Domenica 17 aprile

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DOMENICA 17 APRILE 2022

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ANNO XXII - N° 16 - DOMENICA 17 APRILE 2022

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ANTONIO BOTTA IL SINDACO RAFFAELE BENE INTERVISTATO DA NANDO TROISE NEL PROGRAMMA “LA COPERTINA” IN ONDA SU NANO TV

AREE DISMESSE AL CENTRO DELLA PIANIFICAZIONE URBANISTICA

Ospite del programma “La Copertina”, condotto da Nando Troise negli studi di Nano TV, è l’avv. Raffaele Bene, Sindaco di Casoria. La prima domanda rivoltagli, sempre stimolato dalla prima pagina di un numero di Casoriadue dell’ottobre scorso, dal titolo “Consigli al Sindaco”, riguarda il “clima avvelenato” a cui il Primo Cittadino ha fatto riferimento nel suo intervento al Convegno di Campania Libera e che ha investito l’Amministrazione da lui guidata. Dopo aver premesso che il confronto tra i vari soggetti politici, benché animato, non dovrebbe travalicare i confini del vicendevole rispetto, Bene ha posto l’accento sul fatto che la dialettica tra le parti è degenerata, purtroppo, “in una contrapposizione accesa ed esagerata, che ha condizionato, limitato l’azione amministrativa; essa, invece, dovrebbe essere sostenuta rispetto a specifiche questioni, soprattutto in un periodo sto-

“Rasserenare il clima politico per affrontare insieme problemi fondamentali della Città; recuperare l’identità attraverso la valorizzazione delle tradizioni; quanto prima la nomina di un neo assessore alle Finanze; manca poco per l’esternalizzazione del servizio tributi, affinché tutti paghino e tutti versino di meno; stadio S. Mauro funzionale, si è ancora in attesa di una società sportiva per farlo rivivere con un campionato; Palazzetto dello Sport, ancora contenzioso aperto”. Testimonianza di Maurizio Cerbone dalla Polonia.

rico particolarmente complesso come quello che stiamo vivendo ”. E’ la scelta assunta, ha proseguito l’Ospite, dalla forze politiche del governo nazionale, che, pur tra dispute e distinguo, hanno trovato punti convergenti nel collaborare responsabilmente nella gestione dell’emergenza pandemica e nell’attuazione del PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza). Per questo, egli ha espresso l’auspicio che, al di là dei valori e dei princìpi che identificano ogni forza politica, sia possibile “rasserenare il clima per affrontare insieme responsabilmente i problemi fondamentali della nostra comunità cittadina”. Incalzando il Sindaco, il Conduttore gli ha chiesto, in concreto, quali esposti sono stati presentati a suo carico e a quello di Massimo Iodice, Presidente della società “Casoria Ambiente” “Essi riguardano” ha risposto l’Interlocutore “ determinate vicende e approfondimen-


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DOMENICA 17 APRILE 2022 ti su specifici temi”, osservando che le procedure seguite saranno sottoposte al vaglio “di soggetti terzi chiamati ad accertare la legittimità dell’azione amministrativa”. “Noi siamo sereni, ha aggiunto “certi che le azioni amministrative siano state svolte tendenzialmente nella piena trasparenza”. Troise non ha insistito oltre su tale spinosa questione, consapevole che si è soggetti al segreto istruttorio, annotando anche che le vie giudiziarie sono tortuose e che mal si conciliano con l’azione politico – amministrativa. Altro argomento posto all’attenzione del Primo Cittadino é quello antico e sempre attualissimo dei 500.000 mq di aree dismesse, precisando che nulla si è mai fatto per convertirle, solo su una è stato costruito uno dei migliori ristoranti di Casoria, “Baldoria”, di cui è proprietario la famiglia Piccolo, tra l’altro nostro inserzionista”. “Finora”, interloquisce Bene “ è stato così, ma con il PUC approvato a Dicembre 2021 e pubblicato a fine gennaio 2022 sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Campania, le abbiamo poste al centro della pianificazione urbanistica per riqualificarle, recuperando l’identità delle zone in cui si trovano. Cosa è stato previsto? Nella logica di compartecipazione con i proprietari delle suddette aree e con soggetti istituzionali, “previa bonifica - e di alcune abbiamo anche certificazione dell’avvenuta opera di bonifica -, si è stabilito che qualora i predetti proprietari si rendano disponibili ad essere coinvolti in percorsi di riqualifica, essi debbano rilasciare il 50% dei terreni dismessi a servizi pubblici, quindi al Comune, prevedendo destinazioni plurime, cioè non vincolate all’attività industriale, ma ad attività terziarie, di ricerca, commerciali, dando, dunque, la possibilità ai soggetti interessati all’investimento di restitui-

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re vita a quelle zone di Città, recuperandone l’identità”. L’aver posto la riqualificazione delle aree dismesse al centro della pianificazione urbanistica, ha sottolineato il Sindaco, ha permesso al PUC di essere molto apprezzato per il rilancio di una visione alta della rigenerazione urbana e ambientale, tanto da essere stato scelto per la presentazione alla Biennale di Venezia nel novembre 2021 “nell’ambito di un confronto con molte città resilienti di tutto il mondo”. Il Conduttore cita anche l’ex CGS, quale zona dismessa riconvertita in area di servizi e di uffici, quindi non sfruttata, fortunatamente, per alimentare l’abusivismo edilizio che Casoria ha subìto, connotata, per questo, negativamente come Città dove sono avvenuti “i peggiori disastri urbanistici a livello mondiale”. Anche per questo, ha messo in rilievo il Sindaco, Casoria è stata in� vitata alla Biennale, essendole stato riconosciuto una netta inversione di tendenza rispetto al passato, in meri� to a una riqualificazione urbanistica attenta alla sostenibilità ambienta� le; ciò “grazie all’architetto Salvatore Napolitano, valente urbanista, che si è avvalso del valido supporto dei suoi collaboratori; ma non va dimenticato il

competente contributo dell’Università del Dipartimento di Architettura della Federico II, nelle persone del prof. Michelangelo Russo e del prof. Formato; infine, Bene con orgoglio ha rivendicato l’amore dell’ Amministrazione per la Città, manifestato con una pianificazione che va nella direzione della vivibilità e di parametri urbanistici di alta qualità, a differenza del passato, ha aggiunto con vigore Troise, quando le vecchie generazioni di politici hanno con le loro scelte scellerate e dissennate “sventrato e umiliato Casoria”, auspi� cando anche che un giorno, quando si apriranno i cancelli delle aree dismes� se, possano essere “svelati i segreti di morte racchiusi nei capannoni”. Dopo la puntualizzazione del Sindaco che, qualora vada in porto la loro riqualificazione, importante è avere accesso alla certificazione dell’avvenuta bonifica e caratterizzazione, si passa ad un altro argomento: “la perdita dell’identità di Casoria”. Al riguardo, il Conduttore ha puntualizzato che il logo della Città è errato e che il nome “Casoria”, deriva da “Casuri” e non da Casa d’Or”, elogiando l’attenzione posta dall’assessore alla Pubblica Istruzione Giovanna Guarino su tale questione.


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6 Rispetto all’identità perduta, il Primo Cittadino ha evidenziato che essa va sicuramente recuperata attraverso il recupero di tradizioni, soprattutto religiose, per la presenza di cinque santi, al fine di uno stimolo a ritrovare il senso della comunità intorno a comuni valori; ciò potrà contribuire a far “vivere e amare la Città” con una nuova consapevolezza del proprio essere cittadini, rispettosi non solo del proprio ambito privato, ma del quartiere, del centro urbano, valorizzandone gli aspetti positivi, fra cui quello di custodire, come ha sottolineato Troise, “i tesori d’arte”, per i quali ho invitato lo storico d’arte Vittorio Sgarbi; al mio invito si è reso disponibile”. Domande conclusive: Giunta e ridistribuzione deleghe, con nomina nuovo assessore alle finanze in sostituzione di Francesco Girardi. Risposta del Sindaco: dopo le preannunciate dimissioni del dott. Girardi, a breve ci si confronterà in Giunta per la nomina del neo assessore, tanto più perché l’intenzione é di predisporre nell’arco di poche settimane il bilan� cio previsionale 2022 – 2024; in tal modo, potremo chiedere al Ministero l’autorizzazione ad assumere fun� zionari di categoria D di cui l’Ente è particolarmente carente; secondo

quesito: “esternalizzazione dei tributi”. Risposta: è stata chiusa la gara; la commissione sta valutando le tre offerte pervenute e nell’arco di poche settimane sarà affidato l’incarico. Bene ribadisce quanto già sottolineato al Convegno circa la necessità di un risanamento finanziario che passa anche attraverso un’equa riscossione dei tributi (solo il 30% dei cittadini li versano ), affinché tutti paghino perché tutti paghino di meno. Terza domanda: “stadio S. Mauro”. Risposta del Primo Cittadino: manca ancora una società sportiva che possa gestirlo per farlo rivivere con un campionato di promozione o di eccellenza; sul piano tecnico è funzionale. Con i fondi del PNRR, si pensa di realiz� zare la copertura sulla tribuna e di predisporre la tribuna stampa. Troise raccomanda di adeguarlo alle normative UEFA, ultimamente cambiate. Quarta domanda: “Palazzetto dello Sport”. Risposta del Sindaco: è un argomento frustrante: i canoni di locazione non sono corrisposti all’Ente, il 22 marzo c’è stata l’udienza di convalida dello sfratto, rinviata a novembre; la piscina continua a funzionare, ma il Palazzetto è abbandonato a se stesso, ci sono pervenute le chiavi in maniera

atipica a mezzo posta; noi abbiamo provveduto, appena insediata la nuova Amministrazione, grazie a un finanziamento con la riqualificazione del parquet e impermeabilizzazione. E’ un vero peccato che non possa essere restituito alla comunità, non fruirne la squadra di Pallavolo locale costretta a giocare a Giugliano e che non sia possibile praticare il calcetto, la boxe e la ginnastica artistica. Il Palazzetto è stato dedicato a Domenico D’Alise. Durante la trasmissione c’è stato il collegamento audio - video con il direttore di Nano TV Maurizio Cerbone, il quale si trova in Polonia per effettuare ser� vizi giornalistici sull’accoglienza degli Ucraini in fuga dalla guerra. Ha detto che avrebbe intervistato un lavoratore ucraino in Polonia da sette anni e ha aggiunto che è in contatto con don Ballarin, che dirige la pastorale italiana a Varsavia, aiutando, oltre agli Ucraini accolti con premura, an� che 15 parroci rimasti in Ucraina che hanno scelto di condividere la vita con i loro parrocchiani. Ai parroci vengono inviati dalla Cari� tas cassette di primo pronto soccorso e alimenti. Anche una psicologa svolge il proprio servizio di sostegno nella sede della Caritas per chi ne abbia bisogno.


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MARIA CRISTINA ORGA

IO RACCONTO STORIE magazine

GIOVANNI ONORATO: QUANDO L’AMORE NON MUORE Oggi non è una domenica qualsiasi. E la storia che voglio raccontare non è una storia qualsiasi. Oggi è Pasqua. Quella Pasqua di Resurrezione che celebra il trionfo della vita sulla morte, che sugella la promessa del Figlio dell’Uomo ai suoi fratelli e alle sue sorelle: l’amore vince sull’odio, la luce buca le tenebre, la morte, non è che la porta d’accesso ad un altro stato dell’esistenza, in cui il tempo non esiste, il cancello spalancato sulla vita eterna, accessibile non solo ai credenti, ma a tutte e a tutti coloro che avranno speso questa vita, scandita dall’inesorabile tic tac dell’Orologio, illuminando il mondo nell’unico modo in cui è possibile farlo: amandosi l’un l’altro come Lui ha amato ogni creatura. Amando e sorridendo, anche nelle situazioni in cui sembra impossibile riuscire a farlo, anzi, soprattutto in quelle. È facile sorridere quando le cose girano nel verso giusto, quando i progetti si realizzano, quando sei giovane, sano, bello e hai tutta la vita davanti. È facile, lo sanno fare tutti. Quanti, però, riescono a portare la croce e a salire sul Golgota schiacciati dal peso della sofferenza, eppure continuando a sorridere alla vita? Io racconto storie, ma stavolta non è facile mettere insieme le parole per dare voce alla storia di Giovanni Onorato, giovane figlio di Casoria, che quella porta d’accesso alla vita oltre il tempo l’ha varcata solo poche settimane fa, il 25 febbraio di quest’anno, portato via da un male incurabile a trentatré anni, tanti quanti, secondo le Scritture, ne aveva Gesù quando il suo tempo fu compiuto. Mi piace pensare che questa concomitanza anagrafica non sia un caso e mi piace

Il ritratto di un giovane, amatissimo casoriano uscito di scena troppo presto in punta di piedi che ha lasciato dietro di sé la scia luminosa di un sorriso immortale, nello struggente ricordo del suo amato papà

parlare di lui proprio oggi che è Pasqua e la pietra è rotolata via dal sepolcro e l’Angelo annuncia alle donne che Colui che cercate non è qui. Egli è vivo tra i vivi. Mi piace perché anche Giovanni Onorato è vivo, nei cuori dei tanti che lo hanno conosciuto e amato. E l’eredità di affetti che lascia dietro di sé è potente. Figlio di Luigi, vicecomandante della Polizia Locale di Casoria, Giovanni era un ragazzo qualunque, eppure fuori dal comune: solare, gentile, disponibile, conquistava tutti con il suo entusiasmo, il suo impenitente ottimismo e il suo irresistibile sorriso. È con quel sorriso che tutti lo ricordano ed è quel sorriso che ritroviamo nel ritratto, struggente e dolcissimo che ne tracciamo attraverso le parole del suo amato papà Luigi. Nonostante la sua giovane età, con i suoi comportamenti e il suo modo di fare, Giovanni riusciva a trasmettere degli insegnamenti potenti, attraverso i quali abbiamo capito il tesoro che avevamo e… La voce gli si incrina, allora lancio la palla in tribuna e sterzo verso l’approc-

cio ludico calcistico che forse è via meno impervia per ritrovare il ritmo del respiro. Giovanni era un talentuoso calciatore: ci racconti di quando giocava come mezzala con Nando… Giovanni è stato nella scuola calcio di Nando che lo ammirava molto e gli voleva bene come a un figlio. Ha giocato per parecchio tempo nelle giovanili, poi lui che amava tanto il calcio, ebbe l’opportunità di trasferirsi a Teramo all’età di 16 anni. Lì frequentò il quarto anno della scuola superiore e si divideva tra studio e squadra di calcio. Io lo seguivo molto, anche ovviamente dal punto di vista scolastico e ricordo di quando andavo a parlare con gli insegnanti, che erano quasi tutte donne. Non appena mi presentavo, sorridevano e avevano sempre lodi per Giovanni, sia per come si comportava con gli insegnanti che con gli amici. Mi ricordo di un episodio in particolare: mentre parlavo con la professoressa di italiano, lui le si avvicinò e la abbracciò in un modo così confidenziale che mi lasciò colpito e anche un po’ imbarazzato, mentre lei diceva: “Lasciamolo stare perché lui è così ed è così che io lo voglio!”. Erano tutti entusiasti di lui. Dopo l’esperienza a Teramo è tornato e ha giocato a Casoria fino a vent’anni, poi chiuso con il calcio, ha iniziato a lavorare con il fratello, con il quale aveva aperto un punto vendita di polli allo spiedo. La vita gli sorrideva, ma poi… Così sembrava, poi nel 2015 ebbe i primi sintomi della malattia: cominciò ad avvertire frequenti mal di testa che non passavano con gli analgesici, così fa-

