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DOMENICA Settimanale di Informazione 23 DICEMBRE 2018

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ANNO XVIII - N° 39 - DOMENICA 23 DICEMBRE 2018

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NANDO TROISE

Fuccio marcante – Girasole ala – Casillo ira – Ecodistretto, palestre, aree dismesse Apriamo in tutta modestia un corso di giornalismo a Casoria. E lo brindiamo, cenando dopo in uno dei locali più belli che io abbia mai conosciuto nella mia Città, che è Casoria. “Villa Egle” si chiama. Appartiene al complesso alberghiero Business. Ci hanno ascoltato, dolendosi molto per come andavano le cose tutti coloro che sono impegnati nella comunicazione e nella informazione. Il corso si dovrà chiamare “CASORIALEGGE” e cercherà di coinvolgere, con la collaborazione di Assostampanapolinord e Kompetere journal e tv, tutti i direttori dei quotidiani napoletani (Il Mattino, Corriere del Mezzogiorno, Repubblica, Roma e Cronache di Napoli). Massimiliano Musto è coinvolto assieme al suo staff che è davvero eccellente. Cosa devo dire? Mi chiede la Lanzano. Parliamo, parliamo di noi, amici. Dei nostri problemi innanzitutto. C’interessiamo, invece, normalmente delle altrui miserie. Le nostre non esistono. Eppure esistono. Politica e contro politica. Per fortuna abbiamo il nostro lunedì. Chi legge? Questa è la domanda che il lunedì viene posta a tutti coloro che reggono la cosa pubblica ma non solo lì. In realtà

La Casa Comunale Le lettere anonime Casoriadue

si nascondono movimenti estremamente decisivi per il futuro della amministrazione pubblica di Casoria e del suo intero consiglio comunale. Napoli e le sue idee invasive su via Pio XII, il salotto buono di Casoria, va bruciata. E’ Casoria che deve scetarsi. Ospite della discussione sono in tanti: da Raffaele Del Giudice a Ciro Borriello; da Antonella Ciaramella a Tommaso Casillo. Ci sembrava giusto che Vincenzo De Luca non risultasse assente in questa discussione un po’ ca-

soriana ed un po’ sanpietrina che Casoriadue ma anche tutti gli altri organi di informazione sta realizzando. Durante il convegno sul futuro dell’Alta Velocità e della Stazione Porta di Afragola è stato introdotto il recente problema dell’Ecodistretto nei 28mila metri quadrati situati tra via Brodolini e via Pio XII a Casoria. Oltre ad impedirlo Tommaso ha puntato a fare quadrato attorno a questo problema e va riconosciuto il merito al suo staff di aver alimentato, seriamente, il dibattito a Casoria. Il presidente Vincenzo De Luca, invece, distratto dai suoi attacchi tutti al personale verso il giovane Ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, non ha detto una sola parola sull’ecodistretto casoriano. La partecipazione a questo problema del governatore della Regione Campania, presidente della Giunta Regionale, è importante. La sua assenza, cioè l’assenza di Vincenzo De Luca da Salerno, fa rischiare che il dibattito tra Casoria e San Pietro a Patierno, una volta tanto alleati, con il Comune di Napoli, con il suo Assessore alla N.U. Raffaele Del Giudice e la sua Municipalizzata A.S.I.A., venga annullato. segue a pag. 4


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4 SEGUE da pag. 3

Tutto ciò è molto grave e denota oltre che una palese mancanza di cultura anche pochissimo amore per la propria terra che va criticata ma anche difesa in talune funzioni. Vincenzo De Luca rappresenta la Regione Campania, assieme agli altri e ai giovani. Non sarà molto ma non è nemmeno poco. La Città di Casoria è viva. Pasquale Fuccio, il Consiglio Comunale di Casoria, i consiglieri regionali presenti, il consiglio municipale della 7’ Municipalità di San Pietro a Patierno hanno gettato semi nel solco pur arido. Si è forse sbagliato nel non aver capito dal dopoguerra ad oggi che quei 28mila metri quadrati di terreno, che tutte le generazioni casoriane hanno chiamato “la pista” e che i cavallari di San Pietro e di Casoria hanno utilizzato come galoppatoio avrebbe fatto gola al Comune di Napoli ed alla sua Municipalizzata che ne risulta PROPRIETARIA. Cosa dire: tutte le amministrazioni tutte hanno forse tradito quella zona genuinamente casoriana. Sarebbe potuto diventare un grandissimo Parco Pubblico, organizzato anche per far galoppare i cavalli come era proprio nelle sue origini, invece di tenerlo lì abbandonato come fanno da oltre 50 anni per tante altre realtà casoriane. Titoli Casoria ne ha perduti tanti, per sottolineare le incongruenze di casa nostra. La Rhodiatoce tra viale Europa e via Boccaccio doveva veder realizzato al posto del nylon la Citta del Libro, della Informazione e della Comunicazione; la Resia, sulla Statale Sannitica, poi diventata Montedison, di proprietà Enichem, doveva essere trasformata in un P.I.P. (un piano di insediamento produttivo); la Tubi Bonne in via Padula in un Parco Residenziale. Sono tutte lì con i loro capannoni ed i segreti di morte che essi custodiscono. Poi ce ne sono tante altre: tutte lì a seminare attraverso il silicio, l’amianto, i fumi tossici, le resine fenoliche e superfenoliche un’altissima percentuale

di morti per tumori di ogni genere e di ogni tipo. Casoria fa statisticamente 1000 morti l’anno, più della metà con metastasi tumorali. Le abitudini e la indifferenza fanno convivere i suoi abitanti con tutto questo. E dire che c’erano tutti, lì all’UCI Cinemas, luogo di divertimento e di cultura, in una location dove c’era una calcestruzzi. Peccato: molti soggetti politici casoriani si lamentano per le lettere anonime, per le interrogazioni parlamentari e per le denunce inviate sia alla Corte dei Conti che alla Procura della Repubblica, come se Casoria fosse luogo di chissà quali misfatti. Mario, invece, ci racconta dei misteri che girano attorno sia allo scioglimento per infiltrazioni camorristiche ma anche degli altri scioglimenti di consiglio comunale avvenuti con le dimissioni di 13 consiglieri comunali 13 davanti ad un notaio.

Sono storie che i soggetti che hanno ballato nell’autunno del 2005 e poi quelli che fecero cadere dallo scranno di Sindaco prima Stefano Ferrara e poi Vincenzo Carfora conoscono bene. Molti di essi sono in tutte le tre storie. Certo è chi ha tenuto il bandolo della matassa (a scurriata!), chi ha fatto gli accordi, trasversali e non, le riunioni, le protezioni, i salvataggi, quelli sì, sono sempre gli stessi. Attori di un palcoscenico che vedo recitare sin dal 1972, non sono mai cambiati. Solo la morte è riuscita a sottrarre dalla scena alcuni di essi. Mi riferisco non solo ai reggitori della cosa pubblica, ma anche a Capi Ripartizione e Capi Sezione. Una razza padrona che governa la Città di Casoria sin dal dopoguerra, nell’abulia e nella indifferenza di un popolo sussidiato che ringrazia. Casoriadue, a carattere popolare. A questo giornale è stato chiesto da qualche consigliere comunale non solo di opposizione ma anche di maggioranza di fare un GIORNALISMO DI INCHIESTA. Ho dovuto spiegare che ho una responsabilità penale, civile, etica e deontologica verso i miei collaboratori; ho dovuto spiegare di non aver accesso agli atti amministrativi; ho dovuto comunicare a loro che l’unico compito di un consigliere comunale è quello del controllo e, poi, magari, la denuncia politica e contabile, degli atti amministrativi. Mi hanno chiesto di pubblicare gli stipendi al netto di Sindaco ed Assessori; ho spiegato che in una democrazia partecipata queste notizie sono pubbliche. Mi hanno chiesto un reportage sulle palestre scolastiche, usando le five w: chi le gestisce? Perché? Pagano? Quanto pagano? Ecc. Si discute. Pasquale Fuccio mormora. Qualche consigliere comunale critica i giornalisti; altri, più buoni, ne chiedono la collaborazione. I tiratardi sono la fortuna di ogni incontro. Da Casoria parte un treno per chi sa dove. Non interessa. Qui interessa la Città di Casoria, la Frazione Arpino. Insistiamo.


