MULHOLLAND DR. Transitions between reality and nightmares
POLITECNICO DI MILANO Design della comunicazione - C2 Corso di Storia dell’arte contemporanea e linguaggi della comunicazione visiva Docente: Paolo Castelli Studente: Caterina Mariotti 830434
Mulholland Drive è un film diretto da David Lynch nel 2001 e prodotto negli Stati Uniti da Asymmetrical Pictures. Il film si sviluppa su tre piani narrativi, che sono anche stati di coscienza: Realtà, quello che è mostrato è quello che succede. In questo stato, è possibile capire con chiarezza lo svolgimento; sogno/incubo, in cui quello che è mostrato è ciò che avviene nella mente della protagonista Diane, che in sogno rigenera i suoi ricordi secondo il proprio punto di vista. Come in tutti i sogni, elementi reali appaiono deformati e con nuove connotazioni; di conseguenza, la realtà è demolita e ricostruita a piacimento del sognatore. Il rimorso e l’insoddisfazione di sè la portano, ad esempio, a sdoppiarsi in due entità: una, Rita, che è l’osser-
vatrice, e l’altra, Betty, che rappresenta la parte di sé pura e perfetta, sempre gentile, generosa, e soprattutto innocente. In questo stato, la mente è ancora in grado di risalire allo svolgimento effettivo, e c’è ancora un appiglio con la realtà; subconscio, qello che è mostrato appartiene alle profondità della mente di Diane, ovvero è la proiezione del suo subconscio. Quello che nello stato vigile viene arginato, durante il sonno è liberato come succede con una valvola di sfogo. Non ci è dato capire cosa succede davvero, perché la mente razionale non lo può elaborare. Quello che sappiamo è che i personaggi oscuri come l’uomo dietro il vetro, il cowboy e il barbone posseggono una consapevolezza totale su quello che succede intorno a loro.
Nel primo video essay proposto, The Winkie’s Diner Scene, Anna Catley analizza una scena enigmatica ed emblematica del fim: quella di due uomini alla tavola calda, dove l’uno racconta all’altro di un sogno fatto la notte precedente, ambientato proprio in quel luogo e che si concludeva con la scoperta di un mostro dietro il locale. L’uomo che narra la storia non è altro che lo spettatore indiretto dell’accordo tra Diane e il serial killer, che scopriremo solo in seguito. La scena, surreale, è girata immettendo lo spettatore
in una stato di tensione quasi insopportabile: Lynch dirige la macchina da presa nelle direzioni del racconto dell’uomo. Quando, poi, i protagonisti della sequenza si muovono per dimostrare la mendacità del sogno, la tensione addirittura sale, perché i movimenti di macchina si fanno prossemica, si fanno cinematica; fino allo scontro con una realtà sovvertita dalla logica comune: dietro il muro c’è il mostro che impersonifica il senso di colpa della protagonista.
https://vimeo.com/175252476 http://www.icineuforici.com/2012/02/david-lynch-mulholland-drive-una-ricostruzione-logica/ http://www.giovannibottiroli.it/it/cinema/uninterpretazione-di-mulholland-drive.html
Nelle scene dei film di David Lynch vi sono spesso momenti di transizione in cui i protagonisti cambiano stato d’animo, livello di coscienza o cercano di emergere da situazioni di paura o amore folle: in questo video essay, Transitions, ideato da Travis Yanes-Rowley per il Brighton City College è analizzato come le vetture e il fuoco, nei tre film presi in esempio, sia elementi chiave della transizione. La prima scena presa in analisi è tratta dal film Wild at Heart e mostra come i due personaggi stiano riflettendo
su un evento negativo che porterà a cambi nella trama, mentre si trovano in auto. Successivamente in Blue Velvet è importante e segna una transizione la scena in cui il protagonista è preso in ostaggio: questo ostacola e cambia il suo percorso. In ultima analisi è mostrata la scena che avviene subito dopo i titoli di testa in Mulholland Drive, in cui i killer che devono uccidere la donna la stanno scortando in automobile lungo la strada che dà il nome al film: tuttavia la missione non si può concludere in quanto
https://www.youtube.com/watch?v=FPFfTemQ1NU
la vettura viene travolta da altre due che stavano gareggiando proprio in quel momento. Tutte le scene analizzate si svolgono inoltre di notte in quanto simboleggiano la disillusione dei protagonisti a proseguire nei loro intenti: quando invece compare il fuoco significa che la trama è tornata in mano ai protagonisti e che quindi ci sarà un altro momento di transizione in cui questi riusciranno a tirarsi fuori da situazioni di paura o travolgimento passionale.
TITLE DESIGN SEQUENCE
I titoli di testa di Mulholland Drive, film del 2001 diretto da David Lynch, compaiono sulle riprese che seguono un’auto nera nella notte, mentre percorre la strada che dà il nome al film: lo capiamo dalla prima inquadratura sul cartello stradale che indica la via e dal fatto che subito dopo compare la vettura in movimento. La scelta è dovuta al fatto che la sequenza introduttiva anticipa la natura della trama del film, ovvero tortuosa e curvilinea, avviluppata su più piani del subconscio e del percepito umano. Inoltre l’auto che viene ripresa si scoprirà in seguito non essere una qualunque, bensì l’auto di due killer che devono uccidere il passeggero che trasportano,
ma che non vi riescono perché vengono travolti prima che ciò riesca ad accadere. Jay Jonson ha progettato la sequenza di title design che apre il film in modo da catturare la nostra attenzione e introdurci nel subconscio lastricato di rimorso e disperazione della protagonista: le parole si accendono e spengono simulando una via di mezzo tra neon delle scritte luminose dei locali notturni e cartelli stradali illuminati dalle automobili, anche se più lentamente e offuscate, con una tonalità d’azzurro spenta e fredda, a richiamare l’atmosfera e il torpore del sogno. Appena scompare il nome del regista si vede il volto di una donna come
immersa nei suoi pensieri, la cui identità si riuscirà a intuire solo con il proseguire del film. La musica scelta per la sequenza dei titoli è inoltre in forte contrasto con quella della scena iniziale in cui dei ballerini si muovono confusamente su uno sfondo viola: questo perché l’autore ci vuole gettare in una condizione di inquietudine e mistero mentre seguiamo i movimenti dell’auto lungo Mulholland Drive, come per ricordarci di conservare la stessa sensazione mentre seguiamo la trama del film.
SILENCIO