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DOMENICA 24 giugno 2018

Settimanale di Informazione

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ANNO XVIII - N° 25 - DOMENICA 24 GIUGNO 2018

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IL CASORIANO

CARA, VECCHIA, ADORATA CASORIA!

In quanti guai mi cacci! Mentre a Sorrento, la Sorrento della Federalberghi, della cultura e del giornalismo, di Marina Grande e di quella piccola, festeggiano, finalmente, la bandiera blu, assisto al Vomero, nella piazza delle Quattro Giornate ai ludi della cortesia. Il brasiliano Luis Vinicio allenatore del Napoli della eleganza e della cortesia, dello stile e della classe negli anni 70, mai dimenticato dai milioni di napoletani sparsi per il mondo, è stato superato in leggerezza e bel gioco dal toscano di Figline Valdarno nato a Bagnoli, in quel lembo di terra, tra Coroglio e Lido Pola, tra il Lido delle Sirene e la Cementir, dove e lo ha capito anche Vezio De Lucia, è legato il futuro della nostra NAPOLI. Maurizio Sarri è in vacanza a San Benedetto del Tronto, nell’attesa, lo speriamo per lui e per il calcio, dei definitivi accordi con il Chelsea di Abramovich. Se ciò dovesse accadere è principalmente merito dell’arte di mediazione di un paziente ed irremovibile Ramadani. Cara vecchia Casoria, quante me ne combini! All’ombra del Maschio Angio-

ino, nel mentre mi recavo alla Manifestazione Nazionale di Piazza Forcella, spiego a tre importanti soggetti politici casoriani tre, i motivi del mio distacco dalla politica casoriana, quella delle annunciazioni annunciazioni. Ma quanta colpa ha la gente minuta, spicciola, lo appassionato, il cittadino in se e per se? E quanta altra invece ne ha il dirigente? Colui che dovrebbe condurre e non conduce, colui che dovrebbe fissare il tema e non fissa? E in certi luoghi, dove pure dovrebbe e potrebbe nascere la pubblica amministrazione, che odori si percepiscono? Sono centri di pubblica utilità, di gestione amministrativa o sentine puzzolenti? Maneggioni, perfidi, ben protetti spiano e speculano. Su tutto e con un cinismo, e una disonestà che può portarli, prima è già successo, dopo non lo posso sapere, anche a Poggioreale. Maneggione (o accattone) però non è colui che viene con il cappello in mano per tenere in piedi una situation comedy e da tantissimi anni, gira ed osserva; maneggione non è il “tecnico” rimasto senza posto e quindi

adattatosi in panchina aspetta il suo ingresso nella stanza dei bottoni (augurando a costoro, però, di trovarli i bottoni e magari anche la stanza); questi fanno parte del mondo naturale, vi appartengono di diritto; devono restarci. Maneggione è chi si spaccia per dirigente e non lo è. Maneggione è colui che coltiva le simpatie di chi governa la cosa pubblica, il pubblico denaro, l’amministrazione, i settori, i servizi, spacciandogli per vere mille menzogne, falsando la realtà; maneggione però rischia di finire con l’esserlo anche chi si fida troppo! C’entra in questo discorso anche il Comune? I suoi professionisti? Per carità! Ma se questi organismi non operano selezioni, se non aiutano, ad esempio, i tecnici, se si prestano al caos che esiste, si fanno corresponsabili dello andazzo e allora conviene intervenire. Fuccio non legge, me lo ha confessato tanto tempo fa; è lontano, molto lontano ma sono convinto che qualcuno si incaricherà di fargli leggere quanto stiamo scrivendo. continua a pag. 5


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SEGUE da pag. 3

A Casoria c’è odore di bruciato ma non nei settori, non nei dipendenti comunali, non in alcuni dirigenti, ma in un “giretto” ormai individuato e quindi quasi fuori gioco. A Casoria accade quello che accade in qualsiasi parte d’Italia, compresa la Toscana e la Lombardia, con rispetto parlando; ma quel che accade qui subisce modifiche, stravisamenti, piccole, delicate ma importanti violenze. Il pinco che parla con palla, è fatto comune; ma da noi la speculazione è diventata legale e non venitemi a parlare di moralismo, andiamo a parare dalle parti di una Azienda, il Comune di Casoria, che va difeso. Dalle parti di un Ente, massimo polmone finanziario della Città di Casoria, che sta andando a puttana, per colpa innanzitutto di alcuni dei suoi dirigenti più noti. (Per chiarezza e completezza di informazione chiarisco che per dirigenti non mi riferisco certo a quelli di settore, quei pochi che sono rimasti, ma a chi dirige la cosa pubblica!!!). L’anno scorso fu trascinato Setaro davanti al Tribunale di Napoli. Questo anno è toccato all’ex Sindaco ed all’ex segretario, assolti dalla Corte dei Conti grazie ad una delibera di salvaguardia ed alla bravura dei loro avvocati. Non sono alla fase dibattimentale, invece, i 25 avvisi di garanzia arrivati a consiglieri e assessori per il bilancio del 2012. I loro avvocati stanno lavorando per evitarlo. L’Azienda Comune così è stata difesa. Come è sempre giusto. E come mi avrebbe fatto piacere fosse accaduto anche alla Giunta Municipale. Ma non esiste purtroppo più. L’hanno distrutta. Giulio Russo, Assessore ai Servizi diretti alla Persona ed al Personale, ha rassegnato le dimissioni e non ancora sostituito; mai nominato l’assessore all’Assetto del Territorio; in discussione l’arch. Pietro D’Anna, valentissimo assessore all’ambiente ed all’ecologia (una lunga panchina in attesa di doverlo sostituire), nonostante l’impegno, la tenacia, l’abnegazione e le capacità dimostrate dal giovane architetto casoriano; senza partito alle spalle rischia il posto di assessore ai ll.pp. l’unica

