ELI LOTAR tra realismo e surrealismo
ELI LOTAR tra realismo e surrealismo
Il mattatoio è dove hanno luogo i sacrifici animali: richiama in modo brutale l’immagine maestosamente lugubre dei templi antichi, i quali erano a doppio uso, servendo allo stesso tempo alle suppliche e alle uccisioni. Ne risultava quindi una coincidenza sconvolgente fra i misteri mitologici e la grandezza lugubre caratteristica dei luoghi dove cola il sangue. Il mattatoio veniva così mostrato in tutto il suo orrore reale nelle fotografie di Eli Lotar, che illustrano il mattatoio di La Villette per l’articolo Abattoir pubblicato da Bataille sulla rivista Documents del 1929. Attraverso l’articolo viene messa emblematicamente in luce la piega sordida e crudele del reale, mostrando l’aberrante somiglianza
tra uno dei luoghi più impuri, abietti e repellenti della realtà e ciò che, invece, è da sempre stato ritenuto inviolabilmente sacro e incorruttibile. Proprio per nascondere questo rapporto insostenibile, osserva Bataille, il mattatoio è stato a lungo considerato un luogo maledetto, messo in quarantena, come un “battello che porta il colera”, da tutti coloro che invocano insistentemente il bisogno ossessivo di ordine e pulizia. Come in altri articoli di Documents, il tema della violenza, della morte e della putrefazione è affrontato da Bataille a partire dalla sua stessa rimozione. A livello iconografico ciò si riflette esplicitamente sulle
immagini che illustrano l’articolo, scelte infatti in base a due criteri: il realismo brutale e aggressivo e la rimozione delle sue tracce. La celebre fotografia di Eli Lotar che mostra a piena pagina una doppia fila di zampe di vitelli ordinatamente disposti sulla parete di un muro esterno al mattatoio, sembra condensare in una sola immagine il movimento dialettico che connota il processo della macellazione: dall’efferatezza del taglio come gesto di mutilazione e di separazione di una parte dal tutto, al taglio come gesto di cancellazione e di rimozione. I resti animali sono infatti collocati all’esterno, ‘tagliati fuori’ dal luogo stesso in cui sono stati sacrificati.
La “danza macabraâ€? che esibisce la violenza del sacrificio animale insieme alla sua rimozione è destinata a diventare celebre, ma resta solo una piccola
parte della produzione artistica di Lotar, caratterizzata da estro, audacia e attivismo politico, nel periodo tra le due guerre.
Nel 1926 conobbe Germaine Krull, fotografa tedesca anticonformista. Eli andò a imparare a fotografare da lei e scoccò la passione. Vivevano sulla collina di Montmartre e passavano le notti a ballare nei locali di Pigalle. Durante il giorno se ne andavano per la città a fotografare, soprattutto nei quartieri più popolari
o nelle aree industriali, con Joris Ivens, regista olandese, comunista, che era stato il marito della Krull. Lotar impose subito un suo stile rispetto agli altri contemporanei e ben presto smise di lavorare per la stampa illustrata e realizzò un lavoro più onirico e di riflessione sull’immagine.
Iniziò anche con dei collage di stampo surrealista: un ambiente che frequentò senza mai aderire al movimento. All’inizio degli anni Trenta iniziò a lavorare per il cinema e fu il capo operatore del documentario girato da Luis Buñuel nel 1933, Terra senza pane. L’anno prima Lotar aveva aderito all’Associazione degli scrittori e degli artisti rivoluzionari, ma non cadde mai nel propagandistico: nelle foto e nei documentari prevaleva
sempre la poesia. Nel 1945 girò come regista Aubervilliers, nella periferia nord di Parigi, voluto dal sindaco comunista di quel sobborgo per illustrare le miserevoli condizioni di vita degli abitanti. Il testo era di Jacques Prévert, anche se in realtà il documentario non venne mai utilizzato per le rivendicazioni di quella gente, perché ritenuto troppo poetico in quanto mostrava la vita, al di là di tutto.
SITOGRAFIA catrafuse.wordpress.com artmap.com www.clickblog.it flaminiogualdoni.com www.filosofia.unimi.it www.theguardian.com lunettesrouges.blog.lemonde.fr
POLITECNICO DI MILANO
Corso di Laurea in Design della Comunicazione Storia dell’arte contemporanea e dei linguaggi della comunicazione Docenti: Paolo Castelli, Sergio Giusti Studente: Caterina Mariotti, 830434