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RITA GIAQUINTO

Il C.A.M., all’ombra dell’indifferenza

Il CAM è il Contemporary Art Museum di Casoria nato nel 2003 in seguito ad un progetto voluto dal Comune di Casoria e dalla Regione Campania al fine di creare un polo culturale per il nostro territorio dove i cittadini avessero l’opportunità di conoscere le opere di numerosi artisti contemporanei provenienti da tutto il mondo. Il Museo è stato, ed è tuttora diretto, sin dalla sua fondazione, da Antonio Manfredi ed è proprio a lui che ci siamo rivolti per conoscere le difficoltà che la struttura sta vivendo negli ultimi tempi. E’ infatti proprio il Dir. Manfredi che ci spiega che dal mese di settembre di quest’anno, a causa dei bruschi eventi climatici che hanno coinvolto anche le nostre zone, e per la mancanza di adeguate misure di protezione, le abbondanti piogge hanno provocato un grave allagamento di quattro delle dieci sale espositive del Museo. Alla richiesta di aiuto da parte del Direttore, seguì la promessa da parte dell’Amministrazione Comunale di Casoria di intervenire con i lavori necessari per il ripristino delle sale. Promesse, fino ad ora, non mantenute e che hanno costretto alla chiusura delle quattro sale in quanto l’acqua, il terreno e, ovviamente, la polvere e l’umidità che ne derivano, rischierebbero di distruggere una parte dell’importante patrimonio del CAM : circa 1200 opere di artisti napoletani dal secondo dopoguerra ad oggi, opere di artisti africani, arte cinese, russa, statunitense. Opere d’arte che – come ci spiega lo stesso Dir. Manfredi - raccontano la storia dell’arte napoletana e internazionale

e che non potranno essere fruite per la mancanza di aiuti concreti ad un museo che sta lottando con le criticità di questi mesi ma che, comunque, lotta da 15 anni contro il degrado dell’hinterland napoletano e contro la miopia di una classe politica che non comprende che solo grazie alla cultura sarà possibile far risorgere questo territorio martorizzato da decenni di malaffare. Il Dir. Manfredi, tenacemente legato al CAM e al significato simbolico e pratico che può avere la presenza di una struttura dedicata all’arte in una cittadina come CASORIA, non si arrende e va avanti nonostante la grande indifferenza della politica all’ombra della quale continua la sua opera : “La chiusura di alcune sale per le infiltrazioni di acqua dovute alla mancanza di quegli interventi soltanto promessi da parte dell’Amministrazione Comunale di Casoria, non fermeranno il Museo CAM. Continua infatti la nostra programmazione con le prossime mostre in programma venerdì 21 e 28 dicembre 2018 e venerdì 4 gennaio 2019 : il 21 c’è stata la prima mostra fotografica a cura di Luca Petrucci “Paesaggi Inurbani”. Il secondo incontro avrà luogo il giorno 28, con “Periferie Metropolitane”,

Buone Feste da

altra mostra fotografica a cura dell’associazione Kairos e, infine, inauguriamo il nuovo anno, il giorno 4 gennaio, con l’ultima mostra, sempre fotografica, “La Metamorfosi dell’abbandono” a cura di Giorgio Scotti”. Il manifesto sulla chiusura della sale che il Dir. Manfredi ha esposto nel Museo, e che noi riportiamo nella foto, ha creato un clima di fastidio che il Direttore vorrebbe chiarire: “A me dispiace di aver creato questo clima, ma purtroppo, come sempre accade, la verità dà fastidio. Io non sono contro nessuno. Umanamente, il Sindaco Fuccio e la sua giunta sono tutti professionisti di cui non va messa minimamente in discussione né la serietà, né tanto meno i princìpi. Ma il totale disinteressamento e la profonda indifferenza che il CAM deve subire, mi ha fatto esplodere, costringendomi a prendere una posizione, come ho già fatto in passato quando ho chiesto collaborazione alla Germania o quando mi sono fatto legare all’ufficio del Sindaco. In questo territorio non c’è la cultura della cultura. Ma io che dispongo, con il CAM, di un patrimonio artistico che è anche e, soprattutto, un capitale umano, ho una responsabilità enorme verso tutti coloro i quali mi hanno dato fiducia mettendo nelle mie mani tanta ricchezza, e combatterò contro tutti e contro tutto, fino a che avrò vita, affinché il CAM possa riprendere a vivere e a portare avanti la sua missione in modo civile e dignitoso. Ho un obbligo morale e porterò avanti questo progetto”. Con la speranza che l’arte, a Casoria, non resti un’opera incompiuta.

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ILARIA RICCARDI A Novembre di quest’anno al Palazzo del Quirinale, sono state consegnate le onorificenze ai Cavalieri del Lavoro nominati a giugno. Questa è una nomina molto importante, ed infatti a consegnare le stesse onorificenze durante la cerimonia è il Presidente della Repubblica. Tra i 25 imprenditori scelti quest’anno vi è anche il concittadino Vincenzo Cafarelli, presidente della Tufano Holding SPA, che ha incorporato nella sua azienda tutti quei fattori necessari a conseguire un notevole incremento dell’economia italiana, un miglioramento delle condizioni economiche dei lavoratori e lo sviluppo di aree altrimenti economicamente poco attive. Insomma, un successo la cui storia inizia nel 1961, con un piccolo punto vendita nel centro di Casoria e in cui il dott. Cafarelli subentra ai genitori all’età di 20 anni. Ad oggi l’impresa Tufano, dopo 57 anni, conta 25 megastore distribuiti in più Regioni del Centro Sud Italia,

occupando una superficie complessiva di 55.000 mq. L’attività del signor Cafarelli però non si limita all’imprenditoria, ma si estende anche al sociale. Nel 2016 organizzò un Memorial allo scopo di onorare i defunti genitori, Teresa Tufano e Benedetto Cafarelli (amante del ciclismo), attraverso una competizione ciclistica che contava 7,2 km da ripetere nove volte per la categoria dei giovani e sette per quella dei senior. Tale evento ha contato più di 250 partecipanti, provenienti per di più da diverse regioni, e a premiare i vincitori sono stati i calciatori Jorginho e Koulibaly, al tempo entrambi giocatori del Napoli (di cui il gruppo Tufano è sponsor). Si tratta questo di un eccellente esempio di iniziativa imprenditoriale, che promuove soprattutto zone economicamente più deboli e il cui modello può fornire da ispirazione a giovani impresari, nonché essere un ulteriore vanto per Casoria, che conta innumerevoli figure di notorietà.

