DOMENICA 12 FEBBRAIO 2017
Settimanale di Informazione
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ANNO XVI - N° 7 - DOMENICA 12 FEBBRAIO 2017
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La figura e la forza di un vero Sindaco
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Filo di nota di Nando Troise
La figura e la forza di un vero Sindaco
La capacità di sintesi e di indirizzo pragmatico delle varie questioni amministrative di una Città come Casoria è, e deve necessariamente essere, il miglior biglietto da visita per un vero politico, che abbia avuto l’onore e l’onore di andare ad occupare la poltrona di Sindaco. La cronaca politica di questi ultimi anni individua che il compito principe del Sindaco eletto era quello di fintamente unificare le varie componenti corporative cittadine, fruitrici di vantaggi e porta voci di interessi propri. Oggi tuttavia in questo collassato contesto sociale, generato dalla mancanza, dalla distorsione e dall’assenza di quei valori per la ricerca dell’interesse unico della collettività, sarà un compito non facile, francamente arduo, per Pasquale Fuccio, che ha scelto di cimentarsi in una simile impresa. Ecco perché gli elettori casoriani hanno deciso e posto sulla scena cittadina una nuova figura di Sindaco, con ben altre caratteristiche rispetto al passato. Cosa si chiede a Pasquale Fuccio? Capacità di analisi tempestiva delle vi-
cende comunali, una visione lungimirante per lo studio dei provvedimenti da adottare, polso fermo nello svolgimento e controllo dei compiti quotidiani, autorevole nei rapporti con i consiglieri del consesso cittadino e con quelle tristi e ben note forme di potere locale “alternative”, autoritario nei rapporti con gli assessori ed i dirigenti del Comune per il conseguimento degli obiettivi fissati
preventivamente dalla politica; queste credo in sintesi le prerogative per avere un “governatore” della Città all’altezza dei compiti che lo attendono e che ha trovato sin dal primo giorno in cui si è insediato nel Palazzo di Città e che potrebbero, seriamente, proiettare la nostra comunità al vertice dell’intera area metropolitana di Napoli. Per chi non se ne fosse accorto la gara è iniziata ed è decisamente di spessore troppo elevato affinché la si possa lasciare a inadatti figuri e personaggi obsoleti, noti e tristi. Degli interessi della Città per lo sviluppo futuro (il PUC, l’utilizzo delle opere compensative TAV, il piano urbano del traffico, gli strumenti urbanistici etc) si deve far carico il Sindaco e la sua Giunta Municipale in sinergia e sintonia con gli stessi cittadini di Casoria, sorretti tutti assieme da un serio ed approfondito esame di coscienza, visti ad oggi gli scarsi risultati maturati e la fine ingloriosa delle ultime consiliature. A tutti non è più concesso di sbagliare. continua a pag. 4
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Non avrebbero dovuto sbagliare i partiti e movimenti, i quali, anche in questa ultima tornata elettorale non hanno evitato il solito coagulamento in sede pre elettorale di elementi territoriali tanto diversi e con totale assenza di cultura di governo specifica, utili si per la vittoria della campagna amministrativa. Occorre quindi far ragionare questi interpreti locali in chiave corale, lasciando al solo Sindaco la parte dell’istrione, quando necessita, e chiarendo a tutti che la messa a punto per il sincronismo delle alleanze è cambiato. Ai Cittadini, utilizzando il democratico strumento della Comunicazione e della Informazione, attraverso canali televisivi digitali e non, carta stampata, radio e portali di informazione, bisogna dire e ribadire che la situazione della monnezza, l’inefficienza della burocrazia, l’assenza dei servizi di mobilità pubblica, il funzionamento e l’erogazione dei piani di assistenza sociale, la revisione della pianta organica del Comune, l’ampliamento del Corpo di Polizia Municipale, la revisione delle procedure di incasso delle imposte comunali, finanche il rifacimento del manto stradale e la ristrutturazione del patrimonio immobiliare comunale, che tradotto in parole semplici significa nuovi e veri posti di lavoro nonché maggiore benessere per tutti, dipende in modo principale ed unico da loro stessi, dalla propria capacità determinativa, dalla individuazione degli elementi umani giusti e non dalla loro appartenenza a questa o a quella famiglia. E su tutto ciò deve ergersi e distinguersi la figura e la forza di un vero Sindaco. Autorevole, autoritario, istrione. Figlio autentico di questa Città. Uno che da sempre ha il coraggio di dire, con lealtà e franchezza, quel che è saggio dire e che fa seguire alle proprie parole i fatti. Uno che dove gli altri, di ogni colore, hanno miseramente fallito (quattro volte commissariati negli ultimi dieci anni: dallo scioglimento per camorra o da quello per mani notarili), dovrà superbamente surclassarsi e dare lezioni di governabilità in una Città come la nostra, dove da troppi anni la stessa latita.
DOMENICO BORRIELLO
“Mandate fuori il Real Madrid”
Madrid è una città sensazionale, tutto si muove al ritmo di una grande capitale, ma allo stesso tempo non si perde quel contatto con le origini e le tradizioni: imprescindibile, perché senza origini non siamo niente. A pochi passi dalla stazione Chamartin che collega Madrid al Nord della Spagna, il Napoli giocherà la sua seconda storica partita al Bernabeu. Questa volta a porte aperte,con un vero e proprio esodo di napoletani. Vi assicuro che già adesso tra Cibeles e Gran Via si può ascoltare l’accento tipico di chi nasce in seno alla dolce Partenope. La voglia di scrivere la storia è tanta, soprattutto in casa dei detentori dell’undicesima Champions League, festeggiata il maggio passato prima a San Siro e poi a Plaza de Cibeles. La Cibeles, già: meravigliosa ed elegante, come l’intera capitale spagnola. Al Napoli il compito di lasciarla senza festeggia-
menti europei per il 2017. Impresa ardua, ma non impossibile. Il Napoli è temuto, i giornali spagnoli ne parlano come la regina del gioco in Italia. E la soddisfazione più grande è sentirsi dire dai madridisti che “el Napoles es maravilloso”’. Si parla anche di Higuain, poteva essere il grande ex della sfida del Bernabeu e invece non lo sarà. Qualcuno qui ne parla bene, altri lo ricordano per i gol clamorosi sbagliati dinanzi a Weidenfeller in una semifinale di ritorno di Champions contro il Borussia Dortmund. E questo Napoli si avvicina molto al BVB dei miracoli di Jurgen Klopp. L’impresa non è impossibile, anche se difficile. A Madrid il Napoli non sarà solo: oltre alle migliaia di napoletani attesi, ci saranno anche i tifosi dell’Atletico a sostenerci. “Mandate fuori il Madrid” mi hanno detto. Giro l’invito a Sarri e i suoi ragazzi
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Avv. DIANA SANTUCCI
Stato di agitazione dei lavoratori: le organizzazioni sindacali diffidano l’Amministrazione Comunale
La riforma del Titolo V della Costituzione ha riconosciuto ampia autonomia a Regioni, Province e Comuni, facendo così sorgere la necessità di monitorare e verificare le dinamiche finanziarie locali. Tale funzione è svolta dai Servizi Ispettivi di Finanza Pubblica e rappresenta uno dei settori in cui si esplica l’attività di controllo della Ragioneria generale, Dipartimento istituito presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze. A seguito della Verifica Ispettiva dal 26 marzo al 9 aprile 2014, depositata il 13/06/2014, è emerso che sono state indebitamente percepite determinate somme indicate sotto la voce “Incentivazione ICI”. L’Amministrazione di Casoria, in esecuzione della deliberazione di Giunta Comunale n. 10 del 23/11/2016, ha intimato e diffidato ex art. 1219 c.c. i lavoratori al pagamento di dette somme, provocando uno stato di agitazione del personale dipendente tale da indurre CISL FP ed UIL FPL a presentare rilievi e controdeduzioni in merito all’ipoteti-
co recupero crediti, diffidando al tempo stesso l’Amministrazione dal proseguire in tale azione. Le organizzazioni sindacali hanno rappresentato sia la non corretta interpretazione della relazione degli ispettori del MEF sia dell’atto di indirizzo della Giunta Comunale cui si fa riferimento nella diffida di pagamento del 19/12/2016 che hanno ricevuto i lavoratori. Inoltre, hanno evidenziato l’anomalia dell’iter procedurale, difatti le richieste di pagamento e costituzione in mora non sono state precedute da alcuna comunicazione di avvio del procedimento né sono state oggetto di formale determinazione dirigenziale. La costituzione in mora del debitore consiste nella richiesta fatta al debitore dal creditore, e per iscritto, di adempiere l’obbligazione. Il legislatore prevede per la costituzione in mora un presupposto specifico: il ritardo del debitore nell’adempiere e contro questo ritardo il creditore può tutelarsi provocandone la
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mora, gravando così sul debitore le conseguenze negative del ritardo. In alcuni casi, ossia in base al comportamento del debitore o al fatto costitutivo dell’obbligazione, non è necessaria la costituzione in mora. Pertanto, la retribuzione è definita quale l’elemento fondamentale del rapporto di lavoro che ha la sua origine in un contratto sinallagmatico o a prestazioni corrispettive, caratterizzato dal connotato dell’onerosità e dall’esistenza di un nesso funzionale tra prestazione lavorativa e controprestazione economica. Alla luce di tali considerazioni, le organizzazioni sindacali, stante la turbata serenità dei lavoratori e il principio di diritto secondo cui l’attività del lavoratore va retribuita, hanno invitato l’Amministrazione a ritirare le richieste di pagamento notificate ai lavoratori e desistere da qualsiasi azione diretta al recupero crediti, confidando in un incontro con il Sindaco per affrontare la problematica, onde evitare ricorsi presso le Autorità Giudiziarie.
