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DOMENICA 4 NOVEMBRE 2018

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Settimanale di Informazione

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ANNO XVIII - N° 32 - DOMENICA 4 NOVEMBRE 2018

Campania in ginocchio per il maltempo

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FLORIANA ALAIA

Campania in ginocchio per il maltempo

Una tragedia annunciata quella che si è abbattuta sull’intera Campania a causa del maltempo all’inizio di questa settimana. Danni ovunque, non solo a case, parchi, strade. Ad avere la peggio infatti è stato un giovane ragazzo di soli ventuno anni, Davide Natale, morto schiacciato da un albero nei pressi della facoltà di Ingegneria Federico II di Napoli, al ritorno da una giornata di studio. I pensieri che si fanno sono tanti: ci si chiede perché giovani vite vengano spezzate da calamità naturali così catastrofiche, come sia potuto accadere e se sarebbe stato possibile fare qualcosa per evitarlo. Chi non desidera abitare in una città dove ci sia del verde, dove ci siano alberi ovunque che smorzano il tanto smog che ci circonda quotidianamente? Raramente però si pensa che quelle creature così belle e imponenti possano creare danni irreparabili una volta sradicate. È quello che è successo in diversi comuni campani, ma anche ciò che ha vissuto Casoria, fortunatamente senza portare con sé un’altra anima innocente

come quella di Davide. A Piazza San Paolo, luogo di ritrovo di anziani e di ragazzini che giocano tra loro ogni giorno, un albero è caduto abbattendosi su di un’auto. Il Sindaco Fuccio si è immediatamente recato sul luogo dell’incidente disponendo in seguito la chiusura delle scuole per il giorno dopo, in modo da effettuare personalmente con chi di dovere sopralluoghi presso gli edifici scolastici del territorio e verificare i danni causati dalla tempesta di vento. Gli alberi pericolanti sono infatti stati messi in sicurezza, tra cui uno in via Duca D’Aosta; la frazione di Arpino sembra essere stata quella più interessata da danni, ma in linea generale non risultano grossi danni alle infrastrutture comunali e scolastiche di tutta la città di Casoria. Meglio non chiedersi cosa sarebbe accaduto a Piazza San Paolo se non ci fosse stata quell’auto ad attutire il colpo, o se qualcuno fosse passato di lì attraversando la strada. contina a pag. 3


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4 SEGUE da pag. 3

Anzi no, chiediamocelo. Chiediamoci se i giusti controlli vengono effettuati quando di dovere. Chiediamoci se preferiamo non avere alberi nei centri abitati con il rischio che certe cose possano accadere, perché ahimè la natura è incontrollabile e certe cose possono talvolta verificarsi anche con tutti i controlli del mondo. Ma chiediamoci anche se la colpa è nostra, se nel nostro piccolo stiamo facendo qualcosa per questa città, anzi per questo pianeta. Credete che il vento e le piogge di questi giorni siano un qualcosa di normale? Che semplicemente le precipitazioni si stanno abbattendo in modo più impetuoso perché è un periodo passeggero? Mi dispiace ma la risposta è no, perché le cose andranno sempre peggiorando. Pensate alla stupenda e soffice neve caduta a fine febbraio quest’anno. Era un qualcosa di inimmaginabile, di bellissimo: bambini a giocare per le strade, niente scuola, niente lavoro, le strade e i palazzi imbiancati, uno spettacolo che non capitava da decenni. Purtroppo non c’è nulla di così bello in tutto questo, perché le precipitazioni atmosferiche e il clima stanno cambiando a causa dell’inquinamento che tutti i

giorni subisce il pianeta. Pensate che un mozzicone, un volantino, un fazzoletto, una carta sporca gettata a terra non causino nulla? Che fumare faccia del male solo a voi stessi? Che fare la raccolta differenziata sia noioso? Che se prendete l’auto per raggiungere qualsiasi posto sia meglio che fare una passeggiata, prendere il treno o girare in bici? O ancora che sia più comodo mangiare e bere rispettivamente in piatti e bicchieri di plastica perché è scocciante lavare i piatti?

La risposta è no, no e ancora no! Tutte queste cose contribuiscono all’inquinamento e il pianeta per questo motivo sta morendo a poco a poco, ribellandosi tramite l’unica cosa che può fare, le calamità naturali. Quindi nel vostro piccolo, fate qualcosa, perché la colpa di certe cose non è solo dell’amministrazione, della protezione civile, o del Sindaco Fuccio come vi piace pensare sempre. Se Davide ha perso la vita in quella stradina mentre tornava a casa dalla sua famiglia, è anche un po’ colpa vostra.


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L’EDITORIALE DI NANDO TROISE

CONSIGLI AL SINDACO DI CASORIA

IL PRODOTTO

I DATI

Studia il business del Comune di Casoria, le persone che guidi se lo aspettano. Se restano deluse non le guiderai ancora per molto. ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• Non ignorare tutti coloro che nell’ombra lavorano per te perché sono elementi a “basso mantenimento” ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• a TUTTI capitano fasi più o meno buone; rivolgi a tutti le stesse attenzioni e preoccupazioni. ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• Se ti viene una grande idea in maniera casuale, mettila in pratica. ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• Informati, scopri quale identità vuole fondare o mantenere LA TUA amministrazione e se sei allineato con essa. Chiediti: come è strutturata la dirigenza? A chi dovrai riferire? Chi dovrà riferire a te? Le risposte a queste e altre domande saranno fondamentali per l’esito del tuo mandato. ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• Affronta ogni giornata come se l’indomani gli assessori della tua Giunta dovessero implodere. Questa “paranoia positiva” ti costringerà a capire il loro sviluppo e ad anticipare le vere cause di un loro possibile deragliamento. ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• Rendi gli assessori partecipi dei tuoi problemi. Coinvolgili, incoraggiali a essere parte attiva delle soluzioni. Se si crea una situazione di stallo, la decisione finale spetterà sempre al Sindaco. ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• Ricordati che in assoluto non esistono né grandi Sindaci né grandi leader. Sono grandi quando gli assessori che guidano, e a seconda dello spazio che riescono a ottenere ogni giorno da questi assessori per mettere in pratica le loro idee. •••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••

Evita I “GIOCHETTI psicologici”. Concentrati sulle cose importanti, ovvero i risultati. ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• Gli strumenti di analisi più importanti sono i tuoi occhi e il tuo cervello. Osserva attraverso le lenti della tua esperienza e non farti distrarre. ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• CREA uno spazio in cui gli esperti possano crescere e lavorare bene. Non trattarli con sufficienza, dà loro credibilità ma fai anche in modo che capiscano che l’unico motivo per cui sono lì è aiutarti a risolvere i problemi. ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• Allo stesso tempo non avere paura dei dati e delle analisi; accogli con favore le nuove scoperte e il margine di vantaggio che potrebbero darti. ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• Accogli con favore i dati ma ricorda che, in quanto Sindaco, il tuo ruolo è tradurli in intuizioni ed essere la persona che le comunica agli assessori. Grazie al tuo ruolo guida, hai con loro “crediti emotivi” per fare in modo che queste intuizioni approdino al Consiglio Comunale. ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• La psicologia è tutto. Sarà la mente dei tuoi assessori e della maggioranza intera a condurti al successo. FA in modo che le persone credano in sé stesse. ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• Una comunicazione chiara è fondamentale, soprattutto quando si tratta di spiegare decisioni difficili. •••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••

LA CRESCITA

Le regole possono essere elastiche, ma ci sono dei limiti. Fa in modo che tutti sappiano quali siano. •••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••

