DOMENICA Settimanale di Informazione 11 NOVEMBRE 2018
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ANNO XVIII - N° 33 - DOMENICA 11 NOVEMBRE 2018
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SI, SCUDETTO AL NAPOLI (SE DE LAURENTIIS GOVERNA)
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L’EDITORIALE DI NANDO tROISE
SI, SCUDETTO AL NAPOLI
(SE DE LAURENTIIS GOVERNA)
Sognare non si può Ragionare è indispensabile
Il calcio propriamente tecnico, riflette la sua letteratura. Impostata su due sole direttive, una più approfondita, varia e opportuna. L’altra costruita sul solo contrasto. Bianco? No, nero! Quasi legittimo, per certi versi, l’inserimento dei non addetti ai lavori. Anni fa fu Giorgio Bocca ad intervenire. Lo spunto gli fu offerto da un saggio di Geharard Vinnai, intitolato “Il calcio come ideologia”. Il calcio è importante? – chiese Bocca – allora discutiamone. Non aveva tutti i torti. Meno torti abbiamo noi che sollecitiamo da tanti anni la scoperta della mezza Italia rimasta fino ad oggi fuori da ogni discussione. E che, invece, potrebbe riuscire utile per variare i termini di un discorso che sta finendo con lo stancare un po’ tutti, nonostante il crescente successo di folla. L’alternarsi naturale delle classi sociali (proletari – borghesi) vicino agli interessi che suscita il calcio, sta maturando e preparando concezioni certamente diverse da quelle tradizionali e ormai ossessive. La spinta sociale, la necessità suggeriscono termini nuovi e determina-
no esigenze più concrete. Alla mano d’opera locale si aggiunge il piede d’opera locale e non per trito e demagogico campanilismo (come vogliono far credere i più beceri ed incapaci) ma per necessità. Per urgenza di provvedimenti da ricercarsi dappertutto. Ecco allora l’ossessione calcio attenuarsi e favorire dialoghi più utili e seri. Ecco chiarire i termini che propose Giorgio Bocca: gioco del calcio, affare del calcio, sottogoverno, solo così l’Italia può allargarsi, completarsi, fondersi. Poi la parabola o l’ascesa spontanea o voluta chiariranno ancora meglio. Dagli spalti caleranno sulle piste i tifosi e diverranno atleti come si richiede? Bene. Non caleranno? Il calcio si inserirà più obiettivamente, tra FCA, Unicredit, Filmauro, Suning, Elliott, Paluani, Tod’s, ecc. Restare alla ossessione difensivismo o offensivismo o Milik – Mertens o Ronaldo – Higuain o Agnelli – Elkann o Buffon- Donnarumma, me lo consentano il caro amico Pisani, e poi Alvino, Modugno, Monti e Malfitano, non può giovare. continua a pag. 4
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E a questo punto che quanto scrisse Giorgio Bocca tanti anni fa finisce con l’inserirsi a proposito. Politica del dialogo, dite? D’accordo. Ma dialogo aperto a tutti quelli capaci di poter intervenire e contribuire, non dialogo tra pochi intimi. Nutrito soltanto così, anche per colpa dei suoi dirigenti, il calcio diverrà ridicolo. Occorre qualcosa d’altro. Cerchiamo a SUD. Gli spunti ci sono. Nel leggere il libro di Carlo Ancelotti oppure ascoltando il reportage di Federico Murro diretto da Sigfrido Ranucci oppure leggendo L’Espresso mi viene in mente la bontà del vivaio napoletano; in Parma – Frosinone ho rivisto con piacere gli ancora giovani Gigino Sepe, Raffaele Maiello e Camillo Ciano, qualche anno fa compagni di squadra sul campo dell’Audax a Casoria e mi permetto quindi, nell’occasione, di esprimere il mio pensiero che molti riterranno azzardato. Il Napoli ha altri tre talenti: tre ragazzi che potrebbero emulare Lorenzo. Bisognerà crederci e crescerseli. Sono: Roberto Insigne, Tutino e Gaetano. Inoltre mi permetto di esprimere un desiderio, cioè quello di augurare a Bifulco un intero ritiro precampionato con Carlo Ancelotti. Qualche anno fa pensai che era dello stesso livello di Orsolini. Se quest’ultimo è in A a Bologna e lui è a Terni in Lega Pro qualcosa non quadra. Il Napoli ha tre grandi portieri: Ospina, Karnezis e Meret ma alle loro spalle stanno crescendo benissimo tre giovani portieri napoletani: Contini, D’Andrea e Daniele. Tanto per cominciare (il nostro particulare) salutiamo l’amico Cosimo Sibilia, ufficialmente nominato vicepresidente nazionale FIGC e poi chiediamoci se il Napoli potrà effettivamente vincere lo scudetto. Rispondo senza esitazioni: il bandolo della matassa lo possiede, e forse, non lo sa neppure lui, proprio Aurelio De Laurentiis. Tecnicamente invece la nostra risposta è chiarissima e l’abbiamo fornita fin dalla apertura del campionato, con questo titolo “Un Napoli leale alla pari con la Juventus”, apparso sul portale di informazione www.casoriadue.it , su www.iamnaples.it , su www. footballweb.it e nella trasmissione che mi vide ospite a Campane Tv. Poi abbiamo contribuito criticamente alla sua attuale e notevole posizione di classifica sia in campionato che nel complicatissimo girone di Champions League.