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8 cemmo degli accertamenti e scoprimmo che aveva una massa al cervello che non sembrava maligna, ma si trovava in un punto quasi inaccessibile. Lo portammo a Benevento dove operava un’equipe famosa e lo sottoposero a intervento. Ci furono però delle complicanze post-operatorie, non direttamente collegate alla malattia, ma causate dal drenaggio e da altri problemi tecnici, cose che avvengono frequentemente in questi casi e che gli hanno dato dei problemi. Ciononostante, subito dopo l’intervento, quando si svegliò in terapia intensiva sorrise e disse “Tutto a posto”. E ogni volta che tornava in sala operatoria per degli aggiusti tecnici, all’uscita era lui a darci coraggio e ci sorrideva sempre. “tutto a posto”. Fino all’ultimo diceva “Tutto a posto”. Quanto tempo è rimasto in ospedale dopo l’intervento? Poco più di un mese, tra interventi e percorso di riabilitazione, al termine del quale si è rimpossessato della sua vita: ha ripreso a lavorare, a frequentare gli amici, a giocare a pallone, che era la sua passione… dopo 5 anni pensavamo di esserne fuori e invece siamo ripiombati nella stessa situazione: sono tornati i mal di testa e facendo le analisi abbiamo scoperto che la malattia si era ripresentata. A dicembre del 2020, in pieno covid. Non le dico la tragedia dell’intervento successivo perché lui poi a febbraio 2021 è stato nuovamente operato a Benevento e per un mese è rimasto solo. Potevamo vederci solo tramite videochiamate. Non si poteva accedere in ospedale. A marzo è stato dimesso con una terapia da seguire a casa e i medici erano ottimisti. A giugno abbiamo iniziato radio e chemio. Lo controllavamo periodicamente con le risonanze magnetiche e i dottori continuavano a darci buone speranze, perché ogni rm era migliore della precedente. La massa era stata asportata in parte perché non era possibile toglierla completamente, ridotta chirurgicamente e trattata poi con radio e chemio sembrava migliorare ulteriormente. I primi cicli delle terapie andarono benissimo, infatti il medico che lo seguiva disse: “Se continuiamo così, la cosa si risolve.”. Poi a gennaio scorso abbiamo fatto l’ultima risonanza e purtroppo ci hanno detto che rispetto alla precedente, le cose erano peggiorate, quindi la terapia aveva smesso di funzionare. E abbiamo iniziato il calvario. Un calvario continuo da metà gennaio in poi, fino all’aggravamento repentino

degli ultimi dieci giorni. E purtroppo poi alla fine non ce l’ha fatta. Quello che resta di lui è il suo sorriso accattivante, aveva il dono di fare amicizia con tutti in un attino. Il suo sorriso era un toccasana: se capitava una giornata negativa, bastava stargli vicino per tornare a star bene. Durante tutta la malattia non si è mai lamentato, forse anche per non farci preoccupare e soffrire ulteriormente. Ha sempre accettato di sottoporsi alle cure ed eseguiva tutte le indicazioni che gli davo, perché riponeva in me una fiducia immensa. Forse perché pensava che gli avrei risolto qualsiasi problema, però purtroppo… Nel suo purtroppo avverto forte l’amarezza del rimpianto. Sente di averlo deluso? Eh…non lo so. Io credo che lei non abbia nulla da rimproverarsi, perché ha mantenuto tutte le promesse che gli ha fatto: il sorriso, la presenza, la sua forza, la speranza, gli ha assicurato le migliori cure… purtroppo l’imponderabile è imponderabile… lei non avrebbe potuto fare di più né di meglio. Da questo punto di vista sono sereno, perché non mi sono fermato alle prime risposte, ho consultato i migliori specialisti in tutta Italia, per scoprire che ovunque si applicavano gli stessi protocolli che hanno praticato a Benevento…. Dopo 5 anni, pensavamo che la malattia fosse in remissione, perché aveva ripreso la sua vita come tutti gli altri coetanei, si era ristabilito proprio bene, poi… Posso farle una domanda personale a cui può non rispondere? Certo. Lei ha fede?

Eh… mia moglie molto di più. E Giovanni? Accompagnava spesso la mamma… era un ragazzo d’oro. Non individua nella forza di Giovanni di riuscire a sorridere sempre e a non lamentarsi anche nelle condizioni peggiori una forza che va oltre l’umano? Quando usciva dalle sale operatorie dopo gli interventi sorrideva sempre e mandava baci, per rassicurarci, dirci “non vi preoccupate”. Era lui che rassicurava noi. E lei non pensa che questa forza gli venisse da Qualcuno? Penso di sì. A volte mi domando quante persone nella sua situazione sarebbero arrivate alla fine con quella serenità che aveva lui. Giovanni è andato via con una serenità che proprio… eh… Alla fine, Giovanni era consapevole del fatto che se ne stava andando? Non penso proprio. Da questo punto di vista siamo stati tanto bravi da non farglielo capire. Sicuramente l’avrà compreso negli ultimi giorni, nonostante noi continuassimo a ripetergli che con le cure e con il tempo sarebbe migliorato, ma lui vedeva che invece di migliorare peggiorava… era un ragazzo intelligente, quindi… al suo funerale c’era tantissima gente, non solo gli amici, ma anche i genitori dei suoi amici, perché lui era anche amico dei genitori! Era capace di instaurare dei rapporti che andavano oltre la differenza d’età, come fossero coetanei. Cosa sente di poter dire per aiutare altri genitori che in questo momento stanno percorrendo la terribile salita del Golgota come è successo a lei, per aiutarli? Posso solo invitarli a farsi coraggio… non so cosa altro dire… purtroppo contro questo tipo di malattia pochi riescono a farcela. Loro però devono continuare a sperare di essere tra quei pochi e non avvilirsi mai. Ci racconta un episodio, un’esperienza particolare o bizzarra che ha condiviso con Giovanni, magari quando era ancora piccolo in cui si rifugia col pensiero? Lui era molto attaccato sia a me che alla mamma. È stata una gioia averlo come figlio, perché già averlo vicino era qualcosa di eccezionale. Episodi, poi, ce ne sono tanti… era un ragazzo gioviale, non criticava mai nessuno, anzi, quando c’era qualche discussione si prodigava per calmare gli animi, sia con gli amici che in famiglia. Cercava sempre di


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mettere una buona parola per spegnere qualsiasi contrasto. E questo è un grande insegnamento che ci ha lasciato. E in campo, che giocatore era? Era un leone. Nando meglio di me lo può testimoniare. In campo he ha fatte tante, era veramente una promessa del calcio. Giocava da mediano. Il mediano è regista, ha un ruolo importantissimo, anche di grande generosità. Fisicamente lui era dotato. Era alto quasi un metro e ottantotto. Mi ricordo che già a 17 anni ebbe delle esperienze ad un certo livello, quando giocò con delle squadre importanti inglesi. Mi ricordo di una volta in cui una squadra inglese di serie A si trovò a Napoli a fare la preparazione per il campionato. All’epoca Giovanni che aveva 17 anni non doveva entrare in campo, ma solo stare in panchina, perché dall’altro lato c’erano dei colossi inglesi di due metri di altezza, quando all’improvviso, due o tre minuti dopo l’inizio della partita, venne buttato in campo per un infortunio occorso ad un compagno di squadra e si misurò con i giganti. Giocava con il Sant’Antonio Abate, mentre la squadra inglese era il Queen Parks Rangers, il QPR, come lo chiamano. Fece un figurone quel giorno, non si fece intimorire e se la cavò alla grande. E questa fu una grande soddisfazione. Poi ricordo da piccolo, quando andavamo al mare… un giorno, lui era molto piccolo, mentre eravamo in barca, ebbe voglia di fare un bagno. Io gli dissi “Giovanni, ma come fai? Non sai ancora nuotare!”. Lui mi rispose: “Non ti preoccupare papà!”. Allora io mi tuffai per primo e lui, senza alcuna paura, si tuffò a sua volta e iniziò a nuotare come se l’avesse sempre fatto. Aveva sette-otto anni. Eravamo nel mare di Procida… è difficile trovare un bambino che a quell’età si tuffa da una barca senza paura… ma ci sono tanti altri episodi… è stato pro-

prio un peccato… alla sua giovane età… trentatré anni… al suo funerale c’erano tante di quelle persone… noi lo conoscevamo, ma non sapevamo fino a che punto era amato e benvoluto… quanta gente c’era… il carattere dolce che aveva faceva innamorare tutti. A proposito di amore… L’amore delle ragazze non gli è mai mancato. Lui è stato fidanzato per tanti anni prima di ammalarsi, poi la storia finì, ma anche dopo riusciva con il suo sorriso e i suoi modi a conquistare molti cuori… Prima stavo raccontando dell’episodio che avvenne quando era in terapia intensiva dopo il primo intervento. Quando si svegliò, l’infermiera gli chiese come si sentisse e lui, al solito rispose “tutto a posto”, ma per come pronunciò queste parole e per come la guardò, conquistò anche lei, che era abituata per il lavoro che fa, a vedere tanta gente e ad aiutare tanta gente in condizioni gravi come quelle di mio figlio. Ma con lui scattò qualcosa: da quel momento nacque un’amicizia profonda e finché Giovanni è stato con noi, lei non l’ha lasciato più, nonostante fossero passati quasi sette anni. Siamo rimasti in grande amicizia. Eppure, di casi così, chi lavora in terapia intensiva ne vede tanti.

Ne vede tanti e tra l’altro non deve lasciarsi coinvolgere emotivamente altrimenti il dolore diventa insostenibile… Infatti, e la vita diventa un inferno. Però con Giovanni è stato diverso: lei è stata colpita da lui e dal coraggio con cui affrontava la malattia. Come si chiama questa infermiera? Valentina. Ci vediamo ancora, nonostante Giovanni non ci sia più. lei mi ha detto “Noi verremo sempre a trovarvi, perché Giovanni è sempre presente”. Lei, tenente, è vicecomandante della Polizia Locale di Casoria. Pensa il suo ruolo pubblico abbia influito sull’enorme testimonianza d’affetto che la città ha tributato a Giovanni? Ho sentito tanto affetto. Ancora adesso, a distanza di più di un mese, tanta gente che ha saputo di lui, mi ferma per la strada… Giovanni era conosciuto quanto me, se non di più. Il giorno del funerale è stata una giornata bruttissima e piovosa e, nonostante ciò, c’era tantissima gente, molta di più di quella che mi aspettassi e questo non è dipeso dal mio ruolo, ma dalla sua notorietà e dall’affetto che tutti avevano per lui. Non mi sarei aspettato una cosa del genere. C’erano tante persone, tante.

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10 Non sapevo che mio figlio avesse attorno così tante persone che gli volevano bene. L’eredità più preziosa, il testimone più bello che si passa è lasciare oltre sé una lunga scia d’amore. Ancora oggi, a distanza di quasi due mesi, ci sono amici di Giovanni che vengono a passare l’intero pomeriggio a casa nostra… poi c’è un’altra cosa: tempo fa l’altro mio figlio, Salvatore, è andato a Cava dei Tirreni presso un’agenzia immobiliare e una delle ragazze che stava lì, sentendo che era casoriano, gli ha detto di essere molto triste perché aveva un carissimo amico a Casoria che era morto da poco… e quell’amico era proprio Giovanni. Questo non è un caso, è un segno… cogliamoli i segni, sono importanti. I segni ci dimostrano che non è finito tutto, ha solo cambiato forma. Per quanto sia difficile e doloroso da accettare.

Eh, infatti. È dolorosissimo. Però… bisogna andare avanti perché, secondo me, anche Giovanni non vuole che… Assolutamente! Giovanni vuole che lei, la mamma Annamaria, Salvatore, tutti quelli che lo hanno amato vadano avanti, vivano. Lui ha insegnato la vita e la morte non riesce a fermare la vita! Di solito, quando uno pensa alla morte pensa a qualcosa di dolorosissimo. Ed è dolorosissimo. Ma lui è arrivato alla morte senza neanche menzionarla una volta. È arrivato vivo. Soltanto pochi fortunati riescono a morire “vivi”. Lui non ci ha mai pensato. O forse ci ha anche pensato, ma ha accantonato il pensiero. L’ha accantonato pensando “Finché ho vita, me la mangio a morsi!” Sì, esatto. È questo è un altro grande insegnamento che lascia Giovanni. Tutti do-

vremmo vivere così: vivere “vivi”. Ed è l’augurio che io faccio a lei, ad Annamaria e a Salvatore: di vivere “vivi”, perché l’amore di Giovanni è la vostra forza. E il suo sorriso è il vostro sorriso. Il dolore si fa insostenibile e la voce di papà Luigi si incrina. Io non ho parole per confortarlo e, d’altro canto, anche se ci sono, le parole perdono il senso, perdono la voce, disperdendosi nel vento come un dente di leone in un prato di prima estate. E al vento stesso consegnandosi. Per arrivare lontano. Per portare il sorriso di Giovanni e tutto l’amore che è riuscito a prendere e a restituire nella sua breve, intensa vita, oltre l’orizzonte del visibile, mentre lui, come i grandi eroi della mitologia classica, compiuto il suo percorso troppo breve, ma così denso e intenso da valerne dieci ordinari, sorridendo, saluta con la mano e si allontana nella luce di un’alba senza tramonto.

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ANTONIO BOTTA PARROCCHIA S. MARCO ALL’OLMO IN AFRAGOLA: XXXII EDIZIONE DELLA “VIA CRUCIS” CON COSTUMI DELL’EPOCA

NEL DRAMMA DELLA PASSIONE DI CRISTO

L’azione cattolica “S. Domenico Savio”, della parrocchia S. Marco in Afragola, con il patrocinio del Comune di Afragola, nella persona del Sindaco Antonio Pan� none, ha organizzato, il 10 aprile scorso, Domenica delle Palme, la trentaduesima edizione della Via Crucis con costumi dell’epoca. Particolarmente soddisfatto il dinamico parroco don Peppino Delle Cave, il quale, al termine dell’evento religioso, ha rilasciato questa dichiarazione: “Sono molto grato al Signore per l’ottima riuscita di questa manifestazione, che, al di là del pur encomiabile aspetto folcloristico e di costume, ha offerto ai fedeli che vi hanno partecipato la possibilità di assistere al dramma della Passione di Cristo, rivivendo lo svolgersi dei fatti momento per momento con trepidazione e speranza, in un raccolto atteggiamento di meditazione e di preghiera”.Questa edizione è stata preparata dai ragazzi e dai giovani con ancora più attenzione, cura e impegno dopo due anni di sospensione per l’emergenza pandemica, poiché, come ha riferito la presidente dell’A. C. Carmela Mattinale, è stata considerata un’occasione propizia per riflettere, in questo periodo di smarrimento per la guerra nel cuore dell’Europa, sul mistero del dolore. Chi vi ha partecipato, ha meditato, infatti, sulla “follia d’amore” di Dio per tutti gli uomini, in particolare per coloro che sono schiacciati da tante croci, per chi subisce, in particolare, le atrocità dei conflitti armati in diverse zone del mondo, dove, come evidenzia di frequente Papa Francesco, si combatte la “terza guerra mondiale a pezzi”. La processione si è snodata lungo le strade del rione “Casuobico” (partenza da piazza S. Marco e prosecuzione per via Nunziatella, via P. Nenni, piazza Castello), attraversando, poi, C. so E. De Nicola, piazza Gianturco,

piazza Belvedere, C.so Garibaldi, via C. Battisti, viale S. Antonio, via Roma, per tornare, man mano, di nuovo nel quartiere S. Marco. Si è, così, accompagnato Gesù nella sua Passione, percorrendo con Lui il cammino verso la Croce (chiesa S. Marco vecchio) fino al momento della sepoltura, commemorata in piazza S. Marco. Tutto si è svolto, con ordinata e abile perizia, sotto l’aspetto scenografico. Gli attori, i figuranti si sono perfettamente immedesimati nella parte loro assegnata, riportando con la mente e con il cuore chi ha seguito l’itinerario del Signore al momento degli accadimenti avvenuti oltre duemila anni fa. Nelle varie stazioni, si è pregato e riflettuto sul senso della “via dolorosa” percorsa da Gesù fino al Golgota, ponendo in rilievo che se nel Getsemani il Figlio di Dio ha vissuto il dolore morale fino a “sudare sangue”, lungo il tragitto della Croce ha subìto la sofferenza fisica, sperimentando, dunque, tutto il male dell’uomo. Egli è, perciò, vicino a chi soffre nel corpo e nell’anima, rinnovando ogni giorno la Passione dovunque c’è una persona che si dibatte nelle malattie, nei tormenti, nelle

avversità della vita. Con quale disposizione d’animo i numerosi partecipanti al sacro rito hanno fatto ritorno alle loro case, dopo l’ascolto delle parole di Gesù prima della morte: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”? Se in Lui il dolore patito non ha generato odio, ma misericordia e immensa bontà, allora la fede in Cristo deve sconvolgere i nostri schemi mentali, angusti e limitati, per trasformare la nostra vita, curando le relazioni e i rapporti umani nello stile dell’amore reciproco e del perdono. Perché quando si perdona si ama e, quando si ama, la luce di Dio scende sugli uomini. Come è accaduto la mattina di Pasqua: la luce del Padre è scesa sul Figlio, facendolo risorgere dalla morte. Il parroco don Peppino Delle Cave e la presidente dell’A. C. Carmela Mattinale sono grati al Sindaco Pannone, all’Amministrazione comunale, alla Polizia Municipale e a tutti i volontari delle Associazioni civili e religiose che hanno contribuito all’ottima riuscita dell’Evento. “Un grande lavoro di squadra” hanno commentato “da soli si va più veloci, ma insieme si va più lontano”.