La sicurezza in sé stessi è contagiosa. Come racconta David Mamet in Casa di giochi, “Perché lo chiamano “segreto di autostima”, perché tu stimi me?”. “No, perché io ti contagio con la mia, di autostima”. I grandi Sindaci infondono certezze. ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• Non è facile percepire sé stessi come Sindaco. Ricordati sempre che se qualcuno ti ha votato vuol dire che crede in te, quindi fidati del giudizio delle migliaia di persone che ti hanno votato. ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• Di solito, le persone amano il loro lavoro. Non uccidere questo amore. ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• L’intensità è importante, ma attenzione: per essere seri non è necessario essere tristi. •••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••

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6 VITTORIA CASO Nel de viris et mulieribus illustribus locale, un figlio di Casoria che sicuramente merita di essere ricordato è il giurista Andrea Torrente (25 aprile 1908 - 25 dicembre 1965). Famoso è il suo Manuale di diritto privato, (Andrea Torrente, Piero Schlesinger –Milano, A. Giuffrè) completo e di agevole comprensione per la preparazione agli esami universitari di “Istituzioni di diritto privato”; ma, basta sfogliare il catalogo di testi giuridici dell’editrice Giuffrè per rendersi conto dello straordinario impegno culturale del Torrente. A 23 anni, il 26 giugno 1931, completati gli studi, è nominato prima Uditore Giudiziario presso il Tribunale di Napoli, poi Uditore Vicepretore presso la Pretura di Napoli; in seguito, è Giudice presso il Tribunale di Teramo e, poi presso i Tribunali di Lecce, Benevento e Roma. Nel 1941 è addetto all’Ufficio professioni legali presso il Ministero della Giustizia. Superato nel 1942 il concorso presso la Corte d’Appello di Roma, dal 1943 fino al 1948 vi presta servizio presso la 1° sezione, sotto la presidenza di Leopoldo Caliendo. Nel 1949 è promosso Magistrato di Cassazione e, nel 1956, Presidente della Corte di Cassazione. Andrea Torrente vive e opera in un momento storico assai delicato, quello post bellico, durante il quale è indispensabile riformare l’amministrazione al fine di dare origine ad uno stato libero da storture pregiudizievoli e rispettoso dei cittadini, “destinato a porre su basi di dignità e di giustizia -come osserva Jemolo- i rapporti tra amministratori ed amministrati, tra funzionari e cittadini”. Il Torrente fa parte della Prima Commissione, finalizzata alla riforma dell’Amministrazione, insieme a giuristi e a cultori delle istituzioni, chiamati a esprimersi anche sul nuovo impianto costi-

ANDREA TORRENTE Note bibliografiche -G. Leone, Relazione commemorativa: Ugo Forti, Docente, Avvocato, uomo delle Istituzioni, biblioteca online del Dipartimento Diritto Amministrativo; -A. Torrente, Consiglio superiore della magistratura, in Enciclopedia del diritto, IX, Milano, 1961; -R. Teresi, Il Consiglio superiore della magistratura, Venticinque anni di applicazione della legge 24 marzo 1958 n. 195, Napoli, 1984 ; -D. Campilongo, Riflessioni intorno alla figura di Andrea Torrente, Maggio dei monumenti a Casoria, 2008/09

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tuzionale: Roberto Ago, Guido Astuti, Gaetano Azzariti, Giovanni Barberio, Piero Calamandrei, Vezio Crisafulli, Giuseppe Fagiolari, Massimo Severo Giannini, Carlo Maria Iaccarino, Arturo Carlo Jemolo, Michele La Torre, Luigi Medugno, Costantino Mortati, Antonio Papaldo, Leopoldo Piccardi, Emanuele Piga, Ferdinando Rocco, Leonardo Severi, Antonio Sorrentino, Cino Vitta, Guido Zanobini. I lavori, sotto la presidenza del Forti, presso la Presidenza del Consiglio e poi presso il Ministero della Costituente, sintetizzati in 2 volumi, approfondiscono temi di grande interesse e attualità: rigidità o flessibilità della Costituzione; diritti dei cittadini; funzione legislativa e gerarchia delle fonti; sistema elettorale deferito in legge speciale o in costituzione; funzione governativa e amministrativa; funzione giurisdizionale, tribunali ordinari e foro amministrativo; organizzazione delle amministrazioni, ammissione ai pubblici impieghi; doveri dei dipendenti pubblici; responsabilità dei funzionari; partecipazione diretta dei cittadini alla funzione amministrativa; limitazione dei poteri del giudice; obbligo dell’amministrazione a motivare i propri provvedimenti. P. Nenni, Ministro per la Costituente, dopo aver incoraggiato i membri delle varie Commissioni a proseguire nel loro lavoro, afferma: “esse, e specie la prima (Commissione per la riforma dell’Amministrazione), avranno un compito difficile e delicato; occorre non dimenticare che, al di là del Governo, il Paese ha bisogno di essere illuminato su una serie di problemi la cui conoscenza è, fino ad oggi, ristretta a pochi specialisti … L’apporto degli studiosi appartenenti a diverse correnti politiche, mette in grado la Commissione di fornire al Paese una conoscenza criticamente ela-


DOMENICA 4 NOVEMBRE 2018 borata dei problemi che si pongono per sistemare il nostro futuro in uno Stato tecnicamente ben costruito e democraticamente ordinato”. Il lavoro e l’impegno di questi uomini sono volti a preparare un cambiamento epocale, come evidenzia Vittorio Emanuele Orlando, nel discorso, pronunciato dinanzi all’Assemblea Costituente il 9 marzo 1946: “La rivoluzione del 1789 era uno scherzo in confronto: qui è una svolta di epoche storiche, qui non si passa da una forma di governo all’altra, ma da un’epoca ad un’altra.” Un contributo notevole dà il Torrente anche al nascente Consiglio Superiore della Magistratura, di cui è membro dal 18 luglio 1959 al 28 ottobre 1963: “La vicenda istituzionale del Consiglio Superiore della Magistratura – egli affermaè la storia del progressivo affermarsi, non solo nella coscienza collettiva, ma anche nel nostro ordinamento positivo, del principio dell’indipendenza dei giudici dal potere esecutivo” . Il Ministro della Giustizia, infatti, aveva ampi poteri sulle delibere del C.S.M. circa: assunzioni, assegnazioni di sedi e

7 di funzioni, trasferimenti e promozioni e su ogni altro provvedimento sullo stato dei magistrati, pertanto, “il Ministro era in grado, anche con la semplice inerzia, -osserva saggiamente il Teresi- di realmente vanificare e comunque limitare l’autonomia dell’organo di autogoverno nello specifico settore… e …. contrastare l’esercizio della stessa sua attività” Il Consiglio Superiore della Magistratura, presieduto dal Ministro della Giustizia, s’insedia il 18 luglio 1959, costituito da: ex Ministri Giustizia Azara e De Pietro, dal Primo Presidente della Cassazione Eula, dai Presidente di Sezione della Cassazione Tavolaro e Torrente, dal Presidente dell’ANM Chieppa, dai parlamentari Tosato, Magliano e Rocchetti. Tra i membri togati, solo al quinto scrutinio sono eletti: Andrea Torrente, Paolo Polimeno, Domenico Pedote, Guglielmo Gentile, Errico Laporta, Carlo Giannattasio, cassazionisti; Elio Siotto, Emilio Germano, Gianfranco Carnesecchi, Francesco Spinelli, magistrati d’appello; Luigi De Marco, Santi Licheri, Pietro Paolo Glinni, Riccardo Pacifici,

magistrati di tribunale. Il Presidente della Repubblica G. Gronchi, il Primo Presidente della Cassazione reggente, S. Tavolaro e il Procuratore Generale reggente Enrico Poggi sono membri di diritto Nel frattempo, Andrea Torrente, fervente studioso, scrive monografie di alto spessore scientifico, note giurisprudenziali e collabora con enciclopedie e rassegne di diritto; il suo impegno è apprezzato a tal punto che gli è conferita la libera docenza in Diritto della navigazione, nel 1948 e dal 1956 gli è affidata la cattedra di Istituzioni di Diritto Privato a “ La Sapienza” di Roma. «La donazione», «I contratti di lavoro della navigazione», «L’impresa e il lavoro nella navigazione», «I contratti di utilizzazione della nave o dell’aeromobile», sono solo alcune opere. Post mortem, gli sono dedicati gli studi di giurisprudenza dal titolo: “Studi in memoria di Andrea Torrente” (1968, Milano, Giuffrè – Biblioteca Corte d’Appello-Napoli) ancora oggi citati dalla più recente dottrina

