TicinoBusiness Marzo 2013

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Nr. 3 Aprile 2014

Un’amnistia fiscale per liberare capitali



Nr. 3 Aprile 2014

EDITORE :

Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, Lugano REDAT TRICE RESPONSA BILE :

Lisa Pantini COMITATO REDA ZION A LE :

Franco Ambrosetti, Luca Albertoni, Lisa Pantini, Mercedes Galan, Gianluca Pagani e Stefania Micheletti FOTO DI COPERTIN A :

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Strong opinion 4 Salario troppo poco minimo Editoriale 6 Ancora e sempre Berna… Contromano 7 L’altra faccia del salario minimo Il tema 8 Perché bisogna dire sì all’amnistia fiscale cantonale Ospite 10 L’amnistia fiscale in Ticino contribuirebbe anche a favorire la sua competitività 12 L’amnistia fiscale? Un provvedimento a costo zero che favorisce l’economia del Cantone 14 L’amnistia fiscale: il caso giurassiano Biblioteca liberale 17 Mondo del lavoro e formazione professionale, tra passato e futuro Sì al risanamento S. Gottardo 18 Gli Stati dicono sì al risanamento del San Gottardo Attualità 21 Politica di trasferimento: perseverare è diabolico 22 «Obiettivo globale: meno immigrazione e libera circolazione» 23 Swissness: come prepararsi alle nuove normative del Made in Switzerland 25 Come posso indossare la tecnologia? Tra quanti anni nasceranno bambini con presa USB incorporata? Visite mediche virtuali? 29 Il Soccorso d’inverno Ticino si presenta Eventi 31 Dopo il 9 febbraio 2014: dubbi, timori, speranze, ma soprattutto quali soluzioni? 33 La Malesia in pillole Formazione 35 Corsi proposti dalla Cc-Ti Commercio estero 36 Switzerland Global Enterprise 40 Gli Incoterms e le domande frequenti Fiere internazionali e missioni economiche 41 I prossimi appuntamenti

Nr. 3 Aprile 2014

Un’amnistia fiscale per liberare capitali

Vita dei soci 42 SSIC Sezione Ticino 43 Amiconi Consulting SA 44 CRIF SA 45 COOP Regione Ostschweiz-Ticino 46 Formamentis Sagl 48 Luisoni Consulenze SA 50 Pizzarotti SA 52 Qualicon Consulenze SA 53 SMSchool 54 Banque SYZ & CO 56 Fondazione IPT - Integrazione per Tutti


Strong opinion

Salario troppo poco minimo di Franco Ambrosetti, Presidente Cc-Ti

Poche

Noi personalmente nutriamo un certo scetticismo soprattutto di fronte a misure che intervengono nel mercato del lavoro indebolendo fortemente la libertà di contrattazione e il partenariato sociale, uno degli elementi essenziali della nostra ricchezza nazionale

settimane ci separano dalla prossima votazione federale riguardante la complessa tematica del salario minimo. L’iniziativa chiede l’introduzione di un salario minimo mensile di 4’000.- per tutti, in tutta la Svizzera. Gli economisti sono divisi. Tra i fautori c’è chi vede nel salario minimo la soluzione a molti i problemi come l’aumento della diseguaglianza, uno dei maggiori problemi del nostro tempo. Gli avversari lo considerano un attacco pesante allo Stato liberale. Noi personalmente nutriamo un certo scetticismo soprattutto di fronte a misure che intervengono nel mercato del lavoro indebolendo fortemente la libertà di contrattazione e il partenariato sociale, uno degli elementi essenziali della nostra ricchezza nazionale. La teoria economica classica sostiene che in un mercato competitivo aumentare artificialmente il costo del lavoro provoca una diminuzione della domanda. Introdurre un salario minimo causerebbe pertanto la perdita del posto di lavoro ai dipendenti meno qualificati con salari bassi. Proprio coloro che la misura avrebbe dovuto proteggere. In realtà, nonostante Milton Friedman considerasse il salario minimo una discriminazione verso i più deboli, studi recenti compiuti in varie università americane e pubblicati dalla rivista “The Economist” dimostrano che in economie flessibili come la Gran Bretagna o gli USA il salario minimo non ha avuto nessun effetto depressivo, causando in alcune economie un effetto benefico sull’occupazione. Ma per legittimare il salario minimo bisogna considerare quanto minimo sia realmente perché c’è un effetto soglia. Si può sostenere, se mi permettete una

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similitudine, che non esistano veleni ma solo livelli di tossicità. Una quantità minima di curaro uccide un bisonte in poche ore, ma usato in chirurgia con il giusto dosaggio è utilissimo. Il salario minimo, affermano gli studi citati, può essere utile purché non superi la soglia del 50-60% del salario mediano nazionale come in Gran Bretagna, Giappone e USA. Da noi il salario mediano nazionale delle categorie più interessate, lavoratori qualificati e non, ammonta a 5’132 franchi mensili (dati 2010). Con 4’000 franchi il salario minimo rappresenterebbe il 78% del mediano. Un livello troppo alto specie se applicato con ideologia egualitarista, indistintamente a tutti e ovunque, infermiera o parroco di campagna, a Zurigo o a Fusio. Mi pare una forzatura che fa a pugni con i concetti di equità, di misura e di buon senso. Vi pare equo che uno sguattero del grotto Pin di Muggio percepisca lo stesso salario minimo di un lavapiatti della Walliserstube di Zurigo dove la vita costa un terzo in più? La disinvoltura, la magnanimità e la grandeur insite nella pretesa di elargire i soldi di altri, quelli di artigiani o commercianti che spesso faticano a sopravvivere, sono davvero sconcertanti. La prepotenza e la volontà confiscatoria di punire chi non merita lascia a bocca aperta. Francamente mi chiedo se i salari bassi siano un tale problema per la Svizzera da mandarci tutti a votare o se, invece, non siano i prezzi altissimi la vera piaga da affrontare. Sappiamo di averlo ripetuto fino alla noia ma tant’è: in un Paese in cui la libera concorrenza è limitata ai pochi settori dove non c’è lo


re e disincrostare il mercato creando la libera concorrenza dove non c’è. Prendersela con i soliti noti strattonando la marsina dell’imprenditore è troppo facile e pure un poco miope. Nel lungo periodo bisogna trovare un’altra strategia che miri a rendere più competitivo il mercato interno. Possiamo anche accettare un salario minimo a livelli più realistici che considerino le diverse condizioni regionali. Aggredire prezzi e salari in contemporanea, rimetterebbe, a nostro parere, il campanile al centro del Paese. Operare sui due fronti, con cautela perché la diminuzione dei prezzi causa difficoltà alle aziende quasi quanto gli aumenti dei salari, si può fare. Sempre che i partner sociali siano disponibili. Smettere di ignorare la problematica dei prezzi gonfiati può davvero migliorare questo Paese, non solo economicamente e socialmente, ridando lustro e attualità a due principi fondanti della Costituzione: equità e libertà.

Halfpoint © Shutterstock

Stato ovvero circa la metà del mercato globale, in cui ci si destreggia tra monopoli statali, parastatali, tariffe imposte dall’amministrazione, mercati sovvenzionati, dazi d’importazione, cartelli legali e illegali, in un Paese in cui liberalizzare è una bestemmia e parlare di privatizzazioni comporta una condanna alla disperazione eterna nel lazzaretto dei sovversivi, non è strano che il livello dei nostri prezzi sia esagerato. Uno sguardo all’indice Big Mac dell’Economist ci dice che con 7.14 dollari per un hamburger doppio siamo secondi dopo la Norvegia dove costa 7,80 dollari e 1.54 dollari in India. Come la mettiamo? Il salario minimo è un palliativo. Non è risolutivo. A un livello accettabile è una misura utile ma provvisoria, non risolve il problema di fondo. Se un Paese ha salari troppo bassi la soluzione sta nella formazione, nel creare competenze e conoscenza. Se invece è questione di prezzi alti bisogna liberalizza-

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Editoriale

Ancora e sempre

Berna… di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

I rapporti

fra il Ticino e Berna sono sempre al centro della discussione politica, di regola per le lamentele sulla scarsa attenzione (vera o presunta) del Governo federale verso la nostra realtà. Più volte ho avuto occasione Anche i più piccoli nieri e la Cc-Ti quale associaziodi esprimermi al riguardo, rilene-mantello dell’economia ticinevando come sia possibile ottene- esempi di collaborazione se, ha permesso di esprimere in re risultati concreti attraverso di questo genere e modo credibile verso l’autorità un lavoro serio, che porti sul federale le giuste rivendicazioni tavolo della Confederazione ar- risultati forse non di un settore, combinate con la gomenti validi a supporto delle eclatanti per i destini del visione più ampia di chi si occunostre tesi. Un esempio forse picpa delle dinamiche generali del colo ma comunque significativo Cantone ma comunque mondo imprenditoriale ticinese. è rappresentato dalla recente de- di grande rilevanza Con il decisivo supporto a Berna cisione dell’autorità federale di del Consigliere nazionale PPD dare seguito alla richiesta di per singole categorie Marco Romano, è stato possibiprevedere l’obbligo di notifica professionali dovrebbero le costruire un dossier ben moper le aziende estere sin dal pritivato e farlo valere attraverso i mo giorno d’attività in caso di far capire che i margini canali giusti. Analogamente a prestazioni transfrontaliere, per di manovra per farci quanto avvenuto con altri espoquanto riguarda il settore dei nenti della nostra deputazione giardinieri. Una regola del re- ascoltare da Berna ticinese a Berna per temi come sto già in vigore per varie cate- ci sono il risanamento della galleria augorie dell’edilizia e artigianali, tostradale del San Gottardo o le ma non applicata ai giardinieri, problematiche legate all’Imposta probabilmente più per una disul valore aggiunto (IVA). Anche menticanza che per scarsa seni più piccoli esempi di collaborasibilità verso la professione. Per la quale il regime zione di questo genere e risultati forse non eclatanti attualmente in vigore prevede un obbligo di notifi- per i destini del Cantone ma comunque di grande ca solo dall’ottavo giorno di attività per le aziende rilevanza per singole categorie professionali dovrebestere, con evidenti maggiori rischi di concorrenza bero far capire che i margini di manovra per farci sleale. Prevedendo invece che chi viene ad operare ascoltare da Berna ci sono. Senza voler negare che in Ticino deve effettuare la notifica dei lavori prima a volte questo esercizio sia difficile e che occordell’inizio degli stessi, si hanno maggiori garanzie ra magari anche alzare la voce, ma questo è, che di controllo sul territorio e di intervento con mez- piaccia o no, il destino di tutte le minoranze e non zi più incisivi per combattere gli abusi. A tutela di dovrebbe scandalizzare più di tanto. Le arrabbiauna concorrenza giocata ad armi pari per le aziende ture sono legittime, ci mancherebbe altro. Ma esse indigene, che da ormai diversi anni sono chiamate a dovrebbero poi trasformarsi in stimolo ad essere rispettare determinate condizioni salariali previste propositivi e non solo lamentosi. Pena la perdita da un contratto collettivo di lavoro. Questa modifica di credibilità e la diminuzione delle possibilità di delle regole del gioco statuite dalla Confederazione risolvere veramente le situazioni. Anche il gesto è stata possibile solo grazie a un lavoro di squadra un po’ sopra le righe può starci, ma dietro devono che potrebbe servire da ispirazione anche per altre esserci riflessioni serie che portano anche argosituazioni. La proficua e stretta collaborazione tra menti credibili. Altrimenti ci si limita a lanciare l’associazione di categoria degli imprenditori giardi- segnali e non si stringe nulla.

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Contromano

L’altra faccia del salario minimo di Alessio del Grande

Un salario minimo di 4’000 franchi? Che bello. E come si può dire di no! C’è, però, il fatto che quello che sembra un generoso riconoscimento per quanti guadagnano meno di questa somma, alla fine si ritorcerebbe proprio contro di loro. Ecco altra faccia dell’iniziativa sindacale, quella che non si vede e di cui la sinistra non parla

L’obbligo

legale di un salario minimo così elevato andrebbe, difatti, a colpire le fasce più deboli della popolazione, la manodopera senza, o con scarse, qualifiche professionali, i disoccupati di lunga durata, giovani alla ricerca del primo impiego, per i quali l’accesso al mercato del lavoro diventerebbe ancora più difficile e selettivo. Si possono fissare per legge tutti i salari che si vogliono, ma un datore di lavoro assumerà sempre e solo chi è in grado di corrispondergli una prestazione che bene o male valga davvero, in termini di produttività, la sua retribuzione. Ovvio, dunque, che ad un operaio senza qualifiche, ad un disoccupato cronico o ad un giovane alla sua prima esperienza lavorativa, sarà inevitabile preferire un lavoratore più equipaggiato professionalmente per guadagnarsi quei 4’000 franchi. E, magari, tanti giovani convinti di poter avere facilmente un primo impiego già a 4’000 franchi al mese, non sarebbero più stimolati a continuare la loro formazione per ottenere un diploma, per poi ritrovarsi disoccupati e con un pugno di mosche in mano. Ma oltre a ciò una retribuzione con questa soglia minima, che sarebbe la più alta al mondo, metterebbe in serie difficoltà una larga fascia di piccole e medie imprese industriali che dovrebbero sostenere costi salariali per esse impossibili. Si creerebbero grossi problemi ad interi settori, quali i piccoli commerci, l’artigianato, i servizi di pulizia e per le persone, così come per l’agricoltura che, secondo alcune stime, dovrebbe aumentare i salari del 15%. Problemi e difficoltà che non risparmierebbero nemmeno il settore turistico, albergheria e ristorazione che andrebbero incontro ad una lenta agonia, come ha recentemente avvertito Klaus Künzli, Presidente di GastroSuisse, in un’intervista sul settimanale SonntagsBlick. Figurarsi quali sarebbero

le conseguenze per il turi- Se il voto popolare smo in Ticino che ormai da un decennio cerca di tenere dovesse approvare la testa ad una congiuntura proposta dell’USS difficile e a un mercato sempre più concorrenziale con e della sinistra, non un’ allarmante flessione di è difficile prevedere pernottamenti e clienti. Se il voto popolare dovesse una crescita della approvare la proposta dei disoccupazione, del sindacati e della sinistra, non è difficile prevedere una ricorso al lavoro nero crescita della disoccupazione, e alla manodopera del ricorso al lavoro nero e alla manodopera frontalie- frontaliera ra, nonché per molti beni e servizi ad un aumento dei prezzi con cui le aziende sarebbero costrette a compensare, per forza di cose, i maggiori costi salariali. Ecco cosa c’è dietro l’allettante proposta del salario minimo di 4’000 franchi. Ma essa è anche il risultato di uno sconsiderato uso demagogico, purtroppo assai ricorrente sia destra che a sinistra, dello strumento dell’iniziativa popolare. In passato la si usava, difatti, con meno frequenza e per obiettivi i cui possibili effetti indesiderati venivano valutati preventivamente con molta attenzione. Da qualche decennio a questa parte è, invece, utilizzata soprattutto come fertilizzante delle campagne elettorali, per profilarsi agli occhi dell’opinione pubblica o di particolari fasce di elettori. Così quello che era uno degli strumenti principi della democrazia diretta si è poco a poco trasformato in uno spregiudicato strumento di marketing elettorale. Senza tanto badare alle conseguenze negative e alle gravi implicazioni che possono derivare dallo stesso voto popolare. Ticino Business | 7


Il tema

Perché bisogna dire sì all’amnistia fiscale cantonale di Alessio del Grande

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loro il minimo vitale; creare altri percorsi formativi nell’ambito delle nuove tecnologie, del risanamento energetico degli edifici e delle energie alternative; favorire la nascita di start up con finanziamenti e servizi di accompagnamento. Misure e impegni a forte vocazione sociale, che dovrebbero essere più che graditi alla sinistra. Invece, si oppone un no intransigente ad un provvedimento straordinario che vale solo per due anni, con uno sconto del 70% sulle imposte, comunali e cantonali, non pagate nell’ultimo decennio. Parità di trattamento ed equità fiscale, sono queste le ragioni addotte dal PS per chiamare il popolo al

Antonio Gravante © Shutterstock

Tra

i tanti importanti temi in votazione il prossimo 18 maggio, c’è anche l’amnistia fiscale cantonale, decisa dal Parlamento lo scorso novembre, ma contro cui il partito socialista ha lanciato un referendum. Si riconferma quel male antico della sinistra per cui l’ideologia prevale sempre sulla ragione, i principi astratti sulle opportunità concrete. In particolare quando c’è di mezzo il fisco, visto come una poderosa clava per punire i ricchi e una giocosa macchina statale per ridistribuire la ricchezza. Come da vecchio copione, qualsiasi condono fiscale per i socialisti è sempre e comunque farina del demonio. Eppure i vantaggi dell’amnistia sono lampanti. Il Partito socialista ha Non si capisce affatto perché lanciato un referendum bisognerebbe dire di no ad un aumento del gettito fiscacontro l’amnistia fiscale. le per le imposte cantonali e Si riconferma quel male comunali, quindi a più entrate per il pubblico erario; antico della sinistra per perché opporsi alla garanzia cui l’ideologia prevale di questo maggiore gettito con la regolarizzazione del sempre sulla ragione, capitale che negli anni suci principi astratti sulle cessivi dovrà essere dichiarato e tassato assieme ai reopportunità concrete lativi guadagni. Perché non incoraggiare il rimpatrio nelle banche ticinesi e svizzere di capitali investiti o, magari, custoditi all’estero. Perché dire di no a quei 20 milioni di franchi di proventi del condono fiscale che si vogliono utilizzare a favore dell’economia e dell’occupazione. Con la costituzione di un apposito fondo speciale per favorire il lavoro, richiesto e sostenuto da un ampio arco di forze politiche, PLRT, PPD, Lega e UDC. Un fondo i cui obiettivi sono assai articolati e mirati: facilitare l’inserimento nel mondo del lavoro dei disoccupati, soprattutto in quei settori in cui si riscontra carenza di manodopera residente; incentivare l’aggiornamento e la riqualificazione professionale dei senza lavoro; sostenere le attuali prestazioni sociali del Cantone in modo da garantire


voto contro un condono che, sostengono i socialisti, premia chi ha evaso il fisco a scapito di quanti hanno pagato regolarmente le imposte. C’è innanzitutto da rilevare che i principi di parità di trattamento ed equità fiscale non vengono violati da un provvedimento che ha natura del tutto eccezionale. A differenza di quando capita, ad esempio in Italia con i ricorrenti condoni, dal fisco alle sanatorie per gli abusi edilizi, l’amnistia cantonale, come del resto anche quella a livello federale, è un fatto più unico che raro. Un concessione talmente straordinaria, al punto che l’ultimo condono cantonale risale a quasi mezzo secolo fa. L’alternativa all’amnistia che allo Stato, va ricordato, non costa niente, sarebbe quella di mantenere lo status quo. Ossia non far emergere i capitali che non sono stati finora dichiarati, rinunciare quindi ad entrate importanti, ad un aumento del gettito fiscale e alla successiva tassazione ordinaria per i fondi emersi. Che in ballo ci siano somme non indifferenti e una forte aspettativa dei contribuenti sul condono, lo dimostrano i dati su quanti in Ticino hanno scelto sinora di beneficiare della mini amnistia federale: dal 2010 al 2013 ci sono state 540 autodenunce con le quali è stata dichiarata una sostanza per un ammontare di oltre 850 milioni di franchi, con un gettito, una tantum, che nel novembre dell’anno scorso ha superato i 100 milioni. Solo nel 2013 le autodenunce nel nostro Cantone sono state 225 contro le 173 dell’anno precedente, e sono emersi 247 milioni col recupero di una ventina di milioni d’imposte. Oltre al discorso delle entrate, è indubbio che il condono contribuirebbe anche a fare maggiore luce sulla situazione economica effettiva dei contribuenti e sulla reale ricchezza di un Cantone che vede oltre un terzo della sua popolazione ricevere un qualche aiuto o sussidio dallo Stato. La domanda da farsi è molto semplice: bisogna far emergere questi soldi che altrimenti non verrebbero dichiarati e, dunque, non tassati, oppure nel nome di astratti principi ideologici e di presunte disparità di trattamento lasciare le cose come stanno? Cosa è più equo: favorire l’emersione dei capitali e tassarli

o permettere che restino in nero ed esentasse, continuando, magari, ad alimentare un’economia sommersa che sfugge anch’essa alle imposte? Le risposte a rigor di logica sembrano scontate. Ma nell’opposizione dei socialisti al condono c’è anche un altro vizio di fondo, vale a dire la convinzione che i soldi non dichiarati siano qualcosa che riguarda soltanto ricchi e super ricchi. La realtà, invece, è ben Perché non diversa. Fatte le debite proporzioni, il gruzzolo in nero è co- incoraggiare il stume assai diffuso anche tra rimpatrio nelle banche i piccoli e medi contribuenti, come dovrebbe insegnare l’e- ticinesi e svizzere sperienza già fatta con l’amni- di capitali investiti stia sul capitale di risparmio e con quella per gli eredi. Vi- o, magari, custoditi sta la fine che sta facendo il all’estero? Perché dire segreto bancario e il giro di vite previsto anche in Svizze- di no a quei 20 milioni ra per la sottrazione fiscale, di franchi di proventi è sin troppo evidente che per molti contribuenti l’amnistia del condono fiscale che cantonale sarebbe una grossa si vogliono utilizzare a opportunità per regolarizzare una volta per tutte la loro favore dell’economia e posizione ed evitare in futuro dell’occupazione? pesanti conseguenze. Sono tante dunque le ragioni per sostenere il prossimo 18 maggio questo condono. Sarebbe assurdo rinunciare, nel nome di chissà cosa poi, ad entrate di cui il Cantone ha bisogno, considerati i ricorrenti deficit di bilancio. Decine di milioni che saranno utilizzati anche per il lavoro con sostegni specifici a favore del reinserimento dei disoccupati, e per l’economia. L’amnistia fiscale significa rimettere in circolazione a vantaggio di tutta la collettività capitali che altrimenti resterebbero immobilizzati o sfruttati nel circuito dell’economia sommersa a beneficio di pochi. Ciò già di per sé stesso è molto più equo ed etico di quanto non ritengono invece i socialisti.

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Ospite

L’amnistia fiscale in Ticino contribuirebbe anche a

favorire la sua competitività Intervista di Lisa Pantini con Prof. Marco Bernasconi, esperto di diritto tributario

In che misura e perché si giusti- Quel che resta della fica oggi un condono fiscale cansovranità fiscale tonale? “L’amnistia votata dal Gran Consi- cantonale è il poter glio da un profilo politico si giustififissare liberamente ca per le seguenti ragioni: • in primo luogo poiché è un provve- fissare le aliquote dimento eccezionale in quanto l'ultima amnistia generale risale al 1969. applicabili ai redditi Diverso sarebbe invece se l'amnistia, e alle sostanze delle come ad esempio in Italia, fosse ripersone fisiche e proposta ricorrentemente; • in secondo luogo l'amnistia si giu- all’utile e al capitale stifica in tempi di crisi quale rilandelle persone cio dell'economia; • infine le difficoltà finanziarie de- giuridiche gli enti pubblici, che a mio modo di vedere, diventeranno sempre più pesanti negli anni a venire poiché l'imminente fine del segreto bancario ha già cau- Lei ha richiamato più volte l’attenzione sui rischi sato la contrazione dei gettiti delle banche e il li- del sistema fiscale ticinese che penalizza le fasce cenziamento di una parte dei quadri, richiedono medio alte e in particolare i contribuenti più fal'emersione di capitali al fine di poterne tassare coltosi. Qual è attualmente la situazione? redditi e sostanza”. “La sola vera libertà decisionale dei Cantoni, o meglio quel che resta della sovranità fiscale cantonaCome spiega il fatto che il fisco resti sempre le, è quella di poter liberamente fissare le aliquote uno dei più controversi e dibattuti temi della applicabili ai redditi e alle sostanze delle persone politica cantonale, senza però mai arrivare a fisiche e all'utile e al capitale delle persone giuridelle decisioni concrete? diche. Il Ticino è fermo al palo da anni, quando “Da un profilo giuridico, le possibilità di manovra nel frattempo gli altri Cantoni hanno diminuito dei Cantoni è limitata dalla legge federala sull'armo- massicciamente il prelievo fiscale. Le aliquote delnizzazione delle imposte dei Cantoni e dei Comuni le persone fisiche infatti sono ancora quelle fissate per cui non sono possibili nel Cantone vere e proprie nel 1976 e quelle delle persone giuridiche quelle riforme strutturali. Da un profilo politico spesso stabilite nel 2000 grazie a una votazione popolare i veti incrociati dei partiti e l'attaccamento a princi- che accolse un'iniziativa della Lega dei ticinesi. Sicpi che sono ormai stati superati della rapidissima come esiste una concorrenza fiscale inter cantonale evoluzione della società di questo ultimo decennio, che durerà ancora almeno 20 anni, anche perché il riducono ancor più il già ridotto spazio giuridico di popolo svizzero fa respinto nel 2010 un'iniziativa manovra”. che voleva perlomeno contenerla, le aliquote ticinesi 10 | Ticino Business


così elevate in confronto a quelle degli altri Cantoni sono estremamente penalizzanti e lo saranno ancor più nei prossimi anni. La possibilità di attrarre nuovi contribuenti o quanto meno di attenuarne la partenza si ridurrà al lumicino”. Al condono fiscale cantonale da sinistra si oppongono ragioni etiche, come valuta questi motivi? “La concessione o meno dell'amnistia risponde non solo a criteri razionali ma anche a sentimenti emozionali che devono certamente essere rispettati. Si tratta in sostanza dell'eterna contrapposizione dell'Etica alla Ragion di Stato. La risposta al quesito posto è pertanto soggettiva e la posizione dei fautori o degli oppositori sono sostenibili con pari dignità. Vorrei aggiungere inoltre che l'amnistia

votata dal Gran Consiglio non è gratuita e pone a carco di chi la richiede una «tassa di amnistia» pari al 30% delle imposte sottratte”. Non ritiene che sia giunto il momento di una vera riforma fiscale e quali sono i nodi strutturali che questa riforma dovrebbe affrontare? “Una vera riforma fiscale, per le ragioni addotte nella seconda domanda, si può attuare solo a livello federale. Per esperienza i tempi della Berna federale sono lunghissimi. Basti pensare che l'ultima riforma riguardante la revisione dell'imposta federale diretta e l'istituzione della legge federale sull'armonizzazione ha richiesto più di 30 anni di studio. Non mi sarà quindi consentito di vedere le nuove leggi federali, magari i miei figli, sarebbe già qualcosa...”