E affatto sforzandoci, ma unicamente cercando di interpretare il materiale a disposizione di Ancelotti. Sarà stato un caso ma i gol del Napoli contro l’Empoli scaturiscono da schemi da noi previsti e tratteggiati quattro settimane prima. Callejon appostato a completamento del centrocampo. Insigne, meno sottoposto a Mertens, svariante sull’ala. Il folletto belga deve giocare; scatta, salta, incorna, realizza. Alè vecchio Napoli! Le centurie partenopee sugli spalti si eccitano. Il tifo rotola e riscalda, perfino Hamsik! Ancelotti sta trionfando a Napoli (e speriamo che continui) come meritano i semplici che restano tali e non vanno ad impantanarsi sulle terrazze di qualche circolo nautico. I fiscalisti sono utili, ma non per trasformare un semplice, un proletario in un club –man. Gradiscono la corte….calcistica? Bene. Ma non la guastino, la rispettino. E se vogliono cavarci della facile pubblicità facciano pure. Accomodandosi al “Club di Sky” o alla “Domenica Sportiva” dietro al nostro Carlo. Ora tecnicamente e tatticamente alcune perplessità sussistono. E investono quelli già debitamente segnalati: Albiol ed anche Maksimovic per le loro avanzate a vanvera (meno male che c’è l’omone!) e Allan, magnifico difensore se difende, magnifico attaccante se attacca. Ma Allan è inserito a centro di uno schieramento che esige da lui scrupolo difensivo e non altro: quindi si regoli. Se Hamsik regge, è Allan l’uomo campionato, non altri. E tanto per parlare chiaro, non avrei ceduto Inglese. Vedremo ancora meglio alla penultima di andata contro l’Inter. Tratteggiato il profilo tecnico, tattico, ancora da perfezionare, o meglio da disciplinare. Resta De Laurentiis, che rappresenta in realtà la società, fattore da lui stesso indicato come determinante, appunto assieme
alla squadra e alla folla, per la conquista di un ipotetico scudetto. Stabilito dunque che la squadra, opportunamente perfezionata c’è, così pure come la folla, tornata calda e oceanica…. non resta che lui. Punto di congiunzione e di equilibrio dell’intera situazione. Messa a segno la stoccata data più volte al sistema come, purtroppo, Football Leaks, ha dimostrato, De Laurentiis adesso dovrà mostrare di saper governare. Saper governare significa anche saper unire. Pe n’acino e pepe perse a menesta, si dice a Napoli. L’acino di pepe esiste tuttora. Anzi con ben maggiore peso di quei caldissimi giorni. Se De Laurentiis è capace di intuire dove errò (e quindi di correggersi) negli anni scorsi (perlomeno le volte che a gennaio aveva il suo Napoli primo in classifica o nelle tristi giornate di Inter – Juventus e Fiorentina – Napoli dell’anno scorso) gli ingredienti, da lui stesso indicati, sarebbero al completo, quindi in grado di sciorinare il meglio. Se De Laurentiis, anche per altrui malignità, questo non capirà, la squadra e la folla non potranno certo sopperire alle deficienze della società e la frana seppellirà innanzitutto lui. Migliore di tutti quelli che lo hanno preceduto, De Laurentiis è di certo. Significa molto, significa niente. Significherà tutto la maniera con la quale da oggi procederà per unire un ambiente che purtroppo, anche per colpa sua, unito non è affatto. Qui è Rodi, qui ancora e sempre si salta, caro presidente. Il mistral è una amena puttanata. La vera croce del sud è al Conocal di Ponticelli, al Parco verde di Caivano, sui quartieri, in certe straduzze della Gizzeria, nelle squallide campagne della Lucania, in riva al mare che lambisce e tormenta la Sicilia. Altro che Marrakesh! Nell’abusivismo edilizio. De Laurentiis volle eleggersi Re. Lo sia. Dimostri di saper governare.
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CARMEN PALUMBO Sono ormai diverse settimane che il maltempo mette in ginocchio l’intera Italia da nord a sud, provocando tantissimi disagi e anche molte vittime. Naturalmente nemmeno Casoria è stata risparmiata da questa ondata di maltempo, che ha causato non poche problematiche ai cittadini e alla viabilità stradale. Con i danni provocati dal vento e dai temporali ritornano alla luce vecchi problemi della nostra cittadina, che da sempre vengono accantonati, ma si ripresentano al momento opportuno. Le problematiche principali, purtroppo sono sempre quelle legate alla rete fognaria e all’impianto idrico, entrambi sistemi vecchi e da rifare o comunque da sottoporre a maggiore manutenzione. I maggiori danni si sono verificati nelle strade del centro storico, con Via Cavour e Piazza Giovanni Pisa nuovamente allagate. I cittadini lamentano sui principali gruppi Facebook, l’assenza di interventi per risolvere la questione delle caditoie otturate, che naturalmente dovrebbero far defluire l’abbondante acqua piovana caduta in questi giorni. Tra i maggiori disagi dovuti al maltempo e alla pessima rete fognaria
MALTEMPO E RETE FOGNARIA: PROBLEMI E DISAGI A CASORIA
c’è senza dubbio il palazzo evacuato in Via Principe di Piemonte 34. Dopo la tragica settimana di maltempo, l’edificio si è abbassato di qualche millimetro ed è stato prontamente evacuato per evitare ogni tipo di pericolo. Le cause del dissesto sono molteplici, il Dirigente ai Settori Tecnici, Salvatore Napolitano, fa sapere che i controlli dell’edificio stanno proseguendo e che i primi risultati sono confortanti. Sono state eliminate le perdite fognarie e il palazzo viene costantemente monitorato con fessurimetri magnetici. Fino ad ora la situazione sembra stabile e l’edificio non ha subito ulteriori abbassamenti, sta di fatto che per il mo-
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mento le famiglie sono state allontanate dalle loro abitazioni e non possono accedervi. Oltre alle numerose caditoie otturate, girando per la città e riportando le segnalazioni di molti cittadini, abbiamo individuato alberi molto alti, da tempo non potati, che provocano paura e pericolo tra la popolazione, soprattutto dopo gli ultimi tragici eventi. In particolare sul gruppo “Sei di Casoria se…”, i cittadini segnalano la presenza di numerosi alberi pericolanti in Via Diaz, situati tra l’altro all’interno di una piazzetta, che ogni pomeriggio si popola di bambini e genitori. Queste sono solo alcune delle tantissime segnalazioni che arrivano dal mondo del web, ma chiunque girando per le strade del centro storico e non solo, può vedere il degrado in cui versa l’intera città. Palazzi abbandonati, macerie di edifici caduti, infiltrazioni d’acqua e danni evidenti provocati dalla rete fognaria. La situazione è questa ormai da anni e questi giorni di maltempo hanno solo portato alla luce, problemi che possiamo considerare irrisolvibili, senza un intervento mirato e generale sia all’apparato idrico, che al sistema fognario.
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6 ILARIA RICCARDI
“COSA SPERO PER CASORIA?”
La vicesindaco Marianna Riccardi, la cui esperienza nella vita pubblica ha inizio tre anni fa con le elezioni del 2016 e, ancor prima attraverso la collaborazione con Codacons (associazione per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori) “La Cittadella” , si è resa disponibile per divulgare qualche informazione riguardo le attuali problematiche del luogo e gli ultimi provvedimenti presi dal Comune. Innanzitutto, avendo ottenuto quest’ultima l’assessorato della sicurezza urbana e mobilità, delle attività produttive e sviluppo delle periferie, dell’anagrafe e dei servizi demografici, ha dichiarato che per quanto concerne il rispetto delle regole, la cui violazione rimane spesso impunita e che causa diverse problematiche, non si possono al momento fare concorsi per ulteriori uomini addetti a tale settore e data la vastità del territorio si è cercata un’alternativa attraverso l’installazione di circa 30 videocamere di sorveglianza ed un’ ulteriore ventina in fase di montaggio. Tuttavia s’invita tutta la popolazione al rispetto non solo del regolamento, ma anche della propria morale. “Purtroppo siamo messi molto male qui a Casoria col rispetto delle regole”, ammette la donna. Sono molti i problemi da risolvere in ogni comune, ma quello maggiormente lamentato a Casoria afferisce all’impianto di fognatura, che provoca talvolta l’introduzione di blatte nelle abitazioni,allagamenti delle strade, intasature e quant’altro, e a tale proposito afferma la vicesindaco , anche per smenti-
re le accuse di mancati provvedimenti: “[...]quella delle caditoie è una piaga. […]nel mese di agosto si dispone l’ordinanza di divieto di sosta per tutte le strade interessate e si svolge la regolare pulizia. […]le blatte costituiscono un fenomeno che in questi ultimi anni sta divulgando e tra l’Asl e il comune, nei mesi previsti, si effettua la disinfestazione”. Inoltre, si rivela spesso più difficile del previsto attuare i provvedimenti previsti dalla giunta, fortemente voluti dai cittadini e la cui necessità aumenta col passare del tempo. Nonostante i possibili imprevisti ecco un elenco solo di alcune delle disposizioni prese o comunque realizzabili in breve tempo: • interventi per la riqualificazione degli impianti sportivi in vista delle Universiadi 2019; • inaugurazione del primo asilo nido comunale; • avvio dei lavori del parco in via Michelangelo; • ricostruzione dei marciapiedi in via Principe di Piemonte e in via Marconi; • installazioni di impianti di videosorveglianza; • delocalizzazione del mercato settimanale. Nonostante ciò, sono ancora molti gli interventi da effettuare, soprattutto rispetto i rifiuti che rendono alcune strade impraticabili e rispetto anche i trasporti, che devono essere migliorati non solo per facilitare gli spostamenti, ma anche per ridurre l’inquinamento e promuovere l’utilizzo dei mezzi pubblici.