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PAOLA CONSOLETTI

TEATRO GELSOMINO…..TRA PALCO E CULTURA La Stagione Teatrale 2018/2019, al Teatro Gelsomino, annuncia con grande entusiasmo un cartellone davvero straordinario con molteplici artisti che si alterneranno sul palco. La rassegna avrà inizio il 16 novembre, con lo spettacolo di Pino Insegno ed Alessia Navarro, a seguire, grazie alle anticipazioni dettate dal Direttore organizzativo Gianluigi Osteri, spettacoli “gustosi” e particolari. Il programma prevede Sal Da Vinci il 30 novembre, Paolo Ruffini il 14 dicembre, Francesca Marini l’11 Gennaio, subito dopo il 25 gennaio Sergio Cammariere, per poi continuare con Nino Frassica l’8 febbraio, la compagnia Stabile il 22 marzo e Hirondelle il 5 aprile. Un cartellone, sicuramente interessante, che coniuga personaggi conosciuti a livello nazionale con altri dotati di pura napoletanità. Tutto questo è stato organizzato, proprio per dare libero svago e divertimento agli spettatori, i quali aumenteranno in virtù della qualità delle proposte del Gelsomino, grazie ai servizi aggiuntivi, che lo staff gestionale ha confermato anche per la prossima stagione teatrale, un’ iniziativa chiamata “Tutta la Famiglia…. A Teatro”, con laboratori creativi e piacevoli intrattenimenti, dedicati ai bambini degli spettatori, i quali intanto si godono tranquillamente lo spettacolo, inoltre è attivo un “servizio navetta gratuita”, per gli anziani e i diversamente abili. Il Gelsomino vuole creare un teatro di provincia, ma non solo, un teatro di punta, di innovazione, di richiamo, e nel contempo cerca e raggiunge la sua identità. Questo piccolo gioiello nel cuore di Afragola, ha messo su anche una “Stabile” di cui pochi teatri hanno la fortuna di avere, voluta da un intenso desiderio di “prodotto fatto in casa”. Il Teatro Gelsomino è un vero e proprio polo culturale, un vanto per la città, in quanto il suo intento, il suo obiettivo principale è quello di coinvolgere tutti, questo grazie al grande lavoro svolto dalla società “La Gabbianella”, con a capo il Direttore Gianluigi Osteri, il quale opera nel settore degli eventi e del turismo, e che con determinazione e coraggio, porta avanti una realtà definita “fiore all’occhiello”, di tutto l’hinterland napoletano, con un programma tutto nazionale. Tra gli spettacoli della Stagione Teatrale, viene presentata anche la Stagione concertistica classica, seguita da un pubblico variegato, così il 9 novembre ci sarà in scena “Pierino e il Lupo”, di Sergej Prokofiev, il 13 dicembre “Zak Quintet in Le Quattro Stagioni” di A. Piazzolla, a seguire il 18 gennaio “Trio Jazz” con special guest Fabrizio Bosso, il 22 febbraio “Il

Barbiere di Siviglia” di G. Rossini, con l’Orchestra Ensemble Lirico Italiano, poi ancora il 7 marzo “Il Quartetto D’Archi e 2 corni francesi”, i concerti di L.V. Beethoven op.81b, ancora il 29 marzo con il “Nuovo Linguaggio della Composizione musicale contemporanea”, infine il 27 aprile con “La Nuova realtà musicale delle orchestre giovanili”, con l’orchestra giovanile “Orpheus” del Direttore L. Fichera. Nel programma teatrale, saranno inseriti, quattro spettacoli di “Drammaturgia”, per ricordare l’amico di tutti, il grande Luigi Necco, amico soprattutto del Direttore artistico Gianluigi Osteri. Dunque il Teatro Gelsomino è cultura, è un palco in continuo movimento, fervore, rinnovamento, ricco di iniziative, un palco che insegna come amare il teatro, come farsi coinvolgere attraverso spettacoli classici e moderni, in una miscela sorprendente, che attirerà sempre più l’attenzione di un pubblico numeroso. E’ necessario affrettarsi per la prenotazione e l’acquisto dei biglietti, soprattutto per i non abbonati. Un ringraziamento va fatto alla cordialità del Direttore artistico Gianluigi Osteri, al quale auguriamo, insieme al suo pubblico, una splendida stagione teatrale, ricca di divertimento e cultura.


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10 ILARIA RICCARDI In TV, nei giornali, alla radio, uno degli argomenti più ricorrenti è la scuola; materia sempre attuale e le cui problematiche sembrano non esaurirsi mai. Tuttavia, tante le volte di cui se n’è parlato, ma relativamente poche quelle in cui a farlo è stato chi la vive in prima persona e quindi, meglio ne comprende e ne conosce le relative dinamiche. Un esempio lampante è dato dalla Riforma della Buona Scuola, un piano di Governo che non ha saputo risolvere le contraddizioni alla base del sistema scolastico italiano, che i professori continuano a lamentare, e a cui si erano opposti sin dal principio attraverso diverse manifestazioni. A mitigare la confusione riguardo tale disciplina e a scoprirne gli scheletri ( non così tanto nascosti in fondo) se ne occupa la docente di tedesco Bazzicalupo Valeria, attualmente in carica presso il Liceo Piero Calamandrei di Ponticelli. La professoressa Bazzicalupo svolge il ruolo d’insegnante in Italia dal 1987, avendo, infatti, lavorato già precedentemente all’Università tedesca per una durata di 6 anni. Secondo la sua esperienza, anche se avuta in un ambiente diverso quale quello universitario, ma comunque arricchita da amicizie in campo scolastico, ha avuto modo di paragonare due realtà non geograficamente molto lontane, ma totalmente diverse. La scuola italiana appare, in confronto a quella tedesca, molto più dispersiva. Infatti, questa cerca di accumulare molte più ore scolastiche, con intervalli meno frequenti ( in quanto l’ora scolastica in Italia dura 60 minuti e in Germania 45’) e periodi di vacanza sensibilmente inferiori, per poi ottenere risultati molto più esigui. Ciò non significa che gli studenti italiani non facciano pause durante e tra le lezioni, che vengono ugualmente proposte dagli insegnanti, ma proprio questo aspetto mette in evidenza il divario tra l’ufficialità e la realtà. Le regole non vengono applicate e si trasmette agli studenti l’idea di poter fare ciò che si vuole senza subire grosse conseguenze. Si perde quindi il senso di cittadinanza, alla base della convivenza civile e scopo principale dell’ordinamento. A proposito di questo la professoressa Bazzicalupo afferma : “Un esempio eclatante è entrare in classe, trovare un grande manifesto col ciclo dei rifiuti… ma in questa scuola non c’e la differenziata. Lo trovo inaudito. La scuola deve applicare le regole, non ne deve solo parlare”. Insomma, le contraddizioni sono tante, e la stessa Riforma ne è la più alta rappresentazione, in quanto la stessa idea che si ricava dal ruolo manageriale del dirigente scolastico va contro l’idea di democrazia, che la scuola dovrebbe invece proporre e sostituire al modello di obbedienza che è attualmente in atto. “Il modello verticistico è un modello di obbedienza, ma la scuola non deve insegnare l’obbedienza; deve insegnare a

