DOMENICA 6 MAGGIO 2018
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ANNO XVIII - N° 18 - DOMENICA 6 MAGGIO 2018
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ANTONIO BOTTA
II PARTE
Intervista a tutto campo all’assessore all’ambiente, architetto Pietro D’Anna
DIFFERENZIATA, ISOLA ECOLOGICA, AREE DISMESSE, SVERSAMENTI ABUSIVI, AMIANTO, CASORIA AMBIENTE E ANCORA ALTRO…
La questione spinosa dei rifiuti presenti sulle rampe di accesso e di uscita a via Taverna Rossa: che dire e che fare? Erroneamente certa stampa attribuiva all’amministrazione Casoriana la responsabilità della presenza dei rifiuti sulle rampe citate, un pessimo biglietto da visita per chi entrava in Casoria provenendo da Napoli. Ebbene dopo tre comunicazioni urgenti al commissario per la terra dei fuochi, su mia richiesta è stato organizzato un tavolo tecnico che ha visto la partecipazione del Comune di Napoli, del Prefetto, della città metropolitana, della polizia metropolitana e della polizia ambientale del Comune di Napoli. Durante i due appuntamenti, di cui uno tenutosi il 24/04/2018, è stata chiarita l’estraneità del comune di Casoria e la volontà dello stesso ad accompagnare il processo di bonifica del sito a carico del comune di Napoli anche solo
procacciando dei soggetti che possano successivamente adottare ed abbellire gratuitamente le aree in questione. Mi preme ancora sottolineare che per arginare, nel nostro territorio, il fenomeno dei terreni incolti ed oggetto di sversamenti di rifiuti stilai il regolamento degli orti sociali che si rivolgeva soprattutto a quei privati che non avendo la possibilità di operare la manutenzione ordinaria e straordinaria delle loro proprietà potevano concederli utilmente in comodato d’uso gratuito al comune di Casoria che a sua volta li avrebbe concessi in como-
dato a soggetti istituzionali, associazioni e comitati per la realizzazione di orti, ottenendo così contemporaneamente la vigilanza dei terreni e la produzione di ortaggi che sarebbero stati distribuiti ai più bisognosi. il regolamento è stato approvato all’unanimità dal consiglio comunale e si stanno redigendo le ultime tavole grafiche d’accompagnamento per procedere ufficialmente alla pubblicazione. Non va taciuto, poi, che grazie al progetto redatto dal mio assessorato, Casoria è rientrata tra i comuni destinatari dei compostori di comunità. Un utile dispositivo che la regione Campania a breve distribuirà, capace di produrre compost selezionando ed utilizzando la frazione umida consegnata dai cittadini delle strade limitrofe. L’attivazione di tali dispositivi consentirà ai cittadini utilizzatori di avere anche un risparmio sulla tassa rifiuti. continua a pag. 5
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La differenziata “porta a porta”: molto ancora c’è da migliorare. Cosa ne pensa lei? C’è da dire effettivamente che la percentuale di raccolta differenziata non sta dando risultati di cui andare particolarmente fieri e molto è dovuto all’affanno e alle notevoli difficoltà riscontrate nel gestire in modo sinergico i settori del comune di Casoria sprovvisti di un numero sufficiente di dirigenti e funzionari. Altro dato del tutto scoraggiante è la reale mancanza da parte di gruppi di cittadini di ogni seppur piccolo concetto di comunità e bene comune, basti vedere il continuo abbandono di rifiuti di qualsiasi genere in ogni angolo della città. Ultimo ma non meno importante è il ruolo che detengono e le attività che svolgono gli ispettori ambientali del comune di Casoria, invidiatici da numerosi comuni della Campania, e che fino ad ora, per mancanza di visione sinergica tra i settori, non si è riusciti a sfruttare al meglio. E proprio a tal riguardo mi preme sottolineare che l’amministrazione ha inteso proporre un piano più stringente per il controllo del territorio che passa per lo spostamento degli accertatori ambientali sotto il controllo diretto del settore ambiente e nell’inasprimento delle sanzioni per gli abbandoni o per il conferimento dei rifiuti difforme dal regolamento comunale. In tre settimane di attività sul territorio degli accertatori ambientali stiamo già recuperando qualche punto sulla percentuale di raccolta differenziata. E’ brutto ammetterlo ma fare affidamento esclusivamente sul senso civico delle persone non basta. Bisogna punire nel portafogli aspramente i trasgressori per dare l’esempio e in alcuni casi le sanzioni possono arrivare anche a 5000 euro soprattutto nel caso di soggetti provenienti da altri comuni. Bisogna aspettare ancora molto per la riapertura dell’isola ecologica? Per quel che riguarda l’isola ecologica non parlerei di nuova apertura, perchè grazie al PIU EUROPA, Casoria sarà dotata a breve di un nuovo ed efficiente centro di raccolta comunale sito in via Pietro Nenni. I cittadini potranno conferire direttamente le frazioni per cui di solito i tempi di attesa sono lunghi. Sul sito del comune è disponibile il regolamento d’uso con l’elenco di tutte frazioni di raccolta che progressivamente saran-
5 no attivate. Siamo veramente in dirittura d’arrivo, mancano solo alcuni passaggi amministrativi legati all’allaccio fognario e tutti, me compreso, potremo utilizzare il cdr. Va, inoltre, considerato che Casoria ha la possibilità di dotarsi di un altro cdr presso la zona Lufrano. Il sindaco è riuscito a recuperare i finanziamenti provinciali e si attende solo il progetto esecutivo. Due cdr agli estremi della città possono veramente dare una corposa impennata alla raccolta differenziata. A livello generale, si sa, sotto accusa, rispetto allo spreco di risorse pubbliche, ci sono le Partecipate: Casoria Ambiente, da tale punto di vista, non è stata e non è immune da critiche, come quella, ad esempio, di essere stata e di essere ancora uno strumento di clientelismo e lottizzazione utilizzato dalla classe politica locale in base a logiche spartitorie, che prescindono dai titoli e dalle competenze dei nominandi: uno “strapuntino”, insomma, per ex politici o per persone di loro fiducia. Quale il suo sincero e spassionato punto di vista al riguardo? Tutte le società partecipate hanno rappresentato negli anni delle criticità per le amministrazioni. La partecipata di Casoria, secondo un mio personalissimo parere, potrebbe non essere stata, in passato, immune dalle dinamiche che lei ha descritto ma non ne ho contezza né mi interessa esprimere valutazioni di sorta sull’argomento. Le posso aggiungere che, al di là dell’opportunità o meno della scelta di determinati soggetti destinati al monitoraggio delle dinamiche societarie, non ho sentore che Casoria Ambiente sia stata, durante questa amministrazione, uno strumento politico così evidente ed efficace. Mi preme invece chiarire che Casoria Ambiente, come ho sempre sostenuto, rappresenta una seria opportunità per la città, anche nell’ottica di una proiezione regionale, perché dotata delle figure dirigenziali tecniche ed amministrative qualificate e di un knowhow che le consentirebbe di aggredire il mercato regionale in modo costruttivo anche in riferimento alle aspettative lavorative e professionali dei migliaia di disoccupati che costellano la cittadinanza casoriana. Per aggredire il mercato però Casoria Ambiente va resa una società efficiente ed efficace nelle attività, un modello da clonare e rilanciare, occorre
perciò impegno, correttezza e serietà a tutti i livelli. Si è persa, per quel che penso, l’occasione di riorganizzare e ristrutturare la società in occasione della “revisione straordinaria” imposta per legge dall’articolo 24 del d.lgs. 175/2016 che disciplina un procedimento di revisione delle partecipazioni societarie detenute dalle pubbliche amministrazioni che si affianca a quello periodico, imposto annualmente dall’ articolo 20, e che al fine della corretta gestione delle partecipazioni societarie, impone la definizione di un efficace sistema di controllo e di vigilanza sottoponendo le società partecipate ad un penetrante controllo in ordine alla realizzazione degli obiettivi preventivamente individuati dall’ente, ai reciproci rapporti finanziari, alla situazione contabile, gestionale e organizzativa della società nonché ai possibili squilibri economico-finanziari rilevanti per il bilancio dell’ente. La scelta di adottare o mantenere lo strumento societario, inoltre, è legata ad una puntuale ed argomentata motivazione che non può prescindere da un’attenta analisi dei risultati economici e della gestione finanziaria e tecnica. Dato atto che il canone corrisposto alla società Casoria Ambiente è pari a circa 1/4 del bilancio comunale sarebbe stato doveroso indagare alcuni aspetti fondamentali relativi alla necessità di scandagliare puntualmente le dinamiche finanziarie e gestionali della società stessa. L’occasione della revisione straordinaria ai sensi dell’articolo 24 del d.lgs. 175/2016 avrebbe potuto consentire la predisposizione di un’analisi approfondita della situazione economica, gestionale e tecnica di Casoria ambiente portando, se non altro, alla compilazione di un quadro veramente chiaro dell’assetto globale della società, che avrebbe, inoltre, consentito la strutturazione di una strategia ponderata per lo snellimento dei costi e l’efficientamento della gestione. Si sarebbe potuta modificare ulteriormente la convenzione tra l’ente e la società che come è strutturata attualmente non consente al Comune una valutazione oggettiva e incontestabile delle inosservanze e delle inadempienze. Non è possibile ad esempio, allo stato, definire un costo per ogni servizio prestato e rimane, quindi, molto più difficile definire in modo inattaccabile, in caso di inadempienza contrattuale, eventuali penali.
