DOMENICA 2 DICEMBRE 2018
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ANNO XVIII - N° 36 - DOMENICA 2 DICEMBRE 2018
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NANDO TROISE
IL NAPOLI PODISTA INGANNA CARLO Cosa accadrà con l’Atalanta?
Resistono in Coppe Napoli, Inter, Roma e Juventus. Il vecchio Milan rischia il crollo. Gattuso, si dice, lascerà il diavolo nel 19, anche se a chiacchiere si parla di contratto a vita. La Juventus non può non programmare altri milioni per l’anno prossimo, affidando gli affari a Fabio Paratici, che resta un manager di rara perizia. La Nazionale ci ha rallegrato tanto, anche le coppe. D’incanto abbiamo riconosciuto nel contropiede il modulo che più si adatta alla nostra personalità tecnica e tattica. Naturalmente, ognuno, auspice la RAI e le tantissime televisioni che pullulano nella rete, ha detto la sua. La trasmissione di Sky calcio show è passata dalla compagna di Buffon a Bonan. Nel Club di Caressa ne sono state dette di cotte e di crude. Nessuna replica meridionale nelle trasmissioni della serie A sia per quanto riguarda Sky che la RAI. L’equivoco si fa sempre più fastidioso, almeno per noi del vero Sud. Il Club e la D.S. fanno la loro parte e cercano di vendere al più alto prezzo la loro merce, che non è scadente. Gli si può solo obiettare che pur avendo tante amicizie quando parlano (scrivono molto poco ndc) dicendo che gli unici napoletani …. validi sono fuori sede. Personalmente siamo del parere opposto. Che gli unici napoletani validi cioè siano a
Napoli. E che le televisioni facciano molto male a non tenerne conto, chiamando a parlare del sud chi al sud forse c’imposta solo le sue legittime speculazioni. Io non voglio tirarla lunga con questi del club e neanche con la D.S. che fanno la loro parte e con quelli di Napoli che non fanno la loro parte ma voglio esternare il mio dissenso per il comportamento delle televisioni che sistematicamente offendono la classe intellettuale e giornalistica del sud ignorandola affidandole un ruolo marginale. C’entra probabilmente una questione di “rimorchio”. Vale a dire che, chi per una ragione, chi per un’altra, quaggiù in molti procedono al seguito di qualche illustre personaggio, quando sarebbe tempo invece di guardarsi in faccia per trovare una politica comune, di respiro veramente meridionale. Ma la verità è anche che la faccia giornalistica riflette la faccia di tanta altra gente, compresa quella della nostra società maggiore, che è il Napoli e che avverte uno evidente stato di imbarazzo che lo sospinge a fare salamelecchi al nord e al centro. Ma De Laurentiis, Formisano e compagni devono capire, essendo entrambi meridionali, che è ormai tempo di non tenere più lo sguardo volto a settentrione ma al meridione. SEGUE A PAG. 4
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E l’amicizia con i Vigorito, con la Casertana, la Juve Stabia, il Catanzaro, la Reggina, il Foggia, il Pescara, il Palermo, il Catania, il Lecce e via dicendo che ci deve interessare. Questi possono essere considerati amici. I cinesi di Suning, gli americani di Elliott o quelli di Pallotta e più di tutti gli Agnelli sono concorrenti, simpatici, leali, ma concorrenti. Il Napoli è su questo piano meridionale che dovrebbe muoversi. Non ci consta fino a oggi lo abbia fatto. Mi rendo perfettamente conto che il Napoli ha molti problemi da risolvere ma non è che questi problemi possano venire risolti accentuando una impostazione di sudditanza e tardando invece ad alimentare i rapporti con Palermo, Reggina, Catania e via dicendo. Il Napoli non gode di buona stampa nel sud, perché del sud se n’è sempre strainfischiato. L’augurio nostro è che trovi la voglia e il tempo per realizzarsi su questo piano. Per farlo occorrerà anche tutta la buona volontà della sua squadra. Il calcio che le abbiamo visto praticare contro il Chievo è stato sinceramente deprimente. Il commento poi di Ancelotti alla partita non mi è sembrato dei più appropriati; perlomeno lascia sospettare equivoci colossali. Ancelotti s’è mostrato soddisfatto perché adesso tutti correrebbero. Ma correre non significa giocare, e questo Carlo lo sa. La corsa è un momento del gioco, non è il gioco. Direi piuttosto che è nella corsa il più grosso difetto del Napoli attuale. Tutti si muovono ma nessuno mantiene la posizione, di modo che una fisionomia precisa della squadra non esiste. E’ sempre diversa, cangiante, insicura. Nel Napoli perfino i terzini (che sono buoni) si agitano freneticamente. Il centrocampo, così come gioca è un assurdo tattico.
DOMENICA 2 DICEMBRE 2018 Il solo Hamsik mantiene disciplinatamente il ruolo; Allan ha l’abitudine di stracciare sistematicamente la squadra in avanti. Zielinski credo l’abbia fatto capire che giocare in quel modo non gli va. Ma non è che gli vada per uzzolo o altro, non gli va perché lui è un laterale di ruolo e non una mezzala, play per giunta. Ora, messe così le cose, con l’inquieto Milik che ci ritroviamo, si potrebbero anche inserire tre Cavani nell’attacco del Napoli, ma non si risolverebbe gran che. Il Napoli ha bisogno di correre di meno e restare più ancorato ad un certo reparto, che è quello di centrocampo. Carlo deve ricordarsi, per ricostruire un Napoli insidioso, del suo Milan. Quel Milan era una squadra in cui correva la palla, non gli uomini. Le sue erano esplosioni offensive e non aggressioni sbadate. La recente partita della Nazionale deve pur aver ricordato qualche altra cosuccia. Tornando al Napoli: i suoi attaccanti (Insigne e Mertens) hanno bisogno di galoppare in spazi liberi. Dove sono gli spazi liberi nel Napoli? Appena se ne apre uno Allan si infila, escludendo dall’azione gli attaccanti. Solitamente però gli spazi mancano. Il Napoli procede per passaggi orizzontali che costituiscono il divertimento delle difese avversarie; la ricerca del gol è pura avventura. La squadra non riesce a dare una sensazione di forza e di continuità. Sono questi i problemi che Carlo è chiamato a risolvere prontamente; ha tutte le carte in regola per farlo, anche se bisogna dirlo, la “politica aziendale” comincia a confonderlo. La scadenza della quattordicesima giornata porta il Napoli a Bergamo; l’Atalanta ha una posizione in classifica non certo brillante, impone un dirizzone all’andazzo del Napoli. Il Napoli ed Ancelotti sono ad una svolta. Speriamo che sia quella buona.