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6 ANTONIO BOTTA
CLOCHARD DI CASORIA DONA LA VINCITA DI 150 EURO ALLA MENSA DEI POVERI
Ciro sicuramente ha ingoiato tanti bocconi amari nella sua vita: è uno dei tanti senza fissa dimora che riceve quotidianamente un pasto caldo nella mensa dei poveri “S. Teresa di Calcutta” di Casoria. Chissà, forse le sventure capitategli avranno infreddolito il suo cuore più di quanto le temperature basse di questo periodo abbiano raggelato le membra del corpo. Oso, però, credere che il contatto giornaliero con i volontari della Mensa di via Duca D’Aosta abbiano a poco a poco sciolto il suo ghiaccio interiore grazie all’affetto caloroso da cui è stato investito, agli atti premurosi che ha ricevuto, all’amore fraterno con cui è stato accolto. E così, quando la fortuna gli è venuto incontro consentendogli di vincere 150 euro giocando all’enalotto, ha pensato bene, dopo essersi recato in un albergo per una salutare doccia, di utilizzare i soldi vinti a favore di tutti coloro che bussano alla porta della Mensa per il pranzo giornaliero: ha comprato tanto cibo per la dispensa; in più, agendo con una delicatezza infinita, nell’acquistare la carne, ha comprato gli hamburger di carne bovina per nutrire i barboni di fede musulmana. Si potrebbe pensare che, dopo tutto, abbia voluto disobbligarsi, senza volere attribuire al gesto compiuto una motivazione alta e nobile. Eppure, sono fortemente convinto che Ciro abbia fatto una scelta amorevolmente “naturale”, nel senso di aver voluto condividere nella sua “famiglia adottiva” qualcosa di positivo che gli è accaduto. Infatti, i familiari del clochard sono ora i cooperanti della mensa “S. Teresa di Calcutta”. Qui, Ciro ha sperimentato ciò che solo un contesto familiare autentico dona: quello di far rigenerare dentro di sé il senso della sua dignità unica e irripetibile smarrita da tempo e forse
mai avvertita nel corso della sua vita; nella Mensa dei poveri, situata a pochi metri dalla Parrocchia S. Antonio Abate, Ciro ha con gioia capito che nella nuova famiglia egli è considerato un “figlio” unico, speciale, soprattutto se provato dalla sorte; egli ha compreso che in una vera famiglia, come quella in cui è stato accolto con carità evangelica, avviene il processo miracoloso di umanizzazione e di personalizzazione, fino alla cura della dimensione spirituale. Infatti, stabilendo “il giorno della misericordia”, i volontari, il 28 gennaio scorso, hanno offerto la possibilità a Ciro e ai senza fissa dimora che si recano alla mensa dei poveri “S. Teresa di Calcutta” di riconciliarsi col Signore nel sacramento della confessione, grazie alla disponibilità di Don Marco Liardo. E così, rinfrancati anche nello spirito, Ciro e gli altri pian piano stanno imparando di nuovo a fidarsi, a nutrire fiducia in se stessi, certi di poter contare su relazioni sincere, accoglienti, affidabili. Nella Mensa dei poveri di via Duca D’Aosta si rende familiare l’estraneo, colui che conta poco o niente per gli uomini, ma ha un valore inestimabile agli occhi di Dio. Rendere familiare l’estraneo consente di scoprire l’altro, di riconoscerlo, di amarlo così com’è, rispettandone la diversità. L’uomo, dunque, può amare, se è stato amato per quello che è. Qui sta l’origine profonda, non artificiale, di quella che oggi con termine alla moda si dice autostima: una stima che sicuramente nasce dall’esperienza amorosa di essere riconosciuti soggetti di dignità. E di questo Ciro (come tutti gli altri) è grato al Signore e a tutti coloro che nella Mensa mostrano del Padre celeste il volto sorridente, il cuore appassionato d’amore, le mani aperte pronte a donare.
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CARMEN PALUMBO
SITUAZIONE INSOSTENIBILE NELLA NUOVA PIAZZA CIRILLO: COMMERCIANTI INFURIATI
Torniamo a parlare della difficile situazione che si è creata nella nuova Piazza Cirillo dopo i lavori di riqualificazione. Il piano era quello di rendere l’area della Piazza nuova, spaziosa, pedonale ed accogliente, ma ciò che oggi si vede accedendo alla piazza è solo un grande ed insostenibile caos. Ogni giorno le strade percorse per raggiungere la piazza sono trafficate ed impraticabili, tutto questo a causa della struttura che fa incrociare più percorsi contemporaneamente, rendendo impossibile la viabilità. Già qualche settimana fa avevamo messo in luce questo problema e soprattutto sottolineato il grande malcontento dei commercianti, che si trovano in serie difficoltà. In particolare ciò che preoccupa maggiormente i titolari delle attività presenti in Piazza, è la totale assenza di spazio da usufruire come luogo di sosta. A tal proposito abbiamo sentito Carmine Sgambati, titolare di uno dei bar storici di Casoria, sito proprio in Piazza Cirillo. Il Signor Carmine ha manifestato i suoi tanti disagi dovuti a questa nuova struttura della piazza: “ da quando sono stati fatti
i lavori di riqualificazione, la clientela del mio bar è diminuita del 70%, non c’è più possibilità di fermarsi per prendere un caffè e soprattutto ogni giorno ci sono continui ingorghi e traffico, che ostacolano la viabilità. I miei clienti non hanno bisogno di un parcheggio a pagamento, io ho un’attività che richiede una sosta veloce, breve e ciò non è più possibile. Non facciamo gli ipocriti, non siamo sul lungo mare di Napoli dove si va a fare la passeggiata, le persone escono la mattina per bere un caffè, per comprare un cornetto e lo fanno in macchina, perché subito dopo devono correre a lavoro. Io ho clienti che arrivano anche da altre zone più lontane da Casoria e la maggior parte di questi li ho persi, a causa di questa situazione stradale.” Queste le parole di rabbia del titolare del Bar Sgambati, lui stesso ci ha fatto notare che già due attività hanno chiuso per mancanza di clienti e la sua paura è che anche il suo bar possa avere lo stesso destino. Già più volte i commercianti si sono uniti per parlare con il Sindaco e gli as-
sessori, ma l’unica risposta che hanno ricevuto è stata di aspettare e vedere come si evolve la situazione. Ovviamente nessuno può accettare di aspettare mentre vede dimezzare giorno dopo giorno la propria clientela. Certo se siamo arrivati a questo malcontento generale vuol dire che qualche errore è stato commesso, almeno nell’idea e nella realizzazione della piazza. Invitiamo il Sindaco e l’intero consiglio comunale ad ascoltare l’appello di questi commercianti e salvare le loro attività.
