DOMENICA 24 APRILE 2022
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Settimanale di Informazione
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ANNO XXII - N° 17 - DOMENICA 24 APRILE 2022
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ANTONIO BOTTA NEL PROGRAMMA GIORNALISTICO POLIS NOSTRUM, IN ONDA SU NANO TV, CERBONE E TROISE COMMENTANO IL REPORTAGE IN POLONIA
VIAGGIO AL FRONTE
Nel programma giornalistico Polis Nostrum, condotto dal Direttore di Nano TV Maurizio Cerbone, si è commentato il reportage, effettuato dal 9 al 15 aprile, dello stesso Cerbone in Polonia, il quale, dopo averla percorsa “in lungo e in largo” é giunto ai confini con l’Ucraina, dove ha assistito al passaggio della frontiera di una moltitudine di profughi ucraini accolti in un campo di accoglienza e da lì smistati in diverse città polacche, tra cui Varsavia e Cracovia. Il Direttore di Casoriadue Nando Troise, in collegamento audio con lo studio, interpellato dal Conduttore sull’eventualità di un intervento diretto dell’Europa nel con� flitto tra la Russia e l’Ucraina, ha chiaramente detto che non se lo augura e nemmeno vuole che accada per la catastrofe che provocherebbe, anche se, ha aggiunto, “non mi fido affatto degli Stati Uniti d’America per le bugie diffuse nei vari conflitti, a cominciare dallo sterminio dei pellerossa fino all’invasione dell’Iraq voluta da Bush con il pretesto che Saddam Hussein custodisse armi di distribuzione di massa mai trovate.” In un video mandato in onda e realizzato a Cracovia, Cerbone ha mostrato una manifestazione di ucraini, “rappresentanti della diaspora”, i quali si dirigevano verso l’ambasciata americana per chiedere la chiusura degli spazi aerei alla Russia, al fine di impedire all’aggressore russo di bombardare le città ucraine.
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4 La manifestazione pacifica, scortata anche dalla Polizia locale, si è svolta il 15 aprile scorso, ultimo giorno di permanenza in Polonia del Direttore Cerbone, il quale, con la troupe di Nano TV, avrebbe voluto attraversare il giorno successivo il confine polacco e giungere in Ucraina per realizzare altri servizi. Ciò, poi, non è stato possibile, come lui stesso ha riferito. Il referente ucraino, intervistato da Cerbone, ha confermato la deportazione di persone da Mariupol, negando, però, che esse fossero 600mila, come diffuso da alcune fonti giornalistiche. Il Conduttore ha aggiunto, inoltre, che i 4 milioni di profughi in tutte le città polacche sono stati soccorsi con encomiabile premura dalle ONG (Organizzazioni Non Governative), da associazioni cattoliche e da persone di fede ebrea, che hanno messo a disposizione le loro sinagoghe. Sulla domanda posta a Troise se effettivamente in Ucraina stia accadendo un genocidio, l’intervistato risponde, richiamando il filosofo Gian Battista Vico e la sua nota espressione “corsi e ricorsi storici”, che i crimini, gli stupri, le deportazioni e altri atti ripugnanti che stanno accadendo in Ucraina, in realtà sono già successi durante il conflitto nella ex Iugoslavia quando la Serbia occupò la Bosnia Erzegovina, lo stesso in Albania, e in altri teatri di guerra. Solo che, ha precisato Troise, è mancata l’attenzione mediatica e, quindi, le si percepiva lontane, com’accaduto e accade, aggiungo, con gli scempi disumani e selvaggi in Siria, in Afghanistan, nello Yemen, in Iraq, in Mnymar. In Ucraina, i giornalisti, gli inviati di guerra stanno documentando le atrocità commesse dai militari russi; per questo Putin, ha proseguito il Direttore di Casoriadue, ha dato ordine di impedire loro di raccontare e di documentare ciò
che succede di riprovevole. Diversi operatori dell’informazione, infatti, sono stati ammazzati. Dopo aver stigmatizzato la posizione delle grandi potenze mondiali, Cina, India, Australia, Arabia che, nel conflitto russo – ucraino, nulla fanno per porre fine alle stragi, preferendo “stare alla finestra” a guardare ciò che succede, è intervenuto Cerbone il quale, rispetto alle accuse mosse a Putin di essersi macchiato di crimini di guerra, di genocidio, di aver permesso anche l’uso di armi chimiche, ha riferito che, se catturato, sarà processato da un giudice di guerra italiano, il magistrato Rosario Sal� vatore Aitala, membro della Corte Penale Internazionale, affiancato da altri due togati. Egli, cinquantottenne, “è un ex funzionario di polizia, insegna Diritto internazionale penale alla Luiss di Roma; nel suo ultimo libro ha scritto che “il Diritto internazionale è il nuovo modo di guardare il mondo e di invocare giustizia contro le efferatezze che si commettono”. Sulle notizie propagandistiche che vengono diffuse, in un alternarsi di informazioni e controinformazioni, Troise, sollecitato dal Conduttore, afferma che si sta assistendo, come di solito avviene durante le guerre, “al gioco delle parti”; addirittura si sostiene, da parte russa, che gli eccidi, le fosse comuni, i morti di civili per le strade sono messinscene. Ritornando al “viaggio al fronte”, Cerbone ha riferito le risposte di alcuni intervistati ucraini sul fatto che gli Stati Uniti da tempo stavano addestrando l’esercito ucraino per fronteggiare l’invasione, già preventivata, della Russia. Ma appena c’è stata l’invasione, “gli americani e canadesi sono scappati via”. Sulla richiesta della chiusura degli spazi aerei da parte ucraina, Troise ha puntualizzato che non è
possibile accoglierla, poiché se vie� ne violata dai Russi, la NATO sarà costretta ad intervenire e scoppia la terza guerra mondiale con una esca� lation distruttiva a livello planetario per l’impiego di ordigni nucleari. Ha citato, a tal riguardo, Papa Francesco sull’urgenza di porre fine alla corsa agli armamenti. E bene ha fatto Troise a fare riferimento al Santo Padre, il quale all’Angelus della domenica delle Palme ha esclamato: “Che vittoria sarà quella che pianterà una bandiera su un cumulo di macerie? Ma soprattutto ha chiesto di non assuefarsi alle armi e di ascoltare l’inquietante domanda posta dagli scienziati quasi settant’anni fa: «Metteremo fine al genere umano, o l’umanità saprà rinunciare alla guerra?». Francesco ha fatto riferimento al Manifesto firmato nel 1955 da Ber� trand Russell e da Albert Einstein che si fecero promotori di una importan� te dichiarazione in favore del disarmo nucleare e di una scelta di pace per l’umanità, testo che venne sottoscrit� to da importanti scienziati e intellet� tuali. Ed è significativo, che quasi sotto silenzio, nella barbarie dell’ora attuale, sia stato solo il Papa, nel giorno di Pasqua, a riprendere quelle riflessioni. Gli scienziati avevano scritto: «Noi vi chiediamo, se vi riesce, di mettere da parte le vostre opinioni e di ragionare semplicemente in quanto membri di una specie biologica (…) la cui scomparsa nessuno di noi può desiderare”. Bene ha fatto anche Maurizio Cerbone a citare Giovanni Paolo II, ora Santo, in riferimento a un’intervista effettuata a don Thomas Shova, nel suo “viaggio al fronte”, presso il Santuario di Cracovia, attigua al quale è stata edificata “La Casa del Pellegrino”, dedicata proprio al Papa polacco. Il sacerdote, che
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è stato il segretario di don Stanislao, a sua volta segretario personale di Karol Woytila, in un breve stralcio di intervista mostrata dal Direttore di Nano TV, ha ripetuto la frase di S. Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura”, ossia non bisogna avere paura di “aprire le porte a Cristo” anche nelle relazioni internazionali, fondandole sul dialogo rispettoso, sulla non violenza intesa, come affermava Gandhi, “quale forza e una pratica positiva, che serve a creare le condizioni per una fraternità universale”. L’invito a non avere paura, ha aggiunto Cerbone, è stato pronunciato anche da Biden nella visita effettuata in Polonia. Nella seconda parte del programma, Cerbone ha fornito le ultime notizie sulla guerra in corso, tra cui quella dell’as� sicurazione del Ministro degli esteri russi di non fare uso di armi nucleari. Su altre domande postegli dal Conduttore, Nando Troise, nelle vesti di un opinionista addentro alle problematiche di politica internazionale se l’è cavata benissimo, perché, in sintesi, dopo essersi mostrato favorevole all’entrata di Svezia e Finlandia nella NATO, ha evidenziato la necessità di non di� menticare gli altri conflitti in corso nel mondo, citando la Siria, l’Afgha�
nistan, dove, precisamente a Kabul, sono state uccise, di recente, 25 perso� ne, lo Yemen, Mnymar…; inoltre, ha posto in rilievo che occorre bandire la corsa agli armamenti, anche se è consapevole che resterà disoccupato chi lavora nelle fabbriche che le producono; ma a ciò si può ovviare, penso, con una riconversione delle stesse; altro opportuna osservazione é che la guerra sta per determinare un’altra conseguenza nefasta soprattutto per i paesi poveri dell’Africa: una crisi alimentare spa� ventosa perché l’Ucraina è il maggio� re Paese esportatore di grano; a ciò si aggiunge, come sottolineato anche da Cerbone, “la crisi energetica mondiale “che inciderà negativamente sul tenore di vita specialmente degli occidentali. Ecco, alla fine la speranza espressa con passione da Troise, già accennata poc’anzi: “I rappresentanti delle maggiori potenze mondiali, Cina, Arabia, Europa, Stati Uniti, India, rappresentanti della Santa Sede e della chiesa ortodossa russa,si siedano a un tavolo di negoziato, in un “ritiro” di 15 – 20 giorni, e pongano le condizioni, non solo per porre fine al conflitto russo – ucraino”, ma, aggiungerei, per un nuovo ordine internazionale capace di
stabilire relazioni fondate sul reciproco scambio di risorse, sulla messa al bando di tutte le armi nucleari, su strategie a favore di un pianeta green, per eliminare gradualmente l’avvelenamento dell’aria, dell’acqua e del suolo. La trasmissione si è conclusa con un altro video nel quale Cerbone ha intervistato a Varsavia la responsabile del Centro Caritas, la psicologa Rena� ta Makuf; ha fatto da interprete don Giovanni Ballarin, responsabile della Caritas Italiana nel capoluogo polacco . Ecco le risposte alle domande di Cerbone: nel Centro sono assistite donne, bambini e nonne ucraine, scappate dal loro Paese dopo l’invasione russa, ne giungono circa un centinaio al giorno; gli interventi di aiuto consistono nel fornire i bisogni di prima necessità, in particolare è prioritario assicurare una sistemazione decente e soprattutto un lavoro; in tal caso, lasciano i bambini alle nonne; l’ultima domanda, questa volta a don Ballarin,su quale sia l’insegnamento lasciato da S. Giovanni Paolo II: “L’amore per il nemico, l’odio porta distruzione e devastazione, anche dalla sofferenza rifiorisce la speranza, come dalla morte di Cristo la Risurrezione e la salvezza per ogni uomo.
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PRESSO L’AUDITORIUM DELL’’I. C. LUDOVICO DA CASORIA PRESENTATO IL LIBRO “SENZA RISERVE” DEL DEPUTATO VINCENZO SPADAFORA, PARLAMENTARE DEL MOVIMENTO 5 STELLE
IL RACCONTO DELLA SUA VITA A “CUORE APERTO”
Sul palco, insieme con l’Autore, Rita Dalla Chiesa, nata a Casoria, in via Cavour, e l’attrice Rosalia Porcaro, che hanno commentato brani del libro e posto domande al già Ministro dello Sport.
L’undici aprile scorso, presso l’auditorium dell’I. C. I Ludovico da Casoria, l’on. Vincenzo Spadafora ha presentato il suo libro “Senza Riserve”, accompagnato da Rita Dalla Chiesa e, successivamente, anche dall’attrice Rosalia Porcaro, le quali, commentando alcuni brani scritti dall’Autore, hanno espresso le loro opinioni e posto domande. Tra il folto pubblico che ha partecipato all’Evento, presenti varie Autorità politiche e militari, tra cui i Sindaci di Casoria, Afragola e Casavatore, ma anche il Comandante provinciale dei carabinieri di Napoli, il generale Enrico Scandone. Poco prima della presentazione, presso la vicina Compagnia dei carabinieri, in via Pio XII, è stata onorata la memoria del generale Carlo Alberto Dalla Chie� sa. Spadafora, stimolato dalle due note Interlocutrici, ha fatto riferimento ai contenuti del libro, ponendo in evidenza l’importanza e la bellezza della Politica, anche se, ha precisato, “è difficile spiegarlo soprattutto ai più giovani”.