Premiazione dei Cavalieri Castiello ed Esposito
Il 4 novembre alle 12.00 presso il Palazzo del Governo, in occasione della Festa dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate, alla presenza di pubbliche autorità, ha avuto luogo la cerimonia di consegna delle onorificenze al Merito della Repubblica Italiana concesse dal Signor Presidente della Repubblica Italiana a concittadini residenti a Casoria. Sono stati premiati il Cavaliere Domenico Castiello e il Cavaliere colonnello dell’Aeronautica Esposito Ciro.
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ANTONIO BOTTA
Intervista a don Giuseppe De Vincentiis, Parroco della chiesa S. Paolo
UNA CONVERSIONE PASTORALE AUTENTICA PER UNA CHIESA MISSIONARIA L’incontro con il parroco Don Giuseppe De Vincentiis, che da poco più di un anno serve e guida la comunità parrocchiale di S. Paolo, ha arricchito il mio cuore. Un vero uomo di Dio, autentico, genuino, di grande sensibilità interiore e di profondo spessore spirituale. I lettori potranno rendersi conto di ciò dalle risposte fornite alle mie domande. Ha dichiarato, nel corso dell’intervista, che oggi c’è bisogno di testimoni trasparenti, capaci di illuminare con la luce del Vangelo gli uomini e donne non solo indifferenti alla Parola di Dio, ma anche diffidenti e sospettosi nei riguardi della Chiesa. Ebbene, è proprio don Giuseppe uno dei testimoni di Cristo, un credente credibile. Prima di ricevere il mandato di parroco dal Cardinale Sepe presso la chiesa S. Paolo, dove ha svolto il suo ministero sacerdotale? Sono stato viceparroco presso la parrocchia San Francesco a Villaricca, poi formatore presso il seminario arci-
vescovile diocesano, parroco presso la parrocchia Immacolata Concezione in Portici e responsabile per il catecumenato diocesano per i richiedenti adulti del sacramento del battesimo presso l’ufficio catechistico diocesano. Alla fine del mio primo mandato di parroco
ho desiderato vivere un anno di discernimento presso i salesiani, in quanto porto il modello sacerdotale di don Bosco nel mio cuore e così due anni fa ho lasciato la parrocchia e l’ufficio catechistico per vivere questa esperienza nel centro giovanile salesiano di Scutari nel nord dell’Albania, dove mi recavo già da 5 anni in estate per delle esperienze missionarie insieme ai giovani della mia prima parrocchia. Quale preghiera ha rivolto al Signore quando ha saputo che doveva sostituire mons. Nunzio D’Elia? Veramente non conoscevo né Mons. D’Elia né la città di Casoria in quanto originario della città di Portici per cui, quando il Cardinale mi ha detto dove ero stato destinato al mio ritorno dall’Albania, con molta naturalezza ho accettato l’incarico ed ho chiesto al Signore ciò che chiedo sempre, la luce, la sapienza e il sostegno per affrontare questo cammino. continua a pag.9
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Quali ambiti della pastorale lei ha privilegiato nel primo anno del suo apostolato? Ho appena compiuto un anno l’8 di Ottobre, in questo breve tempo ho privilegiato l’ascolto di coloro che qui ho incontrato come collaboratori e poi i giovani e i bambini che costituiscono da sempre la priorità nella mia sensibilità di pastore. Da poco si è concluso a Roma il Sinodo dei Vescovi, con il quale la Chiesa cattolica italiana ha inteso porsi in “ascolto” dei giovani per cercare insieme con loro di “farsi prossima” dei fragili e degli ultimi, bisognosi non solo di cura materiale, ma anche e soprattutto affettiva, così da sentirsi i prediletti del Signore. E’ un modo per rendere i giovani protagonisti nelle Parrocchie, dov’è proprio la fascia giovanile ad essere assente. Qual è il suo parere al riguardo e come pensa di porre in atto le indicazioni del Sinodo? Il Sinodo ci richiama a concetti ed azioni che la Chiesa sta chiedendo e vivendo almeno da 20 anni, ma sappiamo come sia difficile la recezione di nuovi orizzonti da vivere per annunciare il Vangelo nelle nostre comunità. C’è bisogno oggi più che mai di curare le fragilità affettive dei giovani e renderli protagonisti della missione della Chiesa, ciò diventa difficile là dove c’è un contesto estremamente secolarizzato come il nostro, dove regna la diffidenza nella Chiesa da parte dei giovani a causa degli ultimi scandali
9 accaduti, c’è bisogno di testimonianza, di autenticità da parte di tutti coloro che collaborano nell’annuncio del Vangelo che talvolta si perde nell’eccessivo attivismo delle nostre parrocchie, nella mera organizzazione di eventi per l’aggregazione e nella gestione di una pastorale per i sacramenti che sta mostrando i suoi limiti. Questa credo sia la situazione pertanto trovo che nell’accompagnamento e nella vicinanza ai giovani possiamo trovare una strada per riuscire nelle finalità che il Sinodo ha indicato, non nell’ordine di una chiesa di massa, ma di una chiesa che si occupa di uomini e non di numeri. Per la realizzazione di questo semplice obiettivo c’è bisogno di una conversione pastorale delle nostre comunità rispetto a quella Chiesa in uscita con caratteri missionari e accoglienti che Papa Francesco ci ha indicato da diverso tempo nell’Evangelii Gaudium, questa freschezza potrebbe dare un nuovo significato e una nuova motivazione alla presenza dei giovani nelle comunità. Il quartiere S. Paolo è popoloso, con molti nuclei familiari. Penso che anche nella sua comunità parrocchiale ci siano famiglie che il Papa chiama “ferite”: separati, divorziati, oltre a unioni di fatto. Non facile per un parroco, suppongo, progettare una pastorale familiare che possa aiutare e far sentire la vicinanza della Parrocchia a queste realtà. E’ così? Bisogna sfatare un mito, il territorio di pertinenza della comunità di San Paolo conta 6000 abitanti che per la diocesi di Napoli è da considerare medio – piccolo
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in realtà è la sua posizione di confine tra Napoli e Casavatore che aumenta il bacino di utenza della parrocchia. Al di là di queste considerazioni numeriche, che lasciano il tempo che trovano, certamente la famiglia insieme ai giovani è una priorità della Chiesa, ed anche nella pastorale parrocchiale c’è un’ attenzione particolare a quella famiglia ferita che oggi ci interpella sempre di più. Al momento abbiamo cominciato dei percorsi per le famiglie senza distinguere quelle ferite da quelle cosiddette sane, perché anche lì dove a nostro modo di vedere vive una famiglia sana, c’è la totale assenza della percezione dell’essere una famiglia cristiana, c’è la totale ignoranza di Dio e della sua Parola e soltanto un riferimento relativo ai sacramenti che devono celebrare i figli richiesti con una fede che spesso è rimasta a livello infantile pertanto anche una famiglia che ha smarrito il senso del proprio essere, la radice fondante del suo esistere è ferita. Credo che la nostra azione debba rifarsi prettamente all’evangelizzazione al di là dei concetti di catalogazione delle famiglie che incontriamo. Un’ultima domanda: che cosa augura e che cosa chiede al Signore per la sua famiglia parrocchiale all’inizio di questo nuovo anno pastorale? Chiedo la comunione di vita e d’intenti perché questa comunità possa diventare un luogo simpatico, caldo e appetibile per chiunque l’accosti ed una occasione per conoscere Gesù come una presenza che salva dai tanti mali che abitano le nostre vite e la nostra società.