rappresentante di Arpino in G.M., cioè Marianna Riccardi (in un mio giro ad Arpino ho solo sentito parole di elogio e di apprezzamento ed inoltre sembra che la sezione di Arpino del Pd voglia pubblicamente sostenerla); aspettiamo….. Un solo consiglio al Sindaco: ci pensi bene prima di toccare questa G.M.; ho l’impressione che gli possa succedere quanto già accaduto con i suoi predecessori e cioè NON FINIRE IL MANDATO. Invece è avvenuta la spartizione delle deleghe. Al partito di Enzo Ramaglia, l’Ambiente, a quello di Sergio D’Anna le politiche sociali, al duo Carfora-Marchetti, l’urbanistica, a Liberamente i lavori pubblici e gli altri ancora non si sà. Cara vecchia Casoria, dici che facciamo del moralismo spicciolo? Manco a pensarlo. Cerchiamo di dire la verità, convinti come siamo che solo le troppo verità taciute fino a oggi, ci hanno sconciato come sappiamo e vediamo. Dici che non cambia niente? Non è vero. Tante cose ho visto cambiare in 48 anni di giornalismo, al servizio appunto del vero. Richieste astiose al Prefetto di Napoli, frutto di altre dilatazioni. Si cerca x e non lo si trova. Si sbriga e si specula, il tutto è frutto di una politica che certo non è stata rivoluzionaria, che vede il Comune ancora pieno di debiti fuori bilancio. La direzione seria, oculata, anche impopolare, sia della macchina comunale che dell’intera Azienda è prima che una mia invenzione una necessità sociale immediata. Lo hanno detto anche a Fuccio, nel giugno del 2016, e Fuccio, ad agosto del 2016,

confidò il prurito di volerla organizzare lui! Ecco la ragione dell’ “azzeramento” della Giunta Municipale di Casoria. Ecco la ragione delle riunioni di maggioranza consiliare. Guarda casa tutti adesso scoprono i problemi di casa. Fuccio è stanco, lo dice lui. E non credo che sia disposto a fare esplodere altre guerre. Non gioverebbe, del resto, alla sua azione di Sindaco. Si ritroverebbe solo. E noi tutti, invece, intendiamo rispettare il suo ruolo. Pasquale è bravo ma appartiene anche lui a quella tipologia di napoletani che si ritiene più furba di tutti. Se si ostina cadrà miseramente, come sono caduti quelli prima di lui. Una nuova classe di soggetti politici è pronta: apriamo le porte: vi fanno parte tutti i giovani impegnati nell’agone politico, quelli eletti e quelli non eletti nel Consiglio Comunale, né in commissioni o nei posti di sottogoverno. Apriamo le porte ma diciamo loro di continuare ad avanzare nello studio delle questioni sia politiche che amministrative non più con le astuzie e gli inghippi ma con l’intelligenza. L’amministrazione della cosa pubblica, l’uso e l’utilizzo del pubblico danaro, sia in uscita (spese anche quando sono fondi regionali) o in entrata (riscossione!!!) non è una gara tra furbi ma tra gente sana. Questi dirigenti della cosa pubblica poi non aduliamo ma con onestà critichiamo. Sappiano costoro che saranno rispettati se sapranno rispettare. Che vinceranno se sapranno lottare. La cara vecchia Casoria ha bisogno di un pizzico di amore e di onestà. Vogliamo concederglielo?

