contagio non provoca malattia o sintomi, in secondo luogo, la comparsa di un evento o disturbo neurologico non necessariamente comporta che sia collegato con l’eventuale contagio, Nei pazienti che si sono ammalati il consiglio è quello di riportare immediatamente al medico di famiglia eventuali disturbi, sia che siano insorti durante l’infezione, sia indipendentemente. In conclusione ritengo che siamo ancora in fase di raccolta di dati ed informazioni scientifiche e che tra un anno o poco più potremo riaggiornarci per evidenziare dati e, speriamo, approcci terapeutici mirati. Massima attenzione, quindi, rispetto delle regole e delle misure di sicurezza, ormai ampiamente note. Nel ringraziare il Ns. illustre e prestigioso interlocutore per la chiara ed esaustiva disamina di una sì complessa tematica che ci ha reso - con la sua abilità e profonda conoscenza - di agevole comprensione, non posso che essere grata all’Uomo ed al Medico che, con ammirevole abnegazione si è prodigato - e continua a prodigarsi - nell’aiutare il prossimo, onorando e vivificando, con la sua opera, il Giuramento di Ippocrate.


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ANTONIO BOTTA

Mons. Domenico Battaglia, nominato Vescovo della Diocesi di Napoli

UNA CHIESA AL SERVIZIO DEL TERRITORIO, A PARTIRE DAGLI ULTIMI Dal messaggio di saluto di “don Mimmo” si evidenzia che la sua “mission” si porrà su una linea di piena sintonia e continuità con quanto di bello, di vero e di buono ha operato il cardinale Sepe nei 14 anni in cui ha servito la Diocesi di Napoli

Papa Francesco ha nominato mons Domenico Battaglia, originario di Satriano, in provincia di Catanzaro, pastore dell’Arcidiocesi di Napoli. Don Mimmo (è il nome con cui familiarmente preferisce farsi chiamare), originario di Satriano, in provincia di Catanzaro, dal 2016 è Vescovo di Cerreto Sannita Telese – Sant’Agata dei Goti in Campania. Subentra al Cardinale Crescenzio Sepe, il quale, dopo avere ottenuto due anni di proroga, all’età di 77 anni lascia la guida della Diocesi partenopea che ha servito dal 2006. Una marcata opzione preferenziale per i più poveri, gli emarginati e i meno fortunati ha sempre orientato le scelte pastorali del nuovo Vescovo, che prenderà possesso ufficialmente della nuova Sede canonica verso la fine di gennaio prossimo. Fra i vari incarichi pastorali assolti con autentico spirito evangelico, oltre che Parroco per diversi anni, è stato Rettore del Seminario liceale di Catanzaro (\989 -1992); dal 1992 è Presidente del Centro Calabrese di Solidarietà, struttura legata alle Comunità Terapeutiche (CEIS) di don Mario Picchi; dal 1992 al 1999 ha ricoperto il ruolo di Direttore dell’Ufficio Diocesano per la “Cooperazione missionaria tra le Chiese”; dal 2000 al 2006 è stato Vicepresidente della Fondazione Betania di Catanzaro (opera diocesana assistenza – carità); dal 2006 al 2015 ha presieduto la Federazione Italiana delle Comunità terapeutiche. Alcune

pubblicazioni raccolgono i suoi scritti e interventi fra cui “I poveri hanno sempre ragione. Storie di preti di strada” scritto insieme con Virginio Colmegna, Ed. Insieme 2012 e “Vecchie ciabatte… calzari di angeli. La tenerezza di un prete in cammino con gli ultimi”, Ed. Insieme 2012 Nel messaggio di saluto alla Diocesi napoletana, dopo aver ringraziato il cardinale Sepe “per la familiarità, la paternità, l’attenzione alla carità che hanno caratterizzato il suo ministero” ha, tra l’altro, scritto: “Anche se non conosco ancora i vostri volti, tendo le mie mani a tutti voi. Non solo a chi condivide la speranza cristiana, ma a tutti coloro che, in modi, diversi, si impegnano ogni gior-

no, pur nella durezza del vivere quotidiano, a rendere più umana l’umanità, più civile la civiltà. Vengo con cuore aperto, specialmente“Vengo con cuore aperto, specialmente verso coloro che sono i feriti della vita, verso tutti i cercatori di Dio e verso tutti quelli che Dio cerca, vengo verso i promotori del bene, della giustizia e della legalità. Vengo come un viandante che desidera camminarvi accanto, convinto che solo insieme possiamo seguire l’unico Maestro e Pastore, Gesù, Signore della vita e della storia! A Lui dovranno ispirarsi i nostri criteri, i piani pastorali, le scelte concrete, i comportamenti quotidiani. Gesù ci invita ad abitare una Chiesa che esce dai suoi sacri recinti per mettersi al servizio del territorio, a partire dagli ultimi. Una Chiesa dunque dove non si celebrano solo dei riti ma la vita e le speranze delle donne e degli uomini del nostro tempo. Su questa strada cercheremo di essere insieme artigiani di pace, cercatori di un infinito che intercetta i limiti per farne possibilità, costruttori infaticabili di speranza”. In queste parole si evidenzia con chiarezza la “mission” che orienterà l’azione pastorale di don Mimmo Battaglia nello svolgere il mandato ricevuto, in perfetta sinergia, dunque, con la svolta impressa da Papa Francesco per una Chiesa povera a fianco dei poveri e degli ultimi, “ospedale da campo dopo la battaglia,capace di “curare le ferite, di riscaldare il cuore


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14 dei fedeli, in particolare dei deboli, degli sfruttati, di chi si sente bruciare dentro le ingiustizie della terra. Ma le parole del nuovo Vescovo si pongono in piena sintonia e continuità anche con quanto operato dal Cardinale Sepe nei 14 anni del suo mandato . Infatti, Sua Eminenza ha fatto della “MISSIONARIETA” lo scopo e il senso della sua azione pastorale, come ebbe modo di sottolineare nella lettera pastorale “Non chiudete le porte alla Speranza” nella quale annunciò il Giubileo per Napoli, un mirabile progetto umano – divino a cui chiamò a collaborare le “energie più vive presenti sul territorio (intellettuali, scienziati, imprenditori, operai, tecnici artigiani, operatori della comunicazione e operatori di pace, animatori e volontari, associazioni e gente comune) per un cammino di comunione e di crescita nel tessuto sociale”. “Icona di quest’anno giubilare” – scrisse l’Arcivescovo “sarà il dipinto di Caravaggio con le sette opere di misericordia corporali per ricordare a ognuno di noi, alle istituzioni e alle famiglie, agli uomini di governo e alla gente comune, a quanti hanno responsabilità nell’educazione delle nuove generazioni, che per aprire la città alla speranza, urge uno slancio di amore, di generosità, di solidarietà”. Uno slancio che implicava e implica, da parte dei credenti in Cristo, l’urgenza di incarnare una fede “impastata” di vita, vissuta comunitariamente, capace di trasformare la realtà, di incidere nelle vicende della vita, che renda “capaci di assumersi la responsabilità degli interessi generali della comunità, promotrice di civiltà e di progresso, vincendo il clima di rassegnazione e di disfattismo” Sepe, infatti, pose in rilievo, nella Lettera citata, che “la fede non può risolversi in un atteggiamento intimistico: chi la vive chiuso in se stesso, pur in cerca della propria perfezione, ha distolto, senza rendersene conto, lo sguardo da Gesù, che ci invita a una storia di fratelli e sorelle che si adoperano per il bene comune. La fede va vissuta, quindi, nell’appartenenza reale alla comunità cristiana, che opera per mezzo della carità, della giustizia e della solidarietà. In questo spirito, ha dedicato alle opere di misericordia corporale ( “Dar da mangiare agli affamati”, “Dar da bere agli assetati”, “Vestire gli ignudi”, “Alloggiare i pellegrini”, Visitare gli infermi” , “Visitare i carcerati, “Seppellire i morti” ) una lettera pastorale, una per ogni anno, a cui le parrocchie