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12 CHIARA D’APONTE

ENZO RAMAGLIA: “RIMPIANGO I BEI TEMPI ANDATI MA SPERO CHE CASORIA POSSA FINALMENTE FARE IL SALTO DI QUALITÀ”

A distanza di qualche mese abbiamo avuto il piacere di intervistare nuovamente il Consigliere Enzo Ramaglia, casoriano DOC e profondo amante della sua terra. Questo numero di Casoria2 ��������� è ������� dedica� to alla città di Casoria. Lei è nato a Casoria, giusto? In quale zona e cosa ricorda della Casoria della sua infan� zia? Sì sono nato a Casoria, con precisione nel centro storico di fronte l’oreficeria Lamagna. Della Casoria della mia infanzia ho ricordi nitidi e precisi, forse è per questo che ho molti rimpianti per quell’epoca. Rimpiango i rapporti umani sinceri e la gente che ci viveva e che, purtroppo, oggi è scappata. Sicuramente la Casoria di oggi è ben diversa da quella del passato. Ma quali sono, a parer suo, le cose buone, le buone abitudini, le buone tradizioni che col tempo sono andate perdute? Il legame con le proprie radici, che una volta si sentiva forte, con gli anni è scemato e Casoria è diventata una città dormitorio. Questo fenomeno è in realtà iniziato dopo il tristemente celebre terremoto dell’Irpinia. E’ da allora che si assiste al continuo sorgere di nuovi fabbricati pronti ad accogliere famiglie che non hanno un legame affettivo con la città. Casoria non ha saputo salvaguardare le buone usanze e tradizioni, ne ha saputo crearne altre: siamo la cosiddetta “città dei santi”, ne abbiamo ben cinque, ma il grosso della popolazione pare alquanto indifferente alla cosa sia dal punto di vista meramente religioso sia per quanto riguarda le opportunità economiche e lavorative che il turismo religioso potrebbe portare in città. Casoria tutta soffre per cattiva viabilità, zero parcheggi, servizi inefficienti, ma la ciliegina sulla

torta è il degrado assoluto in cui versa il centro storico e questo lo dice uno che lo vive a trecentosessanta gradi avendoci un’attività storica. Sappiamo che dopo aver appoggiato la maggioranza del Sindaco Bene ora è membro dell’opposizione. Questa domanda in realtà gliel’ho già fatta la prima volta che l’ho intervistata, ma voglio riproporgliela: può spiegarci i motivi di questo passaggio? A distan� za di tempo dall’ultima volta che ci siamo sentiti è soddisfatto della sua scelta? Ho appoggiato convintamente la candidatura di Raffaele Bene così come convintamente ho deciso di passare all’opposizione. In un mondo in cui si fa la corsa a occupare la poltrona passare all’ opposizione è stato un gesto molto forte. Ho lasciato la maggioranza perché l’amministrazione ad un certo punto ha perso la bussola del programma e ha perseguito obiettivi diversi che al sottoscritto non sembrano essere necessari ne funzionali allo sviluppo di Casoria.

La fase storica che stiamo vivendo, pandemia e ora guerra, impongono a noi amministratori una sensibilità ancor maggiore verso chi ci ha onorato di rappresentarli. L’ unità e la condivisione, praticata e non solo predicata, devono essere un punto fermo per chi è chiamato a guidare una comunità, specie di questi tempi. Queste prerogative che l’amministrazione ha purtroppo perso mi fanno capire che ho fatto la scelta giusta. Questo non significa essere contrari a prescindere, laddove in questi ultimi due anni di amministrazione si proponessero atti per la crescita sociale ed economica della mia Cittá non farei mancare il mio contributo, come sempre ho fatto in ogni amministrazione cui ho preso parte. Cosa auspica per la Casoria del futu� ro? Per la Casoria di domani auspico che ci possa essere un piccolo salto di qualità anche grazie al nuovo piano urbanistico comunale che è in atto, che si pensi a creare, con forte volontà politica, aree verdi, aree di attività produttive green, di logistica, dando quindi opportunità di lavoro che scuoterebbe un’economia che versa in un coma profondo. Il punto forte di Casoria è quello di essere ben collegata con Napoli e Caserta grazie ad accessi autostradali, ferrovia ed aeroporto: sarebbe ora di sfruttare al meglio questo vantaggio. Per me questa è l’unica speranza che abbiamo per risollevarci ed è realizzabile, altro sarebbe solo un sogno e tale resterebbe... meglio restare con i piedi per terra. Vorrebbe inviare un augurio per que� sta Pasqua 2022 ai nostri lettori? Per la Santa Pasqua auguro a tutti la serenità che ogni essere umano merita di avere e che il Cristo Redentore tocchi il cuore di coloro che stanno seminando orrore facendo sì che regni la Pace.


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RITA GIAQUINTO

SALUTE & BENESSERE

VEDIAMOCI CHIARO: CON ROSSELLA, SERENA LEO E SONIA CRISCI

Gli occhi, uno dei cinque organi di senso deputati alla ricezione degli stimoli luminosi che, attraverso i centri nervosi, danno vita alle sensazioni visive, sono stati gli indiscussi protagonisti dell’ultima puntata di Salute & Benessere, con la copertina dal titolo “Occhi e Vista tra salute e benessere”. Sulla rete web NanoTV, la conduttrice e ideatrice del programma, Rossella Giaquinto, sempre più attenta nella scelta accurata dei temi da trattare, ha intervistato due autorevoli voci del settore: la Dott.ssa Serena Leo, specializzanda in Oculistica attualmente in formazione all’Ospedale Santobono di Napoli e Sonia Crisci, ortottista dalle notevoli capacità imprenditoriali nel mondo dell’ottica. Con la Leo e la Crisci, Rossella ci ha raccontato, nel suo piacevole salotto, dell’importanza di preservare gli occhi ed il benessere della vista per scongiurare la comparsa di disturbi che, lievi o gravi, possono compromettere le nostre abitudini. È bene, dunque, che, sin da piccoli, la visita oculistica diventi una sana consuetudine non solo per la cura ma, soprattutto, per il controllo e la prevenzione, come ci spiega molto chiaramente la Dott.ssa Leo, particolarmente grata a Rossella per questo incontro perché…: “Perché è molto importante parlare della vista e delle visite specialistiche oculistiche. Noi oculisti lavoriamo in stretta collaborazione con il pediatra di base e con i genitori per supportare i controlli non appena risulta necessario. In assenza di

particolari problematiche, il primo controllo va fatto intorno ai tre anni; dopodiché si continua in età prescolare tra i 5 e i 6 anni. In base agli esiti, si procede con le visite ogni sei mesi oppure ogni anno. Si fanno controlli più ravvicinati solo se necessario. La collaborazione con genitori e pediatri è molto importante: ci consente di correggere in tempo eventuali comportamenti viziati degli occhi”. La pandemia ha obbligato tutti, sia per restare in contatto con familiari ed amici che per necessità scolastiche e lavorative, ad un utilizzo eccessivo e sproporzionato dei vari dispositivi come cellulari, tablet, computer. Quanto ha influito sulla vista so� prattutto dei più giovani? – chiede Rossella alla Dott. ssa Leo: “Questi due anni non hanno aiutato per niente. Tanti i casi di diagnosi ritardata della miopia perché con l’uso dei dispositivi così ravvicinati, tanto i ragazzi quanto gli adulti, non si sono resi conto di avere difficoltà,

confortati dal fatto di vedere benissimo da vicino. Poi riprendendo la normalità, come il banale approccio con la patente o il semplice rientro a lavoro, a scuola con la lavagna, hanno riscontrato le prime difficoltà correndo dall’oculista dicendo di non vedere più nulla. Tutti, a partire dal bambino con la DAD, hanno avuto disturbi astenopici: mal di testa, prurito, lacrimazione. Sarebbe indicato sospendere l’uso dei dispositivi per un minuto ogni 20 minuti, rilassare gli occhi, guardare lontano, far riposare gli occhi. Sicuramente le lacrime artificiali possono lubrificare ed idratare gli occhi. Raccomando sempre di usare prodotti adeguati, acquistati in farmacia e sempre sotto stretto consiglio e controllo del proprio medico”. All’imprenditrice Sonia Crisci, che segue i suoi clienti mettendo a disposizione la sua esperienza da ortottista ma anche da esperta nel settore delle montature, Rossella chiede di spiegarci in che modo, soprattutto a seguito

della pandemia, le lenti si sono evolute: “Sono state tante le evoluzioni nel campo dell’ottica. Quest’ultimo periodo ha cambiato la vita di tutti, c’è stato un intensificarsi dei problemi oculari e di conseguenza anche le lenti sono cambiate. In sostanza sono due le scoperte a cui attualmente stiamo assistendo: la prima è la protezione verso la famosa luce blu, quella luce che noi non vediamo ma che comunque viene emanata da tutti i dispositivi elettronici. È molto importante utilizzare questo filtro che è già presente su tablet e cellulari ma, intensificando questa protezione con gli occhiali, forniamo agli occhi una difesa importante contro questi raggi che riescono ad arrivare fino alla parte posteriore dell’occhio danneggiandolo e creando danni molto seri. Sulle lenti è un filtro impercettibile, su alcune lenti può anche dare un piacevole colore alla lente, che si può eliminare se non piace. È un ottimo ausilio che aiuta nell’affaticamento


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14 oculare”. Ma è sulla seconda scoperta di cui ci parla Sonia Crisci su cui vorremmo attirare l’attenzione dei nostri lettori. Una scoperta innovativa, di alta tecnologia che, come la stessa Sonia ci racconta, può dare un supporto valido nelle miopie importanti: “Si tratta di lentine RGP a geometria inversa, che indossi la sera prima di andare a dormire e lavoreranno in modo che il giorno dopo puoi non mettere né lentine, né occhiali. Esistono già da tempo, il problema è che non sono così facili da prescrivere perché non tutti se ne occupano. Ci vogliono competenze specifiche che non tutti hanno e che noi stiamo cercando di ottenere. E ci stiamo riuscendo. Sicuramente va studiato caso per caso, perché è un discorso complesso, ci sono modifiche da apportare alle lenti, non sono per tutti, vanno considerati determinati parametri, lo spessore corniale e vari elementi più tecnici, ma io sono rimasta affascinata dall’effetto e dal risultato e ci

sto lavorando tantissimo per dare un’offerta sempre più completa e all’avanguardia ai miei clienti”. Clienti che Sonia è sempre prontissima ad accogliere nei suoi quattro negozi con il brand Officine Ottiche Group tra Caserta - Santa Maria a Vico; nei pressi di Piazza Vanvitelli; Marcianise – e Napoli, in via Piscicelli in zona Arenella. Tutti negozi facilmente raggiungibili, dove Sonia e il suo staff sono sempre disponibili per forni-

re tutte le loro competenze e dare supporto a chiunque ne avesse bisogno. Anche, e soprattutto, ai bambini, dove spesso la figura dell’ortottista diventa il primo step dopo il pediatra e quello che precede le visite specialistiche dall’oculista, con screening valutativi fondamentali nella prevenzione. Ma, con l’arrivo dell’estate, questo piacevole incontro non poteva concludersi senza ricordare la bellezza e l’importanza degli occhiali da

sole, che diventano sempre di più un accessorio fondamentale nella cura del nostro look. Sonia ci racconta che avremo un’estate variopinta, con montature innovative, molto colorate e fluorescenti in tutte le collezioni. Tra le novità spiccano il cappellino o il berretto con l’occhiale incorporato; la catenina colorata, particolarmente evidente, in vari materiali; i ciondoli molto originali e qualche occhiale con il led, particolari, dalle forme evidenti, abbastanza doppie; infine, forme strette adatte soprattutto per le nostre adolescenti. Ma per tutti, giovani e meno giovani, gli occhiali, sia da vista che da sole, che rappresentano un supporto, un aiuto, una protezione per i nostri occhi, stanno diventando con il tempo dei veri e propri gioielli tesi ad esaltare il carattere e la personalità di ciascuno di noi. E, in ogni caso, ad incorniciare quello specchio dell’anima, senz’altro la parte migliore di noi.