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CIRO TROISE
Napoli, onora il tuo popolo fino all’ultimo respiro
“Se ha inciso Inter-Juventus sull’approccio alla nostra partita, è un grosso limite nostro”, così Maurizio Sarri in conferenza stampa ha commentato il crollo del Napoli a Firenze. Gli azzurri sono in calo da diverse settimane, per quelli che non sono abituati a vincere lo stress mentale della lotta per il titolo con una corazzata è duro da reggere. Sarri ha compiuto una scelta, ha deciso di puntare su un gruppo dei titolarissimi condividendo un patto per lo scudetto e insistendo sulle certezze del proprio lavoro, sui meccanismi nelle due fasi conosciuti a memoria, sia a livello offensivo che difensivo. Il popolo azzurro ha condiviso questa filosofia, ha vissuto con grande pathos il sogno tricolore accettando anche con serenità l’eliminazione dalle coppe, sapendo che con l’organico a disposizione l’unica strada per coltivare un traguardo atteso da ventotto anni fosse dedicare tutte le energie allo scudetto. Nessuno è perfetto, tutte le scelte sono opinabili nella gestione della rosa ma resta una certezza: la linea di Sarri ha pagato perché il Napoli, a tre partite dalla fine, ha 84 punti, molti di più rispetto all’analisi del valore complessivo della sua rosa, inferiore per profondità, esperienza e personalità anche alla Roma che è quattordici lunghezze dietro gli azzurri. A Napoli “vincere non è l’unica cosa che conta”, un “popolo d’amore”, usando la storica definizione di De Crescenzo, si è emozionato con la favola di Davide contro Golia, quando vede annullare sul campo con il gioco e la determinazione il gap in termini di fatturato, monte ingaggi e valore complessivo e ha trascinato un gruppo capace di portare a casa 28 punti in rimonta, di non perdere in trasferta per 30 partite consecutive, di sfatare il tabù dell’Allianz Stadium. Solo Buffon
con otto titoli ha vinto più scudetti di tutta la rosa del Napoli (sei), in alcuni momenti decisivi, complice anche la stanchezza, gli azzurri non ce l’hanno fatta a reagire, nella sfortunata gara contro la Roma o ieri a Firenze, complice anche l’espulsione di Koulibaly che ha determinato il dominio complessivo del campo da parte dei viola. Gli azzurri non devono farsi una colpa, ma prendere atto dei propri umani limiti, la società, per continuare il suo percorso di crescita, dovrebbe attrezzarsi per fare in modo di superarli, sicuramente il mercato estivo e l’inesistente campagna acquisti invernale non sono state all’altezza. I fatti vanno evidenziati nella sua complessità e nell’analisi della caduta del Napoli a Firenze, non si può far finta di non sapere che, nella sala Brunelleschi di “Villa Medici”, dopo aver visto la rimonta della Juventus contro l’Inter, gli azzurri hanno avvertito la sensazione che l’avversario non solo è più forte ma nel momento decisivo è avvantaggiato da direzioni arbitrali pessime. I disastri visti nelle trasferte di Cagliari, Roma e Milano, l’applicazione forzata del protocollo Var contro Fiorentina e Inter sottraggono ancora credibilità al calcio italiano, un movimento alla frutta, fuori dai Mondiali dopo sessant’anni, con la Figc commissariata
e che fa grande fatica a vendere i diritti televisivi all’estero. Non è vero che negli anni d’oro la Serie A era considerato il campionato più bello del mondo solo per i campioni ma anche per l’imprevedibilità che esprimeva. Nell’epoca post Calciopoli la Juventus ha preso il sopravvento come il Bayern Monaco in Germania e il Paris Saint Germain in Francia, ha acquisito un grande vantaggio economico. Complimenti per lo stadio di proprietà, le capacità sul mercato, l’organizzazione societaria ma la sensazione che alla fine in Italia si riesce sempre a trionfare toglie competitività anche alla stessa Juventus a livello internazionale. Abbiamo ancora le immagini di Madrid davanti ai nostri occhi, Golia che diventa Davide e accusa il sistema che premia chi è più potente, la fotografia della scarsa abitudine alla sconfitta soprattutto al 93’ su rigore. Il Napoli non deve disperdere il patrimonio d’emozioni che ha regalato alla sua gente, le speranze sono quasi nulle ma deve onorare il proprio popolo fino all’ultimo respiro, senza concedersi momenti di relax. Deve dare il suo contributo anche la tifoseria, a partire dalla gara contro il Torino, quando il cuore pulsante di Fuorigrotta deve battere più di prima per onorare quest’avventura.