dei vari decanati (altra riforma realizzata dal Cardinale, ) dovevano fare riferimento nell’attuare i piani pastorali annuali, sollecitando le comunità ecclesiali della Diocesi ad attualizzarle nei propri contesti territoriali e di vita, in base a proposte e a piste indicate dall?Arcivescovo per compiere un cammino comune Vibranti e di grande forza profetica le prese di posizione del Cardinale contro la criminalità organizzata, di cui molte volte ha denunciato i loschi traffici e le offerte di morte (droga, gioco d’azzardo, estorsioni, smaltimento illegale dei rifiuti, avvelenamento dei nostri territori, usura…), definendola “un cancro che può trascinare la nostra terra alla deriva”.Per togliere i ragazzi dalla strada, evitando per loro il rischio di essere fagocitati nella manovalanza del crimine, ha sollecitato la rivitalizzazione degli oratori parrocchiali, ha promosso progetti con le scuole, tenendole aperte fino a sera, ha organizzato, in collaborazione con la società calcio Napoli tornei calcistici fra i bambini e gli adolescenti delle parrocchie, ha sollecitato i ragazzi a depositare i coltelli nelle chiese, quale segno di ripudio della violenza, ha dato un forte impulso al rinnovamento delle catechesi, con un’attenzione particolare alle famiglie, prima agenzia educativa. Nelle aste di beneficenza, in cui in 14 anni sono stati raccolti oltre due milioni di euro, questi fondi sono serviti ad alleviare, in particolar modo, l’infanzia sofferente, comprando per le varie aziende ospedaliere napoletane strumentazioni di ultima generazione, così da garantire ai piccoli pazienti un’assistenza sempre più aggiornata ed efficace. Tra i tanti progetti di carità fraterna per le persone più deboli e fragili, promossi e/o sostenuti dal Cardinale Sepe, vanno sicuramente citate le mense parrocchiali per i poveri e gli indigenti - aperte anche d’agosto, durante il lockdown della primavera scorsa e in questa seconda emergenza pandemica - e “ LA CASA DI TONIA”,una struttura di oltre 2.500 mq, che accoglie donne di qualunque nazionalità, religione e provenienza sociale, che si trovano in condizioni di povertà, tra cui ragazze – madri con i loro figli. Tante altre le iniziative a favore della città di Napoli e dei fedeli della Diocesi, fra cui i “Dialoghi con la Città”, incontri itineranti svolti nel periodo dell’Avvento su tematiche di alto spessore socio – culturale e religioso a cui, negli anni, hanno partecipato perso-

nalità del mondo dell’imprenditoria, della cultura, dello spettacolo, anche di vari orientamenti religiosi o non credenti, per confronti aperti, schietti, mirati a individuare motivi di speranze, a cogliere ciò che unisce, a mettere in comune le forze per una vivibilità a misura d’uomo, per offrire un aiuto per la rinascita di Napoli e della Diocesi. Quest’anno gli incontri vertono sul tema “Lo sguardo della fede sul futuro della Città”; gli incontri si svolgono nella basilica di santa Restituta nel Duomo, quindi non sono itineranti a causa della crisi epidemiologica. Il primo interlocutore è stato lo scrittore Maurizio de Giovanni. Come il cardinale Sepe, che ha subìto minacce dalla camorra, non ha mai piegato la testa, anche il nuovo Vescovo saprà combattere la sua “buona battaglia” (S. Paolo) ponendosi al servizio del Vangelo senza se e senza ma. Nell’ultima lettera pastorale da lui scritta, tra i riferimenti biblici cita il libro di Daniele che racconta di tre giovani che non si prostrano alla statua d’oro di Re Nabucodonosor e perciò vengono gettati nella fornace ardente, dalla quale Dio li libera. La statua d’oro, spiegava Battaglia, è “un capitalismo selvaggio, che ha pensato solo ai profitti, causato guerre per vendere armi, lasciato morire i poveri nell’indifferenza, ha respinto i più disperati in cerca di pane, erigendo muri contro di loro e armando le navi dei guardacoste, ha criminalizzato i loro soccorritori, ha fatto scrivere editoriali, giorno dopo giorno, contro chi li di difendeva (incluso Papa Francesco), ha predicato odio continuo contro i ‘diversi’, ha reclamato uomini forti, come gli unici che avrebbero potuto salvare le nazioni. “Alcuni uomini forti – continuava Battaglia - sono effettivamente venuti, ma l’umanità non è stata salvata. Al contrario è precipitata nell’insicurezza e nell’angoscia”. Quindi, il nuovo Vescovo, don Mimmo Battaglia, troverà sicuramente un terreno fertile da coltivare per continuare a raccogliere, in linea di continuità col suo Predecessore, frutti abbondanti d’amore, di pace di legalità e di giustizia per una chiesa diocesana sempre più “in uscita” Al Cardinale Sepe l’infinito grazie per tutto ciò che di bello, di buono e di vero ha realizzato, a nome di Cristo e in unione dello Spirito Santo, per la Diocesi. Sono i fedeli, questa volta, a salutarlo con filiale affetto e riconoscenza con la popolare espressione: “A Maronna t’accumpagn”.


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CIRO TROISE

Osimhen manca più di quello che sembra, il Napoli deve resistere

Il Napoli per Victor Osimhen ha speso circa 50 milioni di flusso di cassa e, comprese le plusvalenze nell’asse col Lille e i bonus, l’investimento finanziario è di 80 milioni, si tratta dell’affare più oneroso della storia del Napoli. L’assenza del bomber nigeriano non viene percepita nel modo giusto, su altre latitudini quando mancano Cr7, Ibrahimovic o Lukaku, sembra stia cadendo giù il mondo, si sottolinea in maniera legittima il peso di questi giocatori-chiave. Sarà la giovane età, il poco tempo avuto a disposizione ma l’indisponibilità di Osimhen viene sottovalutata. Victor si è fermato in Nazionale sul più bello, quando stava entrando sempre di più nei meccanismi della squadra di Gattuso, ed era stato decisivo, infatti, nella trasferta di Bologna. Osimhen ha saltato già sette partite e probabilmente non ci sarà neanche nelle ultime tre sfide del 2020. Ci sono state delle complicazioni dopo la lussazione anteriore alla spalla destra, con danni a tre nervi del braccio, il percorso di riabilitazione procede in maniera brillante ma c’è bisogno di tempo. Il rientro in gruppo avverrà in modo graduale, a gennaio 2021 prima per una porzione d’allenamento e poi per una seduta intera, e bisognerà gestire sotto il profilo fisico e mentale il ritorno al campo, alla contesa agonistica. L’obiettivo del Napoli è averlo al massimo della forma per metà gennaio, quando ci sarà anche la finale di Supercoppa Italiana contro la Juventus (il 20 gennaio al Mapei Stadium di Reggio Emilia). Osimhen era anche di più di un attaccante importante, rappresentava il “passepartout” per una rivoluzione tattica, basta ricordare il 4-2-3-1 che è entrato in maniera forte nel vissuto degli azzurri. Il Napoli con il suo acquisto ha aggiunto un’altra idea di calcio a quella che recita ormai da anni, in cui si punta a conquistare il campo con il palleggio, il centravanti Mertens lega il gioco uscendo frequentemente dalla linea avversaria e aprendo lo spazio per gli inserimenti dei compagni. Osimhen dava profondità, portava il Napoli alla ricerca del duello in campo aperto