VINCENZO CAFARELLI DIVIENE CAVALIERE DEL LAVORO

DIAMO UNA VOCE AI TUOI PENSIERI

Esprimi le tue idee al Sindaco e al Comune lasciando un messaggio (anche anonimo) al numero 3331199560. Puoi criticare, consigliare o proporre qualsiasi cosa. Potremmo pubblicare il tuo pensiero sul nostro settimanale e in questo modo, esporlo all’interesse dei concittadini e dell’amministrazione.

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DOMENICO MAGLIONE

NATALE IN SOLIDARIETRA’ ALL’OSPEDALE DI CASORIA Sanità e solidarietà: un binomio che a Casoria va avanti grazie ai Camilliani che hanno fatto della solidarietà una missione di vita, per aiutare chi soffre donando parte del proprio impegno sociale e cristiano. I religiosi Camilliani, che a Casoria gestiscono il Presidio Ospedaliero di via S. Rocco che rappresenta un fiore all’occhiello per diverse specialità nella Sanità Campana, sono da sempre al fianco dei più deboli e degli indigenti, di quelli che sono senza una fissa dimora, degli ammalati e di tutti coloro che, più in generale, quotidianamente soffrono. Per questo Natale la comunità dei Camilliani ha voluto donare parte del proprio impegno stando al fianco delle famiglie più indigenti organizzando, grazie anche alla generosa disponibilità dell’azienda Bioptika, una raccolta di beni alimentari e di prima necessità che sono stati donati alla parrocchia San Paolo che provvederà alla distribuzione a 50 famiglie del territorio con particolari difficoltà economiche. “Anche a Casoria, purtroppo, stiamo riscontrando una forte presenza di situazioni di difficoltà, molte delle quali al

limite della povertà assoluta - sottolinea fratel Carlo Mangione, direttore generale del Presidio ospedaliero che fa parte della Provincia Siculonapoletana dei Ministri Regolari degli Infermi – Abbiamo voluto donare un piccolo gesto di solidarietà e di vicinanza alle famiglie meno fortunate, per far sì che anche i più bisognosi possano trascorrere le feste in serenità”. Fratel Carlo ha alle spalle una ricca esperienza di volontariato. Recentemente è stato anche in Tanzania per portare il messaggio cristiano della comunità Camilliana ai popoli africani oltre ad essere promotore di diverse iniziative di carità una delle quali mira a

realizzare un poliambulatorio nel Benin senza dimenticare i senza fissa dimora: ad Acireale trascorrerà la vigilia di Natale (un appuntamento a scopo solidaristico che ormai è una tradizione per la città, ndr) cucinando e servendo pasti per persone che un tetto non l’hanno mai avuto o non lo hanno più. “Queste iniziative mi offrono la possibilità se non per rendere il mondo un posto migliore, almeno per migliorare la vita di qualcuno”, dice il religioso che rappresenta il “motore trainante” dell’ospedale cittadino che oggi vive un momento di grande rilancio. Presso il Presidio Santa Maria della Pietà da alcune setti-

mane vengono impiantati defibrillatori e pace-maker per i pazienti cardiopatici mentre una speciale convenzione con l’Università Vanvitelli, di cui è direttore sanitario il dottore Ferdinando Russo, consente di avere a Casoria una eccellenza dell’ecografia interventistica con la presenza del dottore Ilario De Sio. Ma l’impegno costante e proficuo di Fratel Carlo, che trasforma l’attività di volontariato in aiuto concreto per chi soffre, dà i suoi frutti anche nella gestione dell’ospedale che a breve, grazie alla sua determinazione, aprirà pure un reparto di Lungodegenza. Iniziative accolte con soddisfazione dal personale sanitario della struttura di via San Rocco che ha partecipato con rinnovato entusiasmo al tradizionale brindisi per lo scambio degli auguri di giovedì 20 dicembre a cui ha preso parte il Superiore Provinciale della Comunità, padre Rosario Mauriello, che con parole cariche di affetto ha incoraggiato tutta la comunità ospedaliera a proseguire con sempre più dedizione e accoglienza il cammino professionale al fianco degli ammalati.

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Nel “Villaggio di Babbo Natale”, realizzato ad Arpino dall’I. P. “Gabriella Fiumarelli”, vissuta una serata fantastica

OASI D’INCANTO E DI SOGNO Ore 18, 15 di Sabato 15 Dicembre: entro insieme a bambini, ragazzi, genitori e nonni nel “Villaggio di Babbo Natale”, realizzato in una spaziosa area di Arpino dall’I. P. Gabriella Fiumarelli, nella persona della stessa intraprendente e dinamica Direttrice, ben coadiuvata dal figlio Denis, dal marito, dal competente e attivo corpo docente e da altri disponibilissimi volontari, che hanno offerto le proprie abilità per costruire, in circa un mese e mezzo di lavoro, un’oasi d’ incanto e di sogno. Il freddo è pungente e contribuisce ancora di più a creare il caratteristico clima natalizio; nel cielo, sgombro da velature e da nuvole, nitido nel suo splendido blu cobalto, si staglia la candida luna attorniata qua e là da stelline luccicanti. Inizia, in questo contesto favoloso, il nostro percorso tra fasci multicolori di luce, ragazze accoglienti, dal sorriso smagliante, nel tipico abbigliamento natalizio e musica gradevole: l’animo si libera immediatamente da preoccupazioni, crucci e problemi per godere di fremiti d’innocenza e di purezza. Sulla sinistra, è ben visibile la scena della Natività, posta, dunque, nei pressi dell’ingresso del villaggio, come a ribadire che è bello festeggiare Babbo Natale ed è lodevole tale tradizione, ma ciò che illumina di senso profondo la festa più bella dell’anno e dipinge la vita dei colori del cielo è Lui, il Figlio di Dio, che si è fatto povero e ha assunto le fattezze di un Bimbo per restituire dignità divina a tutti gli uomini del mondo. Con questa certezza nel cuore proseguiamo il cammino e man mano che si avanza tra gazebo di vari tipi, ottimamente allestiti, si ha la netta sensazione di immergersi in un mondo casto e trasparente, in cui il cuore riacquista il sapore dell’infanzia perduta. Ecco, allora, provare un senso di candore per il gazebo del Polo Nord, tutto imbiancato, straordinario paesaggio scintillante, nel quale si notano renne attorno a un ragazzo vestito da Babbo Natale ; come non avvertire, poi, stupore alla vista di pecorelle e ochette in gazebo appositamente allestiti, accovacciate con sguardo mansueto nella paglia! Mi batte forte il cuore , come quello di un bambino ansioso

