DOMENICA 5 MARZO 2017
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Settimanale di Informazione
ANNO XVI - N° 10 - DOMENICA 5 MARZO 2017
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La Città che sopporta tutto...
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l’editoriale di Nando Troise
La Città che sopporta tutto... La città che sopporta tutto si ribella all’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati a Casoria. Le proteste dei social e di qualche consigliere comunale fa scaturire la sospensione momentanea della presentazione delle istanze di partecipazione all’Avviso Pubblico per l’individuazione di soggetti del Terzo Settore per la coprogettazione e la gestione di azioni di sistema per l’accoglienza, la tutela e l’integrazione a favore di richiedenti e titolari di protezione internazionale, nonché titolari di permesso umanitario nel quadro del Sistema di Protezione per richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) per il triennio 2017/19. La causa di questa sospensione sarebbe lo svolgimento di alcuni approfondimenti. Protestano anche ad Arpino in via Giotto; l’incontro con il Sindaco non ha soddisfatto i residenti della Frazione Arpino, una volta sezione staccata di Stato Civile, poi diventata Circoscrizione; una importante parte della Città di Casoria che ha sopportato l’affaire Buontempo,
che ha sopportato l’acquisto miliardario dell’area dismessa ex Snaidero in via I Maggio. La Città, Casoria, che ha sopportato l’onere economico (un prestito del Credito Sportivo di 25 miliardi di lire con restituzione di 40 miliardi di lire) per costruire il Centro Polisportivo in via Cava, definito dall’allora conduttore della trasmissione televisiva Furore, Alessandro Greco, PalaCasoria (l’insegna che vedete affissa a quel “panettone” costò ben 5 milioni di lire!); la Città che ha vissuto e sopportato efferati omicidi; la Città che ha partecipato ed ha perso nei “favolosi anni 80” una guerra di camorra; la Città che si è vista invadere con costruzioni quasi del tutte abusive (nelle vie Indipendenza e traverse, via Mario Pagano e traverse, via Brindisi e traverse) da migliaia di persone e quasi tutte provenienti dalla vicina Afragola, dove sia a quell’epoca che nei giorni nostri è molto più difficile costruire in maniera abusiva come, invece, è successo a Casoria; la Città delle corruzioni, delle col-
lusioni, delle concussioni, dei concorsi pubblici truccati; la Città che consente fitti passivi sin dal lontano 1995, accollandosi spese per diverse migliaia di euro. La Città che ha sopportato e sta sopportando tanti suicidi. La Città che ha sopportato tantissimi crolli; che ha sopportato e sopporta rapine, furti di appartamento e di auto; sopporta i motorini che scorazzano in maniera selvaggia; che sopporta l’abusivismo edilizio e commerciale, la disoccupazione, l’inquinamento ambientale, le aree dismesse. La Città che ha sopportato lo Stadio San Mauro chiuso per venti anni e riaperto grazie alla Commissione Prefettizia ed al lavoro del Settore Lavori Pubblici e del suo Dirigente l’Arch. Salvatore Napolitano; la Città che sopporta l’assenza di strutture sportive e di parchi, la monnezza, le estorsioni, l’usura, il racket, il “recupero crediti”, i tetti termici e le mansarde. La Città che convive con strane finanziarie. continua a pag. 4
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4 SEGUE da pag. 3
La Città che sopporta Casoria Ambiente con i suoi sprechi ed i suoi errori. Questa Città non vuole i Rifugiati. La Città che sopporta le invasioni barbariche! La Città dei precari. Una Città, Casoria, a cui arrivano ventimila richieste di informazioni dalle Procure d’Italia (una media anche approssimativa), Vi ricordo adesso qualcosa del passato. Un passato che, purtroppo, non passa. Una delle macchie più scure sulla Città di Casoria fu lo scioglimento per infiltrazioni camorristiche avvenuto più di dieci anni fa. Mai luce è stata fatta e mai si è riuscito a capire che quando si scioglie una Amministrazione Comunale non viene sciolto il Palazzo di pietra in cui risiede tale Amministrazione bensì gli uomini e le donne che la compongono. Mai è stata fatta una indagine, una inchiesta, una ricerca su dove sono e cosa fanno gli sciolti per camorra oggi. Tra i motivi dello scioglimento di allora vi erano anche le lottizzazioni convenzionate, tutte ben descritte dagli allora componenti della Commissione Antimafia i Senatori Florino, Malabarba e Russo Spena. Poi, negli anni anche altri Sindaci hanno subito l’interruzione del loro mandato elettorale ma stavolta attraverso le dimissioni presso un Notaio. Mai che gli appassionati della politica facciano un esame di coscienza su questi anni che hanno ridotto Casoria nelle condizioni attuali Pasquale Fuccio ed il suo Governo di salute pubblica. Sono 34 anni che mi interesso della vita politica ed amministrativa della mia Città che è Casoria. Non ho mai visto un leader politico farne il Sindaco. Polizio li sceglieva lui. Casillo, sostiene, che gli ultimi tre Sindaci più il Candidato Sindaco sconfitto da Fuccio, li ha subiti. Dopo il disastro dello scioglimento per
camorra e di quelli con dimissioni notarili e dopo la gestione commissariale, è giunta l’ora che i soggetti politici più autorevoli scendano in campo per salvare Casoria. La Città è stata sempre a guardare, continuerà a farlo. A Casoria non esiste la parola partecipazione e continuerà a non esistere. Potranno effettuare altre colate di cemento. Abbattere e ricostruire. Inaugurare altri Centri Commerciali e magari continuare a privatizzare i servizi pubblici. Occorre che Pasquale Fuccio diventi il Sindaco di un Governo di Salute Pubblica per risolvere i problemi delle aree dismesse, il lavoro, le municipalizzate, la monnezza, le tasse, i Servizi. Può, nascendo di nuovo, cambiare Casoria. E, io continuo a fare proposte: lo scioglimento di tutti i contratti di privatizzazione; la costituzione di una società a partecipazione pubblica per gestire acqua, palazzetto, N.U. ecc.; lo scioglimento di Casoria Ambiente; il riordino della macchina comunale (mansioni, progressioni verticali ed orizzontali ecc.); corsi di formazione per tutti i dipendenti comunali che ne sono 315; annullamento delle concessioni edilizie; il piano regolatore con social plan strutturato da uno staff di sociologi, urbanisti ed architetti rigorosamente di Casoria;
il concorso pubblico per i posti vacanti di Dirigente di Settore, annullando le assunzioni con contratto a termine; il servizio di trasporto funebre pubblico comunale; l’affidamento ad una società pubblica dell’organizzazione di eventi allo Stadio San Mauro ed al PalaCasoria; l’affidamento ad una Società che metta mano ad una sconquassata toponomastica; l’Assessorato alle Politiche Giovanili da affidare ad uno staff di giovani che svolgano politiche culturali, valorizzando gli spazi come le ville comunali; la stabilizzazione dei precari; l’attuazione di un trasporto pubblico interno efficiente; politiche partecipative come assemblee di quartiere anche corporative; la creazione di un organismo comunale che faccia emergere le proposte dei Sindacati e dell’associazionismo; un organismo che controlli e stia attento ad eventuali infiltrazioni nella gestione della cosa pubblica da parte dei clan locali e della malavita organizzata. Se il Sindaco e la sua Giunta avranno questo coraggio, questa determinazione, questa intensità e tensione emotiva, non sarà difficile iniziare a curare una Città ammalata da tanti anni di malgoverno. Non è difficile. Basta volerlo e rimanere uniti. Il primo appuntamento sarà l’approvazione del Bilancio entro il 31 marzo.
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LETTERA AL DIRETTORE Gentile direttore, vorrei chiederle la cortesia di pubblicare questa dolce poesia che mio nipote, un ragazzino di nove anni ha scritto per un suo compagno “diverso” a lui molto caro. Ciò, mi creda, non per appagare il mio pur giusto orgoglio di nonna, ma perché desidero ringraziare la sua maestra in quanto è merito proprio della sua preziosa opera educativa, della sua attenta stimolazione emotiva se possono sgorgare parole così delicate dal cuore di un bambino. Zilia Minunno è l’insegnante che ha fatto della scuola la sua grande ragione di vita. I suoi alunni sono istruiti ed educati con mano ferma. Con loro legge Dante, parla degli orrori dei lagers, delle mostruosità delle foibe, della disperazione degli immigrati, delle angosce degli ultimi. E’ una maestra attenta a formare la mente, ma anche a risvegliare i cuori alla so-
lidarietà, alla comprensione, all’ascolto, all’amore per gli altri. Grazie maestra Minunno, e grazie anche a coloro che, secondo la propria peculiarità, hanno lasciato un segno nel cuore dei miei nipoti. La dolce Maria Pia D’Anna che insieme alla cara Anna Iuliano hanno preso per prime la mano dei miei piccoli. Mimma Messineo, Maria Fiore, Carmela Florio, Salvatore Divino, l’amico dei ragazzi, la buona maestra Carla…… Grazie. Grazie di cuore a tutti voi, eroi di tutti i giorni, ma eroi mai dimenticati perché, state pur certi, resterete nei ricordi dei vostri alunni come vi hanno conosciuto: sempre giovani e sempre pronti a ricominciare ogni volta che un ciclo scolastico era concluso. E grazie a tutti coloro che hanno il compito di formare le generazioni future, perché è attraverso il loro lavoro che potremo sperare in una popolazione migliore.
Una nonna ex insegnante di scuola elementare HO UN AMICO Ho un amico che nel cuore ha tanto amore. Agisce diversamente ma ha la stessa mente. E’ come un fiore che sta ancora sbocciando e tra poco arriverà nel nostro mondo perché ormai sta maturando. E’ come una stella che ci illumina il cammino. In fondo anche noi cresciamo con lui vicino. Un ragazzo sensibile di 10 anni.