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10 Paola Consoletti
“IL GELSOMINO” TRA TEATRO E CINEMA! Il cinema, è una delle forme di comunicazione di massa e d’arte più importante. La parola “Cinema”, proviene dal greco “Kinemata”, ovvero movimento, ed è l’abbreviazione di cinematografo, un sistema tecnico che consente la proiezione di immagini in movimento. Il cinema, costituisce da sempre, una delle forme di divertimento più popolare, in genere si va al cinema perché si cerca un’evasione dalla vita quotidiana, ci si immerge in un contesto diverso, surreale e di divertimento. Un film, attraverso il cinema, diventa mezzo di comunicazione tra l’autore e gli spettatori, tra il mondo moderno e quello antico, un potente ed articolato mass media. Il Teatro Cinema Gelsomino, ad Afragola, nel napoletano, grazie alla sua nuova gestione, punta, proprio con il cinema, alla cultura, all’arte, alla tradizione ed all’innovazione. Gianluigi Osteri, manager della società “Gabbianella”, leader nel settore della creazione e gestione di eventi turistici, insieme alla sinergia di personalità influenti su territorio afragolese, ha potuto mostrare, oggi, la vera rinascita del Teatro Cinema Gelsomino, restaurando in provincia, un polo culturale ed artistico di grande interesse. Gli ambienti, dotati di nuova luce, comprendono una grande platea con ben 530 posti ed una sala conferenza, entrambe dotate di service audio luci di nuova generazione, un servizio biglietteria on line, wifi, un servizio video audio conference, ed un accogliente coffeebook per amici e clienti, che desiderano trascorrere qualche ora in compagnia, tra una lettura ed un caffè. La stagione teatrale 2018/2019 del Gelsomino, ha dei nomi notevoli, ma la sua mission è quella, soprattutto, di far giungere la cultura in provincia, coniugando il teatro alla musica ed al cinema. L’intrattenimento culturale ed artistico, è arricchito da una considerevole programmazione cinematografica, con il “Ci-
nema dentro la città”, rivolta a tutta la famiglia, la quale può godere, finalmente, di una sala accogliente, dotata di tutti i comfort di ultima generazione, Per tutti gli appassionati, è stato inserito un programma speciale di cineforum, che per competente selezione, include titoli di film di eccezionale valore. Per quanto riguarda invece la programmazione dei film, in uscita per il 2018/2019, si prevede una stagione davvero interessante, di grande spessore, il cinema Gelsomino presenterà la medesima programmazione dei cinema di Napoli e provincia. Il Gelsomino, non è un cinema comune, lo si può definire un cinema animato, animato dagli spettatori, dai bambini da coloro che sono appassionati a questo tipo di arte, andare al cinema, o meglio andare al “Gelsomino”, è un po’ come tornare a casa. Il cinema torna nel centro città ed anche alle sue tradizioni, confortando intere generazioni, contente di veder rinascere quello che una volta rappresentava l’unico luogo di ritrovo per i giovani e svago per gli anziani, la classica struttura a misura di famiglie. Gabbianella club srl, con il suo servizio di navetta gratuita, crea un asse di comunicazione tra città, luoghi di provincia e teatro cinema, ed offre inoltre un servizio animazione per coloro che vogliono godersi una serata all’insegna dell’arte, cioè il cinema. Oggi il nuovo Teatro Cinema Gelsomino, può essere definito come un piacere della bellezza culturale ed artistica in mille sfaccettature.
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DOMENICO BORRIELLO
“El dia de los muertos”, la tradizione che ha ispirato Coco!
In questo periodo si è celebrata una splendida tradizione messicana, ovvero quella del “Dia de los muertos”. Sì, stiamo parlando del “giorno dei morti”. Da noi è una commemorazione, mentre in Messico è una vera e propria festa che ha alla base l’idea che i nostri cari ritornino nel mondo dei vivi a farci visita. Un evento che è anche alla base del film di animazione Coco, che ha riscosso un grandissimo successo tra grandi e piccini. Ma come funziona questa festa tutta messicana? Innanzitutto per prepararsi al ritorno degli antenati, si mette in piedi una coloratissima “ofrenda”, ovvero un altarino in omaggio ai nostri cari. Sull’ofrenda non possono mancare: - Acqua, per dissetare i nostri cari che hanno percorso un lungo viaggio dal mondo dei morti a quello dei vivi - Candele, per illuminare il cammino verso casa - Piatto e bevanda preferita dei nostri antenati - Pan de muerto, la pietanza tipica del “Dia de los muertos” - Calaveritas de azucar, ovvero teschi di zucchero che sono il simbolo del “Dia de los muertos”. Sono teschi molto simpatici e colorati - Cempasuchil. Dei fiori arancioni, con i cui petali in molti stati messicani si adornano anche i vialoni che portano a casa, per segnalare la strada ai nostri cari - Papel picado. Ovvero dei fogli di carta velina intagliati a mano, di tutti i colori e dimensioni, che rendono questa festività molto colorata Non mancano nemmeno sale, liquori e altre cose. Poi di stato in stato, in un paese grandissimo come il Messico, ovviamente possono variare alcune cose. Ciò che non può proprio mancare è la FOTO di ognuno degli antenati. Questo perché l’esposizione della foto permette all’anima di ritornare sulla terra nel giorno dei morti. Ma soprattutto perché è MOLTO importante tramandare di generazione in generazione volti e ricordi degli antenati. Perchè? Perché in Messico c’è una credenza molto suggestiva.