di chiedere il regalo prescelto, quando si entra nella casetta della posta, tutta tappezzata di rosso, in cui si scrivono lettere a Babbo Natale, fuori alla quale è in bella mostra una buca postale per spedirle; un bambino è tutto intento a scriverne una seduto vicino ad un grosso barile, attento e concentrato. Sono tentato, allora, di sedermi e di chiedere anch’io a Babbo Natale un dono, quello di non far mai scomparire la dimensione del sogno dall’animo umano, di stimolare gli adulti a lottare per rendere possibile l’utopia di un mondo fraterno e unito, dove i fanciulli d’ogni razza danzino tra loro, tenendosi per mano, felici e ridenti. Accanto al gazebo postale è visitabile la casetta di Santa Claus, decorata con pungitopo, vischio e agrifogli: seduto ad un tavolino, Babbo Natale è tutto intento a osservare i regalini che riempiono la stanzetta, contento, con il suo barbone bianco, di offrirli ai bambini; le pareti sono tappezzate di rosso e sulla destra un letto completa l’arredamento; sul lato opposto del villaggio si susseguono altri piccoli stand, tra cui quello dove sono esposti e si vendono i bei lavoretti realizzati dai bimbi dell’Istituto Fiumarelli e di fianco“La Cioccolateria” , per gustare uno squisitissimo bicchiere di cioc-

colata calda. Si arriva in fondo al villaggio,dove, emozionatissima, attende i numerosi visitatori colei che ha ideato e realizzato un “angolo di magia”, la Dirigente Fiumarelli, affiancata dal prof. Francesco Palladino, dal vicesindaco M. Riccardi e dall’assessore alla cultura, T. D’Onofrio. Prima di concedere la parola alla Direttrice e alle due rappresentanti dell’Amministrazione comunale, il prof. Palladino, nel salutare i convenuti, sottolinea l’enorme impegno profuso dalla Titolare della scuola e da tutti i membri della comunità scolastica dell’Istituto Parificato “G. Fiumarelli”, definendo il villaggio un magico scenario dove si dà spazio alla favola. La Dirigente, nel suo intervento, pone l’accento sulla originalità di un’idea, perfettamente realizzata grazie al contributo di tutti i suoi collaboratori e collaboratrici, puntualizzando che la splendida creazione non offusca la dimensione religiosa della festa, ma la richiama fortemente, destando in tutti, in particolare nei bambini, sentimenti alti, emozioni positive, vissuti di gioia autentica, che custodiranno nel cuore in tutta la loro vita. Ugualmente mettono ciò in luce le dottoresse Riccardi e D’Onofrio, complimentandosi vivamente con la signora Fiumarelli. E ora, come si suol dire, la “ciliegina sulla torta”: ragazzine si esibiscono in un ballo, danzando con grazia e scioltezza, dopo il quale si assiste a un’altra danza, eseguita dalle “fiocchettine” di neve, bambine dai due anni e mezzo – tre anni in poi, tutte vestite di bianco che della neve simboleggiano,appunto, il candore, mentre sul pubblico estasiato effettivamente scendono, volteggiando e sfavillando, fiocchi al ritmo di una musica melodiosa: una coreografia incantevole, meravigliosa, nella quale il pubblico, con sguardo sognante, riprova la soavità dell’innocenza nel contemplare un po’ di trasparenza celestiale. Nell’uscire dal villaggio, mentre si è ancora inebriati dallo spettacolo dei fiocchi e fiocchettine danzanti, si scorgono gli artisti di strada attorniati da bambini: degno finale di una serata fantastica che adulti e bambini serberanno nell’animo con immensa gioia.


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ANTONIO VALENTI C’è la Napoli dell’Amica Geniale che poi evolve, anche letterariamente, in ‘Storia di chi fugge e chi resta’: una lotta spesso tesa ad uscire dal degrado di un quartiere periferico per ‘diventare ‘ qualcuno e non a restare per riscattare o cambiare, impresa certo improba, il territorio. Scommessa sì improba ma certamente affascinante. Non scommettere è la genesi della fuga dei cervelli ma anche delle braccia e, nel calcio, dei piedi: insomma un fuggi fuggi generale degli ‘uomini di buona volontà’, in pratica tutti quelli che hanno qualcosa da offrire al territorio sotto l’aspetto culturale, sociale e economico; i numeri sono da brivido, il 12% dei laureati cerca fortuna all’estero o nella stessa Italia isole comprese. Tutto, tutto è destino. Comme putevo fa furtuna all’estero s’io voglio campà ccà? Così declamava, nel lontano 1925, Libero Bovio. Ma è proprio destino, ancora oggi, questa ricerca di ‘furtuna’, molto spesso poi sopravvivenza, ‘estera’ e come sovvertire, o almeno provarci, quella che l’ex Ministro dell’Istruzione del Governo Renzi, Stefania Giannini definì, in modo politicamente e socialmente inqualificabile: ‘prassi’ quasi come una sorta di maledizione storica infinita senza via d’uscita Ad accettare la ‘scommessa’ è il Rotary Club di Napoli, con un Progetto ‘Napoli Futura’ che parte, e non potrebbe essere altrimenti, dal positivo, nella fattispecie le Grandi Opere in realizzazione a Napoli, da spiegare ai ragazzi e bambini della Città. Un’idea tutto sommato semplice ma proprio per questo efficace e vincente in quanto parte da cose concrete e tangibili alla portata di quelli destinati, in un prossimo futuro, a farsi carico della gestione della Città e, in uno, del loro stesso futuro, ‘Siamo Napoli Futura’ l’affascinante e significativo titolo del

Progetto, con una significativa fusione del Territorio e dei Soggetti, oggi destinatari del ‘messaggio’ e domani protagonisti dell’evoluzione della loro Città. Il Progetto ha fatto tappa alla Scuola Media ‘Tito Livio di Napoli’ con un incontro con i Dirigenti della Metropolitana linea 6 di Napoli e in particolare la Stazione di San Pasquale a Chiaia. E’ stato Antonio Maione, Presidente del Rotary Club di Napoli a spiegare destinatari, giovani generazioni partenopee, e obiettivi del Progetto, la formazione di cittadini che non siano spettatori ma protagonisti dello sviluppo culturale, sociale ed economico di Napoli. E’ toccato, invece a Domenico Salierno, responsabile del Progetto ‘Napoli Futura’ a esporre quelli che il Progetto individua come ‘mezzi’ essenziali per il raggiungimento degli obiettivi: alfabetizzazione e informazione non solo del grande Patrimonio artistico, culturale ed archeologico, universalmente conosciuto e riconosciuto, di cui la Città dispone ma anche la conoscenza delle grandi opere infrastrutturali di grande importanza e rilevanza in fase di realizzazione e che, in prospettiva ma anche nell’immediato, sono destinati ad essere una connotazione primaria di Napoli sotto tutti gli aspetti. Infine la dottoressa Elena Ffucci, dirigente scolastico della scuola ‘Tito Livio’ di Napoli, individua queste grandi Opere come un Patrimonio da devolvere ai ragazzi napoletani accompagnandoli per mano nella costruzione di un futuro cittadino come sintetizzato nel Progetto. Perché il contenuto del Progetto non resti unicamente teorico è anche previsto una visita dei ragazzi al cantiere dell’opera perché conoscano dal vivo la realtà loro illustrata.