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Ospite

L’amnistia fiscale?

UN PROVVEDIMENTO A COSTO ZERO

che favorisce l’economia del Cantone Intervista di Lisa Pantini con Rocco Cattaneo, Amministratore delegato City Carburoil SA e Presidente PLR Ticino

Può riassumere gli obiettivi generali del condono fiscale cantonale? “Primo far emergere dei capitali oggi non dichiarati facendoli rientrare nel ciclo economico. Secondo aiutare la nostra piazza finanziaria che soffre di evidenti difficoltà facendo rientrare questi capitali dall’estero o da alNon va dimenticato tri Cantoni. Terzo aumentare gli introiti di Cantone e comuni visto che l’introito che quanto emergerà sarà poi tasuna tantum sato in via ordinaria. Inoltre non va dimenticato che l’introito una tansarà destinato tum sarà destinato alla promozione alla promozione dell’occupazione. Riassumendo un provvedimento a costo zero che fadell’occupazione vorisce l’economia del Cantone sotto diversi punti di vista”. Nonostante si sia voluto ancorare il ricavato del condono cantonale ad un fondo speciale per il lavoro, il PS ha lanciato un referendum e ha, inoltre, pure presentato un ricorso al Tribunale federale. Come spiega tanta ostilità verso l’amnistia fiscale? “Solo e soltanto con l’ideologia, e magari con l’inizio della campagna elettorale. Inoltre, il fatto di aver voluto chiedere il parere anche al tribunale federale mostra che il PS non ha alcuna considerazione per il giudizio del popolo. O meglio questo va bene solo se va nella direzione da loro auspicata, in caso contrario il PS ha già deciso di non accettarlo rivolgendosi appunto ad un tribunale”. Oltre al condono cantonale su cui si voterà il 18 maggio, in materia fiscale ci sono pure in discussione il pacchetto di sgravi proposto dal PLRT e la proposta di riforma della fiscalità avanzata dalle associazioni economiche ticinesi. Pensa che in Ticino si riuscirà davvero ad affrontare il tema fiscale senza chiusure e contrapposizioni ideologiche? “Da parte nostra, e di altre forze politiche, sicuramente questa volontà c’è. L’aver presentato un pro12 | Ticino Business

getto modulato su più anni, sopportabile, mirato, e che non entri in vigore subito, va proprio nella direzione di rendere compatibile una politica di rilancio fiscale con il risanamento delle finanze”. L’ultima amnistia cantonale risale a 45 anni fa, si può fare una stima attendibile di quanto potrebbe essere oggi il ricavato per le casse pubbliche? “È difficile dirlo, in ogni caso le stime più prudenti parlano di una possibile emersione di 1 miliardo di capitale con un gettito una tantum di 20 milioni e ricorrente di 5 milioni. È inutile comunque fare troppe ipotesi, adesso è l’ora di agire. Poi a bocce ferme potremmo anche trovare qualche bella sorpresa”. Cosa replica alla sinistra secondo cui il condono è inaccettabile eticamente perché premia solo chi ha evaso il fisco e non chi ha pagato regolarmente le imposte? “L’etica è un terreno minato e i partiti dovrebbero fare molta attenzione ad utilizzarla come argomento, a me pare che si tratti piuttosto di una questione ideologica. Sono contento che su questo oggetto si voterà, infatti sarà il popolo sovrano stesso a rispondere a questa domanda, l’unica vera autorità che può dire se sia eticamente accettabile concedere un’amnistia. Noi, al contrario del PS, ne rispetteremo in ogni caso il giudizio senza metterlo nuovamente in discussione davanti ai tribunali”.


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Ospite

L’amnistia fiscale il caso giurassiano Intervista di Lisa Pantini con Samuele Vorpe, Responsabile del Centro di competenze tributarie della SUPSI

L’idea di un condono fiscale cantonale nel Canton Giura ha suscitato resistenze e opposizioni? “Si devono qui evocare due date importanti: la prima è quella dell’amnistia federale del 1969 e la seconda è quella della nascita del Canton Giura del 1978. Il risultato è che nel Canton Giura non vi è mai stata un’amnistia fiscale perché nel 1969 il Cantone non era ancora venuto alla luce. Comunque un provvedimento di amnistia fiscale suscita da sempre resistenze e opposizioni perché si tratta, attraverso un atto pubblico, di perdonare degli evasori fiscali. Ci sono valide ragioni per supportare una simile posizione dello Stato, ma anche ragioni per opporsi. Ed è per questo motivo che ritengo che anche nel Canton Giura sicuramente c’è stato un dibattito, certamente meno acceso di quello che è avvenuto in Ticino, sull’amnistia fiscale cantonale”. Quali sono stati i risultati dell’amnistia fiscale giurassiana? “Mi ricordo di aver letto un articolo nel 2013, in cui il Ministro delle finanze del Canton Giura indicava di aver fatto riemergere 200 milioni di franchi di sostanza e di aver incassato 18 milioni di franchi d’imposte in tre anni. Per un Cantone come il Giura direi che si tratta di un risultato straordinario. È anche vero che la via seguita dal Consiglio di Stato giurassiano è, per un giurista, alquanto controversa, poiché l’amnistia fiscale cantonale non è nemmeno stata recepita da una legge, bensì da un’ordinanza del Governo. Ciò significa che il Parlamento non ha potuto esprimersi su tale atto governativo e, contro questo atto, nessun cittadino ha fatto ricorso. Se dal profilo dello Stato di diritto l’amnistia fiscale giurassiana fa acqua da tutte le parti, dal profilo della concretezza è pero una vera e propria macchina da soldi per il Cantone. Oltretutto rilevo che è molto più semplice e trasparente da applicare rispetto a quella ticinese, poiché pre14 | Ticino Business

vede tre aliquote a dipendenza della situazione del contribuente (del 4% per gli eredi, del 13% per i salariati o del 23% per gli indipendenti, aliquote da applicarsi alla sostanza sottratta). L’amnistia fiscale ticinese prevede invece una riduzione del 70% delle aliquote applicabili al reddito e alla sostanza delle persone fisiche (ma anche all’utile e al capitale delle persone giuridiche), riaprendo le ultime dieci tassazioni (cosa che nel Giura non succede). Il sistema di amnistia ticinese, anche se più articolato e «armonizzato» rispetto a quello giuriassiano, non è certamente al riparo da critiche giuridiche, in particolare con riferimento alla sua compatibilità con la Legge federale sull’armonizzazione delle imposte dirette dei Cantoni e dei Comuni (LAID)”. Ritiene che il condono fiscale sia una via legittima e percorribile anche in altri Cantoni per far emergere i patrimoni non dichiarati e fare affluire nuove entrate nelle casse pubbliche? “La via migliore da seguire è a livello federale, ma la strada sembrerebbe al momento chiusa, anche in considerazione del fatto che il Consiglio federale sembra oramai orientato a mantenere il sistema attuale, che prevede l’autodenuncia esente da pena.


Questo significa che un contribuente che denuncia spontaneamente e per la prima volta nella sua vita al fisco redditi e patrimoni mai dichiarati, su questi elementi non viene multato, ma deve pagare le imposte dirette calcolate sugli ultimi dieci anni, compresi gli intessi di ritardo. Sono escluse dal condono eventuali imposte indirette (IVA) e contributi sociali (AVS, AI, AD). Di recente, rilevo inoltre che è stata definitivamente archiviata dall’Assemblea federale l’iniziativa cantonale del Ticino per un’amnistia fiscale a livello federale. Concretamente, l’unico Cantone che, oltre al Giura e al Ticino, ha tentato la via dell’amnistia fiscale cantonale è stato Ginevra, ma in questo caso il popolo ha respinto in votazione popolare l’idea di un condono per le imposte cantonale e comunali. È chiaro che la via dell’amnistia fiscale cantonale costituisce, a più di quarant’anni di distanza da quella federale, una via concreta e giustificata per poter far affluire nelle casse cantonali nuove entrate. Rimane tuttavia da superare l’ostacolo giuridico, che solo un’amnistia fiscale federale potrebbe concretamente superare”. Come spiega l’opposizione della sinistra ad ogni ipotesi di condono fiscale, sia esso federale che cantonale? Sussistono realmente ragioni di equità poiché si premierebbe solo chi ha evaso il fisco? “L’amnistia fiscale suscita da sempre una vivace contrapposizione tra l’etica e la ragion di Stato ed entrambe le posizioni sono parimenti e degnamente difendibili. Non credo che sia un fenomeno solo di «sinistra» come dice lei, perché la questione dell’equità fiscale e, in particolare, del perdono può anche essere un fatto religioso, senza necessariamente avere un legame politico di destra o di sinistra. Credo tuttavia, al di là delle diverse ideologie, che due elementi debbano essere evidenziati: il primo è che un’amnistia non può e non deve essere tombale, ma deve essere accompagnata comunque da una tassa, seppur ridotta; il secondo è l’ostacolo giuridico. L’amnistia fiscale cantonale ticinese è stata giuridicamente ben costruita, molto meglio di quella giurassiana (e paradossalmente è riuscita nella concretezza quella del Giura e rischia invece di fallire quella del Ticino). Ora, dopo l’ostacolo del voto popolare, il Tribunale federale potrebbe anche sconfessare il popolo – nel caso in cui quest’ultimo

dovesse accettare l’amnistia fiscale cantonale – se dovesse intravvedere delle incompatibilità con la Costituzione federale e la LAID. E, in questo caso, il rischio giuridico è elevato ancor più di quello popolare”.

Mi ricordo di aver letto un articolo nel 2013, in cui il Ministro delle finanze del Canton Giura indicava di aver fatto riemergere 200 milioni di franchi di sostanza e di aver incassato 18 milioni di franchi d’imposte in tre anni. Per un Cantone come il Giura direi che si tratta di un risultato straordinario

In Ticino si pensa di investire i proventi del condono fiscale in un fondo speciale per creare occupazione. Che lei sappia, nel Canton Giura il ricavato dell’amnistia è stato utilizzato per qualche scopo particolare? “Nel Canton Giura, come in precedenza indicato, non ci sono state discussioni parlamentari. È stato tutto frutto del Governo tramite un’ordinanza. Da noi, invece, per far passare in Gran Consiglio il testo dell’amnistia fiscale cantonale è stato necessario un compromesso: ovvero legare le entrate con il fondo per l’occupazione. Per cui, se devo rispondere alla sua domanda, la risposta è no; nel Giura non è previsto nulla di simile”.

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Biblioteca liberale

Mondo del lavoro e formazione professionale, tra passato e futuro di Alessio del Grande

Valore

aggiunto, innovazione, manodopera frontaliera, mercato del lavoro, innovazione, terziario avanzato e tante altre voci di cui in Ticino assai spesso, purtroppo, si parla con scarsa cognizione di causa. Ecco perché è molto utile la lettura del saggio “Meglio artigiano che disoccupato?” a cura di Gianni Ghisla, edito da Casagrande, che nonostante il taglio specialistico, offre un chiaro quadro dell’evoluzione storica dell’economia cantonale e delle sue prospettive. Il volume fa seguito ad un analogo saggio del 2009, ma in particolare raccoglie i contributi dei relatori del secondo convegno sulla formazione professionale in Ticino che si è tenuto a Lugano nel 2001, organizzato dall’Istituto universitario per la formazione professionale. Arricchito dalle stimolanti analisi di Marco Revelli sulle trasformazioni del mondo della produzione e di Elena Boldrini sulle odierne identità del lavoro, il libro ripercorre i passaggi chiave dell’economia cantonale negli ultimi decenni alla luce degli sviluppi che ha avuto nel nostro Cantone la formazione professionale. Con i contributi specifici dello stesso Ghisla, Eric Stephani, Luca Bolzani, Piergiorgio Rossi, Silvana Agnelli, René Chopard e Paolo Ortelli, vengono analizzati nel dettaglio i singoli comparti produttivi, dall’edilizia alla piazza finanziaria, dal turismo all’industria chimico-farmaceutica o metallurgica, decifrandone le tendenze di ascesa o declino nel più generale contesto economico. Analisi calibrate nell’ottica dell’evoluzione delle qualifiche nelle diverse attività produttive e dei percorsi formativi all’interno di una formazione professionale che è stata uno dei fattori di successo nella politica del lavoro in Svizzera, ma che in Ticino ha però scontato non pochi ritardi e discontinuità. Un deficit di attenzione alla formazione professionale, dovuta secondo gli autori, ad una mentalità fortemente condizionata per lungo tempo “dall’idea che l’ascesa sociale, il miglioramento delle condizioni di vita ed elevati livelli di giustizia e democraticità siano correlati con la via liceale e la prospettiva accademica”. Da qui il provocatorio interrogativo del titolo del volume “Meglio artigiano che disoccupato?” per sottolineare quello che pare ancora un tratto distintivo della “forma mentis” ticinese. Una distorsione che ha origini lontane nel tempo. “Durante i tre secoli di sudditanza dai balivi - osserva Ghisla - in Ticino non si svilupparono forme significative di artigianato fuori dai limiti dei ristretti bisogni di sussistenza locale. Di conseguenza il Ticino non conobbe la nascita delle corporazioni e

il formarsi di una tradizione individuale e personale per la professionalità e per la cura del lavoro in ambito artigianale”. Una carenza aggravata poi dall’emigrazione che privò il Cantone di preziose risorse umane. In quello scorcio di secolo a cavallo tra ‘800 e ‘900 “a parte qualche eccezione nei settori della tessitura e della lavorazione del tabacco, il Ticino non ha visto Da qui il provocatorio svilupparsi le manifatture e le interrogativo del produzioni tipiche della rivoluzione industriale” che non sono titolo del volume così entrate, se non sporadica- “Meglio artigiano che mente, nel vissuto dei ticinesi, non plasmando, perciò, “tradi- disoccupato?” per zioni particolari né per il ceto sottolineare quello che operaio né per quello imprenpare ancora un tratto ditoriale”. È col rilancio economico del distintivo della “forma dopoguerra che il Cantone vive una radicale trasformazione del- mentis” ticinese la struttura del lavoro, passando da un’economia rurale ad una veloce terziarizzazione, con investimenti, però, ad alta intensità di lavoro e limitato valore aggiunto, e di conseguenza con bassi livelli di qualificazione della manodopera. Una trasformazione che non ha scalfito la convinzione che il lavoro artigianale e manifatturiero fosse riservato ai meno dotati e privilegiati. Inevitabile, quindi, che la formazione professionale, venisse considerata la parente povera, tra i tanti possibili percorsi di studio verso un lavoro. Tant’è che a partire dagli ‘70, il Cantone avrà il tasso di maturità e di diplomi universitari più elevato della Svizzera ma anche un grande bisogno di manodopera qualificata. È a partire da questa necessità che la formazione professionale in Ticino cambia rotta, anche se c’è ancora molta strada da fare per arrivare alla consapevolezza che il lavoro artigianale vale molto di più di una laurea senza impiego.

Meglio artigiano che disoccupato? A cura di Gianni Ghisa Editore Casagrande Ticino Business | 17


Sì al risanamento S. Gottardo

Gli Stati dicono sì al risanamento del San Gottardo Con 25 voti contro 16, lo scorso 20 marzo il Consiglio degli Stati ha approvato la Legge federale concernente il transito stradale nella regione alpina (LTS) che autorizza la costruzione della seconda galleria al San Gottardo, ma senza aumento della capacità. La Camera alta – dopo un dibattito durato più di tre ore - aveva in precedenza respinto tre richieste di minoranza volte a rinviare il disegno di legge al Consiglio federale. La galleria autostradale del San Gottardo, lunga 16,9 chilometri, è stata inaugurata il 5 settembre 1980. Tra il 2020 e il 2025, a circa quarant’anni dalla sua apertura al traffico, avrà bisogno di importanti lavori di risanamento che comporteranno una chiusura al traffico del traforo per almeno due anni e mezzo. Per scongiurare una lunga interruzione del collegamento nord-sud, il governo ha proposto al Consiglio nazionale una modifica della LTS che prevede la costruzione della seconda canna e il risanamento di quella attuale, con un costo totale di 2,8 miliardi di franchi. Il risanamento prevede di realizzare il secondo tubo senza nessun ampliamento della capacità di transito, rispettando così l’articolo costituzionale relativo alla protezione delle Alpi. Questa variante permetterà inoltre alle future generazioni di procedere ai lavori di manutenzione, che si rendono necessari ogni 30-40 anni, senza dover ogni volta chiudere completamente la galleria e il transito attraverso il San Gottardo.

In conformità con gli Accordi bilaterali Il Comitato Sì alla galleria di risanamento al San Gottardo – Svizzera italiana ha appreso con soddisfazione i risultati dello studio commissionato dal Consiglio di Stato alla prof.ssa Christine Kaddous, direttrice del Centre d’études juridiques européennes all’Università di Ginevra, in merito al parere giuridico sulla compatibilità del risanamento della galleria autostradale del San Gottardo con gli Accordi bilaterali stipulati con l’Unione europea. L’analisi della prof.ssa Kaddous ha chiarito con argomenti giuridici validi che il progetto relativo alla modifica della legge federale concernente il transito stradale nella regione alpina (LTS), inerente il risanamento del San Gottardo, è compatibile con l’Accordo bilaterale sui trasporti terrestri. Le condizioni di circolazione nel tunnel autostradale non costituiscono infatti delle “restrizioni quantitative unilaterali” ai sensi dell’articolo 32 dell’Accordo. Ciò conferma pertanto quanto sostenuto dal Consiglio federale e dal nostro comitato. Ricordiamo infatti che la variante scelta prevede la realizzazione di una seconda canna senza aumento della capacità di transito, vi sarà dunque una sola corsia per senso di marcia. I due tubi saranno provvisti di una corsia di emergenza, che potrà essere utilizzata dai soccorsi (polizia o ambulanze) in caso di incidenti o panne. La situazione di transito rimarrà quindi invariata rispetto alla situazione attuale. È importante ricordare che il risanamento della galleria autostradale del San Gottardo è una necessità dovuta dall’ormai vetusta età della struttura trentennale. Il progetto di legge attualmente in discussione alle Camere federali mira a proporre una soluzione che permetterà di garantire il collegamento tra il Ticino e il resto della Svizzera anche durante i lavori di risanamento. Maggiore sicurezza, traffico frontale evitato e una maggiore fluidità del traffico, sono le parole chiave di questo progetto, oltre che evitare l’isolamento del Cantone Ticino in caso di una chiusura prolungata di tre anni della galleria, come sostenuto dall’Iniziativa delle Alpi.

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Attualità

Politica di trasferimento: perseverare è diabolico di Angelo Geninazzi, Responsabile economiesuisse per la Svizzera italiana

In

Svizzera, gran parte del traffico merci che attraversa le Alpi lo fa sulla ferrovia: per la precisione il 63% del totale delle merci. Una percentuale ragguardevole, soprattutto se comparata a quella austriaca e francese, anch’esse confrontate ad un forte traffico transalpino. In Austria la quota di mercato della rotaia rispetto alla strada è del 26,8%, la Francia registra un imbarazzante 15,1%. Fino a qui, per quanto ci riguarda, tutto bene. Da oltre 13 anni in Svizzera è in vigore un set di misure che costituiscono la celeberrima politica di trasferimento del traffico dalla strada alla ferrovia: tra queste citiamo la tassa sul traffico pesante, il sistema di dosaggio, divieti di circolazione notturna sulla strada o ancora sovvenzioni e facilitazioni per il traffico merci su rotaia. L’idea alla base di questo mix di misure era quella di tassare la strada e sovvenzionare la ferrovia per indurre un effetto meccanico di spostamento delle merci. Il risultato: praticamente nullo. Infatti l’invidiabile percentuale del 63% – che si evince dal rapporto sul trasferimento del traffico approvato la scorsa sessione dal Consiglio nazionale – sfiorava addirittura il 70% prima dell’implementazione delle misure. Insomma, dopo quasi tre lustri le cifre (purtroppo!) ci suggeriscono beffardamente che se vi è stato un trasferimento allora questo è stato piuttosto in senso inverso, dalla ferrovia alla strada. Il trasferimento meccanico non ha funzionato poiché si sono ignorate le dinamiche prettamente economiche alla base della scelta del vettore di trasporto da parte degli imprenditori. Le merci, poco voluminose, trasportate per distanze inferiori ai 4-500 km, con cadenze irregolari e secondo le logiche del “just in time”, non potranno verosimilmente mai essere trasportate con il vettore ferroviario. La nostra economia sempre più terziarizzata produce però sempre più merci di questo tipo, per il cui trasporto su strada resta spesso l’unica scelta possibile. È lecito presupporre che già prima di proporre le più nobili politiche di trasferimento una gran parte delle merci trasferibili sulla ferrovia erano già trasferite.