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ANTONIO BOTTA
Nella Basilica S. Chiara, a Napoli, l’urna contenente il corpo ricomposto di San Ludovico da Casoria
“UN CUORE SCONFINATO COME IL MARE” L’Opera fortemente voluta dal dott. Ronga, nativo di Casoria.
A poco più di quattro anni dalla canonizzazione di Padre Ludovico da Casoria, il settimanale Casoriadue pubblica con enorme piacere la notizia della ricomposizione del corpo del Santo casoriano, esposto dal 1° Novembre scorso nella Basilica di Santa Chiara in Napoli, giorno in cui dopo la celebrazione eucaristica officiata dal padre provinciale dei Frati minori, Carlo D’Amodio, è stata scoperta l’urna. Essa mostra il corpo di Colui che arse d’amore e di “carità sfrenata” nella sua naturale conformità anatomica, ricoperto dal saio francescano. “Lo scheletro, conservato integralmente,” ha spiegato un frate ai fedeli che sostano in preghiera davanti all’urna “è stato ricostituito dai periti medici prof. Michele Papa, ordinario di Anatomia umana normale dell’Università Luigi Vanvitelli di Napoli, dalla prof.ssa Rosaria Maria Anna Costanzo, ricercatrice di Anatomia patologica e dal dott. Domenico Ronga, primario emerito dell’Istituto Pascale di Napoli”. Il corpo del Santo, nato a Casoria l’11 Aprile 1814, è raffigurato nel momento dell’imminente transito al Cielo, che avvenne alle ore 7,15 del 30 Marzo 1885 nell’ospizio marino di Posillipo. Dopo la beatificazione avvenuta il 18 Aprile 1993, egli fu canonizzato il 23 Novembre 2014, in una giornata dapprima nuvolosa e piovosa, ma poi i raggi dell’astro dorato irruppero tra le nuvole in fuga proprio nel momento in cui Papa Francesco lo elevò agli onori degli altari. Come già aveva sottolineato Papa Giovanni Paolo II quando lo beatificò, anche Francesco esaltò la Sua instancabile Opera d’amore al servizio dei poveri, dei derelitti, degli ultimi. In sintesi, S. Ludovico da Casoria edificò un’accogliente struttura per gli “accattoncelli” per il recupero dei ragazzi che vagavano per le strade di Napoli, fondò ricove-
ri e ospizi per i sordomuti, i ciechi, gli anziani, gli orfani e gli scrofolosi; creò convitti, scuole, tipografie, colonie agricole, monti di pietà, bande musicali e altre innumerevoli opere scaturite, come evidenziò S. Giovanni Paolo II, “dal suo cuore sconfinato come il mare”. Convinto che “l’Africa deve convertire l’Africa”, creò a Napoli i“Collegi dei moretti” per l’educazione cristiana dei giovani africani, che egli volle annunziatori del Vangelo nel loro Continente. La realizzazione dell’opera, che consente ai devoti ludoviciani, e non solo, di pregare davanti alla salma ben ricostituita del Santo, è stata fortemente voluta dal dottor Ronga, nativo di Casoria, accolta dal sindaco Pasquale Fuccio, da tutti i parroci e accettata con entusiasmo dalle suore francescane Elisabettine Bigie, la cui congregazione fu fondata proprio da Ludovico da Casoria, che fu amato anche dai grandi intellettuali laici Croce, Di Giacomo, Settembrini e Imbriani. Inoltre, fu apprezzato anche da Garibaldi; Ferdinando II di Borbone lo scelse come suo confessore. Ecco il”Testamento della mia carissima Povertà” trovato nel suo portafogli dopo la morte: “La fede è la visione di Dio, accende l’anima, illumina la mente e mette in opera tutto l’uomo. La fede è la luce nelle tenebre, la grazia nelle infermità, la beatitudine nelle
tribolazioni, il Paradiso nella Crocifissione, è la vita nella morte. La ragione illuminata dalla fede fu indotta ad amare Cristo e i poverelli di Cristo, ad operare verso Dio e verso il prossimo. Era tanto chiara la mia ragione nella fede che l’anima mia si liquefaceva di amore verso Gesù Cristo, ed ardeva dentro di me un grandissimo foco di amore per i poverelli di Cristo. I malati sacerdoti furono i primi miei amori, poi i poveri africani, pei quali avrei voluto esporre la mia vita per la loro salvezza; i muti, i ciechi, i vecchi, e gli orfanelli sono stati gli amori del mio cuore, della mia fantasia e della mia natura. Non sono stati i voti solenni i motivi che mi hanno indotto ad amare Dio, ma l’amore di Gesù Cristo avea ferito il mio cuore, il mio costato, le mie mani, i miei piedi, il mio corpo e non domandavo a Dio, per sfogare il mio amore, l’estasi, il rapimento, ma il lavoro, le opere, la fede, la salvezza delle anime. Fratelli miei carissimi, vi raccomando l’amore di Dio nell’interno e nell’esterno della vostra vita, la povertà dentro e fuori di voi, la pace tra voi e con voi, la preghiera e il lavoro, salvare gli infelici, aiutarli nel corpo per la salvezza dell’anima. Vi raccomando la fede in Dio, la fede nella Provvidenza, la fede nelle opere buone”.