pensare”, sono queste le parole usate dall’insegnante. Un ulteriore argomento di dibattito sono i continui atti vandalici che hanno luogo, di solito, durante questo periodo, al fine di anticipare le vacanze di Natale e che rallentano drasticamente le lezioni, oltre ad essere spesso un pericolo per la salute degli studenti stessi e di tutti coloro che lavorano nell’edificio scolastico. Alla base di questi atti vi è l’errata idea secondo cui la scuola non sia un luogo in cui poter apprendere e migliorarsi, ma la si considera quasi come un carcere, in cui bisogna sottostare alla volontà altrui e in cui non ci si può muovere liberamente. Per dei bambini, la cui sorveglianza è essenziale, ciò andrebbe ancora bene, ma a dei ragazzi bisogna affidare qualche responsabilità, così da poter sperare che possano maturare senza sentire il bisogno di evadere da chi vuole solo offrire loro la possibilità di un futuro migliore. In Germania infatti, racconta la docente, agli studenti è permesso entrare e uscire dall’edificio scolastico a proprio piacimento, suonare o praticare altre attività nel momento in cui non si sentano in grado di seguire adeguatamente la lezione. E ciò non accade solo ai liceo, ma anche alle corrispondenti scuole medie. Gli istituti non sono quindi luoghi in cui i genitori possono rinchiudere i propri figli per saperli al sicuro. Fattore altrettanto tipico dell’istruzione di questo paese è la disorganizzazione, palesata dall’alternanza scuola-lavoro e dai viaggi d’istruzione, i cui tempi di organizzazione sono spesso troppo brevi e che quindi creano molto disagio nelle classi e nelle famiglie soprattutto per quanto riguarda i pagamenti da effettuare. L’alternanza scuola-lavoro dovrebbe costituire l’opportunità di fare esperienza in un ambito inerente agli studi che si stanno affrontando, ma nonostante la disponibilità dei Comuni, soprattutto per i licei vi è una disorganizzazione che difficilmente riesce a garantire la giusta funzionalità del progetto. Inoltre, gli enti che partecipano a tale iniziativa, si ritrovano talvolta con un gran numero di studenti, difficilmente controllabile e che non s’impegna attraverso alcun contratto nel corretto svolgimento del ruolo affidatogli, ritraendosi da un’ulteriore responsabilità. Bisogna poi specificare che spesso, molti studenti vivono situazioni di disagio, che possa essere familiare, psicologico o altro, e le scuole non sono adeguatamente attrezzate a fornire loro un valido aiuto; mancano quindi di uno psicologo fisso che possa costituire per loro la differenza. Questa riporta a riprova di ciò una sua esperienza: “Quello che mi dispiace è vedere molti ragazzi che hanno difficoltà e le scuole non hanno uno psicologo fisso. È assurdo. Ci sono decine di docenti per il potenziamento e nessun psicologo. Nella scuola servono, perché questi ragazzi soffrono e noi non siamo psicologi. Sono cose complicate e vanno affrontate da uno specialista.

L’ISTRUZIONE ITALIANA RACCONTATA DA CHI LA VIVE IN PRIMA PERSONA


DOMENICA 4 NOVEMBRE 2018 Un insegnante di filosofia o religione non si può improvvisare psicologo. Queso significa giocare con l’anima delle persone…Io vengo da una scuola a Gragnano, in cui c’erano tantissimi ragazzi che s’iscrivevano e poi non venivano più; e di questo nessuno se ne occupava. Poi è arrivato un preside, che rendendosi conto dell’alta mortalità scolastica – è già il nome lo trovo deprimente- convoca i docenti[…]e decide che doveva esserci uno psicologo fisso. Ha stornato dei soldi ed è arrivata una psicologa[…] Questa psicologa faceva dipingere dai ragazzi le pareti del suo ufficio ed era bellissimo, vedevi dei murales e ti mettevi a piangere[…]C’era la coda. Noi non abbiamo più avuto mortalità scolastica. La scuola è un posto in cui si ha anche conforto. È vero, questi ragazzi salteranno la lezione di matematica o di tedesco, ma che importa! Possono sentirsi più liberi e meno oppressi[…]e questo lavoro non può farlo un insegnante”.

11 L’esigenza dello psicologo fisso è quindi fortemente sentita dalle scuole italiane, che sono le uniche, tra gli altri Paesi europei, a non poterne usufruire e ciò è assurdo; solo questo basterebbe a dichiararne l’effettiva necessità. Il sistema scolastico è uno dei pilastri portanti di ogni società, in cui bambini e ragazzi hanno la possibilità di sviluppare le proprie capacità, ed è importante capire come vivono tale istituzione e in che modo possano sentirsene ispirati; ma in che modo? Facendo anche paragoni con la scuola del passato? Riflettendo sui valori che ha trasmesso e quali si vorrebbe ritornassero? Cosa si vuole davvero insegnare a questi ragazzi? Come li si può rendere persone migliori? Ognuno ha una propria esperienza da cui ricavare una verità. Se non tutti, la maggior parte sa di cosa si parla. Bisogna portare avanti quella che è la propria idea di scuola; è da qui che si pongono le basi per l’avvenire:

IDA PICCOLO e ISABELLA MONTANO

IL PRIMO CONGRESSO REGIONALE CAMPANO DELLA S.I.R.U. PUNTA SULLA PREVENZIONE PRIMARIA

Il 18/19 ottobre, al “Culture Hotel Villa Capodimonte” (Napoli), si è tenuto il primo congresso campano sulla prevenzione e il trattamento dell’infertilità in Campania, organizzato dalla “Società Italiana della Riproduzione Umana (S.I.R.U)”. Un congresso importante perché si è prefisso uno scopo molto ambizioso, che è quello di salvaguardare la salute delle nuove e future generazioni puntando in primis sulla fertilità, indice rilevante nella prevenzione di diverse patologie. Il congresso ha assunto un particolare interesse, se si considera il ruolo che ha inteso ricoprire in merito alla cura dell’infertilità di coppia, relativamente alla “fecondazione assistita”. Il presidente nazionale della S.I.R.U., il dottor Antonino Guglielmino, e la dottoressa Stefania Iaccarino, coordinatrice regionale della società, hanno sostenuto l’importanza di un’interazione e di una collaborazione interdisciplinare tra diverse figure professionali, che operino nel senso di una “umanizzazione delle cure” nell’applicazione delle tecniche di “procreazione medicalmente assistita” (P.M.A). Erano presenti quindi al congresso non solo ginecologi e andrologi, ma anche biologi, giuristi e psicologi, che hanno sottolineato l’importanza di sostenere e guidare le coppie che si preparano a intraprendere un cammino terapeutico per la fecondazione assistita. La psicologa Marisa d’Arrigo ha infatti evidenziato come la coppia già viva uno stato di grande frustrazione, quando diventa consapevole che il proprio genitoriale, naturalmente concepito, non può essere attuato. Necessario quindi diventa il supporto psicologico che aiuti la coppia a superare quel senso di impotenza e smarrimento e raggiungere la condizione di tranquillità emotiva, indispensabile per sottoporsi alle cure per la fecondazione assistita, che richiede tempo e sacrificio con esiti non sempre e subito positivi. Infatti, la dottoressa Tiziana Notari (embriologa) ha sostenuto che in fase di “coltura embrionale”, sebbene in la-