Ad incrementare ulteriormente la quota di mercato non sono serviti nemmeno i 170 milioni di franchi di sovvenzioni stanziati annualmente per promuovere il traffico combinato (strada-ferrovia). D’altronde è inutile sovvenzionare una qualità di trasporto che non ha domanda. In modo incomprensibile questo importo è stato aumentato dal Consiglio nazionale a 350 milioni. Il prolungo e l’aumento dei sussidi è ancor più incredibile se si considera che i 170 milioni attualmente non sono utilizzati completamente. Inoltre, dal 2016, con la messa in esercizio della galleria di base del Gottardo – costata una ventina di miliardi di franchi – i costi di esercizio si ridurranno in modo sensibile e permetteranno, se quello fosse il problema, di incrementare ulteriormente l’attrattività della rotaia in termine di prezzo. Vi è però da dubitare che questo, oltre a svuotare le casse della Confederazione, porti grandi risultati. Sovvenzionati o no, la strada e la rotaia sono complementari e l’una non può offrire quello che offre l’altra. Insomma, la politica continua ad ignorare completamente le ragioni per le quali le misure per il trasferimento non hanno (purtroppo) permesso di raggiungere i risultati auspicati. Perseverare con la politica condotta finora non servirà. Ticino Business | 21


Attualità

«Obiettivo globale: meno immigrazione e libera circolazione» di Patrik Schellenbauer e Gerhard Schwarz, Avenir Suisse La Svizzera non è costretta ad abbandonare la libera circolazione delle persone con l’Unione Europea per applicare l’iniziativa «contro l’immigrazione di massa». Piuttosto, si potrebbe gestire l’immigrazione sul lungo termine con un limite globale su 10 anni del saldo migratorio

Secondo

Avenir Suisse, nonostante il voto del 9 febbraio, i cittadini svizzeri non sono fondamentalmente contrari all’immigrazione. Al contrario, la Svizzera ha assimilato con successo numerose ondate migratorie. A livello nazionale, l’elettorato si è pronunciato a più riprese in favore degli Accordi Bilaterali con l’Unione Europea. Ciò che preoccupa le Svizzere e gli Svizzeri non è l’immigrazione in quanto tale, piuttosto il ritmo di crescita di questi ultimi anni. L’introduzione della libera circolazione delle persone con l’Unione Europea ha senza dubbio contribuito ad accelerare la crescita della popolazione. La popolazione residente è aumentata di 90 000 persone l’anno fra il 2007 e il 2013, complici non solo l’immigrazione, ma pure l’aumento della natalità. Nei due decenni precedenti, l’aumento annuo della popolazione si situava in media fra le 40 e le 50’000 persone. L’accelerazione ha generato una certa sfiducia nei confronti della crescita; l’aumento dei costi dell’alloggio, il consumo di territorio e la saturazione dei trasporti, sono stati

Applicazione dell‘obiettivo globale su 10 anni: Variante «media» 10,0

in Mio

2016

2021

24 2025

Bilancio intermedio

9,5 Trend 2007-2013 Trend 2002-2013

9,2 9,0 8,5

100 Andamento possibile

Popolazione residente

7,5

75

(scala di destra)

Cifre effettive 7,0

(scala di destra)

50

6,5 6,0

25

2000

2002

2004 2006

2008

Trend 2002-2013 Trend 2007-2013 Scenario di Avenir Suisse (variante «media»)

2010

2012 2014 2016

2018 2020 2022

2016-2020 Politica: riduzione dei fattori «pull» Economia: autoregolamentazione

2024

0

Immigrazione netta (in migliaia)

Determinazione degli obiettivi 2026-2035

8,0

2021-2025 Contingenti obbligatori, se l'evoluzione non segue il percorso stabilito Grafico: Avenir Suisse

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(erroneamente) attribuiti esclusivamente all’immigrazione – piuttosto che all’approccio politico sbagliato di questi fenomeni. Limitare la crescita piuttosto che introdurre più burocrazia Sullo spunto di queste riflessioni, Avenir Suisse ha presentato una proposta per mettere in atto l’iniziativa dell’UDC, riducendo il saldo migratorio netto (immigrazione verso la Svizzera meno emigrazione dalla Svizzera) senza abbandonare pertanto la libera circolazione delle persone o gli Accordi Bilaterali con l’Unione Europea. Pezzo principale è la definizione di un obiettivo quantitativo globale di immigranti su un periodo di 10 anni, il cui numero esatto verrebbe fissato a livello politico. Ad esempio come primo obiettivo si potrebbe fissare un saldo migratorio annuo netto di circa 40-50 000 persone per il decennio 2016-2024. L’obiettivo per il periodo 20262034 sarebbe definito prima del 2024. La minaccia di contingenti futuri crea buoni incentivi Un bilancio intermedio verrebbe stilato a cinque anni dall’introduzione di questo sistema, nel 2021. Se l’evoluzione dell’immigrazione si situasse oltre il livello definito, delle misure di contingentamento prestabilite entrerebbero allora immediatamente e in modo automatico in vigore dal 2021: tali contingenti dovrebbero garantire che l’obiettivo decennale non venga oltrepassato. La minaccia dell’entrata in vigore di un tale meccanismo creerebbe un forte incentivo all’autolimitazione della domanda di manodopera straniera da parte dell’economia, poiché dei contingenti prestabiliti sono uno strumento rigido, inefficace e burocratico. Questa autolimitazione potrebbe venire ulteriormente rafforzata da un tributo volontario che ogni impresa pagherebbe per l’impiego di manodopera straniera, da riscuotere a livello delle associazioni settoriali. Così la libera circolazione delle persone non verrebbe abbandonata. Maggiori informazioni su www.avenir-suisse.ch


Attualità

Swissness: come prepararsi alle nuove normative del Made in Switzerland di Lisa Pantini Lo scorso 26 febbraio davanti ad un folto pubblico abbiamo presentato le novità sulle normative inerenti il «Made in CH». Posso affiggere la croce svizzera sui miei prodotti? Quanto deve essere «svizzero» un prodotto per avere la designazione «Swiss made»? Il valore economico legato al «made in Switzerland» per i prodotti destinati all’esportazione è notevole: secondo gli studi più recenti può raggiungere fino al 20% del prezzo di vendita. Molte aziende utilizzano quindi le designazioni «Svizzera», «Qualità svizzera» o «Made in Switzerland» per dare un valore aggiunto immateriale ai propri prodotti. A seguito di due postulati del 2006 nei quali si chiedeva al Consiglio federale di esaminare ed attuare delle misure per combattere gli abusi nell’utilizzo della denominazione «made in Switzerland» e la relativa immagine della croce elvetica, le Camere federali nel giugno 2013 hanno discusso ed approvato il nuovo pacchetto legislativo «Swissness». Al suo interno sono state accettate la modifica della legge federale sulla protezione dei marchi nonché la nuova legge federale sulla tutela dello stemma svizzero e di altri emblemi pubblici. Il termine per il referendum è scaduto il 10 ottobre 2013 ed in seguito l’amministrazione federale si è messa in moto per finalizzarne l’applicazione. Cosa succederà ora? Il progetto di revisione della legge federale sulla protezione dei marchi e delle indicazioni di provenienza prevede criteri per una definizione più precisa della provenienza geografica di un prodotto o di un servizio e stabilisce anche quanta «Svizzera» dev’essere contenuta in un prodotto affinché possa essere utilizzata la designazione «Svizzera». In quest’intervista con Norma Streit-Luzio, Vicedirettrice della Camera di commercio e dell’industria del Canton Vaud (CVCI), approfondiamo questo tema. Durante le presentazioni dell’evento sulla Swissness, lo scorso 26 febbraio, è stato evidenziato come questa revisione della legge sulla protezione dei marchi voglia rafforzare e proteggere, nei diversi settori dell’economia svizzera, proprio le aziende che compongono il nostro tessuto economico, per portare quella «svizzerità» all’estero ed al contempo difendere i nostri operatori economici. Alla luce dell’esito della votazione del 9 febbraio scorso, e benché i due temi non siano direttamente correlati, vede delle possibili ripercussioni per la Swissness ed il nostro export? “Effettivamente, il messaggio del Consiglio federale sulla «svizzerità» indica che lo scopo della revisione legislativa è duplice. Da un lato, si vuole rafforzare la tutela della designazione «Svizzera» e della croce svizzera a livello nazionale e internazionale per quanto riguarda taluni abusi che sarebbero stati riscontrati. D’altra parte si tratta di avere maggiore chiarezza, trasparenza e sicurezza giuridica. Ho comunque delle ri-

serve circa la chiarezza del progetto. La «Swissness» è fondamentale per le nostre imprese e per la piazza economica svizzera. La nostra Camera di commercio si è sempre espressa a favore di una legislazione che prevenisse gli usi impropri ed abusivi dello «Swiss made», pur rimanendo pragmatica. È anche saggio definire meglio il marchio «Svizzera» per il valore aggiunto, innegabile, che porta, come anche evidenziato dallo studio «Swissness Worldwide 2013» condotto dall’Istituto di Marketing dell’Università di San Gallo. La Svizzera è vista come un Paese caratterizzato da affidabilità, qualità e precisione. Per quanto riguarda il voto del 9 febbraio scorso, è troppo presto per dire qualcosa in merito, ma spero vivamente che questo fatto non influenzi l’export e la «Swissness»”. In estate verranno aperte le consultazioni per il nuovo progetto di legge. Come è stato e quale sarà l’iter per l’entrata in vigore della nuova legge? Quali gli scenari futuri? Ticino Business | 23


“I postulati Fetz e Hutter (del 2006), che hanno incaricato il Consiglio federale di esaminare e presentare delle misure, anche legislative, che permetterebbero di rafforzare la protezione della designazione «Svizzera» e della croce svizzera contro gli abusi, sono l’origine del progetto legislativo «Swissness». La revisione legislativa «Swissness» è stata - finalmente - adottata dal Parlamento il 21 giugno 2013. Il termine di referendum è scaduto il 10 ottobre dell’anno scorso. Ora il Consiglio federale deve sviluppare le disposizioni di esecuzione prima dell’entrata in vigore della legge. Tre i temi principali che devono essere specificati nell’ordinanza: i criteri di provenienza svizzera, il registro delle indicazioni geografiche svizzere e la procedura di cancellazione di un marchio per mancato uso. Quest’estate saranno consultate le diverse parti interessate. Quindi l’agenda è ancora un po’ incerta. È probabile che il Consiglio federale deciderà l’entrata in vigore entro la fine del 2015”. Quali sono le principali novità della riforma? “Oggi, se non vi sono basi legali (come per gli orologi o il cibo), la giurisprudenza (sentenza del Tribunale di San Gallo 6 Novembre 1992) ha precisato le condizioni d’utilizzo per valutare se e quando un prodotto è considerato svizzero. Secondo questa giurisprudenza, un prodotto è considerato svizzero se le materie prime provengono dalla Svizzera e se il prodotto è stato fabbricato interamente nel nostro Paese. Per i casi di prodotti che sono stati fabbricati in parte in Svizzera, la regola generale dice che la quota parte di lavoro effettuato in Svizzera sia almeno del 50% del costo totale di produzione, comprese le materie prime e i semilavorati, i componenti, i salari e le spese generali. Il progetto di legge sulla protezione dei marchi e delle indicazioni di provenienza prevede dei criteri che definiscono fino a che punto un prodotto deve essere «svizzero» in modo da poter pretendere questa provenienza. I prodotti sono classificati in tre diverse categorie: prodotti naturali, derrate alimentari e prodotti industriali. Per i prodotti naturali (come piante, acqua o animali), il criterio dipende dalla natura del prodotto. Si tratta, per esempio, del luogo di estrazione di prodotti minerali o del luogo di raccolta per i prodotti vegetali. Per le derrate alimentari, i due criteri principali sono la tappa di trasformazione essenziale (ad esempio la trasformazione del latte in formaggio), così come le materie prime disponibili in Svizzera. Diverse le eccezioni che sono state adottate tenendo conto della realtà economica. In particolare, per le derrate alimentari, almeno l’80% del peso delle materie prime o degli ingredienti che compongono questa derrata alimentare, deve provenire dalla Svizzera. Per il latte e i prodotti lattiero-caseari, questa percentuale sale al 100% del peso del latte di cui sono composti. La nuova normativa prevede diverse eccezioni: i prodotti naturali che non esistono in Svizzera (il cacao) o che temporaneamente verrebbero a mancare (ad esempio raccolti insufficienti a causa del maltem24 | Ticino Business

po o di un’epidemia tra il bestiame) possono essere esclusi dal calcolo. Un’eccezione permette anche l’esclusione dal calcolo per le materie prime di cui la disponibilità insufficiente in Svizzera è chiaramente stabilita in maniera oggettiva, conformemente ad un’ordinanza del Consiglio federale applicabile al settore trattato. Per le materie prime che non sono disponibili in quantità sufficiente in Svizzera, la loro inclusione viene misurata in proporzione al grado di autoapprovvigionamento relativo. L’ordinanza del Consiglio federale stabilirà termini e condizioni. La categoria dei prodotti industriali raggruppa tutti quei prodotti che non sono prodotti naturali o derrate alimentari. Per questi prodotti almeno il 60% del costo del prodotto deve essere generato in Svizzera. I costi legati alla ricerca e sviluppo possono essere presi in considerazione in questo calcolo, come pure i costi relativi alla garanzia della qualità e alla certificazione prescritti dalla legge o regolamentati in modo uniforme in un settore. Al contrario i costi di commercializzazione di prodotti finiti (ad esempio le spese di pubblicità e di marketing), i costi legati al confezionamento delle merci (imballaggio) e i costi generati dal servizio post-vendita sono esclusi dal calcolo. Il secondo criterio, cumulativo, è che l’attività che conferisce al prodotto le sue caratteristiche essenziali deve svolgersi presso il luogo di provenienza, quindi in Svizzera. Quest’attività può essere la produzione effettiva (ad esempio l’assemblaggio di un orologio o la fabbricazione di un tessuto a partire dalle fibre) o la ricerca e sviluppo. In quest’ultimo caso almeno una fase importante della fabbricazione deve essere effettuata nel luogo di provenienza per assicurare un legame sufficiente con esso”. Crede che questa riforma penalizzi in qualche modo le PMI svizzere? “La legge, così come è stata presentata, senza conoscere le disposizioni d’esecuzione, non deve penalizzare la piazza finanziaria ed economica svizzera con criteri troppo restrittivi. Le nuove disposizioni devono essere un sostegno per le nostre imprese, con un quadro che consenta loro di adattarsi facilmente alla concorrenza internazionale. Il progetto sarebbe reso più difficile dai troppi criteri per l’uso dell’indicazione di provenienza «Svizzera», che minaccia non solo le nostre industrie, ma anche i valori che rappresentano il know-how, l’innovazione e la tecnologia svizzera. In mancanza di materie prime, conserviamo la nostra materia grigia! Il marchio «Svizzera» è il nostro futuro. Evitiamo di sabotarlo con nuove restrizioni troppo complesse e burocratizzate, che ostacolano le imprese con pesanti oneri amministrativi e finanziari. Senza contare che il progetto non è compatibile con l’ordinanza federale sull’origine e con alcuni accordi di libero scambio che prevedono ancora altri criteri per l’esportazione dei prodotti. Aggiungere regole diverse in materia di esportazione porta solo a creare confusione e complicazioni aggiuntive”.


Attualità

Come posso indossare la tecnologia? Tra quanti anni nasceranno

bambini con presa USB incorporata? Visite mediche virtuali?

Cerchiamo di dare alcune risposte Un bell’approfondimento questo che vi presentiamo, declinato da due esperti. Da un lato una riflessione fatta da Nicola Moresi, CEO di Moresi.com, sui nativi digitali, i nostri figli o i nostri nipoti, i bambini 2.0 che già oggi hanno a che fare e sanno usare immediatamente i supporti informatici (pc, smartphones, tablet, ecc.). Un testo che presenta complessivamente chi sono questi nuovi fruitori e, al contempo, offre spunti sulle possibilità di mercato, di comunicazione e di interazione da parte delle aziende, senza contare il ruolo dei social media in questo contesto. Da leggere tutto d’un fiato! A seguire uno stimolante studio presentato recentemente da Deloitte, che, quale informazione complementare a quella poc’anzi letta, anticipa le tendenze nel mercato della tecnologia, dei media e delle telecomunicazioni previste per il 2014, passando in rassegna tutte le ultime novità nel campo. Buona lettura allora!

Piccoli nativi digitali crescono A ognuno di noi è sicuramente capitato di vedere la semplicità con il quale un bambino maneggia dispositivi elettronici quali smartphone, iPad & co. È impressionante vedere come la tecnologia per i bimbi nati in quest’era digitale sia già parte integrante delle loro abilità; così come stupisce constatare che molte evoluzioni e scoperte della nostra epoca, come l’acqua corrente e l’elettricità, risultano invece per loro essere un bene assodato. I più piccoli, abituati a maneggiare quotidianamente strumenti user-friendly, non riescono a cogliere la complessità che si nasconde dietro a una interfaccia, finendo per considerare come naturale la tecnologia, la quale invece diventa sempre maggiormente elaborata.

avvengono contattandosi attraverso applicazioni di chat per vedere chi è disponibile. Esistono addirittura applicazioni per Smartphone che grazie alla geo-localizzazione segnalano in tempo reale l’ubicazione dei nostri amici e conoscenti. Mi riferisco per esempio alla recente premiazione degli Swiss Engineering Ticino, evento nel quale un Dottorando della Facoltà di Scienze Informatiche dell’Università di Lugano ha vinto il premio per l’invenzione di un nuovo Social Network che permette, usando la tecnologia Nicola Moresi

Comunicare nell’era digitale Dare per scontato che gli smartphone ci siano sempre stati e che Internet sia una risorsa da sempre presente non è molto diverso da pensare che una vita senza frigorifero o senza telefono fisso sia assurda. Qualche anno fa era normale uscire di casa per trovarsi con amici e conoscenti dopo essersi sentiti al telefono fisso per darsi appuntamento nel tal posto alla tal ora. Chi c’è, c’è. Oggi il modello comunicativo e relazionale è cambiato, la comunicazione ci raggiunge ovunque; i social network ci permettono di rimanere in contatto con persone lontane. Così succede che si esce senza organizzarsi e che gli incontri Ticino Business | 25


di geo-localizzazione, di contattare persone che non si conoscono ma con le quali si ha avuto magari un semplice scambio di sguardi o veloce conoscenza a uno sportello della posta. Molto probabilmente i nostri figli riusciranno a immaginare innovazioni che noi oggi non vediamo, tutto questo proprio grazie a una tecnologia e a degli assiomi che per loro sono già acquisiti di base. Grazie all’avvento delle ultime tecnologie la modalità di guardare la televisione è radicalmente cambiata. Per noi è sempre stato un media sequenziale: se non arrivi all’ora giusta, il telegiornale è già iniziato, oppure finito. Invece oggi mi capita di sentire mio figlio di 4 anni che mi chiede: “Papà, per favore fermi che devo fare la pipì”, oppure: “Papà per favore torni indietro, non ho visto”. L’interazione con questi mezzi comunicativi è immediato, quasi banale, quando invece per molti di noi capire come rivedere il telegiornale iniziato qualche minuto prima è quasi come risolvere una complessa equazione matematica. Probabilmente per loro sarà normale ricevere un’email dal frigorifero che gli ricorda che il latte sta finendo o sentirsi rimproverare da un acquario perché non si è ancora cambiata l’acqua ai pesci. Taluni magari opteranno sui pesci robot già in vendita da qualche anno. Fruizione delle informazioni “Papà, ma quando eri a scuola, come facevi a fare una ricerca senza Wikipedia?”. È una frase che fa sorridere, sintomatica però di come i tempi cambiano molto veloMentre i nostri cemente. Questo cambiamento epocale sui piccoli Nativi metodi di fruizione della tecnologia Digitali crescono, le e delle informazioni in generale è un’opportunità enorme per tutti aziende dovranno noi. Se saremo bravi a imparare e sicuramente ad acquisire la tecnologia come un bene che ci può far vivere meglio, adattare i loro potremo raggiungere nuovi traparadigmi di guardi. Bisogna però essere bravi a non cadere nel tranello di dipendecomunicazione re da essa: la tecnologia deve essere al nostro servizio per vivere meglio. Grazie a Internet una quantità enorme di informazioni sono a portata di clic. La quantità di informazioni reperibili in rete continuerà ad aumentare: si stima che ogni 2 anni la quantità di informazioni catalogate in rete venga raddoppiata. Nasceranno siti di stoccaggio dati sempre più capienti, e il costo della possibilità di memorizzate dati online diminuirà sempre più. Molti ricorderanno i floppy disks, unità mobili dove memorizzavamo i nostri file per trasportarli tra un personal computer e l’altro. Nell’anno 2011 anche l’ultima casa produttiva ha smesso di produrli dopo 20 anni di onorata carriera. Con gli smartphone di ultima generazione le fotografie pesano in media dai 4MB ai 6MB, talvolta anche 10MB o 12MB. Questo comporta che per memorizzare una sola fotografia 26 | Ticino Business

Pavel L Photo and Video © Shutterstock

ci vogliono dai 4 agli 8 floppy disks. Consideriamo che nel 2014, ogni 60 secondi vengono caricate sui social network più di 6’600 fotografie, scritti più di 41’000 post su Facebook o inviati più di 278’000 tweet. Ritengo che sia essenziale riuscire a trasmettere ai nostri piccoli Nativi Digitali che questa grande risorsa deve essere gestita in modo corretto e valorizzata, proprio come la corrente elettrica, che sembra essere un bene di base, ma che va gestita in modo corretto. Una grande interruzione causata da un uso scellerato dell’energia potrebbe causare danni catastrofici all’economia di un Paese. Per una evoluzione tecnologica sicura e sostenibile Per i nostri piccoli Nativi Digitali questa quantità di informazioni sarà probabilmente la normalità e come oggi maneggiano i dispositivi elettronici con una facilità estrema, saranno probabilmente in grado di districarsi senza problemi tra l’enormità di informazioni ai quali saranno sottoposti. Sicuramente il lavoro dei genitori diventerà sempre più complesso. Riuscire ad aiutare a crescere i nostri figli può a volte dimostrarsi un’impresa titanica, soprattutto nel campo della protezione dei minori verso la rete Internet. Esistono per fortuna soluzioni di qualità in grado di proteggere e aiutare a crescere in questo mondo digitale, dove se non si è connessi si rischia di essere emarginati. Mentre i nostri piccoli Nativi Digitali crescono, le aziende dovranno sicuramente adattare i loro paradigmi di comunicazione: questa naturalezza nel maneggiare tecnologia ed essere costantemente immersi nelle informazioni porterà i futuri utenti ad avere un approccio diverso da quanto oggi le aziende trasmettono. Penso che il concetto fondamentale che permetta a tutti di godere e vivere meglio utilizzando l’evoluzione tecnologica, sia quello di ricordare che è stato l’essere umano ad inventarla. Dobbiamo vederla come strumento per vivere meglio e trasmettere ai nostri figli che questa innovazione è uno strumento per costruire un futuro più solido sicuro e ricco di soddisfazioni.