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6 Raffaele Russo
PASSEGGIATE FOTOGRAFICHE di Mauro Bene – Street Photographer Parlare di Mauro Bene solo per illustrare le varie tecniche fotografiche, sarebbe riduttivo nei suoi confronti. Fa piacere, invece, entrare nella sua anima e scoprire l’uomo Mauro Bene, che oltre ad essere street photographer, vanta altre partecipazioni sia nel sociale che nel culto dei Santi che hanno dato tanto lustro alla città di Casoria. La continua ed incessante rivoluzione paesaggistica di tutti i territori urbani e suburbani, porteranno, un domani non troppo lontano, a perdere la memoria storica e visiva di come era il nostro paese . Mauro, che della passione non vuole farne una professione e quindi lucrare su quello che poi considererebbe un lavoro, si è’ dato l’impegno costante di fissare in uno scatto fotografico l’immagine di quei posti, anche se vetusti, che hanno
caratterizzato la vecchia urbanistica cittadina. Nessuna mappa catastale potrà, nei lustri a seguire farci vivere le emozioni che abbiamo provato, soffermandoci ad un angolo di strada ad aspettare con batticuore l’arrivo della ragazza. Quell’angolo non ci sarà più e con esso spariranno anche i ricordi. Quante volte, soffermandoci sotto una edicola sacra, abbiamo espresso un desiderio confidando nel santo in effige. Anche queste edicole un domani non ci saranno più’, ma grazie a Mauro Bene, con i suoi scatti, il ricordo rimarrà imperituro nella notte dei tempi. Apprezzabile l’iniziativa di richiamare alla memoria tutte quelle famiglie casoriane che, grazie ad un “CUNTRANOMME”, hanno lasciato una impronta indelebile in quel tessuto sociale che li avrebbe contraddistinto per diverse generazioni. Citarne alcuni, sarebbe poca cosa in confronto delle centinaia di appellativi diventati poi di uso comune ed identificativi, è la partecipazione accorata dei cittadini a dare la misura di come questa iniziativa abbia suscitato il plauso di tutte le vecchie generazioni casoriane. Infatti, tuttora, arrivano messaggi di persone che, loro congiunti non sono rientrati nella lunga lista proposta, non per discriminazione ma per una mera dimenticanza
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Mauro Bene ha tenuto inoltre, mostre con grande successo di pubblico e critica a Casoria dove ha esposto immagini che in una realtà di una vita convulsiva, e che scorrono inosservate agli occhi del distratto passante e che con maestria riesce a focalizzare queste opere nascoste e renderle leggibili al più sprovveduto degli osservatori. Di Mauro uomo ed artista insieme, piace raccontare un aneddoto che fa capire quanto sia innata la sua passione fotografica: un pomeriggio, eravamo in auto, quando il sole prodigo della bella giornata, volle gratificare l’occhio umano, con uno di quei tramonti che solo lui sa creare; Mauro avrebbe potuto fissare con uno scatto l’immagine che si osservava ad occhio nudo nella totale tonalità di un rosso acceso. A Mauro questo non bastava perché l’istinto della
DOMENICA 2 DICEMBRE 2018 foto d’autore prese il sopravvento sulla superficialità di uno scatto bello ma senza emozione, la quale rappresenta la finalità di un lavoro fatto ad arte. Purtroppo la ricerca del momento ideale, con una luce che doveva ancora maturare di una angolazione prospettica che avrebbe inclusa anche i palazzi che al momento avrebbero indossato un vestito rosso vermiglio, svanì nell’ingorgo del
7 traffico cittadino. L’attimo che avrebbe fuso il reale con il fantastico si era reso protagonista nel negare a Mauro la paternità di una foto d’autore. Questo è Mauro Bene, l’artista il maestro che ha relegato la superficialità nel profondo di un bagaglio che è ricco di esperienze, passione e dedizione. Oltre che alla città di Casoria Mauro si è ampiamente soffermato su Napoli con i suoi mille colori, vicoli e monumenti, S Agata dei Goti con la caratteristica delle sue stradine del borgo che richiamano le sue origini medioevali, su Gaeta con la sua storia millenaria decantata anche da Virgilio e dulcis in fundo, a Bacoli e Miseno, possedimenti in terra campana della Roma imperiale. La bellezza insita di questi luoghi attraverso gli scatti dell’artista, è paragonabile solo all’ascolto ad occhi chiusi di una melodia per dare spazio alla mente di accarezzare i confini dell’infinito. E’ un tripudio alla natura che ha voluto essere prodiga di bellezze che hanno trovato in Mauro Bene un validissimo estimatore e promulgatore.
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Rita Giaquinto
“La Cattiva Stella” di Annavera Viva
Mercoledì 21 novembre, nella splendida cornice di Palazzo Alabardieri a Napoli, è stato presentato in anteprima nazionale, il terzo libro dell’autrice Annavera Viva “La cattiva Stella” edito dalla casa editrice Homo Scrivens. Un noir che riprende le vicende di Padre Raffaele, già protagonista dei due precedenti romanzi (“Questioni di sangue” del 2014 e “Chimere” dell’anno seguente), che dall’altare della Chiesa di Santa Maria alla Sanità, viene coinvolto nell’intreccio di vicende, talvolta misteriose, che si svolgono nella città di Napoli ma, in modo particolare, nel quartiere del Rione Sanità, e che mettono, spesso, a dura prova il suo istinto e la sua grande sensibilità, catapultandolo in trame complesse ed intricate. Nel primo romanzo abbiamo assistito alla presentazione dei protagonisti, alla storia di due fratelli separati alla nascita e che la vita li porterà a condurre due esistenze completamente diverse, opposte che, un giorno, causalmente, il destino fa rincontrare. Raffaele, diventato sacerdote, e Peppino, il boss della camorra, divenuto il capo clan del rione in cui il fratello presta la sua opera, diventano il centro delle “questioni di sangue” che porteranno, inevitabilmente, i due fratelli ad incontrarsi e a scontrarsi nella risoluzione di un terribile caso di omicidio che avviene tra i meandri di strani ed equivoci legami familiari. Dalle complicate questioni di sangue di famiglie insospettabili, al mondo delle drag queen del secondo romanzo Chimere, il passo è molto breve. A distanza di poco più di un anno, la scrittrice, decide di far fronteggiare il mondo dei due fratelli in quello tanto enigmatico quanto affascinante, delle drag queen, raccontate e descritte con sapiente maestria, e che diventano protagoniste di un nuovo omicidio. Misteri sempre più fitti che sanno come creare la giusta suspense nella risoluzione di un caso apparentemente impossibile da risolvere. Ma, spesso, le apparenze ingannano, come ci vuol dimostrare anche questo terzo ed ultimo lavoro di Annavera, in cui diventa protagonista il mondo della cartomanzia e della magia. Il rione Sanità si tinge ancora una volta di rosso, e lo spirito di Padre Raffaele deve scontrarsi con mondi a lui sconosciuti, dove l’insospettabile diventa protagonista
di una realtà, ambigua e minacciosa, piena di incredibili sorprese. Ancora una volta, dal primo al terzo romanzo, ritroviamo, e con molto piacere, la figura di Assuntina, la perpetua di Padre Raffaele che con la sua viva intelligenza, e la sua buona dose di curiosità che non guasta mai, si rivelerà, ancora una volta, di grande aiuto nelle indagini che il nostro sacerdote, con paziente tenacia, si vedrà costretto a portare avanti. Un’indagine, questa volta, molto difficile, perché il mondo della fede dovrà scontrarsi con il mondo della superstizione, di quei tarocchi a cui, tanta gente, più di quanto possiamo immaginare, si rivolge per poter trovare un aiuto, una spiegazione e, follemente, una soluzione, ai propri dolori e alle proprie sofferenze. Come racconta la stessa autrice: “Questa volta i nostri personaggi, i due fratelli separati alla nascita, con due personalità di spicco che operano su fronti opposti, vivono in quello che è un mondo che ha tantissimi adepti: quello della magia, della cartomanzia, dell’astrologia che a Napoli è ben radicato fin dall’antichità”. Un tuffo nelle radici della nostra Napoli che Annavera Viva, pur non essendo napoletana, conduce con una passione tutta mediterranea. Originaria di Galatina (Lecce), vive oramai da anni a Napoli, che è diventata quasi la sua città di adozione. L’attore napoletano Patrizio Rispo, presente all’anteprima, ha deliziato il pubblico con la lettura di alcuni passi del romanzo, da cui si evince la semplicità di un linguaggio che riesce sempre ad adeguarsi perfettamente ai personaggi protagonisti dei suoi racconti. A questa semplicità, Annavera sa come dare ai suoi racconti la giusta tensione, quella trepidante apprensione che rendono i suoi romanzi dei veri e propri gialli seriali. Non sappiamo se a questa ben riuscita trilogia si affiancherà un quarto racconto. Certo è che non è difficile affezionarsi ai personaggi di Annavera, perché ci consentono di entrare nella loro vita trasformando il lettore di un racconto in uno spettatore di storie intriganti e che non stancano mai. Che la cattiva stella rimanga solo il titolo di un libro, e che, invece, la buona stella accompagni i futuri successi di Annavera Viva i cui romanzi non possiamo che consigliare vivamente ai nostri lettori.