DOMENICO BORRIELLO
La formula matematica per un’idea di città Mi giungono, anche qui in Spagna, le notizie delle tristi vicende di microcriminalità che anche nell’ultimo periodo hanno avuto come vittima la città di Casoria. Sì, perché la vittima non è il “singolo”, ma l’intera comunità; il solo “aver paura” di camminare in alcune zone della città, prendo ad esempio il piccolo tratto nei pressi del ponte tra Casoria e Afragola, è una sconfitta per tutti. Bisognerebbe trovare la ricetta per risolvere il problema sicurezza nella nostra città, che è un problema strutturale perché bisognerebbe agire sulla mentalità dell’intera comunità: questo è un ruolo che tocca, in primis, alla scuola, leader della formazione del cittadino. Uno scempio l’ormai deleterio ruolo che ricopre una materia di vitale importanza come l’educazione civica. Ovviamente il problema “strutturale” si risolve anche con un concetto di “welfare” che a Casoria sembra essere qualcosa di astratto, così astratto che a confronto Picasso sembra essere un no-
vellino alle prime armi. Ma oltre a risolvere il problema strutturale, agendo sulla mentalità, tuttavia bisognerebbe risolvere anche il problema momentaneo. Perché risolvere un problema strutturale significa soprattutto guardare al futuro, ma non bisogna dimenticare di vivere il presente. Telecamere? Intensificare la presenza di forze dell’ordine in determinati punti della città? Tutte buone opzioni, belle chiacchiere da “caffè elettorale” o ultimo comizio prima della chiamata al voto. Però di chiacchiere questa città ha vissuto per anni, e ovviamente non stiamo parlando della squisita pietanza che accompagna il sanguinaccio il martedì grasso. Ma la sicurezza, pur essendo uno dei problemi più gravi, non è l’unico grande punto interrogativo che fa da copertina alla cartolina casoriana. C’è ovviamente la grave questione del bilancio che pende come una spada di Damocle sugli amministratori, costretti ad operare in “maniera limitata” a cau-
sa di gestione scellerata del patrimonio cittadino da parte delle amministrazioni passate. Stride, però, la situazione di Casoria Ambiente, finita addirittura sotto la lente del Ministero dell’Economia e delle Finanze per sprechi che ammonterebbero a circa 400.000 euro. E così Casoria svela la sua ambizione al mondo, ovvero quella di diventare Capitale. Capitale della contraddizione. Peccato, perché parliamo di un territorio che, potenzialmente, potrebbe vivere in un’ottica di ampio respiro europeo. Ma tra potenza e atto c’è un abisso rappresentato da problemi che, in apparenza, sembrano insormontabili. In realtà non lo sono, perché è vero che nulla è facile, ma è anche vero che niente è impossibile. Impegno e concretezza per un’idea di città: questa è la formula matematica per cancellare le contraddizioni e le catene che legano le ali di Casoria. E la matematica, si sa, non è un’opinione.
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AVV. DIANA SANTUCCI
Trasparenza, concretezza e risultati In occasione delle elezioni comunali 2016 è stato eletto Sindaco di Casoria il candidato Pasquale Fuccio, sostenuto dal Partito Democratico ha totalizzato 4034 voti e l’11,06% e collegato alla lista civica Libera Mente Casoria 2413 voti e il 6,62%, l’Italia dei Valori 1914 e il 5,25%; la lista civica A viso aperto 1494 e il 4,09%; la lista civica – Insieme per Casoria 1360 voti e il 3,73%. Al ballottaggio Pasquale Fuccio è riuscito ad ottenere la vittoria col 51,24% delle preferenze contro il 48,76% dell’avversario Giuseppe Santillo, precisamente 10636 voti per Fuccio e 10121 per Santillo: uno scarto di appena 515 preferenze! Lo scenario di Casoria non si presenta nel migliore dei modi: l’uso distorto del potere politico e la cattiva amministrazione hanno portato ad un disfacimento della colonna vertebrale politica generando una sfiducia nei cittadini tale da astenersi dal votare. L’astensionismo, sia al primo che al secondo turno; ha giocato un ruolo rilevante che, da entrambe le parti, è stato ritenuto un dato negativo. Votare è un dovere ma, prima di tutto, voglia di interagire attivamente alla vita sociale. Un numero forte della non scelta, come forte è la nuova figura di Sindaco delineata dal Direttore del settimanale domenicale “Casoria Due”, Ferdinando Troise, nell’editoriale pubblicato il 12/02/2017, il cui compito non è solo quello di rappresentare ed amministrare la cosa pubblica, ma soprattutto quello di riacquistare la fiducia della collettività ricucendo le fratture politiche nonché nell’attuazione dei programmi presentati durante la campagna elettorale. Il Sindaco, eletto dai cittadini a mag-
Il Direttore Troise: un vero Sindaco «deve avere sempre il coraggio di dire, con lealtà e franchezza, quel che è saggio dire e che fa seguire alle proprie parole i fatti»
gioranza dei consensi, è l’organo responsabile dell’amministrazione ed è il rappresentante del Comune. Con la Legge 81/93 è stata introdotta l’elezione diretta, attraverso la quale la maggioranza dei cittadini sceglie la persona e il programma che ritiene più confacenti allo sviluppo della città nella quale risiede. Il ruolo del Sindaco cambia radicalmente: da un lato la Comunità attribuisce la responsabilità dell’amministrazione del Comune, con tutti i poteri conseguenti, dall’altro il programma di legislatura, con il quale si presenta alle elezioni, costituisce un impegno verso i cittadini che lo hanno eletto. Tale ruolo si traduce nella capacità sia di portare avanti il programma sia in quella di confronto e d’intercettazione dei bisogni e delle istanze dei cittadini. Il Direttore Troise individua nel suo scritto le caratteristiche che devono essere proprie della figura istituzionale del Sindaco: “autorevole, autoritario, istrione”. Per “autorevole” si fa riferimento a quella persona o istituzione che ha autorità che è degna di rispetto e che merita fiducia, a prescindere dalla titolarietà dei poteri;“autoritario” indica la sfera di
competenza di un potere da esercitare, quindi l’autorità di cui quella persona gode nel potere legittimo di stabilire principi e regole; infine “istrione” va inteso ed interpretato oltre il puro significato letterale, ovvero il Sindaco dovrebbe spogliarsi dalle vesti della carica che ricopre e scendere per strada a fianco dei cittadini. La critica alla tradizionale figura muove dalla concezione della figura del Sindaco, che una volta eletto, diventa un organo autoreferenziale, perdendo contatto diretto con la cittadinanza. La nuova collocazione dei poteri del Sindaco è strettamente collegata ad un nuovo posizionamento della rispettiva figura, difatti non è più individuato come espressione del governo nazionale, ma come diretto rappresentante della Comunità, chiamata attraverso i suoi rappresentanti a gestire la cosa pubblica. Inoltre, prosegue il Direttore Troise, deve essere «figlio autentico di questa Città», espressione che non deve essere intesa nel senso di appartenenza ad una famiglia politicamente forte e conosciuta, ma riferita al vivere e conoscere la Città. In conclusione, il Direttore Troise afferma che un vero Sindaco «deve avere sempre il coraggio di dire, con lealtà e franchezza, quel che è saggio dire e che fa seguire alle proprie parole i fatti», in quanto la politica precedente di Casoria ha generato sfiducia nei confronti della macchina politica comunale, motivo per il quale oggi la Comunità non è più disposta a giustificare gli errori e ciò che viene cercato è trasparenza, concretezza e risultati. Solo così si può sperare che venga riaccesa la passione politica dei casoriani.
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A cura dell’Avv. DIana Santucci
L’AVVOCATO RISPONDE
Gratuito patrocinio. Chi ne ha diritto?
L’istituto del patrocinio a spese dello Stato garantisce il diritto di difesa tutelato dalla Costituzione. La legge assicura il gratuito patrocinio a favore dei meno abbienti, i quali possono nominare un avvocato a spese dello Stato in modo tale da non dover sostenere i costi della giustizia. L’ammissione al gratuito patrocinio ha effetto, ai sensi dell’art. 75 del d.p.r. n. 115/2002, “per ogni grado e per ogni fase del processo e per tutte le eventuali procedure, derivate ed accidentali, comunque connesse”. Per essere ammessi al patrocinio a spese dello Stato è necessario che il richiedente sia titolare di un reddito annuo imponibile, risultante dall’ultima dichiarazione, non superiore ad euro 11.528,41. Se l’interessato convive con il coniuge o con altri familiari, il reddito è costituito dalla somma dei redditi conseguiti nel medesimo periodo da ogni componente della famiglia, compreso l’istante. Tale regola generale può derogata nell’ipotesi in cui si tiene conto del solo reddito personale, ossia quando sono oggetto della causa diritti della personalità, ovvero nei processi in cui gli interessi del richiedente sono in conflitto con quelli degli altri componenti del nucleo familiare con lui conviventi. La richiesta di ammissione al patrocinio a spese dello Stato può essere presentata da: i cittadini italiani, gli stranieri, regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale al momento del sorgere del rapporto o del fatto oggetto del processo da instaurare; gli apolidi e gli enti o
associazioni che non perseguano fini di lucro e non esercitino attività economica. Il gratuito patrocinio è escluso se il richiedente è assistito da più di un difensore, oltre alle ipotesi tassative previste in relazione al giudizio penale (per i reati di evasione in materia di imposte e per i condannati con sentenza definitiva per i reati di associazione mafiosa, e connessi al traffico di tabacchi e agli stupefacenti), anche in ambito civile (per cessione di crediti e ragioni altrui, salvo se la cessione appaia fatta in pagamento di crediti o ragioni preesistenti). Per poter beneficiare dell’istituto è necessario che il difensore sia iscritto in un apposito elenco, con la conseguenza che l’onorario e le spese spettanti al difensore sono liquidati, nella metà dell’ordinario, dall’autorità giudiziaria con decreto di pagamento e che il difensore non può percepire nessun altro compenso dal proprio assistito, altrimenti incorre in responsabilità professionale. Al fine della determinazione del reddito da impiegare nella determinazione della soglia di accesso alla difesa dei non abbienti, la Suprema Corte, con la sentenza 17 agosto 2016, n. 34935, precisa che il reddito per accedere al patrocinio a spese dello Stato deve computarsi al netto degli oneri deducibili ma non degli oneri detraibili, quindi, ai fini della identificazione del reddito per l’ammissione, gli oneri deducibili devono essere considerati, mentre vanno escluse le detrazioni di imposta. Con tale pronuncia la Corte di Cassazio-
ne individua tra le condizioni di ammissione al gratuito patrocinio «l’indicazione non solo del reddito imponibile ai fini dell’imposta personale risultante dall’ultima dichiarazione, bensì anche ai redditi che per legge sono esenti dall’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) o che sono soggetti a ritenuta alla fonte a titolo di imposta, ovvero ad imposta sostitutiva (D.P.R. n. 115 del 2002, art. 76, comma 3). Peraltro, viene aggiunto, anche la Corte costituzionale, con la sentenza n. 382 del 1985, nell’affrontare la problematica dei limiti di reddito per il patrocinio gratuito, ha precisato che “nella nozione di reddito, ai fini dell’ammissione del beneficio in questione, devono ritenersi comprese le risorse di qualsiasi natura, di cui il richiedente disponga; anche gli aiuti economici (se significativi e non saltuari) a lui prestati, in qualsiasi forma, da familiari non conviventi o da terzi, – pur non rilevando agli effetti del cumulo - potranno essere computati come redditi direttamente imputabili all’interessato, ove in concreto accertati con gli ordinari mezzi di prova, tra cui le presunzioni semplici previste dall’art. 2739 c.c., quali il tenore di vita ecc.”. La ragione dell’accertamento degli effettivi redditi percepiti dall’istante risponde all’esigenza, è stato sottolineato, di autorizzare il trasferimento allo Stato di una spesa (di difesa tecnica) che la parte da sola non riesce a sostenere, così facendo appello alla solidarietà della collettività.»