boratorio vengano severamente controllati e ottimizzati tutti i parametri necessari (temperatura, pH, sterilità), può succedere che sopraggiungano problemi causati da variabili di altro genere, che sfuggono al controllo e che ostacolano lo sviluppo embrionale, compromettendo la buona riuscita della fecondazione. Oltre alle difficoltà relative alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (P.M.A.), l’avvocato Maria Paola Costantini ha posto l’attenzione sui limiti della “legge 40” del 2004, che regolamenta il ricorso alle tecniche di P.M.A.; una legge che, nonostante abbia subito varie modifiche, vieta ancora ai single e alle coppie omosessuali di sottoporsi alla fecondazione eterologa assistita. Se a questi limiti si aggiungono anche quelli economici, considerando che i costi non sono sostenibili da tutti, appare chiaro che il diritto di genitorialità non viene sempre tutelato. Come afferma la dottoressa Giulia Zinno (presidente dell’Associazione Ginecologi Consultoriali), nei consultori i ginecologi possono sottoporre i pazienti solo ai primi esami, per accertare l’esistenza di un problema di infertilità, che, come sostiene il dottor Luigi Montano (uro-andrologo, presidente nazionale S.I.R.U.), ha raggiunto oggi livelli preoccupanti. Ma quali sono le cause dell’infertilità? Il progetto di ricerca scientifica “Eco-Food-Fertility”, ideato e promosso dal dottor Montano, ha dimostrato che gli agenti tossici ambientali, uno stile di vita scorretto e un’alimentazione errata influiscono negativamente sulla salute riproduttiva dell’uomo. “Interdisciplinarietà”, “umanizzazione delle cure”, “fecondazione assistita”, “diritto di genitorialità”, “epigenetica e fertilità”: questi i temi trattati al primo congresso campano organizzato dalla S.I.R.U., durante il quale tutti hanno evidenziato la necessità di prevenire malattie che compromettono la fertilità, la nostra salute e quella delle generazioni future, adottando uno stile di vita sano e un regime alimentare equilibrato e corretto.


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Eccellente reportage del giornalista D. Iannacone sull’I. S. “F. Morano” del parco Verde a Caivano, di cui è Dirigente la prof.ssa Eugenia Carfora

“NELLE REALTA’ DIFFICILI, LA DIFFERENZA LA DEVE FARE LA SCUOLA Una eroina dei nostri giorni, che opera nel nascondimento illuminando il cuore e la mente degli studenti e delle studentesse che frequentano la scuola che dirige: é la prof.ssa.ssa Eugenia Carfora, dal 13 luglio 2007, come ha raccontato al giornalista Domenico Iannacone nel reportage “COME MIEI FIGLI”trasmesso Sabato 27 Ottobre su RAI TRE, Dirigente scolastica dell’Istituto Superiore “F. Morano”, situato a Caivano, nel parco Verde, una delle più importanti piazze di spaccio della Campania. “Quando vi giunsi, un’ala della struttura era occupata dal custode, con aule abitate dai figli; alcuni locali erano stati adibiti a tintoria e a sartoria: dalla moglie e familiari venivano tinteggiate stoffe, dopo essere state cucite e confezionate per la vendita”. Prosegue la sua intervista spiegando che l’edificio scolastico si trovava in condizioni pietose, sporchissimo, vandalizzato; alcuni lavori di ristrutturazione erano stati iniziati da tempo senza essere conclusi, perché al progetto iniziale venivano apportati varianti e si allungavano, così facendo, i tempi di realizzazione. Da una foto mostrata dalla Preside a Iannacone, i telespettatori si sono potuti rendere conto dello stato di degrado della scuola, quando ella vi giunse: in un ufficio, documenti e interi faldoni erano sparsi alla rinfusa a terra e in quel disordine estremo bisognava reperirli quando occorrevano.”Addirittura” ha proseguito il Capo d’Istituto, “trovammo una pistola sepolta nel giardino della scuola!”. Indicando il cancello d’ingresso, commenta: “Da cinque anni chiediamo

che sia riparato, è aperto e chiuso manualmente, con il rischio, come purtroppo accade, che gli studenti possano entrare quando vogliono e uscire durante le ore di lezione”. Spiega che inizialmente era forte la tentazione dello sconforto e non mancavano momenti in cui le veniva da piangere, ma non aveva nemmeno il tempo di versare lacrime. Alla Dirigente Carfora stavano maternamente e teneramente a cuore, come tuttora lo sono, i “suoi” ragazzi da recuperare e da far ritornare in classe, perché elevato era il fenomeno della dispersione scolastica: la metà degli iscritti, infatti, non frequentava. Cominciò, innanzitutto,come ha spiegato nel corso dell’intervista, a preparare per gli studenti un ambiente scolastico accogliente, occupandosi della pulizia di tutto l’edificio; poi iniziò ad uscire la mattina, recandosi nei luoghi di ri-

trovo e bussando anche alle porte delle case, spiegando ai genitori l’importanza del corso di studi per i figli, non rifiutandosi,su consenso delle mamme, di tirarli anche dal letto,mentre dormivano. A causa della scarsa frequenza degli studenti, dovette anche lottare contro il tentativo di sopprimere l’ Istituto “Morano”, perché lo si voleva suddividere “a pezzettini fra i vari Dirigenti del territorio”. Non poche volte si è sentita sola, abbandonata, non sostenuta,“perché non allineata, non formale”: i servizi sociali erano latitanti, la sempre sbandierata “rete” fra le istituzioni non esisteva, ma Lei non si è arresa e il servizio dell’ottimo giornalista Iannacone ha mostrato gli eccellenti risultati della Dirigente Eugenia Carfora, ben coadiuvata dai suoi collaboratori e docenti; innanzitutto un’offerta formativa calibrata sulle reali esigenze della platea scolastica, mirata a


DOMENICA 4 NOVEMBRE 2018 fornire le competenze funzionali all’inserimento nel mondo del lavoro. Infatti, dall’anno scolastico 2013/2014 l’Istituto Superiore Morano agli indirizzi già operativi di Elettronica ed Elettrotecnica, Meccanica, Meccatronica ed energia e Informatica e Telecomunicazioni, si è aggiunto l’indirizzo di Agraria, Agroalimentare e Agroindustria. Inoltre, l’Offerta Formativa si è ampliata con l’attivazione dell’istruzione professionale con l’indirizzo “Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera. “Ogni spazio della scuola, nel corso degli anni è stato riabilitato, reso fruibile; sono state cablate tutte le classi evidenzia orgogliosa la Dirigente “e all’arrivo dei computer, ho spiegato ai genitori che essi servono per gli studenti, aggiungendo che confidavo nel fatto che nessuno si sarebbe permesso di rubare strumenti utili ai loro figli”. Nell’istituto Morano vige un regolamento rigoroso, composto da 14 articoli, memorizzati da tutti i ragazzi per conformarvisi. La Dirigente e tutto il corpo docente mirano, dunque, anche a fornire ai giovani utenti della scuola regole per promuovere il valore della legalità e dei sani principi democratici, in un clima di serena convivenza scolastica, al fine di formare uo-