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CARMEN PALUMBO Questa settimana non potevamo non affrontare l’argomento Napoli e Campionato, soprattutto dopo i fatti accaduti nell’ultima giornata. Nella partita contro la Fiorentina, il Napoli ha ceduto forse alla pressione psicologica, alla stanchezza, alla rassegnazione per la vittoria della Juve, sta di fatto che con questa sconfitta, il suo percorso verso lo scudetto sembra essersi definitivamente interrotto. Come molti dicono in queste ultime ore, la matematica non esclude ancora la vittoria del Napoli, ma senza dubbio il raggiungimento di questo traguardo appare quanto mai lontano. In merito a quest’argomento, ai dubbi e alle polemiche sollevati dopo il match Juve – Inter, abbiamo ascoltato il parere di Gianluca Gifuni, giornalista sportivo di Mediaset Premium e Radio Marte. Si è detto dopo la partita di domenica contro la Fiorentina, che il Napoli sia sceso in campo senza la giusta concentrazione, portando a casa una delle peggiori prestazioni del Campionato. Secondo lei quali motivazioni hanno determinato questo comportamento della squadra? Senza dubbio quella del Napoli, è stata una prestazione negativa e la motivazione principale è da attribuire alla vittoria della Juve contro l’Inter. In particolare il motivo principale è il modo in cui questa vittoria è avvenuta, con gli errori arbitrali di Orsato e i due gol della Juve proprio negli ultimi minuti di gioco. Questa motivazione ha un precedente di qualche mese fa, ricordiamo tutti la vittoria della Juve contro la Lazio al 94’ e anche in quel caso il Napoli scese in campo con un condizionamento psicologico, che determinò una sconfitta. Un’altra motivazione decisiva, che ha nettamente influenzato la partita, è stata l’espulsione di Koulibaly nei primi minuti di gioco. Il Napoli è un ingranaggio perfetto e difficilmente riesce ad uscire dai suoi schemi di perfezione. Questa è una virtù, ma anche un profondo limite, soprattutto quando accade una cosa del genere; mancando un elemento decisivo come Koulibaly, l’ingranaggio si è in qualche modo bloccato.
Gianluca Gifuni di Mediaset Premium:
“Il Napoli ci ha regalato un sogno, ha già vinto, anche senza scudetto” Proprio riguardo all’incontro InterJuve, si sono sollevate tantissime polemiche relative al cattivo arbitraggio e si è parlato di continui favoreggiamenti da parte degli arbitri nei confronti della Juve durante tutto il Campionato. Tenendo conto di queste insinuazioni, secondo lei la Juve merita lo stesso questo settimo scudetto? Per me il famoso settimo scudetto non è assolutamente meritato e mai come quest’anno, la vittoria del Campionato spettava al Napoli. Secondo il mio punto di vista gli errori arbitrali hanno profondamente condizionato l’intero percorso della Juve in serie A, si tratta di un atteggiamento di sudditanza da parte degli arbitri, che nei casi dubbi, tendono a favorire la squadra più forte ed in questo caso quindi la Juve. Non mi
piace parlare di malafede, anche perché non né abbiamo la certezza, ma quando c’è la Juventus di mezzo, si vede chiaramente negli arbitri questo forte condizionamento psicologico, che va inevitabilmente ad influenzare la partita. Al momento per me la Juve dovrebbe avere sei o sette punti in meno in classifica, punti che invece ha ottenuto proprio grazie ai famosi “errori arbitrali”. Vista la situazione attuale e tenendo conto anche dell’imminente partita della Juve a Roma, secondo lei c’è ancora un margine di possibilità per il Napoli? Per ottenere lo scudetto il Napoli dovrebbe vincere tutte e tre le partite e la Juve dovrebbe perdere a Roma e pareggiare un’altra partita, al momento mi sembra una situazione un pò improbabile, soprattutto a tre giornate dalla fine. Le possibilità non sono nulle, ma la Juve è una squadra forte, è una squadra che ha reagito contro l’Inter a pochi minuti dalla fine, ha ancora una grande forza reattiva e questo fa preoccupare. Senza dubbio però mi sento di dire che il Napoli merita questo scudetto, lo merita per aver regalato un sogno e delle emozioni, non solo al popolo napoletano, ma a tutto il calcio italiano. Oggi molti bambini, guardano il Napoli e si innamorano del pallone e questa è già una grande soddisfazione. Purtroppo nel calcio come nella vita, non sempre vince il migliore. Con la fine del Campionato, ci potranno essere molti cambiamenti nel Napoli, cosa dobbiamo aspettarci per il futuro di questa squadra? Ad oggi non ho ancora capito se il ciclo di Sarri si è concluso e se quindi ci sarà un nuovo allenatore per la nuova stagione. A me personalmente piacerebbe che Sarri rimanesse a Napoli e che riuscisse a completare il percorso con questa squadra, magari con qualche elemento di valore superiore in determinate posizioni del campo. Si è parlato però di un cambio totale del Napoli sia per la squadra, che per l’allenatore. Se ciò dovesse verificarsi, comincerà un nuovo ciclo e vedremo se la squadra riuscirà ad essere subito competitiva.
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VITTORIA CASO
MADRE DI PAROLE
LINA SANNITI
Madre di parole
Madre di parole
tile, cui aggrapparsi di fronte allo smarrimento del cambiamento, all’ambiguità delle maschere che recitano sul palcoscenico della vita. La figura paterna, cui è dedicato il libro, si staglia attraverso un pianto di parole, sommesso e pudico: l’assenza di chi abbiamo amato e ci ha amato lascia un vuoto incolmabile, fuori e dentro di noi; parecchi versi, tutti intrisi di emozione e nostalgia sono dedicati al papà, ma LA TUA ASSENZA è una lirica straordinaria che esprime lo stupore di continuare a vivere, ad essere, a respirare, a parlare, nonostante una parte di sé non ci sia più e ci si senta mutilati: “eppure io respiro, eppure io mi esprimo, eppure io vivo” sono le riflessioni che chiudono con ritmica Dirsi poeta non è operazione semplice e farsi poeta è parte esistenziale permanente e solitario perlocadenzadipiù.untrelaboratorio quartine intense. In questaparte, prima silloge di Lina Sanniti è evidente, pur Nella terza le immagini, le metatrattandosi della prima pubblicazione, una maturità e una sensibilità nella scrittura certo acerba. L’autrice toccaun fore, evidenziano connontono crescente inizialmente la sua capacità di fermarsi a osservare una realtà metropolitana, l’accoglie e la respinge con umanesimo tramatochedi solitudine, diamara sendolcezza. so di vuoto, ma anche di speranza, come [Floriana Coppola] un barlume negli occhi o un’improvvisa risata; lo specchio, infatti, riflette un’immagine distorta ma anche una luce che si irradia in ogni dove; altrove la speranza è simboleggiata un profumo, avvolge Lina Sanniti, di da Frattamaggiore (Napoli), è docente di Lingua Inglese nella scuola media. Ha ricevuto vari riconol’aura che profumo infonde. scimenti tra cui il primo premio del concorso internazionale di poesia ‘Avellino in versi’ (2015). Con Michael Palma La visione silaamplia MADRE DI PAha curato traduzione in in inglese della silloge di Salvatore “Enchanted Anguish” (Gradiva Publications – ROLE, Violante in cui l’autrice paragona il proprio New York, 2017). Con Madre di parole è alla sua prima corpo apubblicazione. un bianco foglio, su cui la vita potrà scrivere ancora parole nuove, alla luce, però, di una più chiara consapevolezza che “l’inverno/ inferno con la sua durezza può durare anche 4 stagioni”; i sogni, tuttavia, permangono e nutrono euro 10,00 e incoraggiano l’anima a proseguire oltre ogni certo sentire, a superare anche la
barriera del tempo, che scorre inesorabile per tutti noi ma non per l’autrice che ha colto il segreto dell’eterna giovinezza interiore: farsi amico il tempo “se il tempo è mio, il mondo è mio!” Una poesia, dunque, quella di Lina Sanniti, pudica, timorosa dell’esibizione in cui i sentimenti, le persone sono protagoniste assieme alla pienezza ovattata dei ricordi. La memoria riaccende luci chiare, ritmate in danze che raccontano un percorso sofferto, di momenti di vita, di occasioni, di creature. Dove sono perdita e silenzio, la poesia è rivelazione, è riappropriazione del vero senso del vissuto, nella gioia e nel dolore: non un canto a squarciagola, ma focalizzazione di momenti, che trasmettono un incanto, una memoria di sole e di vita, l’emozione di ciò che è perduto, una possibilità di sognare. Questa poesia è locus amoenus, rifugio ideale ma anche reale in cui sentirsi protetti; è l’angoscia, lo smarrimento ma è anche la forza di librarsi nel vento, consci di saper volare. MADRE DI PAROLE di Lina Sanniti è tutto questo, ma è anche molto di più: un arcobaleno di sfumature di delicatezza e dolcezza, malinconia e speranza. Un testo da leggere!