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“Do Re MI…. Sette note per continuare a sognare” Seconda Edizione Il 27 gennaio 2017 presso il Teatro dell’Istituto “Maria Cristina Brando”, si è tenuta la seconda edizione del Festival “Do Re MI… - Sette note per continuare a sognare”, organizzato dall’A.I.A.S. CASORIA. La Manifestazione, che ha visto come protagonisti i giovani che frequentano il Centro Sociale Polifunzionale per Disabili, è stato un momento di grande aggregazione, motivo di soddisfazione e visibilità dei prodotti realizzati con impegno e passione da parte degli utenti, andando al di là del contesto rappresentato dal Centro Sociale Polifunzionale per Disabili. Alla base della manifestazione c’era l’obiettivo di dar voce, attraverso la musica, ai sogni, ai vissuti ed alle esperienze dei nostri giovani. Infatti, ciascuno ha scelto di interpretare in maniera originale una canzone adatta a rappresentare la propria storia. Per ciascun esibizione, gli stessi hanno elaborato una presentazione, letta in sala, che
introduceva e permetteva di condividere le emozioni individuali provate e la percezione che il gruppo aveva di ognuno. Dunque, si è trattato di una serata densa di emozioni che hanno accompagnato il pubblico dall’inizio alla fine. In particolare, ringraziamo, per la calorosa ospitalità le Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, la Madre Generale Carla Di Meo e Suor Giocondina, Preside dell’Istituto “M. C. Brando”, che ricoprono un ruolo di primo piano nell’organizzazione di eventi sociali e per il coinvolgimento dei nostri giovani. Fondamentale è stata la partecipazione delle famiglie degli utenti, con le quali esiste un interscambio, una collaborazione continua basato sulla fiducia e sull’ascolto, per essi il lavoro del Centro Polifunzionale costituisce un punto di riferimento per un territorio in cui spesso le occasioni di scambio e di socializzazione, per i giovani adulti con disabilità, sono ancora troppo poche. Importantis-
sima da sempre per il Centro è la presenza dei ragazzi del Liceo Gandhi che da diversi anni partecipano al laboratorio teatrale del Centro e sono pronti a sostenerci in ogni iniziativa. Infine, ringraziamo il Sindaco di Casoria, il Dottor Fuccio Pasquale, per la sua presenza e i due ospiti: Daniela Campanile ed il Maestro Luigi Coppola, che con le loro voci hanno colorato la nostra serata sostenendo, come hanno già fatto in altre occasioni. Da tali iniziative è possibile, quindi, trarre quella forza vitale necessaria a rafforzare la motivazione dei giovani e adulti frequentanti il Centro nel proseguire un percorso caratterizzato da un costante lavoro di squadra che si pone sempre come obiettivo l’integrazione e la conoscenza nel contesto locale e sociale. Ci auguriamo che i momenti di apertura e condivisione con l’esterno possano essere sempre così coinvolgenti ed emozionanti. A.I.A.S. CASORIA
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CARMEN PALUMBO
UFFICIO CONTENZIOSO DI CASORIA: L’AVVOCATO IAVARONE Questa settimana abbiamo parlato con l’Avvocato Iavarone che da anni si occupa dell’Ufficio contenzioso del Comune di Casoria, a lui abbiamo chiesto di spiegarci più semplicemente quale è la funzione di questo ufficio e quali sono le cause più importanti seguite. Avvocato Iavarone, ci spiega di cosa si occupa l’Ufficio del contenzioso e che ruolo ha nel nostro Comune? Letteralmente il nome di quest’attività è Avvocatura Civica e si occupa del diritto del contenzioso del Comune di Casoria, civile, penale e amministrativo. L’unico cliente che questo ufficio segue è il Comune di Casoria, in parole più semplici in un contenzioso tra cittadini e Comune, io difendo il Comune, i cittadini sono gli avversari. Oltre a me, c’è una lista di liberi professionisti, cioè avvocati che non lavorano propriamente per il Comune, ma ai quali vengono affidati singoli giudizi. Quali sono le cause che attualmente
state seguendo? In questo momento sto seguendo circa 3000 cause, delle quali la maggior parte sono opposizioni a cartelle esattoriali, molte sono anche le cause davanti ai tribunali ordinari e alcune sono cause di natura immobiliare per danni causati ad edifici, dovuti alla rottura di sottoservizi di proprietà comunale. Ci sono poi circa 200 cause in materia di danni davanti al giudice di pace, ancora molti giudizi di natura amministrativa e diversi giudizi davanti al consiglio di Stato e davanti alla Corte di Cassazione. Per quanto riguarda i giudizi di abuso edilizio, in tali cause il Comune si costituisce parte civile e tali processi vengono affidati a penalisti esterni. È soddisfatto del lavoro compiuto in questi anni e dell’organizzazione di questo Ufficio? Occupo questo incarico dal 1980 e sono più che soddisfatto del mio lavoro, sono
appassionato della mia professione e credo che nel corso degli anni l’ufficio abbia fatto molti passi avanti. Oggi abbiamo infatti una short list di giovani professionisti esterni, ai quali affidiamo cause di opposizione e abbiamo la possibilità di svolgere la pratica forense presso l’ufficio, attualmente abbiamo già due praticanti e proprio in questi giorni c’è la possibilità di accedere a un bando per inserirne altri due. C’è poi un bando per l’assegnazione di 5 borse di studio formative, riservate a chi ha ultimato la pratica forense, si possono visualizzare tutte le informazione sul sito istituzionale del Comune.
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10 ANTONIO VALENTE
Alla Feltrinelli una splendida serata d’arte con Enzo Moscato e Mario Martone
La notizia è che non fa notizia, a Napoli, una serata come questa alla Feltrinelli: l’evento è la presentazione del libro “Lacarmèn” di Enzo Moscato. Non c’è ombra di gomorra o di camorra ma solo di cultura, di teatro, di letteratura; eppure è una magnifica serata artistica e letteraria anche se non risponde agli stereotipi abituali della serie “sono come tu mi vuoi” di certi ambienti artistici e letterari, oltre che politici, che si nutrono essenzialmente e unicamente di cronache e storie di malaffare, vero o presunto. La bravissima attrice Cristina Donadio è splendida interprete di alcuni brani che bene esprimono il significato e il “senso” dell’opera. Il giornalista Stefano De Stefano con competenza e passione presenta gli eventi e i personaggi dell’incontro. E’ una serata , sala tutto esaurito out, in cui la Città non mostra il suo volto “gomorroico” o quello annesso e connesso di “terra dei fuochi”, ma quello di una Napoli fulcro di cultura e creatività. Anita Curci, scrittrice e giornalista, presenta brevemente l’opera letteraria e racconta di esserne rimasta “folgorata” nella sua messa in scena
Mario Martone
teatrale di Mario Martone al Teatro Bellini di Napoli: un “derivato”, così si direbbe in gergo finanziario, della drammaturgia di Enzo Moscato al quale era stata “commissionato” dallo stesso Martone quando aveva pensato di realizzare uno spettacolo su una “Carmen” napoletana con l’orchestra di Piazza Vittoria. Dalla “folgorazione” Anita Curci pensa, è cosa buona e giusta, di pubblicare il testo della drammaturgia di Enzo Moscato, che ovviamente acconsente, nella Collana dedicata al Teatro Serie Oro ideata e diretta dalla stessa Anita Curci per la Kairòs Edizioni: “Lacarmèn” è il terzo volume dedicato agli autori teatrali contemporanei, in precedenza erano stati pubblicati una drammaturgia inedita di Manlio Santanelli e un libro sull’indimenticabile Annibale Ruccello la cui prematura scomparsa ha privato il mondo teatrale e culturale napoletano di un personaggio straordinario. A questi seguiranno un libro su Matilde Serao e uno su Nino Taranto, un personaggio che la Città dovrebbe sentire il dovere di rivalutare per la sua statura artistica e per l’amore viscerale che ha nutrito per Napoli. Anita Curci
annuncia pure la prossima pubblicazione di una drammaturgia, ormai dimenticata, di Riccardo Pazzaglia: l’opera è stata una sola volta messa in scena, nel 1962, con Angela Pagano, Antonio Casagrande e Ugo D’Alessio, in occasione della riapertura del Teatro Bracco, in precedenza Teatro Tarsia, tempio di spettacoli e riviste memorabili che molti certamente ricorderanno. Riccardo Pazzaglia è conosciuto dal grosso pubblico per le sue interpretazioni con Renzo Arbore e Luciano De Crescenzo, ma lui, oltre questo, è stato scrittore e giornalista di primissimo livello ed andrebbe conosciuto e apprezzato in tutte le sue sfaccettature Nino Daniele, Assessore alla Cultura del Comune di Napoli, lodevole la sua dichiarata intenzione di “spogliarsi” del suo abito assessoriale in un’occasione come questa puramente culturale, ha plaudito all’operazione della Kairòs di pubblicare testi teatrali e alle meravigliose performances di Martone e Moscato che hanno raccontato, in modo semplice e operativo, il lungo percorso che ha portato sia alla scrittura del racconto che della rappresentazione scenica, il loro interfacciarsi e il loro essere diversi e complementari in questa grandiosa operazione letterale, teatrale e culturale. L’incontro nelle intenzioni degli organizzatori dovrebbe essere la presentazione del libro con lo scrittore del libro Enzo Moscato e il regista Mario Martone che ne ha tratto il relativo lavoro teatrale: troppo semplicistica l’idea originaria per due personaggi del loro spessore e dalla loro cultura. Alla fine ne esce fuori una specie di “laboratorio” a di-
stanza in cui la creatività dei due si esprime, si incrocia e si differenzia per poi originare due opere artistiche diverse tra loro, e anche sostanzialmente dal racconto originario di Mèrimèe, che però poi hanno una matrice comune. Inizia Mario Martone con lo spiegare la genesi del progetto: il suo essere “committente” ad Enzo Moscato di una drammaturgia sulla “Carmen”, Moscato si rifà essenzialmente sul racconto di Mèrimèe da cui, poi, trae l’opera Bizet. L’idea di fondo di Martone è quella di mettere in scena, con l’Orchestra di Piazza Vittoria, una Carmen napoletana ispirata ai modelli del teatro musicale popolare che vanno da Raffaele Viviani alla sceneggiata. Raffaele Viviani è certamente un drammaturgo nel senso pieno del termine e la sceneggiata è una forma di teatro popolare, oltre che musicale, che andrebbe rivalutata e rivisitata senza preconcetti pseudo intellettuali. In molti, decisamente troppi, vi si accostano con la puzza sotto il naso e riducono a un fatto caricaturale, non senza uno sgradevole retrogusto di razzismo culturale, quella che è un’autentica forma teatrale popolare intrinseca anche di valori non sempre e non solo negativi. L’opera di Enzo Moscato, e non poteva essere altrimenti, va ben oltre le intenzioni di Martone, salvo Viviani e la sceneggiata, ed è artisticamente“devastante”, si amplifica ben oltre le idee del “committente” e tracima il senso e il significato dell’opera stessa, che finisce con il diventare il pretesto per parlare di Napoli, del suo
DOMENICA 12 FEBBRAIO 2017 essere, della sua cultura, che in Moscato rappresentano il DNA; prende il sopravvento la parola che, con il connesso linguaggio napoletano, è l’espressione massima dell’arte di Moscati. Varia, ovviamente,il tempo innanzi tutto: si spazia dal dopoguerra al dopoterremoto, due accadimenti che per Napoli sono stati nel loro fieri postumo più drammatici e devastanti che nel loro stesso essere, indirizzandone la storia e la vita. L’autore si muove, in una serie di sorta di flashback, confrontando e incrociando avvenimenti e tempi diversi che si fondono sinteticamente in un archetipo di fondo che è Napoli stessa, Enzo Moscato ci dà una lezione eccezionale dell’universalità della cultura: egli, al di là della Carmen, finisce con il mettere in scena lo stesso Mèrimèe e, quando poi la Carmen si sposta nel tempo e nei luoghi, in pratica
Napoli, finisce con il confondersi con il Merimèe e con il mettere in scena se stesso e Napoli , la Carmen assume le forme tipiche partenopee: Raffaele Viviani e la sceneggiata, ‘e prete, le pietre, caduche ed eterne e il linguaggio. Tutti archetipi di civiltà, storia e napoletanità, che rappresentano elementi storici ed identificativi irrinunciabili della Città nel suo essere e nel suo divenire. Un’opera artistica, qualsiasi ne sia la forma, è qualcosa di dinamico, e non di statico, fuoriesce dal suo autore per crescere nel tempo, nello spazio e nella manipolazione di chi vi si accosta, compreso lo stesso autore in tempi e in condizioni diverse, è un “criscito”, nella stupenda definizione iconica-linguistica di Enzo Moscato, che si espande continuamente e continuamente prende forma e vita, l’autore deve essere consapevole di questa realtà accet-
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enzo moscato
tando come evento naturale e inevitabile, questo lievito culturale. Mario Martone, committente e ispiratore, a Moscato il solo termine “committente” pare giustamente sinonimo di operazione commerciale e monetaria, coglie la grandezza e l’umiltà di Enzo Moscato, mai intervenuto criticamente nel suo lavoro; racconta i suoi trascorsi artistici con Moscato e il suo “operare” sul testo letterario non tutto
utilizzato, anche per la sua vastità, non sempre in modo uniforme anche per il diverso modo di essere di due realtà artistiche che si fondano una molto sulle immagini e l’altra sulle parole, specialmente se le “parole”, come nel caso di Moscato, sono esse stesse essenza dell’arte “non tutto è teatrabile” come commenta lui stesso. Di certo due grandi personaggi. Diversa la forma, unica la sostanza: l’arte.