L’attaccante nigeriano era il “passepartout”

per la rivoluzione tattica, manca già da sette partite come fatto in maniera magistrale contro l’Atalanta. Il Napoli senza Osimhen ha portato a casa quattro vittorie, due sconfitte e due pareggi, conquistato l’obiettivo della qualificazione ai sedicesimi di Europa League da prima in classifica in un girone molto insidioso. L’emergenza dopo l’immeritata sconfitta di Milano si è fatta più complessa: a Roma mancheranno anche Mertens, che ha rimediato una distorsione alla caviglia sinistra e Insigne espulso per espressioni irriguardose dall’arbitro Massa. La trasformazione del Napoli avrebbe favorito le caratteristiche di Lozano che, infatti, non ha mai segnato con Mertens al centro dell’attacco ma sempre col centravanti puro, fisico che abbassa le difese avversarie. Il Chucky ha realizzato sette gol, di cui quattro con Osimhen in campo e tre con Petagna. Non è un caso, Lozano ha bisogno di puntare l’avversario negli ultimi trenta metri, quindi che la squadra s’alzi, conquisti il campo portando l’avversario a non difendere non più di reparto ma nell’uno contro uno. Il Napoli ha dovuto fare qualche passo indietro nella rivoluzione che aveva percorso con poche battute d’arresto (le gare contro Az Alkmaar e Sassuolo). Nel weekend 11 squadre nei cinque principali

campionati europei, che disputano le coppe non sono riuscite a battere avversari di livello medio-piccolo, è la “fotografia” della complessità del calcio ai tempi della pandemia. Si gioca ogni tre giorni facendo uno sforzo molto complicato da reggere, con tantissime partite e pochi allenamenti anche a basse temperature aumentano gli infortuni, poi ci sono le assenze per il contagio e lo stress mentale che impone questa situazione, senza neanche il surplus d’adrenalina e gioia che trasmette il pubblico. L’estetica inevitabilmente viene ridimensionata, lo dimostrano anche le ultime tre gare del Sassuolo che non gioca neanche le coppe. Conta l’efficacia, e la strada migliore per arrivare agli obiettivi è avere tante soluzioni, il famoso piano B che Capello ha rinfacciato a Conte. Gli avversari di solito hanno la settimana tipo per preparare la partita sulle big impegnate nelle coppe, perciò il dato dei sei gol dalla panchina (più di tutti) è molto importante per il Napoli, soprattutto nel mese disputato senza Osimhen, il bomber che manca più di quello che sembra. Bisogna resistere e poi raccogliere i frutti quando Osimhen tornerà a trascinare il Napoli chiamato a reagire ad una situazione d’emergenza.


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16 gAIA Moschetti

INTERVISTA AL DOTTOR DOMENICO RONGA

Il Dottor Domenico Ronga, è primario emerito presso la UOSC Medicina Trasfusionale all’Istituto Nazionale Tumori Fondazione G. Pascale di Napoli. Nonostante sia in pensione, continua a mantenersi aggiornato e ad informarsi su ciò che accade nel campo medico. Con l’emergenza Covid è diventato più difficile donare il sangue? Le procedure sono cambiate o basta aver effettuato il tampone? Donare non comporta rischi, bisogna essere in buone condizioni fisiche, quindi devono essere rispettati i soliti parametri generali. E’ importante che si doni in questo periodo, credo nella bontà del plasma e dei possibili donatori. Un tempo, il sangue veniva donato in toto, oggi è selettivo, attraverso un macchinario, si possono donare i globuli rossi, il plasma, le piastrine. Il donatore che supera la malattia (Covid-19), con dosaggio anticorpi alti, ha un plasma che ne è ricco e ha una buona funzione terapeutica. Si sono verificate donazioni in cui poi si è verificata positività successivamente? Mai successo. Il Covid-19 è un virus respiratorio che si diffonde attraverso le vie respiratorie, quindi orecchie e naso. Per donare il sangue, si attuano tutti i protocolli, compreso l’uso di mascherine. L’importante è la distanza, che a mio parere dovrebbe essere più di un metro; ci sono piccole goccioline di saliva che fuoriescono quando si parla e la distanza a cui arrivano dipende dalla forza dell’emissione della voce.

U D I O

Sembra il “Segreto di Pulcinella”, negli spot televisivi metterei al primo posto l’importanza della distanza interpersonale, non facciamo l’errore di abbracciarci e baciarci, solo perchè magari quella persona la conosciamo. Insomma è fondamentale indossare le mascherine e avere la giusta distanza. La mascherina chirurgica non protegge chi la porta ma chi c’è di fronte, quindi tutti la devono indossare. Le mascherine FFP2 hanno invece un’elevata capacità di proteggere, ma ciò che ci tutela al 100% è la distanza. I ristoranti e numerose attività sono state penalizzate e me ne dispiace molto. Bisogna mantenere dei comportamenti adeguati, fare le file con la giusta distanza, senza ammassarsi e tenendo le spalle. La gente non ha metabolizzato, eppure le generazioni precedenti erano molto più rispettose, con le guerre la gente non mangiava, eppure ce l’hanno fatta. Qui siamo in un’epoca in cui siamo avvantaggiati dalla tecnologia, all’epoca avevano ben poco. E per quanto riguarda i vaccini? Una volta vaccinato, l’organismo ha bisogno di tempo. il vaccino nuovo non si sa quanto sarà efficace. All’anno nuovo, nel 2021, inizieranno, ma c’è anche l’ipotesi della sierioterapia, che si basa sullo studio delle Gamma Globuline specifiche ricavate dal plasma di persone guarite dal virus. Il vaccino non protegge ma stimola il sistema a produrre gli anticorpi. Il plasma è importante in quanto fornisce attraverso gli anticorpi anticovid, immunizzazione immediata e passiva.

T UM DIO L EI I MA MO ILIARE L E G A L E I SM OL E BG IA L RB E

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ANGELA CAPOCELLI

UNO SGUARDO RAVVICINATO SUL CORONAVIRUS: L’ESPERIENZA E LA PROFESSIONALITÀ DI MAURO MUTO AL SERVIZIO DELLA NOSTRA SALUTE

Questa settimana abbiamo intervistato per voi l’egregio dottore Mauro Muto, direttore sanitario dell’Asl Napoli 3 Sud distretto area stabiese, ex assessore al Comune di Casavatore, presidente della consulta per le attività funerali e cimiteriali della regione Campania, ex Sindaco di Casavatore, ex presidente del consorzio cimiteriale di Casoria, Casavatore e Arzano, componente per molti anni del distretto scolastico con Franco Palladino… Insomma, un uomo molto impegnato sul nostro territorio e che in questo periodo storico è in prima linea nella lotta contro il Covid19, in particolare per quanto riguarda il delicato settore che si occupa dell’allontanamento delle salme di coloro che sono stati vittime di questo disastroso virus. Ma lasciamo che ci spieghi meglio lui di cosa si occupa. Qual è, dottor Muto, precisamente, il suo ruolo? Sono direttore sanitario degli ospedali riuniti dell’area stabiese, comprendente due ospedali di eccellenza, tra cui il San Leonardo di Castellammare, che è un DEA (Dipartimento d’Emergenza di primo livello) e raccoglie un bacino di oltre 600000 abitanti. In questa fase siamo Covid Center, con un reparto dedicato a quello che purtroppo è lo stato pandemico attuale; abbiamo, inoltre, un reparto di chirurgia generale dove usiamo una tecnica particolare, per interventi a pazienti affetti da cancro al colon retto, tale che arriva persino gente dall’America per farsi operare dal nostro primario… Vantiamo, poi, un centro di eccellenza per la pediatria: abbiamo la prima PIN (pediatria intensiva neonatale) dopo il Santobono, grazie alla quale assistiamo anche altre regioni, riuscendo a far sopravvivere bambini che arrivano da noi pesando solo, circa, 400g e portandoli al peso ordinario… Deteniamo, ancora, un centro di eccellenza legato a quelle che sono le malattie immunoematologiche ; facciamo studi sulle malattie rare del sangue; abbiamo un centro di cardiologia e uno importante di dialisi che consente di fare il trattamento anche a domicilio, dedicato soprattutto ai bambini, per evitare di tenerli attaccati alle macchine per 3/4 ore e consentendogli di vivere una vita ordinaria… A quell’altro ospedale, quello di Gragnano, abbiamo un