Progetto “Siamo Napoli Futura”: credere, sapere e costruire per non fuggire

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I . C. 1° Ludovico da Casoria: emozionante e armonioso il concerto “CantiAmo il Natale” organizzato dagli alunni delle classi quarte, scuola primaria

L’ APPELLO FINALE: “AIUTATE I BAMBINI” CantiAmo il Natale”, l’emozionante e armonioso concerto organizzato il 13 Dicembre scorso dagli alunni delle classi quarte dell’I. C.1° Ludovico da Casoria – scuola primaria, ha avuto l’enorme merito, in un contesto nazionale nel quale, secondo il CENSIS, la società si è incattivita, mostrandosi diffidente, chiusa e adirata soprattutto verso i cosiddetti “diversi”, di destare nel cuore del numeroso pubblico, presente nella sala teatro del Madrinato S. Placido, un senso di indicibile tenerezza, di autentica gioia, disponendo gli animi ad aprirsi alla speranza e al sorriso. Dagli interventi introduttivi dei bambini, dalle tre poesie declamate in Italiano, vernacolo e Inglese e dalle canzoni ottimamente eseguite sotto la direzione del M° Salvatore Pezzella, è emersa nei genitori, nonni e parenti, che hanno assistito allo spettacolo con viva e intensa partecipazione, la consapevolezza che il segreto della felicità sta nel gustare il sapore delle cose semplici, ma compiute con genuino amore, nel dissetarsi alla fontana della pace, nel piacere della collaborazione e della condivisione, nella capacità di intraprendere nella vita il “viaggio” che maggiormente nobilita la mente e affina lo spirito, quello di uscire da se stessi per andare verso il prossimo, promuovendo relazioni costruttive fondate sul rispetto reciproco, sulla misericordiosa partecipazione alle condizioni degli altri, sul Bene, che, come ha evidenziato un bambino, non si proclama con parole vuote e inflazionate, ma si dimostra con i fatti. Il coro, composto da circa un centinaio di fanciulli vestiti con maglietta rossa e classico cappellino natalizio, ha modulato la voce in maniera appropriata, rispettando la giusta intonazione, così come aveva raccomandato l’insegnante Pezzella. Ogni canzone è stata presentata da due baby annunciatori e/o annunciatrici, fornendo al pubblico il messaggio in essa contenuto per apprezzarla maggiormente: “Buon Natale”, di cui è autore l’attore comico Enzo Iacchetti, é un invito agli uomini di tutti i Continenti a gustare la gioia di vivere nel dono di sé, offrendo soprattutto la felicità a chi è triste “e il sole dentro non ce l’ha”; “Caro Gesù ti scrivo”,

un’accorata lettera a Gesù Bambino per chiedergli di aiutarci a vincere il nostro egoismo e ad essere solidali con chi si sente solo e abbandonato nelle difficoltà della vita; “White Christmas”, il tipico canto natalizio in stile americano, che ha immerso nella magica atmosfera del Natale, suscitando nell’animo stupore e senso di meraviglia; “Una stella a Betlemme”, richiama la guerra tra Palestina e Israele ed evidenzia, con un gradevole ritmo musicale, la speranza dei profughi lontani che un giorno ritorni, in quella terra martoriata, la primavera con i fiori colorati della pace e rifiorisca l’amore nella città dove è nato Gesù; “A Natale puoi”, resa celebre da un noto spot pubblicitario, stimola ad avere fiducia e ad amare con maggiore intensità nella più bella festa dell’anno; “Natale se vuoi”, di Eros Ramazzotti, esorta a riscoprire il vero senso del Natale, che è quello di convertire il nostro cuore; “ Buon Natale”, allora, non è un augurio formale, ma un’esortazione a impegnarci per la pace, Non si vive, infatti, il vero Natale, “se pace non c’è”: una pace da vivere in famiglia, nel rapporto con gli altri, nel mondo senza guerre. Particolarmente toccante la conclusione del concerto: mentre scorrevano slides raffiguranti bambini del mondo ritratti in condizioni di estrema povertà materiale e affettiva, sei alunni hanno espresso i sogni, le speranze, le paure e i drammi di tutti i loro coetanei: un forte monito e, al contempo, un intenso appello lanciato agli adulti a rispettare i loro inalienabili diritti: “Io sono un bambino italiano, africano, russo, inglese, indiano, yemenita, siriano, perché un bambino non appartiene alla nazione in cui nasce, appartiene al mondo”. Io sono un bambino che ha sete, che ha fame, a volte solo d’amore, altre volte l’amore non basta a farmi sopravvivere”; “Io sono un bambino lasciato solo, lasciato solo col mio cellulare tra le macerie; “Io sono una bambina, ma mi costringono ad essere donna, sposa, madre e i miei pensieri di bambina restano dietro i miei occhi chiusi, chiusi, chiusi”; “Io sono un bambino e come tutti i bambini ho un mare di sogni. A volte, però, non posso più averne perché quei sogni li inghiotte

il mare; “Io sono una bambina e mi piace cantare, anche se siamo prigioniere della povertà, della guerra delle nostre città, la musica ci rende liberi”. Ed ecco la grande e sentita esortazione finale di un alunno proveniente dall’Africa, MAGGUIROU, di cui ho citato il nome quale rappresentante dei cento bambini delle classi quarte, protagonisti magnifici del concerto, e di tutti i fanciulli del mondo: “Io sono un bambino e dico a tutti voi: uomini e donne del mondo aiutate i bambini, ma fatelo oggi, fatelo adesso, perché i bambini sono il futuro in questo mondo bellissimo e meraviglioso!” Al termine dello spettacolo, è intervenuta la Dirigente, prof.ssa Maria Grazia Puzone, che, dopo essersi complimentata con i piccoli – grandi protagonisti del concerto, ha evidenziato che essi hanno veicolato i valori che illuminano di senso e danno pienezza di significato alla nostra vita. Dopo averli esortati a perseverare nel loro impegno in vista della manifestazione al teatro S. Carlo, dove parteciperanno all’opera lirica “Turandot”, ha espresso vive congratulazioni all’insegnante Salvatore Pezzella per il prezioso contributo che ha offerto perché alla scuola fosse attribuito la qualifica di Istituto “ad indirizzo musicale” e per il bellissimo concerto realizzato con il valido apporto dei docenti: Capone, Di Paola, Fusco, Ianniello, Minunno, Murolo, Palladino, Panaro, Papaccio, Pinto, Rocco, Sellitto, Vilardi, Botta.


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EMILIA SENSALe

Stefano Pisani: “La satira è un faro, illumina le contraddizioni”

Stefano Pisani, classe 1975, è un giornalista scientifico napoletano, scrittore, matematico di formazione ed è un autore umoristico. Chi segue sui social Lercio, il noto sito satirico di false notizie di taglio umoristico e grottesco, avrà letto sicuramente il suo nome e come autore ha lavorato anche in tanti programmi televisivi e radiofonici, tra i quali ‘1,2,3 Stella’ (La7) di Sabina Guzzanti, ‘I provinciali’ (Rai RadioDue) di Pif, ‘Comedy Central News’ (Comedy Central Italia) di Saverio Raimondo e anche ne ‘La tv delle ragazze - Gli stati Generali 1988-2018’ (RaiTre) di Serena Dandini, andato in onda recentemente. Cos’è per te la satira? “Queste sono le grandi domande esistenziali di tutti quelli che fanno questo mestiere e di quelli che sono ‘oggetto’ di questo mestiere. Non voglio dare una definizione di satira perché ci hanno già pensato in troppi. La satira fa le pulci al potere, qualunque e ovunque sia, nella politica, nel costume, nelle riunioni di condominio. Di solito, quando si ragiona intorno a queste questioni, arriva sempre il momento in cui qualcuno fa capolino e dice ‘castigat ridendo mores’. In realtà io non credo molto nello scopo correttivo della satira ma, sì, secondo alcuni serve anche a quello. Io non ci credo perché quando vuoi correggere ti metti su un piedistallo, come se tu fossi totalmente immune dai difetti che denunci (cosa molto improbabile). La satira è un faro, illumina le contraddizioni. Risolverle spetta ai santoni”. Cosa rappresenta per quello che fai il web e le opportunità che offre? “È una vetrina, offre la possibilità di esprimersi e di far arrivare il proprio imperdibile pensiero praticamente