L’ex Ministro della Sport ha ripercorso, in breve, le tappe del suo impegno socio - politico: dalle iniziative giovanili per la sensibilizzazione della gente sui gravi problemi concernenti l’inquinamento e l’avvelenamento della “Terra dei Fuochi” all’incarico come Presidente dell’UNICEF, da garante per l’infanzia a Ministro della Repubblica, fino a diventare membro attivo del Movimento 5 Stelle, raccontando vari retroscena. Tutte tappe ripercorse nel libro in cui si racconta, appunto, “senza riserve” . Nel colloquio con Rita Dalla Chiesa e Rosalia Porcaro, Spadafora ha fatto riferimento all’esperienza liceale in cui era attivo in mobilitazioni studentesche su questioni sociali legate al territorio, punto di partenza di un cammino che lo ha condotto a Roma per porsi al servizio della Comunità nazionale; notando in sala diversi amici, compagni di studi, ha sottolineato che non pochi hanno continuato il suo stesso impegno, scegliendo di restare sul territorio; i contesti sono diversi, ma il fine è lo stesso; al riguardo, ha puntua-
lizzato che ricoprire la carica di Sindaco, svolgere il ruolo di Assessore, richiede un impegno più gravoso se non maggiore responsabilità di un parlamentare della Repubblica. Ha, inoltre, evidenziato, che pur in territori difficili, caratterizzati da una povertà non solo materiale, ma anche culturale, se i giovani trovano validi punti di riferimento non solo in famiglia, ma in persone attive nel volontariato sociale, in sacerdoti, in adulti che incarnano i valori della solidarietà, della pace, dell’interesse per i bisogni sociali, disponibili a indirizzare i ragazzi verso lo studio, il sano agonismo sportivo, le esigenze della collettività, il Bene comune, dando loro stimoli adeguati e motivazioni forti, allora si è anche in grado di compiere la scelta di restare nel proprio territorio, senza essere costretti a partire; scelta coraggiosa, certo, perché è difficile in zone degradate superare la logica dei propri tornaconti per farsi promotori di vita e di speranza, ma alla fine sono decisioni che, pur sofferte, ripagano, riuscendo, se perseveranti e audaci, anche
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DOMENICA 24 APRILE 2022 a trovare un lavoro corrispondente alle proprie attese e inclinazioni e continuando, nel contempo, ad impegnarsi nel sociale per apportare il proprio contributo al miglioramento del contesto ambientale in cui si vive. “Io”, ha affermato “provengo da una scuola di vita che mi ha fatto fare tanta gavetta”, citando in particolare la sua attività di volontariato quale membro dell’UNICEF, girando con Maria Caso� laro, rappresentante di tale Organismo, fra i Comuni per sensibilizzare la gente sulle sue finalità. Non sono mancati momenti in cui si è varcata la soglia degli affetti privati, perché anche nel libro, in tale ambito, l’Autore ha aperto il suo cuore “senza riserve”. Spadafora, celibe, ha ricordato, sforzandosi di contenere l’emozione, il grande affetto per i genitori, uniti tra loro da un legame d’amore molto forte, e per i quali, fin quan-
7 do sono stati in vita, partiva da Roma per trascorrere con loro i fine settimana. Ora nel territorio vi abitano le sorelle e i nipoti, con i quali intenso è il rapporto affettivo. Al termine dell’evento, rispondendo ad alcune domande postegli dai giornalisti ha messo in rilievo che è legato al territorio dove ritrova le sue radici e in cui vivono i suoi familiari; inoltre gli fa piacere incontrare tanti amici, presenti anche alla presentazione del libro e che sono impegnati per la riqualificazione del territorio. “Io lo faccio stando a Roma”, ha proseguito, “da Ministro prima da Parlamentare attualmente, ma anche qui, ribadisco, vi sono molte persone che con il loro impegno lavorano per migliorare il territorio. “ Sul ritorno alla capienza piena negli impianti sportivi egli ha espresso la sua immensa soddisfazione,
anche se, ha affermato, “io sono passato alla storia per aver chiuso gli stadi per l’emergenza pandemica. Questo ritorno alla normalità mi rende molto felice; credo di avere comunque reso un buon servizio, perché, come Ministro, ho aiutato molte associazioni sportive a sopravvivere e che consente loro adesso di andare avanti con le risorse necessarie. Alla fine, a microfoni spenti, simpatica la chiacchierata del Direttore di Casoriadue Nando Troise con Rita Dalla Chiesa, giunta nella Città in cui è nata, avendovi il padre Carlo Alberto ricoperto l’incarico di Capitano dei Carabinieri. A tal proposito, quando Troise le ha detto di essere nata nell’abitazione situata in via Cavour, con l’apporto della levatrice donna Nannina “la vammana”, lei si è emozionata molto, ringraziando, felicissima, il Direttore per averle riferito queste notizie.
MARIA CRISTINA ORGA
IO RACCONTO STORIE magazine
LA COPERTINA: NANDO CON IL TESTA E COL PALLONE Niente, non c’è storia. Se parliamo di calcio “minore” e ne parliamo con l’inossidabile tandem Testa-Troise non ce n’è per nessuno. In cambio c’è tanto da capire, tanto da imparare ancora, tanti spunti, consigli, suggerimenti e rimedi da cui ripartire ed entusiasmo che non sbiadisce con l’argento tra i capelli, anzi. Due ragazzini a cui brillano gli occhi quando parlano di pallone, Carmine Testa (direttore ed editore del Corriere del Pallone, l’unico settimanale calcistico oggi in Campania, con alle spalle un grande passato calcistico e sportivo e papà di Maurizio Testa, direttore di una delle migliori scuole calcio del territorio, la Gioventù Partenope, a Scampia) e il nostro vulcanico Nando Troise, con la voglia incontenibile di continuare a tirare calci alla palla che rotola e, siccome è tonda, per la legge dei grandi numeri, a furia di prenderla a calci dovrà pur finire prima o poi nella direzione voluta, in quella porta negata ai ragazzi di oggi, che i due veterani portano tatuata nel cuore e vagheggiano anche adesso che l’età sembrerebbe esortarli ad una posata, ineffabile saggezza, piuttosto che allo slancio che ancora imporpora le loro guance e lucida i loro sguardi fibrillanti di passione sportiva. Mala tempora
Carmine Testa, direttore ed editore del Corriere del Pallone, ospite del seguitissimo rotocalco settimanale di Nano TV ideato e condotto dal nostro direttore Nando Troise: la saggezza dei veterani per capire dove va l’amatissimo e maltrattato calcio “minore” e come riportarlo agli antichi fasti
currunt per gli amanti dello sport, più popolare in Italia: le massime divisioni travolte dal demone del business sono ormai parodie di se stesse. Le minori invece, laddove lo spirito “decuberteniano” è ancora rintracciabile e che hanno come vocazione primaria la sana ambizione di sottrarre������������������ all’annichilimento da overdose di smartphone e consolle, all’obesità infantile e adolescenziale alla sedentarietà cronica e post-pandemica,
al tedio vitae della mangiatoia bassa e, non da ultimo, alla strada tanti ragazzi e ragazze che attraverso la squadra, il confronto, la voglia di mettersi in gioco, riconoscere e superare i propri limiti, conoscere, accettare per poi apprezzare le regole, potrebbero invece costituire i perni di una società più sana e certamente migliore di quella che oggi spinge all’ottundimento, all’assuefazione, alla bruttezza e al nichilismo. Carmine e Nando sono lì. A fare muro. Ancora e ancora. Forti dell’esperienza, ma senza indulgere in retoriche nostalgie. Sono lì a ricordare quanto è bello prendere a calci un pallone e quanto sia diventato quasi proibitivo. Ma soprattutto, come uscirne. Come interrompere la perversa sequenza di negatività e rassegnazione e ripartire. Insieme. Certo, i problemi non mancano. Le strutture invece sì. E da questa spina nel cuore, parte l’analisi dei due direttori e da quali sono le attese di Carmine Testa per la primavera in corso. Spero che riusciamo ad andare finalmente verso la primavera e a superare i problemi ancora connessi alla pandemia. Stamattina, per esempio, sono stato su un campo e ho sentito genitori dire di preferire che i figli non facciano la doccia, per limitare i contatti, mentre ai
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8 nostri tempi il momento della doccia era atteso da tutti noi, perché dopo l’allenamento era impensabile non rinfrescarsi. Sento parecchi scienziati che fanno previsioni e ho più paura delle prospettive pandemiche che della guerra in corso, che, nonostante sia terribile e straziante, credo sia solo un fatto economico e spero che prima o poi, sempre che non ci infiliamo in una brutta strada, tutto finisca con una divisione. Ecco perché tutti cercano di inserirsi: che manda le armi, che i supporti logistici, perché così, come avviene per tutte le guerre, alla fine c’è sempre chi riesce a ricavarci qualcosa. Oppure fa la fame e a quel punto deve sperare di trovare un buon gruppo di politici come fu per noi nel 1946-47 che ci ha rimesso in sesto e ci ha fatto diventare una delle potenze e delle nazioni in cui si stava meglio. Questo è quello che mi auguro. Le due tragedie, pandemia e guerra, ci devono stare molto a cuore e dobbiamo trovare una soluzione per entrambe quanto prima. Il bravo conduttore, dopo aver rotto il ghiaccio, riporta la barra sullo sport, che è il cuore dell’incontro di oggi tra i due campioni e, partendo da “Il campetto perduto”, come ho titolato un numero del magazine qualche tempo fa, chiede subito al direttore del Corriere la sua opinione sulle strutture sportive danneggiate o abbandonate e destinate all’incuria, al degrado e all’indifferenza. Innanzitutto, parto da quanto è nella mia esperienza diretta: un giorno ero a Scampia e dovevo fare una raccomandata -risponde pronto il Testa alla sollecitazione- e un signore mi fece notare che non esistevano le buche per i disabili. Mandammo una lettera all’allora ministro Gava e subito avemmo una risposta concreta. A Scampia c’è una delle poste più moderne ed efficienti. Questo per fare un esempio. Per dire che un altro problema è l’accesso ai campetti per i disabili. Continuando con i problemi delle strutture, posso dire che mio figlio paga fior di decine di migliaia di euro all’anno per un campetto per il calcio a cinque che si trova in via Umbria, che è sul lato destro di Scampia, dove ci sono i supermercati. C’è un piccolo impianto sportivo con un campo a 5 e un campo a 9 e appartiene al comune di Melito, e quello è il grande problema… ma devi sapere che Angri e San Marzano, primi e secondi in classifica nel girone C dell’Eccellenza Campania. Dove gioca-
no e fanno gli allenamenti? Entrambe su uno stesso campo, ad Angri. Cose assurde. Il San Marzano ha vinto una coppa, ha speso un sacco di soldi e si trova senza stadio. A Secondigliano c’è l’Ottorino Barassi, un campo che esiste da sessant’anni, funzionando una volta sì e una no. La dirigenza precedente quella in carica aveva fatto mettere l’erba artificiale, l’aveva curato. Dopo un anno e mezzo, cambiato il presidente, si è chiuso il campo: dato in gestione ad una Onlus, è aperto solo un paio di volte alla settimana, con squadre che pagano fior fiore di soldi per fare gli allenamenti: si poteva affidare ad una scuola calcio per andare incontro alle esigenze del territorio. Stessa cosa il Collana al Vomero: dopo anni per avere l’agibilità, all’improvviso si fa una gara, si assegna e non si apre più. Alla Paratina a Chiaiano giocano decine e decine di squadre. A Scampia c’è il campo comunale e ci giocano Gioventù Partenope, Arci Scampia, Oratorio Don Guanella e Stella Rossa, ma funziona solo grazie alla dedizione di persone come Nunzio Marigliano. Ai nostri tempi c’erano tre o quattro squadre nelle zone nostre, ora sono decine e non hanno dove andare ad allenarsi e a giocare. Lo stadio San Mauro di Casoria, uno dei più belli e in ottime condizioni, lo interrompe Nando, è chiuso per mancanza di richiesta sportiva. Ma se l’amministrazione comunale, viene una persona da Milano, come è successo, e non le concede lo stadio, queste sono le conseguenze: la squadra che
aveva chiesto il San Mauro ora è seconda in classifica nel girone B di Eccellenza e si chiama Savoia. Fino a sei mesi fa si chiamava Casoria ed è andato tutto a monte. Si sono rivolti là e hanno trovato un’ospitalità del tutto diversa, come Mazzamauro, il presidente del Giugliano attuale che era a Torre Annunziata e invece ha trovato disponibilità presso il comune di Giugliano. È così che ci dobbiamo dare una mano. E qui, Carmine Testa, rivolge al sindaco Bene un accorato appello: lei ha personaggi a Casoria che nell’ambiente del calcio ci gravitano. È assurdo che Casoria non debba avere una società di calcio. Se lei rende noto quello che Nando dice, domani si trova tre o quattro squadre che vogliono venire a Casoria. Apra le porte, veda che persone sono e le accolga. Nando elegantemente glissa sul complimento e sposta la conversazione sulla celebrazione del trigesimo di Gianni Di Marzio, noto opinionista con un grande passato di allenatore, primo napoletano a saltare il Rubicone ed arrivare al Genoa e chiede al Testa un commento su un altro titolo del giornale. Per prima cosa, l’ospite ricorda che il mercoledì alle 10 da una trentina di anni si celebra una messa a cui partecipa un gruppo di ex amici del calcio. Quando siamo stati al trigesimo di Di Marzio, dopo l’intervento di Gianluca Gifuni, mi fu chiesto di intervenire e io dissi che non mi ricordo solo del Di Marzio di Inter Napoli, Catanzaro, Cosenza… ma me lo ricordo con due squadroni: l’Interorafi e la Pianurese.
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Gianni purtroppo ci manca molto, ma ha vissuto una vita lunga e bella e sono tanti i ricordi meravigliosi che conservo. L’affetto e il rispetto che provo e tanti provano per lui è enorme. E siamo all’amarcord. Per cui Nando gli mostra un’altra copertina su cui campeggia: Il calcio dilettanti e lo invita a ricordare i tempi andati. Il calcio dilettanti è stato la mia vita: prima la famiglia e poi il calcio. da quando avevo diciassette anni ad oggi. Ho fatto il dirigente, il segretario di una società di calcio, ho avuto delle proposte per andare fuori, ma io, come te, sono prigioniero di Napoli e amante di Napoli e non la cambierei con nessuna altra città. Ma tra ieri e oggi c’è una gran differenza, come nel giornalismo. Un giorno un ragazzo mi fa una domanda: “Qual è la differenza con il giornalismo di allora?” Rispondo: “Ora non vi vedete nemmeno. Prima non vi dico quanti eravamo. Avevo una redazione con otto computer e qualcuno rimaneva in piedi e poi li ho dovuti regalare, perché ora si fa tutto on line ognuno da casa sua e non servono più. e non ci vediamo più. manca il contatto umano. È bello dialogare. I tempi sono cambiati e va bene. In edicola non si vende più e noi abbiamo abbandonato la carta stampata per gli alti costi e facciamo un web con cui raggiungiamo decine di migliaia di persone, mentre del giornale stampato vendevamo 3500-3600 copie, però manca il calore umano. Per il calcio non è così. io auguro ai ragazzi che giocano oggi di avere gli stessi rapporti umani che avevamo e conserviamo tutt’oggi noi che ormai siamo settantenni. E dal Campetto perduto, il versatile Nando s’invola e rovescia su Lo stadio ritrovato, riportando l’ospite al commento sulla situazione dello stadio Moccia di Afragola. Sono contento che il Moccia riapra. Era
quello che speravo da sempre. L’Afragolese aveva allenatore, società, squadra, ma gli mancava il calore perché una squadra non deve solo giocare sul proprio campo, ma anche allenarsi. (Niutta ha fatto tre campionati su quattro lontano da Afragola, da Cardito a Barra addirittura, gli ricorda Nando) Tornando sul piano tecnico, quando lo spogliatoio è tuo, quando il campo è tuo, c’è appartenenza. Niutta, quando porta l’Afragolese a fare l’allenamento a Barra e la partita a Cardito deve fare un trasloco! Restare sul proprio campo è sentire il calore dei tifosi che la squadra del cuore la seguono anche negli allenamenti. È questo che manca. La Palmese, che è prima in classifica e ha fatto un campionato straordinario, va girando per giocare! Ora hanno finalmente finito un campo sintetico e potrà giocare lì. Per vincere il girone e accedere alla promozione in D fanno gli spareggi a tre: devono giocare la Palmese, la Puteolana e probabilmente l’Angri: A contro B e chi vince contro C. chi perde va ad aggregarsi al secondo e terzo classificato per acquisire il titolo ad andare, chi rimane fa gli spareggi nazionali. Quindi Palmese e Puteolana non hanno ancora la certezza della promozione. Se perdessero, dovrebbero passare un secondo step e confrontarsi con le seconde in classifica che fanno a loro volta un minitorneo a parte. Una di loro rischia comunque di non andarci, ma potrebbe vincere nei play off nazionali con le seconde. Asciutto ed efficace, ottenuta la risposta voluta, Nando incalza con un altro titolo da commentare, stavolta a firma di Angela Capocelli: “Televomero e il calcio: Intervista ad Alfredo Paturzo”. Che dire di Alfredo Paturzo? Fa parte della storia del calcio. Io e lui a 14-15 anni frequentavamo la stessa scuola, la Francesco Caracciolo alla Sanità. Un
giorno io vado al campo Macello a giocare con il Margherita Miano e lui faceva l’arbitro. Si accodò a noi la buonanima di Mario Cacciatorie. Eravamo tutti e tre in quella scuola. Così è nata la nostra amicizia che dura da sessant’anni, con affetto sincero e stima professionale reciproca. Televomero ha fatto bene perché è un’istituzione in questo campo. È la copertina del campo dilettantistico, come io, con un po’ di presunzione ritengo di essere stato per ventitré anni il punto di riferimento del calcio dilettantistico giovanile della Campania con il Corriere del Pallone. È ora il momento del commento all’intervista di Chiara D’Aponte ad Alessandro Rosolino dal titolo “Ecco come ho rivoluzionato l’Afragolese”. E quindi si parla dell’Afragolese. L’Afragolese è una buona squadra, con un ottimo allenatore e un ottimo viceallenatore, un’ottima dirigenza. Niutta sta facendo un buon lavoro con i suoi collaboratori ed è stata per così dire sfortunata di aver trovato nel Giugliano una squadra fatta bene. l’Afragolese ha due partite in meno, una la deve recuperare e quindi ritengo che entrerà facilmente nei play off e potrebbe aspirare a salire, perché mi pare che quest’anno abbiano cambiato la regola e dovrebbero essere avvantaggiate le squadre che hanno la migliore posizione. In questo caso il sostegno dello stadio conta molto, quindi speriamo che lo finiscano in tempo, prima dei ripescaggi. Non ci sono molte squadre implicate nelle retrocessioni quindi siamo contenti. L’ultimo titolo che Nando sottopone al commento dell’amico-collega è di suo figlio Ciro: “Campionati Primavera, infarcito di stranieri è l’epicentro dei problemi” Il titolo è un gran titolo ed è vero: il campionato Primavera composto all’ottanta per cento da colossi stranieri.