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COMUNICATO STAMPA In data odierna, nell’ambito delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, ufficiali di polizia giudiziaria della Sezione di PG presso questa Procura e appartenenti all’ Unità Investigativa di contrasto ai Reati Ambientali, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa della misura coercitiva dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di quattro tecnici - di cui due con mansioni dirigenziali, dipendenti del Comune di Casoria ed attualmente in servizio presso la medesima amministrazione comunale - e dell’ex Presidente della società partecipata “Casoria Ambiente S.p.a.”, per il reato di falso ideologico in atto pubblico. Le indagini hanno permesso di raccogliere un grave quadro indiziario nei confronti dei funzionari pubblici, i quali,
nelle loro rispettive qualità, nel giugno 2013, avevano rilasciato, secondo l’ipotesi accusatoria avvalorata dal GIP, un compiacente certificato di Conformità Urbanistica riguardante l’area sita in Casoria (via Circumvallazione Esterna) da adibirsi allo stoccaggio di rifiuti raccolti in modo differenziato. Sulla base di tale certificato, veniva poi avanzata formale richiesta di approvazione del progetto, che veniva accolta, nel luglio dello stesso anno, mediante un falso provvedimento di approvazione nel quale si attestava la compatibilità urbanistica del suolo individuato dalla società richiedente; ciò in palese contrasto sia della disciplina urbanistica di zona vigente nel Comune di Casoria all’epoca dei fatti sia della normativa statale attinente alla corretta regolamentazione delle isole ecologiche comunali.
L’area in questione - nella quale fino alla fine del 2014 venivano raccolti i rifiuti in maniera disomogenea, tanto da realizzare una vera e propria discarica - con il provvedimento eseguito in data odierna, è stata sottoposta a sequestro preventivo per il reato di occupazione abusiva in quanto, in parte, di proprietà pubblica e, nelle rimanenti parti, di proprietà delle Ferrovie dello Stato e della Società Autostrade. Tali condotte - integranti le ipotesi di falso ideologico ed abuso d’ufficio consentivano, secondo la ricostruzione accusatoria, alla società “Casoria Ambiente S.p.a.”, di adibire, in maniera illegittima, l’area in questione a centro di raccolta di rifiuti urbani. Aversa, 23.02.2017 Il Procuratore della Repubblica Francesco Greco
LUIGI IPPOLITO
Casoriadue.it si rinnova, il direttore Troise: “Tante novità, notizie non solo locali. Grazie a tutti coloro che sono con me!” Nel pomeriggio del 3 novembre 2016, presso l’Istituto Superiore “Maria Cristina Brando”, si è tenuta la presentazione del nuovo sito della testata giornalistica Casoriadue. Il portale web casoriadue.it, infatti, è stato completamente rinnovato, soprattutto nel layout. I contenuti saranno trattati con la medesima serietà e voglia di far notizia che ha contraddistinto il lavoro di ogni collaboratore. A inaugurare questo restyling non potevano mancare le parole del direttore, Nando Troise, che ha voluto ringraziare in primis e in modo particolare la pasticceria “Business” di Rino, Luigi e Marco Primitivo e poi le suore dell’istituto ecclesiale e scolastico per l’ospitalità. “Voglio ringraziare tutti” – così il direttore Troise – “Partendo ovviamente dai fondatori nel novembre 2010, sempre sotto l’egida e l’organizzazione di Flama e dei miei amici Peppe D’Anna e di sua moglie. Ricordo le varie redazioni che si sono man mano susseguite, tutte fondamentali e importanti: dai primi ragazzi che hanno collaborato, come Stefano, Sonia, Susy, Gilda e Daniela; a quelli di oggi, ovvero Rosa, Gianluca, Alessia, Floriana, Carmen, Nunzio, Antonio, Stefano, Rosa, Ciro, il Maestro Botta, Daniela, Luigi, Ida, il professore Navarra, Valeria, Domenico, Marica, Giuseppe, Antonio, Paola, Flavia, Anna, Emilia, Sabrina, i nostri psicologi Letizia e Davide, infine le ultime arrivate Raffaella e Diana”. “Ora ho finalmente il piacere di annunciarvi il debutto del nostro nuovo sito, ne sono orgoglioso e solo chi come me è innamorato della notizia, specialmente quella diretta, può capirmi. Pubblicheremo ogni avvenimento in real time e la pagina onli-
ne sarà costantemente aggiornata per tenere i nostri lettori sempre informati e sul pezzo. Il nuovo sito si presenta con una grafica totalmente rinnovata e un look moderno. Un grazie infinite alla dottoressa Anna Starace per questo. Il restyling non tocca solo la veste grafica, ma anche la sua struttura che si amplia di nuove categorie e contenuti, e diviene un prezioso strumento di informazione per tutti coloro che vogliono conoscere e approfondire le caratteristiche anche dei servizi che offriamo”. Tra le maggiori novità, anche la sezione dedicata alle news con la quale ci saranno quotidianamente aggiornamenti sulle novità d’ogni genere, come specifica lo stesso direttore che confida anche una sua idea: “Attraverso questo straordinario strumento di informazione, condivideremo con voi curiosità, articoli, pensieri e riflessioni che non riguardano solo Casoria. Ci allargheremo in un discorso generalista, locale, regionale e nazionale. In verità, avrei voluto cambiare nome al sito, però non l’ho fatto per omaggio e rispetto alla tradizione e verso chi con me porta avanti questa testata ormai da più di venti anni. Mi rendo conto che il web e la rete non hanno confini. I siti web, i portali di informazione vengono letti in tutti il mondo. Saremo con questo portale e con il settimanale un importante mezzo di contatto funzionale ad un interessante scambio di opinioni. Vi aspetto, quindi, ogni giorno!”.
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10 LUIGI RUSSO
Terranostra occupata
Ancora una volta dai carabinieri, 23 febbraio. Una nuova convocazione - per le giovani e i giovani che da un anno e mezzo stanno rivalutando un luogo che, ad oggi, sarebbe abbandonato - questa volta per comunicarci che siamo ufficialmente indagati per occupazione illegale di suolo pubblico. Questa “iniziativa lodevole” (come spesso hanno tenuto a farci sapere anche le stesse forze dell’ordine) al momento rischia di diventare un processo a carico di alcune delle attrici e degli attori di questo fenomeno che sta prendendo vita nella città di Casoria: l’autogestione popolare dei beni pubblici. Mentre le istituzioni colpevolmente latitano sull’argomento e preferiscono che si risolva tutto in una mera questione di ordine pubblico, noi abbiamo più volte cercato un confronto per evitare malintesi o incomprensioni. Abbiamo partecipato, in qualità di parte sociale, a fittizi workshop di progettazione partecipata, nell’ambito del progetto “Urbact” (cui il Comune di Casoria ha aderito durante lo scorso commissariamento) che interessa due ex aree militari sul nostro territorio: “Terranostra” e lo spazio verde di via Michelangelo. Malgrado i buoni propositi di orizzontalità e progettazione condivisa, la partecipazione del Comune a “Urbact” è stata finora soltanto un buon motivo per fare passerella politica: annunci su annunci da
parte del Sindaco, un’iniziativa- farsa di inaugurazione, poi il vuoto. A questo vuoto, noi abbiamo risposto con un dettagliato dossier sui “beni comuni”, sulla progettualità messa in campo finora nel verde liberato, sulla nostra idea di gestione popolare degli spazi pubblici in disuso. In questo dossier abbiamo fatto riferimento a varie delibere già in atto in altri Comuni (tra cui Napoli), come modelli esemplari dai quali partire. Ciò avrebbe aperto un nuovo processo di democrazia reale in città, oltre a far rientrare l’esperienza di Terranostra nel tanto acclamato status di “legalità”. Una legalità alla quale tenevano tutti certamente di meno quando lo spazio di via Boccaccio era invaso abusivamente di rifiuti. Una legalità che non ci appartiene in questi modi e in questi termini: il nostro progetto di riappropriazione dal basso della decisionalità sulle nostre vite, e quindi del governo delle nostre città, va oltre i 4 ettari di Terranostra e sicuramente oltre le maglie della burocrazia, dell’interesse privato, delle speculazioni politiche e della legalità formale. Abbiamo messo in gioco le nostre vite per provare a disegnare un futuro migliore per la nostra comunità, basato sulla giustizia sociale, la dignità e i bisogni di ogni uomo e donna, identità che abita il territorio. Non ci spaventa la possibilità di affrontare un processo.