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MICHELE MITRAGLIA

CALCIOMERCATO

ABBASSO LO STRANIERO

Allora chiarisco: definitivamente. E’ una mia invenzione, desidero brevettarla, etichettarla. Come esiste nella industria e nel commercio, in ogni altra attività il rispetto per la mano d’opera locale, così nel calcio non si può evitare di considerare “il piede d’opera locale”. Il calciatore con il marchio DOGP, DOC, ecc. Per carità, non il sollevamento di nuove frontiere, ma il rispetto. L’esplosione razzista lì dove il reddito è alto è da condannare e da liquidare, ma che l’Italia ancora così asfissiata da bisogni e di altri non cerchi di fare un pò di spazio ai suoi ragazzi, anche nel calcio, è imperdonabile errore. Passabile di pena e altro. Per fortuna se al “piede d’opera locale” non badano i dirigenti, in tutte altre faccende affaccendati, ci dovrebbero pensare i tecnici. E così succede che l’italianissimo Cittadella fa tremare il Frosinone ed una settimana dopo è lo stesso Frosinone, con 9 italiani in campo, a sconfiggere “lo straniero” Palermo con solo tre italiani in campo e forse nello intero organico. L’Atalanta, poi, con il settore giovanile, ritenuto da tutti il migliore d’Italia, aumenta sempre di più di presenze straniere la sua formazione. Mi lamento della mancanza di sensibilità mostrata di quanti non ritengono interessante la ripresa del calcio italiano. Inter, Juventus, Roma, Atalanta, Napoli e Torino hanno un’organizzazione del settore giovanile con milionari investimenti che dovrebbe far sì che le presenze di stranieri in serie A (ma anche B) diminuisse; invece no, accade il contrario. Perché? Ancora più lamentevole pretendere il rilancio da Roberto Mancini come se questi avesse la bacchetta magica. Il calcio italiano è impoverito dalla presenza di troppi stranieri e Giampiero Ventura è colpevole nel non aver voluto confessare la poca qualità avuta a sua disposizione. LODE A MANCINI Lode quindi a Mancini che va a congiungersi idealmente con Mario Balotelli, forse il miglior talento calcistico che oggi abbiamo in Italia. Si attende adesso che l’esempio venga seguito da tutti i club di serie A e di serie B (ma visto l’inizio di un calciomercato non

ancora ufficiale vengono seri e fondati dubbi che ciò accada). La cosa gravissima è che gli italiani sono straniti da aver dimenticato che per anni hanno giocato il calcio meglio degli altri. 4 volte CAMPIONI DEL MONDO, 1 VOLTA CAMPIONI DI EUROPA, oltre ad aver perso diversi mondiali ai calci di rigore. Brucia ancora il modo come si è perso a Italia 90 o la finale in America ai calci di rigore. Nonostante ciò i club di serie A sono riusciti a far si che in questo campionato vi giochino più stranieri che italiani. E non sono tutti Alisson, Dybala o Koulibaly. Il dilagare tecnico della provincia italiana deve imporsi! GIAMPIERO VENTURA Poi giunse Ventura che gelò tutto. Non ricordo se qualcuno si è opposto al non utilizzo di Lorenzo Insigne nel determinante incontro per la nostra partecipazione ai Mondiali contro la Svezia. O storia, assurda storia dell’Italia che mai ti racconterà con il rispetto della verità che ti è dovuta! E chi mai cancellerà dalla coscienza di Ventura le macchie del suo fallimento? Tavecchio che credeva o pensava di passare per un luminare della scienza calcistica. E i giornali? La rosea, il cds, tuttosport. RITIRO: DIMARO, NELLA VAL DI SOLE, IN TRENTINO Carlo Ancelotti è in Russia, opinionista ai Mondiali 2018 per una Tv messicana. Il suo ritiro precampionato inizierà il 10 di luglio. Il suo staff, con il figlio Davide ed il genero Mino Fulco da Mondragone è in partenza per il loro nuovo ritiro. Ritorneranno e andranno da Carlo con tutti gli altri. Non si sa se questo del 2018 potrà essere l’ultimo ritiro nell’accogliente cittadina trentina. Al presidente hanno chiesto: conosce la Sila? L’Irpinia? Si è mai preoccupato qualche tour operator, qualche importante agenzia di viaggi, qualche Ente per il Turismo, lo stesso assessorato al turismo della regione Campania o, addirittura, il precedente Ministro per il Sud Claudio Vincenti (nell’attesa che lo facciano Barbara Lezzi e Pina Castiello) di proporre ad Aurelio De Laurentiis qualche straordinaria località meridionale per il ritiro precampionato del calcio Napoli? Verde e pace. E aria idonea a conservare la condizione atletica.


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CARMEN PALUMBO

GENNARO DI MICCO: LA MIA PASSIONE PER L’ARTE A SERVIZIO DEL SOCIALE Questa settimana abbiamo parlato con Gennaro Di Micco, informatore medico di professione, ma con una grande passione per l’arte e per la musica. In questa piccola intervista per Casoriadue, Gennaro ci ha raccontato del suo impegno nel sociale e dell’aiuto rivolto al reparto oncologia del Monaldi. Come nasce questa sua passione per la musica e che posto occupa nella sua vita? “L’amore che ho per l’arte, lo posso definire come una vera passione, una passione che ho tenuto da parte per tanto tempo nella mia vita, ed ho iniziato a coltivarla solo quando mi sono davvero affermato dal punto di vista personale e professionale. Per tanto tempo ho messo al primo posto altre priorità, mi sono dedicato al lavoro, alla famiglia. Proprio da quello che ho vissuto anche in prima persona, nasce questa passione, impegnata oggi soprattutto nel sociale. Insieme con altri artisti abbiamo creato una compagnia teatrale che si chiama “Cummedia” e almeno una volta all’anno cerchiamo di portare a termine uno spettacolo. Il fine di queste rappresentazioni teatrali è quello di aiutare il reparto oncologico del Monaldi, grazie a qualche amicizia Onlus che interviene, cerchiamo di recuperare fondi e di fare qualco-

sa in più, per chi ha bisogno. Durante queste commedie facciamo una sorta di spettacolo musico-teatrale, intervallan-