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ovunque. Per fortuna ci sono gli hacker che ogni tanto fanno saltare il tavolo”. Cosa ne pensi dell’analfabetismo funzionale? “L’analfabetismo è l’incapacità di leggere, l’analfabetismo funzionale è l’incapacità di capire quello che si è letto. E’ difficile rispondere sinteticamente a una domanda su questo argomento. Una cosa interessante è che spesso si parla di analfabetismo funzionale anche quando non si è in grado di usare correttamente le proprie abilità di calcolo. Cioè, l’analfabetismo funzionale è un mostro che si mangia tutto: il saper leggere, il saper scrivere, il saper far di conto. È famelico”. Come si è sviluppato il progetto ‘Lercio’ nel tuo vissuto? “È iniziato come un passatempo, nel lontano 2012, e ora è caratterizzato da maggiore impegno, serietà, dedizione e riti satanici redazionali”. ‘Lercio’ è satira, brillante e a volte squisita nella sua finezza, ben altra cosa sono le fake news…. “Beh, sì, le fake news sono diverse dalle notizie satiriche di Lercio.it, che sono fictional news volte a far ridere e riflet-

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tere (per circa 6 secondi, in media). E’ curioso il corto circuito che nasce se accostiamo fake news e analfabetismo funzionale: finte notizie lette da gente che non le capisce. Magari meno per meno fa più e può nascere qualcosa di buono. Le fake news possono essere sconfitte solo dall’approfondimento e dalla verifica delle fonti. Oggi Internet offre a tutti i mezzi per verificare tutto, per smentire tutto, anche se stesso. Però non è necessario che tutti diventino dei fact checker -altrimenti i debunker resterebbero disoccupati, e Dio solo sa quant’è stato difficile trovare un lavoro, per quei ragazzi”. Cosa significa essere autore? “Scrivi testi per altri, ti confronti, cerchi l’ispirazione anche quando sei ridotto moralmente in poltiglia, inventi, evochi fantasmi, compi sacrifici umani, impetri grazie da divinità pagane. Insomma un mestiere come un altro”. Come è stata la tua esperienza per ‘La tv delle ragazze’? “Una bellissima esperienza e un privilegio. Vedere al lavoro Serena Dandini e il suo gruppo è stato un momento profondamente istruttivo, oserei dire quasi edificante. Fortunatamente, il pubblico ha premiato questo azzardo, tentare di riportare in Tv la qualità”. E ora? Qualcosa in vista per il futuro? “Beh sì, ma ovviamente da buon napoletano non ne parlo per scaramanzia. Una cosa molto interessante che appartiene al presente/futuro è il nuovo libro di Lercio, ‘La storia Lercia del mondo - i restroscena dell’umanità’, Editore Shockdom, che è uscito il 6 dicembre e che rivisita ‘alla Lercio’ la Storia. Uscire con un libro in tempi di analfabetismo funzionale è una bella sfida. Augurateci buona fortuna”.

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MARIA CONSIGLIA IZZO

Il circo di Moira Orfei in Città a Natale e Capodanno 250 anni di grande Circo a Napoli Sarà presentato il nuovo spettacolo, un’esclusiva riservata ai napoletani Il Circo Tradizionale di Moira Orfei arriva a Napoli (precisamente le carovane circensi sosteranno al “Pareo Park”, nei pressi dell’uscita della tangenziale di Licola) per le festività natalizie. Monterà le tende in Città il 20 dicembre e rimarrà fino al 27 gennaio. In occasione della tappa napoletana presenterà il nuovo mirabolante show, tra clown, trapezisti, tigri, cammelli e caroselli equestri. Un ritorno caldeggiato e voluto dal pubblico campano, che lo scorso anno ha affollato il tendone più famoso d’Europa, tributando un grande successo alla certificata coppia del circo, Brigitta Boccoli e suo marito, il domatore tenebroso Stefano Orfei. In questa occasione la consorte non sarà presente in pista, ma rimarrà dietro le quinte nelle vesti di produttrice. La dolce Brigitta, infatti, ha selezionato assieme allo staff dirigenziale i migliori numeri internazionali possibili, componendo un cast di assoluto spessore. “Abbiamo organizzato uno spettacolo indimenticabile per i 250 anni del Circo! Eh sì, perché quest’anno il circo tradizionale festeggia un quarto di millennio – racconta Brigitta -. La prima rappresentazione del circo, così come lo conosciamo oggi, avvenne a Londra nel

1768. Per il mondo dello spettacolo è un vero privilegio poter celebrare l’arte della pista del tempo e nel tempo. Il circo è un patrimonio culturale che ci unisce tutti per un grande momento di spettacolo puro”. Il Circo di Moira Orfei, il più amato dagli italiani, ha presentato da sempre spettacoli di altissimo livello, scandendo alcune tappe importanti nella storia del circo italiano, passando dall’estetica della grande attrazione dei primi anni ‘70, al colossale Circo sul Ghiaccio (con due piste, una ghiacciata ed una tradizionale); dallo spettacolo di rivista con Alighiero Noschese, alla scelta di attingere artisti dall’enorme serbatoio sovietico negli anni ‘80. Per arrivare infine alla produzione odierna, particolarmente attenta al ritmo, all’eleganza e all’organicità dello spettacolo. Insomma quello di Moira è il circo per antonomasia, ma sempre contemporaneo e connotato da una magica atmosfera: il divertimento è garantito! Il calendario degli eventi ed i prezzi dei biglietti possono essere visualizzati su www.moiraorfei.it


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PAOLO ANIMATO

INTERVISTA A NINO D’ANGELO Al Trianon Viviani, dal 20 dicembre, per tutto il periodo delle festività, è di scena la commozione e il divertimento della classica sceneggiata natalizia Lacreme napulitane. Riadattato e diretto da Nino D’Angelo, che l’ha anche arricchito con l’inserimento di sue canzoni, lo spettacolo vede un nutrito cast di una ventina di attori e musicisti, capitanato da Gloriana e Francesco Merola. «Nella mia riscrittura di questo testo, dove c’è il dramma dell’emigrazione, che mi fa pensare molto all’oggi – spiega D’Angelo –, non c’è l’originario delitto d’onore, perché è una sceneggiata moderna, giocata sui sentimenti, resa ancora più moderna dall’inserimento di molte canzoni, anche recenti: oltre ovviamente a quella di Libero Bovio e Francesco Buongiovanni che dà il titolo e chiude lo spettacolo, per la scena della festa di Pierino, il figlio del protagonista Gaetano (l’«Isso» del triangolo della sceneggiata), c’è Cient’ ‘e ‘sti juorne, una canzone che ho riadattato e che tipicamente si cantava in occasione dell’onomastico di una persona. Il brano segna un momento teatralmente importante, perché, proprio quando c’è la festa e la gioia collettiva, Pierino scopre che la madre («Essa») tradisce il padre con il suo padrino («’o Malamente»). E ci sono vari brani miei, come Mia cara città, il canto del protagonista espatriato in America, pieno di dolore e di nostalgia per la famiglia e la sua terra lontana, nonché le parodie di ‘A storia ‘e nisciuno e Senza giacca e cravatta». «Ho riadattato il copione di Enzo Vitale ed Elena Cannio, in arte Liliana, in modo un po’ autobiografico – continua il direttore artistico del teatro del popolo –:innanzitutto ho voluto fare un omaggio a San Pietro a Patierno, il mio