centro di eccellenza internazionale dove curiamo pazienti affetti dall’epatite C... Io dirigo questi piccoli gioielli anche se da 6 mesi oramai lavoro collateralmente all’unità di crisi regionale; mi occupo, ahimè, di una delle situazioni più drammatiche di questo periodo: l’allontanamento e la sistemazione delle salme delle vittime di Covid19. Essendo anche medico legale, in questo momento sto trattando quello che è l’argomento dell’ordine dei sistemi di cremazione in Campania, quindi sto facendo il Piano di cremazione di tutta la regione campana per distribuire gli impianti crematori nell’ambito regionale. Ho, inoltre, dovuto fare nuove linee guida per aiutare i colleghi negli ospedali ad allontanare le salme, perché nel momento in cui un paziente affetto da Covid muore ci sono tutta una serie di direttive da seguire per salvaguardare l’operatore, i parenti e tutti coloro che devono allontanare la salma. Volendo considerare la scorsa Estate come una cesura tra un primo e un secondo momento della Pandemia, lei come riterrebbe gestita questa “seconda fase”? Diciamo che noi nel primo momento siamo stati un po’ più fortunati rispetto all’onda lunga che ha coinvolto il Nord Italia; ci siamo lasciati andare proprio perché la Pandemia si era fatta poco sentire… Quello che mi lascia un po’ interdetto e che rimane ancora nebuloso è il per-

ché non specifichino, nel momento in cui pubblicano i dati, se le vittime sono morte PER il Covid o CON il Covid (e quindi a causa del Virus stesso o di altre malattie sommate ad esso). Quando si deve effettuare la dichiarazione di morte di un paziente bisogna essere chiari e compilare in maniera veritiera il certificato di morte altrimenti si falsa la notizia e si specula sulla paura delle persone… Ritorniamo alla questione “seconda fase”: secondi lei in che modo è stata affrontata male? C’è una criticità legata al fatto che forse il Piano pandemico nazionale è stato steso male o addirittura non è stato formulato affatto. Il Sud Italia soprattutto è arrivato impreparato a questa seconda ondata, dopo aver pagato già lo scotto di anni di sacrifici legati alla mancanza di assunzione negli ospedali negli ultimi 10/12 anni. Ancora oggi combatto con l’esiguità del numero perché con pochi medici devo garantire pronto soccorso, pronto soccorso ordinario, pronto soccorso Covid, emergenze nei reparti, sale operatorie… Purtroppo il personale è POCO e talvolta anche DATATO. L’età media dei miei colleghi si aggira intorno ai 55 anni laddove un buon medico potrebbe rendere il massimo già dopo la laurea, a 30/34 anni; trovare al pronto soccorso un dottore di 60 anni è sconfortante sia per il paziente sia per chi deve dare assistenza, perché comincia ad essere demotivato … Questo è un momento di crisi assistenziale dovuta soprattutto alla carenza di personale medico, infermieristico e anche degli operatori sociosanitari… L’organizzazione, insomma, va ancora perfezionata anche se sembra che da qui a 20 giorni/ un mese incominceremo ad avere disponibile un vaccino a cui noi medici per primi ci sottoporremo. Qualcuno sembra essere un po’ titubante ma è importante che noi dottori ci vacciniamo sia per difendere noi stessi che per tutelare le nostre famiglie: cercare di non portare il Virus a casa provoca uno scollamento dai propri affetti, una separazione che ha portato me per primo a non vedere i miei stessi nipotini da oramai 7 mesi… Come mai l’Ebola, la Sars o altre malattie del genere non si sono propagate


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18 così violentemente e non hanno provocato tutti i morti che sta causando il Coronavirus? Perché quelle erano malattie talmente virulente e violente che quando infettavano il paziente lo uccidevano, quindi, morto il contenitore, non esisteva più il mezzo di trasporto per il virus che moriva insieme a colui che ne era affetto. Il Covid19, invece, è molto più subdolo perché il 70% dei portatori sani (quelli che in termini scientifici sono chiamati “serbatoi”) diventano vettori, ovvero, trasportatori del virus che, sebbene

asintomatici, rappresentano dei veri e propri untori, motivo per il quale è di fondamentale importanza isolarli. Questo maledetto Coronavirus indebolisce le difese, dunque i giovani riescono a resistergli bene e spesso sono asintomatici mentre anziani e immunodepressi ne vengono fortemente colpiti. Cosa vuole dire, per concludere, ai nostri lettori? Bisogna prendere coscienza della gravità della situazione e comportarsi responsabilmente, rispettando le norme igienico-comportamentali.

Voglio ricordare che LA VITA È SACRA e bisogna salvaguardarla! Di Natale ce ne saranno tanti altri: quest’anno dobbiamo assolutamente evitare gli assembramenti! Io mi auguro che la tanto temuta terza ondata non ci sia: tutto dipende dall’etica comportamentale del cittadino, perché senza una mano da parte delle persone, noi medici, che ce la stiamo mettendo tutta, non andremo da nessuna parte. Abbiamo ancora delle armi spuntite contro un nemico invisibile.

ANGELA CAPOCELLI

Le conseguenze indirette del Covid sulla natalità: intervista al dottor Bruno Nobili

Con la Pandemia si è assistito a un calo della natalità dovuto alla comprensibile preoccupazione delle giovani coppie che non se la sentono di mettere al mondo figli in un periodo storico così difficile. Eppure, il Ministero della Salute ha esplicitamente dichiarato che «bambini e giovani sotto i 20 anni, oltre ad essere molto spesso asintomatici, hanno una suscettibilità all’infezione pari a circa la metà rispetto a chi ha più di 20 anni» e che «nei pazienti pediatrici l’infezione causata da SARS-CoV-2 si manifesta con un andamento clinico più favorevole rispetto all’adulto. I bambini hanno infatti una letalità decisamente inferiore rispetto agli adulti, che si aggira intorno allo 0,06% nella fascia di età 0-15 anni. Finora, i dati pubblicati nel bollettino dell’ISS riportano 4 decessi sotto i 9 anni e nessuno tra i 10 e i 19 anni». Ne abbiamo parlato con il Dottor Bruno Nobili, ex primario di pediatria, adesso in pensione. Salve, dottore. Innanzitutto volevo chiederle come stesse e come vivesse Lei questo momento complicato… Lavoro da casa... Preoccupato come tutte le persone di buon senso!

Lei è stato per anni il primario di pediatria del vecchio Policlinico e sicuramente è stato a contatto con tante giovani mamme: questo periodo storico non è sicuramente facile per loro, in preda alle preoccupazioni per i loro piccoli… Cosa si sente di consigliarle? Avere fiducia nell’avvenire ma soprattutto continuare la normale assistenza pediatrica (vaccinazioni, bilanci di salute...).

È importante, poi, rassicurare i bambini e stargli ancora più vicino con assistenza psicologica; non trasmettere le proprie ansie ai piccoli. Il tasso di natalità, a causa della Pandemia, è calato rispetto a un anno fa… Lei cosa pensa riguardo questa (comprensibile) scelta di non fare figli in una situazione così delicata e imprevedibile? Purtroppo è una tendenza già in atto da tempo che si è accentuata nell’ultimo anno. I problemi per le giovani coppie sono il lavoro, la casa, la carenza di asili nido: tutti interventi che dovrebbero essere a 360 gradi dello Stato...Questo indipendentemente dal Covid! Spesso si sente parlare degli effetti del Covid sui giovani e sugli anziani… Ma in che modo colpisce i bambini? Certamente in modo meno aggressivo. Lo dicono i numeri. Da pediatra, cosa vuole dire ai suoi colleghi che ci stanno leggendo? Continuare a svolgere la loro attività come sempre! I pediatri sono sempre stati in prima linea!