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ANTONIO CALVANESE: “IL CALCIO È LA MIA VITA E COL PORTICI SONO AD UN PASSO DAL REALIZZARE UN SOGNO!”
Oggi abbiamo il piacere di ospitare su queste pagine un giovane talento del calcio nostrano. E’ giovane ma ha già molte esperienze alle spalle e soprattutto sa perfettamente cosa vuole: vivere di calcio! Il suo nome è Antonio Calvanese, il suo ruolo è quello di difensore centrale che però si presta anche a fare da terzino sinistro. Partiamo dalle sue origini: quando e dove è nato? Come si è avvicinato al mondo del calcio? Essere un calciato� re è sempre stato il suo sogno o aveva anche un piano B, qualche altro me� stiere che la affascinava? Sono nato a Napoli l’11 marzo del 1997. Mi sono avvicinato al mondo del calcio grazie ai miei cugini. Io ero il più piccolo della famiglia e chiesi a mio padre di iscrivermi a scuola calcio perché i miei cugini ci andavano ed io volevo emularli. Giocare a calcio è il mio sogno da che ne ho memoria, amo questo sport, ho combattuto per fare in modo che diventasse il mio mestiere e per tutti questi motivi, no, non ho mai avuto un piano B! So che è cresciuto nel vivaio del Na� poli. Quanto è stata utile e formativa questa esperienza per lei? Essere cresciuto nel vivaio del Napoli
mi ha sicuramente formato come calciatore ma mi ha anche fatto crescere molto come uomo. Sarò onesto: quello dei settori giovanili è, in generale, un mondo un po’ spietato in cui non sempre si va avanti per meriti. Ma anche le ingiustizie, in fondo, aiutano a crescere ed a migliorarsi. Ora è al Portici ma fino a pochi mesi fa era nella rosa della Nocerina. Può farci un bilancio della sua esperienza coi rossoneri? Sono stato a Nocera nel momento più buio della sua storia calcistica e questo è stato il mio grande rammarico. E col Portici come va? Si sente par� te integrante del progetto della squa�
dra? Che rapporto ha con Mister Sar� nataro e coi compagni? Col Portici va alla grande! Siamo a 3 punti dalla salvezza. Essendo vice capitano mi sento importante sia per la squadra che per i miei compagni che sono subito diventati miei amici; con loro ho un rapporto che va oltre il calcio! Con il Mister c’è un rapporto di stima e di affetto dovuto al fatto che lui vede e valuta l’uomo con cui ha a che fare non solo il calciatore che allena. Cosa sogna per se stesso il calciatore Antonio Calvanese? Quali sono i suoi progetti futuri? E cosa invece sogna l’uomo Antonio Calvanese per se stes� so e per la propria famiglia? Per l’Antonio calciatore certamente sogno di ritornare in Lega Pro e prendermi tutto ciò che mi è stato tolto. Per i progetti lavorativi futuri dovrebbe parlare col mio agente Kael Grimaldi con il quale ho un rapporto di fiducia e stima che va ben oltre il piano lavorativo. L’uomo Antonio desidera cose semplici: voglio crescere mia figlia Stefania in modo sereno e renderla sempre felice. Sogno anche, nel prossimo futuro, di sposare Marika, l’amore della mia vita, e di comprare una casa nella quale vivere felici ed innamorati per sempre!
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MARIA SAVERIA RUSSO
ANTONIO COSTANZO E LA SUA STORIA D’AMORE CON IL CALCIO
Il termine Sport deriva dall’abbreviazione della parola inglese “Disport”, che significa letteralmente divertimento, dal francese “Desport”, per arrivare all’italiano “Diporto” cioè svago, divertimento, ricreazione. Lo Sport può essere definito in vari modi, ma la sua accezione più completa è forse quella delineata dal Consiglio d’Europa a Rodi nel 1992: “Qualsiasi forma di attività fisica che, mediante una partecipazione organizzata o meno, abbia come obiettivo il miglioramento delle condizioni fisiche e psichiche, lo sviluppo delle relazioni sociali o il conseguimento di risultati nel corso di competizioni a tutti i livelli.” Lo sport, infatti, è sì l’ esecuzione di attività fisica con finalità amatoriali o professionali, ma è anche svago, che permette di formare e educare i giovani attraverso valori e principi che sono alla base di questa forma di divertimento. Lo sport ha la capacità di trasmettere valori quali il rispetto per gli altri, il lavoro di squadra, ma aiuta anche ad acquistare autostima, a credere in sé stessi e nelle proprie capacità,a migliorarsi continuamente. Sono tutti insegnamenti che influenzano e incidono sia nella crescita dei ragazzi che nella loro vita quotidiana. Lo sport è un ottimo modo per riequilibrare le ore trascorse tra i banchi di scuola, consentire ai giovani di passare il tempo con gli amici e di conoscerne dei nuovi. Lo sport collettivo insegna ai ragazzi a condividere e a gioire delle vittorie con la squadra, ma anche a gestire le sconfitte, accettandole e facendone tesoro per migliorarsi. Gli sport collettivi permettono ai ragazzi più vivaci di sfogare le energie, ma dà anche la possibilità a quelli più introversi di entrare in rapporto con gli altri e di imparare a mettersi in gioco e a collaborare, anche solo per divertirsi insieme. Lo sport di squadra accresce la collaborazione, il senso di appartenenza, il senso del gruppo e spirito di competizione. L’allenatore è una figura chiave dello sport di squadra, in quanto è colui che insegna le regole ai ragazzi e le fa rispettare, diventando un educatore e un modello di riferimento del gruppo.
“TUTTI POSSIAMO FALLIRE, TUTTI POSSIAMO CADERE E SBAGLIARE, MA NON BISOGNA MAI PERDERE LA VOGLIA DI RIALZARSI E RIPROVARCI... IN QUALSIASI CAMPO, LAVORO, IN AMORE E NELLE NOSTRE PASSIONI.” Antonio Costanzo, è un giovane allenatore ma già con tanta esperienza, anche se sempre nelle scuole calcio. Prima alla Luigi Vitale di Casoria e già da qualche anno al Micri di Volla. Ci ha concesso una breve intervisra e ci ha raccontato di come e quando è nata la sua passione per il calcio ed i suoi programmi, prospettive e progetti futuri. Antonio, cominciamo con una domanda di base: quando e come è nata la sua passione per il calcio? La passione per il calcio è nata da piccolissimo grazie al mio papà, ahimè tifosissimo dell’Inter, ma che mi portava al San Paolo per assistere alle magie di Diego e di Careca, da lì nasce la mia storia d’amore con il calcio ed il Napoli. E’ molto giovane: quando ha cominciato la sua carriera da allenatore?
Quali difficoltà ha incontrato all’inizio? Ero troppo innamorato del calcio tanto da iniziare ad allenare e giocare allo stesso tempo nella Juniores del mio paese Frattaminore nel 2000 appena 17 enne, tutto nato così per caso, venne esonerato il mister ed io mi proposi ma con scarsi risultati hahaha ma più che difficoltà, pagavo l’inesperienza che man man ho cercato di acquisire perfezionando e rubare metodi di allenamenti seguendo altre categorie come eccellenza e serie D avendo come maestri mister Ciccio Troise ora nello staff di mister Cannavaro e mister Ciro Caruso mio maestro di vita. I suoi traguardi più importanti o i momenti che più lo fanno sentire fiero di se stesso e del suo percorso. Più che traguardi, anche perché con i giovani non devi raggiungere traguardi attraverso i risultati, ma un treno di emozioni che condividi con la crescita dei ragazzi che ti vengono assegnati. Ne ho ricordo 2 in particolare La prima nel 2017, vedere un ragazzo che hai allenato con tante difficoltà esordire nei professionisti e mi riferisco ad Enrico Ventola è una bella soddisfazione anche perché nessuno avrebbe scommesso 1 euro su questo ragazzo, l’altra soddisfazione è arrivata qualche mese fa, ad un ragazzo un figlio di Casoria, Michele D’Aniello classe 2002 dopo aver ricevuto porta in faccia da ogni addetto ai lavori, con la sua determinazione e voglia di mettersi sempre in gioco ha esordito in serie D prima e poi in eccellenza ad Angri realizzando il suo primo gol tra i grandi, questo ti fa capire tante cose aldilà di tutto . Quali sono i suoi progetti, programmi e prospettive? Calcisticamente parlando, naturalmente. Progetti? Che bella parola, dal mio canto posso dire che questo è il mio 5 anno alla scuola Calcio asd Micri del Presidente Michele Visone, se non mi manda via,hahaha, posso dire ad alta voce di essere nei professionisti senza giocare nei professionisti, nel senso che la società pianifica e programma già a gennaio
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12 cioè 6 mesi prima del nuovo anno senza improvvisare, quindi non posso desiderare altro, ma sicuramente nei miei progetti futuri c’è la voglia di confrontarmi in altre categorie tipo Eccellenza o serie D poi nella vita non si sa mai cosa può accadere Cosa direbbe ai ragazzi e alle ragazze che vorrebbero entrare nel mondo del calcio? Ai ragazzi che si affacciano ora in questo mondo spettacolare del calcio, gli direi di non prenderla solo come un gioco, ma di impegnarsi veramente, credo che si diventa professionista solo se ami ciò che fai e lo fai a 360 gradi dentro e fuori dal campo, anche perché il calcio come tanti sport insegnano valori che vanno aldilà del risultato sportivo, credo che il calcio
in primis deve far capire che l’essere umano ha il diritto alla sconfitta e non deve essere solo una ricerca alla vittoria a tutti i costi, così come nella vita, tutti possiamo fallire, tutti possiamo cadere e sbagliare, ma non bisogna mai perdere la voglia di rialzarsi e riprovarci ... in qualsiasi campo, lavoro, in amore e nelle nostre passioni . Quanto il Covid ha influenzato il mondo del calcio e quali sono gli strascichi che ancora oggi si porta dietro. Covid, mamma mia, una mazzata per il tutto il sistema, mi limito a dire solo che piano piano con un senso di responsabilità comune, ritorneremo ad avere una vita normale . Grazie mille per tutto. Un saluto a tutti i lettori di Casoriadue.
www.casoriadue.it ANGELA CAPOCELLI
GIUSEPPE AMMATURO: UNA STORIA DEL CALCIO
Questa settimana abbiamo intervistato per voi uno dei direttori sportivi più esperti di calcio: Giuseppe AMMATURO, che svolge la sua professione da decenni. Modesto e nostalgico, Ammaturo si è definito “un vecchio legato a un mondo diverso”. Scopriamo perché. Lei è uno dei più esperti direttori spor� tivi in attività. In cosa consiste il suo lavoro? Io non mi sono mai reputato un vero DS perché al calcio ci sono arrivato come segretario. Poi col tempo, da modesto autodidatta, mi sono convinto ad entrare anche nella parte della gestione sportiva riuscendo a ricavarmi un modesto spazio con relative soddisfazioni. Ora mi sento un po’ memoria storica del nostro calcio regionale. Ma della vecchia guardia ci sono colleghi molto più qualificati di me deputati ad esserlo: vedi Nando Troise, Nicola Pannone, Felicio Ferrara (Chiarugi), Gennaro Dell’Aversana, Pino Ciontoli e tanti altri veramente bravi! Cosa ne pensa del modo in cui è cam� biato svolgere il suo lavoro nel corso degli anni?