AL TEATRO TRIANON: Lacreme napulitane

quartiere di nascita, spostando e ambientando lì la vicenda; poi ho dato ai personaggi tutti i nomi dei miei parenti. Quando, nove anni fa, allestii questa sceneggiata, partecipando anche come attore assieme a Maria Nazionale, nel recitare ritornavo un po’ bambino dentro di me: mi sembrava così di stare a casa mia con zi’ Totonno, con zia Carmela, con zi’ Gennaro…». «In effetti – prosegue D’Angelo – mi è sempre piaciuto molto questo genere teatrale: quando “facevo filone” a scuola, vicino alla chiesa di Santa Maria della Fede, andavo al teatro Duemila, che era a un paio di traverse: la sceneggiata iniziava alle 11 di mattina e si facevano tre, quattro spettacoli al giorno. Pure nella mia famiglia si amava la sceneggiata: il lunedì gli “scarpari” di San Pietro a Patierno facevano festa e andavano a vedere tutti quanti la sceneggiata, al Duemila o al teatro Italia, o al Trianon, che è stato un grande punto di riferimento per questa forma tea-

trale nella quale ha tanta importanza la canzone napoletana». La sceneggiata, meglio conosciuta come sceneggiata napoletana, è un genere di rappresentazione popolare, che alterna il canto con la recitazione e il melologo drammatico, nato e sviluppatosi a Napoli particolarmente tra gli anni ‘20 e gli anni ‘40 del Novecento, che ebbe proprio nel Trianon uno dei teatri di riferimento, e in D’Angelo un apprezzato interprete nel revival che si ebbe negli anni ‘70. «Raffaele Viviani, il commediografo al quale ho voluto dedicare il teatro di Forcella – puntualizza l’ex caschetto biondo della canzone – definiva questo genere teatrale “la puttana dell’arte”, prendendone così le distanze. Però, se guardiamo da vicino qualche suo lavoro, come Lo Sposalizio, vediamo che si tratta di una sceneggiata di grandissimo livello. Forse voleva sottolineare l’importanza del testo, che spesso era esile e magari pure mortificato dal protagonismo degli attori. Non a caso scriveva delle parti fenomenali per la sorella Luisella e la sua compagnia. Diciamo che tra la sceneggiata e le opere di Viviani c’è un po’ il rapporto che possiamo vedere tra le canzoni neomelodiche e Nu jeans e na maglietta, un capolavoro del genere che, comunque, guarda oltre. Comunque non penso che la sceneggiata sia un fenomeno che possa ritornare. Però mi piace riproporre qualche classico come Zappatore, andato in scena al Trianon Viviani nel 2016, o, per l’appunto, Lacreme napulitane, che nove anni fa mi vide, sempre nel teatro del popolo, anche come attore con Maria Nazionale. Sono titoli che abbiamo amato tutti grazie a Mario Merola, l’artefice dell’ultima sceneggiata».


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ANGELA ACANFORA

“GT ANNIVERSARY”: Spettacolo e Solidarietà a sostegno dell’Associazione onlus DO.NO Un successo strepitoso per il “GT ANNIVERSARY” il Charity Gala ideato dall’Editore Tony Florio e dal regista Mario Albano, tenutosi il 14 Dicembre per celebrare i 30 anni di attività di GT preziosi e i 10 anni dell’emittente televisiva nota col marchio GT channel. Una serata dinamica e spettacolare, che ha visto protagonista la beneficenza, per supportare una raccolta fondi finalizzata a sostenere i progetti dell’Associazione onlus DO.NO. (Dolore no) che opera in collaborazione con l’Ospedale Santobono-Pausilipon di Napoli (www.associazionedo.no.it). L’Associazione ha come obiettivo, a scopo di utilità sociale e senza fini di lucro, la tutela delle persone ed, in special modo, i bambini affetti da patologie che comportano dolori acuti o cronici e da patologie tumorali, per ridurne le sofferenze e per garantire loro il diritto all’assistenza. Da anni l’Associazione DO.NO, afferente alla Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO), sostiene con successo ed entusiasmo diverse tipologie di progetti all’interno dell’ A.O.R.N. Santobono-Pausilipon, presso il Dipartimento di Oncologia Pediatrica, supportando i Servizi di Terapia del Dolore e Cure Pal-

liative e di Psicologia Oncologica, attraverso borse di studio dedicate, progetti di ricerca e inserimento di volontari del Servizio Civile Universale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con competenze psicologiche nelle diverse aree di intervento. Tanti gli ospiti che hanno solcato il red carpet, visti tra tanti: Alessandro Cecchi Paone, padrino della serata, Emanuela Tittocchia showgirl e madrina della serata, Beppe Convertini, la Presidentessa Prof.ssa Paola Coppola e Maurizio Caporusso dell’Associazione onlus DO.NO, Michele Caputo, Mariano Catanzaro di “Uomini e donne”,Bruno Cuomo, Lino D’Angió, Paola Mercurio, Frank Carpentieri di Made in Sud e Antonio Principe. La serata è stata accompagnata da un ottimo dinner-buffet finger food, preparato dallo Chef Catering “A casa tua” di Carmine Terminiello e accompagnato dal live music di Soulshine. Tanti i momenti di spettacolo con la performance live della Sand Artist Susy Buonincontri, che ha raccontato una storia molto emozionante con la sabbia, e la performance di ballo del trio Kiss MonKey di Andrea Veneri, Denise Boccia e Roberto Guglielmi su coreografia di Francesco Imperatore.


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IMMA CASTRONUOVO

E’ di scena la Condivisione, autentico Spirito del Natale Sabato solidale all’ Istituto Comprensivo 2 Moscati Maglione di Casoria, ove gli alunni della Scuola Primaria, dell’ Infanzia e Media sono stati gli artefici di un bellissimo presepe vivente e di un’iniziativa di compartecipazione a dir poco emozionante. Tutti rigorosamente in abiti d’epoca, scenari ricostruiti in maniera scrupolosa, con la gioia che affiorava dai visi - stanchi ma felici, emozionati – dei piccoli alunni della Scuola Moscati, impegnati con grande attenzione a riprodurre i mestieri e l’ambientazione dei luoghi della nascita di Nostro Signore. Alunni e maestre, con la intensa partecipazione dei genitori degli allievi del Plesso scolastico, hanno posto in essere un progetto che ha coinvolto l’Istituto Scolastico Comprensivo Moscati Maglione, brillantemente guidato e coordinato dalla Preside, la Dott.ssa Antonella Barreca, che ha giustamente sottolineato come all’evento abbiano partecipato gli alunni, i genitori ed il Corpo docente di tutta la Scuola, che è composta da tre Plessi, quello dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola media; “ognuno – ribadisce la Preside – ha contribuito, con i manufatti, con gli allestimenti, con le scenografie; inoltre, abbiamo avuto la massiccia partecipazione della famiglie, poiché si sono prodigate sia per i costumi, sia per procurare gli attrezzi, e il materiale scenico”. In effetti, nel visitare, assieme alla Dott.ssa Barreca, il percorso in cui si snoda il presepe vivente, non abbiamo potuto non