A questo punto, però, chiediamoci che gioco fa quest’amministrazione che nella sua “rivoluzione della normalità” resta uguale in tutto e per tutto a quelle precedenti, soprattutto nella sua capacità di interloquire con gli attori sociali del territorio. Sotto la superfice della lotta all’abusivismo si nascondono scheletri grandi quanto la Rhodiatoce e tutte le fabbriche dismesse del territorio (mai indagate, mai bonificate), anni di cementificazione dissennata, di antiche pietre di tufo che spesso cedono sotto il peso dei palazzoni abusivi della camorra (mai indagati, mai abbattuti). Questo è il paese che consegniamo ai nostri figli e alle nostre figlie. Quando un gruppo di abitanti che prova a mettere in piedi il proprio sogno, la propria città ideale, senza aspettare nessun fondo europeo, nessun favore, solo con la forza dei propri cuori, delle proprie mani, delle proprie intelligenze, diventa il cattivo da denunciare e indagare, mentre chi riempie la propria pancia col vanto di una poltrona (traballante) con la giusta dose di fumo riesce a sembrare un eroe… allora, bisogna scegliere da che parte stare. A noi questa vostra “normalità” non piace e non cambieremo certo idea grazie agli spassionati (ma anche no) consigli, né denunce, di qualche benpensante, bigotto, alienato, estimatore di essa.
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VALERIA POSTIGLIONE
Mille colori e mille paure per una sola città Napoli si sa è una questione controversa da sempre. “Napoli adagiata sul golfo è stupenda, ci si chiede se anche questa bellezza non faccia parte della maledizione della città, non faccia parte del prezzo spaventoso che paga per esistere.” Così scrive Giorgio Bocca inneggiando alla contraddizione intrinseca di questa città. È come una bellissima donna, ma prigioniera del suo padre padrone; una femmina piena di virtù, ma anche di vizi di cui non si riesce a liberare. Un fascino come poche, che forse deriva anche dal suo lato oscuro, esoterico e misterioso, ma anche di luoghi comuni talvolta veri. A Napoli usiamo la parola fatica per definire il lavoro, per consuetudine ci definiscono un popolo che non vive per arricchirsi, ma per avere quello che basta per “campare”, un vivere alla giornata che più che superficiale definirei a tratti filosofico: quell’arte di arrangiarsi che ci ha reso famosi nel mondo. Goethe scriveva che trovava nel popolo napoletano la più geniale e vivace industria, non per diventare ricchi, ma per vivere senza occupazioni; Totò riteneva che Il napoletano lo si capisse subito da come si comportava, da come riuscisse a vivere senza una lira. Mille colori e mille paure, gli stessi che
in televisione ci dipingono come città di moda scelta da grandi stilisti per feste e sfilate, location preferita da registi e attori per girare film e pubblicità; location turistica di italiani e stranieri. Ma è anche mille paure: le stese sono la nuova mania delle bande di ragazzini che vogliono prendere il comando, scie di colpi di pistola sparati casualmente in luoghi pubblici per rivendicazioni o semplicemente per segnare il territorio, come gli animali; la camorra, che tra nuove e vecchie generazioni, la fa da padre padrone. Senza dubbio Napoli non è soltanto questa, la situazione è assai più complessa. E la faccenda ultima del Loreto Mare non fa bene alla nostra reputazione già controversa. Sfaticati e imbroglioni, quelli che vogliono vendere la fontana di Trevi e che sanno solo rubare. Anche se abbiamo avuto le nostre vie di riscatto. Maradona ha rappresentato per Napoli qualcosa di molto importante: è stato il riscatto, il vanto della città. Quello che ha fatto lui a Napoli lo hanno fatto solo i Borboni e Masaniello. Così disse Pino Daniele. E c’aveva proprio ragione. Il pallone a Napoli è sacro, Maradona ha un altarino come ce lo hanno i santi. Perché una partita di pallone in questa città non è solo una
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partita. Il calcio è qualcosa che ci fa sognare, quella maglia è come una reliquia da venerare e onorare e sostenere sempre in buona e cattiva sorte. È molto più che amore. La passione non si esprime solo durante i novanta minuti. Una squadra è sulla scena in ogni attimo della giornata perché è l’espressione di una comunità. La stessa partita si disputa in uno stadio virtuale, molto più esteso del terreno di gioco. Nel caso del Napoli può coinvolgere attraverso tv, radio, Web e iPad quattro milioni e mezzo di appassionati in Italia e altri sette milioni all’estero. Dalla serie C alla Champions League, l’emozione di entrare in campo al Bernabeu contro i Galacticos, la partita a Monaco con il Bayern a testa alta; la vittoria col Chelsea e con il City. Perché la cazzimma quando esce può fare miracoli, anche se sei più piccolo. Luci e ombre, la voglia di scappare o di restare, la doppia personalità di una città nascosta dietro gli occhiali da sole, che nascondono occhi scavati e piangenti, ma che indossa sempre con un sorriso perché riesce sempre a venire fuori con un espediente, prendendosi gioco delle regole e del potere.
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DOMENICA 5 MARZO 2017
ANTONIO VALENTE
De Laurentis, Sarri e settore giovanile: è l’ora della verità Contrordine, compagni! Gli arbitri, talvolta, spesso o sempre con la Juventus, sono “vergognosi”. Fu dopo la gara d’andata con il Genoa che, a un Sarri che chiedeva alla Società di prendere posizione riguardo agli arbitraggi “a senso unico” dei fischietti , il Dela aveva replicato “le decisioni degli arbitri, nel bene e nel male, vanno rispettate” e sugli obiettivi della squadra, lui che ha sempre parlato della supremazia del fatturato sui risultati sportivi, replicò “Anche se siamo il quinto fatturato, abbiamo investito per 128 milioni nel mercato quest’anno per poter dare ai napoletani e all’allenatore una squadra competitiva”. La “benedizione urbi et orbi” fu, ovviamente anche extramoenia, lui sempre in giro per il mondo e gli Agnelli accucciati e compatti sugli spalti sempre sempre, anche questo fa la differenza. Sulle questioni federali, poi, la “scelta” dell’apparentamento con Lotito per sostenere, quasi un testimonial, Tavecchio ha dato frutti tavecchiani: riportare in auge le milanesi e omaggiare la capitale. Acchiappa, tie’! Quasi come nella macchietta di Vittorio Marsiglia sulla spartizione del bue tra il marito tradito e il ragioniere amante ”tutta ‘a carne a vui e ‘e corne a me”. “Mascariare” in siciliano significa imbrattare con il carbone, un tocco e resta il segno del sospetto, la diffamazione, una parola buttata lì, quasi apparentemente, a caso. “Mascariare” nello stile delaurentiano è l’avvio di una pratica di “divorzio”, il mascariare per segnalare ai tifosi il cattivo di turno che poi se ne andrà, nel caso di Higuain, mascariata fu il “chiattone”. I tardivi e finti inseguimenti “milionari”, all’insegna del “torna sta casa aspetta a te!”non hanno mai fermato i “fuggiaschi” che non si sono manco voltati indietro, e la lista, ormai si allunga sempre di più: Cavani, Benitez, Lavezzi, Mazzarri oltre Cavani. Vendi i migliori, vinci tanti soldini ma “zero tituli”. Questo a molti sembra l’anno di Sarri, e le “mascariate” sono a getto continuo. La genesi, secondo alcuni, è nel rinnovo del contratto con Sarri della scorsa estate: De Laurentis, forte della sua esperienza
cinematografica, ha sempre fino ad allora, creduto, alla “forza” del contratto per imporre a Mazzarri prima ed a Benitez poi, di restare ben oltre la loro volontà. Nel calcio non funziona così, è un mondo a sé in cui le regole, specialmente a certi livelli, le detta il tecnico o il giocatore, oltre che il mercato, se le cose vanno oltre le aspettative; è uno dei motivi per cui nutre poca “simpatia” per i procuratori che, così è se vi pare ma anche se non vi pare, ci sono e ci devi convivere. Già Mazzarri, quello che vinceva con i proletari Aronica e Grava, si era espresso: è vero c’è un contratto, ma non può tutto ridursi a una firma apposta in epoche diverse. Quando le situazioni cambiano come succede tra De Laurentis e alcuni tesserati, gli anni o addirittura i mesi , diventano epoche. Con Sarri c’era poi un contratto “discount” alquanto inusuale e strano nel mondo del calcio ma non solo: a lunghissima scadenza, con tutti i diritti, scaccione compreso,da una parte, la Società, e i doveri dall’altra, Sarri: il secondo posto ha fatto “avariare” il prodotto ben prima della data di scadenza. Nuovo contratto a prezzi di mercato, così va il calcio e giù il rospo, ma certamente a malincuore. Da allora i rapporti tra i due non sono mai stati dei migliori, sempre freddi, spesso tesi. I due non si parlano e le “botte” di Aurelio non sono mai semplici tricchi tracchi. Le rivelazioni sembrano da telenovelas: il Presidente sarebbe andato, con Giuntoli a “convincere” Sarri a cambiare lo schema di gioco, da cui poi il cambio di marcia, per un tecnico non certo il lato bello della vita. Quest’anno poi il botta e risposta su arbitri e fatturati già citato. Le dichiarazioni dopo la sconfitta di Madrid sono troppo fresche per non essere nella mente di tutti: incapacità di avere schemi alternativi; giocatori utilizzati fuori ruolo e altri non utilizzati; incapacità di gestire il gruppo in turn over; cambi sbagliati. Il povero Maurizio piglia, pesa, incarta e porta a casa. Buono ma non fesso risponde sempre a tono.