LINA SANNITI
Leggendo MADRE DI PAROLE mi è subito venuto in mente un frammento di Saffo:“Cosa c’è in fondo ai tuoi occhi dietro il cristallino oltre l’apparenza?Dove il tempo d’improvviso si ferma”. I 33 componimenti poetici di Lina Sanniti rispondono al quesito, svelano il mistero che si cela nell’anima umana, osservano “oltre l’apparenza” e “dove il tempo d’improvviso si ferma” momenti di vita vissuta, indicati dalle tre sezioni di cui il testo si compone: gli spazi vuoti, parentesi affettive, madre di parole. La terza sezione dal titolo MADRE DI PAROLE, denomina il testo: sono le parole, infatti, che legano in un nodo indissolubile memoria, presente e futuro, luci e ombre, in cui riconoscerci tutti, ma soprattutto ci aiutano a comprendere il travaglio lacerante che accompagna il nostro essere al mondo. La straordinaria ricchezza interiore dell’autrice ne alimenta la vis creativa. La parola, esigenza interiore, che schiude le porte dell’anima, che conduce alla conoscenza di sé e dell’altro da sé, è qui, nutrimento lungo la strada della vita, musica nel silenzio, colore nel grigiore, luce nell’oscurità; le parole poetiche, per dirla con Montale, “squadrano e danno forma all’animo nostro informe”. In alcune poesie la sofferenza del vivere si specchia nelle cose, in una visione che si estende dall’individualità alla collettività, dal particolare all’universale, rilevando la coralità della precarietà e del disagio. Mi riferisco a PASSI DI DONNE “le strade hanno passi di sangue il respiro si fa dolente” o a CASE IMPOPOLARI “le palazzine ci accolsero trine con le loro ringhiose teste di cerbero che mangiavano quel ritaglio di cielo” oppure a I RAGAZZI Di QUI “si credono leoni, hanno fretta di andare, fanno voli interstellari ma battono fragili ali di farfalla”; concordo, i ragazzi delle nostre periferie sembrano spavaldi e sicuri di sé ma l’occhio della donna e docente sensibile, va oltre l’apparenza e ne tocca con mano la loro paura del domani. Nel mondo degli affetti la nostalgia si stempera nei ricordi “lo sgabello della nonna nell’alveare delle nuove case” assurge ad ancora di salvezza: mito infan-
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Emma Grande
CHINA TIME: la grande muraglia
La grande muraglia cinese, più comunemente nota come Changcheng ovvero “lungo muro” è una delle sette meraviglie del mondo, inclusa nella lista del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco sin dal 1987. Si presenta come un enorme drago, si snoda su e giù per le montagne e attraversa deserti e praterie, creando scenari unici e suggestivi percorrendo 21,196.18 chilometri. Ugualmente unico e suggestivo è l’aspetto storico millenario che la caratterizza. Le origini risalgono tra VIII° e il V° secolo, quando alcuni stati della Cina Qin, Wei, Zhao, Qi, Yan e Zhongshan, per ragioni militari e di sicurezza costruirono ampie pareti creando delle intercapedini di terracotta e ghiaia. Questo segnò l’inizio della costruzione della grande muraglia, che ovviamente si presentava discontinua e le tecniche e i mezzi adoperati erano rudimentali. L’opera acquistò un aspetto imponente intorno al 220 A.C. quando Qin Shi Huang conquistò tutti questi stati, istituendo così la famosa dinastia Qin; La politica dei Qin fu quella di costituire un processo di unificazione della Cina e di creare un dominio fortemente centralizzato, pertanto si ritenne necessaria la distruzione delle parti di muro discontinue costruite precedentemente e la costruzione di un unico muro per difendere il territorio dell’impero appena sorto. Certo non fu un’opera semplice bensì il frutto di enorme lavoro di soldati. contadini e ribelli, migliaia di questi morirono durante la costruzione e furono sepolti nella parte integrante della muraglia stessa, In questa fase le tecniche e i mezzi impiegati migliorarono rispetto alla precedente, i materiali utilizzati furono pietre estrapolate dalle montagne. Non abbiamo la certezza di quanto sia stata lunga la costruzione poiché non sono stati rinvenuti documenti a riguardo. Le dinastie successive Tang e Song non si distinsero particolarmente, apportarono solo qual-
che modifica , ma nulla di sostanziale Durante la dinastia Ming la Grande Muraglia venne ripresa a seguito di un altro importante avvenimento storico. L’impero, subì una grave sconfitta da parte degli Oirats, nella Battaglia della Fortezza di Tumu e di altre tribù, tutto questo comportò gravi perdite e iniziò ad indebolirsi. Fu così che; i Ming adottarono una nuova strategia per tenere lontane i nemici: la costruzione di un muro lungo il confine settentrionale della Cina., Siamo in un’epoca storia più avanzata rispetto alla precedente fase dell’impero dei Qin, per cui la costruzione si presentava più elaborata e furono adottati metodi e materiali diversi, infatti furono impiegati mattoni e pietre piuttosto che terra battuta. Sono state costruite fino a venticinquemila torri di guardia lungo il muro per sorvegliare i confini, diverse fortezze per i posti di comando e fari per le comunicazioni. Negli anni successivi i Ming dedicarono notevoli risorse per riparare e rinforzare le mura; le sezioni vicino alla capitale furono particolarmente fortificate. La grande muraglia così come ha subito nel corso dei secoli varie modifiche gli sono stati attribuiti diversi nomi. Durante la dinastia Quin venne denominata “lungo muro”. Le dinastie successive però hanno evitato di usare questo termine perché evocava un’immagine di tirannia, i nomi attribuiti sono stati quello di “frontiera” barriera, fortezza esterna, muro di confine, frontiera, vedetta, drago della terra, oggi l’unico nome è quello di grande muraglia cinese.