Se si è ricordati nel mondo dei vivi, si vive anche nel mondo dei morti. Se nessuno si ricorderà di noi nel mondo dei vivi, di conseguenza si morirà anche nel mondo dei morti. Una credenza che apre a un ampio raggio di considerazioni e riflessioni. Un ruolo importante lo riveste anche l’alebrije! L’alebrije è uno spirito guida che accompagna ognuno di noi. Nel film “Coco”, ad esempio, l’alebrije di Miguel è .... DANTE! Sì, il simpatico cagnolino, che nella tradizione messicana è anche sinonimo di fedeltà! La tradizione del “Dia de los muertos” colora anche le piazze e le strade di tutte le città messicane. Ad esempio a “Città del Messico” si svolge un’interessantissima e suggestiva sfilata del giorno dei morti, un’esplosione di suoni e colori. Per il resto vorrei chiudere con la “Leggenda di Cempasuchil”, ovvero il fiore arancione tipico della festa. C’erano una volta, ai tempi degli Atzechi, due ragazzi che si amavano moltissimo e che ogni giorno salivano al monte a rendere omaggio con dei fiori al dio del sole. Un giorno il ragazzo partì in guerra, ma purtroppo non fece più rientro. La ragazza, disperata, salì al monte invocando pietà al dio del sole. Pur essendo una divinità, quest’ultimo si commosse a tal punto di far cadere i suoi raggi sulla ragazza e di trasformarla in un fiore arancione. In quel momento da quelle parti passò un colibrì che si posò su di esso: questo contatto trasformò la fisionomia del fiore, che divenne “il fiore dei 20 petali”. Il colibrì altro non era che il ragazzo perito in battaglia, trasformatosi in uccello secondo la credenza atzeca che vedeva i morti in battaglia ritornare in vita sottoforma di pennuti. Il fiore, quindi, rappresenta l’amore eterno, quello che continua anche dopo la morte. In linea di massima credo che la tradizione messicana del “Dia de los muertos” sia ricca di significato, attribuendo alla morte un significato molto più profondo. Il modo di vivere il tutto come una festa fatta di musica, colori e sfilate, secondo me, è l’omaggio migliore che si possa fare a coloro che non ci sono più.
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12 ANTONIO VALENTI
Ricordando Carlo Giuffrè, sulle tracce dell’attore e del napoletano “Dimme, dimme a chi pienze assettata sola sola addereto a sti lastre? ‘Nfacci’ ‘o muro ‘e rimpetto stampata veco n’ombra e chest’ombra sì tu!’ Una struggente serenata d’amore, Annamaria quella che cantasti di sera tanti anni fa… “Sì, ma d’amore per Napoli e non una sola sera. Era Carlo Giuffrè, ho lavorato con lui per un’estiva e per un altro spettacolo in suo onore, tanti anni fa; mi aveva presentato la mia amica Teresa Del Vecchio che ha lavorato con lui per diversi anni. Mi è rimasto questo ricordo dell’amore che lui aveva per Napoli e per la canzone napoletana, per cui ogni sera mi prendeva la mano, se la metteva sotto il braccio ed io dovevo cantargli questa canzone, ogni tanto gli dicevo ‘Carlo, ma non si può sempre…’ e lui ‘Dai, mi piace ascoltare le canzoni di Napoli’ ed era contento di sentire queste canzoni”. La Sirena che racconta è Annamaria Colasanto, cuore e voce napoletana doc, attrice e cantante, per un lungo tempo ‘cantante emigrante’, il passato, l’oggi e il domani felicemente ancorati a Napoli, for ever. Un personaggio prevalentemente sentimentale Carlo, poco ‘materiale’, potremmo dire… “Non fosse per il gateau…” Che c’entra il gateau? “Lui era molto goloso del gateau e, anche attraverso la mia amica Teresa talvolta, si informava di cosa avessi cucinato e se era gateau lui era autoinvitato d’ufficio”. Sul campo professionale come era? “Era un signore, non alzava mai la voce, ti parlava sempre con un sorriso per non urtare la suscettibilità delle persone, se facevi un provino ti diceva di fare quello che volevi che poi ti avrebbe lui detto se qualcosa non andava, ti faceva esprimere quello che più ti era congeniale. Sul palco non lo avvertivi nemmeno, grossi personaggi: mi ricorda Franco Ricci quando, tanti anni fa, facevo il ‘Salotto Tolino’ per Canale 21: sentivo cantare e non avvertivo se fosse lui o una registrazione, tanto poco era invadente”. E’stato l’ultimo dei mohicani del teatro napoletano? “Non saprei dirti, oggi ci sono certa-
mente grandi attori come Maurizio Casagrande, Carlo Buccirosso o lo stesso Vincenzo Salemme che ha pure lavorato con Eduardo, ma quello che scarseggiano sono i testi, per cui se vuoi fare uno spettacolo di grosso livello devi rivolgerti a testi consolidati, nel mio caso, per esempio, ho appena terminato di lavorare al Sannazzaro nel ‘Masaniello’ storico di Armando Pugliese e Elvio Porta in una versione attuale con la Compagnia di Lara Sansone” Qualche traccia ‘territoriale’ di Carlo Giuffrè a Napoli. “Certamente, Carlo per un certo periodo ha abitato al Rione Luzzatti, dove vivevo con la mia famiglia e lui e il fratello Aldo erano amici di mio padre. Proprio in quello stabile adesso hanno girato ‘L’amica geniale’ ” Traccia ‘territoriale’ più marcata quella del ragioniere Luigi Infante, commercialista di lungo corso. “Per un periodo sono stato responsabile contabile dell’Istituto Filangieri, nei pressi di via Tribunali, e in qualche occasione venne a trovarci Carlo Giuffrè che aveva studiato nella struttura in anni precedenti”. Ma da 1 a 100, quanto era napoletano Carlo Giuffrè, Enzo Romano? “99 certamente, amava le canzoni napoletane, le canzoni e la lingua napoletana, il suo linguaggio, come altri l’aveva ereditato da Eduardo, con cui aveva cominciato, del resto il dialetto è anche sfumature e se una cosa napoletana la fai in italiano immancabilmente si perde molto”. Enzo Romano,cantante ed attore, ha
lavorato con Carlo Giuffrè nell’ultimo periodo nella riproposizione di una delle commedie edoardiane meno rappresentate. “Sono stato nelle sua Compagnia dal 2009 al 2011 per la rappresentazione della commedia ‘Il Sindaco del Rione Sanità’, per me è stata indubbiamente una bella esperienza”. Cosa aveva ‘ereditato’ artisticamente Carlo Giuffrè da Eduardo? “Come attore aveva una sua peculiarità, certamente aveva il rigore professionale di Eduardo, una scena la provava lui molte volte prima di fartela ripetere e, molto spesso, non finiva lì…” E come finiva? “Con i ‘pizzini’ come li chiamava lui, poco prima di andare in scena tirava fuori dei fogliettini in cui aveva riscritto delle battute come le aveva ripensate e tu dovevi cambiare in corsa, ti chiamava poco prima di andare in scena ‘Vieni, che t’ho portato ‘o pizzino!...”. Una sorta di work progress artistico infinito. “Diciamo così. In occasione della prima della Commedia a Viterbo, toccò a Massimo Masiello un ‘pizzino’ particolarmente lungo ed impegnativo, gli aveva cambiato un monologo piuttosto lungo e Massimo in due ore dovette a tamburo battente imparare e interpretare una scena rilevante cambiata”. Artistici anche film del genere commedia all’italiana soft sexy interpretati? “Ma vedi, quello era il periodo che si facevano quei film e con loro potevi guadagnare. Tutto qui. Interpretarli non in-