Io penso che il modo di interpretare il ruolo di DS con l’andare del tempo sia stato completamente ribaltato e mi spiace per il movimento calcio. Noi mettevamo passionalità, senso di responsabilità verso chi ci permetteva di fare da protagonista e cioè tifosi e società. Avevamo sensibilità e sentimenti di appartenenza alla comunità per la quale svolgevamo il nostro ruolo. Oggi vedo ragazzetti che scimmiottano i grandi senza avere alcuna specifica esperienza e competenza: taccuino, Tablet e Transfermarket al posto di Passione, Pazienza e Perspicacia! La nostra quotidianità era la ricerca di calciatori nelle piccole categorie da far
crescere e portare così anche un vantaggio economico alle nostre società. Ma erano altri tempi. Oggi imperano pseudo procuratori di ogni genere. In che modo, invece, è cambiato il calcio da quando lei ha iniziato a seguirlo? Dai miei tempi ad oggi vi è stato un cambio epocale. Innanzitutto con l’avvento delle scuole calcio e soprattutto dell’obbligatorio impiego di Under vi è stato un drastico taglio alla cosiddetta Meritocrazia. Per dirla in breve: nonni, genitori, zii, fidanzate e chi più ne ha più ne metta, a decidere rose di squadra o addirittura formazione da fare scendere a campo! Alleluja, Alleluja. È evidente anche un cambiamento nella gestione sportiva ed economica delle società anche in virtù della lievitazione abnorme dei costi. Manca in più il supporto degli enti locali come avveniva in passato. Ma soprattutto, mancano i tifosi che ai nostri tempi riempivano a dismisura gli impianti sportivi, brutti o belli ma sempre pieni di traboccante amore per il calcio e i propri colori. Nostalgia assoluta!
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ANGELO VOZZELLA
INTERVISTA ALL’ASSESSORE GIOVANNA GUARINO TANTE INIZIATIVE CULTURALI, MOLTE IDEE IN CANTIERE. “SULLO SPORT L’OBIETTIVO È QUELLO DI FARE MEGLIO”
Giovane e con tanti propositi, l’Avv. Giovanna Guarino è l’assessora del Comune di Casoria con deleghe a pubblica istruzione, cultura, sport, promozione turistica. Dopo una parentesi politica a Frattamaggiore, è stata nominata dal Sindaco lo scorso 23 luglio e in questi primi mesi di mandato ha fatto il possibile per integrarsi nella squadra di governo cittadino e per mettersi al servizio della città. Ha finora sostenuto una serie di attività culturali e solidali, organizzando la rassegna natalizia ‘Casoria’s Christmas’ e promuovendo percorsi formativi con le scuole del territorio. In prima linea nella marcia per la pace tenutasi a Casoria lo scorso 18 marzo e attiva, con l’assessore Marianna Riccardi, nella sensibilizzazione contro la violenza di genere. Abbiamo avuto il piacere di incontrarla per aggiornarci, in particolare, sul lavoro del suo assessorato nell’ambito sportivo, ma l’intervista ci consente di avere una panoramica più ampia su chi è Giovanna Guarino e quali sono i suoi progetti, le sue idee, le prospettive. Una volta insediata al Comune di Ca� soria, quali sono stati gli aspetti po� sitivi della macchina amministrativa che l’hanno più colpita, quali invece le problematiche? Come assessore allo sport, alla cultura e alla pubblica istruzione, ho riscontrato fin da subito l’apertura dei dirigenti comunali e una propensione a fare squadra; mi hanno aiutato a comprendere le esigenze dei cittadini e le difficoltà vissute dall’apparato amministrativo. I problemi principali sono il dissesto economico e la carenza di organico, che spesso ci costringono a tempi più lunghi
e ad avere le mani legate. Voglio, quindi, ringraziare dirigenti e addetti ai lavori che fanno davvero tanto, nonostante difficoltà che la gente spesso non percepisce. L’abbiamo vista molto presente sulle politiche scolastiche e in varie inizia� tive formative e di sensibilizzazione, cosa è invece stato fatto per lo sport in città? Quali sono le condizioni del Pa� laCasoria e dello stadio San Mauro? Questi mesi sono passati nel fare luce su una serie di problematiche e per risolvere alcune carenze. Non esisteva, ad esempio, un tariffario per l’usufrutto degli impianti sportivi comunali. In particolare per lo stadio, stiamo formulando un regolamento d’uso che tenga conto di tutte le istanze. Il palazzetto è, invece, oggetto di un con-
tenzioso di cui si occupa il sindaco, per ora è un peccato vederlo depauperato dall’inutilizzo e speriamo presto torni agibile. E’ difficile gestire i conti, salvaguardare lo stato delle strutture e garantire la libera fruizione ai cittadini. Purtroppo, non mi compete l’aspetto strutturale, ma sollecito sempre per ricevere al più presto l’ok dei lavori pubblici e dei dirigenti, per poter avere tutte le strutture pronte all’uso. Tanto lavoro è in itinere e neanche in uno stato avanzato, ma spero di avere tempo e continuità per portare avanti tutti i progetti. Ci sono tante associazioni sportive in città, pallavolo, pallacanestro, danze. Sono in cantiere varie iniziative, alcune delle quali coinvolgeranno anche le scuole. Ce ne anticipa qualcuna? E’ stata patrocinata e si terrà a maggio presso lo stadio San Mauro l’iniziativa “Beyond the future”, una tre giorni per l’inclusione che coinvolgerà più di cinquecento atleti da tutt’Italia e da tutt’Europa. Si citano spesso le associazioni: il re� golamento comunale sulla parteci� pazione attiva dei cittadini prevede l’istituzione di apposite consulte. Ha organizzato una consulta per le asso� ciazioni sportive? No, ma per ora Salvatore Iavarone si sta occupando di organizzare delle prime audizioni, per chiedere in che modo le associazioni del territorio possono contribuire in una programmazione futura. Presto faremo passi avanti su quest’aspetto. Chi vuole fare sport a Casoria, in bre� ve, dove può andare?
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14 Sicuramente i parchi della città sono ottimi luoghi dove poter fare attività fisica all’aperto. Oltre alla villa comunale e al parco Michelangelo, ci sono varie palestre di scuole comunali, la piscina, e anche lo Stadio San Mauro sarà presto rimodernato grazie ai fondi del Pnrr. Quali sono le altre iniziative del suo assessorato che intende maggiormen� te promuovere? Uno degli interventi più significativi è ‘Torrente in tour’ che mira a valorizzare l’aspetto turistico e a far conoscere personaggi storici e religiosi che sono lustro per la città di Casoria, come San Ludovico. La città dei santi è un’occasione da sfruttare al meglio per creare una rete
di socializzazione e di conoscenza. Sulla stessa onda, ci sarà anche una caccia al tesoro, tramite il settore cultura, un contest per conoscere le origini della città attraverso giochi e parentesi culturali. Lavoreremo per ringraziare tutte le attività commerciali e le associazioni che hanno reso possibile il Casoria’s christmas e per immaginarne la prossima edizione. L’abbiamo vista attiva nel convegno “il ruolo della donna nella sfera pub� blica” e in varie iniziative sul tema della violenza di genere. Ci vuole par� lare di questo? Preferisce essere chia� mata ‘assessora’? Non è soltanto cambiando un suffisso che si ottengono il rispetto e l’eman-
cipazione. Sicuramente, fare del mio meglio e dimostrare con i fatti che una donna può essere all’altezza di certi compiti conta più di ogni altra cosa. Dire ‘sindaca’ oppure ‘assessora’, però, è un buon modo per far arrivare un messaggio a chi legge, quindi ben venga. Sull’8 marzo e le tematiche femministe sto interagendo molto con l’assessora Marianna Riccardi. C’è tanto da fare, perché questo tema attraversa tutti i campi, dalle casalinghe alle lavoratrici. Non possiamo vivere in una società dove un padre presente viene definito ‘mammo’, dove le quota rosa in politica sono ancora indispensabili, anche se non dovrebbero esistere perché dovrebbe essere normale, naturale, questa parità.
CIRO TROISE L’obiettivo stagionale era andare in Champions League e il Napoli è ad un passo dal ritorno nell’Europa che conta che manca da due anni. Non è un dettaglio, per un club che s’autogestisce ed è in fase di ristrutturazione puntando ad abbassare il monte ingaggi. Lo spessore e le risorse della Champions rappresentano ossigeno fondamentale. Se il calcio, però, diventasse solo linguaggio aziendale, perderebbe tutta la sua magia che ha portato tanti tifosi e appassionati a spezzare la Pasquetta per inseguire il sogno scudetto del Napoli. Classifica alla mano, è tutto ancora vivo ma questa squadra non trasmette più la sensazione di potercela fare e l’Inter, invece, non dovrebbe ricadere in una sequenza di gare negative come accaduto tra febbraio e marzo. Se il Napoli come sembra dovesse sprecare quest’occasione storica, è inevitabile non avere rimpianti. Quando ricapiterà un campionato senza una squadra che domina la scena? La Juventus quante volte ancora sarà così in difficoltà? Oltre al fatto che altrove ci sono margini di crescita perché il Milan è vicino al passaggio ad Investcorp, l’Inter prima o poi troverà acquirent, la Roma e la Fiorentina rappresentano progetti destinati a crescere. Il Napoli in casa ha ottenuto 30 punti su 51, è settimo per rendimento interno. Una storia che fotografa un malessere e determina tante domande. Quanto costa l’aspetto tattico? Perché il Napoli anche nella proposta di gioco sta calando? Dov’è l’ibrido che aveva creato Spalletti tra le due anime del Napoli: i palleggiatori e la ricerca di Osimhen? Perché il Napoli soprattutto nei big-match al Maradona cala alla distanza? Contro Inter, Milan, Fiorentina e Roma un copione simile: inizio ad alti ritmi, giocando meglio dell’avversario, poi il calo più o meno vistoso.
Contro la Roma lo scenario più indecoroso con un secondo tempo vissuto al passo del gambero, arretrando costantemente il baricentro. Dopo l’infortunio di Lobotka, il Napoli non ha saputo più ritrovarsi, i centrocampisti facevano fatica a palleggiare e Koulibaly aveva solo la palla lunga per Osimhen come soluzione. Spalletti ha dato l’impressione di non riuscire a correggere questa tendenza, anzi ha portato il Napoli ad annullarsi ancora di più togliendo il centravanti nigeriano, l’unica speranza per tenere impegnata la Roma in fase di non possesso. Il Napoli non ripartiva più, non c’erano né Insigne che provava a risalire il campo né Osimhen ad attaccare la profondità. L’ingresso di Elmas spiega il tentativo di Spalletti di riportare la squadra a palleggiare con ordine e qualità. Un piano completamente fallito visto che l’azione del pareggio della Roma nasce da una palla persa da Anguissa. Era evidente che bisognasse far di tutto per impegnare la Roma che, invece, prendeva fiducia e campo con Mourinho che ha schierato tutte le risorse offensive a sua disposizione. Serviva una soluzione di rottura per spezzare l’inerzia della gara: Politano che magari aveva l’energia per risalire il campo, Mertens alle spalle di Osimhen che con lo smarcamento poteva favorire il palleggio. Il baricentro del Napoli nella ripresa si è abbassato di tre metri, la squadra si è allungata di otto metri circa, ha perso le distanze, ha anche allargato le maglie finendo in balia dell’ampiezza della Roma. Spalletti ad un certo punto ha pensato che la squadra non ce la facesse più, è passato alla difesa a cinque per cercare di proteggere l’1-0. Uno scenario che spinge tutti a fare la domanda più rilevante: perché il Napoli è arrivato a giocarsi l’inaspettato sogno scudetto in queste condizioni?
UNA GROSSA DELUSIONE CHE DETERMINA TANTE DOMANDE
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RITA GIAQUINTO
SALUTE & BENESSERE
PENTOLE DA USARE PER UNA CUCINA PIÙ SANA E PIÙ GUSTOSA IOSSA E SANTONE NEL SALOTTO DI ROSSELLA
In previsione delle festività pasquali che vedono le tavole imbandite di pietanze tipiche delle nostre tradizioni, l’idea di Rossella Giaquinto di raccontare come scegliere buoni utensili da cucina è sembrata, ai suoi affezionati web spettatori, quanto mai utile. Dagli studi della rete web NanoTV, con l’ultima diretta, la conduttrice e ideatrice del programma Salute & Benessere, è partita da un articolo molto interessante pubblicato su un inserto del Corriere della Sera, redatto dal giornalista e scrittore Michelangelo Iossa: l’importanza di usare, nelle nostre cucine, strumenti utili ma ben fatti che possano ridurre al minimo i rischi per la nostra salute derivanti dall’uso di materiali scadenti per realizzare pentole e tegami. Per saperne di più, tanto Michelangelo quanto Rossella, si sono rivolti a Marcello Santone, area Manager della Künzi S.p.A., dal 1936 azienda leader nella produzione di utensili da cucina. Ma è da Michelangelo Iossa, affezionato ospite del suo salotto, che la nostra conduttrice si fa spiegare la validità di questo argomento al centro di grandi dibattiti come confermato anche dall’EFSA, l’agenzia europea per la sicurezza degli alimenti le cui disposizio-
ni riguardano non solo la qualità del cibo ma anche il modo in cui viene cucinato: “Ma noi siamo italiani quindi il cucinare sta proprio nel nostro DNA identitario, fa parte della nostra cultura antropologica! Premesso questo, ti confermo l’importanza della questione: come sai, Corriere della Sera, Corriere del Mezzogiorno, come gruppo RCS, pubblica un paio di volte al mese uno speciale, e la redazione campana dedica un focus al tema del benessere, siamo in qualche modo gemelli della tua trasmissione. In una di queste occasioni, feci una chiacchierata con Marcello Santone: si
fa un gran parlare di Chef, di trasmissioni di cucina, ma spesso si dimentica l’importanza degli utensili. In particolare, nel mio articolo facevo riferimento all’EFSA che, in occasione del primo lockdown dove tutti eravamo impegnati in cucina, ha puntato il riflettore sulla qualità dei materiali di padelle, pentole, tegami che devono essere sani perché altrimenti rilasciano sostanze nocive per il nostro organismo ma anche per l’ambiente”. Il problema è che – come Rossella ci ricorda – non sempre troviamo nei negozi figure competenti in grado di spiegarci le
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16 peculiarità di un utensile da cucina. Tante informazioni che se non supportate da una certa preparazione generano solo più confusione. Nessuno meglio di Marcello Santone può chiarirci la questione: “Questo è un aspetto che mi riguarda molto da vicino, perché io mi occupo proprio di formazione agli addetti alle vendite. Il problema si pone nella grande distribuzione dove gli addetti hanno una minima conoscenza del prodotto, e il cliente finisce per acquistare la padella che costa di meno senza conoscerne i rischi. Ma questo è un aspetto culturale, su cui bisogna lavorare molto. Noi, come azienda, puntiamo sulla qualità: il materiale più versatile in cucina è sicuramente l’alluminio antiaderente, che consente cotture veloci. Ma bisogna fare attenzione perché deve essere di ottima qualità. Vorrei chiarire, ad esempio, che le padelle in pietra non esistono, le aziende che le propongono offrono una vera e propria menzogna. Bisogna usare anche una sola padella ma buona, che abbia un rivestimento garantito di almeno 5 anni, almeno 4 o 5 strati di rivestimento protettivo, con uno spessore di almeno 3 mm e che soprattutto non costi meno di 25/30 euro, perché una padella che costa 20 euro, o addirittura meno, significa che in produzione è costata pochi centesimi. La filiera della produzione è vasta; quindi,
se costa poco, è fatta di materiali scadenti”. A tal proposito, si parla addirittura di materiali di seconda scelta – inclusi l’acciaio e l’alluminio – che provengono da centrali nucleari dismesse. Michelangelo commenta così: “Ci sono aziende che per risparmiare sulla produzione e sulla filiera – come ci raccontava Santone – mettono sul mercato prodotti a basso costo che poi sono un danno per la nostra salute. E arriviamo ad una situazione del tutto paradossale, dove siamo molto attenti all’uso di prodotti Bio di altissima qualità, vegani, poi a casa abbiamo una padella scadente che fa perdere tutto il senso salutare dei prodotti. Non ha senso investire solo nel cibo. Con una pentola sana, il prodotto rende meglio, è più semplice da cucinare, la resa è ottima, i sapori si esaltano, senza far perdere le proprietà organolettiche degli alimenti”. Da non trascurare è anche il fattore manutenzione: sulle pentole di buona fattura andrebbe usato un panno più morbido rispetto alle normali spugne abrasive che deteriorano gli strumenti più velocemente; è preferibile l’uso di acqua tiepida anche se possono essere lavate nella lavastoviglie dove, però, abbiamo due problemi: l’uso di saponi molto più aggressivi rispetto a quelli del lavaggio a mano; i residui di acqua che possono in-
filtrarsi, rovinando l’antiaderente. Inoltre, le padelle vanno conservate con dei separatori in modo da non farle graffiare internamente. Infine, Santone ci ricorda che con buoni strumenti di cottura, si usa meno condimento, meno grassi e si spreca anche meno energia: la ghisa, ad esempio, un tipo di materiale che si presta benissimo alle cotture lente, trattiene il rilascio del calore. Ciò vuol dire che si può anche continuare a cuocere, a fornello spento, per altri 15 minuti, mantenendo inalterato il calore. È proprio Michelangelo che chiude riassumendo, in generale, i rischi che corre la nostra salute utilizzando materiali di bassa qualità: rischi cardiovascolari, ictus e forme di invecchiamento della pelle; malattie neuro generative, come l’Alzheimer; le malattie di tipo oncologico che possono colpire lingua e apparato gastrointestinale. In buona sintesi, la scelta consapevole degli strumenti da cucina ci garantiscono grandi performance in tutta sicurezza, dove l’eventuale investimento viene completamente ammortizzato da una maggiore durata nel tempo, dal risparmio energetico, dal minor uso di grassi, da tempi di cottura più veloci ed efficaci, dal preservare il sapore del cibo e, soprattutto, la nostra salute: quella condizione di benessere psico-fisico su cui, in linea generale, non dovremmo mai risparmiare.