EMILIA SENSALE
Lalla Esposito: “Il teatro è il gioco più serio che ci sia”
Un palcoscenico, una donna affascinante che è una brava artista e una persona dal sorriso che ti resta dentro. Ama cantare e recitare e si fa voler bene al primo sguardo. Lalla Esposito è un’attrice dalle numerose qualità e con una dolcezza solare che nelle sue interpretazioni è palese anche nelle rappresentazioni più difficili, lì dove il pathos è evidente realtà di un cuore che sa esprimersi per suoni e per gesti e dove le parole si fanno musica per le orecchie e per l’anima. Cosa significa per te salire su un palco e interpretare un ruolo davanti a un pubblico? “Oggi come oggi è una rivoluzione visto come è messo il teatro. Ma se devo definire la cosa personalmente, è un misto di paura e gioia che rivela parti di me che ancora non conosco, ma anche un grande atto d’amore”. Perché hai scelto di interpretare proprio Viviani? “Perché è parte di me e lo sono anche le anime a cui dà vita nelle sue opere. Mi affascina la dignità che restituisce ai ‘vinti’”. Cosa ne pensi del teatro interpretato dai grandi Totò, Eduardo, Peppino e molti altri? “Penso che sia fondamentale nella formazione di un attore. Ma condivido il pensiero di Eduardo quando diceva ‘La tradizione deve essere un trampolino per il futuro’. Mai arenarsi per nostalgia”. In che modo gli artisti di oggi sono diversi rispetto a quelli di ieri? “Diversi per formazione. Diversi perché i maestri sono in via di estinzione ed è tutto più approssimativo”. C’è qualcosa che cambieresti nel teatro di oggi? “Cambierei sicuramente le leggi che distribuiscono i contributi destinati al teatro, che affossano molte realtà teatrali molto interessanti e coraggiose”. Cosa è per te l’amore? “L’amore come sentimento mi affascina se lo penso in modo universale. Quello tra due persone lo trovo un po’ egoista. ‘L’amore dura quel che deve durare’, citando Fossati”. Cosa consiglieresti a un giovane che vuole iniziare la carriera di attore? “Di essere consapevole di quello che sta per intraprendere. Perché il teatro è il gioco più serio che ci sia”.
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LA REDAZIONE
È successo in città CONTINUA L’EMERGENZA MICROCRIMINALITA’; continuano gli abusi L’impetuoso freddo non ha scoraggiato le azioni criminose dei soliti delinquenti, sempre più devastanti e veri protagonisti, purtroppo, della settimana casoriana. Nel buio di tali episodi “neri” la speranza di un nuovo e diverso corso amministrativo per la Città di Casoria. Lite all’Uci Cinemas, Scippo a via Pio XII, episodi di microcriminalità nei parchi di via Calvanese con furti in appartamenti e nei parcheggi condominiali. Le azioni di microcriminalità hanno suscitato nei residenti delle zone ai confini con la Circumvallazione Esterna di Napoli di rivolgersi al Vice Ministro della Giustizia, Gennaro Migliore, anche lui residente in uno dei parchi di via Castagna, per aumentare la presenza delle forze dell’ordine nel presidiare quel territorio. La settimana continua: nel pomeriggio del 6 febbraio la caduta dei calcinacci in zona Stazione che causava la temporanea interruzione al traffico della strada. Continua la querelle all’interno della municipalizzata Casoria Ambiente: telefonate di proteste ai centralini del Comune dagli abitanti di via Diaz e di via Calvanese che criticano la mancata raccolta dei rifiuti nel mentre gli ispettori ambientali lamentano il cattivo modo di fare raccolta differenziata da parte dei cittadini. Sarà per il sequestro di due auto compattatori, sarà per le polemiche che si sviluppano attorno a questa Azienda Municipalizzata ma è un periodo in cui Casoria è davvero sporca. La società è stata attraversata da un’indagine della Procura della Repubblica di Napoli Nord non ancora conclusasi che ha riguardato la locazione di strutture private, manufatti non in regola con i titoli abilitativi ed uso improprio delle vasche di raccolta. Sempre la società Casoria Ambiente è stata oggetto di indagine ispettiva da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze che ha individuato sprechi e risorse enucleando le criticità che hanno riguardato la redazione dei bilanci, la spesa del personale, l’erogazione di emolumenti agli organi societari, l’illegittimo conferimento di incarichi di consulenza per un ammontare che sfiora i 400.000 euro. Allo stato non risulta redatto un piano industriale, ma emerge la volontà degli amministratori di continuare a tenere in piede il carrozzone Casoria Ambiente che costa alla collettività 20 milioni di euro. E’ di questi giorni l’anomalia di un avviso di gara dei servizi di nolo a freddo e di manutenzione ordinaria e straordinaria degli automezzi per un importo totale di gara di 6 milioni di euro con un’indicazione temporale di 60 mesi.
Sono ancora in cinque i Dirigenti di Settore al Comune di Casoria per sette Settori. Il Segretario Comunale dr. Pasquale Monea, figura apicale dell’Ente, Notaio del Comune e Capo del Personale avrà il difficile compito di riordinare e riorganizzare la macchina comunale. “Davvero credete che con cinque dirigenti su sette si possa amministrare Casoria” mi chiedono nel foyer del Palazzo di Città. Occorrerebbe cercare un equilibrio. I problemi sono tantissimi e rilevanti: nonostante il MEF insiste nel controllare il patto debiti del Comune di Casoria si continua ad usare la procedura negoziata senza la previa pubblicazione del bando di gara anche per l’affidamento dei servizi legali per il Settore Ambiente e Patrimonio Comunale; si continuano a liquidare competenze professionali al servizio legale dell’Ente; con determina n.145/2016 si usa la somma di euro 135.000 per la verifica dei solai degli edifici scolastici ricorrendo all’affidamento diretto, distribuendo l’importo per 10 ditte; Il territorio di Casoria ha programmato l’accoglienza di n.84 stranieri richiedenti protezione garantendo vitto, alloggio, assistenza sociale e legale, insegnamento della lingua, integrazione abitativa ed inserimento lavorativo. Il costo dell’operazione è fissato in euro 1 milione e 127.588 annui. Il Comune di Casoria dovrà mettere a disposizione strutture ricettive con una capienza massima di 12 unità per struttura abitativa. Nei requisisti di partecipazione sono evidenti le scelte nella direzione di chi già opera nel settore ed ha strutture sul territorio. E’ prevista la nomina di una commissione per la valutazione del progetto da parte dell’amministrazione comunale. Racconteremo…
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NANDO TROISE
Un pensiero e una riflessione sul GIORNALISMO SPORTIVO
Devo precisare e confidarvi un mio pensiero; rischio se non lo dico che magari sfugge ai miei pensieri. Il giornalista sportivo passa, a volte, nell’immaginario collettivo, come un collega inferiore; invece non è così; il giornalista sportivo è una specializzazione; anzi più che altro parliamo del giornalista di calcio, a volte di giornalista solo del Napoli. Ed il mio pensiero va adesso ad un mio amico, piccolo e grande collega; uno dei giornalisti di “gli altri sports”. E’ venuto a mancare dieci gg. fa: si chiama Gerardo Pinto; una persona gioviale, allegra, intelligente. Grazie a lui andai a vedere l’unico meeting di atletica di livello mondiale fattosi allo Stadio San Paolo. Il mio ricordo ed il suo ricordo sono rimasti indelebili nella mia memoria perché mi fece sedere di fronte al salto con l’asta. Veder cadere da più di due metri, e ricordo un campione svedese dell’epoca, sembra si chiamasse Isaksson, fu una emozione indimenticabile. Fatta da un grande giornalista degli altri sports. E degli altri sports ricordo con piacere Adriano Cisternino che raccontava sul Corriere dello Sport le imprese del mio amico Antonio Picardi, in giro per l’Italia e l’Europa. Perché dico che è una specializzazione; conosco tanti colleghi e non solo Gianni Mura che eccellono anche nelle discipline non sportive. Il tema del convegno è preciso e quindi mi tocca parlarvene. Imparare a raccontare lo sport con un occhio al web e al social network ma anche alla più tradizionale carta stampata. Se la professione del giornalista cambia e si aggiorna, anche il mestiere del cronista sportivo si confronta con nuove sfide. Ecco perché l’assostampanapolinord propone oggi un percorso di approfondimento legato al tema dello sport e dedicato a professionisti, pubblicisti e a tutti coloro che operano nella comunicazione e nell’informazione. Un corso breve mirato sui linguaggi sportivi. Lo scopo non è quello di insegnare, ci mancherebbe, ma di comunicarvi, di “raccontare lo sport in modo chiaro, originale, moderno”. Un altro titolo che potremmo dare a questo nostro incontro è: “Giornalismo sportivo radio – televisivo, dei siti web, delle agenzie e della carta stampata”; il tema del corso che svolgeremo oggi con una serie di approfondimenti nell’ambito degli eventi formativi. Un tema cruciale. Come cambia l’informazione sportiva nell’era del giornalismo multimediale. Come può la carta stampata conservare il fascino della rievocazione e la puntualità nella cronaca, nell’epoca dei gol in diretta, dei tweet, di face book e di una pietanza servita al pubblico non appena sfornata. E poi un altro tema dell’informazione non solo sportiva: come riuscire a fornire i resoconti il più possibile fedeli, senza farsi condizionare dalle fonti o dagli interessi che assediano il pianeta pallone. Il lavoro del cronista sportivo e il rapporto con le fonti viene spesso considerato una banalità, ma non sempre tutto è realmente così facile. Anzi. I nostri più diretti interlocutori provano sempre più a controllare l’informazione, a manipolarla, a rendersi immuni da ogni sorta di critica: questo è il tranello in cui il giornalista sportivo, e il giornalista più in generale, non deve cadere. Essere compiacenti non paga e ti toglie gradualmente autorevolezza, riducendo allo stesso modo il tuo segui-