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PAOLA CONSOLETTI
IL GIORNALISMO……. CON TITTI IMPROTA
Il giornalismo sportivo è un tipo di giornalismo che riferisce di argomenti ed eventi sportivi. Le principali figure professionali sono il giornalista sportivo, il commentatore sportivo e l’inviato sportivo. Le qualità fondamentali che un giornalista sportivo deve possedere sono notevoli, come la conoscenza delle discipline sportive e la capacità di mostrare una certa scioltezza nell’uso del linguaggio. Conoscere lo sport costituisce il presupposto di base, altrimenti sarebbe impossibile raccontarlo o commentarlo; il linguaggio fa riferimento allo stile del giornalista, a come sia in grado di tramutare la cronaca dell’avvenimento in retorica, facendo emergere i vari significati di un evento e offrendoli ai lettori o ascoltatori. Il giornalista sportivo è colui che segue sul campo le vicende sportive, viaggia molto e non si perde alcun aggiornamento, anche grazie al supporto dei colleghi. Questa prefazione, non è altro che una presentazione per una donna, una giornalista, stimata da un vasto pubblico, e per questo devo un ringraziamento al Direttore di Casoriadue Nando Troise, il quale mi ha dato la possibilità di intervistare Titti Improta. Titti nasce a Napoli e muove i suoi primi interessi nel giornalismo, scrivendo per alcuni quotidiani, successivamente approda a Canale 21, emittente televisiva campana, dove conduce il telegiornale per poi passare alla trasmissione “Campania Sport”, di interesse regionale, seguito da un notevole pubblico con Umberto Chiariello . Titti Improta, figlia di Gianni Improta, indimenticato “baronetto”, della squad-
ra di calcio del Napoli degli anni ’70, ha contribuito alla straordinaria riuscita del programma editoriale compiuto da Canale 21. Tra le sue esperienze professionali, possiamo ricordare la sua partecipazione al programma “Donnavventura” su Rete 4, nel 2004, spinta dal suo amore per i viaggi, la libertà e lo sport. La bravissima giornalista spiega che parlare di sport per lei è naturale, poiché sottolinea che il pallone fa parte della sua famiglia, e non solo, in quanto Titti pratica anche lo sport come il Kite surf, il parapendio, lo sci, il Bungee Jumping, tanto da mescolare il suo lavoro con la passione per i viaggi e farne un unico obiettivo, da sempre. Improta può essere definita una giornalista poliedrica, la sua conoscenza ed i suoi interessi spaziano, ama anche il giornalismo “on the road”, la cronaca, l’inchiesta, infatti è importante ricordare anche la sua esperienza come giornalista, a la 7 nel programma “L’Aria che tira”, con Myrta Merlino. Titti Improta è stata anche l’unica giornalista ad intervistare il Papa; Lei il volto di punta di Canale 21, ha aspettato il Pontefice all’esterno del carcere di Poggioreale, e in diretta gli ha chiesto: “Le piace Napoli?”, una domanda dettata dall’emozione dell’incontro, dall’istinto giornalistico, che sfida ogni protocollo, ed il Papa, con un gran sorriso, le ha risposto: “Molto!”, un sorriso, così spiega Titti, che resterà impresso per sempre nella sua mente e nel suo cuore, soprattutto perché per raggiungere il Papa, ha dovuto attraversare tutta la città, ed il suo pubblico era sui balconi delle abitazioni, la chiamavano per invi-
tarla a salire, in quel momento c’era la diretta nella diretta di Canale 21, dunque un’esperienza che si può vivere solo nella nostra città. La diretta televisiva è stata molto apprezzata, in particolare dai tanti che non sono riusciti a raggiungere il Papa, durante il suo giro della città. La giornalista ha seguito anche i collegamenti diretti di Canale 21 da Madrid, in qualità di inviata, in occasione della partita Real Madrid –Napoli, una Maratona Champions League, per seguire aggiornamenti e approfondimenti, per vivere in diretta le emozioni del pre-partita, la conferenza stampa dei protagonisti, la voce dei tifosi dalla capitale spagnola, una lunga Maratona terminata a notte inoltrata. Intervistare Titti Improta, è stato come fare “due chiacchiere” tra amiche, dinanzi ad un caffè , qualche risata e tanto parlare di lavoro, famiglia, viaggi e anche amici comuni, è stato come conoscersi da sempre. E’ una giornalista, anzi una professionista la quale sottolinea, che le reali caratteristiche per svolgere questo lavoro sono lo spirito di sacrificio e l’abnegazione, elementi che se trovano un grande connubio con i viaggi e lo sport, rendono l’iter professionale davvero soddisfacente.
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CARMEN PALUMBO Questa settimana abbiamo parlato con Gianfranco Iazzetta, imprenditore nel ramo carni che da anni porta avanti l’azienda ereditata dal padre con dedizione e costanza raggiungendo grandi traguardi ed obiettivi. Sicuramente oggi non è facile gestire un’azienda e farla crescere nel corso degli anni, soprattutto nel nostro territorio dove l’imprenditoria è ostacolata da tantissime problematiche. Il Signor Iazzetta però, ha condotto questa sua professione sempre con passione e soprattutto ha fatto in modo che un’attività, nata come azienda di famiglia, nel corso del tempo rimanesse tale. Forse è proprio questo il segreto del successo, lavorare in famiglia, in sinergia, con grande dedizione e spirito di sacrificio. L’azienda “Le Carni” è situata ad Afragola ed è nata nel lontano 1968, portando avanti il proprio lavoro sempre con ottimi risultati. Abbiamo chiesto al Signor Iazzetta di raccontarci qualcosa in più sulla sua attività: “La nostra azienda è nata nel 1968 da mio padre e oggi è gestita da me e dalla mia famiglia, ci occupiamo princi-
GIANFRANCO IAZZETTA: LA MIA AZIENDA DI FAMIGLIA
palmente di distribuzione e commercio carni ovine, suine e bovine mentre non è compreso il commercio di pollame. Ci interessiamo della distribuzione di carni nazionali, i nostri maggiori fornitori sono della regione Veneto e ci assicuriamo sempre che la qualità della carne distribuita sia eccellente. La nostra attività di commercio è legata soprattutto al territorio Campano, in particolare parlando di Afragola e Casoria, forniamo il Centro Commerciale i Pini e i supermercati Conad. All’interno dell’azienda abbiamo anche un salumificio e ci occupiamo, oltre al commercio di carni, anche della produzione e distribuzione di salumi. In questi anni l’andamento dell’azienda è andato crescendo e maturando e possiamo ritenerci molto soddisfatti.” Le parole del Signor Iazzetta ci permettono di capire che il lavoro svolto in questi anni non è solo fonte di fatica e di sacrificio, ma anche frutto di grandi soddisfazioni professionali. Ringraziamo il Signor Iazzetta e la sua azienda per il servizio che da anni ormai, offre alla nostra cittadina e a molte altre.
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Laurenza Sabatino: “L’arte dello spettacolo nella mia vita”
Nella vita tutti abbiamo un sogno c’è chi lo realizza, c’è chi non lo realizza, chi segue le orme di famiglia e chi invece segue una strada completamente diversa da quella famigliare. Laurenza Sabatino regista, comico, attore, sportivo e fotografo si è raccontato in un’intervista riportando tutti i momenti più significativi della sua vita con grande disponibilità. Com’è nata questa passione? È una lunga storia di famiglia. Erano tutti musicisti e hanno portato la musica per l’Italia. Sono sempre vissuto nel mondo dell’arte, ma una volta deceduto mio padre ho cominciato a scrivere commedie. Lui voleva che diventassi musicista ma io non volevo. Com’è cominciata questa carriera? Da piccolo cantavo qualcosa, ma grazie a mia cugina con la sua compagnia facendo un lavoro insieme a teatro a Napoli da lì è iniziata la mia carriera. Quindi ho continuato con il mio percorso e ho lavorato con Nadia Rinaldi, Alvaro Vitali facendo un teatro un po’ più professionale e qualche anno fa ho costituito una mia compagnia. C’è da dire però che il teatro di adesso si è modernizzato, ormai le battute sono diverse. Inoltre ho lavorato non solo come comico, ma anche con il classico ad esempio “l’opera da tre soldi” di Brecht. Si lavora oramai nel mondo comico perché c’è un pubblico che vuole divertirsi e quindi ci adattiamo alla richiesta di mercato. L’ultimo progetto a cui sto lavorando è “l’avvocato delle cause perse” con Giacomo Rizzo ed è una continua gag di due ore di spettacolo. Chi sono i personaggi attuali o del passato che ammira? In campo comico del passato ammiro Totò, il quale, è stato un maestro della
comicità e che è tutt’ora attualissimo. Tempo fa non fu accettato, infatti solo ora è stato accettato. Inoltre c’è Proietti, il quale, è capace di fare una finta telefonata per un’ora. E’ un grande personaggio. Quando ho lavorato con Nadia Rinaldi, ad esempio, la quale è una grande professionista, che nonostante alcuni problemi, andò avanti facendo un lavoro eccellente, ho lavorato anche con Enzo Arciello e altri. Con Alvaro Vitali è sfumata la sua vena artistica teatrale perché si è spostato nel cinema. Ci parli del suo ruolo come attore e del suo ruolo come fotografo Come attore ho iniziato a recitare perché era una ricerca interiore del mio io, sempre grazie alla mia famiglia, papà era amante della musica spaziando in più campi musicali. Quando è deceduto mio padre quasi da subito io ho cercato di riportarlo in vita attraverso il teatro, ho scritto alcuni lavori comici e li ho messi in scena con un grande successo. Inoltre ho scritto anche un lavoro drammatico ma mai messo in scena, ma molto probabilmente sarà pronto l’anno prossimo. Parla della violenza sulle donne quindi è diverso dagli altri lavori che ho fatto; voglio andarci cauto prima di metterlo in scena, mi è costato 3/4 anni di lavoro. È stato un duro lavoro. Come fotografo ho iniziato a 16 anni. Seguivo un mio zio che impegnava me e i miei cugini; ho lavorato per tanti anni in questa strada poi ho lasciato. Ora c’è mio figlio che ricopre a pieno titolo questo ruolo seguendo tutti i workshop e facendosi la sua clientela, a me personalmente con l’avvento del digitale non m’ispira più. A me piaceva che la
fotografia la facevo io non la macchina fotografica calcolando la luce e i tempi. Quali sono state le sue interpretazioni che ricorda in modo particolare? Ha qualche ricordo speciale? La mia prima commedia intitolata “don Peppe fa acqua pippa” nel quale il mio regista non aveva tempo a riscrivere la mia parte e quindi mi scrissi la mia parte nel quale interpretavo un personaggio balbuziente. La parte che ricordo in modo speciale fu con la compagnia di Nardiello nel “l’opera da tre soldi di Brecht” interpretando la parte del gobbo, in cui recitavo e ballavo. La mia soddisfazione però, fu quando Nadia Rinaldi incominciò a piangere per le risate per il modo buffo in cui mi ero presentato sul palco. Una volta ,invece, rinunciai ad una parte come coprotagonista per occuparmi pienamente in un lavoro in cui ero regista; sono del parere che non si può curare contemporaneamente il ruolo di attore e regista. Attualmente di cosa si occupa? Dirigo questa mia compagnia “Napoliridens”. Siamo tanti amici che abbiamo elaborato questo progetto insieme a Maria Onorato, la quale, è una grande donna dello spettacolo recitando con passione e non con l’ambizione di emergere, poi c’è Angelo Senese che recita da tanti anni. Attualmente mi sono preso a cuore un problema che è sorto, ovvero che il Centro giovanile di atletica “New atletica Casoria” che non dispone di un defibrillatore, ed è per questo che per non far chiudere il centro da grande sportivo che sono, ho voluto mettere in scena per beneficenza uno spettacolo che si svolgerà ad Afragola per poterlo acquistare.