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CIRO TROISE

UNA SCONFITTA DI CAMPO MA IL NAPOLI NON SPENGA IL SACRO FUOCO

Contro la Fiorentina è stata una sconfitta di campo, il giudice supremo che contiene un po’ tutto: tattica, fisica, tecnica e psicologia. L’aspetto mentale rappresenta uno dei fattori (anche importante) ma che a Napoli abbiamo il vizio di eleggere ad unica e omnicomprensiva spiegazione. La Fiorentina è una delle squadre che gioca meglio nel nostro campionato, non a caso ha 23 punti in più di un anno fa e con l’organizzazione tattica ha retto anche al cospetto della partenza di Vlahovic. La media punti della Viola, infatti, nel girone di ritorno è cresciuta, la Fiorentina è in piena lotta per andare in Europa League e può ancora sognare il colpaccio a Torino nella semifinale di ritorno di Coppa Italia. Cosa vuol dire tutto ciò? Che giocare contro la Fiorentina non è semplice, per vincere serve una gran partita e il Napoli non l’ha fatta. Basta vedere anche il pareggio della Viola a San Siro contro l’Inter, con l’occasione sprecata da Ikonè all’ultimo minuto. Il Napoli è partito molto bene, nei primi venti minuti ha avuto quattro palle-gol nitide: il colpo di testa di Osimhen, il pallonetto di Insigne, il non-tiro di Fabian Ruiz e il gol in fuorigioco di Victor. Aveva il ritmo dalla propria parte e cercava di colpire la linea molto alta della Viola con il contro-movimento di Insigne a sinistra e la profondità di Osimhen. Le partite cambiano in un attimo, la Viola, quando riusciva a palleggiare, aveva già dato segnali di qualità ma dopo il gol di Nico Gonzalez, una splendida azione che nasce dalla costruzione dal basso, ha preso la partita in mano. L’assenza di Anguissa è stata sottovalutata, il centrocampista ex Fulham ha cambiato il Napoli due volte: prima ad inizio stagione e poi dopo la sconfitta contro il Milan, quando a Verona è rientrato in campo dal primo minuto. Dover rincorrere il palleggio degli altri con Fabian Ruiz (chiamato a gestire da qualche mese la pubalgia) e Zielinski non è semplice e, visto anche il pressing della Viola, il Napoli si è ostinato troppo spesso nella palla lunga per Osimhen. L’equilibrio è fondamentale, non è un caso che il Napoli, trascinato da Mertens, era riuscito anche a pareggiare ma poi si è sgretolato, pagando una lettura errata di Mario Rui, che ha rischiato l’anticipo su Nico Gonzalez andando a vuoto e una palla persa da Rrahmani per le reti di

Ikonè e Cabral. Osimhen poi con un gran gol ha riacceso la speranza ma il Napoli non ha avuto neanche la forza di essere pericoloso nel finale. Il Napoli da alcuni mesi non è più dominante, ha acquisito un’altra identità, da squadra matura, cinica, solida. In un campionato con la mediocrità al vertice, tutto ciò basta per essere in lotta per lo scudetto. Poteva essere sufficiente anche contro la Fiorentina perché il Napoli ha avuto comunque otto palle-gol nitide. La solidità negli ultimi mesi si è un po’ smarrita, il Napoli subisce gol da dieci partite tra campionato ed Europa League, la Fiorentina ha trovato la giornata perfetta facendo tre reti con quattro tiri in porta, praticamente quello che avevano fatto gli azzurri a Bergamo. Otto sconfitte stagionali in casa (di cui cinque in campionato) sono troppe, fotografano un malessere che ha varie ragioni. C’è una tendenza strutturale, il Napoli è un ibrido “osimheniano”, ha un’anima da possesso palla esasperato con i vari Koulibaly, Mario Rui, Insigne, Mertens, Zielinski, Petagna, Fabian Ruiz, Lobotka che deve fondersi in un compromesso di alto livello con i giocatori da profondità come Osimhen e Lozano. Spalletti è riuscito spesso a valorizzare quest’ibrido con l’abito camaleontico ma quando bisogna cambiare piano-partita costantemente c’è il rischio di farsi “incartare”, come accaduto contro il Milan e la Fiorentina. In casa si è chiamati di più a fare la partita e ciò può creare delle difficoltà, poi nei dati incide tanto il mese di dicembre con le tre sconfitte interne consecutive contro Atalanta, Empoli e Spezia in uno dei periodi di grande

emergenza. L’aspetto psicologico è una delle componenti, è evidente che ci sia più frenesia nelle scelte in casa, soprattutto con lo stadio pieno e la pressione del sogno scudetto. Le chances si riducono, l’Inter vista contro il Verona sembra proiettata a fare filotto, ha ritrovato le certezze dei momenti migliori ma non è finita. Il calcio è imprevedibile, questo campionato ha già dimostrato di cambiare più volte il proprio respiro. Sotto il profilo dell’equilibrio, siamo tornati indietro di dieci anni, quando la Juventus di Conte vinse il suo primo scudetto con 84 punti o l’anno prima con il Milan di Allegri campione d’Italia ad 82 punti. L’equilibrio a quei tempi era in vetta, il calcio italiano viveva ancora nell’illusione di dominare la scena. Stavolta, invece, la mediocrità nell’alta classifica è dilagante e l’unica risorsa è la crescita della base, con il campionato di Fiorentina, Torino, la conferma di realtà come Sassuolo, Verona e Spezia e il girone d’andata dell’Empoli. Il Napoli deve farsi trovare pronto, resettare la sconfitta come fece dopo quella contro il Milan e provarci, così si onorano i sogni nella stagione in cui è riuscito a creare un’empatia con la gente come dimostra il pubblico ritrovato allo stadio. Contro la Roma poi è fondamentale chiudere definitivamente i discorsi per la qualificazione in Champions League, non bisogna assolutamente rianimare le speranze giallorosse. Il Napoli non si permetta di spegnere il sacro fuoco, come hanno di fatto promesso Osimhen, Koulibaly e Insigne.


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16 ANGELO VOZZELLA

CASORIA È UNA CITTÀ DEMOCRATICA? L’AUTODETERMINAZIONE DEI POPOLI, DALLA GUERRA AI REGOLAMENTI COMUNALI

Si sente parlare spesso di ‘sovranità popolare’, soprattutto in questo periodo di guerra dove l’autodeterminazione del popolo ucraino è lesa da un’invasione esterna. Una fase storica, caratterizzata anche dalla gestione autoritaria dell’emergenza pandemica, che impone sempre più spesso decisioni calate dall’alto da parte dei governi, subite in modo sempre più passivo dalla popolazione. La sovranità popolare è citata fin dal primo articolo della carta costituzionale italiana, “la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Il concetto è che cariche istituzionali e scelte politiche siano, in maniera diretta o indiretta, soggette al consenso popolare. Uno dei mezzi per esercitare ‘il diritto a decidere’ è sicuramente il voto, ma con una società che cambia e con una dimensione sempre più sovranazionale della decisionalità, i meccanismi della partecipazione e del consenso vanno ora più che mai aggiornati. Avanza, nella legislazione europea e non solo, l’idea che nuovi strumenti di consultazione e partecipazione possano riscrivere gli equilibri e garantire alle comunità territoriali le adeguate forme di autonomia. Soprattutto dopo la modifica del titolo V della Costituzione del 2001, le collettività locali vengono riconosciute dallo Stato come aventi diritto e capacità effettiva di regolamentare ed amministrare, sotto la propria responsabilità, e a favore delle rispettive comunità, una parte

rilevante degli affari pubblici. Si parla di Comuni, Città Metropolitane e Regioni, ma il concetto si estende, secondo letture orientate, anche nuove forme di protagonismo popolare. Sebbene sia vecchia di trent’anni, la legge italiana 439/89 garantisce e promuove la partecipazione diretta del cittadino alla vita delle istituzioni locali. Il Comune di Casoria si è da poco adeguato, con l’approvazione di un regolamento attuativo ad hoc sugli “strumenti di partecipazione popolare”, votata dal consiglio comunale a fine dicembre ’19. “La partecipazione all’attività politica è un diritto inviolabile dei cittadini che deve essere esercitato senza distinzione”; “I cittadini, anche in forma associata, hanno diritto di presentare istanze, petizioni e proposte agli organi politici relative alla gestione ed amministrazione comunale, in base a quanto stabilito dallo statuto comunale”. Sono queste le prime enunciazioni di questo regolamento che, sebbene sia stato partorito dall’amministrazione Bene per adeguarsi ai tempi e alla ‘buona governance’ ormai sempre più consolidata in Italia, potrebbe diventare uno strumento utile, certamente non l’unico, per garantire la tanto acclamata “sovranità popolare”, per sancire una reale democrazia diretta in città. Quanto questo regolamento sia stato finora utilizzato da associazioni e abitanti e quali benefici abbia apportato finora alla vita democratica del Comune, questo sarà oggetto di inchiesta del nostro

giornale. Non sembra ci siano stati grandi campagne in città per pubblicizzare e per spingere la popolazione a sfruttare questi strumenti, quali forum, petizioni popolari, consulte, albo delle associazioni, comitati di scopo, referendum. Sembra piuttosto che gli ingranaggi di queste nuove istituzioni vadano meglio oleati, affinché i diritti sanciti dai regolamenti non restino carta morta, ma vivano nelle buone pratiche amministrative e nel supporto e nel riconoscimento delle istanze cittadine. L’autodeterminazione è l’atto con cui le persone si determinano secondo la propria legge, espressione della ‘libertà’ positiva e quindi della responsabilità e imputabilità di ogni loro volere e azione; questi principi alla base dalla libertà e della democrazia, vengono messi in discussione in ogni ambito della nostra vita, sul lavoro, sull’alimentazione, nelle scelte politiche locali e internazionali, come fare una guerra nonostante la gente non voglia, come imporre un governo tecnico che nessun ha votato, finanche eludere le istanze popolari tra i banchi autoreferenziali di un consiglio comunale. Questo ‘determinare dall’alto’ è un freno alla pace e alla vera democrazia: ciò che la storia adesso chiede alle Istituzioni come alle popolazioni è di decidere insieme, in maniera orizzontale e trasparente, di ben governare e di autogovernarsi per il benessere collettivo. Vedremo come il nostro territorio saprà rispondere a queste sfide vitali per il progresso e l’emancipazione dell’umanità.

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RUBRICA “L’AVVOCATO RISPONDE” DI MARIO SETOLA

Egregio avvocato, mi chiamo Marialuisa e scrivo da Caivano. I miei anziani genitori hanno sottoscritto un mandato a vendere un loro immobile ubicato nell’appennino marchigiano ad una agenzia del posto. Ho dovuto insistere non poco per fare rilasciare una copia di quanto firmato, ma quando finalmente ne sono venuta in possesso ho potuto constatare che il contenuto di tale mandato era, a mio parere, fortemente penalizzante nei confronti dei miei genitori. Uno degli aspetti che mi è parso più anomalo è stata l’entità della provvigione che su di un valore del bene di € 12.000 era di € 1.550 + IVA. Cosa mi potete dire al riguardo? Grazie per la risposta e complimenti per la rubrica. Gentile Marialuisa, innanzitutto grazie per avermi contattato e per i sempre graditi complimenti. Veda, con il suo quesito, mi offre lo spunto per toccare diversi aspetti della contrattualistica che regolamenta il rapporto tra utente e mediatore. Occorre innanzitutto precisare che il tipo di contratto in oggetto è un “incarico” a vendere e non un “mandato”, il mandato infatti presuppone un vincolo con una delle parti, mentre la caratteristica peculiare (ed il valore aggiunto, oserei aggiungere) del mediatore è l’indipendenza economica ed intellettuale, quindi l’obiettività di giudizio, dello stesso nei confronti delle parti. La modulistica utilizzata dai mediatori immobiliari regolarmente iscritti negli appositi ruoli presso le Camere di Commercio deve possedere alcuni requisiti essenziali, che sono riassunti nella normativa vigente a tutela dello svolgimento dell’attività di mediazione e deve essere depositata presso le Camere di Commercio stesse. Il primo requisito, che vale anche per le fasi che precedono la sottoscrizione di incarichi o di proposte di acquisto, è che venga evidenziato il nome ed il numero di iscrizione al ruolo sia dell’agente immobiliare che ha con-

dotto la trattativa che della eventuale società a cui faccia capo. Questo esperto è responsabile professionalmente della veridicità informazioni fornite nel corso della trattativa ed in caso di errore non doloso potrà risarcire l’eventuale danno provocato utilizzando la sua polizza assicurativa resa obbligatoria dalla legge. Vale la pena di ricordare che hanno diritto al pagamento della provvigione solamente coloro che sono regolarmente iscritti negli appositi ruoli (a Bologna sono liberamente consultabili nel sito internet della Camera di Commercio) e che per gli abusivi sono previste sanzioni economiche e penali. Deve inoltre venire rispettato il principio dell’equilibrio e della trasparenza contrattuale escludendo clausole palesemente vessatorie (che sono nulle) come ad esempio il tacito rinnovo alla scadenza o la mancanza di chiarezza nell’indicazione dell’entità delle provvigioni (il cosiddetto “supero”). Per ciò che concerne l’entità delle provvigioni, pur non essendo un tecnico della materia, onestamente anche a me pare evidente una certa sproporzione tra il valore dell’immobile e l’entità della provvigione stessa, ma debbo anche dire che nel suo caso mi sembra più o meno

congrua poichè il valore del bene è molto ridotto per una vendita immobiliare, mentre i costi di promozione, che immagino a carico dell’Agente immobiliare, sono elevati; E’ bene sempre e comunque tuttavia pattuire sempre per iscritto, come hanno fatto correttamente i suoi genitori, l’ammontare della provvigione. Non è commentabile né in alcun modo giustificabile invece la grave mancanza dell’Agenzia che non può rifiutarsi di consegnare la copia di un contratto già sottoscritto. Concludo, sperando di aver dato risposta esaustiva ai suoi dubbi, dandole un consiglio: in questi casi è bene seguire con attenzione le raccomandazioni delle Camere di Commercio e delle associazioni di categoria che hanno il diritto - dovere di garantire il corretto funzionamento del mercato. È bene affidare le proprie questioni a professionisti qualificati. Avv. Mario Setola – Civilista Esperto in Diritto di Famiglia Cardito (Na) Corso Cesare Battisti n. 145 Cell. 3382011387 Email: avvocato.mariosetola@libero.it

www.casoriadue.it


DOMENICA 17 APRILE 2022

18 MARIO SETOLA

A PROPOSITO DI NAPOLI ROMA, MI SBLOCCO UN RICORDO

Mi chiamo Mario Setola, sono un avvocato del foro di Napoli nord e tifosissimo del Napoli. Lo seguo sempre, fin dai tempi in cui, mano nella mano con mio padre assistevo alle magie del più grande di sempre, dalla Curva B. Dal momento che sono anche un giornalista, iscritto all’ordine dei pubblicisti, e collaboro per varie testate sportive, quasi sempre lo seguo dalla Tribuna Stampa del San Paolo (Oggi Maradona, ndr), onde poterne commentare le prestazioni. Quell’anno tuttavia (2014!), per qualche immotivato capriccio dell’Ufficio Stampa del Calcio Napoli, sono stato “costretto” a seguire qualche partita in Curva. Ci mancavo dai tempi di Maradona. Non vi nascondo un briciolo di disagio preconcetto. “Che ambiente sarà? – mi domandavo - ho sempre sentito cori inneggianti alla violenza ed all’antistato?!”. Ma la fede e la voglia di vedere l’azzurro sul rettangolo verde, era troppo più forte e ci sono andato. Proprio nelle partite di cartello contro ROMA e JUVE. Due grandi vittorie! Vittorie in campo e sugli spalti. Sapete cosa, infatti? Con mia piacevolissima e graditissima meraviglia, ho scoperto che la passione per il Napoli, per i colori, per la città superava di gran lunga i propositi quasi bellicosi dei (per la verità pochi) soliti imbecilli. Fin troppo “calcolati” e “chiacchierati”. Certo, in Curva non si ammirava la compostezza della tribuna, sia nei modi di fare che nei modi di dire. Ma sei allo stadio, non a teatro. E’stata un’esperienza bellissima. Tantissimi ragazzi con le fidanzate, papà con i bambini. Altro che covo di malavitosi o altro. Non voglio fare il moralista, è una cultura che non mi appartiene. Ho sempre, a mie spese detto quello che pensavo anche nelle situazioni più scomode. E lo farò anche adesso. La Curva, intesa nella sua stragrandissima maggioranza, è uno spettacolo di civiltà e sicurezza. Ma sentite cosa mi è capitato. Durante la partita contro la Roma, ad un certo punto notavo che la folta delegazione del tifo giallorosso inneggiava con astio evidente all’eruzione del Vesuvio, chiedendogli di lavare Napoli ed i napoletani con il fuoco. Molti di essi, sono entrati contemporaneamente, come un fiume affollando l’anello inferiore (come sem-