In passato era particolarmente difficoltoso agli altri popoli recarsi in Cina per visitare la grande muraglia, se ne parlava solo per sentito dire. Tra l’altro, Marco Polo nella sua opera “Il milione” non ne fa cenno. Il primo a farne cenno fu invece il vescovo Juan González de Mendoza, nella sua opera “Trattato della Cina e delle Regioni Vicine. Giunti ad un’epoca storica moderna, quando la Cina iniziò ad aprire le sue frontiere ai mercanti e ai visitatori stranieri, la Grande Muraglia diventò l’attrazione principale per i turisti. I diari di viaggio migliorarono ulteriormente con racconti più dettagliati e precisi . Dovendo fare una valutazione della situazione attuale della grande muraglia, bisogna dire che la situazione non è tutta rosea. In molti luoghi si presenta rovinata sia per la forza distruttiva dell’uomo e sia per gli eventi meteorici. Infatti alcune parti si presentano rovinate per atti vandalici e altre parti sono state distrutte per creare nuove costruzioni a questo si aggiungono gli eventi atmosferici che hanno contribuito alla erosione o addirittura al suo crollo, non esistono più alcune torri di avvistamento e di recente una parte è crollata a causa delle copiose piogge. Per arginare il fenomeno il Governo cinese ha adottato una serie di misure quali mettere a alberi per proteggere l’erosione montuosa, l’obbligo di non lasciare alcun graffito / rimuovere la sporcizia e non portare a casa i mattoni Tuttavia La Grande Muraglia, sia per l’aspetto storico sia per l’imponenza architettonica è una delle sette meraviglie del mondo. Nata per strategie militari e difensive è divenuta uno dei siti più visitati e ancora oggi continua ad affascinare sia i visitatori sia gli esperti io concluderei con una frase di Mao Zedong: “Non sei un vero eroe se non sali sulla Grande Muraglia”.
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Il mondo di Renè Bonante, il cielo in una stanza
“Ho rimesso i piedi a terra!”: la sensazione forte di Renè Bonante, truccatore e visagista napoletano, calatosi con il suo mondo della bellezza nel mondo del dolore,una discrasia solo apparente. Il cancro si ‘cura’ con il trucco; A Napoli arriva il visagista delle dive…; Renè Bonante cura le donne del Pascale, titolarono i giornali nel 2012: una storia che continua, Renè? “Certamente, è un’operazione sociale cui tengo moltissimo, fa parte di un più ampio Progetto di supporto psicologico per le donne colpite dal male che attacca contestualmente il fisico e lo spirito. Per questo all’Ospedale Pascale è stata allestita una sala trucco in cui spiego alle pazienti come truccarsi, curare la pelle e creare un’immagine positiva di sé: l’obiettivo è il miglioramento psicologico e, conseguenzialmente, fisico, delle donne poi, per alcuni anni, anche modelle per un giorno ritratte da Giuseppe Barbato per un calendario. U n lavoro di equipe cui sono interessati anche il professore Francesco de Falco, psiconcologo, e la brava dermatologa Nadia Russo. ‘Make up per un sorrisò è poi il titolo di un libro con i miei consigli operativi per make up e look . Il Pascale è stato il primo passo di un Progetto che coinvolge anche altre strutture oncologiche della Campania in cui mi sto recando, sempre con grossi risultati e soddisfazioni”. Lodevolissimo l’impegno ma anche l’umiltà con cui ti sei lanciato in quest’avventura sociale. “Perciò dicevo ho rimesso i piedi a terra, io in realtà vengo da un quartiere periferico e da una famiglia umile ma una bella famiglia unita: sei figli, due le donne, io ultimo nato e sempre
coccolato. Si può dire che ho scoperto il mio talento guardando le mie sorelle che si truccavano e si preparavano e da quell’incipit nacque l’idea di fare una sorta di praticantato, come si usava allora, alternando scuola e impegno presso un parrucchiere del Vomero che era un amico di famiglia”. ‘Il trucco c’è, metamorfosi di un voltò è il titolo di un altro tuo libro, edizioni eurobook, ma anche una domanda che ti rivolgo: quale è il trucco del… trucco di Renè Bonante? “Ho capovolto quello che fanno i colleghi, loro finiscono la loro seduta di trucco con le labbra, io invece comincio proprio da quelle, inoltre entro in relazione con il make up e con la persona da truccare, poi approfondisco da sempre la mia tecnica, lavorando su me stesso cercando di migliorarmi sotto tutti i punti di vista e nelle più svariate discipline”. Buona la prima. Passiamo alla seconda: che significa metamorfosi di un volto? “Che non basta semplicemente applicare il trucco in modo più o meno diligente, in quello ormai quasi tutte, mettendo-
si allo specchio, sono abbastanza brave a farlo da sole. La differenza tra un estetista e un truccatore è che il primo serve a pulire e levigare la pelle; il secondo, invece, deve valorizzare il volto della donna, serve di base il senso estetico e quello tu o ce l’hai o non ce l’hai, è genetico, non l’inventi, e poi ti servono tante altre capacità che devi acquisire”. Il lifting temporaneo, tuo cavallo di battaglia, si riferisce alla durata del trattamento? “Si riferisce ad un trucco che serve per una determinata occasione: limitato nel tempo, illimitato nell’effetto come succede, per esempio, a teatro. L’attrice la devi guardare quando è sul palco, mentre recita, se la vedi nel camerino è già tutto diverso, per questo io lo sconsiglio. Io ho traslato questa tecnica che è propria del mondo dello spettacolo alla vita di tutti i giorni e per tutte le donne nelle occasioni in cui ne abbiano bisogno”. Se Nico Fidenco si chiedeva come nasce un amore, oggi tanti si chiedono come nasce un trucco. “E’ un’operazione complessa, di solito nasce nel mio Centro Estetico con un incontro con la donna da truccare e con un colloquio tra noi per un esame obiettivo della persona e per approfondire le sue motivazioni al trucco, un momento essenziale per il successivo intervento”. Messa così dà più l’idea di un incontro con uno psicoterapeuta che con il visagista. “Non a caso ho studiato psicologia per due anni, le donne vengono da me nel mio Fast Beauty a via Domenico Morelli 49 per conquistare, o riconquistare, un uomo o per momenti particolari in cui ‘debbo essere la più bella di tutte’ o semplicemente più bella di un’altra
DOMENICA 6 MAGGIO 2018 donna; ci sono sempre delle motivazioni spesso da approfondire; le donne con me si raccontano e in quei momenti il loro cielo è in quella stanza”. Così oltre che il visagista diventi anche il confidente o confessore delle donne, scegli il termine. “Più che confidente o confessore delle donne divento il loro complice, in pratica devi interpretare i loro bisogni e trasferirli nel trucco che poi vai a fare e che è solo la parte finale del lavoro”. Come definiresti il tuo lavoro? “Artigianale, nel senso nobile del termine, per la parte manuale; poi ti dicevo della psicologia ma ho anche studiato dizione e devi conoscere la morfologia. Per la sposa, ovviamente, occorre un trucco che sia di grande effetto, metamorfosi, ma anche fotografico per ovvie esigenze. Anche per la docenza, per fare dei Corsi, occorrono una notevole bravura, lunga esperienza e titoli idonei”. Quali donne ti hanno intrigato in modo particolare nel tuo lavoro? “Tutte indistintamente quelle che ho truccato, magari la donna che esteticamente pare più brutta o fredda e asettica poi rivela una grossa femminilità da cui scaturisce una sua bellezza, il visagista deve entrare nel personaggio e interpretarlo col trucco rispettandone le aspettative, non strafare”.