Attualità Le principali tendenze nel mercato della tecnologia:

Deloitte TMT-Predictions 2014 Ogni anno, Deloitte - il più grande gruppo al mondo che rende servizi professionali alle imprese nel settore audit, tax, consulting e corporate finance - prende in esame il segmento di mercato mondiale della tecnologia, media e telecomunicazioni, analizzando da vicino le tendenze e le novità più significative. Si tratta dello studio “Technology, Media & Telecommunications Predictions” di cui l’ultima edizione è stata pubblicata nel mese di gennaio. Questo studio rappresenta il risultato del lavoro e del confronto di un gruppo di ricerca mondiale di oltre 7’000 professionisti Deloitte con i principali operatori e analisti di settore sulle nuove tecnologie e la loro applicazione Smartphone, Tablet e Phablet bero, infatti, aggirarsi intorno ai 300 milioni – il Situazione doppio del 2013 e 10 volte tanto rispetto al 2012. In linea generale, il mercato mondiale degli smartphone, tablet, consolle & co. è quasi saturo, e que- “Tecnologia da indossare” in primo piano sto vale anche per la Svizzera. Con un volume di Le Predictions di Deloitte per il 2014 evidenziano il mercato pari a 750 milioni di dollari, televisori, PC, forte impatto della tecnologia sulle nostre abitudini tablet, console e smartphone continuano a mantene- quotidiane. Vivremo in un mondo sempre più digire la più grande quota del mercato TMT. I fatturati talizzato, la “tecnologia da indossare” ci permetterà si sono stabilizzati su un livello elevato. In Svizzera, di vivere una realtà aumentata tramite l’utilizzo si assiste a una progressiva cannibalizzazione dei di appositi occhiali multimediali - smart glasses PC da parte dei tablet, la cui vendita sta per toccare Nel 2014 aumenterà quota 1 milione.

decisamente l’adozione di smartphone da parte del segmento “over 55”, con un tasso di penetrazione in salita al 50%

Tendenze 2014 Nel 2014 aumenterà decisamente l’adozione di smartphone da parte del segmento “over 55”, con un tasso di penetrazione in salita al 50%. Da notare che, nonostante questo boom, la maggioranza degli “over 55” utilizzerà gli smartphone solo per telefonare. Sempre all’interno dello stesso segmento, nel 2014 si prevede che il 25% dei proprietari di smartphone sopra i 55 anni di età non scaricherà neanche un’App. Riguardo i tablet, si prevede il sorpasso dei “mini-tablet” sui “tablet” (165 contro 160 milioni di unità vendute). Lo stesso trend si conferma anche per i “Phablet”. Secondo il Deloitte TMT, il 2014 sancirà il sorpasso definitivo dei Phablet, cellulari ibridi phone e tablet (una combinazione di Tablet-PC e Smartphone con uno schermo un po’ più grande) su tablet e wearable. Per la prima volta nel 2014, i volumi di fatturato dei Phablet saranno superiori a quelli di tablet-PC. Le vendite di Phablet nel 2014 dovreb-

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eVisits: la nuova frontiera delle visite mediche Si prevedono 100 milioni di visite mediche “virtuali” nel 2014, pari a circa USD 5 miliardi di risparmi. La più grande diffusione delle eVisits sarà nel Nord America, dove saranno svolte circa 75 milioni di eVisits, che rappresenteranno il 25% del mercato totale, pari a circa 600 milioni di visite annuali a medici di famiglia. Si stima che circa la metà delle visite potrebbe essere risolta direttamente online tramite eVisit. Nell’immaginario comune, una eVisit viene condotta via video conferenza, dove il paziente si connette con il medico e si mostra tramite una web cam. Questo tipo di visita rappresenta solo una piccola fetta del mercato e comporta un risparmio minimo rispetto alla visita tradizionale. La maggior parte delle e-Visit Si allarga l’offerta Pay-TV di eventi sportivi sarà invece impostata tramite la raccolta di inforSecondo Deloitte, nel 2014 anche il valore globale mazioni scritte su un formulario online e la preper i diritti TV di eventi sportivi premium è desti- sentazione di foto, sulla base delle quali si ricenato a crescere notevolmente, registrando un au- verà la diagnosi e, se necessario, la prescrizione. mento del 14% sul 2013, per un voQuesto tipo di visite sarà applicalume di mercato parti a 24 miliardi bile a patologie quali, ad esempio, USD. Dietro questa crescita ci sono Nell’immaginario sinusiti, mal di gola, allergie e nuovi accordi con le principali ledermatiti. Il nuovo rapporto medicomune, una eVisit ghe calcio europee e americane. Nel co-paziente, strutturato mediante 2014 il 75% del valore dei diritti TV viene condotta via e-visit, consentirebbe di ridefinire premium sarà generato da 10 evenla domanda sanitaria e favorire il video conferenza, ti: i 5 principali campionati di calcontenimento dei costi. cio europei (Inghilterra, Italia, Spa- dove il paziente gna, Germania e Francia), la UEFA Misurazione dei dati televisivi si connette con Champions League e i 4 principali Il 2014 vedrà l’introduzione di meil medico e si campionati del Nord America. todologie ibride per il conteggio dell’audience, che terranno conto mostra tramite Gli SMS lasciano il campo della visione di programmi TV su una web cam. La agli Instant Messages PC, tablet e smartphone, attualL’introduzione di nuove tecnologie mente non monitorati. La propenmaggior parte cambierà la modalità di comunicare sione a guardare programmi TV degli utenti. SMS, MMS e telefonate delle e-Visit sarà su altre apparecchiature risulta sono sempre più spesso affiancate, particolarmente alta presso le fasce invece impostata e a volte sostituite, dall’utilizzo dei di età più giovani. Pertanto, queservizi di Instant Messaging che tramite la raccolta ste nuove modalità di misuraziopermettono di condividere messagne ibride, che includono anche di informazioni gi di testo, immagini e video facilquesti nuovi “telespettatori atipimente e a costi ridotti. Nel 2014 sa- scritte su un ci”, permetteranno di stimare meranno inviati 50 miliardi di Instant glio il numero di contatti totali, formulario online Messages al giorno, più del doppio con evidenti ricadute positive sui rispetto al numero di SMS (21 mi- e la presentazione ricavi da pubblicità. liardi al giorno, oltre 2 Instant Mesdi foto, sulla base sages ogni SMS, in forte crescita rispetto al 2012 quando il rapporto delle quali si era pari a 1:1). In termini di valore, riceverà la diagnosi saranno gli SMS a fare la parte del leone, che totalizzeranno un fattu- e, se necessario, la rato di circa USD 100 miliardi nel prescrizione 2014, circa 50 volte il fatturato degli Instant Messages.

- sempre connessi, le cui vendite mondiali, nel 2014, dovrebbero attestarsi sui 4 milioni di unità, a un prezzo di vendita medio di USD 500, o orologi e braccialetti “smart” per monitorare le attività sportive che svolgiamo, il nostro stato di salute o Vivremo in un mondo addirittura il nostro umosempre più digitalizzato re, ma che indosseremo anche per moda (si prevedono vendite per circa 4 milioni di fitness band e 2 milioni di smart watch, a un prezzo medio di USD 160). Nel 2014, il totale delle vendite mondiali di questi articoli dovrebbe superare i 10 milioni di pezzi, generando un fatturato totale di circa 3 milioni USD.

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Attualità

Il Soccorso d’inverno Ticino si presenta Intervista con Manuela Nünlist, Segretaria-Responsabile del Soccorso d’inverno Ticino

Cosa è il Soccorso d’inverno Ticino? “È il segretariato ticinese del Soccorso Svizzero d’inverno (Winterhilfe), attivo sul territorio nazionale dal 1936, che ha la sua sede principale a Zurigo. Il Soccorso Svizzero d’inverno è rappresentato in ogni Cantone tramite un segretariato: in Ticino è l’Associazione SOCCORSO D’INVERNO TICINO”. Quale è il compito del Soccorso d’inverno? “Raccogliere fondi da distribuire alla popolazione indigente che vive nel proprio territorio per aiutarla ad uscire da situazioni momentanee di disagio. Ogni segratariato è autonomo nella raccolta fondi per il proprio Cantone”.

Il tema della povertà purtroppo non è ancora percepito come si dovrebbe. È chiaro che un povero in Ticino è ben diverso da un povero in Africa. Tuttavia le persone che non riescono più a «sbarcare il lunario» aumentano in modo esponenziale portandole spesso a cadere in depressione. Molte persone ancora oggi sono convinte che in Svizzera stiano tutti bene…

Da dove provengono i fondi? “Gli attuali maggiori sostenitori del segretariato ticinese sono le Fondazioni e il Fondo lotteria che da un anno ci ha aumentato il contributo a fr. 35’000, poi ci sono alcuni Comuni, Aziende, qualche banca, alcune Associazioni e naturalmente i soci e sostenitori, senza i quali non avremmo potuto aiutare oltre 28’000 nuclei familiari in 77 anni di attività”. Quali sono gli aiuti che offre il Soccorso d’inverno? “L’associazione prende a carico globalmente o in parte diverse spese riguardanti ad esempio l’alloggio, il conguaglio riscaldamento, trasloco, cure mediche non riconosciute dalle Cassa malati, funerali, ecc.”. Cos’è la «Colletta stella»? “Come membro ZEWO, in ottobre, il Soccorso Svizzero d’inverno lancia una campagna di raccolta fondi a livello nazionale chiamata Colletta Stella. Per la creazione del manifesto viene indetto un concorso presso gli allievi delle diverse scuole cantonali delle arti grafiche in Svizzera (a rotazione). I nostri fedeli amici e sostenitori ricevono il volantino con allegata la «famosa» stella, simbolo del Soccorso Svizzero d’inverno”.

Manuela Nünlist e Nadia Ghisolfi

Cosa bisogna fare per fare domanda al Soccorso d’inverno Ticino? “Per fare domanda bisogna rivolgersi ai Servizi sociali Cantonali e Comunali e ai diversi Enti (Pro Infirmis, Pro Senectute, Ingrado, EOC, ecc.) dai quali è richiesto un primo preavviso. Ogni domanda, a dipendenza dei fondi a disposizione, verrà quindi attentamente esaminata e alla fine sarà emessa una decisione e, se positiva, seguirà il versamento del sussidio”. Chi sono i beneficiari dei sussidi da parte

del Soccorso d’inverno? “Tutte le categorie possono beneficiare dell’aiuto: giovani, anziani, famiglie, coppie, famiglie monoparentali, disoccupati laddove altri enti competenti non possano più intervenire. Spesso la nostra Associazione fa da ponte in attesa di una rendita, oppure è l’ultima ancôra di salvezza”. Quanti sono i nuclei famigliari aiutati nell’arco di un anno? “Questo dipende dai fondi che il Soccorso d’inverno riesce a raccogliere: più fondi si raccolgono e più nuclei famigliari ne beneficiano. Negli ultimi anni si sono potute aiutare circa 200/250 famiglie all’anno, ma ogni anno, a causa della diminuzione delle entrate anche il numero di persone aiutate è conseguentemente diminuito, calcolando una media di fr. 1000.– per caso e questo ci obbliga, una volta terminato il budget, a ritornare al mittente le richieste e a bloccarne l’inoltro”. Ticino Business | 29


SOLIDARIETÀ IN TICINO PER LA POPOLAZIONE DEL TICINO Per chi desiderasse sostenere questa Associazione in favore della popolazione indigente del Cantone, può versare il proprio contributo sul conto 65-230-9 intestato a Soccorso d’inverno Ticino, 6950 Tesserete, info@soccorsodinverno.org, www.soccorsodinverno.org. Il versamento sul conto del Segretariato ticinese garantisce il sostegno della popolazione indigena. Grazie a tutti coloro che ci hanno permesso di elargire, in 77 anni di attività in TICINO, oltre 12 milioni di franchi aiutando più di 28’000 nuclei familiari!

www.winterhilfe.ch/fileadmin/user_upload/Publikationen/Publikationen_franzoesisch/Lignes_directrices.pdf www.soccorsodinverno.org

Quali sono i motivi di disagio che influiscono sulle richieste di aiuto? “I continui tagli nel settore sociale, l’aumento e il periodo limitato della disoccupazione, le rendite non adeguate al reale costo della vita, i salari bassi sono solo alcuni dei motivi per il quale la gente non riesce più ad affrontare le normali spese mensili e, se non corre subito ai ripari, rischia l’indebitamento… La nostra Associazione viene sempre più sollecitata, ma manca una continua ed importante entrata di fondi!” Perché si fa fatica a raccogliere fondi? “In Ticino è pieno di Associazioni benefiche con scopo onorevoli e la gente, chiaramente, è costretta a fare una scelta di chi vuole sostenere. Inoltre la nostra Associazione ha sempre cercato di ridurre al minimo le spese, operando spesso nell’ombra, ma questo ci ha tuttavia penalizzato. Da quest’anno si è quindi deciso di cambiare strategia facendo conoscere l’operato del Soccorso d’inverno Ticino, alfine di ottenere maggiore sostegno finanziario così da continuare ad aiutare la popolazione indigente del Cantone.” Ma esiste la povertà in Ticino? “Il tema della povertà purtroppo non è ancora percepito come si dovrebbe. È chiaro che un povero in Ticino è ben diverso da un povero in Africa. Tuttavia le persone che non riescono più a «sbarcare il lunario» aumentano in modo esponenziale portandole spesso a cadere in depressione. Molte persone ancora oggi sono convinte che in Svizzera stiano tutti bene… Tuttavia la necessità di aprire sempre più centri per la distribuzione di alimenti, la crescita di morosi dei premi di cassa malati e l’aumento dell’indebitamento sono sicuramente dei campanelli d’allarme. Non dimentichiamo inoltre che molte persone percepiscono dei salari molto bassi”. Avete rischiato la chiusura? “Quest’anno il segretariato ticinese del Soccorso svizzero d’inverno si è rinnovato in un momento dove era in ballo la possibile chiusura del segretariato ticinese. Chiudere il segretariato in questo preciso periodo dove in Ticino il Soccorso d’inverno rimane quasi l’unica via d’uscita per molte famiglie, sarebbe stato un ulteriore colpo basso per 30 | Ticino Business

la popolazione del Ticino già normalmente penalizzata. Per questo motivo i membri di comitato, insieme ai due nuovi, hanno deciso di rilanciare l’immagine del Segretariato ticinese tramite iniziative affinché il Soccorso d’inverno Ticino venga nominato non solo quando si cerca aiuto, ma anche come istituzione da sostenere”. Insieme per una causa comune: come aiutare la popolazione indigente del Ticino? “Il comitato del Soccorso d’inverno è rappresentato da persone che hanno voluto dimostrare il loro interesse verso le persone meno fortunate del Ticino, indipendentemente dal loro credo politico, dimostrando che il bene comune è più importante. Ve li presento con orgoglio informando che l’operato di ogni membro di comitato è completamente a titolo volontario e sono: - Nadia Ghisolfi ( prima Presidente donna in Ticino in 77 anni eletta dal 1°.7.2013); - Luca Albertoni, (Vicepresidente), Marco Blaser (membro onorario), Fabrizio Fazioli (già Presidente, ora membro onorario), Rosalba Canova (già Vicepresidente, ora membro), Valeria Bruni – Sonja Cavadini – Lorenzo Quadri (membri)”.


Eventi

Dopo il 9 febbraio 2014:

dubbi, timori, speranze, ma soprattutto quali soluzioni? come gestire il risultato dell’«Iniziativa popolare “contro l’immigrazione di massa”» di Michele Rossi, Avv., Delegato alle Relazioni Esterne delle associazioni economiche

In

occasione del Business Breakfast dello scorso 24 febbraio si è parlato delle possibili conseguenze della recente accettazione dell’iniziativa popolare “Contro l’immigrazione di massa”, soprattutto per quanto concerne le relazioni della Svizzera con l’UE.

fintanto che noi non procederemo alla relativa diDalla presentazione è emerso che sdetta, indipendentemente dal nuovo articolo costi• La rinegoziazione dell’Accordo bilaterale sulla lituzionale (che non vincola evidentemente l’UE). bera circolazione delle persone non sarà verosimilLa palla rimarrà pertanto nel nostro campo. Ma, mente possibile. Bruxelles non è infatti disposto a attenzione, la revoca di un accordo implica la cesnegoziare un principio che rappresenta una delle sazione degli altri Accordi bilaterali conclusi nel quattro libertà fondamentali del mercato unico. Si 1999. Questi sono gli effetti giuridici della cosidtratta dell’ABC del diritto europeo su cui è stato detta “clausola ghigliottina” presente in ognuno dei successivamente costruito tutto il resto. Per quesette Accordi bilaterali. Oltre alla libera circolaziosta ragione l’UE non può concedere alla Svizzera ne delle persone cadrebbero pertanto anche gli Acdelle eccezioni che non concederebbe nemmeno a cordi relativi alla partecipazione della Svizzera ai un Paese membro. programmi di ricerca europei, all’abolizione degli • Ne consegue che, nel limite del possibile, sarebbe ostacoli tecnici al commercio per i prodotti svizzeri opportuno che il nuovo sistema di gestione della in Europa, ecc., Accordi di sicuro interesse per la migrazione possa essere attuato dalla Svizzera nostra economia. senza doverlo rinegoziare con Bruxelles. Un sistema di controllo che Sarebbe opportuno che il • Se cadono i bilaterali c’è non implichi alcuna rinegoziaziochi sostiene che sarà possinuovo sistema di gestione ne necessita però di molti sforzi di bile rinegoziarne di nuovi, fantasia da parte nostra nei mesi della migrazione possa addirittura con clausole più a venire. Attualmente non ci sono vantaggiose per la Svizzeessere attuato dalla ancora proposte concrete in tal ra di quelle attualmente in senso. vigore. Niente di più improSvizzera senza doverlo • Se non fosse possibile evitare una babile! Infatti noi sappiamo rinegoziare con Bruxelles. rinegoziazione con l’UE le consegià oggi che l’UE, per porsi guenze rischiano di essere gravi, Un sistema di controllo a negoziare nuovi accordi, Infatti è molto probabile che Bruesige che i bilaterali si trache non implichi alcuna xelles si limiti a riconfermare la sformino da accordi statisua posizione, peraltro già annun- rinegoziazione necessita ci in accordi dinamici, nel ciata subito dopo il voto svizzero, senso che la Svizzera si obperò di molti sforzi di ribadendo che l’Accordo va bene blighi a riprendere anche così com’è stato concluso e messo fantasia da parte nostra il diritto comunitario fuin vigore. turo e riconosca la giurinei mesi a venire • L’UE continuerà verosimilmente sdizione di un tribunale ina reputarlo valido ed applicabile ternazionale (non svizzero Ticino Business | 31


quindi). Questa sarà la prima condizione che ci verrebbe imposta per entrare in materia, sempre che l’UE sia ancora disponibile a negoziare con la Svizzera (non esiste un diritto ai bilaterali!). Ed è una condizione che i medesimi fautori dell’iniziativa, nell’ambito delle discussioni in corso con Bruxelles sulle questioni istituzionali, hanno già affermato di non voler accettare. Se cadono questi bilaterali, niente più bilaterali dunque. • Inoltre, rinegoziare oggi significherebbe tentare di convincere non 15 bensì 28 Stati europei. Nel frattempo l’UE si è infatti allargata e i nuovi Stati (per lo più dell’ex blocco comunista, quindi geograficamente e culturalmente più distanti da noi) sono certamente meno inclini di quelli con cui abbiamo trattato negli anni ‘90 a comprendere e ad assecondare le specifiche e puntuali richieste svizzere.

La strada è quindi in salita. L’accettazione dell’iniziativa dell’UDC ha riportato la Svizzera ad una situazione simile a quella del dicembre del 1992 quando, caduto lo Spazio economico europeo, il Consiglio federale ha potuto convincere Bruxelles ad iniziare trattative bilaterali e settoriali, esercizio che l’UE non aveva mai condotto con nessuno. Oggi però, a differenza del 1992, sappiamo che i bilaterali così come li conosciamo (senza ripresa del diritto futuro e senza giudici stranieri) non saranno più possibili. Il sì all’iniziativa UDC ha quindi completamente stravolto gli equilibri pazientemente costruiti con Bruxelles. Se la Svizzera non riuscirà a sviluppare un modello di gestione della migrazione che non necessiti di una (impossibile) rinegoziazione con l’UE, si concluderà l’era delle relazioni bilaterali con Bruxelles. E il futuro sarà tutto da scoprire.

I BUSINESS BREAKFAST DELLA CAMERA

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Eventi

La Malesia in pillole di Lisa Pantini

Lo

scorso 13 marzo, con un’avvincente ed innovativa formula, quella del business lunch, si è tenuto il primo appuntamento degli approfondimenti-Paese che ormai da tempo la Cc-Ti, in collaborazione con i suoi partner (Switzerland Global Enterprise, Bisnode D&B Schweiz AG, Cippà Trasporti SA e Credit Suisse), propone ai numerosi soci ed interessati. Dopo i saluti di rito da parte di Marco Passalia, Vice Direttore Cc-Ti, sono intervenuti Soontong Lim, Trade Commissioner dello Swiss Business Hub ASEAN dell’ambasciata Svizzera in Malesia, ed Andrea Carlesso, Regional Account Manager di Bisnode D&B Schweiz AG. Un’introduzione al Paese del Sud Est Asiatico che ha messo in luce le molte opportunità per le aziende ticinesi nell’entrare sul mercato malese, anche considerando il Paese quale porta d’accesso per il mercato di tutta l’area del Sud Est Asiatico. Un’eventualità che presenta molti vantaggi. Soontong Lim ha sottolineato le caratteristiche dell’economia malese, illustrando come il Paese viva di scambi commerciali (tasso di export pari a 220 miliardi di dollari, import che si attesta a 198 miliardi di dollari, dati del 2013), con il PIL al 4.7% e un tasso di inflazione del 2.10%. Un PIL in crescita (il secondo dopo Singapore), un Paese multiculturale che si pone quale porta d’entrata ad un grande bacino di Nazioni del Sud Est Asiatico, e di conseguenza a numerosi consumatori (parliamo di oltre 600 milioni di persone), fanno di questo Stato uno dei partner con i quali si possono fare ottimi affari. È infatti, secondo la Banca Mondiale, al 6° posto nel ranking per la facilità nel “doing business”, la classifica generale 2014 sulla facilità del fare impresa (per informazioni, la Svizzera è 29°). Non solo: Soontong Lim ha affermato che il Paese asiatico si situa ai primi posti nel ranking internazionale, per quanto riguarda i migliori servizi (3° posto), la migliore destinazione asiatica per gli investimenti delle multinazionali (4° posto), la protezione degli investitori (4° posto) e il Paese

Sopra: un momento dell’evento A fianco: Soontong Lim

Il Paese asiatico si situa ai primi posti nel ranking internazionale, per quanto riguarda i migliori servizi (3° posto), la migliore destinazione asiatica per gli investimenti delle multinazionali (4° posto), la protezione degli investitori (4° posto) e il Paese con il miglior business (5° posto)

con il miglior business (5° posto). I settori trainanti dell’economia malese, che compongono il PIL malese, sono quello manifatturiero, i servizi, l’agricoltura, il settore delle costruzioni e quello minerario. Dove è possibile cogliere potenzialità per le PMI svizzere e ticinesi? Secondo il Trade Commissioner dello Swiss Business Hub ASEAN dell’Ambasciata svizzera

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in Malesia, Soontong Lim, le opportunità da sfruttare si trovano nei settori dei servizi, chimico, scienze della vita, costruzioni, tecnologie mediche ed energetiche, commercio, manifattura, finanza ed assicurazioni. Inoltre occorre considerare i numerosi Accordi di Libero Scambio (ALS) che la Malesia ha già sottoscritto; manca quello con la Svizzera, ma la nostra Confede-

razione ha già ravvisato grandi potenzialità e già due anni orsono ha avviato le trattative per l’ALS. Di seguito vi proponiamo infine la testimonianza di Andrea Carlesso, Regional Account Manager di Bisnode D&B Schweiz AG, che durante l’evento del 13 marzo era intervenuto sull’analisi dei rischi del mercato malese.

Fare affari con un partner malese:

analisi dei rischi di Andrea Carlesso, Regional Account Manager di Bisnode D&B Schweiz AG

Quando

si pensa di fare affari con possibili partner malesi una delle prime questioni da analizzare sono i termini di pagamento. In base alla nostra esperienza ed alla raccolta delle informazioni sul mercato locale, possiamo definire che i termini usuali di pagamento del mercato interno variano tra i 30 e i 90 giorni A questi è necessario aggiungere ritardi strutturali come FX/Ritardi Bancari che arrivano ad un massimo di 30 giorni e ritardi medi locali che, anche in questo caso, non vanno oltre i 30 giorni. Pertanto, se progettiamo di fare business in ottica del mercato interno la nostra aspettativa d’incasso (DSO) sarà compresa tra un minimo di 90 ed un massimo di 150 giorni. Diversamente, se agiamo in ottica di trading il consiglio di Bisnode D&B è diverso. Il Sight Draft (SD) è la forma minima di documentazione o di metodo di trading che Bisnode D&B consiglia ai suoi clienti di considerare nel perseguire scambi su base d’esportazione con la Malesia Come mezzo di pagamento consigliato si identifica la Letter of Credit (LC). Il termine consigliato, che è generalmente più rigoroso rispetto i minimi termini, è appropriato quando la performance di pagamento di un cliente non può essere facilmente valutata o quando un esportatore può voler limitare il rischio associato ad una transazione fatta su minimi termini. Di seguito cerchiamo di riassumere alcune motivazioni che portano a queste considerazioni per trattare commercialmente con i partner malesi. A partire da metà gennaio le ampie riserve valutarie di USD135.0bn (che sono sufficienti a coprire circa 9,6 mesi di importazioni e quasi quattro volte il livello del debito estero a breve termine) presso la banca centrale e il relativo outlook di crescita stabile

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Andrea Carlesso

sono fattori che contribuiscono alla decisione di Bisnode D&B di mantenere la SD (Sight Draft) come condizioni minime commerciali per la Malesia. Tuttavia, ci aspettiamo che le imprese con sede malese dovranno affrontare alcune difficoltà nel breve periodo e con esse possono vedere i loro profitti schiacciati dalla crescente inflazione (a un tasso del 3,2% a dicembre 2013) e dall’aumento dei prezzi dell’energia. Di contro, in ottica positiva, il Governo malese ha recentemente allentato alcune restrizioni e cerca di attirare maggiori investimenti esteri nel settore industriale. A tutto questo si aggiunge che il FMI ha concluso la sua revisione annuale dell’economia della Malesia nel mese di Dicembre con una valutazione ampiamente positiva, notando la resilienza della Malesia alle turbolenze nei mercati finanziari. Il Fondo ha sottolineato che se si prevedono una serie di misure di austerità che andranno ad intaccare la domanda interna nel 2014 ma che sarà compensata dal rimbalzo delle esportazioni. Infatti, le esportazioni della Malesia, che sono aumentate del 6,7% anno su anno a novembre, riceveranno un ulteriore impulso dalla valuta più debole. Pertanto noi manteniamo la nostra prospettiva sostanzialmente positiva per questo Paese.