pre) del settore ospiti. Questa gente, fregandosene della partita – peraltro già iniziata da un po’ – non facevano altro che inveire contro la curva ed i napoletani. Guardavano la curva in cui ero accomodato, la A, toccandosi i genitali e facendo gesti schifosissimi. Gesti e cori più che ricambiati, per carità. Ma non riuscivo a soprassedere. Sono un ragazzo molto mite e sportivo. Chi mi conosce lo sa! Amo il calcio e lo pratico da quando avevo 6 anni. Ma quell’odio dichiarato di quei facinorosi giallorossi mi toccó molto. Troppo! Un odio che non poteva essere assolutamente legato solo ad una rivalità calcistica. Quasi senza pensarci mi lanciai nel mio primo coro che non fosse di incitamento agli azzurri. Lo cantai con veemenza ROMANO OHOH, BASTARDO OHOHOH, ROMANO BASTARDO SEI TU. Non me ne vergognavo, intonavo quelle parole rivolgendomi a quel gruppo di persone venute fino a casa mia, a casa nostra, per discriminarci ed offendere, noi e la nostra amata città. Noi e la nostra cultura partenopea. Non il Napoli che in classifica era dietro di loro. Questo non importava affatto, ma Napoli ed i napoletani. Il pallone era realtivo, era solo il pretesto. Quella sera, in particolare notavo un romanista, forse mio coetaneo che mi fissava e inveiva contro di me. Si esatto, guardava proprio me. Suggestione? Non credo. Chi è stato in Curva A, anche solo una volta, saprà che da quella posizione si vedono distintamente i tifosi ospiti. Ve lo assicuro, ce l’aveva proprio con me. A chiari gesti mi faceva

capire “ti taglio la gola, se ti incontro per strada ti accoltello!”. Rimanevo così. Basito. Vi confesso, anche un po’ impaurito. “Ma chist over fa? Ma che gli ho fatto?- mi chiedevo - ma chi cazzo lo conosce?”. Non vi nascondo che, sbagliando, mi veniva sempre più di accodarmi ai cori contro di loro. E allora vai con CHI NON SALTA GIALLOROSSO E’…. Erano irritanti. Non capivo tanto astio. Nettamente al di là di un risultato sportivo. E quindi non mi dissociavo dal ricambiare con cori (non con lancio di bombe e fumogeni) contro di loro. In ogni caso, finita la partita, e dopo una grande vittoria, tornai a casa felice e soddisfatto per averli battuti. “Con la Roma se ne parla il prossimo anno, capitolo chiuso – pensavo - ed il prossimo anno vinciamo noi lo scudetto”. Poi arrivó il giorno della finale di coppa Italia (Napoli – Fiorentina, ndr). Gli spari a viale Tor di Quinto. Ciro Esposito, giovane tifoso azzurro, in coma per essere stato colpito da un colpo di pistola. Io davanti alla TV ad assistere ad una partita surreale. Con la morte nel cuore. Con la speranza per Ciro, con una coppa Italia alzata al cielo ma senza poter festeggiare come avremmo meritato. Non con quel bagno di folla per le strade della città. Non con quella felicità che è rimasta “inesplosa”. Ad esplodere, purtroppo, fu quella pistola. Fu allora che ripensai all’immagine di quel tifoso giallorosso che – qualche mese prima - al San Paolo mi guardava in cagnesco. Mi tornarono alla mente quei momenti in cui mi urlava tutto il


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suo odio, e se avesse potuto mi avrebbe sbranato. Intanto per mano di uno di loro, Ciro (un ragazzo come me) poteva averci rimesso la vita. Questa cosa mi fece quasi odiare quella tifoseria, quei colori, quella gentaglia. Quei vili attentatori. Quasi non pensavo più al mio mite carattere tollerante e sportivo. “Ma questi sono pazzi davvero?- mi interrogavo - sono assassini. Altro che pallone. Girano armati e ti sparano solo perché hai un vessillo azzurro?”. Manco i nazisti sparavano a vista agli ebrei! Qualcosa non va. Vanno aiutati, qui il calcio non c’entra nulla. Ma, purtroppo, ripensavo a quel ragazzo che mi avrebbe tagliato la gola se fossi stato in mezzo a loro quella sera a Napoli e non riuscivo a non provare un odio profondo. Per chi mi disprezzava pur non conoscendomi per il sol fatto che incitavo gli azzurri. Per chi era disposto addirittura a spararmi per affermare la sua predominanza. L’apice lo si è raggiunto qualche giorno fa. Quando Ciro, nonostante avesse lotatto con tutte le sue forze per non lasciarci è volato in cielo, quando ai funerali le sciarpe coprivano la bara, non il dolore e la rabbia. Tante tifoserie gemellate nel dolore. Tutti, tranne i romanisti. Loro – come se non bastasse - inondavano i social con frasi del tipo “finalmente

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è morto il napoleCane” e simili. Credetemi, scrivo e piango, anche adesso. Ho una rabbia dentro che mi spaventa. Vorrei abbracciare forte la madre di Ciro e tutti i suoi amici. Avevo deciso, li odiavo con tutto me stesso. Erano riusciti a farsi odiare pure da me. Speravo potesse capitare anche a loro un dolore simile. Magari proprio a Napoli! Maledetti, tutti! Un desiderio deprecabile che ho portato con me fino al 1 luglio di quell’anno. Perché proprio quella data? Perché in quel giorno mi è successa una cosa. Quel 1 Luglio, forse ho trovato la mia vendetta. Era il giorno del concerto di Vasco Rossi a Roma, allo stadio Olimpico. Un evento. Amo Vasco ed ero lì, nella tribuna nord numerata e da poco il Blasco aveva dato il via allo show… ironia della sorte con un brano dal titolo “gli spari sopra”. Ma fuori dallo stadio, qualche ora prima, mi era successa una cosa stranissima. Mentre parcheggiavo, distratto, avevo tamponato una Fiat 500 Rossa con a bordo due coppie. Una macchina nuova! Cazzo, avrà avuto un mese di vita. “Proprio mo?! – imprecavo prima ancora di scendere dalla vettura - C’è il concerto, mo questo si incazza, mi fa perdere tempo, vuole che gli ripari l’auto per qualche graffietto che si è fatto”. Scende il tipo con fare da bul-

lo e dall’accento romano. “Mi hai sfasciato l’auto, ma dove guardi?”. Io, visibilmente dispiaciuto (avevo torto marcio) mi scusavo e con un sorriso gli facevo notare che la botta è stata più fragorosa del danno reale. Il tizio, tuttavia, senza ricambiare il sorriso mi chiedeva se stavo andando al concerto. Al mio Sì, guarda gli amici, stavolta sorride, mi dà una pacca sulla spalla e mi fa “nun te sta a prepccupà Napoli, n’amose a sentì Vasco và, che a machina ce pensa papà che fa er carrozziere!”. Mi sorprendo. “Che culo – dico tra me e me – è stato proprio gentile”. Prendo per mano la mia ragazza e ci incamminiamo tutti e sei verso lo stadio Olimpico da Ponte Milvio. Strada facendo, come per ogni copione che si rispetti, le ragazze si intrattengono a chiacchierare tra loro di cose di donne ed io ne approfitto per offrirgli una birra. Eravamo appena entrati nell’impianto. Al concerto mancavano 3 ore! Quindi, subito un›altra birra. La terza la offre lui a me. Sorridiamo e facciamo a gara a chi ha visto più concerti di Vasco. Lo batto di gran lunga. Io 12 lui 7. Appena fiuta che sono un avvocato mi dice ironico “Ora difennite che m’hai sfasciato a machina”. Insomma, avevamo trovato una piacevolissima compagnia. Quasi abbandonammo, sia noi che loro gli altri amici che si persero nei 60 mila vascolizzati. Tra risate e chiacchiere, Il discorso scivola inevitabilmente allo sport ed alla nazionale flop. Dalla sua camicia aperta scruto un lupacchiotto in oro e ne deduco che il tizio tifa giallorosso. Preferisco non aprire l’argomento. Ma lui non si trattiene e mi chiede “Che tifi Napoli? Beh nun potevi esse perfetto”. Sempre sorridendo. Ricambio la battuta non nascondendo un pizzico di irritazione affermando “se fossi stato perfetto, secondo te avrei chiacchierato con un romanista?”. Le birre ed una sintonia su troppe cose, le nostre fidanzate ormai già amiche, ci confidiamo che non siamo solo tifosi, ma che frequentiamo lo stadio. Lui anche in trasferta. Avrei voluto chiedergli mille cose, fare

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20 mille domande. Ma la musica e quella magica atmosfera conciliava solo il sorriso e la socializzazione. E’ scattato automatico l’abbraccio tra tutti e 4 quando Vasco ha intonato VIVERE…ed il mio pensiero è andato dritto a Ciro, morto forse per mano di un amico di questo ragazzo. Di questo ragazzo come me. Di questo ragazzo a cui, forse, un po’ voglio già bene. Metto da parte vergogna e dignità e scoppio in lacrime. Non lo avevo mai fatto. Mai davanti alla mia ragazza. Mai in pubblico. “Qualcosa nun va? – mi chiede visibilmente preoccupato e con lui le ragazze – “. Li tranquillizzo e gli confido che mi era venuto in mente Ciro Esposito e la morte assurda che aveva trovato. Neppure finisco di parlare ed il tizio, lasciandomi lì con la mia e la sua ragazza, scappa di corsa verso i bagni. Il mio stato di tristezza dato dal ricordo di Ciro, me ne fecero fregare di quel repentino allontanamento. Poi dopo un po’, tornò con tre birre. Le aprì e mi disse. Beviamo la nostra birra, la terza è per Ciro, che sta qui in mezzo a noi. E scoppiò a piangere lui…più di me. Lui a singhiozzi. Non poteva fingere, sarebbe stato da oscar. Piangeva sul serio. Teneva stretta la mano della fidanzata e singhiozzava. Poi mi abbracciò e mi disse, senza mai

più tornare sull’argomento “Noi amiamo la Roma, noi amiamo la Magica. Nun semo assassini. Ciro ce l’ho nel cuore, e chi non ce l’ha nun è romanista è una bestia”. Il concerto andava avanti, e quando insieme saltiamo sulle note di Rewind, il colpo di scena. Dopo averlo guardato più attentamente, mi rendo conto, udite udite, che era il tizio che voleva tagliarmi la testa al San Paolo (mi ha detto che era lì). Quello che mi guardava fisso e con un odio immotivato. Si proprio quello che abbracciavo mentre Vasco cantava Rewind. Non glie l’ho detto, mai. Ma è così strano?! Ci aveva appena invitati a casa sua a Fregene al mare e ci aveva detto che sarebbe venuto in vacanza a Sorrento ad Agosto. D’un tratto mi accesi una sigaretta, seduto per conto mio fingendo di smanettare col cellulare e pensavo. “Ma come cazzo è strana la vita? Io questo non lo odio. E come lui sai quanti non ne odierei? E Lui non odia me. Di certo non spera che il Vesuvio stermini me e la mia famiglia se eruttasse. Ma perché? Perché proprio a me? Perché se non ci fossimo incontrati avrebbe continuato ad odiarmi…ed io a lui?”. Da quel momento. Da pochi minuti, avevo smesso di odiare (non di condannare!!) chi va allo stadio ed into-

na certi cori. Ho capito che sono dettati da ideali estremizzati e che, come disse anche la mamma di Ciro dal pulpito, l’amore può sconfiggere la violenza. Certi odi tra tifoserie affondano le radici in dinamiche ai più sconosciute. Un giovane tifoso giallorosso, odia e canta contro Napoli (e viceversa) solo perché così fanno tutti. Poi magari, come è accaduto a me, nel corso della partita ti senti offeso e deriso e ricambi con cori ed offese. Parte tutto da lì. Poi magari, prendi singolarmente tutti i ragazzi delle curve, a loro insaputa li porti ad un concerto, e li vedi ubriacarsi insieme ed abbracciarsi per una passione, stavolta comune, come può essere l’eterno Vasco. In conclusione, Ciro Esposito per me (e spero per tutti), non è morto per caso. Ciro potrebbe davvero aprire le porte del rispetto e chiudere quelle della deficienza ottusa. Ciro da lassù ha fatto già il suo primo, piccolo miracolo. Ora sogno stadi festosi, che coincideranno col tricolore azzurro. Tanto gli assassini pagheranno per mano della giustizia. E come loro tutti quelli che interpretano questo meraviglioso sport solo come il pretesto per alimentare odio e discriminazione. NOI AMIAMO IL CALCIO! SEMPRE E COMUNQUE FORZA NAPOLI.

MARIA LUPICA

CONSIGLIERE COMUNALE DI OPPOSIZIONE NEL COMUNE DI CASORIA IL 26/05/2019, NATURALMENTE DOPO TRE ANNI LA SUA CITTADINA ADESSO NON È PIÙ QUELLA DI ALLORA

Dottor Palumbo, lei ha conseguito la laurea in comunicazione pubblica so� ciale e politica. Quale è l’obbiettivo fissato da lei come traguardo per non tradire la fiducia che le persone hanno riposto in lei? Il traguardo che mi sono prefissato non è solo uno, ma tanti. Tra questo uno dei miei obiettivi è migliorare sensibilmente la vita dei casoriani. Il mio lavoro in questi anni in Consiglio Comunale si è concentrato nel risolvere le problematiche che i cittadini mi hanno segnalato, lavorando anche sulle cose più banali, come ad esempio sulle zone della città in cui la spazzatura non veniva raccolta, buche, mancata potatura etc.. Dopo l’elezione del 2019 ho promesso a me stesso che avrei fatto di tutto per non tradire chi aveva riposto la fiducia in me, da quel momento non passa giorno che io ed i miei colleghi consiglieri del Movimento 5 Stelle non passiamo a

controllare gli atti prodotti ed a vigilare che tutto proceda come deve. Perché? Perché? Semplice, è la prima consi-

liatura per me, non sarò un “politico di professione”, svolgo il mio compito nella consapevolezza di voler provare a cambiare le cose, non solo nelle parole ma anche nei fatti. È riuscito a raggiungere l’obbiettivo che si è prefissato? Migliorare la vita dei casoriani non è facile data la condizione in cui versa la città, ma ogni problema sottoposto e risolto è un traguardo raggiunto per i motivi di cui le ho parlato prima. Come ha raggiunto questi obbiettivi? Come dicevo prima, Casoria ha molti problemi, non è semplice, il comune non ha dipendenti a sufficienza, questo di certo non aiuta a risolvere anche i più piccoli dei problemi, molte volte ho dovuto alzare la voce affinché ai cittadini venissero offerti i servizi che ogni comune mette a disposizione e che Casoria spesso non fornisce. Voglio sottolineare che questo naturalmente non è ricon-


DOMENICA 17 APRILE 2022 ducibile ai dipendenti (che sono troppo pochi) ma è riconducibile spesso a chi li organizza non in modo ottimale. Nonostante questo. Guarda con fidu� cia al futuro del territorio casoriano? Il futuro del nostro territorio di certo non può essere guardato con fiducia se dovesse esserci questa maggioranza. Sul piano umano nulla da eccepire ma politicamente non siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Il futuro in cui posso essere fiducioso è un futuro che passa da una netta distinzione da questo presente e quello che sarà il futuro. In molti, troppi, in questa amministrazione sono abituati a galleggiare, a pensare solo al loro futuro politico senza affrontare l’oggi e i suoi problemi. La maggioranza attualmente è formata da politici che pensano, spesso, solo ai vari giochi di potere, fingendo spesso “mal di pancia” solo per alzare il loro “prezzo politico”. Fino a quando ci saranno questi “giocatori di poker” purtroppo il futuro sarà sempre in declino. Bisogna guardare al futuro con delle persone che oggi lavorano guardando al domani da una prospettiva diversa , più vicina alle vere esigenze della città.