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Il trucco è … un trucco? “No assolutamente, come mi scrisse Pupella Maggio in una dedica, l’arte del truccare non è un inganno ma una sublimazione estetica, è la legittimazione dell’essere attore che poi sarà ricordato anche per questo dal suo pubblico; il trucco è determinante per l’autostima e, come scrisse Leopoldo Mastellone in un’altra dedica ‘ti accarezza, ti modella, ti rigenera anche nell’anima’ quindi coinvolge la persona nella sua globalità, Leopoldo mi definì ‘guaglione cu ‘e mane d’oro…” Un aneddoto a sostegno dell’essere e non apparire delle tue ‘metamorfosì.
“In occasione di un matrimonio truccai una signora in casa della sposa, abitava di fronte a lei, quando bussò alla sua porta per entrare, il marito osservandola dallo spioncino le disse convinto ‘mia moglie è uscita, è nella casa di fronte’, le mie ‘metamorfosì sono reali, vedi?” I personaggi più famosi che hai truccato? “Tanti, troppi, a Napoli quasi tutti da Maria Paris, Gloriana, Giulietta Sacco, Mirna Doris alla più recente Francesca Marini,pietra miliare della mia trasmissione “Incontriamoci al BeautyFast”, poi gli uomini, Gigi Finizio, Massimo Ranieri, Cristiano Malgioglio, Peppino Di Capri ma non farmi fare dei nomi, sono una quantità per citarne anche una minima parte, mi dispiacerebbe per gli esclusi”. Con la tua storica trasmissione ‘Incontriamoci al Fast Beauty’ successo ininterrotto. “Questo è il sedicesimo anno consecutivo, siamo su Tele A+ il venerdì alle ore 22,30, che conduco questo format, con il giornalista Antonio Mocciola, validissimo collaboratore da tanti anni. Anima della trasmissione è Douglas Cacciatore, ideatore e produttore; con Douglas da 24 anni una straordinaria amicizia e collaborazione sul piano umano e professionale”
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EMILIA SENSALE
Michele Sibilla: “La radio regala sempre emozioni, a chi la ascolta e a chi la fa”
È un rapporto ricco d’amore quello che lega la radio con Michele Sibilla. Un rapporto che è nato quando era ragazzo e che ha superato le quaranta candeline. Nel parlare della sua esperienza decennale, non nasconde un’emozione ricca di saggezza e passione. Sibilla è attualmente giornalista presso Radio Punto Zero, scrive anche per giornali online e cartacei e si vede spesso in TV. Quali sono le emozioni di chi lavora in radio? “Dipende se hai ancora passione e con quanta fai questo mestiere. Per quanto mi riguarda, le emozioni sono ancora tante, bellissime e soprattutto vere, perché la radio regala sempre emozioni. Ne regala a chi l’ascolta, forse anche inconsciamente, per difendersi da un’epoca in cui c’è sovrabbondanza di immagini e ne regala, ovviamente, a chi la fa. Non sapere a chi stai parlando, quante persone ti stanno ascoltando, cosa pensano, è ancora oggi, l’emozione più bella che ti carica come se fosse la prima volta”. La radio permette di raggiungere orecchie e cuori molto distanti.... “È e sarà sempre questa la caratteristica vincente della radio che credo non tramonterà mai, nonostante i cambiamenti imposti dalla tecnologia. Di aneddoti, in tanti anni di radio, potrei averne tanti da raccontare, ma confesso di essere un pò geloso
dei miei ricordi. Però, considerato che ci avviciniamo al ventennale della drammatica alluvione di Sarno, mi piace ricordare quanto fatto in quell’occasione, le straordinarie persone conosciute, le notti passate in radio con la speranza che quel telefono non squillasse mai, insomma, l’aver fatto qualcosa che non fosse una dedica, l’annuncio di una canzone o il commento di una partita, ma qualcosa di davvero utile”. Radio e Campania, un binomio interessante. Quale significato ha per te? “Una premessa è d’obbligo. La Campania è una regione molto importante per la radiofonia locale e nazionale. Il fermento che c’era agli albori delle radio libere resta tuttora intatto, anche se nel corso degli anni, abbiamo assistito ad una selezione naturale delle emittenti e, purtroppo, anche una crescente difficoltà editoriale. Fare radio in Campania significa avere davvero passione e questo lo vediamo, pardon, lo sentiamo tutti i giorni, dalla piccola radio di quartiere ai grandi network nazionali, dove la presenza di speaker, giornalisti, tecnici e registi provenienti dalla nostra regione è massiccia. In fondo, sono sicuro che la fantasia tutta campana sia l’ideale completamento della professionalità e della bravura necessarie per avere successo in questo settore molto difficile e selettivo”. Napoli-Juve, una vittoria azzurra che ha riempito di gioia
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tutti i tifosi. Come hai vissuto questa partita? “L’ho vissuta alla solita maniera, cercando di far prevalere il professionista sul tifoso. Ovviamente, dopo il gol anche io sono esploso come tutti i tifosi azzurri, ma anche come tutti gli addetti ai lavori e sembra, come tutta l’Italia non juventina. Di commenti se ne sono già fatti tanti, forse anche troppi, io mi limito a dire che è il giusto riconoscimento per il lavoro fatto da squadra e tecnico e che i numeri della partita parlano fin troppo chiaro. Non vado oltre perché il cammino è ancora lungo”. Cosa consiglieresti a un giovane che vuole seguire la tua strada?
“Sarò molto sincero, proprio perché non è mia abitudine illudere le persone: se non si hanno determinate caratteristiche, è inutile sognare. Per questo la passione non basta, ci vogliono anche spirito di sacrificio, forza di volontà, pazienza e tanto, tanto sudore. Poi, se vuoi ‘parlare’ alla radio, c’è bisogno anche di una voce altrimenti si può stare in regia dietro un mixer o in redazione davanti ad un computer e sono ruoli fondamentali, stimolanti e anche divertenti. Confesso che, alle volte, mi piace tornare “dietro la consolle”, mi da una scarica di adrenalina pazzesca, che mi fa rendere anche di più. Ma si è capito che sono ancora innamorato della radio?”.
TERESA D’ANGELO Il mito partenopeo delle percussioni, Ciccio Merolla, con le sue rime, il suo carisma, la sua unicità, chiude l’ultimo appuntamento del Sound of the city, al teatro Sannazaro di Napoli, il tutto organizzata dalla Jesce Sole, che ha portato la musica Made in Naples un pò ovunque. Percussionista, cantante, rapper, autore, musicista, chi più ne ha più ne metta, uno stile inconfondibile, che ha offerto al suo pubblico uno spettacolo molto emozionante, dalle atmosfere del Mediterraneo ai ritmi di Partenope, passando per l’Etnofunk, con i virtuosismi degli assoli di percussioni, ai suoi brani di successo, con l’omaggio al grande Carosone. Sul palco non solo la sua bravura, ma
Il re del groove,” virtuosismi al Sannazaro….”
tutta la sua band in formazione completa. Un concerto pensato nei minimi
dettagli, dove il teatro fa da cornice, ed esalta la percezione del grande sound dell’artista. Delizia con suoni raffinati, soft, sposando poi ritmi funky, hip hop, techno, tribali ed etnici.Risuona tanti dei suoi famosi brani, come Caraval Petrol, ÒBongo, ÒPitbull, ÒMunno che sento, L’Assessore, etc,.. Le mani sono la ricchezza di quest’artista, così amato specialmente dal popolo, perché ha sempre messo la sua dignità e la sua umiltà al primo posto. Da esempio dalle vecchie alle nuove generazioni, soprattutto a quelle “di strada”, perché la vera arte nasce proprio in strada. Un ringraziamento particolare a Ciccio Merolla per la splendida intervista, a tutto l’entourage, ufficio stampa e al teatro Sannazaro.