Formazione

Corsi proposti dalla Cc-Ti LE ASSICURAZIONI SOCIALI Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Programma Modulo 1 – Introduzione alle assicurazioni sociali Date: 13 e 20 marzo 2014, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 2 – Aspetti contributivi delle assicurazioni sociali Data: 27 marzo 2014, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 3 – Rendite di vecchiaia, superstiti e invalidità Data: 3 aprile 2014, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 4 – Assicurazione contro la disoccupazione Data: 10 aprile 2014, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 5 – Assicurazione invalidità Data: 17 aprile 2014, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 6 – Assegni familiari Data: 8 maggio 2014, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 7 – Indennità di perdita di guadagno per militare e maternità Data: 15 maggio 2014, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 8- Assicurazioni infortuni Data: 5 giugno 2014, dalle 14.00 alle 17.30 LA LEGGE SULL’ESECUZIONE E SUL FALLIMENTO Lugano, Sala dott. G. Papa, presso la Cc-Ti Mercoledì 26 marzo, 2,9,16 aprile 2014, dalle 16.00 alle 19.00 • Nozioni generali • Specie d’esecuzione, foro, notifica degli atti esecutivi, domanda di esecuzione, precetto esecutivo, opposizione e rigetto dell’opposizione • Fallimento • Procedura, organi del fallimento, sospensione del fallimento, assemblee creditori, liquidazione, ripartizione • Pignoramento • Procedura, oggetti mobiliari, oggetti immobiliari, rivendicazioni, requisizioni, vendita all’incanto • Procedure speciali Concordato ordinario, concordato extra giudiziario, sequestro EXPORT FORMALITIES Lugano, room dott. G. Papa, at the Cc-Ti Course contents Wednesday 9 April 2014, from 9.00 to 17.00 • Important clarifications before shipping / understanding key documents (for example: export- / import-license, tax-exemption, letter of credit, certificate of origin, EORI-no., etc.) • Requirements for invoices in international trade • Understanding customs duties, taxes (VAT), customs clearance, intra community trading and mandatory announcements, declarations & certifications • Basics for limitation of liability (GC Spedlogswiss, CMR, Montrealagreement, Hague-Visby-rules, …) / transport insurance & filing (transport order) • Modes of transport: truck, railroad, barge, air- / ocean freight, container & intermodal transportation; calculation of chargeable weights and freight costs; options and regulations in packaging • (Transport / customs) documents: sense, sourcing, filing, … and using them in combination with a letter of credit (for example: T1, T2, CIM, CMR, FCR, Carnet TIR, Carnet ATA, AWB, B/L) • AEO – Authorised Economic Operator COMPORTAMENTO E COMUNICAZIONE INTERCULTURALE Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Lunedì 14 aprile 2014, dalle 13.30 alle 17.30 Programma • “Business Etiquette” internazionale • Principali elementi di differenza interculturale • Il fattore tempo nelle relazioni d’affari

• Comunicazione scritta ed orale: contenuti e contesti • Comunicazione non verbale e linguaggio del corpo • Meetings, presentazioni e Public Speaking • Approfondimenti ed esempi: il Contest Islamico (Medio Oriente, Golfo) • Approfondimenti ed esempi: il Contest Confuciano (Cina, • Singapore, …) • Alcuni altri esempi (Russia, Est Europa, India, …) ESSERE MEMBRO DI UN CONSIGLIO D’AMMINISTRAZIONE: COMPITI E RESPOSABILITA’ Lugano, Sala dott. G. Papa, presso la Cc-Ti Mercoledì 7 e 14 maggio 2014, dalle 14.00 alle 17.30 Programma • Introduzione generale • Nozione di amministratore e di organo societario • La responsabilità civile: CC, CO, responsabilità verso la società gli azionisti ed i creditori • La responsabilità legata alle disposizioni penali, fiscali, delle assicurazioni sociali e dell’esecuzione e fallimento • Aspetti assicurativi • Discussione DIRITTO DEL LAVORO Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Modulo 1: Martedì 13 e 27 maggio 2014, dalle 14.00 alle 17.00 • Formazione del contratto di lavoro • Colloquio d’assunzione • Diritti e doveri del datore di lavoro e del dipendente Modulo 2: Martedì 3 giugno 2014 • Fine del rapporto di lavoro (problematiche legate alla disdetta) • Certificato di lavoro • Divieto di concorrenza • Ecc. RECLUTAMENTO E SELEZIONE DEL PERSONALE Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Mercoledì 14 maggio 2014, dalle 9.00 alle 13.00 Reclutamento: • Fasi e politica • Organizzazione • Analisi dei profilo • Metodi di ricerca Selezione: • I tipi di intervista • Le fasi essenziali • La decisione di assunzione PARLARE IN PUBBLICO: TECNICHE ORATORIE Lugano, Sala Monte Bré, presso la Cc-Ti Mercoledì 21 maggio 2014, dalle 9.00 alle 13.00 Programma • L’obiettivo del parlare in pubblico • I parametri della comunicazione • Il comportamento dell’oratore (e dell’astante) • La struttura del messaggio • Le tecniche espositive • Le conclusioni

Informazioni e iscrizioni: Cc-Ti, Tel. +41 91 911 51 18, corsi@cc-ti.ch, www.cc-ti.ch

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Commercio estero Pagine a cura di

Switzerland Global Enterprise

PROSSIME GIORNATE DI CONSULENZA PAESE LUGANO • STATI DEL GOLFO: martedì 15 aprile 2014 • SPAGNA: martedì 6 maggio 2014 • GIAPPONE: martedì 13 maggio 2014 • INDIA: giovedì 15 maggio 2014 • AMERICA LATINA: lunedì 19 maggio 2014 Nel corso delle giornate di consulenza proposte alle aziende, avrete l’occasione di fissare un incontro individuale gratuito con i consulenti di Switzerland Global Enterprise e con i collaboratori degli Swiss Business Hub all’estero. Le aziende intenzionate ad espandere le loro attività nei mercati sopra citati o che hanno esigenze concrete non esitino a mettersi in contatto con Switzerland Global Enterprise e a fissare un appuntamento con i suoi esperti! Contattateci al n. tel. +41 91 911 51 35 oppure tramite e-mail all’indirizzo: info.lugano@s-ge.com, saremo lieti di fissarvi un appuntamento

Retrospettiva Forum del commercio estero 2014: uno sguardo al futuro! Il Forum del commercio estero 2014 di Switzerland Global Enterprise ha dato uno sguardo al futuro lontano: l’obiettivo del viaggio diretto dal futurologo Michio Kaku è stato il 2030. Innovazioni e tendenze della piazza di mercato globale nel cambiamento e nelle novità, vincitori e vinti. Ecco il tema del Forum 2014 del commercio estero: cosa ci riserva il futuro e quali sono i risultati raggiunti fino ad oggi. Al cuore di questa tematica è stato il commercio estero svizzero e la sua posizione all’interno di un’economia sempre più globalizzata, le PMI e la loro internazionalizzazione in un ambiente più competitivo. L’economia internazionale offre molte possibilità, non soltanto sotto forma di nuovi mercati. L’ottimizzazione continua della catena di valore aggiunto rappresenta un punto d’importanza crescente. In particolare, già oggi è risaputo che in futuro si conteranno ancora più segmenti nelle principali imprese e nelle PMI (frammentazione) e che ci affacceremo verso confini sempre più lontani (internazionalizzazione). Nel Forum del commercio estero 2014 si è discusso sull’argomento “successo nella catena di valore aggiunto”, che nel discorso principale di Isabelle Nüssli, Presidente del consiglio d’amministrazione della Nüssli Invest AG, opera un collegamento pragmatico e pratico con il “futuro del commercio imprenditoriale estero”, a livello di contenuti. Inoltre, esso è stato approfondito in altre sei sessioni. Eccone alcune: dove e come organizzare il lancio di un prodotto internazionale lungo la catena di valore aggiunto, considerando costi contenuti, margini e qualità; dove e come collegare nuovi e interessanti mercati e come applicare le tendenze attuali. 36 | Ticino Business

Famosi rappresentanti economici hanno discusso anche nell’ambito di dibattiti e panel con imprenditori e associazioni sul tema “creare valore aggiunto con successo”. È stata rivolta una particolare attenzione ai dibattiti intitolati: “le strategie vincenti di PMI svizzere” e alla domanda “dove si collocherà la Svizzera nel 2030?”. Il relatore principale Hans-Olaf Henkel, pubblicista ed euroscettico ha discusso, utilizzando argomentazioni mirate, le seguenti questioni: quale importanza assumono l’Europa e l’euro, quale ruolo gioca ancora il rapporto controverso della Svizzera dopo l’iniziativa sull’immigrazione di massa. È stato il Presidente della Confederazione, Didier Burkhalter a chiudere il Forum. Egli, in qualità di capo del Dipartimento federale degli affari esteri collaborerà a forgiare con decisione il futuro del commercio estero svizzero e il rapporto della Confederazione nei confronti dell’Unione europea nei prossimi anni. Misure complementari contro il franco forte permettono veloci passi avanti per 245 progetti d’innovazione Nell’autunno 2011, la Confederazione ha messo a disposizione 100 milioni di CHF in finanziamenti aggiuntivi per la promozione dell’innovazione, in qualità di misure complementari contro gli effetti negativi del franco forte. Questo sforzo coordinato della Commissione per la tecnologia e l’innovazione CTI ha avuto i suoi buoni frutti, come mostra il rapporto di valutazione, presentato a fine febbraio, in merito ai 245 progetti totali sostenuti. In particolare, sono state le PMI a beneficiarne. Commissione per la tecnologia e l’innovazione: progetti innovativi accelerati grazie alle misure straordinarie contro il franco forte www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msgid=52118 Svizzera/Italia: eliminazione della doppia immatricolazione di veicoli ferrroviari La Svizzera e l’Italia hanno firmato alla fine di gennaio un accordo per l’immatricolazione semplificata di veicoli ferroviari. Con questo accordo entrambi gli stati si impegnano a riconoscere reciprocamente le relative autorizzazioni ufficiali e i certificati. In tal senso, si possono evitare, secondo una comunicazione dell’Ufficio federale dei trasporti, inutili ripetizioni di verifiche, test e controlli, ad esempio in merito alla sicurezza o al comfort di viaggio di veicoli ferroviari e materiale rotabile, impiegato in diversi Paesi. La Svizzera ha già firmato accordi simili con Francia, Germania, Austria, Spagna, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi. Autorizzazione semplificata di materiale rotabile: accordo concluso con l’Italia www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msgid=51841 La Francia attira imprese estere La Francia vuole attirare maggiori imprese estere, in primo luogo vengono introdotte alcune singole misure, che tuttavia dovrebbero, in futuro, mostrare a pieno il loro effetto. Il Governo francese è convinto che queste misure, anche se sembrano scelte a piacere, contribuiranno a un mi-


glioramento del clima degli investimenti e potrebbe aver ragione. Si tratta soprattutto di misure che sono state ripetutamente richieste dagli imprenditori esteri: • Persone che per motivi d’affari soggiornano regolarmente in Francia, dovranno in futuro richiedere il visto con la data di validità prorogata di 5 anni. Inoltre, le procedure di approvazione dei visti per persone d’affari richiederanno adesso soltanto un massimo di 48 ore. • Creazioni di nuove imprese estere potranno in futuro contare su sussidi di 25’000 euro. Inoltre, viene assicurato un ampio sostegno nel disbrigo amministrativo delle pratiche legate alla creazione di nuove aziende. • Il regime dell’IVA per imprese attive a livello transfrontaliero verrà semplificato dal 2015. • Tutte le procedure doganali in futuro dovranno poter essere svolte anche in forma elettronica. • Per offrire una pianificazione più sicura è possibile inserire la valutazione fiscale degli investimenti già nella fase introduttiva del progetto. Swiss Business Hub France : Des mesures pragmatiques mais très disparates www.s-ge.com/it/blog/la-francia-attira-imprese-estere Europa: spiragli all’orizzonte sempre più ampi Lentamente, l’economia nel vecchio continente torna alla ripresa. Per la Grecia, si prevede addirittura un aumento del PIL nel 2014 e il clima economico nell’eurozona è quasi nuovamente al livello antecedente la crisi. Il baratro è stato raggiunto, si ritorna alla crescita in Europa. Il cambiamento si è delineato già durante l’anno scorso. Nel 2013, praticamente tutti i Paesi europei sono riusciti a migliorare la loro prestazione economica di trimestre in trimestre. Tuttavia, questa crescita non è bastata a tutti per aumentare il PIL. Ad esempio, Spagna (-1,2%) e Italia (-1,8%) sono state ancora una volta testimoni del ribasso. Tuttavia, nel 2014 anche gli Stati colpiti dalla crisi dell’euro dovrebbero poter riprendere la strada della ripresa. Per la Spagna si calcola una crescita del PIL tra lo 0,5% e lo 0,6%, mentre per l’Italia si prospetta un +0,6%, fino a un +0.8%. Persino la sventurata economia greca riprenderà, dopo sei anni, nuovamente a crescere ovvero di circa 0,6 punti percentuali. Oltre agli Stati baltici (tra +3% e +3,5%), è stata in particolare la Gran Bretagna a sorprendere con eccezionali prospettive di crescita del +2,4%, considerando i livelli europei. Nell’eurozona troviamo ancora la Germania con il segno più (+1,6%), tuttavia anche l’economia francese dovrebbe riprendere il passo, con un +0,9% e per quanto riguarda le tempistiche di crescita, dovrebbe addirittura superare quella tedesca. Questi dati sono incoraggianti e l’euforia nel settore economico aumenta. A gennaio, secondo l’indicatore economico del sentimento di crescita, tale livello di crescita è stato raggiunto per l’ultima volta a luglio 2011, e corrisponde quasi nuovamente a quello antecedente la crisi. Se si dà uno sguardo alle previsioni per il 2015, il clima potrebbe ancora migliorare. Per l’eurozona si prevede una crescita economica dell’1,4%, in Francia 1,5%, Germania 1,4% e in Italia 1,1%. Inoltre, gli USA, i principali partner commerciali della Svizzera, nel 2015 dovrebbero registrare in totale una crescita superiore all’1,0%. Una costellazione che non si presentava più da tempo. Buone prospettive dunque per gli esportatori svizzeri. PMI interessate, che ambiscono a intrattenere relazioni con l’Europa scopriranno durante l’evento “Impulsi Europa” di Switzerland Global Enterprise, come beneficiare al meglio di queste nuove opportunità e come si dovranno confrontare in seguito al sì all’iniziativa contro l’immigrazione di massa nell’ambito di rapporti commerciali con l’UE. Il 14 maggio, l’evento si focalizzerà sulle relazioni di politica economica con l’Europa. Vengono offerti colloqui di consulenza gratuiti con gli esperti Paese di S-GE circa tutti i Paesi europei.

S-GE Impulse: Europe www.s-ge.com/schweiz/export/de/event/impuls-event-europa World Economic Outlook (WEO) Update www.imf.org/external/pubs/ft/weo/2014/update/01/ European Commission: January 2014 – Economic Sentiment continues to improve in the euro area and the EU http://europa.eu/rapid/press-release_IP-14-91_en.htm Russia: il consumo traina l’economia Lo scorso anno, l’economia russa ha perso quota, la crescita del PIL, dell’1,3%, è rimasta nettamente sotto il valore registrato un anno fa (2012: 3,4%). Per il 2014, le perspettive sono migliori. La crescita dell’economia russa nel 2013 è risultata dall’aumento del consumo privato +2,4%, il quale ha raggiunto livelli di crescita già registrati in precedenza. Mosca deve sperare che anche per il prossimo anno venga raggiunto il tasso preventivato del +2%. In merito all’acceleramento della crescita auspicato potrebbero contribuire nuovamente anche le esportazioni russe. È stato registrato un aumento di esse, anche grazie all’attuale debolezza del rublo. Ma in particolare vi è stato uno sguardo alla ripresa economica nella zona euro, alla forte crescita negli USA e alla domanda continua in Cina. D’altro canto, secondo la pubblicazione “Russian Economy Flash” realizzata dall’Ambasciata svizzera in Russia, anche aziende svizzere hanno beneficiato della crescita nell’industria russa. Una maggiore domanda estera spinge piuttosto le aziende esportatrici russe ad ampliare maggiormente la loro produttività ed efficienza, nonché a investire sempre di più nelle necessarie misure di modernizzazione degli impianti di produzione. Russian Economic Flash www.s-ge.com/svizzera/export/it/blog/russia-il-consumotraina-l%E2%80%99economia Dal bazar al centro commerciale: alimenti confezionati all’insegna del trend anche nei Paesi emergenti La trasformazione e il packaging di alimenti fanno parte dei rami dell’industria con maggior potenziale di crescita, nei mercati più promettenti, dell’India o ad esempio del Medio Oriente. Due fiere leader invitano a Dubai e a Mumbai all’appuntamento dei principali operatori del settore. E’ prevista inoltre una partecipazione officiale svizzera (Swiss Pavilion). In molti Paesi emergenti, il reddito nazionale è aumentato fortemente negli ultimi anni. Al contempo, le esigenze dei consumatori verso la qualità dei prodotti e dei servizi si sono sviluppate in modo altrettanto dinamico. Una particolare attenzione vale per l’alimentazione, l’igiene e la salute. Nuove esigenze dei consumatori Prima di questo retroscena, la domanda di alimenti trasformati di alta qualità e di un packaging adeguato, che permetta oltre ad una perfetta igiene, anche una presentazione del prodotto adeguata al marchio e al marketing, è cresciuta a un ritmo talmente elevato, che l’offerta non riusciva quasi più a tenere il passo. In particolare in India e nel Medio Oriente, dove vediamo un ceto medio ampio e in prevalenza urbano, si presentano nuove esigenze dei consumatori e una percezione accentuata della qualità. Ciò emerge dall’offerta e dall’acquisto crescenti in Oriente e nel subcontinente indiano di alimenti e bevande pronti al consumo e dalla continua diminuzione di acquisto di alimenti e bevande non trasformati ai mercati tradizionali, nei bazar e nei suk. Questi ultimi, oggigiorno costituiscono prevalentemente un’attrazione turistica e indirizzano la loro offerta verso questa nuova clientela. Maggiori capacità produttive Negli ultimi anni, è stata registrata una crescita accelerata non solamente per la domanda di alimenti confezionati Ticino Business | 37


e trasformati, bensì anche nella necessità di strumenti e impianti di produzione, che permettono la trasformazione e il confezionamento di alimenti in loco, la quale è stata colmata grazie alle importazioni provenienti dall’estero. In India, ad esempio, l’industria della trasformazione, vedrà nei prossimi 4-5 anni un tasso di crescita annuo del circa 12%. Nella trasformazione di alimenti si considera di operare, nel prossimo biennio, investimenti del valore di 21,9 miliardi di dollari, per un ampliamento mirato delle capacità produttive in loco. Anche se i Paesi emergenti disporranno ugualmente di capacità tecnico-produttive per l’approvvigionamento della popolazione con alimenti trasformati e confezionati, adatti al bisogno, non c’è da temere una considerevole recessione della domanda di prodotti innovativi e di attrezzatture dall’estero. Da un lato, gli impianti di produzione devono essere costantemente aggiornati e adattati alle esigenze e sfide future, un compito permanente in visione delle crescenti esigenze dei consumatori. Dall’altro lato, nei Paesi emergenti la brama di rinomate quote di mercato dall’estero è grande, anche nel settore alimentare. Inoltre, la cerchia dei consumatori, in grado di permettersi questi prodotti, aumenta ogni anno. Preferenze culinarie diversificate Essendo India e Medio Oriente, mercati altamente sensibili in merito alla cultura culinaria, che per svariati motivi presentano altre preferenze di gusto, rispetto al mondo occidentale, oppure seguono altre tendenze e che anche nella tecnica di packaging hanno talvolta propensioni variate, è importante considerare che in questi Paesi potranno avere un successo sostenibile, soltanto quelle aziende informate sulle abitudini alimentari e dei consumatori locali, nonché costantemente in grado di capire come guadagnare la fiducia dei consumatori. Il successo si ottiene solo se si è presenti in loco. Sapendo che in queste due regioni si tengono le due fiere d’importanza internazionale (Gulfood Manufacturing a Dubai e PackTech/drinktechnology in India, a Mumbai), la presenza diventa praticamente obbligatoria. Le imprese svizzere hanno la possibilità di partecipare tramite la presenza diretta Swiss Pavilion (Mumbai), rispettivamente Mini Swiss Pavilion (Dubai) di Switzerland Global Enterprise. Ad entrambe le manifestazioni sono attesi circa 30’000 partecipanti, tra cui numerosi potenziali clienti alla ricerca del giusto packaging, oppure di un metodo efficiente di trasformazione per il loro prodotto. Mini Swiss Pavilion @ Gulfood Manufacturing 2014 www.s-ge.com/svizzera/export/it/node/59796?lforce=1 Swiss Pavilion @ PackTech/drinktechnology India 2014 www.s-ge.com/svizzera/export/it/node/60201 «La corsa all’Africa è già iniziata» L’Africa, l’ultimo continente non ancora intaccato dall’economia globale, potrebbe presto perdere questo primato. Infatti, chi quest’anno è ambizioso e vuole tenere il passo nella concorrenza internazionale, si mette alla ricerca di una buona posizione di partenza anche nel continente africano. Si parte principalmente dal Sudafrica. Anche aziende svizzere mostrano sempre più interesse. Non c’è da meravigliarsi, in Africa, la qualità è sempre più ricercata e lo è anche il marchio Swiss Made. Di seguito un’intervista a Suhail el Obeid, esperto sull’Africa presso Switzerland Global Enterprise (S-GE). L’Africa è probabilmente il continente con il principale potenziale di sviluppo economico. Al centro dell’interesse vi è soprattutto l’Africa meridionale, con il Sudafrica quale forza economica trainante, nonché nazioni emergenti con programmi ambiziosi come l’Angola, il Mozambico o le Mauritius. Anche le aziende svizzere possono accendere l’interesse per l’Africa? 38 | Ticino Business