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10 Antonio Botta Lei ha cominciato a ricoprire il delicato e impegnativo ruolo dirigenziale in una scuola del Nord: realtà sociale, utenza e “rete” fra le istituzioni differenti rispetto al contesto territoriale dove attualmente opera. In base alla sua esperienza, ritiene sia fondata la tesi secondo cui tutto sia positivo nel Settentrione e tutto negativo nel Meridione? La mia esperienza al Nord, durata un triennio, è piuttosto lontana, sono tornata in Campania, e precisamente a Casoria, sette anni fa. Di quel periodo ho un bellissimo ricordo e altrettanto credo di aver lasciato, visto che genitori e docenti ancora mi scrivono e sperano che io un giorno possa tornare. Il positivo ed il negativo risiede ovunque, non fa differenze geografiche; i bambini sono bambini, con le stesse caratteristiche e i docenti pure. Cosa mi manca? L’attenzione ai bisogni della “Scuola” da parte degli Enti locali che purtroppo qui non ho ritrovato, e la rete di servizi territoriali che l’aiutava ad essere più efficace. A Maggio vari percorsi formativi extracurricolari hanno coinvolto un centinaio di studenti; inoltre, per il secondo anno consecutivo, è stato approvato il progetto STEM, da realizzare prossimamente, se non erro. Quali, in sintesi, le ricadute positive sui “suoi” ragazzi, dal punto di vista dello sviluppo intellettivo, socio – emotivo e relazionale? Come ho più volte ribadito, i percorsi laboratoriali, per il loro clima non giudicante, rendono le situazioni di apprendimento piacevoli e “oblique”, nel senso che ciascuno può trovare la propria dimensione nel percorso, esprimere al meglio le proprie potenzialità, superare le difficoltà che impediscono il successo scolastico e far emergere i talenti. Il clima non giudicante favorisce relazioni e collaborazione, quindi, la ricaduta è

Intervista alla prof.ssa Maria Grazia Puzone, Dirigente scolastica dell’I. C. 1° “Ludovico da Casoria” centrale

“INSIEME CON I DOCENTI PER UNA SCUOLA VIVA E APERTA” certamente positiva. È doveroso segnalare che non solo nel mese di Maggio ma nell’intero anno scolastico centinaia di alunni ed alunne sono stati impegnati in molteplici attività finanziate con fondi europei, nazionali e regionali e che le stesse continueranno nel mese di luglio con i bambini e le bambine della scuola dell’Infanzia. Gli studenti della “Ludovico da Casoria” alla ribalta in concorsi e competizioni, anche a livello nazionale: indubbiamente per lei e per tutti gli operatori scolastici un motivo di enor-

me soddisfazione. In quali ambiti, in particolare, gli studenti hanno ottenuto importanti riconoscimenti? Gli ambiti nei quali i nostri alunni hanno avuto riconoscimenti, grazie alla guida e al sostegno dei loro docenti, sono molteplici: anche quest’anno le nostre alunne hanno ottenuto il titolo regionale di scacchi e si sono classificate al nono posto alla fase nazionale; la Federchimica qualche giorno fa ci ha annunciato il terzo posto nazionale per un progetto sperimentale di Chimica realizzato dalla prof.ssa Fiorentino con le alunne, gli alunni ed i docenti delle classi quarte di scuola primaria; abbiamo vinto con il gioco del calcio il primo posto nell’evento sportivo organizzato dal Comune; qualche mese fa abbiamo ricevuto il primo premio regionale in un concorso organizzato dall’AICA e dall’USR con un e-book sulla nostra cittadina. I riconoscimenti fanno piacere e in qualche modo legittimano la qualità delle nostre proposte ma l’emozione più grande è rappresentata dall’osservare giorno dopo giorno l’entusiasmo di alunni e docenti che rallegrano corridoi, aule e laboratori per intere giornate per tutto l’anno. Lei lavora instancabilmente, rimanendo in ufficio anche oltre l’orario dovuto. Quali forti motivazioni la spingono a darsi “anima e corpo” per la scuola? È vero, lavoro tanto, non saprei e non potrei fare diversamente. Dirigere una scuola del primo ciclo è molto complesso e farlo con cura, ascoltando e supportando tutte le componenti, richiede impegno e dedizione. Credo nella scuola, nel lavoro delicato dei docenti e del personale, credo soprattutto nei ragazzi e il mio lavoro è quello di cogliere e proporre le opportunità e trasformarle in azioni didattiche perché ciascuno dei nostri stu-