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La Corsa o la carica delle 201 : sul podio le donne della Run for Love “I motivi, mie care, poi le parole “: per assonanza di termini e di valori, con una battuta del famoso film di Walt Disney La carica dei 101, abbiamo voluto incitare tutte le donne protagoniste de La Corsa delle 201 che si è disputata il 25 aprile scorso nel cuore della città di Mondragone. Si aspettavano al traguardo tanti motivi per sorridere: sono arrivati tutti. Ma è arrivato anche molto, molto di più. Una gara molto ben organizzata da Rosanna Nerone ed Aldo Martucci, rispettivamente Presidente e Vice-Presidente della Mondragone in Corsa che hanno organizzato l’evento e a cui vanno i complimenti di tutte le associazioni podistiche che vi hanno preso parte, perché, ancora una volta, come ogni anno, hanno garantito tanto spettacolo, divertimento ma soprattutto tanta energia ad ogni metro di un percorso di circa 10 chilometri, suddivisi in tre giri da 3,300 chilometri ciascuno, costantemente sostenuti da un folto pubblico entusiasta ad incitare tutte le impavide donne-runners pronte a sfidare se stesse, prima di tutto il resto.
In totale, ci sono state 109 iscritte alla gara di cui 94 sono arrivate a tagliare il traguardo e l’associazione di Afragola, la Run for Love p-AC, con le sue undici atlete, è giunta al terzo posto come società, accompagnando sul podio l’Atletica Caivano e la Caivano Runners. Saranno le stesse atlete a decidere, appena possibile, a chi devolvere il premio in danaro che la squadra, con onore e grinta, si è guadagnata e che sarà dato in beneficenza secondo lo statuto dell’associazione. A parte il posizionamento della squadra, non possiamo non menzionare anche gli ottimi risultati raggiunti dalle singole
atlete : Michela Auletta, arrivata 11a assoluta, Anna D’Antò, classificatasi 14a assoluta e Bianca Avitabile, giunta 1a della sua categoria. Una menzione speciale va ad Amalia Santoro che, con la Corsa delle 201, ha esordito con i colori della Run for Love, scegliendo, anche lei, di correre con questa associazione, con la soddisfazione del Presidente Gaetano Brilla nel vedere che sempre più persone decidono di abbracciare il progetto della RfL p-AC. Ma tutti questi numeri, sebbene nella loro armoniosa perfezione, riescono a darci un’idea dell’importanza dell’e-
DOMENICA 6 MAGGIO 2018 vento e della corsa, sono ben poca cosa rispetto ai sentimenti ed alle sensazioni che hanno accompagnato, prima, durante e dopo la gara, una ad una, le atlete e che, malgrado i piccoli problemi e le difficoltà che ciascuna nasconde, imperterrite e decise, con una incredibile grinta, si sono presentate allo start. Con un unico colore, con un unico motivo, con l’unico desiderio di rappresentare Anna, la donna che, nel momento più difficile della sua esistenza, ha chiesto di dar vita alla Run for Love ed in nome della quale ognuna di loro ha corso. Perché in suo nome ciò che si fa non è semplicemente “correre” : nel suo ricordo e per sua volontà, sono nati legami ed amicizie, è nata tanta solidarietà, è nato il desiderio di correre sempre per qualcosa o per qualcuno, fosse anche solo per mettere alla prova se stessi. “Basta guardarci intorno per capire quanta ricchezza abbiamo!” : è questo uno degli ultimi sorrisi alla vita con cui Anna voleva far capire a chi amava che, intorno a noi, abbiamo tutto e anche di più di ciò che potremmo mai desiderare. Dobbiamo solo “correre” ed afferrarlo, “correre” ed andarlo a prendere, per poi condividerlo con chi non ce la fa o donarlo a chi proprio non può. Avere il coraggio di aprire gli occhi e guardare il sole, sebbene ci accechi; avere il co-
19 raggio di abbracciare la luna, sebbene ci possa tradire; avere il coraggio di abbracciare i sogni, scoprendo che, a volte, la realtà è più dura, ma anche più bella. E allora è nella realtà che non si sente più la stanchezza che abbatte, né l’infortunio che ostacola, né la paura che frena, né le decisioni che mentono. Non ci sono più muri, ma mani, braccia, cuori che insieme corrono con l’affanno, con i “non ce la faccio”, con il tremore alle labbra, con la vista appannata, perché se è un angelo a tenerti per mano, non sei mai sola, e al traguardo si arriva. E si arriva realizzando il proprio tempo migliore. Si arriva sorridendo. Perchè il coach, che non era presente, ha incitato le sua atlete anche da lontano. Perché chi non era lì a correre con te, te lo sentivi addosso, leggero come la tua anima, e ha sostenuto, passo dopo passo, la tua fatica. Perché l’unione, lo spronarsi l’un l’altro e l’energico spirito di condivisione di quanti hanno scelto di far correre il cuore, rimane sicuramente la medaglia più bella che si possa portare al collo, il traguardo più ambito, il primo posto di un podio a cui pochissimi arrivano. Hanno corso le donne, hanno corso per le donne ed in nome di una donna. Perché non c’è donna che non abbia sofferto e ancora soffre; non c’è donna che non abbia pianto e ancora piange;
non c’è donna che non conosca sacrificio in nome dell’amore. Ed il sacrificio di Anna è tutto nell’amore che alimenta la Run for Love e di chi, orgogliosamente, ne fa parte. Le sue lacrime, e quelle di chi ha sofferto e gioito con lei, sono state, e sono ancora, acqua e nutrimento di un piccolo germoglio, che man mano, sta diventando uno splendido fiore. Un fiore che ha corso con le donne, e quando corrono le donne non è il cronometro a segnare il tempo, ma i battiti del cuore. Del cuore di ciascuna. Ed i battiti rappresentano la vita e la vita quella fiammella della speranza che solo l’amore, ricercato, condiviso e donato, potrà tenere accesa, in nome di valori e sentimenti di cui la Run for Love, grazie, soprattutto alle sue atlete, e alle sue donne, riesce, in ogni circostanza, a non deludere mai. A tutte le donne che hanno partecipato alla corsa di Mondragone, alle donne della RfL, Michela, Amalia, Bianca, Rosa, Anna, Agostina, Raffaella, Antonietta, Michelina, Susy, Mena e Lina giungano i complimenti, affettuosi e sinceri, per la loro tenacia, e la stima e la gratitudine di tutta l’associazione perché rappresentano egregiamente tutto ciò per cui la Run for Love è nata, cresce, vive e vola, ogni giorno, d’un battito d’ali in più!