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ANTONIO BOTTA
MARCIA STRAORDINARIA PER LA PACE “PERUGIA - ASSISI”
Un’esperienza molto forte quella vissuta con il Papa nella trasmissione “A Sua Immagine” nel venerdì di passione: è durata qualche minuto, ma quanti fremiti di vita ha fatto vibrare in chi ha vi ha partecipato ! A chi gli ha chiesto come vivere quel momento in cui, alle tre del pomeriggio, Gesù muore sulla Croce, Francesco ha risposto con un silenzio intenso, con un respiro profondo e gli occhi velati di pianto. Ecco la risposta più vera, profonda, quella senza parole, per essere vicini nel dolore a chi, come Cristo, sta in croce. Ma non è stato un silenzio carico di disperazione, di rassegnazione al male e di impotenza. Quegli occhi lucidi, intrisi di lacrime, hanno avuto il sapore della condivisione, della capacità di immedesimarsi nel dolore altrui, di esserne partecipi, di farsene carico, perché siamo tutti nella stessa barca, fratelli in umanità. Da quel silenzio “assordante”, da quegli occhi esprimenti una tristezza infinita e una sofferenza inaudita che abbraccia tutti i drammi della terra, in particolare quelli di chi subisce gli effetti mostruosi delle barbarie delle guerre - Ucraina, Siria, Yemen, Afghanistan … - si sono diradati riverberi di luce, di speranza, di pace, indicando nell’Amore che salva e che accoglie tutte le lacrime versate, senza perderne nemmeno una goccia, la gloria della Risurrezione. Ed è così che il tripudio della Pasqua sorge in chi, nello sfacelo dell’odio e della ripugnante e selvaggia violenza, ribalta, con la forza della fede in Cristo Risorto, i macigni della distruttiva barbarie con l’impegno solidale, con percorsi di pace e con il potere dell’amore, che supera l’amore del potere. “Chiediamo” ha suggerito il Santo Padre “la grazia del pianto”. Oggi si svolge la Marcia straordinaria “Perugia - Assisi”, che non è solo una manifestazione di rilievo etico - religioso per invocare un altro rituale appello alla pace. No! Nell’intenzione degli organizzatori dell’Evento, è una netta presa di posizione politica per ribadire, così come più volte sottolineato da Papa Francesco, che tutto il mondo si trova su un crinale pericolosissimo, perché un’escalation del conflitto può portare
all’uso di armi nucleari che determineranno inevitabilmente la sconfitta dell’intera umanità. “Gli ucraini” scrive il Comitato promotore “stanno resistendo all’invasione e ogni giorno chiedono nuove armi sempre più pesanti. Sognano di vincere l’invasore russo. Ma, in assenza di una seria iniziativa diplomatica, fino a quando potranno resistere? A che prezzo? Con quali conseguenze? Nessuno sa quanti morti, feriti, mutilazioni, traumi, sofferenze, devastazioni abbiano già provocato oltre cinquanta giorni di guerra. Sappiamo che più di quattro milioni di persone sono riuscite a fuggire abbandonando tutto. Ma altre centinaia di migliaia di persone restano sotto le bombe. L’unico modo per salvarle è creare le condizioni per un immediato cessate il fuoco. Eppure molti non vogliono sentire. Lo spirito della guerra sta avendo il sopravvento alimentando una spirale di azioni, reazioni e controreazioni il cui solo effetto perverso è l’aumento progressivo della violenza. Il peggio deve ancora venire e noi gli stiamo andando incontro senza che qualcuno tenti di scongiurarlo. Chi, come noi, si preoccupa delle tante guerre che da decenni stanno insanguinando il mondo sa che in Ucraina il mostro della guerra si sta muovendo a passo lento e che è capace di una ferocia ben più grande. Nel profondo più buio delle sue viscere c’è, questa volta, persino quella bomba atomica che può scrivere la parola fine sulla storia dell’umani-
tà. Dicono che dobbiamo prepararci ad una lunga guerra. Pazzesco! Anziché delineare una strategia per fermarla, quelli che dovrebbero difenderci si sono già arresi alla logica della guerra. Cosa vuol dire che ‘sarà una lunga guerra’. Lunga quanto? Un anno? Dieci anni? Venti anni come in Afghanistan? Non lo sanno neanche loro. Perché una volta entrati nel tunnel della guerra, nessuno sa come uscirne. Con quali risultati? Con quali conseguenze? Non sanno neanche questo. O meglio, quello che si sa non viene detto perché è terribile. Parlano di ‘vittoria’, ma noi già sappiamo che ormai le guerre non finiscono e non si vincono più. Troppe sono le armi, troppa è la loro capacità distruttiva. L’unica fine prevedibile è la fine di tutti. Ed è angosciante”. E’ chiara, a mio avviso, l’intenzione degli Stati Uniti, che è di porre fine all’imperialismo di Putin: lo si intende sfiancare, renderlo inerme, umiliarlo, ma occorre fare i conti con la personalità contorta del dittatore russo: mi chiedo, molti si chiedono, come potrebbe reagire se “messo all’angolo”. Possibile che l’unica soluzione sia unicamente quella di inviare armi all’Ucraina? Certo, anche questo, per sostenere la resistenza del valoroso popolo ucraino. E, nel contempo, è stata con fermezza e determinazione seguita la strada delle trattative e della diplomazia ad ogni costo? Dov’è l’Unione Europea in tut� to questo? Siamo certi che la reazione
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18 più logica sia quella che ogni Stato eu� ropeo si riarmi, aumentando le risor� se destinate alle spese militari? Non è una scelta dissennata e inutile? Sarebbe più razionale, se proprio occorre riarmarsi, che l’Unione europea destini fondi per una “difesa comune europea”, razionalizzando anche le spese per gli armamenti. Inoltre, se si vuole veramente la pace, in alternativa alla distruzione planetaria, occorre sacrificarsi e decidere, a livello europeo, di un embargo totale imposto alla Russia bloccando l’importazione del gas, comprandolo, soprattutto per le imprese e le aziende, da altri Pae� si. Sarebbe la vera soluzione per co� stringere Putin a sedersi al tavolo del negoziato. Altrimenti, non servono le lacrime di coccodrillo quando si assiste a scempi disumani, alla morte terribile di donne, bambini, anziani, agli stupri, alla distruzione orrenda di case, palazzi, di intere città. Giovedì santo, Papa Francesco ha scritto un articolo pubblicato
sul quotidiano Avvenire, di cui riporto alcuni stralci: “ Nel novembre 2019, a Hiroshima, città simbolo della Seconda guerra mondiale i cui abitanti furono trucidati, insieme a quelli di Nagasaki, da due bombe nucleari, ho ribadito che l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune. L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche. Chi poteva immaginare che meno di tre anni dopo lo spettro di una guerra nucleare si sarebbe affacciato in Europa? Così, passo dopo passo, ci avviamo verso la catastrofe. Pezzo dopo pezzo il mondo rischia di diventare il teatro di una unica Terza guerra mondiale. Cui si avvia come fosse ineluttabile [ …] Mi piace qui citare un pastore d’anime italiano, il venerabile don Tonino Bello, vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, in
Puglia, instancabile profeta di pace, il quale amava ripetere: i conflitti e tutte le guerre «trovano la loro radice nella dissolvenza dei volti». Quando cancelliamo il volto dell’altro, allora possiamo far crepitare il rumore delle armi. Quando l’altro, il suo volto come il suo dolore, ce lo teniamo davanti agli occhi, allora non ci è permesso sfregiarne la dignità con la violenza. Nell’enciclica «Fratelli tutti» ho proposto di usare il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari per costituire un Fondo mondiale destinato a eliminare finalmente la fame e a favorire lo sviluppo dei Paesi più poveri, così che i loro abitanti non ricorrano a soluzioni violente o ingannevoli e non siano costretti ad abbandonare i loro Paesi per cercare una vita più dignitosa. Rinnovo questa proposta anche oggi, soprattutto oggi. Perché la guerra va fermata, perché le guerre vanno fermate e si fermeranno soltanto se noi smetteremo di ‘alimentarle’.
ELENA TORRE
L’8 APRILE È USCITO L’ALBUM “TRIALOGO”
L’8 aprile è uscito ‘Trialogo’, l’album arrangiato da Phil De Laura a New York, creato e prodotto da tre artiste della musica italiana d’autore: Rossana Casale, Grazia Di Michele e Mariella Nava che insieme hanno dato vita al progetto Cantautrici. Ma scopriamo qualcosa in più grazie a Rossana Casale. Cantautrici è�������������������������� un ������������������������ progetto non solo di� scografico, ma anche fatto di concerti, di giovani voci e solidariet������������ à ���������� ce lo rac� conti? Cantautrici è�������������������������� ������������������������ un progetto nato per essere solo un tour che è diventato invece una collaborazione a tre che dura da tre anni e che il prossimo settembre, alla fine del tour estivo, vedr������������� à ����������� la sua conclusione. Tre artiste completamente diverse tra loro che con una chitarra, un pianoforte e una penna sono riuscite a realizzare un album con otto inediti e tre dediche fatte tra di noi su brani scelti dall’altrui repertorio. È un progetto che sembrava impossibile che reputo bellissimo e riuscito. Abbiamo chiesto la collaborazione dell’arrangiatore Phil de Laura che ha ben riunito i nostri diversi sounds su un unico terreno comune usando strumenti etnici e tanta cultura e gusto. Ha sempre rispettato le nostre composizioni e ha lavorato con grande
passione dal suo studio di registrazione a New York. Tante mail, tante call serali per confrontarci, un artista incredibile che ci ha presentato Grazia. Siamo state fortunate ad averlo al nostro fianco. Il nostro progetto si chiama Cantautrici perchè sostiene delle giovani bravissime cantautrici. Tutte diverse tra loro. Noi cantautrici con una storia alle spalle e loro con una storia da costruire. Donne che sostengono donne. Le portiamo sul nostro palco e le facciamo aprire il con-
certo e in più abbiamo dedicato loro una intera sezione del nostro sito. Speriamo porti loro fortuna! C’è un brano dell’album al quale sei particolarmente legata? Sono molto legata a “Sotto un altro cielo”. Il testo raccoglie in se il pensiero di una donna madre che immagina un futuro migliore per il proprio figlio e lo affida a Dio. La prima volta che con Mariella e Grazia ci siamo incontrate eravamo in un piccolo bistrot a Roma e sopra le nostre teste abbiamo visto appeso un mosaico fatto di tappi di bottiglia che rappresentava un barcone di immigrati. Abbiamo pensato a quelle madri con in braccio il proprio piccolo e alla paura unita alla speranza nell’attraversamento del buio della notte nel mare aperto. Mi emoziona pensare a quell’immenso amore. Cosa vorresti per questo album e per la musica oggi? Per questo album sogno il riconoscimento della critica. Mi basta quello. Ognuna di noi si porta dietro il proprio pubblico fedele ed è già tantissimo. Non è un ������������������������������������� album che ambisce a successi popolari ma che vorrebbe essere riconosciuto per il coraggio nella sua intenzione e la serietà dell’operazione concettuale.
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ANTONIO BOTTA SIRIA, LA PIÙ GRANDE CRISI DI RIFUGIATI AL MONDO: AD 11 ANNI DAL SUO INIZIO, QUESTA CRISI È ANCORA LA PIÙ GRAVE AL MONDO PER NUMERO DI PERSONE COSTRETTE ALLA FUGA.