to. A quel punto il giornalista si è reso responsabile del proprio fallimento. Meglio, perciò, rischiare l’ostruzionismo di una società – tenendo presente che ci si può comunque rivolgere all’addetto stampa del club, il quale a sua volta deve sempre ricordare che il suo compito è quello di facilitare il compito dei colleghi e non di creare loro problemi – consapevoli che l’unione fa sempre la forza: un gruppo unito non corre gli stessi rischi che può correre un gruppo sfilacciato. Il rapporto professionale tra collaboratori e testate giornalistiche si basa, soprattutto, sulla professionalità. Chi è incaricato di seguire anche un avvenimento di secondo piano deve essere presente fino alla fine e raccontare la verità senza farsi condizionare da interessi o da altre figure. Mai farsi raccontare da altri gli avvenimenti. Testimoni dell’evento sempre: antico mestiere, ma sempre attuale per arrivare più vicini alla verità. Anche quando si tratta di una partita dilettantistica. Quante volte mi sono trovato in situazioni di pericolo e lungi da me fare l’autoreferenziale. Ho vissuto le drammaticità degli eventi. E quando la cronaca entra nell’evento sportivo il giornalista ha una responsabilità in più: quella di verificare i fatti, di stare attento a non diffondere voci tendenziose che possano creare ulteriori turbamenti. Il nostro mestiere, in situazioni così delicate, ma non solo, porta addosso un peso importante di attendibilità e cura delle informazioni. L’evoluzione delle radio telecronache dagli anni 50 ai giorni nostri, i cambiamenti del linguaggio, del racconto del tipo di informazione nel corso dei collegamenti sono elementi imprescindibili dell’analisi del giornalismo sportivo. Da Carosio agli urlatori di oggi molti elementi sono ormai diversi. C’è da considerare la tecnologia applicata alle gare e il fatto che molto è legato alle dinamiche del web e che il mezzo ha un grande influenza sul contenuto. Tutte le novità sono accolte con scetticismo, tutta via credo che i crediti formativi obbligatori debbano essere considerati con favore dalla nostra categoria perché aumentano la corretta distanza tra chi fa questo mestiere e chi no. Sono inoltre una occasione di confronto per fare gruppo, si tratta di uno scambio di esperienze e non certo di lezioni. In un momento di crisi del mercato giornalistico è importante che i giornalisti si pongano come figura trasversale per la gestione di contenuti multimediali, dal sito aziendale al social network.
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Bluetooth
S.S. 87 KM 8.800 - ADIAC. P. CO COMM. I PINI - CASORIA (NA) TEL 0817585428 - WWW.CERBONEMOTO.IT - WWW.MOTOQUAD.IT
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EMILIA SENSALE Difendersi non è mai semplice. In un tempo in cui si parla tanto di diritti per le coppie omosessuali e concretamente molto si è già fatto, ancora esistono pregiudizi e cattiverie. Ci si può difendere anche con la scrittura, quell’azione di trascrivere su carta o di digitare attraverso la tastiera di un computer le proprie emozioni, ma ci si difende soprattutto capendo che non c’è nulla da difendere perché ciò che il cuore prova è sacro e va sempre rispettato. Lo sa bene lo scrittore Antonio Mocciola, autore de ‘Il tempo degli amaranti’ che fa ancora tanto discutere, un romanzo di passioni soffocate dove il protagonista nella cornice di una vita ‘classica’ fatta di un matrimonio e due bambini scopre di essere attratto dagli uomini. Ognuno di noi secondo te ha il suo ‘tempo degli amaranti’ e se sì in cosa consiste? “Gli amaranti (pianta rossa originaria del centro America, dai chicchi commestibili, ndr), per la tradizione greca, sono i fiori che non appassiscono mai. C’è qualcosa di eterno, in ognuno di noi. Un sapore, una sensazione, un affetto. Abbiamo bisogno di qualcosa di immutabile, tra tante variabili impazzite. Nel caso del mio libro, è un amore tra un uomo e una donna cresciuti insieme, e che resiste (ovviamente trasformandosi) anche quando lui scopre la propria omosessualità, a lungo repressa”. Cosa provi quando scrivi un romanzo e lo presenti al pubblico, notando magari qualcuno che ha tra le mani proprio il tuo libro e lo sfoglia? “L’atto creativo è un continuo stupore, una costante meraviglia, con tutti i dubbi che porta con sé. Mi piace modellare, lavorare con le parole, farle “suonare”. Il rischio è innamorarsi della propria mano, ci vuole un sano distacco. Anche quando, e per fortuna mi è successo
Antonio Mocciola: “Scrivere è una dolce condanna. È più facile parlare di omosessualità che di omoaffettività” spesso, il riscontro arriva. A certe cose non ci si abitua mai. Semmai io corro il rischio di accontentarmi. Quando vidi un mio libro ‘Le belle addormentate’ primo in classifica di vendite su Amazon mi vennero i brividi. Avrei potuto smettere quel giorno, un po’ per non sciupare la magia di quell’attimo, un po’ per la convinzione che dalla vetta si può solo scendere. E invece sono ancora qua. Scrivere è una dolce condanna”. Cosa dovrebbe lasciare una storia a
un lettore per il futuro, un insegnamento magari o consideri i libri una semplice piacevole compagnia? “Insegnare tocca ai docenti. Un libro può suggestionare, incantare, incuriosire, fare arrabbiare, o riflettere. Magari aprire altri mondi, perché no. E fare compagnia. Non si è mai soli con un libro. Anche una cattiva lettura serve, fa apprezzare quelle migliori”. Ancora oggi che si parla di diritti per le coppie omosessuali difficilmente nei romanzi si tende a parlare di storie d’amore tra persone dello stesso sesso…. “Perché è più facile parlare di omosessualità, magari sotto una chiave morbosa, che di omoaffettività. Un bacio può spaventare più di un atto sessuale, che si può facilmente collocare nella sfera degli istinti. Dobbiamo ringraziare le condanne che da secoli la chiesa (che conta solo nei paesi sottosviluppati, e dunque anche in Italia) elargisce a piene mani a chi ama persone dello stesso sesso. Ai danni del Vaticano non faranno in tempo a rimediare neppure le generazioni più lontane da noi. Ma di questo parlerò, in immagini, nel prossimo libro, che sarà una bomba a mano”. A un ragazzo o a una ragazza che sta scoprendo la propria sessualità e magari ha paure legate ai pregiudizi consiglieresti la lettura e la scrittura come metodi per conoscere meglio loro stessi? “Si, può essere un mezzo. Ma soprattutto consiglio di lasciare le chat, i siti web, le scrivanie, e scendere tra la gente, magari dove è possibile incontrare persone con le stesse affinità elettive. È solo lì che nasce la vita, che poi magari possiamo scrivere e descrivere nei nostri libri. Chiusi in casa, davanti a un monitor, che cosa potremo raccontare ai nostri lettori, ai nostri amanti, ai nostri figli?”.
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COMUNICATI STAMPA
Sento il dovere di ringraziare la Segretaria dell’Ente dott. ssa Pina Capasso per la solerzia e l’impegno profusi nell’accertare l’irregolarità di una polizza fideiussoria, rilasciata da un intermediario finanziario e rimessa a garanzia di un’anticipazione. La ricostruzione giuridica della questione, oggetto di disputa e soprattutto di una normativa particolarmente complessa, elaborata dalla Segretaria, ha trovato pieno riscontro in un comunicato della Banca D’Italia che ne ha condiviso le perplessità, ritenendo corretto l’excursus giuridico elaborato. Anche alla luce di questo, colgo l’occasione per elogiare la prefata professionista, in considerazione del fatto che si trattava di un’anticipazione di considerevole importo e compiacermi della scelta fatta nell’individuazione della Segretaria dott. ssa Pina Capasso.