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FRANCO D’ANNA
“Salute: diritto per tutti”, al via il progetto del farmaco sospeso
E’ stata presentato alla cittadinanza lo scorso 21 Marzo il progetto “Salute: diritto per tutti”, nato dal dott. Pasquale Longhi, presidente del poliambulatorio “Medicina solidale San Ludovico da Casoria” ONLUS che da tre anni opera sul territorio e si avvale di numerosi volontari e di medici specialisti che effettuano gratuitamente visite e consulenze a tutti coloro che sono nel bisogno economico. L’iniziativa, alla stregua del “caffè sospeso” e della “pizza sospesa”, per cui Napoli è famosa in tutto il mondo, ha ottenuto il patrocinio dell’Ordine dei farmacisti della provincia di Napoli e del Comune di Casoria. Già da diverse settimane presso le farmacie aderenti del territorio di Casoria e di Arpino è possibile trovare dei salvadanai trasparenti dove chiunque, nella libertà e nell’anonimato, può lasciare il proprio contributo in denaro. A cadenza mensile le somme raccolte verranno rendicontate dai volontari della ONLUS e messe a disposizione per l’acquisto di farmaci e presidi sanitari per chi non può permettersi di sostenere la spesa. E’ fondamentale, per la diffusione e la buona riuscita dell’iniziativa e per l’individuazione dei pazienti che sono nel bisogno, la collaborazione con i medici di base e le Caritas parrocchiali. A portare i saluti dell’Amministrazione Comunale durante la cerimonia di presentazione, nella affollatissima Sala consiliare del Comune di Casoria, il Primo Cittadino di Casoria Pasquale Fuccio e l’Assessore alla cultura Fabio Esposito, che hanno mostrato interesse ed apprezzamento verso una iniziativa sociale così importante e che coinvolge tutto il territo-
rio casoriano, grazie all’opera quotidiana e continua di medici e volontari che operano nel silenzio e nel nascondimento per fornire non solo un servizio di qualità, ma soprattutto accoglienza e calore umano a tutti coloro che si rivolgono alla struttura. In tre anni sono state effettuate presso il poliambulatorio oltre 3700 visite ed ora i volontari si stanno impegnando per un progetto ambizioso, che riguarda l’assistenza domiciliare di ammalati oncologi e terminali. A moderare la serata Gilda Longhi, membro del consiglio direttivo della Onlus, che ha ringraziato i presenti, in particolare i Dottori farmacisti che hanno aderito con entusiasmo all’iniziativa ed ha sottolineato l’importanza del “fare rete” tra le istituzioni di ogni tipo presenti sul territorio. Il Cardinale Crescenzio Sepe, impossibilitato ad essere presente, ha inviato una lettera esprimendo “vivo compiacimento per l’importante iniziativa di solidarietà e particolare apprezzamento per il servizio di carità assicurato”. “Oggi più che mai le difficoltà economiche fanno ingigantire la richiesta di prestazioni sanitarie gratuite. La disoccupazione e le sottoccupazio-
ne con le conseguenze che comportano, creano una domanda sempre crescente di aiuto per gran parte della popolazione” ha spiegato il Dott. Longhi, promotore del progetto. “Il fondo sanitario soffre per la carenza di investimenti ed i dati sono allarmanti. Se continua questa china il pericolo è che si arrivi a due sistemi sanitari paralleli, il privato per chi ha soldi ed il pubblico, ridotto ad un ruolo sempre più marginale, per chi non li ha”. A seguire gli interventi del Dott. Mauro Caiazzo, medico che sin dagli albori ha sposato il progetto del poliambulatorio e che mette la sua professionalità a disposizione dei bisognosi e il Dott. Marco Morrone, in rappresentanza della categoria dei farmacisti casoriani che ha ribadito come sia importante anche che i farmacisti e il personale presente nelle farmacie sensibilizzino gli avventori a contribuire, ciascuno per quanto è nelle proprie possibilità, per garantire l’accesso ai farmaci per chi è nella necessità. A cadenza periodica verranno resi noti alla cittadinanza i risultati ottenuti, le cifre raccolte e le modalità con cui le stesse sono state spese.
Rossella Esposito
Aggiungi un posto a tavola
Una regola che va sempre bene, tranne quando il commensale in più è un ratto e il banchetto è quello di una scuola elementare. La scuola è la “Carducci” in pieno centro città, dove le visite sgradite purtroppo non sono una novità. La scorsa settimana sono stati ritrovati degli escrementi sospetti nella scuola dell’infanzia, e successivamente, una classe di prima elementare è stata sgomberata per il presunto avvistamento di un topo. Stando ai racconti dei piccoli allievi e di parte del personale, mentre i bambini erano intenti a consumare la merenda, è stato avvista-
to un topo vivo in aula. Il preside Giovanni Buonocore ha dopo poco diramato un comunicato con cui ha informato la platea scolastica di aver predisposto un bando per la realizzazione di futuri interventi di derattizzazione e di aver intanto dato il via alla pulizia delle aree esterne. Ma molte mamme hanno preferito non far frequentare le lezioni ai propri figli in assenza di un tempestivo intervento di derattizzazione. Mercoledì scorso sono intervenuti, sollecitati da un gruppo di genitori esasperati, i Nas dei carabinieri che hanno accertato la presumibile pre-
senza di topi nell’edificio di via Brando per il ritrovamento di escrementi in più punti. La scuola è stata dunque chiusa ancora una volta (l’ultimo episodio risale allo scorso ottobre) giovedì e venerdì scorso per consentire i necessari interventi di derattizzazione.
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CARMELA MARIGLIANO
UNA NUOVA REALTA’ PODISTICA A CASORIA: L’ASD DROMOS
L ASD DROMOS nasce da un gruppo di amici a nord di Napoli che nel 2016 decidono di fondare un’associazione podistica affiliata alla FIDAL -Federazione Italiana di Atletica Leggera per trascorrere insieme parte del tempo libero dedicandolo alla corsa su strada; da allora il gruppo è cresciuto mantenendo sempre saldi i principi iniziali di lealtà, sportività e condivisione di intenti. Il presidente Giuliano Di Fruscia ed il direttore Livio Tanzilli hanno condiviso da subito l’idea che l’associazione podistica fosse innanzitutto un mezzo con il quale avvicinare persone allo sport all’aria aperta senza essere esasperati dal risultato ad ogni costo. Partiti con questo spirito l’associazione DROMOS è cresciuta in armonia fino ad annoverare ad oggi trentacinque atleti di cui quasi la metà donne e come punta di diamante il 75enne Vittorio Aloi già campione italiano di maratona. Lo spirito degli atleti DROMOS più esperti dell’associazione è quello di aiutare tutti i neofiti ad iniziare a correre fino a cimentarsi in una manifestazione agonistica. Quando la domenica si gareggia per la Dromos è sempre una festa dove non manca mai un momento finale conviviale allietato da risate dolci e bibite. Tutto questo senza non farci mancare i risultati e le medaglie. Gli atleti DROMOS in poco meno di due anni sono stati presenti più volte alla MARATONA DI FIRENZE, alla MARATONA DI ROMA, alla MARATONA DI NEW YORK, alla MARATONA DI TERNI ed a quella di MILANO. Proprio a MILANO nella maratona disputata lo scorso 8 Aprile la nostra atleta FLORA FONTANELLA SF40 alla sua seconda maratona è risultata la prima delle atleta campane in gara con un splendido tempo; un grosso successo per lei che indossa le scarpe da running da poco più di un anno; l’aspettiamo nella prossime gare, sappiamo che ha ancora grossi margini di miglioramento ma la cosa più importante e che continui a correre per passione e divertimento.
Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. Reg. 5116 del 28/02/2000
Editore CASORIA DUE s.a.s società messa in liquidazione
Direttore Responsabile: Ferdinando Troise Stampa: PRINTING HOUSE - CASORIA Tiratura 7000 copie. Distribuzione gratuita. Questo numero è stato chiuso il 2 MAGGIO 2018
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