DOMENICA 11 NOVEMBRE 2018 tacca certamente le tue doti artistiche”. Fuori dal contesto lavorativo come era Carlo Giuffrè? “Era napoletano, gli piaceva stare a tavola fino alle due o tre di notte, poi andava a dormire alle sei e si svegliava a mezzogiorno, per questo motivo solo una volta, a Milano, io e Massimo mangiammo con lui”. Corrado Taranto, figlio e nipote d’arte, Carlo e Nino, lontana esperienza con Carlo Giuffrè. “Lontana nel tempo ma sempre attuale, i fratelli Giuffrè hanno inciso nel mio essere attore: il senso del rigore, la disciplina, l’impegno cose che Carlo aveva ereditato da Eduardo”. Caratteristiche che, diciamocelo pure, non si addicono molto alla nostra indole partenopea. “Pure sono essenziali; io nei miei 42 anni di carriera ho fatto tardi solo una volta, a una prova costumi, proprio con Carlo Giuffrè che mi telefonò ‘Stai dormendo? E continua a dormire’. Una vergogna tremenda”. Non solo gateau, quello di Annamaria Colasanto, il peccato di gola di Carlo Giuffrè. “Entrambi i fratelli, ma Carlo in particolare, erano delle buone forchette. Quando lavorammo a Napoli, era il 1984, io ero sposato e abitavo ai Mira-
13 coli, lui mi telefonava la mattina e chiedeva ‘ Cosa ha cucinato tua moglie? ‘, ‘Pasta e ceci’, ‘Buoni, allora veniamo’. Così lui e Aldo una volta pasta e ceci, un’altra pasta e fagioli o la mozzarella di Aversa, vennero spesso, con la macchina, a mangiare a casa mia”. Con Carlo Giuffrè finisce un’epoca per il teatro napoletano? “Finisce, ancora e sempre di più, un certo modo professionale di fare l’attore senza improvvisazione, crescendo per gradi, rispettando un ordine del giorno nel lavoro teatrale, provando come si deve; una volta si provava ogni giorno per 7 ore e 40 al giorno, oggi 3 ore e spesso non tutti sono presenti. Per al ‘Figliata’ di Viviani provammo 5 giorni, è capitato che un grosso personaggio di cui non faccio il nome, approfittando che il copione prevedeva che recitasse con un libro in mano, non imparò le scene e recitò leggendo”. Cosa è cambiato nelle giovani generazioni di attori rispetto alle vecchie? “Mio padre Carlo, mio zio Nino, i Giuffrè venivano dal periodo di guerra, da un tempo in cui la fame era fame nel senso letterale della parola mentre oggi significa avere un solo telefonino invece di tre”. Artisticamente come e cosa è cambiato?
“Carlo Giuffrè sapeva fare di tutto, compreso l’avanspettacolo, c’era la capacità di improvvisare, una stessa scena magari era diversa ogni sera e non ti annoiavi mai, si faceva ridere, l’ho visto anche in Giacomo Rizzo e Vittorio Marsiglia, con elegenza, signorilità, senza volgarità; Eduardo ha insegnato proprio il rigore e il concetto, non tutti l’hanno capito, che interpretare e recitare sono due cose diverse. Oggi, poi nel teatro mancano i testi e le produzioni, gli impresari una volta facevano i conti dopo, oggi li fanno prima”. Cosa ha significato la morte di Carlo Giuffrè? “Per me è stata come la morte di uno di famiglia, perché il Teatro questo era; per me Giacomo Rizzo per intenderci è come un fratello; una famiglia che prima era numerosa e oggi lo è sempre molto di meno”.
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EMILIA SENSALE
A Forcella nasce l’iniziativa #pizzafrittacondivisa
‘Condivisione’ è un termine meraviglioso: è l’uso congiunto di una determinata cosa od occasione, è rendere partecipe qualcuno di un’emozione, è dividere il proprio bene con qualcun altro che magari ne è privo. Nell’era dei social ‘condividere’ è un verbo molto usato e indica la diffusione di un medesimo dato affinché possa essere esteso tra conoscenti ed estranei e con questa operazione una determinata notizia può arrivare in qualunque angolo del mondo. La scelta della parola ‘condivisione’ non è stata casuale nel nominare una bellissima iniziativa di solidarietà: il pizzaiolo Vincenzo Durante, infatti, ha lanciato l’hashtag #pizzafrittacondivisa, un progetto che trova nascita e crescita nel suo locale ubicato nel cuore di Forcella a Napoli, in Via Pietro Colletta. Il progetto è nato in collaborazione con don Luigi Calemme, parroco della Chiesa dell’Annunziata, e vuole regalare ai bisognosi un momento di gioia e ricco di bontà in tutti i sensi. Un gruppo di persone, infatti, nel pomeriggio di martedì 5 novembre 2018 si è recato presso il locale dove hanno potuto assaggiare delle pizze fritte che sono state precedente offerte da clienti che passando a pranzo o a cena nel locale hanno voluto sostenere l’iniziativa. A Napoli esiste da tantissimo tempo il rito del ‘caffè sospeso’, un gesto bellissimo col quale i cittadini pagano un caffè per un bisognoso che verrà a richiederlo; l’idea della #pizzafrittacondivisa segue questo esempio di grande generosità e lo fa con la donazione di una pizza fritta, vero must del locale di Vincenzo Durante. All’iniziativa possono partecipare tutti: ad ogni pizza fritta letteralmente condivisa viene generato un ticket posizionato sul bancone della pizzeria, così da permettere di controllare nell’immediato se qualcuno ha lasciato una pizza pagata.
Emilia Sensale 2° classificata al V Concorso delle Arti e della Letteratura ‘Arianna Ziccardi’
Pelle di carta
Possiedi candida pelle, di carta, che l’acqua teme e spesso innalza nel nutrire il respiro che squarta carne nel petto, che dolce rimbalza. Foglio bianco per giochi di bambino, per pastelli colorati di sogni, mentre queste dita tinte di vino vi abbozzano speranze e bisogni. Appare la forma di un neonato, figure di un piatto, di un treno in corsa, di un caffè sorseggiato la mattina. La tua pelle è un niveo strato, vi disegno prendendo la rincorsa la nostra famiglia, così vicina.