13 mini e donne liberi dalla disonestà, dalla violenza, dal sopruso, per assaporare il valore della vera libertà nel bene, nella responsabilità sociale, nell’impegno civile, nel proposito di non lasciarsi ammaliare dalle “sirene” che persuadono a ottenere denaro, potere e successo a qualsiasi costo, anche di commettere gravi reati. Ecco due perle di sapienza educativa e sociale pronunciate dalla Dirigente Carfora durante il reportage televisivo: “Nelle realtà difficili, la differenza la deve fare la scuola”, creando sinergia, tempismo e luci da accendere quando intorno è notte; “una scuola che perde i propri ragazzi, non può più essere definita tale”. Per questo motivo, la mattina è lei ad aspettare all’ingresso gli studenti e le studentesse, sollecitandoli a non indugiare, a non attardarsi, chiamandoli per nome uno per uno, come se fossero, appunto, figli propri, per i quali freme, è in ansia, si preoccupa se si assentano, consapevole che le ore giornaliere trascorse in classe fanno da argine alla tentazione di intrupparsi nella manovalanza del crimine per fare soldi e comprare la droga. Si reca, poi, nelle classi, o invia l’insegnante vicaria, e, in caso di assenza di qualcuno, telefona a casa della famiglia per cono-

scere il motivo della mancata frequenza. Ci si accerta,poi, che tutti i cellulari siano stati requisiti prima delle lezioni. Con la voce incrinata dalla commozione racconta la vicenda di una studentessa quattordicenne, di cui seppe il motivo delle assenze dalla madre: “Mia figlia è incinta: meglio questo che una malattia”! Commento della Dirigente: “la ragazza madre non ha più continuato a frequentare la scuola,perciò temo il circolo vizioso che si perpetua da madre a figlia nel non esercitare il diritto allo studio“. Il mio sogno? Quello di vedere i miei studenti realizzati, occupati in un lavoro dignitoso, adeguato agli studi effettuati, che abbiano loro consentito di formarsi una famiglia, di raggiungere traguardi importanti onestamente”. Un reportage del programma televisivo “I Dieci Comandamenti, quello condotto dal giornalista Iannacone, che costituisce, insieme alle trasmissioni condotte da Alberto Angela sulla SHOAH e su Pompei antica, un valido esempio di come la TV pubblica possa svolgere, in questi tempi scarni di tensioni ideali e di alta cultura, un’importante funzione civilizzatrice, orientando il pubblico verso i valori costituzionali di democrazia, legalità, onestà e di convivenza civile.


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14 ANTONIO VALENTI Un uomo, una storia, una location: Antonio Buonomo, la canzone napoletana, Piscinola. Gli elementi si intersecano e nasce la storia: è la Napoli fine anni 60, il tempo delle mele. “Ero in Collegio ma era una vita che non mi piaceva per niente e, ovviamente scappai. Puoi certo immaginare cosa successe quando la cosa fu riferita a mia madre, ma io non mi persi d’animo e le dissi chiaramente che in collegio non ci volevo stare e che mi piaceva cantare: fu il mio outing artistico che mi avviò, naturalmente ho tanto studiato, in quella che è stata la mia carriera”. Un outing artistico che altri fecero in quel periodo fecondo sull’asse Piscinola-Miano, quartieri culo e camicia di Napoli: a Piscinola, con Antonio Buonomo, viene fuori Mario Musella, nero a metà; a Miano è il tempo di James Senese e Nicola Mormone; a Marianella, viene fuori Enzo Avitabile, storie artistiche che, in molti casi si intersecano, è indubbiamente il tempo delle mele artistiche. Antonio Buonomo segue un suo percorso artistico da sempre e per sempre targato Napoli. “Inizialmente esordii con la Casa Discografica Arcobaleno, e feci molti spettacoli con l’organizzatore Vincenzo Trematerra specialmente feste di piazza allora molto in voga a Napoli; poi partecipai a diversi Festival di Napoli: nel 1967 con la canzone ‘Nun spezza sta catena’ abbinato a Mirna Doris e ‘Sincerità’ abbinato a Gino Da Procida; nel 1968 con ‘Guappetella’ abbinato a Giacomo Rondinella, che era rientrato dall’America, terzo posto; nel 1969 cantai ‘O masto’ in abbinamento con Mario Merola; infine, dopo essere passato alla Casa discografica Zeus partecipai all’ultimo festival di Napoli del 1970 cantando ‘Nnammurata a Marechiaro’ e ‘Casanova 70’, rispettivamente in abbinamento con Mario Abbate e Oreste Lionello”. Se tutti i Salmi finiscono in Gloria non fu così per il Festival di Napoli,brutta storia. Che successe? “Fu escluso Mario Abbate e partì la contestazione inizialmente proprio per lui, la Rai allora ritirò le telecamere e senza la diretta televisiva saltò la manifestazione, io e molti altri cantanti protestammo sia a livello locale che a Roma, andammo con un pullman, ma la RAI, colpa dei Dirigenti dell’epoca, non

Antonio Buonomo, quel tempo delle mele artistiche a Napoli cambiò idea e il Festival saltò definitivamente, fu una cosa molto triste”. Doppiamente triste per te. “Sì, la tristezza fu doppia perché a quel Festival avrei cantato con Sergio Bruni la canzone ‘Na bruna’ ed ero tantissimo orgoglioso di quest’abbinamento perché era stato proprio lo stesso Bruni ad esigere che cantassi con lui come mi disse lui stesso con tante belle parole di apprezzamento” Solo la RAI colpevole del declino della canzone napoletana? “Certamente no perché noi siamo distruttivi in tutti i mestieri, nel mondo oggi siamo zero, ma la RAI ha notevoli colpe, ancora oggi non ti invitano anche se alle spalle, come nel caso mio, hai tante partecipazioni teatrali e cinematografiche di successo”. Una carriera di indubbio successo. Cosa pensi ti sia mancato per uno step successivo. “Io sono uno che non ha mai ‘leccato’ né si è prestato a compromessi di nessun genere che, purtroppo non mancano in questo come in altri ambienti, ho contato solo ed unicamente sul lavoro e sulle mie capacità artistiche, sono scelte di vita che talvolta ti penalizzano”. Non manca nemmeno Sanremo nel

tuo curriculum. “Sì, nel 1976 e fu una partecipazione molto ‘movimentata’, cantai ‘La femminista’, un brano satirico per l’emancipazione della donna ma la cosa non fu compresa da alcune donne del movimento femminista che mi aggredirono e la cosa ebbe un notevole rilievo giornalistico”. Cosa manca ai giovani cantanti di oggi rispetto a ieri? “Manca l’impegno, il duro lavoro di approfondimento delle grandi canzoni napoletane classiche e la cultura; io di base ho solo la quinta elementare ma poi ho lavorato tantissimo e oggi se mi esprimo in un buon italiano e posso parlare con cognizione di causa di tanti argomenti e autori lo debbo al lungo lavoro che ho fatto su me stesso per crescere ,mai improvvisando”. Questo il fatto, ma le persone. Neomelodici improvvisatori? “Non mi piace parlare delle persone ma, indubbiamente il movimento neomelodico, nella maggior parte dei suoi componenti ha le sue colpe colpe”. Quali sono le più gravi? “L’improvvisazione, lo scarso studio, talvolta pagano pure persone per incidere magari un CD o per un passaggio televisivo, cose che a poco servono senza un lavoro di approfondimento sulle grandi canzoni classiche napoletano, a partire dal 700; in molti casi dovrebbero cominciare dall’italiano”. Addirittura… “Essendo originario di Piscinola mi capita ogni tanto di farci una puntatina; l’ultima volta mi trovavo nelle Case Popolari e mi è capitato di ascoltare una canzone ‘si nun te spuse a me, me metto carcerato n’ata vota, m’accide..’ e via così! Sono testi abominevoli. Ma si può? Quello che mi ha colpito positivamente è Andrea Sannino, l’ho conosciuto personalmente nei mesi scorsi ad Ercolano, mi è saltato addosso con entusiasmo e mi ha detto che mi segue da quando era ragazzino; l’ho sentito, si avverte l’impegno e la professionalità che spiegano il meritato successo”. Tanto teatro in carriera per te. “Certo, ho cominciato nel 1972 con la sceneggiata ‘O Carabiniere’ di Gaetano Di Maio con Mario Trevi; dopo ho fatto Goldoni con Paola Quattrini, ‘L’imbroglione onesto’ di Raffaele Viviani con la Compagnia di Nino Taranto ,il musical