ammirare la dovizia di particolari riprodotti abilmente dagli abiti e dai complementi di scena; c’era la fedele ricostruzione di alcuni mestieri come la panetteria, la falegnameria , l’osteria, le stoffe e la frutta solo per citare alcuni; alunni piccoli, dai tre a i cinque anni, che come ometti e giovani donne erano impegnati ognuno a svolgere il proprio importante ruolo, con l’assistenza dei loro genitori e delle instancabili Maestre che, come mamme orgogliose dei propri Figli, ammiravano con occhi ammantati di orgogliosa commozione il frutto del proprio amorevole lavoro; ragazzi più grandi rappresentavano altri scenari della vita di Gesù, ed altri ancora proponevano bellissimi lavori realizzati nei laboratori della scuola, che facevano invidia al più navigato degli artisti: c’era il vaso realizzato con cerchi di carta stampata che, nell’insieme, dava uno splendido effetto pittorico; o il delizioso alberello di popcorn, giusto per citarne qualcuno. Si respirava un’aria di Gioia e di Condivisione.Ed infatti, lo spirito della manifestazione, che è già alla terza edizione, è - come ci spiega la Preside - “ un modo per creare aggregazione e unitarietà dell’Istituto Scolastico, ma anche e soprattutto per far presente, in forma operativa, quello che è il senso del natale, ovvero la Solidarietà; è per questo che, accanto al presepe vivente, abbiamo organizzato anche un Mercatino Solidale, ove vengono offerti i manufatti realizzati dagli alunni dell’Istituto

all’interno dei laboratori, oltre a cibi che procurano i genitori, il cui ricavato delle relative offerte viene interamente donato ad un’Associazione del territorio che, anche quest’anno, il Consiglio d’Istituto ha stabilito di devolvere alla Medicina Solidale di Casoria, scelta motivata dalla volontà di fare arrivare il nostro aiuto a tutti, piccoli e grandi. E poi, questo è un insegnamento, per i nostri Ragazzi, a capire cos’è la partecipazione alla vita pubblica ed il senso della condivisione. Noi oggi abbiamo una difficoltà, che è la competizione fine a se stessa, che disgrega, non unisce, come invece fa la sana competizione. Noi abbiamo bisogno, qui, sul territorio casoriano, di avere degli obiettivi da raggiungere, che mettano insieme volontà, forze di diverso colore, di diversa idea, che sia politica o sociale, che si possano impegnare tutte insieme per lo sviluppo del nostro Futuro, che sono i Nostri ragazzi”.


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FRANCO D’ANNA

UN VIAGGIO LUNGO 184 ANNI... E LA STORIA CONTINUA

Il 9 agosto 1834 Raffaele Salierno, capostipite della omonima famiglia di ingegneri di Casoria, conseguiva la laurea in “Ponti e strade”, primo embrione della Facoltà di Ingegneria dell’ Università Federico II inaugurata a Napoli circa due decenni prima dal reggente dell’epoca Gioacchino Murat. Era, per quei tempi, una novità assoluta, in quanto, pur essendo antica la pratica dell’ingegneria nel Regno di Napoli, le veniva conferita per la prima volta dall’illuminato monarca francese la dignità e l’inquadramento giuridico di un titolo (corso di laurea) che nei secoli avrebbe acquistato sempre maggior prestigio ed importanza per il ruolo che l’ingegnere avrebbe esercitato nella società. Da quel momento la famiglia Salierno con i suoi discendenti Vincenzo, Domenico, Ludovico e Mario, Domenico jr ha tessuto una trama ininterrotta, spessa e lunga 184 anni con realizzazioni nel campo dell’ architettura e dell’ingegneria civile alcune delle quali considerate degne di ricevere l’imprimatur dal Ministero dei BB.AA. quali opere di pregio architettonico e a tal uopo vincolate dalla competente Sovrintendenza ai BB.AA.. Si citano tra le più prestigiose per il carattere monumentale di esse : la chiesa madre del Cimitero di Casoria, il progetto per la nuova sistemazione della Chiesa di S. Maria delle Grazie e il

campanile postico in Casoria (Raffaele), progetto della facciata dell’antica Casa comunale di Casoria, progetto e d.l. della Casa comunale di Arzano, sistemazione della facciata di palazzo Menna a via Cavour in Casoria, progetto e d.l. della facciata del palazzo ex Rossi a p.zza S. Croce in Casoria vincolato quale opera di pregio architettonico con decreto del ministro BB.AA. Ronchey (Vincenzo), progetto e codirezione dei lavori della Chiesa delle Sacramentine in Casoria, progetto e codirezione dei lavori del palazzo ex D’ Anna in via C. Verre a Casoria vincolato quale opera di pregio architettonico con decreto del ministro BB.AA. Ronchey (Domenico), progetto e direzione dei lavori di consolidamento statico, restauro e risanamento conservativo della Chiesa di S. Maria delle Grazie in Casoria (Domenico jr) . Tutte queste opere sono legate tra loro da un lessico eclettico che con naturalezza e senza forzature reinterpreta i modi architettonici post-quattrocenteschi, riproponendoli in un disegno complesso che raggiunge spesso vertici di eleganza, non disgiunta da un certo fasto. In sintesi in esse si fondono il rigore della tecnica con il gusto dell’architettura. Ed il 14 dicembre u.s., appunto dopo 184 anni, la sesta generazione consecutiva di questa stirpe di ingegneri, Raffaella Salierno, ha continuato il fil rouge che li unisce di padre in figlia, laureandosi in-

gegnere edile junior, e per la prima volta in quota rosa presso il glorioso e prestigioso Ateneo della Federico II di Napoli, discutendo la tesi sperimentale in Costruzioni Edili dal titolo: “Interventi di recupero e rinforzo della muratura portante : caso studio di una struttura a Torre del Greco”, con relatore il prof. ing. Maurizio Nicolella. A Raffaella, a cui passa dal padre Domenico jr questo importante testimone, gli auspici di un radioso futuro nel solco di una tradizione familiare quasi bicentenaria che si innesta nella storia di una Comunità (quella della Città di Casoria) che, auspichiamo, sarà il faro di costante riferimento nel corso della sua vita professionale (e non solo). Auguri Raffaella !

Salvo accordi scritti, la collaborazione con questo settimanale è da considerarsi del tutto gratuita e non retribuita. In nessun caso si garantisce la restituzione dei materiali inviati. Del contenuto degli articoli e degli annunci pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. E’ vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari. Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. Reg. 5116 del 28/02/2000

Il Presepe, di Antonio Vitale, maestro di ceramica: Bellissimo

Editore CASORIA DUE s. a. s società messa in liquidazione

Direttore Responsabile: Ferdinando Troise Stampa: PRINTING HOUSE - CASORIA Tiratura 7000 copie. Distribuzione gratuita. Questo numero è stato chiuso il 20 DICEMBRE 2018

Direzione, Redazione, Amministrazione e Pubblicità Via Capri, 2 - 80026 Casoria (NA) - Tel. /Fax 0817311062 email: casoriadue@libero. it


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