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20 GENNARO MOSCA

‘DAD’ E CHAT DELLE MAMME: EFFETTI COLLATERALI IL GRILLO PARLANTE

Basta con la ‘DAD’. Questo fine acronimo per dire che gli adolescenti a scuola non si vedono più da vicino, tra loro e con i professori, ma apprendono solo ‘a distanza’. Non si scambiano più vis à vis idee, riflessioni, battute e pareri, sul Calcio, sulla ‘sbandata’ amorosa, o passandosi la prima sigaretta. Vale, mutatis mutandis, anche per i più piccoli. Non giocano e non si divertono più insieme. E non manca esclusivamente questo, ma molto di più. Solo stando fisicamente in classe si realizza del tutto il senso più vero dell’insegnamento: imparare a scrivere e a capire, a pensare, a tirar fuori il senso critico, distinguere, valutare, porre in relazione, sezionare e sintetizzare concetti e sillogismi, relativizzare, dedurre e interpretare. Riconoscere il bello, e per questo emozionarsi, innamorarsi di una parola, di un verso, della sublime sintesi di un’equazione che spiega il mondo. Esercitare la libertà di pensiero, apprezzare la diversità. Sorprendersi, criticare, condannare il pregiudizio e l’ignoranza, la volgarità e l’ipocrisia. Esplorare, riflettere sul mondo e la sua Storia, per ritrovarla nell’Uomo e in sé stessi. Incontrarsi e condividere. Commuoversi. Amare il Sapere. La lezione in presenza è come l’immagine di un bellissimo Infinito denso di significato, che arriva immediato ai ragazzi perché è tangibile, stando vicini tra loro e con il professore che gli trasferisce il ‘verbo’ non solo attraverso le parole, ma anche col suo sguardo, il tono della voce, perfino con lo stile nel vestire, il portamento, con la gestualità. Conservo il ricordo, all’epoca io giovane liceale, delle mani agitate sulla lavagna dal professore di Fisica nello sforzo di farci ‘vedere’ cosa fosse una carica elettrica, evidentemente invisibile. ‘O Capitano! Mio Capitano!’, un gesto – nella mia fantasia di ragazzo – così impressionante, da farmi innamorare di quella Materia tanto da aver contribuito a indirizzarmi negli studi successivi. Insomma, la lezione ‘live’ ha una icasticità che può lasciare un seme produttivo che fiorisce tanto nello studio quotidiano, quanto nelle scelte della vita. Invece oggi, con la dad, quella efficacia

rappresentativa del professore è meno intensa a causa della distanza, e per gli effetti deleteri che il pc ha sulla concentrazione e sulla memoria dei ragazzi, mortificando inesorabilmente quell’altissimo fine pedagogico. Così, i nostri studenti sono privati di una parte degli stimoli intellettuali, emotivi e sensoriali, che solo la presenza gli può dare. Ma c’è dell’altro. Vedo le ‘chat delle mamme’, pericolose inutilità del nostro tempo, la cui vivacità con la dad si è moltiplicata. Il fine è quasi sempre identico: criticare l’insegnante. Mamme ora più agguerrite perché presenti dietro il pc durante la lezione, pronte a giudicare, sconfessare e cercare l’errore del docente. Si sentono tutte Montessori e Pestalozzi, laddove invece sono spesso splendide casalinghe, o competenti in altro. Iperattive dannosamente in chat, aggiungono un ulteriore effetto collaterale alla dad: il tentativo di demolire la Scuola, ossia il secondo (e ultimo) pilastro educativo dei figli, dopo la Famiglia. La Scuola è l’altro riferimento dei nostri ragazzi, la bussola estranea della loro vita, e per questo la più oggettiva, il primo vero incontro con la realtà fuori dal nido, ma in queste chat si trasforma nella possibilità per quelle mamme – forse anche inconsapevolmente – di rivalersi per qualche delusione subita nelle aspirazioni della vita, provando a dimostrare di esser le più brave. Ma che ne sanno? Quale studio o esperienza supporta questa presuntuosa e nociva supponenza? Il conseguente effetto deleterio sui ra-

gazzi è il pericolo di uno strabismo di valori per il crollo di questo riferimento formativo, il rischio di ‘dividere anima e cervello’, in una parola: schizofrenia, non clinica, ma quotidiana, educativa e sociale. Il rifiuto delle regole, tutte. Perché come in un tossico dòmino, la caduta oggi di questo pilastro può travolgere domani anche quello familiare. Se facciamo in modo che ora i nostri figli non riconoscano più nel professore l’altro modello sano di riferimento, il correttore, l’istitutore indiscutibile, la regola severa e la verità, insomma il conte Monaldo Leopardi (magari!), c’è il serio rischio che dopo un po’ lo faranno anche con noi. Attente mamme! Ma non ho titoli per lanciare questo strale, io non sono un professore, né un pedagogo, e ancor meno un esperto. Sono solo un genitore. Dunque concludo rivolgendomi ancora a quelle mamme, care, apprensive (forse troppo), amorevoli e insostituibili, dedicandogli questa frase di Totò in ‘Miseria e Nobiltà’, per ricordare che, anziché sprecare energie in sterili critiche e inutili consigli agli insegnanti in quelle chat, sarebbe meglio usare la loro grande intelligenza per scoprire quanto, talvolta, l’ironia possa ridimensionare i falsi dubbi: «Lei è ignorante? Bravo, bravo. Viva lignoranza. Tutti così dovrebbero essere. E se ha dei figliuoli non li mandi a scuola, per carità. Li faccia sguazzare nell’ignoranza». E allora, noi tutti bravi a criticare, che sulla qultura non sbaliamo mai, perdogniamola ai professori – se mai ce ne sarebbe – un poco d’ignorantità.


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Suolo e territorio nella città di Casoria Per quanto riguarda l’uso del territorio, sempre negli anni ottanta, il fenomeno dello sfruttamento intensivo fu limitato e perseguito. Con l’amministrazione De Rosa Casillo che portò allo scioglimento degli organi per infiltrazioni cammoristiche riprese lena e consistenza il fenomeno dell’utilizzo delle aree a destinazione terziaria commerciale-industriale per interventi residenziali. Interi rioni abitativi sorsero al posto di attività produttive alterando le destinazioni e caricando la città di nuovi e consistenti oneri con la complicità delle autorità pubbliche. Dalla conoscenza delle vicende che hanno attraversato la città di Casoria per l’abusivo uso del suolo e delle sue destinazioni è possibile, allo stato attuale, riprendere la filosofia per una configurazione del terreno per la crescita sociale ed economica del Paese con benefici per l’intera collettività amministrata. Come fare sviluppo ed occupazione per la città di Casoria. Le grandi direttrici dello sviluppo per la città di Casoria passano per gli assi viari di collegamento: con Napoli sul percorso via Marconi – via P. Di Piemonte – SS 87 verso Afragola; sul percorso della circumvallazione esterna che si collega con Casavatore e raggiunge la zona Cittadella; con Napoli (zona Poggioreale) sull’asse di via Nazionale delle Puglie che arriva fino a Casalnuovo. Sulle indicate vie di sviluppo, tutte le aree esistenti vanno inquadrate nel PUC come attività produttive, terziarie, commerciali, insediamenti di servizi ed attrezzature sovracomunali e metropolitane. Per le aree che superano i 15mila mq si possono recuperare ulteriori superfici