Dalla Casa Municipale, lì 03/02/2017. IL SINDACO Dott. re Michele Paradiso
Regione Campania e INAIL: dalla prevenzione degli infortuni sul lavoro al reinserimento lavorativo
Stamattina presso la Camera di Commercio di Napoli è stato presentato il nuovo Bando Isi, che stanzia anche interessanti incentivi per l’adeguamento strutturale e l’adozione di modelli organizzativi che puntino al mantenimento del posto di lavoro al dipendente vittima di un infortunio sul lavoro. “Non ci stancheremo mai di sottolineare quanto la salute e sicurezza sul lavoro sia un’espressione di grande civiltà di una comunità, costituendo nel contempo un vantaggio economico per l’impresa che ne adotti i sistemi ed una condizione di salvaguardia, fiducia e motivazione per il dipendente che ne beneficia. Anche su questi temi la Giunta De Luca è vicina alle fasce più deboli ed i provvedimenti adottati (come ad esempio le borse di studio per i figli delle vittime sul lavoro) seguono il disegno complessivo dello sviluppo di un mercato del lavoro equo, efficiente ed inclusivo.” Afferma l’assessore Sonia Palmeri
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Avv. Giorgio Borrelli La Corte di Cassazione con la sentenza n. 21059/2016 interviene in tema di risarcibilità del c.d. danno esistenziale. La Suprema Corte ribadisce alcuni principi in materia di danno non patrimoniale: In via preliminare, alla stessa stregua di quanto si verifica relativamente al danno patrimoniale, la diversità ontologica degli aspetti di cui si compendia la categoria generale del danno non patrimoniale impone, in ossequio al principio dell’integralità del ristoro (v. Cass., Sez. Un., 11/11/2008, n. 26972), che in quanto sussistenti e provati essi vengano tutti risarciti, e nessuno deve essere lasciato privo di ristoro. La Cassazione, infatti, più volte modo ha sottolineato (in particolare si confronti la sentenza della Cass. Del 23/1/2014, n. 1361) come debba escludersi la negazione della configurabilità e della rilevanza, a fini risarcitori, (anche) del c.d. danno esistenziale. Gli aspetti o voci di danno non patrimoniale, non rientranti nell’ambito del danno biologico, in quanto non conseguenti a lesione psicofisica, ben possono essere definiti come esistenziali, “attenendo alla sfera relazionale della persona, autonomamente configurabile allorquando la sofferenza e il dolore non rimangano più allo stato intimo ma evolvano, seppure non in degenerazioni patologiche integranti il danno biologico, in pregiudizi concernenti aspetti relazionali della vita”.
Danno esistenziale: la Cassazione ribadisce la sua risarcibilita’ in via autonoma Ebbene, al di là di affermazioni di principio secondo cui il carattere unitario della liquidazione del danno non patrimoniale ex art. 2059 c.c., precluderebbe la possibilità di un separato ed autonomo risarcimento di specifiche fattispecie di sofferenza patite dalla persona, nel liquidare l’ammontare dovuto a titolo di danno non patrimoniale, il giudice debba tener conto di tutte le peculiari modalità di atteggiarsi dello stesso nel singolo caso concreto. Va precisato che in tema di liquidazione del danno non patrimoniale, al fine di stabilire se il risarcimento sia stato duplicato, ovvero, sia stato erroneamente sottostimato, rileva non già il nome assegnato dal giudicante al pregiudizio lamentato dall’attore (“biologico”, “morale”, “esistenziale”), ma unicamente il concreto pregiudizio preso in esame dal giudice: Il magistrato, dunque, ha il compito di accertare l’effettiva consistenza del pregiudizio allegato, a prescindere dal nome attribuitogli, individuando quali
Footballweb va in onda tutti i venerdì su tvcampane1 (canale 645 del dGT) a partire dalle 19.15
ripercussioni negative sul valore persona si siano verificate, e provvedendo al relativo integrale ristoro. Le Sezioni Unite del 2008 avvertono che i patemi d’animo e la mera sofferenza psichica interiore sono normalmente assorbiti in caso di liquidazione del danno biologico, cui viene riconosciuta “portata tendenzialmente onnicomprensiva”, mentre non è condivisibile invece l’assunto secondo cui, allorquando vengano presi in considerazione gli aspetti relazionali, il danno biologico assorbe sempre e comunque il c.d. danno esistenziale. E’ necessario, dunque, verificare quali aspetti relazionali siano stati valutati dal giudice, e se sia stato in particolare assegnato rilievo anche al radicale cambiamento di vita, all’alterazione e/o cambiamento della personalità del soggetto, allo sconvolgimento dell’esistenza in cui di detto aspetto del danno non patrimoniale si coglie il significato pregnante, laddove, pertanto, tali aspetti relazionali non siano stati presi in considerazione, dal relativo ristoro non può prescindersi. Viceversa, va da sè che un danno c.d. esistenziale, risarcibile, non è configurabile in presenza di un mero “sconvolgimento dell’agenda” o nella mera perdita delle abitudini e dei riti propri della quotidianità della vita, e in particolare da meri disagi, fastidi, disappunti, ansie, stress o violazioni del diritto alla tranquillità. (Fonte: www.altalex.it)
Prima di parlare della trasmissione bisogna fare un passo indietro nel capire come nasce il progetto ‘Footballweb’. Dall’esperienza di soloavellino, cinque componenti dell’attuale ossatura, danno vita ad un progetto editoriale alquanto inusuale ovvero creare un contenitore d’informazione ad ampio respiro attraverso la nascita, contemporaneamente, di un sito, una trasmissione sportiva ed un magazine. La parola d’ordine? Scrivere di calcio senza avere l’assillo di dover ed a tutti i costi difendere un interesse privato. Giornalisti ed aspiranti tali raccontano i fatti in maniera obiettiva, insomma incarnano il concetto tanto caro al direttore: fare informazione senza aver alcun padrone. Senza dubbio un caposaldo che permette di andare avanti con rinnovato ottimismo, suffragato dalla certezza che questa strada porterà all’obiettivo ovvero spazzare via la stampa prezzolata. Footballweb va in onda tutti i venerdì su tvcampane1 (canale 645 del digitale terrestre) a partire dalle 19.15. Una trasmissione che tratta il calcio da una posizione di equidistanza ed in modo plurale.
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Intervista al dott. Gianadrea Sarnacchiaro, per anni ginecologo presso il Distretto sanitario di Casoria
LA VITA SESSUALE NON PUO’ PRESCINDERE DALL’ASPETTO EMOTIVO-AFFETTIVO
Cordialissimo come sempre, il dott. Gianadrea Sarnacchiaro, benché oberato di lavoro (svolge attualmente la sua professione in quel di Frattamaggiore), si è mostrato disponibilissimo alla richiesta di un’intervista per il nostro Settimanale. Gli ho ricordato il suo nobile passato di calciatore del mitico Real Afragola, squadra dai memorabili successi a livello anche regionale. Funambolico, agilissimo, sgusciante nel ruolo di ala: un vero tormento dei difensori. “Esperienze bellissime ed emozionanti” commenta “la nostra vita ha sapore se ogni età va vissuta pienamente per quella che è”. “Prevenire è meglio che curare”: ha riscontrato tra le sue pazienti una maggiore consapevolezza di questo fondamentale principio validissimo per una vita sana e salutare ? Purtroppo nella nostra realtà le donne fanno ancora fatica ad attuare questo sano e indiscutibile principio, adducendo a scusante l’attenzione e la cura verso i propri figli. Purtroppo è vero che viviamo ancora in una società dove il maggior carico della gestione familiare grava ancora sulla donna. Per cui i miglioramenti verso l’attenzione all’azione preventiva sono ancora troppo lenti. In quali fasce d’età ravvisa, se c’è, un aumento della percentuale di donne che si sottopongono periodicamente ad analisi, tipo pap test ed ecografie al seno? Quando è necessario fissare il primo appuntamento con il ginecologo per le due indagini laboratoriali citate e perché ? L’opportunità di eseguire i 2 test gratuitamente, è offerta a due fasce di donne, di età diverse che tengono conto del maggiore rischio clinico. Il pap test è infatti più utile e per fortuna più utilizzato dalle donne giovani, mentre la mammografia, concessa gratuitamente dai 45 anni ai 69, è
utilizzata dalle donne più adulte. Le ragazze giovani fanno il pap test subito dopo i primi rapporti sessuali, dato che la infezione sessualmente trasmessa da virus hpv è la causa principe del carcinoma del collo dell’utero. Invece per la visita e l’eventuale eco alla mammella, si raccomanda un primo controllo verso i 30 anni di età per tutte le donne A suo avviso, l’educazione sessuale indirizzata agli adolescenti nelle scuole andrebbe impostata esclusivamente su base scientifica, mirata a prevenire gravidanze indesiderate, AIDS e altre malattie, o anche su base affettiva, finalizzata a far capire che l’unione sessuale necessita un contesto di un amore affidabile e sincero? Sicuramente l’affettività è l’aspetto fondamentale di una buona e completa educazione alla sessualità che dovrebbe iniziare innanzitutto in ambito familiare. E’ infatti il mondo degli affetti che è particolarmente compromesso, a causa soprattutto dei nuovi mezzi di informazione che puntano tutto sull’aspetto tecnico-scientifico. La vita sessuale non può prescindere dalla vita di relazione basata sull’amore, sulla conoscenza dall’altro genere e sul rispetto reciproco. La difficoltà delle coppie a concepire sono in aumento? In che misura c’è una corresponsabilità di ambedue i partner? Quali i fattori di una infertilità femminile? Come porvi rimedio? Si, sono in aumento e secondo me, le cause principali che vedono i due generi responsabili al 50 per 100, sono da attribuire all’aspetto emotivo ( comunemente indicato come causa inspiegata), perché la natura si difende cercando di bloccare la fecondità in coppie in cui c’è carenza affettiva. Si può porre rimedio puntando sul potenziamento della componente emotiva e fare prevenzione sulle malattie
a trasmissione sessuale. Pillola del giorno dopo: quali i vantaggi, gli effetti collaterali, le controindicazioni? I vantaggi della pillola del giorno dopo sono legati alla sua capacità, se assunta in tempo di spostare in avanti l’ovulazione della donna fertile e la eventuale fecondazione (pillola dei 5 giorni). Non è da ritenersi abortiva in quando se avvenuta la fecondazione essa è del tutto inutile. Essendo L’ulipristal acetato un antiprogestinico, potrebbe dare spotting, cefalea, nausea, sbalzi di umore. Le controindicazioni sono solitamente l’arma di grave entità, intolleranza al lattosio, disfunzioni epatica. Il periodo della menopausa è una fase della vita delle donne che incide negativamente sul benessere psicofisico delle donne. Cosa suggerisce alle sue pazienti per limitarne gli effetti? Suggerisco di nuovo, di puntare su una qualità elevata di relazione di coppia, innanzitutto cercando di non smarrire mai il legato d’amore che ha tenuto uniti nella stagione giovanile; poi sicuramente una buona e sana alimentazione, un quotidiana e dolce attività motoria e qualche integratore per poter gestire qualche sintomo fastidioso. Come valuta la sua esperienza professionale espletata per anni nel Distretto sanitario di Casoria? La mia esperienza lavorativa presso il distretto di Casoria è stata ottima per la relazione con l’utenza, scadente invece per la relazione della dirigenza dell’epoca. Una sua brevissima valutazione della politica sanitaria in Campania La politica sanitaria in Campania è molto deficitaria rispetto alla nazionale per la eccessiva ingerenza della politica, nonché per la scarsa attenzione alle competenze professionali.