21 Dove e come si deve ancora agire per cambiare in meglio la situazione at� tuale? Badi bene che questo è sia un consiglio sia un monito per qualsiasi politico, eletto o no, che come lei vuole effettivamente migliorare le cose. Bisogna dirsi la verità, bisogna agire su tutto il sistema politico amministrativo locale per rifondarlo, un vero cambio generazionale per amministrare Casoria. Lei lamenta spesso la poca presenza dei componenti del Consiglio Comu� nale e non, perché? Beh, le sembra normale che le commissioni consiliari formate dai componenti di tutti i gruppi politici hanno un tasso di presenza, spesso, solo del numero legale (il numero che permette lo svolgimento della riunione)? Le pare normale che tutte queste persone, questi “politici” vogliono tutti “bene” alla città è poi non lavorano per essa? Le commissioni consiliari sono un importante luogo di confronto politico, spesso purtroppo non vengono convocate o quando vengono convocate vengono snobbate da diversi consiglieri. Molte volte mi domando, ma i cittadini sanno che le persone in cui

loro hanno riposto la loro fiducia sono assenteisti? Che spesso non lavorano per la città? Io se fossi in loro mi “incazzerei” di brutto, scusi la franchezza. Questo era quello che riguardava i colleghi consiglieri, per non parlare degli assessori, molti, anche se percepiscono uno stipendio dal nostro comune (al contrario dei consiglieri che percepiscono i gettoni di presenza) sono poco presenti, nei loro uffici non sono quasi mai presenti. Ogni giorno mi chiedo come si fa a lavorare per il bene del comune se si è assenti? Vi lascio con questa riflessione. Esaustivo. Adesso ci dica qualcosa sul futuro politico di Casoria. Penso sia troppo presto parlare di futuro politico, questa amministrazione ha ancora due anni di mandato, ci rifaremo questa domanda non appena si creeranno le condizioni per farlo. Spero solo che nel futuro ci siano attori politici in grado di mettere da parte i giochetti politici e di pensare realmente a Casoria, penso sia la cosa più bella che posso augurare alla nostra città e ai suoi cittadini. La ringrazio di aver voluto rilasciar� mi questa intervista, consigliere.

MARIA LUPICA

COME SE PARLASSERO DUE AMICHE Film “Sembra un tipo normale”. Questa è la frase che dice l’attrice kathy Bates, protagonista del film Mysery non deve morire, uscito nel 1990, durante una intervista quando le chiedono come ha fatto a calarsi cosi bene nella parte di una matta criminale. Per calarsi nella parte del personaggio che interpreta ha letto e riletto le interviste dei vicini di persone autori di delitti efferati e senza movente, tutti sono concordi che sembrano tipi assolutamente normali. Come se parlassero due amiche Su Questo argomento ho sostenuto diverse telefonate con una mia amica di Facebook che chiamo Gaetana per motivi di privacy, è una psichiatra che cura persone con disaggi mentali da ben quindici anni, le informazioni che mi ha dato sono la conseguenza di una normale telefonata tra amiche. Diagnosi Ancora non si è ben capito cosa faccia scattare quella molla che li porta a compiere atti efferati, ciò che lascia più

sgomenti è che sono di una furbizia diabolica. Arrivano a cogliere di sorpresa e addirittura ad avere ragione di “menti normali”, non si deve mai abbassare la guardia con loro. Non nascono così, non sono responsabili delle loro azioni, sono il risultato di una infanzia travagliata e talvolta violata, vissuta in famiglie malate socialmente, ma non lasciamoci in-

gannare da questo termine. Purtroppo questo tipo di famiglie si trova anche tra i più ambienti, dove si da più importanza al denaro che secondo loro compra tutto e tutti a scapito dei valori che effettivamente contano più nella vita. Tempo fa un caso eclatante nella Roma bene, dove il rampollo di una facoltosa famiglia ha letteralmente


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ristorante-bistrot partenopeo Via Indipendenza, 23 - 80026 Casoria (NA)

Menù di Pasqua Antipasti

L’affettato di Salumi tradizionali Il Casatiello Napoletano La Ricotta salata di Montella Le Uova sode al pepe I Bignè rustici La Mannola Romanesca ripiena

Primi a scelta

Ravioli con polpa di San Marzano e nevicata di parmigiano Minestra di erbette spontanee con muscolo di Bovino

Secondo

Il Capretto al forno con piselli al guanciale

Dolci

La Colomba Pasquale La Pastiera di grano La rottura dell’uovo di Cioccolato

Escluse Bevande € 35,00 a persona

Menù di Pasquetta Antipasti

Il Mazzetto di Fave I Carciofi fritti dorato La Frittatina di Asparagi Il Pinzimonio di Finocchi e Ravanelli Il Prosciutto Parmese con la Mozzarella

Primi a scelta

Crostata di Tagliatelle Gnocchi con Piselli e Guanciale

Secondo

Agnello alla Scottadito Carciofi e Patate al Forno

Dolci

La Colomba Pasquale La Pastiera di grano

Escluse Bevande € 30,00 a persona


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macellato la povera madre, in un modo talmente raccapricciante che non vi dico, nonostante lei avesse più volte invano lanciato gridi di allarme purtroppo rimasti inascoltati. Fobie Le paranoie che li caratterizzano non sono molte, tra le più diffuse troviamo la sindrome di Münchhausen: un disturbo psichiatrico che induce la persona affetta a fingersi una specie di malato immaginario all’unico scopo di mettersi al centro dell’attenzione. La sindrome di Bordeline: un disturbo di personalità caratterizzato da repentini sbalzi dell’umore, dall’euforia alla depressione più nera e viceversa, dettati soprattutto dalla fobia di essere abbandonati da tutti, amici e parenti, porta a comportamenti impulsivi, come sperperare denaro in maniera incontrollabile o ingozzarsi in modo compulsivo. Rarissime invece sono quelle da autentici psicopatici come bipolarismo che alterna stati di sub eccitamento o di euforia non normale a depressioni profonde o personalità multipla alla dottor Jekyll e mister Hyde, quest’ultima in particolare esagerata da film e media. Disturbi Accusano allucinazioni visive: ombre,

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cose, persone o altro e sonore: sussurri, rumori e voci, che gli suggeriscono o peggio gli ordinano di fare o non fare determinate cose. Sintomi di volta in volta dettati dal loro umore e dalle solitudine che li pervade. Conclusioni Fare la psichiatra più che un lavoro inadeguatamente retribuito/sottopagato, è una autentica missione. Per avere uno stipendio decente che dovrebbe essere la base, devono invece fare molti straordinari estenuanti e basati su tre turni: Mattutini, pomeridiani e notturni. Si opera a stretto contatto con persone gravemente malate e pericolose, che non sono tuttavia responsabili delle loro azioni, tentando di aiutarli a uscire dal quel tunnel di oscurantismo mentale. Il più delle volte sono sforzi totalmente inutili, solo il 30% dei casi trattati attraverso la terapia del problem solving portano a risultati soddisfacenti, il restante 70% purtroppo è condannato a passare da una clinica di sanità mentale all’altra, poiché la loro malattia non si può curare ma in certo senso bloccare/rallentare con un cocktail di medicine inibitorie, finché non lascia questa Valle di Lacrime. Anche se la loro categoria è tra quelle a rischio che possono andare in pensione

qualche anno prima delle altre categorie, le ferie che vengono loro accordate sono inadeguate, ne servono molto di più per riprendersi dallo stress e dalla pressione mentale a cui sono sottoposti. Ciò che più colpisce è che, per non rimanere troppo coinvolti emotivamente, chi cerca di riportare ad una vita più normale possibile, a proprie spese deve sottoporsi a sua volta a costose terapie presso altri psichiatri. Sarebbe più giusto che queste spese siano totalmente a carico del datore di lavoro. Le strutture preposte a curarli anche se all’avanguardia e molto funzionanti anche per terapie somministrate non sono numericamente sufficienti, ne abbisogno almeno il doppio, dovrebbe essere raddoppiato anche il personale medico e paramedico presente all’interno delle strutture di cura: Ci vorrebbero almeno due terapiste, quattro psichiatri, due infermieri e due assistenti socio sanitari. Anche se siamo felicemente lontano dai famigerati manicomi, ancora qualcosa non va, non vanno protetti solo persone che non sono più capaci di intendere e di volere, ma anche di chi tenta di restituire loro dignità. Inoltre non c’è possibilità di difesa contro un’eventuale e possibile esplosione di lucida follia da parte loro contro il personale presente, non possono essere presenti persone in divisa, perché a loro invise. Mentre nei centri di pronto soccorso sono giustamente presenti vigilantes privati e forse dell’ordine regolari. Molte cose dovrebbero essere cambiate o anche solo adeguate per legge, onde evitare che succeda l’irreparabile. Che, dopo che è accaduto ciò che mai sarebbe dovuto accadere, non si debba più dire “sembra un tipo normale”. Fonti: Intervista a kathy Bates, protagonista del film “Mysery non deve morire”.

www.casoriadue.it


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ELENA TORRE

INTERVISTA A MARIELLA NAVA L’8 aprile è uscito l’album Trialogo delle Cantautrici Rossana Casale, Grazia De Michele e Mariella Nava un album prezioso da scoprire ed ascoltare. E per approfondirne i temi ne parliamo con Mariella Nava. Tanti sono i temi che avete affrontato nell’album, cosa ha guidato la scelta dei brani? È nato tutto molto spontaneamente dalle nostre conversazioni, dai nostri pensieri, dalle nostre personali esperienze, da quello che abbiamo vissuto singolarmente, prima di incontrarci, ma anche durante questi tre anni in cui è accaduto davvero di tutto …! Da qui la voglia di metterci a scrivere insieme. Osservando l’attualità, le nostre speranze, le difficoltà ma anche cercando di interpretare i segnali di importante cambiamento che ci arrivavano da fuori, ed è stato per questo motivo che il primo brano composto si intitola proprio così: Segnali Universali. Un viaggio di tre donne con caratteristiche e sensibilità differenti. Cosa vi siete date reciprocamente e cosa avete fatto scivolare nell’album? Non è stato semplice fondere i nostri tre mondi, jazz, folk, pop, ma è stato un esperimento molto interessante farlo. Abbiamo imparato a sottrarre più che ad aggiungere, a rinunciare anche a cose

che ci nascevano e che sarebbero state belle, perché puoi immaginare quanto materiale musicale e di testo avessimo a disposizione alla fine di ogni brano. Ma tutto doveva coincidere come un comune denominatore, qualcosa che calzasse alla perfezione per tutte e tre noi, per i nostri stili e le nostre origini, oltre che per le nostre differenti storie artistiche. A volte, in questa rinuncia e nella decisione di fare a meno di una frase o di un passaggio musicale, o nello scegliere uno strumento di un arrangiamento più che un altro, o nel dover scegliere una

foto o una qualsiasi altra idea, ecco, lì veniva fuori il carattere più forte. Ma devo dire che ha sempre vinto il buon senso di tutte e tre alla fine. Rispettare tutto ma innovarci, ritrovarci ma sorprenderci. Nel disco ciascuna di voi ha scelto un brano di un’altra... tu cosa hai scelto e perché? Ho scelto “L’amore è un pericolo”, una canzone che mi aveva affascinata già quando Grazia l’aveva pubblicata in uno dei suoi primi album. Racconta bene cosa sia l’amore, soprattutto per noi donne. Sappiamo perfettamente che innamorarsi comporta grandi rischi, ma nonostante tutto, è complicato non seguire il richiamo di quella sirena. Dovremmo legarci agli alberi delle navi come fece Ulisse, ma anche quello non basterebbe per sempre. Prima o poi ci capita, ne subiamo il fascino ed opporsi è veramente complicato. Così ci affidiamo all’ amore. Lasciamo che ci coinvolga, che ci cambi le esistenze, è un ciclone vero che ci arriva addosso. Però bisogna riconoscere tutta la sua bellezza per non dover vivere mai di rimorsi. È una canzone che fa riflettere, perché amare richiede coraggio, lo stesso che si deve avere per ogni investimento, e oggi ne occorre moltissimo, più di sempre.

ANTONIO MARTINELLI

RECENSIONE DEL LIBRO “RICORDI” Poco tempo fa, nella nota rivista “CASORIA 2” diretta dal mio carissimo amico giornalista NANDO TROISE, ho letto di un avvenimento concernente la premiazione di talenti sportivi che, fra l’altro, hanno dato onore alla “nostra” città. Uno di questi uomini dello sport, e del calcio giocato in particolare, è stato ERNESTO MILANO, ex allenatore della squadra di calcio di Casoria negli anni ’60 del secolo scorso. Il prof. Milano, che ho conosciuto insieme ad un altro tecnico sportivo, FRANCO RUSSO, ha avuto il grande merito di incoraggiare giovani promesse del calcio come Peppe Russo, Luciano Vinci, Roberto Cielo e tanti altri oltre me. Così, ho pensato di far conoscere il mio scritto al pubblico Casoriano, attraverso tale prestigiosa rivista di Troise, perché in esso racconto la mia vita, partendo dall’infanzia ed arrivando ad oggi e dunque raccon-

Antonio Martinelli

R I C O R D I

EDIZIONI NAPOLI ARTE

tando anche, in piccola parte, quel mondo del calcio che fu. Come ogni ex ragazzo, vivo esperienze fatte di studi, ansie, sacrifici e gioie per la realizzazione di piccoli o grandi sogni. Racconto la mia crescita accanto a MAESTRI della cultura e della vita, fra i quali i campioni sportivi, prima dell’era “MARADONA” e di quelli virtuosi nel sociale, come Domenico Correra e Massimo Rastrelli, famosi Padri Gesuiti che hanno fatto la storia negli ultimi decenni. Racconto, pure, dell’incontro indimenticabile con Papa Francesco in Vaticano presso la sala “Clementina”. Nel libro cito, appena, la mia nonna paterna, GELSOMINA CORTESE, cugina del cardinale ALFONSO CASTALDO, indimenticabile Vescovo delle Diocesi di Napoli e Pozzuoli, nel secolo scorso. Ringrazio, sin d’ora, tutti i lettori che vorranno correggere o integrare le mie riflessioni.