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EMILIA SENSALE
Giancarlo De Luca: “Napoli è bella da fotografare perché è vera, non ha bisogno di truccarsi per apparire bella”
È stata inaugurata nel pomeriggio di sabato 1 dicembre 2018 la mostra ‘Ncòpp ‘o Pallonetto di Giancarlo De Luca: si tratta di un reportage che lo ha visto impegnato per più di due anni e che ha per protagonisti coloro che animano il Pallonetto di Santa Lucia, uno dei borghi più antichi di Napoli. Attraverso la macchina fotografica Giancarlo è riuscito a catturare le emozioni delle persone che vivono quotidianamente quel quartiere, emozioni ben visibili negli ottanta scatti della mostra che è a cura di Luca Sorbo, esperto di storia e tecnica della fotografia, e che gode del patrocinio del Comune di Napoli – Assessorato al Turismo e alla Cultura. La mostra è al PAN – Palazzo delle Arti di Napoli fino al 10 dicembre e il giorno 6 alle ore 17,30 è previsto un incontro l’autore. Cosa rappresenta per te una fotografia? “Secondo me un fotografo possiede un gran potere che è quello di percepire cose che altri non vedono, attraverso la
fotografia egli riesce a rendere visibile ciò che è invisibile congelando attimi, emozioni che sono quasi sempre momenti irripetibili”. Come è iniziata questa tua passione per gli scatti? “Con la mia adolescenza, nel momento in cui mio padre mi ha donato una vecchia Kodak Retinette del 1960 spiegandomi cosa fosse un diaframma piuttosto che un otturatore. Contemporaneamente la conoscenza e la lettura dei testi di Mimmo Jodice che allora insegnava all’Accademia delle belle Arti, piuttosto che i libri fotografici di Augusto De Luca che ritraevano Napoli nel suo ventre, mi hanno portato a mano a mano ad appassionarmi prima alla fotografia paesaggistica poi alla street photo. Solo con l’avvento del digitale prima e con l’età matura dopo, ho cominciato a pensare che come fotografo avevo la responsabilità di dover essere testimone di questi tempi per poterne lasciare una traccia alle generazioni future”. Cosa rappresenta il Pallonetto per te? “Il mio amore per Napoli è immenso e la mia ricerca costante dei segni del passato nel suo ventre mi ha portato a conoscere il borgo del Pallonetto almeno tre anni fa, insieme a Luca Sorbo che mi aprì la mente ed il cuore su quanto sarebbe stato importante raccontare e dipingere fotograficamente un quartiere, un borgo, ai più sconosciuto e spesso dimenticato. Un borgo nato insieme alla Città di Napoli,
alle pendici del monte Echia. Ho scelto il Pallonetto perché me ne sono innamorato, è stato un colpo di fulmine dove in una minuscola striscia di città ho trovato tutto quanto Napoli potesse esprimere in termini di storia, antiche tradizioni, vita quotidiana e generosità del suo popolo”. Prediligi il bianco e nero nei tuoi scatti…. “Il bianco e nero mi emoziona e attraverso il bianco e nero riesco a restituire un’immagine nostalgica, d’altri tempi, della mia città, convinto che Napoli e il suo popolo posseggano una bellezza e una magia rimasta immutata nei secoli”. In che modo Napoli secondo te è fotogenica? “Questa è la mia prima mostra perso-
nale a Napoli di Napoli. Sono venti anni che ritraggo la amata mia città e questa è stata la prima occasione per ritagliarne parte in un racconto fotografico. Ho cercato in questi anni sempre in punta di piedi di esserne orgoglioso testimone e partecipe narratore per lasciarne traccia alle future generazioni”. Quali sono le emozioni del proporre una mostra a Napoli dedicata alla città partenopea? “Napoli è bella da fotografare perché è vera, Napoli ed il suo popolo non si nascondono dietro a paraventi, è una città che non ha bisogno di truccarsi per apparire bella e la sfida del fotografo è quella di riuscirne a catturare l’anima, il ventre, facendo trapelare dalle immagini la storia e l’orgoglio del suo popolo”. Cosa consiglieresti a un giovane che vuole seguire il tuo stesso percorso? “Direi di non aver paura, insegui la tua passione e non permettere a nessuno di spegnere la fiamma…”.