DOMENICA 4 NOVEMBRE 2018 ‘In bocca all’UFO’ con Renato Rascel; con Rosario Sannino ‘Suor Gina’; al Trianon feci uno Spettacolo con il maestro Peppe Vessicchio ed ebbi la sorpresa di Giacomo Rondinella che venne da Roma per me, fu un’emozione unica; straordinario anche due anni fa Gaetano Liguori che mi chiese di fare uno spettacolo su Viviani al Maschio Angioino, in due giorni, notti principalmente, scrissi e portai in scena ‘Viviani in smoking… e non solo’, un grosso successo anche di pubblico che ad aprile riproporrò al Trianon, un Teatro che dovrebbe dare più spazio al grande Raffaele Viviani,

15 commediografo straordinario, nel Cinema ho lavorato con Patierno in ’Il mattino ha l’oro in bocca’, ho fatto ‘Forte Apasc’ di Marco Risi, ‘Gorbaciof’ di Stefano Incerti, ‘La volppe Sofia’, ‘Take five?, ‘Ammore e malavita’ di Manetti Bros e altre partecipazioni” Notevole bottino artistico in tanti campi. C’è qualche rimpianto? “Forse l’unico è quello di non essere andato a Roma per avere il successo che penso avrei meritato, ma non ho avuto il coraggio di lasciare la famiglia”. Gente di cuore, Napoli ci frega col mare e il Vesuvio?

“Più che Napoli non ho avuto il coraggio di lasciare le mie figlie Maria Francesca e Raffaella che oggi mi hanno reso anche nonno felice di due femmine e un maschio”. Mal di Galleria, direbbe Marotta, o Ben di Galleria, tu che sei un ‘Gallerista’ doc e vip? “Bene assolutamente, ho conosciuto tantissimi artisti, per noi era un punto di riferimento; quando capita ci passo e vedo solo qualche turista e mi viene quasi da piangere per come è vuota, la Galleria ha dato il pane a tanti artisti e mai potrò dimenticarla”.

TERESA D’ANGELO

Gli eventi Cash che emozionano Napoli e non solo

Il noto negozio di calzature, Cash, in Corso Garibaldi n°313 a Napoli e prossimamente con la nuova apertura a Milano in Corso Buenos Aires, organizza come sempre grandi eventi, curati nei minimi dettagli, scegliendo ed offrendo sempre il meglio ai propri clienti e visitatori, come le ottime calzature col grande Made in Italy, e ospitando grandi testimonial per gli eventi, grandi personaggi dello spettacolo per farsi rappresentare in gran stile tutto Cash. Come venerdì 26 ottobre, con un evento fantastico, con un ospite davvero simpatico divertente e speciale, l’attore napoletano Massimiliano Morra, il gigante buono dal sorriso smagliante. Tanti sono accorsi per conoscere la nuova collezione invernale, le tante novità, e soprattutto per incontrare e fotografare il grande ospite della serata. Massimiliano ha rappresentato Cash con tanta amicizia e tanto carisma, rappresentando anche il marchio CH04, di uno style inconfondibile è molto apprezzato. Ottimo staff, partendo dal gran cuore del proprietario Vincenzo Pieno Fruscione, che dá tanto alla crescita del negozio, investendo idee sempre innovative, un grazie anche ad ospiti e amici che portano grande affetto per il brand di calzature. Una serata molto divertente, incorniciata da tanti scatti e da una bellissima intervista al bel Massimiliano, che potete vedere sulla pagina di Cash calzature sui vari profili Facebook ed Instagram, raccolta proprio da me, con tante domande a pieni sorrisi. Grande Cash calzature, che spero darà ai suoi clienti sempre il massimo della tendenza e della moda.

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SERVIZI DI EMILIA SENSALE

INTERVISTA A GAETANO D’ANNA La vita tra imprevisti, occasioni importanti e momenti gioiosamente indimenticabili ci allontana o ci avvicina alle nostre passioni. Gaetano D’Anna, laureato napoletano in farmacia, classe 1960, ha lavorato per tanto tempo nell’azienda di famiglia ed è da sempre appassionato di fotografia, un amore al quale si è potuto dedicare anima e corpo dopotutto solo recentemente, firmando scatti davvero affascinanti dove Napoli è spesso protagonista in tutta la sua bellezza. Ha proposto in alcune personali come l’evento dal titolo ‘E non solo Napoli’ e ha partecipato a molte collettive, come quella organizzata al PAN la scorsa estate dal titolo ‘Anime partenopee’. Cosa è per te una fotografia? “È quell’emozione che provo ancor prima Dal 5 al 30 novembre ci sarà a Napoli la mostra fotografica ‘’A fatica’ a cura di Rosario Morisieri Si terrà alle ore 18 di lunedì 5 novembre 2018 l’inaugurazione della mostra fotografica ‘’A fatica’, a cura di Rosario Morisieri. La mostra sarà fruibile fino al giorno 30 novembre presso la basilica reale pontificia di San Francesco di Paola, ubicata in Piazza del Plebiscito a Napoli e in occasione della presentazione ci saranno gli interventi dell’Assessore comunale al bilancio, al lavoro e alle attività economiche Enrico Panini e del docente di fotografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli Aniello Barone. Rosario Morisieri, fotografo partenopeo da sempre innamorato delle bellezze del Centro Storico e delle tradizioni della città, fa il bis: dopo la mostra che è durata tutto ottobre ‘La spiritualità a Napoli’ che è stata un vero successo tra partecipazione ed entusiasmo dei visitatori, per tutto il mese di novembre

di scattare ma già consapevole di aver inquadrato nella mia macchina fotografica una scena che so essere molto particolare per me. Poi arriva il click e so di essere riuscito a catturare un qualcosa di bello che poteva anche fuggire via e riguardo la scena felice di aver catturato quell›istante”. Come è iniziata questa tua passione? “È una passione che fin da piccolo mi ha trasmesso mio padre e che ho sviluppato durante gli anni dell’università, poi il lavoro in farmacia ha preso il sopravvento e adesso che ho un po› di tempo libero ho ripreso con piacere”. Che rapporto hai con la città di Napoli e la sua luce? “Io considero la mia Napoli un intero uni-

verso che si ha a disposizione per fotografare, per i suoi panorami, per il suo centro storico, per la sua gente, per le sue contraddizioni e per la sua luce particolare in diversi momenti della giornata”. E ti emozioni nel fotografare le sue bellezze artistiche…. “Dalle più importanti alle più piccole e nascoste ci offrono mille spunti diversi ogni giorno da scoprire e fotografare, non solo per i turisti ma per gli stessi cittadini napoletani”. Cosa consiglieresti a una persona che vuole seguire il tuo percorso? “Secondo me è una fortuna avere una passione del genere e consigli da dare non ne avrei proprio, se non quello di seguire quello che piace fare”.

nello stesso affascinante luogo propone un nuovo progetto dedicato alla ‘fatica’, “nel

doppio uso – spiega Morisieri – tipico nella lingua napoletana, vale a dire fatica intesa in maniera classica come fatica fisica, il forte impegno impiegato per svolgere un determinato lavoro, e come ‘a fatica, il mestiere in sé”. Un tema che, come ricorda lo stesso Rosario, “dagli scatti dei partecipanti mostra tante sfumature della bellissima anima di Napoli, ne racconta le storie con rispetto e tanta passione, andando al cuore pulsante dei mestieri e di tutto il loro mondo”. Ecco l’elenco dei partecipanti: Anna Pane, Vincenzo Zannini, Sax Palumbo, Salvo Zanca, Nicola Flauto, Salvatore Elefante, Iana Salerni, Leandro Felicioni, Valter Moretti, Emilia Sensale, Velia Cammarano, Michele De Filippo, Lucia Mugnolo, Nicola Della Volpe, Robbie Macintosh, Francesca Sincero, Ernesto Napolitano, Diego Levrero, Angelo Moscarino, Salvatore Lanciano, Mariano Stellatelli, Gabriella Imparato, Alberto Spisso, Francesca Cilento, Mimmo Nardelli, Elena Caporicci.