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DOMENICA 24 giugno 2018 denti possa trovare la propria strada. In questa impresa però non sono sola, mi accompagnano circa 160 docenti che fin dal primo giorno hanno condiviso con me l’idea di una scuola viva, aperta e ricca di occasioni di crescita per tutti. A suo avviso, ci sono le condizioni per realizzare un’alleanza educativa tra le varie realtà scolastiche del territorio a favore dei ragazzi di Casoria? Oppure ciascuna scuola è esclusivamente occupata a curare “il proprio orticello”, in una competizione a chi attira più utenti? Questa è una domanda a cui non so rispondere. Sono certa che nel territorio casoriano ci siano moltissime risorse umane e con molte realtà siamo riusciti a realizzare accordi e partenariati per migliorare l’Offerta formativa ma vedo le scuole casoriane ancora lontane dal realizzare alleanze educative. Abbiamo stipulato accordi e reti per la formazione dei do-

11 centi, per svariate candidature nei progetti PON ma non siamo ancora riusciti a confrontarci su bisogni, offerte, buone prassi… Speriamo in un prossimo futuro. Politica scolastica a Casoria: in breve, segnalazioni e proposte all’Assessore al ramo, sia in rapporto alla scuola che dirige sia alla realtà scolastica della Città. Chi è l’Assessore del ramo? Che io sappia il Dott. Giulio Russo ha rassegnato le dimissioni e non mi risulta che l’incarico sia stato conferito, ma posso sbagliarmi. All’attuale o prossimo Assessore direi di venire nelle scuole a conoscere e farsi conoscere da studenti, docenti e personale che rappresentano una grossa fetta dei cittadini casoriani. Le scuole vorrebbero confrontarsi con l’Amministrazione comunale per migliorare i servizi e non limitare i rapporti a missive con liste di cose da fare e sistemare che infa-

stidiscono solamente. Un riferimento alla sua famiglia, senza volere violare la privacy. in che modo “insaporisce” la sua vita la consapevolezza di essere moglie, madre e nonna? Ogni giorno ringrazio il Signore di avermi fatto dono di una splendida famiglia. I miei sono abituati a vedermi poco a casa ma cerco di non far mancare loro nulla e fare del poco tempo in cui stiamo insieme un tempo di qualità. Da due anni io e mio marito siamo nonni ed il mio più grande rammarico è proprio quello di non poter veder crescere il mio nipotino perché questa nostra meravigliosa e al tempo stesso “maledetta” Campania, non dà opportunità di lavoro ai tanti giovani che vogliono fare carriera per i loro talenti e non perché segnalati o raccomandati. Devo accettare le scelte dei miei figli perché ho insegnato loro che l’onestà, l’impegno, la perseveranza premiano sempre.

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ANTONIO BOTTA

“TRA CRONACA, FAVOLA E LEGGENDA” PER RITORNARE A FANTASTICARE Presentato il libro “TE LO RACCONTO” della scrittrice casoriana, prof.ssa Giulia Campece

Dopo i successi letterari di “Casoria… una volta” e “Donne senza volto”, ambedue editi da Sophia, premiati in prestigiosi concorsi internazionali, la scrittrice e poetessa Giulia Campece delizia i suoi numerosi lettori con un terzo libro, “TE LO RACCONTO” - Adriano Gallina Editore, presentato il 18 giugno scorso nella parrocchia S. Paolo. Ha introdotto l’evento culturale, in qualità di moderatrice, la prof. ssa Rosalia Marino, Dirigente scolastico, la quale ha evidenziato una delle doti dell’Autrice, ravvisabile nella capacità di trattare, nelle sue opere, contenuti “pregnanti”, di consistente spessore sociale ed etico, con un linguaggio accessibile e scorrevole. Dopo i saluti del parroco don Giuseppe De Vincentiis, lieto di ospitare un convegno nel quale la cultura affianca la fede “nel promuovere l’uomo”, é intervenuta la prof.ssa Luisa Marro, docente di Inglese, che ha curato la prefazione del testo. Lei ha posto in rilievo, in primis, la dimensione educativa del libro quale “valore aggiunto”, avendo l’Autrice saputo ridestare, in un’epoca in cui il narrare, l’ascoltare e l’immaginare sono sovrastati dai social media, “il rapporto con la narrativa orale e tutti i suoi risvolti: antropologici, etnologici, religiosi”. I racconti, infatti, raccolti ed elaborati da Giulia Campece, sono “popolari”, ha commentato Marro, nel senso di essere stati tramandati da persone semplici, che riflettevano nei “cunti e cuntarielli” le loro paure, credenze, visioni della vita e, quindi, “ci consentono di recuperare un po’ della nostra cultura e della nostra storia”. “Li consideriamo parte di noi, ci fanno riassaporare”, come ha sottolineato anche nella prefazione, “le atmosfere semplici di una volta, lontane dal frastuono e dal clamore della