Per gli amministratori e per la dirigenza la prima preoccupazione, all’atto dell’insediamento ovvero dell’investitura, dovrebbe essere un’appropriata conoscenza del territorio per programmarne l’utilizzo ed una consapevolezza del suolo per intervenire in via preventiva ed evitare disastri. Per quanto riguarda la morfologia del suolo, sempre negli anni ottanta, a seguito dello sprofondamento di una parte della zona comprendente la chiesa San Benedetto, si diede corso ad uno studio per la rilevazione delle cavità sotterranee che interessavano innanzitutto il vecchio centro abitativo raccolto attorno alle chiese storiche della città. Le relazioni geologiche di accompagnamento ai piani di recupero ad iniziativa pubblica ed al Piano Regolatore Generale della città risalgono agli anni 1985/87 con l’individuazione di n. 220 cavità che interessavano la zone di via Formicola, via e vicoli Padre Ludovico, P.zza Cirillo, via M. Rocco e vicoli, via N. Rocco e vicoli, via S. Benedetto e vicoli, via Modigliani, via Cavour, via Marconi, via Matteotti, via San Mauro e vicoli, via Verre, C.So Umberto, via S. Rocco e vicoli, piazza S. Croce e vicoli, via Maglione, via G. Rocco e vicoli, p.zza Benedetto XV, via Duca d’Aosta, via Diaz. Solo a distanza di 15 anni, nel 2002, ci fu l’aggiornamento, ma da parte dell’amministrazione provinciale e non del Comune di Casoria che rilevò circa 84 cavità nelle stesse aree già studiate ed indicate nelle relazioni precedenti: solo dopo altri 11 anni nel 2013 si è ricostruita la morfologia del sottosuolo attraverso lo studio di accompagnamento del PUC che non ha ancora visto la luce definitiva.

nell’ordine del 10% per spazi ulteriori da destinare a verde pubblico e attrezzature per la collettività. Il disegno di una nuova città vivibile e di qualità passa per le indicate direttrici di sviluppo che possono produrre occupazione e servizi; e si può anche pensare a ridotti insediamenti residenziali mirati, per le giovani coppie e gli anziani, muniti delle relative infrastrutture prevedendo spazi per attività di comunità e luoghi di socializzazione. Non devono esserci ulteriori speculazioni edilizie di natura residenziale che farebbero ulteriormente scoppiare la città compromettendone lo sviluppo e ciò in aderenza al contenuto dell’atto giuntale n. 28 del 12/03/2020. Riprendere il modello di città terziaria e di servizio resta l’unica possibilità per la città di inserirsi nel circuito metropolitano e per contare di più negli assetti istituzionali regionali dove Casoria attualmente ha poca voce. Contare di più negli assetti istituzionali nazionali, regionali e metropolitani, può consentire, attraverso l’urbanistica negoziata, la creazione di aziende ospedaliere per trapianti nel terminal L, centri di ricerca per le nuove tecnologie nelle aree industriali dismesse, poli artigianali con industrie non inquinanti per liberare il territorio da tutti gli insediamenti non a norma, poli di accoglienza per le persone disabili e non autosufficienti. Nel PUC non può essere trascurato il piano di recupero dell’abusivismo edilizio compatibile con la normativa vigente, nazionale e regionale e devono essere previsti interventi di recupero e di rigenerazione urbana del centro storico con relativo assetto urbano a salvaguardia del patrimonio culturale e religioso. Francesco Polizio

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24 GIULIANA DI CAPRIO

Trasformazione digitale delle imprese come accedere agli aiutI Viviamo oramai in un mondo digitale, dove siamo talmente abituati alla tecnologia dal darla per scontata. Oramai tutti i documenti che ci servono nelle nostre professioni o attività quotidiane vengono recuperati attraverso siti, attraverso delle app. Anche i servizi della pubblica amministrazione stanno richiedendo sempre piu che il cittadino usi la tecnologia, oramai anche ai pensionati si richiede l’identità digitale. Per questi motivi anche le imprese del futuro devono adeguarsi ed essere sempre piu digitalizzate. Ad aiutarle è intervenuto il Bando del Mise, chiamato Digital Trasformation che offre un sostegno concreto alle imprese che presentino progetti per l’adeguamento digitali dei loro processi e innovazioni organizzative. Dal 15 dicembre le imprese possono presentare le domande previste dal bando Digital transformation, che ha risorse previste per cento milioni di euro. I progetti devono essere realizzati nell’ambito di una unità produttiva dell’impresa e devono prevedere un importo di spesa non inferiore a euro 50mila euro e non superiore a 500mila euro. Per accedere alle risorse i progetti devono essere avviati successivamente alla presentazione della domanda di accesso alle agevolazioni e prevedere una durata non superiore a

18 mesi dalla data del provvedimento di concessione delle agevolazioni. Il contributo pari al 50% è suddiviso in un 10% a fondo perduto e un 40% come prestito a tasso agevolato. Che tipologie di progetti sono finanziabili? Il bando Digital Transformation prevede due macrocategorie relative alla tipologia di sostegno, definite come segue: A) Sostegno ai progetti di processo o di innovazione organizzativa; B) Sostegno ai progetti di investimento. Nella prima macrocategoria sono agevolabili i progetti che tendono a trasformare a livello tecnologico e digitale i processi produttivi interni all’azienda. In questa ipotesi i costi ammissibili:1) Personale dipendente; rapporto di collaborazione o di somministrazione del lavoro. È escluso il personale con mansioni amministrative, contabili e commerciali; 2) Strumenti e attrezzi nuovi di fabbrica funzionali allo sviluppo del progetto. 3) Servizi di consulenza funzionali alla realizzazione del progetto, incluse licenze, brevetti, know-how con transazioni effettuate a normali condizioni di mercato; 4) Spese generali e altri costi di esercizio compresi di costi commerciali, materiali e forniture

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di prodotti analoghi direttamente imputabili al progetto; Per la macrocategoria B Sono agevolabili i progetti di investimento diretti alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi aziendali mediante l’ausilio di tecnologie. In questa macroarea i costi ammissibili: 1) Immobilizzazioni materiali; tutti i macchinari tecnologicamente avanzati purché coerenti con le finalità di innovazione aziendale; 2) Immobilizzazioni immateriali necessarie alle finalità del progetto agevolato; 3) costi per servizi di consulenza necessari alla realizzazione del progetto. Max 10% dei costi complessivi ammissibili. Consulenze non continuative o periodiche e non relative ai costi ordinari aziendali; 4) Costi a titolo di canone per l’utilizzo dei programmi informatici, connessione a cloud computing, banda larga e ultralarga; 5) Costi per i servizi resi alle PMI beneficiarie dal soggetto promotore capofila per il contratto di rete; Chi puo’ beneficiare delle agevolazioni? Possono beneficiare delle agevolazioni le Pmi che, alla data di presentazione della domanda: risultino iscritte come attive nel Registro delle imprese; Operano in

via prevalente o primaria nel settore manifatturiero e/o in quello dei servizi diretti alle imprese manifatturiere e/o nel settore turistico e/o nel settore del commercio; hanno conseguito, nell’esercizio cui si riferisce l’ultimo bilancio approvato e depositato, un importo dei ricavi delle vendite e delle prestazioni pari almeno a euro 100mila euro; dispongono di almeno due bilanci approvati e depositati presso il Registro delle imprese; non sono sottoposte a procedura concorsuale e non si trovano in stato di fallimento, di liquidazione anche volontaria, di amministrazione controllata, di concordato preventivo o in qualsiasi altra situazione equivalente secondo la normativa vigente. Sicuramente per accedere a questo bando serve una consulenza specifica di tecnici che presentino un progetto strutturale e un’assistenza di consulenza aziendale per la presentazione delle schede e del business plan al Ministero per lo sviluppo economico, in quanto la sfida dell’innovazione si base sulle competenze. E’ sicuramente importante riflettere che l’innovazione è una leva importante della crescita, chi piu’ saprà adeguarsi a questa richiesta crescente di tecnologia del nostro tempo piu sarà in grado si competere e conquistare il mercato.