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SABRINA CIANI
Curare il mal di testa con la medicina cinese: benefici reali o effetto placebo? Patire il mal di testa è un’esperienza comune alla maggior parte delle persone; tutti sicuramente abbiamo sperimentato una crisi di cefalea, a volte insopportabile, attribuendone i più svariati motivi: stress, ansia, insonnia, stanchezza, fumo, disordine alimentare, sforzi fisici ecc. Le statistiche mostrano che il 20% della popolazione italiana abitualmente soffre di mal di testa; sono circa 34 milioni le confezioni di antidolorifici vendute ogni anno e 20 milioni sono le visite mediche annue. E’ lapalissiano di come il mal di testa sia una vera e propria malattia sociale. Sarebbe auspicabile e determinante individuare le cause esatte del malessere non solo per lenire e prevenire gli attacchi, ma soprattutto per diagnosticare in tempo eventuali patologie che impedirebbero una semplice e corretta guarigione. Tra le cefalee, la più insidiosa è l’emicrania ( parola che deriva dal greco e significa mezza testa); viene così definita appunto per il dolore pulsante localizzato in un lato della testa, accompagnato da un senso di nausea, vomito, ipersensibilità alla luce (fotofobia), ai rumori. Gli attacchi possono durare da poche ore fino a diversi giorni, sono piuttosto invalidanti e rallentano o addirittura interrompono il normale svolgimento delle attività quotidiane. Il persistere del dolore infatti, si riflette anche sull’umore; il soggetto colpito diventa più irritabile, ansioso, e sempre più alla ricerca di riposo, di silenzio, solitudine e buio. Si ritiene che l’emicrania sia dovuta alla contrazione e poi alla successiva dilatazione dei vasi sanguigni che circondano il cervello, un movimento atto ad irritare le terminazioni nervose.
Distinguiamo inoltre la cefalea a grappolo dalla cefalea tensiva; la prima si presenta con attacchi intensi, ripetuti, anche se più brevi rispetto all’emicrania; si localizza nella zona orbitale e si accompagna con lacrimazione, congestione nasale e fastidio alla luce. A volte, la cefalea a grappolo si presenta durante il sonno notturno tale da indurre il risveglio. La seconda è quella forma molto comune di mal di testa causata da contrazione localizzata dei muscoli del collo; predilige gli studenti e le persone sedentarie. Rispetto alle emicranie, le cefalee tensive migliorano facendo una leggera attività fisica e curando l’ambiente di lavoro, assumere una postura più corretta alla scrivania e provare a cambiare il materasso o il cuscino. La diagnosi della cefalea in qualsiasi delle sue forme, desume dall’osservazione che il medico svolge in sintonia col paziente; quest’ultimo dovrebbe scrivere una sorta di diario della cefalea; ciò favorirebbe il medico nel ricostruire la frequenza, la durata e l’intensità degli attacchi; gli eventuali sintomi a questi associati e il consumo di medicinali. L’utilizzo dei farmaci è necessario se non si riesce a placare l’intensità del dolore e solitamente la terapia farmacologia è ben tollerata e da buoni risultati: gli analgesici da banco, gli antidolorifici e antinfiammatori. Un metodo terapeutico efficace su molti tipi di cefalea ormai risaputo è l’Agopuntura; una tecnica dell’antica medicina cinese riconosciuta dalla medicina ufficiale che pensa al corpo umano percorso da un flusso continuo di energia e intende riportare l’ordine là dove un fattore patogeno ha generato il caos: la malattia. Il nostro corpo, se viene
stimolato nella maniera giusta, è in grado di guarire e di riequilibrarsi da sé: questa è la via preferenziale dell’agopuntura. La salute quindi, sostengono i medici cinesi, non è solo mancanza di malattia, ma il raggiungimento di un equilibrio psicofisico tra il soggetto e l’ambiente circostante. Sottoporsi ad una visita per un trattamento di agopuntura significa trovarsi di fronte a una modalità un po’ diversa da quella a cui siamo abituati. Viene eseguita una diagnosi il più completa possibile; si individuano i punti in cui infiggere gli aghi, la loro direzione e la profondità dell’inserimento. Il risultato immediato è quello di un piacevole senso di rilassamento e di benessere diffuso anche se la reazione alla terapia è assolutamente individuale e per questo motivo non esiste un numero prestabilito di sedute. I benefici del trattamento potrebbero derivare in buona parte da un effetto placebo, cioè dalla fiducia che le persone ripongono in tali tecniche terapeutiche. Fondamentale è anche il convincimento del paziente quindi: se questi crede che la cura sia valida, il suo cervello reagirà in modo da procurargli sollievo; quindi ha innanzitutto un effetto di carattere psicologico. L’agopuntura può essere una medicina complementare che può affiancarsi ad altre terapie ottenendo attraverso un’azione sinergica un potenziamento dei risultati. Non ha certo poteri taumaturgici per tutti i mali; come ogni trattamento terapeutico, bisogna che si rispettino i confini. Suo straordinario vantaggio consta nel proiettare l’organismo a difendersi da solo e a superare attraverso le sue medesime risorse la malattia in questione.
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20 Antonio Vitale Molte patologie dell’apparato locomotore, necessitano di un trattamento Kinesiterapico, questa metodica talvolta non viene seguita costantemente per la monotonia e la ripetitività afinalistica degli esercizi , inficiando così la buona riuscita della cura. Molti studiosi nel tempo hanno proposto modelli alternativi di trattamento kinesiterapico attraverso attività motorie ludiche o sportive, che inseriscono l’elemento curativo ( kinesiterapia cioè terapia con il movimento) in un contesto stimolante e divertente , favorendone l’accettazione da parte del paziente, specie se si tratta di un bambino o di un adolescente. Già nel 1986 un gruppo di giovani studiosi della Clinica Ortopedica dell’Università degli Studi di Napoli sotto la guida dei Prof. Ugo del Torto e Prof. Massimo Zanchini elaborarono un lavoro scientifico , presentato in vari Congressi dal titolo “ Un nuovo volto della chinesiterapia nei paramorfismi vertebrali”. In questo lavoro, la cosiddetta Ginnastica Correttiva veniva inserita nel contesto di una attività sportiva come il Karate, una arte marziali di origine Giapponese che nasce all’epoca dei Samurai come arte di combattimento , ma che nei secoli ha sviluppato i connotati di una disciplina sportiva che richiede un armonico sviluppo psico-fisico, attraverso esercizi di fortificazione muscolare e sviluppo dell’equilibrio, che di per se sono fondamentali per una corretta postura. Un corso di Karate può durare anche anni, poiché il conseguimento dei vari gradi comporta l’impegno attraverso un programma che non ha fine; gli allenamenti si svolgono generalmente tre volte a settimana in un anno sociale che inizia a settembre e finisce a luglio, quindi già queste caratteristiche danno la pssibilità di fare un’attività costante e duratura nel tempo. L’allenamento “tipo” consiste in una fase preliminare di preparazione ginnica di 20-30 minuti durante i quali saranno svolti gli esercizi terapeutici classici come: autoallungamento, iperestensione delle anche, mobilizzazione dl rachide, tonificazione dei muscoli degli arti inferiori, superiori e
soprattutto quelli del tronco, esercizi respiratori, posturali , con piccoli e grandi attrezzi ( pesetti, panca, spalliera, scala curva ecc.) e soprattutto, tutta la lezione si svolge con il praticante di fronte a specchi che consentono la presa di coscienza del proprio assetto posturale. Dopo la fase preliminare si passa allo studio delle tecniche, che per il principiante vanno dapprima eseguite a vuoto ( Kion) osservando spostamenti in diverse posizioni che impegnano inevitabilmente i muscoli degli arti inferiori, del bacino, della colonna vertebrale e degli arti superiori; le posizioni principali sono Zenku Tzu Daci , Koku Tzu Daci e Kiba Daci Già dopo qualche mese di pratica si passa all’esecuzione di fronte ad un compagno sotto forma di combattimento predefinito con l’esecuzione di un attacco e la conseguente difesa (Kion Ippon Kumite). Col passare del tempo, si passerà alla forma libera di combattimento (Kumitè) nel quale viene insegnato il massimo autocontrollo delle tecniche al fine di evitare spiacevoli contatti che potrebbero anche provocare traumi diretti o indiretti. Un altro aspetto della pratica del Karate è lo studio dei Kata, forme di combattimento contro nemici immaginari che ricalcano le gesta di alcuni Maestri Samurai , questi sono stati tramandati nei secoli conservando la sequenza di ogni singola tecnica che va eseguita con un ritmo preciso osservando uno schema, la respirazione e una forza di esecuzione che nell’insieme racchiudono tutte le caratteristiche descritte in precedenza. In definitiva rispetto ad una attività noiosa ed afinalistica il Karate, opporunamente modificato come descritto, può costituire una piacevole attività terapeutica tutti gli esercizi sviluppano coordinazione motoria, tono muscolare ed equilibrio, che sono alla base di una postura equilibrata e consapevole, e poi , oltre ai benefici fisici , questa attività conferisce anche grande autocontrollo e consapevolezza di se stessi aspetti che migliorano il carattere e l’autostima di chi lo pratica.