vita moderna, ci riportano indietro negli anni, al nostro essere bambini, ci fanno rivedere la nostra infanzia con i nonni che ci raccontavano storie più o meno fantastiche per trasmetterci dei valori.” Un libro, dunque, da leggere e da “gustare lentamente, in vacanza, sotto l’ombrellone, racconto per racconto, poiché ogni storia”, ha concluso la Relatrice, “è diversa dall’altra per contesto storico e immaginativo”. A seguire, l’intervento della prof.ssa Vittoria Caso, la quale ha posto in evidenza che “molti dei racconti narrati dall’Autrice traggono linfa vitale dalla tradizione popolare in cui i fantasmi della superstizione s’intrecciano alla devozione religiosa assieme a usi e costumi, sedimentati nell’immaginario collettivo, accreditati presso un popolo desideroso di evadere dalla realtà e soddisfare bisogni interiori”. “Infatti” ha proseguito la Presidente di Clarae Musae, “Sacro e profano, semplicità ed erotismo s’intrecciano, dando vita a situazioni surreali: fate, maghi, folletti, creature insolite, affiancano nel bene e nel male gli esseri umani e talvolta li aiutano, tal’altra li ostacolano o li puniscono per la loro arroganza, presunzione, mancanza di rispetto. Realtà e fantasia s’intrecciano, si rincorrono, si confondono fino a fondersi in un unicum straordinario, inedito e avvincente”. Dopo avere, poi, spiegato all’attento pubblico come hanno avuto origine e si sono sviluppate le fiabe popolari, che consentivano ai bambini e agli adulti di aggregarsi, favorendo la vita sociale, la Relatrice si è soffermata sulla struttura dei 17 racconti del libro, ognuno dei quali , ha precisato “ha un’architettura diversa dall’altra; di solito è preceduto da una breve premessa introduttiva che accompagna la lettura, incuriosisce,

oppure storicizza il contenuto e ne motiva la scelta. Ciascun racconto è diviso in paragrafi e spesso l’Autrice, in quello conclusivo, ne ricava un insegnamento valido “ora e sempre” , oppure lascia aperto un ventaglio di possibilità interpretative.” “In alcuni” ha puntualizzato “ la storia narrata è frutto di invenzione, in altri trae spunto da fatti veramente accaduti; in altri, la fabula ha in sé la sua ragion d’essere.” Dopo aver messo in luce l’efficace caratterizzazione dei personaggi, Caso ha concluso con queste annotazioni: “E’ un testo giusto per abbandonarsi al piacere della lettura, lasciarsi cullare dalla parola scritta. affascinare dai personaggi”.Leggendo la storia della “Carrozza di fuoco”, della Bella ‘Mbriana, del Munaciello, di principesse e popolane avremo tutti la possibilità di rilassarci anche per il breve spazio di un racconto e rigenerare mente e cuore.” Intervallati gli interventi da letture di brani a cura di Maria Grazia Reccia, Alfredo Lombardi, Carmela Bencivenga e Paola DeLuca, il tutto impreziosito da due classiche canzoni napoletane interpretate magistralmente da Paola De Luca, accompagnata dal musicista Francesco Liuzzi; magnifica l’esibizione del tenore Francesco Iorio, nipote dell’Autrice, che ha cantato “Granada”. La serata si è conclusa con gli interventi di Tommaso Arcella, brillante “penna cromatica”, autore delle illustrazioni contenute nel libro, e da Giulia Campece, che ha spiegato i motivi di fondo della scelta di scrivere un libro di racconti, sintetizzabili nel desiderio di dare spazio all’immaginazione, alla fantasia, alla saggezza popolare e nel fornire input alla lettura “oasi in cui ci si può rifugiare nei momenti difficili della vita”. Alla fine, mostra dei dipinti di Tommaso Arcella.


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EMILIA SENSALE

Liz Mimì: “Attraverso l’astrazione le mie emozioni esplodono, quasi fosse un parto”

È continua, instancabile e piena di entusiasmo la ricerca artistica di Marilisa Coppola, in arte Liz Mimì. Classe 1984, laureata in Arti Visive presso l’accademia di Belle Arti di Napoli, esprime tutta la sua sensibilità nelle forme sinuose e astratte delle sue sculture, dove si intrecciano passioni dolcemente tormentate e nei tratti tutta la sua storia, l’esperienza di un’artista che ha esposto in varie mostre collettive in Campania e che nel 2009 ha ricevuto il settimo premio al Centro d’Arte Mediterranea a Torre del Greco, XVII Mostra Concorso ‘Nuove proposte’, presentando la scultura in siporex ‘Inconscio’. Come è iniziato il tuo rapporto con l’arte? “L’arte è sempre stata dentro di me, credo che sia stato il mio carattere riflessivo a portarmi a creare per esternare ciò che mi porto dentro perché sono sempre stata poco propensa ad esternare le emozioni totalmente a causa della timidezza. Chi mi conosce oggi direbbe diversamente, ma non sono mai stata molto brava a dire e mostrare totalmente ciò che porto dentro, sia esso dolore o amore. Attraverso l’astrazione le mie emozioni esplodono, a volte dopo una sorte di meditazione, quasi fosse un parto”. Cosa significa per te creare una scultura? “Descrivere le proprie emozioni per me non è semplice, direi che non ci sono parole adatte. La creazione non è mai la stessa, sicuramente c’è una forza che mi spinge a far emergere le mie sensazioni, esprimendo il mio inconscio e continuo a ricercarlo, lasciando andare libere le mie mani a contatto con l’argilla, la