Certamente. La domanda è cresciuta, con il 70-80% delle richieste per l’Africa subsahariana, ancora una volta il Sudafrica è al cuore dell’interesse. Tuttavia l’attrattiva per il Ghana e la Nigeria, in Africa occidentale, oppure per l’Etiopia in Africa orientale continua a crescere a vista d’occhio. In Africa meridionale sono in particolare le Mauritius e l’Angola a entrare nella cerchia dei Paesi ambiti per gli esportatori svizzeri. L’interesse è sicuramente alimentato, da un lato, dalla forte crescita economica, la quale si aggira tra il 6% e il 10% a sud del Sahara e in altri Paesi, e dall’altro l’Africa è ancora ancora ampiamente un mercato vergine, non ancora così saturo e coperto come i Paesi industrializzati occidentali, oppure attualmente come numerosi Paesi emergenti. L’Africa è un nuovo mercato, per così dire, esso è l’ultima frontiera dell’economia globale. Una vera manna per aziende che hanno qualcosa da offrire e che sono in grado di osare. L’Africa offre numerose opportunità e possibilità, in più il ceto medio cresce velocemente e si distingue ancora attraverso un’alta propensione al consumo. La corsa all’Africa è già iniziata. In tal senso, il Sudafrica viene utilizzato da molte imprese come trampolino di lancio verso altri Paesi africani. I Paesi africani sono 54 in totale, di questi 48 si collocano nella zona subsahariana, essi rappresentano 48 mercati con le proprie esigenze e i propri bisogni. Il Ghana non va considerato come la Nigeria, il Mozambico non come il Sudafrica. Tuttavia, è possibile prendere il Ghana o il Sudafrica come base di partenza per un’ulteriore espansione regionale. Il commercio, anche in Africa è locale, proprio come in Europa, dove la Svizzera non può essere considerata allo stesso modo della Polonia, oppure la Germania come la Francia. Vale la pena fare un sopralluogo direttamente sul posto, per scoprire come l’Africa si inserisca nel portafoglio export di un’azienda. Switzerland Global Enterprise è stata in grado di reagire nei confronti dell’interesse crescente per l’Africa e vi invita a giugno alla Fact-Finding-Mission to South Africa. A ottobre, è in programma inoltre un viaggio per imprenditori in Etiopia. Per ultimo, ma non meno importante, abbiamo l’African Business Day del 27 giugno a Zurigo, attraverso “Impulsi S-GE: Africa”. La necessità d’informazione è elevata, ciò si capisce anche dal numero delle adesioni. Gli interessati provengono da tutti i settori, includono tutti gli aspetti legati all’export e si riferiscono ai più diversi prodotti e servizi. La maggior parte di essi hanno possibilità di successo concrete in Africa, perché c’è bisogno di un po’ di tutto, la necessità di recupero è immensa, così come lo è la dipendenza dalle importazioni. Inoltre, questo vale per l’ottimismo dell’Africa, sempre più aziende con prodotti e servizi cari e di alta qualità mostrano ora il loro interesse verso l’Africa. L’Africa, dispone della stabilità economica e politica necessaria per potersi sviluppare continuamente e in modo sostenibile? Quali sono i rischi e quali le opportunità per le PMI svizzere? Un certo rischio restante c’è sempre, in Africa probabilmente è sempre un po’ più elevato che nel resto del mondo. Tuttavia, vi sono già numerosi Paesi, come Ghana, Sudafrica, Namibia, Botswana e Mauritius, che dispongono già da anni di una stabilità particolarmente elevata, qui vi sono inoltre le condizioni di democrazia necessarie e i rischi economici sono più bassi rispetto a tanti altri Paesi dell’Europa dell’est. Nei prossimi anni, la cifra di questi Paesi con un benessere in aumento e con una maggiore integrazione dell’Africa nel mondo economico, continuerà a crescere. Il potenziale di crescita risiede in Africa, soprattutto nei settori delle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica, apparecchiature mediche e attrezzature, settore farmaceutico e naturalmente infrastruttura, inoltre, in particolare nella gestione dei rifiuti e delle acque reflue,


nonché nella logistica, trasporti e traffico. Una crescente richiesta è quella di prodotti premium. I ricchi africani, i cosiddetti Black Diamonds, amano il lusso e amano sfoggiare prodotti di questa categoria. I produttori di tali beni fanno buoni affari in Africa. La Nigeria, ad esempio, è uno dei mercati principali per i produttori di Champagne Moët & Chandon. I centri commerciali nelle grandi città sudafricane vendono tutti i marchi più famosi e i loro prodotti, in Africa, non sono economici, alle volte sono più cari che in Europa, a causa delle tasse d’importazione elevate per i prodotti di lusso. In Africa, naturalmente non si tratta di concentrarsi sulla massa come in Cina o in India, bensì più che altro su clientela selezionata come i Black Diamonds, costi quel che costi. Anche il lusso moderato trova i suoi acquirenti. In tutte le città maggiori del Sudafrica per esempio, si può comprare il cioccolato svizzero. Quali sono gli ostacoli culturali, amministrativi e logistici per un imprenditore svizzero che vuole espandersi in altri Paesi africani? Le differenze culturali non sono particolarmente accentuate. La maggior parte dei commercianti in Africa dispone di una buona formazione, in molti casi hanno conseguito un titolo universitario, spesso presso un’università in Inghilterra o negli USA. L’attività economica è generalmente di stampo europeo o americano. Cina, Giappone oppure anche Russia sono per noi molto più distanti in queste relazioni commerciali rispetto a tanti altri Paesi africani. Oltre alla lingua nazionale, ovunque si parla francese o inglese e anche nelle Regioni francofone, l’inglese è la seconda lingua d’affari. Non vi sono riti commerciali legati alla cultura, difficili da imparare. Con i Paesi dell’Africa meridionale, riuniti nel Southern African Custom Union, abbreviato in SACU, la Svizzera, rispettivamente l’AELS, beneficia inoltre di un accordo di libero scambio. Ma attenzione, l’Africa non è un Paese autonomo, ha bisogno di molta pazienza, di un partner di fiducia e di propria tenacia. Generalmente ciò ripaga, attraverso un profitto più alto e con il vantaggio di essere presente in prima linea, in qualità di pionieri, in un nuovo mercato ambito e in tal senso di poter godere di un vantaggio di mercato che sarà ripagato più volte quando entrerà in gioco l’economia in Africa. La logistica in Africa rappresenta una sfida, l’infrastruttura stradale è ancora svantaggiata e deve essere fortemente ampliata nella maggior parte dei Paesi, ad eccezione del Sudafrica, affinché in futuro si possa beneficiare a pieno del potenziale economico effettivo. In Africa, sono presenti al momento numerose aziende di spedizione e di trasporti, che si sono specializzate sul tema della logistica, sul posto, e che svolgono buona parte del lavoro delle aziende di esportazione. Ad esempio, si effettuano spedizioni dalla Svizzera fino al porto locale o all’aeroporto, per le operazioni successive di distribuzione è responsabile l’azienda di spedizione. Di quale stima gode la Svizzera in Africa? La stima è alta. In Africa, lo Swiss Made gode di un’ottima reputazione ed equivale ad altissima qualità e marchio premium. Lo stereotipo di Heidi è un po’ meno diffuso, gli africani non mostrano un particolare interesse. In molti Paesi africani, la Svizzera rientra già tra i più importanti partner commerciali e tra i principali investitori indiscussi. Ciò ha sicuramente a che fare con una maggiore propensione a pagare di più per acquistare buoni prodotti. Magari ciò non si verifica proprio quando si tratta di appalti pubblici, in tal caso si preferisce ancora l’offerta più economica, mentre la qualità passa in secondo piano. Tuttavia i consumatori, i principali imprenditori privati e le multinazionali danno importanza alla qualità ed essi sono disposti a pagare un sovrapprezzo. Essi vogliono un servizio, la manutenzione e l’offerta deve essere adeguata, il pro-

dotto deve funzionare, inoltre, in caso di necessità, deve esserci a disposizione un aiuto esterno rapido. La qualità ripaga e gode di un’ottima reputazione. In Africa è ben risaputo per cosa sta lo Swiss Made: generalmente è sinonimo di altissima qualità. Impulsi S-GE: Africa www.s-ge.com/svizzera/export/it/node/79015?lforce=1 Multi Sector Fact finding Mission to South Africa ww.s-ge.com/it/event/multi-sector-fact-finding-missionsouth-africa Unternehmerreise in Äthiopien www.s-ge.com/svizzera/export/it/node/61136 L’India dinanzi alla prova del nove Con un nuovo governo e grazie a riforme favorevoli all’economia, il gigante indiano frenato nella crescita vuole nuovamente tornare in movimento. L’India resta una meta interessante per aziende svizzere in grado di adattarsi e dalla spiccata creatività. Ecco un estratto della rivista del commercio estero «GO!», pubblicata da Switzerland Global Enterprise. Data di pubblicazione dell’ultima edizione: 10 marzo. India dinanzi alla prova del nove www.s-ge.com/it/blog/india-dinanzi-alla-prova-del-nove Attacchi cyber contro aziende cinesi partner: consigli agli esportatori per difendersi al meglio La cyber-criminalità è aumentata drasticamente nel mondo. Anche le aziende cinesi sono spesso vittime di truffe internet. Un punto debole sono le transazioni transfrontaliere. Volete effettuare le vostre operazioni bancarie in modo veloce, senza difficoltà e a costi trasparenti? Il Business Easy Paket rappresenta la scelta migliore. Per maggiori informazioni: www.creditsuisse.com/businesseasypaket. Situazioni simili possono colpire anche per le imprese svizzere, come illustra lo Swiss Business Hub China in un caso di truffa recentemente scoperto. Con alcune precauzioni in più sarebbe stato probabilmente possibile evitare la truffa. Swiss Business Hub China: Awareness of Cyber Criminals - Hacked E-Mail account Leads to Bank Fraud www.s-ge.com/svizzera/export/it/blog/attacchi-cybercontro-aziende-cinesi-partner-consigli-agli-esportatoridifendersi-al-meglio

Switzerland Global Enterprise Corso Elvezia 16 Casella postale 5399 – CH-6901 Lugano Tel. +41 91 911 51 35/37 Fax +41 91 911 51 39 info.lugano@s-ge.com www.s-ge.com

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Commercio estero

Gli Incoterms e le domande frequenti

di Monica Zurfluh, Responsabile Switzerland-GE per la Svizzera italiana e Marco Passalia, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

Gli

Incoterms, acronimo di International Commercial Terms, sono regole atte a semplificare le transazioni commerciali internazionali. Le clausole di resa (Incoterms) hanno lo scopo di aiutare venditore ed acquirente, rispettivamente esportatore e importatore, a definire diritti e doveri di ognuno in alcuni ambiti precisi. Queste regole, revisionate nel 2010, consentono di incorporare nel contratto alcuni aspetti essenziali per il commercio internazionale. Rappresentano uno strumento importante delle attività commerciali e, se utilizzati in maniera ottimale, permettono una gestione efficiente delle pratiche e delle relazioni con il proprio partner commerciale nonché un risparmio di costi. In maniera molto pratica e utile, in questo articolo abbiamo deciso di non ripetere concetti già noti, prediligendo la messa in evidenza di alcune domande frequenti: - Nell’ambito dell’esportazione quali sono i vantaggi derivanti dalla scelta di una clausola di maggiore responsabilità (per esempio DDP o DAP) a carico del venditore? In generale possiamo affermare che clausole di maggiore responsabilità, come ad esempio il DDP (delivery duty paid - reso sdoganato) portano a un miglioramento del servizio al cliente, procedure più veloci, controllo del trasporto attraverso operazioni di tracking & tracing, gestione efficiente dei costi di trasporto attraverso effetti di raggruppamento, ecc. - Gli Incoterms definiscono il passaggio di proprietà? No. Si può affermare che la filosofia degli Incoterms si basa sul momento del passaggio dei rischi (che avviene con la consegna) e non su quello di proprietà, perché il primo, in un contratto internazionale di compravendita di beni mobili, sotto un aspetto mercantile ed economico, è più nevralgico del secondo. Se la merce infatti non arriva a destino, è quasi impossibile che il compratore la paghi. Al momento della redazione di un contratto internazionale di compravendita, è quindi sempre opportuno specificare quando la proprietà dei beni compravenduti si trasferisce dal venditore al

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compratore. La soluzione ideale per il venditore è quella di far coincidere consegna, trasferimento di proprietà e incasso del corrispettivo. Ad esempio, la proprietà passa, e il prezzo viene pagato, alla consegna quando viene espressamente citato l’Incoterms “delivery FOB Genova Port (Incoterms 2010)” con incasso contro i documenti di spedizione. - Quali sono le differenze tra EXW e FCA? Per un’esportazione all’estero quale tra queste due clausole è più adatta? EXW (ex works – franco fabbrica): il venditore effettua la consegna mettendo la merce a disposizione del cliente presso i propri locali. Il venditore non ha l’obbligo di caricare la merce sul veicolo di prelevamento, né di sdoganarla all’esportazione. Elementi questi ultimi che talvolta creano conflitti o malcontenti tra le parti ad esempio in caso di danno alla merce nella fase di caricamento considerando che il rischio è del compratore, pur ammettendo che il venditore si trova in una posizione migliore per svolgere questa attività di caricamento. Con gli Incoterms 2010, inoltre, viene chiarito che questa clausola è adatta agli scambio nazionali. FCA (free carrier – franco vettore): il venditore effettua la consegna rimettendo la merce al compratore ( o al vettore designato da quest’ultimo) in un luogo convenuto che deve essere specificato il più chiaramente possibile. In pratica, il venditore si occupa dei documenti d’esportazione ed è responsabile del caricamento (es. consegna tramite spedizioniere). Per motivi di chiarezza a proposito delle incombenze doganali e del passaggio di rischio, per le esportazioni la clausola FCA è la più appropriata rispetto a EXW.


Fiere internazionali e missioni economiche Viaggio per imprenditori in Silicon Valley

Silicon Valley, 15-19 settembre 2014 In qualità di hotspot della ricerca attuale e futura, nonché fulcro dello sviluppo, Palo Alto e la Silicon Valley rappresentano i primi indirizzi per le PMI svizzere che vogliono inglobarsi nel settore ICT americano. Partite in viaggio con tcbe.ch e Switzerland Global Enterprise negli USA, il mercato ICT più grande e influente al mondo. Fate visita ai grandi protagonisti di oggi, nonché le stelle del domani e fatevi un’idea di questo ecosistema dinamico e d’ispirazione. La Silicon Valley beneficia da anni con successo delle sinergie tra gli istituti di ricerca e di formazione, di startup nonché di aziende in crescita e installate. Qui, hanno la loro sede non solo giganti come Apple, Facebook, Intel, Ebay, Hewlett-Packard e Yahoo, bensì vengono fondate 6000 startup all’anno e affluisce circa il 40 percento del capitale americano, destinato a giovani imprenditori. Rinomati istituti di formazione e di ricerca come l’università Stanford garantiscono la vicinanza della piazza economica alla scienza e contribuiscono in maniera significativa alla forza d’innovazione del cluster ICT. Fatevi un’idea del settore sul posto, cercate ispirazioni da storie di successo della Silicon Valley e ricevete informazioni sulle attività commerciali delle PMI Svizzere negli USA. Partecipate a una visita guidata al campus dell’università Stanford dove si cercano soluzioni per le sfide nel settore ICT. Scoprite quali sono le opportunità e gli ostacoli di questo ambiente di business e beneficiate dell’opportunità di scambio nell’ambito di eventi informali e aperitivi con rappresentanti di aziende ICT svizzere e americane, nonché con altri rappresentati economici. Informazioni generali sul viaggio aziendale www.s-ge.com/it/event/viaggio-imprenditori-nella-siliconvalley?ref=www.s-ge.com

Arabplast 2015

Dubai, 10-13 gennaio 2015 Arabplast 2015 è il principale salone della plastica, del settore petrolchimico e della gomma nella regione MENA. Nel 2013, Arabplast ha registrato una presenza di 7’894 espositori provenienti da 41 Paesi, i visitatori sono stati 25’646, da 41 Paesi. Queste cifre mostrano un incremento del 33%. Più di un terzo di essi proveniva da Paesi esterni al GCC. Il numero maggiore di visitatori stranieri è giunto dall’Arabia Saudita, Oman, Qatar, Bahrein, Kuwait, Iran, Pakistan, Egitto, Paesi africani e India. I Paesi GCC hanno vissuto un periodo di rapida crescita negli ultimi anni, passando dallo status originario di produttori di petrolio e gas, per diventare produttori leader di olefine e polimeri. Gli stati del Golfo rappresentano l’11% dei 600 miliardi di dollari dell’industria petrolchimica globale. Secondo uno studio sull’industria, nei prossimi cinque anni, la quota di mercato del Golfo dell’industria petrolchimica globale supererà il 17%. L’industria della plastica nei Paesi GCC sta diventando più significativa, mentre la domanda di nuovi prodotti nella regione sta crescendo con rapidità. Dopo una prima di successo nel 2013, S-GE sostiene ancora Arabplast e organizza nuovamente uno Swiss Pavilion in collaborazione con Swissmem, Swiss Plastics e Swiss Business Hub GCC e Swiss Business Council.

Informazioni generali sulla fiera www.arabplast.info/ Informazioni sullo SWISS Pavilion www.s-ge.com/svizzera/export/it/node/74191

Arabplast 2015: si replica il successo!

Plastindia 2015

India, 5-10 febbraio 2015 Plastindia è la nona esibizione e conferenza internazionale sulla plastica. La plastica è uno dei prodotti principali che contribuisce al PIL dell’India, con un tasso di crescita del 13% annuo negli ultimi 5 anni. I produttori del settore superano i 50’000, i quali impiegano più di 4 milioni di lavoratori in India. Si prevede che il consumo pro capite di plastica in India salga a 20 kg entro il 2020, oggi è di 8 kg. L’incremento dell’utilizzo di plastica è dovuto al suo impiego per la produzione di auto e nel packaging, si prevede che l’industria della plastica continui a crescere a due cifre, dopo il 2016-17. Il grande evento, della durata di sei giorni, offrirà un’ottima opportunità d’incontro per acquirenti e venditori per migliorare le loro prospettive commerciali, creare alleanze strategiche, trasferire tecnologie. Dopo due edizioni di successo nel 2009 e 2012, Switzerland Global Enterprise continua il suo impegno per PLASTINDIA, organizzando nuovamente lo SWISS Pavilion, in collaborazione con Swissmem, Swiss Plastics e Swiss Business Hub India. Informazioni generali sulla fiera www.plastindia.org/ Informazioni sullo SWISS Pavilion www.s-ge.com/svizzera/export/it/node/74964

ilion”: “Swiss Pav li g u s i n io z Informa om/fiere www.s-ge.c Ticino Business | 41


Vita dei soci Importanti novità nell’edizione 2014 dell’Annuario degli impresari costruttori ticinesi In questi giorni è stata pubblicata l’edizione 2014 dell’Annuario degli impresari costruttori ticinesi che raccoglie i dati di tutte le imprese abilitate ad eseguire lavori pubblici e privati il cui importo supera i 30’000 franchi, oltre alle nuove disposizioni entrate in vigore il 1° gennaio 2014 concernenti gli operatori specialisti nel settore della costruzione (LEPICOSC)

La

novità principale riportata nell’edizione 2014 di questo apprezzato strumento di consultazione – edito da “Pubblicità Sacchi, Edizioni Tecniche & Commerciali” con sede a Manno e realizzato grazie alla collaborazione del Dipartimento del territorio e della SSIC Sezione Ticino – riguarda la pubblicazione della nuova Legge sull’esercizio della professione di impresario costruttore e di operatore specialista nel settore principale della costruzione (LEPICOSC). Questa legge (nata dalla modifica della precedente LEPIC) assoggetta, oltre alle imprese di costruzione che lo erano già, anche le ditte che si occupano della posa dell’acciaio d’armatura, dell’esecuzione di casseforme per il calcestruzzo, della costruzione di murature e della posa di sottofondi. Queste quattro attività sono infatti specializzazioni che rientrano nella formazione del muratore e quindi appartengono al settore principale della costruzione. Anche le imprese che operano in questi rami hanno ora l’obbligo di iscriversi nello speciale Albo cantonale per poter eseguire i lavori pubblici e privati il cui importo preventivato supera i 10’000 franchi. A breve termine saranno modificati anche il regolamento di applicazione della Legge (RLEPIC) che diventerà (RLEPICOSC), nonché l’art. 23 del regolamento della Legge edilizia (RLE) che prevederà l’ob-

bligo, anche per le imprese qualificate quali operatori specialisti del settore principale della costruzione, di notificare l’inizio dei lavori al Municipio, rispettivamente a quest’ultimo di verificarne la corretta iscrizione all’Albo. La lista degli operatori specialisti non figura ancora nell’edizione 2014 dell’Annuario in quanto è attualmente in fase di elaborazione. Perfettamente a giorno è invece l’elenco dell’Albo delle imprese di costruzione abilitate ad eseguire lavori superiori ai 30’000 franchi. Ricordiamo che per l’iscrizione bisogna disporre di un responsabile tecnico con i titoli di studio e l’esperienza richiesta oltre che dimostrare il corretto versamento degli oneri sociali. Ecco perché, prima di assegnare lavori di impresario costruttore o di specialisti della costruzione, è importante che i committenti o i progettisti verifichino che la ditta deliberataria sia regolar-mente iscritta all’Albo, consultabile su Internet all’indirizzo www.ti.ch/albo. L’Annuario appena stampato riporta pure: • le principali leggi, con i rispettivi regolamenti di applicazione, che toccano da vicino il settore della costruzione; • l’elenco delle imprese associate alla SSIC Sezione Ticino unitamente alle strutture di contatto dell’Associazione di categoria; • i principali recapiti del Dipartimento del territorio (aggiornati anche in funzione dell’insediamento nel nuovo Stabile Amministrativo 3). La versione cartacea è stata distribuita gratuitamente agli Enti pubblici, alle ditte dell’edilizia e agli studi tecnici del Cantone Ticino. Chi fosse interessato a riceverne una copia può contattare il Segretariato della SSIC Sezione Ticino di Bellinzona (Tel. +41 91 825 54 23).

Da sinistra: il Direttore della SSIC TI, Ing. Vittorino Anastasia, il Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento del territorio, On. Claudio Zali, e l’editore dell’Annuario degli impresari costruttori, Fabio Sacchi

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SSIC Società Svizzera Impresari Costruttori Sezione Ticino Viale Portone 4 6501 Bellinzona Tel. +41 91 825 54 23 Fax +41 91 825 75 38


Vita dei soci

Il vostro partner di fiducia per l’organizzazione di Congressi ed Eventi Amiconi

Consulting SA è una solida e affermata realtà attiva nel segmento MICE (Meetings, Incentives, Congresses, Events) sia a livello nazionale che internazionale. Vanta una lunga esperienza nell’organizzazione e supervisione di Congressi ed Eventi di ogni tipo ed è in grado di soddisfare qualsiasi necessità. In oltre quindici anni di attività ha assistito molte realtà di ambiti diversi e risposto con successo a molteplici esigenze. Non solo alta professionalità e competenza caratterizzano un team giovane e dinamico che per le esperienze maturate, riesce a trovare e proporre soluzioni per ogni tipo di budget. Sensibilità e cura sono elementi che ne contraddistinguono l’operato e che ne fanno un partner privilegiato di molte società internazionali da anni. I servizi proposti sono molteplici e si articolano sulle specifiche esigenze di ogni interlocutore. Si va ad esempio dalla ricerca di una location par-

ticolare per un meeting o a una prenotazione di un albergo per una fiera, all’organizzazione di un Congresso internazionale o di un Evento aziendale in tutti i suoi aspetti. Partner di diverse realtà come Svizzera, Ticino e Lugano Turismo, la nostra società è anche membro della Camera di commercio e di altre associazioni di categoria fra le più importanti (MPI e Skal). Vi invitiamo a contattarci senza impegno per qualsiasi tipo di necessità futura. Vi sapremo sorprendere! Amiconi Consulting SA Via al Forte 10 6900 Lugano Tel. +41 91 921 38 12 Fax +41 91 921 38 13 info@amiconiconsulting.ch www.amiconiconsulting.ch

Il team Amiconi Consulting SA

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Vita dei soci

CRIF acquisisce OFWI Teledata,

parte di Axon Active Holding AG

CRIF

- leader a livello globale nello sviluppo di sistemi di informazioni creditizie, supporto decisionale e analytics, attiva in Svizzera attraverso la società CRIF AG – ha annunciato l’acquisizione di Orell Füssli Wirtschaftsinformationen AG (OFWI), conosciuta come “Teledata”, società di Axon Active Holding AG. Fondata nel 1986 e prima società a sviluppare sistemi elettronici di informazioni provenienti dai Registri di Commercio, OFWI Teledata è leader in Svizzera nello sviluppo di servizi di informazioni commerciali e creditizie, in particolare per il settore bancario e finanziario. Inoltre, offre soluzioni dedicate per l’ottimizzazione dei processi decisionali e di credito. Grazie a questa acquisizione, CRIF AG - uno dei principali fornitori di soluzioni per la gestione del rischio e per l’address management a supporto di imprese commerciali, utilities e società di e-commerce in Svizzera – potrà rafforzare ulteriormente la propria presenza sul mercato locale attraverso una proposta di valore focalizzata sulle specifiche esigenze degli operatori del mercato finance. “La collaborazione tra CRIF e OFWI Teledata permetterà ai nostri clienti di avere a disposizione nuove soluzioni a valore aggiunto e ci aiuterà a potenziare ulteriormente la nostra presenza sul mercato delle soluzioni a supporto del credito in Svizzera - spiega Carlo Gherardi, Presidente del Gruppo CRIF e Chairman di CRIF AG -. Con OFWI Teledata abbiamo in comune il forte impegno nello sviluppo di soluzioni altamente innovative, orientate alla soddisfazione e alla creazione di valore per i nostri clienti. Inoltre, grazie al posizionamento di OFWI Teledata come leader nel mercato delle informazioni commerciali e al patrimonio informativo di CRIF su privati e imprese, saremo in grado di offrire soluzioni ancora più efficaci e performanti per la gestione del rischio”. “Il diventare parte del Gruppo CRIF permetterà all’azienda di focalizzarsi interamente sullo sviluppo delle competenze nella gestione del rischio di credito e di arricchire ulteriormente l’offerta di soluzioni e servizi innovativi in grado di creare concreto valore per il mercato - afferma Stefan Muff, Presidente di Axon Active Holding -. D’altro canto, Axon Active

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Carlo Gherardi

si dedicherà completamente al lancio e allo sviluppo internazionale di soluzioni di supporto decisionale per il marketing, basate su reti di dati intelligenti. Inoltre, CRIF AG diventerà il partner strategico di Axon in Svizzera.” CRIF AG CRIF AG, fondata nel 1994 col nome di Deltavista, oggi è leader nelle soluzioni per la gestione del rischio e per l’address management e supporta oltre 5.000 clienti che operano nel settore delle telecomunicazioni e dell’e-commerce in Svizzera. CRIF AG è parte di CRIF, Gruppo globale che opera in 4 continenti e supporta oltre 2.400 banche e società finanziarie e 25.000 imprese a livello internazionale. CRIF sviluppa e fornisce servizi di banking e non-banking credit bureau, sistemi di supporto decisionale, consulenza, outsourcing, software e informazioni commerciali su imprese di tutto il mondo. www.crif.ch Axon Active Holding AG Con sede a Luzern, Axon Active Holding AG offre competenze tecnologiche ed esperienza nella gestione di sistemi informativi. Soreco AG a Schwerzenbach/Zurigo, Axon Active AG a Luzern, Kompass Schweiz Verlag AG e Axon Active Vietnam Ltd. a Ho Chi Minh sono tra le principali sedi del gruppo. Il gruppo conta oltre 400 dipendenti. www.axonactive.com Per maggiori informazioni: Crif SA Riesbachstrase 61 8008 Zürich Persona di contatto: Daniela Tontini, Business Manager Cell. +41 76 656 19 90 Tel. +41 44 913 50 58 d.tontini@crif.com www.crif.com


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Coop insignita del «Gran premio della formazione professionale» 2013 La Fondazione Hans Huber ha premiato la formazione professionale sostenibile. Quest’anno, il «Gran premio della formazione professionale» della Fondazione Hans Huber è stato assegnato a Coop. La fondazione intende così premiare l’impegno di lunga data da parte dell’azienda a favore della formazione professionale. Dal 2001, circa 13’000 apprendisti hanno svolto il proprio apprendistato nel Gruppo Coop

Fin

dalla fusione delle 16 cooperative Coop in un’unica azienda una decina di anni fa, Coop ha sistematicamente potenziato la formazione professionale. La Fondazione Hans Huber (HHS) e lo Swiss Venture Club (SVC) rendono ora onore a tale impegno con un riconoscimento nazionale. «Da molti anni ormai, Coop si impegna in maniera esemplare e sostenibile a formare personale specializzato di cui la nostra economia ha tanto bisogno», sostiene Christian Fiechter, Presidente della HHS. Fino a 1’000 apprendisti l’anno Da anni, Coop stipula ogni anno in tutta la Svizzera fino a 1000 contratti d’apprendistato. «In questo modo siamo in grado di coprire il grande fabbisogno di impieghi qualificati nell’azienda», spiega Annika Keller, Responsabile Formazione professionale nazionale presso Coop. «La maggior parte degli oltre 2’800 apprendisti attualmente impiegati sono attivi nel commercio al dettaglio, ma la gamma delle professioni è vasta: in totale, Coop offre infatti più di 20 professioni». Buone opportunità di carriera La quota di apprendisti sui circa 51’316 collaboratori del Gruppo Coop in Svizzera è fissata ad almeno il 6,5%. E in seguito all’apprendistato, negli ultimi anni si è sempre riusciti a mantenere nell’organico aziendale oltre il 60% dei neodiplomati. Inoltre, dopo l’apprendistato i giovani collaboratori hanno a disposizione un pool di talenti per aspiranti dirigenti. Consegna dei premi alla presenza del Consigliere federale Johann Schneider-Ammann La consegna del premio della Fondazione Hans Huber Stiftung e del Swiss Venture Club ha avuto luogo il 26 novembre 2013 nella sala per eventi Aura in Paradeplatz a Zurigo. Nel suo discorso, il Consigliere federale e ministro dell’economia Johann Schneider-Amman ha illustrato come intende promuovere in maniera mirata la formazione professionale duale.