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NASCE LA PRIMA MOSTRA “LA FABBRICA DI UN SOGNO” DI FATIMA TROTTA

Realizzata a quattro mani con l’arti� sta torinese Gianni Moramarco. Un viaggio in fondo ai tuoi occhi con� tiene una grafica a tiratura limitata realizzata a quattro mani da Gianni Moramarco e Fatima Trotta stampa� ta con tecnica serigrafica fine art gi� clée presso la stamperia Arti Grafiche della Torre per Edizioni Art Flux Arte Contemporanea in cento esemplari cosi numerati: da 1 / 100 a 100 / 100 in numeri arabi più alcune p.a. Ogni grafica firmata dagli autori ri� portata che rendono ogni esemplare un originale multiplo d’artista. “Oggi apro il mio primissimo vernissage - confida l’attrice Fatima Trotta - al Saccone Art Gallery alle ore 18 a Caserta e la mostra ci sarà fino al 30 aprile. “La fabbrica di un sogno” nasce dalla mia collaborazione con un grande artista torinese che ha avuto grande successo in tutta Italia e non solo, infatti ha riscosso ampi consensi anche in molte gallerie europee, sto parlando dell’artista Gianni Moramarco. Il nostro incontro risale a quando ero a Milano per motivi lavorativi, e per caso mi ritrovai in una galleria, innamorandomi a prima vista di una sua opera d’arte, così decisi di contattarlo privatamente e lui mi invitò a Biella ad una sua mostra personale. Da quell incontro è nata la nostra conoscenza mettendolo anche al corrente del mio passato d’artista (mi sono laureata all’accademia delle belle arti con indirizzo scenografia ). Da questo primo incontro abbiamo deciso di collaborare e di realizzare un lavoro a quattro mani. Dall’estate scorsa ad oggi abbiamo iniziato a lavorare a quest’idea “La fabbrica di un sogno” prendendo spunto, in realtà, dal musical che ho portato in scena insieme a Sal Da Vinci “ la fabbrica dei sogni” e dal personaggio che interpretavo nel musical: la dottoressa Paura che era molto simile a una delle protagoniste di Gianni Monamarco nelle sue opere cioè Harley Quinn che rappresentano dei personaggi “particolari” dalla doppia personalità con un viso angelico ma donne di grande carattere, che alla fine entrambe i personaggi mi assomigliano, mi rappresentano e così partendo da quest’idea abbiamo sviluppato questo lavoro a quattro

mani realizzando delle seriegrafie autografate da me e da Gianni. Mi auguro naturalmente che piacciano al pubblico . Il mio obiettivo, dopo questa mostra a Caserta, e quello di organizzare un mega evento a Napoli. Ora abbiamo iniziato un pò in sordina facendo questa sorta di esperimento a Caserta però il mio obbiettivo primario, come ti dicevo prima è quello di fare un mega evento, una grandissima mostra a Napoli per cui io e Marco, dobbiamo lavorare sodo, per realizzare altre opere. Mi auguro che al pubblico piaccia questa primissima mostra, anche se sono certa che sapranno apprezzarla anche perché Gianni è super innovativo nel suo campo e ha una grande profondità interiore che riesce a trasportarla anche nei suoi quadri . Vi aspetto alla mostra con grande affetto”. Bio: Fatima Trotta è nata a Napoli il 2 luglio 1986. Fin da piccola ha una forte passione per le arti in generale, tant’è che dopo il diploma, si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Napoli dove ottiene una laurea in Scenografia, specializzandosi nel settore teatrale. Comincia a lavorare nel mondo dello spettacolo. Il suo esordio in TV risale al 2005. Gianni Moramarco nato a Torino, è un creativo a tutto tondo, la cui biografia artistica si sviluppa nell’arco di tre lustri con un percorso eclettico e costante, ricco di successi creativi che vanno dall’architettura d’interni al fashion design ed alle arti visive. ln anni recenti Moramarco ha sviluppato con successo il versante espositivo con presenza in numerose gallerie europee e manifestazioni artistiche d’alto livello. Di recente è da

registrare la sua presenza alla 7a Biennale Internazionale d’Arte di Ferrara 2014. Le sue opere figurano in collezioni pubbliche e private. L’ispirazione di Gianni Moramarco sembra avere una vena “pop” che si tiene ben lontana da aridità concettuali. Talvolta surreale, talvolta molto concreto, i suoi quadri sono popolati da riferimenti chiari alla sua città d’origine i cui luoghi simbolici giocano con torri infuocate e forme addolcite ma deformate di valchirie spiate feticisticamente. Moramarco si muove all’interno di un meccanismo pittorico fatto di ironia, candore, artigianalità annullando le regole e i limiti della cornice dell’opera, invadendo i confini del quadro, come spinto da un impulso irrefrenabile a fugare la realtà reinterpretandola con il canone del suo linguaggio artistico. Le sue creazioni sono espressione dell’esuberanza dell’artista che agisce proiettando le proprie idiosincrasie sulla città, scomponendola nei suoi componenti basici per farla riemergere filtrata e adulterata da imprevedibili geometrie. Il “nuovo mondo” di Moramarco, si impone attraverso il colore che tiene separati ma al tempo stesso uniforma i pezzi del suo puzzle; Siamo trasportati in un arcipelago di isole inconciliabili con cui viene descritta una realtà frammentata, incerta, in crisi, i tagli sono come le crepe che dividono le zolle di un terreno arido cui solo l’intervento straniante del colore può ridare vita. ln tempi più recenti i soggetti delle opere di Gianni Moramarco si spostano su temi onirico kabbalistici, giocando con i numeri e le pieghe delle sue scomposizioni pittoriche. Questa nuova serie di quadri segna un ulteriore passo verso una rappresentazione astratta e simbolica delle cose in cui le nuove geografie astrali segnano traiettorie immaginarie ed eteree che interferiscono con il reticolo casuale dei tagli come fossero appoggiate su un foglio stropicciato. Assistiamo ad una inversione di ruoli tra i tagli e il soggetto che se prima potevano apparire come uno stratagemma per operare una fuga dal concreto presente ora lo ipostatizzano attraverso la materialità dell’opera è l’impronta artigianale dell’artista.


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MARCO CALAFIORE

NUOVA ORCHESTRA SCARLATTI “NAPOLI/VIENNA”, CONCERTO DI PRIMAVERA ALL’UNIVERSITÀ

Giovedì 21 aprile 2022 alle ore 19.00, al Galoppatoio Reale della Reggia di Portici, sito in Via Università, Portici (Napoli), la Nuova Orchestra Scarlatti terrà il concerto ‘Napoli/Vienna’, Concerto di Primavera all’Università. Con musiche di W. A. Mozart. G. Rossini, J. Strauss jr., F. P. Tosti e altri. Tenore Francesco Malapena. Direttore Pasquale Valerio. Dopo il caloroso successo di “ScarlattinJazz” del 10 marzo scorso a Monte Sant’Angelo, i “Concerti per Federico”, la rassegna musicale itinerante fra le sedi dell’Università Federico II, ideata e realizzata dalla Nuova Orchestra Scarlatti in partnership con il progetto F2Cultura dell’Ate-

neo federiciano, continuano con un nuovo appuntamento di grande richiamo: ’Napoli/ Vienna’, Concerto di Primavera all’Università, un brillante programma sinfonico e vocale spaziante da Mozart a Strauss, passando per Rossini e la grande canzone napole-

tana classica. Parteciperà al concerto il bravo e apprezzato tenore Francesco Malapena. La Nuova Orchestra Scarlatti sarà diretta da Pasquale Valerio, napoletano attivo oltreoceano alla testa della Villages Philharmonic Orchestra in Florida. L’elegantissima

location del Galoppatoio del Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli, da poco riportato agli antichi splendori, ammirato al suo tempo dall’imperatore Giuseppe II che lo prese a modello per l’analoga struttura annessa al castello austriaco di Schönbrunn, sarà la cornice ideale per un confronto tra due grandi capitali musicali: Napoli e Vienna. Il programma andrà dalla scintillante Ouverture delle Nozze di Figaro di Mozart al Rossini ‘napoletano’ del Barbiere di Siviglia, dell’Italiana in Algeri e della celebre Tarantella; da Polke e Valzer tra i più belli di Strauss a versioni sinfoniche di gemme della canzone classica partenopea.

MAYA REGGI - RAFFAELLA SPIZZICHINO

19a EDIZIONE MAGNA GRAECIA FILM FESTIVAL John Landis premiato con la Colonna d’Oro e protagonista di una masterclass per l’omaggio al suo cult-movie The Blues Brothers, in occasione dei 40 anni dalla scomparsa di John Belushi Sarà il regista statunitense John Landis uno degli ospiti d’onore della 19a edizione del Magna Graecia Film Festival che si tiene a Catanzaro dal 30 luglio al 6 agosto 2022. Landis sarà premiato al festival - ideato e diretto da Gianvito Casadonte - con la Colonna d’Oro alla Carriera, premio come di consueto realizzato da Michele Affidato e sarà protagonista di una masterclass aperta al pubblico, per raccontare la genesi dei suoi capolavori e per svelare tutti i segreti del suo cult-movie The Blues Brothers, cui il festival renderà omaggio con una proiezione speciale, in occasione dei 40 anni dalla scomparsa di John Belushi. Il regista, sceneggiatore e produttore di Chicago, classe 1950, nella sua lunga carriera ha navigato tra i generi, spaziando dalla commedia comica all’horror, talvolta unendo i due stili, come in Un lupo mannaro americano a Londra (1981). John Landis ha diretto autentici cult-movie della Storia del Cinema, da Animal House (1978) al citato The Blues Brothers (1980), da Una

poltrona per due (1983) a Il principe cerca moglie (1988), fino al suo ultimo film per il cinema, Ladri di cadaveri - Burke & Hare, datato 2010. Regista di videoclip per B.B. King e Paul McCartney, nel 1983 ne ha realizzato uno dei più famosi e costosi della storia, Thriller di Michael Jackson. Una carriera che ha spesso transitato – e sempre con successo – nelle serie televisive come Ai confini della realtà (1983) o in Masters of Horror, dove ha firmato l’episodio Leggenda assassina (2005). Il Magna Graecia Film Festival si svilupperà in otto giorni di proiezioni e incontri con anteprime nazionali e internazionali, masterclass d’eccezione, performance musicali e tanti ospiti che abbracceranno idealmente tutta la città, dal mare fino al centro storico del capoluogo calabrese. Il concorso dedicato alle Opere prime e seconde italiane presenterà alcuni dei lavori più apprezzati della stagione. Il Magna Graecia Film Festival aderisce anche alla rete dei festival sostenibili e plastic free - per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della tutela dell’ambiente, dei borghi e delle spiagge - sposando la campagna promossa da Agis e Italiafestival.


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LA LEGGENDA DI DRACULA

La leggenda di Dracula nell’ultimo avvincente fumetto della Phoenix Publishing. “Vlad – Una leggenda napoletana” al Comicon di Napoli dal 22 al 25 aprile 2022 È in arrivo “Vlad – Una leggenda napoletana”, un’altra strepitosa e avvincente opera editoriale della ormai nota Phoenix Publishing che negli ultimi anni si è distinta nel campo del graphic novel. Inserito come numero speciale all’interno della collana “Leggende napoletane”, filone in costante sold out assieme ai primi due numeri, alla Tombola e al Gioco da tavola, il fumetto si basa sulla leggendaria figura del Principe Vlad III di Valacchia, detto “Țepeș”, l’impalatore, dai più conosciuto come “Dracula” grazie a Bram Stoker che per elaborare il suo celebre romanzo si ispirò proprio a questo personaggio sanguinario ed enigmatico. Gli autori della sceneggiatura del suggestivo fumetto sono Emanuele Pellecchia, direttore editoriale della casa editrice, e lo scrittore Francesco Saverio Tisi, che lo hanno ideato assieme alla art director Luna Cecilia Kwok. Le tavole sono opera di Alessio Monaco. “Vlad” della Phoenix Publishing è qualcosa che va oltre la leggenda per concentrarsi sulle recenti indagini svolte dallo studioso Raffaello Glinni, il cui contributo scritto, assieme a quello di Paolo Barbuto giornalista del quotidiano Il Mattino, ha impreziosito l’opera. Queste testimonianze, che il lettore troverà al termine delle tavole, teorizzano una probabile presenza di Vlad a Napoli, e il ritrovamento di alcuni indizi sul monumento funebre presente nella chiesa di Santa Maria La Nova, dove le ricerche di Glinni hanno trovato qualche riscontro, potrebbero confermarlo. “Si presume che Dracula, ucciso e decapitato dai Turchi nel 1477, sia sepolto in un monastero in Romania” spiega Marco Perillo nell’introduzione. “Eppure, nel 1933 fu dimostrato che quella tomba è vuota. Ecco che si è fatta avanti l’ipotesi napoletana. Come? Grazie a una figlia segreta di Vlad, tale Maria Balsa,

portata nella città partenopea e affidata alle cure della corte aragonese”. Di grande suggestione l’intervento di Raffello Glinni di cui vi propongo un breve estratto: “Molto spesso mi viene chiesto come sono arrivato ad individuare la possibile presenza di Vlad III di Valacchia nel Sud Italia. Tutto è partito dal mio luogo natale, Acerenza in Lucania. Il primo a indagare sulla misteriosa principessa Maria Balsa, probabile figlia segreta del voivoda di Valacchia, fu un mio antenato, Giuseppe Glinni, docente all’Università Orientale di Napoli che visse nel 1700. Fu lui, che si occupava di genealogia, ad acquistare un libro stampato del 1666, che ho ritrovato alcuni anni fa”. Glinni, Barbuto e Perillo si sono incontrati a Santa Maria La Nova con uno staff tecnico col compito di esplorare, mediante una sonda, gli interni del presunto monumento funebre di Dracula. Il resoconto di tali operazioni è stato regolarmente pubblicato sul Mattino da Paolo Barbuto, che si è rivelato di importanza fondamentale nello svolgimento e nella diffusione delle suddette indagini nel complesso di Santa Maria La Nova. Vi metto a conoscenza di un passo tratto dal suo

contributo presente nella pubblicazione della Phoenix Publishing: “In una fredda mattina di fine inverno, davanti alla tomba viene piazzato lo strumento, un apparecchio che riesce a misurare la temperatura di ogni oggetto. Consentirà di scoprire se, e dove, sono i “vuoti” dietro al marmo: l’area vuota risulterà più fredda. Quell’esame servirà per capire in quale posizione dell’ampia area sepolcrale potrebbe essere stato sepolto un corpo. La termocamera s’accende, scopre subito un dettaglio che tuttora mi mette i brividi: c’è un punto del marmo tombale, preciso e ben squadrato, che emette un calore inspiegabile. Non c’è possibilità d’errore”. Nonostante la segnalazione del calore, la microcamera non darà soddisfazioni sull’esistenza di un corpo all’interno del sepolcro, poiché non ne inquadra alcuna presenza. Tuttavia, il lavoro mette in luce dei particolari che al momento sono oggetto di studio. Ma veniamo agli autori. Emanuele Pellecchia e Francesco Saverio Tisi, perché “Vlad”? “Perché avevamo desiderio di divulgare una leggenda di recente scoperta, basata su una ricerca tuttora in corso, che offre moltissimi interrogativi sulla storia di un personaggio tenuto sempre “in vita” dalla letteratura, che si fonde all’immaginario collettivo e che per un tiro della sorte, si è trovato legato alla città Partenopea”. In che modo lo avete approfondito e qual è la storia che leggeremo? “Abbiamo fatto domande, ci siamo documentati e abbiamo voluto approfondire il personaggio storico che è alla base dell’ispirazione letteraria di Stoker. Considerato eroe nazionale in madre patria ma che termina, o “inizia”, il suo cammino nella nostra amata città. Per quanto riguarda ciò che leggerete, non vogliamo anticipare null’altro per non privarvi del gusto della scoperta”. Dove è ambientata? “Effettueremo, attraverso le pagine dell’albo, un percorso che parte dai Carpazi fino a giungere alle pendici del


DOMENICA 17 APRILE 2022 Vesuvio. Come era arrivato fino a qui il temuto principe di Valacchia? Il nostro viaggio parte dalla fortezza di Poienari, della quale non è sopravvissuta che qualche rovina e quindi illustrata seguendo la tradizione letteraria. Transita ad Acerenza e Costantinopoli, passando per i monasteri di Snagov e Comana fino a giungere nella città di Napoli”. Che tipologia di struttura avete volu� to? “Il libro è stato concepito in una forma editoriale assolutamente innovativa. Abbiamo voluto, in un volume speciale della saga di “Leggende Napoletane”, fondere la struttura narrativa tipica del graphic novel con quella del romanzo didascalico, aggiungendo un tocco cinematografico per rendere l’esperien-

29 za quanto più suggestiva ed immersiva possibile”. Nel fumetto, attraverso le tavole spiazzanti per il loro realismo, si compie un viaggio tra le terre della Romania fino a giungere misteriosamente sul suolo napoletano. Il volume è corredato di un codice QR collegato a un breve video che introduce alla storia narrata. Possibile ordinare le copie del volume in prevendita al sito della casa editrice; si potrà inoltre trovare a breve sui siti online e in libreria, nonché dal 22 al 25 aprile 2022 in occasione della Fiera internazionale del fumetto e del gioco, “Comicon”, nei locali della Mostra d’Oltremare di Napoli, presso il padiglione 2, stand 18 in straordinaria offerta lancio.