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EMILIA SENSALE Il solo pronunciare il termine ‘musica’ ci inserisce in un mondo quasi fatato pur essendo incredibilmente concreto, coi suoi strumenti e i suoi artisti. Il talento musicale è probabilmente innato e va curato con la giusta passione e il nutrimento di una tecnica che sia linfa vitale per ogni momento capace di produrre un suono. La musica è espressione del proprio vissuto e di quello di altri, è un linguaggio che è arte pura e ne sa qualcosa Carmine Maresca, musicista napoletano vincitore di diversi premi nazionali ed internazionali come chitarrista e compositore. Come ti sei avvicinato al mondo della musica? “Come spesso accade, per emulazione. Ho uno zio pianista che mi ha iniziato alla musica, avevo circa otto anni. È stato inizialmente un rapporto di amore e odio, ho lasciato e ripreso lo strumento diverse volte finché non ho incontrato la chitarra e da lì gli studi accademici di chitarra classica, appunto, e composizione”. È l’artista a scegliere lo strumento oppure in realtà è un determinato strumento a scegliere il cuore pulsante di un artista? “Ritengo che siano diversi gli aspetti che agiscono sulla scelta di un determinato strumento anziché un altro. Non credo ad alchimie particolari ma senza dubbio, essendo lo strumento il mezzo attraverso il quale ci esprimiamo, si tende a scegliere quello che meglio di altri è più vicino al proprio sentire profondo. Lo strumento che meglio di tutti riesce a tradurre in suono il proprio vissuto e la propria sensibilità”. In che modo gli strumenti musicali sono simbolo dell’anima stessa dell’artista? “Da compositore, posso dire che gli strumenti rappresentano per me ciò che le tempere sono per un pittore: perciò, nelle partiture orchestrali il compositore si serve della ‘personalità’ dei vari strumenti per raccontare all’ascoltatore una determinata storia interiore. Una melodia “cantata” da un flauto sarà inevitabilmente differente dalla stessa linea melodica eseguita da un violino o un oboe. È un po’ come “vestire” le note, anche le stesse, ripeto, di un abito appropriato ad ogni evento”. Amore e musica sono spesso un binomio indissolubile... “L’amore, inteso sia come necessità interiore che come enorme forza di volontà, è senza dubbio legato alla musica. La musica, se rapportata ai bisogni di prima necessità, certo non
dovrebbe avere gran peso nell’esistenza di ognuno di noi. ‘Tutta l’arte è perfettamente inutile’ diceva Wilde, in un’ottica prettamente estetica. Eppure le arti agiscono su di noi con un peso specifico fondamentale; riusciremmo ad immaginare le nostre esistenze senza la presenza di musica? L’imprescindibile utilità dell’inutile. Quell’inutilità che, proprio come l’amore, ci tiene in vita”. Tu sei a contatto con giovanissimi, cosa senti di consigliare a chi vuole provare ad avvicinarsi al mondo della musica? “L’approccio alla musica dovrebbe avvenire a scuola a partire dalla più tenera età. Questo aldilà del futuro lavorativo di ognuno di noi, la musica dovrebbe arricchire il bagaglio culturale di tutte le persone. Proprio come la letteratura, la matematica o le scienze. Il problema dunque risiede, come sempre, nelle istituzioni. Il degrado culturale odierno non è altro che il frutto di decenni di politiche scellerate che di anno in anno sono arrivate ad abbassare sempre più l’asticella della media intellettuale del paese. Non a caso siamo tra i paesi a più alto tasso di analfabetismo funzionale; qualcosa vorrà pur dire”. Sei stato spesso a contatto con realtà difficili, come può la musica essere di aiuto? “Parlerei di cultura. La cultura è l’unica ricchezza che può salvarci dalla cecità. Indica una prospettiva di vita differente a chi ne conosce soltanto una e si alzerà esponenzialmente la qualità di vita del singolo e, di riflesso, della società che gli è attorno”. Come commenti il mondo della musica oggi, spesso contraddistinto dall’incursione dei cosiddetti ‘YouTubers’? “Mi viene in mente Umberto Eco e la sua invettiva contro il popolo che “abita” internet. È innegabile che la rete rappresenti una enorme ricchezza per tutti con delle criticità evidenti che vanno però denunciate. Esiste una “democratizzazione” del peso specifico del pensiero che può essere estremamente pericolosa, ragion per cui le competenze specifiche perdono di valore e l’opinione di un esperto di una qualsivoglia materia, che ha studiato per anni e si è specializzato con grande sacrificio, vale quanto quella di un qualsiasi utente della rete. Il risultato è che chi ha un blog, viene percepito come uno scrittore; chi mette dischi in radio, viene interpellato da radio e televisione come esperto di musica; chi fa il dj viene considerato un musicista”.
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Patrizia Zinno: “Tuteliamo la Dieta Mediterranea, dovremmo insegnare già ai bambini la sua importanza”
Gli studi effettuati e confermati anche recentemente parlano chiaro: la dieta mediterranea ha benefici effetti sulla longevità e sulla salute dell’essere umano. Nello specifico, con tale espressione si definisce un regime alimentare ispirato ai modelli nutrizionali diffusi in alcuni paesi del bacino mediterraneo, come l’Italia e la Grecia, e si basa su alimenti tradizionalmente consumati in questi paesi quali ad esempio cereali, frutta e verdura, olio di oliva, carne, pesce, latticini e in particolare l’olio di oliva, che rappresenta il principale apporto di grassi di quelle popolazioni. Dal 2010 la dieta mediterranea è stata inserita dall’Unesco nella Lista dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità di Italia, Marocco, Spagna e Grecia e la professoressa Patrizia Zinno da tempo è una delle promotrici del progetto ‘MangiaMed – Mangia sano, mangia mediterraneo’. Perché la dieta mediterranea è così importante? “La dieta mediterranea è importante perché ci regala salute e benessere. Una cucina semplice e povera ma con i suoi piatti ricchi di profumi, sapori e colori mediterranei, non è solo un regime alimentare ma è un vero e proprio stile di vita, un comportamento alimentare corretto. È una dieta sostenibile in quanto protegge, provoca un impatto ambientale di circa il 60% in meno rispetto ad un’alimentazione nord europea che è basata al consumo notevole di carne e grassi animali”. Cosa si può fare per tutelare questa realtà? “Essendo nutrizionista da venti anni oltre che docente di Scienze e Cultura della Alimentazione sottolineo prima di tutto l’attenzione ad una alimentazione sana fatta di prodotti genuini che siano
anche espressione delle tipicità Made in Italy. Consiglio il consumo di cereali e quindi pane e pasta, frutta e verdura che sono ricchi di sali minerali e vitamine ma soprattutto di biomolecole antiossidanti che ci aiutano a prevenire le patologie metaboliche. I legumi poi sono importantissimi e devono essere sulle nostre tavole almeno tre volte a settimana, contengono proteine nobili e sono ricchi di ferro. A tavola ogni giorno può esserci un bicchiere di vino rosso che contiene principi anticancro e antitumorali”. L’olio sarebbe il principe della dieta mediterranea, ma oggi è al centro di delicate notizie di cronaca, la produzione di quello italiano è stata poca quest’anno e spesso si usa quello della comunità europea…. “Oggi l’olio di oliva è spesso oggetto a frode e si commettono irregolarità ele-
vate. Le notizie che leggiamo sui giornali ci spaventano perché leggiamo che l’olio viene importato da Spagna, Tunisia e Grecia, ma è venuto il momento di fare un po’ di chiarezza: ciò non significa che l’olio non sia buono, è giusto chiedere però un po’ più di trasparenza perché spesso quest’olio viene venduto come extravergine prodotto in Italia e tutto ciò non è corretto nei confronti del cliente”. In che modo la città di Napoli contribuisce con le sue tradizioni gastronomiche alla dieta mediterranea? “La nostra città spesso organizza eventi e serate a tema che propongono degustazione di piatti tipici tradizionali del territorio che raccontano la storia e la cultura della nostra terra. Sono momenti, tuttavia, che si contano sulla punta delle dita e invece andrebbero incentivati, sono tanti i prodotti genuini del nostro territorio che meriterebbero di essere conosciuti e riconosciuti”. Sei spesso a contatto con giovani che sognano nel proprio futuro il mondo della cucina, poi ci sono molti giovani non conoscono neanche il significato di dieta mediterranea…. “È una sensazione bellissima aiutare i giovani a crescere. I miei allievi mi ascoltano e spesso sono curiosi e fanno mille domande. Il problema è che l’educazione alimentare dovrebbe partire dalle scuole elementari come materia basilare oppure spot televisivi potrebbero in un certo qual senso aiutare. Ma si fa ancora poco e non basta. Il futuro dei giovani nel mondo della cucina è decisamente rosa, molti dei miei allievi quando finiscono il corso di studi trovano lavoro e spesso lavorano all’estero. E vederli lavorare felici e soddisfatti mi emoziona”.