La quota di apprendisti sui circa 51’316 collaboratori del Gruppo Coop in Svizzera è fissata ad almeno il 6,5%. E in seguito all’apprendistato, negli ultimi anni si è sempre riusciti a mantenere nell’organico aziendale oltre il 60% dei neodiplomati

COOP Regione Ostschweiz-Ticino Via Industria 6532 Castione Tel. +41 91 822 35 35 Fax. +41 91 822 35 36 www.coop.ch Ticino Business | 45


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Leader

si nasce o si diventa? di Nathalie Luisoni, Master in Education and Training presso l’USI e Contitolare della società Formamentis Sagl

Una

delle finalità che perseguo quotidianamente è quella di accompagnare le persone che ricoprono un ruolo di conduzione a relazionarsi in modo efficace con i membri del loro team, sulla base di strumenti definiti e di procedure collaudate. Un obiettivo certamente ambizioso, ma spesso frainteso dall’immaginario collettivo, dato che non ha nulla a che vedere con la trasmissione di un ricettario standardizzato. Inutile illudersi: a prescindere dalle difficoltà che richiederebbe la realizzazione di un simile “menù pronto per l’uso”, l’imitazione dei candidati si tradurrebbe in una forma di adulazione poco costruttiva, producendo come unico risultato un arricchimento dell’ego della sottoscritta. Inoltre, è risaputo che replicando un modello all’infinito, nella migliore delle ipotesi, si può sperare di ottenere una promozione al grado di abili esecutori. La leadership è tutta un’altra storia. Una storia costretta a sgomitare per difendersi dai falsi miti che la stanno snaturando, riducendola a un pout pourri di episodi triti e ritriti che, pur annoverando nei loro casting numerosi attori di spicco, si costruiscono sempre attorno ai medesimi intrecci. Intrecci che, ricalcando un copione fastidiosamente prevedibile, finiscono per avere il sapore della “solita minestra”, cristallizzandosi nel vecchio e ormai noto adagio: “Leader si nasce, non si diventa!”. E così spalanchiamo gli occhi di fronte alle vicende che narrano dei poteri quasi magici detenuti dal genio della Apple Steve Jobs, subiamo il fascino di Gordon Gekko, lo spregiudicato protagonista del capolavoro di Oliver Stone “Wall Street, Money never sleeps” (2010) e restiamo fermamente convinti che nessuna creatura terrena potrà mai formulare un sogno più sfavillante di quello espresso da Martin Luther King nel suo indimenticabile “I have a dream”. Che dire? I protagonisti apparentemente cambiano volto, ma la trama resta

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inevitabilmente la stessa, così come le convinzioni che la alimentano e che continuano a etichettare la leadership come un dono iscritto nel codice genetico di un élite di “fortunatissimi” o, addirittura, come una competenza tramandabile di generazione in generazione. All’estesa diffusione di questa “ideologia romantica”, si aggiunge il fatto che numerosi dirigenti hanno una scarsa consapevolezza di loro stessi e del mondo che li circonda. Questo “difetto congenito” si riscontra quotidianamente, nonostante gli addetti ai lavori continuino a fare il possibile per “nascondere la testa sotto la sabbia” nella vana speranza che i loro atteggiamenti poco manageriali vengano ignorati o cadano nel dimenticatoio. Io stessa, in tenera età, per sfuggire all’indignazione dei miei genitori in seguito all’ideazione (e ovviamente alla messa in atto!) dell’ennesima marachella, ero solita eclissarmi nei luoghi più improbabili e chiudere gli occhi con un’intensità tale da farli lacrimare. Con il tempo ho capito che questo stratagemma, oltre ad accelerare il mio processo di invecchiamento e a indebolire le mie facoltà intellettive, era poco produttivo: per quanto cercassi di dileguarmi, avevo sempre i loro sguardi puntati addosso! Una vera scocciatura: la stessa con la quale ogni dirigente moderno dovrebbe abituarsi a fare i conti, visto che recenti studi antropologici condotti su scimpanzé, gorilla e babbuini hanno messo in evidenza che occupare un ruolo di conduzione equivale a sedere sul trono del cosiddetto “maschio alfa”. Per inciso: se il babbuino tipico guarda il suo “capo stirpe” in media ogni venti secondi, parallelamente, i sottoposti osservano con maggior attenzione e con più frequenza i loro leader di quanto gli stessi non si preoccupino di fare. In accordo con i risultati scaturiti dalle ricerche sovra citate, la psicologa americana Susan Fiske sottolinea: “L’at-


tenzione è rivolta verso i livelli superiori della gerarchia. Le segretarie sanno più cose sul conto dei loro capi che non viceversa; i dottorandi sanno più cose sul conto dei loro tutor che non viceversa. Gli individui prestano attenzione a chi controlla il loro rendimento nel tentativo di predire e possibilmente influenzare ciò che accadrà loro.” Purtroppo è provato che, se confrontati con intenzioni dirigenziali nebulose, i collaboratori, per saziare i loro bisogni di sicurezza, preferiscono optare per previsioni catastrofiche sul decorso dei loro destini, piuttosto che figurarsi degli scenari positivi che potrebbero dissolversi in un’evanescente bolla di sapone. Un comportamento apparentemente anomalo, ma utile per preservare il proprio spirito di autoconservazione. Un meccanismo di difesa che affonda le sue radici nel passato, presentando ai leader moderni un conto salato nel presente, dato che, sempre più spesso, si ritrovano spiazzati dalle rimostranze di collaboratori angosciati, irritabili, delusi e da un livello di turn over senza precedenti. Sulla scia di queste considerazioni, il mio intento resta quello di favorire un clima affiatato all’inter-

no del quale ciascun dirigente possa prendere coscienza del fatto che la “leadership comincia e non finisce al vertice di un’organizzazione” e che quindi ciascun individuo, facendo leva sulle sue risorse interne, ha la possibilità di guidare i suoi collaboratori adottando uno stile di conduzione autentico ed efficace. Un modus operandi che purtroppo (o per fortuna!) non scaturisce da un ricettario pronto per l’uso, né da uno schema collaudato, né tanto meno da un polveroso testo sacro denso di rimedi miracolosi. La verità è che non sono ancora state scritte formule magiche sulla leadership. Forse meglio così, dato che, come sostengono i teorici di Palo Alto, difficilmente “facendo sempre più della stessa cosa” possiamo aspettarci di ottenere risultati diversi. Formamentis Sagl Via Zurigo 5 6900 Lugano Tel. +41 91 220 62 64 info@formamentis.ch www.formamentis.ch

E così spalanchiamo gli occhi di fronte alle vicende che narrano dei poteri quasi magici detenuti dal genio della Apple Steve Jobs, subiamo il fascino di Gordon Gekko, lo spregiudicato protagonista del capolavoro di Oliver Stone “Wall Street, Money never sleeps” (2010) e restiamo fermamente convinti che nessuna creatura terrena potrà mai formulare un sogno più sfavillante di quello espresso da Martin Luther King nel suo indimenticabile “I have a dream”

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Vita dei soci

Quando i capi tornano ad essere

semplici dipendenti Stili di conduzione, idee e considerazioni sulle risorse umane nel 2014. Con Leila Dressi, Senior Consultant di DMS Consulting AG, azienda del Gruppo Wilhelm, di cui, insieme a Luisoni Consulenze, fa parte, abbiamo fatto una chiacchierata che ha portato a queste interessanti riflessioni di Lisa Pantini

È

una serata invernale e Il big boss sfida sé siamo a fine gennaio. stesso per il bene della Annoiata accendo la tv, convinta di passare una sera a sua impresa, e per una fare zapping con gli ennesimi settimana lavora sotto Leila Dressi soliti noiosi film, le medesime serie tv, gli stessi programmi di mentite spoglie, facendo Come si calza un abito per sempre. C’è un programma che finta di essere un’altra andare al lavoro, siamo sì noi attira la mia attenzione, su una stessi, ma non al 100%, non rete televisiva italiana. Si intitola persona, imparando così da riveliamo mai la nostra vera “Boss in incognito”. Che sarà mai? un lato il “lavoro sporco” identità, che non è celata, ma Vedo un programma dove protasi conforma alle situazioni, gonista è l’azienda. Il big boss sfi- delle basse manovalanze, agli ambienti, ai comportamenda sé stesso per il bene della sua dall’altro, acquisendo ti. Con questo non intendiamo impresa, e per una settimana ladire che recitiamo una parte. vora sotto mentite spoglie, facen- preziose informazioni sul Ma d’altro canto, facendoci un do finta di essere un’altra persona, funzionamento “reale” piccolo esamino di coscienza, imparando così da un lato il “lavonon andremmo mai al lavoro, ro sporco” delle basse manovalan- dell’attività societaria, incontrando un cliente, in tuta ze, dall’altro, acquisendo preziose potendo toccare con mano i (a meno che non lavorassimo informazioni sul funzionamento per un’azienda sportiva o in “reale” dell’attività societaria, po- processi interni alla società un ambito comunque sportitendo toccare con mano i processi vo); o non approcceremmo mai interni alla società. Ecco scaturita un nostro collega come se ci l’idea per un articolo. Sul programma tv basti dire rivolgessimo al nostro amico di bevute/del bar sport che per maggiori info, con una ricerca su Google si della domenica pomeriggio, quando ci riuniamo per trovano tutte le informazioni del caso. vedere la partita di calcio. Giusto? Anche il comportamento e il modo di porsi sono diversi. E non è queCosa spinge un capo, un boss a ritornare un opera- stione solo di educazione o di atteggiamento. io, un impiegato? Che benefici porta a sé stesso ed Sicuramente il fatto di immedesimarsi nei panni dei alla società? Ed i dipendenti/colleghi come possono dipendenti è emotivo e per la coesione aziendale è vedere la questione? Si sentiranno capiti/compresi? un atto di buona volontà, che pone, o dovrebbe porParte di una grande famiglia? Presi in giro? re, il capo allo stesso livello del subordinato. Questo Ognuno di noi porta una “maschera” quando agi- accade anche nei momenti in cui si fa team building sce e si comporta al di fuori della sua sfera intima. formativo o nei momenti di svago che spesso alcune

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aziende organizzano proprio per motivare i dipendenti, avvicinare i vertici e le maestranze, creare coesione e spirito di gruppo, costruire e potenziare relazioni interpersonali, stimolare ed aumentare la collaborazione, nonché creare un clima di fiducia e di stima tra i collaboratori, come illustra la consulente DMS. Tutte attività volte al miglioramento del clima aziendale per una maggiore efficienza produttiva e motivazionale. L’impostazione di un team building formativo deve seguire un obiettivo chiaro e misurabile. Un’identità fittizia, una riduzione della distanza tra manager e dipendente, ponendosi in equilibrio e toccando le corde giuste crea quell’avvicinamento che non è ritenuto uno scherzo di cattivo gusto. Certamente un’operazione del genere nella nostra realtà cantonale è molto difficile da eseguire (e ci raccomandiamo, meglio affidarsi ad un esperto prima di intraprendere un’azione di questo tipo in una PMI, sono gli specialisti delle risorse umane che si occupano di coaching, team building, formazione e clima aziendale! Non improvvisiamo!) date le esigue dimensioni delle PMI, poiché è ovvio che tutti si conoscono, e per lo meno sanno che faccia ha il capo, il Direttore o il Presidente del Consiglio di Amministrazione. E allora? Lavoriamo per similitudini e cerchiamo di trarre dei suggerimenti da questi spunti che vediamo in tv, che leggiamo sui libri o che immaginiamo. Una corretta gestione delle risorse umane è viscerale per l’andamento corretto, efficiente ed efficace di una società. Non per niente le persone sono LA risorsa più importante. Esistono numerose misure che possono essere consigliate per tastare il polso della situazione, misurare il clima aziendale e incentivare la motivazione e la lealtà dei dipendenti. Ed è anche l’azienda stessa che deve fare una sorta di lavoro di “autoanalisi” per valutare e prendere coscienza del valore e della potenzialità del dipendente stesso. Come detto tra queste misure, sia individuali che di gruppo, figurano attività di team building, azioni per l’incremento della motivazione, tecniche di fidelizzazione del personale, assessment di sviluppo (utile per valutare anche un bilancio delle competenze ed avere un punto di partenza e di arrivo per un’analisi oggettiva di sé/del gruppo). Le attività come il team building rompono gli schemi e sono utili per allacciare rapporti che vanno oltre quelli lavorativi, per creare relazioni e cercare punti in comune. Sono anche momenti informali dove i boss smettono (o dovrebbero smettere) i panni dei manager per indossare quelli di sé stessi, dove il capo Gerardo Rossi non è più il Direttore, ma diventa solo Gerardo, e Sabrina Colombo non è la rice-

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zionista, ma è Sabrina. È ovvio che si è sempre in un contesto lavorativo, ma in modo più rilassato e amicale si può comunicare, conoscersi, ricostruire e inventare nuovi schemi. Importante ovviamente è anche l’atteggiamento del capo, che con empatia deve cercare di comunicare al meglio con i propri collaboratori. La comunicazione è uno dei cardini fondamentali per una chiara visione lungimirante e strategica. Un profilo istituzionale Luisoni Consulenze SA Situata a Lugano è una società di consulenza che si pone sul mercato ticinese e più ampiamente nella Svizzera italiana quale leader nel settore del personale. La società è stata fondata nel 1988. Sette consulenti gestiscono aziende rinomate di tutti i rami con focalizzazione nel settore finanziario, commerciale ed industriale. Luisoni Consulenze SA è entrata a far parte del Gruppo Wilhelm nel 2002, ed oggi dispone di un network in tutte le principali regioni economiche della Svizzera. Ne risultano interessanti sinergie per clienti e candidati. DMS Consulting AG La DMS Consulting AG, facente parte del Gruppo Wilhelm, e ubicata a Lugano presso gli uffici della Luisoni Consulenze, offre una consulenza approfondita nell’intero processo di creazione di valore aggiunto della gestione delle risorse umane sul piano strategico, operativo e culturale. Le competenze fondamentali si situano nei settori assessment, consulenza di carriera, newplacement e coaching. L’attività di consulenza si contraddistingue per una spiccata impronta pragmatica ed è orientata in funzione delle esigenze specifiche dei clienti. Luisoni Consulenze SA DMS Consulting AG Via Balestra 9 6900 Lugano Tel. +41 91 911 30 00 Fax +41 91 923 55 43 www.luisoni.ch www.dmsconsulting.ch Ticino Business | 49


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Passione e solidità

per un’impresa che costruisce ogni giorno il nostro futuro di Lisa Pantini

Un

ventennio da ricordare e sottolineare quello che ricorre quest’anno per Pizzarotti SA, impresa generale di costruzioni. 20 anni dalla sua fondazione sul territorio ticinese, che passo dopo passo, scavo dopo scavo, ha portato ad una solidità che oggi ben si distingue grazie alla presenza di Pizzarotti SA nelle principali opere infrastrutturali ticinesi, svizzere e internazionali. Con la sede legale a Lugano, e quella operativa nella Capitale, Bellinzona, oggi Pizzarotti SA è diretta con passione dall’Ing. Ivan Vicenzi, CEO, a cui si affianca Walter Bersani, CFO, per una realtà dinamica, vivace ed attenta al bene più prezioso per le imprese: i propri collaboratori. Un’eredità, quella della sensibilità alle risorse umane, di cui poi parleremo, che è figlia dell’impresa stessa: Pizzarotti SA è una società interamente partecipata dall’Impresa Generale di Costruzioni Pizzarotti & C. SpA di Parma, una grande, grandissima azienda di costruzioni parmigiana, attiva da

Una realtà dinamica, vivace ed attenta al bene più prezioso per le imprese: i propri collaboratori

La Direzione della Pizzarotti SA di Bellinzona. Da sin. Walter Bersani, CFO; Pierluigi Giacomelli, Responsabile Produzione; Mila Trasciatti, Responsabile Ufficio Tecnico e Gare e Ivan Vicenzi, CEO

oltre un secolo (fu fondata nel 1910) e mantenuta a conduzione famigliare, giunti alla 5° generazione, dagli eredi di Gino Pizzarotti. Oggi viene condotta dal Dottor Paolo Pizzarotti, Presidente MIPIEN SpA, società controllante tutte le attività del gruppo Pizzarotti, nella quale sono attivi i tre figli di Paolo (Enrica, Michele, Pietro). L’impero Pizzarotti si estende tra Italia e Svizzera, con sedi tra l’altro anche a Montecarlo, Francia, Algeria, Romania, Emirati Arabi, Russia. Un ampio respiro internazionale, che ha portato questo colosso nell’ambito delle costruzioni e delle infrastrutture a firmare e a partecipare ai cantieri di opere architettoniche ed infrastrutturali conosciute a tutti. Possiamo citare quali esempi per l’Impresa Generale di Costruzioni Pizzarotti & C. SpA: - Euro Disney a Parigi, - la stazione di interconnessione tra le reti di trasporto urbano TGV-RER dell’aeroporto di Roissy Charles de Gaulle di Parigi, - la centrale idroelettrica di Luzon, nelle Filippine, - il Nuovo Polo Fieristico di Milano (Rho-Pero), - la realizzazione, a Modena, della linea alta velocità Milano – Bologna, - ecc.

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mentre per restare in tema locale, citiamo le realizzazioni di Pizzarotti SA per AlpTransit, sia per la galleria di base del Gottardo (lotti a Sedrun, Faido e Bodio) e per la galleria di base del Ceneri (cantieri ai portali di Camorino e Vezia) così come per la galleria Vedeggio-Cassarate (portale lato Lugano) nell’ambito del nuovo piano dei trasporti del Luganese. Non possono mancare a questo non esaustivo elenco i lavori che sono in corso, per un’impresa “nostrana” che sta gettando le basi delle più importanti opere infrastrutturali del nostro avvenire: - i viadotti ferroviari di Camorino, - il nuovo centro logistico di controllo e pronto intervento delle FFS a Biasca, senza contare i lavori a diverse tappe nei già menzionati cantieri di AlpTransit, per le gallerie del Gottardo e del Ceneri, per diversi viadotti. Recentemente Pizzarotti ha iniziato lo scavo di un cunicolo fresato per la posa di cavi per un importante cliente istituzionale fuori Lugano. La cifra d’affari complessiva per Pizzarotti SA si attesta sui 40 milioni di franchi annui per le attività sul territorio nazionale. Accennavamo prima alle risorse umane e alla loro importanza nell’ottica di una gestione efficiente aziendale. Parrà forse, erroneamente riflettendo, strano pensare che un’impresa di costruzioni sia così partecipe nella gestione dei propri dipendenti e che si dia davvero così tanto da fare per creare un clima aziendale mite e favorevole, così come per promuovere la crescita professionale dei propri addetti ai lavori. Eppure è così. Pizzarotti SA da tempo promuove diverse opportunità di carriera per i collaboratori, con un occhio di riguardo all’inserimento di figure femminili nei ruoli

dirigenziali chiave. Risale al gennaio 2014 la candidatura dell’azienda al progetto Talento, che promuove appunto le donne ai vertici delle società. Un progetto diretto da SIC Ticino, in collaborazione con numerosi enti, istituzioni ed associazioni economiche (fra cui anche la Cc-Ti). Una sensibilità che continua anche con la valorizzazione della donna ingegnere, quale diffusione ed incentivo della formazione tecnica. Non solo, in accordo con la Direzione incoraggia l’impiego part time, così come è molto attenta alla formazione delle giovani leve nei differenti livelli, sia in qualità di apprendisti, sia con una formazione continua di perfezionamento. Vi è pure un’attenzione particolare alla vita della comunità locale con dei piccoli contributi a progetti meritevoli, ad esempio verso i ragazzi disabili. Dulcis in fundo, occorre citare l’impegno di Pizzarotti SA nei confronti dell’ambiente e della sicurezza. Una professionalità che punta sempre più verso un perfezionamento della qualità eccelsa, che l’azienda diretta dall’Ing. Ivan Vicenzi persegue con tenacia. In questo senso troviamo le numerose certificazioni ottenute, tra cui vi sono ISO 9001:2008 (Qualità), ISO 14001:2004 (Ambiente) e OHSAS 18001:2007 (Sicurezza). Una realtà concreta che quest’anno celebra i 20 anni dalla sua fondazione, con rinnovato spirito, caparbietà e competenza. Avanti così! Pizzarotti SA Via C. Molo 21 6500 Bellinzona Tel. +41 91 821 10 20 Fax +41 91 821 10 21 info@pizzarotti.ch www.pizzarotti.ch Ticino Business | 51


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Mercato globale? Allora più responsabilità sociale! di Luciano Paliaga, Direttore Qualicon Consulenze SA

Le

PMI devono confrontarsi ogni giorno con un mercato che non ha più confini delineati, anzi sono protese a spingersi sempre più lontano e talvolta senza rendersi conto di quale entità può essere l’impatto. Il processo è inesorabile, i mercati “vicini” sono affollati di competitors troppo simili che non danno spazio di crescita e di sopravvivenza a lungo termine. Se rimaniamo passivi saranno i competitors ad erodere continuamente il mercato “locale” in cui operiamo. Pertanto affrontare il mercato “globale” è un percorso obbligatorio e non possiamo evitarlo.