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Paola Consoletti
ESCHER, UN GENIO OSPITE A NAPOLI
esoso bagaglio culturale itaDal 1 Novembre 2018 al 22 liano, la sua ispirazione dei Aprile 2019, il Palazzo delle paesaggi Arti di Napoli, PAN, mette campani, lo hanno reso uno in mostra la grande retrodegli artisti più innovativi spettiva di Maurits Cornelis e famosi del Novecento, in Escher. E’ un geniale artista seguito, il motivo di ricorreolandese, famoso per le sue re alla fantasia e dipingere i prospettive impossibili. suoi paesaggi immaginari, Le opere sono oltre 200, ma per rendere le sue opere intesono opere che osservandole ressanti, nasce da una manti permettono di entrare in un canza, in quanto i panorami mondo irreale, dove le regoolandesi sono notevolmente le abituali della prospettiva e noiosi. della simmetria, non hanno La retrospettiva su Escher, è più valore e quindi lasciano “Solo coloro che tentano spazio a scale senza fine, una mostra che sta girando in l’assurdo raggiungeranno tutto il mondo, ed ha già batvolatili che si fondono in un l’impossibile” tuto ogni record di visitatori. cielo a scacchi. Al PAN di Napoli, oltre alle Le opere di Escher sono un (Maurits Cornelis Escher) opere, c’è anche una seziorebus e non hanno soluzione, ne dedicata all’influenza che il suo lavoro e le sue creazioni lo spettatore però ne resta, ammirandole, esterefatto. Tra le opere, tutte meravigliose, emergono “La Relatività”, hanno avuto sulle generazioni successive nei vari campi, dalla “La mano con sfera riflettente”, “Giorno e Notte”, dove due pubblicità ai dischi, dai fumetti al cinema. La mostra di questormi di uccelli di colore bianco e nero si incontrano e si fon- sto grande Genio, riscuote da sempre un grande successo, essa dono l’uno con l’altro, formando un’elegante scacchiera in è prodotta ed organizzata dal Gruppo Arthemisia, promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Naequilibrio tra il giorno e la notte. Escher ha amato molto l’Italia, ha visitato tutta la Penisola, poli. fermandosi a Napoli, infatti portare la sua mostra nella nostra Escher è definito l’artista del “paradosso”, colui che esplora la città è un po’ come averlo riportato a casa sua, in quanto in percezione, in quanto nelle sue numerose opere possiamo osservare le Metamorfosi, i Paradossi geometrici, le Prospettive questo luogo ha incontrato la moglie ed ha vissuto. La sua Costiera Amalfitana, da Ravello, Positano, Scala, Praia- e nella mostra stessa essere parte integrante del suo mondo, no, Atrani, in questi incantevoli paesi, ha avuto la possibilità di interagire da protagonisti, partecipare. maturare buona parte di idee e suggestioni, le quali caratteriz- E’ una mostra elegante, interessante, vivace ed unica, si resta esterefatti dalla particolarità e dalla genialità dell’autore, ti rezano le “forme” delle sue opere geniali e lo hanno reso unico. Escher è tra i grafici più famosi al mondo, noto soprattutto per sta dentro ed ogni volta è una forte emozione, è una mostra da le sue costruzioni impossibili. Il suo ritorno in Olanda, con un vivere con gli stessi occhi di Escher. ILARIA RICCARDI
La settimana scorsa, precisamente il 23 Novembre, ha avuto inizio il Black Friday, una tradizione proveniente dagli USA, e che consiste in un giorno in cui i negozi effettuano degli sconti per inaugurare la stagione natalizia. In America questo evento ha inizio il venerdì successivo al Ringraziamento e spesso, anche qui in Italia, viene prolungato per tutto il weekend, se non addirittura, in alcuni casi, per tutta la settimana. L’origine del nome risale all’utilizzo dell’inchiostro “nero” per segnalare i guadagni nei libri contabili, nettamente superiore in questo giorno, all’inchiostro rosso che ne indicava invece le perdite. Tuttavia, vi sono voci che fanno risalire l’adozione di tale termine al nero che si diffondeva, a causa del traffico intenso, in tutte le
strade. E come la tradizione vuole, anche quest’anno sono accorsi in tanti ad acquistare e nei negozi si è creato il putiferio, nonostante la delusione per sconti per lo più relativamente bassi, poiché maggiormente avuti al 20% circa. Il Black Friday però non è solo un’apertura dello shopping natalizio, ma è un’occasione per i negozianti di riprendersi dai pochi guadagni di questo periodo. Infatti, per chi più e per chi meno, Novembre (e anche Febbraio purtroppo) è un mese sfortunato per quanto riguarda gli incassi. La ragione? Il Natale. Ormai alle porte, induce, giustamente, i consumatori a risparmiare, e si cerca così di andare incontro a questi ultimi e allo stesso tempo di migliorare le proprie entrate. Insomma, una soluzione ottimale per tutti.
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PIETRO D’ANNA E’ già stato detto molto su questa vicenda e non voglio alimentare polemiche inutili anche perché la questione è del tutto trasversale alla politica. Ritengo necessario e indispensabile che la cittadinanza di Casoria faccia valere, in maniera compatta, le sue ragioni contro una scelta che, nella migliore delle ipotesi, appare superficiale e del tutto approssimativa. Per questi motivi, con un gruppo di colleghi, si sta predisponendo una petizione pubblica, affinchè venga ritirata integralmente l’ipotesi dell’eco distretto, così come elaborata dal Comune di Napoli. Principalmente la definizione di ecodistretto cozza con la reale attività cui è destinato il sito che si configurerà come un impianto industriale a tutti gli effetti e che pertanto non può e non deve essere collocato nel cuore urbano di una città a poche decine di metri da scuole e case, nonostante, l’insediamento ricadrà, formalmente, nella estrema periferia di Napoli, periferia che però corrisponde al centro più densamente popolato della città di Casoria. Piuttosto che predisporre un decentramento di attività che rilancino e riqualifichino le periferie si infligge, ancora una volta, un colpo mortale ad un territorio già gravato dalla presenza di campi rom, abbandono indiscriminato di rifiuti ed abusivismo, per di più con un sistema di viabilità, sia interno e sia esterno, che potrebbe persino collassare se si immaginano il volume e la frequenza dei passaggi di mezzi pesanti che in tutte le ore del giorno intaserebbero sia la sp1 che le arterie interne. Non bisogna nemmeno dimenticare che prossimamente il termovalorizzatore di Acerra sarà sottoposto ad una pausa manu-
tentiva con una nuova conseguenziale emergenza rifiuti. Cosa impedirà l’utilizzo del cosiddetto eco distretto per la gestione dell’emergenza? Quale valore avranno i protocolli e le garanzie in tempo di emergenza? Senza contare il fatto che anche gli immobili residenziali e non di quella zona, interessata dalla presenza dell’impianto napoletano, saranno oggetto di un decremento del valore di oltre il 60%. Eppure alternative valide non mancavano, basti pensare, una tra tutte, all’estesa area di Via Argine costellata di capannoni dismessi. Va da sé il sospetto che sia più veloce impiegare i fondi europei in scadenza nel 2020 per l’allocazione di strutture prefabbricate in un terreno vergine già destinato, per altro, a Mercato dei Fiori Non si è, inoltre, tenuto conto della fascia di rispetto dell’acquedotto non solo come vincolo ma come possibilità di rilancio dei trasporti e dei collegamenti interni tra le città della provincia nord e la stessa città di Napoli. La fascia in questione è caratterizzata da una tubazione risalente agli anni “Sessanta” e dovrà, nel prossimo futuro, essere sostituita. Tale fascia collega senza interruzione(vado a memoria) Casoria, Afragola, Casalnuovo a Napoli. Caratterizzare tale lingua urbana con un sistema di trasporto leggero potrebbe rappresentare la svolta per i suddetti comuni. Con l’allocazione dell’ecodistretto, di fatto, il percorso si interromperebbe. Sono speranzoso, tuttavia, che la cittadinanza, in questa occasione, possa esprimersi compatta e battagliera contro questa scellerata ipotesi, testimoniando di aver intrapreso il cammino verso la conquista di una identità di cui tanto abbiamo bisogno.