L’APPELLO DI P. IBRAHIM ALSABAGH: “NON DIMENTICATE LA SIRIA, NON DIMENTICATE ALEPPO”
La guerra in Ucraina ha steso un velo di oblio sulle guerre e sulla violazione di dei diritti umani e di disuguaglianze da esse determinate in altri Paesi del mondo. È ormai sempre più evidente “il silenzio assordante” sullo scoppio dei conflitti in Afghanistan, Burkina Faso, Etiopia, Myanmar, Yemen. In particolare, colpevolmente si tace sugli effetti devastanti della guerra in Siria scoppiata nel 2011, che ha provocato il collasso del sistema economico, sanitario e scolastico. L’associazione di promozione sociale Gocce di Fraternità si sta adoperando da tempo per mettere in risalto questa tragica realtà con tutte le nefaste conseguenze e promuovere delle azioni di solidarietà a favore di quei territori maggiormente colpiti, come la città di Aleppo, dove il parroco della comunità parrocchiale di San Francesco, P. Ibrahim Alsabagh, ha avviato numerosi progetti di sostegno umanitario a favore della popolazione locale. Ecco, al riguardo, ampi stralci dell’accorato appello di P. Ibrahim Alsabagh, lanciato, nella ricorrenza dell’inizio della crisi siriana, dalla città di Aleppo dove, con il progetto “Ritorno a Scuola”, assicura l’istruzione ai bambini deprivati di scuole distrutte, di spazi – gioco, di tutti i diritti proclamati solo a parole. “Ormai” scrive il frate francescano “sono passati undici anni mentre noi continuiamo a sperare che un giorno la pace illumini il nostro paese ferito. Mi vengono in mente tutti gli scenari terribili di questa guerra e dei suoi risultati, specialmente la tappa del Covid e dell’embargo iniziato nel 2019, che
continua ancora oggi e si manifesta attraverso un deterioramento severo delle condizioni di vita, continuando a lasciare le sue ombre sulla vita di ogni persona che vive ad Aleppo. Un freddo che “morde” senza nessuna possibilità di riscaldarsi, una fame dovuta all’inflazione e all’aumento di prezzi, specialmente degli alimentari. La nostra è una vita nel buio, abbiamo nella città due ore di elettricità al giorno che non bastano per far arrivare l’acqua nelle abitazioni. […] Fra i tanti risvolti, la guerra in Ucraina ne ha tanti sulla vita dell’uomo in tutto il mondo, si immagini allora quali potrebbero essere le sue ripercussioni sulla vita dell’uomo che vive in Siria, in modo particolare ad Aleppo. Alcuni giorni prima dell’inizio della guerra, la farina era già scomparsa dal mercato di Aleppo. Con il suo inizio, un salto severo ed improvviso di aumento di prezzi
degli alimentari ha lanciato l’uomo già battuto sulla via della morte, un ulteriore deterioramento con il quale non si può più parlare di una vita degna della persona umana. […] Per favore, non dimenticate la Siria, per favore, in mezzo a tante preoccupazioni, non dimenticate l’uomo lasciato nella periferia esistenziale del mondo, qua ad Aleppo.” (fr. Ibrahim Alsabagh) Come accogliere, in concreto questo accorato appello per la Siria e, in modo particolare, per Aleppo? Sul sito di Gocce di Fraternità Aps, ww.goccedifraternita.it sono riportate alcune proposte per venire in soccorso del popolo siriano. Quando il potere dell’amore supera l’amore del potere, solo allora inizierà la pace (M. Gandhi). Iniziamo ad esercitarlo anche accogliendo la richiesta di aiuto di Padre Ibrahim. Carlo Tucciello, Presidente di “Gocce di Fraternità Aps”
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GIOVANNA BOCCHETTI
L’ARTE...DELLA SOLIDARIETÀ Si è concluso lunedì 11 Aprile il progetto di arte “Pasqua con gioia”, che ha coinvolto circa 90 alunni delle classi terze di scuola primaria dell’I.C.“1° Ludovico da Casoria”. La vendita di beneficenza finale si è svolta nel giardino del plesso “S. Mauro”, la più antica scuola di Casoria. con una lunga tradizione - quasi centenaria! - di interessanti ed incisive iniziative sul territorio, che a distanza di anni vengono ancora ricordate. Anche questa volta, i bambini non hanno smentito tale tradizione: guidati dalle docenti Gioia Buccelli, Nadia D’Amore, Rossella Carano ed Ermelinda Russo, hanno lavorato per circa tre mesi, divisi in gruppi, alla realizzazione di deliziosi manufatti pasquali, destinati alla vendita in favore della Caritas italiana, che a sua volta devolverà l’incasso a quella ucraina. Gli alunni hanno accolto con grande interesse ed entusiasmo le attività laboratoriali. che si sono svolte in un clima di serena e festosa collaborazione, grazie all’abili-
tà delle insegnanti, che hanno superato gli inevitabili intoppi e le varie difficoltà del percorso con rara dedizione e grande professionalità. I manufatti, coloratissimi, sono stati realizzati accuratamente con i materiali più disparati e con gran dispiego di fantasia ed originalità. I bambini si sono occupati anche dell’allestimento dei banchi e della vendita vera e propria. La partecipazione delle famiglie, complice anche la bella mattina soleggiata, è stata ragguardevole ed in sole due ore tutto è stato venduto, con l’incasso più che soddisfacente di 635 euro. Lodevolissimi gli intenti del progetto: educare alla fratellanza ed alla solidarietà, comprendere il valore della collaborazione e dell’amore per il prossimo. Mentre poco lontano da noi infuriano tempestosi venti di guerra, inneggianti all’odio, è davvero importante che i giovanissimi comprendano quanto sia infinitamente dolce la tiepida brezza della solidarietà, che conduce all’amore e alla pace.
MARIA LUPICA
GIOVANNA I DI NAPOLI, REGINA TITOLARE DELLA SICILIA E DI GERUSALEMME, CONTESSA DI PROVENZA E FORCALQUIER Giovanna I d’Angiò, è una delle prime regine regnanti d’Europa e in assoluto la prima del Regno di Napoli. Il ritratto di lei che ci è giunto non è certo lusinghiero, osteggiata più perché donna, piuttosto che sovrana. Viene dipinta uxoricida e di costumi scellerati, invece che vittima del destino e di intrighi più grandi di lei, ma si sa che la storia è sempre scritta dai vincitori. Molte altre cose invece si possono dire su di lei, che nonostante gli errori politici, dettati più da affari di cuore che da Ragion di Stato, è una donna colta, intelligente e liberale, amante delle arti e della poesia. La Sicilia ottiene proprio grazie a lei, fin dal 1371, la pace con Napoli e l’agognata indipendenza, proprio perché Giovanna ha riconosciuto il 13 marzo 1373 Federico IV d’Aragona legittimo re di un’isola che esce stremata ed esasperata proprio dalle vessazioni angioini. Nascita: Viene al mondo a Napoli nel dicembre
1326, figlia primogenita dell’unico figlio di Roberto d’Angiò detto il Sag� gio, Carlo duca di Calabria e di Maria di Valois, sposata in seconde nozze, non è destinata a salire al trono, ma quando il fratellino più piccolo minore muore a pochi giorni di vita e suo padre lo raggiunge il 9 novembre del 1328. Il
regale nonno paterno la adora, nella tenera infanzia, parsimonioso impenitente, la circonda di costosi giocattoli, ma sa bene quanto è scomodo il trono, soprattutto per una donna, invano bussa ogni sera alle stanze della sua consorte la regina Sancha e ne trascorre la notte insieme, nella speranza di poter ancora concepire un altro figlio maschio capace di succedergli al trono. Così la strada per il trono di Napoli e per la contea di Provenza le è spianata alla tenerissima età di due anni, il suo destino è ormai segnato. Il nonno re la proclama solennemente erede il 4 novembre 1330, la sorella minore Maria, nata postuma, le sarebbe succeduta soltanto nel caso in cui ella muoia senza eredi. Ragion di stato: Nel 1297, un trentennio prima della sua nascita, con il benestare del papa Bonifacio VIII, re Carlo II d’Angiò decide che il suo terzogenito Roberto gli succedesse sul trono di Napoli, il secondo
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22 genito Ludovico è entrato nell’ordine monastico di San Francesco d’Assisi. La Corona di Ungheria, rivendicata dagli Angioni in virtù del sovrano con Maria d’Ungheria, invece è destinata a suo nipote Carlo Roberto già orfano del primogenito reale Carlo Martello. Estintosi il diretto ramo maschile angioino di Napoli, quello di Ungheria chiede ed ottiene il fidanzamento del secondo genito del re con Giovanna, nella capitale il 26 settembre del 1333 viene stipulato il contratto matrimoniale fra Andrea e Giovanna d’Angiò, rispettivamente di sei e sette anni, assegnando loro il ducato di Calabria, titolo degli eredi al trono di Napoli. Il 16 giugno 1932 ottengono dal papa Giovanni XXII la dispensa che occorre alle loro regali nozze, poiché Giovanna e Andrea sono cugini, a fine settembre 1333, nella reggia di Castelnuovo a Napoli i due infanti già promessi sposi, davanti ad illustri notabili, si scambiano il bacio rituale. Ma il quarto genito di Carlo II, Filippo I Principe di Taranto, dopo la morte del padre di Giovanna, avanza pretese sulla contea provenzale. A contender loro la successione sorge Agnese di Périgord, moglie del sestogenito di Carlo II; il duca Giovanni di Durazzo morto però nel 1335, è sorella dell’influente cardinale Talleyrand di Périgord. Ma il regale nonno di Giovanna ha già stabilito esplicitamente per testamento la successione al suo trono inoltre istituire di un Consiglio di reggenza fino al compimento dei suoi 25 anni di età. Preclude così ogni ingerenza al papa, al ramo angioino ungherese e a tutti i rami collaterali della famiglia regnante, di Taranto e di Durazzo. Giovanna ed Andrea si sposano in una data non ben precisata, il 22 o il 23 gennaio del 1343 anche se secondo il Chronicon Siculum incerti authoris le loro nozze si celebrano invece il 23 agosto 1342. Non ascende al potere e al trono di Napoli insieme al marito, ma da sola, diventa contessa di Provenza alla morte del nonno Roberto, il 20 gennaio 1343, tuttavia ne lei ne il marito sono pronti al trono e ai suoi difficili compiti, o meglio non sono assolutamente preparati ai velenosi intrighi di corte. La situazione di calma apparente che caratterizza la corte napoletana, quando Roberto il Saggio chiude gli occhi per sempre, si dissolve come esattamente neve al sole, ognuno è pronto a toglierle quel trono che legittimamente le appartiene per diritto di nascita. Ora si registrano tensioni tra la regina e il Consiglio di reg-
genza, fomentate ad arte sia dal seguito ungherese che aveva seguito suo marito Andrea, sia da Agnese di Périgord e altri parenti serpenti. Il peggior scacco matto che subisce è quello del matrimonio della sorella minore e sua erede Maria con Carlo di Durazzo. Il testamento del nonno ha stabilito che ella vada in moglie a Luigi I d’Ungheria, fratello maggiore di Andrea o a Giovanni II di Francia, ma poco dopo la morte di re Roberto viene rapita da Agnese di Périgord, le sue guardie personali e le dame di compagnie che si oppongono al ratto, vengono trucidate senza alcuna pietà. Così appena quattordicenne Maria D’Angiò sposa il suo rapitore, Carlo di Durazzo di vent’anni il 21 aprile 1343, con la perentoria dispensa di papa Clemente il 21 aprile 1343, infatti anche loro sono cugini. Ma Giovanna è ben lungi da fare bel viso a cattivo gioco e questo affronto se la lega al dito. Ammalatasi nel maggio 1945, Agnese di Périgord ha bisogno di cure per guarire, il suo medico personale come prassi del tempo chiede un campione delle sue urine, ma quello che giunge nelle sue mani appartiene ad una dama di compagnia incinta che si è ben prestata al malevolo gioco per lo scambio. Il medico, caduto nell’inganno, rivela al figlio Carlo che la madre è incinta. Timorosi di uno scandalo, la sua famiglia la isola, lasciandola così alla mercè di Giovanna, viene uccisa con un clistere avvelenato. Così è vendicato il rapimento di Maria e viene tolta di mezzo una rivale politica astuta e pericolosa. Suo figlio Carlo viene giustiziato tre anni dopo la morte della madre per i suoi intrighi politici per ordine di Luigi di Ungheria. Persino il papa interviene per impedire che tutto degeneri irrimediabilmente. Il
28 novembre 1343 esonera il Consiglio di reggenza dalle sue funzioni ed invia colà il cardinale Aimeric de Chàtelus come suo legato. L’alto prelato arriva nel Regno già ad inizio del maggio 1334 deciso a scongiurare che quella polveriera esplodesse, ma si trova davanti ad un muro impenetrabile. L’intera corte adesso è compatta contro di lui, così il 24 maggio 1345, appena un anno dopo il suo arrivo, lascia Napoli per far ritorno ad Avignone senza aver cavato il classico ragno dal buco. Mai sposi sono peggio assortiti, lei bellissima e abituata alle galanterie cortesi, lui di carattere più consono ad un soldataccio che ad regnante saggio e lungimirante, pare sia pure affetto da strabismo. Insomma manca di tutte quelle dote che Giovanna apprezza. La loro vita coniugale potrebbe essere un’altra se entrambi avessero pensato di più al bene comune che personale. Lei non vuole dividere il potere con nessuno, mentre il marito Andrea non pensa ad altro che a ufficializzare a corte la sua posizione, disdegnando palesemente il mero titolo e ruolo di principe consorte specie dopo che nel 1345 la sua regale consorte rimane incinta di lui. Il papa su sua esplicita richiesta e pressione del fratello di quest’ultimo Luigi di Ungheria e della loro madre Elisabetta di Polonia, si decide a farlo incoronare re di Sicilia il 20 o il 21 settembre 1345. Così si illude di aver già la testa coronata e abbassa la guardia, ma la situazione che lui stesso a voluto e delineato finisce per ritorcersigli contro, adesso i cortigiani e i notabili più in vista a corte lo temono e giocano d’anticipo. Tutto si evolve nel modo più tragico, la notte tra il 18 e il 19 settembre di quello stesso anno, nel castello reale di Aversa, una congiura di palazzo prende atto contro Andrea di Ungheria. Tutt’oggi si sa bene cosa accade esattamente. Andrea, come suo solito si reca negli appartamenti di Giovanna per restare in intimità con lei, è trionfante per il successo appena riportato contro la moglie e contro tutti coloro che lo hanno inviso. Già mezzo svestito entra nel suo letto e di li a poco si addormenta placido e tranquillo, quando una voce, quella di fantomatico messaggero a detta della stessa Giovanna, lo chiama da dietro la porta. “ Notizie urgenti da Napoli!” urla, si alza ancora mezzo addormentato e gli apre senza sospettar nulla. Egli lo invita a uscire dalla stanza, la trappola è scattata inesorabilmente. Una volta fuori si vede circondato da nemici armati, tenta una ritirata strategica per ritornare