Prima di tutto è importante conoscere che cosa è il Mercato Globale. Dobbiamo riconoscerlo come uno scenario con poche regole, anzi con tante libertà che inducono il cliente a fare scelte emotive, prediligendo prezzi bassi, dove la concorrenza non ha limiti, che arriva anche da paesi lontani che Luciano Paliaga hanno costi inferiori e che offrono un rapporto prestazioni/prezzi più allettanti, a discapito dei principi etici e responsabilità sociale. Il mercato globale evidenzia rischi ed opportunità ed allora le imprese devono essere preparate a raccogliere questa sfida. I rischi più evidenti sono: - Prezzi più bassi e di conseguenza erosione dei margini. - Concorrenza sempre più agguerrita e talvolta sleale. - Clienti più esigenti che pretendono prestazioni migliori a parità di prezzo. - Abitudini, mentalità e culture diverse che non si conoscono, che rendono difficoltosa la penetrazione dei nuovi mercati. - Leggi diverse che impongono altri standard per introdurre i propri prodotti/servizi. Per vedere “il bicchiere mezzo pieno” cerchiamo di percepire le opportunità: • Diventare un’impresa dinamica ed innovativa. • Incrementare, nella propria organizzazione, il grado di efficienza ed efficacia dei processi aziendali per diventare a sua volta competitivi in termini di costi. • Diversificare il mix di prodotti/servizi per diventare più attrattivi. 52 | Ticino Business

• Riqualificare i propri collaboratori, attraverso la formazione continua, per renderli più motivati e consapevoli nei processi di “Change management”. • Sviluppare ed ottimizzare Sistemi di Gestione sempre più integrati (Qualità, Ambiente, Sicurezza, Energia, Etica, ecc.). • Interagire sempre di più con i propri portatori d’interesse come la clientela, lo Stato, i fornitori, i partner, gli azionisti per offrire il proprio valore aggiunto che punta all’Eccellenza. • Assicurare la conformità legale e la “Responsabilità amministrativa” necessari per dimostrare la propria affidabilità e capacità di rispettare preventivamente le leggi. Riassumendo si può ribadire che per competere bisogna “cambiare pelle” mettendosi in discussione ed abbandonare schemi “tradizionali” che ingessano. Attenzione però a non crearsi degli alibi per essere più disinibiti (“sgamati”) perché i tempi che viviamo danno testimonianze contraddittorie, che dal 2008 stanno condizionando il mondo intero. È arrivato il momento di cambiare con principi sani che devono favorire la costruzione di nuove fondamenta solide basate sull’Etica e Responsabilità Sociale.

QUALICON è al Vostro fianco per offrirvi nuovi servizi di consulenza e formazione innovativi attraverso il proprio “Centro di competenze” con metodologie e soluzioni personalizzate alle esigenze ed aspettative dei clienti, mettendo a disposizione una rete di partner interdisciplinari con esperienze pluriennali ed internazionale, ma con un’interfaccia unica … Qualicon! I Vostri bisogni diventano la nostra Missione!

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I tre punti imperativi per diventare un grande dirigente

Attualmente

alle competenze del team. Un grosso lavoro quindi per voi ma una volta partiti nel modo giusto non si può far altro che attendere risultati di eccellenza. Il lavoro vostro sta nella preparazione minuziosa della giornata; provate a visualizzare mentalmente quanto andrete a proporre e già vi risulterà chiaro se potrà essere condiviso o no. Orientarsi alle soluzioni, trovare le domande giuste da porre per creare il giusto clima e definire esattamente a chi delegare delle funzioni. Fate in modo che ogni vostra proposta sia vista come una sfida e lasciate che i vostri collaboratori possano anche collaborare a definire meglio gli obiettivi, anche con delle discussioni aperte in sede di riunione. Sempre fare delle analisi e revisioni di progetti, trovare dei punti per poter monitorare il raggiungimento degli obiettivi. Ogni giorno il vostro lavoro, dopo aver trasmesso gli obiettivi, sta nel monitorare e, se necessario, correggere in corso d’opera. Questo, una volta, era considerata una attitudine che comunicava una debolezza del dirigente, oggi uno strumento indispensabile! Consigliamo a chi vuole approfondire il tema la partecipazione al seminario comportamentale sul “Management e e sviluppo dei talenti”, info su www. sms-edu.ch

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il mondo economico è orientato a risultati a corto termine. Questo comporta delle grosse difficoltà per i dirigenti a intraprendere dei processi di miglioramento che sarebbero necessari. Se si intervistano degli imprenditori, molti confessano di non aver fatto miglioramenti della loro situazione in quanto non hanno trovato il tempo. Ci si orienta piuttosto all’esperienza personale dimenticando che i cicli economici sono molto veloci e quindi, orientandosi al passato, ci si trova spesso con nozioni non più applicabili alla situazione presente. Ecco quindi imperativo imporsi delle strategie. Primo punto: sapersi gestire. Il lavoro del dirigente inizia sulla gestione personale in ogni situazione. Si è osservati continuamente per riuscire a scoprire cosa state pensando, i vostri collaboratori saranno influenzati dai vostri gesti, dalle vostre posture e dai vostri interventi. Il buon manager pensa a ciò e deve trovare lo stile che gli permetta di influenzare positivamente tutto l’ambiente circostante. Obiettivo è trasmettere quella fiducia in voi stessi che sarà contagiosa in tutto il vostro staff. La fiducia dipenderà dal grado di competenza che riuscite a trasmettere e dalla vostra motivazione. Secondo punto: gestione dei collaboratori. Molti dirigenti fanno fatica a gestire le relazioni coi collaboratori in quanto non si rendono conto che l’organizzazione per divisioni crea delle differenti priorità nei gruppi e quindi bisogna rivolgersi a loro immedesimandosi in queste priorità per poterli capire e farsi capire. Ognuno di questi gruppi deve trovare anche delle funzioni di interdipendenza per poter operare ed è proprio qui che la vostra funzione di gestione dei collaboratori raggiunge il suo apice della difficoltà, trovare dei legami che permettano la creazioni di visioni comuni tra le differenti divisioni. La competizione genera normalmente dei conflitti e qui trova il dirigente un importantissimo ambito dove far valere le proprie competenze di coordinazione gestionale; trasformare conflitti in opportunità di crescita, bella sfida vero? Terzo punto: gestione della coesione dei gruppi. Solo un gruppo coeso saprà dare dei risultati di eccellenza che oggi fanno la differenza tra una impresa di successo ed una impresa mediocre. La ricerca della performance è un tema dibattuto ma molti consulenti ma le opportunità le avete di fronte a voi, sfruttatele! Abituarsi ad effettuare dei briefing chiari e condivisibili, convincere il team con argomenti razionali e creare degli obiettivi rivolti

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Banque SYZ & CO:

la success story di una banca privata svizzera veramente diversa Nasce dalla constatazione dei limiti dell’attuale modello bancario la “success story” di SYZ & CO, la banca privata ginevrina, con sedi in Ticino a Lugano e a Locarno, che dalla fondazione nel 1996 a oggi ha registrato un’impressionante crescita. Oggi gli investitori ricercano un concetto diverso, che sia chiaramente orientato alla performance e soddisfi i loro interessi e non solo quelli della banca Banque SYZ & CO: una banca concepita per il futuro Nata nel 1996, SYZ & CO è sbocciata con un modello totalmente diverso da quello della maggior parte delle banche private dell’epoca: era necessario offrire al cliente qualcosa di diverso e così si è scelto di costruire l’offerta sulla base dei reali bisogni dei clienti e, partendo da questi, sviluppare un modello di gestione pensato per le loro esigenze piuttosto che imporre un processo modellizzato. I tre fondatori, Eric Syz, Alfredo Piacentini e il ticinese Paolo Luban, hanno ideato un concetto semplice ma efficace: combinare i vantaggi della banca

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privata svizzera tradizionale, in termini di specializzazione, d’indipendenza e di dimensione umana, con un forte orientamento alla performance di gestione, ottenuta grazie a tecniche d’investimento moderne e con una remunerazione legata ai risultati ottenuti. Allineamento di interessi Ma “performance” è un concetto, una “volontà”, più che una realtà che non sempre, corrisponde ai risultati effettivi; è necessario che ci sia coincidenza d’interessi fra banca e cliente perché si raggiungano Il team del private banking della banca – sede Lugano


gli obiettivi di successo desiderati. Anche la solidità è uno dei requisiti richiesti dalla clientela e, nel caso di SYZ & CO, ciò è garantito anche dal fatto che la banca non è soggetta alle esigenze dell’azionariato esterno. Nei fatti poi, la solidità è confermata anche dal riconoscimento attento dalla rivista The Banker per l’anno 2013 (gruppo Financial Times) che la nomina prima banca svizzera in termini di solidità patrimoniali. Questo approccio, che pone banca e cliente l’uno accanto all’altro piuttosto che faccia a faccia, si concretizza anche nel modello di remunerazione legata alla performance, una delle specificità di SYZ & CO. Con questo modello di remunerazione è chiaro che la banca punta a ottenere i migliori risultati possibili, ma questo ovviamente corrisponde anche agli interessi del cliente. Inoltre, la retribuzione legata alla performance incita la banca ad adottare uno stile di gestione che limiti al massimo le perdite e, ancora una volta, questo obiettivo è pienamente in linea con le esigenze del cliente. L’equilibrio nel rapporto fra banca e cliente permette di evitare l’insorgere di conflitti di interesse e di costruire una relazione solida e reciprocamente redditizia. Una gestione incentrata sulla dimensione umana Per realizzare una buona performance quando i mercati sono favorevoli e proteggere al meglio il capitale nelle fasi di ribasso è indispensabile adottare una gestione diversa da quella classica, che invece di puntare a battere un indice virtuale si concentri sul rendimento assoluto. SYZ & CO raggiunge questo risultato grazie a una gestione moderna, fondata su tecniche sofisticate che consentono un adeguato controllo del rischio. Porre l’accento sulla tecnicità non significa però che la gestione si basa su modelli informatici automatizzati. Al contrario, siamo più che mai convinti dell’importanza del giudizio e della responsabilità del banchiere professionale. La caratteristica distintiva di un’autentica banca privata è la centralità della dimensione umana che si esprime sia attraverso l’attenzione rivolta alle esigenze del cliente, sia nel “disinserire il pilota automatico” per lasciare i comandi a una gestione attiva fondata su convinzioni. Con l’accento posto sulla protezione del capitale si manifesta una volontà di tornare alle origini del mestiere di banchiere privato e ai suoi principi fondatori, spesso trascurati negli ultimi anni. È

Un’esterna del palazzo Mantegazza, dove sono ubicati gli uffici di Lugano

una rimessa in questione che però non equivale a un regresso. Semplicemente, si vuole mettere la tecnologia più avanzata al servizio delle esigenze del cliente e non il contrario. Il modello che valorizza il fattore umano e crea un’unione di interessi tra banca e cliente non è un’idea ammirevole ma solo teorica. È un concetto messo quotidianamente in pratica e avvalorato da oltre quindici anni di esperienza. La migliore dimostrazione della sua fondatezza sta nel successo della Banque SYZ & CO, che oggi gestisce una massa di oltre 31 miliardi di franchi svizzeri e rientra nel top 10 delle migliori banche di gestione patrimoniale svizzere.

Per maggiori informazioni si prega di contattare: Banque SYZ & CO SA Riva Paradiso 2 6902 Lugano-Paradiso Tel. +41 58 799 67 20 Fax +41 58 799 23 00 Ticino Business | 55


Vita dei soci

Care aziende ticinesi, disponiamo di manodopera qualificata e “certificata” da noi! Per un riorientamento dei collaboratori ed un sostegno al reinserimento socioprofessionale di Lisa Pantini

Un

Il team della Fondazione IPT Integrazione per tutti

team consolidato di ben 10 dipendenti, diretto da Debora Banchini-Fersini, che garantisce una gestione ottimale dei candidati segnalati, per la presa a carico dei diversi percorsi di reinserimento socioprofessionale. Una serie di servizi, in un percorso d’orientamento strutturato, per i candidati stessi, e una rete di aziende che cresce. Imprese, quelle ticinesi, ben disposte al dialogo ed all’interazione con la Fondazione IPT, che da diversi anni si occupa di reinserire sul mercato del lavoro le persone lese nelle loro salute. E tutto questo grazie alla professionalità dei consulenti e dei formatori del team IPT Ticino, un gruppo coeso e motivato. È importante il ruolo della Fondazione IPT, poiché è un altro attore che dialoga con le imprese del territorio cantonale e che supporta fattivamente il reinserimento dei lavoratori nel mercato del lavoro. Una presa a carico che passa anche da un riorientamento e da un percorso fatto di 4 tappe, che aiuta il candidato a “ritrovare la strada” e la Fondazione IPT a proporsi quale osservatore privilegiato del mercato del lavoro cantonale, anche fungendo da guida.

Debora Banchini-Fersini

Un profilo della Fondazione IPT IPT è una Fondazione privata riconosciuta d’utilità pubblica, gestita come ufficio di collocamento specializzato, senza scopo di lucro. La sua missione è quella di reinserire sul mercato del lavoro le persone in difficoltà di fronte al mercato del lavoro e/o lese nelle loro salute. L’azione di IPT è dunque caratterizzata dalla volontà di dare alla persona spesso colpita nella salute o in difficoltà di fronte al mercato del lavoro la sua piena o massima autonomia. Fondata nel 1972 da imprenditori ginevrini, la Fondazione si è poi ampliata in tutta la Svizzera, essendo presente oggi nei Cantoni Basilea, Berna, Friburgo, Ginevra, Giura, Neuchâtel, Vallese, Vaud, Zurigo ed in Ticino ovviamente. Un ponte tra economia e socialità In stretta collaborazione con gli attori dell’economia, IPT si adopera nell’adeguare le risorse dei propri candidati con i bisogni delle aziende. Oggi, la Fondazione impiega, a livello globale, più di 110 collaboratori e conta più di 10’000 aziende partner. Un network importantissimo per un dialogo, come dicevamo poc’anzi, costante e fruttuoso. Giusto per rendere l’idea nel 2012, IPT ha preso a carico, complessivamente, 2’675 persone. Una presenza capillare anche in Ticino con due antenne (Giubiasco e Chiasso) e una sede principale ubicata a Lugano, che garantiscono un servizio di qualità, sotto la guida della Direttrice Debora Banchini-Fersini. Gestita come agenzia di collocamento specializzata, IPT aiuta le persone in difficoltà di fronte al mercato del lavoro e/o lese nella loro salute, con un’abilità lavorativa per poter elaborare un progetto professionale che sia realista, realizzabile e duraturo nell’economia primaria. IPT lavora su mandato, trattando casi di persone segnalate da enti pubblici o privati, assicu-

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razioni private o medici, che talvolta per il loro problema di salute non sono più abili temporaneamente all’attività che svolgevano in precedenza. La Fondazione è riconosciuta d’utilità pubblica, stipula dei contratti di prestazione con l’UFAS, la SECO, i Cantoni e i Comuni. Collabora inoltre con gli uffici regionali di collocamento (URC), gli uffici cantonali AI, gli assicuratori privati, la SUVA, i servizi sociali comunali e regionali, i medici, gli ospedali, le commissioni tutorie, le leghe sulla salute, i centri psico-sociali e con diverse altre istituzioni. In questo senso possiamo senz’altro citare il progetto di collaborazione con l’Ufficio dell’Assicurazione Invalidità, con il quale già esisteva una collaborazione in altri Cantoni, che sta andando concretizzandosi anche in Ticino e lo sportello socioprofessionale offerto ai propri cittadini dal Comune di Savosa, gestito con successo da IPT. Non manca infine, il dialogo con l’azienda stessa: non solo per proporre alle PMI ticinesi dei profili di candidati interessanti per stage o ricollocamenti, ma anche vice versa per i collaboratori stessi, se sono in difficoltà professionale a causa di problemi di salute o se devono trovare una soluzione a seguito di una ristrutturazione aziendale; IPT si occupa infatti anche di outplacement. Il processo di reinserimento e le sue 4 tappe - Bilancio socio-professionale: si tratta della prima tappa. I candidati sono appena stati segnalati ad IPT. Essi devono adempiere ad alcune minime condizioni per poter essere seguite da IPT. La persona lesa nella sua salute deve essere segnalata a IPT da un organismo pubblico, privato o da un medico, disponendo di una capacità lavorativa nell’ambito dell’economia privata. Deve avere un’età compresa tra i 18 ed i 63 anni, in possesso di un permesso di lavoro valido, e soprattutto deve essere motivata ad intraprendere un processo di reinserimento socio-professionale. Si fissano qui le competenze personali e professionali dei candidati, le loro aspettative, le loro motivazioni così come i limiti generati dai loro eventuali problemi di salute. L’obiettivo è la verifica dell’impiegabilità attraverso l’individuazione delle eventuali limitazioni, così come delle competenze e risorse per la messa in atto di un progetto professionale realistico, realizzabile e durevole. - Preparazione: si tratta della seconda fase del processo di reinserimento. In questo periodo attraverso delle consulenze si cerca di far assumere alla persona la consapevolezza della propria persona. È la fase nella quale vi sono colloqui individuali, moduli di formazione specifici per completare un profilo personale, stage d’osservazione e di orientamento in azienda, stage di “ri-addestramento” e interveti di coaching individuale e in azienda. La persona ha un supporto per migliorare e/o completare le proprie competenze, mettendo così in atto la verifica della preparazione alla ripresa di un’attività professionale (collocabilità). - Collocamento: la terza fase è quella operativa. Avendo una conoscenza approfondita del candidato ed un progetto professionale convalidato da tutte le parti

in causa (IPT, rete, azienda), IPT cerca nella sua rete d’aziende un collocamento di stage temporaneo, che possa mettere alla prova il candidato per un periodo di due/quattro settimane. Con il collocamento fisso o temporaneo e l’accompagnamento in azienda, il candidato ha modo di confrontarsi di nuovo con il mondo del lavoro. Trattandosi di collocamenti fissi o temporanei, IPT risponde alle richieste delle aziende e propone personale qualificato e non, in tutti i settori, assicurando l’adeguatezza tra il posto di lavoro e il candidato, senza alcun costo per le parti. La maggior parte dei dossier si chiude con l’assunzione del candidato testato dall’azienda per un posto fisso o temporaneo di lunga durata. - Seguito: la quarta fase del processo di reinserimento è volontaria. Ogni collocamento è seguito da un accompagnamento regolare o su richiesta. Non ha limiti di tempo in quanto si vuol garantire l’integrazione del candidato nel suo nuovo posto di lavoro nel miglior modo possibile. Un interessante dialogo con le PMI del territorio: manodopera qualificata disponibile! La Fondazione IPT può essere un utile strumento per le imprese che cercano manodopera. No, non stiamo parlando, di lanciarsi in campagne di adesioni per ampliare ancora di più il network Gestita come agenzia IPT o per vendere qualcosa. di collocamento Segnaliamo la concreta possibilità, per chi fosse interessa- specializzata, IPT aiuta to, di avere a disposizione una le persone in difficoltà serie di profili da “testare” con degli stage. Profili di candida- di fronte al mercato del ti volenterosi che si rimettono lavoro e/o lese nella loro in gioco. Il vantaggio? Sono “certificati” da IPT. Spieghia- salute, con un’abilità moci meglio per non incorre- lavorativa per poter re in facili fraintendimenti: la conoscenza approfondita dei elaborare un progetto candidati è uno dei “plus” che professionale che sia IPT offre alle imprese. Grazie al percorso che i candida- realista, realizzabile e ti intraprendono, soprattutto duraturo nell’economia nelle fasi di bilancio socio-professionale e preparazione, la primaria Fondazione IPT acquisisce una profonda conoscenza del candidato stesso, sia per il suo vissuto personale, sia per le sue capacità, valutate e percepite in tutto il processo di sostegno, anche durante i corsi di formazione e gli stage in azienda. Vi invitiamo a voler contattare: Fondazione IPT - Integrazione per Tutti Via Besso 5 6900 Lugano Tel. +41 91 800 10 40 Fax +41 91 800 10 49 ticino@fondation-ipt.ch www.fondation-ipt.ch Ticino Business | 57


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Una moderna filosofia di vita che affonda le sue radici nella Grecia classica e arriva nel cuore delle piu moderne aziende

Il coaching

è una strategia di comunicazione che si è diffusa negli Stati Uniti a partire dagli anni novanta quando la figura del coach fa la sua prima comparsa nelle imprese. Una decina di anni dopo arriva anche in Europa, inizialmente pensata per i manager e i direttori di azienda e poi via via estesa anche ad altre categorie professionali. In realtà il coaching, pur non avendo ovviamente questo nome, ha origini ben più antiche. Già Socrate, nel V secolo a.C., invitava i suoi allievi a “conoscere se stessi”; Pindaro, poeta greco a lui contemporaneo, era solito salutare i suoi discepoli con la frase “Diventa ciò che sei”; il filosofo Parmenide sosteneva che “basta trovare il coraggio di percorrere la via” e tutto è realizzabile, ed infine Eraclito affermava che “l’unica cosa permanente è il cambiamento”. Se questi grandi pensatori fossero vissuti oggi, sarebbero stati sicuramente assunti in una delle moderne scuole di coach che si stanno diffondendo velocemente. Il coaching, infatti, parte dal presupposto che alla base della propria crescita personale e professionale ci sia la conoscenza e la consapevolezza di se stessi, delle proprie risorse e delle aree migliorabili. Più recentemente invece uno dei maggiori contributi in campo teorico è stato dato dal californiano W. Timothy Gallwey che ha scritto, negli anni 70, una serie di libri, nei quali ha applicato il coaching a molti campi: a partire da quelli sportivi come il tennis, il golf, lo sci e la musica, per arrivare a quelli lavorativi. I suoi studi sono stati poi applicati anche al campo degli affari, della salute e dell’educazione. Ma che cos’è il coaching? Il coaching è un processo che, con più o meno consapevolezza, ci permette di acquisire gli strumenti per elaborare ed identificare i nostri obiettivi e raf-

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forzare la nostra efficacia nel perseguirli. Se partiamo dal concetto che ognuno di noi è unico, il coach si propone di operare un cambiamento, una trasformazione che possa migliorare e amplificare le nostre potenzialità per farci raggiungere gli obiettivi personali, di team, manageriali o sportivi a cui aspiriamo. Il coach deve avere l’abilità di riconoscere nel proprio cliente le qualità che lo caratterizzano e deve insegnargli a svilupparle e ad utilizzarle per il raggiungimento degli obiettivi. Come accennato in precedenza, questo tipo di formazione può essere rivolto a imprenditori, manager, insegnanti, atleti e a tutti coloro che desiderano migliorare le proprie performance. Un concetto importante e che deve essere tenuto ben presente per capire pienamente il ruolo di questa disciplina nella formazione, è che il cliente viene accompagnato verso il massimo rendimento attraverso un processo autonomo di apprendimento. Il coaching infatti non consiste nel semplice insegnamento o addestramento; il bravo coach è quello che sa creare le condizioni per l’apprendimento, il cambiamento e lo sviluppo personale e professionale dell’ “allievo”. E con questo torniamo così all’antico insegnamento di Socrate e al suo metodo maieutico: il termine deriva dal greco maieutikè e viene tradotto come “arte della levatrice”. Il coach, come insegnava il filosofo greco, deve far nascere e sviluppare nell’allievo la propria personalità e le proprie qualità per poi saperle applicare alle situazioni che incontrerà nel corso della propria vita o della propria carriera. Oggi i coach hanno a disposizione le moderne tecniche di psicologia e studio della comunicazione, ma la sensibilità a capire l’allievo rimane ancora un fattore importantissimo in questa professione che si basa soprattutto sul rapporto interpersonale con il cliente. Esistono numerose scuole di coaching e le società di formazione del personale, accanto ai piú classici corsi di team building, offrono sempre più spesso anche questo tipo di supporto alle aziende che hanno scoperto come un dipendente motivato e consapevole di se stesso sia molto più produttivo ed efficace anche in ambito lavorativo. Ottenere risultati è interessante, ma solo ottenerli in modo sostenibile e replicabile diventa la vera chiave del successo. Saper allineare le nostre risorse e quelle dei nostri collaboratori determina la differenza tra strappare con fatica un risultato e fluire felicemente verso un risultato.

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