Insediamento di un ecodistretto finalizzato al trattamento di rifiuti, area di stoccaggio e trasferenza nel cuore della città di Casoria
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CENTRO STAMPE SRL
S. S. Sannitica 87 - n° 9 80026 Casoria (NA) Tel. 08118254028 info@cecstampe.it
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Christmas time : Laura Valentini, maestra d’arte. Il mio scopo è insegnare Lo sguardo del Bambino Gesù ha lo stesso sguardo intenso dell’artista che l’ha plasmato ed anche la serenità del volto è la stessa, c’è il feeling artistico, la scintilla magica della mente che poi dà vita all’opera d’arte ma, chiaramente, non è da tutti. Artisti si nasce o si diventa? “Bella domanda questa, io credo che artista si nasca: occorre creatività e predisposizione che, però, poi devi coltivare ma certamente non ti puoi inventare”. Laura Valentini, maestra d’arte, ci crede sia nell’arte che nella sua missione magistrale del trasmettere i valori e i canoni annessi come la bellezza che salverà il mondo. A casa sua troneggia il grande Presepe realizzato in tandem con il marito Giuseppe Gaeta che ha costruito lo scoglio in cui è maestro. Una grande opera da molti ammirata e apprezzata. “Il professore Fittipaldi lo ha definito il migliore presepe moderno dopo averlo visto”. Suona un poco strano l’aggettivo moderno associato al presepe napoletano. “E’ moderno in effetti nel senso che non risponde, come gli altri, ai canoni del 700: i pastori che io realizzo sono piccoli uomini vestiti a modo mio e diversi da quelli che siamo abituati a vedere sui presepi che vanno per la maggiore, sostanzialmente mi ispiro al presepe del 600 e a persone reali”. Alto tradimento per i puristi del Presepe questa scelta e quindi da spiegare. “Il motivo di fondo è che di base oggi mancano proprio i materiali che venivano utilizzati per quei pastori e mi riferisco alla pittura utilizzata oggi generalmente acrilica al posto di quella ad olio. Ma poi dove la trovi più la seta di San Leucio con cui si realizzavano i vestiti? Mancano pure i modellati e le persone sono diverse. Mancano spesso proprio le condizioni oggettive per realizzare i pastori del settecento e infatti nei negozi di molti pastorari oggi c’è una
commistione di opere d’arte realizzate manualmente e pastori realizzati con gli stampini, altra cosa ovviamente”. Capita di vedere Hamsik, Insigne e Mertens al posto dei Re Magi e Renzi per San Giuseppe. “Sono le nuove generazioni che si sono dedicate a queste operazioni prettamente commerciali”. Magari l’ appassionato del presepe li vede e pensa al Presepe Cuciniello di san Martino e allo scultore Giuseppe Sammartino che alternava ‘Il Cristo Velato’ ai Pastori. “Questa in verità mi sembra un poco difficile da capire per me, che un’artista del livello del maestro Giuseppe Sammartino potesse dedicarsi con tanto impegno ai Pastori mi suona strano, sicuramente aveva, come tanti artisti dell’epoca, una sua Bottega con allievi che, ovviamente, si ispiravano alle sue opere e alle sue tecniche. È un fatto naturale, succede anche a me che gli allievi si rifacciano alle mie opere. Del resto mi è capitato anche di visitare anche tante collezioni private con Pastori che si somigliavano moltissimo, sicuramente esisteva una Scuola Sammartino con allievi che si ispiravano a lui come succedeva anche con i pittori più bravi e famosi e penso che Sammartino abbia sicuramente fatto i prototipi dei Pastori”.
La Scuola Laura Valentini è ancora in auge. “Ancora sono impegnata con un gruppo di allievi ma, anche per motivi familiari, non posso dedicarmi all’insegnamento come prima quando avevo uno Studio privato e la Scuola di Volontariato ‘Teodokos’ operativa per 9 anni con tanti allievi tra cui Gianluca Buonocore, Giovanni Curcio che è oggi un bravissimo restauratore e Davide Giolone, solo per fare dei nomi, ma sono veramente tanti quelli che si sono avvicinati all’arte grazie a me”. Una passione che richiede anche tanto impegno a chi non si improvvisa. “Alla base, come in tante altre cose, c’è lo studio: io ho cominciato a studiare arte a 11 anni, dopo la Scuola d’Arte ho fatto l’Accademia Belle Arti e ho 2 abilitazioni, oltre, ovviamente tantissima esperienza fatta sul campo in tanti anni di insegnamento”. Un tandem che ha funzionato nella vita e nell’arte quello con tuo marito il professore Giuseppe Gaeta , artista ma non pastoraro né scultore. “Ha cooperato con me realizzando gli scogli di molte mie opere, in questo periodo sto realizzando dei pastori per un appassionato di Pesaro e anche in questo caso lo scoglio è opera sua. Lui pure ha insegnato ed è un eccezionale fotografo dell’arte napoletana, non fotografa l’uomo ma l’opera dell’uomo, lo stesso Oreste Pipolo che era un suo grande ammiratore e gli disse che avrebbe voluto essergli vicino per vedere il suo modo di fotografare, una mente eccelsa”. Artista: cosa significa questa parola per te? “L’artista è un creatore in un certo senso , come Dio, ha il potere di creare opere d’arte ma non sempre, io mi considero un’artigiana con momenti artistici, è quando ti scatta nella mente quel tocco magico, l’ispirazione, che poi si traduce nell’opera d’arte che ti lascia impresso il nome e il pregio di artista, e ti caratterizzano. Naturalmente solo alcune, come per un poeta o uno scrittore”.