DOMENICA 24 APRILE 2022 al sicuro nella stanza da cui è appena uscito, ma la porta non si apre, è sbarrata dall’interno, nonostante il trambusto che ne segue nella pugna, nessuno gli accorre in aiuto. Oppone resistenza, cercando di vender cara la propria pelle, ma tutto è inutile, circondato e immobilizzato lo strangolano per poi gettarne il corpo senza vita nel giardino sottostante, il suo corpo è ritrovato in condizioni pietose il mattino, nella caduta l’addome si evira con la conseguente fuoriuscita di parte degli intestini. Il tentativo di mascherarlo da suicidio fallisce, impossibile è pure far credere che, profondamente addormentata, non abbia sentito nulla del vile aguato, ma è la regina e si crede intoccabile. Invece lei è la prima sospettata. Temendo ritorsioni, Giovanna si rifugia a Napoli, a Castelnuovo, e vi rimane fin dopo la notte di Natale del 1345, quando da finalmente alla luce un figlio maschio, Carlo Martello che finirà per avere un padrino illustrissimo, il papa in persona. Ma la provvidenziale nascita non placa gli animi di nessuno, l’efferato omicidio del consorte Andrea non viene dimenticato ne dal re d’Ungheria, ne dalla curia avignonese e tanto meno dallo stesso popolo napoletano, Giovanna si arrende i congiurati minori sono tutti consegnati alla giustizia secolare come capri espiatori, subiscono atroci torture sul patibolo prima che la scura del boia si abbatte pietosa a porre fine ai loro atroci tormenti. Questo potrebbe placare gli animi, “giustizia” è finalmente fatta, ma il suo lutto per il marito barbaramente ucciso non dura molto e si presto consola con Roberto di Taranto, di li a poco lo lascia per preferirgli il fratello Luigi, grazie soprattutto alla madre di quest’ultimo che lo preferisce al figlio Roberto. Il loro matrimonio è celebrato il 27 agosto del 1347, senza addirittura l’immancabile consenso del papa, un altro matrimonio tra cugini, e fa letteralmente precipitare la situazione già molto compromessa. Subito dopo le nozze quasi clandestine, Luigi getta la maschera e si rivela per quel che è, crudele e violento, arrivando persino a picchiarla impunemente, pur senza avere il titolo regale che gli serve, la esclude dall’esercizio effettivo del potere, mandando a morte le persone a lei veramente fedeli. Di questa situazione ne approfitta il fratello del suo defunto marito Andrea, con il pretesto di vendicare il fratello vittima della congiura di Aversa, Luigi d’Angiò invade il regno di Napoli e mentre Carlo di Durazzo viene decapitato, molti baroni sono crudelmente torturati, alcuni
23 principi reali vengono deportati, lei fugge, abbandonando persino il figlio di primo letto, e si imbarca per la Provenza il 15 gennaio 1348. Si difende davanti al collegio dei cardinali che la proclama solennemente innocente. Intanto nel giugno 1948 a Napoli si insorge contro gli Ungheresi e Giovanna, venduta per 80.000 fiorini d’oro Avignone al papa, può fare trionfale ritorno a Napoli che aveva già scacciato re Luigi, il 17 agosto 1348. Ma si tratta di una vittoria effimera, la vera pace era ben lungi da arrivare, dopo pochi mesi la perdita del figlioletto Carlo Martello nel suo esilio ungherese, si registra un’altra invasione da parte di Luigi nel 1350 con conseguente nuovo processo contro la regina Giovanna che la dichiara nuovamente innocente e la tanto sospirata pace si firma il 14 gennaio del 1352, i nobili esuli prigionieri in Ungheria possono finalmente fare ritorno a Napoli. Purtroppo i loro subdoli intrighi continuano contro Giovanna e suo marito Luigi di Taranto e la situazione si aggrava maggiormente con la morte di quest’ultimo avvenuta il 26 maggio 1362, la loro unica figlioletta, Francesca muore nel 1352. Costretta nel 1363 a convolare a terze nozze con Giacomo IV di Maiorca per avere un erede, ma questa unione rimane sostanzialmente priva di prole per le continue e prolungate lontananze del coniuge, l’ultima volta che si vedono è nel 1366 a Napoli, lui muore all’inizio del 1375. Le sue quarte nozze vengono celebrate il 25 marzo 1375 con Ottone di Brunswick, provetto uomo d’arme capace di difendere lei e il suo regno. Ma la rovina di Giovanna inizia tre anni dopo con lo scisma d’occidente. L’elezione di Urbano VI nel conclave del 1378 non viene accettata dai cardinali francesi che soltanto cinque mesi dopo eleggono il 29 settembre 1378, il cardinale Roberto di Ginevra con il nome di Clemente VII a Fondi che riporta la sede ad Avignone, la sua elezione è sostenuta da Ottone di Brunswick. Conseguente è la scomunica di Giovanna il 21 aprile 1380, di li a poco Carlo di Durazzo (III), da lei stessa amato come un figlio e già precedentemente designato come suo erede, con il bene placido del papa Urbano VI e di Luigi ora re anche di Polonia dal 1370, marcia contro il regno di Napoli. La regina reagisce prontamente, estromettendolo dalla successione al trono, al suo posto nomina Luigi d’Angiò fratello de re Carlo V di Francia. Quando l’esercito di Carlo nel 1381
irrompe a Napoli, si rinchiude a Castel Nuovo dove viene fatta prigioniera e il 2 giugno 1382 Carlo è incoronato re. Giovanna rimane segregata a Castel Nuovo fino al 2 settembre 1381 e poi viene tradotta nel castello di Muro della Lucania, ma anche in cattività è un pericolo per tutti i suoi nemici, quindi il re d’Ungheria e di Polonia, “consiglia” a Carlo di Durazzo di porre fine alla sua vita, egli non si fa scrupoli, sentendosi egli stesso minacciato da un possibile ritorno al potere della regina deposta a cui aveva poco prima usurpato il suo trono. La sera del 22 maggio 1382, quando le luci si sono appena spente nella stanza in cui viene tenuta prigioniera, dei sicari vi fanno irruzione e la strangolano, viene sepolta in S. Chiara accanto alla tomba del padre. Carlo Alberto d’Ungheria muore il 16 luglio 1342 a Visegrad, è sepolto dietro l’altare della chiesa di Székesfehérvàr, antico luogo di sepoltura degli Arpadi. L’antipapa Clemente VI muore ad Avignone il 6 dicembre 1352. Federico IV di Sicilia, detto il Sempli� ce, senza mai effettivamente detenuto il potere, muore a Messina il 27 Luglio del 1377. Elisabetta di Polonia, dopo aver detenuto la reggenza per conto del figlio Luigi si ritira in un convento di clarisse a Buda il 29 dicembre del 1380 e per suo testamento è cola sepolta. Il 10 settembre 1382 a Nagyszombat muore all’età di 56 anni Luigi di Ungheria. Luigi I d’Angiò, designato erede da Giovanna si fregiò sempre del titolo di re di Napoli fino al giorno della sua morte nel 1384 e le pretese al trono vennero ereditate dal figlio Luigi II. Carlo III di Durazzo oltre che re di Napoli, dal 1385 diviene anche re d’Ungheria con il nome di Carlo II il Breve e muore il 24 febbraio 1386 a Visegrad. Il papa Urbano VI muore a Roma il 15 ottobre del 1389. Ottone di Brunswick, ormai sessantenne abbandona la vita politica e militare per ritirarsi nel suo principato di Taranto, muore nel suo letto nel marzo o nel aprile bel 1399 a Foggia. Con Giovanna II d’Angiò, regina di Napoli nel 1435 la loro casata si estingue, uniti per matrimonio si hanno i Valois d’Angiò+, ma nel 1480 con la morte di Renato l’ultimo duca il giglio angioino appassisce per sempre. Come donna e siciliana mi è piaciuto dedicarle questo mio mistico omaggio. Spero sia di tuo gradimento, Giovanna I d’Angiò.
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25 PRESIDENTE COMMISSIONE POLITICHE SOCIALI DI CASORIA
MULTE PER CHI SOSTA SUI POSTI H A CASORIA PARTE UNA SFIDA CONTRO I FURBETTI, TOLLERANZA ZERO
La Polizia Municipale nonostante le ben note difficoltà di carenza di organico, ha posto tra le sue priorità la questione del controllo dei posti riservati ai disabili. Nel trimestre gennaio - marzo 2022 sono stati effettuati molteplici controlli a campione su tutti i posti H presenti sul territorio che hanno fatto scaturire 24 verbali per occupazione non consentita dei posti riservati a persone con disabilità con contravvenzioni per oltre 3 mila euro, ed oltre 80% delle contravvenzioni sono state per ora regolarmente pagate. Con la Commissione Politiche Sociali e l’assessorato alle Politiche Sociali si è deciso di rendere questo tema un tema centrale rispetto alle attività da mettere in campo, compatibilmente con le tante altre attività da svolgere. Nelle prossime settimane la Commissio-
ne Politiche Sociali provvederà anche ad organizzare un incontro pubblico di confronto sul tema disabilità e lavoro. Intanto l’assessorato alle Politiche Sociali sta intensificando i rapporti con l’Asl per una revisione reale dei permessi di sosta rilasciati ai diversamente abili di Casoria. La consulta della disabilità è nel frattempo impegnata, su proposta del presidente della commissione politiche sociali, ad una valutazione della qualità dei servizi resi dalle cooperative sociali affidatari dei servizi dell’ente. L’assessorato alle Politiche Sociali con l’assessorato alla Polizia Municipale sono attivi anche per un’iniziativa che prevede l’impegno dei percettori del reddito di cittadinanza per il controllo anche dei posti H e scivoli stradali per
disabili. E’ evidente che nonostante le tante difficoltà, certamente il tema della disabilità è oggi, a differenza del passato, un tema a cui questa amministrazione tiene particolarmente. È evidente che la commissione Politiche Sociali che ho il piacere di presiedere ha contribuito ad accendere i riflettori sul tema disabilità ed ha messo al centro della sua agenda politica il tema della disabilità a Casoria. Se sembra poco quello che si sta facendo, bisogna dire che pochissimo era stato fatto prima, pertanto siamo sulla strada giusta, ma ora bisogna concretizzare e velocizzare. Come commissione continueremo a portare avanti le istanze dei casoriani che vivono la quotidianità dei problemi legati al mondo della disabilità.
GAIA MOSCHETTI
IN MOSTRA CAIO MARIO GARRUBBA FREELANCE SULLA STRADA AL PAN DI NAPOLI
Caio Mario Garrubba torna nella sua amata Napoli, in mostra al PAN Palazzo delle Arti Napoli dal 15 Aprile al 5 Giugno 2022. La mostra a cura di Emiliano Guidi e Stefano Mirabella, è stata ideata e organizzata da Archivio storico Luce/ Cinecittà SpA in collaborazione con il Comune di Napoli, e con COOP Culture e Magazzini Fotografici. Un percorso composto da 150 scatti prodotti dal Garrubba dai primi anni ‘50 ai primi anni ‘80, quarant’anni di storie; questa mostra segue la prima esposizione tenutasi a Roma, ovviamente, non poteva non fare tappa a Napoli, città natale dell’artista di cui si mostrano trenta scatti. Classe 1923, Caio Mario Garrubba visse e fotografò il mondo, dalla Spagna, all’Unione Sovietica, la Cina, gli Stati Uniti, esordì nel 1953 alla macchina fotografica e ben presto fu definito un freelance dello sguardo: è anche grazie a lui e alla sua Leica che i lettori hanno potuto conoscere e vedere con i propri occhi cosa accadeva nel mondo. La particolarità della fotografia di Garrubba era proprio lo scorrere fluido della vita delle persone, della gente comune, dello spirito della vita e del tempo, senza posa, così come si presentava, mai dall’alto ma sempre accanto al senso di giusti-
zia sociale. Mostrò il potere, le ingiustizie, la politica, il marcio della società sempre con quella profonda bellezza, ed è per questo che le sue immagini furono pubblicate sulle più grandi testate internazionali. Coglie il mondo di sorpresa, spesso in bianco e nero con quella luce quasi caravaggesca da cui trasse sempre ispirazione. A completare la mostra troviamo 5 pannelli enormi che esaltano i dettagli di alcune fotografie e due documenti audiovisivi che raccolgono le interviste ad Alla Folomietov, compagna di vita e di lavoro del fotografo, sua guida linguistica, assistente di un regista del calibro di Nikita Mikalkov, e “motore insostituibile del lavoro di Garrubba”. A lei è dedicata la mostra e il suo catalogo. Il 7 e 8 maggio vi saranno due giorni dedicati completamente alla fotografia attraverso un workshop tenuto da Stefano Mirabella che oltre ad essere cocuratore della mostra con Emiliano Guidi, è docente di fotografia, presso Magazzini Fotografici. Durante queste giornate saranno ripercorsi i luoghi in cui amava scattare Garrubba e infine alcune foto saranno selezionate ed esposti al PAN.