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DOMENICA 11 NOVEMBRE 2018 BIOLOGIA DELLA NUTRIZIONE
15 a cura della Dott.ssa Flavia Altieri, Biologo Nutrizionista
Obesità infantile: cattive abitudini per 7 bambini su 10
Cattive abitudini alimentari e scorretti stili di vita e non malattie genetiche o endocrine alla base dell’obesità infantile. Ad ammonire soprattutto i genitori che tendono sempre più spesso a riconoscere tardi l’eccesso di peso dei propri figli, sottovalutando gli errori alimentari e lo stile di vita sedentario che ne sono alla base, sono i pediatri della Società italiana di pediatria. In Italia, a dieci anni, 2 bambini su 10 sono in sovrappeso e 1 su 10 ha l’obesità, un primato europeo. In Campania esiste il più alto tasso di sovrappeso e obesità infantile di tutta l’Italia. Il problema può iniziare molto presto e raggiungere livelli preoccupanti di gravità, con notevoli ripercus-
sioni sulla salute a breve e a lungo termine. I continui squilibri positivi tra assunzione calorica e spesa energetica impiega alcuni anni per manifestarsi. L’organismo accumula le calorie in eccesso aumentando il volume e il numero delle cellule adipose. Mentre il volume delle cel-
lule adipose può essere ridotto con la terapia, assai difficile ridurre il numero delle cellule adipose stesse. Questa è una delle principali cause della difficoltà ad ottenere una guarigione completa dell’obesità una volta che si sia manifestata, dicono gli esperti. Spesso i genitori pensano
erroneamente che con la crescita il bambino dimagrisca spontaneamente, e hanno scarsa consapevolezza delle complicanze associate all’obesità. “Non esistono farmaci per trattare il bambino con obesità”, sottolineano i pediatri, “piuttosto lo scopo della terapia è l’acquisizione e il mantenimento di un bilancio energetico negativo, cioè la riduzione dell’introito calorico rispetto al fabbisogno energetico per un periodo di tempo sufficiente a raggiungere un miglioramento del rapporto tra peso e statura”. E aggiungono: “Affinché la terapia abbia successo è indispensabile modificare il comportamento del bambino e della famiglia attraverso un’educazione continua su abitudini e stile di vita”.
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TERESA D’ANGELO
“Un gesto molto semplice dalla bella Laura ...ma di ottimo aiuto per la bella Napoli”.
Che molti calciatori del Napoli si siano integrati magicamente con la città è cosa nota. È ormai un fatto che anche le loro compagne siano diventate “napoletane” a tutti gli effetti. Un’ulteriore conferma arriva dal gesto di Laura Slowiak, la compagna del centrocampista Piotr Zielinski. La giovane polacca ha postato, infatti, una foto in cui pulisce la spiaggia di Licola. In una foto infatti, è ritratta mentre raccoglie delle bottiglie di plastica dall’arenile nello scorso week end. Insieme a tanti altri cittadini ha partecipato alla pulizia della spiaggia devastata dall’arrivo dal mare di tanti rifiuti a causa delle forti correnti per il maltempo. Un gesto molto umile, buono, è di ottima integrazione che unisce sempre di più la squadra azzurra a tutta la provincia napoletana. Perché Napoli è una splendida realtà che riguarda tutti, una splendida cartolina che dovrebbe essere mostrata al mondo per la tanta bellezza cultura ed arte.
FRANCO D’ANNA
Strepitoso successo a Villa Domi per il “Party del Sorriso”
Si è svolto Sabato 3 Novembre nell’incantevole e storica dimora di Villa Domi il “Party del Sorriso”, fondato dal vulcanico e instancabile artista Angelo Iannelli. Organizzato dall’associazione Vesuvius, in collaborazione con Villa Domi Eventi di Domenico Contessa. Una serata indimenticabile di forte pathos, dove l’esperto e stimato direttore artistico Angelo Iannelli, ha messo insieme tutte le formi di arti esistenti: Moda, musica, canto, balli, pittura, scultura, fotografia, cinema e teatro. La serata, è stata aperta con la brutta notizia della scomparsa del regista Mario Barone, al quale è stata dedicata la manifestazione. Hanno presentato la serata: Edda Cioffi, Emanuela Gambardella e Angelo Iannelli. Lo spettacolo è iniziato con la sfilata dell’Accademia di moda Maria Mauro, successivamente lo stilista Salvatore Fiorentino, ha presentato la collezione di pellicce autunno inverno. Si sono esibiti prima i giovani ballerini: Salvatore Ciccone e Maria Girotta e successivamente i campioni di tango argentino: Francesco Menichini e Antonella Devastato. A deliziare i tanti ospiti: Le pizze di Luciano Sorbillo, la mozzarella di SorrentinoAmodio, i primi piatti di Villa Domi, la cioccolata di Salvatore Todisco e i liquori di Mellis. Spazio alla danza con la bravissima Emanuela Gambardella. A riscaldare la sala il maestro sassofonista Rocco di Maiolo con una performance gigantesca. Il canto ha visto tanti artisti esibirsi: Giuseppe Gambi, Ludo Mr Heide, Luca Sorrento, Antonello Cuomo, Gennaro De Crescenzo, Renato Rino Zero e il percussionionista Rosario Scotti di Carlo. Tantissimi gli artisti e personaggi illustri presenti: Nando Varriale, Angelo Di Gennaro, Gigi Savoia, Piermacchie’, Antoine, Salvatore Gisonna, Felice Romano, Francesca Maresca, Lucia Oreto, Lino Blandizzi, Marika Cecere, Diego Moreno, Marco Fasano, Nando Morra, Laura Tresa, Lucio Ciotola, Marta Krevsum, Lorenzo Crea, sono solo alcuni nomi presenti. Per le istituzioni hanno presenziato il Parlamentare On. Pao-
lo Russo, il Sindaco di Camposano On. Francesco Barbato, l’assessore cultura Comune di Striano Concetta Cordella, Margherita Dini Ciacci Presidente Unicef Campania. Luigi De Magistris Sindaco di Napoli non ha fatto mancare la sua vicinanza all’ottima iniziativa, ha delegato la consigliera Welfare Maria Caniglia che si è complimentata per l’ottima riuscita della manifestazione. Spettacolo nello spettacolo, emozioni nelle emozioni in villa Domi, con i percorsi d’arte in tour con gli artisti in mostra: Nadia Basso, Raffaele Cantone, Francesco Sellone, Antonio Lanzetta, Giovanni Cardiero, Maurizio Fontanella. Presenti le telecamere di: Campania Felix, Planet Tv, Capri Event, DG Foto Art, Donna Fashion, DiviI e Divi, La Gazzetta dello Spettacolo, La Provincia online. Tantissimi i fotografri presenti, gli storici degli eventi Vesuvius, Giuseppe Moggia, Alessandro Perrotta e ancora Umberto Rea, Maurek Poggiante, Mario Occhiobuono, Gino La Gatta, Alessandro Gatto. Gli addobbi floreali di Michelangelo Griffo, il DJ della serata è stato Carlo Di Giacomo. L’associazione Vesuvius ha conferito il premio Cuore D’oro realizzato dall’artista Leandra D’Andrea in arte Lady Napoli al padron di Villa Domi Domenico Contessa e al fondatore del Party del Sorriso Angelo Iannelli che ha ricevuto anche l’orologio Vajmoshop raffigurante una maschera di pulcinella personaggio che lui stesso interpetra magistralmente. La serata si è conclusa tra scoscianti applausi con una magnifica tammurriata del maestro Romeo Barbaro. Il party del sorriso si è concluso con il brindisi finale, taglio della torta e i tradizionali fiocchi di neve del maestro internazionale Ciro Poppella. Tantissimi i complimenti di stima giunti all’ambasciatore del sorriso Angelo Iannelli, il pulcinella della legalità, simbolo di umiltà, semplicità, e di forte aggregazione sociale e comunicativa per l’ottima riuscita della manifestazione, soddisfazione per Mimmo Contessa patron di Villa Domi che asserisce: serata indimenticabile