DOMENICA 2 DICEMBRE 2018 Dei giovani artisti cosa pensi? “Ce ne sono di veramente bravi in verità: qualcuno, penso a Rosario Signore, ha avuto il merito di superare il maestro che, in questo caso era il padre Luigi. Rosario è veramente bravo ma non è l’unico.Ci sono Ulderigo Pinzigli, Teresa Arpaia, i fratelli Capuano, quelli bravi non mancano”. Qualcuno che ti ha deluso invece? “Essenzialmente sul piano umano c’è uno di nome che aveva lo Studio vicino casa mia e qualche volta ci scambiavamo anche dei pareri, di fondo era un pastoraro e una volta mi disse che voleva andare all’Accademia per imparare a fare i Pulcinella,gli spiegai che con il direttore dell’epoca la cosa non era fattibile e il discorso finì lì. Successivamente passai davanti al suo Studio e mi disse che stava facendo una cosa importantissima e non poteva farmela vedere, in pratica aveva paura che io gli rubassi l’idea…”. Nel mondo dell’arte quale è la strada che può portarti al successo? “Al successo ci si può arrivare in tanti modi, per vie diritte come per vie storte accettando tanti compromessi con persone o istituzioni varie che ti aiutano a prescindere dalle tue capacità”. Comunque, stringi stringi, un mercato che tira quello artistico e pasto-
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raro in particolare. “Io, in verità, vendo poco, il mio mercato è molto alto e non sono, né sono mai stata, una commerciante, faccio un lavoro limitato di qualità anche a livello di materiali”. In questo momento dove è possibile ammirare le tue opere? “A Santa Maria La Nova, a Napoli, dal 1° dicembre al 2 febbraio 2019 espongo alcune opere alla Mostra di Presepi a cura di Umberto Grillo”, studioso di arte presepiale e storico”. I ‘moschilli’, pastori in miniatura, come si collocano nel mondo artisti-
co presepiale? “Sono sicuramente un genere artistico in cui eccelle Luciano Testa, maestro del settore che ha fatto scuola e tanti si sono ispirati a lui, ha fatto cose pregevoli e tanti si sono ispirati a lui, anche io in verità a casa ho diversi suoi lavori”. Ci sono rimpianti nel tuo percorso artistico? “No, nessuno anche perché ho sempre agito in buona fede e per il futuro mi propongo di continuare a trasmettere le mie conoscenze, il mio scopo è insegnare”.
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DOMENICA 2 DICEMBRE 2018 BIOLOGIA DELLA NUTRIZIONE
17 a cura della Dott.ssa Flavia Altieri, Biologo Nutrizionista
Gravidanza: occhio alla caffeina anche nel thè
Le donne in gravidanza che consumano caffeina – bevendo caffè o thè – partoriscono bambini più piccoli rispetto a quelle che non assumono questa sostanza durante i nove mesi. È quanto emerge da uno studio irlandese. Il team guidato da Ling-Wei Chen, ricercatore presso lo University College Dublin in Irlanda, ha esaminato 941 coppie madre-figlio nate in Irlanda. Quasi la metà delle madri partecipanti beveva the, mentre il 40% consumava caffè. A ogni 100 mg di caffeina assunti quotidianamente durante il primo trimestre di gravidanza, si associava un peso inferiore alla nascita di 72 grammi, nonché un’età gestazionale,
una lunghezza alla nascita e una circonferenza della testa significativamente inferiori. I ricercatori hanno osservato che le partecipanti che avevano assunto la dose più alta di caffeina partorivano bambini che pesavano circa 170 grammi in meno rispetto a quelle che ne avevano
consumato il quantitativo minore. Non sono state riscontrate differenze nei risultati in merito alla fonte di caffeina, thé o caffè. Anche le donne che avevano assunto meno di 200 mg di caffeina, la soglia di sicurezza durante la gravidanza secondo l’American College of Ob-
stetricians and Gynecologists (ACOG), presentavano un rischio significativamente aumentato di parto prematuro o di dare alla luce un bambino sottopeso. “Un elevato consumo di caffeina può determinare una diminuzione del flusso sanguigno nella placenta, che successivamente può influire sulla crescita del feto”, spiega Chen. “Inoltre, la caffeina può attraversare la placenta rapidamente e, poiché la clearance rallenta man mano che va avanti la gravidanza, il suo accumulo può interessare i tessuti fetali”. Si raccomanda quindi di limitare al massimo o abolire il consumo di bevande contenenti caffeina in gravidanza.
www. casoriadue. it
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MARTA FORMATO
COMUNE DI NAPOLI APPROVA ECODISTRETTO A SAN PIETRO A PATIERNO CIARAMELLA: “UN PERICOLO PER LE NOSTRE CASE”
La Giunta comunale di Napoli il 15 novembre 2018, con delibera n. 516, ha approvato lo studio di fattibilità redatto da ASIA Napoli spa per la realizzazione di due ecodistretti, uno dei quali si colloca in prossimità della linea di confine tra il Comune di Casoria e quello di Napoli, su via provinciale Casoria - Quartiere San Pietro a Patierno. La Consigliera Regionale Maria Antonietta Ciaramella si esprime con tono allarmato sulle conseguenze nei confronti dei cittadini Casoriani e non solo, in particolare per i residenti nelle abitazioni e delle scuole collocate sul confine in questione: “da domani in avanti abbiamo una preoccupazione su tutte che il nostro caro De Magistris ci ha regalato: che cosa ha in mente di fare su quella che noi chiamiamo “la Pista”? Lo sa
che sta in mezzo ai palazzi e all’entrata della città? Nella sua delibera si parla di piano fattibilità di ecodistretto, bene, se l’ASIA vuole finalmente regalarci un parco pubblico, molto male, se non si è accorto che sta più in casa nostra che in casa sua e vuole farci trovare a cose fatte con un impianto di valorizzazione dei rifiuti su cui non pare ci siano stati
confronti né con la VII municipalità di Napoli né con il Comune di Casoria”. La preoccupazione è concreta perché il Sindaco del Comune di Napoli, Luigi De Magistris ha dato mandato ad ASIA Napoli di procedere alla redazione del progetto per avviare l’iter autorizzativo per la successiva realizzazione. “Non ho nulla contro gli impianti di efficientamento del ciclo dei rifiuti” continua la Consigliera “ma nell’area in questione ci sono i pozzi e le condutture dell’ARIN e non è chiaro, inoltre, da dove dovrebbero transitare gli automezzi. Questi impianti, infatti, hanno bisogno di spazio per rispetto delle distanze di legge e vie di accesso dedicate o quanto meno ad alto scorrimento con un piano di viabilità adeguato. Nulla di tutto ciò si riscontra nell’area individuata”.