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ESPEDITO D’ANTO’

IGEA FRATTAMAGGIORE: TAMPONI GRATIS AI BAMBINI DISABILI

Tamponi gratis a bambini disabili é la splendida iniziativa del Centro Igea di Frattamaggiore che già da un pò si sta muovendo in questo senso; iniziativa nata sia per aiutare gli organi istituzionali nell’ammortizzare l’elevato numero di alunni, sia per venire incontro alle famiglie dei bimbi disabili e autistici. In un momento storico in cui tutti abbiamo bisogno di più umanità, iniziative come questa risultano essere provvidenziali soprattutto perché vanno a sostegno di una categoria che ha davvero bisogno di attenzione per tornare alla normalità. L’obiettivo dell’IGEA Frattamaggiore è quello di garantire un ritorno a scuola sicuro non solo per i bambini disabili, ma anche per tutti gli altri insieme ai genitori che potranno usufruire di un servizio a prezzo agevolato prima del rientro tra i banchi. Iniziativa che ha richiamato l’attenzione delle associazioni di categoria che subito si sono attivate per estendere il servizio di solidarietà ad altri territori: “Siamo venuti a conoscenza di questa iniziativa da un amico - dichiara Asia Maraucci, presidente de La Battaglia di Andrea - e subito ci siamo messi in contatto con l’Igea Frattamaggiore per chiedergli di inserire in questo programma anche la scuola di Afragola che adesso frequenta Andrea, e la risposta é stata subito si; persone eccezionali come i dirigenti di Igea dovrebbero esserci in ogni città - prosegue Maraucci - già é difficile curare i nostri piccoli in tempi di pace, figuriamoci adesso...”.

Questa iniziativa aiuta molto le famiglie dei bambini disabili che altrimenti sarebbero costrette a spostarsi anche fuori dai Comuni per questi accertamenti, in questo modo invece, individuando una scuola della cittadina afragolese, i genitori possono accompagnarli facilmente. “Abbiamo deciso di fare sposare questa bella iniziativa di Igea Frattamaggiore proprio in concomitanza con il primo anniversario dell’esclusione di Andrea dalla scuola paritaria di Afragola - dichiara il vicepresidente dell’Osservatorio La Battaglia di Andrea - all’odio che abbiamo ricevuto, rispondiamo con la solidarietà per tutti gli alunni disabili di Afragola”


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MARCO STILETTI

Casavatore, approvato bilancio in un consiglio burrascoso Il Consiglio Comunale molto acceso quello del 15 dicembre con la minoranza che ha attaccato l’amministrazione su ogni punto all’ordine del giorno. Cominciando dalla comunicazione fino a terminare sul bilancio mettendo in risalto a volte cose importanti per il miglioramento del paese. Ancora una volta l’assise inizia con il minuto di silenzio in onore ai morti dovuti al Coronavirus e subito prende la parola il consigliere Fabio Machiella che chiede al presidente del consiglio, Nadia Silvia, spiegazioni su eventuali accrediti ai giornalisti nell’ultimo consiglio non pienamente in regola. “ Io certo che farò l’accesso agli atti- ribadisce il membro di minoranza- e vedrò se sono stati rispettati i termini dell’accredito delle 48 ore prima”. Molto più seria e di impatto notevole il secondo problema rilevato dal consigliere Maglione. L’ex sindaco parla delle strutture ma anche vicinanza scarsa delle istituzioni e quindi dell’attuale amministrazione verso i problemi causati da questa pandemia. “I morti da Covid-19 sono dovuti alle strutture non sempre presenti sul territorio, L’ASL non risponde al telefono e non offre alcun servizio. Che queste attestazioni che sto facendo vengono- ribadisce Maglione– inviate all’Asl Napoli 2. Si invogli a cambiare le cose in questo Paese e chiedo al sindaco di far si che si sproni l’ASL a riprendere le sue funzioni. A piccoli passi bisogna migliorare la comunità“. Dopo Maglione è la volta die Elisabetta Puzone che fa rilevare al sindaco e assessori che nel campo della progettualità degli ambienti esterni si sono persi 700 mila euro di finanziamenti con vari bandi ormai scaduti e non si è lavorato sopra. Il consigliere 5 stelle chiede anche agli assessori se ci stiano lavorando sul bando sport e periferie. “Lo sport è riscatto – afferma la Puzone– e visto quanto con sacrifici abbiamo fatto per avere il ministro dello spor Spadafora qui non possiamo certo deludere la comunità“. Sempre dalla Puzone arrivano proposte su un tema importante come quello delle strade sicure e vigilanza. “Mi è stato chiesto dai cittadini di viale Michelan-

gelo nel Parco Acacie che non ci sono abbastanza telecamere di sorveglianza e la notte i cittadini subiscono atti di violenza da parte di alcune persone. I cittadini affermano che le telecamere coprono solo scuola e angolo con essa, ma non l’inizio della zona del Cassano dove gli atti avvengono di frequenza“. Alle prime sollecitazioni della maggioranza il sindaco Marino subito ha replicato: “Rispondo prima al consigliere Maglione per il fatto del Covid. Questa battaglia deve essere quella di tutta la nostra amministrazione e dobbiamo stare a disposizione del cittadino. Mentre alla dottoressa Puzone dico che ai bandi i nostri assessori stanno lavorando e chiedo di interpellarsi con loro. Questione telecamere stanno in via sperimentale prima con il cablaggio e poi prima prova avverrà inizio gennaio“. Mentre Esposito Daniele ribadisce l’unione di tutti nella battaglia al Covid, il consigliere Napolitano ricorda alla maggioranza di stare attenti alle scadenze altrimenti si può andare verso il fallimento perdendo occasioni bandi. Il presidente del Consiglio, Nadia Silva, procede con la Commissione Covid-19 che viene eletta all’unanimità dall’amministrazione e sempre con lo stesso voto viene eletto presidente Francesco Napolitano con i seguenti membri Giordano Patrizia, Marotta Giulia, Fabio Machiella, Daniele Esposito e Marotta Nicoletta.

Poi si passa al nodo cruciale che da tempo aleggia sul Consiglio quale la carica del vicepresidente. Prima di votare il consigliere Giovanni Esposito ringrazia ai colleghi della minoranza e vuole che la carica spetti a loro come tutta la maggioranza. A questo ringraziamento segue la furia di Maglione che ancora una volta ribadisce che la minoranza non si sente rappresentata da questa amministrazione e che la maggioranza sta attendendo solo e semplicemente il ricorso dell’8 gennaio. Non solo, “Ringrazio il consigliere Giovanni Esposito, ma noi non vogliamo entrarci in questa presidenza. Non ci riconosciamo. Già detto in privato al sindaco per la situazione gravissima a livello politico che è nascosta noi non vogliamo entrarci in queste beghe e rifiutiamo la carica.” Infine il bilancio e la sua salvaguardia con il ragioniere Orefice Giuseppe, presidente revisione dei conti del Comune area finanziaria-economica, avvisa tutti elencando il bilancio e si passa alla votazione con 11 favorevoli e i 5 della minoranza astenuti. Il Consigliere Marino fa ricordare alla maggioranza il disavanzo del 2015 e vari debiti ancora non colmati e l’esperto commercialista e contabile dottor Ciro Di Liscio ribadisce alle domande della minoranza di “pensare più alla riscossione che alle perdite in questo momento difficile“.


DOMENICA 20 DICEMBRE 2020

28 GAIA MOSCHETTI

il primo singolo di Alessandro Ciervo “In mezzo ad un’ostilità” per l’etichetta Cervus Studio

Esce il nuovo libro “Un altro destino” scritto da Paola Starace in collaborazione con Carmine Schiavone Jr.