Si terrà fino al 17 novembre 2018 la mostra collettiva ‘We are family’, organizzata dall’Associazione M.I.A. - Movimento Indipendente Artisti presso il Complesso Monumentale della Chiesa di San Severo al Pendino, ubicato in Via Duomo 286. La mostra è strettamente legata al V Concorso delle Arti e della Letteratura ‘Arianna Ziccardi’, dedicato a una giornalista del quotidiano ROMA e co-fondatrice dell’Associazione M.I.A. scomparsa prematuramente nel 2012, concorso di letteratura, poesia, pittura e fotografia (inclusa digital art). Le opere dei trenta artisti partecipanti sono dedicate al concetto di famiglia, in tutte le sue sfaccettature e secondo il proprio sentire. Ecco l’elenco degli artisti: Giulia Avallone, Aurora Aspide, Loretta Bartoli, Chiara Borgia, Francesca Burrascano, Paola Capriotti, Teresa Cecere, Stefania Colizzi, Carmen Coda, Fortunato Danise, Davide De Caro, Tiziana Giacca, Mario Gianquitto, Andrea Grillo, Renato Iannone, Massimo Maci, Francesca Matacena, Marianna Matacena, Concetta Marrocoli, Giuseppina Menna, Iole Monaco, Antonella Notturno, Antonella Padulano, Roberta Picardi, Enzo Polverino, Silvia Rea, Maria Antonietta Scala, Emilia Sensale, Rosa Immacolata Tavolaro, Maria Francesca Varchetta.


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ROBERTA D’AGOSTINO Maria Bolignano tra web serie, cinema e teatro. Dal 30 ottobre è in onda su Facebook e su IGtv “La famiglia Quozzo” la web serie nata da un’idea di Maria Bolignano e scritta da Maria Bolignano, Maurizio Rosabella e Michele Losciale. Nei 6 episodi di circa 3 minuti ciascuno che formano la prima serie si parla della “trasformazione” della famiglia Buozzo in Quozzo, un vero incubo o forse una cosa buona chissà. Noi ne parliamo con Maria Bolignano. Perché una web serie? Il web (Facebook e Instagram nello specifico) è una piattaforma molto interessante soprattutto per chi, come me, è molto curiosa ed interessata alle nuove forme che l’arte può prendere grazie alla tecnologia e all’evoluzione dei mezzi di comunicazione. Ci racconti come si è creato il gruppo di lavoro? Non è stato facilissimo. Anche perché per essere un low budget è un progetto, comun-

INTERVISTA A MARIA BOLIGNANO que, molto ambizioso. Mi ci è voluto un anno e mezzo per riuscire a comporre il puzzle ma alla fine il gruppo di lavoro che ne è uscito fuori è straordinario. Con me ci sono: Enzo Varone, Maurizio Rosabella, Luisa Picardi, Luciano Piccolo, Michele Losciale, Camilla Bruno e con il cane Mia. A che pubblico si rivolge la serie, avete pensato ad un target specifico? A questa domanda non so rispondere al momento. Il nostro è un esperimento e come tale scopriremo molte

cose sul campo. L’idea è che, pur essendo un comic horror, non abbia un suo target particolare ma possa piacere al ragazzino come al nonno. Soprattutto perché la protagonista della web serie è una famiglia in cui tutti noi possiamo ritrovarci. Che valenza ha questo lavoro? Ha una doppia valenza: vuole analizzare, in chiave comic horror, il cambiamento socio-culturale della nostra società dopo l’avvento dei Social e delle Smart Tv e denunciare la volontà dei

media di voler presentare al pubblico una realtà distorta dove l’idea di FAMIGLIA IDEALE è in realtà una famiglia dai valori sconcertanti ed obsoleti. Torni in teatro con “Fatti unici” e poi ti aspetta un tour con “Miseria e nobiltà” spettacolo diretto da Luciano Melchionna, cosa ti ha spinto ad intraprendere questa nuova avventura? Erano anni che desideravo lavorare con due artisti straordinari come Luciano Melchionna e Lello Arena. E grazie a questo progetto, prodotto dalla Tunnel produzioni, Ente Teatro Cronaca e Teatro Eliseo di Roma, il mio sogno si è avverato. Sono veramente felice Quando ti rivedremo al cinema? Molto presto e precisamente il 13 dicembre nel nuovo film di Luca Miniero “The King -È arrivato il Gorilla” con Frank Matano, Lillo di Lillo e Greg e Cristiana Capotondi.

Nuovo Cinema Italiano Film Festival Periodo di intensa attività per l’Arci movie che ha portato a termine una importante missione oltreoceano; a Charleston al “Nuovo Cinema Italiano Film Festival” l’associazione ha curato una sezione napoletana del festival “Fare promozione del cinema oggi - dice Roberto D’Avascio presidente Arci Movie significa, guardandosi intorno, cogliere la forza delle storie per immagini che vengono da Napoli. Per questo Arci Movie, che nel tempo ha sostenuto in tantissime rassegne la cinematografia napoletana - facendo proiezioni nelle sale tradizionali come nei parchi pubblici, nelle scuole come anche nelle carceri - si trova oggi a promuovere autori e opere della nostra città in festival di qualità come quello di Charleston (Usa) o Cardiff (Gran Bretagna), vetrine internazionali ma anche luoghi di incontro, per far conoscere storie, personaggi, paesaggi, condizione e sogni che la nostra produzione cinematografica sta elaborando con originalità estetica e forza narrativa”. Una collaborazione ci sarà anche con l’”Italian Film Festival” di Cardiff che si svolgerà dal 16 al 18 novembre dove l’Arci Movie porterà il suo contributo curando la sezione napoletana del Festival composta dal regista Marino Guarnieri per “La gatta Cenerentola” e del cantautore Nelson autore delle musiche di “Ammore e malavita”. A Napoli, intanto, da giovedì 8 novembre riparte (spettacoli alle 18.00 e alle 21.00 - ingresso gratuito) il Cineforum di Arci Movie con la proiezione del film “Una storia senza nome” di Roberto Andò; sarà presente lo storico

dell’arte Vincenzo de Luca. Il Cineforum di Arci Movie è giunto quest’anno alla sua ventinovesima edizione con dei numeri di spettatori che si aggirano sui 1500 soci, e si conferma come un appuntamento culturale immancabile per Napoli, vista la sua localizzazione decentrata e la sua ispirazione sociale, ma anche l’impatto culturale sul quartiere con 25 film e 100 proiezioni per il 2018/19. Da sempre i registi e gli attori che arrivano a Ponticelli trovano nel pubblico di periferia l’entusiasmo di persone “vere” e attente, semplici ma esigenti e ancora vogliose di migliorare, oltre che se stesse, il mondo che le circonda. “Il Cineforum Arci Movie riparte senza sosta - dichiara Roberto D’Avascio, presidente Arci Movie - per la sua ventinovesima edizione, con una lunga tradizione alle spalle, ma con occhi gli aperti sul presente. Quest’anno la nostra rassegna proverà, in maniera ancora più forte, a raccontare con tanti film belli e appassionanti il nostro paese, la nostra storia, la condizione che viviamo tutti i giorni, provando ad illuminare certe problematiche importanti o a sottolineare certe contraddizioni. “Una storia senza nome”, film paradigmatico di una condizione di sofferenza del nostro paese, inaugurerà il nostro Cineforum di impegno civile, che incontrerà la partecipazione di tanti soci nella storica sala del Pierrot di Ponticelli. Immaginiamo un Cineforum militante, che sappia fare politica con la bellezza delle immagini su uno schermo, che prenda posizione in una società pronta a sbandare”.


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