pietra e altri materiali. Negli ultimi anni ho utilizzato spesso la pietra di siporex perché il suo materiale ha una porosità, dei vuoti come può essere l’anima con i suoi vuoti, come l’amore pieno di ostacoli, il tormento, il dolore ma la passione in ogni opera prevale”. La Campania in che modo accoglie la tua esperienza artistica? “La mia esperienza artistica è accolta con curiosità e soprattutto stimolo emotivo, spesso le difficoltà stimolano e quanto più i percorsi sono tortuosi come in Campania, l’artista scopre dentro di sé quanto reale è la voglia di combattere e l’amore viscerale per l’arte è presente, nonostante tutto”. Secondo te in che modo bisogna incentivare maggiormente gli artisti? “Credo che il modo migliore è stimolarli creando spazi in cui possono trovarsi coinvolte persone con personalità diverse e soprattutto sensibilizzando all’arte in luoghi accessibili a tutti e in spazi verdi, perché credo anche al rapporto dell’artista con la natura e al confronto e all’arricchimento tra persone diverse tra loro”. Cosa consiglieresti a un giovane che ha le tue stesse passioni e vuole seguire il tuo percorso? “Direi di guardarsi dentro per chiedersi se c’è davvero qualcosa di profondo e viscerale che porta a continuare questo percorso non semplice. Se c’è forza e testardaggine si continua, è fondamentale una forza che porta a creare e a confrontarsi, forse quasi una ‘missione’”.


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Giulietta Sacco la donna e l’artista ieri, oggi e domani

Vogliamo spiegarlo cosa fu per lei quell’anno 1966, il suo annus horribilis? “Problemi di salute e di famiglia mi costrinsero ad allontanarmi dal mio pubblico” Ho lottato tanto per tutto e il peggio è superato, spero in una ripresa completa a breve”. Possono sperare anche gli appassionati della canzone napoletana di riascoltarla? “Certamente ci sono delle cose in evoluzione, un paio di settimane fa mi ha telefonato Nino D’Angelo che mi ha proposto di fare un CD ed uno spettacolo ed è un discorso che penso si possa riprendere a breve per concretizzarlo”. Nino D’Angelo avrà anche un ruolo artistico in questo progetto? “Sicuramente sarà il produttore, per il resto non abbiamo ancora delineato il progetto e non so quali siano le sue idee di preciso”. E’ in crisi la canzone napoletana? “Non è che sia in crisi, è che non si organizza nulla e quindi è difficile lavorare; personalmente poi ho constatato che

nella vita se vali qualcosa ti dicono cose brutte e cercano di tagliarti la strada, ma io non mi sono mai arresa e anche oggi ‘voglio ancora chi m’accire’ ”. Andarsene a Roma o Milano è la soluzione per raggiungere il succcesso? “Una volta Renato Zero incontrandomi mi disse, in senso bonario e simpatico, una parolaccia ’S......, stai ancora qua? Trovati anche un pied a terre e vattene a Roma’ ma io non lo potevo mai fare per svariati motivi, per il pubblico che ha riempito la mia vita e per la mia famiglia, mio padre e mia madre che non avrei mai lasciato”.

Lei, però, non è mai vissuta nemmeno a Napoli, preferendo restare nel paese dove è nata. “No, in verità per cinque anni, all’inizio vissi a Napoli per tentare questo cambiamento ma una sera mentre ero a teatro subii un furto e non mi sentii più sicura anche perché io vivevo da sola e, quindi, preferii lasciare questo progetto di cambiamento di vita”. Chi è stato a scoprirla? “Fu Luciano Rondinella che mi sentì cantare alla rassegna canora del Concorso ‘Ondina di Sport Sud’ e mi prese alla Hello Record, la sua casa discografica per la quale incisi diversi dischi con l’Orchestra di Tonino Esposito, poi passare alla Zeus di Espedito Barrucci, ancora scarsa fortuna”. Cosa successe? “Successe che Espedito Barrucci morì improvvisamente e si interruppe il percorso che lui aveva programmato per un mio lancio artistico su più vasta scala, era in cantiere la mia partecipazione a ‘Canzonissima, non limitandosi alla registrazione dei dischi; la stessa cosa successe con Claudio Villa e Franco