Dopo tanta attesa, il libro è online, pronto per essere acquistato. Viene narrata la storia “dolorosa e complessa” di un bambino conteso sin dalla tenera età, quella di Carmine Schiavone Jr. Un cognome noto, pesante, che porta ben presto il giovane Carmine a dover aderire a un programma di protezione rinunciando, oltre alla sua identità, alla sua terra e ai suoi legami più stretti, pochi ma veri. Carmine incontra Paola per dar voce a tutte quelle voci che si è portato per troppo tempo dietro e a quella verità che si porta dentro da sempre. Non è un libro d’inchiesta ma la storia vige sul clan dei Casalesi, tante verità e tanti inganni, tante le persone che operano nell’ombra. Carmine è una pedina, un bambino di quattro anni su una scacchiera fra il suo benessere e la necessità di fare sia giustizia che carriera. Un racconto intenso e pieno di colpi di scena.

Alessandro cresce in quel che fu il Neapolitan Power, figlio d’arte, Vincenzo ricordato anche per la Grotta alle Fontanelle nel quartiere Sanità, luogo in cui è stato scritto un capitolo importante della canzone italiana, laboratorio di Pino Daniele, James Senese ed Enzo Avitabile. Le esperienze più significative si ricercano nell’ormai lontano 2003, quando Alessandro, registrò insieme al fratello un coro di voci bianche per l’album di Mina “Napoli secondo estratto” per la canzone di Pino Daniele “Napule è”. Ciervo, non era nuovo a queste esperienze, già calcava i palchi con il padre che lo accompagnava con la chitarra. A 16 anni, scopre la passione per la fotografia e il videomaking, che diventano oggetto dei suoi studi universitari. Ad oggi nonostante un’aggressione violenta e la morte prematura del padre, Alessandro raccoglie i frutti, aprendo anche una casa di produzione: la Cervus Studio. Il video di questo primo singolo è girato fra l’Austria e nel bellissimo Lago di Braiess, famoso nella serie tv “A un passo dal cielo”. In questa canzone sono raccontati proprio gli anni più burrascosi della sua vita, al cambiamento, alla riconoscenza verso chi è sempre stato lì con lui, alla musica che c’è sempre stata, a un amore finito verso cui c’è sempre quel velo di malinconia. Si chiude un capitolo della sua vita ma se ne apre un altro enorme, pieno di progetti e ricco di vitalità e di sogni.

Augura ai suoi lettori

Buon Natale


DOMENICA 20 DICEMBRE 2020

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ANITA CURCI

“Non avrò scampo” l’ultimo romanzo di Vito Ferrone in libreria e sui maggiori bookshop online. Firmacopie domenica 20 dicembre alla libreria Raffaello

“Non avrò scampo – La seconda indagine dell’ispettrice de Asmundiis” l’ultimo romanzo di Vito Ferrone edito da Apeiron è in libreria e sui maggiori bookshop online. L’autore riceverà i lettori domenica 20 dicembre 2020 alla libreria Raffaello in via Kerbaker 35 Napoli a partire dalle ore 10 per il firmacopie. Giallo avvincente di 270 pagine (euro 14,50) con una trama che tiene col fiato sospeso fino all’ultimo rigo. Appassionante, dal ritmo serrato, il libro accompagna il lettore tra le vie di Napoli e lo pone di fronte a un difficile enigma da sciogliere. Maria Camilla è tornata nel suo commissariato. Dopo quella tragica notte. Immediatamente si trova alle prese con un omicidio. Un fisico nucleare morto ammazzato nella sua auto. Non è il classico delitto di camorra: questa l’unica certezza della decisa e caparbia sbirra. Per il resto... amori, tradimenti, fisica medica e farmaci ad alta selettività. Dov’è la chiave per la comprensione di questo delitto? In un amore clandestino? In remunerativi trattamenti chemioterapici?

Nella ricerca di sofisticate tecniche destinate a segnare una svolta nella lotta contro i tumori? La morte di Giulio Grassi metterà a dura prova le abilità investigative della vice commissaria de Asmundiis, che alla fine ne verrà a capo. Drammaticamente. Da uno stralcio del libro: «Dopo aver ammazzato un cristiano con la patta dei pantaloni aperta, che indubbiamente aveva ben altre intenzioni

– di sicuro non quella di farsi sparare, del resto chi l’avrebbe? – porta via il telefonino, pulisce l’interno dell’auto e sta attento a non lasciare impronte all’esterno. Niente male per uno che ha bisogno di quattro colpi per uccidere a una distanza ravvicinata. Qualcosa che ci possa permettere un’analisi del DNA?» «Direi di no». Vito Rosario FERRONE Lucano d’origine. Napoletano di adozione. Laureato in Ingegneria Chimica. Abilitato alla professione di Ingegnere. È ordinario di Chimica e Tecnologie chimiche presso l’I.T.I.S. “Elena di Savoia” di Napoli. Ha al suo attivo esperienze di lavoro nel campo della ricerca applicata, della formazione e della sicurezza industriale. Ha pubblicato negli anni: Nucleo centrale, Arduino Sacco Editore; Immobilità centrale, Youcanprint self publishing; Relatività centrale, Arduino Sacco Editore; Assenza centrale, Youcanprint self publishing; Napoli è centrale, Youcanprint self publishing; Centrale, Youcanprint self publishing; Aveva ancora i capelli bagnati, Robin edizioni.

TERESA LUCIANELLI

“La Castagna”: premiata la creatività

Si è conclusa con successo la sfida culinaria firmata da Vesuvio’s Shadow di Mario d’Acunzo e #InsiemeperilTerritorio di Teresa Lucianelli. Hanno partecipato con le loro interessanti proposte: noti chef, foodblogger, esperti gastronomi, appassionati di cucina, casalinghe e aspiranti cuochi italiani ed esteri Sono state davvero molte e di qualità le creazioni gastronomiche presentate al contest nazionale “La Castagna”, che si è concluso puntando, come da presupposti iniziali, sull’alta qualità e sull’inventiva dei tanti partecipanti che hanno contribuito con passione all’iniziativa. Sono ovviamente soddisfatti il foodblogger Mario D’Acunzo, responsabile dell’apprezzato blog Vesuvio’s Shadow e la giornalista professionista enogastronomica Teresa Lucianelli, ideatrice di #InsiemeperilTerritorio, famosa rassegna itinerante di eventi solidali di eccellenza, che hanno promosso la riuscita competizione, con la collaborazione di Carnevale Princeps Ir-

pino, diretto artisticamente da Roberto D’Agnese. “Abbiamo voluto celebrare l’italianità nel Mondo, e promuovere la creatività ai forni e ai fornelli, attraverso questo originale concorso gastronomico che ha puntato sulla castagna, protagonista dal primo al dessert, pizza e panini inclusi, di invitanti piatti. Un prodotto boschivo tipicamente autunnale, di cui la Campania vanta rinomate produzioni e un’antica tradizione culinaria” - dichiarano unitamente Mario D’Acunzo e Teresa Lucianelli. Il riscontro social, media e critica, superiore alle aspettative, ha premiato quindi il loro impegno e il progetto di una coinvolgente sfida a colpi di ricette, che ha registrato un’ampia e qualificata adesione. Hanno partecipato infatti noti chef, foodblogger, esperti gastronomi, appassionati di cucina, casalinghe e aspiranti cuochi italiani ed esteri, con le loro preparazioni, tradizionali e innovative, semplici e gourmet.


DOMENICA 20 DICEMBRE 2020

30 Augurissimi

21 DICEMBRE 2020 a Angela BUONAURIO Quando sei triste, io sono triste; e quando sei felice, provo una gioia indicibile. Ogni genitore desidera che la propria figlia affronti solo pace e felicità nella propria vita, e io non faccio eccezione. Possa il tuo compleanno preannunciare un anno di grande salute e felicità. Auguri da tutta la famiglia.

Augurissimi

20 DICEMBRE 2020 a Martina VEROLA Spero che guardandoti allo specchio tu possa vedere quello che vedo io: una bellissima nipote con un grande talento pronto a strabiliare tutti. Buon compleanno nipote adorata! Da zia Rosa, zio Rino, Angela, Vincenzo e Angelo.

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