Quando lo sport diventa terapia
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Rita Giaquinto
Un abbraccio lungo 21 chilometri Domenica 5 febbraio si è disputata a Napoli la IV edizione della City Half Marathon: la nostra città ha elegantemente accolto più di 4.000 runners, atleti provenienti da tutto il mondo, si è fatta generosamente attraversare per 21,097 chilometri e si è stretta, in un lungo, emozionante abbraccio ai corridori dell’Associazione Run for Love project Anna Cerbone che, con il loro luccicante giallo fluo, sul petto e nel cuore, hanno accettato di vivere questa nuova sfida insieme al loro Presidente Gaetano Brilla e uniti, come sempre, da un comune obiettivo di amore, amicizia e passione agonistica. Il punto di partenza e di arrivo della mezza maratona napoletana è stato allestito all’interno della Mostra D’Oltremare, trasformata, per l’ occasione, in un villaggio per gli atleti con una scenografia assolutamente magica: fontane che zampillavano al ritmo del battito del cuore pre-gara, musiche che incitavano il riscaldamento dei runners, palloncini bianchi e azzurri che hanno accolto i partecipanti in un magico corridoio d’asfalto, una emozionante immensità multietnica, bandiere giganti per accogliere il mondo intero in pochi metri ed una molteplicità di colori che, sotto uno strano cielo plumbeo, hanno fatto impal-
lidire anche il nostro sole che, a questa piccola e preziosa fetta di pianeta, sa regalare sempre il suo lato migliore. Ma una beneaugurante pioggerellina ed un’aria ventilata non hanno certo impedito ai nostri atleti non solo di svolgere la gara ma anche di raggiungere, ciascuno nelle proprie possibilità, dei grandi risultati. Chi ha superato il proprio record personale, chi, malgrado un infortunio, ha tagliato comunque il traguardo, chi ha accompagnato un amico, chi ha sostenuto un fratello, chi per la prima volta ha sperimentato 21 chilometri, chi non credeva di potercela fare e chi ce l’ha fatta ma ancora non ci crede! La passione per la corsa può portare, per obbligo o per scelta, a girare il mondo intero, ma quando si corre nella propria città, si è vincitori allo start. Si parte, si corre e, dopo qualche chilometro, il mare ti sussurra l’immenso, cominci a scorgere il Vesuvio che ti dà la forza, il Palazzo Reale ti ricorda chi eri, le Chiese ti dicono chi sei, il San Carlo ti lancia liriche di gloria, le piazze ti incitano, le salite ti affaticano, ma una di queste ti porta verso il Duomo di un Santo a cui Napoli, spesso, rivolge le sue pene. Napoli, e tu, che in quel momento, senti il cuore esplodere. E poi
BIOLOGIA DELLA NUTRIZIONE
qualche discesa, un lungo tunnel da cui temi di non poter uscire e, quasi al traguardo, un San Paolo che, come sempre, tifa, sostiene, inneggia ed abbraccia chi ha Napoli nel cuore e ti annuncia, che chi corre per amore, ce l’ha quasi fatta. Tutti, chi prima, chi dopo, chi con un’affannosa risata, chi con un pianto di gioia, chi con le lacrime nel cuore, chi con gli occhi al cielo, chi con le braccia alzate, chi incredulo o sorpreso o soddisfatto, chi semplicemente felice, insomma tutti, ma proprio tutti si sono guadagnati il traguardo ed una splendida medaglia che gli ricorderà, per sempre, le emozioni di una giornata indimenticabile. Gli ricorderà chi è, da dove viene, dove ha ancora voglia di arrivare. E gli ricorderà che, a volte, percorrere un abbraccio può esser faticoso, richiede coraggio, ma fa toccare il cielo! Napoli e gli appassionati atleti della Run for Love project Anna Cerbone lo spiegherebbero così : …e fujenn’, tremmann’, co’ core ‘ngann’, va chi ha capit’ che ‘ngopp’ a sta terra ce stamm’ pe’ dda’ a vita a ‘nu core, e, currenn’ currenn’, ‘o fa vula’ !
A cura della Dott.ssa Flavia Altieri, Biologo Nutrizionista
Verdure odiate dai bambini? Colpa della lingua!
Secondo quanto rivela un esperimento condotto dalla BBC Learning’s Terrific Scientific Campaign, con la guida di scienziati dell’Università di Coventry, il rifiuto di mangiare le verdure potrebbe avere le sue radici nelle papille gustative della lingua. In alcuni casi si tratta di papille gustative troppo sensibili al gusto (per la loro particolare forma a fungo). Invece, tutti gli altri – con lingue non così sensibili – con molto allenamento, mangiando ripetutamente le odiose pietanze, si possono abituare al sapore. L’esperimento ha coinvolto bambini dai 9 agli 11 anni che sono stati divisi in due gruppi. Il primo ha dovuto mangiare per 15 giorni di seguito un contorno di cavolfiore; l’altro gruppo uvette. Alla fine delle due settimane gli sperimentatori hanno misurato il livello di gradimento del cavolo da parte dei partecipanti, che è risultato aumentato in media tra coloro che hanno dovuto mangiarlo tutti i giorni e non aumentato affatto tra i bambini che hanno mangiato uvette. Inoltre tra i piccoli che hanno mangiato cavolo, per alcuni la verdura è divenuta
almeno un po’ più appetibile, per altri è rimasta lo stesso sapore da incubo. Gli scienziati hanno notato che per questi ultimi irriducibili antagonisti delle verdure potrebbe esserci un problema di papille gustative più sensibili. Infatti si è visto che sulla lingua di coloro che non si sono abituati per nulla al gusto del cavolo sono presenti papille gustative un po’ diverse, a forma di fungo e probabilmente più sensibili ai sapori forti. Vale quindi la pena di provare ad abituarsi a un gusto inviso assaporandolo per più volte, prima di gettare definitivamente la spugna, concludono gli sperimentatori. I bambini, si sa, odiano le verdure; esse sono indispensabili in quanto ricche di antiossidanti, vitamine e sali minerali. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) consiglia il consumo di almeno 4/5 porzioni di frutta e verdure al giorno (3 di frutta e 2 di verdura), per questo si raccomanda ai genitori di proporre le verdure nel menu giornaliero dei propri bimbi, magari nascoste nelle polpette o cotte al forno con del pan grattato per renderle più saporite.
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Lo scoprirete solo venendo è uno spettacolo per due voci e un musicista, nel quale si confrontano da una parte l’arguzia, la sfrontatezza e il pessimismo di fondo di un comico che ha appena compiuto cinquant’anni “Simone Schettino”, dall’altra la profondità, la forza del racconto “Marino Bartoletti” l’invito a guardare avanti di un raffinato narratore “più esperto” che trova nella storia - anche quella apparentemente più buia - di questo Paese i motivi e gli esempi per rinascere. I due protagonisti si alternano in scena con un finale comune ricco di speranza. I loro interventi sono accompagnati (oltre che da immagini e filmati), da un poliedrico strumentista “Gianni Minale” che, dal vivo, contrappunta e cuce il racconto con la musica di mezzo secolo. Le due produzioni Lu.Scar e Malfi Music si uniscono per portare in giro comicità e giornalismo con la maestosa regia di Vincenzo Liguori, dopo il grande successo al Teatro Lendi di Sant’Arpino, con diverse tappe tra cui: Teatro delle Palme di Napoli dal 30 marzo al 2 aprile 2017.
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Editore CASORIA DUE s.a.s Direttore Responsabile: Ferdinando Troise Stampa: PRINTING HOUSE - CASORIA Tiratura 7000 copie. Distribuzione gratuita. Questo numero è stato chiuso il 9 febbraio 2017
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Direzione, Redazione, Amministrazione e Pubblicità Via Capri, 2 - 80026 Casoria (NA) - Tel./Fax 0817597271 email: casoriadue@libero.it
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