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DOMENICA 24 giugno 2018 Franchi che erano dei miei grossi estimatori e avrebbero voluto per me una carriera ancora più esaltante. Sono stata anche sul punto di partecipare al Festival di Sanremo, sfuggì per un’inezia quando sembrava già fatta”. Non sfuggì, invece, al festival di Napoli nel 1969 con la Canzone ‘Abbracciame’ in abbinamento con Mario Merola e nel 1970 con la canzone ‘Sulitario’ in abbinamento con Mario Trevi. L’anno dopo poi anche il Festival di Napoli, per presunti imbrogli, saltò e la RAI mollò. Anche lei, come molti all’epoca, ha fatto la sua brava gavetta. “Certamente, io a 17 anni ero in scena, ho lavorato con diverse compagnie teatrali ed ho fatto un lavoro costante di crescita artistica, sono venuta fuori quando erano di moda le canzoni di mafia e sono andata avanti con il mio stile e con il mio repertorio e sono restata qui sempre”. penso di avere una voce con delle caratteristiche mie che non si prestano a paragoni”. In tanti hanno sentito in lei Amalia Rodrigues. “Io non ho sentito questa assonanza tra le nostre voci, penso però che la mia

21 voce fosse particolarmente adatta per la canzone napoletana”. Come è cambiata la canzone napoletana in questi anni? “E’ cambiata tanto, degli artisti del passato apprezzavo particolarmente Sergio Bruni e Mario Abbate; tra i più recenti Franco Moreno e Gigi Finizio, Valentina Stella e Maria Nazionale e non mi dispiacciono nemmeno i neomelodici quando raggiungono un buon livello artistico. Mi è meno comprensibile il rap perché più che cantanti li trovo dei dicitori, comunque vedo che hanno un loro pubblico che li segue e va bene così, quello che importa è che ci sia sempre professionalità in tutti quelli che scelgono la strada della canzone”. Quale futuro per la canzone napoletana? “In tanti hanno dimostrato che la canzone napoletana si può interpretare in tanti generi e modi diversi sempre con un buon successo, Peppino di Capri in primis. Oggi quello che manca è l’organizzazione, poi c’e anche una certa carenza di autori e di produttori che investano”. In tanti hanno apprezzato la sua voce. “Peppino Di Capri si è spesso espresso in modo lusinghiero; lo stesso Pippo

Baudo, e Mina che si preoccupava perché stessi attenta alla mia voce che considerava straordinaria”. Quale è il rimpianto maggiore che le capita di avere? “Mi sento più sveglia e meno sentimentale di un tempo, allora non avevo capito sufficientemente il mio valore artistico, la mia voce con i suoi chiaroscuri e i suoi gorgheggi era adattissima Sul piano personale il grosso rimpianto è quello di non essere diventata mamma” La più grossa soddisfazione? “Essere rimasta accanto a mia madre che per me è stata tanto, per me lei rappresentava ‘a cartulina ‘e Napule’ e sono sempre stata vicina a lei come anche a mio padre e per me questa è stata veramente una soddisfazione enorme”. ANTONIO VALENTI


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DOMENICA 24 giugno 2018 BIOLOGIA DELLA NUTRIZIONE

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Cuore protetto con pesce due volte a settimana

Per ridurre il rischio di insufficienza cardiaca, cardiopatia ischemica, arresto cardiaco e il tipo più comune di ictus (ischemico), basterebbe mangiare pesce due volte a settimana e in particolare salmone, sgombro, aringa, trota di lago, sardine o tonno albacore (quello a pinna gialla) ricchi di omega-3. A suggerirlo è una nuovo lavoro, che ribadisce la raccomandazione dell’American Heart Association di mangiare pesce, pubblicato su Circulation. “Fin dall’ultima consulenza sul consumo di pesce rilasciata dall’Associazione nel 2002, studi scientifici hanno ulteriormente stabilito gli effetti benefici del consumo di pesci ricchi di grassi Omega-3, soprattutto quando sostituiscono alimenti meno sani come le carni”, evidenzia Eric B. Rimm, presidente del gruppo che ha redatto la nuova consulenza

scientifica dell’American Heart Association. L’associazione raccomanda di consumare due porzioni da circa 100 grammi ciascuna di pesce non fritto. Un gruppo di esperti nutrizionisti ha anche esaminato gli studi sul mercurio, che si trova nella maggior parte dei prodotti ittici, ma è prevalente nei pesci di grandi dimensioni, come il pesce spada o il tonno obeso. Se la contaminazione da mercurio può essere associata secondo gli esperti a gravi problemi neurologici nei neonati, la ricerca scientifica esistente rileva che tale contaminazione non ha effetti avversi sul rischio di malattie cardiache negli adulti, e i benefici del consumo di pesce superano sostanzialmente tutti i rischi associati al mercurio, specialmente se ne consumano varietà diverse.

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