MARYLON LONGOBARDI (L’onomanzia, la cattedra di anagrammistica, il calcolo combinatorio applicato agli anagrammi, loro pertinenza e verità) Io anagrammo ... e tu? Non utilizzo alcun programma del computer nella composizione di tali giochi, ma, armata di carta e penna (proprio di penna, non matita, perché mi trovo meglio) faccio tutto a mano libera, provando e riprovando a legare nel miglior modo possibile le parole. Impiego una settimana circa per ogni ludogramma, ma non ci sto sopra continuamente, lo lascio e poi lo riprendo, fino alla stesura di un testo che sia di senso compiuto. Per anagrammare occorre avere una grande dose di pazienza ed una buona conoscenza lessicale . Personalmente ritengo che questi giochi, oltre a tenere ben allenata la mente, possano suscitare curiosità non solo per l’estro combinatorio, ma perché il loro contenuto è spesso pertinente e veritiero. Gli anagrammi erano in gran voga nei secoli XVI e XVII e, come riporta Michele Francipane nel suo interessante libro ‘ Io cruciverbo e tu?’ – una guida pratica a tutti i giochi enigmistici che i miei mi regalarono a Natale - alla corte di Luigi XIII c’era la cattedra di anagrammista con tanto di stipendio fisso al professore titolare. Inoltre, seguendo ciò che ci dice l’autore di questo libro, per sapere quante permutazioni siano possibili in una parola occorre calcolare il fattoriale. Se la parola è Italia, che contiene 6 lettere, si procederà così: 6x5x4x3x2x =720. Naturalmente non tutte le parole che si ricaveranno avranno un
senso, ma a noi servirà utilizzare solo quelle che siano significative. L’onomanzia, come riporta sempre il Francipane, è l’arte di predire il futuro anagrammando nomi e cognomi. Non credo di possedere doti divinatorie, ma da ogni mia ‘costruzione’ è emersa qualche verità ... da ‘Anagrammi’ pubblicato nel 2007 : VITTORIO PELLEGRINO (alla sua memoria, anagrammi per il compianto Professore Dottore di Neuropsichiatria infantile, Medaglia d’Oro alla Sanità Pubblica, di cui sono stata allieva). Ogni rigo è l’anagramma di VITTORIO PELLEGRINO, ottenuto mediante lo spostamento delle lettere Le vigil notti peroro, il voler pigro, inetto, il torpor nego: l’eviti il poverino, il gretto! Vi è il torto nel pigro, ‘grillo’ pone vittorie: provi glorie l’inetto! Marylon, 2007
Quando si ‘anatomizza’ un nome . .
SIGNIFICATO GENERALE Il ‘grillo’, cioè la creatività, permette di raccogliere vittorie, successi. E’ deplorevole la pigrizia, il torpore. La mente deve mantenersi sempre attiva … ed io sostengo (peroro) le notti ‘vigili’. “ Come ha fatto?’” - mi chiese il Professore – e poi aggiunse : “ Lei ha letto nella mia anima!” E’ questa mia un’Arte nell’Arte, che arriva anche a toccare le corde della Poesia.
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DOMENICA 2 DICEMBRE 2018 TERESA D’ANGELO
Il tour di Simpaticissimo in varie tappe della Campania
Il duo artistico formato dall‘attore Enzo Paudice e la conduttrice Teresa D’Angelo, nato da varie collaborazioni sul set ideate dallo stesso Paudice, nei suoi vari sketch comici in serie. Il tour che prende il nome di Simpaticissimo, si sta rivelando uno show cabaret diverso dai soliti, con un grande impatto sul pubblico con temi molto attuali, un malato d’amore che cerca in una sera la sua infermiera. Molti locali ed agenzie che stanno credendo e apprezzando lo show, aggiungendolo tra eventi e cerimonie. Tante tappe, un vero è proprio Campania tour da seguire esibirsi e far partecipare il pubblico. La grande complicità amichevole della coppia ,che mette insieme proprie idee ed azioni che si stanno amplificando in modo simpatico anche sul web. Infatti la coppia di Simpaticissimo ha ideato una serie nuova di video sketch per il web dal nome artistico de”I fidanzattori”, due fidanzati alle prese di un amore litigioso e accondiscendente, una volta a settimana uscirà il nuovo video sui loro profili Facebook Instagram pagine e su YouTube sul canale di Enzo Paudice. Non resta che guardare le tappe le info e i video seguendo la pagina Simpaticissimo tour.
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INVITO
In occasione della giornata internazionale delle persone con disabilità siamo lieti di
invitarLa
alla 2a edizione dell’evento per un momento di riflessione comune sul tema Programma Ore 8:30: accoglienza dei partecipanti Dalle ore 8:45 interverranno: esperti del settore, autorità, genitori, studenti. L’evento terminerà con un momento di ristoro offerto dalla DA.DIF. Consulting srl
“Giornata Internazionale delle persone con disabilità”
3 DICEMBRE 2018
Auditorium della sede centrale in via Pio XII, 126 Casoria (NA)
VISITA IL NOSTRO SITO
www. casoriadue.it
6 DICEMBRE 2018 - ore 18,00
Diplomato al liceo scientifico Brunelleschi (Afragola) e studente di Medicina e Chirurgia dell’Università degli studi di Napoli Luigi Vanvitelli OFFRE Ripetizioni di materie singole (scuole medie e superiori) Preparazioni per i test di ammissione per le professioni sanitarie (infermieristica, fisioterapia, logopedia, tecnico di radiologia etc). Per qualsiasi informazione Cellulare: 3426200706 - Email: giovsav12796@gmail.com
Salvo accordi scritti, la collaborazione con questo settimanale è da considerarsi del tutto gratuita e non retribuita. In nessun caso si garantisce la restituzione dei materiali inviati. Del contenuto degli articoli e degli annunci pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. E’ vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari.
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