il SETTIMANALE E’ consultabile sul sito
www.casoriadue.it
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Avv. GIORGIO BORRELLI
Il mancato pagamento degli oneri condominiali Le novità introdotte dalla L.220/2012
Le novità introdotte dalla L.220/2012 La riscossione dei contributi condominiali, anteriormente alla riforma introdotta con la legge di riforma del condominio (L. 220/2012), era disciplinata dall’articolo 63 disp.att. del c.c. che stabiliva: “per la riscossione dei contributi in base allo stato di ripartizione approvato dall’assemblea, l’amministratore poteva ottenere decreto di ingiunzione immediatamente esecutivo, nonostante opposizione”. In caso di ritardo nel pagamento degli oneri condominiali, che si sia protratta per un semestre, l’amministratore, se il regolamento di condominio ne contiene l’autorizzazione, può sospendere al condomino moroso l’utilizzazione dei servizi comuni che sono suscettibili di godimento separato. La riforma del 2012 ha apportato modifiche sostanziali in materia di riscossione dei contributi condominiali. L’articolo 63 disp. att. c.c., nella sua nuova formulazione, prevede che: “per la riscossione dei contributi in base allo stato di ripartizione approvato dall’assemblea, l’amministratore, senza bisogno di autorizzazione di questa, può ottenere un decreto di ingiunzione immediatamente esecutivo, nonostante opposizione, ed è tenuto a comunicare ai creditori non ancora soddisfatti che lo interpellino, i dati dei condomini morosi “. L’amministratore, dunque, in caso di mancato pagamento dei predetti oneri, può sospendere il condomino moroso dalla fruizione dei servizi comuni, ed in particolare quelli suscettibili di godimento separato.
Giova ricordare che chi subentra nei diritti di un condomino è obbligato solidalmente con questo al pagamento dei contributi relativi all’anno in corso e a quello precedente. Infatti, chi cede diritti su unità immobiliari resta obbligato solidalmente con l’avente causa per i contributi maturati fino al momento in cui è trasmessa all’amministratore copia autentica del titolo che determina il trasferimento del diritto. Ulteriore punto da evidenziare riguarda anche i comproprietari di una unità immobiliare. Questi ultimi sono solidalmente tenuti al pagamento degli oneri condominiali ex art. 1294 c.c., sicché nei confronti dell’amministratore ciascuno è tenuto per l’intero. Altra novità introdotta dalla riforma riguarda la responsabilità dei singoli condòmini per le obbligazioni assunte dal condominio. Innanzitutto, è previsto che i creditori del condominio, prima di iniziare l’esecuzione forzata, potranno conoscere l’identità dei condòmini inadempienti, in quanto l’amministratore è tenuto a comunicare ai creditori non ancora soddisfatti, su richiesta di questi ultimi, i dati relativi ai condòmini morosi. Inoltre, la novella legislativa, prevede espressamente che i creditori del condominio, solo dopo aver avviato un’esecuzione infruttuosa nei confronti dei condòmini morosi, potranno avviare analoga procedura nei confronti degli altri condòmini (ovvero quelli in regola con i pagamenti) i quali potranno rivalersi nei confronti degli altri condebitori. Quindi, occorre precisare che il con-
dòmino può essere chiamato al pagamento anche dei debiti degli altri condòmini, ma potrà opporre il cd. “beneficium excussionis”. Sussiste, inoltre, l’obbligo per l’amministratore di procedere alla riscossione coattiva salvo che sia stato espressamente dispensato dall’assemblea. L’amministratore è tenuto ad agire per la riscossione forzosa delle somme dovute dagli obbligati entro sei mesi dalla chiusura dell’esercizio nel quale il credito esigibile è compreso, anche ai sensi dell’articolo 63, primo comma, delle disposizioni per l’attuazione del codice civile. Requisiti indispensabili affinché l’amministratore possa ottenere l’ingiunzione di pagamento sono: — lo stato di ripartizione delle spese; — l’approvazione dello stesso da parte dell’assemblea. In mancanza di tali adempimenti, non può parlarsi di credito certo, liquido ed esigibile e non può concedersi decreto ingiuntivo. La Corte di Cassazione, infine, ha stabilito che con la delibera di approvazione del bilancio preventivo e del suo riparto può chiedersi il decreto ingiuntivo immediatamente esecutivo anche dopo l’anno cui il bilancio preventivo si riferisce e fino a quando non verrà approvato il consuntivo. (Fonti: codice civile art. 1130 e disp. Att. c.c., art. 63; www.laleggepertutti.it; Corte di Cassazione - sentenza del 153-1994, n. 2452; Corte di Cassazione sentenza n.10235 del 2 maggio 2013).
COMUNICATO STAMPA
ECONOMIA
Lo scorso, 1 Marzo 2017, si è tenuto a Verona, presso la sede della PiFim Agency (Azienda Immobiliare capitanata da Davide Pinna), un incontro fra il Dott. Francesco Beneduci, Amministratore della Fortune Investment & Consulting di Londra ed il Dott. Roberto Daprà, quale Responsabile della società Robo Advisor di Praga. Gli amministratori delle due importanti società, quali rappresentanti in Europa della Sarmayeh Bank di Teheran, hanno sottoscritto un protocollo di intesa per lo sviluppo di progetti importanti sul territorio Nazionale. Il tutto in ossequio della volontà da parte dell’importante istituto bancario Iraniano di espandere il raggio dei propri investimenti anche nel Vecchio Continente. Una volta realizzato, il piano di investimenti costituirà una vera boccata di ossigeno per il nostro Paese, aprendo un canale che riuscirà a superare le notevoli difficoltà che affrontano gli imprenditori italiani, che siano di carattere istituzionale o di semplice diffidenza, nell’attirare sul territorio investitori stranieri.
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20 Raffaella Battinelli
Intervista sul bullismo. La parola dell’esperta Un’informazione corretta è il primo passo per risolvere il problema
Sempre più spesso, quando si parla di scuola non si può non menzionare ( purtroppo) anche una delle maggiori piaghe che ne inquina atmosfera, ruoli e funzionamento. Parliamo del bullismo. La cattiva informazione che ruota attorno all’argomento rende impossibile la giusta presa di coscienza e di posizione da parte di insegnanti e genitori, così come appare complicato anche adoperarsi per affrontare e risolvere il problema. Alla ricerca di una prospettiva più chiara, ci siamo rivolti alla Dottoressa Daniela Rocco, psicologa psicoterapeuta sistemico relazionale, attiva sul territorio di Casoria, alla quale abbiamo sottoposto quesiti, dubbi, curiosità ma anche perplessità e consigli circa l’odierno approccio delle scuole e delle famiglie in merito a questa problematica. “Che cos’è il bullismo? Facciamo chiarezza con l’informazione” “Il bullismo è un fenomeno complesso da definire perché molto vasto. Spesso viene visto, a torto, come un modo normale di interagire tra i ragazzi oppure come una forma innocente con cui i ragazzi si prendono in giro tra di loro. In realtà sappiamo bene che non è così. Innanzitutto occorre collocare il problema in un contesto che non è solo quello scolastico ma che interessa anche il contesto familiare e sociale. Arginare quindi la problematica tra le mura scolastiche, riducendola, sul profilo comportamentale, ad un eccesso di aggressività che i ragazzi riversano gli uni sugli altri non ci permette di contestualizzarlo e combatterlo. Il fenomeno del bullismo, quindi, riguarda tutti noi, nessuno escluso. Per bullismo si intendono tutti quei comportamenti con cui una persona o un gruppo di persone aggrediscono, fisicamente o psicologicamente un’altra persona, la quale viene percepita come più debole. Aggressione, ripetitività e sbilanciamento di potere sono gli elementi, necessariamente compresenti, caratterizzanti del bullismo. Diversamente, si tratta di altro. Luogo di esercizio del bullismo è sì lo specifico contesto scolastico. Scuola intesa sia al suo interno che al suo esterno. I bulli preferiscono luoghi isolati nei quali possono sentirsi forti e sicuri di non essere fermati né disturbati”.