FABRIZIO KÜHNE

CALA IL SIPARIO SUL 35° SALONE NAUTICO NAVIGARE La manifestazione, caratterizzata dal cattivo tempo nella fase finale, ha raccolto consensi del pubblico per le prove in mare. Appuntamento autunnale fissato dal 12 al 20 novembre. Conclusa la 35esima edizione del salone nautico Navigare, organizzato dall’Associazione Filiera Italiana della Nautica presieduta da Gennaro Amato, ed è tempo di bilanci. Nonostante la soddisfazione degli utenti di poter provare in mare le imbarcazioni dei sogni, punto di forza dell’evento, la kermesse ha subito le avverse condizioni meteo che ne hanno limitato il successo. Il difficile periodo storico, funestato dalla guerra in Ucraina con le conseguenti ripercussioni sui valori economici mondiali, e l’aumento delle materie prime e di produzione, sono solo alcuni dei motivi che hanno determinato una partecipazione ridotta dei cantieri alla manifestazione. L’ottimo stato di salute della nautica, dal punto di vista produttivo, ha fatto sì che molti produttori avessero

portafoglio ordini sold out per quest’anno, anche in virtù degli ottimi affari conclusi al salone internazionale di Bologna a fine 2021 e l’entusiasmo del Nauticsud ad inizio anno 2022. In foto il presidente di AFINA - Associazione Filiera Italiana della Nautica - Gennaro Amato “Esiste un effetto sold out e difficoltà di approvvigionamenti, che sono infatti alcuni aspetti da tenere presente – spiega Gennaro Amato, numero uno di Afina –, però non dimentichiamo la questione porti ed ormeggi. Le aziende produttrici della media e piccola nautica, quella

tra i 5 e 16 metri, cominciano ad accusare la problematica tanto che molti potenziali acquirenti, ed in Campania la maggior parte, chiedono garanzie ai produttori e rivenditori, in fase di scelta dell’imbarcazione, di poter avere un ormeggio garantito. Questo fattore sta iniziando a limitare il mercato e di conseguenza le adesioni alle esposizioni da parte dei cantieri, un volano che rischia di fermare il comparto”. Ad ogni modo in casa Afina si ragiona anche sulle contromosse e soprattutto sull’ottimizzazione del calendario fieristico per il 2022/2023, come conferma il presidente

Amato: “Se da un lato stiamo percorrendo un quinquennio positivo per l’intera nautica italiana, dall’altro non possiamo non analizzare ed affrontare le problematiche del settore. La filiera ha bisogno di garanzie istituzionali, dal punto di vista delle strutture di accoglienze per il diportismo, per non perdere primati conquistati con anni di lavoro. In merito ai saloni nautici la nostra organizzazione sta valutando una riduzione del calendario con una sola edizione del Salone Nautico Internazionale di Napoli Navigare, programmato nel 2022 dal 12 al 20 novembre, e che si svolgerà a Mergellina sul molo Luise. Altro appuntamento napoletano resta quello del Nauticsud, a febbraio 2023 dall’11 al 19, grazie al nuovo accordo con la Mostra d’Oltremare. Ma prima ci sarà il Salone Nautico Internazionale di Bologna (15-23 ottobre) che avrà un ruolo nazionale importante poiché sarà sede di confronti istituzionali sul mondo della nautica”.


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GIUSEPPE NAPPA

LA MIA VITA UNA STORIA INFINITA… POESIE DELLA VITA QUESTO È IL NUOVO LIBRO DELLA POETESSA TINA PICCOLO

Sicuramente la vita della Piccolo è una storia infinita senza tempo, una grande lavoratrice tra scuola, casa, cultura. Chi è che non conosce la poetessa Tina Piccolo? Lei che ha dedicato tutta la sua vita per l’arte e la cultura, da oltre quarant’anni. Tina Piccolo è definita da Enti, Accademie e Associazioni “Ambasciatrice della poesia nel mondo” titolo di onorificenza meritato pienamente per tutto ciò che la poetessa ha fatto nel mondo della cultura e dello spettacolo. Un titolo datogli dapprima dall’Accademia “Francesco Petrarca” a Viterbo, successivamente ripreso dall’Associazione “I nuovi angeli” del Dott.Saverio e Imma Gatto, dal Circolo Culturale e Letterario “la Contea” del Dott. Luciano Schifone, dall’Accademia Internazionale Partenopea Federico II di Napoli presieduta dal Cav. Domenico Cannone, dall’Accademia Internazionale Vesuviana del Cav. Gianni Ianuale. Un titolo ripreso per onorificenza e merito che toccava alla Piccolo. Lei è detentrice anche di innumerevoli premi letterari e artistici. Ha istituito l’associazione, regolarmente registrata, il Salotto Artistico Culturale e Multimediale Tina Piccolo dove da anni vengono anche attribuiti medaglioni e riconoscimenti ad illustri personaggi di ogni settore. Prima il Salotto girava tanto di comune in comune nelle più prestigiose Sale portando il suo spettacolo artistico e culturale. Da qualche anno è tornato nella sua condizione “originale” nel salone dove la poetessa custodisce premi e libri. Il Salotto ormai da anni è condotto dal giornalista Giuseppe Nappa, direttore

responsabile del quotidiano online Occhio All’Artista Magazine con la regia del cantante Lele Manna, specializzato anche in supporto tecnico musicale dei vari artisti. Non solo la poetessa è anche ideatrice e fondatrice del famoso Premio Internazionale Città di Pomigliano D’Arco arrivato alla sua ventottesima edizione e si spera tanto di fare la ventinovesima, perchè arrivavano artisti da ogni paese europeo per ritirare il prestigioso riconoscimento, volti noti della cultura, del teatro, del cinema, del giornalismo. Siamo al trentanovesimo libro pubblicato dalla nostra poetessa “La mia vita una storia infinita… poesie della vita”. Un libro molto bello che contiene tante immagini fotografiche a colori dei momenti più belli privati e artistici della nostra poetessa, non solo anche i momenti più belli del suo salotto Artistico Culturale, momenti di grande gioia e

condivisione, raggruppa poi anche poesie meravigliose della nostra poetessa che hanno tanti temi come l’amore, la malinconia, la tristezza, il Covid, i figli, la famiglia. Il libro ha una copertina rossa con la foto della poetessa. La copertina rossa richiama la non violenza sulle donne è l’amore stesso che non si dona solo nei giorni del Natale, ma sempre ogni giorno della vita. La prefazione è del Cav. Gianni Ianuale (premio della cultura consiglio dei ministri), la premessa di Carmine Iossa (Dott. in criminologia e filosofia) e l’introduzione dell’Avv. Giuseppe Diana (critico e scrittore). Inoltre contiene anche dei contenuti che parlano della poetessa, scritti dal giornalista Giuseppe Nappa, dell’attore Adamo Salene, dal fotoreporter e regista Davide Guida e tanti altri. L’autrice dedica questo libro: “a quanti mi hanno conosciuto, ammirata è voluta bene”, ai critici e personaggi dello spettacolo, del giornalismo e delle attività sociali che mi hanno onorato durante gli incontri tra premi, convegni e salotto”. Conclude: “L’umanità ha bisogno di vivere la poesia e l’arte come salmi e preghiere che rafforzano lo spirito fino ad illuminare l’anima e soprattutto la vita”. Infine mi preme ricordare che è il quarto libro che nasce in questi due anni di completa oscurità, anche il salotto va avanti nonostante questo brutto periodo. I libri della poetessa potete trovarli ovunque, oppure ordinarli tramite facebook contattando la regia Lele Manna che ve li farà arrivare comodamente a casa vostra.

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LE NEOMELODICHE: GRANDE SUCCESSO AL PALAPARTENOPE PER IL LORO PRIMO CONCERTO

Un evento in barba agli ha� ters della musica neomelo� dica. Sono tornate finalmente sul grande palcoscenico del teatro Palapartenope di Napoli tre cantanti neomelodiche molto apprezzate lungo tutto lo stivale: Nancy Coppola, Stefania Lay e Giusy Attanasio. L’11 aprile le tre giovani e carismatiche artiste hanno animato un concerto dal titolo sicuramente provocatorio: “Le Neomelodiche”. “Desideriamo ringraziare tutti i nostri fan e il calorosissimo pubblico che ha cantato e si è divertito con noi durante la serata – dichiarano Nancy, Stefania e Giusy -. Il nostro è stato l’unico e primo evento post pandemia che ha registrato un sold out autentico. Stiamo già pensando a nuovi progetti . Rispondiamo ai mittenti degli insulti,

alle offese e agli attacchi gratuiti che ci arrivano da un ristrettissimo gruppo di addetti ai lavori con i fatti. Il nostro progetto è una chiara dimostrazione di quanto il mondo musicale napoletano sia più vivo che mai. Il nostro concerto, anziché criticato, dovrebbe solamente fare da apripista a tanti altri eventi, dando la giusta cari-

ca agli addetti ai lavori per fare un’unica cosa: mettersi a lavoro e sognare come da cinque mesi a questa parte ha fatto tutto lo staff di questo progetto che proprio grazie al duro lavoro è diventato realtà, raccogliendo migliaia di consensi”. “Il nostro concerto è stato una provocazione contro lo stereotipo che associa la mu-

sica neomelodica al trash, ed un tentativo di coinvolgimento di quei napoletani – anche colleghi – che oggi prendono le distanze da questo genere, ovvero gli haters della musica neomelodica”, spiegano le tre artiste. In quanto alla ormai vecchia polemica con Nino D’Angelo, le tre giovani cantanti hanno già chiarito il tutto confermando ancora una volta l’immensa stima per il Maestro Nino D’Angelo, che resta un “numero uno”. “Ringraziamo con un immenso abbraccio tutti coloro che stanno gioendo con e per noi di questo meraviglioso successo”, concludono le Neomelodiche, che hanno voluto salutare il pubblico del Palapartenope in compagnia dei loro figli, che sono saliti sul palcoscenico nella parte finale del concerto.

www.casoriadue.it RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA VINCENZO D’ANNA* La Polizia Locale del Comune di Casoria nonostante le ben note difficoltà di carenza di organico, ha posto tra le sue priorità la questione del controllo dei posti riservati ai disabili. Nel trimestre gennaio - marzo 2022 sono stati effettuati molteplici controlli a campione su tutti i posti H, presenti sul territorio che hanno fatto scaturire 24 verbali per occupazione non consentita dei posti riservati a persone con disabilità con contravvenzioni per oltre 3 mila euro, ed oltre 80% delle contravvenzioni sono state per ora regolarmente pagate. Con la Commissione Politiche Sociali e l’assessorato alle Politiche Sociali si è deciso di porre questo tema centrale rispetto alle attività da mettere in campo, compatibilmente con le tante altre attività giornaliere da svolgere. Nelle prossime settimane la Commissione Politiche Sociali provvederà anche ad organizzare un incontro pubblico di confronto sul tema disabilità e lavoro. Intanto l’assessorato alle

Politiche Sociali insieme alla Polizia Locale sta intensificando i rapporti con l’Asl per una revisione reale dei permessi di sosta rilasciati ai diversamente abili di Casoria. La consulta della disabilità è nel frattempo impegnata, su proposta del presidente della commissione politiche sociali, ad una valutazione della qualità dei servizi resi dalle cooperative sociali affidatari dei servizi dell’ente. L’assessorato alla Polizia Locale con l’assessorato alle Politiche Sociali sono attivi anche per un’iniziativa che prevede l’impegno dei percettori del reddito di cittadinanza quali assistenti civici per il controllo anche dei posti H e scivoli stradali per disabili. E’ evidente che nonostante le tantissime difficoltà, certamente il tema della disabilità è oggi, a differenza del passato, un tema a cui questa amministrazione tiene particolarmente. *Assessore Sicurezza e Mobilità


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GAIA MOSCHETTI

FASHION BOOK SHOP FIRENZE, LA LIBRERIA SPECIALIZZATA IN MODA E DESIGN

A Firenze in Via il Prato 7/r esiste una libreria specializzata in moda e design, che per chi è amante della moda, in questo caso la sottoscritta, ha trovato questo posto alquanto geniale, magico e soprattutto ricco di storia. Ho avuto modo di intervistare Massimiliano Golini Sales Account and Media che ci parlerà di come nasce questo Fashion Room Shop. Fashion Room Firenze nasce nel 1993 da un idea della famiglia Ricci, con sedi a Firenze (zona centrale, vicino al Polimoda) e a Prato (nel distretto tessile del Macrolotto), come supporto di creativi e studenti nella ricerca di ispirazioni e nuove tendenze. La nostra proposta include le più importanti riviste di moda, indipendenti e internazionali, i quaderni di tendenza tra i più prestigiosi con le anticipazioni dei trend con 18/24 mesi di anticipo, libri d’ispirazione - monografici, tessuti, natura - e tutta la gamma dei prodotti Pantone per la catalogazione e comunicazione del colore. Un altra caratteristica di Fashion Room è la presenza nelle principali manifestazioni fieristiche del settore moda della Toscana come Pitti (Pitti Uomo, Pitti Bimbo, Pitti Filati) e Pitti Fragranze per il mondo dei profumi che permettono

alle nostre librerie di avere un taglio internazionale. Il team di 9 persone lavora su più livelli seguendo le aziende, sostenendo le scuole di design e moda della Toscana, anche con workshop specifici, proponendo una forte presenza sui principali social media (Instagram, Facebook, Pinterest, Youtube e, da pochi mesi, TikTok) e sul blog www.fashionroom. it. Completa il mondo di Fashion Room lo shop online www.fashionroomshop. com che apre una vetrina dei nostri pro-

dotti sul mondo. Di recente ho avuto l’opportunità di partecipare alla presentazione di un libro che ha visto la partecipazione di persone del settore e curiosi, un vero e proprio evento un “book launch party” con tanto di aperitivo e musica by Marco Chirico. La presentazione in libreria di libri e riviste e le mostre fotografiche o di pittura sono una costante insita nel nostro DNA. Negli anni passati abbiamo ospitato, sia nello spazio di Prato che in quello di Firenze, autori di libri per book signing, nuovi stilisti con le loro creazioni, fotografi e artisti con le loro mostre. In questa ottica la collaborazione con Joys magazine per il lancio del numero X è stato uno dei progetti più riusciti insieme a quello di Loom-Est qualche anno fa - per partecipazione e coinvolgimento di pubblico. L’editrice Gili Biegun ci ha proposto questo progetto e noi siamo stati entusiasti di supportare il suo lavoro perchè presentava un pensiero molto vicino al nostro (sostenibilità, riciclo ed anche una ricerca fotografica analogica). In questo progetto sono stati coinvolti i ragazzi di Kaisey Archive per la musica e la grafica video e del Ristoro dell’Arte per il food.


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Direttore Responsabile: Ferdinando Troise

WEB: C&C CENTRO STAMPE SRL - CASORIA Questo numero è stato chiuso il 14 aprile 2022 Direzione, Redazione, Amministrazione e Pubblicità Via Pietro Casilli, 26 - 80026 Casoria (NA) - Tel. /Fax 08113086022 email: casoriadue@libero. it

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