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SUCCESSO PER IL FESTIVAL “LE VOCI DI NAPOLI” VINCE RUBINA DELLA PIETRA
Applausi a scena aperta del folto pub� blico. Testimonial Pino Mauro Si è svolta nell’incantevole Teatro Umberto di Nola, la VII Edizone del Festival “ Le Voci di Napoli”, gara canora organizzata dall”Associazione Vesuvius A.P.S in collaborazione con il Comune di Nola e con il patrocinio morale di Telethon. A vincere il festival e il meraviglioso disco d’oro la talentuosa cantante Rubina Della Pietra con la canzone “Versace On The Floor” giudicata da una giuria di qualità e per la prima volta con il voto del pubblico, composta dal cantautore Lino Blandizzi, dai cantanti: Gregorio Rega e Antoine, dal direttore di radio Station One, Pietro Di Palma, la giornalista Teresa Iannelli Antonio e il suo dal voto del pubblico per la prima volta, si è collegato su un link dal telefono. Tantissime le persone presenti in sala. In gara c’erano: Ciro Marra, Luca Blindo, Miky Petillo, Giuseppe D’Angelo, Gennaro Morra, Francesco Montuori, Andrea Facciuti, Emanuele Matrulli, Sara Mottola, MisterRaffy e Rubina Della Pietra. La kermesse di Musica, Spettacolo e solidarietà è iniziata con un momento moda spettacolare dell’Accademia Maria Mauro. Ad aprire la serata la vincitrice della scorsa edizione Marianna Nappo con la canzone “Mille culure” sul palco è salito l’amico del Festival Gregorio Rega,vincitore di “All Togheter Now” che ha omaggiato il pubblico con un brano di Pino Daniele. Una serata indimenticabile, frizzante, piacevole e spienserata quella vissuta dalla città di Giordano Bruno, dopo anni di sofferenza dovuti alla pandemia, con un unico obbiettivo: valorizzare e dare merito ai giovani talenti campani, favorendone la promozione anche della festa dei gigli di Nola e dei prodotti di eccellenza della
Campania, come: le papaccelle di Brusciano, le scarole e il liquore Babarè . Tanti gli ospiti della manifestazione, lo stilista Gabriele Bonomo che ha proposto un momento di moda con capi esclusivi, la campionessa di ballo Rosa Granato che si è esibita sulle note della canzone” Vasame” e ancora la cantante e attrice Lucia Cassini che ha cantato e coinvolto il pubblico con la canzone “Balla, balla cunce’. Chapeau per il noto cantante e Testimonial della serata Pino Mauro che ha omaggiato il pubblico con la canzone “Nun T’aggia perdere” complimentandosi con i giovani talenti . Gli artisti in gara hanno riproposto i brani famosi della tradizione napoletana, italiana e straniera e pezzi editi e inediti abbracciando la maggior parte degli stili musicali esistenti. Alcuni riconoscimenti ai partecipanti sono stati realizzati dall’artista Luigi Calì, mentre il comune di Nola ha donato un libro sulla storia dei gigli e ancora l’azienda agricola Luigi Turboli e Angelo De Falco Gioielli, i fiori e gli addobbi di Luciano Rainone, Hanno presentato l’evento: Edda Ciof-
fi, Angelo Iannelli, Emanuela Gambardella con le miss : Mara Mollo e Lucia Schettino. Fotografri ufficiali : Bruno Fontanarosa, Raffaele Evangelista e Arturo Ciotola. Presenti le telecamere di Videonola, TV Club Economy, ArtesTv, Web Tv 1 e il Rione- Tra gli ospiti presenti, per il Comune di Nola Alfonso Crisci, il Sindaco Francesco Barbato, il giornalista Nello Fontanella, il cantante Mario Conte, le stiliste: Imma Natasha Diaz, Maria Rosaria Venditti e Tiziana Grimaldi. Tra i partner oltre a Nusco Porte, Pagliara Abbigliamento 1848, Associazione Giaguara, Futura Service, Miky Makeup -Artist Accademia, Sistema Casa Immobiliare, Palestra Fit For You. La serata ha ospitato ragazzi speciali che si sono emozionati con i loro genitori. Soddisfatto il padron del Festival l’instancabile produttore di emozioni Angelo Iannelli che ha ringraziato l’Associazione Vesuvius, il coordinatore Felice Marotta, la città di Nola e tutti i partecipanti non escludendo la prossima edizione a Nola. Foto Bruno Fontanarosa
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MARIA CONSIGLIA IZZO
INTERVISTA A GIUSEPPE GAMBI
Dietro ad un artista non c’è una gran� de donna, ma c’è un grande mana� ger… Adriano Aragozzini mi ha adoc� chiato! Il giovane tenore napoletano Giuseppe Gambi, reduce del successo del concerto che ha tenuto a Praga in occasione delle celebrazioni organizzate per il centenario della morte di Enrico Caruso, parla della collaborazione appena avviata con Adriano Aragozzini - uno dei più importanti produttori e manager italiani, nonché ex patron del Festival di Sanremo – che lo ha coinvolto in numerosi appuntamenti internazionali ( il 5 maggio sarà a Dubai, protagonista di un grande show organizzato in occasione della fine del Ramadan; a giugno effettuerà un concerto a Miami ed altri due a Cap Cana e a Santo Domingo; ritornerà poi negli Stati Uniti e in Canada). Il repertorio e le opere che al momen� to senti più congeniali alla tua voce e al tuo temperamento… Il repertorio che in questo momento sento più vicino alla mia voce è sicu� ramente un repertorio internaziona� le. Uno dei miei sogni è interpretare una canzone per unire i popoli come fece Michael Jackson con “Heal the world”. Le opere che da un punto di vista lirico sento più vicine alla mia voce sono le verdiane, come il Rigoletto e la Traviata. Non disdegno le opere di Puccini, come la Tosca, che amo molto e si addice al mio temperamento artistico. Hai già qualche anno di esperienza alle spalle. Ciò significa che hai ini� ziato ad avvicinarti alla lirica molto giovane. Quali furono le ragioni che ti convinsero ad intraprendere questo genere di carriera artistica? Per me la lirica è una signora che va scoperta giorno per giorno. Questo è stato il mio approccio nella mia car-
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riera artistica. Nel mio futuro intendo dedicarmi al bel canto con il mio genere crossover, alle immortali romanze liriche ed ai più grandi successi internazionali. Ovviamente il mio grande desiderio è potermi esibire davanti a folle oceaniche con mie canzoni che possano entrare nel cuore della gente di qualsiasi posto nel mondo.. A chi devi principalmente il tuo suc� cesso? Dietro il mondo del bel canto c’è un grande impegno di persone che lavorano durante i concerti, nel dietro le quinte. La riuscita di un grande spettacolo è sempre dovuta al buon lavoro di uno staff che, unito e compatto, vuole portare a casa un gran risultato, non solo in termini di presenza di pubblico, ma soprattutto in termini di qualità e professionalità. Quanto è importante trovare un valido agente di cui potersi fidare affidandogli la propria crescita professionale? Da sempre sono alla ricerca di un vero mentore, spero di averlo trovato questa volta. Un grande personaggio storico del mondo dello show business mondiale mi ha adocchiato: è Adriano Aragozzini, un uomo che vanta una serie impressionante di successi non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Dietro ad un artista non c’è una grande donna, ma c’è un grande manager! Quali sono i tenori del passato che ammiri maggiormente e perchè? Nel passato, all’epoca delle voci d’oro, ci sono stati: Caruso, Corelli, Del Monaco e il grande Pavarotti. Io penso che i tenori del passato hanno sicuramente dato un’impronta fondamentale alla musica nel mondo. Quello che ricordo con più grande affetto e al quale mi ispiro maggiormente è Pavarotti: nel mio piccolo cerco di imitare quello che ha fatto lui durante la sua infinita carriera.
Come vorresti che evolvesse la tua carriera nei prossimi anni? Sogni nel cassetto? Tanto per cominciare vorrei ci fosse più pace nel mondo, più bene, purtroppo si sono persi molti valori importanti. Poi mi auguro che tutto possa rifiorire, anche il mondo artistico; spero che le istituzioni del nostro paese diano un aiuto concreto ed uno slancio all’intrattenimento, che è importantissimo, anche perché l’Italia è la culla dell’ arte, della cultura e della musica. Qualche consiglio per i giovani stu� denti di canto, anagraficamente anco� ra molto vicino a te… Oggi i giovani hanno molta difficoltà nell’avvicinarsi alla musica lirica, anche se ci sono diversi artisti, come Bocelli, che hanno ottenuto negli ultimi tempi grandi successi con canzoni pop cantate con voce lirica. Bisogna avere pazienza e grande professionalità, soprattutto in questo periodo storico molto difficile per i giovani che si avvicinano alla musica.
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GIUSEPPE NAPPA
INIZIA IL TORMENTONE FERRI
Sono uscite le nuove canzoni da qualche settimana della Ferri, la cantante si è recata per la realizzazione presso la sala di incisione del maestro Tony Aprile e Piero Palumbo. Da poche settimane ha ritirato i due brani scritti proprio per lei. Uno dal titolo “A Mascherina”, l’altro dal titolo “Uagliu scennit a cuoll”. La Ferri nonostante tutto, grazie alla forza di amici e colleghi, è stata sempre presente in questo lungo periodo che ha segnato moltissimo la sua vita, cercando di regalare sorrisi a tutto il pubblico che da anni la ama. Con i due maestri ha inciso la voce per regalare ancora sorrisi emozioni, invitando anche a riflettere, perché all’in-
terno c’è molta modernità ed attualità come mascherina, la tosse, il virus e tutto ciò che comporta la mascherina e tutto questo periodo particolare. L’altra è ancora più attuale, dove appunto si fanno accenni anche sulla guerra. E oggi ci ha svelato che ci saranno ancora altre sorprese. Lei è anche ospite fissa del glorioso Salotto Artistico Culturale e Multimediale della poetessa Tina Piccolo ogni martedì a partire dalle 19.00 che potete visionare sui social. Che dire, Nunzia è figlia di questa Napoli popolare che ama le sue origini le sue tradizioni! Insomma la Ferri non finirà mai di stupirci! E poi ovviamente di questo news che le riguarda non potevamo non anticiparla noi.
ROSA IACCARINO E LUIGI CORCIONE
RITORNA “UNO CHEF PER AMICO”: IL GALÀ DI BENEFICENZA CHE CONIUGA GUSTO E SENSIBILITÀ
A concludere la serie di eventi organizzati in occasione della Giornata mondiale per la consapevolezza sull’Autismo, l’associazione #micolorodiblu onlus presenta la seconda edizione di “Uno Chef per Amico”. Lunedì 16 maggio, a partire dalle ore 20.00, presso il Casale Irfid di Ottaviano, ritorna il gran galà di beneficenza organizzato da #micolorodiblu, con il supporto dall’Isis De Medici di Ottaviano e con la speciale collaborazione degli chef pasticcieri Gennaro Langellotti, Tommaso Foglia ed il maestro pizzaiolo Luca Doro. La serata di Gala “Uno Chef per Amico” sarà condotta da Nicola Tinto Prudente, direttamente dalla trasmissione “Mica Pizza e Fichi” in onda su La 7 e prevedrà la presenza di artisti, tra cui Sal Da Vinci e Ciro Corcione, numerosi ospiti e soprattutto, 20 chef da tutta la Campania che presenteranno i loro piatti, coadiuvati dai ragazzi autistici con l’estro e la passione per la cucina. «Per noi sensibilizzazione e inclusione sono sempre andati di pari passo – afferma Maria Gallucci, Presidente dell’Associazione – e queste opportunità di crescita professionale vanno a nostro avviso nella giusta direzione. Per consentirci di avviare
questo percorso, che permetterà ai questi ragazzi speciali di intraprendere dei veri e propri progetti lavorativi, saldi e duraturi, abbiamo bisogno del sostegno di tutti: specie delle Istituzioni. La vera integrazione dei ragazzi con autismo, passa per il loro inserimento lavorativo, diversamente tutto è inutile se non viene loro garantito un diritto che dovrebbe valere per tutti». Per consentire ai ragazzi autistici di esternare le tante potenzialità, spesso inespresse e la predisposizione, a volte spiccata ed in alcuni casi, talentuosa per i fornelli, l’associazione #micolorodiblu onlus ha scelto di servirsi proprio della cucina come viatico. #micolorodiblu onlus, da diversi anni, opera a favore delle famiglie di ragazzi con disturbo dello spettro autistico, promuovendo iniziative per consapevolizzare sulla tematica “autismo”: i proventi della serata dedicata a “Uno Chef per Amico”, come quelli di tutte le altre giornate dedicate alla sensibilizzazione sull’autismo, saranno utilizzati dall’associazione #micolorodiblu onlus per creare opportunità di inserimento lavorativo adatte ai ragazzi nella Fattoria e presso altre strutture ricettive selezionate sul nostro territorio.
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ANGELO VOZZELLA
USO CIVICO E RESISTENZA LA PASQUETTA CASORIANA UN MESSAGGIO DALLA CITTÀ
Nel giorno di Pasquetta, nonostante i divieti, circa un migliaio di abitanti si sono riappropriati in maniera spontanea dell’ex deposito militare di via Boccaccio, per trascorrere una giornata di convivialità nel bene comune di Terranostra. ‘O ponte ‘e tre lluce è anticamente lo spazio comune che la gente di Casoria ha sempre attraversato per passare le giornate nella natura. Questo uso civico è stato ripreso dal 2015 grazie alla nascita del verde liberato autogestito, esperienza di presidio ambientale e di riappropriazione dal basso. Sono cinque mesi che si è interrotto il presidio permanente della terra, per consentire al Comune di Casoria di avanzare nella fase di progettazione, ma nonostne proclami e promesse ancora nulla è stato fatto e la progettazione partecipata del futuro ‘parco Terranostra’ non è partita... Mentre l’uso collettivo dell’area continua in maniera spontanea e si ravviva con l’arrivo della primavera. La Pasquetta popolare è stato dunque un atto politico di resistenza per ribadire la proprietà collettiva di questo bene comune e per spingere le Istituzioni a coinvolgere presto la comunità territoriale e tutta la popolazione in un laboratorio di progettazione nella terra, che esprima sogni e bisogni di chi questo luogo lo vive e lo valorizza con tantis-
sime attività. Casoria non può aspettare: abbiamo bisogno di questo presidio di salute e di socializzazione, un luogo dove si sperimenta un modello di gestione rivoluzionario, aperto a tutto, basato sulla cura e sul mutuo soccorso. In queste settimane il consiglio comunale deve discutere della nostra proposta di modifica del regolamento comunale sui beni comuni, per il riconoscimento dell’uso civico e collettivo. Dossier, inchieste, regolamenti e una documentazione progettuale sono state prodotte dalla comunità di Terranostra per trovare le forme adatte per comunicare e per facilitare l’apprendimento istituzionale di quanto è in essere. Chiediamo vengano formalizzate fin da subito le attività primaverili ed estive a Terranostra e siano così garantite la fruizione e la progettazione in loco del futuro parco. Ad oggi, tre abitanti sono sotto processo per la liberazione di quest’area verde. Ci teniamo però a dire che “ il vero reato è il bisogno negato”.Le istituzioni non possono più continuare a negare l’esistenza di questo bisogno collettivo che continuerà ad esprimersi attraverso la riappropriazione e l’autodeterminazione. Siamo gratis a tutte le persone e alle realtà che con i loro corpi e la loro creatività hanno reso possibile il materializzarsi di una grande magia... Che non sarà l’ultima.
CIRO FRENNA, TRUCCATORE E HAIR STYLIST CON DECENNALE ESPERIENZA NEL SETTORE
Parte del team di hair stylist Alpacino capitanato da Giovanni Sciarrillo, cura lo stile di diversi programmi di Rai e Mediaset. Lavora alla parte trucco del Festival di Sanremo, dove quest’anno ha curato l’immagine di diversi vip che si sono avvicendati sul pal� co. Vanta importanti esperienze di shooting nel settore della moda, ma soprattutto nel settore del wedding dove negli ultimi anni la sua professionalità è sempre più richiesta. Il suo motto: soddisfare ogni cliente.
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Augurissimi
20 aprile 2022 Splendida età quella dei 18 anni, si prende la patente, non si ha paura di niente e si vive appieno il presente. Auguri di cuore a Roberta Manco
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Direttore Responsabile: Ferdinando Troise WEB: C&C CENTRO STAMPE SRL - CASORIA Questo numero è stato chiuso il 21 aprile 2022
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