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Salvatore Giacometti
L’ITALIA e LA GIUSTIZIA FISCALE
Nell’anno 2013, per errori del fiscalista che curava precedentemente la consulenza fiscale, l’AIAS si vedeva arrivare dall’Equitalia cartelle esattoriali che reclamavano crediti con interessi e more dall’AIAS Casoria di circa 320.000,00 € (trecentoventimila/00). E si tratta di un ente non profit che opera per attività sociali nell’interesse dei disabili e le loro famiglie. Esistevano due opzioni; o dichiarare fallimento e eliminare tutto, con conseguenze inevitabili per il Responsabile Legale di circa trent’anni cui sono io, oppure affrontare con coraggio il problema e incominciare a pagare per esistere ancora come AIAS a Casoria. Per dignità è stata fatta la seconda scelta e sono state incominciate a pagare due rate, per un totale mensile che si aggirava a circa tremiladuecento Euro al mese. Nel 2016 viene messa a punto da Ernesto Maria Ruffini del Governo Renzi, una rottamazione delle cartelle che abolisce tutte le spese superflue. L’AIAS Casoria, fa richiesta di adesione alla definizione agevolata art.6 D.L. 193/2016 tale richiesta, riduce la cifra
residua da pagare di € 200.000,00 a circa € 130.000,00 in cinque rate tra 2017 – 2018; Ed il 27/09/2018 si è stato estinto il debito con all’Agenzia delle Entrate, con l’AIAS Casoria. La rottamazione è andata a gonfie vele, per lo Stato ci è stata un entrata di circa dieci miliardi di Euro e forse di più, con grande sofferenza dell’AIAS Casoria e tanti altri che non si sa se definire cittadini modelli o fessi. Intanto il grande statista, populista, leghista Salvini, Vice Premier dell’attuale governo, per la sua posizione di capo di un partito che governa, riesce a far pagare alla Lega, i quarantanove milioni di Euro, di debiti con lo Stato in ottanta anni, senza more e interessi. È di fresca attualità la possibilità da parte del governo pentastellato e leghista di attuare
la cosìdetta “pace fiscale” consentendo, ai debitori fino a mille Euro di abolire le cartelle catastali e agli imprenditori oberati di tasse con ancora situazioni debitorie verso lo stato, come in precedenza si trovavano l’AIAS Casoria ed altri che con grandi sacrifici economici “personali” e probabilmente “familiari” hanno adempiuto regolarmente al pagamento delle tasse, more, interessi e contemporaneamente i dipendenti. L’attuale governa leghista e pentastellato cosa sta pensando per la prossima rottamazione, di abolire una parte del debito per dare la possibilità agli imprenditori di continuare l’attività. Tutto sommato, dal punto di vista sociale, questa scelta potrebbe anche starci. Ma a chi invece ha pagato già tutto, a questo punto il governo cosa fa? Per giustizia restituisce all’imprenditore “corretto” una parte delle tasse già erogate? In caso di una risposta certamente negativa da parte del governo. Credo proprio che tal tipo di imprenditore corretto in futuro, entrerà a far parte della folta schiera di evasori fiscali. Questa è la nostra Italia e la sua giustizia fiscale.
ANTONIO COMI PORTA NAPOLI E L’ENDAS SUL TETTO DEL MONDO! Grande successo per Antonio Comi e l’Endas ai Mondiali ICO Italia - Arti Marziali e Sport da Combattimento, tenutisi ad Ariccia (Roma), lo scorso weekend di novembre. Il World Championship è stato un momento di grande ribalta, grazie ad un cospicuo numero di partecipanti provenienti da Francia, Inghilterra, Stati Uniti, Germania, Polonia, Russia, Mongolia, Thailandia, Brasile, Tunisia, Egitto e tanti altri paesi. Il Maestro Antonio Comi, napoletano classe 1993, nella triplice veste di tecnico, atleta e dirigente Endas Campania ha preso parte al mondiale, assieme al tredicenne Giuseppe Manzoni. Per Antonio Comi, fondatore e coordinatore della “Scuola di Formazione Sportiva”, con sede ad Arzano, è arrivato il titolo mondiale, per il giovane Manzoni, suo allievo, una prestigiosa medaglia d’argento. Visibilmente emozionato Antonio Comi: “Ringrazio Alessandro Cecchini, presidente dell’Ico Italia, per questa grande opportunità concessami, partecipare ad un’iniziativa di questa caratura internazionale è stato un privilegio. Un sentito ringraziamento va ad Endas Campania e ai suoi dirigenti per l’appoggio che costantemente mi danno, in particolare a Roberto Coppola e ad Ivo Coppola. Un particolare grazie ad Endas Nazionale e al suo Vice Presidente Gianluca Esposito, sempre presente in questo lungo cammino. Il ringraziamento finale va alla Global Fight Sports di Napoli con sede a Gianturco, per il materiale sportivo fornito”.
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Una giornata triste per la città di Casoria, la perdita del Notaio ANDREA FERRARA, indimenticabile benefattore della medicina, con il premio intitolato al suo papà, il medico Natale Ferrara. Le più sentite condoglianze alla famiglia, da tutta la redazione.
23 COMUNICATO STAMPA CONSIGLIERA REGIONALE MARIA ANTONIETTA CIARAMELLA VICE- PRESIDENTE COMMISSIONE REGIONALE SBRUROCRATIZZAZIONE ATTI ED INFORMATIZZAZIONE DELLA P.A. CASORIA: EMERGENZA SICUREZZA: LA COMMISSIONE ANTICAMORRA E BENI CONFISCATI SARA’ PRESENTE A CASORIA AULA CONSILIARE COMUNALE - IL 9 NOVEMBRE ORE 12.00 “A seguito della lunga escalation di reati consumati a danno di cittadini inermi, della città di Casoria e comuni limitrofi, ho chiesto ed ottenuto l’intervento della Commissione Anticamorra e Beni confiscati della Regione Campania, e di questo ringrazio il Presidente Carmine Mocerino per la sensibilità dimostrata. Infatti la Commissione, di cui sono componente, sarà presente venerdì prossimo 9 novembre, alle ore 12.00 nell’Aula consiliare del Comune di Casoria per ascoltare i cittadini, i Sindaci, le forze politiche locali e dell’Area a Nord di Napoli, i rappresentanti sindacali, le Associazioni, il mondo della scuola, al fine di individuare unitamente alle Istituzioni Locali le opportune iniziative utili a restituire serenità e sicurezza ai cittadini dell’Area a Nord di Napoli. Sarà presente all’incontro l’assessore alla Legalità e sicurezza della Regione Campania, il dr. Franco Roberti, già Procuratore Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo e Don Tonino Palmese, presidente della fondazione Polis. Saranno presenti anche i vertici delle Forze dell’Ordine Locali e provinciali. Non ci arrendiamo di fronte alla prepotenza della delinquenza comune ed organizzata, sicuri che solo l’unità di intenti tra politica, Istituzioni, Forze dell’ordine, e Forze sociali possa contribuire a combattere e sconfiggere ogni forma di criminalità e delinquenza.”
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