“Quali fasce di età interessano questo atteggiamento?” “Esiste un’età che vede nascere e formarsi l’atteggiamento vessatorio tipico del bullismo. Esso inizia a manifestarsi già dalle scuole elementari fino al liceo quindi una fascia molto ampia le cui tempistiche in realtà si stanno anche allungando perché il bullismo sta assumendo delle forme sempre più articolate e complesse, talvolta addirittura virtuali come nel caso del cyber bullismo, di cui però sarebbe bene parlare in una sessione a parte”. “Perché si diventa bulli e come li si riconosce?” “Bulli non si nasce ma si diventa. Ci sono diverse concause che portano a questa trasformazione, tra queste il contesto familiare di provenienza, che può essere o un contesto aggressivo in cui ha imparato a comportarsi in maniera violenta per imitazione dei genitori, o perché ha subito egli stesso delle violenze, o nel quale non esiste rispetto delle regole, per esempio un padre troppo debole ed una madre troppo ansiosa, per cui diventa difficile gestire e contenere la difficoltà del ragazzo, il quale è spesso portato a sentirsi abbandonato a se stesso. Un altro contesto è quello scolastico. Occorrerà a tal punto osservare con attenzione quello che è il suo percorso di studio, puntando lo sguardo sulle sue eventuali difficoltà di apprendimento, il suo rapporto con le figure adulte della
scuola come gli insegnanti e il preside, e il clima del gruppo dei pari, se conflittuale e violento oppure no”. “Chi è il bullo? Identifichiamolo” “Esistono delle caratteristiche individuali, psicologiche e fisiche che possono concorrere a che il ragazzo esprima la sua aggressività. Il punto che scatena il nascere di questo atteggiamento vessatorio risiede sicuramente nel fatto che ci si trova a cospetto di un ragazzo che vive un disagio, una sofferenza interiore e la sua aggressività diventa un modo, l’unico, per esprimerla, dominando le persone più deboli di lui. Il ragazzo bullo è certamente un ragazzo insicuro, debole, irritabile, arrabbiato con se stesso e con il mondo, con una bassa autostima e che fa di tutto per essere accettato, visto e riconosciuto come forte e potente; la ricerca del riconoscimento di uno status che gli possa appartenere e che spesso gli manca in famiglia. A questo punto lui si serve del gruppo dei suoi pari, per sentirsi riconosciuto e accettato, un gruppo che lo incoraggia e ne ammira un potere fittizio, incoraggiandolo a picchiare chi è più debole di lui. Altresì interessati dal fenomeno sono i bambini vittime di questa aggressività. Anche loro presentano delle caratteristiche specifiche. Si tratta di bambini etichettati come diversi, non comuni (ne sono un chiaro esempio i cosiddetti secchioni, i diversamente abili, quelli che hanno un colore diverso della pelle o semplicemente chi ha una sensibilità diversa dal solito), che segnalano involontariamente il loro punto di vulnerabilità e debolezza al bullo. C’è quindi un’insicurezza di base, che cresce e si evolve in sensi di colpa per le aggressioni subite, tanto che i bambini-vittime si rifiutano di parlarne, a scuola come a casa, fino ad arrivare al punto di credere, si convincono, di meritare l’aggressione. Altro tratto identificativo è la spiccata timidezza e la presenza di pochi amici con cui fare gruppo e da cui eventualmente essere difesi”. “A cosa devono fare attenzione genitori e insegnanti?” “Famiglia e docenti possono attivarsi e prestare attenzione ad alcuni campanelli d’allarme, utili nell’individuare se i propri figli o studenti, rientrano nella
DOMENICA 5 MARZO 2017 categoria dei bambini-vittime o in quella dei bambini-bulli. Sembrerà forse banale e scontato ma non lo è affatto ma si osservi: se il bambino presenta lividi, abiti maltrattati o strappati; si guardino i suoi libri e i suoi quaderni, se presentano anomalie non trascurabili. La sua timidezza e il senso di paura eccessiva, causata dal subire l’aggressività del bullo, possono peggiorare il rendimento scolastico. Si faccia caso se consuma la merenda, o se invece è costretto a cederla perché ricattato; se viene isolato e non è invitato alle feste dei compagni, se compie percorsi più lunghi per raggiungere scuola, se accusa mal di testa mal di pancia e nausea prima di andare scuola, se richiede spesso denaro perché potrebbe essere sotto ricatto anche in questo caso. Se presenta maggiore aggressività, frustrazione o rabbia”. “Il bullo prova emozioni diverse dalla prepotenza o dal voler prevalere sull’altro?” “Una delle più grandi difficoltà del bullo è quella di provare empatia e di riuscire a regolare le proprie emozioni, sia in positivo che in negativo, nel rapportarsi agli altri. Si potrebbe a tal punto lavorare sul punto cercando di educarlo alle emozioni e alla loro gestione. Lo psicologo scolastico, con l’aiuto di insegnanti e genitori può fare molto a riguardo
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e, insieme, possono mettere a punto dei veri e propri interventi educativi”. “Assistenza e strumenti possibili per sconfiggere il fenomeno del bullismo.” “Combattere il bullismo è possibile. Occorre creare una rete di sostegno, di educazione ma soprattutto di prevenzione. I bambini vanno educati sin da piccoli al sentimento e alle emozioni. Parlarne è il primo passo. Spesso non è semplice ma è utile fare in modo che il bambino possa fidarsi e si senta protetto nell’esternare quello che pensa, sente e vive. Un’educazione all’emotività alla diversità di emozioni e allo scambio co-
municativo, coadiuvato da un senso di protezione e sicurezza nei confronti di genitori e insegnanti. Lo Psicologo può lavorare molto attraverso questi interventi educativi; può lavorare su elementi come l’autostima, la tolleranza delle frustrazioni, la tolleranza alla diversità, favorendo così il crearsi di spazi di comunicazione, ascolto e sostegno per i ragazzi, siano essi vittime o bulli, senso di protezione veicolato dalle figure adulte della scuola, procedendo poi ad una vera e propria riabilitazione con progetti che mettono in contatto i ragazzi tra di loro”.
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DOMENICA 5 MARZO 2017 BIOLOGIA DELLA NUTRIZIONE
23 A cura della Dott.ssa Flavia Altieri, Biologo Nutrizionista
Sicurezza alimentare: una guida per leggere meglio le etichette Non è facile destreggiarsi nel fare bene la spesa, non si tratta solo di scegliere ciò che piace e se possibile di risparmiare qualche soldo; spesso il cibo nasconde insidie per la salute e l’unico modo per proteggersi è leggere bene l’etichetta. Non va dimenticato, infatti, che si tratta di una vera e propria carta d’identità dell’alimento, anche se non tutti lo sanno. A offrire una guida per orientarsi tra gli scaffali dei supermercati è il libro di Enrico Cinotti, “E’ facile fare la spesa, se sai leggere l’etichetta”, pubblicato da Newton Compton. In tale libro sono contenute preziose informazioni; in particolare l’attenzione si concentra sugli additivi. Sono 6 i principali additivi che sarebbe meglio evitare e che spesso si nascondono dietro misteriose sigle. Allergeni: in etichetta devono essere distinti dagli altri ingredienti “per dimensione, stile o colore”. I più noti sono latte, cereali contenenti glutine, uova, soia, frutta a guscio. Ma anche i solfiti, riportati sul vino solo se superiori a 10 mg/l e utilizzati a volte per “correggere” la non elevata qualità della materia prima. Edulcoranti: sostituiscono lo zucchero, hanno meno calorie ma qualche problema in più per la salute. Come l’aspartame (E 951), che “secondo la Fondazione Ramazzini di Bologna può avere effetti cancerogeni, l’acesulfame K (E 950) sul quale si addensano dubbi di tossicità, il sucralosio (E 955), secondo parte del mondo scientifico non proprio innocuo, la saccarina il cui uso spropositato è collegato a cancro alla vescica dei ratti ecc...
Esaltatori di sapidità: il più noto è il glutammato di sodio (E621) aggiunto nei cibi spesso per mascherarne i difetti di qualità. Sono fonte di possibili allergie, tra le quali la cosiddetta “sindrome da ristorante cinese”, caratterizzata da mal di testa, vampata e affaticamento. Coloranti: usati per rendere i cibi attraenti, alcuni sono innocui come curcumina e carotene o cocciniglia, ma altri no. Come il giallo chinolina (E104) e il rosso allura (E129) accusato di provocare disturbi sul comportamento dei più piccoli, che può essere presente nelle carni e nei crostacei. Da evitare anche il biossido di titanio (E171) e l’alluminio (E173), usati nei dolci. Conservanti: aiutano ad evitare la proliferazione dei microrganismi ma è bene non abusarne. il caso del nitrato di potassio (E252), del nitrito di potassio (E249) e del nitrito di sodio (E250). Aggiunti nelle carni, fresche e insaccate, per evitare lo sviluppo del botulino e evitare che diventino grigie, una volta ingeriti, si trasformano in N-nitrosammine, sostanze cancerogene. Molti insaccati, come i prosciutti dop, li vietano. Aromi: spesso sono l’ultimo ingrediente della lista. Ne esistono quasi 3.000 a disposizione dell’industria, ma l’unica informazione in etichetta riguarda se quelli presenti siano aromi di sintesi (identificati semplicemente con la dicitura “aromi”), oppure naturali. Si raccomanda di leggere sempre l’etichetta degli alimenti acquistati, al fine di avere una piena coscienza del prodotto che si sta per ingerire.
All’oscuro
Il vicolo strozzato dalla tua risata gaudente, la carezza a mano aperta sul mio viso e il pollice delicato sul sorriso, poi la mano destra come un imponente carro di antiche battaglie presso deserti inesistenti che scivola lungo il mio fianco. Forse un’ombra ci spaventa all’angolo delle mura, troppe ombre ci spaventano all’incrocio degli sguardi. Il sole non bacia certi vicoli di Napoli, la notte è tua astuta complice per la sfuggente coltrice. E quando il ricordo offusca l’aspirare al meritato decumano io per vivere faccio finta di niente perché tu hai fatto finta di tutto. Emilia Sensale
Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. Reg. 5116 del 28/02/2000
Editore CASORIA DUE s.a.s Direttore Responsabile: Ferdinando Troise Stampa: PRINTING HOUSE - CASORIA Tiratura 7000 copie. Distribuzione gratuita. Questo numero è stato chiuso il 2 marzo 2017
Direzione, Redazione, Amministrazione e Pubblicità Via Capri, 2 - 80026 Casoria (NA) - Tel./Fax 0817597271 email: casoriadue@libero.it
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